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LA DEMOCRAZIA E IL POTERE INVISIBILE di Norberta Bobbio In uno scritto di alcuni anni fa mi sono occupato dei « para- dossi » della democrazia, cioe delle difficolta oggettive in cui si viene a trovare una corretta applicazione del metodo democrati- co proprio nelle societa in cui continua a crescere la richiesta di democrazia 1. Per chi considera la democrazia come I'ideale del "buon governo" (nel senso classico della parola, cioe nel senso che riesce meglio di ogni altro a realizzare il bene comu- ne), I'altro tema oggetto di continuo dibattito e quello che si potrebbe chiamare degli "insuccessi" della democrazia. Gran parte di cio che oggi si scrive sulla democrazia puo essere fatto rientrare nella denuncia, ora accorata ora trionfante, di questi insuccessi. Vi rientra il tema ormai classico della teoria delle elites, e quello ancora piii classico del divario tra democrazia formale e democrazia sostanziale. Vi rientra, infine, il tema del- I'ingovernabilita, che e emerso in questi ultimi annie D'altra parte, non mi pare che abbia ancora avuto la necessaria attenzio- ne degli scrittori politici - come pur meriterebbe - il tema, su cui esercito questo primo scandaglio, del "potere invisibile". II governo del potere pubblico in pubblico Uno dei luoghi comuni di tutti i vecchi e nuovi discorsi sulla democrazia consiste nell' affermare che essa e il governo del "potere visibile". Che appartenga alIa "natura della demo- crazia" che "nulla possa rimanere confinato nello spazio del mistero" e una frase che ci accade di leggere, con poche varian- ti, tutti i giorni 2. Con un apparente bisticcio si puo definire il 1 Quale socialismo?, Torino, Einaudi, 1976, pp. 45 SSe 2 In un articolo di R. Puletti, 11 lento cammino verso la oerita, in https://doi.org/10.1017/S0048840200007930 Downloaded from https://www.cambridge.org/core . IP address: 54.39.106.173 , on 08 Oct 2020 at 20:52:42, subject to the Cambridge Core terms of use, available at https://www.cambridge.org/core/terms .

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LA DEMOCRAZIA E IL POTERE INVISIBILE

di Norberta Bobbio

In uno scritto di alcuni anni fa mi sono occupato dei « para­dossi » della democrazia, cioe delle difficolta oggettive in cui siviene a trovare una corretta applicazione del metodo democrati­co proprio nelle societa in cui continua a crescere la richiestadi democrazia 1. Per chi considera la democrazia come I'idealedel "buon governo" (nel senso classico della parola, cioe nelsenso che riesce meglio di ogni altro a realizzare il bene comu­ne), I'altro tema oggetto di continuo dibattito e quello che sipotrebbe chiamare degli "insuccessi" della democrazia. Granparte di cio che oggi si scrive sulla democrazia puo essere fattorientrare nella denuncia, ora accorata ora trionfante, di questiinsuccessi. Vi rientra il tema ormai classico della teoria delleelites, e quello ancora piii classico del divario tra democraziaformale e democrazia sostanziale. Vi rientra, infine, il tema del­I'ingovernabilita, che e emerso in questi ultimi annie D'altraparte, non mi pare che abbia ancora avuto la necessaria attenzio­ne degli scrittori politici - come pur meriterebbe - il tema,su cui esercito questo primo scandaglio, del "potere invisibile".

II governo del potere pubblico in pubblico

Uno dei luoghi comuni di tutti i vecchi e nuovi discorsisulla democrazia consiste nell' affermare che essa e il governodel "potere visibile". Che appartenga alIa "natura della demo­crazia" che "nulla possa rimanere confinato nello spazio delmistero" euna frase che ci accade di leggere, con poche varian­ti, tutti i giorni 2. Con un apparente bisticcio si puo definire il

1 Quale socialismo?, Torino, Einaudi, 1976, pp. 45 SSe

2 In un articolo di R. Puletti, 11 lento cammino verso la oerita, in

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governo della democrazia come il governo del potere pubblicoin pubblico. II bisticcio e solo apparente perche 'pubblico' hadue significati secondoche venga contrapposto a 'privata', comenella classica distinzione tra ius publicum e ius privatum, tra­smessaci dai giuristi romani, oppure a 'segreto', nel qual casoha il significato non di appartenente alIa "cosa pubblica" 0 allo"stato", ma di "manifesto", "palese", per l'appunto "visibile".Proprio perche i due significati non coincidono, uno spettacolopubblico puo benissimo essere un affare privato, e una scuolaprivata (nel senso che non appartiene allo stato) non puo sot­trarsi alIa pubblicita dei suoi atti. Cost, nulla toglie al carattereprivato del potere del padre di famiglia, secondo la distinzionefra diritto privato e diritto pubblico, la doverosa pubblicita dimolti atti della sua gestione, e nulla toglie al carattere pubblicodel potere di un sovrano autocratico il fatto che questo poteresia esercitato in pili circostanze nel massimo segreto.

Come regime del potere visibile la democrazia ci fa subitovenire alIa mente l'immagine, tramandataci dagli scrittori politi­ci di tutti i tempi che si sono richiamati al grande esempiodell'Atene di Pericle, dell' "agora", 0 dell' "ecclesia", cioe all'adu­nanza di tutti i cittadini in luogo pubblico allo scopo di fare eascoltare proposte, denunciare abusi 0 pronunciare accuse, e de­cidere per alzata di mana 0 mediante pezzi di coccio dopa averascoltato gli argomenti pro e contro presentati dagli oratori.Quando il popolo era adunato, scrive il Glatz, l'araldo impreca­va contra chiunque cercasse d'ingannare il popolo, e perche idemagoghi non abusassero delle loro arti oratorie l'assemblearestava in ogni momenta sotto 10 "sguardo" (si noti questoriferimento all'atto del " vedere " del Dio. I magistrati eranosottoposti ad una sorveglianza continua, e ' nove volte all'annoa ogni pritania dovevano far rinnovare i loro poteri da un votodi fiducia, con votazione per alzata di mano, e se non l'ottene­vano, erano ipso facto rinviati davanti ai tribunali " 3. Non esenza ragione che l'assemblea sia stata spesso paragonata a unteatro 0 a uno stadio, cioe a uno spettacolo pubblico, doveappunto vi sono degli spettatori chiamati ad assistere ad un'a­zione scenica che si svolge secondo regole prestabilite e si con­clude con un giudizio. In un passo delle Leggi, in cui parla deltempo in cui il popolo era sottoposto aIle leggi, e adduce ad

"L'Umanita", 13 marzo 1980, p. 1.3 G. Glotz, La citra greca, Torino, Einaudi, 1948, p. 202.

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esempio il rispetto delle leggi della musica, Platone raccontacome a poco a poco per opera di poeti trascinati " da un entu­siasmo da baccanti " fosse stata introdotta una deplorevole con­fusione fra i vari modi musicali e ingenerata nel volgo 130 noncu­ranza delle leggi musicali, S1 che " i pubblici teatrali da mutidivennero loquaci, quasiche intendessero cia che in arte e bellooppure no; e invece di un'aristocrazia in fatto di musica si eavuta una miserabile teatrocrazia" 4. Subito dopo ridefiniscequesto termine di nuovo eonio 'teatrocrazia' come" demoeraziain fatto di musica ", interpretandola come l'effetto della pretesadel volgo di poter parlare di tutto e di non riconoscere pilialcuna legge. Platone e uno serittore antidemocratieo. L'equipa­razione fra il governo del popolo e il governo del pubblico inteatro (con la conseguente contrapposizione fra governo delpubblico e governo dei migliori) gli serve per esprimere aneorauna volta la propria condanna della democrazia intesa comedominio della lieenza 0 della sregolatezza. Ma l'assimilazione del" demos " al pubblico di un teatro va ben al di la del giudiziodi valore che vi e eonnesso nel brano platonieo 4.

