La croce fiorita delle processioni liguri

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L'albero della morte si trasforma in strumento di salvezza

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La Croce: albero di salvezza

«L’albero della vita si è manifestato nella Croce del Signore». Il libro biblico della Genesi narra dell’albero della vita che era nel giardino, da cui

Adamo ed Eva furono allontanati: per la sua disobbedienza l’uomo perse il diritto di accedere a questa pianta simbolica, cioè cadde in potere della morte. Ma la situazione cambia grazie a Gesù Cristo: per la sua obbedienza, infatti, l’umanità ha di nuovo accesso alla vita stessa di Dio. La Croce di Cristo, quindi, è il nuovo albero della vita: grazie ad essa noi siamo salvi.

La tradizione cristiana ha sempre visto nell’albero della Croce l’immagine alternativa dell’albero che ha causato la caduta. Il giorno dell’esaltazione della S. Croce (il 14 settembre) il Prefazio proprio celebra così questo mistero: «Nell’albero della Croce tu hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché donde sorgeva la morte, di là risorgesse la vita, e chi dall’albero traeva vittoria, dall’albero venisse sconfitto per mezzo di Cristo, nostro Signore». Il male diabolico che dall’albero traeva vittoria, dall’albero della Croce è stato sconfitto. L’albero iniziale, simbolo della disobbedienza, si contrappone all’albero della Croce, simbolo della obbedienza. La sfiducia di Adamo trova l’antitesi salvifica nella fiducia di Gesù Cristo: Adamo non si è fidato di Dio e per colpa sua tutti sono costituiti peccatori; Cristo invece si è fidato totalmente di Dio, facendosi obbediente fino alla morte di croce, e per merito suo tutti possono diventare amici di Dio.

Il grande inno alla Croce che la Chiesa recita il Venerdì Santo nell’adorazione del Crocifisso, esprime la stessa grande riflessione: «Il Creatore addolorato perché l’antico genitore, creato per primo, era stato ingannato, quando lo vide mangiare il frutto velenoso e precipitare così nella morte, decise che il legno avrebbe cancellato i danni prodotti dal legno. Questo modo della nostra salvezza era richiesto dall’ordine stesso delle cose, per rovinare con abilità l’abilità dell’astuto rovinatore e ricavare la medicina proprio di là da dove aveva estratto la rovina». Per questo la processione del Venerdì Santo a Savona si apre con la cassa di Adamo ed Eva a cui è rivolta la promessa del Salvatore.

Questo stesso inno canta la Croce di nostra salvezza, paragonandola agli altri alberi: «Un albero nella selva non c’è a te eguale, né per fiori, né per fronte, né per frutti». Proprio per questo motivo la nostra tradizione ligure ha costruito i Crocifissi processionali con i “canti fioriti”: essi vogliono ricordarci che la Croce è l’albero per eccellenza, con fiori splendidi e frutti preziosi. Ammirando la bellezza artistica dei nostri Crocifissi “fioriti”, noi adoriamo la Croce come l’albero della vita, che si contrappone all’albero della conoscenza del bene e del male. La pretesa dell’uomo, di ogni uomo, dell’umanità in genere, di far di testa propria è sostituita dall’affidamento di Gesù Cristo al Padre: «Non come voglio io ma come vuoi tu; Padre nelle tue mani affido la mia vita». Nella Croce di Gesù Cristo, che si è fidato di Dio, ogni uomo ritrova l’amicizia con Dio e può gustare, finalmente, il frutto dell’albero della vita ed ammirare la salvezza rifiorita.

don Claudio Doglio