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La Chiesa nell'età della restaurazione: mentalità e fatti Il ruolo del papato Bibliografia essenziale Manuali: G. DE BERTIER DE SAUVIGNY, La Restaurazione, in NStdCh., IV, 281-504 (cap 2.3.7.8 e appendice IV); R. AUBERT - R. LILL - J. BECKMANN, La chiesa cattolica e la restaurazione, in Jedin, VIII/1, 91- 299 (cap. 3. 4.12.13.14.15); Jedin, VIII/2, 3-11; Opere particolari: G. VERUCCI, La Restaurazione, in Storia delle idee politiche, economiche e sociali, dir. L. Firpo, VI, UTET Torino 1975, 873-057; D. MENOZZI, La Chiesa cattolica e la secolarizzazione, Einaudi, Torino 1993, 15-71 1

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La Chiesa

nell'età della restaurazione:

mentalità e fatti

Il ruolo del papato

Bibliografia essenziale

Manuali: G. DE BERTIER DE SAUVIGNY, La Restaurazione, in NStdCh., IV, 281-504 (cap

2.3.7.8 e appendice IV); R. AUBERT - R. LILL - J. BECKMANN, La chiesa cattolica e la restaurazione, in Jedin, VIII/1, 91- 299 (cap. 3. 4.12.13.14.15); Jedin, VIII/2, 3-11;

Opere particolari: G. VERUCCI, La Restaurazione, in Storia delle idee politiche, economiche e sociali, dir. L. Firpo, VI, UTET Torino 1975, 873-057; D. MENOZZI, La Chiesa cattolica e la

secolarizzazione, Einaudi, Torino 1993, 15-71

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1.1 La cronologia La restaurazione ha un inizio comune, il 1815, poi segue un’evoluzione differenziata secondo i vari paesi. Francia: fino al 1830 (rivoluzione delle "tre gloriose giornate"); Spagna: fino al „33 (morte di Ferdinando VII); Regno sabaudo: fino al „46: (statuto albertino); Toscana e Napoli: fino al „59-‟60 (conquista garibaldina); Roma: fino al „70.

1.2 La mentalità e il formarsi

di un ideale da perseguire

1.2.1 Il clima psicologico e culturale della restaurazione

La Restaurazione, almeno agli inizi, si può sintetizzare in uno slogan: ricostruiamo l'Europa di prima. Questo orientamento presuppone la risposta ad un quesito: la Rivoluzione Francese (RF) è stata un incidente di percorso oppure un punto di non ritorno? Si tende a rispondere: un incidente di percorso1.

Questo atteggiamento conduce al rifiuto degli eventi culturali e politici che hanno caratterizzato la stagione precedente; soprattutto la componente culturale ed insieme ideologica che più fortemente ha caratterizzato la RF, l'illuminismo, con la sua esaltazione della libertà, della razionalità umana, della naturale bontà dell'uomo, senza più il senso del peccato, il rigetto della tradizione, l'utilizzo del criterio dell'utilità sociale (ben visibile nella posizione assunta di fronte alla vita consacrata).

A questa cultura si oppone una concezione specularmente contrapposta: esaltazione della tradizione e del passato (non per nulla si impone il romanticismo2), sfiducia nella ragione, affermazione dell’importanza della volontà umana, reazione contro l'individualismo, rivalutazione della convinzione comune del genere umano e della solidarietà, non in forza della sua utilità sociale quanto piuttosto dei valori spirituali e tradizionali che l'hanno formata, riaffermazione della dimensione più spirituale dell’uomo.

In questo contesto immediato è il ricupero del valore della religione, prima in generale3, poi di quella cattolica in particolare. La fine dell‟irreligioso „700 vede, da questo punto di vista, la pubblicazione di testi emblematici. Nel 1799 Novalis compone, in Germania, patria del romanticismo, Christenheit oder Europa (Cristianesimo o Europa) e nel 1802 il visconte François René de Chateaubriand dà alle stampe Le génie du christianisme. Entrambi guardano con grande interesse ed affetto al passato. Accanto ad essi, o sulla loro scia, si collocano altre figure accomunate da un‟esaltazione apologetica del cristianesimo stesso. Madame de Staël (1766-1817) le cui opere sono decisive per

1 Cfr. l'idea del complotto massonico di Barruel, la convinzione che l‟89 sia figlio diretto della

Riforma e la presenza delle letture metastoriche di De Maistre e di De Bonald. Cfr. anche la testimonianza di uomini come Massimo Taparelli d'Azeglio e di Mons. Gazzola, vescovo di

Cervia, poi di Montefiascone, cardinale e segretario del Sant‟ Ufficio. 2 Il romanticismo è lo sfondo culturale sul quale si colloca tutto quanto il fenomeno della

restaurazione. Anche se non è rigidamente classificabile e univocamente definibile ed è, come nascita, anteriore, basato poi su presupposti che paiono anche opposti a quelli codificati negli anni della restaurazione. Cfr. su questo VILANOVA, 241ss e V. MATHIEU, Dallo “Sturm und Drang” al Romanticismo, in Grande antologia filosofica, XVII, Marzorati, Milano 1971, 355ss. Interessanti annotazioni, che danno un‟idea più precisa dell‟immensa fucina che fu l‟età romantica, si trovano nella voce Romanticismo redatta a più mani per l‟Enciclopedia Cattolica, X, Firenze 1953, 1311-1328. Cfr. anche le pagine dedicate al tema in Lortz, II, 406-417 con interessanti, seppur parziali, osservazioni.

3 “Il Romanticismo ha il suo fondamento nella generalizzazione tans-storica e trans-confessionale dell‟autenticità religiosa. La rivelazione giudeo-cristiana deve porsi nel contesto di una rivelazione più ampia, il vangelo eterno della religione dell‟umanità” (VILANOVA, 248).

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l‟introduzione del romanticismo tedesco in Francia e successivamente in Italia, De Maistre, De Bonald. Proprio la Francia si caratterizza per una più chiara adesione al cristianesimo, nella sua versione cattolica, mentre in Germania si è più propensi verso una più generica religiosità umana. Ne sono testimoni in modo diverso autori come Goethe (1749-1832), Schiller (1759-1805), Schlegel (1772-1829), Hönderlein (1770-1843). Però proprio in Germania, accanto alla riscoperta del medioevo, che è fondamentalmente cattolico!, si assiste ad una serie di clamorose conversioni (ad esempio quella di Schlegel) che provocano anche scandalo4.

1.2.2 Il sorgere dell’ultramontanesimo,

il medioevo visto come società ideale

e l’affermarsi dell’ideologia della “nuova cristianità”

In questo contesto più ampio, che già da solo "determina" una particolare concezione della dimensione religiosa dell'esistenza, si genera nel cattolicesimo dei paesi più tradizionalmente cattolici un fenomeno del tutto nuovo: l'ultramontanesimo. Esso si presenta come una ricompattazione attorno al papato, un‟accentuazione dei legami con Roma, una rivendicazione della funzione di guida sulla società da parte della Chiesa e del successore di Pietro, esaltando di conseguenza il medioevo, quando questa funzione era chiaramente esercitata5.

