La commedia P è finita S V...fiere della dodecafonia che la defi-nisce «opera possente d’una...

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n. 97 - Marzo 2011 Periodico di informazione musicale dell’Associazione Amici del Carlo Felice e del Conservatorio N. Paganini Autorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92 La commedia è finita Lorenzo Costa (continua in seconda pagina) D i questi tempi, quando un sipario si al- za, in un teatro di prosa come di musi- ca, c’è da gridare al miracolo. “Miraco- losi”, dunque, “Pagliacci” che riportano l’opera al Carlo Felice dopo un lungo digiuno. Nel Tor- rione genovese, ormai, si vive alla giornata, in un clima di rassegnazione e di sconforto che è comune a tutte le Fondazioni liriche italiane. La cultura non si mangia, ha sentenziato il vero ca- po del governo. Di cultura, in realtà, mangiano migliaia e migliaia di lavoratori; e di cultura vor- rebbero continuare a cibarsi milioni di italiani che considerano musica, prosa, cinema beni non effimeri, ma irrinunciabili per qualsiasi so- cietà “civile”. Accade nel mondo dello spettaco- lo quel che succede nella scuola: si fanno pas- sare per lotta agli sprechi tagli indiscriminati te- si solo ad azzerare un settore. In queste condi- zioni si assapora il fascino di uno spettacolo co- me se fosse l’ultimo. Ci sarà “Madama Butter- fly” dopo “Pagliacci”? In Teatro assicurano di sì. Ma possiamo essere altrettanto sicuri che do- po l’estate il tagliafuoco di Nerone continuerà ad alzarsi per offrire altre rappresentazioni? C’è in corso una seria mobilitazione di tutte le componenti del mondo dello spettacolo e di una buona parte della società civile. I cantanti lirici si sono, per la prima volta, consociati. Su vari siti internet si raccolgono firme e appelli in dife- sa della cultura. Il recente reintegro del FUS dà un po’ di ossigeno e regala qualche speranza di sopravvivenza. Ma c’è poco da stare allegri. “La commedia è finita” viene da dire con Tonio. Roberto Iovino P agliacci va in scena al Teatro Dal Verme di Mi- lano il 21 maggio 1892 sotto la direzione di Arturo To- scanini. La gestazione dell’ope- ra è durata meno di sei mesi ed incorona Leoncavallo nuovo esponente della scuola verista. Cavalleria rusticana è andata in scena due anni prima con gran- de successo ed una quantità notevole di opere di ispirazione regionale dell’Italia del Sud, che raccontano di saghe popolari e di protagonisti altrettanto popo- lari, investe i palcoscenici del giovane regno d’Italia. Gli autori oltre ai due illustri già citati so- no Giordano, Gastaldon, Di Gia- como, Cilea. Eloquenti i titoli Mala pasqua, Un mafioso, Il vo- to, Vendetta sarda ecc. Leon- P AGLIACCI E LA SCUOLA VERISTA cavallo da par suo, è un neofita della corrente verista perché i precedenti sforzi creativi aveva- no mirato alla trilogia Crepu- sculum, dedicata al Rinasci- mento, di cui l’autore portò a compimento la prima parte “I Medici”. Dalle gesta di una parte di storia italiana tanto importan- te quanto lontana e definitiva- mente assunta a modello Leoncavallo passa ad una sto- ria realmente accaduta, alme- no in gran parte: il padre di Leoncavallo, magistrato in Ca- labria, aveva giudicato un delit- to di gelosia avvenuto a Mon- talto Uffugo. DINO BURLANDO ORAFO Pezzi unici di laboratorio 16121 GENOVA - PIAZZA COLOMBO, 3/10 TEL. E FAX 010 589362 [email protected]

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  • n. 97 - Marzo 2011

    Periodico di informazione musicale dell’Associazione Amici del Carlo Felice e del Conservatorio N. PaganiniAutorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92

    La commedia è finita

    Lorenzo Costa(continua in seconda pagina)

    Di questi tempi, quando un sipario si al-za, in un teatro di prosa come di musi-ca, c’è da gridare al miracolo. “Miraco-losi”, dunque, “Pagliacci” che riportano l’operaal Carlo Felice dopo un lungo digiuno. Nel Tor-rione genovese, ormai, si vive alla giornata, inun clima di rassegnazione e di sconforto che ècomune a tutte le Fondazioni liriche italiane. Lacultura non si mangia, ha sentenziato il vero ca-po del governo. Di cultura, in realtà, mangianomigliaia e migliaia di lavoratori; e di cultura vor-rebbero continuare a cibarsi milioni di italianiche considerano musica, prosa, cinema beninon effimeri, ma irrinunciabili per qualsiasi so-cietà “civile”. Accade nel mondo dello spettaco-lo quel che succede nella scuola: si fanno pas-sare per lotta agli sprechi tagli indiscriminati te-si solo ad azzerare un settore. In queste condi-zioni si assapora il fascino di uno spettacolo co-me se fosse l’ultimo. Ci sarà “Madama Butter-fly” dopo “Pagliacci”? In Teatro assicurano di sì.Ma possiamo essere altrettanto sicuri che do-po l’estate il tagliafuoco di Nerone continueràad alzarsi per offrire altre rappresentazioni?

