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DOMENICA03 APRILE 3www.rivieraweb.it LA CONTROCOPERTINA

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Come di consueto, quella di Pasqua è stata unasettimana all’insegna della tradizione in cui, pro-prio per rispettare le “buone vecchie abitudini”,l’attore Raoul Bova (1) ha fatto la consueta“capatina” nella sua bella Roccella Jonica perrespirare nuovamente la buona aria primaveriledella Locride e rivivere il fascino delle processio-ni religiose. Le feste, tuttavia, non hanno ferma-to l’iter politico/burocratico della nostraRegione, chiamata, nella persona delGovernatore Oliverio, a risolvere la crisi“Calabria Verde”, l’azienda che si occupa dellaforestazione nel nostro territorio, per la gestionedelle quale è stato nominato commissario ilgenerale dei Carabinieri Aloisio Mariggiò (2).Facciamo un salto in Egitto, invece, per fare laconoscenza di Seif Eldin Mustafa e Ben Innes(3). Il primo è colpevole di aver dirottato il voloAlessandria/Cairo con una cintura lombare colorcarne imbottita di confezioni vuote dell’iPhonecon l’intento di raggiungere l'ex moglie (non sap-piamo bene per perseguire quale altro scopo). Ilsecondo, invece è colpevole di più elementaredeficienza, considerata la sua volontà (poi forma-lizzata in questo scatto) di farsi un selfie con l’at-tentatore per caricarlo su tutti i social network(avrebbe persino commentato che si sarebbetrattato della sua migliore foto di sempre).L’arresto di Sandro Principe, invece, ci fa ritorna-re presso i nostri lidi per recuperare questo scat-to d’epoca, che ritrae i “padri fondatori” dellabella Cosenza. Assieme a Umberto Bernaudo,Rosario Mirabelli, Pietro Ruffolo e GiuseppeGagliardi (4), secondo gli investigatori Principeavrebbe infatti portato a rodaggio quello che oggipotremmo definire un vero e proprio sistemapolitico che, nel bene e nel male, ha caratterizza-to la storia politica del capoluogo di provincia.Spezziamo un po’ con una notizia di costume esocietà: la settimana pasquale, non sappiamobene per quale assurda associazione di idee, hafatto puntare i riflettori delle riviste patinate sullemaggiorate dello spettacolo. Da Kate Upton aSofia Vergara (che abbiamo conosciuto qualchesettimana fa), da Monica Bellucci a SalmaHayek (passando per Scarlett Johannson - 5)GQ ha pubblicato una fotogallery che ha avutoun’eco mostruoso sui social, facendo girare latesta a non pochi lettori. Dopo la “strumentaliz-zazione brusselliana” della scorsa settimana,Matteo Salvini (6) torna a far parlare di sé conargomenti un po’ più decorosi, consegnando dipersona l’attestato della scuola di formazionepolitica leghista organizzata dal partito nostrano“Noi con Salvini”. Un lutto ha poi colpito ilmondo dell’architettura: la designer irachena,naturalizzata britannica, Zaha Hadid (7) è infat-ti scomparsa, all’età 65 anni, giovedì scorso,lasciando in eredità, sparse per il mondo, bellissi-me architetture come il Museo nazionale dellearti del XXI secolo di Roma o la Stazione diNapoli Afragola (ancora in costruzione), soloper citare due delle strutture realizzate in Italia.E mentre a Platì hanno dimostrato di non avergradito per niente le parole di Minniti che hannoparagonato il terrorismo bega alla ‘ndranghetadel paese della Locride, proponendo una mozio-ne di sfiducia al sottosegretario (8), Libero dimo-stra tutta la sua professionalità pubblicando lanotizia della produzione di una birra aromatizza-ta alla vagina (non chiedeteci come possa esserepossibile ciò che state leggendo - 9) con un titoloe un commento che resteranno nella storia del(l’anti)giornalismo…À la santé!

Jacopo Giuca

Una Pasquaall’insegna del buon(dis)gusto

DOMENICA03 APRILE 4ATTUALITÀ www.rivieraweb.it

Vari, ancorché univoci, sono gli indirizzi giurisprudenziali dellaCorte di Cassazione in ordine agli elementi caratterizzanti ladimostrazione dell’esistenza dell’associazione di tipo mafioso.Posto che per la sussistenza del cd. pactum sceleris, non è esigibileuna prova di tipo, per così dire, notarile, si è ritenuto che esso puòben essere desunto –oltre che per facta conludentia anche conmetodo logico- induttivo in base all’osservazione che il clan pre-senti gli indici rivelatori del fenomeno mafioso, quali: 1- segretez-za del vincolo; 2 - rapporti di comparaggio o comparatico fra gliadepti; 3 - rispetto assoluto del vincolo gerarchico; 4 - accollo dellespese di giustizia da parte della cosca; 5 - assistenza economica allefamiglie degli affiliati detenuti; 6 - diffuso clima di omertà, comeconseguenza ed indice rivelatore dell’ assoggettamento alla con-sorteria; 7 - assassini con stile mafioso di presunti componenti dellacosca; 8 - uso di un linguaggio criptico tra i presunti associati fina-lizzato ad eludere le investigazioni dell’autorità; 9 - apprestamen-to di mezzi ed attività dirette ad eludere le investigazioni degliinquirenti; 10 - sistematici episodi atti di danneggiamento –mani-festamente prodromici alla conseguente attività estorsiva- in cui leparti offese negano –senza addurre alcuna razionale spiegazione asiffatti atti- addirittura anche la semplice richiesta estorsiva. In talcaso, e cioè qualora la prova logica costituisca il fondamento dellaprova dell’esistenza del vincolo associativo, occorre procedereall’esame globale delle condotte criminose, tenendo presente checiascuna delle quali può, in sé, non essere dimostrativa del vincoloassociativo e che solamente attraverso un ragionamento logicopotrà desumersi correttamente che le singole intese dirette allaconclusione dei vari reati costituiscono espressione del program-ma delinquenziale oggetto dell’associazione stessa. Se dunqueappare metodologicamente corretto procedere innanzitutto alla(completa, logica ed esauriente) valutazione di ciascun elementoindiziante, è poi assolutamente indispensabile, ancorché necessa-rio, passare a quella complessiva dell’intero compendio indiziario.Valutazione che deve avvenire non in modo parcellizzato ed avul-so dal generale contesto probatorio, ma che va condotta verifican-do se gli indizi ricostruiti in sé, e posti vicendevolmente in rappor-to, possano essere ordinati in una costruzione razionale, armonicae consonante che consenta, attraverso una valutazione unitaria delcontesto, di attingere alla verità processuale. Deve, in altre parole,attraverso il metodo sopra descritto, verificarsi se esista una rico-struzione dei fatti in grado di dare logica spiegazione a tutti gli indi-zi emersi nel corso del procedimento e regolarmente acquisiti,posto che l’esistenza dell’associazione è ontologicamente di per sésfuggente al controllo della percezione diretta. Gli indizi sulla sus-sistenza dei reati, peraltro, possono essere legittimamente trattidalla commissione dei reati fine interpretati alla luce dei moventiche li hanno ispirati, quando questi valgano ad inquadrarli nellafinalità dell’associazione. In tale contesto è consentito al giudice,pur nell'autonomia del reato mezzo rispetto ai reati fine, dedurrela prova dell'esistenza del sodalizio criminoso dalla commissionedei delitti rientranti nel programma comune e dalle loro modalitàesecutive, posto che attraverso essi si manifesta in concreto l'ope-ratività' dell'associazione medesima. È inoltre essenziale, al fine dicomprendere il fenomeno mafioso, prendere atto che la specificaconnotazione “mafiosa” di un sodalizio - ricavata dai vari elemen-ti indiziari sopra indicati non possa prescindere da una valutazio-ne che tenga conto delle nozioni socio-antropologiche e del parti-colare ambiente culturale, geografico ed etnico in cui i fatti sonomaturati.Nella gestione dei procedimenti per fatti di mafia viene,infatti, sottolineata la necessità della comprensione della struttura,del modus operandi e degli obiettivi delle organizzazioni crimina-li con una adeguata capacità di lettura di certe connessioni e conl’uso di categorie interpretative appropriate (offerte dalle scienzesociali) nella ricerca di massime di esperienza in grado di valoriz-zare gli elementi di indagine.Del valore delle premesse criminolo-giche in sede di ricostruzione dei fatti si è occupata la giurispruden-za in più occasioni e con orientamenti differenti. (Cfr. explurìmisCass. 25 marzo 1982, De Stefano, in Foro it. 1983, II, 360; Cass.16dicembre 1987, Spatola, in Foro it. Rep.1987, voce Prova penale,n.18; Cass. 18 febbraio 1999, Cabib, in Foro it.1999, II, 631 ss;Cass.27 aprile 2001, Riina e altri in Cass.pen.2002, 982 ss.).

GIUDIZIARIA

Associazione mafiosa: indirizzi giurisprudenziali

L’attentato al deposito delleautolinee Federico, avvenu-to nella notte tra il 31 gen-naio e l’1 febbraio, ha fattofocalizzare ancora una volta

l’attenzione sulle possibilità di crescitadell’impresa in Calabria. Il problema siè rivelato di drammatica attualitàtanto più che non si tratterebbe di uncaso isolato, considerati numerosi altrifatti simili avvenuti negli ultimi mesi.Benché spesso i casi di cronaca nerache coinvolgono le imprese sianoriconducibili a matrici differenti daquella mafiosa, il susseguirsi di atten-tati aventi spesso come obiettivo ditteappartenenti al medesimo settore haspinto ad approfondire lo stato del-l’impresa regionale, con un occhio diriguardo nei confronti del trasportolocale, mettendo in evidenza contrad-dizioni, spesso generate dallo Stato,che sarebbero alla base della condizio-ne unica vissuta nel nostro territorio.Contrariamente a quanto avviene nelresto del Paese, infatti, la Calabria vivela peculiarità di essere collegata (perciò che concerne il trasporto sugomma) per l’80% da aziende privateche, differentemente da ciò che sisarebbe portati a pensare, ricevonosostanziosi contributi statali. I 50milioni di chilometri coperti annual-mente dalle autolinee calabresi, infat-ti, sono alimentati da 120 milioni dieuro l’anno erogati attraverso laRegione Calabria ma, data l’assenza dicontrolli capillari, alcune procure cala-bresi hanno recentemente scopertoche i titolari dirottano i fondi destinatialle tratte locali verso i trasporti inter-regionali.Morale della favola: i soldi dei calabre-si fanno muovere l’Italia.Ma non finisce qui. L’attenzione che lacriminalità (organizzata e non) dedicaalle ditte di trasporti su gomma sareb-be dettata, secondo una parte dellamagistratura, non dalla volontà di iso-lare la regione impedendole di cresce-re, quanto dalla più venale rivalità tracasate di ‘ndrangheta. Sarebbe infattiemerso che il rischio riciclaggio, nelsettore del trasporto pubblico, è piùelevato che in qualsiasi altra attivitàimprenditoriale: sfruttando i minori

controlli effettuati su questo tipo dicorse, pulire il denaro con la fittiziacompravendita di biglietti risulta red-ditizio e privo di rischi. Se le matricidanno testimonianza di una corsa alunga percorrenza completamenteesaurita, chi confermerà mai alle auto-rità che, invece, sull’autobus viaggiava-no solo una manciata di persone?Insomma, le autolinee sembrano esse-re la nuova frontiera dell’imprendito-ria “sporca” e, secondo alcuni, avreb-bero preso il posto di quei supermer-cati che battevano scontrini fantasmadurante la notte come lavatrici di soldiper la ‘ndrangheta.Quante e quali società possano esserecoinvolte (e quanti e quali titolarisiano pienamente consapevoli di ciòche accade sotto i loro nasi) resta unmistero, così come un mistero conti-nua ad aleggiare sulla gran parte casidi cronaca legati ai trasporti locali einterregionali degli ultimi anni, quasimai risolti.Dal canto nostro, considerato il volu-me di affari che le famiglie malavitosedevono gestire annualmente, ritenia-mo assai difficile che anche nellaLocride chi ha interessi sporchi si affi-di a un sistema che, a dirgli bene, per-metterebbe di ripulire il denaro abotte di 3.000 € alla volta. Sarebbetroppo laborioso e lungo per i padrinie, alla luce delle ultime indagini, trop-po rischioso per eventuali titolari com-piacenti. Fatto sta che anche in questocaso i punti oscuri superano di granlunga quelli prontamente chiariti estanno emergendo pericolose supposi-zioni che rischiano di tagliare le gambea quel minimo di trasporto garantitodai privati.Approfittando di voragini burocrati-che, insomma, la malavita continua afarsi tutelare dallo Stato che, attraver-so le parole di Renzi, proprio questasettimana ha detto di essere riuscito adebellarla, e il cittadino che già oggipaga per un servizio che non gli vienegarantito deve persino sperare che lecose non cambino, dato che ogni altrosviluppo di questa faccenda prevede ilsuo isolamento.“E io pago!”