Questa ricompattazione si accompagna all’affermarsi dell’ideologia della “cristianità” che ha avuto una lunga gestazione già negli anni tormentati della rivoluzione francese. Di fronte alla secolarizzazione causata dagli eventi rivoluzionari si risponde con la proposta di un ritorno alla medioevale “societas christiana”. Per il raggiungimento di tale obiettivo si pensa ad una vera e propria “riconquista” delle istituzioni, con un rinnovato ruolo, nella loro gestione, del clero e, in primis, del papa. Va inoltre osservato il fatto che anche chi accetta il nuovo e comincia a parlare di “democrazia cristiana” (corrente comunque minoritaria e dalla voce sempre più flebile man mano che passano gli anni) si muove nello stesso orizzonte culturale: è la Chiesa e solo essa l’istituzione capace di fondare e dirigere il consorzio civile, anche se ciò deve avvenire “non più per coercizione ma per egemonia” 6. Si può notare anche come la stessa comparsa di uno dei cavalli di battaglia del cattolicesimo posteriore, la “dottrina sociale”, rientri in parte in questa prospettiva7.

Queste idee vengono sostenute soprattutto da alcune grandi figure, che possono essere considerati i “padri” dell'ideologia restauratrice. Ci soffermiamo sul già citato Joseph de Maistre e su Fèlicité de Lamennais. Il contesto è quello francese, caratterizzato dalla crisi del gallicanesimo (effetto della rivoluzione francese) e dai tentativi di una sua perpetrazione8.

4 Sulla Germania e sulla sua importanza nell‟ambito culturale cfr. quanto detto dopo nel paragrafo

1.4.3. Tenendo presente che i “circoli teologici” che la caratterizzano si affermano proprio nel retroterra romantico.

5 Uno degli aspetti caratteristici dell'età della restaurazione sta anche nel fiorire di una nuova ecclesiologia, favorita dal fatto che si reagisce all'eccesso di individualismo dell'età illuminista. Lo stesso romanticismo favorisce la cosa con il suo esaltare il valore della dimensione comunitaria. La nuova ecclesiologia coinvolge la Francia, l'Italia, la Germania. Oltre a quanto già detto si può aggiungere che la Chiesa viene concepita come organismo storico e vivente, culla della tradizione, levatrice d'arte. Sulla teologia della restaurazione cfr. il numero monografico di Cristianesimo nella storia XII/3 (1991). In particolare per il nostro argomento H. J. POTTMEYER, Ultramontanismo ed ecclesiologia, 527-551.

6 Tutto ciò è ben documentato da D. MENOZZI, La chiesa cattolica, 17-71, in un capitolo dedicato proprio a questo tema.

7 Ibidem, 51 8 Si veda l‟azione del governo ancora tendenzialmente giurisdizionalista e la diffusione di vari

scritti di mentalità gallicana, come il testo di Mons. FRAYSSINOUS, Vrais principes de l'Eglise gallicane, Paris 1818.

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Joseph de Maistre (1755-1821)

Savoiardo, influenzato, da giovane, da idee giacobine e massoniche, subisce il disincanto della RF spostandosi sul fronte opposto. La RF diventa allora il castigo divino per i due efferati delitti commessi dalla Francia: il regicidio e la guerra contro il cristianesimo. (Considerations sur la France, 1796). La sua opera più importante è il Du Pape dove risulta evidente la particolare fondazione dell‟assetto sociale a cui pensa. Come in questo pensiero sillogistico:

"Point de morale publique ni de caractère nationale sans religion, point de religion européenne sans christianisme, point de christianisme sans catholicisme, point de catholicisme sans le pape, point de pape sans la suprématie qui lui appartient".

Siamo di fronte alla massima esaltazione dello stato confessionale cattolico a cui si unisce la calorosa difesa dell'infallibilità personale del papa (l'ultramontanesimo contribuisce a creare il clima più favorevole per la definizione del '70). Che però viene intesa come prerogativa di ogni autorità. Per cui basta dimostrare che il papa è il capo della Chiesa per ottenere automaticamente tale caratterizzazione. Metodo argomentativo che egli usa lungo tutta l'opera, avendolo esposto già nel primo capitolo: le proprietà del cattolicesimo non sono altro che la determinazione particolare di una legge universale . Malgrado le buone intenzioni e l'apparente vantaggio apportato alla causa cattolica, De Maistre "svuota" il cristianesimo della sua originalità. Se si aggiunge che (anche qui in nome di una legge generale per la quale ogni autorità, onde evitare di evadere dalle sue competenze, abbisogna di un suo contrappeso) il papato costituisce il necessario bilanciamento dell'autorità temporale, si capisce come il De Maistre veda nella religione, pensata all'interno dello schema di alleanza trono-altare, prima di tutto un fattore di garanzia dell'ordine costituito9. Rarissimamente nella produzione di De Maistre compare la tematica della fede. Ciò spiega la diffidenza con cui a Roma si accoglie l'opera. Che in ogni caso eserciterà un vastissimo influsso nel rafforzamento dell'ultramontanesimo, di cui, esagerando, verrà detta "il Vangelo".

Fèlicité Robert de Lamennais (1782-1854)10

L'importanza dell'abate bretone va ben oltre i suoi scritti. Sta nell'influsso che egli esercita per una decina d'anni sul giovane clero francese, nell'aspetto operativo della sua attività (équipe di giovani intellettuali presso la proprietà della Chesnaie; progetto, condiviso col fratello Jean-Marie, di una nuova, grandiosa, ed enciclopedica per interessi, congregazione religiosa, destinata a sostituire i vecchi ordini, oramai inadatti ai tempi), nell'influsso esercitato in Belgio, nei Paesi Bassi, in Italia, in Germania, nell’impero austroungarico allarmando il Metternich che avrà un ruolo non secondario nella condanna del 183211. Trascorsa la giovinezza in piena crisi rivoluzionaria, approdato tardi alla fede, viene ordinato sacerdote nel 1816 senza chiare motivazioni e adeguata preparazione. Questa mancanza di spirito sacerdotale graverà enormemente sulla sua evoluzione successiva. Che si può dividere in due momenti: quello conservatore-tradizionalista e quello innovatore-liberale.

Inizialmente, infatti, la reazione all'illuminismo e la sfiducia nella ragione lo porta a sostenere il tradizionalismo: l'uomo con le sue sole forze non può raggiungere le verità essenziali di ordine religioso e morale ed è chiamato ad accettare come criterio di verità il consenso universale che si fonda su una rivelazione primitiva comunicata agli uomini assieme alla parola e trasmessa con modalità estrinseche e statiche di generazione in generazione (Essais sur l'indifference en matière de religion, 1817).

9 Significativo al riguardo quanto scrive nel 1815 al nunzio di Vienna, Severoli: "Si j'etait athée et

souverain.... je declarerais le pape infaillible par édit public, pour l'etablissment et la sureté de la paix dans mes etats" (Ouvres, 79-80).

10 Su Lamennais cfr. NStdCh, IV, 435-438. 11 Cfr. Jedin, VIII/1, 291-294. Come l‟ideologia della cristianità si diffonda un po‟ in tutti i paesi

europei lo documenta MENOZZI, 43ss. Sulla condanna cfr. il cap. secondo di questi fogli.

