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11 CAPITOLO PRIMO LA CITTÀ E IL TERRITORIO A MISURA DI BAMBINO E BAMBINA 1.1 LA CITTà, L’INFANZIA E I PROCESSI DI PARTECIPAZIONE Nella città contemporanea è emersa con forza, soprattutto negli ultimi anni, la necessità di adottare politiche urbane “vicine” agli abitanti, che abbiano i cittadini, in modo particolare i giovani e i bambini, come prota- gonisti delle sue trasformazioni. I nostri quartieri, soprattutto dal punto di vista dei bisogni dell’infanzia sono insostenibili. A ciò si aggiungono gli attuali processi di sviluppo economico e di piani- ficazione e gestione urbana, ecologicamente ed economicamente insoste- nibili, che non soltanto mettono a rischio il benessere di una sempre più grande porzione della popolazione mondiale (in particolare i bambini), ma indeboliscono la capacità dei sistemi naturali del pianeta di supportare questi stessi processi nel futuro. Una città sostenibile è, invece, una città che migliora la qualità della vita dei propri abitanti, permette la loro indipendenza e autonomia e preserva l’ambiente globale con tutte le sue risorse naturali, non impedendo le op- portunità alle generazioni future di beneficiare delle risorse naturali, eco- nomiche, sociali e culturali. Diventa essenziale, pertanto, elaborare processi e strategie culturali produt- tori di cambiamenti negli atteggiamenti, nei comportamenti e nelle scelte dei diversi soggetti territoriali che causano l’insostenibilità territoriale. Diventa, dunque, imprescindibile l’esigenza di utilizzare all’interno dei principali processi di pianificazione la partecipazione. Infatti, la possibilità di arrivare alla realizzazione di nuovi interventi sul territorio pronti a crea- re città sostenibili, è nulla senza l’impegno e la collaborazione soprattutto dei cittadini. È per questo che si sente sempre con maggior forza l’esigenza di una pro- gettazione partecipata che deve coinvolgere più gruppi di utenti, tra cui non solo quelli rappresentativi dal punto di vista politico-istituzionale, ma anche coloro che abitano la città, per renderli compartecipi delle trasfor- mazioni dei luoghi in cui essi si trovano a vivere.

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Margaret Marcigliano TRECCHINA: UN TERRITORIO A MISURA DI BAMBINO E DI BAMBINA

CAPITOLO PRIMO

LA CITTà E IL TERRITORIO A MISURADI BAMBINO E BAMBINA

1.1 LA CITTà, L’INfANZIA E I PROCESSI DI PARTECIPAZIONENella città contemporanea è emersa con forza, soprattutto negli ultimi anni, la necessità di adottare politiche urbane “vicine” agli abitanti, che abbiano i cittadini, in modo particolare i giovani e i bambini, come prota-gonisti delle sue trasformazioni. I nostri quartieri, soprattutto dal punto di vista dei bisogni dell’infanzia sono insostenibili.A ciò si aggiungono gli attuali processi di sviluppo economico e di piani-ficazione e gestione urbana, ecologicamente ed economicamente insoste-nibili, che non soltanto mettono a rischio il benessere di una sempre più grande porzione della popolazione mondiale (in particolare i bambini), ma indeboliscono la capacità dei sistemi naturali del pianeta di supportare questi stessi processi nel futuro.Una città sostenibile è, invece, una città che migliora la qualità della vita dei propri abitanti, permette la loro indipendenza e autonomia e preserva l’ambiente globale con tutte le sue risorse naturali, non impedendo le op-portunità alle generazioni future di beneficiare delle risorse naturali, eco-nomiche, sociali e culturali.Diventa essenziale, pertanto, elaborare processi e strategie culturali produt-tori di cambiamenti negli atteggiamenti, nei comportamenti e nelle scelte dei diversi soggetti territoriali che causano l’insostenibilità territoriale.Diventa, dunque, imprescindibile l’esigenza di utilizzare all’interno dei principali processi di pianificazione la partecipazione. Infatti, la possibilità di arrivare alla realizzazione di nuovi interventi sul territorio pronti a crea-re città sostenibili, è nulla senza l’impegno e la collaborazione soprattutto dei cittadini.È per questo che si sente sempre con maggior forza l’esigenza di una pro-gettazione partecipata che deve coinvolgere più gruppi di utenti, tra cui non solo quelli rappresentativi dal punto di vista politico-istituzionale, ma anche coloro che abitano la città, per renderli compartecipi delle trasfor-mazioni dei luoghi in cui essi si trovano a vivere.

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La collaborazione tra i cittadini-utenti, i professionisti-progettisti e gli am-ministratori-gestori delle decisioni è il nodo essenziale per politiche urbane “democratiche” e va quindi incentivata per promuovere maggiore equità nello svolgimento di un compito complesso quale quello di trasformare una città.Il tema della partecipazione non è nuovo in urbanistica, ma è presente in differenti stagioni storiche: la prima negli anni ’60/’70, la seconda negli anni ’80/’90, l’ultima è quella che stiamo vivendo oggi.Nelle varie fasi il concetto di partecipazione ha assunto connotazioni di-verse: nella prima stagione era “partecipazione-politica” è poi diventata “partecipazione-tecnica” mentre oggi, nella terza stagione dovrebbe diven-tare “partecipazione-arte”. Negli anni ’60/’70 ci troviamo nel periodo in cui esplode la consapevolez-za delle ingiustizie sociali e si sviluppa in vari luoghi un tipo di supporto tecnico alle rivendicazioni di gruppi sociali più deboli. La partecipazione diventa strumento di denuncia del conflitto sociale. Di fronte a una distri-buzione ineguale delle risorse, delle case, delle scuole e dei servizi, diversi urbanisti misero la loro competenza a disposizione dei gruppi sociali più emarginati.Negli anni ’80/’90 la partecipazione è diventata una tecnica, un cambia-mento importante nelle metodologie programmatorie perché gli ammini-stratori si sono resi conto che le città non si riescono a governare più secon-do modelli tradizionali e che i problemi urbani sono diventati sempre più complessi. Ci si accorge, in sostanza, che non è possibile svolgere qualsiasi problema significativo della città se non si attivano procedure d’interazio-ne, di coinvolgimento di attori sociali diffusi come enti, agenzie, associa-zioni, esperti. Ma tale approccio, in questi anni, ha corso il pericolo della “fase tecnica” della partecipazione e cioè quello della burocratizzazione delle tecniche. Se nella prima stagione la figura è stata quella del tecnico di parte, nel secondo periodo diventa il facilitatore, che guida lo svolgimento efficiente delle procedure. Oggi si tende sempre più ad una partecipazione interattiva, spinta, attiva, circolare.Sempre, occorre precisare, quando si parla della partecipazione degli abi-tanti sono riscontrabili forme di resistenza attiva e di occupazione di spazi decisionali, se questo processo lo riferiamo ai bambini possiamo osservare che essi sono già attori sociali che negoziano nella famiglia e nella città.La partecipazione di un gruppo di utenti alle scelte di politiche urbane non

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può quindi non avere anche i bambini come riferimento: ciò è fondamen-tale anche come investimento sociale per il futuro.In sostanza, si tratta di trasformare in progetti condivisi le azioni che ogni giorno i bambini compiono a scuola o in famiglia. In questo modo li si scoprirà come soggetti che hanno già il controllo dei fatti rilevanti della propria esistenza. La vita dei bambini è già, infatti, autopromozione attiva e conquista continua dei propri obiettivi. La partecipazione non è un passaggio da una “non promozione” alla “pro-mozione”, non è l’accensione improvvisa, ma è solo una prosecuzione per renderla più attiva, più efficace e visibile. Il ruolo dei bambini è dunque essenziale nella fase di conoscenza del contesto urbano di progetto; essi sono analizzatori e esploratori sensibili della città, delle strade, dello spa-zio pubblico, inoltre sono davvero fondamentali nella determinazione dei principi del progetto, questo perché ancora nella mente dei bambini non sono nate quelle “categorie mentali” proprie dell’essere adulto.I bambini lasciano ancora a piede libero la loro fantasia, coraggiosa e con-creta, input per progetti sperimentali, privi di quella razionalità rigida e meccanica propria del sapere standardizzato dei tecnici.Alla possibilità di “sfruttare” ancora una dote ormai sommersa dai pro-blemi quotidiani degli adulti si unisce quindi la genuinità e la spontaneità dei bambini, capaci di portare all’interno delle loro case il dibattito sulla qualità urbana.Il bambino urbano è l’anello debole delle attuali organizzazioni sociali, con forme diverse di disagio ed emarginazione. Assumendolo come indicatore della qualità urbana, scegliendo le sue esigenze e bisogni quali parametri si può giungere ad una concreta promozione dello sviluppo sostenibile. È dimostrato, infatti, che i bambini sono ottimi catalizzatori della partecipa-zione di altre fasce d’età e riescono, con la loro partecipazione, ad accele-rare i tempi amministrativi normali, permettendo il superamento, a volte, anche delle barriere burocratiche e ideologiche.

1.2 LA LEGISLAZIONE E LA DOCUMENTAZIONE INTERNAZIONALE, NAZIONALE E REGIONALEIl riconoscimento dei bambini quali soggetti di “diritto” è avvenuto, anche dal punto di vista giuridico, in tempi recenti, sia a livello internazionale che nazionale.

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Eppur un quadro legislativo amico delle bambine e dei bambini è quanto mai necessario per assicurare un insieme di norme e procedure che pro-muovano e proteggano sistematicamente i loro diritti.Anche se vi sono alcuni argomenti in cui sono i bambini stessi a diventare i veri esperti, perché ormai chi altro può dire se, ad esempio, i loro diritti alla partecipazione siano rispettati in famiglia, nelle scuole e nei quartieri; è importante che le normative agiscano per far diventare cogente in ogni contesto il protagonismo dell’infanzia.

1.2.1 Ambito InternazionaleA livello internazionale vari sono stati i trattati che nel XX secolo hanno riguardato i diritti dell’infanzia. Si riportano di seguito quelli che hanno maggiore attinenza anche con le tematiche urbanistiche.Convenzione sui Diritti dell’InfanziaLa Convenzione sui diritti dell’infanzia è quella che ha dato vita ad un nuovo quadro legislativo in materia. Adottata in sede ONU a New York nel 1989 è stata sottoscritta da 179 Stati diventati 191 nel 2001.Tale Convenzione fa propri i principi enunciati nella Dichiarazione di Gi-nevra del 1924 e quelli nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo1, in cui si afferma che “il fanciullo, a causa della sua mancanza di maturità fisica ed intellettuale necessita di una protezione e di cure particolari, ivi compresa una protezione legale appropriata, sia prima che dopo la nascita”.La Convenzione introduce un radicale cambiamento perché si riconosce che il bambino ha dei “diritti” al pari dell’adulto. Lo Stato ha l’obbligo di tutelare e promuoverli concretamente. A tutti i bambini deve essere of-ferta la possibilità di trovare la propria identità e di realizzare il proprio potenziale in un ambiente sano e amichevole, attraverso le famiglie e chi è responsabile del loro benessere. I bambini devono essere preparati ad una vita responsabile in una società libera, ed essere incoraggiati, fin dai primi anni di vita, a partecipare alla vita culturale della propria società. La Con-venzione, inoltre, ha sottolineato la necessità di garantire i diritti materiali al bambino, quali il diritto al benessere, al gioco e al tempo libero, all’in-formazione, alla libera espressione della propria opinione, alla sicurezza

———————1 La Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo è stata elaborata nel 1948 ed aperta alla firma in Italia nel 1950.

