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PERIODICO DI INFORMAZIONE DELL’ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI TERNI www.ordingtr.it ISSN 1971 - 6648 La Chimica a Terni Inquinamento Luminoso Anno XXI – N. 86 –aprile-giugno 2011 – Sped. in A.P. – 45% – Filiale di Terni

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PERIODICO DI INFORMAZIONE

DELL’ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI TERNI www.ordingtr.it

ISSN 1971 - 6648

La Chimica a TerniInquinamento Luminoso

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Anno XXI - n. 86aprile-giugno 2011

Il contenuto degli articoli firmatirappresenta l’opinione dei singoli Autori.

[email protected]

Direttore responsabile:CARLO NIRI

[email protected]

Redattore capo:SIMONE MONOTTI

Segreteria di redazione:GIORGIO BANDINI

SILVIA NIRIMARCO RATINI

Redazione:

ALBERTO FRANCESCHINI(Presidente Ordine)

MARIO BIANCIFIORI(Urbanistica)

CLAUDIO CAPORALI(Lavori Pubblici)

GIORGIO CAPUTO(Ambiente)

BRUNO CAVALIERI(Sicurezza)

MARCO CORRADI(Università)

FRANCESCO MARTINELLI(Strutture)

ATTILIO LUCCIOLI(Impiantistica Industriale)

EMILIO MASSARINI(Impiantistica Civile)

Sommario5 Crisi

5 Tentativi di rilancio di C.N.

7 Ricostruire il Verdi di Simone Monotti

9 Professionisti: A quali condizioni? di C.N.

10 Inquinamento luminoso e risparmio energetico di Franco Capitoli

13 Il tormento interiore delle menti non banali di Trilly

14 Il presente e il passato, quale futuro? di Paolo Olivieri

18 La chimica a terni

20 Tra conoscenza e comunicazione di Luca Papi

22 Come si legge Ingenium? di S.N.

24 E fu festa, festa grande... di Sergio Bellezza

25 L’italia dei furbetti di Joseph Massimiliano

27 Il carattere delle macchine da “l’ingegno e il congegno” di Gino Papuli

28 Le agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie

29 (Sotto)stimati professionisti acura di S.N.

30 La nuova scheda di rilevamento

31 I requisiti igenico-sanitari

31 VITA DELL’ORDINE Gli ingegneri italiani a congresso

33 QUI INARCASSA inarcassa risponde

34 QUI INARCASSA rilascio on-line del certificato dei versamenti 2010

EditoreOrdine degli Ingegneridella Provincia di Terni

05100 Terni - Corso del Popolo, 54

Responsabile editorialePresidente pro-tempore

Dott. Ing. ALBERTO FRANCESCHINI

Direzione, redazione ed amministrazioneOrdine degli Ingegneridella Provincia di Terni

Corso del Popolo, 54 - 05100 TerniTel. 0744/403284 - Fax 0744/431043

Autorizzazione del Tribunaledi Terni n. 3 del 15/5/1990

Composizione elettronica: MacAugStampa: Tipolitografia ViscontiViale Campofregoso, 27 - Terni

Tel. 0744/59749

In copertina:Modello di studio in computergrafica del duomo dispoleto (S. Scoppetta). Vedasi articolo a pag 20

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CRISI

L’attuale crisi economica sta col-pendo tutti.

Soffrono in modo particolare i co-siddetti lavoratori autonomi, che nonhanno protezioni sociali come la cas-sa integrazione o l’indennità di di-soccupazione.

Per loro, alla mancanza di lavoro,si aggiunge anche l’incubo delle spe-se fisse che essi debbono comunque so-stenere per l’affitto dei locali, permantenere le attrezzature, per pagarele bollette e così via (v. articoli alle pa-gine 9 e 29).

Le carenze lavorative sono inoltreaccentuate dal farraginoso intriconormativo-burocratico di cui soffre lanostra società e che rallenta da sem-pre tutti i procedimenti autorizzativi.In questo contesto la particolare si-tuazione dovrebbe spingere a “svelti-re le pratiche” in modo da incremen-tare le attività di lavoro, aprendo ilmaggior numero di cantieri ed incen-tivando al massimo gli scambi ed i ser-vizi. Insomma dovrebbero essere adot-tati procedimenti più rapidi e flessibili.

Invece le cose non vanno così,anzi. Le pratiche tendono generalmentea rallentare proprio perchè la crisispinge i funzionari preposti (già ten-denzialmente più interessati alla for-malità che non alla rapidità dellapratica) ad essere particolarmente fi-scali. Si sentono frasi come “Il postonon è più sicuro come una volta..”,“..inqueste situazioni bisogna salvarsi ilc...”,“dobbiamo applicare...”, “...nonpossiamo interpretare...”

Per rilanciare il settore dell’edilizia,profondamente danneggiato dalla cri-si economica degli ultimi anni, il go-verno ha emanato il Decreto-legge70/2011, intitolato “Disposizioni ur-genti in materia di economia”. Lo sco-po è quello di alleggerire la burocra-zia e favorire lo sviluppo economico.Si trattta dell’introduzione di diversesemplificazioni e liberalizzazioni chedovrebbero rilanciare il settore (age-volazioni al Permesso di Costruire, in-troduzione del “Silenzio-Assenso”, ap-plicazione della cosiddetta “Scia”,ecc.). Le modifiche introdotte sonocontenute soprattutto nell’art. 5 esono destinate a rivedere il procedi-mento per il rilascio del Permesso diCostruire, delineato dal Testo Unicodell’edilizia (D.P.R. 380/2001). Gliadempimenti vengono resi più age-voli modificando alcuni aspetti spe-cifici come, per esempio, quello re-lativo alle opere di urbanizzazione co-siddette «a scomputo» o anche quel-lo connesso alle certificazioni acusti-che che, nei comuni dotati di zoniz-zazione classificata, può essere auto-

certificata direttamete dal professio-nista.

Tra le principali novità c’è anchel’introduzione del silenzio-assenso,qualora sia decorso inutilmente iltermine per l’adozione del provvedi-mento (ma soltanto nel caso che nonci siano vincoli ambientali, paesag-gistici o culturali)

Il provvedimento contiene anchenorme che, nel loro complesso, costi-tuiscono l’avvio di un nuovo pianostraordinario da attuare con le regioni perla riqualificazione delle aree urbane de-gradate. Va tuttavia ricordato che, in que-sto ambito, la nostra regione ha già leg-giferato, avviando diverse normative peroperare nei cosiddetti “ambiti di rivita-lizzazione prioritaria” ( ARP).

Insomma, dopo il cosiddetto “Piano-Casa”, si prova adesso a varare quelloche è stato già soprannominato il “Pia-no-Città”. Speriamo che questo se-condo piano, che si annuncia ancorauna volta “semplificatorio”, possa ave-re più efficacia del primo.

C.N.

Semplificazioni varie ed avvio del “Piano-Città”

TENTATIVI DI RILANCIO

Il celebre quadro di U. BOCCIONI “La città che cresce”

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In questo periodo le sorti del Tea-tro Comunale “Giuseppe Verdi” diTerni sono oggetto di stringente at-tualità e generano grande interesse me-diatico. In effetti sono iniziati da al-cuni mesi, dopo alcune difficoltà, i la-vori di ristrutturazione, con particolareriferimento alle “Opere di Manuten-zione Straordinaria, Restauro e Re-cupero Funzionale per la Messa in Si-curezza delle Aree Esterne” tramiteprovvedimento di Somma Urgenza daparte del Comune di Terni. L’interesseriguarda diversi aspetti tecnici, eco-nomici ed esecutivi ma pochissimihanno preso in considerazione l’ideadi un intervento realmente incisivo edi ricostruzione INTERNA.

Su questa rivista l’interesse per ilVerdi non è certo soltanto recente. Neln. 65 relativo al periodo Gennaio/Mar-zo 2006 è presente l’articolo “Rico-struiamo il Verdi”. In quel pezzo sifaceva una rapida panoramica sullastoria dei vari teatri che caratterizza-

vano nei secoli passati la città diTerni ed in particolare ci si soffermavasul Teatro Verdi.

La struttura esterna di facciata eraidentica a quella attuale in quanto haresistito ai bombardamenti della se-conda guerra mondiale. L’interno in-vece era totalmente diverso. Le im-magini forniscono un’idea di quelloche era un vero e proprio gioiello perla città e non solo, progettato dall’ar-chitetto Luigi Poletti nel 1840. Si trat-tava di un classico teatro all’italianacon la platea circondata su tre lati davari ordini di palchi. Il tutto era ador-nato con stucchi di pregio, colonne, di-pinti, statue e decorazioni varie.

Dal punto di vista impiantistico ilteatro era all’avanguardia per l’epocaottocentesca e primo/novecentesca, ba-sti pensare che, dopo un intervento diristrutturazione impiantistica, fu tra iprimissimi in Europa ad essere dota-to di un impianto di illuminazione elet-trica.

In poche parole il Verdi era un tea-tro da far invidia, al pari se non addi-rittura superiore ad altri ben noti cheoggi sono il vanto delle città in cui sitrovano come il Morlacchi di Perugiae il Mancinelli di Orvieto, tanto pernon guardare lontano dal punto di vistageografico.

La guerra purtroppo devastò l’in-terno del teatro al quale fu poi dato l’a-spetto che oggi conosciamo e che ri-corda sinceramente più un cinema oun teatro televisivo anni ’60 che nonun teatro vero e proprio.

Intervenire pesantemente su diesso non era semplice negli anni pas-sati anche perchè pur essendo la pro-prietà comunale, la struttura è statadata in gestione per decenni ad un pri-vato per l’uso di cinema. A guardarebene in effetti in questi decenni il Ver-di è stato utilizzato più spesso comecinema che come teatro. L’uso cine-matografico è stato infatti quotidianomentre quello teatrale è stato in me-

Forse questo è l’ultimo treno

RICOSTRUIRE IL VERDI

Aspetti dell’antico Teatro Verdi di Terni - Veduta dell’interno dalla bocca del palcoscenico

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dia mensile o settimanale nei periodimigliori. Oltre a ciò va ricordato chenon vi erano in città strutture alter-native comunali. Oggi però molto ècambiato e forse ci sono finalmente lecondizioni per intervenire in modo in-cisivo. In effetti:• la gestione da parte del privato è ter-

minata e già da alcuni anni il Verdiè di proprietà ma anche di gestionecomunale;

• la città ospita ben due cinema mul-tisala all’avanguardia, il che per-mette di non utilizzare più il Verdicome cinema ridandogli finalmentel’esclusivo utilizzo teatrale.

• le condizioni di degrado in cui ver-sa favoriscono il desiderio di rilan-cio della struttura con un interven-to realmente incisivo;

• in città è stato realizzato di recenteil Teatro Comunale “Secci” pressoil complesso CAOS. Pur essendo diridotte dimensioni e capienza rispet-to al Verdi esso costituisce un ‘al-ternativa capace, temporaneamente,di bilanciare una chiusura prolungatadel Verdi per lavori di duratamedio/lunga.

• presso la pinacoteca comunale sonodisponibili i cartoni originali relativiai dipinti dell’artista Bruschi chadornavano il teatro.L’idea ambiziosa, come è ormai

facile intuire, è quella di ricostruire to-talmente l’interno del teatro ridando-gli finalmente l’aspetto originale cheaveva prima della guerra.

Secondo una certa corrente di pen-siero tale operazione genererebbe uncosì detto “falso storico”.

Tale punto di vista è sicuramente deg-no del massimo rispetto tuttavia sarebbebene riflettere su due aspetti. Il primoè che l’opera non sarebbe totalmentenuova in quanto la facciata è e reste-rebbe quella originale, quindi si tratte-rebbe solo di “riconciliare” in qualchemono l’esterno con l’interno. Il secon-do aspetto di riflessione è che altrovesi sono ricostruiti interi teatri di cui erarimasta solo cenere. Si è trattato di ri-costruzioni e non di semplici ristrut-turazioni. Tali ricostruzioni sono av-venute ridando l’aspetto originale congrande apprezzamento di tutta la co-munità, quindi forse simili operazioninon sono poi così da bocciare. Si pen-si a titolo di esempio al Teatro La Fenice

di Venezia o al Petruzzelli di Bari, en-trambi devastati da incendi.