    C’è in corso una seria mobilitazione di tutte lecomponenti del mondo dello spettacolo e di unabuona parte della società civile. I cantanti liricisi sono, per la prima volta, consociati. Su varisiti internet si raccolgono firme e appelli in dife-sa della cultura. Il recente reintegro del FUS dàun po’ di ossigeno e regala qualche speranza disopravvivenza. Ma c’è poco da stare allegri. “Lacommedia è finita” viene da dire con Tonio.

    Roberto Iovino

    Pagliacci va in scena alTeatro Dal Verme di Mi-lano il 21 maggio 1892sotto la direzione di Arturo To-scanini. La gestazione dell’ope-ra è durata meno di sei mesied incorona Leoncavallo nuovoesponente della scuola verista.Cavalleria rusticana è andata inscena due anni prima con gran-de successo ed una quantitànotevole di opere di ispirazioneregionale dell’Italia del Sud, cheraccontano di saghe popolari edi protagonisti altrettanto popo-lari, investe i palcoscenici delgiovane regno d’Italia. Gli autorioltre ai due illustri già citati so-no Giordano, Gastaldon, Di Gia-como, Cilea. Eloquenti i titoliMala pasqua, Un mafioso, Il vo-to, Vendetta sarda ecc. Leon-

    PAGLIACCIE LA SCUOLA VERISTA

    cavallo da par suo, è un neofitadella corrente verista perché iprecedenti sforzi creativi aveva-no mirato alla trilogia Crepu-sculum, dedicata al Rinasci-mento, di cui l’autore portò acompimento la prima parte “IMedici”.

    Dalle gesta di una parte distoria italiana tanto importan-te quanto lontana e definitiva-mente assunta a modelloLeoncavallo passa ad una sto-ria realmente accaduta, alme-no in gran parte: il padre diLeoncavallo, magistrato in Ca-labria, aveva giudicato un delit-to di gelosia avvenuto a Mon-talto Uffugo.

    DINO BURLANDOORAFO

    Pezzi unici di laboratorio16121 GENOVA - PIAZZA COLOMBO, 3/10

    TEL. E FAX 010 [email protected]

  • (segue dalla prima pagina)

    PPAAGGLL IIAACCCC II

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    la lirica

    Leoncavallo scrive anche che«l’autore ha cercato pingervi unosquarcio di vita» e per questo «alvero ispiravasi» e «con vere lacri-me scrisse» questa storia in cui«vedrete amar siccome s’amanogli esseri umani», «uomini di carnee d’ossa», non più fantasmi lette-rari o teste coronate del melo-dramma romantico.

    Se mettiamo in relazione questeparole con gli scritti di Dargomizh-sky (1860-69) e con le lettere diMusorgskij (1860–1881) troviamosorprendenti analogie. Dargomizh-sky scrive, durante la stesura de “ilconvitato di petra”: “occorre spez-zare l’asservimento della parola al-la musica. La musica deve servireil testo in modo coerente per otte-nere la VERITA’ drammatica”. Mu-sorgskij, allora giovane ufficiale nel1862 comincia a musicare Il Ma-trimonio di Gogol, usando il testooriginale parola per parola, perchéè anche suo l’obiettivo di persegui-re la VERITA’ (e non a caso LeleD’Amico intitolerà l’Epistolario diMusorgskij “Musica e verità”. Ora,quantunque in pochi se lo doman-dino, che analogie ci sono tra duecorrenti artistiche distanti geogra-ficamente molti chilometri e crono-logicamente circa 25/30 anni?Eventuali similitudini sono più di or-dine generale che non di esiti con-tigui. I mondi del Convitato di pie-tra, Rusalka, Boris Godunov e Ko-vantchina ben poco hanno a chevedere con Pagliacci e Cavalleria,nonostante le apparenti vicinanzedi propositi.

    Il realismo russo trae spunto dalcanto popolare (come anche il veri-smo italiano, vedi nel prologo deiPagliacci ed anche nella ballata diNedda), riproduce il linguaggio par-lato (come il Verismo), ma porge alpubblico eventi che si incornicianoin una riflessione che li trascende equindi vi è una dimensione univer-sale sconosciuta al mondo del Ve-rismo nostrano.