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sociale e all’educazione2.L’applicazione di quanto stabilito all’interno della Convenzione, è verifi-cata da un Comitato dei Diritti del fanciullo, che monitora il processo di cambiamento interno ad ogni Paese sottoscrittore. I Governi sono stati obbligati a presentare un rapporto entro due anni dalla ratifica, diventati in seguito cinque, specificando i provvedimenti presi per modificare le leggi nazionali, per formulare politiche adeguate e per attuarle. In Italia la Convenzione sui diritti dell’infanzia è stata ratificata con due Protocolli Opzionali attraverso la legge n. 176 del 27 maggio 1991 e la legge n. 26 del 2002.Congresso Internazionale delle Città Educative: la Carta di BarcellonaNel novembre del 1990 si è tenuto a Barcellona, il Congresso Internazio-nale delle Città Educative, durante il quale le città rappresentate hanno sottoscritto una “Carta” contenente i principi fondamentali ispiratori della città educativa.Ma cosa si intende per città educative?La città educativa ha una personalità propria, integrata nel paese dove è ubi-cata, la sua identità è interdipendente da quella del territorio a cui appar-tiene. è anche una città che si relaziona con l’ambiente circostante, con altri nuclei urbani del proprio territorio, pertanto il suo obiettivo costante è quello di apprendere, intercambiare, condividere e, quindi, arricchire la vita dei suoi abitanti. La città educativa deve esercitare e sviluppare questa funzione pa-rallelamente a quelle tradizionali (economica, sociale, politica e di prestazione di servizi), con l’attenzione rivolta verso la formazione, la promozione e lo sviluppo di tutti i suoi abitanti. Si occupa prioritariamente dei bambini e dei giovani, ma con volontà decisa verso il coinvolgimento di persone di tutte le età nella formazione permanente3. Nella Carta la città viene vista come un sistema in continua evoluzione il cui interesse primario è l’accrescimento culturale e la formazione perma-nente dei suoi abitanti.L’ambiente urbano diventa, così, di fondamentale importanza nello svilup-po culturale dei cittadini, bambini compresi. Più di trecento città hanno sottoscritto tale Carta, impegnandosi a pianificare e riconoscendo ai bam-

———————2 Cfr. in particolare gli art. 6, 16, 18, 24, 27, 32 e 39.3 Cfr. sito: www.edcities.bnc.es

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bini il diritto di partecipare alla creazione di programmi urbanistici, volen-do così soddisfare la loro esigenza di spazi, attrezzature e servizi adeguati per il loro sviluppo sociale e culturale. L’ordinamento dello spazio fisico urbano risponde in questo modo ai bisogni di accessibilità, incontro, rela-zione, gioco e divertimento e di un maggior avvicinamento alla natura. La città educativa riserverà un’attenzione speciale, nella propria pianificazione urbanistica, ai bisogni delle persone dipendenti da attrezzature e servizi, al fine di garantire loro un ambiente amorevole e rispettoso delle loro limita-zioni, senza rinunciare alla massima autonomia possibile.Libro Verde sull’Ambiente UrbanoAll’interesse sull’infanzia in campo internazionale si affianca l’operato del-la Comunità Europea, che nel 1990 ha elaborato un Libro Verde sull’Am-biente Urbano, per dare un senso unitario alle sue azioni territoriali e urba-ne nella prospettiva di uno sviluppo sostenibile.Il libro ha sottolineato come per una gestione efficace dell’ambiente urba-no è necessaria una strategia basata su considerazioni globali del sistema urbano, le cui cause di degrado sono il funzionalismo e le modalità di realizzazione della produzione e dell’organizzazione del lavoro, della distri-buzione e del consumo, del turismo e degli insediamenti residenziali, della comunicazione e della mobilità.Ecco perché è suggerito di evitare nella progettazione urbanistica la zoniz-zazione rigida a favore di un uso misto dello spazio urbano, di tutelare il patrimonio architettonico, di prevedere delle normative nel campo dei tra-sporti interessate ai problemi ambientali e alla partecipazione degli abitanti.Earth Summit, Dichiarazione di Rio: Agenda 21Nel giugno del 1992 a Rio de Janeiro si è tenuto l’United Nations Confe-rence on Enviroment and Devolopmed (UNCED), conosciuto anche come Earth Summit, dove sono stati affrontati i problemi ambientali del pianeta ed il legame con quelli legati allo sviluppo sociale ed economico.Le varie delegazioni presenti hanno approvato la Dichiarazione di Rio, im-pegno per la tutela ambientale e lo sviluppo sostenibile, concretizzato nella piattaforma programmatica nell’Agenda 21 per lo sviluppo sostenibile del pianeta per il 21° secolo.Obiettivo di Agenda 21 è quello di ridurre il gap economico tra le varie nazioni e strati di popolazione all’interno delle nazioni stesse, così da li-mitare il continuo deterioramento degli ecosistemi e limitare l’aumento di

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fenomeni quali l’analfabetismo, la povertà, la fame e le malattie, creando così migliori standards di vita.Gli articoli nella Dichiarazione dedicati più specificatamente all’infanzia e ai giovani sono:il terzo, che sottolinea il diritto allo sviluppo deve essere perseguito in modo tale da soddisfare nella stessa misura i bisogni di sviluppo e ambientali sia delle attuali generazioni che di quelle future;il decimo, che sollecita la partecipazione di tutti i cittadini, anche a livelli più significativi;il ventunesimo che evidenzia come “ la creatività, gli ideali e il coraggio dei giovani del mondo devono essere finalizzati a forgiare accordi globali per rag-giungere lo sviluppo sostenibile”.Inoltre, poiché lo sviluppo sostenibile passa anche attraverso le politiche urbane, la città diventa un elemento importante perché luogo che offre concretamente ai giovani speranze di un futuro diverso. Infatti uno degli slogan della conferenza è stato “pensare globalmente e agire localmente”, per sottolineare come la soluzione di problemi anche di portata planetaria pas-sa attraverso l’azione dei singoli soggetti, in particolare dell’organizzazione più vicina ad essi che è la città. Per questo nell’ambito dell’attuazione di Agenda 21 è stato previsto di coinvolgere tutti gli attori sociali per definire ed attuare un Piano di azione ambientale per il 21° secolo, concentrandosi sulla partecipazione democratica ed attiva di tutti anche l’infanzia diventa soggetto principale di un processo, detto modello di auto organizzazio-ne. Questo modello fa riferimento ad alcuni concetti guida, nel definire i progetti locali, che partono da logiche di decisione e condivisione di tipo orizzontale e da una collettività locale di soggetti che si incontrano, si con-frontano e si auto organizzano. Non c’è, quindi, un processo già definito da seguire, ma solo un percorso che si costruisce insieme.Conferenza Europea sulle Città Sostenibili, Carta di AalborgLa Conferenza europea sulle città sostenibili si è svolta ad Aalborg, Dani-marca, nel maggio del 1994.La Conferenza ha visto il coinvolgimento di 80 amministrazioni locali europee, 253 rappresentanti di organizzazioni internazionali, governi na-zionali, istituti scientifici, consulenti e singoli cittadini.Durante i lavori è stata approvata la Carta delle città europee per uno svilup-po durevole e sostenibile (Carta di Aalborg).

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Con tale Carta le città e le regioni europee si sono impegnate ad attuare l’Agenda 21 locale e ad elaborare piani d’azione a lungo termine per uno sviluppo durevole e sostenibile.Per i piani d’azione locale è stata individuata una specifica metodologia di elaborazione: individuazione degli schemi finanziari e di programmazione esistenti;individuazione sistematica, da realizzarsi facendo ampio ricorso alla con-sultazione dei cittadini, dei problemi e delle rispettive cause; attribuzione di priorità per affrontare i problemi individuati;formazione di un punto di vista comune per quanto riguarda un modello sostenibile di collettività attraverso un processo di partecipazione che coin-volga tutti i settori interessati;valutazione delle opzioni strategiche alternative; adozione di piani locali di azione a lungo termine orientati alla sostenibili-tà e che comprendano obiettivi misurabili;programmazione dell’attuazione del piano, compresa la realizzazione di uno scadenzario e l’attribuzione delle diverse responsabilità tra le parti;istituzione di sistemi e procedure di relazione e monitoraggio dell’attua-zione del piano.Le città firmatarie della Carta hanno riconosciuto, inoltre, che solo ispi-randosi ai principi della sostenibilità si può giungere ad un modello di vita sostenibile, correggendo quelli che sono gli attuali modelli di divisione del lavoro e delle funzioni, degli usi territoriali, dei trasporti, della produzione industriale ed agricola, del consumo e delle attività ricreative. Ogni città si impegna, inoltre, ad incentrare ogni politica sulla giustizia sociale, sull’eco-nomia sostenibile e la sostenibilità ambientale, ma soprattutto ad incen-tivare la partecipazione di tutti al processo di decisionale locale. Ultima parte trattata all’interno della Carta di Aalborg è la necessità di diffondere le iniziative in materia, così da dar vita ad un processo di apprendimento basato sull’esperienza e sugli esempi locali positivi. Si è avviato, pertanto, la Campagna delle città europee sostenibili volta a incoraggiare e a sostenere le città che perseguono attivamente un modello urbano sostenibile con i seguenti obiettivi: favorire il sostegno reciproco tra le città europee per quanto riguarda la pro-gettazione, lo sviluppo e l’applicazione di politiche orientate alla sostenibilità;raccogliere e diffondere informazioni sugli esempi positivi a livello locale;

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promuovere il principio della sostenibilità presso altri enti locali; aumenta-re il numero di città che sottoscrivono la carta; organizzare annualmente un premio per la “città sostenibile”;fornire alla Commissione europea suggerimenti relativi alle varie politiche; fornire materiale per le relazioni sulle città sostenibili del gruppo di esperti per l’ambiente urbano;sostenere gli amministratori locali nell’attuazione delle raccomandazioni e norme emanate in questo settore dall’Unione europea; pubblicare un bollettino di informazione della campagna. Habitat IILa Seconda Conferenza delle Nazioni Unite sugli Insediamenti Umani, anche conosciuta come Habitat II, si è svolta ad Istanbul nel 1996 ed ha avviato la discussione proprio a partire dagli argomenti affrontati nell’UN-CED del 1994. Si è evidenziato durante i lavori, che almeno 600 milioni di persone vivevano in città pericolose per la propria salute e vita e che almeno una metà di queste erano bambini. Per questo, quale compito delle grandi città è stato individuato proprio quello di proteggere l’ambiente globale e di affrontare la rapida crescita della popolazione urbana, cercando di risolvere quindi gravi problematiche, quali: la povertà, condizioni abitative precarie, congestioni, scarsità di servizi di base, infrastrutture fatiscenti, ecc. Du-rante tale Conferenza è stato adottato un piano d’azione, Agenda Habitat, in cui sono stati individuati gli impegni dei vari Governi per migliorare le condizioni di vita nelle aree urbane e rurali, e per la “realizzazione piena e progressista del diritto ad un alloggio adeguato”. I partecipanti si sono impegnati a diffondere le oltre 500 iniziative di successo portate avanti in 90 paesi, evidenziando il ruolo di sindaci ed alti funzionari della città nella stesura di atti formali.Tra i punti importanti di Habitat II vi è il principio che “ la partecipazione dei bambini è essenziale per creare progetti idonei e sostenibili per l’ambiente urbano” e che “ le città progettate per e con i bambini sono migliori per tutti, costituiscono un arricchimento per tutta la società”.A Nairobi nel 1995 in occasione del secondo incontro su Habitat II, poi-ché si era rilevato che non vi era stata grande attenzione all’infanzia è sta-to prodotto, dagli esperti, un documento su richiesta dell’UNICEf che ha contribuito ad approfondire il rapporto fra i diritti dell’infanzia e il contesto urbano sostenibile, individuando tra i principi fondamentali che:

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l’infanzia e l’adolescenza devono essere riconosciute come stadi unici dello sviluppo umano;è essenziale che tutti i bambini abbiano un ambiente salubre, sicuro e pro-tetto dove possono socializzare, giocare, conoscere il mondo naturale e sociale;giocare è un bisogno fondamentale per lo sviluppo e un fattore chiave per l’apprendimento del bambino;l’ambiente urbano deve essere pianificato in modo tale da fornire spazio e tempo per il gioco libero;le città devono essere progettate per permettere di muoversi autonoma-mente a piedi, in bicicletta o sui mezzi pubblici;la partecipazione dei bambini è essenziale nel creare progetti idonei e soste-nibili per l’ambiente urbano. Le città progettate per e con i bambini sono migliori per tutti, costituiscono un arricchimento per tutta la società.Un’attività che aveva in questa direzione precorso i tempi è stato lo studio sul “Bambino urbano” promosso dall’International Child Development Center dell’Unicef. In Italia già nel 1989 l’Istituto degli Innocenti aveva avviato a Milano uno studio con l’Unicef.Summit ONU sull’infanziaNel maggio del 2002 a New York si è tenuto il Summit ONU sull’infan-zia, durante il quale è stato approvato un piano d’azione, articolato in 21 punti da realizzarsi nei 10 anni successivi.In tale documento, dal titolo “Un mondo adatto ai bambini”, si individua-vano alcune tra le priorità nella vita dei bambini: la salute, l’educazione, la protezione da abusi, sfruttamento e violenza, la lotta all’AIDS.Milioni di bambini e ragazzi mancano di un’alimentazione essenziale e per questo crescono con gravi carenze, muoiono per malattie curabili e per mancanza di medicinali, sono vittime o combattenti nei conflitti, sono se-parati brutalmente dalle loro famiglie, subiscono maltrattamenti ed abusi di ogni genere, sopravvivono in società gravemente sottosviluppate e non hanno accesso alla scuola, sono costretti a lavorare mentre i loro genitori restano disoccupati.Il piano d’azione si proponeva, perciò, di migliorare le condizioni di vita dell’infanzia e dell’adolescenza nei Paesi Poveri, vietando l’uso dei minori nelle guerre e prevenendo gli abusi sessuali, progettando la riduzione di un terzo della mortalità infantile entro il 2010 e di due terzi entro il 2015,

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espandendo l’istruzione, accelerando la lotta all’AIDS e sostenendo una campagna di vaccinazione contro difterite, pertosse, tetano e altre malattie.Tra le proposte più significative: la riduzione del lavoro minorile, che da indagini statistiche riguarda il 20% dei bambini fra i 5 e i 9 anni ed il 40% di quelli fra i 10 e i 14.Vertice di Johannesburg (Rio +10)Il Vertice di Johannesburg sulla terra si è svolto a Johannesburg nel settem-bre del 2002.Durante tale vertice si è verificato lo stato di avanzamento dei programmi fissati per lo sviluppo sostenibile contenuti nell’Agenda 21 ed è stato elabo-rato un nuovo Piano d’Azione.Il Piano riafferma due principi contenuti già nella Dichiarazione di Rio: quello dell’“Approccio di precauzione”, che invita i paesi ad agire per la protezione dell’ambiente e quello delle “responsabilità” comuni, ma diffe-renziate, fra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo. I temi principali affrontati, con l’obiettivo di trovare una migliore risolu-zione, hanno riguardato la povertà, l’accesso all’acqua potabile, le energie rinnovabili, la difesa della biodiversità, i cambiamenti climatici, il diritto alla salute, il controllo di sostanze chimiche pericolose e la ratifica al trat-tato di Kyoto.Durante il vertice i 195 Paesi membri dell’ONU si sono impegnati “ad agire insieme, uniti dalla comune determinazione a salvare il nostro pianeta, a pro-muovere lo sviluppo umano e a conseguire la pace e la prosperità universale’’.Altro punto fondamentale ha interessato il rapporto tra esseri umani e ambiente naturale, sottolineando il ruolo fondamentale dei Governi, so-prattutto di quelli più ricchi, ma anche di Associazioni civili, di imprese commerciali nella ricerca di uno sviluppo sostenibile, così da assicurare una sopravvivenza ed una sicurezza alle future generazioni.Carta Europea della Partecipazione dei Giovani alla vita locale e regionaleA sottolineare il ruolo fondamentale della partecipazione all’interno dei processi decisionali e non, nel maggio 2003 è stata redatta la Carta Euro-pea della partecipazione dei giovani alla vita locale e regionale, proprio per incentivare la partecipazione attiva dei giovani alle decisioni e alle attività a livello locale e regionale, come elemento essenziale per la costruzione di società più democratiche, più solidali e più prospere.

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Partecipare ed essere un cittadino attivo, vuol dire avere il diritto, i mezzi, il luogo, la possibilità e il necessario sostegno per intervenire nelle decisioni, influenzarle ed impegnarsi in attività ed iniziative che possano contribuire alla costruzione di una società migliore. Gli enti locali e regionali, che sono le autorità maggiormente vicine ai giovani, hanno un ruolo rilevante da svolgere per stimolare la loro partecipazione.Tra i principi di tale Carta i più significativi sono: la partecipazione dei giovani alla vita locale e regionale deve rientrare in una politica globale di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica;gli enti locali e regionali sono convinti che ogni politica settoriale dovrebbe comportare una dimensione imperniata sulla gioventù e pertanto si im-pegnano ad aderire ai principi della presente Carta e ad attuare le varie forme di partecipazione che vi vengono raccomandate, in concertazione e in cooperazione con i giovani e i loro rappresentanti;i principi e le varie forme di partecipazione previsti dalla presente Carta riguardano tutti i giovani, senza discriminazione4. VIII Congresso Internazionale delle Città EducativeA livello internazionale nel 1994 a Bologna è stata formalizzata la costi-tuente in Associazione delle Città Educative, che attualmente riunisce 331 governi locali di 34 paesi con l’intento di scambiare idee, cooperare e dif-fondere lo sviluppo di buone pratiche ispirandosi ai principi della Carta.In Italia tra le città partecipanti vi sono: Ancona, Arezzo, Belluno, Bologna, Brandizzo, Brescia, Busto Garolfo, Ca-salecchio di Reno, Ceccano, Chieti, Collegno, foggia, Genova, La Spezia, Lentini, Lodi, Mogliano Veneto, Padova, Palermo, Peschiera Borromeo, Pistoia, Pomigliano d’Arco, Pordenone, Portogruaro, Ragusa, Ravenna, Rivoli, Roma, Rovereto, Settimo Torinese, Torino, Varese, Venezia, Ver-bania, Vicenza.A Genova si è svolto, nel novembre del 2004, l’VIII Congresso Internazio-nale delle Città Educative. Le attività del Congresso si sono sviluppate intorno al tema “Un’altra città è possibile. Il futuro della città come progetto collettivo”.La volontà è stata quella di suggerire un modello di ente locale che ponesse al centro di tutte la proprie azioni, urbanistiche, economiche, sociali, sani-———————4 Dalla Carta Europea della partecipazione dei giovani alla vita locale e regionale.

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tarie, la propria capacità di stabilire relazioni, di interagire positivamente con l’ambiente urbano, di ricostruire l’identità stessa della città.I principi teorici utilizzati durante i lavori del Congresso, sono stati la valo-rizzazione della funzione educativa della città, come crescita dei cittadini, reciprocità e scambio tra capacità singole e collettive. Al termine dei lavori è stata firmata la Nuova Carta delle Città Educative, con un elenco degli obiettivi da perseguire.Tra questi:la possibilità di offrire a tutte le città un’occasione di confronto e scambio di esperienze rispetto al compito che l’educazione può svolgere nell’essere leva “trasversale” di trasformazione, nell’essere cioè capace di condizionare le politiche e la progettualità delle città, anche rispetto a dimensioni non esplicitamente o tradizionalmente educative;capire come i governi locali, nella costruzione di queste “nuove città educa-tive possibili”, possano riordinare i propri assetti funzionali e organizzativi al fine di facilitare la partecipazione collettiva e di stimolare i cittadini a sperimentare, definire, praticare, insieme alle pubbliche amministrazioni, nuove forme di democrazia diretta.

1.2.2 Ambito NazionaleIn Italia è ancora più recente l’esigenza di affrontare una problematica così importante, quale la partecipazione dei bambini al governo della città.A questo obiettivo il governo nazionale ha finalizzato una serie di leg-gi e pratiche che sono state in modo particolare promosse dal Ministero dell’Ambiente.Progetto Città Sostenibili delle Bambine e dei BambiniNel 1996 il Ministero dell’Ambiente ha istituito il progetto “Città sosteni-bili delle bambine e dei bambini”.Intento del progetto è stato non solo quello di promuovere iniziative e strutture nuove per i bambini, ma far comprendere a tutti che una città a misura di bambino è una città più vivibile per tutti.Il progetto ha voluto inoltre dare visibilità alle iniziative sull’argomento promosse sul territorio nazionale, così da favorire gli interscambi tra le proposte e le diverse esperienze.Obiettivo primario è stato quello di avviare nelle città interventi, sia nella direzione dello sviluppo sostenibile a livello nazionale ed internazionale,

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che a favore dell’infanzia, sulla base delle indicazioni e degli impegni de-rivanti dalle Conferenze ONU di Rio de Janeiro e Istanbul. Questi temi, è stato specificato, mettono in evidenza l’interdipendenza delle città con l’ambiente globale e chiedono alle città di riconoscere i bisogni di tutti gli abitanti, non solo quelli residenti nella città, ma soprattutto quelli delle generazioni future.Non servono però, è stato ribadito, solo maggiori iniziative per i bambini ma è necessario modificare la politica di governo delle città per giungere ad un legame “sostenibile” tra città-territorio-risorse ed esigenze dei cittadini. All’interno del progetto, si è ricercato in maniera concreta e materiale la qualità urbana riferita ai bambini, da ottenere mediante spazi e tempi per una libera circolazione e per il gioco, servizi sanitari ed educativi, un am-biente sano, opportunità culturali necessarie alla formazione ed alla par-tecipazione.Essere città amiche dell’infanzia significa, infatti:destinare una quota degli interventi generali ad iniziative destinate ai bam-bini e alle bambine; ripensare i servizi per i bambini;utilizzare al meglio gli spazi destinati all’educazione; organizzare aree di gioco più sicure, colorate e aperte alla progettazione partecipata; istituire consigli dei ragazzi; prevedere piani urbani del traffico e della mobilità, prevedendo anche aree pedonali;promuovere attività di educazione ambientale e la riqualificazione e l’utiliz-zo nei quartieri di spazi da destinare alla socializzazione.Legge n. 285/97Nell’agosto del 1997 è stata emanata la legge n. 285 “Disposizioni per le promozione di diritti ed opportunità per l’ infanzia e l’adolescenza”.In particolare, per quanto riguarda lo spazio urbano, nell’articolo 7, si evin-ce che la promozione dei diritti e delle opportunità deve avvenire attraverso progetti tesi a:facilitare l’uso del tempo e degli spazi urbani e naturali;rimuovere gli ostacoli alla mobilità; ampliare l’uso di beni e servizi ambientali, culturali, sociali e sportivi; stimolare la partecipazione dei bambini e degli adolescenti alla vita ammi-