Anche per il nostro teatro Verdi, ol-tre che a ripristinare l'organismo origi-nario, bisognerebbe provvedere a crea-re una struttura di avanguardia, sia dalpunto di vista impiantistico che daquello acustico

Una simile operazione sarebbe fa-raonica ma fattibile. Per reperire i fon-di si potrebbe agire su più fronti. Daun lato ricercando denaro da parte dienti pubblici (Unione Europea, Min-isteri, Fondazioni Pubbliche, e cosìvia). Altra fonte potrebbero essere fon-dazioni, club e circoli privati chespesso sono attivi su tali fronti comegià avvenuto ad esempio a L’Aquilaper chiese e monumenti. Le stesse am-ministrazioni locali potrebbero con-vogliare o rindirizzare proprie risor-se per tale scopo specifico. In ultimaanalisi sarebbe addirittura ipotizzabileuna raccolta fondi volontaria per la cit-tadinanza permettendo ad ogni citta-dino di dare il proprio contributo.

Il contributo della cittadinanza po-trebbe essere anche ulteriore. A Ternic’è un Istituto d’Arte di tradizione

pluridecennale, di recente divenuto Li-ceo Artistico. Si potrebbero delegare aglistudenti tutte le opere di rifinitura arti-stica degli interni sotto la guida del cor-po docente, coinvolgendo anche l’ac-cademia di belle arti privata. Anche i tec-nici in città risponderebbero pronta-mente alle varie esigenze. Ad esempiogli Arch. Paolo Leonelli e Mario Struz-zi stanno da mesi segnalando l’oppor-tunità di intervenire sul teatro per unatotale ricostruzione degli interni comequi illustrato. Del resto un’ operazionesimile, proprio sotto la loro guida, è sta-ta portata a termine con successo per ilTeatro della Concordia di Monte Castel-lo di Vibo (PG) noto come il Teatro piùpiccolo del Mondo.

Aldilà delle parole per portare a ter-mine una simile impresa servirebbe unintervento immediato sul piano deci-sionale ed organizzativo. Di certoquesto sembra essere l’ultimo treno di-sponibile perché se i lavori imposta-ti attualmente dovessero coinvolgereanche l’interno così come è oggi, poisarebbe di fatto impossibile interve-nire.

Simone Monotti

Aspetti dell’antico Teatro Verdi di Terni - Gli affreschi della cupola

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La ricerca mostra che l’autono-mia è, per la maggior parte degliintervistati, un valore importantenel definire la propria professionee un bene a cui non si vuole rinun-ciare.

Eppure, l’autonomia è spessoostacolata poiché le opportunitàdi contrattazione sono davvero li-

mitate e i poteri sono squilibrati,in favore dei committenti. D’altraparte, la difficoltà nella contratta-zione non è nemmeno riequilibratadalle protezioni sociali, pertanto iprofessionisti acquisiscono i rischiin seguito all’esternalizzazione dellavoro da parte dell’azienda mentrele tutele sono assenti o insufficienti.

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L’Istituto di Ricerche Economichee Sociali ha recentemente elaboratoun’interessante ricerca sull’attivitàprofessionale in Italia. L’indagine,presentata il 27 aprile ultimo scorso,ha messo in luce che negli ultimi de-cenni si sono verificati effetti rilevantisull’assetto del lavoro autonomo ed inparticolare sul lavoro professionale, siaa livello nazionale che europeo. Mapurtroppo in Italia l’attenzione è sem-pre rimasta concentrata unicamentesulle problematiche del lavoro su-bordinato, mentre non si è mai ana-lizzato a sufficienza il mondo del la-voro autonomo e professionale, con-trariamente a quanto è stato invece fat-to dalla legislazione introdotta nel re-sto d’Europa. Di conseguenza, non siè potuto intervenire sul versante de-gli equilibri economici e sociali che,nel tempo, si sono alterati sul versantedel lavoro autonomo e professionale.

I processi di cambiamento che sisono verificati negli ultimi tempi han-no indebolito i rapporti di forza checonsentivano al singolo professioni-sta di poter agire sul mercato con suf-ficiente capacità contrattuale. Dal-l’indagine emerge chiaramente che illavoro autonomo non è più lo stesso,perché la capacità di contrattare delsingolo professionista, nei confrontidei propri committenti, non è più inequilibrio. In Italia, non si è interve-nuti dal punto di vista legislativo ocontrattuale per riequilibrare la partecontraente che si stava indebolendo.A tutt’oggi, insomma, mancano nor-me legislative o contrattuali capaci diriequilibrare la parte contraente che sista da tempo indebolendo.

Esponiamo qui di seguito alcuni“quadri situazionali” della ricercache rivestono un particolare interesseper l’esame delle attuali problemati-che di lavoro professionale. (si vedaanche l’articolo a pag. 29)

C.N.

Un’interessante ricerca dell’ires

PROFESSIONISTI:A QUALI CONDIZIONI?

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La conoscenza sull’inquinamentoluminoso si sta diffondendo semprepiù velocemente nel nostro paese; na-sce da un’esigenza scientifica, senti-ta in particolare da astronomi e astro-fili, ma anche dalle ricadute importantiche ha sulla qualità della vita e sul ri-sparmio energetico. L’argomento in-teressa particolarmente la categoria de-gli ingegneri, spesso impegnati nellaprogettazione e realizzazione degli im-pianti d’illuminazione.

Convegno a Narni il prossimo 21 ottobre

INQUINAMENTO LUMINOSOE RISPARMIO ENERGETICO

Dal 1970-1980 in poi, in tutto ilmondo vengono formate varie com-missioni che emettono ordinanze perlimitare lo sperpero della luce versol’alto e proteggere il cielo notturno dal-l’inquinamento luminoso, ma si con-tinuano purtroppo a perdere “magni-tudini” e le immagini dal satellite mo-strano un pianeta ormai illuminato agiorno (vedi foto).

Le nostre città sono immerse nel-l’accecante bagliore di sconsiderate il-

luminazioni stradali, civili, militari, in-dustriali, navali, aeree, monumentali,sportive, portuali, aero-portuali e chipiù ne ha più ne metta!

Alle tre di notte, quando nessun tu-rista circola per la città, possiamo ve-dere centinaia di monumenti illumi-nati a giorno, con fari che puntano ver-so l’alto: ma cosa aspettano a spe-gnerli? A chi servono a quell’ora?

In Italia si parla da decenni di unalegge nazionale per stabilire le norme

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di una corretta illuminazione pubbli-ca e privata, ma la nostra classe poli-tica, pressata da lobby e specificigruppi di interesse, non ha prodotto ri-sultati concreti.

Tuttavia qualcosa di buono è suc-cesso, se non altro a livello regiona-le. Oggi, grazie all’impegno di alcu-ni amministratori locali e ad associa-zioni come l’UAI (Unione AstrofiliItaliani), CieloBuio e di molti astro-fili, gran parte dell’Italia ha messo unfreno all’inquinamento luminoso, chenella seconda metà del secolo scorsoraddoppiava ogni 10 anni.

La fig. 1 mostra la mappa delle re-gioni italiane che hanno adottato leg-gi regionali per la prevenzione dal-l’inquinamento luminoso.

La Regione Umbria ha emanato iseguenti atti legislativi:

• Legge Regionale N. 20/2005“Norme in materia di prevenzione

dall’inquinamento luminoso e ri-sparmio energetico”

• Regolamento Regionale N. 2/2007“Regolamento di attuazione della

Legge Regionale N. 20/2005”.

Il Comune di Terni, nel 2010 haadottato una “Procedura organizza-tiva” con la quale si “allinea” agli ob-blighi prescritti dagli atti legislativi ci-tati.

Il nostro territorio quindi sembre-rebbe “virtuoso”, in materia di pre-venzione dall’inquinamento lumino-so e risparmio energetico.

In realtà, ancora oggi nella nostracittà e in molti piccoli e grandi paesi del-la Provincia di Terni, l’adeguamento deivecchi impianti d’illuminazione è mol-to lento, mentre nei nuovi impianti spes-so si assiste a delle vere e proprie “di-sattenzioni” (o errori) che vanificanol’impegno progettuale ed economico(vedi foto N. 2 e N. 3).

Chi pensava che, con l’approva-zione della legge regionale N.20/2005, il problema dell’inquina-mento luminoso e risparmio energe-tico avesse trovato soluzione (almenoin Umbria), si è sbagliato. In realtà lalegge stenta ad essere applicata, nontanto per difficoltà tecniche (che nonesistono), ma, probabilmente, per in-sensibilità, ignoranza e pigrizia.

IL CONVEGNO SULL’INQUINAMENTO LUMINOSO A NARNI

• Tema del convegno: Inquinamento luminoso e risparmio energetico – L.R. N. 20/2005• Luogo e data: Narni – Rocca Albornoz; 21 ottobre 2011; ore 09:00 - 13:00

• Obiettivi:1. Sollecitare gli amministratori locali, i dirigenti e i tecnici comunali preposti alla “ve-rifica di conformità” dei nuovi (e/o rinnovati) impianti d’illuminazione pubblica e pri-vata, al rispetto della L.R. 20/2005 e del R.R. 2/2007.2. Promuovere la L.R. 20/2005 e il R.R. 2/2007 presso gli “Ordini Professionali” e imaggiori operatori industriali e commerciali del settore, presenti nel territorio.3. Favorire l’installazione di impianti di illuminazione a basso impatto ambientale e adelevato risparmio energetico.

• Relatori:- Avv. Mario Di Sora – Presidente Nazionale UAI (Unione Astrofili Italiani)- Dr. Daniele Capezzali – Responsabile regionale CieloBuio.- Ing. Gianni Drisaldi – Presidente Nazionale AIDI (Associazione Italiana Di Illumi-

nazione)- Ing. Pietro Flori – dirigente LLPP del Comune di Narni- Dr. Alessandro Tramannoni – dirigente azienda che cura la pubblica illuminazione nel

Comune di Narni.

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L’Associazione Ternana AstrofiliMassimiliano Beltrame (ATAmb),organizza quindi un convegno per ve-rificare il grado di attuazione dellaL.R. N. 20/2005 in tutti i Comuni del-la Provincia di TERNI.

La Regione Umbria, la Provincia diTerni e il comune di Narni patrocinanotale evento e interverranno fattiva-mente ai lavori.

Tutti i lettori sono invitati al con-vegno.

Franco Capitoli

Franco Capitoli fa parte deldirettivo dell’Associazione Ter-nana Astrofili “MassimilianoBeltrame” (ATAmb) che è im-pegnata da molti anni nella ri-cerca in campo astronomico in-ternazionale. Nel corso deglianni gli astrofili di questa as-sociazione hanno scoperto 2supernovae, 4 variabili e 180asteroidi. I primi due asteroidisono stati “battezzati” con inomi di Stroncone e Terni; altriquaranta con i nomi di perso-naggi illustri ternani, mentretutti gli altri asteroidi sono in at-tesa di essere ancora nominati.

Il Minor Planet Center (MPC -www.mpc589.com) dello Smith-sonian Observatoty CambridgeU.S.A. è il riferimento mondia-le per la scoperta, lo studio e ilcontrollo delle comete e degliasteroidi. E’ a questo centroche ATAmb invia i dati delle pro-prie scoperte e le analisi foto-metriche.

Terni Stazione FS.SS - Vecchie torri-faro con proiettori asimmetriciDiffondono la luce verso l’alto, illuminano male, abbagliano gli occhi, sprecano en-ergia. Sono veri e propri “mostri”

Terni – Piazza E. FermiModerno apparecchio illuminante a “coppa”Questi corpi illuminanti sono molto diffuso a Terni nei nuovi impianti d’illuminazione pub-blica. Sono costosi, moderni, belli, ottimi per orientare il “cono luminoso” verso terra.Spesso però sono montati male: ossia in obliquo come nella foto. L’armatura è progettata e costruita per essere installata perfettamente orizzontale. L’in-stallazione obliqua determina la dispersione della radiazione luminosa verso l’alto (conspreco di energia), l’abbagliamento degli occhi e una visione disturbata. Un vero peccato,perché installarli bene non costerebbe niente.

