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LA CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA A FANO
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Franco Battistelli, Gianni VolpeI due campanili
Fano, prima dell’agosto del 1944, quando le
truppe tedesche in ritirata ne abbatterono torri
e campanili, era nota come “la città dei campa-
nili”, pittorescamente emergenti questi ultimi
come le alberature di una grande nave, ancorata
e distesa sullo sfondo del mare Adriatico.
Restano a testimoniarlo le suggestive foto pano-
ramiche scattate nei primi anni del ‘900 dalle
pendici di Monte Giove e tutte le altre vedute
panoramiche del centro storico con la cinta an-
cora intatta delle mura romane e malatestiane.
Risalendo indietro nel tempo, di quella selva di
campanili resta memoria in più di un dipinto e
nelle stampe dei secoli XVI e XVII, in particola-
re in quella veduta prospettica di Fano (“Fanum
Fortunae - romanorum colonia”) inserita nella
testata del poema in ottave del fanese Pietro Ne-
gusanti Della Faneide ovvero guerra della città di
Fano; una veduta importante per la fedeltà con
cui è stato riprodotto il profilo della città visto
dal mare. All’estremità destra il porto Borghese
con il caratteristico loggiato della darsena, pro-
tetto dal ‘maschio’ della rocca malatestiana; il
vecchio approdo cinquecentesco fuori di por-
ta Marina e, a sinistra, il bastione del Sangallo
(munito di cannoni) con ai suoi piedi la chiesa
di Santo Spirito.
Della fitta schiera di torri campanarie sono ri-
conoscibili i campanili di San Paterniano, San
Francesco, Santa Maria Nuova, la Torre Civi-
ca, quella del Duomo (la torre di Belisario), i
campanili di San Domenico, Sant’Arcangelo e
Sant’Agostino.1
Il campanile di Santa Maria Nuova vi appare
raffigurato come un alto campanile sovrastato da
cupolino, lo stesso di cui è giunta fino ai tempi
nostri la sola parte inferiore, sopralzata intorno
al 1960 per collocarvi l’attuale cella campanaria
ove sono state ricollocate le vecchie campane del
perduto campanile ottocentesco dell’architetto
A fronteIl primitivo campanile
cinquecentesco sul retro
della chiesa
A fiancoFano vista dal mare (da
P. Nigosanti, Compendio historico della città di Fano,
Venezia 1640)
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LA CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA A FANO
senigalliese Giuseppe Ferroni.
Alla costruzione di quel vecchio campanile fa ri-
ferimento un antico documento risalente a metà
aprile del 1602: un contratto stipulato tra “il
rev. fra Bernardino guardiano di S.Maria nova
con gli eletti alla fabbrica del campanile”, più
esattamente con “maestro Patrignano q[ondam]
magistri Francesci Spagnoli muratore” che si im-
pegna “quando si dovrà fare la cupola” di farla
in società con “maestro Matteo Santi muratore”,
promettendo “di farla a dividere il guadagno a
proporzione della cupola di S.Paterniano fabbri-
cata da loro”.2
Quanto al ricordato campanile del Ferroni, ab-
battuto a mine nell’agosto del 1944, era stato
eretto nel biennio 1856-1858, su disegno dell’ar-
chitetto senigalliese Giuseppe Ferroni (si veda
la scheda L’architetto Giuseppe Ferroni da Seni-gallia, 1807-1877 di Gianni Volpe), dopo che lo
stesso aveva portato a termine il monumentale
rinnovo interno con sopraelevazione delle mu-
rature medioevali della chiesa di San Francesco
con retrostante analoga alta torre campanaria.
Del campanile di Santa Maria Nuova restano di-
verse suggestive immagini fotografiche risalenti
alla fine del secolo XIX e al primo trentennio
del ‘900, oltre al disegno predisposto per la sua
(purtroppo mancata) ricostruzione.
Appariva come un alto parallelepipedo di base
con spigoli a bugnato liscio, posto a sostegno di
un analogo elemento cubico, sottostante la supe-
riore cella campanaria, decorata da semicolonne
e conclusa da una elegante cuspide a campana.
Al suo fianco, ben visibile nelle foto più antiche,
il parallelepipedo di base del vecchio campani-
le cinquecentesco, affiorante oltre la cinta delle
antiche mura malatestiane prima della loro de-
molizione.3
Le pratiche per la ricostruzioneDalla relazione redatta dal Perito Capo Sezione
del Genio Civile di Pesaro il 25 ottobre 1953
Foto panoramica di Fano
anteriore alla demolizione
delle mura malatestiane.
Ben visibile è il campanile
di Santa Maria Nuova
del Ferroni accanto alla
base di quello anteriore
cinquecentesco (Bilbioteca
Federiciana di Fano)
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si ha un quadro del primo intervento da farsi,
ma si acquisiscono anche informazioni circa la
struttura muraria e l’aspetto decorativo dello
scomparso campanile; la pratica è finalizzata a
richiedere la ricostruzione del campanile “nel-
la sua precedente forma architettonica e con le
stesse dimensioni”. Eccone il testo:
Il complesso immobiliare urbano denominato
“Chiesa di S. Maria Nova” comprende tre corpi
di fabbrica ben distinti l’uno dall’altro e cioè:
1) La Chiesa di S. Maria Nova composta di un
portico frontale sulla Via G. De Tonsis, della
Chiesa propriamente detta e della Sacrestia.
2) Il campanile
3) Due locali a piano terra muniti di gabinetto
(sale parrocchiali).
Il 20 agosto 1944 i tedeschi continuando l’opera
di distruzione di tutti i campanili e di tutte le
opere che elevantesi ad altezza notevole dal suolo
potevano costituire, se mantenute in vita, tanti
centri di osservazione degli alleati per lo svilup-
po delle loro azioni belliche future, procedettero
al collocamento di potentissime mine in sito per
causare la caduta del campanile della Chiesa di
S. Maria Nova.
Con lo scoppio delle mine infatti tutte le strut-
ture del campanile si frantumarono e con frago-
re assordante precipitarono al suolo.
Inoltre il campanile in rovina come una valan-
ga che al suo passaggio tutto demolisce, abbatte
e schianta, distrusse completamente il corpo di
fabbrica ad un piano ad esso sottostante e co-
stituente, come sopra detto, le due sale parroc-
chiali.