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nistrativa locale.Il progetto ha dato luogo a una serie di iniziative sperimentali su tutto il territorio nazionale.Legge n. 328/00Nel 2000 è stata approvata la legge n. 328 “Legge quadro per la realizza-zione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, che più specificata-mente assicura alle persone e alle famiglie un sistema integrato di interven-ti e servizi sociali, promuove interventi per garantire la qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione e diritti di cittadinanza, previene, elimina o riduce le condizioni di disabilità, di bisogno e di disagio indivi-duale e familiare.Tra l’altro si stabilisce che la programmazione e l’organizzazione del siste-ma integrato di interventi e servizi sociali, nell’ambito delle competenze degli Enti Locali, delle Regioni e dello Stato sono promosse attraverso la partecipazione attiva dei cittadini, il contributo delle organizzazioni sinda-cali, delle associazioni sociali e di tutela degli utenti.In Italia tra i soggetti maggiormente coinvolti in progetti partecipati sono pro-prio i bambini e i ragazzi, soprattutto sulle tematiche di sostenibilità urbana.Forum Internazionali Verso Le Città Amiche delle Bambine e dei BambiniIl Ministero dell’Ambiente in collaborazione con il Comitato italiano per l’U.N.I.C.E.f. ha realizzato alcuni forum internazionali annuali “Verso le città amiche delle bambine e dei bambini”.Il primo forum si è svolto a Napoli nel 1997, successivamente nel 1998 a Torino e a Molfetta (BA) nel 1999.1° Forum Internazionale Il 1° Forum, svoltosi a Napoli, ha visto la partecipazione di città quali: Buenos Aires, Roma, Torino, Kyan Younis-striscia di Gaza, Addis Abeba, Catania, Salvador de Bahìa, Napoli, Tuzla, fano, Modena, Madrid, Ni-mes, Prato, Milano.Si proponeva di offrire alle città l’occasione per misurare e confrontare le rispettive modalità di azione e metodologie di intervento sulle tematiche dell’infanzia. È stata, però, anche un’occasione per definire criteri e lin-guaggi utili a costruire progetti e attività in comune.Il taglio internazionale del forum ha assicurato un confronto fra le diverse esperienze nel mondo, con l’obiettivo del dialogo e della solidarietà. Infatti

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la necessità di comunicare e scambiarsi le idee, problemi, soluzioni e so-prattutto risultati è stata l’idea di partenza del forum finalizzato alla crea-zione di città sostenibili, a misura dei bambini. Il forum è stato, altresì, il luogo di presentazione delle prime esperienze effettuate da città italiane e città mondiali, ciascuna con le proprie peculiarità e specificità.2° Forum Internazionale Il 2° Forum internazionale, svoltosi a Torino, al quale hanno partecipato le città di: Torino, Milano, Pistoia, Belo Horizonte, Palermo, Lisbona, ferrara, Tirana, Bari, Kompong Thon (Cambogia), si è posto quali obiettivi primari:la volontà di presentare esperienze nazionali ed internazionali esemplifica-tive dell’impegno di trasformazione delle città nella direzione della “soste-nibilità infantile”; la promozione della conoscenza di strumenti e opportunità per avviare iniziative a livello locale, valorizzare le esperienze di cooperazione interna-zionale sui temi della povertà urbana e della lotta al degrado ambientale; la valorizzazione di esperienze particolarmente significative per l’integrazio-ne ed il coordinamento tra risorse educative, associative e di volontariato attive sul tema;la presentazione della guida messa a punto dal Ministero dell’ambiente “Città sostenibili delle bambine e dei bambini - Istruzioni per l’uso” e il decreto isti-tutivo del riconoscimento “Città sostenibili delle bambine e dei bambini”.3° Forum Internazionale Il 3° Forum, svoltosi a Molfetta, con la partecipazione di Scutari, Aarhus, Salvador de Bahìa, Nairobi, fano, ferrara, Modena, Pesaro, Rivoli, Mol-fetta, Bolzano, Pistoia, Padova, Empoli, Ravenna, Cuneo, Torino. Ha ce-lebrato anche il decennale della Convenzione di New York sui diritti dei bambini, articolato in tre sessioni di lavoro:la prima dedicata alla forme di partecipazione dei bambini alla vita delle comunità locali e alla possibilità di avviare interventi di miglioramento e riqualificazione di spazi della città, attraverso il loro coinvolgimento nella fase progettuale e realizzativa di tali interventi;la seconda, dal titolo “La città e l’accoglienza. I percorsi dell’ integrazione”, come occasione per discutere sulle possibili forme di sostegno e di aiuto da parte degli enti locali nei confronti dei bambini immigrati;la terza “I bambini e la strada” con l’intento di mettere a confronto espe-rienze di città europee e città dei Paesi in via di sviluppo caratterizzate

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da un elemento comune: l’impegno a combattere l’esclusione sempre più accentuata del soggetto infanzia dalla vita sociale. Durante il forum è stato presentato l’accordo tra il Ministero dell’Ambiente e le Associazioni Agesci, Arciragazzi, CTS ambiente, Democrazia in erba, Italia Nostra, Legambiente, Uisp, WWf per la realizzazione di iniziative comuni finalizzate a sostenere e promuovere la partecipazione dei bambini e delle bambine ai progetti e alle attività per migliorare le città, finalizzati a garantire pari opportunità per tutti i bambini, la loro autonomia e la pos-sibilità di vivere in un ambiente salubre, di socializzare e di stare assieme, di giocare anche in luoghi non specificamente dedicati alle attività ludiche e di migliorare il proprio territorio ed ambiente di vita.Il programma di iniziative del III forum, ha avuto lo scopo di fornire informazioni sulle pratiche di partecipazione infantile nei confronti dei professionisti e soprattutto degli ordini provinciali, quali promotori locali di eventi sul tema, così da coinvolgere la popolazione ed i tecnici ammi-nistratori.Protocollo d’Intesa tra il Consiglio Nazionale degli Architetti e il Ministero dell’AmbienteIl 23 settembre 1999 è stato elaborato un Protocollo d’Intesa tra il Consiglio Nazionale degli Architetti e il Ministero dell’Ambiente, all’interno del III forum.Il Protocollo d’Intesa è stato finalizzato alla promozione della conoscenza sulle tematiche della partecipazione dell’infanzia alla progettazione della città operata dagli architetti.Il protocollo più in dettaglio prevede:l’istituzione, da parte del Consiglio Nazionale degli Architetti, del premio “Città sostenibili delle bambine e dei bambini” per i migliori progetti esegui-ti o in fase d’esecuzione che hanno interessato la riqualificazione dell’am-biente in relazione all’infanzia;la predisposizione, da parte del Consiglio Nazionale degli Architetti, di bandi di gara per concorsi di progettazione che favoriscono la realizzazione di progetti che hanno come finalità anche la sostenibilità degli interventi a difesa dell’ambiente e per la vivibilità degli spazi a favore delle bambine e dei bambini;la predisposizione, da parte del Consiglio Nazionale degli Architetti, di una mostra itinerante su materiale fornito dal Ministero dell’Ambiente;

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la realizzazione di una campagna, da parte sia del Ministero dell’Ambiente che del Consiglio Nazionale degli Architetti, di informazione e sensibiliz-zazione sui diritti dei bambini per una città sostenibile;la realizzazione di iniziative presso il Ministero della Pubblica Istruzione per sensibilizzare studenti, favorendo gli incontri tra architetti e bambini nelle scuole, presso gli ordini, in occasioni di mostre, ecc.;l’elaborazione di elenchi, da inviare al Provveditorato agli Studi, di ar-chitetti iscritti disponibili a fornire assistenza nella realizzazione di pro-getti particolari, emersi da concorsi di idee o da altre attività promosse in ambito scolastico o non, che abbiano coinvolto direttamente i bambini;la promozione di concorsi di fotografia rivolti a bambini e scolaresche sul tema della CITTà.4° Forum Internazionale Nel 2000 a firenze è stato organizzato il 4° Forum Internazionale, in colla-borazione il Ministero degli Affari Esteri, durante il quale vari esperti si sono incontrati per discutere anche con i ragazzi su azioni pratiche realizzabili affinché i bambini di tutto il pianeta possano vivere in città a loro misura. Ad affiancare ciò, è stata allestita una mostra presso l’Istituto degli Inno-centi, “Le bambine e i bambini trasformano le città. Progetti e pratiche per la sostenibilità ambientale dei Comuni Italiani” sul riconoscimento, istituito dal Ministero dell’Ambiente nel 1998.Sicuramente l’importanza maggiore rappresentata dai forum, è stata la possibilità di interscambio tra città nazionali ed internazionali, ognuna del-le quali ha evidenziato ed esposto le proprie azioni, politiche ed iniziative.Ogni città è riuscita a misurare e confrontare le proprie modalità di azioni e metodologie d’intervento, aprendo un dialogo sul diverso concetto di “sostenibilità” caratterizzante ogni diversa realtà, fissando in questo modo obiettivi unitari a cui tendere, da unire a criteri e linguaggi per costruire progetti e attività comuni.Consulta nazionale per l’infanzia e l’adolescenza Gianni RodariLa Consulta attivata dai Democratici di Sinistra per investire con determi-nazione sui diritti delle bambine, dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi ha voluto mettersi in rete per aprire una nuova stagione di riforme per l’infanzia e l’adolescenza e per scrivere insieme la Carta dei Diritti. Alla Consulta hanno aderito moltissime personalità delle Istituzioni, del mon-do universitario, della cultura, della ricerca, dell’associazionismo e un gran

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numero di operatori che quotidianamente si battono per il riconoscimento dei diritti dei bambini e degli adolescenti. Alla Consulta Nazionale si sono affiancate nel tempo Consulte regionali e locali, alle quali possono aderire genitori, associazioni o quanti si occupano dell’infanzia e adolescenza sot-to diversi profili.Tra le iniziative prodotte la “Carta per la città delle bambine e dei bambini”, articolata in 10 punti:assumere i bambini e i ragazzi come interlocutori riconoscendo l’impor-tanza della loro partecipazione alle scelte amministrative anche attraverso consigli di bambini/e e ragazzi/e; fare un “patto civico” basato su un rap-porto di fiducia e di responsabilità tra adolescenti e giovani e l’Amministra-zione Comunale, affinché spazi pubblici siano utilizzati direttamente dai ragazzi per incontrarsi, fare musica e teatro; organizzare la città tenendo conto anche dei bisogni e dei tempi di vita dei cittadini più giovani, anche attraverso la predisposizione di piani orari adeguati; stimolare l’Ammini-strazione a integrare le proprie politiche e le proprie azioni legate all’in-fanzia ed all’adolescenza attraverso appositi strumenti organizzativi, quali uffici preposti anche alla progettazione partecipata con il coinvolgimento di bambini/e e ragazzi/e; stimolare l’Amministrazione a tenere presente le esigenze dei bambini e dei ragazzi nei diversi ambiti d’intervento, dalla mobilità agli assetti urbani, dall’edilizia ai Piani per la salute; stimolare l’Amministrazione ad impegnarsi affinché almeno nei centri più piccoli ogni bambino/a possa andare a scuola, a piedi o in bicicletta, su percorsi sicuri e progettati per loro, ogni bambino/a possa utilizzare agevolmente i mezzi pubblici per spostarsi in città; adoperasi perché vi siano in ogni quartiere, frazione o paese i servizi scolastici 0-14, i servizi extra-scolastici e nei nuovi insediamenti siano previsti standard di verde; favorire il dialogo inter-generazionale ed inter-culturale promuovendo momenti di dialogo intergenerazionali; favorire la conoscenza della storia della propria città e comunità per agevolare un senso di appartenenza e di responsabilità che sviluppi una cittadinanza reale; prevedere nelle biblioteche comunali sezio-ni specializzate per la lettura infantile.Unicef L’UNICEF (fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia) è la principale or-ganizzazione mondiale per la tutela dei diritti e delle condizioni di vita dell’infanzia e dell’adolescenza.

