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PONTIFICIA UNIVERSITAS LATERANENSIS PONTIFICIUM INSTITUTUM IOANNES PAULUS II STUDIORUM MATRIMONII ET FAMILIAE MARCO GADOTTI LA COPPIA CRISTIANA COME LIETA NOVELLA PER LE GIOVANI GENERAZIONI Corso di Diploma in Pastorale Familiare 2010-2011-2012 La Thuile (AO), Luglio 2012

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PONTIFICIA UNIVERSITAS LATERANENSIS

PONTIFICIUM INSTITUTUM IOANNES PAULUS II

STUDIORUM MATRIMONII ET FAMILIAE

MARCO GADOTTI

LA COPPIA CRISTIANA COME LIETA NOVELLA

PER LE GIOVANI GENERAZIONI

Corso di Diploma in Pastorale Familiare

2010-2011-2012

La Thuile (AO), Luglio 2012

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SOMMARIO

1. INTRODUZIONE

- “VERRANNO A CHIEDERTI DEL NOSTRO AMORE” pag. 5

2. LA COPPIA COME TESTIMONE DI VITA E DI FEDE

- “NON È NEL CUORE” pag. 8

- “IO, AVRÒ CURA DI TE” pag. 10

- “L’ISOLA NON TROVATA” pag. 11

3. LA COPPIA, I GIOVANI ED IL MESSAGGIO DELLA CHIESA

- “HAI UN MOMENTO, DIO?” pag. 13

- “L’ODORE DEL SESSO” pag. 15

- “PARLAMI D’AMORE” pag. 18

- “HO PERSO LE PAROLE” pag. 20

4. CONCLUSIONI

- “IO LO SO CHE NON SONO SOLO” pag. 23

- “VOGLIO UN MONDO ALL’ALTEZZA DEI SOGNI CHE HO!” pag. 26

5. DEDICHE E RINGRAZIAMENTI pag. 28

6. BIBLIOGRAFIA pag. 31

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INTRODUZIONE

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VERRANNO A CHIEDERTI DEL NOSTRO AMORE

“Quando in anticipo sul tuo stupore verranno a chiederti del nostro amore

a quella gente consumata nel farsi dar retta un amore così lungo

tu non darglielo in fretta…1”

Mi sono chiesto più volte cosa sarei in grado di rispondere ad un ipotetico

interlocutore che, a bruciapelo, venisse a chiedermi qualcosa sulla mia “esperienza di

amore”…al di là di frasi fatte e valori universali, sarei capace di supportare

efficacemente e razionalmente le mie scelte?.. riuscirei, per esempio, ad invogliare un

giovane a seguirmi sulla “strada” del matrimonio? E sappiamo tutti come questa strada

sia oramai ritenuta, dalla grande maggioranza delle giovani coppie, una scelta

controcorrente; oserei dire quasi “alternativa”…

Non mi sono mai trovato davanti ad una simile richiesta, anche perché

effettivamente le storie d’amore che destano più curiosità sono quelle contraddistinte da

grandi passioni, magari intervallate da liti plateali, tradimenti e improvvise

riappacificazioni; la letteratura, le canzoni, i film ci hanno abituato così! Queste, infatti,

sono le “storie” che ci hanno sempre appassionato, non quelle costruite sull’impegno

quotidiano del “mattone su mattone”! Eppure, secondo me, in questo tempo

contraddistinto da un’evidente crisi della coppia, non è da escludere che, prima o poi, le

“storie semplici” di matrimoni che durano da anni e che, anzi, proprio il passare degli

anni contribuisce a “perfezionare”, a rendere sempre più interessanti, cominceranno a

destare stupore, a fare notizia! Qualcuno potrebbe essere invogliato a venire a chiederci

del nostro amore…

Ho quindi deciso di approfittare dell’occasione offertami da questo “elaborato

finale” per provare a rispondere a quest’ipotetica richiesta. Cercherò di fare sintesi di

alcune riflessioni personali a riguardo della pastorale per i fidanzati, pensando a quali

parole, quali atteggiamenti, che tipo di approcci relazionali (…quale preparazione!)

potrebbero essere necessari per intercettare le giovanissime generazioni, per saper

rispondere alle loro domande più profonde ed essere, in definitiva, in grado di rendere

anche per loro ancora attuale ed accattivante la proposta del matrimonio, e del

Matrimonio Sacramentale Cristiano in particolare!

1 di Fabrizio De Andrè – dall’album Storia di un impiegato (1973)

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INTRODUZIONE

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Non posso che partire dalle mie esperienze personali, quelle familiari (di figlio,

di marito e di padre), ma anche quelle più specificatamente pastorali, maturate negli

ultimi anni, durante i quali (come singolo e in coppia con mia moglie Chiara) ho cercato

di “camminare” con coppie di fidanzati e gruppi di adolescenti.

Esperienze che proverò a “filtrare” attraverso le Scritture e gli approfondimenti

di cui abbiamo “goduto” durante la full-immersion di queste tre sessioni estive di corso,

per tracciare le linee generali e, secondo me fondamentali, di quello che potremmo

definire un “primo annuncio” relativo al Sacramento del Matrimonio, che la coppia, nel

suo specifico, può proporre, ponendosi in maniera complementare alla figura del

sacerdote.

Titoli e frasi di canzoni scandiranno e daranno il titolo ai vari “capitoli”; …lungi

da me l’idea di considerare questi “artisti” alla stregua di profeti moderni o cose del

genere, questa particolarità rappresenta solamente una modalità di “lavoro” che mi piace

da sempre utilizzare e che ho quindi voluto proporre anche in questo breve elaborato.

Una metodologia che ho avuto il piacere di vedere utilizzata ed apprezzata anche da

suor Roberta Vinerba2; lei l’ha definita la capacità di saper ricercare i “semi del Verbo”

in ogni espressione artistica. Ad ogni artista (qualsiasi tipo di artista!..) va infatti

riconosciuta una sensibilità particolare, una predisposizione nel saper intercettare in

anticipo i segni del tempo e, soprattutto, la capacità di sintetizzare in pochi versi

concetti a volte anche complessi. Noi poi non possiamo escludere che, nel nostro attuale

contesto storico, il Padre non utilizzi anche queste provocazioni per farci sentire la Sua

voce!

Infatti, come disse il beato Giovanni Paolo II, chi avverte in sé questa sorta di

scintilla divina che è la vocazione artistica – di poeta, di scrittore, di pittore, di

scultore, di architetto, di musicista, di attore…- avverte al tempo stesso l’obbligo di non

sprecare questo talento, ma di svilupparlo, per metterlo a servizio del prossimo e di

tutta l’umanità. […] Il mio è un invito a riscoprire la profondità della dimensione

spirituale e religiosa che ha caratterizzato in ogni tempo l’arte nelle sue più nobili

forme espressive. È in questa prospettiva che io faccio appello a voi, artisti della parola

scritta e orale, del teatro e della musica, delle arti plastiche e delle più moderne

tecnologie di comunicazione…a ciascuno vorrei ricordare che l’alleanza stretta da

2 Roberta Vinerba: suora francescana incorporata alla diocesi di Perugia-Città della Pieve. Docente di teologia morale, catechista in gruppi di adulti, da molti anni impegnata nell’evangelizzazione di giovani ed adolescenti, ha pubblicato libri sulle tematiche relative all’affettività ed alla sessualità (Se questo è amore… - Fare padri, essere figli – La vita non è un parcheggio i più conosciuti)

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INTRODUZIONE

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sempre tra Vangelo ed arte, al di là delle esigenze funzionali, implica l’invito a

penetrare con intuizione creativa nel mistero del Dio incarnato e, al contempo, nel

mistero dell’uomo3.

E trovo sempre molto interessante riuscire a far capire, specialmente ai giovani,

come in certe canzoni che loro “urlano” negli stadi durante i concerti siano alle volte

contenute (e sottolineo alle volte!..) frasi ed intuizioni che esprimono concetti anche

molto vicini alla visione cristiana della vita o dell’amore umano.

