La dimensione emotiva: definizione - Formazione e Sicurezza - Scienze... · considerati causa dei...

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Le Emozioni

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Le Emozioni

La dimensione emotiva: definizione

Due filoni di studio

• Cicerone: esperienza e vissuto – «Il convincere è necessario»

– «il dilettare è piacevole, il commuovere è vincere»

– « Gli uomini giudicano più in base a odio o amore, desiderio, ira, dolore, gioia, speranza, timore, errore, o per qualche altro modo interiore, piuttosto che in base alla verità, o a una disposizione o una qualche norma giuridica»

– «Il gesto si accorda con la voce e obbedisce al sentimento assieme ad essa», e in questo modo «lo stato d'animo si riconosce dall'espressione del viso e dall'andatura».

“De oratore”

• Darwin: filone naturalistico– Segnali espressivi– Aspetto comunicativo

• Verbale (es. linguaggio poetico)• Non verbale (es. espressioni facciali)

Le maschere del teatro greco si

ispirano all’idea dell’universalità delle emozioni.

La dimensione emotiva: definizione

L’emozione è una risposta valutativa

(positiva o negativa) comprendente di

solito una combinazione di eccitazione

fisiologica, esperienza soggettiva ed

espressione comportamentale.

Le emozioni comprendono 5 componenti

1. Componente cognitiva: valutazione ed elaborazione delsignificato emotivo dello stimolo

2. Componente neurofisiologica: attivazione SNC, SNA esistema endocrino

3. Componente motivazionale: bisogni e scopi legatiall’emozione

4. Componente motoria: espressiva e comportamentale

5. Componente soggettiva: vissuto cosciente e monitoraggioconsapevole dell’esperienza emotiva

Componente:

• Cognitiva: stimuli evaluation check (SEC)

• novità

• piacevolezza/spiacevolezza

• conduttività rispetto a fini e scopi

• possibilità di fare fronte (Coping)

• norme sociali e concetto di sé

Scherer (1984)

Componente:

• Cognitiva

• Fisiologica:

• SNC

• SNA

• sistema endocrino

Componente:

• Cognitiva

• Fisiologica

• Motivazionale

• tendenza all’azione

• preparazione all’azione

• precedenza del controllo

Componente:

• Cognitiva

• Fisiologica

• Motivazionale

• Espressivo-motoria

• Espressione facciale

• Risposta motoria

(avvicinamento/allontanamento)

Componente:

• cognitiva

• fisiologica

• motivazionale

• espressivo-motoria

• del vissuto emozionale: teoria della condivisione

sociale delle emozioni di Rimé (aspetto diacronico:

funzione adattiva a lungo termine)

• Ruminazione

• Rievocazione • unfolding

• social sharing

• repetition (ristrutturazione della condivisione sociale per

ulteriore chiarimento)

Teorie sulle Emozionicenni

Obiezioni di Cannon a James e Lange:

Stati emotivi diversi o non stati emotivi possono provocare identiche rispostefisiologiche e cambiamenti nell’arousal

I cambiamenti nelle risposte fisiologiche sono troppo lenti per potere esserconsiderati causa dei vissuti emozionali

L’induzione artificiale farmacologicamente indotta di risposte fisiologiche(arousal) tipiche di emozioni estreme non provoca le stesse esperienze.

Teoria periferica

James-Lange

(fine ‘800)

SNA

Teoria centrale

Cannon-Bard

(anni ‘30)

SNC

La Teoria cognitivo-attivazionale delle emozioni

Le teorie periferica e centrale si sono dimostrate

entrambe vere, ma parziali; entrambe inoltre hanno

focalizzato l’attenzione soprattutto sugli aspetti

biologici.

Schacter introduce per primo una concezione

psicologica delle emozioni attraverso la teoria dei

due fattori o teoria cognitivo-attivazionale.(Schacter e Singer, 1962)

Attivazione

fisiologica

generalizzata

Stimolo

Etichetta

cognitiva

dell’attivazione

+

Esperienza soggettiva di un’emozione

particolare

Arousal Label

L’emozione è la risultante di due componenti distinte:

• una componente fisiologica di attivazione

• una componente cognitiva di valutazione dello stimolo emotigeno e di

etichettamento della propria esperienza emotiva.

