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Periodico d'informazione parrocchiale - n°2 - Giugno 2020 Convertitevi e cambiate vita La Cèsa de Ader e de Tùrbiat

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Periodico d'informazione parrocchiale - n°2 - Giugno 2020

Convertitevi e cambiate vita

La Cèsade Ader ede Tùrbiat

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GIUGNO 2020

San Giovanni Battista, il coronavirus e la morte p. 3

CARLO ACUTISuna vita per l’Eucarestia p. 5

La Disputa del Sacramento di Raffaello p. 12

Il miracolo eucaristico di S. Chiara (1240) p. 13

L’oratorio deserto… alcune riflessioni… p. 14

Gruppo Cafarnao p. 16

Gruppo Antiochia:i Sacramenti si fanno più lontani. p. 18

In ricordo didon Pier Virgilio Begni Redona p.21

Don Michelangelo Braga1939-2020 p. 22

In ricordo di don Stefano Costa,nel 10° anniversario della morte: 2010-2020 p. 24

Tanti auguri Vescovo Bruno….e sono 97 anni!!! p. 25

“Guardati bene dal dimenticare il Signore... ” (Dt 8,11) p. 26

Ricordi personali di un grande Papa p. 28

Asilo Infantile "La Vittoria" p. 30

Scuola dell’Infanzia “Virginia Romanini” p. 32

Suor Giustina p. 34

La Compagnia don Orione p. 34

La «Spagnola» terribile morbo del novecento p. 35

CORONAVIRUS Supplica a San Paolo VI nel tempo dell'epidemia p. 39

Il Problema è la Morte P. 40

Pandemia e libertà p. 41

Lettera del Sindaco p. 42

Gruppo volontari ambulanza p. 44

Lettera dott. Copeta p. 46

La presenza della Caritas durante l’emergenza coronavirus p. 46

Essere il tutto per loro p. 47

Non numeri ma persone p. 48

Il Covid e le cause di morte nel mondo nel primo trimestre 2020 p. 48

Mi manca la mia scuola p. 49

Riconoscere le cose veramente importanti p. 50

Lavorare al tempo del covid-19 p. 50

La Messa al tempo del covid p. 52

Anagrafe parrocchiale p. 53

Orvieto - Tuscia Valnerina - Arezzo21 - 25 settembre 2020 p.62

In copertina: "Il Battesimo di Gesù"di Luigi Pagnoni

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3 Giugno 2020

Lettera del Parroco

Siamo nel mese di giugno, e in questo pe-riodo siamo soliti prepararci a celebrare la nostra festa patronale di San Giovanni Bat-tista. Tuttavia ancora risentiamo del clima oppressivo creato dalla pandemia da coro-navirus, dove anche l’esprimere la fede nel modo tradizionale ha incontrato impensa-bili difficoltà e divieti. Questa pandemia ha scombussolato le nostre certezze, ha fatto emergere le nostre fragilità, talvolta ha fo-mentato i bassi istinti dell’animo umano, ed altre volte ha dato libertà al fondo di bene che ancora sta in tanti cuori sopiti. Le soluzioni ai problemi senza numero che sono emersi molte volte non le abbiamo condivise, eppure abbiamo sopportato con pazienza restrizioni ed anche privazioni ec-cessive della libertà. Ed ora speriamo tutto torni alla noiosa normalità di prima.Finora in tutto questo è mancato tuttavia un aspetto importante: la verifica profon-da e onesta delle cause di questa pande-mia e soprattutto la ricerca del significato di quanto è successo e le conseguenze delle onde lunghe che hanno segnato tanta par-te dell’umanità, messa improvvisamente di fronte al morbo infettivo. Le cause fisiche e la maniera di diffusione dell’epidemia sono evidenti; la risposta sanitaria, incerta all’inizio e tanto drastica in seguito, sembra aver dato i suoi frutti; i problemi economi-ci post COVID 19 non si possono ignorare tanto sono visibili; Ma la conta quotidia-na dei morti ed il gran numero di malati hanno lasciato una ferita che non rimarrà senza conseguenze. Fin da subito è entrato il sospetto e la paura nel vissuto delle per-sone; sospetto reciproco verso la possibilità ritenuta altissima di contagio e paura della morte in seguito al contagio. Il clima socia-le è cambiato e la vita quotidiana stessa ne è stata stravolta; La comunicazione di dati, notizie, chiacchiere, fake news, polemiche e dibattiti hanno riempito fino alla nausea

gran parte delle nostre giornate; Le con-seguenze psicologiche e sociali invece non riusciamo ancora a valutarle lucidamente perché questo clima di angosciosa inquie-tudine, di cui sono responsabili soprattutto televisione e social, sembra dovrà dilungar-si parecchio nel tempo.Le malattie però ci sono sempre state. L’in-fluenza stagionale fa tanti morti quanto il coronavirus. Perché allora questa angoscia, perché questa insicurezza sul futuro, per-ché questo quasi terrore riguardo alla pro-pria vita fisica? Molte risposte sociologiche si troveranno, ma un’idea io intanto me la sono fatta. In fondo credo che la ragione di questa angoscia collettiva sia il cattivo rapporto che l’uomo del nostro tempo ha coltivato con la morte, un rapporto distorto che ha provocato di conseguenza il grande terrore di perdere improvvisamente la vita. Abbiamo perso di vista la nostra reale con-

San Giovanni Battista, il coronavirus e la morte

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dizione, che non è l’onnipotenza, ma la fra-gilità della natura umana. Non siamo Dio (per chi ancora ci crede) e nemmeno siamo superuomini (per chi crede solo nell’uo-mo). Nel concetto di dominio sulla natura e sull’uomo stesso, abbiamo perso di vista che le leggi universali sono più resistenti e reattive delle nuove leggi che l’uomo si dà in base ai suoi desideri, ai nuovi presunti diritti, alle esigenze del mercato globale, al progresso della tecnologia, alle conqui-ste della scienza. Quando l’uomo si fa Dio, senza credere in Dio, non rispetta più ne-anche le leggi misteriose del creato o la leg-ge naturale sedimentata nell’evolversi della natura umana o le regole condivise della tradizione culturale millenaria. In questo contesto di divinizzazione dell’uomo non c’è più posto per l’imperfezione, il fallimen-to, la morte. C’è solo l’eternità in terra, il paradiso qui ed ora, la salute senza intoppi, l’età che avanza senza decadimenti, l’ansio-sa attesa della soluzione spettacolare dei problemi, l’antivirus o il vaccino che risolve magicamente tutto.Eppure la morte c’è e in modo molto crudo appare quando e come vuole. Questa sfron-tata mancanza di rispetto ci scandalizza nel vedere che la morte è venuta per un cono-scente, un vicino, un amico, e come un’of-fesa inaccettabile, ha osato venire anche per un nostro congiunto, un famigliare. Ma perché la morte scandalizza? Perché pro-voca un dolore che non sappiamo domina-re? È così perché pur sapendo che esiste, ci siamo sentiti superiori anche ad essa. Sia-mo stati indotti a pensare che non doves-se giungere mai, perché se anche l’abbia-mo messa in conto, l’abbiamo pensata per qualcun altro; e soprattutto ci scandalizza perché quando abbiamo dovuto guardarla in faccia, non avevamo più gli strumenti per leggere quella realtà terribile e tene-brosa, e darle un significato. Moltissimi di fronte alle morti della pandemia hanno provato un surreale smarrimento. Davan-ti alla morte che li ha toccati sono rimasti senza risposte. Non sono serviti i sogni di grandezza, i desideri di eternità tutta den-tro questo mondo, e nemmeno gli scara-

mantici riti pagani invocati per esorcizzare il pericolo incombente. Tutte le certezze di successo economico, sociale, culturale, dei diritti umani garantiti, della facile felicità non sono bastati a dare ragione della morte che arrivava e portava via i nostri cari. Ed ora ognuno si gode ciò per cui ha vissuto; ognuno si consola con ciò in cui ha creduto; ognuno si accontenta di ciò che ha costru-ito, se ciò basta a dar senso alla sua vita. Non rimane che leccarsi le ferite, in atte-sa che tutto passi. Ma se questo non basta per ritrovare una speranza, non è vergogna guardare indietro e rintracciare nel passa-to ciò che permetteva di godere la vita in modo più sereno, e di attendere la morte non da rassegnati, ma con fiducia e tran-quillità, se non con gioia.Il nostro patrono San Giovanni Battista ci è stato di esempio ieri e lo può essere anche oggi, lui che la morte non l’ha cercata in una condotta imprudente, ma l’ha affrontata in modo virile, per amore della verità. Certo il suo messaggio, “convertitevi e cambiate vita” potrebbe essere la risposta anche ai mali di oggi, ma non pare uno slogan molto attuale, rimanendo lo stesso vera medicina per le distorsioni del nostro mondo. Il suo stile di vita risulta poco praticabile, non tanto nella sobrietà della persona, quanto nell’integrità delle cose dette e delle scel-te di verità compiute. Soprattutto l’aver richiamato la necessità di riportare Dio al centro, di riscoprirne l’essenza, di permet-tergli di illuminare gli eventi in cui siamo anche noi coinvolti, di dare un significato alla nostra vita e anche alla nostra morte, rendono San Giovanni Battista antico come la verità che non ha tempo ed estremamen-te attuale come le ragioni della speranza che cerchiamo per non morire. Ritornare a Dio, riportarlo al centro come il sole che attira e riscalda i pianeti. Così, dopo il crol-lo delle illusioni può rinascere la vita e nel-la natura riconciliata, anche l’uomo potrà riprendere il suo posto di creatura, la più bella ed amata da Dio, in attesa di vederlo senza più paura della morte.

Don Francesco.

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Nel cammino dei TRE ANNI CON MARIA, dedicato quest’anno all’EU-CARESTIA, voglio in questo nostro bollettino parrocchiale mettere in luce la figura di un prossimo giovane beato: Carlo Acutis. Molti sono i santi del-la chiesa cattolica ed ognuno possie-de un carisma originale ed un aspetto della fede che ha cercato di mettere in luce nella propria vita. Carlo Acutis sarà presto uno di loro e sarà un santo mol-to particolare per tante ragioni: la sua giovane età, la fede forte, la creatività, la devozione alla Madonna e soprattutto l’amore per l’Eucarestia.Sarà beato questo ragazzo morto a soli quindici anni di leucemia fulminante, ma che sta diventando un faro per tanta gioventù in cerca di una guida per la vita e per la fede. Indicato dal Papa come “modello ed esempio” nella “Chritus vivit” sorprende per la veloce e straor-dinaria diffusione della sua fama di santità che tocca tutti i continenti della terra.Eppure era solo un ragazzo quindicenne, morto improvvisamente, anche se la morte sua è stata il coronamento anticipato del desiderio di incontro con Gesù che cambia tutta una vita, coltivato fin da piccolo. La vita di Carlo certo fu cambiata dal Signore in giovane età, quando a sette anni potè ricevere anzitempo la Prima Comunione, un dono che generò poi una stra-ordinaria serie di frutti, tutti legati al Sacramento Eucaristico.Questo amore per l’Eucarestia ce lo farebbero pensare un bambino timido e chiuso, invece era vivace e socievole ed il caso o di più la provvidenza volle che accompagnando la mam-ma, catechista, maturasse anzitempo il desiderio di fare la Prima Comunione. Ma da quel momento l’Eucarestia è entrata totalmente in lui tanto che la preparava e la seguiva con momenti di preghiera e di adorazione, perché per lui “mettersi davanti all’Eucarestia era la via più breve per diventare santi”.La sua è una via semplice di santità, come semplice gli appare la via della conversione. Egli l’incoraggiava a cercare sempre perché facile è giungervi senza tanta fatica, “facile come lo spostare lo sguardo dal basso verso l’alto, facile come il semplice movimento dell’alzare gli occhi” per incontrare lo sguardo di Dio.Questa facilità di incontro col Signore la sperimenta proprio nell’Eucarestia, che egli chiama “la sua autostrada per il cielo” una via privilegiata e veloce per il paradiso. Una intuizione corretta perché l’Eucarestia è l’incontro in terra col Dio del cielo, l’anticipo della gioia eterna che così entra nel tempo e lo riempie.È un rapporto speciale quello che si instaura tra lui e il Signore, un rapporto che gli fa impostare la vita sull’esempio di santi giovani, come San Domenico Savio e San Tarcisio,

CARLO ACUTIS una vita per l’Eucarestia

(1991-2006)

Giugno 2020

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martire per l’Eucarestia. È una scelta chiara, non di un ragazzino confuso, ma di un giovane che ha capito cosa veramente conta e fa della vita una espressione originale dell’essere creature amate da Dio.E da creatura amata da Dio egli cerca di amare e far conoscere il Signore. La fede non è solo preghiera o intimo incontro con Dio. È anche incontro con l’uomo, il povero, colui che non conosce il vero Dio, o con chi magari lo ha dimenticato.È così che Carlo si fa apostolo della conoscenza e della diffusione di Gesù Eucarestia che si fa presente in tanti eventi e miracoli eucaristici. Carlo, straordinariamente capace di utilizzare il computer ed i mezzi moderni per comunicare, si ingegna per dare vita ad una pregevole mostra sui miracoli eucaristici nel mondo, ospitata ormai in tantissime nostre parrocchie. Carlo li ricerca, li studia, li approfondisce, ne diffonde notizia, li presenta come una prova evidente della potenza dell’Eucarestia, suscitando così interesse ed una curiosità insperata intorno a Gesù. Sono i segni di un vero apostolo moderno, di un autentico testimone della fede che cambia la vita.Anche la sua morte repentina ha lasciato un segno profondo. Colpito da una leucemia fulmi-nante in settantadue ore terminò la sua giovane vita, con una serenità nel sopportare la malat-tia e una forza d’animo straordinaria che non possono provenire che da una grazia del cielo.“Diverrò quello che nel pensiero di Dio già sono” diceva alla mamma che lo assisteva: una chiara conoscenza di Dio padre amorevole che immette nella nostra umanità i semi della sua divinità perché diventiamo ciò per cui egli ci ha dato la vita, il divenire suoi figli.Il paradiso, l’incontro definitivo con Dio, era la sua meta e negli ultimi giorni aveva ben chia-ro questo suo destino. “Accetto ed offro queste sofferenze per il Papa e per la Chiesa, e per non fare il purgatorio e andare diretto in paradiso”. Questo incontro è avvenuto il 12 ottobre 2006, quando terminò la sua esistenza terrena e si aprì la porta del cielo.Carlo è morto a Monza, ma il suo corpo è stato sepolto nel cimitero di Assisi, terra di San Francesco, a cui era molto legato. La sua fama di santità si è diffusa rapidamente e nel 2013 è iniziata a Milano la fase diocesana del processo di beatificazione, conclusasi nel 2016. Nel 2018 il Papa lo dichiara venerabile riconoscendone le virtù eroiche e dando così un forte im-pulso alla causa di beatificazione. Il 21 febbraio 2020 è stato riconosciuto il miracolo attri-buito all’intercessione di Carlo per il quale un bambino brasiliano è guarito completamente da una grave malattia pancreatica.Dal 06 aprile 2019 Carlo ha una nuova casa dove riposa il suo corpo. È il Santuario della Spoliazione in Assisi, dove San France-sco fece l’atto di rinuncia di tutti i suoi beni, un segno illuminante per Carlo della volontà di rinuncia del superfluo della propria vita per dedicarla com-pletamente al Signore. E già questo santuario che accoglie il bianco monumento dove sono raccolti i suoi resti attira ogni mese un nu-mero sempre più numeroso di giovani e devoti da tutto il mondo.La sua beatificazione sarà una gio-ia grande per Milano, per la diocesi di Assisi e per la chiesa intera, ma soprattutto lo sarà per tantissimi giovani che certo troveranno in lui un modello autentico di vita e una strada possibile per il paradiso.

Don Francesco

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7 Giugno 2020

CHI È CARLO ACUTIS

Carlo è nato a Londra, Inghilterra, il 3 maggio 1991 ed è morto a Monza, 12 ot-tobre 2006, appena quindicenne. Figlio primogenito di Andrea Acutis e Antonia Salzano, Carlo nacque nella capitale inglese, dove i genitori si trovavano per motivi di lavoro del padre. Trascorse però l’infanzia a Milano. Frequentatore assiduo della parrocchia di Santa Maria Segreta a Milano, allievo delle Suore Marcelline e dei padri Gesuiti, s’impegnò a vivere l’amicizia con Gesù e l’amore filiale alla Vergine Maria, ma fu anche attento ai problemi delle persone che gli stavano accanto. Colpito da una for-ma di leucemia fulminante, la visse come prova da offrire per il Papa e per la Chiesa. Lasciò questo mondo il 12 ottobre 2006. Il 13 maggio 2013 iniziò l’iter per la causa di beatificazione. Il 5 luglio 2018 papa Francesco lo dichiarava Venerabile. Il 21 febbraio 2020, veniva autorizzata la promulgazione del decreto relativo a un miracolo attribuito all’intercessione di Carlo, aprendo la via alla sua beatificazione. Dapprima fu sepolto nel cimitero di Assisi, ma dal 6 aprile 2019 i resti mortali di Carlo riposano nel Santua-rio della Spogliazione, sempre in Assisi.

IL MIRACOLO DI CARLO

Il miracolo che consentirà a Carlo Acutis di salire all’onore degli altari, lo racconta diretta-mente padre Marcelo Tenorio, parroco di San Sebastiano in Brasile, la chiesa dove tutto è ac-caduto. Questo sacerdote aveva incontrato la figura di Carlo Acutis in modo casuale e subito ne era rimasto tanto colpito da cominciare ad agire per diffonderne la conoscenza e la devo-zione e per chiedere attraverso di lui grazie. Aveva anche stretto un legame con la famiglia, tanto che ogni anno si recava in pellegrinaggio ad Assisi, sulla tomba del caro Carlo. Proprio durante uno dei suoi pellegrinaggi, aveva chiesto alla Madonna Aparecida che il miracolo per la beatificazione di Carlo potesse avvenire qui in Brasile. E che sorpresa! Il miracolo non solo è accaduto in Brasile, ma proprio nella nostra parrocchia di San Sebastiano.Racconta infatti il prete brasiliano: “Il 12 ottobre 2010, nella nostra parrocchia, al momen-to della benedizione con la reliquia di Carlo Acutis nella cappella di nostra signora Apareci-da, si avvicinò un bambino, che soffriva di pancreas anulare, una grave malattia congenita e mortale, accompagnato da suo nonno. Questa malattia faceva vomitare in continuazione il bambino, che diventava così sempre più debole e abbattuto: tutto quello che mangiava, veniva rigettato, compresi i liquidi e il piccolo sarebbe sicuramente morto, così dicevano i medici”. Accadde allora che, giunto in fila per ricevere la benedizione, il bambino chiese al nonno quale tipo di grazia avrebbe dovuto domandare. “Chiedi di smettere di vomita-re”, gli rispose subito il nonno. E così fece. Quando arrivò il suo turno il ragazzino toccò la reliquia di Carlo e disse con voce decisa: “Per smettere di vomitare”. Ebbene, da quel mo-mento non vomitò mai più. Successivamente, nel febbraio del 2011, la famiglia fece fare al bambino nuovi esami, che ne attestarono la piena guarigione.«Continuiamo a pregare perché il Signore voglia presto glorificare il suo servo, a incoraggiamento del cammino di santità di tutta la Chiesa, specie dei giovani» ha commentato dopo la notizia del miracolo l’arcivescovo Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, dove è sepolto Carlo.

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IL CUORE DI CARLO

Carlo Acutis è un ragazzo del tutto normale, che però riesce a risvegliare la ricerca di armonia nelle persone che incontra e per questo tanti ragazzi anche oggi possono ri-specchiarsi in lui. La vita può essere breve ed è per tutti fragile, ma per Carlo andava vissuta nella sua pienezza senza sprecarla. Ripeteva: «NON IO MA DIO» per indicare una vita che si decentrava, usciva da sé per incontrare il suo Altro. Insomma essere se stessi davanti al proprio creatore e Signore. Gli piaceva ripetere: «TUTTI NASCONO

COME DEGLI ORIGINALI, MA MOLTI MUOIONO COME FOTOCOPIE». E ancora: «LA TRISTEZZA È LO SGUARDO RIVOLTO VERSO SE STESSI, LA

FELICITÀ È LO SGUARDO RIVOLTO VERSO DIO».

L’Eucarestia era il suo modo di rimanere unito a Dio in Gesù. “NON L’AMOR PRO-

PRIO MA LA GLORIA DI DIO”. “ESSERE SEMPRE UNITO A GESÙ ECCO

IL MIO PROGRAMMA DI VITA”. Per lui, «SI VA DIRITTI IN PARADISO, SE

CI SI ACCOSTA TUTTI I GIORNI ALL’EUCARISTIA». È diventata famosa la sua frase: «L’EUCARISTIA È LA MIA AUTOSTRADA PER IL CIELO!». Dagli scritti e dalle riflessioni di Carlo, l’Eucaristia è anzitutto il «sacrificio» di Dio in fa-vore dell’uomo. Una convinzione che lo porta a vedere il mondo con gli occhi di Dio. Il suo amore per l’Eucaristia può essere espressa in una frase: «PIÙ EUCARISTIE

RICEVEREMO E PIÙ DIVENTEREMO SIMILI A GESÙ E GIÀ SU QUESTA

TERRA PREGUSTEREMO IL PARADISO». L’Eucaristia, che significa «ringra-ziamento», per Carlo ha due significati: quello della comunione e dell’adorazione. At-traverso l’adorazione Carlo vive una dimensione affettiva importante: silenzio e pa-rola, ascolto e amicizia, mistero silenzioso e percezione profonda di Dio. La forza che scaturisce dall’adorazione fa comprendere a Carlo che il corpo di Cristo, oltre a stare nell’Eucaristia, è nelle persone che si amano: poveri, piccoli, forestieri, ammalati, an-ziani, disabili, persone sole. Per Carlo fare elemosina e aiutare quanti hanno bisogno nasce dalla capacità di adorare. I soldi che risparmia li regala ai poveri, agli anziani, alle suore di clausura, ai sacerdoti, agli extracomunitari. Si domandava spesso: «PERCHÉ GLI UOMINI SI PREOCCUPANO TANTO

DELLA BELLEZZA DEL PROPRIO CORPO E NON SI PREOCCUPANO

INVECE DELLA BELLEZZA DELLA PROPRIA ANIMA». Sentiva che si può cambiare vita ed è anche facile cambiare la vita: «LA CONVERSIONE NON È

ALTRO CHE LO SPOSTARE LO SGUARDO DAL BASSO VERSO L’ALTO,

BASTA UN SEMPLICE MOVIMENTO DEGLI OCCHI».

Nella sua spiritualità si intrecciano elementi di mistica e di ascesi, di comunione e di contemplazione. La sua spiritualità è molto profonda, ma al tempo stesso è anche semplice, una via possibile per tutti, ed in particolare per i giovani che con i piedi ben piantati in terra vogliono vivere di cielo.

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9 Giugno 2020

LE FRASI PIÙ BELLE DI CARLO

“La vita è veramente bella solo se si arriva ad amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo come noi stessi”.“La santificazione non è un processo di aggiunta ma di sottrazione. Meno io per lascia-re spazio a Dio”.“Trova Dio e troverai il senso della tua vita”.“La vita è un dono perché finché siamo su questo pianeta possiamo aumentare il nostro livello di carità. Tanto più sarà elevato tanto più godremo della Beatitudine Eterna di Dio”.“ Il vero discepolo di Gesù Cristo è colui che in ogni cosa cerca di imitarlo e di fare la volontà di Dio”.“Solo chi fa la volontà di Dio sarà veramente libero”.“Senza di Lui non posso fare nulla”.“Ciò che veramente ci renderà belli agli occhi di Dio sarà solo il modo in cui lo avremo amato e come avremo amato i nostri fratelli”.

CARLO E LA MADONNA

“IL ROSARIO È LA SCALA PIÙ CORTA PER SALIRE IN CIELO”. Così si esprimeva Carlo per manifestare il suo amore alla Madonna. Fin da piccolino sentiva questa attrazione alla Mamma del cielo e quando lo imparò, recitava il Santo Rosario ogni giorno. “DOPO LA SANTA EUCARISTIA, IL SANTO ROSARIO È L’AR-MA PIÙ POTENTE PER COMBATTERE IL DEMONIO”. Era molto devoto alla Madonna ed aveva preso a modello i pastorelli di Fatima ed i giovani santi Domenico Savio e San Tarcisio. In Gesù Eucarestia e nell’amore vivissimo alla sua Madre trova fondamento la sua storia di santità.

CARLO: LA CONVERSIONE E LA CHIESA

Carlo sentiva il pericolo che ci prende quando ci si lascia attrarre dal male e lo ri-chiamava all’attenzione per evitare il peggio. “L’UNICA COSA CHE DOBBIAMO TEMERE VERAMENTE È IL PECCATO”. Al tempo stesso mostrava la via per resistere all’azione del demonio: “SE DIO POSSIEDE IL NOSTRO CUORE NOI POSSIEDEREMO L’INFINITO”. Pensava dunque, non solo a se stesso ma al bene di tutta la chiesa, soprattutto quando viene calunniata e derisa. “CRITICARE LA CHIESA SIGNIFICA CRITICARE NOI STESSI. LA CHIESA È LA DISPEN-SATRICE DEI TESORI PER LA NOSTRA SALVEZZA”. Quel che è certo è che quando diceva così il suo sguardo era rivolto all’intero Corpo mistico di Cristo, tanto da offrire le sue sofferenze (soprattutto nella breve malattia) per il Papa e la Chiesa. Dice la mamma ricordando gli ultimi giorni: “Quando fece questa offerta credo avesse in mente anche tutti gli scandali venuti fuori da poco. Lui ne era a conoscenza perché avevamo amici negli Stati Uniti, quindi offrì anche per quelle situazioni. Sapeva delle persecuzioni che aveva ricevuto il Papa Benedetto, sapeva di tante cose che non vanno nella Chiesa, come per esempio delle persone che sposano idee non fedeli al Magistero. Carlo disse quelle parole proprio con questa consapevolezza”.

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Preghiera ufficialee Novenaal Venerabile

(1991-2006)

Per richiedere immagini e materiale su Carlo, che verrà inviato gratuitamente, scrivere una email

o una lettera al seguente indirizzo:

Associazione Amici di Carlo AcutisVia Ariosto 21 - 20145 Milano - Italia

Email: [email protected]

Per grazie ricevute o richieste di intercessione telefonare:

+39 02 48194408Cell: +39 339 6340122

Oppure scrivere alla seguente email:[email protected]

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“Essere sempre unito a Gesù, ecco il mio programma di vita”

Preghiera al VenerabileCarlo AcutisO Padre,che ci hai donato la testimonianza ardentedel giovane Venerabile Carlo Acutis,che dell’Eucaristia fece il centro della sua vitae la forza del suo quotidiano impegnoperchè anche gli altri Ti amassero sopra ogni cosa, fa’ che possa essere presto annoverato tra i Beatie i Santi della Tua Chiesa.