Il fabbricato adibito al culto (Chiesa) in seguito
al brillamento di mine ed alla caduta del campa-
nile subì un tremendo sussulto e mentre le sue
strutture non a contatto con il campanile non
subirono danni gravi, le parti a contatto o sotto-
stanti e che ricevettero addosso anche dei fran-
tumi del medesimo rimasero invece sventrate o
Il retro della chiesa di
Santa Maria Nuova con
l’alto campanile ottocen-
tesco come appare in una
foto d’epoca (Biblioteca
Federiciana di Fano)
I DUE CAMPANILI
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LA CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA A FANO
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Giuseppe Ferroni nacque a Senigallia il 4 aprile del 1807. Stando a quanto scrive G. Bonaccorso nella
biografia pubblicata nel Dizionario biografico degli Italiani, “ la sua formazione di architetto avvenne
presso Pietro Ghinelli, uno dei maggiori protagonisti della seconda generazione neoclassica marchi-
giana. L’inizio della sua carriera va collegato all’attività svolta per il cardinale F. Sceberras Testaferrata,
vescovo di Senigallia. Nel 1836 questi dispose di eseguire diversi lavori pubblici, il maggiore dei quali
consisteva nella demolizione della diroccata porta Marina, al fine di sostituirla con una barriera, realiz-
zata nello stesso anno con disegno del Ferroni. Eretta all’estremità del forte di Guido Ubaldo II, venne
ribattezzata ‘barriera gregoriana’ in onore del pontefice Gregorio XVI, come testimonia l’epigrafe posta
nell’attico.[...] Per la stessa committenza, nel 1838, il Ferroni disegnò la cappella della Madonna della
Speranza, nel duomo di Senigallia[...] Negli stessi anni è tra gli architetti invitati dal card. Sceberras
Testaferrata a partecipare al concorso per la nuova facciata della cattedrale di Senigallia, per la quale
elaborò un progetto tuttora conservato negli archivi della chiesa. Durante gli anni 1844-1850, il Ferroni
si recò a Fano, dove fornì ai padri minori conventuali il progetto per la ricostruzione della loro chiesa di
S. Francesco. Affiancato nel restauro dall’architetto Arcangelo Innocenti, il Ferroni curò ‘il disegno delle
parti, l’accordo che ne emerge e i comparti delle decorazioni’ (Tomani Amiani, 1850). Tale intervento
aumentò l’altezza della chiesa francescana e trasformò l’interno medievale a navata unica in un raffinato
ed imponente ambiente neoclassico. Per effetto del terremoto del 1930 furono demoliti il tetto e parte
della sopraelevazione ottocentesca; attualmente, ridotta praticamente in rudere, ne recano testimonian-
za le sole deturpate pareti perimetrali. Allo stesso periodo si fa risalire la riedificazione del campanile, poi
demolito (Selvelli, 1957). Un analogo timbro stilistico è ravvisabile nella vasta navata della collegiata di
Ostra, realizzata verso il 1848 (Mariano, 1995).
Tra il 1852 e il 1853 il Ferroni provvide ai disegni per l’elegante chiesa del nuovo ginnasio [chiesa
dell’Assunta popolarmente detta “dei cancelli” (Rossini-Volpe, 1987)] a Senigallia (Moroni, 1854; Busiri
Vici, 1959), e negli anni 1852-1855 progettò, nella medesima città, la chiesa di Santa Maria della Pace,
demolita dopo il 1930 (Anselmi-Mazzanti Bonvini-Paci, 1969; Zazzarini, 1963).
Nuovamente attivo a Fano, il Ferroni costruì, dal 1856 al 1858, il campanile di Santa Maria Nuova:
«Nel Mese di Maggio 1856 fu incominciata la costruzione della nuova Torre a Campanile mentre la ve-
chia minacciava di cadere. Il R.mo P. Luigi di Loreto già Ministro Generale di tutto l’Ordine de’ Minori
fece la solenne benedizione della prima pietra, ed il M.R.P. Giacomo della Pergola Lettore Giubilato
discese nella fossa a collocarvela. La Torre venne innalzata dietro il disegno, ed assistenza del Signor
Architetto Giuseppe Ferroni di Senigllia. Il R. P. Domenico Carletti di Serrungherina Deputato a pre-
siedere la fabbrica suddetta impiegò tutta la diligenza e premura, per cui con sollecitudine poté compier-
si, e con molta economia, nel mentre procurò la solidità. Nel mese di settembre 1858 si collocarono in
detta Torre le campane».1 Nel quadro delle celebrazioni in onore della visita a Fano di Pio IX, nel 1857
il Ferroni fu incaricato di allestire i palchi, gli addobbi e le strutture effimere lungo le strade percorse
dal pontefice (Mabellini, 1935). Di particolare interesse il padiglione di forma semiquadrata eretto nella
piazza Maggiore, ‘a cui si ascendeva per due doppie scale di ampi gradini su di un vasto ripiano, sul
quale quattro colonne di alto fusto sul dinanzi reggevano un grandioso cornicione, sopra il quale elevasi
lo stemma pontificio’ (Ibid. p. 169). Sempre in occasione della visita pontificia, lo si incaricò inoltre del
rifacimento della porta Marina, ora scomparsa (Ibid., p. 169; Battistelli, 1973, p. 88)
L’ultimo lavoro documentato del Ferroni fu il riattamento e completamento (fra il 1860 e il 1862) del
campanile della cattedrale di Fano [...]” (Bonaccorso, 1997).
Ma la lista delle realizzazioni non finisce qui.
Partiamo da Senigallia, dove, progettò (prima del 1835) Palazzo Monti e la chiesa del cardinal Bedini
L’architetto Giuseppe Ferroni da Senigallia (1807 - 1877)
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(Mori, 2006) e dove realizzò, tra il 1852 e il 1858, anche la sua residenza (il palazzo di via Fratelli
Bandiera, 81). Papa Pio IX gli fece poi progettare, e ricostruire a sue spese, la nuova chiesa di Santa
Maria del Ponte (Mariano-Papetti, 2000). Del Ferroni è anche la chiesa di Sant’Angelo (Mori, 2006).
A Fano, sempre in San Francesco, va ricordato poi il cenotafio per la figlia Maddalena, morta nel 1849
all’età di 15 anni. Il monumento, che si trova nell’angolo del fianco destro della chiesa, contiene il ri-
tratto della defunta a bassorilievo in un medaglione di scagliola tra due geni alati, opera dello scultore,
nonchè ceramista, Pietro Gai (1809-1866). Anche se il Tomani Amiani, 1981, lo identifica con Giovanni
Gai non vi è dubbio che si tratti di Pietro, come ampiamente dimostrato dai saggi di L. Baffioni Venturi
del 2007 e del 2009. Sempre il Tomani Amiani ci informa che il Ferroni “riordinò” intorno al 1844
anche il “Convitto” dei Gesuiti presso Sant’Ignazio. Partecipò poi alla ricostruzione del teatro della
Fortuna (inaugurato nel 1863) in qualità di “appaltatore di tutti i lavori murarii” (Battistelli-Boiani
Tombari-Ferretti, 1998; Volpini, 2008).
Intorno al 1850, sulle colline di San Biagio, tra Fano e Pesaro, realizzò inoltre l’ampliamento di Villa
Giulia quando questa passò, dal suo primo proprietario Eugenio de Beauharnais, figliastro di Napoleone
e Viceré d’Italia, al nobile fanese Carlo Ferri. Nel 1853, lungo il tratto di spiaggia che si estende tra il por-
to-canale e l’Arzilla, costruì la prima struttura dello stabilimento balneare (Volpini, 2008). Ricordiamo
infine che presso la Biblioteca Federiciana di Fano è conservato il disegno del palco progettato dal
Ferroni ed eretto in piazza Maggiore in occasione della vista di papa Pio IX nel 1857 (Deli, 1967).