Jacopo Giuca

I soldicalabresi

fannomuovere

l’ItaliaL’attentato alla Federico,sommato a casi simili, ha

focalizzato l’attenzione dellamagistratura sulle

contraddizioni del trasportosu gomma. Benché ci siano

molte cose da approfondire e sidebbano chiarire punti oscuri

che sfruttano le falle dellaburocrazia statale, ancora una

volta le indagini potrebberoritorcersi contro il calabrese che,

se oggi paga per avere metàservizio, domani potrebbe farlosenza ricevere nulla in cambio.

RIVIERA

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Ècome se avesse fatto ungiro completo attornoall’equatore. OrlandoSculli, professore di let-tere in pensione, hamacinato oltre quaranta-mila chilometri consu-mando due Panda vec-chio modello. Da quat-

tordici anni il prof. Sculli va alla dispe-rata ricerca delle nostre radici. E inquesto caso “radici” ha un valoremetaforico ma anche letterale. Come nelle storie più avvincenti, tuttoha inizio per caso. Nel luglio del 2002Sculli dà alle stampe “I palmenti diFerruzzano”. Nello stesso mese sullarivista “Calabria Sconosciuta” vienepubblicato un articolo sugli stessi pal-menti. “Per caso – racconta Sculli – ilprof. Attilio Scienza, dell’UniversitàStatale di Milano, studioso di famainternazionale dei vitigni e della lorostoria, lesse l’articolo e si precipitò aFerruzzano insieme al dott. NicodemoLibrandi di Cirò. Fui io a condurli sul

posto: rimasero meravigliati di fronte almistero dei palmenti. Alcuni, secondoil prof. Scienza, risalivano al periodopre-ellenico. Mi chiese, quindi, diaccompagnarlo a visitare un vignetomarginale e lo portai a visitare il mio aFerruzzano dove si trovavano 37 vitignidella zona, 23 peri in estinzione e sorbi,peschi, susini, meli, fichi… Il prof.Scienza di fronte a quella varietà digrappoli in così poco spazio restò trase-colato, anche perché quei vitigni appar-tenevano probabilmente a un passatoassai remoto, all’epoca bizantina,romana e addirittura greca”. Scienza,dopo essersi complimentato con Sculliper la straordinaria opera di recupero evalorizzazione delle risorse, promiseche avrebbe aiutato il territorio.“L’interesse del prof. Scienza coincide-va con il mio – continua Sculli. – Pervolontà del destino avevo incontrato lapersona che avrebbe messo in risalto ilterritorio, vista la sua posizione nelcontesto accademico nazionale e inter-nazionale”. Grazie allo zampino del destino 126varietà autoctone della provincia di

Reggio Calabria, autentiche reliquie,sono state salvate dall’estinzione: lagran parte delle marze fu donata aScienza dallo stesso Sculli e venne inne-stata nel campo sperimentale del dott.Librandi, di Cirò. Ma l’opera di salvataggio delle nostre“radici” non si concluse lì: grazie aglispunti suggeriti dal cattedratico diMilano e all’infaticabile investigatoreSculli, spesso apostrofato come “chijupacciu chi va cercandu ‘nte vigni”, si ècercato di salvare in raccolte private ilnumero più alto possibile di vitigni delMediterraneo antico, presenti nellenumerosissime enclaves, specialmentepre-aspromontane. Ad oggi sono 270 ivitigni salvi, tra biotipi e genotipi. Unricco arsenale contro l’erosione geneti-ca. Ma restano da esplorare con più atten-zione così da recuperarne le marze, learee di Melito, Campo Calabro,Bagaladi, Cardeto, Staiti, Africo, Samo,Careri, S. Giovanni di Gerace,Mammola, Grotteria, Bruzzano,Ardore, Canolo, Portigliola, Siderno,Roccella Jonica, Stignano, Riace,

Monasterace, Camini, Stilo, Pazzano,Placanica, Palizzi… ma anche l’area delSavuto e quella del Pollino, in provinciadi Cosenza; la zona attorno a Squillacee l’area di Tiriolo, in provincia diCatanzaro; numerose aree di Crotone.Si calcola che esplorandole si potrebbe-ro recuperare almeno 500 altri biotipi.“Sarebbe indispensabile tentare que-st’operazione – sostiene Sculli – inquanto in queste aree potrebberosopravvivere le viti di tutto ilMediterraneo antico e del MedioOriente”. Le coste della Magna Grecia,infatti, così prepotentemente protesefino al cuore del Mediterraneo, hannorappresentato sin dalle epoche piùremote una sorta di ponte e di punto dicontatto tra le diverse civiltà, una circo-stanza che ha favorito l’arrivo nelMezzogiorno d’Italia di numerosevarietà di vite che si sono incrociate poicon le viti selvatiche autoctone. Un ricchissimo patrimonio messo inpericolo, all’inizio degli anni ‘50 del‘900, con l’emigrazione di massa dallaCalabria verso l’Australia, gli StatiUniti, il Canada e l’Argentina. “Le

Attualità Il professor Orlando Sculli da 14 anni va in cerca di vitigni autoctoni da salvare.Vitigni che appartengono a un passato assai remoto, all'epoca bizantina, romanae addirittura greca. Finora ne ha recuperati 270, ma la sua ricerca continua. C'è un ricco arsenale da riportare alla luce e Sculli ha bisogno di una mano.

Quel pazzo che si èmesso in testa di salvare le nostre "radici"

CURIOSITÀ/1Nel corso dell'intervista il pro-fessore Sculli ci ha rivelato due

bizzarre curiosità

Barack Obama va matto perl'Olivetta di Gerace

Pare che il presidente degli StatiUniti d'America Barack Obamasia molto ghiotto delle olive cal-abresi - in particolare l'Olivetta diGerace - in salamoia, condite

con pezzeti di aglio e peperonci-no piccante, origano e natural-mente sale. Si vocifera che aSiderno, ospite a casa di LeonPanetta, Segretario alla difesaUSA, il Presidente le abbiaassaggiate per la prima volta

rimanedone estasiato.

DOMENICA03 APRILE 7www.rivieraweb.it

“Grazie alle sue infaticabili ricerche ha restituitoal territorio 750 palmenti, tutti accuratamenteschedati, tra l’indifferenza generale.Scavatenella roccia, quelle vasche raccontano la storia diun mondo contadino e pastorale illustrando letecniche di trasformazione dell’uva dal periodogreco ai giorni nostri. “

Oltre ai vitigni, l'investigatore Sculli ha salvatonumerose varietà di frutta e ortaggi in viad'estinzione.Sogna di creare un chepos(giardino) delle meraviglie e propone direalizzarlo attorno alla diga del Lordo, aSiderno, così si potrebbe recuperare l’area enello stesso tempo salvare millenni di storia.

prime vittime di quell’emigrazione –prosegue Sculli – furono tutte quellevarietà di piante che avevano determi-nato la conservazione di un modello diciviltà statico ma a misura d’uomo”. A mettere ulteriormente a rischio labiodiversità di una tradizione millena-ria anche i rapidi processi di globalizza-zione dei prodotti e dei mercati e lanefanda politica comunitaria, che apartire dagli anni ottanta, dava incenti-vi per estirpare i vigneti. “Divenne unaprassi obbligata – aggiunge Sculli –ricorrere nella costituzione di nuovivigneti, a vitigni internazionali o apochi viti calabresi, quali il Magliocco,il Greco Nero, il Greco Bianco, ilMantonico, il Gaglioppo, laGuardavalle, la Greca Bianca. E così,nello spazio di pochi anni, lo scenariodella costituzione dei vigneti inCalabria è profondamente mutato”.Oltre ai vitigni, furono spazzati viavarietà numerose di ortaggi, furonocancellati campi di peschi, sorbi, giug-gioli, ciliegie, numerose varietà di fichi,gelsi, agrumi, albicocchi… Furono ivecchi a impedire il totale naufragio di

queste specie e Orlando Sculli sta ten-tando di riportarle alla luce, una dietrol’altra, scrutando pazientemente in pic-cole vigne marginali e recuperando alcontempo l’identità di un luogo e unmondo intero di saperi orali. “Da sem-pre sogno di creare un chepos (giardi-no) delle meraviglie. Lo si potrebbefare magari attorno alla diga del Lordo,a Siderno, così si potrebbe recuperarel’area e nello stesso tempo salvare mil-lenni di storia”. Oltre ad aver preserva-to il nostro preziosissimo germoplasma,proveniente da luoghi lontani e portatoin Calabria, nel corso dei secoli, dapopoli in fuga, Orlando Sculli ha resti-tuito al territorio oltre 750 palmenti,tutti accuratamente schedati, tra l’indif-ferenza generale. Scavate nella roccia,quelle vasche raccontano la storia di unmondo contadino e pastorale illustran-do le tecniche di trasformazione dell’u-va dal periodo greco ai giorni nostri. “Nel territorio delimitato a sud dallafiumara di Bruzzano e a nord dalBonamico – ci riferisce Sculli – si trovala massima concentrazioni di palmenti:sono più di 700 gli esemplari rinvenuti.

Rimanendo nella Locride abbiamo,poi, 7-8 palmenti resistono a Bova, 1 aPalizzi, 3-4 a Brancaleone, 7-8 a SanLuca, 5-6 a Careri-Natile, 1 a Ciminà,6-7 ad Antonimina, 5-6 a Gerace, 1 aSan Giovanni di Gerace, 6-7 aCaulonia, 1 a Camini e poi niente piùfino a Santa Caterina dello Ionio dovece ne sono 22. Tutti questi palmentisono stati prima ellenici, poi romani einfine bizantini”. La Locride, stando aquanto ci rivela Sculli, possiede quindiil patrimonio di palmenti più ricco delmondo.Ma nonostante siano stati visi-tati da studiosi stranieri, come PatrickE. McGovern, docente di Antropologiaall’università della Pennsylvania e diret-tore del Museum Applied ScienceCenter for Archaeology della stessauniversità, da Lin Foxhall esperta diarcheologia classica dell’università diLeicester in Inghilterra, da JohnRobbe, prof. dell’università diCambridge, esperto in neolitico, daRobert Winter docente di storia dell’ar-te nel Rhine-Renoir College del NorthCarolina, dal già citato Attilio Scienza,“mai - dichiara Sculli - la

Sovrintendenza ai beni archeologicidella Calabria, ha prestato ascolto airipetuti appelli, degnandosi di accenna-re alla minima iniziativa per la salva-guardia di questi palmenti; nel frattem-po almeno cinque sono stati distruttinel corso di interventi agricoli”. Un patrimonio immane rischia di esse-re perduto, un patrimonio di inestima-bile valore colturale oltre che culturale.Sculli lancia il suo SOS nella speranzache le istituzioni calabresi vogliano farsipromotrici di questo salvataggio, ricor-dando che è tanto di moda tra i grandivinificatori, che propongono i vini rica-vati dai vitigni autoctoni, lo slogan: “lastoria si beve assieme al vino”.Altro dato di fatto inconfutabile e datenere bene a mente è che le cultivarautoctone rappresentano un dolceintrecciarsi di genius loci (spirito delluogo) e genius saeculi (spirito deltempo). Il genius loci lo si trova ovun-que, il genius saeculi (lo spirito deltempo) lo possiamo vantare in pochi, ela Calabria ne ha davvero tanto irrora-re e con cui imperlare le generazionifuture.

