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La Clausura nell’ Ordine delle Adoratrici Perpetue del SS.mo Sacramento fondato da Madre Maria Maddalena dell’ Incarnazione 10

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La Clausura

nell’Ordine

delle Adoratrici Perpetue

del SS.mo Sacramento

fondato da

Madre Maria Maddalena

dell’Incarnazione

10

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© Federazione delle Adoratrici Perpetuedel SS.mo SacramentoAnno dell’Eucaristia 2004-2005

«Nella solitudine e nel silenzio, median-te l’ascolto della Parola di Dio, l’eser-cizio del culto divino, l’ascesi persona-le... - le monache di vita contemplativa -o f f rono a l la comuni tà ecc les ia le unasingolare testimonianza dell’amore del-la Chiesa per il suo Signore e contribui-scono, con una misteriosa fecondità a-postol ica, al la cresci ta del Popolo diDio». (Vita Consacrata, n. 8)

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STORIA DELLA CLAUSURA

La tradiz ione del la Chiesa è unanimenel considerare come norma fondamen-tale per la vita rel igiosa un certo t ipo dieffett iva separazione. Tra i diversi mezziche hanno permesso di camminare versola santità e l’unione con Dio, la clausuraè stata uno dei più importanti, dei più fon-damental i e dei p iù f rut tuosi1 . Ma è so-lamente considerando l’ insieme della suaevoluzione storica, che si può cogliere laclausura in tutta la sua ricchezza e in tut-to i l suo signif icato; le sue leggi, così co-me sono state promulgate dal vigente Co-dice di Diritto Canonico, rappresentano i lfrutto di una lenta maturazione operatasinel corso dei secoli; nel Codice, infatt i, sitrovano tutt i i principi che la compongo-no a partire dagli inizi del Cristianesimo2.In ogni caso, se le leggi della clausura nonsono sempre state le stesse - perché lesocietà, evolvendosi, hanno richiesto un’e-

1 Cfr. J. LECLERCQ - F. CUBELLI - E. ANCILLI - R.HOSTIE, Clausura, i n Diz ionar io deg l i I s t i tu t i d iperfezione I I , 1166-1183.

2 Cfr. Codice di Dir i t to Canonico 667.

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voluzione della stessa - si può affermareche le ragioni profonde sulle quali si fon-da non sono cambiate. Ma procediamoper ordine. La parola clausura fu inseritanel vocabolario giuridico della Chiesa sol-tanto a partire dal Medio Evo, con questotripl ice signif icato:- ostacolo mater iale che l imita una pro-

prietà;- spazio riservato a coloro che entrano o

che vivono nel suddetto spazio;- insieme delle leggi ecclesiastiche rela-

t i ve a l suddet to ostaco lo e suddet tospazio.

Nonostante i l fatto che i l termine clau-sura sia stato adoperato dal l ’epoca me-dioevale in poi, sarebbe sbagliato pensa-re che la sua origine sia un’istituzione diquel per iodo. Infat t i , essa è parte inte-grante del la vita rel igiosa dei consacrat if in dall ’ inizio del monachesimo. In effett i, i lprimo decreto riguardante la clausura del-le monache, che fu promulgato solo nel1298 da Papa Bonifacio VII I, era stato pre-ceduto da una lunga e venerabile espe-r ienza di v i ta claustrale e le or igini e lerego le d i questa es is tevano g ià ne l IVsecolo in Egitto3. Non è sufficiente, dun-

3 Tutt i i grandi Ordini che vivono l ’esperienza clau-strale, nel r intracciare le proprie radici si r i fannoa l l ’esper ienza de i Padr i de l deser to eg iz ian i e ,successivamente, palest inesi . Questo t ipo di e-

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que, scrivere la storia della clausura ba-sandosi solamente sulla descrizione delletappe relative al la sua legislazione; piut-tosto, è importante r iandare più lontanonel passato, per scopr i re la sua ragiond’essere e cercare di coglierne i l miste-ro, insito nel cuore stesso dell ’esperien-za rel igiosa.

sperienza fu, poi, portata in Occidente: cfr., ad e-sempio, R.B. LOCKHART, Tra le mura del la certo-sa. La vi ta nascosta dei f ig l i di san Bruno, Cini-se l lo Ba lsamo 1988, 33-53. Per le no t i z ie su imonaster i egiz iani , cfr. O.F.A. MEINARDUS, TwoThousand Years of Coptic Christ ianity, Cairo 1999,143 ss.

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1. IN ORIENTE

1.1. La vita di sant’Antonio:il paradosso della clausura

Già agli inizi della vita monastica, la re-altà della clausura è stata presentata congrande perspicacia da sant’Atanasio nel-la sua opera Vita di Sant’Antonio (357 d.C.)4.Per sant’Atanasio la separazione radicaledal mondo5 v issuta da sant ’Antonio eral’elemento che lo distingueva dagli altr i cri-stiani, i quali pure si sforzavano di vivereuna vita di perfezione. I l biografo insiste sulprofondo desiderio di solitudine che ani-mava i l padre dei monaci; infatti, siccomela gente lo r icercava con insistenza, ungiorno d isse che a l lo stesso modo deipesci, che muoiono se restano a lungosul la terra asciutta, così accade ai mo-naci che si attardano tra la gente, restanoa lungo in compagnia deg l i es t rane i eperdono vigore. Perciò, come dunque i lpesce deve a f f re t ta rs i a l mare , cos ì imonaci devono affrettarsi a r i tornare sulmonte, perché non accada che attardan-dosi al l ’esterno dimentichino le cose in-teriori.