Anche nella vicina Mondolfo sono registrati vari interventi. Nel 1830, “oltre al ‘progetto per la costruen-
da Cappella del Sacramento in S. Giustina’, presentò la sua perizia ‘per il restauro di un tratto di muro
castellano, nonchè di quello della sagrestia ove appoggiava la già demolita chiesa del Ss.mo Sacramento’
” (Tizi, 1996); altra perizia viene segnalata nel 1844 contro la proposta di costruire un forno pubbli-
co nel torrione presso porta Santa Maria (Ibidem). Spetta inoltre al Ferroni il disegno del campanile
per la chiesa di San Sebastiano, dei frati minori conventuali (disegno conservato presso la Biblioteca
Federiciana di Fano). Il lavoro fu realizzato parzialmente e portato a termine solo nel secondo dopoguer-
ra. Nel 1855 diresse infine i lavori di rifacimento di alcune strade interne (Ibidem).
Nel paese di San Giorgio di Pesaro va assegnata al Ferroni la riedificazione, tra il 1841 ed il 1843, della
chiesa parrocchiale (Belogi, 2009).
In Arcevia spetta invece al Ferroni, in collaborazione con Vincenzo Ghinelli (nipote e allievo di quel
Pietro Ghinelli di cui si è detto all’inizio), la ricostruzione, tra il 1840 e il 1845, del teatro “Misa”
(Mariano, 1997).
A Ostra, oltre alla nuova chiesa collegiata di Santa Croce (il primo progetto è del 1835, il secondo del
1840, quello definitivo del 1848, portato a termine nel 1852), il Ferroni, definito nei documenti “archi-
tetto civile e vescovile”, progettò e realizzò, tra il 1855 e il 1858, anche il campanile del santuario della
Madonna della Rosa e fornì indicazioni per il nuovo altare della cappellina dove si conserva la sacra
immagine della Madonna; progettò e realizzò la chiesa di Santa Maria Apparve (Morbidelli, 2005) e
quella di San Gregorio presso Ostra (Mori, 2006). Sempre al Ferroni è attribuita la chiesa del Vallato
a Castelleone di Suasa (Mori, 2006). in questo periodo risulta impegnato anche a Gubbio per progetti
“richiestigli dal Gonfaloniere di quella città” (Ibidem). Il Ferroni morì il 7 giugno 1877 a Senigallia dove
è sepolto nel cimitero delle Grazie.
(GV)
1. ACSMNF, Memorie del Convento di S. Maria Nova, p. 75.
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LA CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA A FANO
schiacciate. Per rimettere la Chiesa in condizioni
di poter esercitare il culto molti lavori sono an-
dati eseguiti ma ancora parecchio rimane da fare
per rimetterla nel suo primitivo stato.
Pertanto stando le cose a questo punto occorre:
1) Ricostruire il campanile
2) Ricostruire le due sale parrocchiali
3) Ultimare i lavori di restauro alla Chiesa.
Il campanile di S. Maria Nova grandioso lavoro,
ammirevole per l’imponente mole e la grande
solidità è opera dell’Architetto Giuseppe Ferroni
di Senigallia e fu costruito nello spazio di due
anni (1856-1858) cioè 95 anni fa.
Di forma quadrata il cui lato misura m 7,00 ha
un’altezza di ml 43 per cui la sua superficie mq
49 ed il suo volume di circa mc 2000.
I muri perimetrali dello spessore di m 2,00 alla
base e m 1,80 oltre il basamento sono costituiti
da muratura di pietrame rivestita internamen-
te con muratura listata di pietrame e cordoli di
mattoni ed esternamente con muratura di mat-
toni a paramento.
Per quanto riguarda la parte decorativa il cam-
panile può ritenersi diviso in sei parti. La prima
parte costituita dal basamento è di mattoni a pa-
ramento liscio e termina con una fascia sagoma-
ta di pietra naturale. Una seconda parte termi-
nante pure con una fascia sagomata di elementi
in laterizio, è di mattoni a paramento bugnato
con liste orizzontali. Una terza e quarta parte di-
vise fra loro e terminanti con fasce sagomate di
elementi in laterizio, è di mattoni a paramento
con liste orizzontali agli spigoli e riquadrature al
centro.
La quinta parte costituente la cella campanaria,
che è la parte più decorativa, porta esternamente
e su ogni lato un piccolo colonnato composto di
un basamento, di quattro colonne con piedistal-
lo e capitello e di una trabeazione e al cui centro
si apre un finestrone a tutto sesto. Il basamento,
le colonne e la trabeazione sono di elementi di
laterizio, i piedistalli, i capitelli e gli stipiti dei
finestroni sono in pietra da taglio lavorata alla
grana fina. La sesta parte e cioè quella termina-
le del campanile ha la parte inferiore di forma
quadrata, quella centrale costituita da tre ripiani
di forma ottagonale degradanti e rientranti l’uno
con l’altro e quella finale a cupola comprendente
una scaletta esterna. Sulla cuspide del campanile
trova posto un basamento ottagonale di pietra
scorniciato sul quale è collocata una sfera pure
in pietra naturale.
Da un preventivo sommario compilato da que-
sto Ufficio, che ha tenuto presente di ricostruire
il campanile nella sua precedente forma architet-
tonica e con le stesse dimensioni, è risultato che
per la sua ricostruzione occorre una spesa di L.
15.000.000.
Le due sale parrocchiali costruite pure esse nel
1858 a ridosso del campanile e della Chiesa e co-
municanti con questo e con il gabinetto esterno
(ubicato oltre il campanile) a mezzo di due cor-
ridoi di disimpegno sono costruite in muratura
di mattoni con muri esterni dello spessore di cm
40-50 ed interni da una testa.
Misurano una larghezza di m.6,60 una lunghez-
za di m 9,20 ed un’altezza di m 10,50 per cui la
loro superficie è di mq 60,72 ed il volume di mc
637,60.
La spesa per la loro costruzione tenuto presente:
1) che esse date le loro caratteristiche possono es-
sere classificate come un immobile appartenen-
te al tipo popolare e che il suo valore al mc nel
1940 era quindi di L. 90,
2) che esse sono state costruite nel 1858.