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Il cuore ha le sue prigioni che l’in-telligenza non apre. Così recita un ce-lebre aforisma a sottolineare comemente ed affettività, due ambiti tradi-zionalmente considerati distanti e fi-nanche contrapposti, siano in verità in-terrelati ed intrecciati in manieraprofondissima. Non siamo abituatiad accostare scienza e fede, spiritua-lità e fisica, matematica e poesia.L’ingegnere da sempre rappresenta unpersonaggio esatto, composto e ra-zionale nell’immaginario collettivo. Unindividuo complesso, ma risolto. Per-ché ritenuto, tutto sommato, umana-mente semplice. Ed invece è proprioladdove intuito scientifico ed aneliti in-teriori si incontrano che spesso av-vengono le battaglie più grandi: sotti-li sono i confini tra genialità e follia el’ingegno è per antonomasia inquieto!

Le menti non banali sovente fati-cano a stare nel mondo, a sentirsi in-tegrate e a vivere con pienezza le mul-tiformi dimensioni del loro essere. Sisentono sole, perché diverse e com-plicate. Non si accontentano, ma vor-rebbero migliorare la realtà e, nell’a-borrire quanto percepiscono mediocre,hanno la testa sempre accesa, in pe-renne dubbio, in costante competi-zione con sé stesse. Provano la man-canza di pace derivante dal continuobisogno di capire, il tormento per avercompreso troppo, il rimpianto di nonpoter intelligere tutto e la delusione nelnon riuscire a farsi intendere nel piat-tume generale. Vedono dove gli altrinon notano. Osservano quel che usual-mente viene dato per scontato. E spe-rimentano l’ennui, lo spleen, l’accidiae l’eterna insoddisfazione.

Ma è una scelta quella di essere cer-vellotici? O una sorta di affascinantemalattia da cui si può guarire? Un’in-gegneressa confida: “La mia esisten-za è un continuo tormento interiore,soffro di insonnia, ho sempre la testaaffollata da mille pensieri. Penso che

sia questo a mantenermi in vita”.Soggiunge un’altra: “Una grande in-telligenza fa sì che si conoscano tan-te cose, e sapere molto a volte rendeinfelici perché disillude, poi c’è sem-pre il detto risus abbundat in ore stul-torum, non a caso”. “Secondo me unapersona ingegnosa e allo stesso tem-po triste od angosciata non ha capito

Ingegneria & emozioni

IL TORMENTO INTERIOREDELLE MENTI NON BANALI

molto dell’esistenza”, obietta un col-lega, “e spende male le proprie po-tenzialità... Ci sono infinite ragioni almondo per disperarsi ed altrettante pergioire. Non è che chi sa di più soffredi più e chi sa di meno soffre di meno.È una teoria rispettabile, ma a rigor dilogica dovrebbe essere il contrario: gliindividui dovrebbero sfruttare la lorointelligenza per carpire il segreto del-la felicità!”. Insomma, non è maistato facile orientarsi per animi pen-sosi e sensibili. Forse per riscoprirsisereni basterebbe un tuffo nella sem-plicità: tornare alla natura con una gitaall’aperto e reimparare ad apprezza-re la bellezza del cielo, consapevoli,per dirla con Socrate, che più si sa epiù si sa di non sapere. In fondo per-sino Einstein è giunto a conclusionistupefacenti tramite apparenti banalitàfino a sostenere: “La teoria è quandosi sa tutto e niente funziona. La pra-tica è quando tutto funziona e nessu-no sa il perché. Noi abbiamo messo in-sieme la teoria e la pratica: non c’èniente che funzioni... e nessuno sa ilperché!”.

Trilly

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L’ONU ha proclamato il 2011 AnnoInternazionale della Chimica. Molte-plici sono state le iniziative già svoltein Italia e quelle programmate per ce-lebrare l’evento. Giustamente anche lanostra città si appresta a farlo con unaserie di manifestazioni volte a rappre-sentare in vario modo il rapporto trachimica e società e ad illustrare i tra-guardi raggiunti e quelli da raggiun-gere.

Per parte nostra, considerata la pe-sante situazione che si è determinata al-l’ex Polo Chimico Montedison e la re-cente dismissione del Polo dei prodot-ti azotati a Nera Montoro, desideriamocogliere l’occasione per una riflessioneche, partendo dall’analisi delle nostre ra-dici ci permetta di comprendere che cosaè mancato perché la gloriosa storia in-dustriale del nostro territorio conti-nuasse ai ritmi di sviluppo qualitativo,anche se non sempre quantitativo, chehanno caratterizzato alcune decadi delnostro passato.

Non a caso abbiamo usato la paro-la decadi; essa fa parte della felice in-tuizione del Professor Adriano Nenzche, nell’analizzare “le tappe percor-

La chimica a Terni

IL PRESENTE E IL PASSATO,QUALE FUTURO?

se dall’industria chimica nell’areaternana” in un bel capitolo scritto peril libro “La Grande Industria a Terni”(Edizioni Thyrus, 1986) (1), fa un’in-teressante “schematizzazione”, in de-cadi appunto, che, come vedremo,potrebbe non interrompersi nonostan-te i pericolosi scricchiolii manifestati.

Dice Nenz: “si può dire che assi-stiamo: alla fine del 1800, alla nasci-ta e ad un rapido sviluppo dell’era del“linoleum”; ai primi del 1900, allo svi-luppo dell’industria dei manufatti dicarbone. Negli anni intorno al 1910prende corpo l’industria del carburo dicalcio e dei suoi derivati, mentre neglianni ’20 assistiamo alla nascita e alprogresso dell’industria dell’ammo-niaca con l’originale processo Casale.Negli anni ’30 si svilupperanno il me-tanolo e l’acetilene per usi chimici. Ne-gli anni ’40 dovrebbe decollare l’in-dustria della gomma sintetica, mascoppia la seconda guerra mondiale eil progetto tramonta. Negli anni ’50 ini-zia e si sviluppa la produzione del clo-ruro di vinile, del suo polimero (PVC)e della fibra Movil. Gli anni ’60 vedo-no la nascita e la grande affermazione

del polipropilene isotattico e gli anni’70 sono caratterizzati dalla produzionedel fiocco, del filo e del film da esso de-rivati. Infine, se vogliamo completarelo schema con gli anni ’80, essi risul-tano caratterizzati dall’avvento dellaproduzione dei tecnopolimeri quali i po-licarbonati, i polifenilenossidi ed ilcuoio sintetico ALCANTARA”.

Volendo continuare in questa sche-matizzazione, che a questo punto di-viene provocazione e stimolo, possia-mo dire che lo sviluppo per decadi pro-segue perché gli anni ’90 sono gli annidell’affermazione del Mater-Bi dellaNovamont, una bioplastica ottenuta dal-l’amido di mais complessato, gli anni2000 sono quelli dello sviluppo dei po-liesteri dagli oli vegetali, sempre da par-te della Novamont (per incrementare lapercentuale di materiale da fonte rin-novabile) e gli anni della decade appenainiziata saranno quelli di quel com-plesso di attività che va sotto il nomedi “bioraffineria” e che trae origine da-gli studi per l’estrazione da semi ve-getali dei monomeri necessari per laproduzione di bioplastiche, additivi pergomma e biolubrificanti.

LE “DECADI” DELLA CHIMICA A TERNI1. Carburo Acetilene (1900) * (Soc. del Carburo 1896)2. Linoleum (1898)3. Manufatti di carbone (1900)4. Carburo Calciocianamide (1910) *5. Sintesi dell’NH3 da N2 e H2 (1920) *6. Metanolo – Acetilene (1930) *7. Gomma sintetica BUNA S (1940) °8. Carburo Acetilene Cloruro di vinile PVC (Vipla e Movil) (1950) *9. Polipropilene (1954) Moplen* (1960), Moplefan, (1960),

Meraklon Fiocco (1960), Meraklon Filo (1970)10. Tecnopolimeri: policarbonati (1980)11. Alcantara (1980) 12. Mater Bi (1990)

poliesteri dagli oli vegetali (2000)Bioraffineria e derivati (2010)

* non più attivi, ° mai attivatoTabella 1. Settori di attività

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Per cui lo schema complessivo puòessere quello rappresentato nella tabella1. Emerge un quadro estremamente ric-co, caratterizzato da una perfetta con-catenazione di attività che dimostrano,da un lato, un costante sforzo di ricer-ca e, dall’altro, sia un’alta capacità diconversione dei trovati in attività in-dustriale, sia una notevole capacità diavviare nuove iniziative industriali de-rivate, per cui Terni appare costante-mente all’avanguardia e sembra sem-pre saper cogliere l’opportunità che ogniprodotto offre per nuovi sviluppi o cheogni filone di attività offre per asso-ciarne un altro.

L’articolazione è impressionante:prodotti e processi, spesso anche graziealla presenza e alla spinta creativa di per-sonaggi di livello internazionale, ten-gono costantemente il nostro territorioin prima fila, alla pari con la concorrenzapiù agguerrita, in molti casi alla guidadello sviluppo mondiale.

Così il Carburo di Calcio divieneprotagonista di alcuni decenni del pri-mo Novecento, inizialmente per lagenerazione di acetilene utilizzatocome gas illuminante e poi per la pro-duzione di calciocianamide, importantefertilizzante (la foto a pag. 18 riportauna suggestiva pubblicità degli anni‘50) e successivamente, prima del-l’avvento della petrolchimica, per for-nire l’acetilene per la produzione delcloruro di vinile, il monomero utiliz-zato per la produzione di PVC (poli-cloruro di vinile, da cui la VIPLA e ilMOVIL); e ancora l’acetilene per laproduzione di butadiene necessarioper la produzione di gomma sinteticada parte della SAIGS (anche se, a cau-sa dello scoppio della seconda guerramondiale, l’insediamento industrialerealizzato alle porte della città sulla viaFlaminia non viene mai completato).

Così la messa a punto nel 1919,presso la IDROS di Terni, da parte diLuigi Casale del processo di sintesi del-l’ammoniaca da azoto e idrogeno cheavrà molto successo nel mondo e daràsuccessivamente origine a tutto il filonedell’acido nitrico e dei nitrati e dell’u-rea; e, ad imitazione del processo di base,la sintesi del metanolo. La SIRI (SocietàItaliana Ricerche Industriali), fondata daCasale nel 1925, sarà fucina inesauribiledi miglioramenti tecnologici e dellamessa a punto di catalizzatori sempre piùefficienti (2).

A seguire il filone del polipropile-

ne isotattico che valse il Premio Nobelper la Chimica nel 1963 al suo inven-tore, Giulio Natta e che ben presto sa-rebbe divenuto business planetario.L’attività di ricerca e di sviluppo tec-nologico del polipropilene viene inse-diata presso il complesso che avrebbedovuto vedere lo sviluppo della gom-ma sintetica, polo tecnologico che nel1951 viene acquistato dalla Monteca-tini per la produzione di cloruro di vi-nile da acetilene e acido cloridrico e lasua polimerizzazione in PVC (VI-PLA era il nome del polimero e Mo-vil quello della fibra). Con la cessazionedella produzione di Movil e il trasfe-rimento della produzione della VI-PLA a Porto Marghera (1972), il Polodi Terni (divenuto nel frattempo pro-prietà della Montedison) viene intera-mente dedicato alla produzione e svi-luppo del polipropilene come polime-ro (Moplen), fibra (Meraklon) e film(Moplefan).

Luigi Casale e Giulio Natta, due per-sonaggi che in modo diverso hanno il-lustrato il nostro territorio. Luigi Ca-sale lavora a Terni tra il 1917 e il 1927;muore prematuramente nel 1927, a soli45 anni; è ricordato presso l’Istituto diChimica Generale e Organica dell’U-niversità di Torino con una bella targadi marmo collocata nell’atrio austeroe imponente, sotto il busto di Avoga-dro.