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Malgrado la continuità con gli altri autori ultramontani e intransigenti12 Lamennais si dimostra però assai originale. Nell'opera che pubblica nel '25, De la religion considerée dans ses rapports avec l'ordre politique e civil, condanna infatti la società della restaurazione perché impotente, dispotica, in quanto fondata sulla sovranità popolare, e atea, in quanto la professione ufficiale del cristianesimo come religione di stato viene poi di fatto smentita, come nella carta del 1814 dove si garantisce a tutti i culti libertà e protezione. O come quando gli atti più importanti della vita: nascere, sposarsi, morire, sono regolati civilmente.... Il papato allora, di cui difende la supremazia sul potere civile richiamando esplicitamente Bonifacio VIII e l'Unam Sanctam, e con lui tutta la Chiesa, deve prendere le distanze dal potere civile, in attesa di poter contribuire a formare una nuova società.

La nuova via da percorre verrà indicata nel '29 con la pubblicazione di Les progrés de la révolution et de la guerre contre l'Église. Si sta ormai realizzando la trasformazione di Lamennais. in alfiere del liberalismo. Egli auspica una piena separazione della causa della Chiesa da quella dei re e chiede per essa quelle libertà di cui godono protestanti ed ebrei, auspicando la sua unione con il popolo, in luogo di quella con i re. Da "Papa e re" a "Papa e popolo":

"Nella nuova situazione creata dalla rivoluzione francese la Chiesa fonderà il suo prestigio e la sua influenza, non più sull'appoggio dei governi che si sono fatti ostili, non più sull'alleanza con gli Stati che si son fatti laici, ma sulla sua reale presenza, attraverso i suoi fedeli, nelle molteplici forme della vita associata”13.

1.2.3 I due atteggiamenti dei cattolici nei confronti

della restaurazione e la nascita del “partito cattolico”

Di fronte alla nuova situazione venutasi a creare con la Restaurazione si delineano dunque due atteggiamenti del mondo cattolico:

a. una netta opposizione alle idee di cui la rivoluzione è stata portatrice con insistiti richiami al passato idealizzato

b. l'accettazione dei mezzi offerti alla Chiesa nella mutata situazione storica.

Entrambi però, almeno per il momento, muovono da premesse teocratiche; ed entrambi prendono atto della profonda frattura verificatasi fra società civile e società religiosa, invitando i cattolici a nuovi impegni di “riconquista”.

Come osserva Scoppola "il 'partito cattolico', nel senso più ampio del termine, è nato"14. Infatti alle spalle delle posizioni ideali cominciano a muoversi i primi gruppi organizzati che danno corso alle nuove idee, le concretizzano e le diffondono: saranno le due correnti del cattolicesimo intransigente e del cattolicesimo liberale. Va notato che queste idee conquistano e convincono non solo i cattolici di lungo corso o quelli di recente conversione, ma anche settori di intellettuali che non si rifanno affatto al cattolicesimo15.

1.2.4 L’ideale e la sua permanenza oltre l’epoca della Restaurazione

Infine occorre sottolineare che questo obiettivo viene fatto proprio dagli stessi pontefici dell’età della restaurazione per giungere a pieno compimento durante il lungo pontificato di Pio IX. Lo testimoniano encicliche, discorsi, lettere, laddove essi

12 In una lettera confidenziale dovendo esaltare il papato Lamennais riprende praticamente alla

lettera, seppur invertendo l'ordine del procedere, l'espressione citata del De Maistre: "...sans pape point d'Eglise; sans Eglise point de christianisme; sans christianisme point de religion et point de sociéte; de sort que la vie des nations europèenne a, comme nous l'avons dit, sa source, son unique source, dans le pouvoir pontifical".

13 SCOPPOLA, Dal neoguelfismo alla democrazia cristiana, Ed. Studium Roma, 1979, 30. 14 Ibidem, 31 15 L‟osservazione è documentata ancora da MENOZZI, 47.

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asseriscono che solo nella misura in cui i principi avessero assecondato le direttive pontificie, avrebbero potuto estirpare i mali del presente per una nuova epoca di pace e prosperità dei popoli.

L’ideale della “societas christiana” medioevale e della nuova cristianità con il papa a capo della società e la chiesa al centro di essa sarà ben presente come punto di orientamento e guida delle scelte operative fino alla vigilia del Vaticano II. Ad esempio a metà degli anni trenta del secolo XX un autore del calibro di Maritain traccerà, pur con modalità rinnovate, l‟ideale storico concreto di una „nuova cristianità‟, intesa come

“un regime temporale o un „età di civiltà‟ la cui forma ispiratrice sarebbe cristiana e risponderebbe al clima storico dei tempi in cui entriamo”16.

Per questo motivo secondo Scoppola il progetto della „nuova cristianità‟ ha giocato per i cattolici il ruolo che per altri hanno svolto le ideologie, con l’obiettivo di prevedere e dominare la storia degli uomini con un disegno di lungo periodo capace di assoggettare gli eventi e non solo di rispondere ad essi17.

1.3 Uomini e opere dell'intransigenza in Italia18 Se la Francia è la nazione che più di altre elabora il pensiero della restaurazione, in Italia generalmente si percepisce l’influsso del de Maistre e del primo Lamennais.

a Gli uomini

Gruppi del clero

Gioacchino Ventura (siciliano, gesuita poi teatino, percorre la traiettoria da un estremo all'altro. Nel '49 va in esilio volontario in Francia), l'abate Baraldi, modenese; mons. Fransoni, arcivescovo di Torino, morto in esilio a Lione nel 1861. Deciso oppositore di ogni novità, fossero anche i nascenti asili infantili, mons. Fransoni, se offre un indiscusso appoggio al papato e resiste validamente alla laicizzazione, col suo atteggiamento rigido, alieno da ogni compromesso, finisce per aggravare la tensione fra regno di Sardegna e Santa Sede.

Aristocratici

Cesare Taparelli d'Azeglio che dedica tutta la sua vita alla famiglia, alla Chiesa, alla monarchia sabauda; Clemente Solaro della Margarita, a lungo ministro di Carlo Alberto, che nel 1847 scrive al suo re: "Je crois que le roi tient son autorité de Dieu seul, e qu'en le servant c'est Dieu que je sers". Il suo programma suona così: "sudditi non cittadini".

Esponenti dell'alta borghesia professionale ed universitaria

b. Le opere e i periodici

Fioriscono i periodici: Enciclopedia ecclesiastica e morale (p. Ventura, Napoli); Memorie di religione, morale e letteratura (Baraldi, a Modena dal '22); Pragmatologia cattolica (a Lucca dal '22); L'Amico d'Italia (Cesare d'Azeglio, Torino 1822-'29). Dopo il 1830 alcuni si estinguono ma ne nascono altri ancora più radicali: La Voce della Ragione (Monaldo Leopardi, a Pesaro dal '32 al '35); La Voce della Verità (Modena, dal '31 al '34); La Civiltà Cattolica (dal '50, a Napoli). Si pubblicano anche numerosi opuscoli: CAPECE MINUTOLO, I piffari di montagna, Faenza 1822 (il Minutolo è principe di Canosa, ministro di polizia del restaurato regno borbonico, presto rimosso per il suo estremismo); MONALDO LEOPARDI, Le illusioni della pubblica virtù, Lugano 1838.

