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Diocesi di Milano Zona pastorale II Decanato di Sesto Calende E ccoci Periodico della Comunità Pastorale Santa Teresa Benedetta della Croce Santa Margherita – Cadrezzate S. Martino Vescoso – Ispra Ss. Cosma e Damiano – Osmate La Chiesa al tempo del cavus anno viii • numero 1 • marzo 2020

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Diocesi di MilanoZona pastorale II

Decanato di Sesto Calende

EccociPeriodico della Comunità PastoraleSanta Teresa Benedetta della Croce

Santa Margherita – CadrezzateS. Martino Vescoso – Ispra

Ss. Cosma e Damiano – Osmate

la Chiesa al tempo del cor on avir us

anno viii • numero 1 • marzo 2020

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Eccoci • Marzo 2020 sommario2

ECCOCI Anno VIII - Numero 1 – Marzo 2020comunità pastorale santa teresa Benedetta della crocep.zza san martino 162 - 21027 ispra (va)Iscrizione al Tribunale di Varese - Reg. Stampa 12 Num. R.G. 1270/2011 del 02/08/2011

direttore responsabile:don Maurizio Villa

redazione:Don Maurizio Villa, don Gabriele Ferrario,Carlo Maria Brambilla, Mario Chiesa,Catarina Dos Santos, Annibale Ghisolfi ,Roberto Magistri, Anna Visin, Filiberto Zago.

Hanno collaborato a questo numero:Don Domenico Scibetta, Roberto Crespi,Martina Mariotto, Lucia Peroni, Ludovico Pileci, Rosalda e Pierangela

si ringraziano tutte le persone che hanno fornito foto per il periodico.

contatti: Parrocchia di Ispratelefono 0332 780118Parrocchia di Cadrezzate/Osmatetelefono 0331 953153Web: www.cpsantateresa.itFacebook: CpTeresa Benedetta Della Croce

Twitter: YouTube: Flickr:

e-mail:[email protected] (don Maurizio)

[email protected] (don Gabriele)

[email protected] (diacono Mario)

[email protected] (diacono Roberto)

[email protected] (segreteria)

impaginazione: Sonia Roda stampa: Pressup

tiratura: 250 copie

Legge 675/1996: Nel rispetto di quanto stabilito dalla legge sulla “privacy”, comunichiamo che l’elenco dei richiedenti è gestito da questo periodico di cui è proprietaria la Comunità Pastorale Santa Teresa Benedetta della Croce e che tali dati non sono oggetto di comunicazione o diffusione a terzi. In qualsiasi momento si potranno richiedere modifi che, aggiornamenti, integrazioni o cancellazioni di dati rivolgendosi alla Segreteria della Parrocchia di Ispra.

SommarioLA PAROLA DEL PARROCOLa Chiesa al tempo del Coronavirus (don Maurizio) ................pag.3

VITA DELLA COMUNITÀ Dal Consiglio pastorale (don Maurizio) ...............................................pag.4

I presepi della Comunità Pastorale ................................................pag.5

I gruppi famigliari parrocchiali (don Maurizio) ............................pag.8

DAI NOSTRI ORATORIGli adolescenti a Venezia (Ludovico Pileci ) ............................... pag.9

Festa di don Bosco (Lucia Peroni) ................................................pag.10La valenza educativa dello sport nell’ambito delle realtà educative (don Gabriele) .......................................pag.12

Incontro con i bambini di Quarta elementare (don Gabriele) ................................................pag.13

Servirti con gioia all’altare (Mario Chiesa ) ............................pag.14

INSERTOI “Liber Cronicon”

APPROFONDIMETIL’ideale dell’unità (don Maurizio) ...................................................pag.15

Esortazione apostolica postsinodale (Anna Visin) ..........pag.16Chiara Lubich (Rosalda e Pierangela) ................................................pag.18

RUBRICHESolo per vederti felice (Anna Visin) ..........................................pag.20

Non è una storia sporca ................................................................pag.21

Preghiera è metterci nelle mani di Dio ( Don Domenico Scibetta) ............................................pag.22

QUARTA DI COPERTINALa preghiera della comunità (Roberto Crespi) ...................pag.24

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Eccoci • Marzo 2020la parola del parroco 3

la Chiesa al tempo del Cor on avir us

In queste settimane stia-mo preparando il nostro giornale parrocchiale.