Giulio Natta (foto a pag 17) non la-

vora a Terni; conduce gli studi, che nel1954 porteranno al polipropilene iso-tattico, presso il Politecnico di Milano;visita frequentemente la Polymer diTerni, per seguire presso il CentroRicerche, ivi creato dalla Montecatini,e gli impianti pilota dello stabilimen-to lo sviluppo della tecnologia per laproduzione industriale del polimero egli studi per la sua conversione in fibrae in film. E’ singolare che uno dei pri-mi lavori importanti di Natta giovanesia la sintesi del metanolo da ossido dicarbonio e idrogeno, quasi a suggellareun legame ideale tra due personaggi chepur non essendosi mai incontrati (Nat-ta nasce nel 1903 e si laurea nel 1924)hanno segnato profondamente la sto-ria industriale del nostro territorio.

E ora la “plastica” biodegradabiledal mais, il Mater-Bi e il promettentee vasto settore dei bioadditivi della No-vamont. Il suo AD, la dottoressa CatiaBastioli, da sempre anima del Gruppodi Ricerca che a Novara ha sviluppa-to e messo a punto i prodotti ora digrande successo e che, nel recente pas-sato, ha avuto prestigiosi riconosci-menti internazionali (nel 2007 il Pre-mio Europeo per l’Innovazione e nel2009 il premio Le tecno-visionarie),ha firmato, a fine maggio 2011, un im-portante accordo con Polimeri Europadi Eni per lo sviluppo congiunto pres-so lo stabilimento di Porto Torres diquel complesso di attività che è statodefinito, con una parola molto sugge-stiva, bioraffineria per distinguerlodalla raffineria del petrolio che è allabase della plastica tradizionale non bio-degradabile.

E’ singolare notare che gli studi perla messa a punto del Mater-Bi vengo-no fatti presso il Centro Ricerche di No-vara, in quella scuola dei materialiMontedison sviluppatasi nel secondodopoguerra con la scoperta del poli-propilene da parte del premio NobelGiulio Natta; singolare, ma non trop-po in quanto è piuttosto la confermache i risultati nascono sì dalle idee, masoprattutto dalla tradizione di studio einnovazione che solo le grandi scuolehanno dato al nostro Paese; e non è uncaso che la tradizione di Novara nascaancora prima, verso il 1920, da un al-tro grande personaggio della chimicaitaliana, l’ing. Giacomo Fauser che,come Casale, affermò l’Italia nel mon-do con un processo per la sintesi del-l’ammoniaca.

Luigi Casale

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Interessante anche notare che i pre-cursori dei prodotti che sono alla basedei processi sviluppati a Terni nelle di-verse fasi temporali esaminate, sono glistessi che svolgono un ruolo dominantenel settore dell’energia.

La prima metà del secolo è fortementecaratterizzata dal carbone sia nella chi-mica che nell’energia, anche se sta con-temporaneamente affermandosi un’altrafonte fossile di energia, il petrolio ed isuoi derivati, non solo nel settore del-l’autotrazione e dei trasporti in genera-le ma anche nella produzione di energiaelettrica; questa nuova fonte ben prestodiviene dominante anche nella chimicadove è alla base dello sviluppo di quelfilone, noto come petrolchimica, che im-pronterà fortemente la seconda metà delsecolo per molti processi chimici e ma-teriali di enorme successo, basti solo pen-sare alla vastissima famiglia delle ma-terie plastiche e delle fibre sintetiche.

Con il Mater Bi si affaccia nel pa-norama della chimica una nuova ma-teria prima naturale e rinnovabile, ilmais ed una nuova fonte di energia, ilsole (praticamente inesauribile, perchédurerà altri quattro miliardi e mezzo dianni). Si propone così la sostituzionedi prodotti di base fossili e dunque “fi-niti” nei loro giacimenti in progressi-vo e irreversibile depauperamento,con prodotti rinnovabili provenientida quell’immenso laboratorio chimicoche è la natura.

Quindi con il Mater Bi Terni conti-nua ad essere all’avanguardia nellafrontiera dei prodotti, dei loro precur-sori e della filosofia di ricerca che li haispirati.

Allora perché le cose vanno male?Perché le aziende chiudono o sempli-cemente se ne vanno?

La risposta è semplice: a un certopunto è mancato il progetto indu-striale complessivo, un progetto cheavrebbe permesso di governare la glo-balizzazione e di evitare, all’Italia e allanostra città, il grosso trauma di pro-gressivi distacchi di importanti pezzidella sua economia.

E il problema viene da lontano, il pro-blema nasce alla fine degli anni ’80.

L’evento determinante cui, a nostroavviso, si può far risalire la condizionein cui si trova oggi parte della chimicaitaliana è la mancata realizzazione diEnimont nei termini in cui l’aveva con-cepita Raul Gardini. Quel progetto sa-rebbe stato particolarmente importante

per Terni perché prevedeva sia la chimicadel polipropilene che quella verde cui ap-partiene il “miracolo” Novamont. Equello che diciamo non è, come potrebbeapparire, frutto di quella propensione alladietrologia che a volte caratterizza noiitaliani, tanto meno fa parte di quella cheviene definita terneide. Questa è una cosareale e non la denunciamo solo oggi,quando oramai appare in tutti i suoi ef-fetti più nefasti, con la pesante crisi delpolo ex Montedison che incombe sullacittà; la denunciammo già nel 2003quando scrivemmo il libro sul polipro-pilene; questa cosa fa parte di quello“spezzatino chimico” che il ProfessorTrifirò denuncia nell’editoriale di la Chi-mica e l’Industria del marzo 2010:“Perché le aziende straniere continua-no a lasciare l’Italia?” (3). Dice Trifirò“Chiude l’ultima produzione di PVC,l’ultima di alluminio primario, l’ultimogrosso centro di ricerca farmaceutica ela produzione di PET in Sardegna, or-mai quasi l’ultima chimica dell’isola”:sono i casi della Ineos Vinyls (PVC) (icui operai sono andati sull’isola del-l’Asinara a fare “L’isola dei cassinte-grati” per attirare l’attenzione dei mediae del governo), dell’Alcoa (Al), dellaEquipolymers (PET) e Glaxo SmithK-line (Centro Ricerche sulle Neuro-scienze di Verona: 600 ricercatori!).

E continua: “… ma la responsabilitàdella scomparsa della chimica è delpassato, quando è stato consentito lo“spezzatino chimico”, ossia la vendi-ta capillare delle singole produzioni astranieri, senza creare una grande in-dustria chimica nazionale …”. Eccoche allora torna alla mente il mancatoepilogo positivo della vicenda Enimont… oggi, forse, né l’Italia tutta, nè Ba-sell, si troverebbero in questa tragicasituazione.

Per raccontare questa storia occorreandare al 30 dicembre 1993, al mo-mento della nascita di Montell, il grup-po Montedison/Shell fortemente volu-to da quest’ultima pur dopo i tragici av-venimenti che portarono al suicidio diGardini, nel luglio del 1993. Al mo-mento della nascita della Società, ven-ne subito puntualizzata la complemen-tarietà delle due case madri che mette-vano insieme la tecnologia e le capacitàproduttive di Montedison (attraversoHimont) e le materie prime di Shell. Na-sceva il “colosso della superplastica” cheGardini aveva pensato tutto italianoquando a fine anni ’80 aveva proposto

il perfezionamento di Enimont attra-verso il conferimento di Himont, cioèdel polipropilene. Allora la società eracostituita da una quota del 40% in manoa Eni, un altro 40% in mano a Monte-dison, mentre il restante 20% di azio-ni erano sul mercato. Gardini fece ra-strellare il 20% per arrivare al 60% del-le azioni di Enimont che gli avrebberoconsentito di governare la società e pro-pose di conferire Himont, che era sta-ta tenuta fuori dall’accordo, alla nuovasocietà per 5000 miliardi. Lo scopo eraquello di rifinanziare Enimont a pattodi averne personalmente la gestione.Gardini aveva visto giusto nel cercaredi raggiungere l’obiettivo della com-plementarietà, fattore che è ancoraoggi in parte alla base della crisi di Ba-sell (nata nel 2000 dall’ingresso nellasocietà di Basf) che, dopo l’uscita siadi Basf che di Shell, manca di un backdi materia prima che sia all’altezza del-le quantità di polimero prodotte. At-tualmente la Lyondell Basell (nel 2005la Basell venne venduta a un gruppo disocietà e nel 2007 si fuse con la multi-nazionale americana Lyondell) poli-merizza il doppio di monomeri di cuipuò disporre autoproducendoli, mentresi procura quello che gli manca sul mer-cato. Non ha cioè alle spalle un colos-so del petrolio come erano Shell perMontell o avrebbe potuto essere Eni perEnimont.

Ma Enimont non si fece perché i go-verni dell’epoca vollero mantenere col-lusioni e clientele, al di fuori da ogni lo-gica industriale e di sviluppo economico.Gardini disse che Enimont non si feceperché l’industria italiana era una “in-dustria politica dove l’aggettivo svuotadi contenuto il sostantivo”. I politici bril-lavano per mancanza di lungimiranza epreferirono il vantaggio momentaneo.Non abbiamo purtroppo avuto uominipolitici illuminati in grado di cogliere lesfide del futuro.

All’assemblea della Ferruzzi Fi-nanziaria del 1988, Gardini aveva giàdelineato una strategia proiettata ver-so il futuro per il Gruppo FerruzziMontedison che poteva divenire stra-tegia di sviluppo per Enimont. Preve-deva sei grandi aree di sviluppo: ali-mentazione, ambiente, salute e previ-denza, energia, commodities e nuovimateriali, con la consapevolezza che inesse si intersecano complesse pro-blematiche sociali e ambientali sia

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per la crescita dei paesi ricchi che perquella dei paesi più poveri

Per la ricerca stava dando impulso,in particolare, alla “Chimica verde”.Nel marzo del ’90 veniva annunciatoun nuovo prodotto, biodegradabile,della Novamont: quello che poi sarebbestato il Mater-Bi, appunto. DunqueGardini aveva già una strategia com-plessiva per Enimont, una strategia che,se realizzata, avrebbe avuto per Ternitutti i presupposti per permettere dimantenere la tradizione (il polipropi-lene con la sua filiera di trasformazionia valle) e il nuovo (il Mater-Bi con labioraffineria).

E’ mancato dunque il progetto in-dustriale. Profonde e tristemente pro-fetiche le parole di De Gasperi: “Un po-litico pensa alle prossime elezioni;uno statista pensa alla prossima gene-razione”.

Che fare allora per contrastare que-sta deriva e la preoccupante dissipa-zione di mestieri e di saperi che ha ca-ratterizzato in questi ultimi decenni ilnostro territorio?

Un primo importante segnale sareb-be quello del perfezionamento dell’at-teso accordo tra la cordata di aziende gui-data da Novamont e la Basell per l’ac-quisizione del sito di Terni allo scopo dipotenziare quel Polo verde che Nova-mont ha creato a Terni negli anni ’90 conla produzione della plastica biodegra-dabile Mater-Bi; il potenziamento po-trebbe avvenire in sinergia con le attivitàche saranno sviluppate dalla stessa No-vamont a Porto Torres con Eni dopo l’ac-

cordo recentemente siglato (si veda an-che l’editoriale con cui il Professor Tri-firò apre il numero di maggio 2011 di LaChimica & L’Industria: “Poli verdi a Ter-ni e Porto Torres per salvare la chimica?)(5).

Nel contempo occorre il coinvol-gimento concreto e convinto delleIstituzioni a tutti i livelli su due fron-ti: da un lato occorre sostenere coloroche difendono con determinazione ciòche rimane del Polo Chimico e può es-sere salvato e rilanciato, perchè anco-ra dotato di indubbia forza propulsiva,dall’altro è necessario che la nostra cittàriprenda il ruolo avuto nel panoramadella Chimica nazionale e mondiale so-stenendo adeguatamente ricerca e in-novazione.