Quale sia stata la forza suggestiva della democrazia antieanell'eta della rivoluzione franeese eben noto. Non importa quisapere se la realta fosse conforme al modello 0 se sia stata neisecoli trasfigurata in un ideale normativo. II governo demoerati­co resta nel tempo, e aneor pili intensamente nei momenti diribollimento e di attesa del novus ordo, eome il modello ideale

4 Platone, Le Leggi, 701a (trad. A. Cassara, Bari, Laterza, 1921, vol.I, p. 102). Ma si veda anche il passo precedente in cui si dice che lamusica non deve essere giudicata dai primi venuti, onde il giudice dellabuona musica non cleve giudicare prendendo lezione dagli spettatori,"confuso dai clamori della folla", e si critica "quello che la legge dispo­ne in Sicilia e in Italia, dove essa rimette il giudizio alla folla deglispettatori, e fa proclamare il vincitore per alzata di mano" (659b).

5 Di netta clerivazione platonica, se pure con accentuazione diversadel teatro come luogo rispetto al teatro come l'insieme degli spettatori,e l'uso che Nietzsche fa del termine "teatrocrazia" in 11 caso Wagner,ove rimprovera il movimento di Bayreuth di aver incoraggiato "la presun­zione del profano, dell'idiota in arte", onde "tutta questa gente organiz­za oggi associazioni, vuole imporre il proprio gusto, vorrebbe far dagiudice persino in rebus musicis et musicantibus" (qui la derivazione daPlatone e indubbia), e di aver coltivato la "teatrocrazia", definita "Iabizzarria di una credenza nel primate del teatro, in un diritto alIasupremazia del teatro sulle arti, sull'arte" (Opere, a cura di G. Colli eM. Montinari, Milano, Adelphi, 1970,. vol. VI, tome III, p. 39).

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del governo pubblico in pubblico. Tra Ie innumerevoli operedel tempo della rivoluzione, traggo questa citazione esemplaredal Catechismo repubblicano di Michele Natale (il vescovo diVico, giustiziato a Napoli il 20 agosto 1799):

Vi e niente di segreto nel Governo Democratico? Tutte Ie operazionidei governanti devono essere note al Popolo Sovrano, eccetto qualchemisura di sicurezza pubblica, che gli si deve far conoscere, quando i1pericolo e cessato 6.

Questo brano eesemplare perche enuncia in pochi tratti unodei principi fondamentali dello state costituzionale: la pubblici­ta e la regola, il segreto l'eccezione, e a ogni modo eun'eccezio­ne che non deve far venir meno la regola, giacche la segretezzae giustificata, non diversamente da tutte Ie misure eccezionali(quelle, tanto per intenderci, che poteva prendere il dittatoreromano), soltanto se e limitata nel tempo 7.

Che tutte Ie decisioni e piii in generale gli atti dei governan­ti debbano essere noti al popela sovrano e sempre state conside­rato uno dei cardini del regime democratico, definito come ilgoverno diretto del popolo 0 controllato dal popolo (e come po­trebbe essere controllato se si tenesse nascosto?). Anche quandoI'ideale della democrazia diretta viene abbandonato come anacro­nistico con la nascita del grande state territoriale moderno (rnaanche il piccolo state territoriale non e phi uno stato-citta) e

6 Michele Natale, Catechismo repubblicano per l'istruzione del popoloe la rovina de' tiranni, nella recente edizione a cura di G. Acocella, econ la presentazione di F. Tessitore, Vico Equense, 1978, p. 71.Un'altra curiosa citazione da Maurice ]oly, Dialogue aux enters entreMachiavel et Montesquieu ou la politique de Machiavel au XIX sieclepar un contemporain, Bruxelles, chez tous les libraires, 1868: " .. maiscomme la publicite est de l'essence des pays libres, toutes ces institu­tions ne pourraient vivre longtemps si elles ne fonctionnaient au grandjour" (p. 25).

7 II rapporto fra misura eccezionale e temporaneita e una delle carat­teristiche della dittatura romana, di quella che Schmitt chiama dittatura"commissaria" per distinguerla dalla dittatura "sovrana" (La dittatura,Bari, Laterza, 1975, ediz. originale 1921, cap. I). La temporaneita giustifi­ca la eccezionale concentrazione del potere. Dal momento che la dittatu­ra diventa perpetua i1 dittatore si trasforma in tiranno. La dittaturaromana e un esempio tipico di giustificazione dell'eccezione alIa regolamediante la limitazione nel tempo. Tipico nel senso che una qualsiasimisura eccezionale, quando sia rigorosamente limitata nel tempo, sospen­de l'applicazione della regola rna non abroga la regola stessa, e pertantosalva l'ordinamento nel suo complesso.

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viene sostituito dall'ideale della democrazia rappresentativa, giaperfettamente delineato, proprio in polemica con la democraziadegli antichi, in una lettera di Madison ai suoi interlocutori 8,

il carattere pubblico del potere, inteso come non segreto, comeaperto al "pubblico", rimane uno dei criteri fondamentali percontraddistinguere 10 stato costituzionale rispetto allo stato asso­luto, e quindi per contrassegnare la nascita 0 la rinascita delpotere pubblico in pubblico. In un brano della sua Verfassungs­lehre, Carl Schmitt coglie bene, forse al di la delle sue intenzio­ni, e a ogni modo non nello stesso contesto in cui si svolgonoqueste mie osservazioni, il nesso tra principio di rappresentan­za e pubblicita del potere, sino a intendere la rappresentanzacome una forma di rappresentazione, cioe come un modo dipresentare, di far presente, di rendere visibile, cio che altrimen­ti resterebbe nascosto. Valla pena citare almeno due passi:

La rappresentanza puo aver luogo soltanto nella sfera della pubblici­tao Non c'e alcuna rappresentanza che si svolga in segreto 0 a quattr'oc­chi... Un parlamento ha un carattere rappresentativo solo in quanto sicrede che la sua attivita propria sia pubblica. Sedute segrete, accordi e de­cisioni segrete di qualsivoglia comitato possono essere molto significative eimportanti, rna non possono mai avere un carattere rappresentativo 9.

II secondo passo e rispetto al nostro tema ancora piii e­splicito:

Rappresentare significa rendere visibile e rendere presente un essereinvisibile mediante un essere pubblicamente presentee La dialettica delconcetto sta in cio che l'invisibile viene presupposto come assente e con­temporaneamente reso presente 10.

Accanto e oltre al tema della rappresentanza, la teoria delgoverno democratico ha sviluppato un altro tema strettamenteconnesso a quello del potere visibile: il tema del decentramen­to inteso come rivalutazione della rilevanza politica della perife­ria rispetto al centro. Si pub interpretare l'ideale del governolocale come un ideale ispirato al principio secondo cui il poteree tanto piii visibile quanto phi e vicino. Di fatto la visibilita

8 In particolare la lettera n. 10 del 23 novembre 1787, It Federali­sta, Pisa, Nistri-Lischi, 1955, pp. 56 SSe

9 Miinchen und Leipzig, Duncker & Humblot, 1928, p. 208.10 Ibidem, p. 209. Su questo aspetto del pensiero di Schmitt richia­

rna l'attenzione J. Freund, L'essence du politique, Paris, Sirey, 1965, p.329.