Sono settimane in cui le no-stre comunità cristiane sono private dalla celebrazione pubblica dell’Eucaristia, ormai dal 23 di febbraio. A tutt’oggi non sappiamo an-cora quando questa emer-genza fi nirà.Questi giorni, che sono stati paragonati ad un lungo ve-nerdì di quaresima aliturgi-co (senza la messa), inter-pella i cristiani, soprattutto sull’importanza dell’Eucaristia, sul senso e sul modo di partecipazione domenicale alla santa messa, sul valore della vita comunitaria fatta di incontri (qualche volta impegnativi), ma che comunque permettono una relazione personale, che in questi giorni non viviamo più.È vero che non ci sono alternative alla celebrazione della S. messa, ma proprio perché non possiamo trovarci insieme a celebrare, la “situazione” quasi ci costringe a valorizzare i tanti altri modi che abbiamo per rimanere uni-ti, dentro la prospettiva della “comunione dei santi” che qualche volta esce un po’ dai nostri pensieri: la preghiera reciproca, la “comunione” spirituale”, le varie forme di devozione che pos-siamo vivere anche personalmente (il rosario, la via crucis), soprattutto la preghiera in famiglia.Il nostro Vescovo, inoltre, ci invita a “inventare” occasioni di prossimità con tutti i fedeli. Ci stia-mo provando anche noi, valorizzando i cosid-detti “social-media” per trasmettere la S. Mes-sa, per inviare qualche messaggio, per proporre qualche testo di rifl essione, anche per mantenere un rapporto con i ragazzi del catechismo che si stanno preparando alla celebrazione dei sacra-

menti della prima Comu-nione e della Cresima.Le nostre chiese – come tutte le chiese della Dioce-si – rimangono aperte per la preghiera personale, ed è bello vedere le persone entrare, fermarsi a pregare, magari accendere una can-dela riconoscendo una Pre-senza che non viene meno.Forse, quando tutto sarà passato, potremo custodire in noi come frutto di questa situazione “surreale” il de-siderio di Dio, il desiderio

di un incontro più personale con Lui, la consa-pevolezza di quanto Gesù e, perché no, anche la Chiesa (con la “C” maiuscola) ci siano necessari per il nostro cammino di fede.Perché è quando qualcosa di importante viene a mancare che ne percepiamo tutta la ricchezza e il valore.Non ci scoraggiamo, ma facciamo tesoro anche di questa situazione. Il nostro Vescovo ce lo ri-corda: “La situazione è occasione”. E noi sap-piamo che Dio sa scrivere anche sulle righe stor-te. Impariamo a leggere la sua Presenza anche in questo tempo di “assenza”: non siamo soli, Lui è sempre con noi.Siamo certi che dopo questo tempo di reale de-serto, in cui anche la nostra fede è messa alla prova, ci sarà la gioia della risurrezione e del ritrovarci di nuovo insieme nel luogo della no-stra piena comunione: la celebrazione dell’Eu-caristia.Per questo, fi n da ora, vi auguro insieme a don Gabriele, Suor Hellen e suor Antonella, il dia-cono Mario e Debora, unitamente al Consiglio Pastorale, BUONA PASQUA!

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Eccoci • Marzo 2020 vita della comunità4

A cura Don Maurizio

Nel mese di febbraio il nostro Consiglio Pastorale ha vissuto una duplice con-vocazione: un incontro con l’Arcive-

scovo, insieme a tutti i Consigli della Zona di Varese, e una sessione in cui le sono state ripre-se le provocazioni dell’Arcivescovo.L’Arcivescovo ha ricordato a tutti i consiglie-ri La partecipazione appassionata all’opera di Dio: è il titolo del documento che è stato conse-gnato a tutti i consiglieri.Mons. Mario Delpini ci ha ricordato anzitutto il suo “ministero” nella Chiesa ambrosiana, che è quello di guida della diocesi in un cammino unitario e fatto in maniera “sinodale” (che vuol dire che bisogna camminare insieme.L’Arcivescovo ha poi ricordato il compito dei consiglieri, ma anche di tutti i laici cristiani con due espressioni sintetiche:

1. I laici nella Chiesa sono “Niente meno che collaboratori di Dio!”. Nello stesso tempo sono “Soltanto collaboratori di Dio”.

Che vuol dire che tutti siamo chiamati a far crescere la Chiesa mettendo a disposizione i nostri talenti, le nostre riflessioni, il no-stro tempo, ma nello stesso tempo nessuno deve sentirsi “padrone” di un “pezzetto” di Chiesa, soprattutto una volta che gli si è affidata una responsabilità. Due atteggia-menti che corrispondono a due tentazioni: quella di tirarci indietro dall’offrire il no-stro contributo e la nostra collaborazione, e quella dell’occupare degli spazi come se fossero propri e, quindi, impedendo ad altri di inserirsi in un cammino che deve essere comunitario.

2. Nella chiesa “molti sono i collaboratori, ma unica è l’impresa”. Vuol dire che tutti sia-

mo chiamati a collaborare intorno a un pro-getto comune, e il progetto comune deve ispirarsi alle indicazioni pastorali del no-stro Vescovo. Scrive Mons. Mario Delpini parafrasando un brano della Prima Lettera ai Corinti di San Paolo: “Il riferimento alle linee diocesane può essere un correttivo al personalismo di scelte arbitrarie che ag-giungono al fondamento la precarietà della paglia e la rigidità del ferro. La precarietà della paglia significa l’iniziativa che grati-fica una persona o un gruppo, ma che dura quanto la persona o il gruppo; la rigidità del ferro è l’impostazione fondata sulla presunzione di essere migliori, che non è disponibile alle correzioni, alle evoluzioni, all’interpretazione serena delle scelte op-portune”.