Conferma la mia Fede,alimenta la mia Speranza,rinvigorisci la mia Caritàa immagine del giovane Carloche, crescendo in queste virtù,ora vive presso di Te.

Concedimi la grazia di cui tanto ho bisogno...

Confido in Te, Padre, e nel Tuo amatissimo Figlio Gesù,in Maria Vergine, nostra dolcissima Madre,e nell’intercessione del Tuo Venerabile Carlo Acutis.

Pater, Ave, Gloria

Imprimatur in Curia Archiepiscopali Mediolanensi6.X.2014 +Angelo Mascheroni

Novena al Venerabile Carlo AcutisPreghiera Iniziale

Meditazione del Primo Giorno:

Meditazione del Secondo Giorno:

Meditazione del Terzo Giorno:

Meditazione del Quarto Giorno:

Meditazione del Quinto Giorno:

Meditazione del Sesto Giorno:

Meditazione del Settimo Giorno:

Meditazione dell’Ottavo Giorno:

Meditazione del Nono Giorno:

Preghiera Finale

Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, io vi ringrazio per tutti i favori e le grazie di cui avete arricchito l’anima del Venerabile Carlo Acutis durante i suoi quindici anni trascorsi su questa terra e, per i meriti di questo amato Angelo della Gioventù, concedetemi la grazia che ardentemente vi chiedo... (qui si formula la grazia che si vuol ottenere).

Non io, ma Dio”Venerabile Carlo Acutis, che hai fatto della vita tua una continua rinuncia ed annientamento, dammi la grazia di cercare le cose del Cielo e disprezzare quelle che passano. Così sia.Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

Essere sempre unito a Gesù, ecco il mio programma di vita”Venerabile Carlo Acutis, che hai vissuto nel Cuore di Gesù, dammi la grazia di compiere, in tutto, questo disegno d’amore. Così sia.Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

Chiedi continuamente aiuto al tuo Angelo Custode che deve diventare il tuo migliore amico”Venerabile Carlo Acutis, che hai cercato, già in questo mondo, la compagnia dei santi Angeli, dammi la gra-zia di vivere rettamente come lo vuole il mio Angelo Custode. Così sia.Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

La nostra anima è come una mongolfi era... Se per caso c’è un peccato mortale, l’anima ricade a terra e la confessione è come il fuoco... Bisogna confessarsi spesso”Venerabile Carlo Acutis, che hai vissuto talmente bene questo sacramento di riconciliazione, dammi la grazia di cercare regolarmente la confessione con una profonda contrizione. Così sia.Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

La tristezza è lo sguardo rivolto verso se stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio”Venerabile Carlo Acutis, che non hai mai distolto lo sguar-do da Gesù, il tuo grande amore, dammi la grazia di vivere già in questo mondo questa vera felicità. Così sia. Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

L’unica cosa che dobbiamo chiedere a Dio nella preghiera è la voglia di essere santi” Venerabile Carlo Acutis, che sempre hai saputo chiedere a Dio l’essenziale, dammi la grazia di un profondo desiderio per il Cielo. Così sia. Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

La Vergine Maria è l’unica Donna della mia vita”Venerabile Carlo Acutis, che hai amato la Vergine Maria più di tutto, dammi la grazia di rispondere all’amore di questa così tenera e buona Madre. Così sia.Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

L’Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo”Venerabile Carlo Acutis, che cercavi sempre il tuo Gesù nascosto nel Tabernacolo, dammi la grazia di un profondo fervore eucaristico. Così sia. Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

Sono felice di morire, perché ho vissuto la mia vita senza perdere alcun minuto in cose che non piacciono a Dio” Venerabile Carlo Acutis, dammi la grazia delle grazie, cioè la perseveranza fi nale ed una morte santa. Così sia. Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

Dio Padre di Misericordia, eleva alla gloria degli altari questo tuo Servo Venerabile Carlo Acutis, affinché per lui Tu sii più glorificato. Dacci l’onore di invocarlo Beato, lui che ha vissuto la Tua volontà in tutte le cose, e per i suoi meriti concedimi la grazia che ardentemente desidero. Amen.

Imprimatur + Dom Janusz Marian Danecki, OFMConv.Bispo auxiliar da Arquidiocese Campo Grande (Brasil) - Protocolo 522/2016, Livro VICampo Grande, 30 de setembro de 2016

Preghiera ufficialee Novenaal Venerabile

(1991-2006)

Per richiedere immagini e materiale su Carlo, che verrà inviato gratuitamente, scrivere una email

o una lettera al seguente indirizzo:

Associazione Amici di Carlo AcutisVia Ariosto 21 - 20145 Milano - Italia

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“Essere sempre unito a Gesù, ecco il mio programma di vita”

Preghiera al VenerabileCarlo AcutisO Padre,che ci hai donato la testimonianza ardentedel giovane Venerabile Carlo Acutis,che dell’Eucaristia fece il centro della sua vitae la forza del suo quotidiano impegnoperchè anche gli altri Ti amassero sopra ogni cosa, fa’ che possa essere presto annoverato tra i Beatie i Santi della Tua Chiesa.

Conferma la mia Fede,alimenta la mia Speranza,rinvigorisci la mia Caritàa immagine del giovane Carloche, crescendo in queste virtù,ora vive presso di Te.

Concedimi la grazia di cui tanto ho bisogno...

Confido in Te, Padre, e nel Tuo amatissimo Figlio Gesù,in Maria Vergine, nostra dolcissima Madre,e nell’intercessione del Tuo Venerabile Carlo Acutis.

Pater, Ave, Gloria

Imprimatur in Curia Archiepiscopali Mediolanensi6.X.2014 +Angelo Mascheroni

Novena al Venerabile Carlo AcutisPreghiera Iniziale

Meditazione del Primo Giorno:

Meditazione del Secondo Giorno:

Meditazione del Terzo Giorno:

Meditazione del Quarto Giorno:

Meditazione del Quinto Giorno:

Meditazione del Sesto Giorno:

Meditazione del Settimo Giorno:

Meditazione dell’Ottavo Giorno:

Meditazione del Nono Giorno:

Preghiera Finale

Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, io vi ringrazio per tutti i favori e le grazie di cui avete arricchito l’anima del Venerabile Carlo Acutis durante i suoi quindici anni trascorsi su questa terra e, per i meriti di questo amato Angelo della Gioventù, concedetemi la grazia che ardentemente vi chiedo... (qui si formula la grazia che si vuol ottenere).

Non io, ma Dio”Venerabile Carlo Acutis, che hai fatto della vita tua una continua rinuncia ed annientamento, dammi la grazia di cercare le cose del Cielo e disprezzare quelle che passano. Così sia.Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

Essere sempre unito a Gesù, ecco il mio programma di vita”Venerabile Carlo Acutis, che hai vissuto nel Cuore di Gesù, dammi la grazia di compiere, in tutto, questo disegno d’amore. Così sia.Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

Chiedi continuamente aiuto al tuo Angelo Custode che deve diventare il tuo migliore amico”Venerabile Carlo Acutis, che hai cercato, già in questo mondo, la compagnia dei santi Angeli, dammi la gra-zia di vivere rettamente come lo vuole il mio Angelo Custode. Così sia.Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

La nostra anima è come una mongolfi era... Se per caso c’è un peccato mortale, l’anima ricade a terra e la confessione è come il fuoco... Bisogna confessarsi spesso”Venerabile Carlo Acutis, che hai vissuto talmente bene questo sacramento di riconciliazione, dammi la grazia di cercare regolarmente la confessione con una profonda contrizione. Così sia.Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

La tristezza è lo sguardo rivolto verso se stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio”Venerabile Carlo Acutis, che non hai mai distolto lo sguar-do da Gesù, il tuo grande amore, dammi la grazia di vivere già in questo mondo questa vera felicità. Così sia. Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

L’unica cosa che dobbiamo chiedere a Dio nella preghiera è la voglia di essere santi” Venerabile Carlo Acutis, che sempre hai saputo chiedere a Dio l’essenziale, dammi la grazia di un profondo desiderio per il Cielo. Così sia. Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

La Vergine Maria è l’unica Donna della mia vita”Venerabile Carlo Acutis, che hai amato la Vergine Maria più di tutto, dammi la grazia di rispondere all’amore di questa così tenera e buona Madre. Così sia.Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

L’Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo”Venerabile Carlo Acutis, che cercavi sempre il tuo Gesù nascosto nel Tabernacolo, dammi la grazia di un profondo fervore eucaristico. Così sia. Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

Sono felice di morire, perché ho vissuto la mia vita senza perdere alcun minuto in cose che non piacciono a Dio” Venerabile Carlo Acutis, dammi la grazia delle grazie, cioè la perseveranza fi nale ed una morte santa. Così sia. Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

Dio Padre di Misericordia, eleva alla gloria degli altari questo tuo Servo Venerabile Carlo Acutis, affinché per lui Tu sii più glorificato. Dacci l’onore di invocarlo Beato, lui che ha vissuto la Tua volontà in tutte le cose, e per i suoi meriti concedimi la grazia che ardentemente desidero. Amen.

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Meditazione del Nono Giorno:

Preghiera Finale

Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, io vi ringrazio per tutti i favori e le grazie di cui avete arricchito l’anima del Venerabile Carlo Acutis durante i suoi quindici anni trascorsi su questa terra e, per i meriti di questo amato Angelo della Gioventù, concedetemi la grazia che ardentemente vi chiedo... (qui si formula la grazia che si vuol ottenere).

Non io, ma Dio”Venerabile Carlo Acutis, che hai fatto della vita tua una continua rinuncia ed annientamento, dammi la grazia di cercare le cose del Cielo e disprezzare quelle che passano. Così sia.Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

Essere sempre unito a Gesù, ecco il mio programma di vita”Venerabile Carlo Acutis, che hai vissuto nel Cuore di Gesù, dammi la grazia di compiere, in tutto, questo disegno d’amore. Così sia.Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

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La nostra anima è come una mongolfi era... Se per caso c’è un peccato mortale, l’anima ricade a terra e la confessione è come il fuoco... Bisogna confessarsi spesso”Venerabile Carlo Acutis, che hai vissuto talmente bene questo sacramento di riconciliazione, dammi la grazia di cercare regolarmente la confessione con una profonda contrizione. Così sia.Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

La tristezza è lo sguardo rivolto verso se stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio”Venerabile Carlo Acutis, che non hai mai distolto lo sguar-do da Gesù, il tuo grande amore, dammi la grazia di vivere già in questo mondo questa vera felicità. Così sia. Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

L’unica cosa che dobbiamo chiedere a Dio nella preghiera è la voglia di essere santi” Venerabile Carlo Acutis, che sempre hai saputo chiedere a Dio l’essenziale, dammi la grazia di un profondo desiderio per il Cielo. Così sia. Si recitano 5 “Padre Nostro”, 5 “Ave Maria” e 5 “Gloria al Padre”, in ringraziamento a Dio per i doni concessi a Carlo nei 15 anni della sua vita terrena. 

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Preghiera al VenerabileCarlo AcutisO Padre,che ci hai donato la testimonianza ardentedel giovane Venerabile Carlo Acutis,che dell’Eucaristia fece il centro della sua vitae la forza del suo quotidiano impegnoperchè anche gli altri Ti amassero sopra ogni cosa, fa’ che possa essere presto annoverato tra i Beatie i Santi della Tua Chiesa.

Conferma la mia Fede,alimenta la mia Speranza,rinvigorisci la mia Caritàa immagine del giovane Carloche, crescendo in queste virtù,ora vive presso di Te.

Concedimi la grazia di cui tanto ho bisogno...

Confido in Te, Padre, e nel Tuo amatissimo Figlio Gesù,in Maria Vergine, nostra dolcissima Madre,e nell’intercessione del Tuo Venerabile Carlo Acutis.

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11 Giugno 2020

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Il Venerdì Santo di cinquecento anni fa mo-riva uno dei più insigni artisti di tutti i tempi. Era il 6 aprile del 1520 e quel giorno la Na-tura stessa sembrava piangere la dipartita di Raffaello Sanzio, il pictor optimus. Chi an-cora oggi si reca alla sua tomba nel Panthe-on trova l’epitaffio composto dal suo amico poeta Antonio Tebaldi che recita: “Ille hic est Raphael, timuit quo sospite vinci / Re-rum magna parens, et moriente mori” [Qui giace quel Raffaello, da cui, vivo, la grande madre Natura temette d’esser vinta e quan-do morì, (temette) di morire (con lui)]. Raffaello, nato ad Urbino nel 1483, aveva fatto presto una brillante carriera che l’a-veva portato a Firenze e successivamente a Roma dove, grazie anche al contatto con la pittura di Michelangelo e con l’arte classica, l’Urbinate lascerà alcuni tra i suoi più grandi capolavori. Lo stesso Giulio II, estasiato dal-la sua “delicata e dolce maniera”, gli aveva dato l’incarico di affrescare i nuovi appar-tamenti vaticani, anche a costo di coprire i

recenti dipinti di altri maestri italiani. Il neo pontefice era disgustato dall’idea di abitare nelle medesime stanze del borioso prede-cessore Alessandro VI, le quali trasudavano di dipinti autocelebrativi, perciò aveva scelto di trasferirsi nell’ala settentrionale del palaz-zo Vaticano e ora esigeva nuovi affreschi che ingentilissero il suo soggiorno. Tra questi vi è anche l’affresco della Disputa del Sacramen-to, dipinto nella Stanza della Segnatura (così chiamata perché in essa il papa ‘signava’, ov-vero firmava, i documenti). Quest’affresco si abbina con la nota Scuola di Atene, dipinta specularmente. Entrambi infatti avevano l’o-biettivo di raffigurare il Vero, che è Dio: Egli è raggiungibile mediante il pensiero dell’uomo (con la filosofia) e tramite la Fede nella Rive-lazione (interpretata dalla teologia). Nella Disputa del Sacramento ci troviamo al cospetto dell’Eucarestia, vero centro del-la composizione, che attrae lo sguardo dello spettatore, il quale diventa allo stesso tempo contemplatore. In Alto la Chiesa trionfante

La Disputa del Sacramento di Raffaello La Disputa del Sacramento di Raffaello

Il Venerdì Santo di cinquecento anni fa moriva uno dei più insigni artisti di tutti i tempi. Era il 6 aprile del 1520 e quel giorno la Natura stessa sembrava piangere la dipartita di Raffaello Sanzio, il

pictor optimus. Chi ancora oggi si reca alla sua tomba nel Pantheon trova l’epitaffio composto dal suo amico poeta Antonio Tebaldi che recita: “Ille hic est Raphael, timuit quo sospite vinci / Rerum magna parens, et moriente mori” [Qui giace quel Raffaello, da cui, vivo, la grande madre Natura temette d’esser vinta e quando morì, (temette) di morire (con lui)].

Raffaello, nato ad Urbino nel 1483, aveva fatto presto una brillante carriera che l’aveva portato a Firenze e successivamente a Roma dove, grazie anche al contatto con la pittura di Michelangelo e

con l’arte classica, l’Urbinate lascerà alcuni tra i suoi più grandi capolavori. Lo stesso Giulio II, estasiato dalla sua “delicata e dolce maniera”, gli aveva dato l’incarico di affrescare i nuovi appartamenti vaticani, anche a costo di coprire i recenti dipinti di altri maestri italiani. Il neo

pontefice era disgustato dall’idea di abitare nelle medesime stanze del borioso predecessore

Alessandro VI, le quali trasudavano di dipinti autocelebrativi, perciò aveva scelto di trasferirsi nell’ala settentrionale del palazzo Vaticano e ora esigeva nuovi affreschi che ingentilissero il suo

soggiorno. Tra questi vi è anche l’affresco della Disputa del Sacramento, dipinto nella Stanza della

Segnatura (così chiamata perché in essa il papa ‘signava’, ovvero firmava, i documenti).

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somma, austera, assisa su una coltre di nubi da cui spuntano una miriade di teste di put-ti, si contrappone beata alla Chiesa militante in basso, formata da teologi di vario ordine e grado intenti a discutere animosamente sull’essenza dell’Eucarestia. C’è chi gestico-la, chi osserva, chi consulta libri o appunta. Tra i tanti teologi sulla destra scorgiamo an-che Dante e non c’è da stupirsene: chi più del Sommo Poeta ha cantato la gloria di Dio, raggiungendo vertici sublimi? A que-sto intenso dibattito sembra contrapporsi la placida e amichevole conversazione tra san Pietro e Adamo, i primi da sinistra nella Chiesa trionfante, che paiono discutere del più e del meno, come vecchi amici al tavo-lino di un bar. Cristo regna dal suo trono di nubi, attorniato dalla Vergine e da san Gio-vanni Battista. Al di sotto la colomba dello Spirito Santo dispiega le sue ali ed emana i raggi dello Spirito, accanto ad essa quattro putti sorreggono i quattro Vangeli. Tra gli altri personaggi dell’Antico e Nuovo testa-mento scorgiamo a sinistra anche san Gio-vanni Evangelista e David, mentre da destra spiccano san Paolo, Abramo, san Giacomo, Mosè e santo Stefano. Forse la cosa più inte-ressante da notare in questo tripudio di per-sonaggi resta il fatto che l’Ostia consacrata si erge muta, sola, sembra essere lontana dalle discussioni che animano i teologi, qua-si come se intorno ad essa permanesse l’au-ra del mistero, della Verità rivelata da Dio, che va oltre la ragione umana e che spinge il fedele alla contemplazione e all’adorazione. Non a caso essa è perfettamente allineata con l’Eterno benedicente, il Cristo glorioso e la colomba dello Spirito Santo, rivelandosi il più autentico collegamento tra cielo e terra. Di fronte a tale potenza riassunta in un pez-zo di pane consacrato, la parola deve inevi-tabilmente cedere il passo alla Fede, capace di raggiungere l’ineffabile. Anche Dante l’a-veva capito, ed è facile intuire perché Raf-faello gli abbia resto tale omaggio, memore forse lui stesso di quel passo del Paradiso che recita:“Così la mente mia, tutta sospesa,mirava fissa, immobile e attenta,e sempre di mirar si facea accesa”(Paradiso, XXXIII, 97-99)

Marco Grassi

Il miracolo eucaristico

di S. Chiara (1240)

I Saraceni tenevano Assisi sotto assedio: irruppero anche nel chiostro di S. Damia-no, il monastero dove risiedeva S. Chiara con le altre sorelle. A quella vista i cuo-ri delle sorelle si smarrirono ed esse cor-sero terrorizzate a chiamare Chiara: ella prostrandosi in preghiera implorò Cristo dicendogli: “Ecco, o mio Signore, vuoi Tu forse consegnare nelle mani di pagani le indifese tue serve, che ho allevato per il tuo amore? Proteggi, Signore, ti prego, queste tue serve che io, ora, da sola, non posso salvare”. Subito una voce di bimbo risuonò alle sue orecchie, proveniente dall’ostenso-rio: “Io vi custodirò sempre!”. “Mio Signo-re - aggiunse S. Chiara – proteggi anche, se ti piace, questa città, che per tuo amore ci sostenta”. E Cristo a lei: “Avrà da sostene-re travagli, ma sarà difesa dalla mia prote-zione”. Allora la Vergine, sollevando il vol-to bagnato di lacrime, confortò le sorelle in pianto: “Vi do garanzie, figlie, che nulla soffrirete di male, soltanto abbiate fede in Cristo!”. Con cuore coraggioso, pur mala-ta com’era, Chiara si fece condurre dinanzi ai nemici, con in mano l’Ostensorio d’avo-rio in cui era contenuta l’Ostia consacrata. I Saraceni, miracolosamente, fuggono via e la città di Assisi non venne colpita.

(Tratto da “Piccolo Catechismo Eucaristico” Edizioni Studio Domenicano)

Giugno 2020

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Notte fonda sabato 22 febbraio o meglio già domenica 23… arriva il messaggio del Sindaco alle 0.45… che chiedeva di so-spendere il carnevale per precauzione e di avvisare alle Messe senza allarmare… E da quel messaggio tutto è cambiato ab-biamo preso la consapevolezza che le cose erano più gravi di quanto pensavamo, an-che se qualcuno era ancora scettico. Poi l’avviso del Vescovo di sospendere la pre-senza del popolo alle sante Messe. E da lì poi la chiusura di quasi tutto… an-che dell’Oratorio.Non si sente più il vociare dei bambini, dei ragazzi, i motorini degli adolescenti che scorrazzano arrivando di gran carriera in piazza mercato. Non si sente più la campa-na del Catechismo, il pallone rimbalzare …Purtroppo quello che si sente di più sono le nostre solenni campane che danno l’an-nuncio di morte di un nostro fratello o di una nostra sorella che non ce l’ha fatta nella sua lotta.Tutte queste cose fanno riflettere… molto … il correre di tutti i giorni è diven-tato un tempo lungo e silenzioso, non si viaggia più… non si corre più … il cuore e la mente viaggiano… eccome viaggiano… l’attesa della campana che annuncia la pre-ghiera e che scandisce le ore del giorno, il pregare insieme anche se ognuno in casa nostra. (anch’ io sono stato più di un mese in casa tra malattia e tempo per la sicurez-za, e attendevo la celebrazione alla radio, per pregare, per sentirmi in comunione con tutti voi.) Preghiera che si eleva a Dio per tutti i fratelli ammalati, per le loro famiglie, per i bambini e i ragazzi che non sono più qui in oratorio per le varie attività.Un tempo che ci fa riflettere e ci mette ben chiaro davanti agli occhi quanto

è importante: la vita e i doni che essa ci riserva ogni giorno.Scendo il pomeriggio in cortile a pregare il vespro, per essere più vicino a chi di solito il cortile lo vive, dai ragazzi che giocano, i bambini che con i loro genitori vanno e vengono dall’asilo, le persone che attra-versano il portico per recarsi in chiesa, per tutti coloro che iniziano o finiscono la loro giornata passando dal bar, per i catechisti, animatori ed i volontari che si riuniscono per programmare preparare incontri e at-tività, per coloro grandi e piccini che vi-vono tutte le attività e le feste e ci si rende conto di quante persone vivono solitamen-te i nostri Oratori e le nostre Parrocchie.Colgo l’occasione per ringraziare quanti mi sono stati vicini e si sono fatti sentire per sapere come stavo non sentendomi a celebrare alla radio, e a chi non mi ha mai fatto mancare il necessario, il cibo… e la preghiera.Grazie di cuore al Sindaco, che tempe-stivamente ci ha sempre aggiornato su di-sposizioni, decreti e comunicati ufficiali.Grazie infinite a chi da subito ha rispet-tato le regole dando l’esempio ai più te-stardi…

1 aprile 2020

L’oratorio deserto… alcune riflessioni…

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Grazie di cuore a tutti, quando sarà tut-to finito, torneremo a condividere insieme tante cose, ma sicuramente con cuore rin-novato e più sensibile.A presto

don Angelo

Come sapete la vita ha subito un cambia-mento… anche nelle attività parrocchiali… sono stati sospesi anche gli appuntamenti più importanti i Sacramenti dei nostri Ra-gazzi… momenti attesi da tutti, dai Ragaz-zi, dalle famiglie, dagli amici, ma anche dalla Comunità, sono momenti che ci fan-no sentire in Comunione gli uni gli altri e ci fanno rinnovare i nostri propositi di es-sere testimoni del Signore, e l’entusiasmo dei più giovani fa risvegliare la freschezza della Fede nel cuore di tutta la Comunità.Di seguito sono riportati i messaggi che ho inviato ai Ragazzi e alle Famiglie nel giorno in cui avrebbero dovuto Celebrare i Sacramenti

Domenica 26 aprile 2020

Messaggio ai Ragazzi del grup-po Antiochia

Carissimi Ragazzi,oggi e domenica prossima avreste ricevuti i Sacramenti della Cresima e dell’Eucare-stia… L’attesa si fa più lunga… vi auguro che questo tempo faccia maturare sempre più il desiderio di ricevere Gesù nel Sacra-mento dell’Eucarestia e attendere con gioia il dono dello Spirito Santo…il Signore, come ha fatto con i Discepoli di Emmaus, ci accompagna sul cammino… prende il nostro passo… e non ci lascia soli.

