La città SIAMO NOI - lauratraldi.files.wordpress.com fileControprogetto doghe, bancali o...

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D 116 Date agli artigiani di Controprogetto doghe, bancali o tapparelle: li trasformeranno in qualcosa di speciale. Che cosa hanno in mente? Un monumento collettivo dove ciascuno possa mettere qualcosa di suo. Da sinistra, Valeria Cifarelli, Matteo Prudenziati, Davide Rampanelli e Alessia Zema. La città SIAMO NOI LAB CREATIVI/2 Hanno messo la loro competenza al servizio del quartiere milanese dove abitano. Intorno a via Tertulliano molti si stanno impegnando per la qualità nella vita. E per provare a realizzare sogni: low cost e sostenibili di Laura Traldi Foto di Edoardo Delille

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D 116

Date agli artigiani diControprogetto doghe,bancali o tapparelle: li trasformeranno in qualcosa di speciale. Che cosa hanno in mente? Un monumento collettivodove ciascuno possamettere qualcosa di suo.Da sinistra, Valeria Cifarelli,Matteo Prudenziati, DavideRampanelli e Alessia Zema.

La cittàSIAMO

NOI LAB CREATIVI/2

Hanno messo la loro competenza

al servizio del quartiere milanese dove

abitano. Intorno a via Tertulliano molti si

stanno impegnando per la qualità nella vita.

E per provare a realizzare sogni: low cost

e sostenibili di Laura Traldi Foto di Edoardo Delille

«Le iniziativeitaliane che

partono dal basso sono tante e

all’avanguardia,anche a livello

europeo. Ma crescono a

macchia di leopardo perché manca

una regia illuminata»

Alberto Francini e Andrea Boschetti,architetti sono i fondatori diMetrogramma,società di ingegneriae urbanistica che ha partecipato alla definizione del più recente Pgt,piano di governo del territorio che ha portato allasuddivisione dellacittà in NIL (Nuclei di IdentitàLocale), al postodella tradizionalepartizioneamministraiva.

Sergio Colantuoni,stylist e presidentedel NIL28. Per ilNatale del suoquartiere vuole unmercatino dove vigeil baratto e vin brûlé avolontà. Sotto, unpassante osserva iritratti degli abitantidella zona realizzatida Roberto Felicionie affissi nelle strade.

Perché noi no? Chi, al ritorno da unviaggio a Berlino, Parigi, Londra o Co-penhagen, non si è fatto questa do-manda, ripiombando nella propria re-altà urbana? Difficile non porsela, do-po aver vissuto il quotidiano di metro-poli europee che sembrano più ri-spettose, servite, ecologiche e multi-culturali delle nostre. Forse siamo vit-

time di un’esterofilia dilagante (a volte un po’ trasognatae ingenua), o forse siamo davvero stufi di vivere in cittàsempre meno a misura d’uomo, dove fioriscono nuovilandmark (o aspiranti tali) ma mancano spazi dove viverebene tutti e insieme, da buoni vicini. Queste e altre con-siderazioni venivano messe sul tavolo, lo scorso marzo,da alcuni cittadini del quartiere di Milano che si estendetra viale Umbria e viale Molise, a sud della città. Tecnica-mente la Zona 4, anche se a loro questa denominazioneamministrativa va decisamente stretta. «Preferiamo par-lare di NIL, Nuclei di Identità Locale. Si tratta di una sud-divisione della città in aree culturalmente e storicamentevicine», spiega Andrea Boschetti, architetto e urbanista,che su questo tema la sa lunghissima. Il suo studio Me-trogramma ha infatti partecipato alla stesura del più re-