4 SANT’ATANASIO, Vita di Antonio, Roma 1984.5 L’Egi t to è, a rag ione, cons iderato la cu l la de l la

vita rel igiosa. Tra la f ine del I I I e l ’ iniz io del IV seco-lo si ver i f icò questa «fuga» dal la cit tà nel deser-to per motivi spir i tual i : ciò venne chiamato anachò-res is ( termine greco che vuol d i re separars i dalpaese ).

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1.2. I Padri del deserto:la solitudine e l’intimità della cella

Alt r i ant ich i document i monast ic i , t racui la Historia Monachorum in Egipto, laStoria Lausiaca di Palladio (420 d.C.) e, so-prattutto, gl i Apoftegmi o parole dei Pa-dri del deserto, evidenziano l ’ importanzadel la c lausura nel la v i ta e nel l ’ insegna-mento dei pr imi monaci. I reclusi sir ianidel IV e V secolo, sia uomini che donne,prat icarono anch’ess i una st ret ta c lau-sura; infatt i , per evitare i per icol i dovut ial vagabondaggio dei monaci, essi attr i-buirono una grande importanza al la sol i-tudine e al l ’ int imità del la cel la. Inoltre, i lmonachesimo pr imit ivo or ientale, ancheriguardo a questo, ha esercitato una pro-fonda e ampia inf luenza sul monachesi-mo occidentale, attraverso la fel ice me-diazione della regola di San Benedetto6.

1.3. Separazione dal mondoe verginità

Due correnti si svi lupparono: la corren-te eremit ica pr ima, poi la corrente mo-nastica cenobitica che affermavano i l va-

6 Sul monachesimo dei primi tempi, cfr. G.M. CO-LOMBÀS, I l monaches imo de l le o r ig in i , Mi lano1983, I , 67-136; G. F ILORAMO - D. MENOZZI(curr.), Storia del Crist ianesimo. L’antichità, Roma-Bari 1997, 381-388.

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lore della verginità7. I l loro ideale comun-que era convergente: aderire a Dio, «soloa Solo». Per questo motivo, la fuga dalmondo più vera, che caratterizzava i l mo-nachesimo pr imi t ivo, è stata la conse-guenza logica della pratica della vergini-tà cristiana che l’ha preceduta.

1.4. Il martirio e la clausura

A causa della separazione dal mondo i lmonaco diventa l ’erede del mart i re. Gl iesempi lasciat i da i mart i r i isp i rarono las t rao rd ina r i a f i o r i t u ra de i p r im i g rand imov iment i monast ic i de l IV e V secolod.C. L’imperatore Costantino, effettuandoil cambiamento nella polit ica imperiale ro-mana ve r so i l C r i s t i a nes imo ne l 313d.C.8, pose definit ivamente termine all ’e-poca del mart i r io: cominciò da a l lora i lmonachesimo a prenderne i l posto. I l mo-naco è simi le al mart i re, non solamenteper la durezza della sua ascesi e per lesue rinunce e i suoi sacrif ici, per la sua e-roica perseveranza e per la sua consa-crazione speciale al la Passione di Cristo,

7 Celebri furono le vergini che, f in dai primi tempi,iniziarono la vita rel igiosa femmini le: cfr. in sinte-si U. GAMBA - G. GOTTARDO, Venti secol i di cr i-st ianesimo, Vigodarzere 1994, 136-139.

8 Cfr. FILORAMO - MENOZZI, Stor ia del Crist iane-simo. L’antichità, 283-292.

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ma anche per i l suo nascondimento vo-lontario.

1.5. San Pacomio (284-346 d.C.)la clausura segno della «Koinonia»

I l monaco (monos = solo) viveva nell ’e-remo (eremos) solitario. San Pacomio, fonda-tore della vita cenobitica, è stato i l primo aracchiudere «mater ia lmente» la v i ta deifratell i al l ’ interno di un muro di cinta9 , nelcenobio (da koinos+bios = vita comune).Agli aspetti della clausura che erano giàstati messi in evidenza, san Pacomio ag-giunge che essa è contemporaneamentesegno e sorgente d i comunione f rater-na. La clausura fu dunque per san Paco-mio i l mezzo per dare al la v i ta comuneun contenuto e un’uni formità che pr imanon aveva mai conosciuto.