Tenete pronto il vostro cuore ad accoglier-lo … attendete con la lampada accesa della Parola di Dio.Vi ho ricordato questa mattina nella Santa Messa.Vi accompagno con la mia preghiera.A presto

don Angelo

Domenica 10 maggio 2020

Messaggio ai Bambini del gruppo Cafarnao

Ciao a Tutti,Oggi non posso non pensare a voi, Bambi-ni del gruppo Cafarnao, che dovevate fare la prima Confessione… la festa del perdo-no… l’incontro con l’Amore di Dio.Vi ricordo nella Santa Messa, voi e le vo-stre Famiglie ed i vostri Catechisti… tutti vi siete impegnati per prepararvi a questo giorno … e poi… sono saltati i nostri pro-grammi e i nostri bei propositi!Ma la nostra vita ha tanti aspetti belli se li sappiamo cogliere…Ci mettiamo nelle mani del Signore… che ci abbraccia con il suo immenso Amore, e gli chiediamo che il nostro entusiasmo ri-manga acceso e il desiderio di incontrarlo sia sempre più forte!Lui vede il cuore di ognuno di noi… e sa cosa più desideriamo e ci accompagna ogni giorno!Sapete che Cafarnao è il paese dove Gesù non solo ha insegnato di più ma è anche il luogo dove aveva la sua casa… i Bambini del gruppo Cafarnao hanno anche questa possibilità essere casa che accoglie Gesù!!!Un saluto a voi tutti Bambini e alle vostre Famiglie con la Speranza di rivedervi pre-sto…

don Angelo

15 Giugno 2020

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Sono ormai tre mesi che noi catechisti non vediamo più i nostri bambini del gruppo Ca-farnao. Quest’anno (per lo meno fino all’ultimo in-contro di catechismo a febbraio) ci stavamo preparando per ricevere il sacramento della Prima Riconciliazione, che era in programma per domenica 10 maggio. Per forza di cose, a causa della pandemia in corso, la Chiesa ha dovuto però prendere la difficile decisione di rimandare tutto a data da destinarsi: messe con il popolo, catechismo e sacramenti.Ovviamente al giorno d’oggi non mancano le possibilità di restare in contatto, ma ritrovar-si tutti insieme o scriversi su whatsapp non sono sicuramente la stessa cosa. Anche don Angelo ci ha più volte dimostra-to la sua vicinanza: soprattutto nel giorno in cui i nostri bambini avrebbero dovuto incon-

trarlo nel confessionale, ci ha confortato con queste parole:“Vi ricordo nella Santa Messa, voi e le vostre famiglie e i vostri catechisti … ci mettiamo nelle mani del Signore, che ci abbraccia con il suo immenso amore. Sapete che Cafarnao è il paese dove Gesù non solo ha insegnato di più ma è anche il luogo dove aveva la sua casa. I bambini del gruppo Cafarnao hanno anche questa possibilità, di essere casa che accoglie Gesù!”A questo proposito, abbiamo chiesto ai bam-bini di fare un disegno che rappresentasse Gesù durante la sua vita a Cafarnao e abbia-mo deciso di pubblicarli sul bollettino par-rocchiale. Nell’attesa di poterci rivedere al più presto.Un abbraccio

I vostri Catechisti

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GRUPPO CAFARNAO

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17 Giugno 2020

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Il cammino del gruppo Antiochia non è cer-tamente andato come ci saremmo aspettati noi Catechisti. Eravamo pronti a progettare, organizzare, mettere a punto le due giorna-te in cui i nostri ragazzi avrebbero ricevuto i Sacramenti, entrando a tutti gli effetti nel-la Chiesa. Ma poi siamo stati gettati nel giro di pochi giorni, in una situazione che fino ad una settimana prima non avremmo mai pen-sato di vivere. Siamo stati privati della nostra consueta vita e molti di noi hanno anche do-vuto vivere la perdita di una persona cara.In questi anni abbiamo accompagnato i no-stri ragazzi alla preparazione ai Sacramenti, con piacere e con gioia li abbiamo visti cre-scere. Si sono impegnati e molti hanno dimo-strato interesse e partecipazione. Fra loro ci sono sempre stati ragazzi pronti a farsi do-mande e ad affrontare le proposte che veni-vano fatte con entusiasmo e impegno, anche quando erano affaticati dai molti impegni della scuole e delle molte attività. Molti dei nostri ragazzi hanno capito che essere Cri-stiani significa incontrare Gesù, accorgersi della sua importanza nella propria vita e di conseguenza avere il desiderio di sapere di Lui, di stare con Lui, per costruire una storia di amicizia che dia senso a tutto.Poi, improvvisa come la tempesta che ha col-to la barca dei discepoli, la pandemia ha rag-giunto anche noi. E ha scombinato le carte. Ha sospeso tutto, anche la data dei Sacramenti, che tanto attendevano, che non vedevano l’o-ra di ricevere. E non solo loro hanno dovuto attendere, non solo loro sono stati privati dei Sacramenti. La fatica di dover attendere per i nostri ragazzi è comune alla nostra fatica di dover rinunciare alla santa Messa.Quella stessa frase dei primi martiri cristia-ni che abbiamo indicato ai ragazzi ,“Senza la domenica non possiamo vivere”, ha assunto in questi mesi un senso nuovo e ci ha costret-ti a comprendere quanto ci costa rimanere lontani dall’Eucaristia. Li capiamo. Capiamo l’impazienza e la tristezza dei nostri ragazzi perché la viviamo con loro.Per chi pensa che arrivare ai Sacramenti per un ragazzo sia solo l’occasione per far festa e

avere regali, forse è meglio che non continui a leggere, perché queste considerazioni non avranno molto senso per lui.È vero, per qualcuno il catechismo è questo, una scelta tra le tante, un’occasione per una festa per poi sparire dalla circolazione e non pensarci più. Ci spiace per loro, perché se è così, stanno sprecando il loro tempo e si per-dono la vera essenza di tutto. Questo è un cammino di fede e ha senso solo in questa prospettiva. Altrimenti diventa privo di si-gnificato.Per chi invece ha intrapreso il cammino con fede e impegno, è doloroso dovere attende-re ora, ma può viverlo come una prova che renderà ancora più significativo e bello il mo-mento, quando arriverà. L’immagine ripetuta tante volte con loro del-la vite e dei tralci, ritorna nuovamente. Noi, che con il Battesimo siamo stati uniti a Gesù, come tralci alla vite, siamo uniti anche ora. Sentire le campane che suonano, ci richiama a guardare alla chiesa, dove il don sta per ce-lebrare l’Eucaristia. Essere impediti a parteci-pare alla Messa ci spinge a farci vicini nel cuo-re, come se fossimo presenti. Questo diciamo ai nostri ragazzi, perché riguarda anche noi.In questi mesi ci siamo sentiti vicini ai nostri ragazzi; anche nelle difficoltà il cammino è continuato e ci ha aiutato a riflettere con loro su tante cose sotto una luce nuova.Una prova che può rafforzare loro, ma an-che noi come catechisti e la nostra comunità, oppure mettere in chiaro per chi non ne vale la pena. Ci può lasciare come siamo, oppu-re può essere la spinta per vedere più chiaro cosa vale veramente. Quando Gesù passa nelle nostre vite, non lo fa mai senza darci l'opportunità di cambiarle in modo radicale, sta a noi scegliere. E certa-mente i nostri ragazzi si sono trovati davanti alla loro vita di fede con degli sconvolgimenti non da poco. Crediamo che in molti stiano rispondendo con coraggio e fede, sappiamo quanto meraviglioso sanno essere, se voglio-no mettersi in gioco.

I Catechisti del gruppo Antiochia

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GRUPPO ANTIOCHIA: i Sacramenti si fanno più lontani.

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19 Giugno 2020

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Pier Virginio Begni Redona, sacerdote ed emi-nente storico dell’arte, chiamato semplice-mente “don Pierino” dai confidenti e amici, si è spento a ottantasette anni di età a Gussago il 22 marzo scorso, nel bel mezzo dell’infuriare del morbo epidemico che non gli ha concesso un rito di sepoltura degno della sua larga fama di studioso di valenza più che nazionale. Era nato ad Adro il 25 febbraio 1933 da fami-glia di Castrezzato (1) e rimase qui in paese soltanto i primi anni della fanciullezza, per cui molti non l’hanno conosciuto, ma chi negli ulti-mi cinquantanni si è interessato di cultura bre-sciana, per frequentazione delle bellezze arti-stiche delle nostre chiese o per le grandi mostre degli anni ‘80 e ‘90 dei musei cittadini, non può non averlo incontrato o aver consultato almeno alcuni dei suoi ben 230 titoli che formano la sua ampia bibliografia, monumentale apparato or-mai essenziale di ricerca storico critica, che spa-zia soprattutto dal Rinascimento al Manierismo.Avviato agli studi superiori all’Arnaldo e poi alle magistrali, si laureò in storia dell’arte a Mi-lano. Ordinato sacerdote nel 1961, è nella Con-gregazione dei Padri della Pace fino al 1972, partecipando al clima di rinnovamento post conciliare e poi si trasferisce nella parrocchia di Gussago dove resterà fino alla fine, aprendo la villetta che abitava a lato della parrocchiale a studenti e studiosi, sempre affabile e dispo-nibile per qualsiasi richiesta. Nel frattempo è docente al Gambara e poi in università e dedica tutta la sua vita agli studi umanistici, al centro di innumerevoli iniziative museali e di caratte-re scientifico a cominciare dall’arte sacra in cui i suoi studi su Lattanzio Gambara, sul Moretto e sul Cinquecento bresciano, segnano irrinun-ciabili punti critici di riferimento.Fra i più importanti incarichi si deve ricorda-re che don Pierino è stato direttore dell’Ufficio Arte Sacra e Beni culturali Ecclesiastici (2001-2008) prodigandosi nelle opere di ricostru-zione dopo il terremoto del 2004, direttore del Museo Diocesano di Arte Sacra (2005-2008), presidente dell’Associazione Arte e Spiritualità (2008-2012), membro di redazione di Brixia Sacra dal 1996, socio dell’Ateneo di Brescia dal 1979.Riassumere il percorso culturale e tratteggiare l’umanità della persona in poche righe è im-presa impossibile e certamente verrà compiu-ta in adeguato studio in àmbito scientifico. E’ però un atto di gratitudine e di testimonianza doverosa per il suo contributo critico, le appro-

fondite riflessioni e, come presbitero, per rico-noscere il suo apostolato verso gli anziani e gli ammalati cui si dedicò con speciale attenzione, testimonianza di fede e di infaticabile silente operato.Personalità di carattere schivo ed estraneo ai clamori delle celebrazioni esteriori, è stato de-finito “concreto e asciutto come le colline della Franciacorta in cui è nato”.Adro può dunque essere orgogliosa di avergli dato i natali.

(1) Domenico Begni Redona (n. 1903), padre di Pier Virgilio, era dètto in paese “Mènecc de la vila” perché abitava la casa che fu poi acquista-ta dai Bettoni al termine di via Lazzaretto, verso il Santuario. La famiglia, di benestanti agricol-tori, proveniva da Castrezzato, dove aveva dato un ingegnere, Pietro, che combattè a Bezzecca con Garibaldi; un Giulio, medico veterinario; altro Pietro, sacerdote; Pierina, che si trasferì ad Adro ove adottò come figlio un Begni, dan-dogli il cognome Begni Redona. Abitarono ad Adro per non molti anni poiché nel dopoguerra Domenico si trasferì in Svizzera. Pier Virgilio si avviò agli studi classici per diventare sacerdote, mentre la sorella Rosanna intraprese il lavoro in una banca cittadina. Il nome “Redona” che è anche un quartiere di Bergamo, pare che derivi dal celtico con significato di “luogo del campo dissodato” mentre è tradizione che il cognome sia derivato da “Braidona”, ossia grossa breda, ampio terreno coltivato a prato.

® RipRoduzione RiseRvata

IN RICORDO DI PIER VIRGILIO BEGNI REDONA

di umbeRto peRini

21 Giugno 2020

Pier Virgilio Begni Redona

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Ho conosciuto Don Michele 60 anni fa, quando bambino frequentavo l’Oratorio della Pace a Brescia e lui collaborava con la Congregazione dell’Oratorio come cate-chista e seminarista. Operava al fianco di grandi figure del mondo cattolico brescia-no come Padre Giulio Cittadini, Padre Car-lo Manziana, Padre Ottorino Marcolini e Padre Giulio Bevilacqua, dai quali assorbì una grande conoscenza e il “dono” per i più poveri. Nel 1966, appena nominato sacerdote, ven-ne inviato come Curato nella Parrocchia di S. Antonio a Brescia, la mia parrocchia, dove con senso di umiltà e servizio verso gli altri abbracciava le idee e l’insegnamento del Cardinale-Parroco Padre Giulio Bevi-lacqua. Qui fondò il Gruppo Scout, aperto a bambini e ragazzi e tuttora funzionante, una forma di aggregazione impegnativa, di forte crescita personale e morale ma allo

stesso modo molto coinvolgente e piacevo-le. Quando nel 1969 arrivò nella Parrocchia di Adro portò con sé lo spirito e il frutto delle esperienze maturate, avviando una profi-cua collaborazione tra i ragazzi e le ragaz-ze dell’Oratorio di Adro e Brescia. I campi estivi in Italia, Svizzera e Inghilterra del Gruppo Scout sono ancora un ricordo vivi-do tra i ragazzi di allora, non solo per quelli che vi hanno partecipato ma anche per tutti gli altri che collaboravano in oratorio e si dedicavano con impegno ed allegria a varie attività per poter raccogliere i fondi per fi-nanziarli. Con lui abbiamo conosciuto real-tà diverse, tra cui l’Operazione Mato Gros-so e avviato incontri di cineforum. La sua fede sempre fervida si univa all’entusiasmo che provava e trasmetteva quando avviava nuove attività che aiutavano i giovani ad aprire la mente e il cuore ad esperienze di aggregazione, di riflessione, e li spronava ad entrare in contatto con sacerdoti e per-sone da altre nazioni. Nonostante il nome impegnativo che por-tava, era semplicemente Don Michele per tutti. Ricordo che i ragazzi che lo vedevano arrivare lo chiamavano “Carta velina”, non per mancanza di rispetto, ma affettuosa-mente, riassumendo in due semplici parole la sua immagine fisica, il suo essere alto e magro. E così è sempre rimasto, una corpo-ratura non imponente, piuttosto esile, tut-tavia decisamente forte e determinato nella fede, nelle convinzioni, nella disponibilità ad aiutare le persone che ne avevano biso-gno, per necessità materiali, o spirituali.La sua presenza, sempre misurata nei modi, è sempre stata viva ed efficace. In ogni par-rocchia in cui ha operato il suo ricordo è tuttora presente nei cuori dei ragazzi e dei parrocchiani a cui si è dedicato. Lo ricor-diamo come una persona pacata, ma che non esitava ad infervorarsi se necessario, a

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DON MICHELANGELO BRAGA1939-2020

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“batter cassa” come si dice comunemente, a convincere della bontà di certe avventure, sempre confidando nell’ intercessione divi-na. Ed ha perseguito negli intenti e nelle opere realizzate con l’aiuto di volontari, di benefattori grandi e piccoli, costruendo ex novo una chiesa nella parrocchia del Beato Luigi Palazzolo a Brescia, dal momento che al suo arrivo le Messe venivano celebrate in un piccolo capannone prefabbricato. Ed è in questa parrocchia che conobbe un Vescovo albanese e cominciò a seguire più da vicino i problemi e le necessità del popolo alba-nese. Infatti nel 1993 iniziò la sua missione nel nord est dell’Albania, dove resterà 21 anni, nel paesino di Juban poco lontano da Scutari. Qui costruisce la “Chiesa Juban” e un asilo infantile. Segue varie parrocchie sperdute tra le montagne, saltuariamente ritorna in Italia con un furgone, che gli vie-ne prestato, sul quale carica mobili, abiti e medicine, da riportare in missione. Sono anni di durissimo lavoro, e quando rientra in Italia è sempre più stanco e fisicamente debilitato per le estreme condizioni a cui è sottoposto. Spende tutto il suo patrimonio nella costruzione della chiesa e dell’asilo e nell’aiuto ai più bisognosi. Nonostante la fatica, lo sostengono e animano sempre la Fede e la volontà di aiutare i più deboli.Al suo rientro in Italia nel 2014, iniziò a col-laborare con la parrocchia di Marone, sul lago d’Iseo, dove segue in particolar modo gli anziani e le chiesette di Vesto, Vello e Colpiano. Nel 2017 deve arrendersi all’in-debolimento fisico e alla sedia a rotelle, nella casa di riposo di Biennio che diventa la sua ultima dimora. Sono riconoscente a Michele per aver man-tenuto contatti personali e familiari in tutti questi anni, per il suo desiderio di avere in-formazioni sulle persone di Adro, sui “ra-gazzi di allora” che aveva conosciuto, e per le sue preghiere, che non sono mai manca-te, per la comunità adrense. Padre Michele è stato il mio Maestro per tutta la vita, mi ha insegnato ed aiutato a fare le scelte più importanti. Mi ha insegna-

to l’altruismo, la correttezza morale, la leal-tà. E’ stato un grande amico fin da quando bambino, faceva il catechista all’oratorio della Pace.Mi ha sposato, ha battezzato mio figlio ha sempre avuto un pensiero buono ed una preghiera per me e la mia famiglia.Uomo sincero altruista fino al midollo, ri-cordo che durante una delle sue visite a casa mia, nel periodo in cui era missiona-rio in Albania arrivò con un paio di scarpe completamente distrutte. Alla mia doman-da di come mai avesse tali scarpe rispose semplicemente “Ho solo queste”. L’unica cosa che potei fare fu di regalargli imme-diatamente un paio di scarpe nuove. Cit-tadino del mondo, sosteneva l’uguaglianza fra tutti gli uomini e i popoli della terra e la metteva in atto parlando correttamente Inglese, Francese, Tedesco, Greco, Latino, Albanese.Con lui ho mantenuto un rapporto di ami-cizia durato per tutta la vita ed ora sono si-curo che da lassù continuerà a proteggere me e la mia famiglia.

Ermanno Duca

23 Giugno 2020

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In ricordo di don Stefano Costa, nel 10° anniversario della morte: 2010-2020

Il 28 giugno 2010, dieci anni fa, nella vicina parrocchia di Cologne, don Ste-fano costa ci ha lasciato. E’ stato par-roco della nostra comunità dal 1986 al 1994.Successore di don Sigfrido Averoldi, ha avuto come collaboratori don Franco Tortelli, don Battista Piccioli (ora Ve-scovo ausiliare di Guayaquil, in Equa-dor), don Vito Delbarba, mons. Ales-sandro Mena e lo stesso don Sigfrido per alcuni mesi.Nato a Orzinuovi nel 1930, è stato or-dinato sacerdote nel 1953. Iniziò il suo ministero sacerdotale come curato dell’oratorio a Palosco fino al 1963, per poi recarsi a Corti di Costa Volpino fino al 1970 e diventare vicario parrocchiale a Chiari per cinque anni, fino al 1975. Fu poi parroco a Castrezzato dal 1976

al 1986 e a seguire parroco di Adro.Per motivi di salute, otto anni dopo, dovette ritirarsi da guida della comunità adrense per finire il suo ministero a Cologne. Abituato a stare con i bambini, celebrava spesso la Messa dei ragazzi delle ore 10 e partecipava con entusiasmo alle iniziative dell’Acr. Fu promotore di importanti lavori di ristrutturazione del tetto e delle facciate della chiesa parrocchiale, lavori benedetti nel 1990 dal Vescovo Bruno Foresti. Con don Battista ristrutturò le aule di catechismo Paolo VI e di via Castello. Organizzò, nel 1992 le tanto ben riuscite Missioni Parrocchiali in preparazione ai solenni festeggiamenti per il 150° anniversario di Consacrazione della chiesa parrocchiale.Promosse “l’aggiornamento” del precedente libro “La Cèsa dè Ader” del bravo storico locale U. Perini. In quegli anni accompagnò tre giovani dell’oratorio alla Consacrazione Sacerdotale: don Diego Ruggeri, don Roberto Zamperini (1992) e don Ugo Baitelli (1994). Semplice e preparato, con le sue omelie rag-giungeva facilmente l’attenzione dei fedeli. Fu vicino agli anziani e agli amma-lati. Il finale del suo Testamento Spirituale è un augurio per tutti:

“Troviamoci nella Gloria del Signore!”.

Mauro Vezzoli

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25 Giugno 2020

Classe 1923, mons. Bruno è stato ordinato nel 1946. All’inizio del suo ministero sacerdotale ha svolto il ruolo prima di vice rettore del Se-minario di Clusone e poi di Superiore.Dal 1967 al 1974 ha guidato la parrocchia di San Pellegrino Terme. Il 12 dicembre del 1974 è stato nominato vescovo ausiliare di Mode-na-Nonantola; il 10 aprile del 1976 è stato nominato arcivescovo di Modena e Abate di Nonantola. Il 7 aprile del 1983 è stato chiama-to come pastore della diocesi di Brescia dove è rimasto fino all’11 gennaio 1999.Oggi apprendiamo una bella notizia, dopo tante notizie di decessi di anziani… il gran-de Vescovo Bruno compie 97 anni. Moltissimi passati al servizio del Signore.Il mio primo ricordo del Ve-scovo Bruno è di quando ero ragazzo… la sua visita pa-storale… tanto attesa, tanto preparata per noi ragazzi del catechismo… ci avevano fatto mille raccomandazioni e mes-so una grande soggezione… il vescovo, si saluta cosi… si fa cosà… non bisogna… fate i bravi… ascoltate…E all’improvviso arriva… lo accogliamo sotto il portico dell’oratorio… da subito cattu-ra la nostra attenzione e la nostra simpatia… saluta tutti… vorrebbe abbracciarci ma siamo tanti… la benedizione della Madonnina posta all’ingresso dell’Oratorio, la sua devozione a Maria è da sempre il pilastro della sua Fede… e lo raccomanda anche a noi…Poi si scende in teatro… l’angusto teatrino dell’oratorio si riempie di gioia… tutti sono partecipi… lui fa domande… come fosse un quiz… il buon don Giuseppe, il parroco, sug-gerisce… il tempo vola e noi ragazzi non ce ne accorgiamo…questo è il primo ricordo di mons. Foresti…Ne ho tanti altri:Il viaggio a Lourdes, da lui guidato, con il CVS, al quale ho partecipato da seminarista: ricordo che è passato più volte a salutare tut-

ti sul treno, una parola buona, un sorriso… e arrivato al vagone del giovani proprio nel mo-mento del riordino del pranzo… ci seguiva con il sacco dello sporco in mano, come servitore: “sono venuto per servire, non per essere servi-to”… e la sua vita è servizio a Dio incontrato nei fratelli.Sul Guglielmo per la Santa Messa della GMG lui ci ricorda “avete cantato: JESUS CHRIST YOU ARE MY LIFE, siete entu-siasti… sia davvero Cristo la vostra vita, la-sciatevi guidare da Lui” e poi il suo entusia-

smo, lui già anziano, era salito con noi giovani fino lassù al monumento al Redentore, per farci da testimone che se Gesù è con noi possiamo fare della nostra vita una cosa me-ravigliosa. E la vita di mons. Foresti lo è meravigliosa, sa essere testimone a tutti colo-ro che incontra. Molti di noi potrebbero rac-contare qualche ricordo… l’ultimo … lo scorso set-tembre è stato da noi per la festa a Santa Maria in Favento. Arrivato per tem-po… si è raccolto in preghie-ra, ha celebrato per noi e con noi la Santa Messa e poi si

è lasciato immergere nella folla di coloro che volevano salutarlo… e ha raccontato alcuni dei suoi aneddoti… prete per portare gli uomini a Dio e Dio agli uomini con semplicità, fede e fra-ternità.Tanti auguri Vescovo Bruno!Grazie per quello che ha fatto e continua a fare per la sua e nostra Diocesi di Brescia… Grazie per le tonnellate di medagliette e immaginette che ha distribuito a quan-ti incontrava…Grazie per il suo Esempio di uomo di Dio…Grazie di cuore…Grazie da un giovane prete

don Angelo

Mercoledì 6 Maggio 2020

Tanti auguri Vescovo Bruno…. e sono 97 anni!!!

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Cari amici e amiche della Comunità parroc-chiale di Adro-Torbiato, mi unisco a voi per condividere la gioia per i 25 anni di profes-sione religiosa di fr Giovanni e, soprattutto, per ringraziare con voi il Signore che lo ha accompagnato e sostenuto con il suo amore fedele e gratuito, nelle gioie e nelle difficol-tà, fin dal giorno della sua partenza da noi per entrare, il 26 settembre 1993, a far par-te della famiglia francescana. I ricordi che porto nel cuore sono tanti. Fare un panegi-rico sulla vita e le virtù del festeggiato non rientra nello scopo di questo articolo. Sulla scia di papa Francesco voglio invece “fare memoria” con tanta gratitudine di questo tempo trascorso. In fondo è ciò che la no-stra Comunità fa ogni volta che si riunisce intorno ad un “figlio” per festeggiare una tappa importante della sua vita. È soprattutto in questa occasione che vi trovate insieme per cantare il Magnificat per le grandi opere che Dio ha compiuto nell’esistenza di questi fratelli.

Ed è significativo che, anche per fr Giovanni, questo avvenga nel giorno del nostro santo Patrono, Giovanni Battista: il testimone per eccellenza di Gesù, la voce che annun-cia la Parola, l’amico che cede il posto allo Sposo. Il mio primo ricordo va alla famiglia di fr Giovanni, a me tanto cara, perché è qui che lui ha ricevuto il dono della vita ed è qui che ha accolto tutto ciò di cui aveva bisogno per aprirsi al futuro con lo studio prima e, poi, con il lavoro. Dalla “chiesa domestica” il ricordo passa ora alla Comunità cristiana che lo ha rigenerato alla vita nuova di Cri-sto e gli ha offerto i doni della Grazia. Qui si è impegnato in un cammino di maturazio-ne nella fede e si è reso disponibile per tra-smetterla e per farla crescere anche intorno a sé. Un cammino che è stato arricchito da tante esperienze, tutte uniche e speciali, ed è stato condiviso insieme a tante persone amiche. Mi sento particolarmente coinvol-ta nella gratitudine per questo importan-te anniversario perché in questo gruppo

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“Guardati bene dal dimenticare il Signore... ” (Dt 8,11)

Primi voti Fr. Giovanni 1995

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di amici avevamo molto viva la domanda: «Signore, che cosa vuoi che io faccia? Qual è il progetto di amore che da sempre hai pensato per me?». La ricerca della Volon-tà di Dio sulla nostra vita cresceva e in tut-ti c’era il desiderio di seguire Gesù dove e come avremmo capito di essere chiamati. Il Signore, che chiama ciascuno per nome e che ci ha disegnati sulle palme delle sue mani, non si fece attendere e la sua Parola ci raggiunse in modo del tutto personale. E così, con l’aiuto di Dio, tutti arrivammo al nostro sì, il sì all’Amore nel matrimonio, nel sacerdozio, nella vita consacrata. Nel caso di fr Giovanni, il sì alla vita consacrata ha compreso anche il sì al sacerdozio e il 9 giu-gno 2001 l’ha visto felicemente sacerdote. Matrimonio, sacerdozio, vita consacrata: forme di vita diverse ma complementari e accomunate da una sola dignità, quella del Battesimo che ci ha donato la vita divina, ci ha resi figli del Padre e ci ha rivestiti di Cristo mediante l’azione dello Spirito San-to. È lo Spirito Santo che suscita nella Chie-sa una pluralità di carismi e ciascuno di noi è chiamato, «ognuno per la sua via» come ci ricorda papa Francesco nella Gaudete et exsultate, a edificare, già qui, il Regno di Dio, a costruire la «civiltà dell’amore». Nel matrimonio gli sposi sono chiamati, con il loro amore fedele e indissolubile, a rendere visibile l’alleanza eterna di Dio con la sua Chiesa. I sacerdoti sono gli strumenti vivi di Cristo, Eterno Sacerdote, per proseguire la sua opera di salvezza in mezzo al santo

popolo di Dio. E i chiamati alla vita consacrata con la profes-sione dei consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza diventano uno dei segni con-creti «che la Trinità lascia nella storia perché gli uomini possa-no avvertire il fascino e la no-stalgia della bellezza divina» (Vita consecrata). L’avventura continua ancora oggi per tutti noi, illuminata anche dal Ma-gistero di papa Francesco che, con l’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate, ci esorta a «non avere paura di puntare

in alto... a non avere paura della santità... che è il volto più bello della Chiesa».Il legame di amicizia che ci unisce è dav-vero forte perché Gesù è Presenza viva che rende belle le nostre vite e vere le nostre re-lazioni, nella condivisione di ciò che la vita porta con sé di gioie e di dolori, al di là di ogni distanza e della diversità degli impe-gni che abbiamo assunto. Quando incontro fr Giovanni comprendo ciò che Francesco di Sales voleva dire quando affermava: «Il nostro Dio è il Dio della gioia» e: «Il nostro Dio è il Dio del cuore umano». Il cuore di fr Giovanni infatti, tutto consacrato a Dio e ai fratelli, mi dona letizia e mi mostra il lato più bello della nostra umanità, creata a immagine e somiglianza di Dio.

Carissimo fr Giovanni, a te che sei spesso “in giro per il mondo”, auguro di continua-re a portare l’annuncio gioioso del Vange-lo al cuore assetato di ogni uomo e di ogni donna perché ogni vita sia rischiarata dalla luce pasquale del Signore Gesù. Affido alla speciale tenerezza materna della Vergine Maria il tuo prossimo cammino perché tu possa custodire la “memoria grata” di quel 9 settembre 1995, cantare con Lei il tuo Magnificat e ripetere ogni giorno il tuo sì all’Amore.Ti accompagna la mia preghiera, quella delle mie sorelle e quella di tutte le persone che ti vogliono bene.Dio sia benedetto!

