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INTERNO DELLA BASILICA DI SANTA CROCE – FIRENZE AFFRESCHI DI GIOTTO E CROCIFISSI DI DONATELLO E CIMABUE MICHELA MALATESTA

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INTERNO DELLA BASILICA DI SANTA CROCE – FIRENZE AFFRESCHI DI GIOTTO E CROCIFISSI DI DONATELLO E CIMABUE

MICHELA MALATESTA

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CROCIFISSO di CIMABUE Il Crocifisso di Santa Croce dipinta per la basilica di Santa Croce a Firenze e tuttora ivi conservato. È tristemente nota per aver subito danneggiamenti importanti durante l'alluvione del 4 novembre 1966. La croce riporta l'iconografia del Christus patiens, cioè un Cristo morente sulla croce, con gli occhi chiusi, la testa appoggiata sulla spalla e il corpo inarcato a sinistra. Il corpo è longilineo e sinuoso e i colori sono arricchiti di una tonalità verde scuro che lo rendono cadaverico, in linea con la concezione dell'opera. I lati della croce sono decorati con figure geometriche che ricordano un drappeggio. Ai lati del braccio orizzontale della croce sono presenti due figure dolenti a mezzo busto in posizione di compianto, che guardando lo spettatore sono la Vergine a sinistra, e san Giovanni evangelista a destra. Cimabue, Crocifisso 1280,

tempera su tavola, 390 cm, basilica di Santa Croce, Firenze

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Cimabue fa uso di righe scure molto sottili, parallele e concentriche, tracciate con la punta del pennello, la cui densità si fa più alta nelle zone scure e più rada nelle zone chiare del corpo. I passaggi tra le varie aree del corpo avviene sempre con passaggi graduali, modulazioni chiaroscurali sempre sfumate, mai nette. La resa pittorica delicatamente sfumata rappresenta una rivoluzione, con un naturalismo commovente e privo di quelle dure pennellate grafiche che si riscontrano nel crocifisso aretino. La luce adesso è calcolata e modella con il chiaroscuro un volume realistico: i chiari colori dell'addome, girato verso l'ipotetica fonte di luce, non sono gli stessi del costato e delle spalle, sapientemente rappresentati come illuminati con un angolo di luce diverso. Le ombre sono più scure nei solchi tra la testa e la spalla, sul fianco, tra le gambe. Ciò permette di imprimere volumetria all'intera figura e alle singole parti del corpo, dotando i muscoli di vigore e possanza, come del resto era già avvenuto nel precedente crocifisso, ma a differenza di questo si ha un maggiore realismo. La figura del Cristo di Cimabue è una figura ancora idealizzata dell’epoca.

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CROCIFISSO di DONATELLO Il Crocifisso di Santa Croce è una scultura in legno policromo conservata nella Cappella Bardi di Vernio in capo al transetto sinistro Santa Croce a Firenze. L'opera ha le spalle snodate e poteva essere deposto dalla Croce in occasione delle cerimonie della Settimana Santa. Il corpo sofferente è composto con un modellato energico e vibrante, che non fa concessione alla convenienza estetica: l'agonia è sottolineata dai lineamenti contratti, la bocca dischiusa, gli occhi semiaperti, la composizione dolorante. Il Crocifisso di Donatello ha uno stile molto drammatico e realistico tanto da essere stato definito Cristo “contadino”. Anche se non sappiamo fino a che punto questo racconto possa corrispondere a verità o si tratti di una leggenda, i tratti rozzi del viso e la corporatura robusta sono evidenti, come il colore un po' scuro della pelle, che sembra bruciata dal sole, come quella dei contadini di allora. Alcune zone sembrano ricevere più luce poiché sono state lucidate. Il modellato del corpo è molto sviluppato. Si nota, chiaramente, il tentativo di descrivere con realismo l’agonia di Cristo. Le braccia forti e muscolose avvertono la tensione della posizione del corpo. Le gambe si tendono in avanti. Nell’insieme il corpo non possiede una linearità idealizzata e elegante com’era tipico fino a quel tempo.

Donatello, Crocifisso, 1406/1410, legno, h 168 cm. Firenze, Basilica di Santa Croce

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Il volto ha un’espressione dolorante e i lineamenti contratti, la bocca dischiusa e le palpebre semiaperte contribuiscono a rendere il senso di sofferenza. Sembra che la priorità stilistica di Donatello fosse quella di infondere un senso di estremo realismo al Cristo del suo crocifisso, forse in accordo con le richieste dei committenti francescani, sempre interessati a figure patetiche che colpissero i fedeli comuni, facendoli partecipare tramite la compassione alle sofferenze di Gesù. Il Crocifisso di Donatello è un'impressionante analisi del dolore umano, reso con un realismo sconcertante e crudo, rafforzato anche dalla pittura.