16 J. MARITAIN, Umanesimo integrale, Studium Roma, 1946, 109.168. 17 SCOPPOLA, La „nuova cristianità‟ perduta,, Studium Roma 1985, 21-22. 18 Cfr. L‟impegno dei cattolici italiani nella restaurazione (1815-1846), in NStdCh, IV, Appendice IV.

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Generalmente i conservatori italiani (dai quali si formerà la corrente intransigente) si caratterizzano per una minor attenzione alla restaurazione politica, preoccupati come sono di promuovere la restaurazione religiosa integrale, secondo il modello della cristianità medioevale, convinti come sono che solo la Chiesa può essere la vera garante dell'ordine sociale.

1.4 Il versante "operativo" della Restaurazione A questo punto è facile comprendere come dall'idea che la religione abbia una funzione sociale si passa, con estrema facilità, all'idea che la religione costituisca l'unico fondamento dello Stato (proprio mentre si stava lentamente trovando una nuova base dell'unità politica, l'identità di interesse dei cittadini).

1.4.1 Il versante politico

a. Si difende una società ufficialmente cristiana e gerarchica

Da questa difesa nascono alcuni atteggiamenti come:

- la costante ricerca dei concordati. Il secolo XIX è il secolo dei concordati: 12 nel secolo XVIII; 29 nel secolo XIX, senza contare le convenzioni e altri tipi di accordo. Si salirebbe allora a 3419.

- l'opposizione all'emancipazione degli ebrei. La Santa Sede, almeno durante tutto il pontificato di Pio IX, si mantiene fedele al principio dello stato cattolico che discrimina i cittadini secondo le confessioni.

- l’opposizione all'istruzione, unico mezzo per mantenere la pace sociale. In fondo si ragiona così: ad una ristretta cerchia di privilegiati l'accesso agli studi e la direzione alla società, alla massa il lavoro con la fiducia verso chi sta in alto.

b. Si offre pieno appoggio al legittimismo

Si propugna il ritorno delle dinastie dell'AR cui si dà una nuova sanzione sacra ripristinando la cerimonia di consacrazione del re e si arriva a dichiarare che ogni rivoluzione è illecita, fosse pure quella dei greci, cristiani, combattuta contro i turchi, musulmani! (Monaldo Leopardi).

La difesa ad oltranza del legittimismo dinastico porta la Chiesa a schierarsi con la parte perdente nelle questioni dinastiche del secolo XIX. Nel nome della legge salica20. Però lentamente, ed inizialmente senza rinunciare al principio, la Chiesa muta atteggiamento:

- nel '30 accetta il rovesciamento di Carlo X (borbone) sostituito da Luigi Filppo d'Orleans (ramo cadetto). Pio VIII riconosce il nuovo re francese;

- nel 1831 Gregorio XVI, con la bolla Sollicitudo ecclesiarum (indirizzata all'America Latina ormai percorsa dai fremiti indipendentisti), dichiara che nei rivolgimenti politici la Chiesa non ha difficoltà ad "entrare in rapporto" con chi è al potere di fatto, a prescindere dalla sua legittimità.

La lentezza del cambiamento è motivata da alcune ragioni contingenti:

19 Cfr. come esempio il concordato di Napoli e quello con la Baviera del 1817, col solito

prezzo: nomina dei vescovi rimessa al re. 20 Così in Spagna, alla morte di Ferdinando VII, si sostiene don Carlos (fratello/carlisti)

contro la figlia Isabella (cristini, dalla madre Cristina) e in Portogallo, dopo Pedro I (che nel '26 si ritira per rimanere re del Brasile), si sostiene don Miguel (fratello) contro Maria da Gloria (figlia). Questo atteggiamento comporta la guerra civile per più anni (in Portogallo dal '26 al '34; in Spagna fino al '43).

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- i sovrani legittimi uniscono difesa dell'assolutismo e tutela dei diritti della Chiesa; i loro avversari aderiscono al liberalismo e introducono nel paese leggi laicizzanti;

- nella Chiesa esistono vaste aree di legittimisti, compresa una parte del collegio cardinalizio. Nel caso francese ad esempio si irrigidiscono l'arcivescovo di Parigi, mons. de Quélen (non riconoscerà mai il nuovo monarca) e il nunzio Lambruschini, che dovrà esser richiamato a Roma.

c. Ripristino e/o abolizione di istituzioni abolite o introdotte dalla RF

Ad esempio le discriminazioni confessionali (in molti stati torna ghetto per gli ebrei, limitazione dei diritti civili.....); o il maggiorascato; o il divorzio (introdotto in Francia il 20 settembre 1792, senza limitazioni; mitigato nel codice napoleonico del 1804; abolito nel 1826; ristabilito definitivamente nel 1884); o le reintrodotte immunità ecclesiastiche.

d. Diffidenza verso tutte le innovazioni

Ferrovie, illuminazione a gas (rifiutata da Gregorio XVI nello stato pontificio, vista con riserva da Monaldo Leopardi)... La motivazione offerta: sono il frutto delle nuove idee.

e. Però nello stesso tempo appare il compromesso fra l’antico e il nuovo

Non si può riportare all'indietro l'orologio della storia. In Francia allora si deve accettare la costituzione del '14 (anche se "octroyée"). In molti stati devono essere accolte riforme di vario genere, compreso in quello pontificio, dove la restaurazione non è niente affatto lineare. Con Pio VII (Consalvi) infatti, lo stato è dotato di un'amministrazione centralizzata, uniforme; la giustizia viene riorganizzata, diminuendo la giurisdizione dei tribunali ecclesiastici; le finanze vengono riordinate, abolendo gli antichi diritti feudali nei territori di secondo ricupero (cioè: dopo il Congresso di Vienna) e imponendo in quelli di primo ricupero condizioni così gravose da indurre gli antichi feudatari a rinunciare ai loro diritti. Col successivo pontificato (Leone XII) si avrà una svolta contraria, tanto da far peggiorare notevolmente la situazione dello stato, così da richiedere, agli esordi del pontificato di Gregorio XVI, il famoso Memorandum delle grandi potenze.

1.4.2 Il primo aspetto del versante religioso della Restaurazione:

la pastorale di coercizione come strumento

per una società ufficialmente cristiana

Il tentativo di tornare ad una società integralmente cristiana si esprime non solo nel ricorso a strutture ispirate ai principi cristiani ma anche con l’attuazione di una pastorale di “coercizione”. Ne possiamo individuare alcuni esempi:

a. L'ammissione agli esami universitari subordinata al certificato di adempimento dei doveri religiosi (bolla Quod divina sapientia del 1824). È applicata in Piemonte fino alle riforme di Carlo Alberto, 1831-49.

b. I biglietti pasquali. Stampati, con sovrascritto il nome dei parrocchiani vengono distribuiti personalmente dal parroco durante la quaresima (benedizione delle case) e devono essere restituiti durante la comunione ricevuta dalle sue mani. A Roma, come anche altrove, trascorso il tempo pasquale chi non ha “fatto Pasqua” viene colpito dalle pene canoniche e il suo nome viene affisso sulla porta della chiesa (sulla porta maggiore di san Bartolomeo all'Isola Tiberina, il 25 agosto). Molti testimoniano gli inconvenienti e l'irritazione provocata da questa prassi21.