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fondata nel 1946 su decisione dell’Assemblea Generale dell’ONU, l’UNI-CEf, opera attualmente in 156 Paesi in via di sviluppo attraverso 126 uffici permanenti sul campo e in 36 Paesi economicamente avanzati tramite una rete di Comitati Nazionali.La missione dell’UNICEf è di mobilitare in tutto il mondo risorse, con-senso e impegno al fine di contribuire al soddisfacimento dei bisogni di base e delle opportunità di vita di ogni bambino, ragazzo e adolescente.L’UNICEf esplica la propria azione attraverso programmi e progetti di svi-luppo umano concordati e realizzati, in ogni paese, assieme alle istituzioni pubbliche e alle organizzazioni e associazioni locali, nel totale rispetto delle diversità culturali e con particolare favore per coloro che sono svantaggiati per ragioni legate al sesso, alla condizione sociale, all’appartenenza etnica o religiosa.Tra le attività il Programma “Nove passi per costruire città amiche dei bam-bini e delle bambine”, in cui una città è amica dell’infanzia se garantisce il diritto di ogni giovane cittadino a:influenzare le decisioni adottate nella sua città;esprimere la sua opinione sulla città che vuole;partecipare alla vita familiare, comunitaria e sociale;avere accesso ai servizi di base come la sanità, l’istruzione e la casa;bere acqua potabile e usufruire di adeguati servizi igienici;essere protetto da sfruttamento, violenza e abuso;camminare sicuro per le strade da solo;incontrare gli amici e giocare;avere spazi verdi per piante e animali;vivere in un ambiente non inquinato;partecipare agli eventi culturali e sociali;essere un cittadino con pari diritti e accesso a ogni servizio, senza discrimi-nazione per etnia, religione.La Città dei Bambini, Progetto Internazionale del Consiglio Naziona-le delle Ricerche - Istituto di Scienze e di Tecnologie della CognizioneIl progetto ha rivolto all’infanzia una serie di collaborazioni professionali, di confronti e scambi con altri ambiti disciplinari interessati ai suoi con-tenuti e alle sue proposte. In particolare il gruppo del Cnr ha frequen-ti contatti con i settori della psicologia, della sociologia, della pediatria, dell’architettura e dell’urbanistica, sia a livello universitario che degli ordi-

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ni professionali, e naturalmente con quelli della politica e delle ammini-strazioni locali, sia in Italia che in Spagna e in Argentina.Sono state attivate una ricerca sul Consiglio dei bambini di Roma in col-laborazione con l’Università La Sapienza e uno studio comparativo sulla progettazione partecipata ai bambini in collaborazione con l’Università di Helsinki.

1.2.3 Ambito RegionaleEvidenziando come le competenze nazionali in materia d’infanzia ed ado-lescenza siano mutate profondamente in questi ultimi anni, nasce sponta-neo il chiedersi come le singole Regioni si rapportano a queste tematiche. In questa fase molte regioni hanno rivisto o stanno rivedendo la propria le-gislazione sull’argomento ed alcune stanno attuando quanto previsto dalle leggi nazionali. Le situazioni delle singole Regioni si vanno diversificando, rischiando a volte di creare forti disuguaglianze nell’accesso ai diritti da parte dei bambini e degli adolescenti. Ciò non sempre risulta positivo, forse la possibilità di creare un coordi-namento tra governo centrale e governi regionali renderebbe ancora più efficaci tali politiche.Si offre di seguito un panorama della legislazione regionale con un appro-fondimento di quella prodotta in Basilicata5.La Legislazione sull’infanzia in AbruzzoL.R. 2.05.1995, n. 95 “Provvidenze in favore della famiglia”;L.R. 14.09.1999, n. 70 “Intervento della Regione Abruzzo per la realizzazio-ne della scuola a domicilio”;L.R. 23.12.1999, n. 140 “Promozione delle città dei bambini e delle bambine”;L.R. 28.04.2000, n. 76 “Norme in materia di servizi educativi per la prima infanzia”.La Legislazione sull’infanzia in CalabriaDeliberazione della Giunta regionale n. 2450 del 15/5/1998 (in attuazione della L. 285).L.R. n. 23 del 5/12/2003 “Realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali nella Regione Calabria”;Regolamenti attuativi della L.R. 23/2003, concernenti i requisiti struttu-———————5 Cfr. sito: www.cittaeducative.it

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rali e organizzativi dei servizi per i minori;L.R. n. 1 del 2/2/2004 “Politiche regionali per la famiglia”;La Legislazione sull’infanzia in CampaniaD.G.R. n. 5747/2000 (osservatorio regionale permanente condizione infanzia e adolescenza);Delibera di giunta regionale n. 1666/2002 (linee indirizzo adozione nazio-nale ed internazionale);D.G.R. n. 644/2004 (linee indirizzo affido);D.G.R. n. 711/2004 (linee indirizzo servizi residenziali);D.G.R. n. 1164/2005 (linee indirizzo abuso e maltrattamento);D.G.R. n. 1577/2005 (consulta regionale dei ragazzi e delle ragazze).La Legislazione sull’infanzia in Emilia RomagnaL.R. 40/1999 Promozione delle Città dei bambini e delle bambine;Piano sanitario regionale 1999-2001. La promozione della salute nell’ infan-zia e nell’età evolutiva. (Dossier ASR 56/2001);L.R. 1/2000 servizi educativi prima infanzia;L.R. 26/2001 diritto allo studio;L.R. 12/2003 norme per l’uguaglianza delle opportunità di accesso al sapere;L.R. 8/2004 norme in materia di servizi educativi per la prima infanzia;L.R. 10/2004 costituzione Associazione “Camina” (Associazione città ami-che dei bambini e degli adolescenti);Anno 2005. Presentazione del primo rapporto sui servizi e sulla condizione dell’ infanzia e dell’adolescenza;L.R. 9/2005 istituzione Garante Infanzia;Elaborazione del Piano socio-sanitario regionale 2008-2010.La Legislazione sull’infanzia in Friuli Venezia GiuliaL.R. 49/93: Istituzione dell’Ufficio del Tutore pubblico dei minori e assegni natalità; D.G.R. n. 1240/1999: Carta dei diritti dei bambini in ospedale; L.R. 13/2002: sostegno asili nido privati;D.G.R. 29.11.2004 n. 3235: progetto obiettivo materno infantile;L.R. 20/2005: sistema educativo integrato di servizi per la prima infanzia.La Legislazione sull’infanzia nel LazioL.R. 16/4/2002 call center per adozioni;L.R. 22 Aprile 2002 n.10, interventi per scuola dell’ infanzia;L.R. 38/2002: istituzione del Garante dell’ infanzia e dell’adolescenza;

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L.R. 24/12/2003 n. 42: interventi per servizi educativi prima infanzia;L.R. 9/2005 (art. 56): interventi a favore dei minori vittime di maltrattamenti;D.G.R. 29/5/2007 n. 361: fondi per il sostegno alle famiglie affidatarie di minori;La Legislazione sull’infanzia in LiguriaL.R. n. 12/2006 “Promozione del sistema integrato di servizi sociali e socio-sanitari”;Piano sociale integrato regionale;L.R. 6/3/07 n. 9 “Disciplina ufficio Garante regionale dei diritti dell’ infan-zia e dell’adolescenza”;PDL promozione delle politiche a favore dei minori e disciplina dei servizi per la prima infanzia;La Legislazione sull’infanzia in LombardiaL.R. 22/01 azioni di sostegno e valorizzazione della funzione sociale ed educativa svolta dalle parrocchie mediante gli oratori;D.G.R. n. 14043/03 “Linee guida per l’adozione”;L.R. 34/04 “Politiche regionali per i minori”;D.G.R. n. 20588/05 “Definizione dei requisiti minimi strutturali e organiz-zativi di autorizzazione al funzionamento dei servizi sociali per la prima infanzia”;D.G.R. n. 20762/05 “Definizione dei requisiti minimi strutturali e organiz-zativi di autorizzazione al funzionamento dei servizi sociali di accoglienza residenziale per minori”;D.G.R. n. 20943/05 “Definizione dei criteri per l’accreditamento dei servizi sociali per la prima infanzia, dei servizi sociali di accoglienza residenziale per minori e dei servizi sociali per persone disabili”;La Legislazione sull’infanzia nelle MarcheL.R 18/02 “Istituzione del Garante per l’infanzia e l’adolescenza”;D.G.R. 1896/02 “linee di indirizzo per lo sviluppo di una rete di servizi in materia di adozione internazionale”;D.G.R. 869/03 indirizzi in materia di interventi socio sanitari territoriali relativi all’affidamento familiare (L. 4/5/83 n. 184);L.R 9/03 “Disciplina per la realizzazione e gestione dei servizi per l’ infanzia e l’adolescenza e per il sostegno alle funzioni genitoriali”;L.R. 7/04 norme per il riordino delle funzioni di assistenza sociale dei Comuni, per l’organizzazione dei servizi sociali e per la gestione dei relativi interventi nella regione;

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D.G.R. 642/04 “Contributi regionali ai Comuni singoli od associati per la programmazione territoriale dei servizi per l’ infanzia e l’adolescenza”;D.G.R. 643/04 atto d’indirizzo concernente il “Sistema dei servizi per l’ in-fanzia e l’adolescenza della Regione Marche: sviluppo programmatico ed or-ganizzativo”;La Legislazione sull’infanzia nel MoliseLegge n. 1 del 07/01/00 “Riordino delle attività socio-assistenziali e istitu-zione di un sistema di promozione sociale dei diritti sociali di cittadinanza”;Legge n. 20 del 24/03/00 “Interventi a favore degli studenti affetti da pato-logie che non consentono la frequenza dei corsi di studi”;L.R. per l’istituzione del Difensore Civico n. 26 del 14/04/2000;Legge n. 29 del 14/04/00 “Tutela del diritto al gioco dei bambini e sviluppo delle ludoteche”;Piano socio-assistenziale regionale triennio 2004-2006;Legge n. 16 del 05/05/05 “Provvedimenti per l’adozione di minori da parte delle coppie residenti in Molise”;Legge n. 31 del 10/10/05 “Intervento di diritto allo studio nelle scuole dell’ in-fanzia non statali, nelle scuole primarie non statali e paritarie”;La Legislazione sull’infanzia nel PiemonteL.R. n. 30/2001 istituzione della Consulta regionale per le adozioni e per gli affidamenti familiari e dell’Agenzia regionale per le adozioni internazionali;D.G.R n. 42-29997 del 2.5.2000 Linee guida per la segnalazione e presa in carico dei casi di abuso e maltrattamento ai danni di minori;L. 31 dicembre 1998, n. 476 “Ratifica ed esecuzione della Convenzione per la tutela dei minori fatta a l’Aja il 29 maggio 1993”;D.G.R. 4/6/01 n. 46-3163 Progetto “Tutti i bambini hanno diritto ad una famiglia”;D.G.R. 14 luglio 2003, n. 37-9945 “Aggiornamento delle procedure per l’accertamento dell’ idoneità fisica ai fini dell’adozione di minori”;D.G.R. 17 novembre 2003, n. 79-11035 sviluppo di una rete di servizi per l’affidamento familiare e adozioni difficili;D.G.R n. 68-11286 del 9 dicembre 2003 “Una rete di servizi per l’ infanzia”;D.G.R. n. 41-12003 del 15.3.2004 tipologie strutture residenziali per minori;D.G.R. 3 agosto 2004, n. 45-13228 Iniziative di promozione sul tema “L’Affido familiare”;D.G.R n. 48-14482 del 29 dicembre 2004 “Nido in famiglia”.