1.6. San Basilio (330-379 d. C.):la clausura segno del doppiocomandamento dell’amore

Dopo circa quarant’anni dalle prime fon-dazioni di san Pacomio, san Basil io10, det-tò le regole per la vita monastica che co-st i tu i rono la base del monachesimo o-

9 COLOMBÀS, I l monachesimo delle origini, 111-136.10 Ibidem, 199-216.

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r ientale. Secondo queste ci si r it irava dalmondo per un mot ivo fondamenta le : i lprecetto dell ’amore di Dio! Amare Dio vuoldire fare la sua volontà, obbedire ai suoicomandamenti. Tutto ciò r ichiede un’at-tenzione costante, un cuore e uno spiri-to indiviso in una vita separata dal mon-do. D’altra parte, l ’amore per i l prossimorichiama alla vita comunitaria. La separa-zione dal mondo e la vita in comune na-scono dunque, per san Basil io, da questidue grandi comandamenti dell ’amore e leregole della clausura non ne sono che laconseguenza.

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2. IN OCCIDENTE

2.1. Antiche regole monastiche

Ancora pr ima d i san Benedet to, apartire dal V secolo, troviamo regole ce-nobi t iche composte in la t ino, probabi l -mente nel sud della Gall ia, che mettono inluce l’esigenza della clausura. Queste so-no: Regola dei quatt ro Padr i (410 c i rca),Seconda regola dei Padri (427), Regola diMacar io «Or ienta l is» ( ve rso la f ine de l V se-

colo), Terza Regola dei Padri (circa 550), nel-le qual i troviamo ogni t ipo di misura re-stritt iva che stabil isce le relazioni del mo-naco con i l mondo.

2.2. Regola di san Cesario d’Arles

San Cesar io d ’Ar les, monaco d i Le-rins, divenuto poi vescovo, fondò i l mo-nastero di S. Giovanni d’Ar les r iunendoattorno a sua sorel la Cesaria un gruppodi monache. Egli si impegnò con tale cu-ra a stabil ire le regole per la clausura diquesto monastero da essere chiamato « i lvero fondatore della clausura», anche sesarebbe però p iù cor re t to d i re che hamesso in luce una tendenza generale giàesistente. La sua Regola per le vergini (534),la pr ima regola scr i t ta per del le mona-che, è anche la prima ad inserire la clau-sura per la vita monastica femminile in uncodice organizzato.

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2.3. La clausura nella Regola del Maestroe in san Benedetto (VI secolo)

I l grande principio che si può dedurredal la Regula Magist r i e dal la Regola d isan Benedetto è i l medesimo: al l ’ internodel monastero dovevano trovarsi tutte lecose necessarie, di modo che i monacinon fossero obbligati ad uscire, «cosa chenon giova affatto al la loro vita spirituale»11.Per l’uno e per l’altro, la clausura è una ne-cessità, in quanto rende possibile la vitareligiosa con le sue esigenze esteriori e in-terior i. Come la Regola di san Benedet-to, le Regole Spagnole del VII secolo in-s is tono con forza ne l la necessi tà del laclausura.

2.4. La clausura e il monachesimo celtico

Anche i l monachesimo ir landese ha u-na lunga tradizione di clausura. Ne è unesempio i l monastero di K i l ree l ig, nel lacontea di Kerry, che aveva un muro dicinta circolare come quel lo del le fortez-ze celt iche. D’altra parte, anche le Rego-le di Ai lbe d’Emly (circa 750) e di san Co-lombano (600) sono esplicite nella neces-sità della clausura per i monaci.

11 Regola di San Benedetto, cap. 66

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2.5. Le monache anglosassoni:la clausura e l’espansionedella fede cristiana

L’ideale della clausura si diffuse tra lemonache anglosassoni grazie al la Rego-la di san Colombano e a quel la d i sanBenedetto. Nonostante la clausura, però,era necessario trasmettere la fede. Tutta-via, le monache non presero parte all ’ ini-zio agli sforzi missionari dei monaci, ben-ché nel 737 san Bonifacio abbia doman-dato loro aiuto per l ’evangelizzazione del-la Germania. Più che i monaci individual-mente, però, sono i monasteri che fannocrescere la fede. Questi erano, infatti, u-na predicaz ione v ivente de l la fede cr i -stiana, in quanto erano visti dai non cre-dent i non come edif ic i ster i l i , ma comecomuni tà d i persone donate completa-mente a Dio attraverso l’ isolamento totaledal mondo e dagli uomini, per questo u-na del le pr ime preoccupazioni del le au-tor i tà ecclesiast iche era la creazione dinuovi centri di vita monastica.

Nell ’XI e XII secolo, quest’evangelizza-zione, grazie alla fondazione di nuovi cen-tr i d i lode div ina, che vivevano sotto larego l a d i san Benede t to sepa ra t i da lmondo attraverso la clausura, raggiunsel’Ungheria e la Polonia.

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3. NEL MEDIOEVO

3.1 La rinascita carolingia e la clausura

Nel corso dell ’VI I I secolo, le lotte poli-t iche, le devastazioni dei Saraceni, l ’usur-pazione dei beni della Chiesa da parte delbraccio secolare, causarono una deca-denza generale che colpì anche i mona-steri. Carlo Magno, pur confondendo, se-condo la mentalità del suo tempo, lo spi-rituale con i l temporale, lavorò anche adun r innovamento posit ivo del la v i ta mo-nastica. La clausura fu una delle questio-ni più important i di cui si occupò la le-gislazione della sua epoca12.