Ovviamente, in questi casi, la canzone, il film o l’espressione artistica che viene

utilizzata dovrà essere considerata solamente una sorta di provocazione, che obbliga a

riflettere, a porsi delle domande, a fare una piccola verifica di certe scelte, che aiuta ad

intavolare una discussione; ritengo, infatti, sempre fondamentale un successivo

“ritorno” alla Parola!

3 Lettera di papa Giovanni Paolo II agli artisti (4 aprile 1999, Pasqua di Risurrezione)

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LA COPPIA COME TESTIMONE DI VITA E DI FEDE

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NON È NEL CUORE!

“E dopo un po' mi sono rilassato e con l'andar del tempo ho anche imparato che non serve esser sempre perfetti, ma che di te amo anche i difetti! 4”

Come ho cercato di evidenziare nell’introduzione, in questa “avventura” (quella

con la quale ci si propone di avvicinare i giovani alla scelta del Matrimonio), il ruolo

più naturale che la coppia potrebbe assumere è sicuramente quello di testimone. Questo

indipendentemente che lo faccia con i propri figli naturali, in quella che potremmo

definire una preparazione remota alla scoperta della propria vocazione o che lo scelga di

fare anche in maniera più “strutturata” all’interno di cammini con gruppi di giovani

(preparazione prossima) o in percorsi con coppie di fidanzati (preparazione immediata

al Sacramento del Matrimonio). È oramai infatti convincimento comune che,

nell’azione educativa, non ci sia bisogno di “maestri”, ma appunto di “testimoni”

credibili. Ma se, in questa particolare azione educativa, sia coniugi che presbiteri si

pongono come testimoni, qual è il ruolo specifico della coppia? In quale direzione

sarebbe opportuno indirizzare questa testimonianza?

La risposta non è certamente semplice, né è opportuno cercare di sintetizzarla,

col rischio di banalizzarla, in questo mio scritto; ho però individuato, come uno dei

principali e possibili obiettivi, quello di cercare “sfatare” alcuni errati convincimenti

che la società secolarizzata, a riguardo dei rapporti d’amore, ha fatto nascere nella

mente dei giovani:

Si parla di “amore”, ma s’intende “essere innamorati” – è bello essere innamorati, tutti lo siamo stati almeno una volta! L’innamoramento ci strappa dal nostro ego, ci fa accorgere dell’esistenza dell’altro/a e ci porta verso l’amato/a; ma non è un sentimento eterno, viene e va indipendentemente dalla nostra volontà. I ragazzi si limitano spesso a questo “sentimentalismo” e tendono quindi a pensare che la durata di un rapporto dipenda molto dalla fortuna! Non sempre riescono ad accettare l’idea che un rapporto debba la sua durata soprattutto ad una scelta responsabile e consapevole, anche perché…

Amare è una cosa spontanea, naturale – Amare invece è un “arte” che, come tale, va appresa poco alla volta; questo sia che si parli di “affettività” che di rapporti sessuali. Svanito l’effetto dell’innamoramento è fondamentale avere la pazienza di intraprendere

4 di Eugenio Finardi – dall’album Diesel (1977)

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LA COPPIA COME TESTIMONE DI VITA E DI FEDE

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un cammino di conoscenza reciproca, di condivisione di idee, progetti, ideali di vita…ed anche l’intimità sessuale completa dovrebbe quindi essere concepita come un qualcosa che ci si “guadagna” con pazienza ed al quale ci si avvicina con gradualità…A volte sembra invece che tutto debba accadere “miracolosamente”, legato anche in questo caso al fato, perché…

È importante trovare la persona giusta! – Soprattutto perché e difficile accettare il fatto che spesso bisogna invece “diventare” la persona giusta!

Nelle “leggende metropolitane” sopra evidenziate (se ne potrebbero aggiungere

sicuramente altre!) si nasconde sostanzialmente l’idea che i problemi dipendano sempre

dagli “altri”, che non sono mai come noi li desideriamo! Una coppia “navigata” sa

invece per esperienza quanto è difficile il cammino che bisogna intraprendere per

giungere ad un’accettazione piena e reciproca, nella quale le differenze diventino risorsa

e non un problema, ma sa anche quanto questa strada può essere ricca di soddisfazioni.

Ovviamente, testimoniare quest’aspetto, che potremmo definire lo “stile familiare”, è

molto più immediato con i propri figli: è uno stile che passa nella quotidianità, nel saper

innanzitutto consentire ad ogni componente della famiglia di “imparare” ad accettarsi

con i propri limiti. Solo dopo aver compiuto questo passo, una persona sarà infatti in

grado di accettare i limiti dell’altro; accettazione che parte però dalla consapevolezza

dell’immenso valore che ogni uomo e donna possiede in quanto “essere” unico ed

irripetibile ed in quanto persona amata (dai genitori, ma anche da Dio!) in “quanto tale”

e non per quello che è in grado di fare.

Il sentirsi amato e valorizzato indipendentemente dalle proprie capacità, dal

grado di maturità raggiunto, sapere di avere comunque un ruolo all’interno della

famiglia aiuta sicuramente la persona a fare altrettanto nei confronti del prossimo. In

tutti i rapporti affettivi c’è poi la richiesta di uno sforzo per cercare di migliorarsi, ma

questo perché si desidera il bene dell’amato e non come condizione iniziale (“se tu

imparassi a…., allora ti amerei di più!”). Come Gesù, che ha amato ladri, strozzini,

prostitute, che ama noi mentre siamo (eravamo) ancora peccatori5, ma nello stesso

tempo richiede un cambio di rotta, un miglioramento del nostro stile di vita come

risposta al suo amore…và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro

nel cielo6, …vai e non peccare più7…! Testimoniare l’amore incondizionato e

misericordioso di Dio all’interno della propria famiglia e, per osmosi, a tutte le persone

che incontra è il primo grande annuncio che, con il proprio stile di vita, è in grado di

5 Lettera ai Romani 5, 5-8 6 Vangelo secondo Matteo 19, 16 7 Vangelo secondo Giovanni 8, 11

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LA COPPIA COME TESTIMONE DI VITA E DI FEDE

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fare la coppia cristiana. Amore e misericordia, come parole da non intendere nel senso

di un facile buonismo, che è il contrario dell’educazione, ma nel senso di quella

gratuità e capacità di donazione che è richiesta a coloro che vogliono essere realmente

educatori.8

Nello specifico dell’avvicinamento alle giovani coppie, per riuscire in questo

particolare “compito” diventa perciò importante, se non fondamentale, prevedere nei

percorsi di preparazione al Sacramento delle giornate di “vita comunitaria”, affinché

questa testimonianza possa trasparire proprio da momenti di condivisione di vita

“reale”.

IO, AVRÒ CURA DI TE

“Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via. Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.

Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale ed io, avrò cura di te…9”

A complicare l’idea di rapporto di coppia, che i giovani si stanno creando, un

ruolo fondamentale è sicuramente assunto dalla “paura” del futuro, che la situazione

economica e la crisi di valori che stiamo vivendo aiuta certamente ad alimentare.

Cercare di consumare prima possibile la maggior parte delle esperienze, volere subito il

meglio di quello che la vita può offrire rappresenta sicuramente un modo per

esorcizzare questa paura (la logica del “consumismo” ha superato le barriere

dell’economia e del mercato ed ha intaccato anche le relazioni tra le persone).

E tra le esperienze da consumare rientrano anche quelle affettive; subentra la

logica del “tutto subito” (soprattutto nel campo della sessualità) e dell’idea che quello

che non appaga immediatamente sia inutile e sia pertanto meglio sostituirlo subito.

L’idea di un rapporto stabile, “in divenire”, da costruire e da “curare” con calma e con

pazienza appare quindi come una prospettiva insicura ed anche forse un po’ noiosa!