CURIOSITÀ/2Il Sangiovese è terrone!

Uno studio dei ricercatori del CREA(Consiglio per la ricerca in agricolturae l'analisi dell'economia agraria) di

Turi, in provincia di Bari, ha scoperto ilpedigree del Sangiovese.

Analizzando la collezione di germo-plasma viticolo, ha individuato duegenitori "putativi" del Sangiovese, ilCiliegiolo e il Negrodolce, vitigno

autoctono recuperato nella zona suddi Taranto. Inoltre, nella ricerca delCREA è stato riscontrato che ilSangiovese, incrociandosi con il

Montonico di Bianco ha dato vita a trevarietà di viti recuperate in Calabria e

in Sicilia (Gaglioppo di Cirò,Mantonicone e Nerello Mascalese).Quindi a quanto pare nel Sangiovese

scorre sangue del sud!

i allarga la schiera dei “cec-chini della carta stampata”,di quei giornalisti dallatastiera facile che, con luci-da saccenza, infieriscono acolpi di penna sul cadavereincartapecorito dellaLocride.Dopo la sparata di gennaioa firma del nostrano

Giovanni Tizian che, nella sua bovalinesità,era ben consapevole di scrivere una castrone-ria quando, dalle colonne de l’Espresso, tito-lava che la Locride è un deserto, arriva unnuovo j’accuse da parte, questa volta, delgiornalista de La Stampa Andrea Malaguti,che non esita ad attribuire alla nostra terratutte le responsabilità dello stato di degradonel quale versa lo Stivale.“L’Italia sballata e violenta dipende dallaCalabria” titola il redattore piegando al suovolere dichiarazioni sparse dei nostri magi-strati Nicola Gratteri, Federico Cafiero deRaho e Giuseppe Lombardo. “Il fiume dicocaina che segna il perimetro dell’omicidiodi Luca Varani (esordisce il giornalista facen-do riferimento all’assurdo caso del giovaneromano ucciso “per noia” da due suoi amicisotto l’influsso di stupefacenti), alimenta levoglie e le ossessioni quotidiane di tre milionidi italiani e ne scatena l’aggressività […] perritrovare la sua fonte rigeneratrice nellaLocride”. La colpa, dunque, è per caso di chisi fa consumatore abituale dello stupefacenterovinandosi la vita e ingrossando gli introitidella criminalità di tutto il mondo?

Niente affatto: la colpa, per Malaguti, è della‘ndrangheta nata da una terra bastarda, la cuiascesa è stata favorita da una società omerto-sa che ritiene socialmente accettabile divide-re la sua parrocchia con i criminali perché,continua il giornalista attribuendo la frase aCafiero de Raho e facendoci uscire gli occhidalle orbite, “solo una cosa è certa nel reggi-no: nulla è possibile senza che la ‘ndranghetaabbia dato il suo benestare”.Il quadro dipinto nelle successive righe del-l’articolo più socialmente fazioso della storiaè a dir poco a tinte fosche. La Locride, queldeserto sociale e culturale di Tizian, continuaa versare in uno stato pietoso perché impren-ditori complici cercano le famiglie ancoraprima che le famiglie cerchino loro, perché leforze dell’ordine sono spauriti gattini bagnaticircondati da famelici avvoltoi malavitosi,perché chi ha un sogno democratico rischia dinon arrivare a domani. Questo, almeno, sievince imbattendosi in sconfortanti frasicome “[a Platì e San Luca] sono i carabinieri[…] ad essere circondati dalla ‘ndrangheta enon loro a circondare i mafiosi” o nelladichiarazione apocalittica dell’amazzone ren-ziana Anna Rita Leonardi che, secondoMalaguti, “è costretta a dire nelle interviste:«Se resto viva […] porterò Platì alle elezioni».Se resto viva”.Nelle righe successive, preferendo ignorare lastoria recente dei sequestri di droga che, afasi alterne, ha attribuito a Genova, Ancona,Fiumicino e Napoli il titolo di scalo privilegia-to dalle mafie per far giungere la droga inItalia, si fa riferimento al comunque preoccu-

pante dato diffuso dalla magistratura relativaal sequestro, in questi primi mesi del 2016, disettecento chili di cocaina nel solo porto diGioia Tauro per sentenziare che in nessunaltro luogo come in Calabria i porti sianodella criminalità organizzata. Tanto, pensabene il redattore del quotidiano torinese,considerato il numero di container che giun-gono nello scalo reggino, figuriamoci quantadroga, quante armi, quanti rifiuti radioattivi equante tonnellate di cocaina passano sotto ilnaso della Guardia di Finanza! È statistica(sommaria, come la giustizia, aggiungiamonoi).Ma chi spera che siano già state sparate tuttele cartucce di un caricatore fatto di odio eignoranza si sbaglia di grosso. Tirando nuova-mente in ballo Cafiero de Raho, si sottolineal’ineluttabilità della corruzione che, comeuna pustola cancerosa, si allarga a macchiad’olio dalla Calabria al resto del Paese. Per ungrappolo di società che la magistratura iden-tifica indubitabilmente come complici della‘ndrangheta, viene lasciato intendere, le altreappartengono a una zona grigia in cui gliamministratori non sono consapevoli di ciòche accade tra i propri dipendenti o le indagi-ni non possono essere così approfondite daavere prove che garantiscano una chiusurasenza possibilità di appello. Così, per salva-guardare quella piccola parte pulita di affari-sti, la magistratura magnanima, affermaMalaguti, non porta via il lavoro da questaterra continuando a far prosperare (anche) leditte affiliate e impedendo a Polizia,Carabinieri e Guarda di Finanza di vincere

una guerra che combatteranno in eterno.Ma è solo a questo punto che viene messo ilcarico da novanta, che si sputa sulla dignità diogni lavoratore onesto della Calabria e sipiscia sulle tombe di chi ha dato la vita per ipropri diritti, per la propria impresa e per lapropria dignità in questa terra. Stando aGiuseppe Lombardo, per Malaguti, “«con-trastare le mafie significa [addirittura! - dicia-mo noi] impedire, in un certo senso, che l’e-conomia riparta» […] E - continua con unasua personale riflessione il redattore - chi siporta dentro questo dubbio ha voglia di met-tere la criminalità organizzata con le spalle almuro?”Insomma non solo siamo un cancro, masiamo persino indebellabili, il male non sradi-cabile di uno Stato che, poveretto, colpe nonha e si ritrova con le mani legate nel momen-to stesso in cui si fa venire in mente unabuona idea per cancellarci dalle mappe.Perché, apocalitticamente parlando, dopo lalettura di un pezzo del genere che descrive sìdelle verità, ma usando iperboli che gettanonel più totale sconforto, l’unica soluzionepossibile al lettore non calabrese pare esserela secessione.Il giornalismo, crudele e strumentale, simette nuovamente al servizio di quella partedel Paese che cerca un capro espiatorio per imali dello Stato e fomenta un odio che sfocianel razziale, facendoci interpretare ancorauna volta il ruolo “du stortu cornutu e vastu-nijato”, che si ritrova inconsapevole al centrodi un fuoco incrociato.

Jacopo Giuca

“ILQUADRODIPINTODALL’ARTICOLOPIÙSOCIALMENTEFAZIOSODELLASTORIAÈADIRPOCOATINTEFOSCHE.LALOCRIDEDESERTADITIZIANCONTINUAA

ESSEREPIETOSA.

S

DOMENICA03 APRILE 08www.larivieraonline.com

Sviluppo Un articolo apparso su La Stampa attribuisce al nostro comprensorio le colpe della crisi ital-iana, allargando a macchia d’olio la complicità con la criminalità organizzata a tutta la cittadi-nanza. Strumentalizzando dichiarazioni (spesso complici) di magistrati e (aspiranti?) politicicalabresi, il messaggio che traspare, ancora una volta, è un “dagli all’untore” rivolto a unaLocride che deve diventare “cosa altra” dall’Italia civile e democratica.

Locride, il cancro d’Italia

Lucano

uomini

mimmo

più influenti

50La rivista Fortune ha collocatoMimmo Lucano, sindaco di Riace,al quarantesimo posto dellaclassifica dei 50 leader piùinfluenti della Terra, uomini edonne che nel mondo degli affari,del governo, della filantropia edelle arti stanno trasformandoil mondo e ispirando gli altri afare lo stesso. A Mimmo Lucano diquesta corona non importanulla anzi ne è quasi infastidito.

SpecialeCOPERTINA

tra i

del mondo

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Èentrato in redazione facendoseguito al suo sorriso epidemi-co. Manica corta prematura ecellullare bollente. “Chi ‘ncivinni ‘nta testa a sti mericani?!”.Non ha ben chiara la portatadella sua incoronazione. “Ma èimportanti sta cosa?”. L’epicità

dell’umile. L’innocenza da Eden.La rivista Fortune ha collocato MimmoLucano, sindaco di Riace, al quarantesimoposto della classifica dei 50 leader piùinfluenti della Terra, uomini e donne che nelmondo degli affari, del governo, della filan-tropia e delle arti stanno trasformando ilmondo e ispirando gli altri a fare lo stesso.Mimmo Lucano ha riportato la vita nel suopaesino dove erano rimasti solo i vecchi, dovec’erano case per altri 2000 abitanti mentre iriacesi, da 3000 che erano prima degli anni‘70, erano scesi a 1600. Per fare risorgereRiace, Mimmo Lucano non ha puntato sulturismo enogastronomico o su quello legatoai beni culturali, tanto in voga negli ultimitempi. Ha puntato su qualcosa che fa partedel nostro DNA: l’ospitalità. Grazie a lui l’ac-

coglienza ha trionfato e oggi corre scalpitan-te per le vie del borgo di Riace superiore. Era il 1998 quando le coste del paese dei santiCosma e Damiano, i santi degli stranieri,furono interessate da uno sbarco di curdi eiracheni in fuga dall’inferno. Ancora unavolta il miracolo per Riace veniva dal mare:nel ‘72, con il ritrovamento dei Bronzi, ilmare aveva restituito il passato, adesso stavaconsegnando il futuro. In tutti questi anniMimmo Lucano, seguendo la lezione diMonsignor Bregantini, ha spalancato le sueporte per regalare agli ultimi una secondapossibilità. Ha dato loro una casa e servitopersonalmente pasti caldi. Ha iniziato a par-lare il loro italiano senza coniugazioni, pergettare ponti e creare unione. “Gettare ponti:non c’è sfida più nobile” - ha dichiarato qual-che tempo fa Papa Francesco. Oggi MimmoLucano è ancora lì a fare guerra alla divisio-ne. Per questo è tra i potenti. La sua è lapotenza della dignità e della politica onesta.Come è venuto a conoscenza di essere tra ileader più influenti del mondo? Mi ha chiamato un giornalista chiedendomi:“Com’è sta storia?” - “Non ne so niente io” -ho risposto. Io un potente? Non mi piacequesta parola. Mi fa persino vergognare. Ionon so cosa significhi autorità. Non l’ho fatto

Attualità La rivista Fortune ha collocato Mimmo Lucano, sindaco di Riace, alquarantesimo posto della classifica dei 50 leader più influenti della Terra, uominie donne che nel mondo degli affari, del governo, della filantropia e delle artistanno trasformando il mondo e ispirando gli altri a fare lo stesso. A MimmoLucano di questa corona non importa nulla anzi ne è quasi infastidito.