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non dipende soltanto dal presentarsi in pubblico eli chi e investi­to del potere, rna anche dalla vicinanza spaziale fra il governan­te e il governato. Anche se le comunicazioni di massa hannoaccorciato le distanze tra l'eligendo 0 l'eletto e i suoi elettori,la pubblicita del parlamento nazionale e indiretta, effettuandosisoprattutto attraverso la stampa, la pubblicazione degli atti par­lamentari, 0 delle leggi e altri provvedimenti nella "Gazzettaufficiale". La pubblicita del governo di un comune e pili diret­ta, ed epili diretta proprio perche la visibilita degli amministra­tori e delle loro decisioni e maggiore. 0 per 10 meno, uno degliargomenti di cui si sono sempre serviti i difensori del governolocale, l'argomento della restrizione e moltiplicazione dei centridi potere, e stata la maggiore possibilita offerta al cittadino digettare il proprio sguardo negli affari che 10 concernono, e dilasciare il minima spazio al potere invisibile.

Alcuni anni or sono, in un libro molto nota e discusso (aparer mio, anche discutibile), Habermas ha raccontato la storiadella trasformazione dello state moderno mostrando il gradualeemergere di quella che egli ha chiamato "la sfera privata delpubblico" .0, detto altrimenti, la rilevanza pubblica della sferaprivata 0 ancora della cosiddetta opinione pubblica che pretendedi discutere e criticare gli atti del potere pubblico, ed esige perquesto, e non puo non esigere, la pubblicita dei dibattiti, tantodei dibattiti propriamente politici quanto di quelli giudiziari 11.

Si capisce che la maggiore 0 minore rilevanza dell'opinione pub­blica come opinione relativa agli atti pubblici, cioe propri delpotere pubblico che e per eccellenza il potere esercitato daisupremi organi decisionali dello stato, della " res publica", di­pende dalla maggiore 0 minore offerta al pubblico, intesa pro­prio come visibilita, conoscibilita, accessibilita, e quindi control­labilita, degli atti di chi detiene il supremo potere. La pubblici­ta COS! intesa e una categoria tipicamente illuministica in quan­to rappresenta bene uno degli aspetti della battaglia di chi si con­sidera chiamato a sconfiggere il regno delle tenebre: dovunque

11 J. Habermas, Strukturwandel der Offentlichkeit, Neuwied, Luchter­hand, 1962, trade it. col titolo Storia e critica dell'opinione pubblica,Bari, Laterza, 1971. II libro mi pare discutibile perche non vengonomai distinti nel corso di tutta l'analisi storica i due significati di 'pubbli­co' come appartenente alla sfera statale, alIa "res publica", che e ilsignificato originario del termine latino 'publicum', tramandatoci dalladistinzione classica tra ius privatum e ius publicum, e come manifesto(che e il significato del termine tedesco 'offentliches') opposto a segreto.

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abbia esteso il proprio dominio la metafora della luce e delrischiaramento (della Aufklarung 0 dell'Enlightment) ben si ad­dice alIa rappresentazione del contrasto fra potere visibile epotere invisibile 12. In un brano suI "mito solare della rivoluzio­ne" Starobinski ricorda che Fichte, partigiano della rivoluzione,aveva datato da Heliopolis, "I'ultimo anna dell'antico oscuranti­smo", il discorso sulla Rioendicazione della liberti: di pensierodai principi dell'Europa che l'banno sinora calpestata (1793) 13.

Chi pili di ogni altro ha contribuito a chiarire il nesso traopinione pubblica e pubblicita del potere e stato Kant, che puoessere considerato a buon diritto come il punto di partenza diogni discorso sulla necessita della visibilita del potere, una ne­cessita che eper Kant non solo politica rna morale. Nel famososaggio sull'illuminismo Kant afferma risolutamente che l'illumini­smo richiede "la pili inoffensiva di tutte Ie Iiberta, quella cioedi fare usa pubblico della propria ragione in tutti i campi". Aquesta affermazione fa seguire il commento: " ... il pubblicouso della propria ragione deve essere libero in ogni tempo, edesso solo puo attuare I'illuminismo fra gli uomini" , ave per'pubblico uso della propria ragione' s'intenda "I'uso che unone fa come datto davanti all'intero pubblico dei lettori". IIcommento si accompagna, com'e noto, all'elogio di Federico II,il quale ha favorito la liberta religiosa e la liberta di pensiero,intesa quest'ultima come I'autorizzazione ai sudditi "di far usodella loro ragione" e di "esporre pubblicamente al mondo Ieloro idee sopra una migliore costituzione, criticando liberamen­te quella esistente" 14. Naturalmente l'uso pubblico della pro­pria ragione esige la pubblicita degli atti del sovrano. Proprio

12 II che non toglie I'uso da parte degli illuministi delle societasegrete, come di strumento indispensabile per combattere Ia battagliadei lumi contro l'assolutismo. Su questo tema ampiamente R. Koselleck,Critica illuministica e crisi della societe borghese, Bologna, II Mulino,1972 (ediz. originaIe, 1959). Sulla necessita del segreto per combattere ilpotere segreto vedi oitre. COS! Koselleck: "Centro i misteri degli idoIa­tri degli arcana della politica stava il segreto degli Illuminati. 'Perchesocieta segrete?' chiede Bode, loro campione nella Germania settentriona­Ie, "la risposta e semplice: perche sarebbe follia giocare a carte scopertequando l'avversario nasconde il proprio gioco" (p. 108).

13 J. Starobinski, 1789. Les emblemes de la raison, Paris, Flamma­rion, 1979, p. 34.

14 I. Kant, Risposta alla domanda: che cosa e l'illuminismo, in Scrit­ti politici e di filosofia della storia e del diritto, Torino, Utet, 1956, pp.143 e 148.

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su questa punta il pensiero di Kant e molto esplicito emeritadi essere messo in evidenza, anche per la sua attualita, piii diquel che sia stato fatto sinora pur dai critici piti avveduti.Nella seconda Appendice alIa Pace Perpetua, intitolata Dell)ac­cordo della politica con la morale secondo il concetto trascen­dentale del diritto pubblico, Kant considera "concetto trascen­dentale del diritto pubblico" il seguente principio: "Tutte Ieazioni relative al diritto di altri uomini, la cui massima non esuscettibile di pubblicita, sono ingiuste" 15. Qual e il significatodi questo principio? In linea generale si puo rispondere cheuna massima non suscettibile di diventare pubblica euna massi­rna che, se mai fosse resa pubblica, susciterebbe tale reazionenel pubblico da rendere impossibile la sua attuazione. Le appli­cazioni che Kant ne fa, con due esempi illuminanti, al dirittointerno e al diritto internazionale, chiariscono meglio di ognialtro commento il problema. Rispetto al diritto interno egliadduce l'esempio del diritto di resistenza; rispetto al dirittointernazionale, del diritto del sovrano d'infrangere i patti stabili­ti con altri sovrani. E argomenta in questo modo. Nel primocaso "I'ingiustizia della ribellione si rende chiara da questo:che la massima di essa, qualora fosse pubblicamente conosciu­ta, renderebbe impossibile il proprio scopo. Percio dovrebbeessere tenuta necessariamente segreta" 16. E infatti, quale cittadi­no, nel momento stesso in cui accetta il pactum subiectionis,potrebbe dichiarare pubblicamente che si riserva il diritto di nonosservarlo? E quale valore potrebbe avere un simile patto qualo­ra fosse riconosciuto questo diritto ai contraenti? Nel secondocaso, analogamente, che cosa accadrebbe se nell'atto stesso distabilire un trattato con un altro stato, 10 stato contraente di­chiarasse pubblicamente di non ritenersi vincolato agli obblighiderivanti dal patto? "Accadrebbe naturalmente - rispondeKant - che ognuno 10 sfuggirebbe oppure farebbe lega conaltri stati per resistere aIle sue pretese", e di conseguenza "lapolitica con tutte Ie sue astuzie verrebbe meno al suo scopo,ragion per cui quella massima deve considerarsi ingiusta" 17.