3.2. La clausura nel monastero di Cluny

Cluny assunse come obiett ivo i l con-sol idamento del la discipl ina nei chiostr ie, quindi , la sant i f icaz ione dei monaci .Quest’ ideale claustrale, forse, fu espres-so ancor megl io a Marcigny, pr imo mo-nastero femminile dell ’ordine clunianensefondato nel 1055 da sant’Ugo, quinto a-bate di Cluny. Ciò che più colpì i con-temporanei al l ’epoca del la fondazione diquesto monastero, fu la severità della clau-sura.

12 Cfr. l ’ interessante r icerca in A. DAVRIL - E. PALAZ-ZO, La v i t a de i monac i a l t empo de l l e g rand iabbazie, Cinisel lo Balsamo 2002.

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3.3. L’espansione della clausuradal XII al XIII secolo

Le vocazioni eremit iche non sono maimancate al monachesimo tradizionale, manegli ult imi decenni dell ’XI secolo si assi-stette a una notevole diffusione in Euro-pa di una forma di eremitismo, che pro-pose i l r itorno a una vita contemporanea-mente più austera e più semplice. Graziea queste forme diversi f icate di v i ta ere-mitica, l ’ istituzione della clausura rendevatangibi le lo spir i to di sol i tudine che ani-mava questo periodo; l ’entrata volontariain clausura divenne addir i t tura comune.Nel XII e XII I secolo, le celle dei reclusi sitrovavano ovunque: in mezzo ai boschi, e-remi col legati a monasteri o, addir i t tura,in una forma di eremit ismo urbano, vici-no alle porte della città o nei pressi dellenumerose chiese.

3.4. Nuove forme di vita monastica

In quest ’epoca ass ist iamo a un verorinnovamento monastico con l ’ ist i tuzionedegli Ordini di Camaldoli, della Certosa, diVal lombrosa, di Grandmont e, soprattut-to, con quel lo d i Ci teaux. Quas i tu t t i igrandi fondator i d i questo tempo - sanRomualdo, san Bruno, san Roberto di Mo-lesme, sant’Etienne de Muret, Vital di Sa-vigny, san Bernardo de Tiron - hanno pra-

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t icato la vita ascetica fino a creare dellenuove comunità attorno a loro.

3.5. Le monache e il nuovo monachesimo

Quando nel 1213, i l capitolo generaledei cistercensi accettò la possibil i tà d’in-tegrare le monache nel l ’Ordine, la clau-sura fu la condizione per la loro ammis-s ione. Nuov i monaster i cont inuarono aentrare a far parte dell ’Ordine fino al 1251e, in casi particolari, anche più tardi. Ispi-rato dal l ’ ideale di Grandmont, di Fonte-vraud e di Ci teaux, Gi lberto di Sempri-gham fondò in Inghilterra un nuovo Ordi-ne, composto da quattro rami: monachee sorel le la iche, canonici e fratel l i la ic i ,dove la clausura era molto r igorosa. LaRegola di Gi lberto , approvata dal papacistercense Eugenio I I I, fu i l primo esem-pio di clausura imposta a un Ordine par-t icolare da un precetto del la Santa Se-de. Ancora prima del la fondazione del leClar isse, incontr iamo la clausura perpe-tua nel monastero di Prouil le, fondato dasan Domenico, e in tut t i g l i a l t r i mona-steri domenicani del XII I secolo.

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4. LA CLAUSURAIN EPOCA DI RIFORMA:RINNOVAMENTO E DISCIPLINA

4.1. Le Clarisse:povertà e voto di clausura

Con la fondazione delle Clarisse si a-pre un nuovo per iodo nel la stor ia del laclausura13; le Clarisse primit ive furono leprime monache chiamate, negli att i pon-tif ici, r inchiuse o recluse. Nel 1211 e ne-gli anni che seguono, i l monastero di S.Damiano si presenta, nelle testimonianzeriportate nella biografia di santa Chiara, del-le prime compagne e nei documenti pon-t i f ic i , come un « luogo di stretta clausu-ra».

Nella Regola di santa Chiara, prima Re-gola scritta da una donna, la severità del-la legislazione riguardante la clausura, su-perava addi r i t tu ra le norme de i C is ter-censi e dei Premonstratensi. Le Clarisse,infatt i, faranno per prime i l voto di clau-sura, i l quale sarà adottato da altr i Ordi-ni insieme al l ’uso del la ruota per le co-municazioni con l ’esterno, conseguenzadella severità di questo voto.

13 Cfr. I . OMAECHEVARRÌA, Clar isse, in Diz ionar iodegl i Ist i tut i di Perfezione 2, 1116-1132.

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4.2. Papa Bonifacio VIII:il decreto Periculoso el’introduzione della clausura papale

L’autorità suprema della Chiesa, primadi promulgare i l primo decreto papale sul-la clausura delle monache, cioè i l decre-to Periculoso, ad opera di Papa Bonifa-cio VII I nel 1298, non si era ancora pro-nunciata con una legislazione universalee precisa della clausura. Le Clarisse, tut-tavia, avevano inaugurato, mezzo secoloprima, la clausura papale e con BonifacioVII I essa divenne la regola unica per tut-t i gl i ordini monastici. I l decreto Pericu-loso e ra sopra t tu t to una misura d isc i -p l i na re , conseguenza deg l i abus i checommettevano i claustral i e che i l Papavoleva reprimere. Nel periodo che passatra la pubbl icazione del decreto Pericu-loso (1298) e i l Concil io di Trento (1563), lapratica della clausura conobbe un rigoresevero; tuttavia, gradualmente si dif fusein tanti monasteri uno spirito di decaden-za e un allentamento della disciplina clau-strale.