3) che il loro stato di conservazione era buono in
quanto erano state completamente riparate dopo
il terremoto 1930 e che pertanto la quota per ve-
tustà deve considerarsi nel 5%
Può essere determinata come appresso_
- spesa di costruzione del fabbricato nel 1940
mc 637,60 x L. 90 L. 57.386,00
- detrazione per vetustà il 5% L. 2.869,00
Resta il valore stima 1940 L. 54.514,00
Stima del valore del fabbricato ad oggi
L.54.514,80 x 43 volte L.2.344.136,00
Che si arrotonda in L.2.350.000,00
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La Chiesa come sopra si è detto ha avuto i muri
perimetrali in contatto e in prossimità del cam-
panile distrutti e con essi la caduta di parte del
tetto rimanendo così per un bel tratto sventrata
ed aperta a tutte le intemperie per un certo pe-
riodo di tempo.
In seguito dette strutture distrutte vennero ri-
costruite per poter di nuovo ed alla meglio eser-
citare il culto, ma rimasero parecchi lavori da
farsi principali fra questi il rifacimento completo
del pavimento di marmo del presbiterio, la ripa-
razione completa dell’organo che è opera della
valente Ditta Bazzani di Venezia e del Coro arti-
stico (solo in parte restaurato) la ripresa di tutte
le lesioni sulle murature e la ripulitura di tutto il
complesso costituente la Chiesa.
Per l’esecuzione dei suddetti lavori importando
soltanto la sistemazione generale dell’organo una
spesa di lire 1.100.000, - come da preventivo
presentato dalla Ditta E. Renkewitz costruttore
di organi in Rimini -, si prevede necessaria la
somma di L.3.000.000.
Riepilogando per mettere il complesso immobi-
liare denominato “S.Maria Nova” nel suo primi-
tivo stato occorre una spesa di L.20.350.000, e
cioè
1) Ricostruzione del campanile L. 15.000.000
2) Ricostruzione sale parrocchiali L. 2.350.000
3) Ultimazione lavori restauro Chiesa
L. 3.000.000
Tornano L. 20.350.000
Il complesso immobiliare “S.Maria Nova” al
nuo vigente Catasto Urbano, figura appresso:
Via G.DeTonsis Chiesa S.Maria Nova Piani 1
Vani 2 M.U. Lettera G.
Via G.De Tonsis Sacrestia Piani 1 Vani 1 M.U.
Lettera K.
I lavori di ricostruzione e di riparazione sopra-
descritti saranno eseguiti da codesto Ufficio del
Genio Civile.
Fano, li 25.X.1953-
Il Perito Capo Sezione
F.to Illeggibile
Visto: L’Ufficio Tecnico Comunale
L’Ingegnere Capo
F.to Travostini”4
Ma dovranno passare alcuni anni affinchè ri-
prenda slancio la proposta di ricostruzione del
campanile ottocentesco. Risale infatti al settem-
bre del 1960 l’inoltro del progetto completo a
firma dell’ingegnere Aldo Neroni Mercati; pra-
tica ricca di disegni e dettagli architettonici, di
fotografie e di un’accurata relazione storico tec-
nica, dalla quale traiamo questo brano dettaglia-
tamente progettuale:
[...] Il campanile, così come si presenta nelle
forme architettoniche di progetto, è la copia fe-
dele di quello distrutto di cui si ritiene di aver
individuato e realizzate le esatte proporzioni e
dimensioni. Dove l’opera si differenzia invece es-
senzialmente è nella struttura portante dell’edifi-
cio, che originariamente era eseguita a muratura
di mattoni con spessori che andavano dai 2,05
m alla base fino a poco meno di un metro alla
cella campanaria; mentre nel progetto attuale la
struttura portante è stata realizzata in cemento
armato, lasciando al laterizio le strutture com-
pletive architettoniche.
I vantaggi di tale sostituzione, che la tecnica mo-
derna ci offre, sono evidenti; anzitutto l’edificio
risulta complessivamente più leggero, e quindi ci
dà una maggiore tranquillità sulla resistenza del
terreno agli elevati carichi trasmessi dalle fonda-
zioni; inoltre col cemento armato si realizza una
struttura molto più robusta, capace di sopporta-
re qualunque tipo di sollecitazione e sicura nella
conservazione delle sue proprietà di resistenza
nel tempo; infine si hanno tutti quei vantaggi
economici che sono la prerogativa delle strutture
armate di notevole altezza.
L’ ossatura in cemento armato inizia dalle fonda-
zioni a plinto le cui basi, quattro in tutto, forma-
no un’unica platea, così che tutta la costruzione
appoggia su una superficie quadrata alla quale
trasmette un carico del tutto uniformemente
I DUE CAMPANILI
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LA CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA A FANO
Particolare della sommità
del campanile secondo il
progetto di ricostruzione
redatto dall’ingegner Aldo
Neroni Mercati.
A fianco, la posizione
scelta per la ricostruzione
del campanile a ridosso
dell’abside della chiesa
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distribuito. Il carico unitario sul terreno risulta,
prescindendo da azioni dinamiche, di 1,6 Kg/
cmq e quindi, malgrado la scarsa consistenza
del terreno, che impone il raggiungimento della
profondità di 14 m prima di essere costruttivo,
lascia del tutto tranquilli per la sua stabilità.
Dai plinti si ergono quattro pilastrate a sezio-
ne quadrata, perfettamente verticali, degradan-
ti in altezza, ma in modo da mantenere le due
facce interne su due piani continui verticali. Le
riseghe, tutte esterne, accompagnano quelle del
profilo del campanile nelle sue forme architet-
toniche.
In senso orizzontale a intervalli variabili ma non
superiori ai 4 m, robuste travi di controventa-
tura collegano e irrigidiscono tutta la struttura,
aiutate in ciò dai solai che esse sostengono e le
cui armature sono ad ogni piano ruotate di 90°
al fine di avere la funzione di tiranti in tutte le
direzioni. Per ottenere questo risultato l’anda-
mento delle rampe delle scale è stato studiato in
modo che i pianerottoli di arrivo seguissero essi
stessi una rotazione di 90° ogni piano. Va detto
inoltre che le stesse travi rampanti delle scale,
sempre in cemento armato, hanno ottima fun-
zione di controventature trasversali.
Nella cella campanaria le pareti sono addirittura
tutte in cemento armato e così pure la robustis-
sima trave di collegamento inferiore e i due solai
di copertura e di calpestio, talché, eccezion fatta
per le aperture delle arcate, si può considerare
la cella campanaria come una camera di calce-
struzzo. Vere scatole stagne di cemento armato,
accessibili soltanto tramite passi d’uomo, sono
i tamburi di sommità e le cupole di copertura
che formano un tutto monolitico di eccezionale
robustezza.
Tutta questa ossatura portante sorregge ed è ri-
vestita da pareti in laterizio che rendono al cam-
panile le forme architettoniche e decorative che
aveva originariamente. Lo spessore di queste pa-
reti, che pure non hanno funzione portante, non
è mai inferiore a due teste di mattoni pieni e ciò
per dare loro una maggiore stabilità e inerzia alle
sollecitazioni del campanile.