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La Legislazione sull’infanzia nella PugliaL.R. 19/1999 “Interventi a favore dell’ infanzia e dell’adolescenza”;L.R. 17/2003 “Legge quadro sui servizi sociali”;L.R. 19/2006 disciplina dei sistema integrato dei servizi sociali;D.G.R. 494 del 17/4/2007;La Legislazione sull’infanzia nel Trentino Alto AdigeProvincia Autonoma TrentoOrientamenti per le scuole dell’infanzia. Linee guida per gli asili nido;L.P. 4/2002;L.P. 5/2006;Provincia Autonoma BolzanoL.P. 2/2002 sull’adozione;L.P. 15/2003 Anticipazione dell’assegno di mantenimento;La Legislazione sull’infanzia nella SardegnaPiano Socio-Assistenziale 1998/2000;L.R n. 23 del 23/12/2005 di riordino dei servizi alla persona;La Legislazione sull’infanzia nella SiciliaD.A. n. 1357/S6 del 19/04/2006 - approvazione piani di interventi per la realizzazione di asili nido nei luoghi di lavoro e potenziamento di quelli comunali;D.A. 790 del 15/03/2006 - criteri per l’erogazione del concorso alle spese per le adozioni internazionali sostenute dalle famiglie adottive;La Legislazione sull’infanzia nell’UmbriaDgr 20/2000 Indirizzi attuazione l. 285/97;Regolamento reg. n. 8/2005: strutture residenziali per minori;L.R. 30/2005 sistema integrato servizi per l’infanzia;Regolamento reg. n. 13/2006: servizi socio-educativi per la prima infanzia;DGR 574/2001 Protocolli in materia di adozioni internazionali, nazionali e affido;La Legislazione sull’infanzia nel VenetoL.R. 16/12/1997: abuso e sfruttamento sessuale: interventi a tutela;L.R. 16712/1999 n. 55: interventi per la promozione dei diritti umani, la cultura della pace, la cooperazione, la solidarietà;L.R. 19/1/2001, n. 1: interventi a favore delle famiglie degli alunni delle scuole statali e paritarie;L.R. 3/1/2003, n. 3: disposizioni sulle terapie complementari (terapia del sorriso e pet therapy);

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La Legislazione sull’Infanzia nella ToscanaL.R. 72/1997 riordino dei servizi socio assistenziali e socio-sanitari 3;L.R. 31/2000 partecipazione dell’Istituto degli Innocenti;L.R. 41/2005 “Sistema integrato di interventi e servizi per la tutela dei diritti di cittadinanza sociale”;Del. G.R. n. 1218/2001 “Accordo di programma per l’applicazione delle leggi in materia di adozione”;Del. G.R. n. 313/2002 “Guida e strumenti operativi in materia di abbandono e maltrattamento di minori”;Del. G.R. n. 605/2002 “Protocollo di intesa con il Centro di Giustizia mino-rile di Firenze per sperimentazione dei flussi informativi nell’area dei minori”;Del. G.R. 960/2002 “Programmi di assistenza e recupero di minori maltrat-tati ed abusati”;DCR n. 238/2003 “Approvazione del Piano di Azione sui diritti dei minori”;Del. G.R. n. 1192/2004 “Approvazione schema di protocollo di intesa tra Regione Toscana e gli Enti Autorizzati per l’adozione internazionale”;La Legislazione sull’infanzia nella Valle D’AostaD.G.R. n. 1517 del 15/05/2000 estensione del Servizio di assistenza Domiciliare Educativa in favore di minori;D.G.R. n. 1943 del 12/06/2000 “Progetto Sorriso”;D.G.R. n. 2119 del 28/06/2000;D.G.R. n. 2762 del 21/08/2000 l’organizzazione delle attività degli uffici centrali e delle équipes socio-sanitarie territoriali;D.G.R. n. 4641 del 30/12/2000 prassi di collaborazione per le situazioni di disagio evolutivo in ambito scolastico;L.R. n. 18/2001 relativa al Piano Socio Sanitario della Valle d’Aosta 2001/2004;D.G.R. n. 4774 del 10/01/2002;D.G.R. n. 1241 del 8/04/2002 Progetto Affido;D.G.R. n. 3888 del 21/10/2002 valutazione del Servizio di assistenza Do-miciliare Educativa per minori;D.G.R. n. 5045 del 23/12/2002;D.G.R. n. 5190 del 30/12/2002 12. DGR n. 2455 del 19/07/2004 conces-sione di un assegno post-natale;D.G.R. n. 2040 del 27/06/2005 istituzione di una équipe per l’affidamen-to familiare di minori e per l’accoglienza volontaria;

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La Legislazione sull’infanzia in BasilicataIn Basilicata la produzione legislativa nasce nel 1990 con la Legge n. 15.Legge Regionale n. 15/90La legge 15 del 1990 “Convenzione con il Comitato italiano per l’Unicef per l’ istituzione del Difensore dell’ infanzia”, ha istituito il Difensore civico per l’infanzia e l’adolescenza.La figura del Difensore ha lo scopo di: diffondere la conoscenza dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza; acco-gliere le segnalazioni provenienti da persone anche di minore età, dalle famiglie, da associazioni ed enti, in ordine a casi di violazione dei diritti di cui alla lettera a), e fornire informazioni sulle modalità di tutela e di esercizio di tali diritti; rappresentare i diritti e gli interessi dell’infanzia e dell’adolescenza presso tutte le sedi istituzionali, secondo le modalità previste dalla presente legge; collaborare agli interventi di raccolta e di elaborazione di tutti i dati relativi alla condizione dell’infanzia e dell’adole-scenza in ambito regionale; predisporre una relazione annuale al Consiglio Regionale o Provinciale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza nella regione, sui servizi e sulle risorse presenti sul territorio e sugli in-terventi svolti; curare la realizzazione di servizi di informazione destinati all’infanzia ed all’adolescenza, eventualmente anche attraverso un servizio di ascolto telefonico; ulteriore obiettivo di tale legge è di promuovere l’ado-zione di strumenti per la difesa dei diritti dell’infanzia.Legge Regionale n. 9/99La legge approvata il 29 marzo del 1999, “Istituzione di un fondo di solida-rietà a favore di donne e minori vittime di reati di violenza sessuale”.Intento è quello di promuovere iniziative concrete di solidarietà per so-stenere azioni di tutela e sostegno giudiziario nei confronti delle donne e uomini, bambine e bambini, vittime di delitti di violenza sessuale.Legge Regionale n. 45/00Tra gli obiettivi della legge regionale emanata il 19 aprile del 2000, “Inter-venti a favore della famiglia” sono:l’attivazione di politiche di sostegno alla genitorialità, intesa come scelte di procreazione responsabile e cura verso i figli; il collegamento tra servizi pubblici e privati per la promozione di iniziative di mutuo aiuto delle fa-miglie (banche del tempo, scuole per genitori, nidi di famiglia, madri di giorno, taxi collettivi, etc); le concrete esperienze di incontro e di scambio

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tra le diverse generazioni; l’ingresso o il reingresso nel mercato del lavoro di persone che si siano dedicate all’esclusivo impegno di cura rivolto a minori o a soggetti non autosufficienti nell’ambito della famiglia; ogni altra ini-ziativa per la valorizzazione della famiglia come primario soggetto sociale, culturale ed economico.Tale legge stabilisce l’istituzione di una Consulta Regionale per la fami-glia, quale organo propositivo e consultivo della Regione in materia di politiche familiari.Legge Regionale n. 1/03Con la legge emanata il 2 gennaio del 2003, “Costituzione consulta regiona-le di protezione e pubblica tutela dei minori” la Regione Basilicata ha deciso l’istituzione di una “consulta” a cui affidare la realizzazione di una serie di percorsi formativi interdisciplinari, rivolti a tutti quei soggetti (genitori, medici, insegnanti, avvocati, magistrati ed operatori delle forze dell’ordine) che entrano in relazione col minore nel corso del suo processo di crescita. La legge istituisce, inoltre, una sezione per “la protezione e pubblica tutela dei minori”. Legge n. 10/05Tra le leggi che si interessano della protezione e della solidarietà nei con-fronti dell’infanzia, quella più innovativa, anche nel panorama nazionale, perché è riuscita a mettere in stretta relazione il bambino e la città è la legge n. 10 del 2005.Tale legge inerente a “Interventi per la promozione dei diritti ed opportunità per l’ infanzia e l’adolescenza e per lo sviluppo di progetti per città dei bambini e delle bambine” più specificatamente promuove:azioni volte al riconoscimento dei diritti e bisogni dei soggetti in età evo-lutiva; lo sviluppo delle politiche e degli interventi finalizzati a creare mi-gliori condizioni di vita nell’ambiente urbano, nell’ambito dei processi di pianificazione e progettazione spaziale e temporale della città, anche attra-verso micro-progetti volti al recupero degli spazi abbandonati e degradati per realizzare luoghi di incontri e di giochi e, quindi, di aggregazione; la realizzazione di progetti volti a favorire la autonomia delle bambine e dei bambini, facilitare la loro mobilità negli spazi esterni in condizioni di sicurezza, la loro conoscenza ed esplorazione della città, la loro capacità di fruirla in modo pieno e corretto; la attivazione di iniziative tese a realizzare la loro partecipazione attiva alla vita civile ed alla crescita culturale; le at-

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tività di formazione e aggiornamento del personale degli Enti locali, degli addetti ai servizi di pubblica utilità, degli insegnanti di ogni ordine e grado tramite gli enti e le realtà preposte, per favorire la diffusione di pratiche co-erenti con il rispetto dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza; la creazione di una banca dati dei progetti attivati in ambito regionale.Tra le azioni più importanti promosse dalla legge, inoltre, la promozione di una rete di città amiche dell’infanzia, l’indicazione di assumere le finalità e gli obiettivi della legge tra gli indirizzi per la redazione e la variazione degli strumenti urbanistici e dei piani territoriali di regolazione degli orari, la concessione di contributi ai Comuni che si dotano di progetti di inter-vento, orientati al miglioramento della qualità di vita dei bambini e della bambine, degli adolescenti e delle adolescenti nelle città. Sicuramente la legge 10 per la sua articolazione può essere ritenuta un ottimo passo verso l’apertura a tutto campo di tematiche come quelle dell’infanzia che sono viste come settoriali mentre invece coinvolgono così tanti aspetti sociali e culturali. L’auspicio migliore è quello che dia luogo ad interventi concreti che permettano una progettazione partecipata con i bambini, affinché non resti soltanto un dispositivo legislativo, ma sempre più una pratica corrente nel nostro agire di futuri tecnici. Anche all’interno della mia seppur picco-la esperienza, le difficoltà riscontrate hanno evidenziato i forti limiti ancora sperimentali di tali pratiche nella nostra regione. È su questo che bisogna riflettere e soprattutto è quello su cui bisogna lavorare, poiché realmente i bambini rappresentano il nostro futuro ed in quanto tali hanno il diritto di partecipare a ciò che li riguarda direttamente.