INALTO ILBORGODIRIACESUPERIOREEUNGRUPPODI RAGAZZI PRESSOLATAVERNADONNAROSA. INBASSOMIMMOLUCANO INREDAZIONE

MimmoLucano“Non sono potente

neppure perchè sono buono. La mia è unamissione di sinistra. A me la proprietà priva-ta non interessa, mi interessa il collettivo. Èuna spinta istintiva per me aiutare. Potente...no, non mi sento affatto potente. Oggi sonocontento! Sono contento di essere stato utilea migliorare quello che mi circonda. Nellavita ho imparato che è molto più incisivo tro-vare le soluzioni costruendo, generando pro-cessi importanti, dando l’esempio.Una volta che la notizia si è diffusa, chi èstato il primo a chiamarla?Il primo a chiamarmi, alle 6.20 di mattina èstato Peppino Lavorata, ex sindaco diRosarno nonchè ex parlamentare del PartitoComunista. Era emozionato, forse più dime. Insieme abbiamo condiviso tanti ideali. E la sua famiglia cosa le ha detto? So chequesta sua missione ha purtroppo sfilaccia-to piano piano i vostri rapporti...La mia famiglia non mi ha mai sostenuto.Quando mi sono candidato la prima volta,mio padre non mi ha votato. Piano piano misono ritrovato solo. Perchè è stato forte ilmio credo. I miei familiari non sanno nem-meno che sono rientrato in questa classifica.Nell’ultimo comizio che ho fatto, mio figlioha chiesto di prendere la parola: volevaconoscere con quali criteri vengono selezio-

nati gli operatori che si occupano dell’acco-glienza dal momento che lui era costretto adandarsene dalla sua terra. Diceva che avreb-be votato scheda bianca. Non so cosa siascattato nei miei familiari, forse c’è stata unagelosia di fondo. Mi avrebbero voluto tuttoper loro mentre, piano piano, io venivo vistocome il padre del mondo che avevo creatoattorno a me. Ma non avrei potuto fare altri-menti: ho solo bevuto da quell’amore che,con la forza dell’accoglienza, era stato semi-nato. Silenzio anche dalle istituzioni. Gli ufficistampa della politica regionale, provinciale,locale ci inondano di comunicati di solida-rietà. In questo periodo difficile di intimida-zioni e agguati in modo particolare.Nessuno che ci abbia scritto per congratu-larsi con lei. Nessuno nemmeno tra i rap-presentanti della sinistra. Perchè questapolitica si affretta a mostrare tutta la suavicinanza nella sventura ma non riesce acondividere le gioie e le conquiste?(Precisiamo al lettore che l’intervista è di mer-coledì 30 marzo, la notizia di Fortune circolavagià da tre giorni. Giovedì qualcuno inizia a sve-gliarsi).L’unico ad avermi chiamato è stato AgazioLoiero che, tra i tre presidenti che si sono

succeduti in Calabria negli ultimi anni, ioconsidero l’unico vicino agli ideali diDemocrazia Proletaria. È con lui che nel2009 viene approvata la legge sull’accoglien-za e l’integrazione degli immigrati, una leggeche nasce da quella Locride solidale che erariuscita a diventare presidio d’accoglienzanel periodo dell’emergenza umanitaria aLampedusa. La risposta di soli tre paesinidella Locride - Riace, Caulonia e Stignano -fu molto più forte di quella di Milano, alloraguidata dalla Moratti. Milano diede la dispo-nibilità di 20 posti, Riace, Stignano eCaulonia 200. Con la legge 18/2009 Loiero,nonostante venisse da quella democrazia cri-stiana da sempre interessata al potere, dimo-strò di avere a cuore il tema dell’accoglienzae si fece interprete di questo messaggio soli-dale, di un modello da imitare, da riprodur-re e portare come esempio e come punto diriferimento per una legge nazionale. I flussimigratori non devono farci paura, possonoessere gestiti grazie al “potere” della saggez-za e della lungimiranza. L’attuale governatore, invece, non si è fattovivo...Oliverio mi ha deluso. Io l’ho votato, miimmaginavo una piccola svolta. Non mi erofatto illusioni che potesse succedere chissà

che cosa, so benissimo che i cambiamentipolitici richiedono molto tempo. Però spera-vo in un avanzamento dopo il modelloReggio che ci ha fatti vergognare un po’ tutti.Ad oggi, il presidente Oliverio ci deve dellerisposte. Innanzitutto perchè ha puntato suDe Gaetano, nonostante il veto del governocentrale? Quali meriti speciali ha avuto?Perchè Oliverio non ha nominato uno comeGianni Speranza che a Lamezia ha dimo-strato di saper gestire una realtà estrema-mente complicata? Perchè non fare riferi-mento a una persona come IlarioAmmendolia che ha dimostrato tanto alnostro territorio, sia quando è stato sindacoche quando è stato presidente dell’assem-blea dei sindaci della Locride?Ammendolia, oltre che un valido politico, èun intellettuale serio e caparbio: ha avutogrande coraggio a schierarsi contro Gratteri,quando tutti lo portavano in palmo di mano.Sarrebbe stata un’ottima guida per questaterra. E invece si sono preferiti personaggi,protagonisti di storie piene di ombre.Addiritura De Gaetano verrà arrestato e chiviene nonimato come assessore? Una che faparte di questo sistema ma che hanno volu-to fare apparire a tutti i costi come una pala-dina dell’antimafia.

Nel trasformare quella che lei chiama “uto-pia della normalità” in realtà, si è visto met-tere il bastone tra le ruote dalla criminalitàorganizzata. Dopo questa incoronazione la‘ndrangheta perderà ulteriormente consen-so, sentirà mancare la terra sotto i piedi emagari vorrà rifarsi. Questo non la spaven-ta?Questa esperienza di accoglienza è lontanaanni luce dal mondo delle mafie. Riace havissuto periodi difficili quando io facevoparte di Unità Proletaria. Nelle campagne siincuteva terrore e non era raro che venisse-ro uccise persone. Era diventato stranamen-te un territorio difficile da vivere.Stranamente perchè a Riace non si era maiucciso per mafia. Dopo quel periodo di san-gue non si sono verificati episodi allarmanti.Quello che oggi più mi preoccupa, a dire ilvero, non è tanto la mafia, quanto piuttosto le ombre dell’antimafia.Quest’antimafia strombazzata, funzionalesolo a giustificare un disarmante vuoto poli-tico. È da anni che siamo in attesa di una veraricetta da parte di questa antimafia, finorasolo di facciata, di professione. Non aspettia-mo altro che conoscere quale sia l’azioneproposta così da metterla in pratica.

DOMENICA03 APRILE 13www.larivieraonline.com

“La mia famiglia non mi ha maisostenuto. Quando mi sonocandidato la prima volta, miopadre non mi ha votato. Pianopiano mi sono ritrovato solo.Perchè è stato forte il mio credo”.

“Oliverio mi ha deluso. Io l’hovotato, mi immaginavo unapiccola svolta. Speravo in unavanzamento dopo il modelloReggio che ci ha fattivergognare un po’ tutti”.

e, sono di sinistra!”

ASINISTRA, IL SINDACOLUCANO INCONTRACÉCILEKYENGE INVISITAARIACE. A DESTRA, MIMMOOSPITEGIOVEDI SCORSOALSALOTTODI“PORTAAPORTA” CONBRUNOVESPA

“ “

DOMENICA03 APRILE 14www.larivieraonline.com

ILARIO AMMENDOLIA

Non mi metterò a scrivere unarticolo agiografico suMimmo Lucano perché“Fortune” lo ha inserito tra i40 leader più famosi delmondo. Me ne vergognereise dovessi farlo. Conosco la

mia Regione, la sua storia i suoi problemi, lesue energie e so che Riace non è in Etiopia.Mi sorprende che tanta parte della classedominante in Calabria abbia avuto bisognodella graduatoria compilata da “Fortune”per capire la potenza del messaggio che pro-mana da Riace.Da sindaco di Caulonia dal 2007 al 2012 holavorato insieme a Mimmo Lucano scom-mettendo sui valori dell’accoglienza e dellasolidarietà. Da presidente del comitato deisindaci della Locride ho contribuito a fardichiarare i nostri paesi “terre di accoglien-za”. Ci sono stati momenti belli ed entusia-smanti e altri difficili e amari sino allo sfini-mento. Mimmo Lucano è stato tenace edeterminato e ha più che meritato il giustoriconoscimento tributato da “Fortune”.Nessuno come Lui ha pagato, anche di per-sona, il peso di una scelta difficile. Mimmoha tanti meriti ma ne cito solo uno: nellaRiace di Mimmo Lucano ogni personaviene considerata nei fatti come “sacra einviolabile”. In un mondo che sembra volerdimenticare le tragedie dell’ultima guerra, ilsindaco di Riace si rifiuta di far sua la massi-ma di Hobbes: “Homo homini lupus”, con-siderando gli “scarti” della terra - come fra-telli con cui costruire una società più giusta...Infine, apprezzo il fatto che MimmoLucano, pur essendo contro tutte le mafie, èanche uno dei nostri pochi “politici” chenon ha avuto bisogno di riempire l’immensovuoto di idee e di ideali con il teatrino del-l’antimafia .Riace accoglie perché ha maturato la gran-de consapevolezza che non ci sarà né pace,né ordine nel mondo senza giustizia e senzarispetto per la dignità di tutti gli uomini.Tutti coloro che arrivano a Riace sono con-siderate “vittime” di un una guerra che ipotenti del mondo hanno mosso ai piùpoveri della terra.Ho parlato mille volte della bella esperienzadell’accoglienza ma in questa circostanza,tenterò di contestualizzare il messaggio diquesto Paese della Locride nel fronte di unmovimento di “Resistenza” che cova sottola cenere.Il riconoscimento di “Fortune” è importan-te e acquista valore nel momento in cuidiventa patrimonio e riconoscimento non a

una singola persona ma all’intero popolocalabrese.Anzi alla difficile “Resistenza” che il popolocalabrese sta opponendo, in forme diversealla “normalizzazione” e alla sottomissionea un “ordine” inumano e ingiusto che si vaimponendo, in forme diverse, in Calabria,sul Mediterraneo e nel mondo.Noi siamo il “Sud” del mondo e in questo“Sud” c’è Riace e c’è Platì, due facce dellastessa medaglia.Paesi che sentoentrambi miei sinoal midollo.Metafore di unmondo ingiusto chesviluppa le contrad-dizioni che stannoalla base del diffici-le momento storicoche attraversa la Calabria. Sento mia l’espe-rienza di Riace così come rivendico il fattoche, subito dopo l’ operazione “Marine” cheha ferito la Calabria intera, sono stato ilprimo a scrivere su un giornale “io sonoorgogliosamente plateoto”. (Mi fermo, manon senza manifestare la mia mortificazioneper come si va svolgendo - almeno sinora -

la campagna elettorale di Platì. Ritengo chequel Paese avrebbe meritato, dopo anni dimatura protesta, ben altra campagna eletto-rale condotta su un terreno di rivolta e dicontestazione a un sistema che da una partegenera la mafia e dall’altra finge di combat-terla. Platì, “caso nazionale”, non può sca-dere in una mera lotta di potere, altrimentiperde ogni significato). Sono sicuro che si possa comprendere il

messaggio di Riace solo comprendendo ildramma di Platì! Due postazioni diverse chedovrebbero generare un unico fronte diResistenza.Non ci sarebbe stato alcun bisogno di Riacese coloro che tengono in mano i destinidell’Occidente non avessero sfruttato, affa-mato e bombardato i popoli deboli.