Nell’ambito della ricerca e dell’in-

novazione occorre sostenere efficace-mente le iniziative già avviate, quali,per esempio, il Centro Europeo per leNanotecnologie dei Materiali Polime-rici, coordinato dal Professor Josè M.Kenny e quelle che potrebbero esseresviluppate; per quest’ultimo aspetto se-gnaliamo il dibattito in corso a livellonazionale sulla centralità della Chimicanello sviluppo di temi attinenti l’e-nergia: in questo ambito potrebbe es-sere molto importante supportare e ri-lanciare l’attività dell’ISRIM°, istitu-to dotato di un gruppo di ricercatori concompetenze di livello internazionale ein grado di contribuire efficacementeallo sviluppo della competitività delleimprese del nostro territorio e allacreazione di nuove iniziative.

In una parola, il rilancio della nostracittà deve giovarsi oltre che del raffor-zamento delle imprese industriali an-cora attive anche della capacità inno-vativa di quelle strutture che sonoparte integrante del patrimonio cultu-rale del nostro territorio.

Paolo Olivieri

• Paolo Olivieri: è stato dirigente presso il Polo Montedison di Terni dovesi è occupato prevalentemente di fibre polipropileniche; tra gli altri incari-chi ha ricoperto quello di Direttore della Ricerca della Meraklon. Con i col-leghi Paolo Maltese e Francesco Protospataro ha scritto il libro Il Polipro-pilene: una storia italiana, 2003, Ed. Thyrus.

• Adriano Nenz: ha un curriculum molto nutrito, come si può rilevare dalrisvolto di copertina del libro La grande industria a Terni; in breve si puòdire che è stato Direttore degli Stabilimenti Montedison di Terni e Ferrarae che contemporaneamente è stato Professore Ordinario di Chimica Indu-striale presso le Università di Ferrara e Perugia; a Terni ha fondato l’ISRIM(Istituto Superiore di Ricerca e Formazione sui Materiali Speciali per Tec-nologie Avanzate) che ha guidato per molti anni.

• Recentemente la Direzione Generale Ambiente dell’Unione Europeaha conferito all’ISRIM un prestigioso riconoscimento per l’impegno nel-l’attività di ricerca e sviluppo in campo ambientale per il progetto “Koli-soon” considerato uno dei migliori progetti Life conclusi nel 2010.

Bibliografia

(1) E. Marianeschi, G. Ci-polla, G. Papuli, S. Teofoli, R.Bonifazi, A. Nenz , La grandeindustria a Terni, Ed. Thyrus(1986).

(2) La SIRI: la fabbrica del-la ricerca – Luigi Casale e l’am-moniaca sintetica a Terni, a curadi Letizia Fabi e dell’ICSIM(Istituto per la Cultura e la Sto-ria d’Impresa “Franco Momi-gliano” (2003).

(3) F. Trifirò, Perché le azien-de straniere continuano a la-sciare l’Italia?, “La Chimica el’Industria”, marzo 2010.

(4) P. Maltese, P. Olivieri, F.Protospataro, Il Polipropilene:una storia italiana, Ed. Thyrus(2003).

(5) F. Trifirò, Poli verdi a Ter-ni e Porto Torres per salvare lachimica?, “La Chimica e l’In-dustria”, maggio 2011.

Giulio Natta Premio Nobel per la chimica(unico italiano) nel 1963

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LA CHIMICA A TERNI

• Il Mater-Bi è prodotto nello stabilimento di Terni e costituisce un'innovativa famiglia di bioplastiche che utilizza componentivegetali, come l'amido di mais e polimeri biodegradabili ottenuti sia da materie prime di origine rinnovabile che da materieprime di origine fossile. E' biodegradabile e compostabile per natura. È un prodotto versatile come la plastica con moltissimeapplicazioni nel settore degli shopper per supermercati, nel settore agricolo (pacciamatura, legacci), nella ristorazione (piatti,posate, bicchieri, vassoi), nell’imballaggio (contenitori per frutta e verdura freschi, prodotti da forno, ecc.), negli accessori, neigiocattoli e nei biofiller per i pneumatici

• Il polipropilene ha conosciuto un gran suc-cesso nell'industria della plastica. Molti ogget-ti di uso comune (dagli zerbini agli scolapastaper esempio) sono fatti di polipropilene (Mo-plen).Il Polipropilene viene convertito in filo e fioc-co per usi tessili ed industriali (Meraklon) efilm per imballaggio alimentare (Moplefan)

• Manifesto della Calciocianamide che si produceva a Terni

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Nel 1836 il chimico inglese Edmund Davy, durante un processo chimico per isolareil potassio, scoprì il carburo di calcio ma non ne intuì le vere potenzialità. Il gas Aceti-lene fu scoperto veramente soltanto nel 1894 da Moisset in Francia e, nello stesso anno,da Thomas L. Wilson negli StatiUniti.Il carburo si presenta sotto forma disassi le cui dimensioni sono varie,a seconda della pezzatura di pro-duzione. Il colore è nero-violaceo,se non sono ossidati. Quando invecesono stati esposti all'aria risultano dicolore bianco, in quanto sono rivesti-ti di uno strato di idrossido di cal-cio.

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• Un aspetto delle recenti manifestazioni contro la crisi del polo chimico ternano

• L’attuale stabilimento Polymer di Terni

• Lampade a carburo. Le lampade utilizzavano come combustibile l'acetilene, un gaspiù leggero dell'aria (formula chimica C2H2), prodotto dalla reazione chimica gen-erata dal contatto dell'acqua con il carburo di calcio (formula chimica CaC2). Questotipo di lampada sostituì in passato, nell'uso minerario, le precedenti lampade ad olio,sia per la sua praticità di utilizzo che per la chiarezza della luce generata dalla fiammadell'acetilene. Soprattutto fu determinante il basso costo del carburo di calcio.

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zione visiva ha preso il sopravvento.L’utente può immergersi all’interno direticoli di informazioni e dati visua-li, con una conseguente ricaduta nel-la trasmissione culturale e nelle regoledi apprendimento, che aprono vie in-novative anche per un pubblico di di-sabili. Secondo le più recenti opinio-ni sostenute dalla psicologia cogniti-va e dalle neuroscienze, l’elaborazionedell’informazione modifica l’inter-pretazione e il valore del bene cultu-rale. La sua traduzione in un beneinformativo digitale arricchisce larealtà, ricapitalizza il bene stesso, loricontestualizza e ne diffonde il mes-saggio e il contenuto.

Insieme a queste tecnologie di na-vigazione e fruizione tridimensiona-le è importante ricordare i sistemi ope-rativi a favore degli utenti disabili vi-sivi, che consentono di percepire unascena virtuale attraverso la percezio-ne tattile e sonora.

Un altro settore di grande impattoè quello della messa in opera di di-spositivi tecnologici per l’organiz-zazione e l’archiviazione di dati te-stuali in forma digitale per analisi ditipo linguistico e storico-filologico, af-frontando con successo il tema del-l’integrazione tra immagine digitale ecomponenti testuali.

Tutte queste applicazioni vengonoapplicate in modo organico e siste-matico per affrontare in cooperazio-ne con gli Enti preposti alla gestione,conservazione e valorizzazione del Pa-trimonio Culturale Italiano, la delicataquestione della comunicazione scien-tifica e divulgativa per creare un uti-le strumento di conoscenza.

Luca Papi

Le Tecnologie dell’Informazione edelle Comunicazioni (ICT) nell’ulti-mo decennio si sono progressiva-mente sviluppate, grazie anche ad unrinnovato interesse da parte della so-cietà, verso applicazioni mirate alla co-noscenza, diagnosi, gestione, con-servazione, valorizzazione, fruizione,musealizzazione, del vasto insieme dientità che rientrano sotto la comunedenominazione di Patrimonio Cultu-rale.

Tra le applicazioni informatiche, unruolo privilegiato lo occupa la RealtàVirtuale con l’esperienza immersivae plurisensoriale di video in compu-ter grafica 2D e 3D, di applicazioni divisione stereoscopica, di restituzionefotogrammetrica e scansione laser3D, di dispositivi di ottimizzazionedelle funzioni relative alla gestionedella forma e dei colori della rappre-sentazione digitale.

In questo scenario, la comunica-

L’information Technology applicata ai Beni Culturali

TRA CONOSCENZAE COMUNICAZIONE

Otricoli (TR) - Madonna con bambino(sec. XVIII): applicazioni con filtri per ilrestauro virtuale

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Ormai la nostra rivista è ben cono-sciuta. Usciamo regolarmente da più diventi anni ed in questo lungo periodoabbiamo dato voce alla categoria de-gli ingegneri. Una categoria deposita-ria di vaste competenze che possonospaziare dall’edilizia alla meccanica,dal calcolo strutturale a quello ener-getico, dall’igiene ambientale all’e-lettrotecnica.

Ma, come tutti sanno, Ingenium nonè un giornale “per” gli ingegneri mauna rivista “degli” ingegneri, aperta ediretta a tutta la comunità. Le notizieche pubblichiamo non sono ad uso in-terno della categoria, ma riguardano losviluppo del territorio, l’evolversi del-l’economia, il miglioramento dellaqualità della vita. È per questo che lenostre colonne ospitano da sempre con-tributi e proposte di qualificati esper-ti tecnici e culturali che operano al difuori della redazione. Si tratta, spesso,di veri e propri “operatori” della societàcome sindaci, imprenditori, dirigentitecnici, assessori e simili.

Ma insomma : come è fatto Inge-nium?

L’aspetto e la conformazione car-tacea, come dicevamo, sono ormai con-solidati da tempo. La sua composi-zione, normalmente, è impostata comesegue.

La copertina ed il fascicolo:

La copertina ha una configurazionecaratteristica ed inconfondibile im-postata sui toni del nero brillante, conbordature rosse. Attorno alla sua fine-stra illustrativa centrale sono riporta-te le principali indicazioni tradiziona-li:

In alto, sotto il lettering di testata in“rigatino” a caratteri minuscoli, è in-dicata la sigla cifrata del codice ISSN

(International Standard Serial Number)con cui Ingenium è classificato nel cen-tro nazionale italiano, presso la bi-blioteca centrale del CNR.

In basso, sotto l’immagine di co-pertina, sono riportati i titoli dei prin-cipali argomenti trattati all’internodel numero.

Sui due lati verticali le indicazionidi periodicità, i dati dell’ordine pro-fessionale, il sito, ecc.

La copertina, con il suo “abito scu-ro” tradizionale si prolunga anche sulretro per tutta l’ultima pagina, avvol-gendo l’intero fascicolo.

Inoltre le sue fasce rosse proseguo-no all’interno del fascicolo stesso con-notando, in alto, tutte le pagine dellarivista.

La parte iniziale (pagine da 3 a 17):

Dopo la pagina di sommario, con-tenente anche l’indicazione dei com-ponenti la redazione e dei suoi dati edi-toriali, la rivista si apre con la paginainiziale (pag.5) composta dalla colonnadell’elzeviro (breve nota su argomen-ti di attualità) e dal fondo (articolo ge-neralmente impostato su tematicheattuali di primaria importanza)

Brevi istruzioni per l’uso

COME SI LEGGE INGENIUM?Le pagine successive fino al “pagi-

none” normalmente ospitano i contenutidi più immediata attualità (articoli, in-terviste, considerazioni su avvenimen-ti e personaggi locali e/o di particolarerilievo tecnico-ambientale).

Il paginone centrale(pagine 18 e 19).

È normalmente impostato a paginaunica e viene dedicato ad illustrare unasituazione ambientale, un avvenimentotecnico o un’ipotesi di interesse co-mune.

Il tema viene di solito trattato in ma-niera grafico-illustrativa. Il testo scrit-to è di solito piuttosto conciso mentreviene fatto abbondante uso di imma-gini fotografiche, schemi grafici e di-segni.

Talvolta, quando il tema del “pagi-none” è particolarmente vasto o im-portante,esso viene illustrato in manierapiù approfondita da un apposito arti-colo posizionato nella pagina prece-dente.