Santa Teresa d’Avi la cominciò la r i for-ma del Carmelo in Spagna due anni pri-ma che appa r i sse l a l eg i s l a z i one de lConcil io di Trento r iguardante la clausu-ra. Nel monastero dell ’ Incarnazione, doveera ent ra ta Teresa, le monache gode-vano di una grandissima l ibertà: uscite ev is i te in famig l ia, accogl ienza d i v is i te,

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scambi di regali... Santa Teresa compre-se che r istabi l i re la clausura era i l nododella riforma del Carmelo. L’opera di san-ta Teresa, al la vigi l ia del Concil io di Tren-to, fu di capitale importanza e ci fa capirequanto la legislazione del la clausura siastata stimolata dal l ’att ività dei r i formatorirel igiosi e quanto l i stimolò a sua volta.

4.3. La clausura e la riforma:dal XVI al XVIII secolo

Nel corso della sua ult ima sessione, i lConci l io di Trento (1563) confermò i l de-creto Periculoso. Obbligava i vescovi adass icurare la c lausura at t i va e pass ivadel le ist i tuzioni del le loro diocesi e lan-ciò, per la prima volta, la scomunica ip-so facto per i colpevol i d’ intrusione neimonaster i . I l decreto prevedeva anchel’ incarcerazione di chi non ne r ispettavale norme. I l Concil io di Trento e le deci-sioni dei Papi che governarono successi-vamente furono causa di numerose rifor-me nei monasteri al la f ine del XVI e XVII Isecolo. Nel corso degli anni che seguiro-no immediatamente i l Concil io, san CarloBorromeo promulgò, per la diocesi di Mi-lano, regole ampie e dettagliate per la clau-sura che si propagarono ben presto al-t rove spesso su r ich iesta de l le s tessemonache. Ciò nonostante, è diff ici le direesattamente in quale momento l ’obbl igo

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divenne universale per le professe di votisolenni. Questo interesse per l’aspetto ma-teriale della clausura non era nuovo e fureso necessario dal comportamento delleclaustral i e dalla nascita di monasteri mi-sti. A Milano, per esempio, la legge del-la clausura era stata talmente dimentica-ta che nei conventi si tenevano dei ball i.I nobil i di diverse città non volevano sen-t i re assolutamente par lare di imporv i laclausura. La r i f iutavano come un’ indebi-ta ingerenza ne l le re laz ion i con le loroparenti rel igiose che, a loro volta, consi-deravano l’ imposizione della clausura co-me una mancanza di f iducia.

4.4. La clausura nelle congregazioni

Dal XVII al XIX secolo, per rispondere aibisogni urgenti del la società, sono statefondate, con l ’approvazione dei vescovi,nume rose f am ig l i e r e l i g i o se con vo t isemplici chiamate «congregazioni» ed e-sistent i tut tora. Senza essere obbl igateal la c lausura papale, non erano esent i ,per altro, dalla clausura, ma le costituzio-ni determinavano i l modo in cui dovevaessere osservata. Siccome è compito delvescovo veg l i a re su l l a c l ausu ra de l l econgregazioni, s i par la di «clausura ve-scovile».

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5. EPOCA CONTEMPORANEANELLA CHIESA E NEL MONDO

Questa tradiz ione di c lausura è stataconservata e arr icchita nel corso del XXsecolo. In questi ult imi decenni si è giun-to a una maggior comprensione del mi-stero ecclesiale racchiuso nella vita mo-nastica, nel suo doppio aspetto di sepa-razione e di comunione. Pur all ’ interno del-la loro clausura, che sembrerebbe met-terl i ai confini della comunità ecclesiale, imonac i e le monache sono ne l cuorestesso della Chiesa come difensori e pro-motori del suo ideale. I l Concil io VaticanoII r iconosce la vita contemplativa come unelemento che manifesta « la presenza ec-c les ia le ne l la sua fo rma p iù p iena» (Ad

gentes 18) e gli assegna un «posto assai e-minente nel Corpo mistico di Cristo» (Per-

fec tae ca r i ta t i s 7 ) . Cos ì la leg is laz ione re-cen te de l l a Ch iesa man t iene una fe r-mezza che e l imina tut t i i dubbi su l l ’ im-portanza della clausura come mezzo di a-scolto si lenzioso di Dio e introduce an-che una certa tol leranza r ispettosa ver-so i carismi in vigore nelle diverse fami-g l ie monast iche. Le norme, tanto del laVenite Seorsum14 che del la Verbi Spon-

14 Cfr. SACRA CONGREGAZIONE PER I RELIGIOSIE GL I IST ITUT I SECOLARI , Is t ruz ione su l la v i tacontemplat iva e la clausura del le monache Veni-te Seorsum (15-8-1969): Enchi r id ion Vat icanum3, 1448-1495.