1.3 LE ESPERIENZE ITALIANEDiverse esperienze sono state prodotte anche in Italia sui temi della parte-cipazione dell’infanzia alle trasformazioni delle città con la produzione di studi, ricerche e buone pratiche.Tra queste si citano di seguito quelle che sono state oggetto di premi e riconoscimenti da parte del Ministero dell’Ambiente.A. Riconoscimento Città Sostenibili delle Bambine e dei BambiniIl Riconoscimento “Città sostenibili delle bambine e dei bambini”, come già detto, è stato istituito nel 1998 dal Ministero dell’Ambiente. Tale Riconoscimento voleva segnalare, promuovere e diffondere le buone pratiche portate avanti negli anni, per migliorare l’ambiente e la qualità di

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vita dei bambini, riconoscendo loro la capacità di progettare e pianificare, valorizzando gli interventi che hanno permesso una riqualificazione cultu-rale e istituzionale sulla base di una sostenibilità ambientale.L’iniziativa voleva anche mettere in evidenza le amministrazioni impegna-te con azioni positive a migliorare la qualità della vita non solo secondo indicatori ambientali e quantitativi.La prima edizione del Premio 1998/99 ha coinvolto comuni con popolazio-ne superiore ai 15.000 abitanti, assegnando il riconoscimento di città soste-nibile delle bambine e dei bambini. È stato assegnato, su 82 partecipanti, alle città di: ferrara, Modena, Torino, Molfetta, Pesaro, Rivoli, Bolzano, Pistoia, Cinisello Balsamo, Padova, Empoli, Ravenna, San Lazzaro, Cuneo.fano, è stata invece la città vincitrice del Riconoscimento. Infatti, in questa città già a partire dal 1991 si era costituito un Laboratorio Territoriale di Educazione Ambientale, nel quale il bambino diventa parametro decisio-nale di prioritaria importanza, perché se la città è attenta ad una delle parti sociali più deboli può esserlo, poi, anche nei confronti di tutte le parti sociali della città stessa.All’interno del laboratorio oltre a studiare ed analizzare l’ambiente natura-listico si è osservata la città nel suo insieme. A questa azione si è affiancata l’istituzione del Consiglio Comunale dei ragazzi.Tra le pratiche attivate le più importanti:Un giorno all’anno le strade principali della città sono chiuse al traffico e animate dalle società sportive e gruppi di animazione locali. I bambini possono usare gli impianti sportivi senza “allenatore”, cioè senza doversi iscrivere necessariamente ad una società sportiva. L’Amministra-zione comunale ha risposto lasciando a disposizione dei bambini un’ora al giorno, nel pomeriggio, l’uso libero di quattro impianti sportivi, con la previsione di estendere gradualmente l’uso a tutti gli impianti nei rinnovi delle convenzioni con le società sportive. Con ordine del giorno del Consiglio Comunale si è concesso l’uso delle piazze come luogo di gioco. A ciò si sono aggiunte alcune iniziative negli anni successivi alla sperimen-tazione iniziale, cioè “Io e la mia città” in cui si è studiato ogni anno un aspetto della città (le piazze ed i monumenti, il verde, il traffico, i rifiuti, la scuola, il gioco e i suoi spazi) e “A scuola ci andiamo da soli”, iniziativa che ha permesso di ridare autonomia a molti bambini della città, studiando un

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percorso alternativo del tragitto casa-scuola.Nella seconda edizione 1999/2000 sono state apportate al Riconoscimento alcune innovazioni, tra cui l’ampliamento a tutti i comuni della possibilità di accedere all’iniziativa prevedendo forme diverse di partecipazione:I Comuni con popolazione superiore ai 10.000 abitanti partecipavano alla selezione per il Riconoscimento “Città sostenibile delle bambine e dei bambini”. I Comuni con popolazione inferiore ai 10.000 abitanti parteci-pavano alla selezione per il Premio per la migliore iniziativa per migliorare l’ambiente urbano per e con i bambini. I comuni partecipanti sono stati 135 con popolazione superiore a 10.000 abitanti e 38 con popolazione inferiore.Il Riconoscimento è stato ottenuto da: Cremona, La Spezia, Asti, Scan-dicci, Cosenza, Piacenza (popolazione superiore a 5.000 abitanti, I^ cate-goria demografica), Novellara, Atripalda, Mantova, Belluno, Melegnano, Cassina de’ Pecchi, Guastalla, Pergine Valsugana, Valderice, Casagiove, Cormano, Sondrio, Muggia e Alfonsine (popolazione inferiore a 5.000 abitanti, 2a categoria demografica).Cavriago ha invece ottenuto il Premio per l’iniziativa “Progetto di riquali-ficazione delle aree esterne al Polo scolastico di via del Cristo”, con la motiva-zione seguente: “ l’ iniziativa è inserita in un contesto attivo nel promuovere la qualità ambientale e la partecipazione dei bambini. è un iniziativa di ampio respiro con un ruolo molto attivo delle scuole e articolata per interventi ben programmati nel tempo. Il coinvolgimento di bambini e ragazzi è continuo per tutte le fasi, dalla progettazione alla realizzazione degli interventi. Si risconta oltre al coinvolgimento continuo, ampio ed attuato con metodi efficaci dal punto di vista dell’educazione ambientale, il carattere innovativo dell’ inizia-tiva con forti potenzialità di disseminazione relativamente alla metodologia utilizzata ed al percorso realizzato e la presenza ed il coinvolgimento attivo di diversi soggetti sociali famiglie e scuola”.Il Comune di Cavriago, già dalla metà degli anni novanta, si è dedicato alle tematiche ambientali con consistenti impegni e politiche di innovazione. Contemporaneamente ha cominciato a lavorare con i bambini su tali argo-menti, coinvolgendoli direttamente e programmando con loro interventi di riqualificazione degli spazi del paese. L’idea è stata quella di riprogettare la città a misura di tutti, partendo da una revisione delle politiche urba-nistiche (quelle che riguardano il territorio sotto il profilo della mobilità, della fruibilità, degli spazi verdi, ma anche dei servizi e delle istituzioni)

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secondo le esigenze dei cittadini più piccoli, che sono una delle tante ca-tegorie “deboli”. L’obiettivo, posto come determinante per la riuscita del progetto, è stato quello di giungere ad una città possibile, che obbliga ad approcci diversi e multidisciplinari: “ il progetto a cui stiamo lavorando non riguarda solo i bambini né riguarda solo la fruibilità degli spazi urbani”, è quanto detto alla presentazione del progetto.In realtà la volontà è di coinvolgere l’interezza di una città, le sue priorità, la qualità della vita dei suoi abitanti, affrontando i temi della qualità degli spazi urbani per i bambini, così da garantire una migliore qualità di vita per gli adulti. Ma non solo, significa anche porsi in un’ottica di prevenzio-ne del disagio e del degrado, della solitudine e dell’intolleranza.Il benessere dei bambini e dei ragazzi, diventa in tale modo, un argomento che spetta non solo ai servizi (scuola, ASL, servizi sociali, ecc.) ma a tutti. Intenzionalità del progetto è mettere al centro dell’attenzione l’inderoga-bile necessità di coniugare lo sviluppo ed il potenziamento dei nuclei ur-bani, con la sicurezza e la coesistenza pacifica tra automobilisti e pedoni.I pedoni della città di Cavriago sono in realtà molto speciali, pedoni-bambini.I bambini da anni stanno scomparendo dalle strade di città e paesi per essere rinchiusi in luoghi protetti e sicuri, da cui escono solo se rigorosa-mente accompagnati dagli adulti, preferibilmente in automobile.Purtroppo la società odierna ci ha abituato a bambini che conoscono le strade, le piazze, i negozi, i servizi dei loro quartieri solo attraverso i vetri delle automobili, che esplorano il mondo esterno tramite gli occhi della te-levisione, guardando senza conoscere direttamente gli spazi in cui vivono. Sempre più ritroviamo esperienze simili anche in piccoli paesi o in cittadi-ne, dove è ancora possibile trovare luoghi in cui è facile e piacevole spostar-si a piedi, dove gli spazi verdi sono ricchi e curati, i servizi sono semplici da raggiungere. Per gli adulti si tratta di recuperare un abito mentale più sano ed equilibra-to, ma per i bambini ed i ragazzi è in gioco molto di più. Principi metodologici ispiratori del progetto e che hanno permesso di cen-trare l’obiettivo del Premio sono stati:la condivisione di obiettivi, talvolta scomodi, che coinvolgano tutte le età e tutte le categorie dei cittadini; la necessità di darsi tempi di realizzazione a breve termine, perché i bambi-ni di oggi vogliono risposte oggi e non tra anni, ma anche a lungo termine,

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poiché alcuni interventi sono di radicale trasformazione, pertanto onerosi ed impegnativi e soprattutto richiedono una modifica di abitudini e con-suetudini sociali e culturali; la scelta di lavorare in collaborazione tra più assessorati e più uffici, supe-rando la frammentazione degli interventi e soprattutto recuperando una logica programmatoria di ampio respiro; la procedura metodologica dell’ascolto, della concertazione, della co-pro-gettazione con i ragazzi, riconoscendo loro competenza e valore, svolgen-do insieme un percorso di formazione ed aggiornamento per ricercare gli esempi significativi di trasformazione urbana; l’utilizzazione di una metodologia di lavoro che prevede la sistematica rela-zione con tutti gli ordini di scuole del nostro comune (dal nido alla scuola media), organizzando progetti di continuità educativa con alcune sezioni-classi campione.Alcune iniziative, invece, sono state premiate come “buone iniziative” e cioè quelle dei comuni di: Calmiera, Colmurano, Camerino, Carnate, Granarolo dell’Emilia, Lavis, Locate di Triulzi, Travacò, Siccomario, Villa di Serio.La terza edizione 2000/2001 ha visto vincitrice per il Riconoscimento “Cit-tà sostenibili delle bambine e dei bambini” la città di Modena, appartenen-te alla 1a categoria demografica, mentre per la 2a categoria hanno vinto ad ex equo le città di Guastalla ed Ostuni.La motivazione che ha condotto all’assegnazione della palma di vincitrice alla città di Modena, data dal Ministero stesso riguarda “ i risultati ec-cellenti conseguiti nel portare avanti in modo esemplare progetti, iniziative ed attività che hanno inciso sulla qualità ambientale della città, mettendo al centro dell’attenzione l’organizzazione degli spazi e dei ritmi di vita dei bambini. La loro cittadinanza attiva è stata messa in pratica con continuità ed efficacia attraverso un variegato ventaglio di azioni e processi partecipativi. Molte delle iniziative attuate appaiono esemplari per metodologie utilizzate, livello di innovazione e di creatività delineando una visione complessiva della città sostenibile delle bambine e dei bambini che da meta da raggiungere si trasforma progressivamente in realtà”.Mentre per quanto riguarda le altre due città appartenenti alla 2a categoria, le motivazioni riconosciute sono state, ad Ostuni “per l’attenzione costante posta nella costruzione di una città a misura dei bambini come modello evolu-