    Dal punto di vista culturale l’inte-resse per il Sud italia, sulle orme diVerga, è fatto inedito ed interes-sante. Inedito perché è dai tempidella scuola napoletana di fine ‘700che non vi è una tradizione di sog-getti meridionali, interessante per-ché allora (ma anche oggi guardacaso nei giorni di un rinnovato inte-resse all’Unità d’Italia nel 150° an-

    niversario con tanto di festa nazio-nale!) il Regno d’Italia, fresco di na-scita, induce molti artisti (per lo piùdel Sud) a cantare vicende delle lo-ro terre.

    Questo fenomeno ha anche al-cuni limiti, drammatici e musicali.Sul piano drammatico si perseguesì la verità ma anche l’effetto omeglio la verità attraverso l’effettoche spesso diventa effettaccio. Daititoli citati prima si evince che c’èuna preferenza per soggetti basa-ti su moltissimi luoghi comuni o sustereotipi che ancora oggi pur-troppo rappresentano nella testadei più deboli, la realtà, mitica edaffascinante dell’Italia del Sud, co-me luogo caratterizzato solo dafaide, delitti d’onore, mafia, ven-dette e fatti di sangue, corruschi etruculenti.

    Pagliacci ne è espressione e tut-ti i colleghi di Mascagni e Leonca-vallo, cedono a questo tipo di sog-getti i cui epigoni ce li becchiamoancora oggi in tante fiction televisi-ve di pessima qualità. Ma al popo-lo italico si sa, triangoli amorosi,vendette, morti e cadaveri freschidi giornata, stimolano la curiositàed eccoli accorrere a teatro assaipiù attratti dalla morte di compareTuriddu o di Nedda e Silvio, che dailamenti dell’Innocente che chiudo-no il Boris Godunov.

    Quindi molte rappresentazionidel Meridione in campo operisticorisentono della trappola del luogocomune e della banalità teatraleche tanto piace al pubblico (ancorapochi mesi fa una nota nobildonnaitaliana, la Contessa MartaMarzotto, intervistata dalcronista alla prima dellaScala, pontificava con suffi-cienza che la scelta dellaWalkiria non le era moltocongeniale, e che meglio sa-rebbe stata “una bella caval-leria rusticana”!!!).

    Ed a partire dalla provin-ciale affermazione di tale si-gnora veniamo ai limiti musi-cali della scuola verista. So-no limiti intrinseci e limiti in-dotti. I primi sono dati dal-l’incapacità di ricreare un lin-guaggio veramente nuovodopo la gigantesca parabolaverdiana. Certamente l’ario-so sostituisce per lo più learie convenzionali, i numerichiusi vengono assorbiti ininsiemi più articolati, matant’è la sensazione del col-lage stilistico spesso assalel’ascoltatore più attento cui

    non sfuggirà che anche in Pagliac-ci si trovano melodie cantabili, ro-manze in forma libera, modi popo-lareschi, ma anche minuetti e ga-votte ‘all’antica’, citazioni da Men-delssohn e da Chabrier, ed ancheuna certa presenza wagneriana,anche a prescindere dall’ impiegodi temi ricorrenti. Tutto questoperò non ha l’inevitabilità e la pani-ca autenticità che troviamo in Ver-di ma talvolta rivela un polistilismotanto erudito quanto poco origina-le. L’invenzione melodica è spessobanale ed impersonale (lontani mil-le miglia i mondi cantabili verdiani,anche quelli meno nobili), la dimen-sione armonica spesso scolastica,l’orchestrazione di sicuro mestierema nulla più.

    Nonostante pregi (pochi) e limiti(molti) Pagliacci furoreggia cometitolo evergreen in tutto il mondo etrova un inaspettato sostenitorenel grande Renè Leibowitz, un al-fiere della dodecafonia che la defi-nisce «opera possente d’una inten-sità espressiva eccezionale, degnad’occupare un posto d’onore tra igrandi capolavori dell’arte lirica».Leibowitz vedeva nel verismo unpassaggio verso il nuovo teatroespressionista tedesco (Berg,Schoeberg, Hindemith) in cui ritro-viamo sì il gusto per fatti di sangue(si pensi a Lulu o Cardillac) ma dinuovo inseriti in una cornice chetrascende i protagonisti. La realtàè che dopo Verdi il mondo dell’o-pera cessa definitivamente di par-lare italiano.