La parte conclusiva(pagine da 20 a 36)

Questa parte della rivista (oltre acontinuare l’esposizione di argomen-ti primari) ospita articoli di caratterestorico-rievocativo, trattazioni di tiponormativo-legale e cronache giovani-li e studentesche.

La rivista si chiude con alcune pa-gine dedicate alle problematiche piùspecifiche degli ingegneri (“QuiJoungs engineers” per neolaureati estudenti, “Vita dell’Ordine” per gliiscritti al nostro ordine professionale,“Qui Inarcassa” dedicato agli aspet-ti previdenziali della categoria).

S.N.

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lica, che a dispetto di chi, come papaPaolo VI, giudicava “una fortuna perla Chiesa la perdita del potere tem-porale”, ha sempre osteggiato il “Nuo-vo Stato”. Non hanno trovato spaziole forme di revanscismo borbonico,che si riaffacciano in ogni occasione,come pure sono destinati pian piani-no a spegnersi quei pruriti asburgici,che parlano di federalismo, ma puz-zano di secessione.

Aiutati dalla pubblicistica, che tro-va spazio al cinema e in tv, nelle li-brerie e sui giornali, essi riscoprononel Risorgimento, il momento più bel-lo e romantico della loro storia. At-traverso atti di eroismo e figure leg-gendarie, riscoprono un passato glo-rioso e ritrovano le proprie radici. Re-cuperano il senso d’appartenenza el’orgoglio di essere italiani. Soprattuttoi giovani, che una società disattenta ecolpevole ha cresciuto con pochi va-lori e senza grossi ideali.

In tutto il Paese le manifestazioniper il 150° Anniversario dell’Unità Na-zionale, partite in sordina, sono esplo-se come d’incanto, nel segno del tri-colore e al canto dell’inno nazionale.

Noi intendiamo celebrarlo su que-

ste colonne ricordando una figura dipatriota come Pietro Faustini e ri-scrivendo una pagina di storia locale,la liberazione di Terni dal giogo pon-tificio. Un atto dovuto verso un uomodefinito da Stefano Canzio “Il Gari-baldi di Terni”, un ricordo doverosoverso una città fucina di “ribelli” e cen-tro insurrezionale per eccellenza du-rante tutto il Risorgimento.

Per parlare della liberazione diTerni bisogna riandare al fatidico1860. L’anno era iniziato in un climadi crescente tensione.

A metà gennaio Terni s’era solle-vava al grido di “Viva il Re Italiano”,contro svizzeri, che, ubriachi, giravanoqua e là per la città, provocando la po-polazione. Sempre a Terni, come adAmelia, nessuno volle accettare ilgrado di Ufficiale della Guardia Ur-bana che s’andava istituendo. A Fe-rentillo alcuni giovani, gridarono“viva Garibaldi” in faccia a chi in-tendeva reclutarli tra i birri pontifici.A Gubbio l’intera brigata dei carabi-nieri passava il confine e s’arruolavanelle truppe regie. Altrettanto fece laguarnigione mandata a sostituirla.

La Regione, con circa 10.000 fran-chi, contribuiva largamente alla sot-toscrizione “per l’acquisto di un mi-lione di fucili”. Quelli di Città di Ca-stello, impediti, per il divieto delle au-torità, ad assistere a Borgo S. Sepol-cro ad una rappresentazione pro-fucili,contribuirono alla raccolta coll’equi-valente di 191 ingressi, quelli di Ci-terna e S. Giustino con una sommapari al prezzo di 188 biglietti. Più sem-plicemente i ternani spedivano al co-mitato 1682 franchi.

Nello stesso tempo i tifernati ac-quistavano solo 26 biglietti della tom-bola promossa dal Governatore, men-tre a Spoleto, alle feste da ballo, pro-mosse dal partito pontificio, inter-vennero solo gendarmi in maschera edonne di malaffare.

La pubblicazione in Francia di

Il 17 marzo del 1861 il Parlamen-to Sabaudo in modo unanime delibe-rava la nascita dello Regno Unitarioe proclamava “per grazia di Dio e vo-lontà della Nazione” Vittorio Ema-nuele Re d’Italia. Una data storica peril Paese, che dopo secoli di domina-zioni straniere, ritrovava finalmente lasua unità territoriale e una propriaidentità nazionale.

Un evento che gli Italiani sentonoin bisogno di celebrare anche se sonopassati ormai 150 anni. Lo avevano giàfatto con l’enfasi e entusiasmo nel pas-sato.

Certo allora erano altri tempi. Cer-to, siamo lontani dagli entusiasmidel cinquantenario, quando una Na-zione industrializzata si sentiva unagrande potenza e rincorreva il sognodi “un posto al sole”. Come pure daifasti di Italia ‘61, col Paese che, dopoil dramma della guerra e la fase del-la ricostruzione, sperimentava un veroe proprio miracolo economico.

Oggi, in un mondo globalizzato, gliItaliani stanno vivendo gli effetti di unaprofonda crisi economica, che riducele disponibilità e condiziona le scelte.Non rinunciano però a festeggiare, inmodo austero ma dignitoso, la ricor-renza a dispetto di vecchi e nuovi re-visionismi, che hanno cercato di smi-nuirne l’importanza e addirittura l’op-portunità di celebrarla.

A sgonfiare le polemiche, ad su-perare ogni incertezza e titubanze, l’a-zione decisa del Presidente della Re-pubblica, Giorgio Napolitano, e isuoi richiami continui alla coesione delPaese e all’orgoglio nazionale.

E’ arrivata poi la scelta di campodella C.E.I., che ha dichiarato “l’Unitàd’Italia essere un valore”, e la sua de-cisione di partecipare alle manifesta-zioni. Infine quella del Governo di“santificare” la ricorrenza del 17 mar-zo, dichiarandola Festa Nazionale.

Sono state così superate quellecritiche di matrice moderata e catto-

Il nostro risorgimento

E FU FESTA, FESTA GRANDE...

I volontari ternani in partenza perMentana

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“Le Pape et le Congres”, subito tra-dotto e diffuso clandestinamente in Ita-lia, preoccupava seriamente Pio IX ela curia romana. Di chiara ispirazio-ne napoleonica, riconosceva ai sudditipontifici il diritto di emanciparsi dal-la Chiesa, lasciando al Papa soloRoma e il Patrimonio di S. Pietro.

Il clima di polizia diventava sem-pre più rigido e oppressivo, tanto chenel marzo a S. Giacomo furono fer-mati dei giovani, per aver semplice-mente gridato “viva l’Italia”. Arrestatiinvece a Spoleto noti cospiratori comeGiulio Venanzi e Pietro Faustini,

La ribellione covava sotto la cene-re e non bastavano più le minacce delDelegato Apostolico a raffreddare glianimi e calmare le acque.

Le nuove idee contagiavano ancheil clero secolare: i canonici di Città del-la Pieve si rifiutarono di firmare un in-dirizzo di fedeltà al Papa; ad Ameliadon Severini, maestro del Seminario,e l’agostiniano padre Cretoni rim-beccarono il Vescovo, che aveva pub-blicamente definito Napoleone III“novello Erode”.

A Spoleto la Cattedrale rimase de-serta per il triduo, indetto dall’Arci-vescovo per i bisogni temporali del-la Chiesa; s’affollava invece il giornodell’Annunziata, per raccomandarealla Vergine la causa d’Italia e la sa-lute del Re.

A Perugia intanto, come si legge inun rapporto del 20 marzo, la maggiorparte delle signore, la domenica pre-cedente, per festeggiare l’annessionedella Toscana e delle altre province alPiemonte, aveva fatto la consuetapasseggiata per il Corso “senza cri-nolina”.

Per la venuta a Firenze del Re, gliumbri s’affollarono a chiedere i pas-saporti e, di fronte al rifiuto delle au-torità, lasciarono clandestinamentela regione, rischiando l’arresto e la re-clusione.

Da Cortona il barone Danzetta in-troduceva stampe inneggianti a Vit-torio Emanuele e nel tifernate com-parivano manifesti, che chiamavano ilpopolo alla rivolta e le guardie pon-tificie alla diserzione.

Contemporaneamente si estendevain tutta l’Umbria “lo sciopero del fumoe del gioco del lotto”, malgrado mi-nacce, provocazioni e arresti, come

successe a Narni dove le forze del-l’ordine malmenarono due cittadiniche rifiutavano il sigaro.

A maggio la spedizione dei Mille,con cui Garibaldi conquistava il Re-gno dei Borboni, costringendo il Ca-vour a prendere l’iniziativa per sosti-tuirsi alla rivoluzione e imporre la nor-malizzazione sabauda.

Per bilanciare i successi del Niz-zardo scendeva l’esercito piemontesea liberare le Marche e l’Umbria,mentre il generale Luigi Masi al co-mando dei Cacciatori investiva la Tu-scia, Montefiascone e Viterbo.

Quattrocento circa i volontari ter-nani, organizzati da un comitato se-greto e guidati dal conte Alceo Mas-sarucci alla conquista di Orvieto.

Le truppe sabaude dalla vicina To-scana entravano in Umbria, al co-mando del gen. Fanti. L’11 settembreerano a Città di Castello, il 12 ad Um-bertide, il 14 a Perugia e il 17 a Spo-leto, dove la mattina successiva espu-gnavano la Rocca.

Lo stesso giorno esplodeva l’au-dacia dei patrioti ternani, che scal-pellavano le insegne pontificie dal pa-lazzo del Governo, cosa che consi-gliava il Governatore Gianfelici a di-mettersi e il comandante della Gen-darmeria, Cacchiatelli, a lasciare lacittà.

Terni si liberava così dal gioco pon-tificio, realizzando quel sogno, per cuitanti suoi figli avevano cospirato nelsegreto delle sette e combattuto suicampi di battaglia.

Sempre il 18, colla folla che presi-diava la piazza, si istituiva la GuardiaCivica, a cui erano chiamati a far par-te “... i migliori cittadini ...” di Terni.

Il giorno dopo un’ordinanza regia delConte di Campello poneva a guida del-la città una Commissione provvisoria.La componevano Giuseppe Nicoletti,Domenico Giannelli, Bernardino Fau-stini e Giuseppe Massarucci, che comeprimo atto proclamarono di recarsi“… concordi a servire la Patria nell’oraprimiera e solenne della riconquistatalibertà …”.

Il 20 giungevano a Terni due co-lonne di volontari, l’una da Amelia edi ritorno da Orvieto, l’altra da Rieticon a capo Ludovico Petrini, mentrela popolazione si disponeva ad acco-gliere “… in un amplesso di gioia i

Foto autografe di Giuseppe Garibaldi edi Giovanni Froscianti da Collescipoli

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magnanimi prodi mandati dall’invit-to Monarca, rigeneratore d’Italia, afarci suoi figli …”, che arrivarono peròsoltanto il giorno dopo.

Trovavano una città chiassosa e am-mantata di bandiere, accolti a San Car-lo dalla gente ch’era andata a fargli in-contro e faceva ala al loro passaggio.In prima fila le operaie del lanificioFonzoli, che cantavano inni patriotti-ci, mentre la gente gridava a squar-ciagola “viva Vittorio Emanuele, vivai liberali”.

Alla testa della colonna i bersaglieridel colonnello Brignone, che, comeannotava il Gradassi-Luzi, “… colrude squillo della fanfara … il cap-pello dal volubil pennacchio …, ri-chiamavano un passato di gloria e sol-levavano l’entusiasmo cittadino ...”.L’accoglieva una città chiassosa eammantata di bandiere tricolori, in cuial giubilo popolare facevano da con-trasto “... i portoni di tanti palazzi no-bili rimasti chiusi ... e il silenzio ditomba dalle parti del Duomo ...”.

Era il segno di un cambiamentoprofondo. Si chiudeva definitivamenteuna fase storica e ne cominciavaun’altra piena di sogni e di speranze.

Col plebiscito del 4 e 5 di Novem-bre Terni sceglieva di diventare ita-liana, coerentemente alla sua convin-ta partecipazione alle lotte risorgi-mentali, che aveva portato il genera-le Del Vecchio ad affermare “... tra letante città ch’io visitai, Terni a tutteparve superiore per patriottismo”.