Nella ripresa di queste indicazioni, si è sottoli-neato, per un cammino unitario e sinodale, an-che l’importanza del decanato, come luogo in cui le indicazioni dell’Arcivescovo vengono de-clinate all’interno dei cammini delle comunità cristiane, e luogo in cui alcune scelte vengono condivise, in un atteggiamento di aiuto recipro-co che esprime la comunione del popolo di Dio. Si è poi data una prima valutazione dei grup-pi di Ascolto della Parola di Dio, sottolineando come davvero possono essere strumenti utili a conoscere meglio la Parola di Dio, a confrontar-ci con essa fino a condividere le suggestioni che la Parola suscita nel cuore di ciascuno.Si è accennato anche alla possibilità di pensare, per i prossimi anni, una Missione popolare. Su questo si ritornerà anche nelle prossime sessioni del Consiglio.In ogni caso, la sensazione raccolta è stata quel-la di una partecipazione attenta e personale, se-gno di una Comunità che vuole crescere e cre-scere insieme.Ci auguriamo tutti di camminare insieme.

Dal Consiglio pastorale

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Eccoci • Marzo 2020vita della comunità 5

In occasione del Natale sono stati molti i pre-sepi allestiti nelle case, nelle nostre tre chie-se, nella Casa Don Guanella di Barza, pres-

so il lavatoio di Osmate. Ciascuno di questi ha voluto esprimere una idea, una sensibilità di chi lo ha realizzato, un amore per la tradizione del Natale, ma soprattutto un amore per quel Piccolo Bambino che del presepe è il protagonista.

Raccogliamo le rifl essioni su due presepi, per-ché vanno al di là della semplice rappresenta-zione del Natale, e diventano una provocazione a pensare alla nostra fede e al cammino della nostra vita cristiana.

Il presepio in chiesa a IspraMartina Mariotto

Anche questo Natale, noi ragazzi, insieme al prezioso aiuto dei confratelli, abbiamo colla-borato nella preparazione del presepe in chie-sa. Quest’anno abbiamo scelto di ambientarlo in un deserto, non solo perché la Terrasanta, e dunque i luoghi in cui è nato e vissuto Gesù, sono circondati da paesaggi per natura aridi e desertici, ma anche per il fatto che questo tipo di ambiente ha un signifi cato ben preciso: il deserto è per metafora luogo di passaggio, di

I presepi della Com unità pastor ale

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prove, di sfi de. La storia degli ebrei è segnata da tre tappe fondamentali: la fuga dall’Egitto, il viaggio nel Sinai e l’arrivo, infi ne, alla terra promessa. È chiaro che senza la fatica e la sof-ferenza provate nel deserto il popolo ebraico non sarebbe arrivato alla sua destinazio-ne: lo sforzo sembra quasi un passaggio obbligato, da cui non si può prescindere.

Nessuno ha mai contestato il fatto che per raggiungere una meta prefi ssata si debba far fatica, ma capita spesso di di-menticarcene. Dobbiamo immaginare la fede, allo stesso modo di ogni aspet-to della vita, come un percorso che ci prepara ai suoi ostacoli, alle sue sfi de e che talvolta ci suscita incomprensio-ni, e non solo come un dono ricevuto. Fare degli errori, d’altronde, è uno de-gli aspetti che fanno apprezzare meglio il raggiungimento dell’obiettivo e la gioia di un guadagno si assapora di più sapendo che esso è stato conquistato faticosamente e nella sua totalità. Non a caso, c’è chi ha paragonato la fuga ebraica nel deserto al Purgatorio dante-sco, regno dell’espiazione, della prova per antonomasia. La fede, proprio per-ché tale, è ancor più faticosa di qual-siasi altra esperienza umana: si basa, come dice la parola stessa, sulla fi ducia - grande valore, impegnativo da costru-ire e mantenere - di un entità che non è tangibile e ciò ci destabilizza conti-nuamente. La fede religiosa non è né una moda passeggera, né un’abitudine da seguire passivamente, ma è, per chi ha la fortuna di averla, un valore da sposare e coltivare ogni giorno, proprio come lo è una relazione con delle persone a noi care.

Ci è sembrato dunque coerente, nella scelta del presepe, scegliere un tema che presentasse e spiegasse al meglio quest’idea di fede e di sfor-zo personale, che è propria di ognuno di noi.

I ragazzi, Martina, Alberto, Federico, Marti-na e Federica, ringraziano in particolar modo i confratelli e don Maurizio, che quest’anno hanno contribuito anche economicamente per l’acquisto dei materiali e delle nuove statuine.

presepe tematico, tr adizion ale in mov imento di Cadrezzate

Carlo Maria Brambilla

Il presepe viene allestito nella sala sotto la Chiesa di S. Margherita dal “gruppo amici del presepe”, ormai da una quindicina d’anni. E’ iniziato come presepe tradizionale con le vecchie statue in gesso della Parrocchia, col passare degli anni si è cominciato ad animarlo con l’acquisto di una nuova natività e con l’allestimento artigianale di altri personaggi in movimento.