    Lorenzo Costa

    Teatro Carlo Felice, martedì 5 aprile,

    ore 20,30R. Leoncavallo

    Pagliacci

    Fabio Luisi, direttoreFranco Zeffirelli, regia e scene

    Repliche:giovedì 7, ore 15,30 (turno G), venerdì 8, ore 20,30 (B), sabato 9, ore 15,30 (F), domenica 10, ore 15,30 (C), martedì 12, ore 20,30 (L), venerdì 15, ore 20,30 (F.A.), domenica 17, ore 15,30 (R)

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    l’intervista

    I l Carlo Felice torna all’opera e lo fa significati-vamente accogliendo sul podio il direttore chepiù di qualsiasi altro in questi mesi di crisi e ditensioni è stato vicino al teatro genovese, diventandoun punto di riferimento “super partes”: Fabio Luisi.

    L’artista genovese, richiesto in tutto il mondo eforte di un prestigioso incarico al Metropolitan, nondimentica le sue radici e quando può torna in Ligu-ria, a Genova e a Camogli.

    Il suo nome in questi ultimi tempi è stato spessoassociato a incarichi nel vertice del Carlo Felice. Si èanche parlato di una coppia artistica tutta genovesecon Marco Guidarini, direttore artistico e, appunto,Luisi, direttore principale, anche se gli interessatipreferiscono non sbilanciarsi, smorzano gli entusia-smi e usano toni prudenti.

    Conviene allora limitarsi alla “cronaca” e vivere al-la giornata. E la cronaca porta appunto alle prove di“Pagliacci” e alla soddisfazione di Luisi che si dichia-ra “felice che quest’opera si possa fare con me sulpodio”.

    – Un Suo commento su Pagliacci....“Pagliacci è una delle opere veriste più interes-

    santi, per il soggetto - un poco pirandelliano, teatronel teatro, anche se non originale di Leoncavallo, ri-cordiamo il processo per plagio nel quale Leoncaval-lo fu coinvolto - e per la ricchezza musicale, decisa-mente superiore ad altre opere dello stesso periodoe stile. L’orchestra viene utilizzata in modo molto raf-finato e suggestivo e denota una competenza com-positiva notevolissima”.

    – Lei dirige spesso il teatro di Strauss. ProprioStrauss e Mahler guardavano con particolare atten-zione al teatro verista italiano. Cosa li affascinava?

    “Mahler, benchè non abbia composto nessunaopera autonoma (tranne la revisione molto libera del-l’opera “I tre Pintos” di Weber) aveva un istintodrammatico straordinario. Non solo era uno dei di-rettori d’opera più importanti del suo tempo - ricor-diamo la cruda rivalità con Toscanini al Metropolitandi New York - ma tutte le sue sinfonie hanno un ta-glio drammaturgico spesso molto vicino a quello diun’opera lirica. Strauss era il compositore d’opera

    tedesco più famoso e di maggior successo del suotempo. Entrambi erano attratti dall’immediatezzadell’opera verista, dalla presa sul pubblico, dalla tra-duzione in musica di temi sanguigni, di passioni esa-sperate, di parossismi emozionali”.

    – Normalmente Pagliacci è abbinata a Cavalleria oad altro titolo breve. Questa volta è proposta auto-nomamente. Una scelta artistica o economica?

    “La scelta è puramente artistica e mira a valoriz-zare quest’opera per se, senza abbinamenti di sor-ta. Del resto anche alla prima rappresentazione aLondra nel 1893 l’opera venne eseguita da sola,esempio seguito molto spesso anche in tempi mo-derni (per esempio a Washington nel 1997, unaproduzione di Zeffirelli con Domingo)”.

    – Lo spettacolo avrà la regia di Zeffirelli. Ha già la-vorato con il celebre regista?

    “Purtroppo non ho ancora avuto questo privilegio”.– Come giudica gli ultimi sviluppi nella situazione

    della lirica italiana, in generale?“Un disastro. Si stanno facendo, per incompeten-

    za, disinteresse ed ignavia danni che sarà difficile po-ter riparare in futuro”.