Sergio Bellezza

nerale a Mentana l’onta della cattu-ra, forse la morte. Garibaldi, ormaisconfitto, batteva in ritirata con l’in-tero StatoMaggiore. A sbarrargli lastrada il cancello di una villa, adaprirgli un’insperata via di fuga, ilFaustini, che ne abbatteva a spalla-te una delle due colonne.

Alto e massiccio, la barba folta el’espressione austera, si dimostravacoraggioso e sprezzante del perico-lo. Un esempio che ricaviamo dalracconto del fratello Benedetto. Ilgiorno in cui febbricitante, riposavanel suo casino di Pescecotto, avvi-sato che da Narni stavano arrivandoi birri papalini, si fece calare, avvoltonel lenzuolo, nelle acque freddedel fiume e vi rimase, finchè non sese furono andati.

Ricco possidente, aveva dilapi-dato il suo patrimonio per sostene-re la rivoluzione, raggiunta l’Unità,si ritirò a vita privata senza richie-dere ne prebende, ne incarichi pub-blici. Risollevò le proprie finanzescoprendo col figlio Giunio minie-re di lignite a Colle dell’Oro.

Repubblicano di fede, fu semprecontrario al governo dei moderati einviso a quello regio, per questo con-trollato e più volte arrestato, comenel maggio del 1899 a conclusionedi una pacifica manifestazione, chesocialisti e repubblicani avevanoorganizzato per festeggiare la Re-pubblica Romana.

Subì il processo e una foto lo ritrae,Lui, amante della libertà e campionedella democrazia, dietro le sbarredel tribunale di Spoleto, la stessa che,opportunamente ingrandita, tappez-zava la sua camera ardente.

Grande il cordoglio per la suamorte, che trovava conforto nelle pa-role di Gustavo Giansanti, l’allorasindaco di Terni “... passata la vita,per uomini come Lui, comincia lamemoria che è sempiterna ...”. Tri-ste profezia, pietosa bugia, se oggiPietro Faustini non viene ricordatonemmeno nella toponomastica cit-tadina. Speriamo che l’avergli inti-tolato la sezione ternana della As-sociazione garibaldini serva a limi-tare il torto e soprattutto a rinnovarneil doveroso ricordo.

Di famiglia agiata era stato ab-beverato dal padre a sentimenti digiustizia a libertà. A Firenze compivagli studi di ingegneria e si lasciavaconquistare dalle idee irredentiste.

Patriota della prima ora, aderì allaCarboneria e divenne presto Venera-bile della vendita ternara. Adeptodella Giovine Italia partecipò alladifesa di Roma, dove, da buon inge-gnere, ebbe l’incarico di fortificare lemura della Città. Ammaliato dalla fi-gura di Giuseppe Garibaldi seguiràl’Eroe in tutte le campagne risorgi-mentali, Aspromonte compresa.

Importante anello della trafila gui-dava il comitato insurrezionale ter-nano, che si relazionava a quello na-zionale di Firenze e agli altri dell’I-talia centrale collo pseudonimo di“Leonida”. Aveva la propria sede nelsuo palazzo al centro di Terni, ma permeglio muoversi, aveva affittato unastamberga sulla riva del Nera, nei pres-si dell’attuale passerella di PonteRomano. Poteva così sfuggire al con-trollo della polizia e rifugiarsi nel suocasino di Pescecotto, da cui partì nelgiugno del 1867 il tentativo, di soli ter-nani, di invadere lo Stato Pontifcio eliberare Roma.

Un episodio tra i meno conosciutidel nostro Risorgimento e comple-tamente trascurato dalla storiografiaufficiale, ma che ebbe l’effetto diriaccendere gli animi e rilanciare ilmovimento democratico.

Di lì a qualche mese da Terni sa-rebbero partite le falangi garibaldi-ne per l’Agro Romano e i fratelliCairoli per villa Glori, due paginememorabili, che forse non sarebbe-ro state mai scritte, senza Pescecot-to, come si legge nell’epigrafe mar-morea dettata dall’On. Pantano:“Qui si raccolse nel 1867, intorno aPietro Faustini, il primo manipolodella gloriosa falange, che al lampofatidico di Garibaldi, attraverso lagrande epopea di Mentana, aprì lavia alla conquista di Roma”.

Fedele seguace dell’Eroe dei DueMondi, lo accolse nella propria casaall’indomani della fuga da Caprerae lo accompagnò sui monti della Sa-bina, dove l’attendeva Menotti.

La sua forza erculea evitò al Ge-

L’INGEGNER PIETRO FAUSTINI

Sergio Bellezza, laureato allaSapienza di Roma, ha insegnatoChimica alle Industriali di Terni.Cultore di storia locale, tiene con-ferenze e scrive articoli per giornalie riviste. Da 10 anni tiene sul Cor-riere dell’Umbria la rubrica setti-manale “Terni Ieri”.

Ha pubblicato nel 2007 “Terni aGiuseppe Garibaldi”, l’anno suc-cessivo “Dal Fascismo alla Re-pubblica ... appunti per una storiadell’antifascismo e della lotta di li-berazione a Terni”. In questo 150°anniversario “Terni dal Regno Pon-tificio allo Stato Unitario”.

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Molto spesso i politici o gli espo-nenti delle pubbliche amministrazio-ni sono soliti fare proclami e dichia-razioni in cui emerge il desiderio diaprire le porte ai giovani. Si prenda-no come esempio bandi di gara, con-corsi di idee, collaborazioni e così via.In effetti ci sono vari esempi in cui taliparole corrispondono poi a fatti con-creti. Tanto per citarne uno si pensi alrecente progetto di riqualificazione diPiazza dell’Olmo a Terni in cui lo staffdi professionisti coinvolti è ben al disotto dei 35 anni di età. Al riguardo sirimanda al n. 85 di Ingenium ed in par-ticolare all’articolo “I focaracci diPiazza dell’Olmo”.

Purtroppo però altrettanto spesso lebelle parole vengono sistematica-mente contraddette dai fatti. Esempiolampante ne sono i bandi di gara perprogettazione che spesso vengonopubblicati nelle piccole realtà di pe-riferia sia in provincia di Terni che diPerugia. In questi bandi molte volte sitrovano cavilli e sistemi talmenteastuti che generano in chi li legge ila-rità ed incredulità prima ancora cherabbia ed indignazione. L’effetto ga-rantito (e forse anche lo scopo… chilo sà) è di “far fuori” i giovani dallacompetizione, escludere il nuovo cheavanza, non perturbare meccanismi giàben consolidati e di decennale tradi-zione. L’effetto è che chi lavorava con-tinua a lavorare e chi “non è delgiro” non entra mai.

I possibili metodi sono svariati,sempre legali, sempre “all’italiana”.Non a caso all’estero ci consideranoil Paese del “fatta la legge… trovatol’inganno”.

Nel seguito vengono portati alcu-ni esempi di lusso di quanto sopra ac-cennato, l’elenco è solo parziale ed as-solutamente non esaustivo.

Un primo metodo consiste nel por-re come condizione per partecipare adun bando di gara per progettazione

quella di aver già progettato nel de-cennio antecedente opere per un totaledi importo lavori pari al triplo o alquintuplo dell’importo dell’opera daprogettare. È superfluo sottolinearecome i giovani siano i primi ad esse-re esclusi da una competizione del ge-nere visto che sono in azione dameno tempo rispetto ad altri.

Altro sistema consiste nel porre laregola secondo cui, nella valutazionedei curricula, verranno consideratesolo le progettazioni esecutive effet-tuate di opere pubbliche, trascurandototalmente le opere private. Anche quiè lampante che i giovani saranno leprime vittime di un sistema del generevisto che, agli inizi della professione,avranno presumibilmente realizzatopiù opere private che pubbliche (ma-gari proprio per colpa di bandi del ge-nere).

Il caso forse più geniale è stato peròquello della piccola amministrazionedi periferia che in un bando ha scrit-to che nella valutazione dei curriculasarebbe stato assegnato un certo pun-teggio (non certo trascurabile) a chi,negli anni precedenti, aveva già effet-tuato progettazioni per quella stessaamministrazione con soddisfazionedella stessa… roba del tipo “ci sei tue resti tu nei secoli dei secoli”.

Potremmo continuare a lungo por-tando altri esempi del genere.

È evidente che una pubblica am-ministrazione deve tutelare i propri in-teressi e gli interessi della comunitàscegliendo il professionista miglioree/o il progetto migliore. Tale sceltaperò va effettuata con trasparenza, og-gettività, dando a tutti pari opportunitàe non coi i sistemi sopra illustrati.

Altrimenti non ci si lamenti se,come già detto, in talune nazioni eu-ropee si ha un’ idea degli italiani comeil popolo degli “eterni furbetti”.

Joseph Massimiliano

Viaggio tra mezzi e mezzucci per “far fuori” i giovani dalle competizioni

L’ITALIA DEI FURBETTI

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ricorda il computer ribelle di “2001Odissea nello spazio”?) ma vi è un al-tro aspetto della civiltà delle macchi-ne che, secondo noi, merita attenzio-ne: ed è il fatto che, grazie ai mezzi dicui dispone, l’uomo si sta avvici-nando alle prerogative divine della on-niscienza e della onnipotenza. I com-puter, con le loro capacità di accu-mulare e fornire un numero incredi-bile di dati di ogni genere, di effettuarein pochi istanti calcoli estremamenteelaborati, di estrinsecare i risultati diprocessi deduttivi ed induttivi com-plicatissimi, costituiscono un am-pliamento oltrenaturale della menteumana che - per tale ausilio - può,oggi, affrontare problemi e concettiche erano, prima, al di fuori della suaportata. Ne deriva un sapere molto am-pio e di disponibilità immediata cheè, evidentemente, ben lontano dallacompletezza ma destinato a crescerein virtù del perfezionamento dei mez-zi tecnici, del collegamento dellebanche dei dati, della proliferazione deiterminali e dei satelliti artificiali.

Gino Papuli(da “l’ingegno e il congegno”

Edizioni Del Grifo 1997)

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atomica), o votate a compiti altruisti-ci (il rene artificiale).

Una buona percentuale di mac-chine moderne possiede anche un cer-to grado di istruzione cui è giunta at-traverso un lungo e faticoso proces-so evolutivo. Molta strada è statapercorsa, infatti, dall’analfabetismodell’aratro egiziano ai balbettamen-ti del filatoio idraulico di FrancescoBorghesano, al compitare malsicuroma già preciso dell’astrario di Gio-vanni Dondi, alla precoce sapienzadelle macchine di Leonardo, e così viasino all’invidiabile discernimento deicongegni cibernetici.

Oggi, con l’avvento dei calcolatorielettronici, la componente intellettua-le delle macchine assume aspetti nuo-vi e spesso sconcertanti. Ad esempio,nel caso non rarissimo di interruzionidi funzionamento improvvise ed in-spiegabili, gli esperti - in mancanza diqualsiasi chiarificazione razionale del-le cause - parlano di nevrastenia, di sof-ferenza o di rivolta del sistema.

Il tentativo di animizzare i calco-latori elettronici non è nuovo ed haavuto le sue espressioni più popolarinei racconti di fantascienza (chi non

La storia della tecnica è piena dimacchine nate vive o nate morte; dimacchine che invecchiano precoce-mente e di altre che si conservano gio-vani nonostante l’incalzare del pro-gresso. Vi sono macchine che giun-gono alla celebrità, altre che passanola loro vita nell’ombra conducendouna esistenza grama e stentata; alcu-ne sono di origine plebea, altre di no-bili natali. Vi sono macchine con-dannate al ridicolo da nomi spropor-zionati alla minutezza della loro cor-poratura ed alla semplicità dei lorocompiti - come il taumatropio - ed al-tre danneggiate da nomi banali -come la contìnua - o da soprannomi- come il bramino.

Alcune sono prive di personalità -come le affettatrici dei salumieri -al-tre discusse in conferenze interna-zionali - come il sincrociclotrone.Ogni macchina ha il suo carattere, miteo scontroso che sia, e nessuno può ne-gare la loro umanità, dato che essesono creazioni dell’uomo ed a questistrettamente legate.