cente Pgt, piano di governo del territorio. «Non si tratta ditecnicismi ma di un approccio diverso alla città, che spo-sta l’attenzione dalla burocrazia alla storia dei territori ealle loro aspirazioni. Noi siamo il NIL28», precisa Bo-schetti. A Milano ci sono 88 NIL. Ma la maggior partedella gente non sa neanche cosa siano. Allora come maial NIL28 si è compreso a tal punto il significato di questoacronimo da organizzarsi in un’Associazione a suo soste-gno e sviluppo? Semplice. I fondatori dell’AssociazioneCulturale Distretto Creativo NIL28, che conta circa 30membri, hanno tre cose in comune: il cap postale di ca-sa e/o lavoro, la creatività come motore trainante della lo-ro professione e una gran voglia di cambiare le cose met-tendosi in gioco in prima persona. Anche se non ha unacarica ufficiale, Andrea Boschetti è una delle anime del-l’Associazione. È stato lui, insieme allo stylist Sergio Co-lantuoni, agli architetti DotDotDot, agli artigiani Contro-progetto e ai designer A/R Studio, a fondarla, dando alladomanda da cui siamo partiti, “perché noi no?”, una ri-sposta a metà tra il mea culpa e il programma di azione.Quasi nessuno ha mai voglia di impegnarsi per migliorarele cose. «Allora abbiamo deciso di farlo noi», concludeBoschetti. L’ambizione consisteva inun’appropriazione fisico-senti-mentale dello spazio. La città èdi chi la vive, nel bene e nelmale. Tanto vale provare a vi-verla al meglio, con i propri vi-cini. «Da qui la voglia di trasfor-mare il quartiere in un labora-torio urbano sostenibile, ascol-tando le necessità di chi lo abi-ta, riflettendo su come affron-tarle, proponendo soluzionirealiste». Sembra il manifesto di un’uto-pia alla moda. E invece no.Esempi analoghi si stanno dif-fondendo su tutto il territorio.«In Italia le iniziative di aggre-gazioni territoriali, ispirate auna maggiore coesione sociale,sono più numerose di quantosi pensi», dice Andrea Di Stefa-no, giornalista e direttore delperiodico di finanza etica Valori (valori.it). «Penso, perquanto riguarda Milano, a realtà di accoglienza come LaCordata (lacordata.it), o dedicate alla rivalutazione dellacultura contadina come la Cascina Cuccagna (cucca-gna.org). In altre città ci si organizza per uno sviluppo delterritorio fondato sulla giustizia sociale ed economica: lofanno (solo per citarne due) il Consorzio Sociale Goel aLocri, in Calabria (goel.coop), e l’associazione Addio Piz-zo di Palermo (addiopizzo.org). In Italia, quando i cittadi-ni sentono l’esigenza concreta di riassestare il propriomicrocosmo, si rimboccano le maniche». Ma funziona?«Assolutamente sì», assicura Di Stefano. Ne è convintoanche Leopoldo Freyre, presidente del Consiglio naziona-le degli architetti e acceso sostenitore del NIL28: «Pur-troppo oggi i cittadini vivono la casa come una fortezza e

D 120 10 DICEMBRE 2011

«Basta nuovocemento.Vogliamoriutilizzare i vecchi edifici e lavorare sui non-luoghi, quelli chenessuno usa:trasformarli inmicropiazze»

I contadini urbani (cioèpensionati) che si

occupano degli orti delParco Alessandrini,

armati di vanghe e pale.

la strada come un territorioestraneo. Servono opere di sen-sibilizzazione perché le areepubbliche di quartiere non sianopiù percepite come zone indi-stinte, ma spazi urbani che ciappartengono e di cui si ha vo-glia di prendersi cura. Il futurodelle città non si fa cementifi-cando ancora, ma riutilizzandoin modo intelligente quanto esi-ste già, coinvolgendo i cittadini».Per poi puntare più in alto: «Laspinta dal basso purtroppo ge-

nera una geografia dell’impegno a macchia di leopardo»,continua Di Stefano. «Può sembrare che non si faccia nulla, quando in real-tà molte iniziative sono assolutamente avanguardisti-che, anche se paragonate a contesti europei. È la con-seguenza della mancanza di una regia illuminata». Che èquello a cui puntano al NIL28. «Siamo partiti in piccolo,con progetti a basso costo ma ad alto impatto agli occhidegli abitanti del quartiere: una seduta collettiva lungo lastrada, due mostre e un gioco interattivo», dice Colantuo-ni. «Ma puntiamo all’applicazione del modello in tutta lacittà: non vogliamo dipendere dal Comune aspettandofondi ma essere un tassello che l’amministrazione puòusare per uno sviluppo ostenibile. Siamo già in contattodiretto con altri NIL per creare sinergia». I sogni del NIL28 sono descritti in un documento dal no-me ambizioso NIL28 x Expo2015 e oltre. «All’Expo vo-gliamo arrivare con un quartiere modello, dove non si ècostruito nulla ma si è riutilizzato in modo intelligentequanto già esiste. Dove gli spazi di mezzo, da non-luoghi,si siano trasformati in una versione laica e contempora-nea di quello che, per secoli, è stato il sagrato della chie-sa», spiega Boschetti. Si va (vedi box qui a fianco) dauna migliore illuminazione alla trasformazione di unapiazza; dalla decorazione di edifici semiabbandonati alpotenziamento degli orti di quartiere; dallo sportello diconsulenze eco ai workshop che insegnano come ripara-re biciclette, rimettere a nuovo mobili, recuperare e riuti-