    Roberto Iovino

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    l’approfondimento

    Cosa resta dell’eredità di Liszta due secoli dalla nascita ... lasua è ancora Musica dell’Av-venire (secondo la definizione dellostesso Liszt), o è piuttosto relegataal passato, destinata a essere di-menticata? Se pochi, fra i contem-poranei, lo compresero in tutti i suoipoliedrici aspetti (Un impostore ditalento, lo definì sprezzante il diret-tore Hermann Levi), agli occhi dimolti la sua musica appare ancoraoggi volgare e dozzinale. Ho semprenotato, ad esempio, un particolareaccanimento nei confronti del Liszttrascrittore, geniale creatore di ar-rangiamenti e rielaborazioni. Un mu-sicista culturalmente onnivoro comelui non poteva restare indifferente difronte ai grandi capolavori operistici.Verdi e Wagner, naturalmente, maanche i predecessori, Mozart, Ros-sini e Bellini ... tutti finirono nel miri-no del più leggendario pianista d’ognitempo: ecco allora che arie, duetti,pezzi d’assieme, cori e ouverture siriversarono sulla magica tastiera li-sztiana nella forma di trascrizioni oparafrasi. Nelle sue fantasies dra-matiques, ciò che interessava alcompositore era essenzialmente laricerca sul suono, e per questo siavvaleva di ogni mezzo, anche diquei sistemi di cui oggi si contesta ilvalore. Il confronto con i grandi ope-risti offriva a Liszt, instancabileesploratore e sperimentatore dellerisorse pianistiche, la possibilità difar “cantare” il pianoforte, riprodu-cendo l’intimità e il calore della voceumana. Risultato finale una mirabilefusione artistica: il profondo rispettoe la sostanziale fedeltà agli originalinon annullavano la personalità deltrascrittore, che riusciva a conferire

    ad ogni brano un’impronta inconfon-dibile. Il suono delle rivisitazioni eraottenuto attraverso una lettura ine-sausta e profondissima della fonteoriginale, un’indagine continua i cuiesiti furono arricchiti dal costanteprogresso spirituale ed artistico checaratterizzò la parabola umana delgrande ungherese. Appare ben chia-ra all’ascolto la distanza che dividebrani di linguaggio ed ambizione net-tamente distinte. Bellini e Mozartappartengono al periodo nel qualeLiszt scopriva inaudite possibilitàstrumentali, intuendo come il pia-noforte potesse gareggiare nel can-to spiegato con le voci del melo-dramma.

    Discorso più approfondito merite-rebbe poi il prolungato rapporto diLiszt con la musica di Wagner e Ver-di. Nella versione lisztiana dell’IsoldeLiebestod il lirismo viene sfrenata-mente accentuato: nei punti culmi-nanti regna un’insuperabile profluviodi suoni, un’orgia sublime nella qua-le Liszt sembra evidentemente iden-tificare il suono wagneriano. Rigolet-to è una splendida occasione per co-gliere con quanta ironia il composi-tore guardasse a se stesso ed algioco dell’istrione – ed è proprio l’i-ronia una chiave di lettura essenzia-le per tanta parte della sua musica.Bella figlia dell’amore è ben più di

    una semplice trascrizione: la scena,reinventata e trasfigurata poetica-mente, cambia significato ... l’ira diRigoletto e la sofferenza di Gilda siattenuano, risucchiate nel vorticedel duetto fra il Duca di Mantova eMaddalena, protagonisti di un idilliomeraviglioso. Negli ultimi anni la pro-digiosa capacità di cogliere l’essenzadell’opera si affinò ulteriormente,raggiungendo vertici assoluti. Ecconascere Aida, Boccanegra e DonCarlos, straordinari capolavori, ge-niali nella struttura, nell’invenzione diatmosfere evocative, nel pianismoasciutto, quasi impietrito. Liszt haimparato nel corso della sua lungavita a ridurre gradatamente le pro-porzioni strumentali, giungendo aduna formidabile capacità di concen-trazione energetica. Tutto, a benguardare, era già presente, seppurnascosto, sin dalla prima fase crea-tiva, ma ora si presenta nella suamassima evidenza, spoglio di ciò cheè inessenziale. Nell’ascoltare la con-clusione del Boccanegra, avvertia-mo quanto i giovanili ardori abbianodefinitivamente cambiato valenza, la-sciando il passo a desolati panorami... il vecchio Liszt accenna a un mon-do ancora sconosciuto, in un lin-guaggio che si apre agli sconfinatispazi del Novecento.

    Aureliano Zattoni

    Liszt all’opera: arrangiamenti, trascrizioni, parafrasi

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    Venerdì 29 aprile, ore 15,00 Palazzo Rosso: Mostra “Vedute di Genova nell’800”

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    dischi & libri

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    L’insolita storia di Carlo Repetti