La decorazione a fascie orizzontali che si ripete
fino all’altezza della cella campanaria è stata ot-
tenuta con lo sfalzamento di ricorso di mattoni,
mentre le colonne della cella campanaria sono
eseguite con mattoni sagomati cuneiformi. Tutti
i laterizi che presentano fascie all’esterno sono
del tipo fatto a mano e la loro muratura è stuc-
cata a calce bianca al fine di riprodurre anche nei
minimi particolari l’aspetto primitivo; i laterizi
interni sono invece di tipo commerciale formati
a macchina.
Tutte le restanti decorazioni, quali cornici, tra-
beazioni, capitelli, e cornici, sono come all’ori-
gine in pietra di Cagli lavorata a compimento
con scalpello e bocciarda, e fissata con grappe in
bronzo alle strutture portanti. La base del cam-
panile, per un’altezza di 6 m da terra è rivestita
completamente a massello con la stessa pietra.
All’interno tutte le strutture si presentano così
come è loro natura, senza nessuna opera di ri-
vestimento e intonacatura. Le strutture in cal-
cestruzzo conservano l’aspetto che hanno al di-
sarmo delle casseforme e le murature a mattoni
si presentano in vista con la sola rasatura della
malta di legamento. Uniche opere completive
interne, la rifinitura dei gradini a graniglia, la
pavimentazione in cotto dei ripiani, la forma-
zione dei corrimani in marmo delle scale, sono
state introdotte per ovvie ragioni di praticabilità
degli ambienti.
Le balaustre visibili all’esterno sono in spranghe
di ferro battuto a mano e congiunte tra loro sen-
za apporto di materiale con gli antichi procedi-
menti della lavorazione del ferro.
Come già nel campanile distrutto un impian-
to elettrico efficiente provvede all’illuminazione
ordinaria interna e straordinaria esterna.
Resta esclusa dai lavori preventivati la fornitu-
ra delle campane e la dotazione della statua di
sommità, per le quali opere si interessa a parte
l’Amm/ne del Convento.
Il costo complessivo dell’opera di ricostruzione è
previsto in £. 50.000.000, delle quali £. 46.250.000
I DUE CAMPANILI
76
LA CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA A FANO
a base d’appalto per opere murarie e £. 3.750.000 a
disposizione dell’Amm/ne per l’impianto elettrico,
per opere in economia e spese generali.
I prezzi unitari applicati al computo metrico
estimativo sono stati desunti da regolari analisi
nelle quali sono stati impiegati i prezzi elemen-
tari della manodopera, materiali e trasporti, cor-
renti nel Comune di Fano.
Il progettista
Dott. Ing. Aldo Neroni Mercati”5
Il progetto, che veniva presentato anche al Genio
Civile di Pesaro, riceveva da questo ufficio, in
data 25 maggio 1961, la seguente risposta:
“Questo Ufficio ha preso visione della documen-
tazione fotografica inerente il distrutto campani-
le dela Chiesa di S. Maria Nuova in Fano, forni-
ta recentemente dal Padre Francesco Angelotti,
Superiore di codesto Convento [...] documen-
tazione che è anche riprodotta a pag. 161 del
volume “Fano e la seconda guerra mondiale” di
Giuseppe Perugini (Ed. A.G.A.I. Bologna).
Sulla base di tale inoppugnabile documentazio-
ne, che peraltro in passato non era stata possibile
reperire, può affermarsi che il progetto presen-
tato a firma dell’Ing. Aldo Neroni Mercati in
data 6 settembre 1960, corrisponde con suffi-
ciente approssimazione all’originale distrutto,
eccezione fatta per l’altezza della zoccolatura, la
quale, da rilevamenti effettuati da questo ufficio
all’epoca della demolizione dei ruderi, risulta che
era di m 2,00 anziché m 6,50.
Sarà quindi necessario che in fase esecutiva,
oltrechè in sede di revisione della stima, venga
tenuto conto di tale circostanza provvedendo a
ridurre l’altezza del campanile da m 55,00 a m
50,50.
Per fedeltà di riproduzione, occorrerà anche te-
nere conto che la larghezza del campanile, mi-
surata al di sopra dello zoccolo, era di m 6,54
anziché 6,70.
Dopo tali constatazioni si ritiene possa consi-
derarsi superata ogni incertezza circa la rispon-
denza fra l’opera preesistente e quella progetta-
ta: il forte divario con le dimensioni indicate
dal Comune di Fano con la lettera 17.2.1961 n.
2997 potrebbe attribuirsi ad equivoco sorto con
i resti dell’altra torre esistente a ridosso della pa-
rete absidale della Chiesa.
Difficoltà da appianare sussistono in merito alla
ubicazione del costruendo campanile per il fatto
che l’area del sedime originario è stata nel frat-
tempo diversamente utilizzata dai Frati, per cui
la riedificazione non potrà che avvenire altrove.
L’ area proposta dall’Ing. Neroni Mercati risulta
essere non di proprietà del Comune, ma della
“Provincia Lauretana dei Frati Minori” ed inte-
ressa anche una porzione della particella catasta-
le n.1656 di pertinenza della Scuola Gallizi.
Prima di adottare l’eventuale provvedimento di
trasferimento della proprietà, si ritiene necessa-
rio che sia sentito il parere della Sovrintendenza
ai Monumenti circa la definitiva ed esatta ubi-
cazione del Campanile, e che venga accertato e
documentato dal Comune che non esistono im-
pedimenti di natura giuridica nei confronti delle
proprietà finitime.
Ciò premesso si rivolgono vive premure affin-
ché siano presi subito contatti fra il Comune
di Fano, il Padre Superiore del Convento e la
Sovrintendenza ai Monumenti, onde addivenire
ad una sollecita definizione della questione
L’Ingegnere Capo
(Luigi Giangrossi)6
Come si intuisce dal tono della lettera si pre-
sentavano per la pratica di ricostruzione diversi
ostacoli, sia di natura tecnica che di ubicazione
(e quindi catastale) giacché il sito scelto dall’in-
gegnere per la ricostruzione altro non era che
quello occupato dall’antico primitivo campanile
della chiesa, che quindi doveva essere demolito
per lasciar posto alla ricostruzione del nuovo.
Nell’agosto del 1962 il sindaco di Fano, Guido
Fabbri, così scriveva alla Soprintendenza di
Ancona:
“Poiché sono state superate le difficoltà relative
77
all’intestazione del terreno su cui dovrà essere
ricostruito il campanile della Chiesa di S. Maria
Nuova ( distrutto da fatti bellici) e non risulta
che vi sono altri impedimenti di natura giuridi-
ca, si vorrebbe porre mano ai lavori di ricostru-
zione.
A tal fine si gradirebbe un sopralluogo da parte
del Sig. Soprintendente affinché venga precisata
l’esatta ubicazione del campanile.