In questo processo, particolare attenzione è dedicata all’attribuzione

causale che stabilisce una connessione indispensabile fra queste due

componenti, in modo da attribuire la propria attivazione corporea a un

evento emotigeno pertinente e da etichettare la propria esperienza

emotiva in modo adeguato.

Le teorie dell’appraisal

In generale, le emozioni dipendono dal modo con gli individui

valutano e interpretano gli stimolo del loro ambiente.

Questa concezione si contrappone a quella della psicologia

ingenua, secondo cui le emozioni sono passioni irrazionali,

di breve durata, simili ad attività istintuali, che sorgono in

modo involontario e automatico, senza che siano richieste

dall’individuo.

Le teorie dell’appraisal sottolineano invece il legame fra gli

aspetti emotivi e gli aspetti cognitivi, poiché l’elaborazione

cognitiva è sottesa all’esperienza emotiva.

Le emozioni non compaiono in maniera gratuita e casuale,

all’improvviso, ma sono la conseguenza di un’attività di

conoscenza e di valutazione della situazione in riferimento

agli interessi dell’individuo medesimo.

Le emozioni sorgono in risposta alla struttura di significato di

una data situazione (Frijda,1988); di conseguenza, due

individui possono provare emozioni diverse a fronte del

medesimo stimolo.

Esse non sono attivate dall’evento in sé e per sé, ma dai

significati e dai valori che un individuo attribuisce a questo

evento.

Sulla base di questo significato situazionale si spiega

la differenza fra emozioni e riflessi:

• emozioni = flessibilità, variabilità individuale e

culturale di fronte le situazioni

• riflessi = automatismo, universalità, processi

geneticamente determinati

Esistono fattori disposizionali e stili cognitivi diversi

che possono condurre a valutazioni differenziate

degli eventi con conseguenti diverse reazioni

emotive.

Appraisal “schematico”

• Elaborazione schematica e propagazione

dell’attivazione.

• Processi

• automatici

• in parallelo

• non consapevoli

• richiedono scarse risorse

• non volontari (quindi rigidi)

• qualsiasi indizio (cue) anche non verbale può

fungere da facilitatore (primer)

Appraisal “concettuale”

• Elaborazione concettuale

• conscio

• sequenziale

• richiede molte risorse attentive

• verbale

• flessibile

• lento

• dipende dall’informazione semantica• Flessibile, potente, astratto, creativo

• Insensibile a informazioni non rappresentate

semanticamente

Appraisal “concettuale” e “schematico”

interagiscono tra loro

• Tre livelli operanti in parallelo (simultaneamente): SECs

• sensomotorio (stimolato da volontà, stimoli interni e

cambiamenti interni di stato)

• schematico (attivato automaticamente; associazioni

apprese in epoche precoci)

• concettuale (conscio, in formato proposizionale,

include ricordi, aspettative, piani)

Levental e Scherer (1987)

Le teorie psicoevoluzionistiche

Attorno agli anni ’60, Tomkins riprese il pensiero di Darwin e

propose la concezione psicoevoluzionistica delle emozioni,

secondo cui le emozioni sono strettamente associate alla

realizzazione di scopi universali, connessi con la sopravvivenza

della specie e dell’individuo.

I suoi allievi Ekman e Izard (dal 1972 al 1994) hanno dato

particolare sviluppo a questa prospettiva teorica. Innanzi tutto,

essi avanzano l’ipotesi dell’esistenza delle emozioni primarie;

le altre emozioni sono miste o secondarie o complesse.

La prospettiva psicoevoluzionistica implica una

concezione categoriale delle emozioni intese come

categorie discrete e distinte.

In questa prospettiva le singole emozioni sono totalità

chiuse, fra loro separate, non ulteriormente

scomponibili, invarianti e universali, in quanto esito

dell’adattamento e dell’apprendimento filogenetico; di

conseguenza, le espressioni facciali delle emozioni

sono universali.