Dal 2012 la natività è stata posta al centro del proscenio in una struttura ad archi così da vedere il presepe attraverso la stessa. Da diversi anni ad ogni Natale è stato dato un tema al presepio e negli ultimi è stato sovrapposto un commento sonoro. Quest’anno nel 10° anniversario della

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Eccoci • Marzo 2020vita della comunità 7

costituzione della Comunità Pastorale si è voluto evidenziare un messaggio “d’amore e di unità”, con la rappresentazione dell’amore in una famiglia e con l’immagine del buon samaritano che rappresenta l’amore verso il prossimo. La scena fi nale della rappresentazione ha scoperto la facciata delle tre Chiese della nostra Comunità Pastorale (S. Martino, S. Margherita, S. Cosma e Damiano) riunite sotto un unico campanile, per rappresentare il cammino unitario della Chiesa dalla Nascita di Gesù ai nostri giorni con l’invito di lasciarsi coinvolgere nella vita della comunità.

Il gruppo amici del presepe di Cadrezzate attualmente è costituito da tre persone, alcuni anni fa Enrico ci ha prematuramente lasciato ed anche il suo ricordo ci sprona a proseguire.

Un ringraziamento va dato a chi ci dà una mano per alcuni interventi tecnici, per confezionare i vestiti, per l’assistenza nei giorni di apertura, e un grosso grazie a tutti coloro (numerosi) che sono venuti a visitarci e a condividere la nostra opera, ricercando nel presepio “uno stupore per l’anima”, come da un intervento di Padre Giuseppe Gallucci: “Lo stupore è la ricerca di Dio compiuta lungo tutto un cammino di fede, dono che stupisce e cambia il cuore e la vita.”

presepe di Casa don guanella La Natività e due (calzolaio e mastro pipaio) delle sette scene che riproducono i vecchi me-stieri e che formano parte del Presepe allestito nelle vecchie cantine della Casa Don Guanella di Barza

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Eccoci • Marzo 2020 vita della comunità8

Don Maurizio

Nel numero scorso di Eccoci, il Diacono Mario ci ha illustrato il cammino del Gruppo di spiritualità famigliare che è

presente nella nostra Comunità.

Consapevoli dell’importanza dei Gruppi di spi-ritualità famigliare, abbiamo voluto caratterizza-re la domenica della Festa della Santa Famiglia (l’ultima domenica di gennaio), come occasione per sperimentare concretamente le dinamiche un Gruppo di Spiritualità Famigliare, suddividendo-la in tre tempi più un tempo supplementare.

Primo tempo: l’ascoltoLa riunione del Gruppo famigliare inizia sempre dall’ascolto o di un brano della Parola di Dio, o di una riflessione che possa stimolare la riflessio-ne e il confronto tra le coppie di sposi. In que-sta occasione don Maurizio ha ribadito il senso e lo scopo dei Gruppi famigliari, riprendendo e commentando un paragrafo del Direttorio di Pa-storale Famigliare: “Sono un luogo di crescita nella fede e nella spiritualità propria dello stato coniugale; momento di apertura alla vita parroc-chiale e comunitaria; stimolo al servizio pastorale nella Chiesa e all’impegno nella società civile” (n. 126).

Secondo tempo: la preghieraNelle riunioni del gruppo famigliare non manca mai la preghiera. Questa volta si è voluto valoriz-zare la santa messa, per ricordare a tutta la Comu-nità che la Chiesa stessa è “famiglia di famiglie”, e così la santa messa ha visto la partecipazione diretta degli sposi non solo nel proclamare la Pa-rola di Dio, ma anche per preparare la mensa eu-caristica, allo stesso modo con cui in ogni casa si prepara la mensa per il pranzo.

Terzo tempo: la fraternitàPartecipare ai Gruppi famigliari è sempre fare an-che una esperienza di fraternità. In questa occa-sione la fraternità si è espressa nel pranzo, a cui si sono aggregate tante altre famiglie della comuni-tà. Pranzo fraterno anche perché, dopo un primo piatto preparato per tutti (grazie a chi l’ha pre-parato!), si è condiviso ciò che ciascuna famiglia aveva preparato: oltre al valore della condivisio-ne, abbiamo sperimentato anche la ricchezza e la bontà di tanti, ma davvero tanti, manicaretti pre-parati con cura e, certamente, anche con amore.

Tempo supplementare: il coinvolgimento dei figliNel pomeriggio di questa domenica speciale, le famiglie hanno condiviso con i figli un tempo per giocare, perché anche il giocare fa bene. Fa bene il gioco in sé: il divertimento che abbiamo visto nel volto dei genitori ci dice che il gioco, quando è fatto bene, non ha età; fa bene il giocare con i figli, perché si stabiliscono delle dinamiche che rinsaldano le relazioni e approfondiscono la fidu-cia reciproca. Giocare con i propri figli non è mai tempo perso, e fa bene anche agli adulti!

ConclusioneCi piacerebbe incentivare l’esperienza dei Gruppi famigliari, consapevoli che possono far bene alla crescita delle coppie e all’armonia delle famiglie.

Ci piacerebbe differenziare i gruppi famigliari, anche per fasce d’età, e in particolare ci piacereb-be costituire un Gruppo di famiglie giovani.