Non ci sarebbe stata la ‘ndrangheta a Platì,se non ci fossero state alle nostre spalle, oltreun secolo di politiche antimeridionali, senon ci fosse stata la distruzione della civiltàcontadina e il tradimento della Costituzioneda parte dei governi e dei gruppi dirigentiche si sono susseguiti in questo dopoguerra.Quando gli uomini degradano allo stato dilupi feroci, quando la ricchezza diventa“cifra” del mondo, quando gli Stati diventa-no tirannici, quando si calpesta la dignitàumana, quando tanti giovani diventano alie-nati e frustrati, perché sorprendersi dellapresenza dei terroristi o dei mafiosi?Mimmo Lucano tende a coprire questaimmensa voragine con la buona Politica manon è cosa facile come dimostra il cordone“sanitario” che i politicanti di bassa lega chespopolano in Calabria e in Italia hanno stesointorno al sindaco di Riace. Non c’è politicasenza un “progetto”, senza ideali, senzaidee, senza la necessaria capacità di unavisione globale.Concludo:Non c’è “buonismo” in quanto abbiamodetto.La bontà è una bella cosa ma appartienealla singola persona. A Riace e nei puntistrategici della Locride invece si tesse undelicato filo rosso che deve collegare i paesidell’accoglienza a Idomeni, a Platì; laCalabria e il Sud Italia ai Paesi delMediterraneo a Molenbeek, alle banlieue diParigi.Gli sfruttati del mondo che conquistano piùpunti strategici per sviluppare una nuova“Resistenza” che in Italia diventa lotta per ilrispetto sostanziale della Costituzione.Questo è il solo modo che conosco per ren-dere il giusto onore a Mimmo Lucano, mili-tante coerente, che mantiene salda la suapostazione.

L’alternativa aquesta scelta dicampo è laguerra, sono lelotte religiose,la repressionecieca e ottusa, ilrazzismo, l’infe-licità per miliar-di di uomini, il

degrado della Calabria, la devastazionedelle nostre terre. Altri bambini morti, altrestragi inutili, altre vittime innocenti, altregalere, altre faide, altre retate, altri omicidi.Siamo folli a sognare un mondo di pace?Siamo folli a credere al riscatto del popolocalabrese di tutti gli sfruttati della terra?È un folle Mimmo Lucano a coltivare la sua“Utopia”? Sarà la storia a dare una risposta!

Noi siamo il“Sud” del

mondo e inquesto “Sud”c’è Riace e c’è

Platì, due faccedella stessamedaglia.

Metafore di unmondo

ingiusto chesviluppa le

contraddizioniche stanno allabase del difficile

momentostorico cheattraversa la

Calabria

Non si può comprendere il messaggio di Riacese non su comprende il dramma di Platì! Duepostazioni diverse che dovrebbero generareun unico fronte di Resistenza.

Il delicato filo rossoche si tesse a Riace e sidiffonde in Calabria

“STRAORDINARIOINTERVENTO DICARDIOCHIRURGIA

A RAPALLO:UN’OPERAZIONEUNICA SU UNA

MALATACONSIDERATA DAIMEDICI E DAGLISTUDI DELLAMEDICINA

“INOPERABILE”

Ricostruita per la prima volta un’arteria da un chirurgo calabrese

ALBERTO MARIA CAVALLO

Se la medicina è senza frontiere èperché l’estro dei medici rompeogni limite. E il talento, tutto cala-brese, del professore SalvatoreSpagnolo, ha permesso a unadonna, destinata al trapasso, ditornare ad assaporare il profumodella vita. È successo a Rapallo,alla clinica “Iclas- Villa Azzurra”,lì l’equipe del professoreSalvatore Spagnolo ha fatto quel-lo che ad oggi rimane, anche perla letteratura medica, un interven-to straordinario: ha ricostruitointeramente la coronaria discen-dente anteriore in una pazientecon arterite coronarica diffusa.Un’operazione unica su unamalata considerata dai medici edagli studi della medicina “inope-rabile”. Oggi la donna, poco piùche sessantenne, è tornata a vive-re normalmente e questo grazieall’equipe di Spagnolo, il talentodella medicina dalle origini cala-bresi adottato dalla Liguria. Enon parliamo di un intervento di

routine, o semplicemente compli-cato, parliamo di un lavoro quasiunico, rarissimo, come rara è con-siderata la patologia che colpiscechi ha una sindrome coronaricadiffusa: la arterite di Takayasu. Lamalattia di Takayasu (o arterite diTakayasu) è un’infiammazione

delle arterie, che colpisce i grandivasi, soprattutto l'aorta e i suoirami principali. Una caratteristicaprecoce della malattia è l'ispessi-mento della parete arteriosa, cheproduce stenosi, trombosi e, alcu-ne volte, aneurismi. I segni sonomolto variabili; gli affetti possono

essere asintomatici o presentaregravi sintomi neurologici.Insomma una scommessa vintaancora una volta dalla passioneper la medicina e dalla voglia disuperare i limiti per salvare viteumane. La cardiochirurgia non ècosa da poco, infatti le vene tora-

ciche presentano, al contrario diquelle degli arti, pareti sottilissi-me che espongono con facilità alacerazione di difficile riparazionee che comporta in molti casi allalegatura della vena. Spagnolo daanni opera con la tecnica dellamicrochirurgia, una tecnica chesta dando a lui e ai suoi pazientigrandi soddisfazioni. E la soddi-sfazione, diciamolo, è anche pernoi calabresi che ci specchiamonel talento del cardiochirurgonativo di Simeri Crichi che oggi èai vertici della medicina interna-zionale. Oggi Salvatore Spagnolo,oltre che a Rapallo dove opera,riesce a eseguire visite in diversistudi in Calabria, a Siderno, allo“Studio Radiologico”, aCatanzaro a “Villa Serena” e alPoliclinico Madonna dellaConsolazione” a Reggio Calabria.Una opportunità per i calabresi difarsi curare ancora per moltotempo da un loro conterraneo cheda lustro non solo alla nostra terrama a tutta la medicina italiana.

“È inammissibile che gli uffici di Equitalia Sud(Agenzia che riscuote i Tributi e le Tasse di Comuni,Enti Vari ed Agenzia delle Entrate) ancora oggi sitrovano presso locali angusti, stretti non certamen-te adeguati ad ospitare i cittadini contribuenti ed iprofessionisti di ben 42 Comuni della Locride chegiornalmente si recano presso la sede di Via Romaa Locri accodandosi dietro file interminabili che ilpiù delle volte arrivano sul marciapiede antistante,lasciando i cittadini contribuenti al freddo e sotto lapioggia in Inverno e sotto il sol leone durante l’esta-te è senza servizi igienici. Non è tollerabile che unufficio la cui capienza è di cinque sei persone si troviinvece ad ospitare decine e decine di contribuenti, iquali già alterati e vessati per i pagamenti da effet-tuare, giungono allo sportello stremati e nervosi espesso e volentieri si assiste a scene spiacevoli equalche volta si sfiora anche la rissa.”Il testo che precede è tratto dal comunicato stampadel ex Presidente dell’Ordine dei dottoriCommercialisti dott. Giusppe Iurato pubblicato agennaio del 2012 ... a distanza di ben quattro anni lecose non sono cambiate.Nell’immediatezza della pubblicazione del comuni-cato si vociferava di uno spostamento della sede inun luogo più consono alla numerosa utenza ed ade-gato alle normative di sicurezza, igiene ed accessibi-lità ...ma niente.Ancora oggi i disaggi persistono, contribuenti che simettono in fila dalle sei del mattino, compilazionedi elenchi interminabili, soppressione dello sportel-lo dedicato ai commercialisti un giorno a settima-na...È impensabile che in un paese civile, un compren-

sorio con una popolazione di circa 132.000 abitanti,l’Ufficio di riscossione dei tributi abbia dei locali conuna superficie dedicata al pubblico di 8 mq, proba-bilmente non adeguata alle norme antincendio, nonadeguata alle prescrizioni del DM 236/89 (elimina-zione barriere architettoniche) e due dipendenti peril servizio allo sportello.Pertanto, si rinnova l’invito ai sindaci della Locride,ai quali Equitalia Gestisce il servizio di riscossionedei Tributi, di sollecitare i vertici di Equitalia a:• trovare locali più adeguati, consoni edignitosi sia per i contribuenti esia per i dipendenti;• potenziare l’ufficio con l’incremento delpersonale dedicato al pubblico.Personalmente chiedo a nome di tutti i colleghi, aprescindere dalla convenzione stipulata conEquitalia relativamente allo sportello telematicodedicato, il ripristino dello sportello dedicato aicommercialistii due giorni alla settimana, poichè laprofessionalità dei colleghi porterebbe alla risolu-zione di un maggior numero di pratiche in un mino-re tempo, apportando sicuramente un beneficioall’Ufficio di Locri.Credendo sempre più nella funzione sociale delCommercialista si è ritenuto indispensabile un taleintervento, affinchè tutte le istituzioni ed associazio-ni presenti si prodighino per lo sviluppo sociale edeconomico del nostro territorio ed auspico cheanche questo comunicato non rimanga letteramorta come il precedente...

Ettore Lacopo

I Commercialisti contro l'inefficienza dello sportello Equitalia di Locri

In occasione dell’uscita della traduzione tedesca di“anime Nere”, prosegue il viaggio, speriamo vittorio-so, di Gioacchino criaco nell’ambito del PremioRieeti, di cui è finalista con “il Saltozoppo” ed.Feltrinelli. Criaco è stato protagonista del secondo incontrodell’8 ̂edizione del Premio, promosso dall’assesso-rato comunale alla Cultura e dalla Biblioteca

Paroniana con il contributo dellaF o n d a z i o n eVarrone, tenuto il25 marzo all’A u d i t o r i u mVarrone.Nel primo pomerig-gio lo scrittore haincontrato la classedella CasaCircondariale diRieti, una delle piùimportanti novitàintrodotte in questanuova edizione delPremio che vede ungruppo di detenuticoinvolti nella giuria

popolare con il loro voto.Ricordiamo che i cinque libri finalisti dell’edizione2016 sono: La tentazione di essere felici (Longanesi)di Lorenzo Marone; I miei genitori non hanno figli(Einaudi) di Marco Marsullo; Il saltozoppo(Feltrinelli) di Gioacchino Criaco; L’estate del canebambino (66th And 2nd) di Marco Pistacchio eLaura Toffanello; Le serenate del Ciclone (Neri

Anime Nere tradotto in tedesco e Criaco

finalista a Rieti

ECCELLENZE CALABRESI

DOMENICA03 APRILE 17www.larivieraonline.com

La notizia della settimana, a Locri, è stata quella lanciata (come sempre più spesso accade) sulla sua pagina Facebook da GiovanniCalabrese, relativa alla demolizione della scuola d’infanzia di via Virgilio. Chi già teme che il provvedimento dell’AmministrazioneCalabrese lascerà la città priva di un istituto scolastico, però, non tema. Il progetto della giunta comunale, infatti, prevede la riedifica-zione dell’edificio interamente in legno, caratteristica che costituirà un unicum in tutta la regione.

Locri: iniziata la costruzionedella scuola

ecosostenibile“

Il potentino Michele Campaniello,avvocato in diritto del lavoro innamo-rato di Siderno e da dieci anni ospitestagionale fisso dei nostri lidi, si è direcente candidato a consigliere nelleimminenti elezioni per il rinnovo delconsiglio comunale di Bologna.Membro della Direzione ProvincialePD del capoluogo emiliano,Campaniello ha deciso di divenireparte attiva della politica nella spe-ranza di contribuire a dare a tutti paridiritti ed opportunità, creando cosìuna società più cosa e solidale.

Campaniello:un lucano

naturalizzatosidernese al consigliocomunale di Bologna

Change the World Model United Nations è un forum sui diritti umani organizzatodall’Associazione Diplomatici che si è tenuto dal 17 al 23 marzo presso il Palazzo di Vetro a NewYork. In questo ambito, uno studente dell'Istituto Tecnico per Geometri di Siderno, MatteoMurdaca ha partecipato al Programma accompagnato dalla professoressa Giusy Calenda. Matteoha rappresentato lo YEMEN e ha avuto la possibilità di imparare le regole e le procedure da adot-tare nelle varie fasi dei lavori nelle commissioni.