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sa15 , tengono conto delle esigenze legit-t ime de l mondo moderno e sa lvaguar-dano, a l lo stesso tempo, questa sepa-razione dal mondo che deve essere con-servata in modo inviolabile.

In conclusione, per riassumere, la lun-ga stor ia del la c lausura mostra chiara-mente che la sua esistenza è condizionefondamentale per la fecondità del la pre-ghiera. La clausura salvaguarda ed ac-cresce l ’a t t iv i tà de l la preghiera in ognivocazione monastica individuale, che po-trà così portare i l suo contributo alla con-templazione della Chiesa stessa. Sareb-be un errore credere che i l l inguaggio del-la legislazione si al lontani dal la spir i tua-l ità: infatti, se la legge mette in evidenzala debolezza umana, sotto l inea anche ivalori spirituali che hanno suscitato l’esi-stenza della clausura monastica fin dalleorigini. La clausura non può essere, dun-que, r idotta sempl icemente ai sol i test ilegis lat iv i . Quest i u l t imi sono al serviz iodel la Chiesa e del la vita consacrata perguidare i monaci e le monache nella lororicerca di Dio e permettere di raggiunge-re più facilmente la meta: l ’unione intimacon Dio e la salvezza delle anime.

15 Cfr. CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITACONSACRATA E SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, I-s t ruz ione su l la v i ta contemplat iva e la c lausuradel le monache Verbi Sponsa (13-5-1999): Enchi-r idion Vaticanum 18, 931-1000.

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LA CLAUSURA

COME STILE DI VITA

« I l monastero è i l luogo che Dio custo-disce» (cfr. Zac. 2,9); è la dimora della suas ingo lare presenza, ad immagine de l latenda dell ’al leanza nella quale si realizzail quotidiano incontro con Lui, dove i l Diotre volte Santo viene riconosciuto e ono-rato come l’unico Signore16.

La clausura, tanto apprezzata e valo-rizzata dalla Chiesa e dal popolo di Dio, èun mezzo eff icace che favor isce l ’unio-ne del la monaca con i l Dio v ivo e veroal quale el la serve con part icolare dedi-zione. La clausura come separazione f i-s ica ed af fe t t iva da l mondo e da tut toquello che può dissipare lo spirito, mettetutto l ’essere e l’operare della monaca alservizio di Dio. Nel vivere volontariamentela separazione dal mondo si cerca di farein modo che la vita monastica sia un’espe-r ienza d i to ta le donaz ione, ne l la qua leCristo sia la radice e i l principio animato-re di tutta l ’esistenza. Tutta la vita mona-

16 Verbi Sponsa n. 8

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st ica è un’offerta gradita a Dio. In essatutte le opere, anche le più piccole e in-signif icanti, devono essere una lode de-dicata non solo al serviz io di Dio, ma aDio stesso.

La clausura dei monasteri, con le suenorme e delimitazioni, ha come fine prin-cipale di aiutare e favorire l ’ incontro piùprofondo della creatura con i l suo Crea-tore. Nel si lenzio e nella solitudine mona-st ica l ’an ima assetata incontra la fonteche calma non solo la sua sete, ma lasete d’amore che c’è nel mondo.

I monasteri di vita contemplativa sonochiamati oggi ad offr ire una testimonian-za di vita che si muove secondo l’ impul-so di una radicale conversione a Dio e d’u-nione fra i fratel l i. I l monastero deve es-sere in mezzo a l mondo una scuola d iamore, una presenza semplice, si lenzio-sa e povera all ’ interno della Chiesa, del-l ’umanità e della storia, una presenza cheproclami che l ’assoluto è Dio, e che èuna fel ici tà esistere per dedicare la vitaal servizio di Dio e del suo regno. Ognimonastero è un seme fecondo d i sa l -vezza!

Essere veramente contemplativo non èsolo contemplare ma è sapersi contem-plato da Dio, vivere sotto i l suo sguardoin maniera cosciente, lasciarsi guardareda Lui con uno sguardo unico, pieno ditene rezza , accog l ie re ques to sguardocon umi l tà e grat i tudine, lasciars i guar-

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dare con amore e stare davanti a Lui conun atteggiamento aperto e orante. Questaè la contemplazione che al imenta la vitadel le claustral i e, nel la quale si trova lavera bel lezza di vivere fra le mura di unmonastero. È importante scopr i re la di-mensione ascetica del la clausura che èla rinuncia, per Cristo, a tutte le cose e-s te rne, i l ded ica rs i a una v i ta d i so l i -tudine e silenzio perché Dio sia IL TUT-TO e occupi tutti gl i spazi del cuore del-la monaca; la chiave di interpretazione diquesta ascesi non è l ’annul lamento f is i-co, ma la semplicità della vita, la ricercadi una trasparenza interiore e purezza dicuore che sono le vittorie sull ’egoismo eche fanno risaltare l’ interesse sincero peri l bene comune.