Sulla validita di questo principio come criterio per distin­guere il buon governo dal mal governo, credo di non averbisogno d'insistere. Leggendo il giornale, che ci reca ogni matti-

15 Scritti politici, cit., p. 328.16 Ibidem, p. 331.17 Ibidem, p. 333.

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na notizia degli scandali pubblici, di cui ha un non invidiabileprimato il nostro paese, ciascuno di noi puo aggiungere esempia volonta e trarre conferma della bonta del principio. Che cosae che costituisce uno scandalo pubblico? 0, detto altrimenti,che cosa eche suscita scandalo nel pubblico? Equal eil momen­to in cui nasce 10 scandalo? II momento in cui nasce 10 scanda­10 e il momento in cui viene reso pubblico un atto 0 una seriedi atti che sino allora erano stati tenuti segreti 0 nascosti, inquanto non potevano essere resi pubblici perche, se resi pubbli­ci, quell'atto 0 quella serie di atti non avrebbero potuto esserecompiuti. Si pensi aIle varie forme che puo assumere la pubbli­ca corruzione, il peculato, la malversazione, la concussione, l'in­teresse privato in atti di ufficio e via enumerando, tanto perfare esempi banali, roba di tutti i giorni. Quale pubblico ufficia­Ie potrebbe dichiarare in pubblico nel momento in cui prendepossesso del suo ufficio che si appropriera di denaro pubblico(peculato) 0 di denaro non appartenente alIa pubblica ammini­strazione di cui egli ha il possesso per ragione del suo ufficio(malversazione), oppure costringera taluno a dargli del denaroabusando della sua qualita 0 delle sue funzioni (concussione) 0

si servira del suo ufficio per procurarsi vantaggi personali (inte­resse privato in atti di ufficio)? E evidente che simili dichiara­zioni renderebbero impossibile l'azione dichiarata perche nessu­na pubblica amministrazione affiderebbe un ufficio a chi la fa­cesse. Questa e la ragione per cui simili azioni debbono esseresvolte in segreto, e, una volta rese pubbliche, suscitano quelturbamento dell'opinione pubblica che si chiama, per l'appunto,"scandalo". Solo il tiranno platonico puo compiere pubblicamen­te anche quegli atti immondi che il privato cittadino 0 compiedi nascosto 0 avendoli repressi si abbandona a compierli soltan­to in sogno, come violare la propria madre. II criterio dellapubblicita per distinguere il giusto dall'ingiusto, il lecito dall'il­lecito, non vale per chi, come il tiranno, pubblico e privatocoincidono in quanto gli affari dello stato sono gli affari deltiranno e viceversa 18.

Autocrazia e "arcana imperii"

L'importanza data alIa pubblicita del potere e un aspettodella polemica illuministica contro 10 stato assoluto, pin specifi-

18 efr. Repubblica, 571.

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camente contro Ie varie immagini del sovrano padre 0 padrone,del monarca di diritto divino, 0 dell'hobbesiano Dio-terreno. IIpadre che comanda a figli minorenni, il padrone che comanda asudditi schiavi, il monarca che riceve da Dio il diritto di coman­dare, il sovrano che e equiparato a un Dio-terreno, non hannoalcun obbligo di rivelare ai destinatari dei loro comandi, chenon costituiscono un "pubblico", il segreto delle loro decisioni.Tasso fa dire a Torrismondo: " ... i segreti de' regi al folIevolgo / ben commessi non sono » 19. Anzi, in base al principio"salus rei publicae suprema lex" il sovrano per diritto divinoo per diritto di natura 0 per diritto di conquista ha il do­vere di tener celati quanto pili gli e possibile i suoi dise­gni. A immagine e somiglianza del Dio nascosto, il sovrano etanto pili potente, e quindi tanto pili adempie alla sua funzio­ne di governare sudditi indotti e indocili, quanto meglio rie­see a vedere quello che fanno i suoi sudditi senza farsi vedere.L'ideale del sovrano equiparato al Dio terreno e quello di es­sere, al pari di Dio, l'onniveggente invisibile. II rapporto po­litico, cioe il rapporto fra governante e governato, puo esse­re raffigurato come un rapporto di scambio, un sinallagma, di­rebbe un giurista, in cui il governante presta protezione incambio di obbedienza. Ora chi protegge ha bisogno di averemille occhi come quelli di Argo, chi obbedisce non ha bisognodi vedere alcunche. Tanto e oculata la protezione altrettantocieca l'obbedienza.

Negli scrittori politici che con Ie Ioro teorie della ragiondi state accompagnano la formazione dello state moderno,uno dei temi ricorrenti e il tema degli arcana imperii. Si trat­ta di un tema vastissimo, suI quale mi limito a qualche rapidanotazione utile allo scopo 20. L'autore del pili noto scritto sul­l'argomento, De arcanis rerum publicarum (1605), il Clapmar,definisce gli arcana imperii: "Intimae et occultae rationes siveconsilia eorum qui in republica principatum obtinent". II Ioroscopo eduplice: conservare 10 state in quanto tale e conservare laforma di governo esistente (ovvero impedire che una monarchiadegeneri in un'aristocrazia, un'aristocrazia in una democrazia, e

19 Traggo questa citazione dall'Introduzione di L. Firpo a TorquatoTasso, Tre seritti politiei, Torino, Utet, 1980, p. 27.

20 L'espressione deriva da Tacito. Per una prima approssimazione altema F. Meinecke, L'idea della ragion di stato nella storia moderna,Firenze, Vallecchi, 1942, vol. I, pp. 186 SSe

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cosi eli seguito, secondo la natura delle varie "mutazioni", illu­strate da Aristotele nel quinto libro della Politica). L'autore chia­rna i primi "arcana imperii", i secondi "arcana dominationis" 21.

Gli-uni e gli altri appartengono al genere delle "simulationes",ancorche "honestae et licitae". II machiavellico Gabriel Naude,nelle sue Considerations politiques sur les coups d'Etat (1639)scrive: " ... non vi e nessun principe cosi debole e privo disenno da essere scriteriato al punto di rimettere al giudizio delpubblico cia che a mala pena rimane segreto se con£idato all'o­recchio eli un ministro 0 di un favorito" 22. Gia da queste cita­zioni si vede che nella categoria degli arcana rientrano due feno­meni diversi se pure strettamente congiunti: il fenomeno delpotere occulto 0 che si occulta e quello del potere che occulta,cioe che si nasconde nascondendo. II primo comprende il temaclassico del segreto di stato, il secondo comprende il tema altret­tanto classico della menzogna lecita e utile (lecita perche utile)che risale nientemeno a Platone. Nello stato autocratico il segre­to di stato non e l'eccezione rna la regola: Ie grandi decisionipolitiche debbono essere prese al riparo degli sguardi indiscretidi un qualsiasi pubblico. II pili alto grado del potere pubblico,del potere cioe di prendere decisioni vincolanti per tutti i suddi­ti, coincide con la massima concentrazione della sfera privatadel principe. In uno dei testi considerati oggi fra i piii autorevo­Ii per la ricostruzione del pensiero politico francese al tempodella monarchia assoluta, La monarchie de France (1519) diClaude de Seyssel; si legge che " ... aussi faut avoir regard dene communiquer les choses qu'il est requis etre secretes, entrop grosse assemblee. Car il est presque impossible que cequi vient a connaissance de plusieurs gens ne soit publie" 23. IIre, secondo l'autore, ha bisogno di servirsi di tre consigli, comeCristo che poteva contare su tre cerchie di seguaci, i settanta-

21 Lo cito dall'ediz. di Amsterdam, apud Ludovicum Elzeverium,1644. II volume contiene anche, a guisa d'introduzione, i1 Discursus dearcanis rerum publicarum di Giovanni Corvino, e i1 De arcanis rerumpu­blicarum discursus di Christoph Besold nonche il De iure publico dellostesso Clapmar, II brano citato si trova a p. 10. Entrambe le espressio­ni, arcana imperii e arcana dominationis, si trovano in Tacito se puresenza il significato specifico che attribuisce loro i1 Clapmar: Ia prima inAnnales, II, 36, e in Historiae, I, 4; Ia seconda in Annales, II, 59.