Emozioni primarie

• Sono innate e frutto dell’evoluzione

• Servono a fornire risposte efficaci a problemi di

adattamento

• Hanno caratteristiche uniche a livello espressivo,

fisiologico, situazione stimolo

• Sono implementate in circuiti cortico-sottocorticali

diversi

• Sono sensibili all’apprendimento

• Paura

• Collera

• Disgusto

• Gioia

• Tristezza

• universalità dell’espressione facciale

• continuità filogenetica del comportamento espressivo

• pattern di attivazione fisiologica specifici

• universalità degli antecedenti

• rapido instaurarsi

• breve durata

• meccanismo automatico di valutazione dello stimolo

• sensazione di incontrollabilità

• coerenza tra i vari elementi del sistema emozioni

Emozioni primarie

Tratti specifici:

L’espressione delle emozioni

Le emozioni non sono soltanto provate, ma anche

manifestate all’esterno attraverso specifiche configurazioni di

espressioni emotive

Darwin propose la tesi di universalità e innatezza delle

espressioni facciali delle emozioni: le espressioni delle

emozioni sono innate e quindi universali, eguali in tutti i

popoli della terra e da tutti riconosciute.

A questa tesi negli anni ‘40 si contrappose l’ipotesi

culturalista delle espressioni facciali delle emozioni: il

comportamento espressivo delle emozioni è appreso e

quindi è culturalmente influenzato.

Ipotesi del feedback facciale

Sostiene che le espressioni facciali forniscono informazioni propriocettive,

motorie, cutanee e vascolari che influenzano il processo emotivo.

• Esistono due versioni di questa ipotesi:

• Ekman, Levenson e Friesen, 1983 forte:

le espressioni facciali, da sole, sono sufficienti a generare l’emozione.

Secondo gli autori gli effetti sarebbero innati (leakage cues)

• Tomkins, 1984 debole: il feedback facciale aumenta soltanto

l’intensità dell’emozione.

• Esistono evidenze empiriche per la versione debole di tale ipotesi; per

contro, la versione forte è ancora da approfondire.

Teoria neuro-culturale

• Regole di esibizione– Accentuazione

– Attenuazione

– Neutralizzazione

– Simulazione

• Universalità delle emozioni– Movimenti facciali

– Espressività dei movimenti

– Attribuzione

Le sei emozioni

fondamentali

identificate da

Ekman e

Friesen (1978)

attraverso i dati

raccolti con il

FACS

FacialActionCodingSystem

Emozione e cultura

Le emozioni presentano delle rilevanti variazioni culturali sia

nella loro natura sia nelle loro modalità espressiva.

Esse, infatti, sono strettamente associate al sistema culturale

delle credenze che fornisce parametri cognitivi e modelli

mentali per interpretare la realtà e per reagire a essa:

• Nella cultura occidentale prevale la collera collegata all’idea

della responsabilità individuale delle azioni

• Nella cultura indiana prevale la rassegnazione connessa con

la concezione del destino, della fatalità e delle forze

soprannaturali e impersonali.

Prospettiva comunicativa

• Le emozioni hanno anche un valore

– Sociale

– Relazionale

– Comunicativo

Fridlund (1994)

Nel 1937 Papez avanzò l’ipotesi dell’esistenza di un circuito di strutture

nervose coinvolte nell’elaborazione e regolazione delle emozioni (circuito

di Papez) composta da ipotalamo, talamo inferiore, dal giro cingolato e

dall’ippocampo.

Prospettive neurobiologiche

Prospettive neurobiologiche

• Le Doux 1993

Amigdala come centro nevralgico della

emozionalità

– Sindrome di Kluver e Bucy

• Damasio (1994)

• Errore di Cartesio

– Res cogitans vs res extensa

– Unità fra mente e corpo nelle emozioni

Intelligenza Emotiva (Goleman, 1995)

– Da Intelligenza interpersonale

(Gardner, 1983)

Lo Stress

La parola STRESS deriva dal latino strictus(stretto, serrato, compresso). Nel XVII secoloviene utilizzato nei paesi anglofoni con ilsignificato di difficoltà, avversità e afflizione.Nel XVIII e XIX ha acquisito il significato diforza, pressione, tensione o sforzo.

Il termine stress è stato utilizzato a lungo nellinguaggio della metallurgia nell’ambito dellaquale si era soliti mettere sotto stress le travimetalliche al fine di provarne l’effettivaresistenza.

La parola stress viene utilizzata con almeno tresignificati diversi:

1) Per indicare la situazione stressante (lostimolo o stressor) ovvero la situazionestimolo esterna al nostro organismo.