Siderno all’ONU grazie a Matteo Murdaca

I pochi cittadini che di sera di sera passeggiano sucorso Carlo Maria di Marina di Gioiosa Jonica nonci fanno più caso a questo paesaggio. Un simpaticoturista,forse originario della Vallata, incredulo perquesta assoluta mancanza di rispetto per i pedoni,ironicamente l’ha definita “passeggiata con acroba-zie, con superamento di ostacoli”. Invece questoaccade regolarmente, magari anche a Siderno o neicentri limitrofi, ma il fatto che accada anche altro-ve non rende legittima la mancanza di senso civicodegli abitanti né tantomeno l’assoluta latitanza dichi a questo compito è demandato, in questo casoi vigili urbani. Ed allora, in questo scenario, abbia-mo pensato di rivolgere qualche domanda al primoche passa, ma di Marina di Gioiosa. Abbiamo par-lato con D.P. e così ci ha risposto: “Se fosse un fattostraordinario non ci sarebbe nulla di male - diceindignato - ma il fatto è che questa è situazioneordinaria. Può capitare un’emergenza: una com-missione in qualche negozio, un farmaco da pren-dere in farmacia, e si lascia l’auto sul marciapiedi.Ma non è il nostro caso, qui si tratta di semplice ine-ducazione, con la connivenza di…” Viene a questopunto da porsi una domanda molto ingenua, forsespontanea: “E i vigili, la polizia municipale?” E ilsolito cittadino, questa volta più che indignato, fa lespallucce e, rassegnato, continua: “E perchédovrebbero uscire dalla loro tana?” Tana è ,ovvia-mente, un termine forse improprio, pesante, - con-trobattiamo noi - si addice ad animali che stannonascosti, che so, topi, granchi, volpi. E lui: “Sì, haragione - continua – però se toglie i primi due,potrà convenire che l’ultima, la volpe, potrebbeessere proprio calzante”. E conclude: “Sì, sonoproprio come la volpe: astuti, furbi. Perché dovreb-

bero multare i soliti cittadini, che magari li hannoanche votati, quando loro, stando comodi comodidietro un computer, incassano di più?” E ci fa capi-re che si riferisce alle multe salate che il Comandodei vigili quotidianamente spedisce dal suo ufficio,ricordando i pedaggi aboliti qualche secolo fa mareintrodotti, sempre camuffati da nobili fini, comela sicurezza dei cittadini, i pirati della strada, gli inci-denti mortali, il cui fine è sempre fare cassa! Bellaconsiderazione quella del cittadino gioiosano(Marinoto) indignato, il quale non fa complimentinel redigere un bilancio dell’amministrazioneVestito. “Un fallimento - conclude - un autenticofallimento. Sono preoccupato per il futuro dellamia città, per i miei figli, per i miei nipoti. Se qual-

che tempo fa tutti convenivamo che la peggioredelle amministrazioni locali era sempre meglio deicommissari, oggi abbiamo nostalgia dei commissa-ri”. Marina di Gioiosa ha nostalgia dei commissari,dunque, e se fosse solo la voce del nostro cittadinoindignato, Domenico Vestito potrebbe dormiretranquillamente, ma fatto è che non è solo uno del-l’opposizione, che magari ha perso qualche privile-gio, ma anche la gente che aveva riposto grandefiducia e che aveva visto in questo nuovo esecutivouna “svolta” si è amaramente ricreduta. Questianni di amministrazione Vestito ormai sono noti atutti: il ricorso allo strumento vessatorio per eccel-lenza come l’autovelox (nell’anno in cui è statointrodotto sono stati incassati più di 270mila euro);l’emissione di quasi duemila notifiche relative alpagamento della vecchia ICI ignorando che perquegli anni si era esentati dal pagamento; masoprattutto la dichiarazione pubblica che questoesecutivo è incapace di far pagare le tasse (bollettadell’acqua) a tutti, ammettendo che più della metàè abusiva. Se a questo si aggiunge che in questo ese-cutivo sono state riciclate persone che avevanocombinato danni irreversibili nelle amministrazionidei comuni di origine, diviene più che doverosa ladomanda: “Perché non andate a casa?” In parolepovere: “Domenico Vestito, non hai capito che nonsei capace di guidare un comune che sino a nonmolto tempo fa era un riferimento della Vallata delTorbido?” Ed infine: “Togli quel maledetto stru-mento vessatorio che è l’autovelox. Non è stata suf-ficiente l’esperienza di Portigliola prima e Caminidopo?

Con affetto,Romolo Salerno

La “passeggiata con acrobazie” che evidenzialo stato comatoso di Marina di Gioiosa

IN BREVE

Di nuovo i ladri a Siderno. Non ci hanno nemme-no dato il tempo di montare le inferriate. Tutto sot-tosopra. Hanno portato via quel poco rimasto. Labilancia, il trapano, la cassetta degli attrezzi, vec-chie pentole. Bottiglie di birra e una bottiglia diBaileys intera. Sotto l'indifferenza di tutti. I carabi-nieri al solito dicono che dobbiamo rassegnarci.Ma noi non ne possiamo più.

CULTURA

RIVIERA

Da Hiske Maas assessora alla delusione di Porn Hub,Riviera ha rac-colto per voi gli scherzi più divertenti della Rete.A conforto e incoraggiamento per tutti gli stu-

denti!! Abbiamo alcuni esempi eclatanti di“geni” diciamo così “respinti”: Pasteur inChimica, Einstein in Matematica, GiuseppeVerdi in Musica (anche se per Verdi non si ètrattato di vera e propria bocciatura bensì un“respingimento” per motivi socio-politici) evedremo come. Verdi aveva chiesto l'ammissio-ne al Conservatorio di Milano. Lui che prove-niva dal Ducato di Parma e da un piccolo paesedi provincia, Brignole. L'Italia di allora era divi-sa in Stati e Staterelli; per Milano, a cui si acce-deva con regolare passaporto, era dunque con-siderato uno “straniero” in più era povero,aveva 18 anni e mezzo pertanto “vecchio” perl'ammissione. La frequenza all'Istituto era con-cessa per chi aveva 14 anni. La Commissionegiudicatrice, con grande sforzo e a malapenaaccettò che quell'aspirante musicista esterno,dall'aspetto misero e campagnolo, eseguissequalche composizione. Il povero Verdi fuascoltato e il giudizio fu nettamente negativo.La giustificazione fu: “applicandosi esso conattenzione e pazienza alla cognizione delleregole del contrappunto potrà dirigere la pro-pria fantasia, che dimostra di avere e quindi riu-scire presumibilmente nella composizione. Alpianoforte il candidato non aveva dato buoneprove per la posizione difettosa della mani. Epoi perchè appartenente a uno Stato stranie-ro”. In seguito, proprio a Milano, il Nostro siprenderà la rivincita con il grande Nabucco.

Maria Verdiglione

I Grandi“bocciati”

LA ROSA DEI VENTI

“La Via Crucisvivente nella frazione diMirto a Siderno”

Come d'abitudine i social e le testateon-line si contendono il primato del"pesce d'aprile" più cliccato e originale.Fuori classifica "il pesce" di Google, cheha lanciato un pulsante con una gif ani-mata raffigurante un Minion che lancia-va il microfono. Il tasto serviva adabbandonare una conversazione avviatavia mail. Coloro che l'hanno usato, unpo' per gioco, un po' per prova, si sonotrovati fuori da conversazioni di gruppo,alcune delle quali anche di lavoro. Iltasto ha quindi suscitato un certo nervo-sismo ed è stato subito ritirato, con lescuse di Google. In zona Locride ha suscitato un certoclamore l'annuncio di Hiske Maas chedichiarava di essere stata nominataAssessora Regionale alla Cultura. Brutta sorpresa per chi voleva vedersiun porno, poiché "Porn Hub" cambia ilsuo titolo in "Corn Hub", inserendo

video di lavorazione della pannocchia, aloro detta per i feticisti del cibo. Per icalabresi "il vigliozzo" accontentaentrambe le categorie. Un sito annuncia l'uscita del sequel del"Signore degli Anelli", mentre Stan Leetwitta che prossimamente ci sarà uncrossover tra Justice League eAvengers. Il celebre doppiatore LucaWard annuncia di abbandonare la car-riera, mentre H&M mette il volto diZukenberg in copertina, come futurotestimonial. Ma il "pesce" che è più piaciuto a"Riviera" è quello della storica casa edi-trice di figurine "Panini" che annuncia diaver lanciato un album di figurine dipanini imbottiti. Persino la Oxford Academic UniversityPress rammenta a tutti che il "pesce"deve essere prima d'ogni cosa diverten-te.

PESCE D’APRILE 2016

Aprile... ed è subito pesce!

Le tradizionali celebrazioni della settimana santa aMirto si sono aperte con la rappresentazione dellaPassione vivente del Cristo che anche quest’anno harichiamato tanti fedeli per le vie della frazione sider-nese.Domenica delle Palme a partire dalle ore 17:00nella frazione di Mirto a Siderno, organizzata dairagazzi dell’oratorio “prendi il volo”, si è svolta laVia Crucis vivente.Una Via Crucis resa più partecipata dai vari figu-ranti e dagli attori che hanno recitato la propriaparte con dedizione cogliendo il profondo significa-to del personaggio rappresentato da ognuno di loro.Altrettanto significativo ed emozionante è stato ilruolo svolto dalle narratrici che hanno guidato inumerosi fedeli tra le 14 stazioni della Via Crucis ele musiche scelte che bene si adattavano alle scenerappresentate.La serata si è aperta con l’entrata di Gesù aGerusalemme, proseguendo con l’ultima cena, le14 stazioni e concludendo ovviamente con la depo-sizione del Corpo del Cristo nel santo sepolcro.Tutto ciò è stato possibile grazie al costante impe-gno dei ragazzi e degli educatori dell’associazioneoratorio “Prendi il volo” della Parrocchia Maria SSImmacolata di Mirto – Donisi guidata da DonMarius che dopo il successo risalente al Natale scor-so con la rappresentazione del presepe, per il secon-do anno consecutivo hanno portato in scena la ViaCrucis vivente, a conferma che con tanta buonavolontà si possono raggiungere piccoli, ma impor-tanti traguardi.La comunità di Mirto attraverso questa e altre ini-ziative già in cantiere dimostra di avere un grandepotenziale grazie all’impegno dei suoi giovani edella sua gente sempre pronta a collaborare se coin-volta per far rivivere la frazione sidernese offrendo,sia ai propri abitanti che a quelli delle zone limitro-fe, dei momenti di una certa rilevanza per il lorocarattere religioso e al contempo di coesione socia-le.