A parere dei Frati Minori di S. Maria Nuova
l’ubicazione potrebbe essere quella ove s’innalza-
va un vecchio campanile di cui esistono ancora
ruderi a ridosso dell’Abside della Chiesa.”7
In data 30 ottobre 1962 il Soprintendente
Sanguinetti inviava una lettera, unita ad una
dettagliata relazione a firma Battistoni, al
Ministero della Pubblica Istruzione, con la qua-
le dava parere favorevole alla ricostruzione del
campanile.8
Nel maggio dell’anno seguente il Dott. Ing.
Homs Rendola, del Provveditorato regionale
alle opere pubbliche per le Marche esprimeva
anch’egli “parere favorevole alla ricostruzione a
condizione che, in fase esecutiva, l’opera venga
realizata con la maggior aderenza possibile al di-
strutto modello. L’ Alto Consesso - si legge inol-
tre - ha richiamato quindi l’attenzione di que-
sta Soprintendenza sulla necessità di sorvegliare
l’esecuzione dell’opera, suggerendo in partico-
lare, di apportare un leggero maggior sviluppo
in altezza alla cella campanaria rivestita da un
ordine di semicolonne e più semplici rifiniture
nei sottostanti riquadri compresi fra gli spigoli
bugnati”.9
Nonostante tutto ciò la ricostruzione tarda an-
cora a venire. Nel frattempo la Soprintendenza
ai Monumenti di Ancona aveva infatti rimesso
in discussione la scelta di demolire il vecchio
campanile per far posto al nuovo e la questione
rimbalzava da un ufficio all’altro. Passano an-
cora degli anni fino a che, nel novembre 1968
l’allora soprintendente Trinci, così rispondeva al
Provveditorato regionale delle opere pubbliche
per le Marche che nuovamente sollecitava l’im-
piego dell’impegno di spesa messo a bilancio del
ricostruendo campanile:
“Si riscontra la provveditoriale n. 9439 del 12
giugno 1968, pari oggetto, facendo presente che
si nutrono seri dubbi sulla impostazione del cam-
panile, allo stato dei fatti, in quanto l’area scelta
in parte è già occupata, né sembra comunque
sufficiente per l’impianto del campanile stesso.
Inoltre la Soprintendenza non può ammettere,
all’eventuale scopo di aumentare lo spazio di-
sponibile, la demolizione del vecchio campanile
addossato all’abside.
Infine sono da tener presenti lo norme del Piano
Regolatore per quanto riguarda le altezze e i di-
stacchi.
Con queste premesse lo scrivente ufficio riter-
rebbe opportuno che l’intera questione venisse
ripresa in esame onde restaurare il vecchio cam-
panile”.10
L’ingegnere Plinio Ferri del Provveditorato re-
gionale alle opere pubbliche per le Marche così
rispondeva al padre Superiore del Convento di
Santa Maria che sollecitava “la definizione dei
lavori e il pagamento delle spese già sostenute:
“[...] Tenuto conto che l’opera, così come progetta-
ta, non è realizzabile in quanto la Soprintendenza
ai Monumenti non ammette la demolizione del-
la vecchia torre addossata all’abside perchè il suo
aspetto architettonico sembra riferibile all’epoca
romanica [sic!] e che le introspezioni effettuate
nel terreno di fondazione hanno fatto sorgere
serie perplessità per la stabilità dell’adiacente ve-
tusta chiesa che dalle fondazioni del campanile
progettato potrebbe risentire dannose sollecita-
zioni indotte, si comunica che allo stato dei fatti
si rende opportuno procedere al consolidamento
e riparazione della predetta vecchia torre adat-
tando la medesima a campanile.
Ciò stante la S.V., previ accordi con la nomina-
ta Soprintendenza ai Monumenti e con l’Ufficio
I DUE CAMPANILI
78
LA CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA A FANO
L’abside della chiesa con
l’antica torre campanaria
come si presentava nel
1959 (SBBAAPM, cartella
M PS. 13.39)
del Genio Civile di Pesaro, può disporre per la
presentazione di un nuovo progetto che rispec-
chi la cennata soluzione.
Per quanto concerne le spese già sostenute per
indagini geognostiche nel terreno a mezzo
dell’Impresa Rodio e per la progettazione si può
provvedere ai relativi pagamenti, su presentazio-
ne dei prescritti atti contabili, vistati e liquidati
[...].
La pratica riveste il carattere della massima ur-
genza in quanto non è più possibile tenere a lun-
go impegnati ed inutilmente inutilizzati fondi
che si riferiscono all’esercizio finanziario 1963-
1964.”11 Si chiudeva definitivamente la questione
relativa alla ricostruzione del campanile ottocen-
tesco e si apriva dunque la pratica di restauro
della vecchia torre campanaria addossata all’ab-
side della chiesa.
L’11 maggio 1970 l’ingegnere capo del Genio
Civile di Pesaro, ingegnere Enzo Olivetti, inviava
alla Soprintendenza di Ancona, al Provveditorato
regionale alle opere pubbliche per le Marche e
al Padre Superiore del convento di Santa Maria
Nuova questa comunicazione:
“Si fa riferimento alla nota N° 14035-D.20553
in data 28/7/1969, indirizzata per conoscenza
anche a codesta Soprintendenza, con la quale
il Provveditorato Regionale alle OO.PP. per le
Marche ha rappresentato l’opportunità, su ana-
logo parere espresso da codesta Soprintendenza
medesima, di dare assetto alla vecchia torre ad-
dossata all’abside della chiesa di S.Maria Nuova
in Fano.
I lavori potrebbero effettuarsi ai sensi della leg-
ge 26/10/1940 N°1543, qualora la sistemazione
contemplasse la formazione di una cella campa-
naria idonea a sostituire quella dal campanile
distrutto da eventi bellici.
Nella previsione di attuare tale programma,
questo Ufficio ha eseguito i rilievi dettagliati
della torre che, unitamente a due riproduzioni
fotografiche, vengono trasmesse in allegato.
Per il rafforzamento del moncone di torre esi-
stente, questo ufficio prevede di procedere alla
rigenerazione della muratura mediante iniezio-
ni di cemento, ed al consolidamento mediante
inserimento e cementazione di barre di acciaio
entro perforazioni eseguite con sonda rotativa.
Per quanto concerne invece la scelta di una so-
luzione architettonica idonea a conseguire lo
scopo nel rispetto dei differenti stili del rudere
e della chiesa, il compito esula dalle competen-
ze dello scrivente Ufficio, e pertanto si rivolge
viva preghiera affinché codesta Soprintendenza
voglia compiacersi di fornire un progetto, sulla
cui base redigere la perizia.”12
Il Padre Superiore del convento incaricava im-
mediatamente l’ingegnere Franco Baldelli di
Ancona il quale provvedeva nei mesi successivi
ad elaborare il relativo progetto, che veniva ap-
provato dalla Soprintendenza di Ancona e dal
Genio Civile di Pesaro nello stesso anno. Dalla
sua relazione allegata alla pratica di progetto in-
79
Tavole di progetto per
il consolidamento della
antica torre campanaria
elaborati dall’ingegner
Franco Baldelli nel 1970
I DUE CAMPANILI
80
LA CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA A FANO
Per i fedeli le campane sono un invito alla preghiera liturgica o un richiamo ad elevare un pensiero al
Signore, per i cultori di storia sono un documento bronzeo. Il campanile cinquecentesco di Santa Maria
Nuova contava cinque campane: «Nel Mese di Ottobre 1847 fù riattato il Campanile, e non conteg-
giate le cibarie di quei materiali che erano in Convento furono spesi in effettivo denaro Scudi 66:71.