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AFFRESCHI DI GIOTTO Nell’ultimo periodo della sua attività artistica, Giotto realizza alcuni cicli di affreschi nella chiesa di Santa Croce a Firenze. Gli affreschi sono contenuti nella Cappella dei Peruzzi (in alto) e nella cappella dei Bardi (a destra).

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Giotto, Morte di san Francesco, 1322-26 ca., Cappella Bardi, Santa Croce, Firenze

Nella cappella Bardi, sono raffigurati gli episodi della Vita di San Francesco e alcune figure di Santi francescani. Qui Giotto preferì dare maggiore importanza alla figura umana, rispetto a quella architettonica accentuandone soprattutto i valori espressivi, notevoli soprattutto nella raffigurazione dei due confratelli che si disperano davanti alla salma distesa, con gesti ed espressioni incredibilmente realistici.

Le composizioni sono molto semplificate ed è la disposizione delle figure a dare il senso della profondità spaziale.

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Giotto, Rinuncia dei beni, Cappella Bardi, Santa croce, Firenze

I personaggi appaiono disposti come nella scena di Assisi, ma dall'espressività ormai molto più matura, con Francesco in preghiera seminudo, coperto dal vescovo e seguito da altre figure di religiosi, e dal padre Bernardone che, infuriato, viene trattenuto da un uomo. Alle estremità due bambini irrequieti, con cestini in mano, tirano sassi al "pazzo" e vengono ripresi dalle madri che, prendendoli per i capelli e facendoli piangere. Molto più interessante appare lo sfondo in cui si trova un grande palazzo classico, scorciato di lato in maniera da assecondare il punto di vista ideale dello spettatore. Oltre un'alta fascia a bugnato si aprono una serie di ambienti finestrati e logge che mostrano, al centro, un peristilio, di sorprendente modernità protorinascimentale. Lo spigolo dell'edificio cade in corrispondenza di Francesco, pietra d'angolo del nuovo ordine e della riforma della Chiesa, con le due pareti di scorcio che acutizzano il distacco e l'incomunicabilità tra i due gruppi, quasi fossero nascosti l'uno all'altro ai lati dell'edificio. Si viene e a generare inoltre una forma triangolare che riempie la lunetta con grande efficacia.

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Giotto, La resurrezione di Drusiana, 1320 ca., Cappella Peruzzi, Santa Croce, Firenze

Nella cappella Peruzzi realizza storie tratte dalle vite di san Giovanni Battista e di san Giovanni Evangelista. Lo stile, rispetto agli affreschi precedenti, appare più scarno e semplificato, ma il progresso della visione spaziale è decisamente migliore rispetto ad altre opere coeve. Lo spazio è costruito con maggiore ariosità, dando ad ogni figura uno spazio di pertinenza plausibile e visivamente corretto. Il rapporto quindi tra spazio e figura viene affrontato con una maggiore consapevolezza e con soluzioni più felici. In sostanza Giotto, in questi affreschi, giunge quasi alla piena comprensione delle leggi della prospettiva seppur in maniera ancora intuitiva.. La sua particolarità è data dalla suggestiva realizzazione degli edifici e delle architetture del tempo dilatati in prospettive che continuano anche oltre le cornici delle scene fornendo un'istantanea dello stile urbanistico del tempo di Giotto.

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Giotto, Ascensione di San Giovanni, 1428-1443 ca., Cappella Peruzzi, Santa Croce, Firenze

La scena dell'Ascensione di san Giovanni è un episodio presente nella Leggenda Aurea. Nella sua abitazione di Efeso Giovanni è trascinato in cielo da Gesù, comparso tra gli angeli in un'emanazione luminosa e aiutato da san Pietro, primo apostolo. Giovanni si leva in obliquo passando da un'apertura nel soffitto e scivolando fuori dalla fossa che si era fatto scavare quando, prossimo a morire, aveva ricevuto l'annuncio della sua dipartita da Dio. Il santo ha il corpo inclinato e le braccia levate, nella tipica iconografia dell'ascensione in generale, presente anche, ad esempio, nella scena dell'Ascensione di Cristo della Cappella degli Scrovegni. Giustamente nota è l'invenzione architettonica della scena, con l'edificio che assomiglia a una basilica finemente decorata. In basso si trova una serie di testimoni, colti dalla sorpresa: c'è chi guarda incredulo la fossa vuota, chi solleva le braccia per lo stupore, chi alza il berretto per vedere la prodigiosa dipartita. Una figura vestita di rosso sta sdraiata in terra.