10 DICEMBRE 2011

Cosa vuole il NIL28? n PIAZZA E MERCATO Trasformazione del mercato rionale in un salotto (con caffè e una biblioteca). n SPORTELLO ECO Offerta di consulenzepersonalizzate su come trasformare la propria abitazione in uno spazio sostenibile. n ILLUMINAZIONE Perché si faccia lucemeglio, dove e quando serve, riducendol’inquinamento luminoso e i consumi. n SCUOLA DI RICICLO Workshop per bambinie adulti su come riparare o riutilizzare di tutto (dalle biciclette alle cose di casa). n ORTI Potenziamento dei già esistenti spaziverdi locali, attualmente affidati ai pensionati:perché tutti abbiano la possibilità di produrrelavorando la terra. n TOTEM DI QUARTIERE Una mini architetturae un sito internet per la creazione di un canalepartecipativo cui tutti possono accedere.n AUDIO-VISIVO Un dvd con 30 pilloleecologiche per insegnare ai bambini dellescuole come ottimizzare l’energia,risparmiando e divertendosi. n POLIPALI Trasformazione dei pali deimarciapiedi in elementi per mini servizi (legarele bicilette, affiggere annunci, posizionarecestini o luci). n DECORAZIONE Interventi artistici sullefacciate cieche di alcuni edifici. n VERDE DIFFUSO Piantumazione dimarciapiedi e piazzette, e idee su comeprendersene cura collettivamente.

«La primaseduta

collettiva?Intorno a un

tavolo di 130 metri,

in mezzo alla strada»

Ivan Camera del NIL28. Sullosfondo, un mini

allestimentodegli studenti

dello IED.

Da un’idea dei designer A/R Studio (Antigone Acconci eAndrea Pilastro) è nato il Gioco del Se Fosse. Una serie di pannelli che invitano la popolazione a “dire la propria” sul futuro del quartiere, sono stati affissi sulle strade(un’equivalente funziona anche online).

lizzare quanto si pensava non servisse più. Ma anchespazi coperti e sicuri dove far giocare i bambini, puntivendita di prodotti a km zero e la riapertura del cinemaMaestoso, chiuso 6 anni fa e ancora rimpianto. «Così vogliono i cittadini», aggiungono gli A/R Studio,che hanno raccolto i desideri di tutti attraverso il giocopartecipativo del Se Fosse. È chiaro che, per realizzaretanti progetti, saranno necessari dei finanziamenti. «Inun mondo perfetto verrebbero dalle istituzioni», dice IvanCamera di NIL28, sostenitore di uno sportello per le con-sulenze eco energetiche a uso del quartiere. «Penso asponsorizzazioni di privati. Ma prima dobbiamo ottenereil completo appoggio della popolazione». Con i social net-work? «Sono strumenti importanti, abbiamo una paginaFacebook. Ma sono solo strumenti: cerchiamo la chiac-chierata di persona, non la chat», dice Sergio Colantuoni.«Per questo la nostra prima mossa è stata trasformarevia Tertulliano in un salotto». Non scherza. Alla “sedutadi quartiere” che ha sancito la nascita dell’Associazione,lo scorso aprile, «ognuno doveva portarsi una sedia, peraccomodarsi e godersi gli spettacoli di danza e teatro chegli artisti locali hanno prodotto». E il necessario per alle-stire (con qualcosa che parlasse di sé) un tavolo di 130metri (realizzato dagli artigiani Controprogetto). Il risultatoè stato un bagno di folla: «Bello che, proprio durante lasettimana del Salone del Mobile, quando la differenza tracentro e periferie si sente ancora più nettamente, ci fos-se qualcosa di diverso da fare proprio sotto casa». Da al-lora, altre iniziative - due mostre con i ritratti degli abitan-ti del NIL28 realizzate da fotografi locali - sono andate in

porto. Ora si pensa al Natale, in chiave low cost, ovvia-mente: la lotteria con premi fai-da-te (dal pomeriggio dilezioni di styling, moda e arredamento tenuti da SergioColantuoni, a un’opera dei Controprogetto), l’albero ad-dobbato a led (gentilmente forniti da un’azienda con cuilavora Metrogramma), la scultura partecipata sulla qualeciascuno mette qualcosa di suo, per trasformarla in unmonumento di quartiere. E mentre i nostri decidono, qualcuno si è accorto delpotenziale che si annidia nei NIL: il 24 ottobre il co-mune di Milano ha annunciato la nascita della piatta-forma interattiva FuoriExpo.org, dove «mettere insiemeprogetti e idee che ci aiutano ad avvicinarci a Expo, perraccogliere le energie che, se non disperse, saranno vitaliper vincere la sfida del 2015». Interessanti le parole diDaniela Benelli, assessore Area metropolitana, Decentra-mento, Servizi civici, al momento del lancio della piatta-forma: «Se riusciremo a connettere la cultura dei NILcon un progetto di Fuori Expo che comunichi la ricchez-za multi culturale di Milano, avremo fatto bingo».

Il quartetto dei DotDotDot, architetti(da sinistra, Alessandro Masserdotti,Laura Dellamotta, Giovanna Gardi e

Fabrizio Pignoloni). Per il NIL28 sioccupano dell’organizzazione degli

eventi. Insieme ai loro studenti delloIED (Istituto Europeo di Design)

stanno raccogliendo grandi idee peril futuro del quartiere.

«Tutte implementabili», giurano.

«Dal comune non ciaspettiamo soldi. Ma che ascoltino

e accettino le energie che i cittadini

sono pronti a offrire»