Sr Loretta Maria Amata

27 Giugno 2020

Fr. Giovanni con il Papa 2019

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Il diciotto maggio scor-so è stata una data molto significativa per me. È ri-corso il primo c e n t e n a r i o della nasci-ta del grande Papa Gio-vanni Paolo II°. Nell’arco di tempo dei miei 62 anni

si sono suc-ceduti ben sei papi e tra di loro papa Gio-vanni Paolo II° ha segnato la mia vita di gioventù, come papa Benedetto è stato un punto di riferimento importantissimo nella mia maturità.Giovanni Paolo II° è entrato nel percorso della mia esistenza a vent’anni. Ero milita-re in Friuli quel giorno di ottobre 1978 in cui fu eletto. Alcuni di noi soldati di leva eravamo nella sala TV. Quando annun-ciarono il nome un moto di stupore mi ha colpito, ma subito anche l’umanità di que-sto sconosciuto. “Se sbaglio mi corrigge-rete…” Tra le prime parole che pronunciò queste sbloccarono immediatamente, dopo la sorpresa, la simpatia del mondo intero e dei giovani soprattutto. “Aprite le porte a Cristo…” furono le altre parole sorpren-denti per chi si sentiva già cristiano e dava per scontato ciò che scontato non era. Di lui mi ha colpito la franchezza e la con-vinzione che manca oggi nel pronunciare queste parole, difficili da dire in un mon-do che ama solo alcuni vocaboli e concetti inclusivi, rispettosi di tutti, e soprattutto che esprimono le idee del mondo, anzi di un certo mondo anticristiano. Dire “Aprite, spalancate le porte a Cristo…” è pericoloso oggi ed anche il papa e tanti vescovi pesano bene la parola ”Cristo” prima di pronun-ciarla, per non irritare nessuno, per non of-

fendere popoli, nazioni e religioni. Giovan-ni Paolo II° invece la affermava con forza, senza giri di parole, senza timore di critica, perché riteneva che solo in Cristo c’è il bene dell’uomo, l’espressione più alta dell’uma-no e la salvezza eterna.Ero al banco di falegname, nel mio con-sueto lavoro quel 13 maggio dell’81 quan-do lo hanno tramortito nell’attentato in Piazza San Pietro. Quel fatto sconvolgen-te mi ha aperto gli occhi su quanto possa essere pericoloso testimoniare la fede, mi ha fatto prendere coscienza che il credere e l’annunciare Cristo comporta di mettere in gioco la vita, mi ha convinto che la ve-rità è superiore al compromesso col mon-do e le sue leggi, e non il contrario, come purtroppo gli eventi di questo tempo fanno emergere. In questo tempo di pandemia da coronavirus, in un clima di umiliazione dolce per la Chiesa, che sa tanto di “buona morte” per chiunque crede, giustificata dal pericolo del contagio e pretesa anche, dal potere che impone le sue norme sanificanti, veniamo narcotizzati e convinti anche noi credenti che la realtà materiale è superio-re ad ogni altra realtà spirituale e che Dio stesso deve venire dopo il nuovo credo del mondo. E tragicamente a nessuno sembra che questo importi.Ero in Piazza Duomo (ora Piazza Paolo VI°) quando il papa venne a Brescia nell’82. È stato lì che lui ha portato a maturazione quell’inquietudine che mi pervadeva, le domande e quel desiderio di Dio che mi affascinava: le risposte alle grandi doman-de cercate, attese, scoperte con fatica e col consiglio di chi mi ha accompagnato. Gesù aveva già iniziato a lavorare in me, ma quel primo incontro dal vivo col grande papa mi ha incoraggiato e l’anno successivo sono entrato in seminario. Il papa polacco ha segnato in profondità i miei anni di studio ed i primi anni di ministero sacerdotale per il modo deciso, ma anche tenero e buono di porsi, per le parole chiare, esigenti ep-pure così cariche di attrattiva. Ancora mi

RICORDI PERSONALI DI UN GRANDE PAPA

Il diciotto maggio scorso è stata una data molto significativa per me. È ricorso il primo centenario della nascita del grande Papa Giovanni Paolo II°. Nell’arco di tempo dei miei 62 anni si sono succeduti ben sei papi e tra di loro papa Giovanni Paolo II° ha segnato la mia vita di gioventù, come papa Benedetto è stato un punto di riferimento importantissimo nella mia maturità. Giovanni Paolo II° è entrato nel percorso della mia esistenza a vent’anni. Ero militare in Friuli quel giorno di ottobre 1978 in cui fu eletto. Alcuni di noi soldati di leva eravamo nella sala TV. Quando annunciarono il nome un moto di stupore mi ha colpito, ma subito anche l’umanità di questo sconosciuto. “Se sbaglio mi corriggerete…” Tra le prime parole che pronunciò queste sbloccarono immediatamente, dopo la sorpresa, la simpatia del mondo intero e dei giovani soprattutto. “Aprite le porte a Cristo…” furono le altre parole sorprendenti per chi si sentiva già cristiano e dava per scontato ciò che scontato non era. Di lui mi ha colpito la franchezza e la convinzione che manca oggi nel pronunciare queste parole, difficili da dire in un mondo che ama solo alcuni vocaboli e concetti inclusivi, rispettosi di tutti, e soprattutto che esprimono le idee del mondo, anzi di un certo mondo anticristiano. Dire “Aprite, spalancate le porte a Cristo…” è pericoloso oggi ed anche il papa e tanti vescovi pesano bene la parola ”Cristo” prima di pronunciarla, per non irritare nessuno, per non offendere popoli, nazioni e religioni. Giovanni Paolo II° invece la affermava con forza, senza giri di parole, senza timore di critica, perché riteneva che solo in Cristo c’è il bene dell’uomo, l’espressione più alta dell’umano e la salvezza eterna. Ero al banco di falegname, nel mio consueto lavoro quel 13 maggio dell’81 quando lo hanno tramortito nell’attentato in Piazza San Pietro. Quel fatto sconvolgente mi ha aperto gli occhi su quanto possa essere pericoloso testimoniare la fede, mi ha fatto prendere coscienza che il credere e l’annunciare Cristo comporta di mettere in gioco la vita, mi ha convinto che la verità è superiore al compromesso col mondo e le sue leggi, e non il contrario, come purtroppo gli eventi di questo tempo fanno emergere. In questo tempo di pandemia da coronavirus, in un clima di umiliazione dolce per la Chiesa, che sa tanto di “buona morte” per chiunque crede, giustificata dal pericolo del contagio e pretesa anche, dal potere che impone le sue norme sanificanti, veniamo narcotizzati e convinti anche noi credenti che la realtà materiale è superiore ad ogni altra realtà spirituale e che Dio stesso deve venire dopo il nuovo credo del mondo. E tragicamente a nessuno sembra che questo importi. Ero in Piazza Duomo (ora Piazza Paolo VI°) quando il papa venne a Brescia nell’82. È stato lì che lui ha portato a maturazione quell’inquietudine che mi pervadeva, le domande e quel desiderio di Dio che mi affascinava: le risposte alle grandi domande cercate, attese, scoperte con fatica e col consiglio di chi mi ha accompagnato. Gesù aveva già iniziato a lavorare in me, ma quel primo incontro dal vivo col grande papa mi ha incoraggiato e l’anno successivo sono entrato in seminario. Il papa polacco ha segnato in profondità i miei anni di studio ed i primi anni di ministero sacerdotale per il modo deciso, ma anche tenero e buono di porsi, per le parole chiare, esigenti eppure così cariche di attrattiva. Ancora mi commuovo sentendo in qualche video le sue parole senza tempo, attualissime, che sento rivolte a quelli che come me in quegli anni avevano lui come faro per conoscere, amare, seguire Gesù e che cerco anche oggi di rendere nuove ed attuali perché sempre vere.

RICORDI PERSONALI DI UN GRANDE PAPA

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commuovo sentendo in qualche video le sue parole senza tempo, attualissime, che sento rivolte a quelli che come me in quegli anni avevano lui come faro per conoscere, amare, seguire Gesù e che cerco anche oggi di rendere nuove ed attuali perché sempre vere.L’ho incontrato in mezzo ai due milioni di giovani a Tor Vergata nel grande Giubi-leo del 2000. Dopo i primi entusiasmi di sacerdote novello ed anche le inevitabili difficoltà e delusioni che non mancarono, quell’incontro col vecchio papa, “reso gio-vane dallo stare in mezzo ai giovani”, mi ha risvegliato e mi ha fatto guardare a ra-gazzi e giovani con meno diffidenza, anzi con nuova speranza. Adesso mi occupo di adulti e capisco meglio anche la fatica ed il crollo delle illusioni di tanti giovani preti, lo sconforto e quasi il senso di fallimento dopo tanto lavoro. Ci vorrebbe ancora un papa che dà entusiasmo, un papa che non nasconde di essere innamorato profonda-mente di Cristo, dell’Eucarestia, che sor-rida alla vita umana, con l’anelito alla vita eterna, un papa non tanto ammaliato dalle filosofie moderne senza Dio, dalle idee sui nuovi desideri-diritti dell’uomo, dal mito della madre terra, dall’ecologia come so-luzione dei mali del mondo, dalla salvez-za intesa come lo star bene e meglio, qui e tutti, una specie di paradiso che però non è il paradiso di Cristo. Certamente qualche giovane in più sarebbe disposto a mettere in gioco la vita per il Regno dei cieli e tanti preti delusi da questo super impegno per

l’agenda del mondo, riprenderebbero in mano le redini della propria vita.Ho visto Giovanni Paolo II° decadere fisi-camente sempre più, senza mai recedere, però. E mi ha detto con quel suo modo di essere, “resisti con me…” anche quando sei stanco e non ce la fai. E la sua figura stanca, ma irriducibile mi torna alla memoria an-che in questo tempo di forzato riposo per la pandemia, in questo tempo di stanchezza, non fisica ma mentale, in questa inquietu-dine da inattività imposta e di libertà pri-vata, che offende ancor di più per il modo laico e sconsolante con cui anche i nostri vescovi ci hanno fatto digerire norme che regolano la nostra vita di fede, norme pen-sate dai poteri salvifici dello stato. “Resisti con me…” mi viene in mente, e nonostante tutto, mi sale la speranza pensando al futu-ro, perché il grande papa conosceva bene questa realtà coercitiva del potere, che la storia polacca ci ha tramandato, ma non si è arreso mai e non ne è rimasto schiacciato.Ero davanti alla televisione quel sabato sera, quando Bruno Vespa ha annuncia-to al mondo intero “Il papa è morto…” ed ho pensato che “tutto era compiuto” come per Gesù. Ero con i miei parrocchiani di Capo di Ponte a messa, la mattina dopo, e pur cercando con tutte le mie forze di non tradire l’emozione, non sono riuscito a con-trollare il pianto. Ma non me ne vergogno, nemmeno ora, dopo quindici anni, perché come tantissimi, anch’io gli volevo bene.Lui ora è in cielo, con Colui che più di ogni altro ha amato, Cristo Signore, con la Ma-dre di Gesù, diventata per lui, fin da pic-colo, visceralmente anche Madre sua. Ma resterà sempre anche in me, vera luce, au-tentico pastore, così come per tutta la vita egli è stato, e rimarrà per tantissimi “via possibile di santità”, via che ha incarnato, fino alla totale offerta di sé, amando Cristo nostro unico Salvatore. San Giovanni Paolo II° prega per noi.

Don Francesco

L’ho incontrato in mezzo ai due milioni di giovani a Tor Vergata nel grande Giubileo del 2000. Dopo i primi entusiasmi di sacerdote novello ed anche le inevitabili difficoltà e delusioni che non mancarono, quell’incontro col vecchio papa, “reso giovane dallo stare in mezzo ai giovani”, mi ha risvegliato e mi ha fatto guardare a ragazzi e giovani con meno diffidenza, anzi con nuova speranza. Adesso mi occupo di adulti e capisco meglio anche la fatica ed il crollo delle illusioni di tanti giovani preti, lo sconforto e quasi il senso di fallimento dopo tanto lavoro. Ci vorrebbe ancora un papa che dà entusiasmo, un papa che non nasconde di essere innamorato profondamente di Cristo, dell’Eucarestia, che sorrida alla vita umana, con l’anelito alla vita eterna, un papa non tanto ammaliato dalle filosofie moderne senza Dio, dalle idee sui nuovi desideri-diritti dell’uomo, dal mito della madre terra, dall’ecologia come soluzione dei mali del mondo, dalla salvezza intesa come lo star bene e meglio, qui e tutti, una specie di paradiso che però non è il paradiso di Cristo. Certamente qualche giovane in più sarebbe disposto a mettere in gioco la vita per il Regno dei cieli e tanti preti delusi da questo super impegno per l’agenda del mondo, riprenderebbero in mano le redini della propria vita. Ho visto Giovanni Paolo II° decadere fisicamente sempre più, senza mai recedere, però. E mi ha detto con quel suo modo di essere, “resisti con me…” anche quando sei stanco e non ce la fai. E la sua figura stanca, ma irriducibile mi torna alla memoria anche in questo tempo di forzato riposo per la pandemia, in questo tempo di stanchezza, non fisica ma mentale, in questa inquietudine da inattività imposta e di libertà privata, che offende ancor di più per il modo laico e sconsolante con cui anche i nostri vescovi ci hanno fatto digerire norme che regolano la nostra vita di fede, norme pensate dai poteri salvifici dello stato. “Resisti con me…” mi viene in mente, e nonostante tutto, mi sale la speranza pensando al futuro, perché il grande papa conosceva bene questa realtà coercitiva del potere, che la storia polacca ci ha tramandato, ma non si è arreso mai e non ne è rimasto schiacciato. Ero davanti alla televisione quel sabato sera, quando Bruno Vespa ha annunciato al mondo intero “Il papa è morto…” ed ho pensato che “tutto era compiuto” come per Gesù. Ero con i miei parrocchiani di Capo di Ponte a messa, la mattina dopo, e pur cercando con tutte le mie forze di non tradire l’emozione, non sono riuscito a controllare il pianto. Ma non me ne vergogno, nemmeno ora, dopo quindici anni, perché come tantissimi, anch’io gli volevo bene. Lui ora è in cielo, con Colui che più di ogni altro ha amato, Cristo Signore, con la Madre di Gesù, diventata per lui, fin da piccolo, visceralmente anche Madre sua. Ma resterà sempre anche in me, vera luce, autentico pastore, così come per tutta la vita egli è stato, e rimarrà per tantissimi “via possibile di santità”, via che ha incarnato, fino alla totale offerta di sé, amando Cristo nostro unico Salvatore. San Giovanni Paolo II° prega per noi. Don Francesco

29 Giugno 2020

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L’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 ci ha imposto la chiusura della Scuola. Questo non ha però fermato le nostre me-ravigliose Maestre che, in questi mesi com-plicati, sono entrate quotidianamente nelle case dei nostri bimbi, seppur fisicamente lontane, attraverso la pedagogia della vici-nanza, resa possibile grazie all’ausilio della tecnologia.L’hanno fatto inizialmente con dei video quotidiani, sia per il micronido che per la scuola dell’infanzia, di attività didattiche, pre-grafismo, sviluppo delle abilità, letture, canzoni, ricette gustose, il tutto anche in lingua ingle-se con l’educatrice ma-drelingua della nostra sezione bilingue, e non è nemmeno mancato il momento del movimen-to corporeo con lo yoga

della maestra Nadia. Il tutto inviato, con un semplice link, sui dispositivi mobili dei genitori.Ma le nostre straor-dinarie Maestre non potevano certo fer-marsi qui; credendo fortemente nell’im-portanza di creare con i bambini uno scambio relazionale, in questo momento di isolamen-to forzato più che mai,

si è aggiunta forte la volontà di attuare la pedagogia della vicinanza con semplici, ma importanti, videolezioni dal vivo. Ovvia-mente, trattandosi di bambini della Scuola dell’infanzia (3 – 6 anni) e micronido (1-3 anni), l’appuntamento è stato volutamente previsto con cadenza settimanale, per dedi-care a ciascun bambino un momento specia-le anche in compagnia dei propri amichetti.

DISTANTI, MA SEMPRE UNITI, CON LA PEDAGOGIA DELLA VICINANZA

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31 Giugno 2020

Ogni settimana nella stanza virtuale, for-mata da piccoli gruppetti di bambini, si svolge online in videoconferenza una attivi-tà didattica diversa. Nella scuola materna, la sperimentazione è iniziata giocando, ad esempio, con divertenti slide recanti ogget-ti che sparivano e i bambini che ricordan-do la sequenza ed individuando l’oggetto nascosto, provvedevano a recuperarlo per casa, mettendo in atto l’abilità della me-moria e del movimento. Ha fatto seguito il gioco della tombola, poi ancora la caccia al tesoro fino ad arrivare al coinvolgimen-to dei bambini con vere e proprie attività didattiche. Attività più semplici, invece si svolgono per il micronido, dove i piccoli si connettono con i loro genitori per tra-scorrere del tempo gioioso con le loro maestre.Maestre che, oltre ad essere sempre presenti per i bimbi, lo sono anche per i genito-ri con i colloqui online; un momento di confronto an-che semplicemente sull’an-damento delle dinamiche conseguenti a questo diffici-le periodo.A loro, le nostre Maestre, va la mia più profonda grati-

tudine, perché pur non essendo obbligate, essendo in cassa integrazione, si sono pro-digate e impegnate oltre misura per cre-are quel meraviglioso lavoro fatto in tutti questi mesi, cimentandosi anche nell’uso avanzato, a volte ostico, della tecnologia, per il sorriso e la felicità dei nostri bambini.Sapere di avere delle educatrici che amano a tal punto il proprio lavoro e lo fanno con vera passione rende la nostra Scuola sem-pre più speciale. Grazie davvero di cuore!Distanti ma uniti, ce la faremo! La Presidente della Fondazione, nonché una mamma!

Avv. Alessandra Capelli

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Scuola dell’Infanzia “VIRGINIA ROMANINI” e Asilo Nido “ IL PULCINO”AD INDIRIZZO MUSICALE

Via Dosso, 9 – fraz. TORBIATO - 25030 - ADRO (BS)Tel. 030 7356358 e 030 7998324 – Fax 030 7356358

Email: [email protected]

Ciao, sono la scuola dell’infanzia Virginia Romanini di Torbiato.Una delle tante scuole della zona che è triste perché è da tantissimi giorni che nessuno viene a trovarmi, calpestarmi, sporcarmi….

Per cercare di descrivere come tanti bam-bini che non ho più visto, hanno vissuto questi mesi ho chiesto proprio alle loro mamme di raccontarsi perché, infondo, sono loro che hanno dovuto improvvisarsi maestre, tecnici del computer, casalinghe, mogli, lavoratrici e mamme!!!

“ Questo periodo difficile che ci ha costretti a rinchiuderci in casa, ci ha anche permes-so di riscoprire valori che avevamo ormai trascurato perché ci sembravano ovvii, scontati…lo stare con le persone care o con gli amici, lo stare in famiglia. Mi auguro che una volta passato questo momento, saremo in grado di dare il giusto valore alla vita. (MAMMA KATIUSCIA)

“Come ho vissuto questo periodo? A dif-ferenza di altre mamme ho sempre lavo-rato, ma, se da un lato questo è stato un bene, dall’altro ho faticato molto a conci-

liare tutti gli impegni.Il lavoro, la casa da gestire, i compiti del figlio maggiore, ma soprattutto riuscire a trovare del tempo da dedicare alla piccola di casa che senza asilo si è trovata comple-tamente spaesata. E’ stato complicato inventare attività per farle trascorrere la giornata in attesa del mio ritorno. Spesso la bambina mi ha chie-sto: “ ma non dovevo rimanere a casa solo pochi giorni? Ritornerò mai al mio asilo? Gli amici??Ma soprattutto senza diploma come potrò iniziare la prima elementa-re???”Ho sempre risposto in maniera vaga a tutto perché neppure io sapevo bene cosa dire; l’unica cosa certa che le ho detto è sta-ta: “tranquilla, le tue maestre troveranno un modo per consegnarti il tuo sospirato cappello e diploma!!La prima elementare ti aspetta!!” (MAMMA DORIANA)

“ Durante questo strano e tragico perio-do che stiamo vivendo abbiamo dovuto riorganizzare la nostra quotidianità, con-centrata all’interno delle mura domesti-che. Per far passare, in modo più sereno, ai bimbi questo periodo abbiamo dovuto inventare ogni giorno un gioco diverso. Per fortuna le nostre maestre ci hanno so-stenuto anche a distanza (DISTANTI MA UNITI) i bimbi erano molto entusiasti di vedere o semplicemente sentire le loro ma-estre.” ( MAMMA VENERE)

“ Questo periodo è così contradditorio, da una parte ci ha riempito di dolori, ci ha separati e dall’altra, all’interno della no-stra famiglia ci ha uniti come mai prima! L’opportunità di godere i nostri bambini sempre, di imparare dalle maestre a fare le maestre,insegnare ad imparare diver-tendosi insieme; abbiamo avuto il dono

PEDAGOGIA DELLA VICINANZA

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di capire in ogni singolo istante della loro vita veramente chi sono!!” ( MAMMA VALENTINA)

“Questi due mesi di chiusura in casa sono stato molto strani. Ci hanno portato a ri-flettere molto sulle cose che contano dav-vero nella vita. Cose che spesso diamo per scontate, ma che poi in un attimo, quan-do ci vengono proibite sentiamo manca-re davvero. Il cielo spesso sembra voles-se invitarci ad uscire, è dura dire di “no” alle facce felici delle mie bimbe quando mi chiedono di andare a fare un giro al parco o semplicemente andare a giocare con gli amici. La tecnologia ci ha spinto ad essere più creativi ed inventare nuovi giochi da fare in casa!Siamo stati colti impreparati ad una si-tuazione così drammatica, che ci ha messo tanta paura, che ci ha fatto capire che alla fine i nostri figli sono quelli che hanno più capacità di adattamento di tutti noi, per-ché per loro, tutto sembra uno strano gio-co! Loro sanno cogliere il meglio in qualsi-asi situazione! Inoltre abbiamo scoperto un nuovo modo per interagire con le maestre che sentiamo molto vicine nonostante la distanza fisica. Per questo un GRANDE GRAZIE! Mancate tanto ai nostri bimbi!” (MAMMA SIMONA)

“Un momento sospeso in un limbo tra in-certezza e speranza, difficile, ma che ci ha permesso di creare nuove occasioni per reinventare la quotidianità e riscoprirci in

nuovi panni. Con l’aiuto di chi è stato vici-no ai nostri bimbi in questi anni di Scuola dell’Infanzia, abbiamo cercato di dare un senso a tutto questo, giostrando tra dove-ri e piaceri, scoprendo con sorpresa che il tempo passato insieme non è mai abba-stanza! Il pensiero va alla fine dell’anno scolastico e a come sarà la nuova avventu-ra della scuola Primaria.” ( MAMMA MARIANGELA)

“In questo periodo ci siamo trovati ad af-frontare una nuova realtà..siamo diven-tati per i nostri figli maestri, compagni di gioco, migliori amici. Abbiamo riscoperto il valore del tempo, dello stare semplice-mente insieme. Le maestre ci sono state vicino “virtualmente” regalando un pò di normalità ai nostri bimbi...con la speran-za che tutto torni presto ad essere come prima! “ (MAMMA LAURA)

“Una cosa è certa: non c’è apprendimen-to senza relazione, non c’è relazione senza mani che accolgono, accarezzano, si muo-vono; senza occhi che osservano, ridono, piangono; senza orecchie che ascoltano, colgono la musica e il silenzio, le risate e i pianti disperati. In questo periodo siamo tutti stati privati del nostro corpo in rela-zione con gli altri all’esterno, ma abbiamo avuto la fortuna di riscoprire il senso di un tempo lento, delle routine che accom-pagnano la vita dei nostri figli, abbiamo potuto vivere in pienezza la loro vita di bambini e avere l’onore di metterci “alla loro altezza”, come le maestre fanno quo-tidianamente. Grazie per tutti gli spunti educativi che ci hanno fornito, per la vi-cinanza e l’affetto dimostrati!” (MAMMA FRANCESCA)

Ho l’ansia di rivedere tutti i bimbi che cor-rono e ridono nel mio super parco… e sto progettando delle soluzioni innovative per accogliervi il prima possibile! A presto

Infanzia e Nido Virginia Romanini

33 Giugno 2020

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SUOR GIUSTINA

Sr Giustina, 60 anni di professione religiosa nell’Istitu-to delle Piccole suore della S. Famiglia! Un traguardo che ricorda un lungo cammino di fedeltà al Signore; di servizio alla Chiesa nelle parrocchie, con la gioventù, nella scuola dell’Infanzia a contatto con tante famiglie.Nelle comunità e nei paesi in cui sei stata hai sempre lasciato un segno e una testimonianza: donna di pre-ghiera, di carità e di amore per gli ammalati e gli anzia-ni delle case di riposo; di appartenenza all’Istituto; di attaccamento ai nostri santi Fondatori di cui hai assimi-lato il Carisma nello siprito della S. Famiglia di Nazaret.Grazie, sr Giustina! Tutti ti siamo riconoscenti. Il Si-gnore ti benedica e ti dia ancora salute per lavorare nella sua vigna. Con affetto, sr Lilialma

La Compagnia don Orione

IL MESTIERE SI RUBA GUARDANDOPer incontrare davvero la magia del teatro uno spettacolo andrebbe visto nel suo spazio adeguato: una sala teatrale. Nel caso di noi “amatoriali” lo spazio diventa una piazza, un campo sportivo,

una palestra; insomma, ogni posto dove si riesca a mettere un palco per chi balla, canta e recita e delle sedie per gli spettatori, memori di quella bellissima frase che definisce il teatro non come un luogo ma come “tutto ciò che avvie-ne tra lo spettatore e l’attore” (Jerzy Grtowski, regista e teorico teatrale polacco). Nessun artificio mediatico può sostituire la presenza dell’interprete che vive in carne, ossa e spirito la vicenda del personaggio, dinanzi a persone an-ch’esse fatte di carne, ossa e spirito. Se poi chi si esibisce è davvero bravo nel “raccontare” la storia donando con gene-rosità il meglio di sé stesso, il divertimento, l’emozione e la convinzione che ne derivano si fanno tutt’uno tra i protago-nisti e la platea. Per ottenere ciò bisogna prima di tutto ave-re il desiderio di apprendere e migliorare. I vecchi artigiani dicevano che il mestiere si ruba guardando, e il mestiere del

teatro è un’arte che si appoggia in modo esclusivo sull’uomo attore-cantante-ballerino che si fa guardare: teatro in greco significa vedere. Se non vedo, non so. Ecco perché nel periodo che ci ha visti costretti nelle nostre case è giunto l’invito a tutti i compo-nenti della Compagnia di scegliere degli spettacoli da guardare attraverso l’accesso ai vari siti dei generosissimi teatri che hanno messo a disposizioni le registrazioni di tantissimi spettacoli di alto livello nel desiderio di apprendere, migliorare, valutare se stessi con un raffronto umile e consa-pevole … nell’attesa di poter ritornare anche noi a “calcare le scene”.