22 Cito dalla trade it., Torino, Boringhieri, 1958. II brano citato e ap.54.

23 Cito dall'ediz. di J. PoujoI, Paris, Librairie d'Argences, 1961. IIbrano citato e a p. 134.

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due discepoli, i dodici apostoli, e i tre piti fidati, San Pietro,San Giovanni e San Giacomo. Di questi tre consigli l'ultimo eil Consiglio segreto, composto di non piii di tre 0 quattro perso­ne scelte fra "les plus sages et experimentes", con Ie quali ilprincipe tratta Ie questioni piii importanti prima di sottoporleal Consiglio ordinario, e discute l'opinione di questo Consiglioquando ritiene che non sia stata la piii opportuna, sino a noneseguirla ed a eseguire al contrario la propria deliberazione"sans leur en dire riens, jusques ace qu'elle soit mise aeffet" 24.

Tra Ie ragioni che soccorrono a favore della segretezza,due sono prevalenti e ricorrenti: la necessita della rapidita diogni decisione che riguardi gl'interessi supremi dello stato, e ildisprezzo del volgo, considerato un oggetto passivo del potere,dominato com'e da forti passioni che gli impediscono di farsiun'idea razionale del bene comune e 10 rendono facile predadei demagoghi. Beninteso, quando parlo del potere occulto del­l'autocrate non mi riferisco al suo aspetto esteriore. II principe,quanto piii e assoluto, tanto phi deve apparire all'esterno consegni inconfondibili della sua potenza: la reggia in mezzo alIacitta, la corona, 10 scettro e Ie altre insegne regali, la magnificen­za delle vesti, il corteggio dei nobili, la scorta degli armati,I'ostensione di simboli ·in senso proprio "vistosi", gli archi ditrionfo al suo passaggio, Ie cerimonie solenni per rendere pubbli­ci i principali momenti della sua vita privata, nozze, nascite emorti (in singolare contrasto con Ia segretezza degli atti pubbli­ci). AlIa visibilita Iuminosa, quasi accecante, dell'attore, necessa­ria per infondere un sentimento di rispetto e di timor riverenzia­Ie verso il padrone della vita e della morte dei propri sudditi,deve far riscontro I'opacita dell'azione necessaria per garantirneI'incontrollabilita e I'arbitrarieta 25.

Per converso, dove il sommo potere e occuIto, tende ad

24 Ibidem, p. 139.25 Quando avevo gia scritto queste pagine mi e capitato fra Ie mani

i1 libro di R. - G. Schwarzenberg, Lo stato spettacolo, Roma, EditoriRiuniti, 1980, presentato con i1 sottotitolo Attori e pubblico nel grandeteatro della politica mondiale. 11 tema del libro e la trasformazione dellavita politica in uno spettacolo in cui i1 grande politico si esibisce, habisogno di esibirsi, come un attore. L'a. scrive all'inizio: "Ormai 10state si trasforma in compagnia teatrale, in produttore di spettacolo ...",dove l'unico errore e in quell'''ormai'' (errore peraltro in un libro dipolitica piuttosto grave).

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essere occulto anche il contropotere. Potere invisibile e contro­potere invisibile sono due facce della stessa medaglia. La storiadi ogni regime autocratico e la storia della congiura sono duestorie parallele che si richiamano l'una con l'altra. Dove c'e ilpotere segreto c'e quasi come suo prodotto naturale l'antipote­re altrettanto segreto sotto forma di congiure, complotti, cospi­razioni, colpi di stato, tramati negli ambulacri del palazzo impe­riale, oppure di sedizioni 0 rivolte 0 ribellioni, preparate inluoghi impervi e inaccessibili, lontani dagli sguardi degli abitan­ti del palazzo, cosi come il principe agisce il pill possibile lonta­no dagli sguardi del volgo. Accanto alIa storia degli arcana domi­nationis si potrebbe scrivere, con la stessa abbondanza di parti­colari, la storia degli arcana seditionis. II tema e scomparso daitrattati di scienza politica e diritto pubblico scritti dopo l'avven­to dello stato costituzionale moderno che ha proclamato il prin­cipio della pubblicita del potere. Ma non 10 ignoravano gliantichi scrittori sulle pagine dei quali non sarebbe inopportu­no, per ragioni sin troppo evidenti, e dolentemente evidenti,gettare di nuovo uno sguardo non distratto. Nei Discorsi sullaPrima Deca Machiavelli dedica aIle congiure uno dei capitolipill densi e pili lunghi, che comincia cosi: "Ei non m'e parsoda lasciare indietro il ragionare delle congiure ~ .. perche si vedeper quelle molti pill principi avere perduta la vita e 10 statoche per guerra aperta", E continua: "Acciocche dunque i princi­pi imparino a guardarsi da questi pericoli e che i privati pilitimidamente vi si mettino ..., io ne ·parlero diffusamente, nonlasciando indietro alcuno caso notabile in documento dell'uno edell'altro" 26.

II potere autocratico, ho detto, non solo si nasconde per nonfar sapere chi e e dov'e, ma tende anche a nascondere Ie suereali intenzioni nel momenta in cui le sue decisioni debbonodiventare pubbliche. Tanto il nascondersi quanto il nasconderesono due strategie abituali dell'occultamento. Quando non puoifare a meno di mescolarti col pubblico ti metti la maschera.Negli scrittori della ragion di stato il tema del "rnendacio" eun tema obbligato, cosi com'e d'obbligo il richiamo alIa "nobilemenzogna" di Platone 0 ai "discorsi sofistici" di Aristotele 27.

26 Si tratta del cap. VI del Libro III.27 Un bel repertorio di citazioni si trova in R. De Mattei, II proble­

ma della 'ragion di stato' nel seicento. XIV, Ragion di stato e "emenda­cion, in "Rivista internazionale di filosofia del diritto", XXXVII (1960),pp. 553-576.

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Diventa communis opinio che chi detiene il potere e deve conti­nuamente guardarsi da nemici esterni ed interni, ha il diritto dimentire, piii precisamente di "simulate", cioe di fare apparirequello che non e, e di "dissimulate", cioe di non fare apparirequello che e. Di rito e il paragone con il medico che nascondeal malato Ia gravita della malattia. Ma aItrettanto rituale lacondanna del malato che inganna il medico e non dicendogli laverita sulla gravita del suo male gl'impedisce di curarlo. Analo­gamente, se e vero che il principe ha il diritto d'ingannare ilsuddito, e altrettanto vero che il suddito non ha il diritto d'in­gannare il principe. II grande Bodin scrive: "Non bisogna ri­sparmiare ne Ie belle parole ne Ie promesse: infatti in questocaso Platone e Senofonte permettevano ai magistrati e ai gover­nanti di mentire, come si fa coi bambini e coi malati. COS!faceva il saggio Pericle con gli Ateniesi per avviarli sulla stradadella ragione" 28. Grozio dedica un capitolo del suo De iurebelli ac pacis all'argomento De dolis et mendacio nei rapportiinternazionali. Questo capitolo e importante perche contieneun lungo .elenco delle opinioni classiche pro e contro la menzo­gna pubblica, e una copiosa casistica, tanto copiosa e sottileche il lettore di oggi vi si smarrisce come in un labirinto in cuialIa fine di una via se ne aprono altre, ciascuna delle quali neapre altre ancora, sino ache il viator si perde e non riesce piiine a trovare la via d'uscita ne a tornare indietro.