    La musicaun’antologia per capire

    Genovese, già assessore allo spet-tacolo del Comune di Genova, Car-lo Repetti, cresciuto nel Teatro Stabiledel quale è ormai da anni direttore, van-ta nel suo ricco curriculum una intensaattività di drammaturgo. Nelle scorsesettimane ha esordito come romanzierepubblicando, per Einaudi, “Insolita storiadi una vita normale”. E’ un racconto,scritto con eleganza e garbo, che sisnoda fra due continenti, due secoli,due generazioni. Protagonisti un padreottantenne e un figlio quarantenne. Ilprimo rievoca alcuni episodi della pro-pria vita: la partenza della famiglia, nel1915, per il Sud America in quel flussomigratorio che portava gli italiani oltreoceano a cercare fortuna; e poi la mor-te del fratello Beniamino, la scopertadel mondo e il lungo viaggio in nave chemolti anni dopo l’ha riportato a Genova.Le memorie si snodano in un lungo ar-co di tempo, abbracciando gli anni buidel fascismo e quelli pieni di entusiasmodella resistenza. Alla morte del genito-re, il figlio si ritrova con un’eredità di ri-cordi ed esperienze che cerca di mette-re a frutto tenendo a bada il dolore perla perdita. Un romanzo nel quale dun-que si intrecciano storie individuali econtesti sociali più ampi, coinvolgendodue generazioni in un rapporto fatto dicontrasti ma anche di dialogo.

    Verdi e la Stolzun amore segreto

    Augusto Ferrero Costa, ambascia-tore del Perù in Italia, avvocato difama internazionale, ha svolto per annil’attività di critico musicale scrivendosul giornale peruviano “El Commercio”.L’amore per la musica e in particolareper l’opera hanno ispirato il volume “Lamusica, contesto e pretesto nella sto-ria” edito recentemente da De Ferrari.Il libro è un’antologia di saggi, scritti inanni diversi e per vari fogli, che spazia-no in vari campi musicali. La prima par-te, intitolata “Musicisti sorprendenti” of-fre una sfilata di personaggi storici chefurono anche musicisti: Ivan il Terribile,Enrico VIII, Federico II, Rousseau,Franklin, Nietzsche e Pasternak.

    Nella seconda, “Notizie dal mondodella musica”, Ferrero Costa indugia sualcuni grandi protagonisti della storiamusicale europea, da Bach a Debussy,passando per Cherubini, Berlioz, Rossi-ni, Liszt, Meyerbeer, Bizet, Cajkovskij,Sibelius senza dimenticare donne di par-ticolare rilevanza come Clara Wieck,Cosima Liszt, George Sand.

    Infine, la terza parte ha per oggettoil Perù nella musica a partire da “Les In-des galantes” di Rameau per arrivare adue fra i maggiori tenori del nostro tem-po, Luis Alva e Juan Diego Florez.. Con

    una curio-sità: la re-staurazionedell’inno na-zionale peru-viano è operadel bisnonnodel l ’ au to redel libro, ilcompositoreClaudio Re-bagliati, natoin Liguria, aNoli.

    Indagare i sentimenti, le passioni in-time di Giuseppe Verdi non è impre-sa facile. Lo fa Franco Donatini in un li-bro recentemente pubblicato da MauroPagliai Editore, “Giuseppe Verdi e TeresaStolz: un legame oltre la musica”. Riser-vato, scorbutico e diffidente con gliestranei, Verdi, uno “strano Italiano” co-me lo aveva definito Jules Lecomte, hasempre cercato di difendere la propriaprivacy dalla invadenza degli ammiratoricome dei giornalisti. A Genova (dove tra-scorse numerosi inverni a partire dal1867) Verdi stava bene perché i geno-vesi, riservati e silenziosi come lui, lo la-sciavano “vivere”. A Genova Verdi fre-quentò uno dei protagonisti di questo li-bro, Angelo Mariani, il primo grande di-rettore d’orchestra italiano. Ad un certomomento le strade di Verdi e di Marianisi separarono. Mariani diresse a Bolo-gna nel 1871 “Lohengrin” nella primaapparizione wagneriana in Italia. Verdinon glielo perdonò. Ma la rottura fra idue ebbe probabilmente altre cause, inparticolare una rivalità amorosa: en-trambi, forse, amavano la stessa can-tante, la affascinante Teresa Stolz. Par-tendo da lettere e documenti, dunque,Franco Donatini propone un racconto icui principali protagonisti sono Verdi, la

    Stolz, Giusep-pina Strepponie Mariani. E’un romanzoperché il datostorico-biogra-fico viene as-sunto e utiliz-zato in un con-testo narrativodel tutto liberoche dà spazioall’invenzioneletteraria.

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    attualità

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    Si intitola “Tre Colori – Quiz”. E’ un gioco multi-mediale dedicato al Risorgimento e rivolto aglistudenti delle scuole medie inferiori e supe-riori. Ideato da Roberto Iovino per il GRED (Facoltàdi Scienze della Formazione dell’Università di Geno-va), è stato realizzato dalla Regione (LaboratorioGrafico Multimediale per la Comunicazione: DanielaBruzzo, Giuseppe Cammarata e Enrico Gallino) con ilcontributo della Provincia di Savona e del Comune diGenova.