8 Franco Nembrini - Di padre in figlio (dalla prefazione del Card. Camillo Ruini) 9 di Franco Battiato – dall’album La cura (2000)

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LA COPPIA COME TESTIMONE DI VITA E DI FEDE

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Assistiamo quindi al paradosso di una generazione abbandonata al presente che,

da un lato, reclama (e ne ha tutti i diritti!) una situazione lavorativa stabile che la liberi

dal precariato al quale è obbligata da molti anni e dall’altro, quello della vita affettiva,

preferisce invece la precarietà, perché convinta che la stabilità sia un retaggio del

passato dal quale liberarsi! Appare, secondo me, chiaro che qualcosa è “saltato”…

L’ISOLA NON TROVATA

“Le antiche carte dei corsari portano un segno misterioso ne parlan piano i marinai con un timore superstizioso:

nessuno sa se c'è davvero od è un pensiero, se, a volte, il vento ne ha il profumo

è come il fumo che non prendi mai…10”

Ed è probabilmente la speranza la “grande assente” di questo nostro tempo!

Vivere con speranza, che è l’atteggiamento tipico dell’uomo di Fede…

Le coppie, i sacerdoti e gli esperti componenti della “Commissione diocesana

della Famiglia” della diocesi di Trento, nei loro orientamenti per l’educazione degli

adolescenti all’amore (Vita Trentina editrice/2010), hanno sapientemente definito un

tesoro da scoprire e da condividere il messaggio cristiano sull’amore umano. Ogni

tanto penso che, proprio come un tesoro, questo messaggio di speranza sia stato

sotterrato in qualche isola lontana, che non abitiamo più e che, a volte, pensiamo

addirittura non esista! Come se l’essere stati creati ad immagine e somiglianza11 di Dio,

soprattutto perché potenzialmente capaci d’amare come ama Lui, fosse rimasto un

sogno non realizzato del Dio-Creatore (proprio come nella canzone che ho citato come

titolo del paragrafo, che l’autore ha dedicato alle proprie utopie giovanili...!)

Forse anche noi, “coppie impegnate” nella pastorale, rischiamo di ridurre la

nostra Fede a mera filosofia. Magari abbiamo “studiato”, abbiamo approfondito la

conoscenza delle Sacre Scritture e dei documenti del Magistero, sappiamo

argomentare…ma, come ho già detto in precedenza, l’educazione ha poco a che fare

con le parole!

E allora quel tesoro occorre essere in grado di dissotterrarlo, soprattutto per farlo

nostro e per assumere pienamente consapevolezza del suo grande valore, non per

10 di Francesco Guccini – dall’album L’isola non trovata (1970) 11 Genesi 1, 26

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LA COPPIA COME TESTIMONE DI VITA E DI FEDE

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diventare poi dei perfetti conferenzieri in grado di istruire le folle, ma per viverlo e

testimoniarlo pienamente e con gioia, senza vergogna e senza paura di “contaminarlo”,

mettendolo in gioco nelle scelte fondamentali della nostra esistenza.

E la gioia ed il sorriso sono senza dubbio elementi fondamentali per divenire

testimoni credibili: la testimonianza propria del virtuoso, che agisce con fermezza ed

una stabilità encomiabili e nella propria azione gioisce sempre di ciò che compie.12

I giovani, infatti, non hanno certo bisogno di grandi conversatori

“intellettualoidi” e troppo seriosi, ma semplicemente di coppie pronte sempre a dare

ragione della speranza che è in loro!13

Ed è importante passare l’idea che aderire al progetto che Dio ha sull’amore

umano non sia una fatica, un giogo di cui caricarsi, ma qualcosa che ci fa apprezzare

ancora più a fondo la bellezza della nostra umanità: qualcosa di conveniente, che…“ne

vale la pena”! Solo così si potrà far intuire che questo grande “sì” al progetto di Dio,

rende accettabile anche qualche “no”, che tutte le scelte definitive sottendono. Un po’

come l’atleta che si prepara ad un grande appuntamento sportivo: il pregustare la grande

gioia per la possibile vittoria, rende “piccoli” e tranquillamente accettabili anche

sacrifici altrimenti poco sopportabili, come gli allenamenti pesanti, la rinuncia a qualche

piatto saporito o a qualche serata con gli amici!

Parlare della bellezza, prima che di norme etiche e morali è importante:

altrimenti sarebbe come prendere dei bambini, metterli in un campo sportivo ed

incominciare a sottoporli a duri allenamenti, regole, diete ferree senza prima aver

parlato loro della bellezza dello sport, di quanto sia bello giocare insieme, di quanta

soddisfazione ci sia in una vittoria di squadra ottenuta con sudore, ma anche della

dolcezza che si prova nel superare insieme una sconfitta…

La bellezza è cifra del mistero e richiamo al trascendente. È invito a gustare la

vita e a sognare il futuro. Per questo la bellezza delle cose create non può appagare, e

suscita quell’arcana nostalgia di Dio, che un innamorato del bello come sant’Agostino

ha saputo interpretare con accenti ineguagliabili:”Tardi ti ho amato, bellezza antica e

tanto nuova, tardi ti ho amato!”14

12 Josè Noriega - Il destino dell’eros 13 1a lettera di Pietro 3, 14-16 14 Lettera di papa Giovanni Paolo II agli artisti (4 aprile 1999, Pasqua di Risurrezione)

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LA COPPIA, I GIOVANI ED IL MESSAGGIO DELLA CHIESA

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HAI UN MOMENTO, DIO?

“Perché ho qualche cosa in cui credere, ma non riesco mica a ricordare bene che cos'è?.

Hai un momento Dio? No perché sono qua, se vieni sotto offro io.

Hai un momento Dio? Lo so che fila c'è, ma tu hai un attimo per me?…15”

Ma quale idea hanno le giovani generazioni di Dio, della Fede, della Chiesa?

Armando Matteo16, nel suo libro la prima generazione incredula, descrive i giovani

come persone che hanno oramai “perso le antenne”, le capacità ricettive, per il senso del

divino! Parla di una generazione che, superati gli anni della contestazione, è entrata nel

periodo dell’indifferenza: se un tempo si contestava una certa idea di vita legata alla

tradizione religiosa, oramai si è fatta strada la consapevolezza che si possa vivere anche

senza Dio e per questo non sia più necessario conoscere riti e tradizioni religiose. La sua

è una disamina che, a parer mio, appare fin troppo pessimista, ma è senza dubbio

facilmente riscontrabile da ognuno di noi nella propria esperienza quotidiana.

Un tempo, la nostra società era, bene o male, “intrisa di cattolicesimo”! Non che

a questo corrispondesse necessariamente un’adesione sempre consapevole alla Fede

cristiana, ma quantomeno abituava le persone a “decifrare” il linguaggio religioso. Le

tappe fondamentali della vita erano segnate dall’incontro con la Chiesa: la nascita,

l’educazione ricevuta in famiglia, l’ingresso nel mondo della scuola, il matrimonio, a

volte i tempi del lavoro (specie quello contadino), la morte…

La nuova comunità “laica” ha perso questo collegamento; scuole e luoghi di

lavoro sono aconfessionali, si è assistito ad un’estrema ospedalizzazione dell’inizio e

della fine della vita, il matrimonio civile e la convivenza sono oramai tranquillamente

accettati, la famiglia ha purtroppo perso (o con troppa sufficienza delegato) molte

responsabilità educative, tra le quali quelle legate all’iniziazione cristiana dei piccoli.

Per non parlare (ed infatti non ne parlerò!...) della grande invasione delle nostre vite

avvenuta attraverso i cosiddetti nuovi mezzi di comunicazione di massa, cellulari e rete

Internet su tutti, che ci aprono al mondo, ma, nello stesso tempo, ci isolano e ci fanno

15 di Luciano Ligabue – dall’album Buon compleanno Elvis (1995) 16 Armando Matteo: assistente ecclesiastico nazionale della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica

Italiana) è autore di molti articoli e studi sul postmoderno e sul rapporto tra i giovani e la fede.

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LA COPPIA, I GIOVANI ED IL MESSAGGIO DELLA CHIESA

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perdere le nostre capacità relazionali (la coppia e la famiglia, non dimentichiamolo,

sono i più “grandi esperti” delle relazioni interpersonali!).