Questo ideale sommo del potere di essere a un tempo onni­veggente e invisibile e stato recentemente riscoperto e mirabil­mente descritto da Foucault nell'analisi del Panopticon di Ben­tham, al quale ha dedicato alcune pagine di Sorvegliare e puni­re 29: un insieme di celIe separate, racchiudenti ciascuna un dete­nuto, disposte a raggiera e terminanti in una torretta, dall'altodella quale il sorvegliante, simbolo del potere, puo vedere adogni momento gli atti anche minimi del sorvegliato. Importan­te non eche i prigionieri vedano chi li vede: importante echesappiano che c'e qualcuno che li vede, 0 meglio che Ii puovedere. Foucault definisce correttamente il Panopticon comeuna macchina per dissociare la coppia "vedere-essere visto".Chi vede non e visto, chi non vede e visto. Cosi si esprime:

28 Jean Bodin, Les six livres de la Republique, Paris, chez Jacquesdu Puys, 1597, IV, 6, p. 474 (cit. da De Mattei, p. 560, nota 27).

29 Torino, Einaudi, 1967, pp. 218-228.

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"Nell'anello periferico si e totalmente visti, senza rnai vedere;nella torre centrale si vede tutto senza mai essere visti" 30.

Un'altra osservazione interessante: la struttura architettonicadel Panopticon instaura un rapporto asimmetrico fra i due sog­getti del rapporto di potere rispetto all'atto del vedere e delvedersi. E un'osservazione che provoca un'ulteriore riflessione:i rapporti di potere possono essere simmetrici e asimmetrici.Idealmente la forma di governo democratico nasce dall'accordodi ciascuno con tutti gli altri, cioe dal pactum societatis. Ora ilcontratto rappresenta il tipo ideale del rapporto simmetrico,fondato com'e suI principio del "do ut des", mentre il tipoideale del rapporto asimmetrico e l'ordine del sovrano che in­staura un rapporto comando-obbedienza. La struttura del Panop­ticon e stata inventata per la prigione modello, ossia per untipo d'istituzione sociale fondata sul principio del massimo dicoazione e del minimo di liberta, per quel tipo d'istituzioni,come i manicomi, Ie caserme e in parte gli ospedali, che sonostate chiamate totali, la cui massima e "Tutto cia che non eproibito e obbligatorio" , rna puo benissimo essere elevato amodello ideale dello state autocratico quando venga condottoalIa pili alta perfezione il suo principia (qui usa il termine"principio" nel sensodi Montesquieu), secondo cui il principee tanto pili capace di farsi ubbidire quanto pili eonniveggente,ed etanto pili capace di comandare quanta piii einvisibile. Consi­derando la coppia comando-obbedienza come la coppia caratteri­stica del rapporto asirnmetrico di potere, colui che comanda etanto phi terribile quanto pili e nascosto (il suddito sa che chi10 vede c'e rna non sa esattamente dov'e): colui che deve ubbidi­re e tanto pili docile quanto pili e scrutabile e scrutato in ognisuo gesto, atto 0 parola (il sovrano sa ad ogni momenta dov'ee che cosa fa).

Lo stesso Bentham ha intravisto la possibilita, come Fou­cault ha messo bene in rilievo, di estendere il rneccanismo delPanopticon ad altre istituzioni, a tutti gli stabilimenti "in cui,nei limiti di uno spazio che non sia troppo esteso, e necessariornantenere sotto sorveglianza un certo numero di persone", giac­che "la sua eccellenza consiste nella sua grande forza che ecapace di conferire ad ogni istituzione alIa quale venga applica­to" 31. Ritornero alIa fine sull'inciso "nei limiti di uno spazio

30 Ibidem, p. 220.31 Ibidem, pp. 224-25.

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che non sia troppo esteso". Ma e ancora da sottolineare a qua­Ie grado d'infatuazione per la creatura sia giunto il suo invento­re quando scrive che il Panopticon "e capace di ri£ormare lamorale, preservare Ia salute, rinvigorire I'industria, di££ondereI'istruzione, alleggerire Ie cariche pubbliche, stabilizzare I'econo­mia come sulla roccia, sciogliere, invece di tagliare, il nodo gor­diano delle leggi sui poveri: tutto questo con una sempliceidea architettonica" 32. La stessa £igura dell'edi£icio - in altoil sorvegliante sulla torretta, in basso il sorvegliato nella cella- suscita, infine, ancora una domanda che e poi la domandache gli scrittori poIitici di tutti i tempi, a cominciare da Plato­ne, hanno posto come domanda ultima di ogni teoria dello sta­to: "Chi sorveglia il sorvegliante?" Quis custodiet custodes?La risposta di rito consiste nel presupporre un sorvegliante supe­riore sino ache si arriva necessariamente, perche nelle cosedella pratica il ricorso al processo all'infinito e interdetto, alsorvegliante non sorvegliato perche non c'e piii alcun sorveglian­te superiore al di sopra di lui. Ma chi e questo sorvegliantenon sorvegliato? La domanda e tanto importante che Ie variedottrine politiche si possono classi£icare in base alIa rispostache Ie danno: Dio, l'eroe £ondatore di stati (Hegel), iI pili £or­te, il partito rivoluzionario che ha conquistato il potere, il popo­10 inteso come I'intera collettivita che si esprime attraverso ilvoto. Bentham ea modo suo uno scrittore democratico ed eccocome risolve il problema del sorvegliante sorvegliato: I'edificiopotra essere £acilmente sottoposto a ispezioni continue non so­lo da parte di ispettori designati ma anche da parte del pubbli­co. Questo espediente rappresenta una fase ulteriore della disso­ciazione della coppia "vedere-essere visto". II prigioniero e ilnon veggente visibile, il sorvegliante e il veggente visibile, ilpopela chiude la scala in quanto veggente non visto da altriche da se stesso e quindi, rispetto ad altri, invisibile. II veggen­te invisibile eancora una volta il sovrano.

Ideale democratico e realta

Le osservazioni che precedono hanno mostrato, credo, oitreall'importanza dell'argomento sinora meno esplorato di quelche meriterebbe, anche la sua vastita, E non ho parlato di un£enomeno capitale nella storia del potere segreto, che e il feno-

32 Ibidem, p. 225.

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meno dello spionaggio (e, corrispondentemente, poiche il pote­re invisibile si combatte con un potere altrettanto invisibile,del controspionaggio), e piii in generale dei servizi segreti. Nonvi e stato, autocratico 0 democratico, che vi abbia rinunciato. Enessuno stato vi ha sinora rinunciato perche non c'e migliormodo di sapere i fatti altrui che quello di cercare di venirne aconoscenza senza farsi conoscere e riconoscere. Non e un casoche 10 stesso Kant, di cui ho precedentemente illustrato la tesidella pubblicita degli atti del governo come rimedio alla immora­Iita della politica, consideri fra gli articoli preliminari per lapace perpetua interstatale il divieto assoluto del ricorso aIlespie, compreso fra "gli stratagemmi che elisonorano", adducen­do fra l'altro l'argomento che l'impiego delle spie in guerra,uno stratagemma "in cui si sfrutta solo la mancanza del sensodell'onore di altre persone", finirebbe per estendersi anche allostato di pace 33.

A ogni modo 10 scopo di queste osservazioni non e quellodi fare un'analisi storica delle varie forme del potere invisibilebensi quello, da cui ho preso Ie mosse, eli confrontare l'idealedella democrazia come governo del potere visibile con la realta,avvertendo sin d'ora che mi riferiro in particolare alIa situazio­ne del nostro paese. Per secoli la democrazia e stata condanna­ta come forma di governo cattiva in se stessa, da Platone aHegel, perche e il governo del popolo e il popolo, degradato amassa, a folIa, a plebe, non e in grado di governare: il greggeha bisogno del pastore, la ciurma del timoniere, il £iglio mino­renne del padre, gli organi del corpo della testa, per ricordarealcune delle meta£ore tradizionali. Da quando la democrazia estata elevata al rango della miglior forma di governo possibile(0 di quella meno cattiva), il punto di vista da cui i regimidemocratici sono giudicati equello delle promesse non mantenu­teo Non ha mantenuto la promessa dell'autogoverno. Non hamantenuto la promessa dell'uguaglianza non solo formale maanche sostanziale. Ha mantenuto la promessa di debellare il

33 Cfr. Scritti politici, cit., p. 288. Nella repubblica di Ibania, descrit­ta dal dissidente sovietico A. Zinoviev, nello straordinario libro Cimeabissali, Milano, Adelphi, 2 voll., 1977-1978, 10 spionaggio e elevato aprincipio generale di governo, a suprema regola non soltanto nei rappor­ti tra governanti e governati rna anche nei rapporti dei governati fra"oro, COS! che il potere autocratico si fonda oltre che sulla sua capacitadi spiare i sudditi anche sull'aiuto che gli viene dai sudditi terrorizzatiche si spiano fra di loro.