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LA CLAUSURA

NELL’ORDINE

DELLE ADORATRICI PERPETUE

DEL SS. SACRAMENTO

L’Ordine del le Adoratr ic i Perpetue haavuto come dono dallo Spirito, approva-to dal la Chiesa, mediante la Fondatr iceMadre Maria Maddalena del l ’ Incarnazio-ne, quel lo di seguire Cristo nel si lenzio,nel raccoglimento, e nella preghiera del-la vi ta claustrale dedita interamente al lacontemplazione, che sempre occupa nelCorpo Mistico un posto eminente (Cfr. Co-

dice di Dir i t to Canonico can. 674).17

I monasteri dell ’Ordine delle AdoratriciPerpetue del SS. Sacramento osservanola c lausura papale, c ioè conforme a l lenorme date dal la Sede Apostol ica, dal leCostituzioni e dagli Statuti dell ’Ordine.18

Madre Mar ia Maddalena del l ’ Incarna-z ione, r iguardo al la c lausura non diedenessuna norma specif ica, ma si attenneal le disposiz ioni che la Chiesa dava r i -guardo ad essa, i l che fece propenderedecisivamente Mons. Gardell ini al l ’appro-vaz ione del l ’Ord ine. Egl i , in fat t i , ne l r i -

17 Cfr. introduzione Statuti sul la Clausura18 Cfr. Statuti sul la Clausura n. 1

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spondere al dubbio «se convenga o noapprovare i l nostro istituto che abbia co-me pr imar io ogget to e f ine i l cu l to de lSS. Sacramento, tra le tante considera-z ion i esposte fa vedere come uno de imot iv i base che fanno propendere perl ’approvazione del l ’ Ist i tuto è quel lo del laclausura stretta; perché, essendo le rel i-giose sempre in monastero possono as-sicurare l ’adorazione in interrotta. Perciòè indubitato che se la fondazione sarà divergini obbl igate a Perpetua Clausura,si potrà da questo con maggior esattez-za e minor incomodo adempiere al l ’ob-bl igo pr incipale del l ’ is t i tuto a di f ferenzadei rel igiosi molte volte distratt i da indi-spensabil i doveri per cui l ’Adorazione puòessere trascurata».19

La clausura nel l ’Ordine del le Adoratr i-c i Perpetue, in fat t i , è tut ta or ientata a lculto e al servizio di lode dell ’Eucaristia.

19 Cfr. Relazione di Mons. Gardel l in i , Sotto-Promo-tore del la Fede, cfr. L’Ordine del le Adoratr ici Per-petue del SS.mo Sacramento - Notizie storiche, Ti-pograf ia Nazionale, Vigevano, 1996 pag. 245-247.

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1. LA DOPPIA CLAUSURA

Madre Maria Maddalena ha lasciato ineredi tà un patr imonio spi r i tua le r icco eprofondo. A questo proposi to è oppor-tuno citare le sue parole sul l ’ importanzadi vivere una doppia clausura:

«Ed invero una rel ig iosa che non tra-scura di osservare con tutta l ’esattezza l’ I-stituto che ha professato, è un giardino dide l iz ie d i D io, […]che ne vuole esserel’assoluto padrone di modo che sia chiu-so ancor due volte, vale a dire che con laclausura del corpo ne sia eziandio chiu-so i l cuore, dove Egli che è Re, vuole di-morare e regnare da solo, infatt i , comedice S. Gregorio, ad una sposa di GesùCristo, poco gioverebbe trovars i chiusatra le mura del monastero, se non t ienechiuso i l cuore ad ogni cosa del secoloche stacca ed allontana da Dio»20 .

Queste parole di Madre Maria Madda-lena, sono la luce che deve guidare ogniadoratrice, perché l’osservanza di questadoppia clausura, del corpo e del cuore, fa-vorisca un profondo raccoglimento - «na-scosta con Cristo in Dio»21 - e non si frap-ponga nessun altro anelito che quello diadorare perpetuamente Gesù Eucarist ia,dando testimonianza al mondo del la su-premazia assoluta di Dio, convertendo la

20 Avv. Rif. VI I I21 Cfr. Col. 3,3

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sua vita in un’azione l iturgica e vivendo incontinua lode.

Ogni adorat r ice è test imone che Diodeve essere cercato, amato e adorato aragione di se Stesso e non solo per i do-ni e benefici che si sono ricevuti o che sisperano di r icevere da Lui.

Questo è i l senso profondo e vero del-la c lausura monast ica, la quale v issutacon cosciente coerenza e gioia trasformai l cuore del la monaca, anche nei r idott ispazi di un monastero, in un essere com-pletamente l ibero per servire, amare e a-dorare Colui che solo per sua grazia ha vo-luto chiamarla dai clamori del mondo a vi-vere una maggiore intimità con Lui.

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2. IL CHIOSTRO

«giardino chiuso tu sei... fontana sigillata»

I l «chiostro», proprio del la clausura, èlo spazio in cui i l v ivere diventa una e-stensione del l ’amore di Dio e dove ognimonaca riscopre la sua missione all ’ inter-no della Chiesa attraverso la preghiera, i lsacrif icio e l ’offerta del la sua vita in co-munione con le consorel le, per i l benedell ’umanità.