21 Su questa prassi e sui relativi problemi cfr. anche G. MARTINA, Il clero italiano e la sua azione

pastorale verso la metà dell‟ottocento, in Storia della Chiesa, fond. A. Fliche - V. Martin, XXI/2, Torino 1976, 787ss.

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1.4.3 Il secondo aspetto del versante religioso:

la via di un serio sforzo di rinnovamento.

La teologia e la morale.

La Restaurazione non consiste solo in uno sguardo rivolto al passato, ma anche nell'attivazione di nuove forme e forze, più rispondenti alle mutate esigenze del presente. Rinviando ai successivi capitoli per gli altri aspetti, qui ci limitiamo a focalizzare gli sviluppi nel campo della teologia e della morale.

A. La nuova teologia (soprattutto) di ambiente tedesco (Germania e Austria)22

Il contesto germanico è importante anche perché avrà una notevole risonanza nel dibattito del Vaticano I. La Germania è il primo centro di una ricerca teologica più sviluppata, dinamica e meno ripetitiva. Questo perché:

- si rianimano numerosi centri teologici e se ne affacciano di nuovi. I governi organizzano facoltà di teologia in numerose università, con un conseguente minor controllo dell'autorità ecclesiastica e un più diretto contatto con la teologia delle altre confessioni. Nasce così la facoltà di teologica cattolica a Tubinga, università luterana. Altri centri notevoli sono Bonn e Monaco;

- esercita un notevole influsso il movimento romantico;

- è straordinariamente fecondo il protestantesimo tedesco (F. Schleiermacher che evidenzia la dimensione storica del dogma; F. Strauss, che nel 1835 pubblica la Leben Jesu...)23 con il quale il cattolicesimo è costantemente chiamato a confrontarsi.

In discussione è soprattutto la natura dell‟atto di fede. Su questo tema nella Germania di inizio secolo si confrontano due grandi tendenze: il razionalismo, che continua la linea del secolo precedente, ispirata all'Aufklärung, facilmente attratta dal prestigio del kantismo e dal panteismo idealista e la teologia ispirata al romanticismo, sconfinante facilmente nell'antintellettualismo e nel tradizionalismo, capace anche di giungere a mettere in discussione “le basi razionali del credo”24.

22 Sulla situazione delle scienze ecclesiastiche e più in generale della cultura cattolica cfr. Jedin,

VIII/1, 280-299; NStdCh, IV, 426ss. Sulla situazione del cattolicesimo tedesco Ibidem, 252-262. Altrove la teologia cattolica naviga in situazioni particolari. Infatti, se in Germania il "luogo" del teologare sono le facoltà teologiche recentemente costituite, in Francia sono i Seminari, dove ancora vivo è il ricordo della Rivoluzione. La preoccupazione dominante diventa allora quella apologetica: si prova non la verità ma la necessità della religione, senza la quale la società cade (come dimostrano le vicende rivoluzionarie). Cfr. l'eccellente sintesi in Jedin, VIII/1, 288ss e anche quella di NStdCh., IV, 431-441. Non per nulla in Francia si afferma con più facilità il tradizionalismo fideista, soprattutto attraverso l'opera di De Bonald, che nega la capacità della ragione di raggiungere la verità e sostiene l'esistenza di una rivelazione primitiva trasmessa dalla tradizione, di De Maistre e, sotto un punto di vista più strettamente filosofico, di Boutain (1796-1867), la cui vicenda, è sospettato dai vescovi francesi ed esaminato a Roma, corre parallela e antitetica a quella della scuola hermesiana. Boutain comunque rivede e corregge le posizioni più negative nei confronti della ragione umana, ammettendone con più disponibilità il valore positivo (Jedin, VIII/2, 158-160). Lo scontro tra tradizionalismo (e il suo corollario, il fideismo) e razionalismo caratterizzerà tutta la prima parte del secolo, fino alla condanna delle due posizioni, rispettivamente nella Mirari Vos e nel Sillabo. Va ricordato il fatto che sono gli stessi vescovi che si oppongono al rilancio della teologia, resistendo alla volontà dello stato di attivare delle facoltà teologiche o dei seminari provinciali. Per quanto riguarda l‟Italia si può affermare che "il pensiero teologico sonnecchia" (Jedin, VIII/1, 294). Aubert (o Lill?) sostiene che la Gregoriana mantiene la scolastica, però "sclerotizzata", l'apologetica è "deludente". Il contributo che si prepara a dare l'Italia sta nella rinascita del tomismo, coltivata nei centri di Piacenza e Napoli, e nell'originale proposta di Rosmini. Anche se non mancano altri particolari contributi come l’opera di Angelo Mai. Un'eccezione di particolare valore è la “risurrezione” dell'Università di Lovanio, istituita dall'episcopato belga nel 1832, in alternativa alle Università statali, però non pontificia, qualificata nell'insegnamento anche da docenti esterni.

23 Cfr. Jedin, VIII/2, 143-147 24 Jedin, VIII/1, 282.

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Il mondo germanico è una vera e propria fucina di iniziative già a partire dalla fine del secolo XVIII, quando si comincia a registrare una insospettata vitalità del cattolicesimo, che reagisce al razionalismo illuminista, ma anche al giuseppinismo ancora assai diffuso25 e che registra anche un improvviso e impensato fascino sul mondo riformato, con un serie di clamorose conversioni.

I circoli più tradizionali

Nella direzione più tradizionale si formano diversi circoli, molti dei quali animati da laici. Centri propulsori sono la Baviera e l'Austria. Tutto inizia con il circolo della principessa Amalia Gallitzin (1748-1806) a Münster. A sua volta Monaco (München) diventa uno dei centri più vivaci quando vi è trasferita l'università (1826). Altro centro propulsore delle nuove correnti romantiche è Vienna con la presenza di Clemens Maria Hofbauer (1751-1820), primo redentorista tedesco, predicatore, missionario del popolo, organizzatore della vita ecclesiastica e di Federico Schelegel (1772-1829). Qui si forma la mentalità restauratrice tedesca e il movimento spirituale che prepara il superamento del giuseppinismo avanzando le prime richieste di giustizia sociale (salario giusto, subordinazione dell'economia alla politica...). Di vitale importanza è il circolo di Magonza, dove i leaders sono ecclesiastici (in prima fila troviamo, infatti, i vescovi). A Magonza nascono i primi giornali e si elabora la convinzione che solo una Chiesa "papale" (cioè fortemente legata a Roma) può contrapporsi alla Chiesa di stato e godere di un'effettiva libertà. Poco a poco altri circoli si formano un po' ovunque: Kassel, Francoforte, Koblenza (prime forme di caritas moderna), Bonn, Colonia, Aquisgrana, Düsseldorf, Landshut (con Joahann Michael Sailer26...). Con questi fenomeni ci troviamo agli inizi del movimento cattolico tedesco. Questi circoli, infatti "hanno creato nel cattolicesimo tedesco la prima coscienza di massa"27.