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potere invisibile?E noto e pacifico - stavo per dire non e un "segreto" per

nessuno - che anche 10 stato pili democratico tutela una sferaprivata 0 segreta dei cittadini, ad esempio mediante la configura­zione del reato di violazione della corrispondenza (art. 616C.P.) 0 mediante la difesa della privatezza 0 .intimita della vitaindividuale e familiare dallo sguardo indiscreto dei pubblici po~

teri 0 dei formatori di opinione pubblica; oppure esige che alcunesfere della propria azione non siano aperte 0 manifeste al pub­blico, come avviene attraverso gli articoli 683-685 C.P. - COS1

spesso richiamati a proposito e a sproposito - che prevedonocome reato la pubblicazione delle discussioni segrete del parla­mento 0 di atti dei procedimenti penali 0 di notizie concernen­ti un procedimento penale. Ma non e questo il problema: c'epur sempre una differenza fra autocrazia e democrazia, giacchein quella il segreto di stato euna regola, in questa un'eccezioneregolata da leggi che non ne permettono indebite estensioni.Non mi soffermo neppure su un altro problema che pur merite­rebbe qualche riflessione, vale a dire sulla riapparizione degliarcana imperii sotto forma del governo dei tecnici 0 tecnocra­zia: il tecnocrate edepositario di conoscenze che non sono acces­sibili alla massa, e qualora fossero rese accessibili, non sarebbe­ro neppure comprese dai phi, 0 per 10 meno i pili (cioe isoggetti del potere democratico) non potrebbero dare alcun COl1­

tributo utile alla discussione cui eventualmente fossero chiama­tie Non si tratta in questa caso del disprezzo tradizionale delvolgo in quanto folIa irrazionale incapace di prendere decisionirazionali anche nel proprio interesse, di levare gli occhi dallaterra delle proprie necessita quotidiane per sollevarli a mirareil sole splendente del bene comune, quanto del riconoscimentoobiettivo della sua ignoranza, 0 meglio della sua non-scienza,del divario incolmabile che separa l'esperto dall'indotto, il com­petente dall'incompetente, il laboratorio dello scienziato 0 deltecnico dalla piazza. Non mi ci soffermo perche 10 scontro frademocrazia e tecnocrazia appartiene pili a quelli che ho chiama­ti "paradossi" della democrazia che non ai suoi insuccessi 34.

II confronto fra il modello ideale del potere visibile e larealta delle cose deve essere condotto tenendo presente la ten-

34 Sarebbe opportuno distinguere due funzioni diverse del segreto, ilnon far sapere perche la decisione non e da tutti (il segreto tecnico) enon e per tutti (il segreto piii propriamente politico).

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denza di ogni forma di dominio, su cui mi sono soffermatonelle pagine precedenti, a sottrarsi allo sguardo dei dominatinascondendosi e nascondendo, ovvero attraverso la segretezza eil mascheramento.

Mi sbrigo subito di questo secondo aspetto del problemaperche il nascondimento e fenomeno comune a ogni forma dicomunicazione pubblica. Un tempo si chiamava "simulazione"dal punto di vista del soggetto attivo, cioe del principe, cio cheoggi si chiama "manipolazione" dal punto di vista del soggettopassivo, cioe dei cittadini. Mi e accaduto spesso di far notareche ogni problema che interessa la sfera della politica puo esse­re esaminato ex parte principis ed ex parte populi. Gli scrittoripolitici si sono interessati per secoli dei problemi della politicadal punto di vista del principe: di qua l'interesse per il temadella menzogna utile, e delle condizioni e dei limiti della sualiceita. Lo stesso problema considerato dal punto di vista deldestinatario del messaggio diventa il problema del consensoestorto attraverso le varie forme di manipolazione su cui siconsultano da tempo gli esperti delle comunicazioni di massa. Ipiii diretti eredi della menzogna utile sono nelle societa di mas­sa i sistemi ideologici e i loro derivati. Gli scrittori politicihanno sempre saputo, ed ora sappiamo pili che mai, che ilpotere politico propriamente detto, il cui strumento caratteriz­zante e l'uso della forza, non puo fare a meno del potere ideolo­gico, e quindi di "persuasori", palesi 0 occulti che siano. IIregime democratico, e qui intendo per 'regime democratico' ilregime in cui il potere supremo (supremo in quanto eautorizza­to a usare esso solo in ultima istanza la forza) viene esercitatoin nome e per conto del popela attraverso la procedura delleelezioni a suffragio universale ripetute a scadenza fissa, anch'es­so non ne puo fare a meno, anzi, sotto certi aspetti, ne ha piiibisogno dell'autocrate 0 del gruppo dirigente oligarchico di fron­te ai quali i sudditi sono una massa inerte e priva di diritti.Gli scrittori democratici hanno sempre imprecato contro il"mendacio" del principe con 10 stesso accanimento e la stessaperseveranza con cui gli scrittori antidemocratici hanno inveitocontro l'eloquenza ingannatrice dei demagoghi. Cio che distin­gue il potere democratico da quello autocratico e che solo ilprimo per mezzo della libera critica e la liceita di espressionedei diversi punti di vista puo sviluppare nel proprio seno deglianticorpi, e consentire forme di "disoccultamento" 35.

35 Un'operazione tipica di "disoccultamento" e appunto la denuncia

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Sottogooerno, criptogoverno e potere onniveggente

II tema piii interessante, su cui si pub davvero mettere alIaprova la capacita del potere visibile di debellare il potere invisi­bile, e quello della pubblicita degli atti del potere, che, come sie visto, rappresenta il vero e proprio momenta di svolta nellatrasformazione dello stato moderno da stato assoluto a stato didiritto. Su questo punto, specie guardando al modo con cui sisvolgono le cose nel nostro paese, si deve riconoscere francamen­te che la debellatio del potere invisibile da parte del poterevisibile non e avvenuta. Mi riferisco soprattutto al fenomenodel sottogoverno e a quello che si potrebbe chiamare del cripto­governo. Questa divisione del potere, non phi verticalmente °orizzontalmente, secondo le distinzioni classiche, ma in pro£ondi­ta, vale a dire in potere emergente (0 pubblico), semi-sommerso(0 semi-pubblico) e sommerso (0 occulto), non emolto ortodos­sa ma pub servire a cogliere aspetti della realta che sfuggonoaIle categorie tradizionali.