Madre Maria Maddalena dà una descri-zione molto bella della clausura:

« tenere i l p ropr io cuore semprech iuso a l mondo , qu ind i aper tocontinuamente al Celeste SposoGesù Sacramentato»22.

Tutto nella clausura suggerisce e invi-ta al raccoglimento interiore, al si lenzio ea fare deserto dentro e fuori di se stes-se per cui si comprende che la clausuraè soprattutto una «disposizione del cuo-re» e ogni monaca è chiamata ad esse-re quel raggio di luce che irradia la pre-senza e l’amore del Signore. Per le Ado-ratrici esiste inoltre una forte simil itudinetra i l Tabernacolo e la clausura in quan-to, esse sono, nella clausura, custodi spi-rituali di Gesù Eucaristia così come il Ta-bernacolo lo è del corpo fisico di Cristo.

22 Cfr. Avv. Rif. VI I I

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3. CONTEMPLAZIONE: UNIONE

«di Te ha detto il mio cuore:cercate il suo volto»

Ci rimangono delle bell issime parole diMadre Maria Maddalena, le i che sin dapiccola, ed in tutta la sua vita di adora-trice, ha portato in sè i l r i f lesso della bel-lezza divina:

«O Signore mi struggo di ammirazionee di amore al la tua div ina presenza [... ]sopraf fat ta da stupore, e quasi fuor i d ime stessa al r if lesso di tanto amore e ditante meravigl ie che Tu mi fai vedere suquesta terra»23.

Per la Madre non esisteva altro che a-dorare Gesù Eucaristia e portare altr i adadorarLo insieme a lei.

Immergendosi nel Mistero Eucar ist icol’adoratrice, nello stupore e nella contem-plazione, si apre al l ’adorazione e dal l ’a-dorazione si eleva nuovamente al la con-templazione in un dialogo con i l Dio pre-sente nell ’Eucaristia, che ovviamente nons i l im i ta so lo a l l a p resenza d inanz i a lSant issimo, ma si perpetua nel l ’arco ditutta la giornata. Tutta la vita del la con-templativa viene vissuta nell ’ott ica di chisa che al di là di ogni avvenimento uma-no si «nasconde» la presenza divina.

23 Att i per l ’Adorazione, Direttor io 1814

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El la cerca una continua unione e co-munione con la SS. Trinità, comunione fi-l iale con i l Padre, sponsale alla sequela diGesù e i l tutto sigi l lato dal l ’amore del loSpir i to Santo. Sono queste « le nozze diDio con l’umanità»24.

«Le monache di c lausura, per la lorospecif ica chiamata all ’unione con Dio nel-la contemplazione, si r itrovano pienamen-te nella comunione della Chiesa, divenen-do segno singolare dell ’ intima unione conDio de l l ’ in te ra comuni tà cr is t iana. Me-diante la preghiera, in modo part icolarecon la ce lebraz ione de l la l i tu rg ia , e laloro quotidiana offerta, esse intercedonoper tutto i l popolo di Dio e si unisconoal rendimento di grazie di Gesù Cristo alPadre (cfr. 2Cor 1, 20; Ef 5,19-20)»25.

«Con animo l ibero e accogliente, “conla tenerezza di Cristo” , le monacheportano in cuore le sofferenze e le ansiedi quanti r icorrono al loro aiuto e di tutt igl i uomini e le donne. Profondamente so-l idal i con le vicende del la Chiesa e del-l ’uomo d’oggi, collaborano spiritualmenteal l ’edi f icaz ione del regno di Cr isto per-ché “Dio sia tutto in tutti”»26.

* * *

24 Verbi Sponsa n. 425 Ibidem n. 626 Ibidem n.8

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In Maria Santissima, prima adoratr ice,madre del si lenzio ed eletta come taber-nacolo del F ig l io di Dio, t roviamo i l mi-glior esempio da seguire.

Lei che con atteggiamento orante ac-colse i l Verbo di Dio nella sua vita, «con-servava e meditava nel suo cuo-re»27 g l i event i merav ig l ios i del Suo F i-g l io, nu l la t ra t tenne per se stessa, mafece piuttosto della sua vita un «SÌ» con-tinuo alla volontà del Padre.

Lei, Donna Eucaristica, guidi ed i l lumi-ni i l cammino di totale donazione a Dio eal servizio del la Chiesa di ogni adoratr i-ce perché sempre più sia conosciuto, a-mato e adorato Gesù realmente presen-te ne l l ’ Euca r i s t i a : i l t eso ro , « l a per laprez iosa - come d ice i l San to PadreBenedetto XVI - che dà senso vero epieno alla vita».

27 Cfr. Lc. 2,19

F I N I T O D I S TA M PA R E I L 26 G I U G N O 2005

- G I O R N O A N N I V E R S A R I O D E L L A P R O M U L G A Z I O N E

D E L DE C R E T O D I A L L A R G A M E N T O D E L L A FE D E R A Z I O N E

A I MO N A S T E R I SPA G N O L I (1985) -

C O I T I P I D E L L A T I P OL I T O G R A F I A

NAZIONALE SAI D I V I G E VA N O