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to di convivenza civile e di corretto rapporto tra uomo ed ambiente. Per l’ in-sieme di iniziative che hanno visto i bambini protagonisti di tutte le fasi, dalla progettazione alla realizzazione come, per esempio, il Giardino dell’Acquario. Per l’ impegno profuso nel promuovere una cultura della pace e della solidarie-tà mediante l’organizzazione di eventi anche di carattere internazionale come “La settimana dei bambini del Mediterraneo”.A Guastalla la motivazione del Premio è stata quella “di aver impostato un progetto complessivo ed articolato di valorizzazione e tutela del proprio patri-monio territoriale e ambientale attribuendo ai bambini un ruolo di attori pri-vilegiati. Per averli coinvolti in modo intenso e continuo nella individuazione e realizzazione delle varie fasi del progetto di trasformazione della città, contri-buendo a sviluppare in essi conoscenza e creatività. Per aver saputo individua-re nell’approfondimento con i bambini di alcune tematiche specifiche, come il rapporto tra città abitanti e fiume, momenti essenziali di crescita, di apprendi-mento e di progressiva consapevolezza delle tematiche ambientali e culturali”.Il Riconoscimento è stato, inoltre, assegnato alle città di: Bologna, Carpi, Candelo, Castel San Pietro Terme, Collegno, Cologno Monzese, Comiso, Corigliano Calabro, faenza, forlì, fossano, Ivrea, Lodi, Montale, Mon-toro Inferiore, Noceto, Pomigliano d’Arco, Pozzano, Ruvo di Puglia, San Giuliano Milanese, Siena, Viareggio, Vicenza, Zola Predosa.Il Premio per “Iniziativa più significativa per migliorare l’ambiente urbano con e per i bambini” è stato assegnato al Comune di Guspini per l’espe-rienza “Le città invisibili” con la seguente motivazione: “per la capacità di aver saputo coniugare in una singola ma articolata iniziativa, strettamente legata al contesto” Le città invisibili”, più momenti fondamentali della visio-ne della città sostenibile delle bambine e dei bambini. Per aver coinvolto in un’attività continua e di grande valore formativo i bambini, messi in grado di manifestare liberamente fantasia e creatività nell’ ideazione di progetti e di partecipare alla loro effettiva realizzazione, di particolare interesse per la varietà e ricchezza di soluzioni proposte ed attuate”.B. Premio Miglior Progetto per una Città Sostenibile delle Bambi-ne e dei Bambini e Premio Iniziativa più Significativa per Migliorare l’Ambiente Urbano con e per i BambiniNell’anno 2001, il Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio ha rinnovato l’istituzione del Riconoscimento diventato Premio per il “Mi-glior progetto per una città sostenibile delle bambine e dei bambini” e del

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Premio “Iniziativa più significativa per migliorare l’ambiente urbano con e per i bambini” con la formazione di due graduatorie distinte per i comuni con popolazione fino a 50.000 abitanti e per quelli con popolazione da 50.001 abitanti ed oltre.Il decreto prevedeva anche l’istituzione di un Registro delle buone pratiche pubblicato a cura del Ministero dell’Ambiente per raccogliere e diffondere le iniziative più significative ed efficaci attuate dai comuni italiani negli anni.Il Premio per il Miglior progetto per città con popolazione superiore ai 50.000 abitanti è andato alle città di: Torino, Genova, ferrara.Torino aveva aderito già dal 1997 al Piano d’Azione del Ministero dell’Am-biente denominato “Città Sostenibili delle Bambine e dei Bambini” rico-noscendo la possibilità di realizzare progetti a favore di una città migliore. Il Piano d’Azione si basava sul riconoscimento del diritto dei bambini e dei ragazzi a vivere all’interno della propria comunità in un clima di relazioni significative e in una città con spazi “sostenibili”. Spazi privi di quei rischi ambientali, legati alla sicurezza, ai tempi e ai ritmi che spesso rendono l’ambiente urbano un luogo inadatto ad una crescita nel rispetto delle necessità individuali. Con tale intento nel 1999 la Città di Torino ha istituito il “Laboratorio Città Sostenibile”.Obiettivi che il Laboratorio poneva come prioritari erano:la promozione della cultura della sostenibilità per una migliore qualità del-la vita in ambiente urbano;la formazione di cittadini quali soggetti attivi di cambiamento e di svilup-po locale;la diffusione dell’idea di città come “luogo di tutti” - sistema aperto - che impara e si trasforma riconoscendo visibilità e legittimità di intervento ai suoi cittadini, a partire dai più giovani;la promozione di politiche partecipative come modalità di intervento nei processi di trasformazione e cura urbana;la promozione e il coordinamento di azioni interdisciplinari concertate tra diverse istituzioni e diversi settori della pubblica amministrazione.A tali interventi si è aggiunto nel 2003 l’iniziativa “Torino, Città in Gioco”, durante la quale le scuole si sono trasformate, per un intero anno scolasti-co, in un vero e proprio “osservatorio urbano”, un luogo privilegiato in cui affrontare i temi della cura e della trasformazione degli spazi della propria città. Proprio la volontà di creare un percorso coerente e sostanziale di

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coinvolgimento dei bambini nella costruzione di un ambiente urbano più attento alla qualità della vita ha condotto il comune di Torino a mettersi in luce come la città migliore.Genova ha avuto il secondo premio “per l’ impegno profuso per la riqualifi-cazione del suo territorio. All’ interno di questo processo l’attenzione al mondo dell’ infanzia e della prima adolescenza ha delineato una strategia d’ interven-to reticolare con ampio livello di diffusione ed integrazione. Molte delle inizia-tive documentano una partecipazione diffusa ed efficace sia per il numero dei bambini coinvolti sia per le metodologie utilizzate. Si segnalano come esempi di buone pratiche: la realizzazione di spazi gioco con il coinvolgimento dei bambini, la riqualificazione di spazi pubblici come gli esempi della Casa della vita e Barca della memoria, i laboratori didattici del centro sperimentale di Serino. Interessanti e diffuse sono le iniziative di autoproduzione da parte dei ragazzi di volumi dedicati ad aree, territori e quartieri della città con partico-lare attenzione anche ai temi della città multietnica e solidale”.ferrara si è classificata terza per le ampie ed articolate attività, dove la partecipazione della cittadinanza ed in particolare quella dei bambini è consolidata in varie iniziative diffuse e frequenti. L’ istituzione fin dal 1993 di un’unità operativa denominata “Città Bambina” è testimonianza della volontà di creare le condizioni affinché i bambini e i ragazzi siano realmen-te coinvolti. Sono da segnalare i due progetti “Spazi urbani e infanzia” e “Casa LEA” che hanno realizzato moltissime attività con i bambini: inter-venti che vanno dai parchi urbani, ai cortili scolastici, alle piste ciclabili, ai percorsi casa-scuola fino alle attività di educazione ambientale più in generale. Anche a ferrara l’impegno sull’ Agenda 21 ha portato all’avvio di un progetto specifico “Scuola 21” che sperimenta e promuove il processo di Agende 21 nelle scuole. Infine, da segnalare in ambito culturale il progetto “La casa delle arti” che ha l’obiettivo di mettere in rete le diverse opportu-nità che la città offre”.Per città con meno di 50.000 abitanti sono state premiate: San Giuliano Milanese, Ivrea, Pomigliano d’Arco.Primo premio al Comune di San Giuliano per il “ forte impegno ambientale testimoniato da interventi incisivi ed importanti nel campo dell’ inquinamen-to elettromagnetico, dell’ inquinamento acustico, della raccolta differenziata attuata anche attraverso iniziative di sensibilizzazione promosse dalle scuole, dell’aumento delle aree verdi per le scuole. Interessante la realizzazione di una

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piazzetta all’ interno di un’area verde, dotata di una fontana decorata dai bambini con formelle in ceramica”. Il coinvolgimento dei bambini è reale su molti temi: attività di educazione ambientale, progetti di riqualificazione di spazi urbani inutilizzati e trasformati in giardini attrezzati, cortili sco-lastici utilizzati per attività ludico-didattiche. Ulteriore progetto dal titolo “Oltre il giardino della mia scuola” ha proposto la riorganizzazione dei cortili scolastici da parte dei bambini”.Ivrea è stata premiata per “ l’ interessante progetto che valorizza due punti focali del territorio dedicandoli alle attività per e con i bambini: Il Parco della Polveriera (centro di fruizione ed educazione ambientale) e Villa Girelli (spazio a disposizione per attività didattiche e ludiche attuate con una grande attenzione alla innovazione e alla sperimentazione pedagogica)”.Pomigliano è stata premiata per “aver saputo utilizzare strumenti e meto-dologie improntate alla sostenibilità nonostante le difficoltà e i ritardi che caratterizzano le politiche ambientali di molti Comuni del sud. In questo contesto si è inserito, inoltre, il progetto “Pomigliano città delle bambine e dei bambini” che ha visto l’attivazione della partecipazione dei bambini alle trasformazioni della città con laboratori di progettazione partecipata, l’attivazione del Consiglio Comunale dei ragazzi, la riprogettazione di aree di pertinenza scolastica, la progettazione di percorsi sicuri”.Come miglior Iniziativa è stata premiato il comune di San Ilario d’Enza, mentre menzioni speciali sono andate a: Empoli, faenza, Montale, Napoli, Vicenza, Zola Pedrosa.Premio come migliore iniziativa al Comune di S. Ilario per l’iniziativa dal titolo “Riorganizzazione delle aree cortile dei servizi educativi e scolastici del Comune dal Nido alla scuola media” perché è una iniziativa complessa ed articolata che ha previsto il coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi at-traverso percorsi di progettazione partecipata ed ha evidenziato l’impegno della città a porsi come “città partecipata”. Tale Riconoscimento voleva segnalare, promuovere e diffondere le buone pratiche svolte negli anni, la cui intenzionalità era quella di migliorare l’ambiente e la qualità di vita dei bambini, riconoscendo loro la capacità di progettare e pianificare, va-lorizzando gli interventi che avevano permesso anche una riqualificazione culturale e istituzionale sulla base di una sostenibilità ambientale.La situazione attuale: l’esperienza di CaminaOggi, purtroppo, tale Riconoscimento non ha avuto più seguito, a causa

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del mancato rifinanziamento che ha impedito l’ulteriore sperimentazione, ma anche e soprattutto il monitoraggio tramite la raccolta dei dati delle iniziative svolte in questi anni. Sicuramente la conoscenza approfondita delle iniziative susseguitesi a partire dal 1999 rappresentava e può rappre-sentare ancora oggi una fonte di grande conoscenza e di sviluppo futuro. A tale compito si è costituito dal 2000 il Centro Camina, acronimo di “città amiche dell’infanzia e dell’adolescenza”, che predispone occasioni permanenti di confronto e di formazione sulle tematiche relative alla qua-lità della vita dei bambini e degli adolescenti nelle città, per promuovere la crescita di una cultura dell’infanzia e dell’adolescenza, ponendosi come riferimento per una raccolta documentale delle “buone pratiche”. Il Centro vuole sviluppare un’azione di promozione culturale, di comunicazione, di socializzazione delle conoscenze, di diffusione dei punti forti delle espe-rienze, promuovendo l’acquisizione e la crescita di una competenza diffusa per quanto attiene l’elaborazione, l’attuazione, la verifica, la valutazione e il monitoraggio dei progetti. Si pone, inoltre, l’intento di favorire occasioni di confronto e di scambio sulle modalità di attivazione degli interventi, promuovere la conoscenza, la valorizzazione e lo scambio delle esperienze in modo da individuare utili riferimenti per l’avvio di nuove iniziative in una logica di produttività e di analisi comune degli aspetti positivi e degli eventuali elementi di criticità che li connotano. Purtroppo oggi molte delle iniziative sono state lasciate in disparte in attesa di “tempi migliori” o sono portate avanti da gruppi quali Camina, Avventura Urbana e Abcittà. Tut-te iniziative di prono volenterose e attente ai bisogni dei più piccoli, così come di quelli di altre fasce d’età ritenute poco appetibili. Oggi la città deve essere esplorata mediante nuovi percorsi, strade più innovative e forse anche a questo l’intelligenza sveglia dei bambini e la loro creatività priva di pregiudizi possono rappresentare una risorsa.

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