'Sottogoverno' e rimasto sinora un termine quasi esclusiva­mente giornalistico, eppure merita ormai di entrare nell'univer­so del discorso tecnico dei politologi. Forse evenuto il momen­to di tentare una teoria del sottogoverno, del quale esiste soltan­to - e come! - una pratica. Tale pratica e strettamente con­nessa con quella funzione dello stato postkeynesiano (e che ineo-marxisti chiamano 10 stato del capitale), che e il governodell'economia. La dove 10 stato ha assunto il compito del gover­no dell'economia la classe politica esercita il potere non piiisoltanto attraverso Ie forme tradizionali della legge, del decretolegislativo, dei vari tipi di atti d'amministrazione, che da quan­do esistono un regime parlamentare e uno stato di diritto (unostato, intendo, in cui gli atti della pubblica amministrazionesono sottoposti a un controllo giurisdizionale) sono entrati afar parte della sfera del potere visibile, ma anche attraverso lagestione dei grandi centri di potere economico (banche, indu­strie di stato, industrie sovvenzionate dallo stato, ecc.), dallaquale oltretutto trae i mezzi di sussistenza degli apparati deipartiti, di quegli apparati dai quali a sua volta trae attraversoIe elezioni la propria legittimazione a governare. A di£ferenzadel potere legislativo e del potere esecutivo tradizionale il gover-

di scandali 0 per meglio dire la denuncia di azioni compiute senzapubblicita che una volta diventate pubbliche suscitano scandalo.

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no dell'economia appartiene in gran parte alIa sfera del potereinvisibile in quanto si sottrae, se non formalmente, sostanzial­mente, al controllo democratico e al controllo giurisdizionale.Per quel che riguarda il controllo dernocratico, il problema delrapporto fra parlamento e governo dell'economia continua adessere uno dei pili gravi terni di dibattito da parte di costituziona­listi, politologi e politici, per la sernplice ragione che, nonostantequalche innovazione, come quella introdotta dalla legge 24 gen­naio 1978, n. 18, relativa al controllo parlamentare sulle nomi­ne degli enti pubblici, eben lungi dall'essere risolto, il che eprovato dagli scandali che scoppiano irnprovvisarnente e rnetto­no l'opinione pubblica di fronte a novita sconcertanti rivelan­do, pili che l'inavvedutezza, l'impotenza del parlamento. Quan­to al controllo giurisdizionale degli atti amministrativi, bastiquesta elementare osservazione: nello state di diritto la giu­stizia amministrativa e stata istituita a tutela dell'interes­se dei cittadini nei riguardi delle illegalita della pubblicaamministrazione, suI presupposto che da tali atti il citta­dino venga in maggiore 0 minore misura danneggiato. Maquando un atto illegale di un ufficio pubblico non Iede gl'inte­ressi di un cittadino rna al contrario Ii favorisce, in altre parolequando il singolo cittadino trae un vantaggio dalla pubblicaillegalita, il presupposto su cui e state fondato l'istituto dellagiustizia amministrativa ecaduto.

Chiarno 'criptogoverno' I'insieme delle azioni compiute daforze politiche eversive che agiscono nell'ombra in collegamen­to coi servizi segreti, 0 con una parte di essi, 0 per 10 meno daquesti non ostacolati. L'episodio piii impressionante di questogenere nella recente storia d'Italia e indubbiamente la strage diPiazza Fontana. A piii di dieci anni di distanza, nonostante illungo procedimento giudiziario in piii fasi e in piii direzioni, ilmistero non e state svelato, la verita non e stata scoperta, Ietenebre non sono state diradate. Eppure non ci troviamo nellasfera dell'inconoscibile. Si tratta di un mere fatto, che appartie­ne in quanto tale alIa sfera del conoscibile, per cui se pure nonsappiamo chi e stato, sappiamo con certezza che qualcuno estato. Non faccio congetture, non avanzo alcuna ipotesi. Milimito a rievocare il sospetto rimasto dopo la conclusione delprocesso che il segreto di state sia servito a proteggere il segre­to deII'anti-stato. Risalgo alIa strage di Piazza Fontana, anche acosto di apparire ormai attardato in un episodio remoto (rnapili che remoto, rimosso), se pure riemergente, perche la degene..

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razione del nostro sistema democratico e cominciata di If, cioedal momenta in cui un arcanum) nel senso piti appropriato deltermine, e entrato imprevisto e imprevedibile nella nostra vitacollettiva, l'ha sconvolta, ed e stato seguito da altri episodirimasti altrettanto oscuri. La maggior parte degli uomini ha lamemoria debole, quando non si tratti delle proprie ferite. Cideve pur essere qualcuno che si assuma il compito di rappresen­tare la memoria collettiva e quindi di non tralasciare nulla checi aiuti a capire. La nostra storia recente e stata attraversata datroppi oggetti misteriosi perche non si debba riflettere sullafragilita e sulla vulnerabilita delle nostre istituzioni democrati­che, anche dal punto di vista su cui ho cercato di richiamarel'attenzione in queste pagine, dell'opacita del potere (opacitacome non-trasparenza). E poi se l'esistenza di u~ arcanum impe­rii 0 dominationis resta un'ipotesi, non e un'ipotesi, ma unadrammatica realta il ritorno, impensabile fino a pochi anni fa,degli arcana seditionis sotto specie dell'azione terroristica. IIterrorismo eun caso esemplare di potere occulto che attraversatutta la storia. Uno dei padri del terrorismo moderno, Baku­nin, proclamava la necessita di una "dittatura invisibile" 36. Chiha deciso di entrare a far parte di un gruppo terrorista ecostret­to a scendere nella clandestinita, si mette la maschera, ed eserci­ta la stessa arte del mendacio tante volte descritta come unodegli stratagemmi del principe. Anch'egli rispetta scrupolosa­mente la massima che il potere e tanto piti efficace quanto piiisa, vede, conosce non lasciandosi vedere.

Prima di terminare mi sia permesso fare un accenno all'al­tro tema che corre parallelo a quello del potere invisibile, inten­do il tema del potere onniveggente. Lo stesso Bentham, comesi e visto, si era reso perfettamente conto dei limiti della suacostruzione quando aveva scritto che essa era, sf applicabile adaltri stabilimenti oltre la prigione, rna a condizione che "10 spa­zio non fosse troppo esteso". Curiosamente illirnite del Panopti-

36 "Questo programma puo essere enunciato chiaramente in pocheparole: distruzione totale del mondo giuridico-statale e di tutta Ia cosid­detta civilta borghese mediante una rivoluzione popolare spontanea, diret­ta in modo invisibile non da una dittatura u££iciale, rna da una dittaturaanonima e collettiva di amici della liberazione totale del popolo da ognigiogo, saldamente uniti in una societa segreta e agenti sempre e ovun­que per un unico fine e secondo un unico programma" (M.A. Bakunin aS.G. Neiaeo, in A.I. Herzen, A un vecchio compagno, a cura di V.Strada, Torino, Einaudi, 1977, p. 80).

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cum era il medesimo che Rousseau ammetteva per la democra­zia diretta realizzabile solo nelle piccole repubbliche. Ma ogginon e piii il frutto di una immaginazione stravagante l'idea chela democrazia diretta sia resa possibile dall'uso dei computers.E perche 10 stesso uso dei computers non potrebbe renderepossibile una conoscenza capillare dei cittadini anche di un gran­de stato da parte di chi detiene il potere? Gia oggi e impossibi­Ie equiparare la conoscenza che aveva dei propri sudditi unmonarca assoluto come Luigi XIII 0 Luigi XIV con quella chepuo avere dei propri cittadini il governo di uno stato beneorganizzato. Quando leggiamo Ie storie delle jacqueries ci accor­giamo di quanto poco riuscisse a "vedere" il monarca con ilsuo apparato di funzionari, e come Ie rivolte scoppiassero senzache il potere, per quanto assoluto, fosse in grado di prevenirle,anche se poi non andava molto per il sottile nel reprimerle.Quanto poco, in paragone con Ie enormi possibilita che si apro­no a uno state padrone dei grandi memorizzatori artificiali. Sepoi questa prospettiva sia soltanto un incubo 0 un destina ,nessuno e in grado di prevedere. Sarebbe ad ogni modo unatendenza opposta a quella che ha dato vita all'ideale della demo­crazia come ideale del potere visibile: la tendenza non gia ver­so il massimo controllo del potere da parte dei cittadini, ma alcontrario verso il massimo controllo dei sudditi da parte di chidetiene il potere.

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