Francesca Barranca

Un malridotto simulacro di Gesù, riesumatosoltanto per l’occasione, mostrava d’aversubito traversie peggiori di Colui che raffigu-rava. Sbrindellato, sporco, abbrutito da seco-lari ragnatele fuligginose, l’unico elementoumano riscontrabile erano le macchie di san-gue sparse dappertutto. Una specie di bendache ne copriva le parti intime, invece difasciarlo sembrava asfissiarlo, mentre quelvolto, ridotto dal tempo e dall’incuria in con-dizioni pietose, avrebbe vanificato anche l’o-pera di mille Veroniche. Le articolazioni dicuoio ingiallito scomposte nella posizionefunebre, denotavano un’innaturale volontàd’evadere dai loro alvei naturali. Eppure noninduceva al riso quel Cristo sbilenco, malan-dato, macilento, straziato, ma alla disperazio-ne. Dalla faccia emaciata e devastata, gli occhispenti dispensavano, perfino in quel momen-to, il perdono. Anche la bocca disfatta negliestremi spasimi della consunzione, con la lin-gua rinsecchita e le labbra tumefatte, buttera-te da moscerini rimastovi invischiati per sem-pre, ammoniva che il sacrificio del Golgotanon ancora concluso, perdurava nei secoli perinfondere il terrore della morte, e, forse, inu-tilmente, la sublime speranza della vita. Enessuno si sarebbe meravigliato se quellabocca incartapecorita, ritornata per un attimoviva, si fosse messa a gridare ancora “Padre,perdona loro…”. Quel corpo martoriato rim-proverava a tutti la persistenza del Drammatroncatosi, ma non compiutosi, col“Consummatum est”. Quell’ingenua rievocazione riesumava ildelitto d’un sogno di redenzione, il peggioredei crimini mai perpetrato dall’umanità. Nonera la realtà a morire perché essa si logora, sideteriora, s’esaurisce e muore nel momentoin cui, per cause naturali, arriva la sua ora.Invece il sogno no. Specie quello di un Dio

buono e condannato alla dolcezza; il sogno diun Dio ammazzato per il desiderio d’aiutare iderelitti, bisognerà ucciderlo, altrimenti nonmorirà, se mai ciò sarà possibile, perché leagonie dei sogni crocefissi dalla violenzaumana sono condannate a durare in eterno.E la gente intuiva che al di là della Pasqua, lecroci di paese non saranno mai vuote e perquesto la loro Madonna, non voleva sapernedi togliersi il lutto, cosciente com’era di dover-lo rindossare da lì a qualche ora. Era una Vergine Dolorosa, da Stabat Mater.Lacrimosa non soltanto “iuxta crucem”, maun po’ dappertutto, trascinava le sue angosceattraverso un paese votato a commiserare piùle sue pene che non quelle del Defunto. Erauna mamma sventurata, anche lei soggiacen-te al più tragico dei destini: quello di nonpoter in alcun modo scongiurare la profetiz-zata morte del Figlio. Ed avvolta nel suomanto nero, invece di dispensare pietà, lamendicava, mentre indicava a tutti il crimineperpetratole dagli uomini.…In quel velo bisunto si portavano in giro unCristo paesano, povero ed incolpevole ed ildolore di tutti i secoli. Era un Redentorepastore, artigiano e contadino che aveva lot-tato sino all’estremo ed alla fine avevaperso… s’era sforzato di pascere le sue peco-relle ed alla fine le aveva smarrite. E mentreesanime, percorreva le vie del paese, funebreall’ombra delle nuvole basse, pesanti e tetre,fra i pianti medioevali delle donne, affannateattraverso Lui a piangere tutti i propri morti,era impossibile immaginare qualcosa di piùpovero, di più Cristo e di più morto.Ed al passaggio del Morto, s’affievoliva ilcanto degli uccelli, le nubi nascondevano lamontagna e mai Resurrezione era apparsapiù lontana, remota, finta, inammissibile.

Mario Nirta

Cartolina dalla vecchia San Luca

DOMENICA03 APRILE 19www.larivieraonline.com

Esordirà a maggio allo Short Film Corner delFestival di Cannes il cortometraggio "ROSA"diretto dal regista 33enne sidernese VincenzoCaricari. Rosa vive con la madre che ha bisognodi un serio intervento chirurgico, ma purtropponon possono permetterselo vista la loro precariasituazione finanziaria. La sola cosa sicura nellasua vita è la fede: ogni notte, recita il Rosario.Rosa canta nel coro della chiesa. Un giorno,dopo la Messa, vede un borsellino dimenticato suuna panchina... La sceneggiatura è di Vincenzo Caricari,Francesca Romeo, Bernardo Migliaccio Spina. La recitazione è affidata alla bravura di ManuelaCricelli, Teresa Verteramo, Filippo Racco, AnnaGerasolo.

IN BREVE

Il regista siderneseVincenzo Caricari a Cannescon il corto "Rosa"

SETTIMANALE

Natino Chirico nasce a Reggio Calabria. Trascinato dal vento dell’arte, da ragazzo siiscrive all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. Studia per la sua crescita arti-stica e la continua ricerca nelle arti figurative, a Milano e Roma. I suoi maestri di for-mazione sono Domenico Cantatore, Franco Gentilini e Arnoldo Ciarrocchi. Il suopercorso artistico è molto vario: da disegnatore nel mondo della moda (Versace e KenScott) a illustratore, da pittore a scultore. Le arti pittoriche sono la massima forma diesternazione del suo talento, del suo essere profondo,maturato e modellato nel tempo verso nuove forme disperimentazione e di ricerca continua mediante tecni-che differenti. Un artista mite ma dai forti toni, un arti-sta a tutto tondo che ha saputo trovare la sua dimensio-ne e lasciare un forte segno. Estro senza limiti e senzabarriere. Pura fantasia e magia in ogni sua rappresen-tazione pittorica. Riesce a manifestare nei suoi dipintitematiche differenti e mutevoli raccogliendo sempreconsensi crescenti. Spazia nelle prime rappresentazio-ni dal cubismo all’espressionismo. Poi il disegno a mati-ta. Dagli anni ’90 ritorna alla pittura, evidenziando conforza nelle sue opere la materia e il colore, soprattuttoper le opere che raccontano il mondo del cinema e isuoi personaggi emblematici. L’artista racconta nellesue opere brevi storie di uomini e donne, prima che diartisti. Grandi personaggi del passato incorniciati dauna tecnica sopraffina, colore e segni che solo il mae-stro calabro sa rappresentare. La scultura è invececomandata da tecniche di creazione di sagome e segnimediante la lavorazione di lastre di metacrilico, impre-ziosite da forti colori o lamine dorate. Natino Chirico ha esposto le sue grandi opere nei mag-giori Musei e Gallerie d’Arte italiane e mondiali:Reggio Calabria, Roma, Milano, Napoli, Torino,Venezia, Catania, Cosenza, Perugia e Todi, e oltremanica a Parigi, Varsavia, Bruxelles,Berlino, New York, San Francisco e Mosca. Molte le mostre collettive, i concorsi e tan-tissimi i premi ricevuti per la sua originalità artistica. In effetti ogni immagine dipintada Chirico appare come un rapido collegamento nell’immaginario dello spettatore,

come fossero delle vere e proprie “fermo immagine”, proiettate nella memoria profon-da dell’osservatore creando emozioni e positive suggestioni. L’artista cattura dal cinema personaggi memorabili, che vanno scrutati, studiati, inda-gati ed esplorati in una profondità emotiva. Con una semplice immagine ne raccontacarattere e storia di ognuno di essi, da Federico Fellini a Charlie Chaplin e molti altricelebri, per rappresentare un mondo fantastico fatto di iconografie uniche e indelebi-

li. In questi giorni le opere dell’artista calabrese sono espo-ste nella sede di Palazzo Collicola a Spoleto, con lamostra personale “Mitologie di un eterno presente” cura-ta da Gianluca Marziani. Un percorso nella contempo-raneità artistica dell’artista che si ferma, si volta e guar-da il suo cammino da ieri ad oggi, la sua evoluzione e ilsuo coronamento di una raffigurazione chiara e decifra-bile con una tecnica e una tematica che lo contraddistin-gue chiaramente nel panorama artistico contempora-neo mondiale. Esposte ben 80 opere, di quasi trentaanni di lavori che segnano il tempo dell’artista. Emergecosì il viaggio personale ed intimo, la sua crescita e lamaestria di uno dei più importanti artisti italiani con-temporanei viventi. L’artista per l’occasione ci racconta: “Queste opere sinte-tizzano il mio percorso iniziato molto anni fa e la convin-zione di aver lavorato duro e bene per tutta la vita, di averfatto un percorso sano di ricerca e tanto studio. Sono sem-pre convinto di essere stato sulla strada giusta. Fin daragazzino mentre i miei amici giocavano fuori, io ero alavorare, a studiare. Alcuni disegni mostrano un’ossessio-ne di ricerca e l’amore. Tutto questo mi ha portato a lavo-rare in primis per me stesso. Io faccio il pittore per mestie-re, voglio pensare che la mia sia stata una scelta eroica,

forse un delirio di presunzione, ma quello che mi ha spinto è un convinzione fortissima, eil risultato mi rende felice”. E rende felice tutti coloro che osservano con emozione lesue grandi opere.

Domenico Spanò

Natino Chirico,pittore per delirio di presunzione

IL SUO PERCORSO ARTISTICO È MOLTOVARIO: È STATO DISEGNATORE NEL MONDO DELLA MODA, LAVORANDOCONVERSACE E KEN SCOTT, MA È ANCHE UN ORIGINALE ILLUSTRATORE E UN ECLETTICO PITTORE E SCULTORE.UNARTISTAATUTTOTONDOCHEHASAPUTOTROVARELASUADIMENSIONEELASCIAREUNFORTESEGNO.

A causa degli attentati terroristici si sonoridotte le destinazioni che possono rite-nersi sicure. Il panorama delle mete chesaranno prese d'assalto dai turisti è, quin-di, profondamente cambiato. È previstol'arrivo di tanti turisti al sud d'Italia. Tra lemete più ambite Sicilia, Calabria ePuglia. Il Sud (e la Calabria in particola-re) potrebbe recuperare i turisti persinegli anni Ottanta. Il turista è una granderisorsa, unica per il nostro territorio, per-tanto bisogna entrare nella mentalitàche, affinchè il turista rimanga soddisfat-to, il costo dell'offerta deve essere ade-guato alla nostra zona senza pretenderedi strafare, ambendo a facili guadagni. Ènecessario attrezzarsi per offrire ai turistiun servizio di qualità in modo che si rie-sca a conquistare la loro fiducia così dafarli ritornare ogni anno, come accadevanegli anni 80, anni preziosi per la nostraeconomia. Le nostre bellezze naturali, lespiagge di Tropea e Scilla, lo splendidoborgo di Chianalea, la costa deiGelsomini, le incantevoli spiagge diSoverato, Pietragrande, Copanello conmolta probabilità saranno invasi dai turi-sti, italiani e non. Spetta a noi adessosaperli accogliere con la dovuta ospita-lità, cosa che abbiamo nel DNA, organiz-zando intrattenimenti ed eventi, secondole nostre possibilità, con un programma alunga scadenza. L'economia del nostroterritorio può essere risollevata puntan-do a una risorsa naturale che è il mare. Èper questo che il mare va salvaguardato eoso invitare le amministrazioni comunaliaffinchè prendano a cuore la situazione.

Giuseppe Belligerante

L'angolo di Belligerante

Arrivano i turisti!