La Compagnia don Orione

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La più grande pandemia del secolo XX an-cor più violenta perché sviluppatasi sul finire della prima guerra mondiale, è ricordata col nome di influenza “spagnola”, così chiama-ta perché resa inizialmente nota soltanto dai giornali della Spagna che non essendo coin-volta nel conflitto bellico, non era soggetta alla censura. Le altre nazioni impegnate in guerra tennero nascosta la notizia per moti-vi militari, e in seguito scrissero che la forte infezione era circoscritta alla penisola iberi-ca e che per questo motivo era conosciuta col nome di “spagnola”.Il morbo spaventoso si diffuse in tutto il mondo con velocità impressionante già nel giugno e luglio del 1918 con culmine mi-cidiale in settembre ottobre e novembre, per placarsi poi nella primavera inoltrata del 1919 e continuare in tono minore fino al 1920. La malattia ebbe un ruolo molto importante nel condizionare l’andamento della guerra, ma il suo ricordo fu poi pre-sto rimosso dagli storici della prima guerra mondiale, ma non dalla memoria colletti-va. Le prime tracce del malanno si erano sviluppate in un campo militare nel Kansas

negli Stati Uniti già verso metà marzo e si attribuì la diffusione del contagio ai nume-rosi soldati americani sbarcati in Europa durante la guerra.Non essendo state fatte rilevazioni pun-tuali, non vi sono dati statistici certi, ma secondo recenti stime venne infettata un quarto della popolazione mondiale, stermi-nando circa 50 milioni di persone, di cui 20 milioni di morti in Europa e circa 375 mila in Italia, che rimase tra le nazioni più col-pite. Tuttavia i veri dati non si conosceran-no mai. La strage fu più letale del conflitto bellico colpendo una popolazione strema-ta e impoverita, come raccontavano anco-ra terrorizzati i nostri vecchi avi superstiti che l’avevano vissuta e che ne evocavano il nome con orrore.I sintomi iniziavano con tosse persistente e poi febbre che aumentava a valori elevati, subentrando quindi la fase acuta con pato-logie simili alla polmonite che portavano presto alla morte. Anche uomini forti in sa-lute, potevano soccombere in pochi giorni. Le infezioni e le complicazioni batteriche erano incurabili poiché non vi erano an-tibiotici; la penicillina verrà scoperta dal Fleming soltanto dieci anni dopo. La “spa-gnola” colpì preferibilmente le fasce medie della popolazione, tra venti e quarant’anni di età e la scienza medica e la ricerca scien-tifica erano impotenti.Nel frattempo si era anche diffusa l’encefa-lite letargica, ricordata come “el mal de la nóna” forma morbosa che dava sonnolenza e coma profondo.Anche nel bresciano la “spagnola” colpì du-ramente ovunque. In città ne accenna per la prima volta la cronaca del “Cittadino” del 16 giugno e così pure gli altri quotidiani; la “Sentinella” rassicurava che la situazio-ne non era allarmante. Ma il 14 settembre il prefetto rende obbligatoria la denuncia della malattia, incombenza in larga parte inattuata per l’alto numero di ricoverati da seguire con i relativi decessi. La “Provin-cia” il 1 ottobre informava di 573 casi e 48

LA «SPAGNOLA» TERRIBILE MORBO DEL NOVECENTOdi umbeRto peRini

Eleganti signore con la mascherina protettiva (1919)

35 Giugno 2020

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morti a Brescia nei quindici giorni prece-denti e riconosceva che “Pur troppo l’epi-demia c’è; non era possibile sottrarvisi; né vi sono rimedi speciali da suggerire”.Il Sant’Antonino a porta Trento venne at-trezzato per accogliere i contagiati più gravi e il prefetto ricorse anche alla proibizione del suono delle campane a morto per i fu-nerali delle vittime dell’epidemia.Le autorità emanano allora alcune circolari con precise norme di comportamento per evitare assembramenti e luoghi affollati, per l’osservanza dell’igiene personale e del-la pulizia nelle case, si raccomanda di non sputare per terra, di non dividere con nes-suno l’uso di posate, bicchieri e tovaglioli, di evitare di bere grappa e alcoolici ritenuti a torto un rimedio, spiegando che invece favorivano le complicazioni broncopolmo-nari. Si devono disinfettare le strade, le chiese, le scuole, le comunità, isolare i con-tagiati, viene suggerito di usare qualche to-nico durante il giorno e prendere una o due pastiglie di “Chinino di Stato”, un rimedio usato contro la malaria che si vendeva solo nei “Sali e tabacchi” del Monopolio statale, le cui scorte sono presto esaurite. Sono proibiti i rintocchi funebri delle cam-pane e banditi gli annunci mortuari, le visi-te ai malati e ai defunti. I cimiteri vengono chiusi e si seppellisce in gran fretta notte-tempo, senza cortei, con una semplice be-nedizione. I quotidiani ribadiscono nei pri-

mi giorni di ottobre le regole profilatti-che diramate dalle autorità che non bastano a frenare il contagio e si raffor-za l’ordine pubblico con la presenza di militari.La carne viene ra-zionata, l’olio d’o-liva è calmierato e i medicinali au-mentano i prezzi. Limitata anche la vendita di legna e di carbone vegetale da ardere. Si chiudono

i cinema e i teatri, si fanno orari ridotti per osterie e bèttole, mentre le farmacie sono aperte di continuo dalle 8 alle 21 e garanti-scono le chiamate notturne. Il “pane bian-co” è riservato agli ammalati. Si chiede il ripristino del servizio telefonico che era stato interrotto dagli eventi bellici. Nella grande emergenza sanitaria i medici e il personale sanitario si adoperano senza riserve, coadiuvati dai Comitati della Croce Rossa e dai volontari, spesso anch’essi vit-time del contagio. In molti paesi i cimiteri non sono più sufficienti e allora sono sca-vate fosse comuni anche fuori dai recinti sacri, per inumazioni collettive, dette “büse dei mórcc”.Il 24 ottobre il vescovo mons. Gaggia ema-na una lettera alla diocesi con la qualerichiama a sua volta la proibizione dell’ac-cesso al camposanto, raccomanda che le chiese siano pulite e arieggiate, con brevità delle funzioni religiose. Vengono sospese le commemorazioni dei defunti di novem-bre ed encomia i sacerdoti che collaborano all’assistenza ai malati. Invita clero e popo-lo alla preghiera per la fine del conflitto bel-lico e la cessazione della malattia.La gente era sfinita anche per gli effetti del-la lunga guerra, alla quale viene posto fi-nalmente termine con le firme del trattato di armistizio con l’Austria del 5 novembre. E’ un tripudio generale, la gente festeggia, suonano le campane a distesa, ma l’epide-mia continua la sua strage disastrosa.

Pubblicità di alcuni farmaci al tempo della “spagnola”

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La popolazione era ridotta allo stremo delle forze, soffriva la fame e la miseria, era in uno stato di prostrazione sociale ed eco-nomica, tra scarsità di generi alimentari e di razionamento. La malattia presentò tre picchi di mortalità. Si dovrà attendere la primavera del 1919 per vedere diminu-ire quasi del tutto il contagio che andrà a scomparire definitivamente nel 1920. Nel frattempo i sopravvissuti, con grandi sa-crifici, iniziavano la ricostruzione morale e civile del paese.Il Comune di Adro contava a quel tempo circa 4000 abitanti e circa 800 erano quelli di Torbiato; si può stimare che l’epidemia possa aver colpito almeno un centinaio di deceduti. Non vi sono rilevazioni precise anche perché i libri dei morti non sempre indicano la causa del decesso.Nei primi mesi del 1918 arrivano truppe in paese, probabilmente soldati sbandati a seguito della sconfitta di Caporetto. Pres-so il Circolo “Tullio Dandolo”, nel palazzo dell’assessore comunale Felice Pradella viene istituita la “Casa del Soldato”, una sala di ritrovo per questi militari lontani dalle loro famiglie, che qui provvisoria-mente trovano piena ospitalità. Non sap-

piamo quanti furono i contagiati ed i morti tra questi militari dispersi.Tutte le autorità, gli addetti alla sanità e i volontari si dedicano all’assistenza dei ma-lati. Ricordiamo che ad Adro era Sindaco l’ing. Antonio De Riva, medico condotto il dottor Giuseppe Ghidoni, la levatrice Ma-ria Lancini Colosio, il dottor Amerigo Se-ricchi (proveniente dall’Aquila) dirigeva la farmacia Simoni e Tersite Lancini era libe-ro esercente farmacista. Anche i sacerdoti collaborano attivamente: il parroco don Giulio Berardi con don Andrea Verzelletti, don Erminio Mingardi, don Pierino Arici, don Giacomo Giuliani.Era già in funzione l’Ospedale Del Barba Maselli Dandolo gestito dalla Congregazio-ne di Carità. Nel nosocomio operavano con abnegazione le Piccole Suore della Sacra Famiglia ed era attivo un servizio chirurgi-co completo e continuativo diretto dal ce-lebre prof. Augusto Pellegrini dell’ospedale Mellini di Chiari. La struttura aveva alcune camere private ed era dotata di padiglioni di isolamento. Le suore gestivano in paese anche l’asilo infantile “La Vittoria”.Il Santuario della Madonna della Neve, ret-to dai Padri Carmelitani, teneva nel con-

Ospedale di emergenza (1918, Kansas)37 Giugno 2020

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vento un piccolo seminario con ventisette ragazzi, che rimasero fortunatamente in-denni dal morbo. Proprio in quell’anno si era solennemente celebrata la ricorrenza del quarto centenario dall’apparizione in-vocando la protezione della Vergine Ma-ria. Durante il conflitto bellico arrivarono a pregare in santuario centocinquanta pri-gionieri austriaci rinchiusi nella filanda vi-cina, che intonarono, con clemenza dei fra-ti, l’inno imperiale. Ad Adro era attiva una cooperativa di con-sumo per la distribuzione dei beni alimenta-ri presieduta da Filastrio Pezzotti e in paese si svolgeva il mercato ogni sabato, che nelle fasi acute dell’epidemia venne sospeso.Le scuole fino alla quinta elementare, chiu-se quell’anno, erano formate da otto classi, tre maschili e tre femminili, quarta e quinta miste. Insegnante benemerita era la mae-stra Bartolomea (Mea) Locatelli. La Società Operaia di Mutuo Soccorso, presieduta dal geom. Bortolo Borella, esplicò pure funzio-ni assistenziali.A Torbiato era sindaco Carlo Villa che ce-derà all’ing. Giuseppe Romanini. Medico libero professionista il dr. Silvio di Ponto-glio che si prodigò in modo encomiabile; la levatrice era Maria Turati. Le scuole ele-mentari erano divise in due classi tenute dai benemeriti maestri Angelica Alessan-drini e Giovanni Battista Ferlendis. Nell’ot-tobre 1919 venne nominato parroco don Luigi Canesi, già da parecchi anni coadiu-

tore del precedente responsabile don Gio-vanni Monteverde morto nel 1916.Nel frattempo, tra il 1916 ed il 1919 era eco-nomo reggente don Paolo Guerrini, illustre storico della chiesa bresciana, che compilò a Torbiato uno Stato d’anime proprio nel periodo della “grippe spagnola” che conta-giò i tre quarti degli abitanti. Fu anch’egli colpito e ne guarì. Lasciò scritto: “La do-menica 13 ottobre si celebrò una solenne festa in onore di San Rocco esponendone la statua in parrocchia e il morbo ebbe una tregua quasi immediata.”Certamente anche ad Adro si pregò nella chie-sa di San Rocco, protettore e guaritore tauma-turgo, da sempre invocato durante le numero-se pestilenze epidemiche dei secoli passati.Nella storia non si era mai verificata una simile violenta e grave pandemia mondia-le che non risparmiò personaggi famosi del tempo quali, per citarne solo alcuni, Um-berto di Savoia conte di Salemi, Stefano Pernigotti produttore del celebre torrone, il pittore Egon Schiele esponente dell’e-spressionismo viennese, il poeta Guillau-me Apollinaire, l’economista e filosofo Max Weber, i veggenti di Fatima, Franci-sco e Giacinta Marto, e la figlia di Sigmund Freud, Sophie. Anche Ezra Pound a Lon-dra ne restò contagiato, ma guarì, e così Hemingway, ed il grande pittore norvege-se Edvard Munch che ci ha lasciato alcuni dipinti che testimoniano la sua triste espe-rienza nella malattia.® RipRoduzione RiseRvata

Cartolina d’epoca con Palazzo Pradella e la “loggetta”

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SUPPLICA A SAN PAOLO VINEL TEMPO DELL'EPIDEMIA

Ci rivolgiamo a te, san Paolo VI, nostro amato fratello nella fede, pastore della Chiesa universale e figlio della nostra terra bresciana. Ti presentiamo la nostra supplica, in questo momento di pena e dolore. Sii nostro intercessore pressoil Padre della misericordia e invoca per noi la fine di questa prova. Tu che hai sempre guardatoal mondo con affetto, tu che hai difeso la vita e ne hai cantato la bellezza, tu che hai provato lo strazioper la morte di persone care, sii a noi vicinocon il tuo cuore mite e gentile. Prega per noi, vieni incontro alla nostra debolezza, allarga le tue braccia, come spesso facesti quando eri tra noi, proteggi il popolo di questa terra che tanto ti fu cara. Sostienici nella lotta, tieni viva la nostra speranza, presenta al Signore della gloria la nostra umile preghiera, perché possiamo presto tornare ad elevare con gioia il nostro canto e proclamare la lode del nostro Salvatore. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen

+ Pierantonio vescovo

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Tendi l'orecchio Signorealla mia supplica.

Giugno 2020

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La grande bufera del coronavirus sta pas-sando, anche se lentamente. Le conseguen-ze però si vedono trasversalmente nella vita di milioni di uomini e certamente qualcosa è cambiato nell’animo di molte persone: è ap-parsa e non sembra andare via una tenebro-sa angoscia di morte che toglie la serenità del vivere. Nei primi giorni della pandemia, davanti alle restrizioni imposte dal governo sui balconi campeggiavano tanti “andrà tut-to bene” come scritta scaramantica esposta per esorcizzare il pericolo della nera figura con la falce che tutti temono, più che per esprimere la convinzione della brevità del contagio. Dopo tanti giorni rinchiusi in casa, migliaia di malati negli ospedali, centinaia di migliaia di contagiati, una lista kilometri-ca di morti, la libertà di movimento che è di là da venire, l’entusiasmo è ridotto al lumi-cino e l’angoscia rialza il capo.Eppure si muore per tante cause, più che di coronavirus, perché dovremmo fare dif-ferenze o preoccuparci di più. La differenza in effetti c’è e sta nel fatto che le altre morti sono lontane mentre quelle da coronavirus sono le nostre morti, è la nostra morte pos-sibile, vicina e per questo angosciosa. Questo è insopportabile per un mondo che ha fatto

della potenza la sua identità. L’impotenza di fronte al male allora è insopportabile; l’esse-re inermi di fronte a questi nuovi pericoli è insopportabile, anche se la realtà è evidente: l’uomo di fronte alla morte è e rimane senza difese, ma anche senza risposte.La chiesa almeno ha qualcosa da dire sulla morte? Si, e ciò che può dire lo possiede per-ché l’ha ricevuto da Cristo, l’unico in grado di pronunciare senza paura questa parola perché sa cosa è la morte e l’ha vinta. Noi cristiani dunque non dobbiamo e non possiamo guar-dare alla morte con angoscia perché con San Paolo “noi, sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore”. E questa è l’unica cosa es-senziale da sapere per vivere e per morire.Così anche l’incertezza, il timore, l’angoscia che il COVID 19 provoca non scalfisce l’og-gettività del fatto che siamo del Signore. Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Tribolazione, angoscia, persecuzione, fame, nudità, perico-lo, spada…. coronavirus? Nulla può farci pau-ra, anche la morte non ci toglierà la gioia della vita perché siamo nelle mani di Cristo.Ecco il ruolo dei cristiani nel tempo del co-ronavirus: dare testimonianza. Dare testi-monianza di una fede più nitida, più virile, più incisiva di fronte al momento presente. Dare una testimonianza fiduciosa, che pren-da corpo dalla coscienza della inermità che ci è propria, ma che nella fede è la nostra vera forza. Questa condizione è intollerabile per l’uomo moderno ma è anche la condizio-ne quotidiana del cristiano e l’accettazione di questa impotenza è ciò che fa il cristiano capace di “testimonianza vera” verso il mon-do. Apparteniamo ad un Altro, siamo di un Altro, di un Altro che ci è padrone perché noi non possediamo la vita. Se prendiamo coscienza di questo, se all’Altro che difende, cura, accoglie, mai abbandona, affidiamo la vita, allora anche la paura arretrerà. Resterà come reazione istintiva all’incognito, ma non si trasformerà mai in angoscia di fronte all’eventualità, anche prossima, del morire.

Don Francesco.

Il Problema è la MorteIL PROBLEMA E’ LA MORTE

La grande bufera del coronavirus sta passando, anche se lentamente. Le conseguenze però si vedono trasversalmente nella vita di milioni di uomini e certamente qualcosa è cambiato nell’animo di molte persone: è apparsa e non sembra andare via una tenebrosa angoscia di morte che toglie la serenità del vivere. Nei primi giorni della pandemia, davanti alle restrizioni imposte dal governo sui balconi campeggiavano tanti “andrà tutto bene” come scritta scaramantica esposta per esorcizzare il pericolo della nera figura con la falce che tutti temono, più che per esprimere la convinzione della brevità del contagio. Dopo tanti giorni rinchiusi in casa, migliaia di malati negli ospedali, centinaia di migliaia di contagiati, una lista kilometrica di morti, la libertà di movimento che è di là da venire, l’entusiasmo è ridotto al lumicino e l’angoscia rialza il capo. Eppure si muore per tante cause, più che di coronavirus, perché dovremmo fare differenze o preoccuparci di più. La differenza in effetti c’è e sta nel fatto che le altre morti sono lontane mentre quelle da coronavirus sono le nostre morti, è la nostra morte possibile, vicina e per questo angosciosa. Questo è insopportabile per un mondo che ha fatto della potenza la sua identità. L’impotenza di fronte al male allora è insopportabile; l’essere inermi di fronte a questi nuovi pericoli è insopportabile, anche se la realtà è evidente: l’uomo di fronte alla morte è e rimane senza difese, ma anche senza risposte. La chiesa almeno ha qualcosa da dire sulla morte? Si, e ciò che può dire lo possiede perché l’ha ricevuto da Cristo, l’unico in grado di pronunciare senza paura questa parola perché sa cosa è la morte e l’ha vinta. Noi cristiani dunque non dobbiamo e non possiamo guardare alla morte con angoscia perché con San Paolo “noi, sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore”. E questa è l’unica cosa essenziale da sapere per vivere e per morire. Così anche l’incertezza, il timore, l’angoscia che il COVID 19 provoca non scalfisce l’oggettività del fatto che siamo del Signore. Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Tribolazione, angoscia, persecuzione, fame, nudità, pericolo, spada…. coronavirus? Nulla può farci paura, anche la morte non ci toglierà la gioia della vita perché siamo nelle mani di Cristo. Ecco il ruolo dei cristiani nel tempo del coronavirus: dare testimonianza. Dare testimonianza di una fede più nitida, più virile, più incisiva di fronte al momento presente. Dare una testimonianza fiduciosa, che prenda corpo dalla coscienza della inermità che ci è propria, ma che nella fede è la nostra vera forza. Questa condizione è intollerabile per l’uomo moderno ma è anche la condizione quotidiana del cristiano e l’accettazione di questa impotenza è ciò che fa il cristiano capace di “testimonianza vera” verso il mondo. Apparteniamo ad un Altro, siamo di un Altro, di un Altro che ci è padrone perché noi non possediamo la vita. Se prendiamo coscienza di questo, se all’Altro che difende, cura, accoglie, mai abbandona, affidiamo la vita, allora anche la paura arretrerà. Resterà come reazione istintiva all’incognito, ma non si trasformerà mai in angoscia di fronte all’eventualità, anche prossima, del morire. Don Francesco.

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PANDEMIAE LIBERTÀLa pandemia da coronavirus è uno stato ec-cezionale, che ha richiesto misure eccezionali di contenimento. Sono state misure che han-no messo alla prova la pazienza di molti ed anch’io sono tra quelli che mal sopportano l’invadenza massiccia dello stato nella vita delle persone, e per quanto mi riguarda an-che nella regolazione della vita Chiesa e della celebrazione della fede. È evidente una diffi-coltà ad osservare queste nuove regole e re-strizioni da parte di moltissime persone, una difficoltà che lascia comunque intuire sinto-mi e segni di un problema più grande della stessa pandemia e cioè l’esperimento di con-trollo dei cittadini, della società così com’è ora impostata, dell’economia, e della stessa politica, che si è messo in atto in questi mesi.La base giustificativa di questo esperimento sociologico sembra essere quella nella quale, come risposta alla pandemia, sia stato neces-sario limitare tante libertà instaurando per di più un “sacro terrore sanitario” il cui fine esplicito è ridurre le occasioni di contagio, ma che lascia passare sottotraccia un altro fine: la sperimentazione di nuovi strumenti per influenzare, organizzare, dirigere, con-trollare, insomma, governare la massa dei cittadini in modo da rafforzare l’adesione alle decisioni di governo pro tempore. Ciò a cui si vuole mirare è la nascita di un nuovo senso di obbedienza civica, dove gli obblighi imposti vengono presentati in senso positivo, come prova di cura ed altruismo, dove il cittadino vede “perdere” da un lato, il diritto alla salute e viene invece “obbligato” dall’altro, a salva-guardare la salute “per legge”.In questa logica ha trovato giustificazione la limitazione della libertà per ragioni di si-curezza, la quasi cessazione delle attività di partecipazione alla vita pubblica, la instau-razione del criterio di distanziamento sociale come modello di prevenzione sanitaria, con ricadute sociali, culturali, di impegno civico e politico molto negative. Il divieto di assem-bramento di fatto ha impedito il contatto fi-sico, il confronto diretto, il rapporto sociale;

ha provocato l ’ i m p o v e r i -mento con-creto di alcuni diritti come quelli al lavo-ro, allo studio, alle relazioni anche amica-

li, all’espressione libera della propria fede. E vediamo che ancora oggi vige l’impedimen-to al ritorno alla normalità nelle chiese (che peraltro, né prima, ne tantomeno ora, sono frequentate da masse innumerevoli di perso-ne come pensano gli esperti a tavolino) dove le nuove norme sanitarie sono riuscite a sov-vertire le millenarie norme liturgiche. Se questa concezione di salute a tutti i costi prevarrà, in un futuro non molto lontano, sotto la spada di Damocle di un’altra possibi-le pandemia, si tornerà ai criteri che stiamo sperimentando adesso, ma più raffinati, più logicamente giustificati, più collaudati per ottenere un controllo più ampio e più sotti-le della società. I rapporti umani nella loro fisicità non saranno eliminati del tutto, ma ci sarà sempre più una diffidenza verso le forme di contato, come causa prioritaria di conta-gio; ci sarà una spinta a sostituire le possibili-tà di contatto fisico con dispositivi tecnologici digitali come risposta al timore del possibile contagio, ma ancor di più come espressione di nuove forme di controllo da parte del po-tere di turno e di chi ne ha a disposizione le leve. È più facile controllare con il computer, il tablet o il cellulare che con uomini e fun-zionari tra al gente. La vita dei singoli sarà sottoposta a limitazioni di libertà sempre più ampie, libertà ritenute non indispensabili o come la libertà religiosa, ritenute perfino inutili. Queste limitazioni saranno ritenute un bene per tutti, giustificate con il dovere di garantire la salute ai cittadini, imposte an-che con la forza, in un clima “apocalittico” da “paura contagio” creato ad arte dai media: limitazioni brandite come una clava per far accettare ciò che in tempi ancora “normali” mai e poi mai si sarebbe accettato. Non è fan-tascienza: qualcosa del genere è accaduto in questi giorni, se vogliamo ben vedere. E allora: possiamo rinunciare alla libertà così facilmente? Siamo disposti a lasciarci con-trollare sempre più, in nome di una salute che nessuno ci può garantire con certezza? Quella che verrà sarà ancora una società che potrà definirsi “umana” se dovranno venir meno quei rapporti sensibili degli occhi, del volto, della stretta di mano, dell’incontro, dell’amicizia, dell’amore che l’hanno caratte-rizzata finora? In nome della sicurezza sani-taria siamo disposti a cedere alla nuova ca-sta dominante degli scienziati, i diritti finora conquistati o che per il fatto di essere uomini abbiamo finora difeso? Forse è bene riflettere su queste cose, che non sono di là da veni-re, ma si affacciano già dietro l’angolo di una pandemia che se ne sta andando, ma non è ancora finita.

Don Francesco.

41 Giugno 2020

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La maggior parte di noi ha la fortuna di non aver mai vissuto la guerra, diviene quindi complicato paragonare l’emergenza COVID-19 ad una guerra, proprio perché manca il termine di paragone.Sappiamo però che una guerra lascia sul terreno morte, dolore, paura, ferite diffi-cilmente rimarginabili. Se guardiamo agli effetti… allora si, l’emergenza COVID-19 è stata una guerra atroce!Ed in questa guerra noi soccorritori siamo stati i soldati sul campo.Si badi bene…. Non siamo stati mandati al fronte allo sbaraglio!Innanzitutto non siamo stati mandati. In tempo di pace ognuno di noi ha scelto il proprio cammino, ha volontariamente de-ciso di essere soccorritore.Per molti anni, tempi di pace, abbiamo egregiamente fatto il nostro dovere da soc-corritori. Orgogliosi delle nostre divise e talvolta tronfi delle nostre sirene. Mai pen-sando che sarebbero potuti arrivare tempi di guerra, e ancor meno che la guerra sa-rebbe potuta essere così feroce.Oltre a non essere stati mandati, nel sen-so che non c’è stata nessuna imposizione, nessun ordine militare, ma una consapevo-le scelta volontaria, non siamo nemmeno andati al fronte.Al fronte ci sono due schieramenti contrap-posti, si vede il nemico, si capisce la sua po-tenza di fuoco, si possono intuire le tattiche e gli spostamenti.Noi invece, improvvisamente ed inaspetta-tamente ci siamo trovati il nemico in casa, sul nostro territorio. Ed il nemico non era venuto in numero esiguo, con un piccolo battaglione in avanscoperta, proprio no! All’improvviso ci siamo scoperti letteral-mente invasi dal nemico.Il nostro compito è stato quello di andare

casa per casa a stanare questo nemico sco-nosciuto, invisibile, subdolo e feroce.Giorno dopo giorno, intervento dopo in-tervento, abbiamo scoperto che il nemico era dappertutto, era molto più numeroso di tutte le nostre risorse. Anche se abbiamo attivato risorse straordinarie, che in taluni casi neanche pensavamo di avere, il nemico era comunque più numeroso e più feroce di noi. Continuava a mietere feriti e vittime.A tratti abbiamo avuto timore di combatte-re una battaglia impari, ma abbiamo pro-seguito nel nostro cammino, nel portare soccorso. Anche quando qualche nostro compagno si è ferito. Anche quando qual-cuno di noi come dicono gli Alpini, è anda-to avanti.Molti interventi fortunatamente si sono ri-solti bene e i feriti sono arrivati agli ospeda-li in tempo. Altri, non pochi, non ce l’hanno fatta ma ci resta nel cuore la certezza di aver fatto tutto il possibile, e di più, per tenere in vita queste persone, per poter permettere a medici ed infermieri di proseguire il lavoro.In questa guerra non eravamo soli e non eravamo allo sbaraglio.Il bagaglio formativo necessario e indi-spensabile per affrontare il cammino del soccorritore si è rivelato fondamentale. Ab-biamo adattato le nostre conoscenze alla specificità del nemico.Certo, l’imprevedibilità dell’invasione, la ferocia del nemico, la scarsa conoscenza delle sue caratteristiche e delle sue tattiche ci hanno messo in difficoltà, ma la nostra volontà, l’organizzazione di tutto il siste-ma ed il sostegno di tutta la popolazione ci hanno dato un grande aiuto a continuare.Certamente non pensavamo che il nostro destino ci avesse riservato cotanta fatica e impegno, ma abbiamo scelto il nostro cam-mino. Il cammino a servizio della nostra

Non possiamo scegliere il nostro destino… ma possiamo scegliere il nostro cammino.