Da un lato questa nuova società post-moderna ha il pregio di aver fatto diventare

l’adesione ad una qualsiasi fede una scelta consapevole e responsabile, ma nel

contempo ha slegato la stessa dalla vita reale e quotidiana, dall’idea di una pubblica

professione dentro la comunità, relegandola invece spesso a vuoto “spiritualismo”, a

scelta individuale e totalmente fuori da ogni “istituzione”, quale può essere considerata

la Chiesa. Da qui anche le “mode” delle scelte alternative (Buddismo, new-age, …) o

della tendenza, anche per chi si professa cristiano, alla deriva in un pericoloso

“relativismo etico e morale”…(credo in Dio, ma non nei preti! ...il mio piacere

personale è l’unico “valore” in cui credo! ...se è fatto per amore, è sempre un bene!

...la Confessione? No è un sacramento oramai fuori dal tempo! ...ecc, ecc…).

Questo ci deve intimorire?..no di certo! È semplicemente il tempo storico nel

quale siamo chiamati a vivere, ma è una realtà che dobbiamo assolutamente tenere

presente ogni volta ci accostiamo a qualche giovane, si tratti di un adolescente come di

una coppia che sta pensando al matrimonio. Diversamente correremo il rischio di non

farci capire, di parlare lingue differenti, di passare (come dicevo prima) per dei

“sapienti”, che però non riescono ad interagire efficacemente.

Questo nell’ottica della “visione giovane” che la Chiesa ha sempre cercato di

mantenere: la fede cristiana non si è infatti mai arroccata nella difesa dell’immutabile

declinazione delle forme della sua presenza storica. Ha mantenuto cioè uno spirito

giovane che l’ha guidata a un continuo “stare al ritmo” – che è altra cosa dal semplice

adeguarsi – dei cambiamenti epocali della sensibilità diffusa.17

Ogni proposta dovrà pertanto partire da una ri-evangelizzazione: con un

qualsiasi gruppo di persone non si potrà parlare di matrimonio come Sacramento, ma

nemmeno di Confermazione o Eucaristia, se prima ognuno dei componenti non avrà

“risolto” il suo personale incontro con Gesù!

17 Armando Matteo - La prima generazione incredula

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LA COPPIA, I GIOVANI ED IL MESSAGGIO DELLA CHIESA

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L’ODORE DEL SESSO

“io non so se è proprio amore: faccio ancora confusione

so che sei la più brava a non andarsene via forse ti ricordi, sono roba tua

non va più via l'odore del sesso, che hai addosso si attacca qui all'amore che posso, che io posso…18”

Perché utilizzo proprio la “questione sessuale” per analizzare la visione, secondo

me miope, che una buona parte del mondo giovanile ha della Chiesa e dei suoi

insegnamenti? Forse perché è un po’ il “prototipo”, la “punta dell’iceberg” (ed è

probabilmente per questo motivo che diventa spesso argomento d’interesse anche da

parte dei mass-media!) di tanti pregiudizi che i giovani hanno sulla morale cristiana.

In ogni corso, o percorso, di preparazione al matrimonio “che si rispetti”

l’argomento rapporti pre-matrimoniali è sempre fonte di grande discussione! Sembra

che la Chiesa sia nemica, o quantomeno indifferente, all’amore fisico: c’è spesso ancora

il pregiudizio che elemento fondamentale per un Matrimonio cristiano riuscito sia una

buona intesa affettiva “spirituale” e che i rapporti sessuali siano invece, se così

possiamo dire, “accettati” dalla Chiesa in quanto necessari alla generazione dei figli.

Senza accorgersi che una visione del genere è proprio l’opposto di quello che il

magistero della Chiesa c’insegna: avere rapporti con l’unico obiettivo di procreare

presupporrebbe “l’usare” l’altro/a per un proprio fine, alla stessa stregua di quello che

potrebbe succedere nel “farlo” solo per il proprio piacere. L’enciclica Humanae Vitae

parla invece dell’unione sessuale come di un dono reciproco totale, libero, definitivo e

aperto alla vita. Tale dottrina, più volte esposta dal magistero della chiesa, è fondata

sulla connessione inscindibile, che Dio ha voluto e che l’uomo non può rompere di sua

iniziativa, tra i due significati dell’atto coniugale: il significato unitivo e il significato

procreativo19.

La difficoltà nel recepire una simile visione integrale della persona nasce dal

fatto che oggi, specie per i giovani, è normale pensare che l’aspetto fisico di una

relazione possa tranquillamente essere vissuto a prescindere dal coinvolgimento

spirituale-psicologico. Per questo si distingue il “fare sesso” con il “fare l’amore”: il

18 di Luciano Ligabue – dall’album Miss Mondo (1999) 19 Humanae Vitae, 12 (Lettera Enciclica del Sommo Pontefice Paolo VI – 25/07/1968)

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LA COPPIA, I GIOVANI ED IL MESSAGGIO DELLA CHIESA

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primo è vissuto con superficialità e spesso con precocità, mentre il secondo è quello

destinato all’uomo/donna con il/la quale si decide (sempre più tardi!) di condividere la

vita. Il concetto di fedeltà ed indissolubilità sembra sia legato ad una visione bigotta e

sorpassata dell’amore, proposta oramai solo dalla Chiesa ed è, soprattutto, ritenuta una

visione sostanzialmente lontana dai bisogni dell’umanità.

Scardinare questa mentalità, oramai socialmente accettata un po’ a tutti i livelli,

non è certamente semplice: anche se, quando si riesce a scavare tra i desideri più

profondi della persona, si capisce che la proposta che fa la Chiesa risponde proprio in

pieno a queste segrete speranze. Sta infatti nella natura dell’uomo tendere ad unioni

definitive: ne sono testimoni tante espressioni artistiche, quali poesie o canzoni, ma

anche alcune recenti “mode” inaugurate proprio dai giovanissimi. Per citarne una

possiamo far riferimento ai “lucchetti dell’amore” della generazione dei mocciosi20!

Copiando i protagonisti adolescenti di una fortunata serie di romanzi, questi ragazzi

sanciscono la loro unione chiudendo un lucchetto sulle ringhiere di ponte Milvio (a

Roma), gettando poi le rispettive chiavi nel Tevere, a testimonianza della definitività

della loro scelta!

Anche la canzone citata come titolo del paragrafo ad esempio, scritta certamente

non con intenti “pedagogici”, ma essenzialmente per assecondare il pensiero dei giovani

fans, parla di una sessualità che “rimane addosso” (la relazione con un altro/a che si

spinge fino ad un rapporto completo non è più cancellabile…ti cambia per sempre!) e di

una sessualità che è “legata” all’amore, coinvolgendo la persona nella sua totalità…

Allora, partendo da esempi molto semplici come quelli evidenziati, il compito di

una coppia di sposi potrebbe essere quella di far capire che proprio in questo

desiderio innato dell’uomo per un amore eterno sta l’immagine originaria che il

Creatore ha posto in lui! La Chiesa ha, per questo motivo, un grande rispetto per

l’amore umano, lo chiama a diventare testimone di Dio sulla terra, e fa diventare questa

missione la vocazione specifica della coppia. Ovviamente, per testimoniarlo con verità,

questo amore dovrà cercare di possedere tutte le caratteristiche proprie di quello di Dio,

quali la fedeltà, l’indissolubilità (anche di fronte ai nostri tradimenti) e la fecondità (in

quanto genera vita ed una predisposizione all’apertura al prossimo)!

Potrà allora apparire più chiaro come una relazione sessuale completa, prima del

Matrimonio, non risponda a questa prerogativa; non perché risulti carente dal punto di

20 così vengono definiti lettori ed ammiratori di Federico Moccia, autore di una fortunata serie di

romanzi d’amore molto popolari tra gli adolescenti (Tre metri sopra il cielo, Scusa se ti chiamo amore, Amore 14,…)

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LA COPPIA, I GIOVANI ED IL MESSAGGIO DELLA CHIESA

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vista dell’amore reciproco tra uomo e donna, ma perché manca ancora di quella

fondamentale decisione definitiva ed indissolubile, che richiama il patto di Dio con il

suo popolo. Potremmo concludere che, se prima abbiamo parlato dell’unione sessuale

come di una mutua donazione di due persone21, potremmo paragonare quella pre-

matrimoniale tuttalpiù ad una sorta di prestito!