Nell’istess’anno fù rinnovato il doppio delle Campane, e il Castello per le medesime. Li 16 Novembre
furono benedette dall’Ottimo Vescovo Mons. Luigi Carsidoni Camerinese. La prima di libbre 1680 fù
dedicata all’Immacolata Concezione. La seconda di libbre 1304 a S: Francesco d’Assisi. La terza di libbre
890 a S. Giovanni Battista. La quarta di libbre 449 fù dovuta rinuovare, epperò ancora non è benedetta
la (sic) presente, come non lo è la quinta di libbre 176 che fù fatta dai Benefattori… (aggiunta da altra
mano) Le altre due furono poi benedette»1.
Di quel concerto rimangono soltanto due sacri bronzi poiché il tempo ha costretto a rifondere le altre,
così come gli eventi bellici hanno visto distrutto il campanile del sec. XIX costringendo al riutilizzo del
precedente. Ridotte a quattro, sono campane “a slancio” o “a battaglio volante”, dotate di ceppo leggero
e per questo possono compiere oscillazioni veloci che producono una serie di rintocchi poco distanziati
l’uno dall’altro.
A - La prima campana per grandezza e in proporzione più pesante delle altre e con un suono più caldo e
più gradevole, è alta cm 77 con un diametro di cm 95, la sua nota determinata dal volume del vaso so-
noro è Sol#; presenta da un lato l’immagine dell’Immacolata, nel lato opposto quella di San Francesco;
in basso due iscrizioni poste in giro, la prima:
D.O.M. IN HON(OREM) B. M. VIRGINIS IMM(ACULATAE) ET S. PAT(RIS) FRANC(ISCI)
la seconda con caratteri poco più grandi:
LAUDO DEUM VERUM POPULUM VOCO CONGREGO CLERUM DEFUNCTOS PLORO
NIMBUM FUGO FESTA DECORO
Vi si legge anche:
CHIESA PARR.LE DI S. SALVATORE FANO
P. IOANNE BARBALARGA PAROCHO
su un lato dentro una cornice floreale:
ABLATUM
TEMPORE BELLI
AD MCMXL-MCMCXLIV
RESTITUTUM
PUBLICO SUMPTU
MCMLII
sull’altro lato
PREMIATA FONDERIA
FRANCESCO BROILO
DI LUCIO BROILO
UDINE
B - La seconda è alta cm 75 con un diametro di cm 90, ha la stessa intonazione della prima cioè un Sol#,
su un lato è l’iscrizione sormontata dall’immagine di un Crocifisso:
AUDITE OMNES POPULI
VOCEM DOMINI
MDCCCXLVII
Le quattro campane
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sul lato opposto è la figura di San Bernardino da Siena che con la destra sporgente dal suo corpo regge
il nome di Gesù “IHS” inserito in una ghirlanda, nella sinistra stringe al petto un libro, accanto al suo
piede destro sono tre mitrie a ricordare la rinuncia che il santo fece degli episcopati di Siena, Urbino e
Ferrara, sotto la figura in caratteri più piccoli la scritta:
S. BERNARDINO DA SIENA
su un lato in una cornice ovale è il nome della ditta fonditrice:
ANGELUS
ET IOSEPH
FRATRES
BALESTRA
CESENAE
FUNDE
BANT
C - La terza campana, alta cm 65 con un diametro di cm 78, è intonata sul La#; in un variegato festone
che prende tutta la parte superiore del bronzo sono incastonate le immagini di San Giovanni Battista,
San Francesco d’Assisi e della Madonna che regge il Bambino in braccio mentre con la mano protende
il rosario, altro festone vivacizzato da testine di angeli circonda la parte inferiore; anche la scritta è rac-
chiusa in una cornice floreale:
DULCIS MELODIA AURIBUS
INSONET POPULORUM
FIDEI DEVOTIO
CRESCAT IN EIS
A. MDCCCXLVII
su un fianco la scritta:
RIFUSA NELL’ANNO 1935
PREMIATA FONDERIA DE POLI VITTORIO VENETO
D - La quarta campana è alta cm. 56 con un diametro di cm. 66, la sua nota è il Do, nel giro superiore
mostra la scritta:
D.O.M. IN HON(OREM) B.M.VIRGINIS IMM(ACULATA)E
P. IOANNE BARBALARGA
in basso:
CHIESA PARRO(CHIA)LE DI S. SALVATORE
FANO
su un lato al centro, dentro una cornice a fiori:
ABLATUM
TEMPORE BELLI
MCMXL-MCMCXLIV
RESTITUTUM
PUBLICO SUMPTU
MCMLII
(SB)
1. Memorie del Convento di S. Maria Nova di Fano, Archivio del Convento, p. 68.
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LA CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA A FANO
In questa paginaParticolari delle
campane A e B
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In questa paginaParticolari delle
campane C e D
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LA CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA A FANO
Il fabbricato che ospitava il
teatrino prima dell’abbatti-
mento del campanile
Su parte dell’area dell’attuale “Sala S.Maria Nuova”, lungo via Giovanni da Serravalle, si innalzava l’otto-
centesco campanile del Ferroni, abbattuto a mine dai guastatori tedeschi in ritirata il 20 agosto del 1944.
Era affiancato dalla piccola sala del Teatrino “Contardo Ferrini” di cui resta testimonianza in un paio di
vecchie foto d’archivio e memoria nel seguente scritto:
“Al tempo delle Sale e delle Filodrammatche cattoliche che io ricordo negli anni 1930-1940 (ma c’erano an-
che prima) venne a volte alla ribalta a Fano anche la Sala Contardo Ferrini (chi era costui?) dei frati minori
francescani di Santa Maria Nuova.
Soprattutto le filodrammatiche cattoliche erano un valido strumento per accostare, impegnare, educare i
giovani al sacrificio e alla disponibilità. Volontariato culturale! La più importante e forse la più vecchia filo-
drammatica figurava quella del Circolo San Paterniano (El Circul), posta all’angolo di via Montevecchio,
con via Guido Del Cassero: lì c’era la famosa Sala Manzoni, unn teatrino con piccola galleria. Ora c’è la
Fondazione “Costanzo Micci” per l’assistenza al clero.
Qui voglio solo ricordare (è memoria d’infanzia) un locale di cui a Fano s’è perduta la memoria: la Sala, ap-
punto, intitolata all’allora Venerabile Contardo Ferrini (1859-1902), beatificato nel 1947. Fra gli altri vi vidi
recitare Bruno Tonucci con Savorani, e vi udii i poeti dialettali Rino Bragadin e Luigi Pacassoni (Gigin).