2) Il vissuto o la percezione individualerispetto a determinate pressioni esterne, lapercezione soggettiva.

3) Riferendosi proprio alla risposta chel’organismo da ad una determinatasituazione stimolo a livello biologico,intrapsichico e di comportamentomanifesto.

Hans Selye (1936) traduce questo concetto in termini biologici

come: l’insieme delle risposte aspecifiche dell’organismo a

qualsiasi richiesta proveniente dall’esterno.

Per risposta aspecifica s’intende l’insieme delle modificazioni

che l’organismo mette in atto quando deve affrontare

situazioni nuove (per qualità e/o quantità) e circostanze di

emergenza.

Questo perché il nostro organismo tende a mantenersi

all’interno di confini abbastanza precisi per quanto riguarda

lo stato di tensione che in esso è presente (omeostasi).

Sindrome Generale di Adattamento

GAS

La Sindrome Generale di Adattamento e lo stress come fenomeno

psicofisiologico si suddividono in tre fasi:

1) Reazione di allarme: in essa sono compresi tutti i fenomeni

che si verificano quando l’agente stressante comincia a far

sentire la sua azione sull’organismo. Inizialmente la maggior

parte di questi fenomeni è nociva, in quanto espressione

dell’azione dannosa esercitata direttamente dall’agente

stressante e dal cambiamento di condizione globale in cui si

trova l’organismo. Quasi subito però compaiano i fenomeni di

difesa, rappresentati per lo più da un aumento di ACTH

(ormone corticotropo ipofisario che ha il compito di stimolare

la ghiandola cortico-surrenale).

2) Adattamento: la sua durata varia sia a seconda del tempo in cui

agisce l’agente stressante e si crea e si mantiene nell’organismo la

condizione di stress, sia anche a seconda delle capacità individuali

di difesa. Come dice la parola stessa, rappresenta il periodo

durante il quale l’organismo si adatta a sopportare l’azione svolta

dall’agente nocivo.

3) Esaurimento: la capacità di adattamento dell’organismo non può

però durare indefinitamente; se l’azione dell’agente nocivo

continua (e quindi continua anche la condizione di stress

dell’organismo) l’organismo stesso non ce la fa più a sopportare

questa condizione, non avendo più risorse nuove da investire per

farvi fronte. Si esaurisce, soccombendo in maniera più o meno

completa.

La Sindrome Generale di Adattamento rappresenta una

reliquia archeologica della vita dei nostri antenati

primitivi, per i quali serviva a prepararsi a utilizzare le

energie necessarie alla lotta o alla fuga rispetto alle

minacce esterne, per lo più di natura fisica. È intuitivo

che questo tipo di risposte, funzionali per l’uomo

primitivo che doveva affrontare animali feroci, non

sono adatte al tipo di vita che conduciamo noi, uomini

moderni, il cui tipo di impegno richiesto è, di solito,

relazionale-psicosociale.

Selye, negli ultimi anni della sua attività pose l’accentosulla distinzione tra un tipo di stress positivo(EUSTRESS) ed uno negativo (DISTRESS).

Nonostante entrambi comportino la SGA, essi sidifferenziano tra loro nelle conseguenze.

L’eustress produce effetti desiderabili quali unmiglioramento delle capacità di risposta attiva.

Il distress provoca deterioramento delle prestazioni,depressione, risposte inappropriate e, più ingenerale, conseguenze negative dal punto di vistapsicofisico.

In ogni caso lo stress non può essere evitato perché èparte integrante della vita.

L’importanza dei fattori psicologici

Due cardiologi americani, Rosenman e Friedman,arrivarono a distinguere due “comportamenti” (intesicome stili di vita) di tipo A e di tipo B.

Il tipo A è caratterizzato da: competizione,intraprendenza, aggressività, rapidità nel lavoro,impazienza, irrequietezza ecc…

Il tipo B invece da: indolenza, pazienza, tranquillità,calma ecc…

Il tipo A è dunque più soggetto a situazione di stress epiù a rischio rispetto al tipo B che è meno sottopostoa situazioni stressanti.