DOMENICA03 APRILE 20www.larivieraonline.com RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

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LA SCOMPARSA/1

Ha lottato con tutta la forza finoall'ultimo respiro. Ha lottato per lavita e perché la sua famiglia nonvoleva proprio lasciarla. AntonioCostanzo, l'architetto di San Lucaresidente a Sant'Ilario dello Jonio

dove rivestì anche la carica di vice sindaco, nonce l'ha fatta: il male del secolo l'ha vinto. LaLocride piange perché “Totò” lo conoscevanodavvero in tanti per la sua pacatezza e gentilez-za. Mai una parola fuori dalle righe, mai unatteggiamento poco rispettoso. Antonio eracosì, leale e sincero ma soprattutto volto aglialtri. E questo stile l'aveva mantenuto anchedurante la campagna elettorale delle provincia-li 2011, quando lui era candidato. Da anni peròlottava contro il tumore; lo stesso male che starapendo tanti uomini, donne e bambini dellanostra terra. Ha lottato in silenzio, mai unlamento, in pochi sapevano di quel che pativa,delle operazioni subite e della speranza nutrita.Mentre con l'amata famiglia attraversava il cal-vario, lui portava sulle spalle quella pesantecroce continuando a sorridere alla vita e aiutan-do il prossimo. Ha così fondato ed è stato pre-sidente della Protezione Civile associazione“Augustus” di Bovalino. Presidente e membroattivo e presente fino alla fine. «È stato unvolontario che per intrinseca convinzione ha

dedicato il suo tempo e le sue energie allacomunità in genere, alle persone più indifese ebisognose in modo spontaneo, volontario e gra-tuito. Ha sempre agito con coscienza e cono-scenza», ricorda Salvatore Natalizio, dell'asso-ciazione “Augustus”. L'umanità e l'umiltà insie-me alla gentilezza e legalità sono stati i punticardine della sua vita. Uomo impegnato nelsociale ma anche marito e padre attento e pre-muroso. Aveva creato una casa piena d'amore.«Ho perso un gentiluomo», ripete tra le lacrimecomposte e signorili Lilli Pangallo, la moglie diAntonio. Un dolore immenso per Katia eFrancesca Sofia, le amate figlie sempre al suofianco, in qualsiasi circostanza e momento. «Uneroe» per loro. Poco tempo fa proprio Katia eFrancesca erano riuscite a far commuovere nonsoltanto Antonio ma anche molti amici scriven-do su facebook un pensiero per l'uomo dellaloro vita: «Grazie Papà perché nella tua perso-na risiede l'amore, il coraggio, l'educazione, lapazienza, la bellezza e la forza di non arrender-si. Grazie per i nostri lunghi discorsi, in cui,senza dire una parola, parlano i nostri occhi.Grazie per i valori e i principi sani, veri, genui-ni. Grazie per l'immensa comprensione, i consi-gli e le parole giuste ma dirette. Grazie per latua pacatezza. Grazie perché anche nel dolorenon disperi e dimostri il tuo profondo senso

della vita. Grazie per la persona che sei. Grazieperché queste parole non solo solo da parte diuna figlia che fin da piccola alla domanda conchi ti sposerai da grande rispondeva col suopapà, ma da parte di una ragazza piena diammirazione per la tua grande dignità. Ti amomio eroe». E con dignità hanno poi annuncia-to: «Questa battaglia l'abbiamo persa ma abbia-mo avuto la fortuna di averti come papà.Abbiamo perso il nostro sorriso ma vivremo coltuo sorriso, la tua dolcezza, la tua umiltà, la tuasensibilità, la tua grande dignità, la tua voglia divivere nonostante le sofferenze. Ciao papà. Tiamo». Sono tante le persone che in queste orevarcano la porta di casa Costanzo- Pangallo perrendere omaggio ad Antonio e alla sua nume-rosa famiglia. «Una perdita inaccettabile», hamormorato tra le lacrime un collega. EAntonio, anche sul piano professionale, ha datouna gran dimostrazione. Direttore dei lavoridell'azienda Calabria Verde, ex Afor, fino aquando le forze gliel'hanno consentito lui si èrecato a lavoro. L'ha fatto anche quando quellasola unica rampa di scale dell'ufficio di Bovalinoera ormai troppo faticosa da salire.Dimostrando così che nella forestale calabreseci sono uomini e anche donne che hanno lavoglia di lavorare.

Annalisa Cost.

Equando mi chiedono: "E quindiguadagni bene?! L'importante èquesto!", in quell'istante mi rendoconto che per me l'importante ètutt'altro. "Piano piano ti abitui" -te lo ripeti ogni volta che stai perdecollare. Lì, lontano da casa,

dopo aver attraversato quel lenzuolo di nuvo-le che sembra non finire mai, ti aspetta unlavoro, le nuove amicizie, le nuove abitudiniche ormai hai fatto tue, che sono diventate latua nuova vita. Succede così tutte le volte che dopo i giorni difesta ti tocca rientrare. Quella maledetta

malinconia ti infilza e zac prova a finirti. Lofa tutte le volte anche se sono trascorsi annida quando hai preso la decisione di lasciareun lavoro che non c'è mai stato, la famiglia egli amici che, invece, ci sono sempre, anziancora di più, oltre quella distesa di zuccherofilato. Ad ogni rientro, con gli occhi pieni di nonfelicità, allacci la cintura come richiesto dal-l'hostess che parla un inglese che tutti trova-no funny.... and let's go! Via verso un sole chediventa pallido come la semola, via verso unposto che non è tuo. Ritorni nel flat che con-dividi con ragazzi che come te hanno volutoimmaginare altrove le loro albe.Ci sono volte in cui ti capita a fianco la sim-

patica vecchietta che prova uno strano godi-mento a lamentarsi dei giovani di oggi chenon fanno altro che drogarsi, fissare il cellu-lare mentre parli, e che di lavorare nonvogliono saperne. Lei non lo sa che milioni digiovani italiani ogni mattina si alzano sottoun cielo sconosciuto, corrono per prendere lametro verso Vctoria Station a Londra, in biciraggiungono la Royal Mile a Edimburgo, alvolo prendono il treno per Manchester City.Lei non lo sa che la sera, dopo 10 ore di lavo-ro, milioni di ragazzi italiani rientrano nelloro grigio flat pensando che quelle stellesopra di loro hanno un gusto amaro quandole mandano giù.In questo momento sono sull'aereo.

Abbiamo abbena toccato il suolo, per fortu-na si sta perdendo quell'abitudine di esplode-re in un applauso perchè il pilota è riuscito aportare a termine il suo lavoro. Arrivare quicon strombazzamenti convulsi e mani chebattono in maniera isterica mi innervosisce.Non c'è niente da festeggiare. L'aria di piog-gia mi accoglie anche stavolta. Mi avvio versol'uscita che oggi si chiama exit. Deglutisco.Gli occhi di mia madre prima di partire misalgono in gola. Sono difficili da digerire.Proverò a renderli meno pesanti pensando alsorriso di mio padre che mi accoglierà quan-do sarò di nuovo a casa e alla complicità dellemie sorelle che credono in me.

Valentina Cogliandro

ParoleLA POESIA

LA SCOMPARSA/2

Saverio Macrì di Bovalino

Sarebbe bello un mondo senza murie senza barriere,un mondo pulito e senza inquinare,se tu guardi in giro questo mondonon è un belvedere.

Vieni verso il mare che prima di tuttodobbiamo rispettare,senti il soffiare del vento, voci chevanno voci che non tornano.

Tante barche che solcano il mare, tante luci che sembrano candele,che in lontananza non puoi vedere.

Ascolta parole che il vento porta,parole che nel silenzio non puoi sen-tire,parole che si sciolgono nel cuore,si perdono nel vento dei pensieri.

Sole che ti illumina la mente, soletrasparente.

Ti vedo ancora dormire col profumodi fiori e gelsomini,non ti vuoi svegliare, nel sogno tisembra di toccareil cielo con le mani.

Sulla spiaggia ascolti il canto degliuccelli,ti sembra di saltare e volare.

Svegliati non dormire, alza gli occhial cielovedi una stella sta per cadere.

Pure la luna ti sta a guardare,ti illumina la strada per farti cam-minare.

Apri la mente, senti il cuore?Senti il cuore annegato nei pensieri.

Siediti per terra comincia a respirare,la natura è bella, è perfetta… nienteda dire.

Siamo noi che ci dobbiamo preoc-cupare,fare di tutto per farla rispettare.

UN SORRISO IRRESISTIBILE QUELLO DI INES ITRIA, UNA DONNADOLCE, CORDIALE E DOTATA DI GRANDE INTELLIGENZA. LAREDAZIONE ESPRIME LA PROPRIA VICINANZA A GIUSEPPE GUALTIERI,SUO AMATISSIMO SPOSO NONCHÈ EX COMANDANTE DELCOMMIS-SARIATO DI POLIZIA DI SIDERNO, E AI DUE FIGLI.

“ANTONIOCOSTANZO,

L'ARCHITETTODI SAN LUCARESIDENTE A

SANT'ILARIO DELLOJONIO DOVE RIVE-

STÌ ANCHE LACARICA DI VICE SIN-DACO, NON CE L'HAFATTA: IL MALE DEL

SECOLO L'HA VINTO.

Quel dolce sorriso

Ogni volta che ritorno...

“Ho perso un gentiluomo”

In barba al geloGigi Sarroino e Anthony Voice sfidanouna delle ultime giornate di freddochiacchierando amichevolmenteseduti su una panchina che affaccia sulcorso delle Repubblica di Siderno.

BidibibodibisplashFacendo fede al nome della suaeccellente pescheria, unFragomeni d’annata ci mostra unpesce spada che potremmo vera-mente definire magico!

Flabellina ischitanaSiamo nei fondali dello Stretto, questoNudibranco non supera i 2-3 cm di lunghezza.L’epidermide dei cerati della flabellina ischita-na è completamente trasparente e lascia cosìintravvedere i condotti di colore rosso accesodella ghiandola digestiva.Carlo Codispoti

Preparando il Blue DayL’assessore alle politiche socialiBianca Gerace e Caterina Capogrecosi preparano al convegno sui distur-bi dello spettro autistico svoltosivenerdì presso la Sala Consiliare delComune.

Uniti dalla PasquaIl medico di Martone GiorgioCalvi abbraccia durante ilgiorno di festa il giovane con-sigliere comunale siderneseVincenzo De Leo.

L’attore dai mul-tiformi talentiIl noto attore

Vincenzo Muiàsuona allegro lachitarra in com-

pagnia diGiuseppeD’Agostino

durante il picnicdi pasquetta.

Cristo è risorto!Nazzareno Galeano assisteattento alla Svelata di Pasquain compagnia del figlio.

RIVIERA

Osservando un futuro roseo Lorenzo Delfino e FrancescoMacrì posano nella SalaConsiliare del Comune diSiderno dopo uno degli innu-merevoli incontri svoltosidurante la settimana pasquale.

Passato recenteRecuperiamo una foto di qualchesettimana fa per ritrovare l’ex con-sigliere regionale Antonino Sprizziin compagnia del sindaco Pietro

Fuda e di Mimmo Bova alPolifunzionale.

Dopo tanta fatica…Al termine dellaSvelata, in corso

Garibaldi, i portatorisi riuniscono perriportare le statuealla loro dimora e

recarsi a casa a riem-pire le proprie

pance!

SETTIMANALE

DOMENICA03 APRILE 23www.larivieraonline.com

Archivio pieno…L’ex consigliere regionaleCostantino Fittante el’avvocato GiuseppeFittante posano conquello che possiamoormai definire l’ospitefisso del nostro Blob,Domenico Panetta!

Birreria d’epocaLo chef Pino, meglio conosciu-to come “Birreria”, tiene inbraccio un giovane EugenioFimognari all’inizio degli anni’80.

Good Morning, Siderno!Il sole che si leva dalle placide acque del Mar Jonio illumina Sidernoe preannuncia un’altra meravigliosa giornata.

Piaceri rusticiNel 1958, a soli 6 anni,Giancarlo Fimognari giàdimostrava di aver capitoquali fossero i veri piaceridella vita, vista la soddisfa-zione che dimostrava nell’im-pugnare una Soresina e unquarto di vino.

I bambini di PlatìIn quella città bistrattata da tutti enella quale, per Minniti, la ‘ndran-gheta è radicata come il terrori-smo, ancora esistono realtà civilicome quella della scuola, dove ibambini costituiscono quella spe-ranza per il futuro che non potràmorire mai.

L’amico ritrovatoIlario Ammendolia abbrac-cia Orlando Sculli, compa-gno di scuola ritrovatodopo tanti anni grazie aun’intervista che abbiamocondotto presso la nostraredazione.

108esimo amministrativoIn settimana, la signora Rosa Caroleo, di Locri,ha raggiunto la stupenda età di 108 anni!Tagliare un traguardo così importante l’haportata agli onori della cronaca e le è valso ilsaluto del sindaco Giovanni Calabrese e diFrancesco Macrì.

Che bella compagniaIl nostro inviato mammolese VincenzoLarosa ha passato la Pasqua in compa-gnia di una rossa e una bionda... Conquale avrà preferito concludere la sera-ta?!

Un 69 fortunato!Uovo davvero redditizio, quest’anno,per Antonio Bartolo, che, partecipandoalla riffa della festa ha conquistato que-sta invidiabile bicicletta con il significa-tivo numero 69!