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gente. Giovani ed anziani.Ci riteniamo fortunati e onorati di aver contribuito, almeno in parte, a lenire dolo-ri e a salvare delle vite. Ma soprattutto ci sentiamo, ancora di più, parte integrante di questa collettività.Noi per voi e voi per noi.La popolazione si è dimostrata generosa

e non ci ha mai fatto mancare il prezioso contributo sia in denaro che in vettovaglia-mento. Ma soprattutto in calore.Mai come in questo periodo ci siamo sentiti curati e vezzeggiati.

Grazie Cittadini, grazie alle istituzioni e grazie alle aziende del territorio.

Ci riteniamo fortunati e onorati di aver contribuito, almeno in parte, a lenire dolori e a salvare delle vite. Ma soprattutto ci sentiamo, ancora di più, parte integrante di questa collettività. Noi per voi e voi per noi. La popolazione si è dimostrata generosa e non ci ha mai fatto mancare il prezioso contributo sia in denaro che in vettovagliamento. Ma soprattutto in calore. Mai come in questo periodo ci siamo sentiti curati e vezzeggiati. Grazie Cittadini, grazie alle istituzioni e grazie alle aziende del territorio. Un po’ di numeri Lo sforzo compiuto dalla nostra associazione è stato veramente straordinario. Molti di voi, complice il lockdown, avranno certamente sentito l’ambulanza più volte del normale, ed è proprio così! Se confrontiamo il cammino a servizio della gente, compiuto dal 25 febbraio al 13 aprile quest’anno con quanto fatto l’anno precedente, capiamo bene quante volte più del normale avete sentito l’ambulanza. Totale servizi svolti

- 2019 558 per un totale di 22001 Km - 2020 1110 per un totale di 41694 Km

Totale Missioni di Emergenza-Urgenza svolte

- 2019 112 per un totale di 3591 Km - 2020 654 per un totale di 22824 Km

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Un po’ di numeriLo sforzo compiuto dalla nostra associazione è stato veramente straordinario. Molti di voi, complice il lockdown, avranno certamente sentito l’ambulanza più volte del normale, ed è proprio così!Se confrontiamo il cammino a servizio della gente, compiuto dal 25 febbraio al 13 aprile quest’anno con quanto fatto l’anno precedente, capiamo bene quante volte più del normale avete sentito l’ambulanza.

Ci riteniamo fortunati e onorati di aver contribuito, almeno in parte, a lenire dolori e a salvare delle vite. Ma soprattutto ci sentiamo, ancora di più, parte integrante di questa collettività. Noi per voi e voi per noi. La popolazione si è dimostrata generosa e non ci ha mai fatto mancare il prezioso contributo sia in denaro che in vettovagliamento. Ma soprattutto in calore. Mai come in questo periodo ci siamo sentiti curati e vezzeggiati. Grazie Cittadini, grazie alle istituzioni e grazie alle aziende del territorio. Un po’ di numeri Lo sforzo compiuto dalla nostra associazione è stato veramente straordinario. Molti di voi, complice il lockdown, avranno certamente sentito l’ambulanza più volte del normale, ed è proprio così! Se confrontiamo il cammino a servizio della gente, compiuto dal 25 febbraio al 13 aprile quest’anno con quanto fatto l’anno precedente, capiamo bene quante volte più del normale avete sentito l’ambulanza. Totale servizi svolti

- 2019 558 per un totale di 22001 Km - 2020 1110 per un totale di 41694 Km

Totale Missioni di Emergenza-Urgenza svolte

- 2019 112 per un totale di 3591 Km - 2020 654 per un totale di 22824 Km

Andamento Missioni di Emergenza-Urgenza svolte

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45 Giugno 2020

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Questa epidemia da coronavirus si è presentata inaspettata ed imprevedibile, sia dal punto di vista

sanitario che sociale. Ha evocato le epidemie dei secoli passati, anche se la sanità pubblica ha

saputo oggi reagire ed arginare la malattia.

Come medico ho dovuto affrontare casi lievi e casi gravi, spesso curati a domicilio con problemi di

terapie prolungate e di forti ansie nei malati e nei loro famigliari.

Sono situazioni che tutto il personale sanitario, sia in ospedale che sul territorio, ha condiviso e

portato avanti con sacrificio e senso del dovere.

Io personalmente mi sono sempre sentito sostenuto, oltre che dalla mia famiglia, dalla grande

comprensione e fiducia che i miei pazienti hanno dimostrato in questi giorni difficili.

Spero che tutta l’esperienza vissuta ci ricordi il valore della propria salute e della salute pubblica

come bene comune, come bene di solidarietà: non va sprecato, va rispettato e tutelato.

Adro, 10 aprile 2020 Dott. Copeta Roberto

[email protected]

LA PRESENZA DELLA CARITAS DURANTE L’EMERGENZA CORONAVIRUS

La Caritas, anche in questo periodo di emergenza da Coronavirus, ha continuato a dare il suo principale sostegno.Un piccolo gruppo dei suoi membri ha svolto i servizi più urgenti, in particolare, quello del venerdì che consiste nella consegna degli alimenti a chi è nel bisogno. Il servizio è stato

condotto nel rispetto delle regole. Un tavolo all’entrata della Caritas per metteva attraverso la distanza richiesta l’incontro e la consegna degli alimenti. Abbiamo invece preferito sospendere il servizio dell’abbigliamento e il Centro d’Ascolto del sabato mattino, mentre è continuata la consegna dei pasti agli anziani nei giorni festivi. Abbiamo sempre mantenuto il contatto con l’assistente sociale attraverso il nostro presidente anche con lo scopo di distribuire meglio gli aiuti, per esempio integrando con frutta e verdura per migliorare il servizio alimentare in questo periodo così difficile e critico soprattutto per i bambini.La Caritas è sempre stata pronta ad accogliere anche nuove richieste attraverso il presidente, il signor Pa-ris, il cui numero di cellulare figurava sul foglietto settimanale della parrocchia.Abbiamo notato che all’interno del paese, molte persone si sono impegnate rendendosi utili in diversi modi aiutando chi era nel bisogno e anche attraverso donazioni alla Caritas.La Caritas si augura che questa at-tenzione verso i più deboli possa continuare e far diventare i rapporti all’interno della nostra Comunità di maggiore coesione, rispetto e solidarietà.Porgiamo le nostre più sentite condoglianze alle tante famiglie che sono state colpite da gravissimi lutti a causa del Coronavirus e che non hanno potuto sentire la vicinanza ed il sostegno di nessuno per la paura del contagio. Queste tristi esperienze ci hanno fatto rendere conto quanto siano importanti le buone re-lazioni e siano utili per una migliore armonia all’interno della nostra società e quanto questo spirito sia necessario soprattutto ai nostri ragazzi per aiutarli a diventare persone più adulte e mature.In maggio abbiamo riaperto anche il Centro d’Ascolto per riprendere con più attenzione gli incontri con le persone che lo desiderano, sempre nel rispetto delle regole richieste.Ringraziamo per la disponibilità che molti hanno dato, anche all’interno del nostro gruppo. Facciamo tanti auguri per far fronte, speriamo ancora per poco, alle gravi difficoltà che il virus ci ha imposto.

Giulia

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47 Giugno 2020

ESSERE IL TUTTO PER LORO

12 marzo 2020

Caro diario, sono le 22.30 e finalmente sono tornato a casa… stanco. Perché anche oggi è stata una giornata difficile. Ma la cosa bella è che sono tornato a casa, sì. Perché molti di quelli che ho incontrato oggi non sono tor-nati a casa; e forse non ci torneranno mai.Cominciamo dall’inizio: sono le due e ormai la confusione è diventata di routine. È ora di cominciare e di entrare in quel reparto tutti bardati; l’unica cosa che si intravede sono gli occhi attraverso quella visiera quasi sempre sporca. Perché è così che ti vedono i pazienti: come una persona che non può starti troppo vicino, altrimenti si contagia. Il turno è cominciato da poco ma è già pronto un pover’uomo per essere portato nella sala mortuaria; purtroppo lui non ha vinto. Ma mi guardo intorno e vedo tanta gente che sta cercando di combattere la propria battaglia, tutti soli… ebbene sì, tutti soli perché i pa-renti non possono venire nemmeno a tro-varli; nemmeno guardarli da lontano; sono soli. Ed è in questa solitudine che ti accorgi che loro hanno solo te al loro fianco, tu e ba-

sta. E devi essere tutto per loro: l’infermiere che si occupa della propria salute, un mari-to o una moglie che gli tiene la mano e gli dice che andrà tutto bene, un sacerdote che con semplici parole fa passare la sofferenza che sta vivendo. Quindi sì, bisogna fare tutte queste cose e a volte tutte contemporanea-mente e con tante persone che chiedono il tuo aiuto.Le ore passano e i pazienti aumentano; or-mai le ambulanze portano solo pazienti con febbre e difficoltà respiratoria. Le ore pas-sano ma di posti letto non ce ne sono più; bisogna tenere i pazienti sopra una barella per una, due e ogni tanto anche cinque notti. Purtroppo la situazione è questa; non pos-siamo fare altro che rendere meno peggio questa situazione, offrendo una coperta o un cuscino.Ricordo che qualche giorno fa un uomo im-provvisamente preso dal panico iniziò a far fatica a respirare. E con la calma imparata in diversi anni di lavoro, gli presi la mano, lo guardai e gli dissi “Tranquillo che andrà tutto bene”. Ricordo ancora quella stretta di mano e quello sguardo di un uomo impauri-to che non sapeva più a chi rivolgersi.Manca ancora poco alla fine del mio turno ma la situazione è sempre la stessa se non più critica. Arriva da noi un’anziana in seria difficoltà respiratoria. Dopo averla trattata, la situazione non era delle migliori: chissà se avrebbe superato la notte. Ma senza abban-donare il mio ruolo da infermiere feci fede alle parole del vescovo “Siate anche ministri” e con una semplice preghiera silenziosa, affi-dai al Signore questa sorella tracciando così sulla fronte una piccola croce.Purtroppo questa è la realtà che molti ospe-dali stanno vivendo, dove uomini e donne come me lavorano in prima linea, mettono davanti il loro lavoro e persone che non han-no mai visto, con la paura fissa di tornare a casa dai propri cari rischiando di infettarli. Non siamo eroi, siamo professionisti che hanno il dovere di combattere e resistere a questo nemico invisibile.

Un infermiere dal fronteChiesa del suffragio per i funerali

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NON NUMERI MA PERSONE

Verso metà di marzo abbiamo iniziato a rice-vere chiamate da colleghi appena al di là dal confine bresciano che ci chiedevano aiuto. Ma Lodi e Bergamo sembravano lontane…eravamo increduli, come poteva toccare il no-stro paesello? Invece è successo, di colpo, con numeri mai visti in decine di anni di attività.Nessuno era adeguatamente preparato.Nessuno di noi operatori del settore avrebbe voluto lavorare così ed in queste condizioni.Abbiamo cercato di fare quanto umanamen-te e legalmente in nostro potere per trattare defunti e parenti più dignitosamente possi-bile e non come numeri.Davanti agli occhi abbiamo avuto scenari apocalittici, Ospedali anch’essi sopraffatti e impreparati.Non avevamo idea che tutte queste persone stessero così male. Abbiamo sofferto anche noi per tutti questi de-funti, per i nostri anziani, per i parenti costretti ad accettare le molte restrizioni, abbiamo an-che avuto paura per noi stessi e per i nostri cari.Ci siamo arrangiati come potevamo, con quanto avevamo a disposizione e dobbiamo ringraziare amici e parenti che ci sono venuti in aiuto con quello che potevano darci, ma-scherine, guanti eccRinnoviamo la nostra vicinanza alle famiglie.Non è un film purtroppo… ci auguriamo che tutto passi prima possibile e che non torni mai più.

Emilio Pezzotti

IL COVID E LE CAUSE DI MORTE NEL MONDO NEL PRIMO TRIMESTRE 2020

Il COVID l’emergenza sanitaria del mo-mento, e su questo non c’è dubbio, non per questo è la minaccia più importante per l’Umanità. Dal 1° gennaio al 31 marzo 2020, il coronavirus resta l’ultima causa di morte nel mondo. Basta guardare i nu-meri che scorrono impietosi e a velocità supersonica sul sito Worldometer, tra i principali e più affidabili punti di riferi-mento statistici a livello mondiale che si basa su fonti ufficiali, dall’Oms all’Uni-cef ad altri organismi internazionali di diversi settori. Ecco i dati.La principale causa di mortalità al mondo nel primo trimestre del 2020 con sorpre-sa non è il COVID.Sono morti per fame: 2.806.314.Le morti per tumore, sono state 2.060.730.I decessi causati dal fumo sono stati 1.254.352.I decessi provocati dall’alcol sono stati 627.517.I decessi sulla strada sono stati 338.715.Le morti per Hiv e Aids sono state 421.808.Le morti per suicidio: 269.976.I morti di malaria, 246.121.Le morti per influenza stagionale sono state 121.993.I decessi causati dal CORONAVIRUS da gennaio a marzo 2020 erano 46.438. All’8 aprile si è già arrivati a quasi 83mila casi, ma siamo ancora ben lontani dalle altre cause di mortalità che, purtroppo, continuano comunque a uccidere.Nel primo trimestre dell’anno 2020 gli aborti invece sono stati 10.665.130. Questo dato sicuramente colpisce per le sue dimensioni, ma viene deliberatamen-te oscurato. Chissà perché? Forse perché i bambini abortiti non sono considerati es-seri umani? E allora che cosa sono?

Da: La legge per tutti - di Carlos Arija Garcia

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49 Giugno 2020

MI MANCA LA MIA SCUOLA

“MI MANCA LA MIA SCUOLA – I ragaz-zi indisciplinati, quelli che gridano e quelli silenziosi. Mi manca il caffè della macchi-netta di prima mattina. Mi manca il suo-no della campanella, la sveglia all’alba. Mi manca la mia cattedra, l’appello mattutino, i ragazzi da rimproverare perché arrivano in ritardo. Mi mancano quelli che chiedo-no sempre di uscire per andare in bagno, quelli impreparati e quelli sempre pronti. Mi mancano i libri di carta, i lunghi collegi docenti. Mi mancano le corse per arrivare puntuale al suono della prima campanel-la, il non trovare un parcheggio libero. Mi manca la massa di alunni che entra dal can-cello urlando, ridendo, saltando…Mi man-ca tutto questo. Ma soprattutto mi manca incrociare lo sguardo dei miei alunni, uno per uno…e poter dire loro, tra la luce del sole che entra nella nostra aula, “BUON-GIORNO RAGAZZI. BEN TORNATI!”In questo tempo “immobile”, dove tut-ti siamo chiusi al sicuro nelle nostre case, la scuola non si è mai fermata…se pur con grandi difficoltà.Non è semplice raccontare quello che per noi docenti è oggi, maggio 2020, dopo due mesidi didattica a distanza, la scuola…i pensieri, le frasi, le parole sarebbero in re-altà moltissime, ma riuscire a spiegare in breve come è cambiata la quotidianità di

noi insegnanti, dei nostri bambini, dei no-stri ragazzi, dei genitori, di intere famiglie, non è facile. Anzi, in realtà è visibile agli occhi di tutti, ma tramutare emozioni, sen-timenti, rancori, incomprensioni, fatiche in parole non è sempre così immediato.E allora…cosa è successo alla nostra scuo-la in questo momento così delicato? Si è dovuta “reinventare”, è entrata spasmo-dicamente nelle case di ciascuno di noi, si è “aperta” alle famiglie, si è mostrata per quello che è…nel bene e nel male. Nulla di nuovo…in realtà… se non fosse che, forse più di prima, si è fatta “comunità”, collabo-razione, scambio reciproco. É diventata, o meglio si è confermata ancor di più, “scuola di vita”, fatta di impegno, dedizione, aper-tura, responsabilità. Responsabilità di noi insegnanti, attenti a raggiungere tutti i nostri alunni, ad ascoltarli, a supportarli; responsabilità loro, nell’essere puntuali, “maturi”, sinceri; responsabilità dei geni-tori nella collaborazione costante e nella comprensione. Ritorneremo nelle nostre aule, sui nostri banchi, forse più forti o più fragili di prima, ma sicuramente più consa-pevoli di quanto la scuola sia fatta, prima di tutto, di persone e non solo di “parole”.È questo un momento di grande crescita, nel quale non conta la distanza, ma la vo-glia di “raggiungersi”.M.P., docente della Scuola Secondaria di primo grado dell’IC di Adro

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RICONOSCERE LE COSE VERAMENTE IMPORTANTI

Siamo una giovane coppia adrense da quattro anni. Come tanti in questo periodo abbiamo vissuto l’esperienza della malattia e fortunatamente abbiamo la possibilità di raccontarla. Questa storia ci ha fatto comprendere e constatare l’importanza del valore della solidarietà. In questo tempo di isolamento abbiamo avuto la possibilità di sperimentare un sostegno concreto, fatto di sguardi, voci e mani pronte ad aiutare anche senza titolo, gesti quotidiani che riempiono di valori anche le giornate più tristi e difficili. Ci siamo resi conto di quanto le buone e sane abitudini si siano riempite di significato vero, è stato bello poter riconoscere anche attraverso la radio le voci di persone famigliari e nei momenti passati sul balcone poter incrociare gli sguardi di conoscenti interessati alla nostra salute. Tutta questa esperienza ci ha fatto comprendere quali siano le cose importanti da non ritenere banali, come un buon vicinato capace di farsi prossimo nelle necessità.Ringraziamo tutte le persone che hanno reso la nostra quarantena/cinquantena ricca di famigliarità. Alessandro & Serena

E noi che li conoscamo, cogliamo l’occasione per porgere a Serena e Alessandro gli auguri per il loro anniversario di matrimonio, appena festeggiato. La redazione

LAVORARE AL TEMPO DEL COVID-19

“Ma tu hai sempre lavorato?” “Si!” “Ma gli alberghi non sono chiusi?”“Certo, ma lavoriamo per gli ospedali.”

Lavorando in una lavanderia industriale mi sono resa conto che siamo indispensabili anche noi per combattere questa epidemia.Siamo un aiuto a medici e infermieri che ogni giorno sono in prima linea per curare gli ammalati.Covid19 ha “stravolto” il nostro lavoro. E noi non ci siamo mai fermati.Se da una parte il settore alberghiero si è azzerato (mesi nei quali il lavoro è una preparazione a quanto serve per l’apertura stagionale turistica), dall’altra il settore ospedaliero non solo è aumentato, ma ci ha travolto!Si è subito capito che le cose erano gravi!Ci siamo subito adeguati alle direttive del governo che impongono il distanziamento sociale e siamo stati dotati di dispositivi di sicurezza individuale. Anche i metodi di lavaggio hanno subito delle variazioni, essendo la biancheria classificata infetta, sono state approvate apposite ricette di lavaggio per garantire una corretta sanificazione.E’ stato necessario riorganizzare il lavoro in modo tale che venisse fornito quanto necessario ai presidi ospedalieri e alle case di riposo per affrontare la quotidianità.Nonostante il lavoro fosse frenetico, le pause saltavano, le tensioni non mancavano, non sono mancate le riflessioni: quanta sofferenza in quelle lenzuola, quanto sudore e lacrime sulle divise degli operatori sanitari e sicuramente, tanta speranza nel cuore di tutti. Un grazie a tutti coloro che hanno lottato viene spontaneo.

Capita di trovare segni di affetto e di gratitudine, piccole cose ma che riempiono il cuore. Mdp

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SOLO TU SIGNORESEI LA NOSTRA FORZA

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QUESTACHIESA PUÒACCOGLIERE

PERSONE

La Messa al tempodel Covid-19Prontuario per i fedeli

N U M E R O

Prima di recarti in chiesa0101 Verifica la tua condizione di salute per non mettere in pericolo quella degli altri. Non possono accedere in chiesa coloro che:A. Presentano sintomi influenzali e difficoltà respiratorieB. Hanno una temperatura corporea uguale o superiore a 37,5°C. Sono consapevoli di aver avuto contatto con soggetti positivi al virus SARS-Cov-2 nei giorni precedenti la celebrazione0202 Ricordati di lavarti le mani e di indossare la mascherina. Durante l’eventuale spostamento verso la chiesa osserva le norme circa il distanziamento sociale e l’utilizzo di autoveicoli.0303 Cerca di raggiungere per tempo la chiesa per consentire un ordinato afflusso secondo le procedure previste. La celebrazione della Messa inizierà puntualmente all’orario indicato.

Per accedere alla chiesa0404 L’accesso alla chiesa è normato dal Protocollo stipulato tra la CEI e il Governo. Ottemperare a tali disposizioni richiede pazienza e un atteggiamento collaborativo.Chi ti aiuta e ti offre indicazioni in questa fase delicata svolge le sue mansioni volontariamente e con spirito di servizio. 0505 Disponiti in fila a una distanza minima di 1,5 m dagli altri, anche se si tratta dei tuoi famigliari.0606 Se i posti disponibili in Chiesa, indicati dal presente documento, sono esauriti e non sei riuscito ad entrare dovrai avere pazienza e tornare per un’altra celebrazione, oppure offrire a Dio il tuo desiderio che non si è potuto concretizzare a causa di questa situazione. Non sono previste eccezioni di alcun genere in deroga alla capienza massima della chiesa.

In chiesa0707 Entrato in chiesa occupa solo i posti indicati dal contrassegno, sarai aiutato dagli eventuali volontari. Qualora tu preferisca restare in piedi, devi comunque posizionarti nei luoghi indicati dall’apposito contrassegno.0808 Il rispetto dei posti assegnati vale anche per i nuclei famigliari, non è possibile derogare al distanziamento previsto, evita di portare con te bambini troppo piccoli.

0909 Durante la celebrazione indossa sempre la mascherina coprendo bene bocca e naso anche durante le preghiere assembleari e i canti.1010 Le offerte per la colletta vengono deposte liberamente nei luoghi indicati al termine della celebrazione o secondo le indicazioni del celebrante.

Per la Comunione eucaristica1111 Non muoverti dal posto indicato. Attieniti alle indicazioni del celebrante, il quale, dopo una necessaria igienizzazione delle mani e indossando guanti e mascherina, procede alla distribuzione dell’Eucaristia. Le modalità potrebbero essere diverse a seconda degli spazi e i percorsi. Si osservi il criterio del distanziamento.1212 Quando il ministro ti presenta l’ostia consacrata mantieni la mascherina sul volto. Metti le mani una sotto l’altra, bene aperte in modo che il ministro possa appoggiare senza contatto l’ostia sul palmo della mano. Non prendere l’ostia dalle mani del sacerdote. È lui che la depone sul palmo. La risposta “Amen” va data indossando la mascherina. Successivamente spòstati, abbassa la mascherina e fai la comunione, rimetti la mascherina nel modo corretto e torna al posto.

Per uscire dalla chiesa1313 Al termine della Messa attendi indicazioni per il deflusso ordinato dalla chiesa. Un addetto farà uscire alcuni banchi per volta a seconda della disposizione delle porte di uscita al fine di non creare assembramenti1414 Non sostare sul sagrato. Evita di aspettare parenti e/o amici e di fermarti in gruppi numerosi e ravvicinati.

Riconciliazione e precetto festivo1515 Circa il sacramento della riconciliazione permane in vigore la forma del “Votum Sacramenti”. Ove le condizioni lo consentano (spazi ampli e arieggiati, riservatezza, distanza e utilizzo della mascherina per il penitente e il confessore) puoi accedere alla Confessione individuale con l’assoluzione sacramentale.1616 In questa fase non sei tenuto all’assolvimento del precetto festivo con la presenza alla Messa in chiesa. Se desideri partecipa alla Messa attraverso i mezzi di comunicazione (televisione, diretta streaming, etc.). Cerca di farlo con fede e unito al Signore.