La corrente razionalistica: Hermes e Günther

Alla corrente razionalistica28 appartengono i protagonisti di una delle più importanti controversie teologiche del secolo: Georg Hermes e Anton Günther29, maestro e discepolo. Hermes è il capostipite di una tradizione teologica che s’instaura a Bonn. Il suo tentativo è di utilizzare la filosofia kantiana ed hegeliana esaltando il dubbio positivo come fondamento di ogni ricerca teologica. Il suo limite sta nel vedere la ragione come unico mezzo per arrivare alle verità di fede. Questa posizione causa la lunga controversia hermesiana, aperta dalla denuncia inoltrata a Roma nel 1832. Hermes ha un valente difensore in Germania, il vescovo di Colonia Spiegel, ma i suoi testi subiscono una prima condanna nel 1835 (breve Dum acerbissimas, Denzinger 2738s). Si formano così i due partiti, hermesiani e antihermesiani. I primi negano l'attribuzione a Hermes degli errori condannati (come nella controversia giansenista). Gli antihermesiani diventano forti con il successore di Spiegel, il vescovo Dröste zu Vischering. Così l'hermesianesimo declina fortemente in Germania, ma viene ripreso a Vienna da Günther, a sua volta condannato nel 1857. I suoi testi sono messi all'indice. Ancora oggi si discute sulla portata esatta delle dottrine del teologo di Bonn. Le recenti ricerche hanno dimostrato che la Dum acerbissimas non espone del tutto esattamente le teorie di Hermes e che Roma non era molto disponibile ad un serio dialogo.

25 Si pensi ad esempio a Ignazio Enrico von Wessemberg - 1774-1860 - vescovo prima di Magonza poi di

Colonia, a tutto il vecchio clero austriaco - compresi una buona parte dei vescovi - nato ed educato secondo le idee giuseppiniste.

26 Sul ruolo e sull‟importanza avuta da Sailer nella rinascita del cattolicesimo in Germania meridionale cfr. Lortz, II, 409-410.

27 Jedin, 261. 28 È significativo il fatto che il secolo si apra con due indirizzi teologici nettamente opposti, il

tradizionalismo e il razionalismo. In fondo in essi si riflette il grande tema lasciato in eredità dal secolo precedente: quello del rapporto fra ordine “naturale” e ordine “soprannaturale”. Che appunto diventa anche il problema dei rapporti fra ragione e fede e, su di un piano più pratico, dei rapporti fra stato e Chiesa (NStdCh., IV,226).

29 Jedin, VIII/1, 284s; VIII/2, 143-147.

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La scuola di Tubinga

Su di una via nuova s’immettono i teologi della scuola di Tubinga, tesi ad armonizzare le esigenze della teologia più speculativa con quelle della teologia storico-positiva (elemento, questo, che caratterizza tutto il rinnovamento teologico dell'800 tedesco). Si parlerà della ricerca della "giusta via di mezzo"30 fra il razionalismo esasperato e il romanticismo malsano di molti loro contemporanei. Fra i membri di questa scuola possiamo ricordare il fondatore Johann Sebastian Drey, Johann Baptist Hirscher e soprattutto Johan Adam Möhler (1796-1838)31 docente di storia ecclesiastica e poi di esegesi neotestamentaria a Tubinga e successivamente a Monaco, uno dei teologi cattolici più originali e creativi dell'800. Fra le sue opere eccelle L'unità della Chiesa (1825). La Chiesa è vista prima di tutto come unità mistica e solo in seconda battuta come unità visibile ed esteriore. Della Chiesa valorizza le due dimensioni costitutive: l'universalità e la dimensione locale. Valorizza anche il duplice sacerdozio. Concepisce il primato papale più come principio della comunione, in connessione al collegio dei vescovi, che come entità giuridica. Möhler rivela una concezione dinamica e non statica della verità. Una seconda sua opera fondamentale è Simbolica (Simbolik, 1832): si tratta di un approccio originale alle due confessioni, cattolica e protestante. Riconosce il primato della Scrittura, ma sottolinea anche il valore della tradizione e della vita ecclesiale come luoghi per interpretare la Scrittura stessa. Möhler influirà notevolmente i vescovi tedeschi presenti al Concilio.

B. Il prevalere di una nuova teologia morale: la teologia alfonsiana32

Il prevalere di questa teologia morale è importante soprattutto per gli influssi che essa avrà nella prassi pastorale. Infatti:

- risolverà il problema della dilazione o no dell'assoluzione ai recidivi (la prassi della dilazione era diffusa in Francia, nel Regno di Sardegna e altrove per l'influsso delle teorie gianseniste e per il decreto di Innocenzo XI del 1679);

- favorirà il prevalere dell'idea della Chiesa come grande popolo (l‟evangelica rete con "ogni genere di pesci") rispetto a quella della Chiesa come “piccolo gregge” di eletti.

A questo risultato si giunge per la convergenza di alcuni fattori: gli interventi della Santa Sede (es. Denzinger 2725), l'opera di quattro autori: Pio Brunone Lanteri; Thomas Marie Gousset, poi vescovo di Reims (decisivi risultarono i suoi testi: Justification de la théologie morale du bienheureux Alphonse de Liguori, 1832 e Théologie morale à l'usage des curés et des confesseurs, 1834. Di quest'ultimo si hanno ben 17 edizioni); J. M. Bonvier (Institutiones theologicae ad usum seminariorum, 1834, 13 edizioni); P. Gury (Compendium theologiae moralis, 1850, ma in uso già prima), l'azione dei redentoristi e dei gesuiti.

C. Le aspirazioni ad una riforma della Chiesa

Si evidenziano soprattutto quattro correnti, in parte già esposte: la scuola mennesiana, che fra il resto sostiene una maggior partecipazione della base; la scuola tedesca; il cattolicesimo liberale italiano; figure singole, come Rosmini, che ha il merito di presentare una sintesi organica ed equilibrata delle varie aspirazioni alla riforma33.

30 Jedin VIII/1, 284 31 Ibidem 286. 32 Cfr. la voce Storia della teologia morale, in Nuovo dizionario di teologia morale, cur. F. Comapgnoni -

G. Piana - S. Privitera, Cinisello Balsamo 1990, 1332-1333: “Il fatto più significativo del secolo XIX fu la diffusione della morale di s. Alfonso de Liguori”.

33 Su Rosmini cfr. il capitolo II del corso.

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1.5 L'aspetto istituzionale:

i papi della Restaurazione34

La situazione del cattolicesimo dopo il Congresso di Vienna

Dei 100 milioni di cattolici il 74% vive in quattro aree geografiche: Italia, Spagna, Impero asburgico e Francia35. Queste ultime sono le due residue grandi potenze cattoliche.

Dal Congresso sono emerse alcune situazioni che preoccupano la Santa Sede:

- sono scomparsi i principati ecclesiastici dell'impero (evento ineluttabile!), il che provoca il passaggio di milioni di cattolici sotto il regime protestante e la crescita dei territori a confessione mista rispetto all'AR.;

- i cattolici belgi vengono incorporati in uno stato protestante (i Paesi Bassi); - i cattolici polacchi sono sottomessi al dominio ortodosso dello Zar russo; - l'Italia è controllata dall'Austria, ancora troppo tendente verso il

giuseppinismo.