Chi fosse interessato a ritrovarsi con altre coppie di sposi per condividere un cammino di crescita nella fede, e anche per condividere momenti di fraternità, può rivolgersi ai sacerdoti della Comu-nità parrocchiale, al diacono Mario Chiesa, o a qualche coppia che già vive questa esperienza: certamente qualcuna la conosciamo.

Vi aspettiamo!

I gruppI famIglIarI parroCChIalI

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Eccoci • Marzo 2020dai nostri oratori 9

gli adolescenti a VeneziaLudovico Pileci

Una gita, una vacanza o un pellegrinaggio? Forse un po’ tutte e tre. La tre giorni a Me-stre-Padova-Venezia con gli adolescenti è

stata un’esperienza di comunione e vita fraterna, condivisione e amicizia. Un momento veramente, e finalmente, comunitario che ha visto la partecipa-zione di molti ragazzi di tutta la comunità.

Le visite sono state molte, come molte le attività svolte. Un cammino immerso nell’arte, nella spiri-tualità e, naturalmente, nello svago che ci ha per-messo di crescere e maturare un po’ nell’unione e nella comunione fraterna.

È sempre bello e fa mettere continuamente in gioco il vivere esperienze di questo genere, dove i ragazzi si ritrovano insieme e si giocano nello stare con gli altri. È in queste esperienze che si scoprono le qua-lità e le virtù dell’altro, che magari non si erano no-tate prima, si conoscono sempre meglio le persone, anche gli educatori e si rendono sempre più solide le amicizie, certo, se però si è capaci di giocarsi fino in fondo, aprendosi all’altro. Queste sono esperienze che si fanno da ragazzi e non si dimenticano più, se-gnano la propria vita come momenti felici e danno alla memoria un dolce ricordo. È bello poter parte-cipare da educatore in quanto si ha la possibilità di stare nel quotidiano con i ragazzi, non solo in quell’ora all’incontro di catechismo, rendendosi disponibili a scambiare due parole, a ridere e scherzare, e anche però a dare delle piccole regole per stare bene tutti insieme, insomma, a essere edu-catori nel quotidiano, educando in primis con la testimonianza della propria vita.

Evidentemente un’esperienza del genere risulta bella e memorabile anche grazie alla bellezza dell’am-biente e del luogo: infatti l’arte è stata quell’elemento che ha accom-pagnato tutto il nostro cammino, anche spirituale, soprattutto quan-do arte e spiritualità si univano in

un’armonia perfetta generando capolavori spiritua-li, preghiere dipinte, quali la Cappella degli Scrove-gni, o la Basilica di San Marco.

La relazione con il Signore è stata ciò che ha per-messo la comunione fraterna tra noi. Una relazione è solida se è fondata nel Signore, e dunque lo stare con Lui, anche solo qualche minuto nella preghie-ra, ha favorito una maggiore coesione tra di noi. Ci lasciavamo così accompagnare ogni giorno dalla testimonianza di un santo vissuto in quelle terre. È bello e incoraggiante vedere come queste figure di santità siano sempre attuali e suscitino un forte mes-saggio di conversione e un desiderio di imitazione anche nei giovani d’oggi.

Infine le attività di svago e di gioco insieme han-no portato a una unione comunitaria e di intesa più forte: essendo quasi tutti giochi di squadra era bel-lo vederli collaborare tutti insieme per arrivare alla vittoria.

Senz’altro è stata una esperienza positiva, di unione e fraternità, e ciò lo si è percepito dai ragazzi stessi, che si sono dimostrati capaci di apertura e di ascol-to, dimostrando una buona maturità e anche un desi-derio di andare sempre più in profondità nelle cose.

Penso che questa sarà un’esperienza che porteranno sempre nel cuore, come la conservo io, e che sicu-ramente lascerà un ricordo sempre vivo, gioioso e gratuito nella loro vita.

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Eccoci • Marzo 2020 dai nostri oratori10

festa DI Don BosCoLucia Peroni

L’oratorio è una passione. Così esordisce Don Massimiliano Sabbadini durante la messa di lunedì 3 febbraio, celebrata per

continuare la festa per il patrono di tutti gli oratori e in particolare dell’Oratorio di Ispra. L’oratorio è una passione e le passioni sono quelle cose che ci muovono, ci fanno alzare dal divano e staccare dalle nostre consuetudini, per mostrarci che c’è sempre qualcosa di nuovo. Ed è così perché, prima di essere una struttura, l’oratorio è una comunità. Di questo ne avevamo avuto un assaggio in tante occasioni di festa presentatesi nei giorni prece-denti, non ultima la festa di domenica 2 febbraio a Ispra, nata dalla passione congiunta di adolescen-ti, giovani, bambini e adulti. Ma innanzitutto la comunità dell’oratorio deve nascere dall’incontro vivo con il Signore Vivo, il Fuoco acceso pres-so l’altare che deve alimentare tutte le cose che facciamo insieme. Se si spegne il Fuoco, l’orato-rio non ha più senso. La parola oratorio significa “luogo in cui si prega”, proprio perché attraverso la preghiera giunge quel il Vento che tiene acceso il Fuoco: il Vento dello Spirito Santo. Lo Spirito alimenta la nostra ricerca del Signore e rinnova in noi l’Amore per Dio, per il prossimo, per noi stes-si… in altre parole, la nostra felicità. Nel passato, Don Bosco ha saputo consegnare dei valori che sentiamo vivi e attuali ancora oggi. Ed è guardan-do a lui sentiamo ancora l’ispirazione per cercare ciò che serve a noi oggi. Don Massimiliano porta un esempio:

Don Cottolengo, un sacerdote anziano che Don Bosco aiutava, invitò il giovane prete a farsi una veste più robusta, predicendo che molti si sareb-bero aggrappati a quella veste. A suo tempo la pre-dizione del Cottolengo si realizzò ma ancora oggi, la veste di Don Bosco che può e deve diventare più robusta è l’oratorio, il tessuto di una comuni-

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Eccoci • Marzo 2020dai nostri oratori 11

tà cristiana composto da noi stessi, intrecciando padri e figli che insieme sostengono i bisogni educativi di questa società… «Chi non è preoc-cupato per la condizione giovanile di oggi? La dispersione, la droga, l’eccesso di informazione, la disfazione, il nulla, la noia… E noi che faccia-mo? Stiamo lì a guardare o facciamo una veste più robusta? Robusta è quella veste che mette in-sieme i fili». Come possiamo fare noi educatori, genitori, insegnanti, giovani per capire qual è la nostra parte, per capire cosa deve fare ciascuno di noi personalmente, per creare questo tessuto forte? «Dobbiamo cercare la Sapienza». Se vo-gliamo educare bene le nuove generazioni, far-le crescere intelligenti, bisogna trasmettere dei contenuti perché non c’è tutto sui social, che anzi sono spesso dominati dal vuoto. Al contrario, la Dottrina è ricca. La dottrina è sapere le cose che Gesù ci ha detto. «Lo conoscete un passo del Vangelo a memoria? Il Padre Nostro è un passo del Vangelo che sappiamo a memoria! Non è im-possibile e si deve imparare a memoria il Vange-lo, se no di che cosa sappiamo? Se il sale perde il suo sapore che cosa serve». Per questo, Don Massimiliano ci invita a cercare il tempo per co-noscere la Persona di Gesù Cristo che ci parla, ci dice come perdonare, come amare sul serio – le cose più importanti e belle della vita. E Cristo stesso vuole entrare in contatto diretto, fisico con

ciascuno – quando “facciamo” la Comunione siamo Corpo a corpo, Sangue a sangue con Gesù Cristo venuto a incontrare e a guarire tutto il do-lore, la vergogna, le paure profonde che nascon-do nel suo modo delicato e gentile, che ti guarda in modo unico, separato dalla folla. «Portiamo al Signore Gesù il segreto della nostra vita, non temiamolo, ma affidiamoci a Lui. Perché Gesù è quell’amico segreto, intimo e profondo che sa toccare la tua vita alla Salvezza, alla Felicità, alla Benedizione».

Alla fine della messa, don Massimiliano ci la-scia un impegno esigente perché «chi ci vuol bene, ci chiede cose esigenti, di più di quelle che già sappiamo fare» perché questo ci spinge a scoprire cose nuove: «Imparate una pagina del Vangelo a memoria che questo sia lo spar-tito della musica della vostra vita. E siate santi, cioè: 1. fate sempre bene il vostro dovere 2. non fate mai niente di cui vergognarvi 3. siate sem-pre molto allegri».

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Eccoci • Marzo 2020 dai nostri oratori12

la ValenZa eDuCatIVa Dello sport nell’amBIto Delle realta’ eDuCatIVe

Don Gabriele

Il 23 gennaio presso il salone dell’oratorio di Cadrezzate alla presenza di Don Maurizio, responsabile dell’unità pastorale Santa Teresa

Benedetta della Croce, e di Luca Terzaghi, presidente della Asd Cadregià Gdl, abbiamo avuto il piacere di avere nella nostra comunità Don Stefano Guidi, Direttore servizio oratorio e Sport e Direttore della Fom, e Paolo Bruni, Formatore dell’ufficio Sport del Centro Sportivo Italiano dell’Arcidiocesi di Milano, per un dibattito incentrato sulla Valenza Educativa Dello Sport nell’ambito delle realtà educative quali la famiglia, la scuola e l’oratorio.Alla serata, che è andata oltre le più rosee aspettative di partecipazione, erano presenti più di una cinquantina di persone tra educatori e genitori. È intervenuto, anzitutto, Domenico Serino, respon-sabile formazione CSI Varese, che ci ha confermato la crescita del movimento sia in numeri che qualità della proposta formativa.Nel suo intervento, invece, Don Stefano ci ha presentato uno spaccato sulla realtà diocesana. “Il lavoro per lo sport fatto da tanti anni e sul territorio ha portato ad avere più di 900 società sportive. Pur essendoci tante problematiche nei rapporti che intercorrono tra gli enti educativi e le società, vediamo anche tante opportunità, soprattutto nell’offrire occasioni di incontro e di formazione”.Ha continuato dicendo: “Il CSI vuole fare incontrare le società sportive della diocesi e ricordare che il rapporto tra lo sport e le parrocchie è antichissimo ed è da ritrovare”.Ci ha ricordato anche alcuni principi che ispirano il CSI:1. LO SPORT PER CRESCERE. Lo sport deve coinvolgere tutti i ragazzi per farli

crescere e fargli crescere anche una stima di sé. Per questo chi non vede, chi non cammina, chi non sente, chi non ride, chi crede di non essere capace, può e deve fare sport. La testimonianza di Daniele Cassioli, atleta paraolimpico insegna.