Era una sala, un teatrino che poteva contenere, come tante altre, un centinaio di persone. Il campanile di
Santa Maria Nuova vi rovinò sopra quando nell’agosto del ‘44 i tedeschi lo abbatterono a mine. Sala, archi-
vio, ricordi, programmi andarono perduti e persino il nome di Contardo Ferrini, illustre giurista cattolico,
uno dei pochi sopportato e onorato nelle laicissime università statali, e di cui il grande Federico Mommsen
poteva affermare che nel campo del diritto romano-bizantino non v’era alcuno che lo superasse: persino
quel nome famoso col passare delle generazioni laicali e fratesche finì nel dimenticatoio.
Eppure anche quella, nel suo piccolo, era stata una delle tante cellule cattoliche che a Fano tradizionalmente
avevano motivo di contare qualcosa e di riscuotere prestigio e rispetto. Il tempo, il silenzio, l’indifferenza
hanno veramente un potere distruttivo superiore alle mine: contro di loro vale solo la memoria che, in
questo caso, deve limitarsi a registrare una presenza.”1
(AD)
1. A. Deli, I merli di Fano, Fano 2008, p. 178.
Il teatrino “Contardo Ferrini”
84
85
viata alla Soprintendenza si ricavano le linee gui-
da dell’intervento che prevedevano:
“[...] il rafforzamento delle fondazioni median-
te pali, eseguiti con tubo-forma del diametro di
mm 1.30, di conglomerato armato e costipato
a pressione; la ricucitura delle lesioni mediante
perforazione con sonda elettrica rotativa ed in-
serimento di tondini di acciaio ad aderenza mi-
gliorata ed altro limite elastico; la demolizione
della muratura della parte alta pericolante e la
ricostruzione e la sopraelevazione del campani-
le con muratura di mattoni pieni dello spessore
superiore ad una testa con mattoni vecchi fatti
a mano del tutto simili a quelli esistenti, lavora-
to su una o due faccie e legati interamente con
malta di cemento ed esternamente con malta
di calce. L’importo complessivo ammonta a L.
20.505.175.[...] Con l’attuazione di tali opere
viene esaurito il danno di guerra subito dall’im-
mobile di che trattasi.”13
Nei mesi successivi la Soprintendenza ai
Monumenti inviò una comunicazione al Genio
Civile, al Padre Guardiano del convento e alla
Soprintendenza di Urbino, invitandoli “a proce-
dere con tutta urgenza allo smontaggio del coro
ligneo e del soprastante quadro siti nella parete
di fondo dell’abside, allo scopo di evitare qual-
siasi danno alle predette opere.”14
Il lavoro progettato venne regolarmente eseguito
per ospitare quelle campane (si veda la scheda
Le quattro campane di Silvano Bracci) che tor-
narono a suonare il 30 marzo 197215 e che da
allora, più volte al giorno, segnano il ritmo delle
funzioni religiose.
I DUE CAMPANILI
Alcuni dei reperti lapidei
accatastati nel cortile sul
retro della chiesa e alla
base della antica torre
campanaria
85
86
LA CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA A FANO
87
A fronteFregi e decorazioni
recentemente sistemati nel
corridoio di fianco alla
chiesa
Note
1. R. Panicali, F. Battistelli, Rappresentazioni pittoriche, grafiche e cartografiche della città di Fano dalla seconda metà del XV secolo a tutto il XVIII secolo, Fano 1977, pp. 68-69.
2. ASP-SASF, Notarile, not. Paolo Mancinelli, vol. F, cc. 139r-140r.
3. I. Amaduzzi, La vecchia Fano, Fano 1981, pp. 192-193 e 280-
281.
4. Archivio di Stato di Pesaro (d’ora in poi ASP), Genio Civile,
Perizie, n. 5258.
5. SBBAAPM, Archivio Deposito, cartella M PS. 13. 39. alla data
6. Ibidem, comunicazione del 25 maggio 1961
7. Ibidem, comunicazione del 17 agosto 1962
8. Ibidem, comunicazione del 30 ottobre 1962. Questo il testo della
relazione allegata:
“In data 21.6.1960 il Padre Guardiano del Convento di S. Maria
Nuova di Fano inviava a questa Soprintendenza un progetto di rico-
struzione del campanile della Chiesa, distrutto dagli eventi bellici.
Il progetto veniva redatto identico a quello distrutto sulla scorta di
fotografie, frammenti di cornici e di capitelli, mentre per il sedime
del campanile si proponeva un’altra ubicazione (in due soluzioni) in
quanto quella originaria era occupata da un grande salone.
L’ Arch. Mesturino approvava il progetto in data 26 gennaio 1960
con una sola eccezione: lo spostamento dell’area interessante lo stes-
so campanile.
Con lettera del 10.8.60 lo stesso Padre Guardiano inviava alla
Soprintendenza il progetto completo corredato da particolari delle
cornici, strutture in c.a., relazione, perizia, e altri documenti.
Il progetto però risultava più alto in quanto la base era stata au-
mentata di m 3,75 rispetto al primo progetto, ed alla sommità del
campanile invece della croce con banderuola dell’altezza di metri
2,50 vi era una statua della Madonna alta metri 4,20 per cui l’altez-
za del campanile veniva ad essere maggiore del precedente progetto
di m 5,45.
Comunque l’allora Soprintendente Ing. Lumini riconfermava con
le suaccennate varianti e con lettera 2664 del 6 settembre 1960, il
nulla osta dell’Arch. Mesturino.
Nel corso della pratica, il Genio Civile di Pesaro sollevava una que-
stione basata su un’erronea conoscenza dell’altezza del campanile
stesso, in quanto si parlava del manufatto originario e non del cam-
panile ricostruito in un secondo tempo e che ora si intende riedi-
ficare.
Inoltre la questione non fu definita, in quanto la soluzione proposta
dall’Arch. Mesturino veniva a cadere al confine di un’area di pro-
prietà del Comune e dei Frati Minori Lauretani.
Nel recente sopralluogo la Soprintendenza ha proposto una ulte-
riore soluzione, basata sulla ricostruzione del campanile nelle parte
absidale demolendo parte del primo campanile che compromette la
stabilità dell’abside stessa. Il nuovo campanile verrà quindi ad avere
una intercapedine di metri 3 dalla parte esterna dell’abside, onde
evitare oscillazioni all’edificio.”
9. Ibidem, comunicazione del 28 maggio 1963.
10. bidem, comunicazione dell’8 novembre 1968
11. Ibidem, comunicazione del 28 luglio 1969
12. Ibidem, comunicazione del 11 maggio 1970
13. Ibidem, comunicazione del 13 novembre 1970
14. Ibidem, comunicazione s.d.
15. ACSMNF, Libro delle cronache, p. 68
I DUE CAMPANILI