18 maggio 2020

DIOCESI DIDIOCESI DIBRESCIABRESCIA

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Anagrafe ParrocchialeAnagrafe Parrocchiale

DARIO NABONI ANNI 58 ADROROBERTO STELLI ANNI 96 ADROPIERINO BELOTTI ANNI 85 ADROSILVANO BERTOLA ANNI 89 TORBIATOGIANBATTISTA BONARDI ANNI 71 ADROTERESINA POZZI ANNI 84 ADROMARIA GOTTARDI ANNI 79 ADROAGNESE VAVASSORI ANNI 74 ADROMARIA CATERINA ZANARDI ANNI 91 ADROGIOVANNI ANDREOLI ANNI 73 TORBIATOANGIOLA MARIA VEZZOLI ANNI 78 ADROLUIGINA DELBARBA ANNI 89 ADROGIULIANO VITALINI ANNI 70 ADROFRANCESCO MARINI ANNI 54 ADROMARIA FERRARI ANNI 89 ADROGIUSEPPE LANCINI ANNI 81 ADROGIUSEPPE DELPOZZO ANNI 71 ADROGIUSEPPINA CARMINATI ANNI 94 ADROEUGENIO MASNERI ANNI 91 ADROLUIGI TEDESCHI ANNI 77 ADROCARLO DELPOZZO ANNI 78 ADROANTONIETTA MANENTI ANNI 79 ADROGIUSEPPE PELIZZARI ANNI 70 ADROROBERTO BERTOLA ANNI 80 TORBIATO LUIGIA BONETTI ANNI 93 ADROMARIO LODA ANNI 84 ADROMARIA ZINI ANNI 84 ADROPIERINO RAVAGNI ANNI 69 ADROCAROLINA SIGNORONI ANNI 95 ADROGIULIANO MAZZUNNO DELBARBA ANNI 75 ADROSALVATORE CAVALLERI ANNI 87 ADRORAFFAELE TENGATTINI ANNI 80 ADROIDA MUCHETTI ANNI 90 ADROGIUSEPPINA CASALI ANNI 77 TORBIATOFRANCESCO LANCINI ANNI 91 ADROPASQUINO ANTONIO BRACCHI ANNI 80 ADROGIOVANNI BATTISTA FACONDO ANNI 83 ADROCARLO ABENI ANNI 100 ADROLINO MASNERI ANNI 74 ADROGIUSEPPE FAUSTO RINALDI ANNI 85 ADROMARIA ANGELA RUBAGOTTI ANNI 93 ADROGIOVAN BATTISTA VEZZOLI ANNI 81 ADROLUCIA SANGALLI ANNI 95 ADROLUIGI SIGNORONI ANNI 90 ADROVALENTINA CORIONI ANNI 82 ADROANGELO NABONI ANNI 89 ADROMARIA GIUSY URGNANI ANNI 66 ADROVALERIO DELPOZZO ANNI 66 ADROPIETRO MANGERINI ANNI 85 TORBIATOGIAN LUIGI RUGGERI ANNI 88 ADROMICHAEL GERBINO ANNI 17 ADROCESARE FERRARI ANNI 69 TORBIATOCARLO MASNERI ANNI 89 ADRO

DEFUNTI

53 Giugno 2020

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GIANBATTISTA BONARDI N. 19-12-1948 M. 16-03-2020 ANNI 71 - ADRO

TERESINA POZZI N. 25-04-1935 M. 17-03-2020 ANNI 84 - ADRO

MARIA GOTTARDI N.. 02-10-1940 M. 17-03-2020 ANNI 79 - ADRO

AGNESE VAVASSORI N. 18-09-1945 M. 18-03-2020 ANNI 74 - ADRO

TERESINA POZZIN. 25-04-1935 M. 17-03-2020

ANNI 84 - ADRO

PIERINO BELOTTIN. 01-02-1935 M. 15-03-2020

ANNI 85 - ADRO

GIANBATTISTA BONARDI N. 19-12-1948 M. 16-03-2020 ANNI 71 - ADRO

TERESINA POZZI N. 25-04-1935 M. 17-03-2020 ANNI 84 - ADRO

MARIA GOTTARDI N.. 02-10-1940 M. 17-03-2020 ANNI 79 - ADRO

AGNESE VAVASSORI N. 18-09-1945 M. 18-03-2020 ANNI 74 - ADRO

MARIA GOTTARDIN. 02-10-1940 M. 17-03-2020

ANNI 79 - ADRO

DARIO NABONI N.14-12-1961 M. 05-03-2020 ANNI 58 - ADRO

ROBERTO STELLI N. 17-08-1923 M. 09-03-2020 ANNI 96 - ADRO

PIERINO BELOTTI N. 01-02-1935 M. 15-03-2020 ANNI 85 - ADRO

SILVANO BERTOLA N. 14-08-1030 M. 16-03-2020 ANNI 89 - TORBIATO

GIANBATTISTA BONARDI N. 19-12-1948 M. 16-03-2020 ANNI 71 - ADRO

TERESINA POZZI N. 25-04-1935 M. 17-03-2020 ANNI 84 - ADRO

MARIA GOTTARDI N.. 02-10-1940 M. 17-03-2020 ANNI 79 - ADRO

AGNESE VAVASSORI N. 18-09-1945 M. 18-03-2020 ANNI 74 - ADRO

GIANBATTISTA BONARDIN. 19-12-1948 M. 16-03-2020

ANNI 71 - ADRO

DARIO NABONI N.14-12-1961 M. 05-03-2020 ANNI 58 - ADRO

ROBERTO STELLI N. 17-08-1923 M. 09-03-2020 ANNI 96 - ADRO

PIERINO BELOTTI N. 01-02-1935 M. 15-03-2020 ANNI 85 - ADRO

SILVANO BERTOLA N. 14-08-1030 M. 16-03-2020 ANNI 89 - TORBIATO

ROBERTO STELLIN. 17-08-1923 M. 09-03-2020

ANNI 96 - ADRO

DARIO NABONI N.14-12-1961 M. 05-03-2020 ANNI 58 - ADRO

ROBERTO STELLI N. 17-08-1923 M. 09-03-2020 ANNI 96 - ADRO

PIERINO BELOTTI N. 01-02-1935 M. 15-03-2020 ANNI 85 - ADRO

SILVANO BERTOLA N. 14-08-1030 M. 16-03-2020 ANNI 89 - TORBIATO

SILVANO BERTOLAN. 14-08-1030 M. 16-03-2020

ANNI 89 - TORBIATO

DARIO NABONI N.14-12-1961 M. 05-03-2020 ANNI 58 - ADRO

ROBERTO STELLI N. 17-08-1923 M. 09-03-2020 ANNI 96 - ADRO

PIERINO BELOTTI N. 01-02-1935 M. 15-03-2020 ANNI 85 - ADRO

SILVANO BERTOLA N. 14-08-1030 M. 16-03-2020 ANNI 89 - TORBIATO

DARIO NABONIN. 14-12-1961 M. 05-03-2020

ANNI 58 - ADRO

GIANBATTISTA BONARDI N. 19-12-1948 M. 16-03-2020 ANNI 71 - ADRO

TERESINA POZZI N. 25-04-1935 M. 17-03-2020 ANNI 84 - ADRO

MARIA GOTTARDI N.. 02-10-1940 M. 17-03-2020 ANNI 79 - ADRO

AGNESE VAVASSORI N. 18-09-1945 M. 18-03-2020 ANNI 74 - ADRO

AGNESE VAVASSORIN. 18-09-1945 M. 18-03-2020

ANNI 74 - ADRO

MARIA CATERINA ZANARDI N. 25-04-1928 M. 18-03-2020 ANNI 91 - ADRO

GIOVANNI ANTONIOLI N. 30-04-1948 M. 17-03-2020 ANNI 73 - TORBIATO

ANGIOLA MARIA VEZZOLI N. 20-08-1941 M. 18-03-2020 ANNI 78 - ADRO

LUIGINA DELBARBA N. 11-12-1930 M. 21-03-2020 ANNI 89 - ADRO

MARIA CATERINA ZANARDIN. 25-04-1928 M. 18-03-2020

ANNI 91 - ADRO

DefuntiDefunti

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Giugno 202055

GIULIANO VITALINI N. 24-09-1949 M. 21-03-2020 ANNI 70 - ADRO

FRANCESCO MARINI N. 04-10-1965 M. 22-03-2020 ANNI 54 - ADRO

MARIA FERRARI N. 26-12-1930 M. 22-03-2020 ANNI 89 - ADRO

GIUSEPPE LANCINI N. 27-04-1938 M. 22-03-2020 ANNI 81 - ADRO

GIUSEPPE LANCININ. 27-04-1938 M. 22-03-2020

ANNI 81 - ADRO

GIOVANNI ANTONIOLIN. 30-04-1948 M. 17-03-2020

ANNI 73 - TORBIATO

GIULIANO VITALINI N. 24-09-1949 M. 21-03-2020 ANNI 70 - ADRO

FRANCESCO MARINI N. 04-10-1965 M. 22-03-2020 ANNI 54 - ADRO

MARIA FERRARI N. 26-12-1930 M. 22-03-2020 ANNI 89 - ADRO

GIUSEPPE LANCINI N. 27-04-1938 M. 22-03-2020 ANNI 81 - ADRO

FRANCESCO MARININ. 04-10-1965 M. 22-03-2020

ANNI 54 - ADRO

MARIA CATERINA ZANARDI N. 25-04-1928 M. 18-03-2020 ANNI 91 - ADRO

GIOVANNI ANTONIOLI N. 30-04-1948 M. 17-03-2020 ANNI 73 - TORBIATO

ANGIOLA MARIA VEZZOLI N. 20-08-1941 M. 18-03-2020 ANNI 78 - ADRO

LUIGINA DELBARBA N. 11-12-1930 M. 21-03-2020 ANNI 89 - ADRO

GIULIANO VITALINI N. 24-09-1949 M. 21-03-2020 ANNI 70 - ADRO

FRANCESCO MARINI N. 04-10-1965 M. 22-03-2020 ANNI 54 - ADRO

MARIA FERRARI N. 26-12-1930 M. 22-03-2020 ANNI 89 - ADRO

GIUSEPPE LANCINI N. 27-04-1938 M. 22-03-2020 ANNI 81 - ADRO

MARIA FERRARIN. 26-12-1930 M. 22-03-2020

ANNI 89 - ADRO

MARIA CATERINA ZANARDI N. 25-04-1928 M. 18-03-2020 ANNI 91 - ADRO

GIOVANNI ANTONIOLI N. 30-04-1948 M. 17-03-2020 ANNI 73 - TORBIATO

ANGIOLA MARIA VEZZOLI N. 20-08-1941 M. 18-03-2020 ANNI 78 - ADRO

LUIGINA DELBARBA N. 11-12-1930 M. 21-03-2020 ANNI 89 - ADRO

LUIGINA DELBARBAN. 11-12-1930 M. 21-03-2020

ANNI 89 - ADRO

GIULIANO VITALINI N. 24-09-1949 M. 21-03-2020 ANNI 70 - ADRO

FRANCESCO MARINI N. 04-10-1965 M. 22-03-2020 ANNI 54 - ADRO

MARIA FERRARI N. 26-12-1930 M. 22-03-2020 ANNI 89 - ADRO

GIUSEPPE LANCINI N. 27-04-1938 M. 22-03-2020 ANNI 81 - ADRO

GIULIANO VITALININ. 24-09-1949 M. 21-03-2020

ANNI 70 - ADRO

MARIA CATERINA ZANARDI N. 25-04-1928 M. 18-03-2020 ANNI 91 - ADRO

GIOVANNI ANTONIOLI N. 30-04-1948 M. 17-03-2020 ANNI 73 - TORBIATO

ANGIOLA MARIA VEZZOLI N. 20-08-1941 M. 18-03-2020 ANNI 78 - ADRO

LUIGINA DELBARBA N. 11-12-1930 M. 21-03-2020 ANNI 89 - ADRO

ANGIOLA MARIA VEZZOLIN. 20-08-1941 M. 18-03-2020

ANNI 78 - ADRO

GIUSEPPE DELPOZZO N. 26-07-1948 M. 22-03-2020 ANNI 71 - ADRO

GIUSEPPINA CARMINATI N. 24-11-1925 M. 23-03-2020 ANNI 94 - ADRO

EUGENIO MASNERI N. 27-04-1928 M. 23-03-2020 ANNI 91 - ADRO

LUIGI TEDESCHI N. 05-09-1942 M. 23-03-2020 ANNI 77 - ADRO

GIUSEPPE DELPOZZON. 26-07-1948 M. 22-03-2020

ANNI 71 - ADRO

GIUSEPPE DELPOZZO N. 26-07-1948 M. 22-03-2020 ANNI 71 - ADRO

GIUSEPPINA CARMINATI N. 24-11-1925 M. 23-03-2020 ANNI 94 - ADRO

EUGENIO MASNERI N. 27-04-1928 M. 23-03-2020 ANNI 91 - ADRO

LUIGI TEDESCHI N. 05-09-1942 M. 23-03-2020 ANNI 77 - ADRO

EUGENIO MASNERIN. 27-04-1928 M. 23-03-2020

ANNI 91 - ADRO

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56

MARIO LODA N. 29-07-1935 M. 26-03-2020 ANNI 84 - ADRO

MARIA ZINI N. 22-07-1935 M. 28-03-2020 ANNI 84 - ADRO

PIERINO RAVAGNI N. 25-09-1950 M. 28-03-2020 ANNI 69 - ADRO

ROBERTO BERTOLA N. M. 23-03-2020 ANNI - TORBIATO

MARIO LODAN. 29-07-1935 M. 26-03-2020

ANNI 84 - ADRO

LUIGI TEDESCHIN. 05-09-1942 M. 23-03-2020

ANNI 77 - ADRO

CARLO DELPOZZO N. 19-04-1941 M. 23-03-2020 ANNI 78 - ADRO

ANTONIETTA MANENTI N. 16-03-1941 M. 23-03-2020 ANNI 79 - ADRO

GIUSEPPE PELIZZARI N. 07-03-1950 M. 24-03-2020 ANNI 70 - ADRO

LUIGIA BONETTI N.. 05-06-1926 M. 25-03-2020 ANNI 93 - ADRO

LUIGIA BONETTIN. 05-06-1926 M. 25-03-2020

ANNI 93 - ADRO

GIUSEPPE DELPOZZO N. 26-07-1948 M. 22-03-2020 ANNI 71 - ADRO

GIUSEPPINA CARMINATI N. 24-11-1925 M. 23-03-2020 ANNI 94 - ADRO

EUGENIO MASNERI N. 27-04-1928 M. 23-03-2020 ANNI 91 - ADRO

LUIGI TEDESCHI N. 05-09-1942 M. 23-03-2020 ANNI 77 - ADRO

CARLO DELPOZZO N. 19-04-1941 M. 23-03-2020 ANNI 78 - ADRO

ANTONIETTA MANENTI N. 16-03-1941 M. 23-03-2020 ANNI 79 - ADRO

GIUSEPPE PELIZZARI N. 07-03-1950 M. 24-03-2020 ANNI 70 - ADRO

LUIGIA BONETTI N.. 05-06-1926 M. 25-03-2020 ANNI 93 - ADRO

ANTONIETTA MANENTIN. 16-03-1941 M. 23-03-2020

ANNI 79 - ADRO

CARLO DELPOZZO N. 19-04-1941 M. 23-03-2020 ANNI 78 - ADRO

ANTONIETTA MANENTI N. 16-03-1941 M. 23-03-2020 ANNI 79 - ADRO

GIUSEPPE PELIZZARI N. 07-03-1950 M. 24-03-2020 ANNI 70 - ADRO

LUIGIA BONETTI N.. 05-06-1926 M. 25-03-2020 ANNI 93 - ADRO

CARLO DELPOZZON. 19-04-1941 M. 23-03-2020

ANNI 78 - ADRO

CARLO DELPOZZO N. 19-04-1941 M. 23-03-2020 ANNI 78 - ADRO

ANTONIETTA MANENTI N. 16-03-1941 M. 23-03-2020 ANNI 79 - ADRO

GIUSEPPE PELIZZARI N. 07-03-1950 M. 24-03-2020 ANNI 70 - ADRO

LUIGIA BONETTI N.. 05-06-1926 M. 25-03-2020 ANNI 93 - ADRO

GIUSEPPE PELIZZARIN. 07-03-1950 M. 24-03-2020

ANNI 70 - ADRO

GIUSEPPE DELPOZZO N. 26-07-1948 M. 22-03-2020 ANNI 71 - ADRO

GIUSEPPINA CARMINATI N. 24-11-1925 M. 23-03-2020 ANNI 94 - ADRO

EUGENIO MASNERI N. 27-04-1928 M. 23-03-2020 ANNI 91 - ADRO

LUIGI TEDESCHI N. 05-09-1942 M. 23-03-2020 ANNI 77 - ADRO

GIUSEPPINA CARMINATIN. 24-11-1925 M. 23-03-2020

ANNI 94 - ADRO

MARIO LODA N. 29-07-1935 M. 26-03-2020 ANNI 84 - ADRO

MARIA ZINI N. 22-07-1935 M. 28-03-2020 ANNI 84 - ADRO

PIERINO RAVAGNI N. 25-09-1950 M. 28-03-2020 ANNI 69 - ADRO

ROBERTO BERTOLA N. M. 23-03-2020 ANNI - TORBIATO

PIERINO RAVAGNIN. 25-09-1950 M. 28-03-2020

ANNI 69 - ADRO

MARIO LODA N. 29-07-1935 M. 26-03-2020 ANNI 84 - ADRO

MARIA ZINI N. 22-07-1935 M. 28-03-2020 ANNI 84 - ADRO

PIERINO RAVAGNI N. 25-09-1950 M. 28-03-2020 ANNI 69 - ADRO

ROBERTO BERTOLA N. M. 23-03-2020 ANNI - TORBIATO

MARIA ZININ. 22-07-1935 M. 28-03-2020

ANNI 84 - ADRO

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Giugno 202057

CARLO ABENI N. 21-11-1919 M. 29-03-2020 ANNI 100 - ADRO

GIUSEPPINA CASALI N. 06-01-1943 M. 31-03-2020 ANNI 77 - TORBIATO

IDA MUCHETTI N. 02-10-1929 M. 31-03-2020 ANNI 90 - ADRO

FRANCESCO LANCINI N. 02-04-1928 M. 01-04-2020 ANNI 91 - ADRO

IDA MUCHETTIN. 02-10-1929 M. 31-03-2020

ANNI 90 - ADRO

CAROLINA SIGNORONIN. 17-07-1924 M. 28-03-2020

ANNI 95 - ADRO

CARLO ABENI N. 21-11-1919 M. 29-03-2020 ANNI 100 - ADRO

GIUSEPPINA CASALI N. 06-01-1943 M. 31-03-2020 ANNI 77 - TORBIATO

IDA MUCHETTI N. 02-10-1929 M. 31-03-2020 ANNI 90 - ADRO

FRANCESCO LANCINI N. 02-04-1928 M. 01-04-2020 ANNI 91 - ADRO

CARLO ABENIN. 21-11-1919 M. 29-03-2020

ANNI 100 - ADRO

CAROLINA SIGNORONI N. 17-07-1924 M. 28-03-2020 ANNI 95 - ADRO

GIULIANO MAZZUNNO DELBARBA N. 06-07-1944 M. 29-03-2020 ANNI 75 - ADRO

SALVATORE CAVALLERI N. 28-03-1933 M. 29-03-2020 ANNI 87 - ADRO

RAFFAELE TENGATTINI N. 07-12-1939 M. 29-03-2020 ANNI 80 - ADRO

CAROLINA SIGNORONI N. 17-07-1924 M. 28-03-2020 ANNI 95 - ADRO

GIULIANO MAZZUNNO DELBARBA N. 06-07-1944 M. 29-03-2020 ANNI 75 - ADRO

SALVATORE CAVALLERI N. 28-03-1933 M. 29-03-2020 ANNI 87 - ADRO

RAFFAELE TENGATTINI N. 07-12-1939 M. 29-03-2020 ANNI 80 - ADRO

RAFFAELE TENGATTININ. 07-12-1939 M. 29-03-2020

ANNI 80 - ADRO

CAROLINA SIGNORONI N. 17-07-1924 M. 28-03-2020 ANNI 95 - ADRO

GIULIANO MAZZUNNO DELBARBA N. 06-07-1944 M. 29-03-2020 ANNI 75 - ADRO

SALVATORE CAVALLERI N. 28-03-1933 M. 29-03-2020 ANNI 87 - ADRO

RAFFAELE TENGATTINI N. 07-12-1939 M. 29-03-2020 ANNI 80 - ADRO

SALVATORE CAVALLERIN. 28-03-1933 M. 29-03-2020

ANNI 87 - ADRO

CAROLINA SIGNORONI N. 17-07-1924 M. 28-03-2020 ANNI 95 - ADRO

GIULIANO MAZZUNNO DELBARBA N. 06-07-1944 M. 29-03-2020 ANNI 75 - ADRO

SALVATORE CAVALLERI N. 28-03-1933 M. 29-03-2020 ANNI 87 - ADRO

RAFFAELE TENGATTINI N. 07-12-1939 M. 29-03-2020 ANNI 80 - ADRO

GIULIANO MAZZUNNO DELBARBAN. 06-07-1944 M. 29-03-2020

ANNI 75 - ADRO

ROBERTO BERTOLA N. 12-11-1939 M. 23-03-2020 TORBIATO - ANNI 80

ROBERTO BERTOLAN. 12-11-1939 M. 23-03-2020

ANNI 80 - TORBIATO

CARLO ABENI N. 21-11-1919 M. 29-03-2020 ANNI 100 - ADRO

GIUSEPPINA CASALI N. 06-01-1943 M. 31-03-2020 ANNI 77 - TORBIATO

IDA MUCHETTI N. 02-10-1929 M. 31-03-2020 ANNI 90 - ADRO

FRANCESCO LANCINI N. 02-04-1928 M. 01-04-2020 ANNI 91 - ADRO

GIUSEPPINA CASALIN. 06-01-1943 M. 31-03-2020

ANNI 77 - TORBIATO

CARLO ABENI N. 21-11-1919 M. 29-03-2020 ANNI 100 - ADRO

GIUSEPPINA CASALI N. 06-01-1943 M. 31-03-2020 ANNI 77 - TORBIATO

IDA MUCHETTI N. 02-10-1929 M. 31-03-2020 ANNI 90 - ADRO

FRANCESCO LANCINI N. 02-04-1928 M. 01-04-2020 ANNI 91 - ADRO

FRANCESCO LANCININ. 02-04-1928 M. 01-04-2020

ANNI 91 - ADRO

Page 58: La Cèsa de Ader e de Tùrbiat - Altervista...2020/06/08  · Il nostro patrono San Giovanni Battista ci è stato di esempio ieri e lo può essere anche oggi, lui che la morte non

58

MARIA ANGELA RUBAGOTTI N. 08-09-1926 M. 08-04-2020 ANNI 93 - ADRO

GIOVAN BATTISTA VEZZOLI N. 26-12-1938 M. 09-04-2020 ANNI 81 - ADRO

LUCIA SANGALLI N. 22-02-1925 M. 10-04-2020 ANNI 95 - ADRO

LUIGI SIGNORONI N. 22-01-1930 M. 13-04-2020 ANNI 90 - ADRO

GIOVAN BATTISTA VEZZOLIN. 26-12-1938 M. 09-04-2020

ANNI 81 - ADRO

LINO MASNERIN. 18-12-1945 M. 05.04.2020

ANNI 74 - ADRO

MARIA ANGELA RUBAGOTTI N. 08-09-1926 M. 08-04-2020 ANNI 93 - ADRO

GIOVAN BATTISTA VEZZOLI N. 26-12-1938 M. 09-04-2020 ANNI 81 - ADRO

LUCIA SANGALLI N. 22-02-1925 M. 10-04-2020 ANNI 95 - ADRO

LUIGI SIGNORONI N. 22-01-1930 M. 13-04-2020 ANNI 90 - ADRO

LUCIA SANGALLIN. 22-02-1925 M. 10-04-2020

ANNI 95 - ADRO

PASQUINO ANTONIO BRACCHI N. 25-03-1940 M. 02-04-2020 ANNI 80 - ADRO

GIOVANNI BATTISTA FACONDO N. 14-03-2020 M. 02-04-2020 ANNI 83 - ADRO

LINO MASNERI N. 18-12-1945 M. 05.04.2020 ANNI 74 - ADRO

GIUSEPPE FAUSTO RINALDI N. 23-07-1934 M. 07-04-2020 ANNI 85 - ADRO

MARIA ANGELA RUBAGOTTI N. 08-09-1926 M. 08-04-2020 ANNI 93 - ADRO

GIOVAN BATTISTA VEZZOLI N. 26-12-1938 M. 09-04-2020 ANNI 81 - ADRO

LUCIA SANGALLI N. 22-02-1925 M. 10-04-2020 ANNI 95 - ADRO

LUIGI SIGNORONI N. 22-01-1930 M. 13-04-2020 ANNI 90 - ADRO

MARIA ANGELA RUBAGOTTIN. 08-09-1926 M. 08-04-2020

ANNI 93 - ADRO

PASQUINO ANTONIO BRACCHI N. 25-03-1940 M. 02-04-2020 ANNI 80 - ADRO

GIOVANNI BATTISTA FACONDO N. 14-03-2020 M. 02-04-2020 ANNI 83 - ADRO

LINO MASNERI N. 18-12-1945 M. 05.04.2020 ANNI 74 - ADRO

GIUSEPPE FAUSTO RINALDI N. 23-07-1934 M. 07-04-2020 ANNI 85 - ADRO

GIOVANNI BATTISTA FACONDON. 14-03-2020 M. 02-04-2020

ANNI 83 - ADRO

PASQUINO ANTONIO BRACCHI N. 25-03-1940 M. 02-04-2020 ANNI 80 - ADRO

GIOVANNI BATTISTA FACONDO N. 14-03-2020 M. 02-04-2020 ANNI 83 - ADRO

LINO MASNERI N. 18-12-1945 M. 05.04.2020 ANNI 74 - ADRO

GIUSEPPE FAUSTO RINALDI N. 23-07-1934 M. 07-04-2020 ANNI 85 - ADRO

GIUSEPPE FAUSTO RINALDIN. 23-07-1934 M. 07-04-2020

ANNI 85 - ADRO

PASQUINO ANTONIO BRACCHI N. 25-03-1940 M. 02-04-2020 ANNI 80 - ADRO

GIOVANNI BATTISTA FACONDO N. 14-03-2020 M. 02-04-2020 ANNI 83 - ADRO

LINO MASNERI N. 18-12-1945 M. 05.04.2020 ANNI 74 - ADRO

GIUSEPPE FAUSTO RINALDI N. 23-07-1934 M. 07-04-2020 ANNI 85 - ADRO

PASQUINO ANTONIO BRACCHIN. 25-03-1940 M. 02-04-2020

ANNI 80 - ADRO

MARIA ANGELA RUBAGOTTI N. 08-09-1926 M. 08-04-2020 ANNI 93 - ADRO

GIOVAN BATTISTA VEZZOLI N. 26-12-1938 M. 09-04-2020 ANNI 81 - ADRO

LUCIA SANGALLI N. 22-02-1925 M. 10-04-2020 ANNI 95 - ADRO

LUIGI SIGNORONI N. 22-01-1930 M. 13-04-2020 ANNI 90 - ADRO

LUIGI SIGNORONIN. 22-01-1930 M. 13-04-2020

ANNI 90 - ADRO

VALENTINA CORIONI N. 04-09-1937 M. 17-04-2020 ANNI 82 - ADRO

ANGELO NABONI N. 01-12-1031 M. 02-11-2019 ANNI 89 - ADRO

MARIA GIUSY URGNANI N. 19-03-1954 M. 20-04-2020 ANNI 66 - ADRO

VALERIO DELPOZZO N. 29-10-1953 M. 20-04-2020 ANNI 66 - ADRO

VALENTINA CORIONIN. 04-09-1937 M. 17-04-2020

ANNI 82 - ADRO

Page 59: La Cèsa de Ader e de Tùrbiat - Altervista...2020/06/08  · Il nostro patrono San Giovanni Battista ci è stato di esempio ieri e lo può essere anche oggi, lui che la morte non

Giugno 202059

PIETRO MANGERINI N. 15-03-1935 M. 20-04-2020 ANNI 85 - TORBIATO

GIAN LUIGI RUGGERI N. 10-09-1931 M. 22-04-2020 ANNI 88 - ADRO

MICHAEL GERBINO N. 28-05-2002 M. 26-04-2020 ANNI 17 - ADRO

CESARE FERRARI N. 01-10-1950 M. 30-04-2020 ANNI 69 - TORBIATO

CESARE FERRARIN. 01-10-1950 M. 30-04-2020

ANNI 69 - TORBIATO

ANGELO NABONIN. 01-12-1031 M. 02-11-2019

ANNI 89 - ADRO

PIETRO MANGERINI N. 15-03-1935 M. 20-04-2020 ANNI 85 - TORBIATO

GIAN LUIGI RUGGERI N. 10-09-1931 M. 22-04-2020 ANNI 88 - ADRO

MICHAEL GERBINO N. 28-05-2002 M. 26-04-2020 ANNI 17 - ADRO

CESARE FERRARI N. 01-10-1950 M. 30-04-2020 ANNI 69 - TORBIATO

GIAN LUIGI RUGGERIN. 10-09-1931 M. 22-04-2020

ANNI 88 - ADRO

VALENTINA CORIONI N. 04-09-1937 M. 17-04-2020 ANNI 82 - ADRO

ANGELO NABONI N. 01-12-1031 M. 02-11-2019 ANNI 89 - ADRO

MARIA GIUSY URGNANI N. 19-03-1954 M. 20-04-2020 ANNI 66 - ADRO

VALERIO DELPOZZO N. 29-10-1953 M. 20-04-2020 ANNI 66 - ADRO

PIETRO MANGERINI N. 15-03-1935 M. 20-04-2020 ANNI 85 - TORBIATO

GIAN LUIGI RUGGERI N. 10-09-1931 M. 22-04-2020 ANNI 88 - ADRO

MICHAEL GERBINO N. 28-05-2002 M. 26-04-2020 ANNI 17 - ADRO

CESARE FERRARI N. 01-10-1950 M. 30-04-2020 ANNI 69 - TORBIATO

MICHAEL GERBINON. 28-05-2002 M. 26-04-2020

ANNI 17 - ADRO

VALENTINA CORIONI N. 04-09-1937 M. 17-04-2020 ANNI 82 - ADRO

ANGELO NABONI N. 01-12-1031 M. 02-11-2019 ANNI 89 - ADRO

MARIA GIUSY URGNANI N. 19-03-1954 M. 20-04-2020 ANNI 66 - ADRO

VALERIO DELPOZZO N. 29-10-1953 M. 20-04-2020 ANNI 66 - ADRO

VALERIO DELPOZZON. 29-10-1953 M. 20-04-2020

ANNI 66 - ADRO

PIETRO MANGERINI N. 15-03-1935 M. 20-04-2020 ANNI 85 - TORBIATO

GIAN LUIGI RUGGERI N. 10-09-1931 M. 22-04-2020 ANNI 88 - ADRO

MICHAEL GERBINO N. 28-05-2002 M. 26-04-2020 ANNI 17 - ADRO

CESARE FERRARI N. 01-10-1950 M. 30-04-2020 ANNI 69 - TORBIATO

PIETRO MANGERININ. 15-03-1935 M. 20-04-2020

ANNI 85 - TORBIATO

VALENTINA CORIONI N. 04-09-1937 M. 17-04-2020 ANNI 82 - ADRO

ANGELO NABONI N. 01-12-1031 M. 02-11-2019 ANNI 89 - ADRO

MARIA GIUSY URGNANI N. 19-03-1954 M. 20-04-2020 ANNI 66 - ADRO

VALERIO DELPOZZO N. 29-10-1953 M. 20-04-2020 ANNI 66 - ADRO

MARIA GIUSY URGNANIN. 19-03-1954 M. 20-04-2020

ANNI 66 - ADRO

CARLO MASNERI N. 25-02-1931 M. 08-05-2020 ANNI 89 - ADRO

CARLO MASNERIN. 25-02-1931 M. 08-05-2020

ANNI 89 - ADRO

Chi desiderasse veder pubblicata la

fotografia dei propri cari defunti,

dei battezzati o dei novelli sposi,

è pregato di portarne una copia

in sacrestia,completa di dati.