2. LA PERSONA IN TESTA ALLA CLASSIFI-CA: l’attività sportiva sia una esperienza edu-cativa e permetta ai nostri oratori di aiutare a diventare grandi i ragazzi. I ragazzi hanno il

diritto alla confidenza, i ragazzi hanno bisogno di essere ascoltati. Quante ore un allenatore sta con un ragazzo? Li c’è del potenziale da inve-stire per creare una relazione dove un ragazzo si senta ascoltato e non solo un insegnamento di una tecnica o di istruzioni.

3. NELLA COMUNITA’ EDUCANTE: è impor-tante che gli adulti si parlino e quindi è importante incontrarsi pe coordinarci, in modo da fare rete e parlare per aiutare le diverse situazioni che i ra-gazzi vivono.

Nella seconda parte della serata è intervenuto Paolo Bruni, che ci ha riportato sul piano delle sfide reali da affrontare come educatori ed allenatori, mantenendo l’orizzonte tracciato da Don Stefano. ”Non possiamo proporre uno sport senza una adeguata preparazione sulle competenze della crescita fisica. … La competenza è anche una competenza tecnica perché io devo conoscere come un bambino cresce e si sviluppa ma devo anche insegnargli lo sport nel qual si è iscritto. Per mettere realmente al centro la persona, poi, dobbiamo curare l’accoglienza: non basta farli giocare, ma dobbiamo avere a cuore tutti i ragazzi che non fanno parte della sportiva. Non dobbiamo guardare solo alle persone che sono funzionali alla squadra ma dobbiamo guardare anche ai ragazzi che non ci sono e ci si deve preoccupare per loro. Dobbiamo valorizzare i talenti a 360 gradi senza generare scarti. Ancora, nelle nostre sportive ci deve essere lo stile dell’allegria: oggi fare sport per un ragazzo non è sempre sinonimo di un benessere. I ragazzi hanno bisogno di chi sa prendersi cura di loro, di chi sa sorridere con loro ma che sa anche aiutarli a gestire la sconfitta. La presenza e l’intervento del Sindaco di Cadrezzate con Osmate Cristian Robustellini hanno sancito la valenza educativa dello sport anche per il tessuto laico/sociale. Il sindaco ha ricordato l’impegno dell’amministrazione nel favorire la collaborazione tra le differenti realtà sportive del territorio riconoscendo l’importanza del lavoro educativo svolto in oratorio per preparare alla vita e al lavoro i nostri ragazzi. La serata si è conclusa con un confronto tra i relatori ed i partecipanti dal quale sono emerse alcune proposte che cercheremo di tenere presenti e di valorizzare.

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I “Liber Cronicon” della Comunità Pastorale

Santa Teresa Benedetta della Croce

Voci dal passato delle Parrocchie San Martino di Ispra, Santa Margherita di Cadrezzate

Santi Cosma e Damiano di Osmate

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LXXXVI

Fine anni trenta inizio anni quaranta: l’Arcivescovo di Milano, nel 1939, fa ancora visita alla parrocchia. L’Italia

entra in guerra nel 1940 ed il parroco puntua-lizza la situazione venutasi a creare: i giovani sono chiamati alle armi, ci sono i primi prigio-nieri, i primi dispersi ed i primi morti.

Anno 1938

“E’ il centenario della nascita di S. Carlo che fu solennizzato anche nella nostra parrocchia nel giorno stesso di S. Carlo 4 Novembre. In preparazione, per tutto l’anno in tutte le Benedizioni, si recitò la preghiera in onore di S. Carlo; in ogni mese i fanciulli e le fanciulle degli Oratori si accostarono ai SS. Sacramenti, oltre al solito di ogni mese; si tennero giornate di ritiro per le figliuole dell’Oratorio ed anche per i giovanetti; si tennero predicazioni per la festa del S. Cuore, della Madonna del S. Rosario e per S. Carlo, comprendendo anche quella annuale pei Defunti; ed in special modo tenendo conferenze da appositi propagandisti mandati dalla Federazione “uomini cattolici” di Milano in preparazione alla Pasqua per gli uomini; ed alle donne da un Sacerdote (un Padre di Barza). Secondo le disposizioni date dall’Arcivescovo, si tenne anche un pellegrinaggio ad Arona e Cannobio al quale parteciparono ben 150 parrocchiani; ad Arona si cantò Messa ed il Rev. Arciprete tenne il panegirico: a Cannobio la S. Benedizione con discorsetto tenuto dal M. R. Canonico del Santuario. L’anno si chiuse con le S.S. Quarantore ed un migliaio di Comunioni.” Così Don Antonio inizia la cronaca dell’anno, e poi prosegue: ”In quest’anno il M.R. Parroco ha finalmente estinto il debito contratto per le poltroncine dell’Oratorio: £ 10.220= delle quali novemilacentocinquanta da lui versate