Il paragone non vuole certamente essere offensivo per qualsiasi relazione

d’amore umana che sfoci in un rapporto sessuale completo al di fuori del matrimonio:

vuole solo evidenziare come, secondo il disegno divino, questa possa semplicemente

essere ritenuta incompleta (invece che casta, perfetta, come Lui la vorrebbe!), macchiata

dal peccato al pari di tantissime altre nostre azioni quotidiane! Incompleta quindi, non

per un “moralismo bigotto”, ma per una profonda esigenza di verità delle azioni alle

quali siamo chiamati per testimoniare l’amore di Dio.

Ovviamente, affrontare questi argomenti con i ragazzi che incontriamo

presuppone l’aver maturato una grande confidenza reciproca e l’essere in grado di non

mettere mai in discussione il profondo rispetto per il vissuto di ciascuno;

indipendentemente dalle scelte di ogni coppia, infatti, è proprio in questi momenti che

può essere rivalutato il tempo del fidanzamento come tempo di grazia e

discernimento. Ultimamente questo tempo (già il termine fidanzamento appare oramai

desueto e praticamente oramai sostituito con locuzioni quali: stare insieme, avere il

tipo/la tipa, ecc..) è vissuto come un semplice “intervallo” tra la vita da single ed il

matrimonio (o la convivenza).

Semplicemente cercare di rivalutarne il nome originale (con la sua etimologia,

che deriva dal termine Fede) sarebbe una cosa importante: riuscire cioè a farlo percepire

come tempo durante il quale si impara “ad avere fede uno dell’altro/a”, tempo di

conoscenza e di discernimento durante il quale valutare la propria vocazione e maturare

una scelta definitiva. Anche per questo sarebbe molto importante riuscire a proporre seri

percorsi di educazione all’affettività ai ragazzi già durante l’adolescenza, anticipando

quindi, se possibile, le loro prime esperienze di innamoramento significative.

Anche le comunità ecclesiali inoltre potrebbero, secondo me, valorizzare di più

il fidanzamento: non fosse altro per permettere ai parrocchiani di pregare per questi

“amori nascenti” che, quando riescono a sbocciare definitivamente, rappresentano

sicuramente una benedizione per la comunità intera, oltre che per la coppia stessa…

21 Familiaris Consortio, 20 (Esortazione Apostolica di sua santità Giovanni Paolo II – 22/11/1981)

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LA COPPIA, I GIOVANI ED IL MESSAGGIO DELLA CHIESA

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PARLAMI D’AMORE

“Coprimi la testa con la sabbia sotto il sole, quando pensi che sian troppe le parole... Dimmi se c’è ancora sulle labbra il mio sapore quando pensi che sian troppe le paure.

Parlami d’amore se, quando nasce un fiore, mi troverai, senza parole amore…22”

Ma perché i giovani, spesso, non riescono a riconoscere il loro amore come

espressione di quell’amore originario che proviene da Dio, ma tendono invece ad

identificarlo quasi come un suo “rivale”?

Forse, perché la Chiesa non parla d’amore?

Cerco di spiegarmi meglio: nelle esperienze di catechesi, a partire dall’infanzia,

con la preparazione ai Sacramenti dell’iniziazione cristiana, fino alle esperienze di

pastorale giovanile Dio viene fatto conoscere generalmente nelle sue dimensioni di

Padre misericordioso, di Figlio ubbidiente, di Buon pastore, di amico. Si tendono a

sottolineare le sue grandi doti di comunicatore e di educatore, ma quasi mai se ne parla

come dello sposo. Si evidenziano le caratteristiche di un amore paterno/materno,

amicale e filiale e si tralasciano gli aspetti, quasi erotici, della sua passione per la

bellezza del suo popolo, che viene corteggiato come una promessa sposa! Rimangono

“sottotraccia”, ad esempio, aspetti quali il senso d’ansia e di ricerca, dei quali è pervaso

il Cantico dei Cantici, che ci ricordano che Dio stesso affronta la possibilità di essere

respinto (come un innamorato), pur di entrare in un rapporto d’amore autentico; Dio si

nasconde per farsi cercare e trovare. La ricerca di Lui, anche se sofferta e dolorosa, è

parte del gioco d’amore, necessario ad un’esperienza più vera.23

Queste ed altre pagine molto importanti dell’Antico e del Nuovo Testamento,

quali i libri dei profeti Osea ed Ezechiele o l’interpretazione dell’episodio delle nozze di

Cana nei termini di “Cristo sposo della Chiesa” sono in genere riservate ai corsi

“avanzati”, solitamente pensati per operatori nel campo della pastorale familiare.

In questo modo si corrono pertanto due rischi:

22 del gruppo musicale Negramaro – dall’album La finestra (2007) 23 Lorenzo Zani - Lo spirito e la sposa dicono: vieni! (Ap 22,17)

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LA COPPIA, I GIOVANI ED IL MESSAGGIO DELLA CHIESA

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� che la gente identifichi unicamente in quella presbiterale la vocazione che risponde

pienamente ad una chiamata alla sequela di Cristo. Il prete, il religioso in genere,

dedica la propria vita all’annuncio del Vangelo, con una vicinanza ed un amore

disinteressato per la comunità che gli viene affidata…proprio come ha fatto Gesù

nella sua vita terrena! Desiderare un partner, formarsi una famiglia con dei figli

tende al contrario ad essere percepita come la ricerca di una realizzazione

personale, quasi egoistica.

� che i fedeli, specie i giovani, apprendano gli insegnamenti della Chiesa riguardo

l’esercizio della sessualità solo in termini di norme etiche e morali, avulse da ogni

collegamento con il messaggio evangelico, dal quale sono invece state derivate.

Non è infatti esperienza comune avere la possibilità di conoscere i concetti

fondamentali di quella che potremo definire “l’antropologia cristiana”: ossia che

nell’essere stati creati maschio e femmina, e quindi con la “vocazione naturale”

all’attrazione fisica reciproca, sta proprio la nostra somiglianza con Dio.

Rischi che peraltro hanno interrogato anche l’attuale nostro pontefice, che, nella

sua prima enciclica scriveva: “La Chiesa, con i suoi comandamenti e divieti non ci

rende forse amara la cosa più bella della vita? Non innalza forse cartelli di divieto

proprio là dove la gioia, predisposta per noi dal Creatore, ci offre una felicità che ci fa

pregustare qualcosa del Divino?” 24 …ed anche “non di rado si rimprovera al

cristianesimo del passato di esser stato avversario della corporeità; di fatto, tendenze in

questo senso ci sono sempre state.” 25

Il compito della coppia in quest’ambito è quindi oltremodo difficoltoso; appare

sicuramente fondamentale creare alleanza sinergiche con i sacerdoti, principalmente

per cercare di inventare strade e modalità sempre nuove di comunicazione, ma poi, nello

specifico della sua vocazione, la coppia è tenuta a trasmettere la consapevolezza che

amare, in tutte le sue dimensioni, è anche esperienza di Fede, in quanto all'inizio

dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con

un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la

direzione decisiva26.

24 Deus Caritas Est, 3 (Lettera Enciclica del Sommo Pontefice Benedetto XVI – 25/12/2005); citazione

del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche 25 Deus Caritas Est, 5 (Lettera Enciclica del Sommo Pontefice Benedetto XVI – 25/12/2005) 26 Deus Caritas Est, 1

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LA COPPIA, I GIOVANI ED IL MESSAGGIO DELLA CHIESA

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HO PERSO LE PAROLE

“Ho perso le parole e vorrei che ti bastasse solo quello che ho, ma mi farò capire, anche da te, se ascolti bene, se ascolti un po'…27”

Si, perché ogni tanto servono anche le parole! Parole e modalità d’incontro che

possano “intercettare” la profonda sete spirituale che indiscutibilmente i giovani ancora

evidenziano. Solo che, a volte, sembra proprio che la Chiesa abbia perso le parole,

chiusa in un “ecclesialese” per il quale i ragazzi hanno appunto “atrofizzato le antenne

ricettive”!