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MatrimonioMatrimonio

MATTEO PAGANI

AnniversariAnniversari

25. 05. 1968 - 26.05.2020Pierino Carlo e Alice

Ringraziano il Signore dei loro 52 anni di matrimonio. Filippo Neri Santo dal cuore grande benedica e custodisca la loro unione!

LE DODICI PROMESSE DI GESÙ AI DEVOTI DEL SUO SACRO CUORE (Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque)

1. Darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato.

2. Metterò la pace nelle loro famiglie.3. Li consolerò in tutte le loro pene.4. Sarò loro rifugio sicuro durante la vita e

soprattutto alla loro morte.5. Spargerò abbondanti benedizioni su

tutte le loro imprese.6. I peccatori troveranno nel mio Cuore la

fonte e l’oceano infinito della misericor-dia.

7. Le anime tiepide diventeranno ferventi.8. Le anime ferventi si eleveranno a gran-

de perfezione.9. Benedirò le case dove l’immagine del

mio Sacro Cuore sarà esposta e onorata.10. Darò ai sacerdoti il dono di toccare i

cuori più induriti.11. Le persone che propagheranno questa

devozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore, dove non sarà mai can-cellato.

12. Io prometto nell’eccesso della miseri-cordia del mio Cuore che il mio amore onnipotente concederà a tutti quelli che si comunicheranno il primo venerdì del mese per nove mesi consecutivi la grazia della penitenza finale. Essi non mori-ranno in mia disgrazia, né senza riceve-re i Sacramenti, e il mio Cuore sarà loro rifugio sicuro in quell’ora estrema.

LE DODICI PROMESSE DI GESÙ

AI DEVOTI DEL SUO SACRO CUORE

(Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque)

1. Darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato. 2. Metterò la pace nelle loro famiglie. 3. Li consolerò in tutte le loro pene. 4. Sarò loro rifugio sicuro durante la vita e soprattutto alla loro morte. 5. Spargerò abbondanti benedizioni su tutte le loro imprese. 6. I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l'oceano infinito della misericordia. 7. Le anime tiepide diventeranno ferventi. 8. Le anime ferventi si eleveranno a grande perfezione. 9. Benedirò le case dove l'immagine del mio Sacro Cuore sarà esposta e onorata. 10. Darò ai sacerdoti il dono di toccare i cuori più induriti. 11. Le persone che propagheranno questa devozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore, dove non sarà mai cancellato. 12. Io prometto nell'eccesso della misericordia del mio Cuore che il mio amore onnipotente concederà a tutti quelli che si comunicheranno il primo venerdì del mese per nove mesi consecutivi la grazia della penitenza finale. Essi non moriranno in mia disgrazia, né senza ricevere i Sacramenti, e il mio Cuore sarà loro rifugio sicuro in quell'ora estrema.

BattesimiBattesimi

60 Giugno 2020Giugno 2020

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61 Giugno 2020

Caro Riccardo, che gioia! Finalmente sei arrivato tra noi!Attendavamo da tanto tempo, da ben nove mesi, quel magico istante in cui i nostri occhi hanno incrociato i tuoi. E quando poi per la prima volta ci siamo visti e ti abbiamo stretto tra le nostre braccia tutte le preoccupazioni dell’attesa sono im-provvisamente svanite. Sebbene durante la gravidanza avessimo più volte cercato di immaginare quel momento, ci siamo trovati impreparati di fronte all’emozione di averti con noi. La tua prima stretta di mano è sembrata l’atto con cui Dio ti ha affidato a noi per accudirti, crescerti, guidarti e renderti dono per tutti.Sai, durante quest’attesa sono successe tante cose: abbiamo avuto la fortuna di poter vivere ogni giorno preparandoci al tuo arrivo, ti abbiamo sognato, ti abbiamo parlato, ti abbiamo accolto e amato fin da subito. E in questo periodo storico molto strano in cui tutto il mondo sta affrontando un’emergenza sanitaria probabilmente senza eguali, abbiamo cercato di proteggerti al meglio cercando di superare paure e preoccupazioni che non pensavamo avessimo dovuto affrontare. E anche l’iso-lamento a cui siamo stati chiamati ci è sembrato meno difficile sebbene avremmo voluto condividere la nostra felicità con chiunque.Ma, come imparerai, bisogna affrontare ogni situazione con fiducia, anche se tal-volta la paura e lo sconforto sembrano essere gli unici protagonisti della nostra esi-stenza. E in qualche modo rinascere, perché “la nascita non si incontra solo all’o-rigine della nostra esistenza, ma ogni qualvolta, attraversato un momento di crisi, ne usciamo come rinati” (cit. Anselm Grün). E proprio grazie a questa rinascita prendiamo atto del dono della vita.Grazie per essere arrivato tra noi come dono di speranza!

Mamma e papà

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62

1° giorno, lunedì 21 settembre:Adro (Torbiato) – Orvieto – ViterboPartenza in Bus Gran Turismo da Adro (Tor-biato) per Orvieto (470 km) e, all’arrivo, pran-zo in ristorante. Nel pomeriggio, visita al centro storico della città, al Duomo, dedicato a Santa Maria Assunta e considerato uno dei capolavo-ri del gotico italiano, alla cappella di San Brizio, celebre per il suo ciclo di affreschi sul Giudizio Universale, e al famoso pozzo di San Patrizio, fatto costruire da papa Clemente VII per pro-teggere la città in caso di assedio e garantirle gli approvvigionamenti idrici. Sempre nel po-meriggio, proseguimento per Viterbo (50 km) e sistemazione, cena e pernottamento in albergo.

2° giorno, martedì 22 settembre:Viterbo (Bomarzo)Prima colazione in albergo. In mattinata, visita al centro storico della città, che vanta uno dei nuclei medievali più vasti d’Europa ed è nota anche come la Città dei Papi perché, dal 1257, ospitò per più di vent’anni la sede pontificia. Il Palazzo dei Papi di Viterbo è famoso anche per avere ospitato, dal 1268, il conclave più lungo della storia, durato oltre mille giorni. Pranzo in ristorante e, nel pomeriggio, partenza per Bo-marzo (20 km) per la visita al famoso Parco dei Mostri, realizzato nel XVI secolo con la realiz-zazione di numerose sculture in basalto che ri-traggono animali mitologici, divinità pagane e mostri. Rientro a Viterbo nel pomeriggio e cena e pernottamento in albergo.

3° giorno, mercoledì 23 settembre:Viterbo – Spoleto – Collevalenza – TerniPrima colazione in albergo. In mattinata, par-tenza per Spoleto (90 km) per la visita al centro storico della città e ai suoi monumenti di età longobarda, come la chiesa di San Salvatore, e alla cattedrale di Santa Maria Assunta. Pranzo in ristorante e, nel pomeriggio, proseguimen-to per Collevalenza (40 km) per la celebrazio-ne della Santa Messa al Santuario dell’Amore Misericordioso, luogo della sepoltura di Madre Speranza. Sempre nel pomeriggio, prosegui-mento per Terni (40 km) e sistemazione, cena e pernottamento in albergo.

ORVIETO-TUSCIAVALNERINA-AREZZO

21-25SETTEMBRE2020

1°giorno,lunedì21settembre:Adro(Torbiato)–Orvieto–ViterboPartenza in Bus Gran Turismo da Adro (Torbiato)per Orvieto (470 km) e, all’arrivo, pranzo inristorante. Nel pomeriggio, visita al centro storicodella città, al Duomo, dedicato a Santa MariaAssuntaeconsideratounodeicapolavoridelgoticoitaliano, alla cappella di San Brizio, celebre per ilsuo ciclo di affreschi sul Giudizio Universale, e alfamoso pozzo di San Patrizio, fatto costruire dapapaClementeVIIperproteggerelacittàincasodiassedio e garantirle gli approvvigionamenti idrici.Semprenelpomeriggio,proseguimentoperViterbo(50 km) e sistemazione, cena e pernottamento inalbergo.

2°giorno,martedì22settembre:Viterbo(Bomarzo)Prima colazione in albergo. In mattinata, visita alcentro storico della città, che vanta unodei nucleimedievalipiùvastid’EuropaedènotaanchecomelaCittàdeiPapiperché,dal1257,ospitòperpiùdivent’anni la sede pontificia. Il Palazzo dei Papi diViterbo è famoso anche per avere ospitato, dal1268,ilconclavepiùlungodellastoria,duratooltremillegiorni.Pranzoinristorantee,nelpomeriggio,partenza per Bomarzo (20 km) per la visita alfamoso Parco deiMostri, realizzato nel XVI secoloconlarealizzazionedinumerosescultureinbasaltocheritraggonoanimalimitologici,divinitàpaganeemostri. Rientro a Viterbo nel pomeriggio e cena epernottamentoinalbergo.

3°giorno,mercoledì23settembre:Viterbo–Spoleto–Collevalenza–TerniPrima colazione in albergo. Inmattinata, partenzaper Spoleto (90 km) per la visita al centro storicodella città e ai suoimonumenti di età longobarda,comelachiesadiSanSalvatore,eallacattedralediSanta Maria Assunta. Pranzo in ristorante e, nelpomeriggio, proseguimento per Collevalenza (40km) per la celebrazione della Santa Messa alSantuario dell’Amore Misericordioso, luogo dellasepoltura di Madre Speranza. Sempre nelpomeriggio, proseguimento per Terni (40 km) esistemazione,cenaepernottamentoinalbergo.

ORVIETO - TUSCIA VALNERINA - AREZZO21 - 25 SETTEMBRE 2020ORVIETO-TUSCIA

VALNERINA-AREZZO21-25SETTEMBRE2020

1°giorno,lunedì21settembre:Adro(Torbiato)–Orvieto–ViterboPartenza in Bus Gran Turismo da Adro (Torbiato)per Orvieto (470 km) e, all’arrivo, pranzo inristorante. Nel pomeriggio, visita al centro storicodella città, al Duomo, dedicato a Santa MariaAssuntaeconsideratounodeicapolavoridelgoticoitaliano, alla cappella di San Brizio, celebre per ilsuo ciclo di affreschi sul Giudizio Universale, e alfamoso pozzo di San Patrizio, fatto costruire dapapaClementeVIIperproteggerelacittàincasodiassedio e garantirle gli approvvigionamenti idrici.Semprenelpomeriggio,proseguimentoperViterbo(50 km) e sistemazione, cena e pernottamento inalbergo.

2°giorno,martedì22settembre:Viterbo(Bomarzo)Prima colazione in albergo. In mattinata, visita alcentro storico della città, che vanta unodei nucleimedievalipiùvastid’EuropaedènotaanchecomelaCittàdeiPapiperché,dal1257,ospitòperpiùdivent’anni la sede pontificia. Il Palazzo dei Papi diViterbo è famoso anche per avere ospitato, dal1268,ilconclavepiùlungodellastoria,duratooltremillegiorni.Pranzoinristorantee,nelpomeriggio,partenza per Bomarzo (20 km) per la visita alfamoso Parco deiMostri, realizzato nel XVI secoloconlarealizzazionedinumerosescultureinbasaltocheritraggonoanimalimitologici,divinitàpaganeemostri. Rientro a Viterbo nel pomeriggio e cena epernottamentoinalbergo.

3°giorno,mercoledì23settembre:Viterbo–Spoleto–Collevalenza–TerniPrima colazione in albergo. Inmattinata, partenzaper Spoleto (90 km) per la visita al centro storicodella città e ai suoimonumenti di età longobarda,comelachiesadiSanSalvatore,eallacattedralediSanta Maria Assunta. Pranzo in ristorante e, nelpomeriggio, proseguimento per Collevalenza (40km) per la celebrazione della Santa Messa alSantuario dell’Amore Misericordioso, luogo dellasepoltura di Madre Speranza. Sempre nelpomeriggio, proseguimento per Terni (40 km) esistemazione,cenaepernottamentoinalbergo.

ORVIETO-TUSCIAVALNERINA-AREZZO

21-25SETTEMBRE2020

1°giorno,lunedì21settembre:Adro(Torbiato)–Orvieto–ViterboPartenza in Bus Gran Turismo da Adro (Torbiato)per Orvieto (470 km) e, all’arrivo, pranzo inristorante. Nel pomeriggio, visita al centro storicodella città, al Duomo, dedicato a Santa MariaAssuntaeconsideratounodeicapolavoridelgoticoitaliano, alla cappella di San Brizio, celebre per ilsuo ciclo di affreschi sul Giudizio Universale, e alfamoso pozzo di San Patrizio, fatto costruire dapapaClementeVIIperproteggerelacittàincasodiassedio e garantirle gli approvvigionamenti idrici.Semprenelpomeriggio,proseguimentoperViterbo(50 km) e sistemazione, cena e pernottamento inalbergo.

2°giorno,martedì22settembre:Viterbo(Bomarzo)Prima colazione in albergo. In mattinata, visita alcentro storico della città, che vanta unodei nucleimedievalipiùvastid’EuropaedènotaanchecomelaCittàdeiPapiperché,dal1257,ospitòperpiùdivent’anni la sede pontificia. Il Palazzo dei Papi diViterbo è famoso anche per avere ospitato, dal1268,ilconclavepiùlungodellastoria,duratooltremillegiorni.Pranzoinristorantee,nelpomeriggio,partenza per Bomarzo (20 km) per la visita alfamoso Parco deiMostri, realizzato nel XVI secoloconlarealizzazionedinumerosescultureinbasaltocheritraggonoanimalimitologici,divinitàpaganeemostri. Rientro a Viterbo nel pomeriggio e cena epernottamentoinalbergo.

3°giorno,mercoledì23settembre:Viterbo–Spoleto–Collevalenza–TerniPrima colazione in albergo. Inmattinata, partenzaper Spoleto (90 km) per la visita al centro storicodella città e ai suoimonumenti di età longobarda,comelachiesadiSanSalvatore,eallacattedralediSanta Maria Assunta. Pranzo in ristorante e, nelpomeriggio, proseguimento per Collevalenza (40km) per la celebrazione della Santa Messa alSantuario dell’Amore Misericordioso, luogo dellasepoltura di Madre Speranza. Sempre nelpomeriggio, proseguimento per Terni (40 km) esistemazione,cenaepernottamentoinalbergo.

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63 Giugno 2020

4° giorno, giovedì 24 settembre:S. Pietro in Valle - Cascata delle Marmo-re - TerniPrima colazione in albergo. In mattinata, par-tenza per San Pietro in Valle (30 km) per la vi-sita all’abbazia, fondata nell’VIII secolo e che conserva diverse testimonianze artistiche di epoca longobarda. Pranzo in ristorante e, nel pomeriggio, proseguimento per la visita alla fa-mosa Cascata delle Marmore (20 km), uno dei luoghi naturalistici più famosi dell’Italia cen-trale. Sempre nel pomeriggio, rientro a Terni per la visita e la celebrazione della Santa Messa alla cattedrale di Santa Maria Assunta. Cena e pernottamento in albergo

5° giorno, venerdì 25 settembre:Terni – Arezzo – Adro (Torbiato)Prima colazione in albergo. In mattinata, par-tenza per Arezzo (180 km) per la visita al centro storico della città, sede della più antica universi-tà toscana, e alla basilica di San Francesco, dove si trova il bellissimo ciclo di affreschi di Piero della Francesca dedicato alle Storie della Vera Croce. Pranzo in ristorante e, nel pomeriggio, proseguimento per Adro (Torbiato, 380 km).

Quota di partecipazione a persona in camera doppia, minimo 25 partecipanti: 689,00€

Con 15 partecipanti: 869,00€Con 20: 759,00€Con 30: 649,00€Con 40: 589,00€Con 50: 559,00€

La quota comprende:Viaggio in Bus Gran Turismo con accom-pagnatore.Pensione completa dal pranzo del 1° giorno al pranzo del 5° giorno (acqua in caraffa in-clusa) / Tasse di soggiornoVisite, ingressi e assistenza come da pro-grammaBiglietti d’ingresso compresi per: Duomo, Cappella di San Brizio e Pozzo di San Pietro a Orvieto – Palazzo dei Papi a Viterbo – Parco dei Mostri a Bomarzo – Ab-bazia di San Pietro in Valle – Cascata delle Marmore – Basilica di San Francesco e ci-clo delle Storie della Vera Croce ad ArezzoAssicurazione medico bagaglio secondo massimali di leggeLa quota non comprende:Supplemento camera singola: 150,00€Assicurazione annullamento (facoltativa): 40,00€Le mance, gli extra in genere e tutto quanto non riportato alla voce “la quota compren-de”

PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONI

Gabriele

Capo Comitiva: 348.7504526

Don Francesco Parroco di Adro: 3397505972

4°giorno,giovedì24settembre:S.PietroinValle-CascatadelleMarmore-TerniPrima colazione in albergo. Inmattinata, partenzaper San Pietro in Valle (30 km) per la visitaall’abbazia, fondata nell’VIII secolo e che conservadiverse testimonianze artistiche di epocalongobarda.Pranzoinristorantee,nelpomeriggio,proseguimento per la visita alla famosa CascatadelleMarmore(20km),unodeiluoghinaturalisticipiù famosi dell’Italia centrale. Sempre nelpomeriggio, rientro a Terni per la visita e lacelebrazione della Santa Messa alla cattedrale diSanta Maria Assunta. Cena e pernottamento inalbergo

5°giorno,venerdì25settembre:Terni–Arezzo–Adro(Torbiato)Prima colazione in albergo. Inmattinata, partenzaperArezzo(180km)per lavisitaalcentrostoricodellacittà,sededellapiùanticauniversitàtoscana,e alla basilica di San Francesco, dove si trova ilbellissimociclodiaffreschidiPierodellaFrancescadedicato alle Storie della Vera Croce. Pranzo inristorante e, nel pomeriggio, proseguimento perAdro(Torbiato,380km).

Quotadipartecipazioneapersonaincameradoppia,

minimo25partecipanti:689,00€

Con15partecipanti:869,00€Con20:759,00€Con30:649,00€Con40:589,00€Con50:559,00€

Laquotacomprende:- Viaggio in Bus Gran Turismo con

accompagnatore- Pensione completa dal pranzo del 1°

giornoalpranzodel5°giorno(acquaincaraffainclusa)/Tassedisoggiorno

- Visite, ingressi e assistenza come daprogramma

- Biglietti d’ingresso compresi per:Duomo, Cappella di San Brizio e Pozzodi San Pietro a Orvieto – Palazzo deiPapi a Viterbo – Parco dei Mostri aBomarzo–AbbaziadiSanPietroinValle– Cascata delle Marmore – Basilica diSan Francesco e ciclo delle Storie dellaVeraCroceadArezzo

- Assicurazionemedico bagaglio secondomassimalidilegge

Laquotanoncomprende:- Supplementocamerasingola:150,00€- Assicurazione annullamento

(facoltativa):40,00€- Le mance, gli extra in genere e tutto

quantononriportatoallavoce“laquotacomprende”

PERINFORMAZIONIE

ISCRIZIONI

Gabriele-CapoComitiva:348.7504526

DonFrancesco-ParrocodiAdro:3397505972

4°giorno,giovedì24settembre:S.PietroinValle-CascatadelleMarmore-TerniPrima colazione in albergo. Inmattinata, partenzaper San Pietro in Valle (30 km) per la visitaall’abbazia, fondata nell’VIII secolo e che conservadiverse testimonianze artistiche di epocalongobarda.Pranzoinristorantee,nelpomeriggio,proseguimento per la visita alla famosa CascatadelleMarmore(20km),unodeiluoghinaturalisticipiù famosi dell’Italia centrale. Sempre nelpomeriggio, rientro a Terni per la visita e lacelebrazione della Santa Messa alla cattedrale diSanta Maria Assunta. Cena e pernottamento inalbergo

5°giorno,venerdì25settembre:Terni–Arezzo–Adro(Torbiato)Prima colazione in albergo. Inmattinata, partenzaperArezzo(180km)per lavisitaalcentrostoricodellacittà,sededellapiùanticauniversitàtoscana,e alla basilica di San Francesco, dove si trova ilbellissimociclodiaffreschidiPierodellaFrancescadedicato alle Storie della Vera Croce. Pranzo inristorante e, nel pomeriggio, proseguimento perAdro(Torbiato,380km).

Quotadipartecipazioneapersonaincameradoppia,

minimo25partecipanti:689,00€

Con15partecipanti:869,00€Con20:759,00€Con30:649,00€Con40:589,00€Con50:559,00€

Laquotacomprende:- Viaggio in Bus Gran Turismo con

accompagnatore- Pensione completa dal pranzo del 1°

giornoalpranzodel5°giorno(acquaincaraffainclusa)/Tassedisoggiorno

- Visite, ingressi e assistenza come daprogramma

- Biglietti d’ingresso compresi per:Duomo, Cappella di San Brizio e Pozzodi San Pietro a Orvieto – Palazzo deiPapi a Viterbo – Parco dei Mostri aBomarzo–AbbaziadiSanPietroinValle– Cascata delle Marmore – Basilica diSan Francesco e ciclo delle Storie dellaVeraCroceadArezzo

- Assicurazionemedico bagaglio secondomassimalidilegge

Laquotanoncomprende:- Supplementocamerasingola:150,00€- Assicurazione annullamento

(facoltativa):40,00€- Le mance, gli extra in genere e tutto

quantononriportatoallavoce“laquotacomprende”

PERINFORMAZIONIE

ISCRIZIONI

Gabriele-CapoComitiva:348.7504526

DonFrancesco-ParrocodiAdro:3397505972

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DON FRANCESCO REZZOLA parrocoVia San Zeno, 2 - TORBIATO - Abitazione - Tel. 030/7356668via Castello, 8a - ADRO - UfficioTel. 030/7457841 Cell. 339/7505972

DON ANGELO BONARDI curato Piazza Vittorio Emanuele II, 10 - ADROcell. 327.8290319

SEGRETERIA ORATORIO DON F. REDOLFIPiazza Padre Costantino, 9 - ADRO Tel. 030.7450842orari segreteria oratorio AdroLunedì - Mercoledì - Sabatodalle ore 9,15 alle ore 11,15

SCUOLA MATERNA “LA VITTORIA”Via Castello, 10 - Adro - Tel. 030.7356608

SORELLE MISERICORDIOSE SCUOLA MATERNA “V. ROMANINI”Via Dosso, 9 - TORBIATO - Tel. 030.7356358

FRATI CARMELITANI SCALZISANTUARIO MADONNA DELLA NEVEVia Nigoline, 2 - 030.7356623

La prossima uscita è prevista per la metà del mese di settembre, inviare gli articoli entro il 1 settembre, anche via e-mail all’indirizzo:

[email protected] (possibilmente non in formato pdf ma word). Per chi risiede fuori paese e volesse

ricevere copia del bollettino parrocchiale può farne richiesta all’indirizzo [email protected]

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Adro

ORARI SANTE MESSE

CHIESA PARROCCHIALE ADROMessa Feriale:Tutti i giorni Ore 8.30 e 18.00Messa Festiva: Ore 8.00 – 11.00 – 18.00

CASA DI RIPOSO:Messa Feriale: da lunedì a venerdìOre 16.00 Messa Festiva: Ore 9.30

S. MARIA IN FAVENTO:Messa del Sabato: Ore 16.45

CHIESA PARROCCHIALE TORBIATOMessa Feriale: Ore 17.00 estivo e invernale Sabato Ore 18.00(tutti i giorni ESCLUSO il giovedì)Messa Festiva: Ore 10.00

LE FORNACI TORBIATOMessa Feriale del Giovedì:Ore 17.00 estivo e invernaleMessa Festiva: Ore 9.00

UNITÀ PASTORALE DELLE PARROCCHIEUNITÀ PASTORALE DELLE PARROCCHIEDI ADRO E TORBIATODI ADRO E TORBIATO

parrocchieadrotorbiato.altervista.org

Il costo copia per la realizzazione e stampa del notiziario è di euro 4