Perciò vi sono macchine brutali (laghigliottina), malvagie (la bomba

L’uomo e i robot

IL CARATTEREDELLE MACCHINE

La battaglia finale tra l’uomo e il computer (2001 Odissea nello spazio)

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E’ stato pubblicato l’aggiorna-mento della Guida dell’Agenzia del-le Entrate sulle detrazioni del 36% perle spese di ristrutturazione.

Le guide pubblicate ad oggi sono :Guida ed. marzo 2011Guida ed. dicembre 2010Guida ed. ottobre 2010La nuova versione aggiornata a mar-

zo 2011 della guida «Ristrutturazioniedilizie: le agevolazioni fiscali», con-tiene tutte le novità introdotte dagli ul-timi interventi normativi.

Va ricordato che il termine perfruire della detrazione del 36% dellespese sostenute per lavori di recupe-ro del patrimonio edilizio è stato pro-rogato al 31/12/2012 dalla Finanzia-ria 2010 (L. 191/2009).

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Laureati, senza tutele, obbliga-ti spesso a scegliere la libera pro-fessione pur di lavorare, quasi maisoddisfatti del loro lavoro. Sono iprofessionisti italiani o aspirantitali, cinque milioni e mezzo di la-voratori del nostro Paese costretti- senza grandi differenze tra auto-nomi e dipendenti - a fare i conticon un’economia che non ricono-sce competenze e compensi ade-guati. E soprattutto, in tanti (i dueterzi) pronti a scappare anche al-l’estero se questo servisse a mi-gliorare le proprie condizioni di la-voro e di vita.

E’ l’ultimo rapporto dell’Ires adelineare il quadro in chiaroscurodelle professioni in Italia, con sce-nari in alcuni casi inediti. Dati sudati che sovvertono il tradiziona-le clichet del professionista affer-mato (appena il 17 per cento degliintervistati si sente tale), con lamaggior parte costretta a fare i con-ti con redditi bassi (l’83 per centoguadagna sotto i 30 mila euro al-l’anno) e prospettive di carriera mi-nime quando sono alle dipenden-ze.

Nell’indagine promossa dallaConsulta delle professioni dellaCgil e dalla Filcams si mettono inluce le condizioni di categoriespesso diversissime tra loro, ma as-sillate da identiche difficoltà e

preoccupazioni: come avere com-pensi equi, ma soprattutto tutele so-ciali in caso di malattia, infortunio,maternità, disoccupazione. Tantopiù, che 6 liberi professionisti su 10dichiara di essere stato costretto adalternare lavoro e periodi di di-soccupazione anche lunghi negliultimi cinque anni, con punte dell’88 % tra gli operatori dello spet-tacolo.

Ancora sul rapporto Ires

(SOTTO)STIMATIPROFESSIONISTI

La metà guadagna meno di 15mila euro. E quando si lavora, si la-vora con ritmi troppo serrati per il66 % degli intervistati (che rendonodifficile conciliare il proprio per-corso esistenziale e avere figli) incambio di redditi, nella maggio-ranza dei casi, piuttosto magri...........omissis.......L’auto-perce-zione ripropone la figura del “liberoprofessionista senza tutele”, chedeve fare ricorso, di fronte a op-portunità di guadagno non eleva-te e discontinuità occupazionale ri-levante, all’aiuto dei genitori chediventano “una forma necessaria diammortizzatore sociale” nel 53% dei casi. Di fronte a una situa-zione che sembra senza via d’u-scita, in molti si dichiarano pron-ti a cambiare città o a lasciare l’I-talia (2 intervistati su 3).

a cura di S.N.

Riportiamo da“INGEGNERI.INFO” (Quo-tidiano di informazione scien-tifica e tecnica Anno 4 n° 1121del 07/06/2011) alcuni branitratti da un articolo apparsosull’”Unità” del 27 aprile2011.

CHIUSURA ESTIVA

Uffici di segreteria Ordinedegli Ingegneri

Dal giorno 18 luglio 2011 fino algiorno 5 agosto 2011 la segrete-ria rispetterà il seguente orario:dal lunedì al venerdì: ore 9 - 13

pomeriggio chiusuraper il periodo estivo, dal 8 ago-sto al 22 agosto 2011, la segre-teria dell’Ordine degli Ingegneri

di Terni rimarrà chiusa

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Decreto del presidente del consiglio dei ministri

LA NUOVA SCHEDADI RILEVAMENTO

ministrazioni dello Stato, le Re-gioni, le Province autonome di

Trento e Bolzano si potranno do-tare di elenchi di tecnici che ab-biano seguito idonei percorsi for-mativi con verifica finale e ag-giornamenti periodici, concordaticon il Dipartimento della prote-zione civile.

L’iscrizione agli elenchi va con-fermata ogni cinque anni, a seguito

di un aggiornamento formativoda realizzarsi anche mediante op-portuni mezzi telematici. Gli elen-chi sono trasmessi annualmente alDipartimento della protezione ci-vile della Presidenza del Consigliodei Ministri entro il 31 dicembre.

Il presente decreto sara’ trasmes-so agli organi competenti per laprescritta registrazione.

Roma, 5 maggio 2011 Il Presidente: Berlusconi

Enti locali dotano le proprie strut-ture della scheda e del manuale dicui al comma 1 e li utilizzano in

occasione di eventi sismici peril rilevamento speditivo dei danni,

la definizione di provvedimen-ti di pronto intervento e la valuta-zione dell’agibilita’ post-sismicadegli edifici ordinari, da intender-si come unita’ di tipologia struttu-rale ordinaria (in muratura, ince-mento armato o acciaio intelaiatoo a setti) dell’edilizia per abitazionie/o servizi.

3. Le Amministrazioni delloStato, le Regioni, le Province au-tonome di Trento e Bolzano pro-muovono, in coordinamento con ilDipartimento della protezione ci-vile della Presidenza del Consigliodei Ministri,

le iniziative di formazione ed ag-giornamento in materia.4.A supporto delle campagne di

sopralluogo post-sisma, le Am-

È stato approvato il modello peril rilevamento dei danni, pronto in-tervento e agibilita’ per edifici or-dinari nell’emergenza post-sismicae del relativo manuale di compila-zione. (11A06311) (GU n. 113 del17-5-2011 - Suppl. Ordinario n.123).Il testo è il seguente:

IL PRESIDENTE DELCONSIGLIO DEI MINISTRI

(omissis)

Decreta:Art. 1

1. Sono approvati la scheda Aedesdi rilevamento dei danni, pronto in-tervento ed agibilita’ per edifici or-dinari ed il relativo manuale

di cui agli allegati 1 e 2 del pre-sente decreto.

2. Le Amministrazioni delloStato, le Regioni, le Province au-tonome di Trento e Bolzano e gli

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pio della tutela della salute, aven-do quindi evidenti riflessi sul pia-no della legittimità costituzionale.

E’ questo in sintesi il principioribadito dal Consiglio di Stato conla Sentenza n. 2620 del03/05/2011. La sentenza, sullascorta di precedenti pronunce, ag-giunge che non è possibile ritene-re che l’art. 35, comma 20, della L.47/1985 contenga una deroga ge-nerale ed indiscriminata alle nor-me che presidiano i requisiti di abi-tabilità degli edifici. E questo pro-prio perché la detta legge intendecontemperare valori tutti costitu-zionalmente garantiti che sono,tra gli altri, il diritto alla salute daun lato ed il diritto all’abitazionee al lavoro dall’altro.

Il Consiglio di Stato ha ribadi-to che non è possibile derogare aiigienico-sanitari per le costruzio-ni oggetto di condono edilizio.

In conseguenza del condonoedilizio (ai sensi dell’art. 35 com-ma 20, della L. 47/1985) il rilasciodel certificato di abitabilità di unfabbricato, può avvenire in derogasolo alle norme regolamentari enon anche quando siano carenti lecondizioni di salubrità richieste dal-le fonti normative di livello pri-mario. Infatti la disciplina del con-dono edilizio, per il suo caratteredi eccezionalità e di deroga, nonpuò essere suscettibile di inter-pretazioni estensive. Soprattuttoquando tali estensioni siano tali daincidere sul fondamentale princi-

Condono edilizio

I REQUISITIIGIENICO-SANITARI

VVIITTAADDEELLLL’’OORRDDIINNEE

56 ° CONVEGNONAZIONALE

GLI INGEGNERIITALIANI

A CONGRESSOLa città di Bari ospiterà il

prossimoCongresso Nazionale degli

Ordini degli Ingegneri Italiani(l’ultimo si è svolto a Torino loscorso settembre 2010).

L’evento si svolgerà nel capolu-ogo pugliese dal 6 al 9 settembreprossimi ed avrà luogo all’inter-no del suggestivo scenario del re-centemente restaurato TeatroPetruzzelli (vedasi in propositol’articolo apparso l’anno scorsosul numero 83 della nostra rivista).

Si discuterà del fondamentalecontributo che gli ingegneri ital-iani possono offrire al «sistemaItalia» ed i temi principaliriguarderanno l’attualità scien-tifica dell’area ingegneristica e leprospettive specifiche della cate-goria.

Argomenti di attualità sarannoanche la crisi dell’edilizia, le tar-iffe professionali e la formazioneprofessionale.

Facciata Teatro Petruzzelli

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DA QUEST’ANNO LA DICHIARA-ZIONE TELEMATICA È OBBLIGATO-RIA

Sono più di 140.000 gli utenti registrati a Inar-cassa ON line, che accedono in modalità protettae riservata ai propri dati previdenziali e ai serviziinterattivi, come l’invio telematico della dichiara-zione annuale (circa 100.000 dich. on line nel 2010!).

È proprio la consistenza di questi numeri che ha in-dotto Inarcassa a deliberare in Comitato Nazionale deiDelegati la modifica - approvata con Decreto inter-ministeriale del 27 dicembre 2010 - agli articoli 36.1e 36.7 dello Statuto che, già da quest’anno, rende ob-bligatorio l’invio telematico della dichiarazione deiredditi e dei volumi d’affari, mettendo definitivamenteda parte i modelli cartacei.

Il servizio “INARCASSA RISPONDE”

Il servizio consente di inoltrare richieste di chiari-mento su aspetti normativi o procedurali della pre-videnza Inarcassa e sullo stato di singole pratiche. Lerisposte verranno fornite per telefono da operatori spe-cializzati del Call Center, entro tre giorni lavoratividalla data della richiesta, salvo criticità dovute a pic-chi di traffico intenso a ridosso delle scadenze dei pa-gamenti e della presentazione della dichiarazione.

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QQUUII IINNAARRCCAASSSSAA

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I professionisti registrati a Inarcassa On line ora pos-sono ottenere il certificato relativo ai versamenti effet-tuati nell’anno 2010 con un semplice click: è in lineaun nuovo applicativo che verifica in automatico i pa-gamenti registrati sull’estratto conto e rende disponibileil certificato, per fini fiscali e per gli usi consentiti dal-la legge.

Basta entrare in Inarcassa On line digitando i co-dici di accesso e scegliere dal menù Rilascio certi-ficati la voce relativa ai Versamenti 2010. Prima di pro-durre il certificato, è possibile effettuare un’estrazionedei pagamenti per tipologia (contributi, sanzioni, one-re di riscatto o ricongiunzione) e per natura (capita-

le, interessi). Il sistema visualizza l’esito dell’estra-zione e, alla conferma della richiesta, genera il cer-tificato e lo rende disponibile in pochi minuti in for-mato pdf nella casella Inar-box..

Qualora, per pratiche o versamenti ancora in la-vorazione, l’applicativo non possa procedere all’ac-certamento e alla certificazione on line, la richiesta èinoltrata automaticamente agli Uffici competenti, cheprovvederanno ad evaderla tramite i canali tradizio-nali.

(L’applicativo non è ancora disponibile per le so-cietà).

QQUUII IINNAARRCCAASSSSAA

Rilascio “On line” del Certificato dei versamenti 2010

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www.ordingtr.it