Parlo proprio di “termini”, che a volte vengono dati per scontati, ma che i

giovani spesso non comprendono più! Parlare a gruppi di ragazzi di libertà, carità,

castità, fecondità…parole che non fanno più parte del loro vocabolario, presuppone

l’intermediazione d’interpreti! Un “lavoro” importante e fondamentale per la coppia

che accompagna il sacerdote: tradurre l’annuncio evangelico ed il magistero della

Chiesa con parole semplici e gesti concreti senza però tradirne il significato profondo.

Ma parlo anche di attività molto concrete, come incontri di catechesi, orari delle

celebrazioni, organizzazioni delle parrocchie, che spesso sono ancora pensate per un

tipo di società che non c’è più… Non dobbiamo seguire l’esempio della società civile,

che dice di amare e di pensare al futuro dei giovani, ma che poi li esclude dai posti

strategici (del potere, dell’economia, del lavoro), mantenendoli in un eterno limbo e

rinunciando, di fatto, alle loro potenzialità in termini di fantasia, innovazione, visione

nuova e aperta del futuro.

Ed in quest’attività la sensibilità della coppia, della famiglia, dovrebbe essere

valorizzata maggiormente rispetto a quanto è stato fatto sinora; la famiglia, infatti, è

abituata ad adattarsi ad ogni tipo di richiesta, che provenga dall’esterno come dai

componenti stessi. La coppia spesso ha cullato bambini, ha passato notti insonni, ha

accompagnato i figli nella crescita adattando costantemente i suoi tempi ed i suoi ritmi

ai loro …ha trascorso poi spesso “altri tipi” di notti insonni, nell’attesa del rientro dei

figli divenuti nel frattempo adolescenti…dai figli, oramai adulti, ha accettato anche le

critiche e, magari in seguito a queste, rivisto certe sue convinzioni…nel frattempo,

27 di Luciano Ligabue – colonna sonora del film Radiofreccia (1998)

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LA COPPIA, I GIOVANI ED IL MESSAGGIO DELLA CHIESA

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inoltre, ha assistito nonni e genitori malati o in difficoltà…ha cambiato case, lavori,

città…

Se questa “duttilità” potesse essere trasferita all’azione pastorale, forse ci

accorgeremmo che c’è ancora qualcosa da inventare! Gli esempi virtuosi non mancano;

oramai sempre più spesso gli uffici diocesani che si occupano della pastorale familiare

sono guidati da coppie di sposi, in alternativa o in stretta collaborazione con un

sacerdote. È forse al “livello più vicino” alla gente, quello delle parrocchie, dove manca

ancora questa sensibilità, ad onor del vero, spesso anche per la poca iniziativa da parte

delle famiglie stesse!

Sta di fatto che l’istituto della delega da parte dei sacerdoti è utilizzato spesso,

ma generalmente è limitato al “fare” e molto più raramente al progettare, organizzare,

proporre iniziative…

La crisi di vocazioni, vista in questo senso, può quindi essere letta come

profetica: i laici, in specialmodo le famiglie, saranno prossimamente “obbligati” a

prendersi cura delle proprie comunità in una, speriamo proficua, corresponsabilità con i

“propri” sacerdoti.

E, per venire incontro alle persone, a volte basta veramente poco! Per quanto

riguarda le celebrazioni, per esempio, posso fare riferimento a due semplici e recenti

esperienze personali…

Quest’anno, in occasione del triduo pasquale, come famiglia abbiamo trascorso

qualche giorno in Toscana: siamo venuti a contatto, quasi per caso, con la Fraternità di

Romena (a Pratovecchio, provincia di Arezzo)28. Abbiamo parlato con un po’ di persone

che la frequentano e la animano, abbiamo partecipato con loro alla celebrazione della

veglia pasquale… Abbiamo fatto esperienza di una “spiritualità” incarnata negli aspetti

28 Dal 1991 la “Fraternità di Romena” è un punto di incontro per chiunque cerchi uno spazio semplice e

accogliente dove, nel pieno rispetto delle storie e delle differenze individuali, ciascuno abbia la possibilità di rientrare in contatto con se stesso e, se vuole, con Dio, e di riscoprire il valore della condivisione con gli altri. La fraternità ha il suo cuore nell'antica pieve romanica di Romena, in Casentino (prov. di Arezzo, in Toscana).

In una valle intrisa di spiritualità, la valle di Camaldoli e la Verna, Romena si propone come un possibile crocevia per tanti viandanti del nostro tempo. Così come per i pellegrini del Medio Evo, in marcia verso Roma, la pieve rappresentava un punto di riposo dove fermarsi per una notte, rifocillarsi e ripartire, così oggi la Fraternità vuol offrire un luogo di sosta ai viandanti di ogni dove. Una sosta per ritrovarsi e riscoprire la bellezza della nostra unicità, una sosta per poi riprendere e proseguire il proprio personale cammino di crescita. "Oggi – spiega don Luigi Verdi, fondatore e responsabile della Fraternità – non abbiamo tanto bisogno né di teorie, né di ideologie, ma di silenzio, di una pausa, di un tempo per riallacciare i rapporti con la nostra autenticità. Ed è questo ciò che proviamo a offrire a Romena" ( http://www.romena.it )

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LA COPPIA, I GIOVANI ED IL MESSAGGIO DELLA CHIESA

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concreti della vita, di una “accoglienza” di tipo familiare, sicuramente di una “guida”

molto carismatica, ma anche di alcuni semplici aspetti “formali” che però colpiscono

quei fedeli che potremmo definire “sulla soglia” (canti moderni, parole semplici, la

chiesa senza sedie ed i fedeli seduti a terra intorno all’altare,…). Non è sicuramente un

modello riproponibile in toto nelle nostre parrocchie, ma il messaggio che ci viene

lanciato, ossia che si possono “dire cose vecchie con il vestito nuovo”, è nostro dovere

cercare di recepirlo.

Altro esempio: nella nostra diocesi (Trento), da alcuni anni è stato ripristinato,

come chiusura delle attività di pastorale giovanile prima dell’estate, un pellegrinaggio

ad un santuario mariano. Niente di particolarmente nuovo, preghiere e canti per 20 km

circa di strada da percorrere a piedi…unica particolarità, l’orario notturno. Esperienza

quindi che coniuga la tradizione dei nostri nonni con un orario tipico di una nottata in

discoteca (dalle 21.00 alle 5.30 del mattino circa)!...la partecipazione, rispetto ad altre

iniziative diocesane analoghe, è straordinaria!... In quest’ottica forse costerebbe poco

pensare ad una S. Messa domenicale per i giovani da mettere in calendario, ad esempio,

alle 22.30! In quasi tutte le parrocchie cittadine la domenica si celebra la S. Messa

serale, indicativamente, tra le 18.00 e le 20.00. Perché non diminuire le proposte e

differenziarle maggiormente?

La coppia, all’interno di quella comunità che è la Chiesa, è sicuramente in grado

di ricoprire anche questo compito specifico: ovverosia mantenere le “antenne” puntate

verso il mondo per cercare di percepire le esigenze non espresse e, avendo sempre ben

chiara la meta, per sperimentare strade nuove; senza paura per i cambiamenti che

questo comporta, senza fossilizzarsi sul “già fatto” …perché anche Gesù è venuto a

portare il vino nuovo!

Potremmo così un giorno “stupirci” nel renderci conto che avremo incontrato

Gesù proprio nell’imprevisto, nella novità e nella freschezza, che la fortuna di

frequentare e cercare di avvicinare alla Fede giovani coppie può farci assaporare, più

che nel bagaglio di conoscenze che ci portiamo appresso.