Esistono altri due tipi di personalità:

1) Alessitimica: ovvero un disturbo cognitivo-affettivo che colpisce il

modo con il quale l’individuo esperisce ed esprime le proprie

emozioni. Gli alessitimici hanno un’accentuata difficoltà a trovare

le parole per descrivere le proprie emozioni, una povertà di

fantasie e di sogni. Inoltre hanno un atteggiamento

estremamente concreto rispetto al mondo circostante, sono

particolarmente interessati sia ai dettagli della loro realtà

quotidiana, sia ai sintomi somatici isolati. Questa personalità è

caratterizzata in sintesi da “analfabetismo emotivo”. Questa

incapacità facilita in loro il somatizzarsi delle emozioni e dei

conflitti.

2) Personalità C: è caratterizzata dalla repressione

delle emozioni, soprattutto di quelle negative.

Reprime la rabbia, l’ostilità, la tristezza ecc… ed

anche nelle situazioni più critiche presenta

un’immagine di se compiacente e bene educata,

“troppo equilibrata”.

Burnout

• Maslach (1982)

– Esaurimento emotivo

• Senso di colpa

• Disturbi dell’umore

• Disturbi somatici

– Ridotta realizzazione personale

• Percezione di inadeguatezza

– Depersonalizzazione

• Distacco fisico ed emotivo

Gli stressor

(situazione traumatica o evento

stressante)

È definito come una pressione

maggiore, prolungata o nuova su una

persona che per superare o adattarsi a

tale pressione deve esercitare uno

sforzo.

• Gli stressor possono essere classificati in

base a due dimensioni: durata ed

intensità.

• In base a questo criterio è possibile avere

4 tipologie:

1. Evento traumatico

2. Evento esistenziale

3. Tensione cronica di ruolo

4. Difficoltà quotidiana

Evento traumatico

È di durata relativamente breve ma molto

intenso, pericoloso, destabilizzante ed è

una esperienza fuori dall’ordinario (subire

gravi lesioni, assistere ad una morte

violenta, essere coinvolti in un incidente

che mette a repentaglio la propria vita …)

Eventi esistenziali

Sono eventi di varia natura, con un inizio

una conclusione ben definiti, di grande

intensità, ma non comportano un rischio

per la vita (malattia, un incombente

distacco dai genitori, la perdita di qualcuno

o qualcosa).

La tensione cronica di ruolo

Sono eventi la cui intensità è minore ma di

durata maggiore rispetto ai precedenti tipi

di stressor (un rendimento scolastico

scadente, problemi familiari, con amici o

coetanei,….).

Difficoltà quotidiane

Sono eventi di breve durata e di bassa

intensità. Sono più frequenti degli altri tipi

di stressor e questo aumenta i loro effetti.

Si tratta dei piccoli problemi di ogni giorno,

di difficoltà quotidiane ( essere oggetto di

scherzi, bisticciare con i fratelli o le

sorelle).

L’incidente critico e la crisi

• Incidente critico: è un evento che provoca uno

stato di crisi, con le seguenti caratteristiche:

1. è un evento improvviso e/o raro, angosciante e

stressante per la maggior parte delle persone.

2. comporta una possibile perdita (reale o temuta)

di persone, oggetti o beni importanti per

l’individuo o un gruppo.

3. La valutazione soggettiva dell’evento come

critico è uno dei fattori che determinano la crisi.

• È la condizione psicologica causata

dall’incidente critico.

• È una esperienza violenta e di intenso

disequilibrio, pericolo e impotenza.

• Si manifesta quando le strategie di

coping della persona sono insufficienti

per superare una situazione, risolverla,

riportare l’equilibrio e recuperare il

controllo e la calma.

La crisi

Modello interattivo dello stress

Per comprendere gli effetti dello stress

e le reazioni allo stress, si deve

considerare l’interazione tra:

• l’esperienza individuale dello stressor

• la valutazione soggettiva della

situazione (appraisal)

• strategie individuali di coping

• sostegno sociale disponibile

Stressor+ Individuo+ Ambiente

• Stressor.-> differenti tipi di stressor: Esistono stressor fisici (uno shock

elettrico, l’esposizione al freddo, ecc…), psicologici (una prova d’esame,un

evento di perdita o lutto).

• Oltre alla natura dello stressor sono molto importanti anche l’intensità, la

frequenza e la durata dello stimolo nel condizionare l’entità della risposta.

• Stressor troppo potenti, frequenti e prolungati sono in grado di superare la

possibilità di resistenza dell’organismo e di iniziare un processo patologico.