Sussistono anche alcuni problemi più generali: come considerare l'evento rivoluzionario? quale atteggiamento assumere di fronte alle nuove realtà politiche? come riorganizzarsi trovando anche nuove forme di sostentamento dopo l'impoverimento causato dalle soppressioni e dagli incameramenti dell'epoca rivoluzionaria? quale rapporto instaurare di fronte alla cultura che va ormai sostituendosi a quella illuministica? Infine, considerando che il papa riacquista il suo stato, come organizzarlo?

1.5.1 Pio VII (Barnaba Chiaramonti, 1800-1823)

L’opera del Consalvi

Ad affrontare questi problemi si trova per primo un papa personalmente segnato dalla Rivoluzione, Pio VII. Il profilo del suo pontificato, nella fase che succede al Congresso di Vienna, è tracciato dal card. Consalvi, segretario di stato ed esponente di uno dei due partiti in cui è divisa la curia romana, quello dei politicanti. Convinto della necessità dello Stato Pontificio ne ricupera gran parte dei territori in difficili trattative condotte durante il Congresso. Nello Stato ricostituito egli opera una serie di riforme amministrative attraverso il “motuproprio” del 6 luglio 1816 formulato contro i precedenti decreti reazionari del Rivarola e del Pacca (= rinnegamento di ogni legislazione napoleonica e zelo spinto fino all'assurdo: soppressione, in quanto perniciosi prodotti dell'usurpazione, dell'illuminazione stradale, della vaccinazione, dei regolamenti contro la mendicità). Consalvi, pur lasciandosi ancora condizionare dal passato, dà allo Stato un'amministrazione centralizzata e uniforme, riorganizza la giustizia diminuendo la giurisdizione dei tribunali ecclesiastici, sistema la finanza, abolisce gli antichi diritti feudali.

La moderazione e il realismo guidano il Consalvi anche nelle relazioni internazionali , dove parte dalla convinzione dell’irreversibilità di buona parte dei cambiamenti prodottisi in Europa, per cui occorre un forte spirito di adattamento, pronto ad accogliere alcune conquiste derivanti dall'epoca rivoluzionaria. Per questo se appoggia, dove vi scorge dei vantaggi, la controrivoluzione (Francia, Spagna, Portogallo), non esita ad invocare a favore della Chiesa le nuove idee di libertà e di uguaglianza in quei paesi dove i cattolici sono in minoranza. Consalvi si sforza anche di migliorare le relazioni della Santa Sede con le potenze non cattoliche uscite vittoriose dalla guerra contro Napoleone: la Russia e l'Inghilterra, evitando però di impegnare direttamente la Santa Sede nella Santa Alleanza. Con gli stati cerca generalmente di attuare una politica concordataria (cfr. prima), disponendosi anche a notevoli concessioni pur di conservare un rapporto pacifico e la protezione della Chiesa.

34 Cfr. Jedin, VIII/1, 96ss. 35 Per i dati statistici cfr. Jedin, VIII/1, 96-97.

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I cardinali zelanti

Appoggiato da Pio VII, che con sagace equilibrio cerca di far convergere i legittimi interessi di entrambi i partiti, il Consalvi viene fortemente contestato dal gruppo dei cardinali zelanti, contrari ad ogni innovazione, corifei dell'assolutismo più stretto e del ritorno alla religione di stato, ma al contempo desiderosi di vedere concesse alla Chiesa tutte le libertà possibili di governo e di missione apostolica. Anche se il giudizio nei loro confronti non può, né deve, limitarsi al solo aspetto politico. Sono, infatti, uomini pii, austeri, mossi da considerazioni religiose, desiderosi del trionfo della Chiesa e della “causa” di Dio. Infine: non appaiono nemmeno compattamente uniformi. Col passare del tempo si distinguono nel perseguire i loro obiettivi: chi rimane ancorato agli strumenti polizieschi e di coercizione dell'AR; chi invece non disdegna di utilizzare i moderni mezzi come la stampa, le associazioni laicali...

1.5.2 Leone XII (Annibale della Genga, 1823-1829)36

Alla morte di Pio VII si tiene un breve ma difficilissimo conclave, nel quale il partito degli zelanti si oppone a quello della corona (Austria, Francia, Napoli, Piemonte) che ha come candidato il card. Castiglioni. Dopo il veto austriaco contro il più rappresentativo candidato zelante, il card. Severoli, viene scelto il Della Genga, brillante negli studi e nella carriera diplomatica ma gracile di salute (per ben 17 volte riceve l'unzione degli infermi!) e con poco carisma nella guida della Chiesa.

Leone XII non si lascia però totalmente ingabbiare dal partito dei suoi elettori: già la scelta del card. Della Somaglia (80 anni!), appartenente all'"estrema sinistra" dello zelantismo, come Segretario di Stato, delude la corrente. Di fatto sarà lui stesso ad occuparsi di numerosissimi affari, col risultato di favorire la cosiddetta camarilla, composta da collaboratori subalterni. La sua indipendenza e la continuità col pontificato precedente sono confermate dalla rivalorizzazione del Consalvi che appena tre mesi dopo la sua emarginazione è consultato su alcune fondamentali questioni di politica ecclesiastica e nominato prefetto di Propaganda Fide, la congregazione che mantiene contatti con i paesi non cattolici. Se negli anni centrali del pontificato l‟azione del papa sembra avvicinarsi alle posizioni dell'intransigentismo cattolico estremo, per l'influsso di Padre Ventura e delle idee mennesiane di un‟alleanza non più con i troni ma con i popoli, negli ultimi anni, con l'allontanamento del Ventura dalla cattedra universitaria e la sostituzione del Della Somaglia col Bernetti, uno dei più fedeli collaboratori del Consalvi, torna decisamente ad un linea di collaborazione con le corti europee.

Dove più radicale e "reazionaria" si mostra la sua azione è nella repressione delle sette carbonare operanti nello stato pontificio. Degna di nota è la pesante operazione condotta a Ravenna dal card. Rivarola: 508 arresti, 7 esecuzioni37, 54 condanne ai lavori forzati, 59 detenzioni. L'evento, gonfiato ad arte dai liberali italiani e stranieri, nuocerà non poco alla causa della Chiesa. Tanto meno si scherza a Roma, dove fra il resto sono condannati a morte e giustiziati il bresciano Angelo Targhini e il romagnolo Leonida Montanari "rei di lesa maestà e ferite con pericolo"38.

Uomo pio, Leone XII, mostra un particolare interesse per la riforma spirituale dell'urbe capitolina, che deve mostrarsi come esemplare per riflettere il suo attributo di "città santa". Introduce così un clima di austerità: abolizione del carnevale, cura intensiva di processioni e predicazioni popolari, il famoso decreto dei cancelletti... Gli stessi funzionari di stato e della Curia sono controllati da una speciale “commissione di vigilanza”. Questa strategia coincide soprattutto con la celebrazione dell'Anno Santo del '25, da lui fortemente voluto, che si trasforma in un autentico successo, con migliaia di pellegrini convenuti e col papa stesso intento a servirli. La sua morte, il 10 febbraio 1829, è comunque salutata con sollievo da buona parte dei romani.