    Si tratta di una sorta di gioco dell’oca elettronicoche segue un itinerario di 61 caselle attraverso l’I-talia: da Venezia a Genova, da Genova alla Sicilia edalla Sicilia a Roma.

    Ad ogni casella ci sono domande relative alla sto-ria, alla letteratura, alla musica, all’ambiente e alletradizioni popolari dell’Ottocento italiano.

    Un viaggio nell’Italia risorgimentale per aiutare igiovani studenti a capire meglio le nostre radici. Fan-no da pedine (potranno giocare da due a quattrosquadre per volta) Mazzini, Garibaldi, Cavour e Vit-torio Emanuele II.

    La nostra azione volta alla ricerca di nuovi ta-lenti ha nuovamente centrato l’obiettivo. In-fatti, martedì 25 gennaio abbiamo scopertodue voci nuove: Angelica Radicchi, mezzo soprano eMatteo Lippi, tenore.

    I due giovani cantanti si sono esibiti in un pro-gramma vario composto da romanze molto impe-gnative che li ha visti disinvolti protagonisti in pos-sesso di doti musicali eccellenti, attenti alla dram-maticità richiesta dai pezzi interpretati. A loro si èunito il basso Simone Simoni già impegnato in gran-di teatri in importanti ruoli. Li accompagnava al pia-noforte Giovanni Piana.

    Alla fine del concerto il numeroso pubblico li ha ac-comunati in grandissimi applausi.

    I nostri concertiGGIIOOCCAARREE CCOONN IILL RRIISSOORRGGIIMMEENNTTOO

  • Federica Astengo è giovanissi-ma ed è già un’interprete musica-lissima e consapevole delle diffi-coltà che un programma da soli-sta presenta. L’avevamo giàascoltata e ci aveva entusiasma-to, questa volta ha presentato:Ciaccona di Bach, Sonata op.110 di Beethoven, Antiche dan-ze, Fantasia scozzese di Mendels-sohn e due pezzi da Fantasie-stucke op. 12 di Schumann. Lasensibilità dimostrata dalla nostragiovane artista mette in risalto isuoi grandi progressi che si evi-denziano ad ogni sua esibizione.Un bellissimo concerto!

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    vita associativa

    I nostri concertiValentina Giacosa, violoncello

    e Maria Paola Salio, pianofortesono due giovani artiste che co-nosciamo da parecchi anni, quan-do ancora studiavano al Conser-vatorio Paganini.

    Entrambe ci hanno semprepresentato programmi molto inte-ressanti. Anche questa volta han-no interpretato per noi la Sonataop. 69 di Beethoven, Romanzaop. 109 di Mendelssohn, Elegiadi Fauré e Tre pezzi fantastici diSchumann.

    Come sempre quando si pre-sentano alla nostra ribalta, anchequesta volta hanno ottenuto il piùlusinghiero dei successi con ri-chieste di bis.

    ASSOCIAZIONE AMICI DEL CARLO FELICE

    E DEL CONSERVATORIO N. PAGANINI

    Quote sociali

    Socio ordinario da € 85,00

    Socio sostenitore da € 145,00

    Socio familiare € 50,00

    Giovani € 30,00(fino al 25° anno di età)

    Per coloro che desiderano iscriversi orinnovare con bonifico:

    IBAN: IT 12 V 05608 01400000000021647

    Un Duo violino e chitarracon un programma par-ticolarmente vario e im-pegnativo ha allietato ilpomeriggio dell’8 marzo. Si trattava di Elena Aiel-lo, violino e Renato Pro-copio chitarra. I nostridue giovani amici che,nonostante i già grandisuccessi ottenuti, nonsmettono di perfezionar-si hanno saputo costrui-re un concerto affasci-nante che ha messo inrilievo le loro grandi doti

    musicali e che ha veramente con-quistato tutti i soci presenti che,come sempre avviene, ne hannorichiesto la presenza anche per ilprossimo futuro.

    Mattia Mistrangelo: un giova-ne pianista milanese segnalatocida una nostra socia è ritornato,dopo qualche anno, a suonare pernoi. Il suo programma prevedevala Sonata op. 101 di Beethoven,Preludio VII di Debussy, Balada daGoyescas di Granados e una Fan-tasia di Liszt. L’interpretazione cal-da e appassionata di Mistrangeloha immediatamente conquistatol’uditorio per la qualità del suono ela musicalità espressa nelle diver-se composizioni. Un grande e av-vincente concerto.