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CONCLUSIONI

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IO LO SO CHE NON SONO SOLO

“ci si sente soli dalla parte del bersaglio e diventi un appestato quando fai uno sbaglio

un cartello di sei metri dice: ”tutto è intorno a te” ma ti guardi intorno e invece non c'è niente

un mondo vecchio che sta insieme solo grazie a quelli che hanno ancora il coraggio di innamorarsi

e una musica che pompa sangue nelle vene e che fa venire voglia di svegliarsi e di alzarsi

smettere di lamentarsi che l'unico pericolo che senti veramente

è quello di non riuscire più a sentire niente di non riuscire più a sentire niente

il battito di un cuore dentro al petto la passione che fa crescere un progetto

l'appetito, la sete, l'evoluzione in atto l'energia che si scatena in un contatto

io lo so che non sono solo anche quando sono solo

io lo so che non sono solo e rido, e piango e mi fondo con il cielo e con il fango…29”

Nelle pagine precedenti ho cercato di sottolineare alcuni aspetti del ruolo che

una coppia cristiana potrebbe assumere nella sua specifica vocazione di “testimone”

dell’amore di Dio, sia nei confronti della comunità che, in particolare, verso le giovani

generazioni. Ho provato anche ad evidenziare alcuni “messaggi” che ritengo

fondamentale trasmettere, quali l’imparare ad accettarsi nella quotidianità, la capacità di

affrontare la vita con speranza, l’importanza di saper mettere in gioco la propria fede

nelle scelte concrete, il cercare di verificare la personale percezione che ognuno ha di

Dio, del significato della sessualità e dei messaggi della Chiesa; argomenti che, per

esigenze di sintesi, ho potuto ovviamente solo “tratteggiare” superficialmente.

Tutta questa “teoria” poi, di fronte alla sperimentazione concreta, deve fare

necessariamente i conti con le persone reali, con i limiti, nostri e di chi incontriamo,

legati alla comune condizione umana di creature imperfette!

Limiti e difficoltà relazionali che il contesto storico nel quale viviamo tende ad

esasperare; le nostre vite, rispetto a quelle delle generazioni che ci hanno preceduto,

29 “Fango” di Lorenzo Cherubini (Jovanotti) – dall’album Safari (2008)

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CONCLUSIONI

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sono accelerate e soggette a continue e profonde mutazioni. Sicuramente al giorno

d’oggi vivere, amare, educare è “complicato”! Come ben evidenziato nei versi della

canzone di Jovanotti, che ho utilizzato come titolo del paragrafo, la società vuole

illuderci che tutto sia alla nostra portata (famoso lo slogan pubblicitario del tutto ruota

intorno a te!), ci spinge ad esagerare, ad osare, a rischiare, a stupire ad ogni costo, ma

poi, al primo sbaglio, ci abbandona al nostro destino.

Il “mito” del dover apparire sempre giovane, sempre sicuro, sempre vincente è

logorante. Ed anche le relazioni d’amore sono spesso vissute con ansia a causa di questa

mentalità; invece che sentirsi accettati si tende a sentirsi sempre messi alla prova.

Invece che vivere la sessualità come momento d’intima unione e totale abbandono

nell’altro/a, si rimane bloccati “dall’ansia da prestazione”…

Come cristiani non condividiamo certamente questa visione, ma ne siamo in

ogni caso immersi e probabilmente anche contagiati; d’altronde è dovere permanente

della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così

che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi

degli uomini sul senso della vita presente e futura e sulle loro relazioni reciproche.

Bisogna infatti conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo, le sue attese, le sue

aspirazioni e il suo carattere spesso drammatico.30

Ma quali peculiarità possono rivendicare i cristiani, quale testimonianza possono

dare in particolare le coppie, per cercare di sovvertire queste tendenze in una società

effimera, imprigionata nel presente, dimentica del passato e priva di promesse per il

futuro. Ne ho evidenziato tre in particolare:

� L’amore: L'uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere

incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l'amore, se

non s'incontra con l'amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi

partecipa vivamente31. L’esperienza dell’amore è il filo conduttore di tutto il mio

elaborato, ma in questo caso la evidenzio proprio in qualità di “motore” che fa

girare il mondo. Sicuramente non sono né la smania di successo, né la sete di potere

o di ricchezza che ci “convincono” a prenderci certi impegni e certe responsabilità,

ma l’amore…. E l’amore di una coppia non rimane un “fatto” privato, ma ha una

valenza sociale e comunitaria. Una coppia che si ama diventa ricchezza per tutti,

30 Gaudium Et Spes, 4 (Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo; Paolo VI

unitamente ai Padri del Sacro Concilio – 07/12/1965) 31 Redemptor Hominis, 10 (Lettera di sua santità Giovanni Paolo II all'inizio del suo ministero

pontificale– 04/03/1979)

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CONCLUSIONI

- 25 -

contribuisce a migliorare sensibilmente la qualità della vita anche di chi la circonda;

genera fiducia e speranza (“un mondo vecchio che sta insieme solo grazie a quelli che

hanno ancora il coraggio di innamorarsi” sintetizza secondo me con grande efficacia

la canzone sopraccitata!). Questo è un aspetto che non sempre i giovani

comprendono, ma è importante ne prendano un po’ alla volta consapevolezza!

� Il perdono: Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli

corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato

verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". Ma

il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo

indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso,

ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è

tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.32 Una delle “pagine evangeliche”

più belle, conosciute ed intense…ed una delle pagine che ogni coppia ha

sicuramente vissuto sulla propria pelle! Nessuna storia d’amore può resistere alle

insidie del tempo senza l’esperienza del perdono donato e ricevuto; il perdono

rigenera, ridà fiducia, rimette al mondo…la “lieta novella” che la coppia può

portare al mondo non può prescindere da questo passaggio fondamentale. È

importante imparare a perdonare, ad ammettere i propri errori e quindi accettare di

essere perdonati (in questo caso l’orgoglio gioca spesso brutti scherzi!) e a non

essere invidiosi del perdono concesso a chi ci sta vicino (quante volte ci capita di

“interpretare” il ruolo del fratello maggiore della parabola? di colui che si ritiene

sempre nel “giusto” e si permette di giudicare gli altri!.. Ecco, io ti servo da tanti

anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un

capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il

quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello

grasso33). Tutto questo avendo inoltre sempre ben presente il fatto che siamo

sostanzialmente un “popolo di perdonati”!...

� La certezza di non essere soli! Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine

del mondo34; questa rivelazione ci libera sicuramente da molte ansie! È vero che

niente può succedere senza il nostro personale contributo, ma è altrettanto vero che

noi siamo semplici “strumenti” nelle potenti mani del Padre, tralci che, solo se

32 Vangelo secondo Luca 15, 20-24 33 Vangelo secondo Luca 15, 29-30 34 Vangelo secondo Matteo 28, 20

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CONCLUSIONI

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saldamente ancorati alla vite, porteranno frutto35. Questa consapevolezza ci

consente sicuramente di operare con quella gioia e con quella serenità di cui

parlavo nelle prime pagine e di metterci al servizio anche quando non ci sentiamo

all’altezza del compito che ci viene richiesto. Del resto, Dio sceglie sempre i

“peggiori”…!!! (pensiamo solo alle vicende del grande patriarca Giacobbe -

l’imbroglione - e del primo pontefice Pietro - traditore perdonato -).

IO VOGLIO UN MONDO ALL’ALTEZZA DEI SOGNI CHE HO!

“Voglio... non dire mai è tardi oppure è peccato Voglio... che ogni attimo sia sempre meglio di quello passato…36”

In definitiva potremmo sintetizzare che il principale ruolo educativo della

coppia, nei confronti delle nuove generazioni, dovrebbe essere quello di insegnare a

“volare alto”, a “fare grandi sogni”!