36 Cfr. Jedin, VIII/1, 106-109; NStdCh, IV, 327-330 37 Non eseguite? Cfr. RENDINA, I Papi, storia e segreti, Roma 1983, 756 che cita Candeloro secondo

il quale sarebbe stata commutata in condanna ai lavori forzati perpetui. 38 Ibidem. Il fatto è stato ricostruito nel film di Luigi Magni "Nell'anno del Signore".

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1.5.3 Pio VIII (Francesco Saverio Castiglioni, 1829-1830)

Il successore, Pio VIII, viene eletto dopo un altro conclave difficile (dal 23 febbraio al 31 marzo), dove gli zelanti pur possedendo la maggioranza ma divisi internamente non riescono ad imporre un loro candidato, dovendo così accettare quello dei politicanti. Il Castiglioni è un uomo di grande cultura ed esperienza pastorale, giunto però troppo tardi al soglio pontificio (Pio VII lo desiderava come suo successore!) anche perché malaticcio (e di aspetto fisico poco attraente se non addirittura repellente). Proprio per questo viene eletto come papa di transizione. Come, in effetti, sarà, visti gli appena venti mesi di governo durante i quali si mostra fondamentalmente un moderato, pronto a riconoscere la situazione venutasi a creare in Francia con i moti di luglio, a fare concessioni fino ai limiti del possibile nella questione dei matrimoni misti in Prussia, a raccomandare ai gesuiti di eleggere un generale anch'egli "moderato". Personalmente rivela un’impensata vitalità: nomine di vescovi e di cardinali, encicliche e canonizzazioni, interesse per le missioni, incoraggiamento alle nuove società religiose...

1.5.4 Gregorio XVI (Mauro Cappellari, 1831-1846)39

Un radicale cambiamento si manifesta con la salita al soglio pontificio di Mauro Cappellari eletto dopo un conclave di oltre cinquanta giorni, segnato dalla lotta fra i due partiti (candidato dei politicanti è il card. Pacca) e concluso di fretta per le avvisaglie dell'insurrezione negli stati della Chiesa. Gregorio XVI, infatti, diventa papa nel momento esatto in cui in tutta Europa inizia la fase che porta dalla restaurazione al liberalismo. Si tratta delle insurrezioni del '30: Francia, Polonia, Irlanda, Belgio, Ducati di Parma e di Modena, Piemonte, Stato Pontificio.

Non pochi sono i meriti di un pontificato lungo, condotto nel pieno delle energie fisiche e spirituali, animato da preoccupazioni essenzialmente religiose40: essi si riscontrano nel campo delle missioni; nella rivendicazione dell'autonomia della Chiesa di fronte alle ingerenze dei governi; nella capacità di essere duttile in alcune bollenti situazioni concrete: “affare” di Colonia, Francia, nuove nazioni indipendenti nel sud America (bolla Sollicitudo ecclesiarum)41.

Dove invece Gregorio XVI rivela insuperabili chiusure è soprattutto su due fronti: il rapporto con la cultura e le idee del mondo moderno (cfr., dopo, la Mirari Vos) e il governo dello Stato Pontificio. In un caso e nell'altro si colloca sul fronte più conservatore. Come dimostra anche il cambio di segretario di stato avvenuto nel '36: al Bernetti (un consalviano) viene preferito l'ex nunzio a Parigi, Lambruschini, uomo pio, austero, più religioso del Bernetti, ma legittimista ad oltranza e fra i più chiusi di fronte all'evoluzione del mondo moderno. Gregorio XVI intende utilizzare tutte le forze del cattolicesimo per arrestare i progressi della rivoluzione, sia sul fronte interno che su quello internazionale.

Sul suo atteggiamento influisce probabilmente la formazione precedente di monaco Camaldolese, che, malgrado gli importanti incarichi svolti (era stato prefetto di Propaganda Fide), era vissuto ancorato alla cella monastica, separato dal mondo, a contatto esclusivo degli ambienti più conservatori.

Un particolare demerito gli va ascritto nel governo dello Stato Pontificio, malgrado il famoso Memorandum delle grandi potenze pubblicato nel 1831. Solo una minima parte di quelle richieste saranno accolte e su alcuni punti qualificanti e ormai necessari Gregorio manifesta un'ostinata resistenza: ad esempio l‟esclusione assoluta della laicizzazione dei

39 Cfr. Jedin, VIII/2, 3-11; NStdCh, IV, 337; G. MARTINA, Pio IX (1846-1850) (= Miscellanea Historiae

Pontificiae 38), Roma 1974,9-80. 40 Aspetto insieme positivo e fortemente problematico, se non negativo. Il papa, soprattutto allora,

era ed è solo un'autorità religiosa in senso stretto? 41 Cfr. i relativi capitoli.

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gradi più elevati dell'amministrazione, dell'elettività dei consigli comunali, della pubblicità dei dibattiti giudiziari; la sovrapposizione delle competenze dei tribunali... A questo si devono aggiungere: l'esistenza di una milizia volontaria di polizia, non pagata, passibile di ogni abuso (i Centurioni diventati poi i Volontari); l'inesistente libertà di stampa; il disagio economico, con un forte malumore delle classi agricole che costituiscono un terzo della popolazione; il forte protezionismo non solo economico (il rifiuto opposto alle ferrovie, agli asili infantili dell'Aporti; il divieto di partecipazione ai congressi di scienziati)42.

Questo spiega le critiche a volte feroci e sarcastiche, a volte controllate ma non meno radicali, formulate da più parti: governi conservatori, inossidabili uomini di chiesa, liberali e poeti. E che trovano in insospettata sintonia personaggi come il Metternich, mons. Corboli Bussi, mons. Giovanni Mastai Ferretti (il futuro Pio IX), Massimo d'Azeglio, Giuseppe Gioacchino Belli...43.

Malgrado ciò alla conclusione del pontificato, mentre tutti, anche nella Chiesa e nella Curia, aspettano il cambio del papa, da parte di non pochi settori del mondo si registra una posizione quasi schizofrenica:

"mentre la persona e i criteri di governo di Gregorio XVI erano oggetto delle più aspre critiche, il pontificato, la Chiesa, il cattolicesimo continuavano ad essere considerati con simpatia e ottimismo"44.

42 Un dato significativo si evidenzia su tutti gli altri: 20.000 carcerati su 2.000.000 di abitanti (in

Italia nel 1975: su circa 55 milioni di abitanti 30.000 in carcere). 43 Cfr. su questo le dense e interessanti pagine di MARTINA, Pio IX. Soprattutto le valutazioni di

Mastai Ferretti a p. 52. 55 e di mons. Corboli Bussi a p. 52. Cfr. anche Jedin, VIII/2, 64-59. 44 Ibidem, 61. Questa attesa ottimistica si rispecchia nelle opere del Tommaseo, del Gioberti... Cfr. il

capitolo La Chiesa e il liberalismo.