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    i nostri appuntamenti

    Periodico d’informazione musicale

    Direttore responsabileRoberto Iovino

    AssociazioneAmici del Carlo Felice

    e del Conservatorio N. Paganini

    Presidente: Giuseppe Isoleri

    Segreteria: Adriana Caviglia Maria Grazia Romano

    Tel. (010) 352122 - (010) 589059Cell. 3470814676 - Fax (010) 5221808

    www.AmiciCarloFeliceConservatorioPaganini.org

    [email protected]

    Stampa: essegraph Genova

    Si ringrazia

    per la concreta collaborazione

    ATTIVITA’ SOCIALE DAL 2 APRILE AL 29 MAGGIO 2011Salone di Rappresentanza del Circolo Unificato - Concerti del Martedì, ore 16,00dell’Esercito - Via S. Vincenzo, 68: - Conferenze Musicali del Martedì e

    - Un Palco all’Opera, ore 15,30Auditorium “E. Montale” del Teatro Carlo Felice: - Audizioni discografiche, ore 16,00Biblioteca Berio - Sala dei Chierici: - Storia del Melodramma, ore 16,00Concerti nei Musei, ore 16.30 (Galleria Spinola e Palazzo Reale) e 11 (Museo Chiossone)

    Sabato 2 aprile, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHEI PAGLIACCI di R. LeoncavalloRelatore Lorenzo Costa,

    Martedì 5 aprile, ore 15,30KALMAN, ZINGARI E CHAMPAGNE: LA PRINCIPESSA DELLA CSARDASA cura di Dario Peytrignet,

    Venerdì 8 aprile, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: TURANDOT di G. PucciniA cura di Athos Tromboni,

    Domenica 10 aprile, ore 11CONCERTI NEI MUSEI: MUSEO D’ARTE ORIENTALE E. CHIOSSONEGABRIELE G. TARANTO, pianoforte

    Martedì 12 aprile, ore 15,30ALMA MAHLER E IL SUO TEMPOA cura di Claudia Habich,

    Venerdì 15 aprile, ore 16,30CONCERTI NEI MUSEI: GALLERIA NAZIONALE DI PALAZZO SPINOLAADELE VIGLIETTI, violino e IRENE VIGLIETTI, pianoforte

    Martedì 19 aprile, ore 16CONCERTO DI MANUEL PIERATELLI, tenore e UGO ARMONI, pianoforte

    Giovedì 21 aprile, ore 16,30CONCERTI NEI MUSEI: MUSEO DI PALAZZO REALETRIO BNOLCY, oboe, clarinetto, fagotto,

    Martedì 26 aprile, ore 15,30LA SCUOLA DIRETTORIALE RUSSAA cura di Lorenzo Costa,

    Giovedì 28 aprile, ore 16,30CONCERTI NEI MUSEI: GALLERIA NAZIONALE DI PALAZZO SPINOLASIMONE DE FRANCESCHI, flauto e VALENTINA MESSA, pianoforte

    Martedì 3 maggio, ore 16CONFERENZA – CONCERTO: MUSICHE di BACH, BEETHOVEN, CHOPINSABRINA LANZI, pianoforte, PROF. ENRICO FRONTINI, psicologo

    Venerdì 6 maggio, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: DON PASQUALE di G. DonizettiA cura di Adolfo Palau,

    Domenica 8 maggio, ore 11CONCERTI NEI MUSEI: MUSEO D’ARTE ORIENTALE E. CHIOSSONESIMONE BOY, violoncello e ELENA PICCIONE, pianoforte

    Martedì 10 maggio, ore 15,30L’ITALIA S’E’ DESTA: LA MUSICA E IL RISORGIMENTOA cura di Roberto Iovino,

    Sabato 14 maggio, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHEMADAMA BUTTERFLY di G. PucciniRelatore Lorenzo Costa,

    Martedì 17 maggio, ore 16CONCERTO DEI “RAGAZZI” DI NEVIO ZANARDI

    Giovedì 19 maggio, ore 16,30CONCERTI NEI MUSEI: GALLERIA NAZIONALE DI PALAZZO SPINOLAVADIM BRODSKY, violino e CINZIA BARTOLI, pianoforteIn collaborazione con Associazione Musicale Dioniso

    Martedì 24 maggio, ore 15,30CONCERTO DI MAURIZIO MURAMusiche di Haydn, Beethoven, Skriabin, Prokofiev, Rachmaninov, Chopin,

    Giovedì 26 maggio, ore 16,30CONCERTI NEI MUSEI: MUSEO DI PALAZZO REALEORCHESTRA GIOVANILE DEL CONSERVATORIO N. PAGANINI

    Domenica 29 maggio, ore 11CONCERTI NEI MUSEI: MUSEO D’ARTE ORIENTALE E. CHIOSSONEMILTON MASCIADRI, contrabbasso e CINZIA BARTOLI, pianoforte In collaborazione con Associazione Musicale Dioniso.

    MUSEO E. CHIOSSONE