• Un ultimo aspetto molto significativo dello stressor è rappresentato dal

grado di novità, prevedibilità e soprattutto evitabilità dello stimolo. Se

infatti si tratta di qualcosa di mai fronteggiato in precedenza o imprevedibile

o inevitabile, induce nell’individuo una risposta più ampia di quella indotta

da uno stimolo noto o al quale sia in grado di sottrarsi.

• Individuo.È il terreno su cui lo stressor agisce ed è il

risultato oltreché del patrimonio genetico dell’individuo,

anche di un processo detto di "imprinting psicobiologico"

ossia la modificazione della reattività psico-emotiva e

fisica del soggetto a seguito della precedente

esposizione a stressor di varia natura.

• sono determinanti, oltre all’età e al sesso dell’individuo,

anche il livello di attività del sistema nervoso e di quello

immunitario e il profilo di personalità.

• Ambiente. Costituisce la terza importante componente

della risposta di stress, rappresentando in un certo

senso la sorgente degli stimoli stressogeni.

• Si intende sia l’ambiente esterno che quello interno.

3. Stress come: transazione fra

persona e ambienteLo stress può essere definito come l’esperienza che ha

origine nelle transazioni fra una persona e l’ambiente

circostante quelle transazioni in cui c’è uno scompenso tra

le risorse individuali e la richiesta percepita.

• La percezione e la valutazione dello stress dipendono dall’entità della richiesta ambientale e dalla quantità delle di risorse di cui un individuo dispone.

Lo stress è il risultato dello

squilibrio tra le esigenze della

situazione ambientale e la

personale capacità di far fronte a

queste

Strategie di coping

• Sono sforzi individuali tesi a intervenire sullo

squilibrio derivante da un’esperienza stressante

e a superare la situazione di crisi.

• Ogni tipo di comportamento o azione che

conduca a un miglioramento o che si dimostri

efficace nel ridurre o rimuovere la sofferenza

fisica o psichica e che consenta al soggetto di

riprendere il controllo della situazione.

Approccio centrato sulla persona:

person-based

Secondo questo approccio nell’elaborazione

delle strategie di coping di fondamentale

importanza sono le caratteristiche della

personalità.

Ci sono due scuole che abbracciano tale

approccio:

1. Coping come meccanismo di difesa

2. Coping come tratto di personalità

Coping come: meccanismo di

difesa

La funzione primaria del meccanismo di

difesa è quella di esercitare un controllo

sugli impulsi e sugli istinti. Dai conflitti

inconsci presenti tra l’Es e il Super-Io

scaturisce l’ansia. L’Io cerca di arginare

tale ansia attraverso i meccanismi di

difesa la cui principale funzione è quindi,

quella di controllare le reazioni negative.

Stili di coping e strategie di

coping

1. Stili di coping: sono considerati

caratteristiche stabili dell’individuo

oggetto di interesse della psicologia clinica della psicologia della personalità.

2. Strategie di coping: sono l’insieme delle cognizioni e comportamenti diretti alla gestione del problema e alle conseguenti emozioni negative, e si modificano in base alle esigenze del soggetto e dell’ambiente.

• Strategie di coping:

– Accettare il confronto

– Prendere le distanze (andare avanti come se nulla fosse)

– Autocontrollarsi

– Cercare sostegno sociale

– Accettare la responsabilità

– Fuggire ed evitare

– Pianificare lo sforzo

– Rivalutarsi

Lazarus e Folkman, 1984

Effetti negativi dello stress

Nel fisico Nella psiche Nel comportamento

1. tachicardia, senso di

oppressione al petto

2. vertigini, dolori

muscolari, serramento

mandibolare e

digrignamento notturno

(bruxismo)

3. colon irritabile, senso di

pienezza dopo il pasto,

nausea, acidità e dolori

di stomaco

4. diminuzione del

desiderio sessuale

1. depressione, ansia

2. apatia, stanchezza

cronica

3. difficoltà di

concentrazione,

perdita di

memoria

1. parlare in modo

veloce, spesso

"mangiando" la parte

terminale delle frasi

2. fame eccessiva e

nevrotica o

inappetenza

3. facile irritabilità

4. iperattività, insonnia

o continua

sonnolenza

5. respirazione

superficiale e

accelerata