Ed abituare invece i “nostri” giovani ad avere uno spiccato senso critico nei

confronti di tutte le proposte che il mondo materialista, nel quale li stiamo condannando

a vivere, continua a fare loro, lusingandoli con i miraggi del successo, dell’apparire, del

piacere fine a se stesso.

Questo perché il sogno più grande è quello che Dio ha sull’uomo e la donna,

suoi figli! La rivelazione biblica, i documenti del magistero, la morale cristiana non

rappresentano altro che la “via”, i “segnali stradali” che abbiamo a disposizione per

giungere a quella meta sognata per tutti noi dal nostro Padre celeste: la felicità!

Nessun altro che Dio, infatti, può permettersi una tale promessa!

Il nostro atteggiamento, come più volte evidenziato, non potrà essere che quello

dei testimoni credibili, dei compagni di viaggio pazienti e comprensivi che sappiano

accogliere il vissuto di tutti senza pregiudizi e pronti sempre al perdono. Come adulti,

padri e madri, educatori in genere, dovremmo rappresentare per giovani e figli

certamente un modello, ma anche un approdo sicuro: loro potranno non essere

35 Vangelo secondo Giovanni 15, 5 36 “Voglio volere” di Luciano Ligabue – dall’album Fuori come va? (2002)

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CONCLUSIONI

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d’accordo con noi davanti a certe scelte, al “bivio” potranno scegliere strade diverse, ma

dovranno poter essere certi che, qualora decidessero di tornare sui loro passi, noi a quel

“bivio” ci saremo sempre, pronti a riabbracciarli. Il “figliol prodigo” della parabola è

potuto tornare a casa, proprio perché aveva la certezza assoluta che in quella casa c’era

qualcuno che lo aspettava.

Che è poi l’atteggiamento della Chiesa verso i suoi fedeli, ossia quello di essere

“maestra” e “madre”; maestra nelle sue espressioni dottrinali e madre accogliente nella

prassi pastorale, allorquando riesce a far sì che le persone riescano a vivere le sue norme

senza sensi di colpa, ma solo come utili indicazioni per raggiungere la piena felicità e la

realizzazione di se stessi in quanto uomini e donne, certe di ricevere il perdono e di

essere accolte con i propri tempi in base alla “legge della gradualità”.

Nella fattispecie del rapporto con i giovani direi inoltre che l’atteggiamento più

consono è probabilmente quello più specificatamente “paterno” (si sa che l’adolescenza

è “il tempo del padre”!).

Atteggiamento paterno che è quello di dare la direzione, di evidenziare il

“valore”, di vivere ed amare quel valore, ma al tempo stesso lasciare al figlio la

massima libertà, anche quella di sbagliare e di “farsi del male”. La madre in questo

senso è più viscerale, vuole difendere il figlio dai suoi possibili errori e tende per questo

a condizionarlo nelle scelte, a giustificarlo negli eventuali sbagli o, diversamente, a

vivere questi ultimi con profondi sensi di colpa, convinta di aver commesso lei qualche

errore nell’educarlo.

Potremmo definirlo il rischio educativo: un amore sconfinato per la libertà

dell’altro, perché è questa libertà che anche il Padre ha amato e stimato sopra ogni

cosa, fino a sopportare lo strappo del figlio che se ne va37. Nel ruolo di educatori “nel

campo dell’amore” credo che questo “sano distacco” del tutto maschile sia auspicabile;

è importante, infatti, far conoscere la direzione, testimoniarla quotidianamente nelle

scelte concrete di vita, ma è poi altrettanto fondamentale saper serenamente rispettare la

libertà che ognuno ha di poter scegliere se aderire o no al progetto, certi che non tutto

dipende da noi.

Qualcosa possiamo dare noi, tanto è sicuramente nelle mani di Dio, ma molto sta

anche nel libero arbitrio d’ogni nostro fratello, che è in grado di decidere liberamente

“l’altezza” dei sogni che intende inseguire…

37 Franco Nembrini - Di padre in figlio

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DEDICHE E RINGRAZIAMENTI

È consuetudine, al termine della scrittura di tesi e lavori “seri”, inserire dediche

e, spesso, una serie di ringraziamenti; anche se questo mia “fatica” non rientra nella

fattispecie, mi permetto comunque di inserirne qualcuno anch’io!

Inizio con i ringraziamenti, che sono rivolti innanzitutto alla mia famiglia…

� a mia moglie Chiara, che ha condiviso con me questi “primi” 22 anni di

Matrimonio, contraddistinti anche dalla comune passione per queste attività

pastorali. Come la maggior parte delle donne mi ha sposato con il preciso

intento di cambiarmi, ma poi è cambiata soprattutto lei…in meglio, per fortuna!

� ai miei figli, Angela e Samuele, che (non avendo potuto, come tutti, scegliersi i

propri genitori) mi stanno sopportando con “stoica rassegnazione”,

rispettivamente, da 18 e 13 anni! La più grande, vincendo un’iniziale ritrosia, ha

anche letto la bozza di queste mie “elucubrazioni”, regalandomi anche qualche

prezioso suggerimento!

� alle mie “radici”; Ezio e Pia, i miei genitori. Sono stati loro, senza troppe parole,

ma con molto impegno e dedizione ad educarmi all’amore. Li ringrazio

specialmente per un piccolo particolare, ossia l’avermi insegnato a coltivare

quella “sana indifferenza” per le piccole incomprensioni, a saper “fare un passo”

sopra quei piccoli torti, quelle sottili gelosie che riescono solo ad avvelenare il

sangue ed a farci distogliere lo sguardo dalla strada maestra, dalla felicità vera,

meta alla quale tutte le coppie aspirano..!

� un particolare ringraziamento, infine, a tutto lo staff del Centro Famiglia della

diocesi di Trento, per avermi(ci) proposto questo corso estivo (per essere riusciti

a convincere me a partecipare, soprattutto!). Sono stato infatti molto contento di

aver colto l’opportunità, forse unica, di poter “affrontare” certe temi particolari;

ed anche quest’elaborato finale, che, per la mia poca attitudine a questo tipo di

“lavori”, mi sembrava inizialmente uno scoglio insormontabile, si è rivelato in

definitiva un’occasione importante per potersi mettere alla prova!

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E, alla fine, anche una dedica… con uno sguardo rivolto però al futuro!

ad Angela e Nicola, giovani amici che si sposeranno il 1° settembre di quest’anno!...

� con loro ho condiviso qualche anno d’impegno in mezzo a gruppi di adolescenti

della nostra zona;

� loro mi hanno fatto il “piccolo/grande regalo” d’essere la prima persona (esclusi

i loro genitori ed il loro parroco ovviamente!) alla quale hanno comunicato la

decisione di unirsi in Matrimonio;

� sempre loro saranno sicuramente i primi a leggere questo mio scritto e saranno,

con ogni probabilità, gli unici a farlo con interesse!

� Il mio augurio va quindi a loro due e, soprattutto, al loro “primogenito”,

rappresentato dalla loro “coppia”, che nascerà appunto il 1° settembre…Una

coppia che, come tutti i neonati, avrà bisogno di cure ed attenzioni particolari;

dovrà essere nutrita, coccolata, accompagnata, a volte anche consolata e

rialzata…

Trento, 18 maggio 2012

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BIBLIOGRAFIA

- ARCIDIOCESI DI TRENTO – Centro diocesano di pastorale familiare “Accompagnare nel cammino dell’amore (orientamenti per l’educazione degli adolescenti all’amore)” - Vita Trentina editrice / 2010

- MATTEO ARMANDO

“La prima generazione incredula (il difficile rapporto tra i giovani e la Fede)” - Rubettino editore / 2010

- NEMBRINI FRANCO

“Di padre in figlio (conversazioni sul rischio di educare)” - Edizioni ARES / 2011

- NORIEGA JOSÈ

“Il destino dell’eros (prospettive di morale sessuale)” - Edizioni Dehoniane Bologna / 2006

- ZANI LORENZO

“Lo spirito e la sposa dicono: vieni! (Ap 22,17)” - Quaderni del Centro “Bernardo Clesio” - TRENTO / 1992