personalmente. Ha contratto però un altro debito per la riparazione del paramento bianco solenne restaurato dalla Ditta Biella. La popolazione finora ha offerto lire 4.500. Mancano altre lire duemila da versarsi alla Ditta entro l’anno venturo. Parimenti si è provveduto di due tunicelle e continenza da morto, con una spesa di lire 1.250. Infine si è fatto il soffitto alla cucina, aggiungendo questa spesa all’altra, dimenticata, e fatta nel 1932 consistente nella scala con gradini, ringhiera di ferro, pianerottolo, tutto di nuovo, nella casa Parrocchiale con una spesa di lire ottomila. Si deve ricordare infine la sistemazione fatta dal Comune della scalinata e pianerottolo della facciata della Chiesa con sistemazione dell’adiacente piazza”.

Si celebra una terza messa festiva“In quest’anno ha incominciato per la Pasqua a celebrarsi in tutte le feste di precetto la ter-za Messa, di cui la spesa è sostenuta dall’Il-lustrissima Sig.ra Marchesa Bice Sagramoso Brivio e Sig. Franco Castelli”.

Anno 1939

La visita pastorale“In considerazione della S. Visita Pastorale e delle SS. Missioni che dovranno farsi in quest’anno si è incominciato subito, per il loro buon esito, a stabilire preghiere e divozioni speciali”.E’ ancora il Card. Schuster, Arcivescovo di Milano, a fare visita alla parrocchia. Ecco il resoconto del parroco: “Il 6 Agosto alle 15 precise da Milano arriva l’Arcivescovo per la S.Visita accompagnato dal Segretario D. Galli e dall’oblatino (nuovo ordine secolare creato o rinnovato dall’Arciv.) che fungono da

Dal “Liber Cronicus” della Parrocchia S. Martino V. di Ispra

∑ottava parte • a cura di roberto Magistri

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LXXXVII

autisti e camerieri. Sul piazzale della Chiesa convengono le Autorità tutte e i Confratelli con il baldacchino. Entrato in Chiesa i RR. Chierici di Barza cantano l’Ecce Sacerdos e proseguono la cerimonia della S. Visita. Alle 19 circa terminata la visita alle cappelle sparse sul territorio Parr.le ritorna a Milano. Il 7 lunedì per le 5 precise è ancora qui per la S. Messa e fa 650 Comunioni. Di nuovo è ancora qui alle 15 per la chiusura della S. Visita. Esorta il popolo a organizzarsi nelle Società Cattoliche specialmente nella Confraternita. Le Cresime amministrate il 6 furono 98. In occasione poi del 25° di parrocchia, avendo il parroco rifiutato qualunque festeggiamento, la popolazione stimò fare un regalo al Parroco consistente nell’offerta di lire duemila per coprire la spesa dei paramenti Bianchi Solenni effettuata l’anno scorso estinguendo totalmente il debito. L’Arcivescovo poi dava una sua relazione sul giornale “L’Italia”.

Le SS. Missioni“Il 23 (Sabato) Sett. alle 15,25 entrò in Parrocchia il R. P. Missionario di Rho Padre Brambilla. Il giorno seguente P. Milani ed il terzo giorno P. Rigamonti. La chiesa è sempre stipata riempiendo il presbiterio ed il coro. I R. Padri di Barza molto sollecitamente prestarono il loro aiuto. Terminata la settimana per le donne Domenica 1° Ottobre incominciò quella degli uomini che riempirono sempre la Chiesa ma non come le donne. Gli stabilimenti nei quali lavorano essendo molto lontani (Angera – Sesto – Vergiate) e l’assenza di 250 giovani circa richiamati alle armi (epoca nella quale scoppiò la guerra fra gli alleati e la Germania) possono scusare il minor numero di uomini intervenuti alle S.S. Missioni. Domenica 8 Ottobre P. Milani, ultimo rimasto, parte dalla stazione di Ispra acclamato dalla popolazione. Frutti immediati: N 4390 comunioni; 1345 confessati: facendo conto di 420 assenti e bambini, purtroppo furono circa 340 astenuti. Trecento donne promisero di fare la comunione mensile; 60 giovani promisero di iscriversi nella Gioventù Femminile Cattolica; maggior numero di giovani frequentano l’Oratorio fem.”

La scomparsa di Don Giovanni BesozziDon Antonio riporta nel Chronicon la notizia della morte del suo predecessore Don Besozzi: ”Il 23 Ottobre muore alla “Rocca Brivio” di cui era cappellano, a Melegnano il M. R. D. Besozzi Giovanni emerito Parroco di questa Parrocchia da lui tenuta per trent’anni: Giovedì 26 il suo corpo è seppellito in questo cimitero vicino alla madre” (ndr: la tomba si trova nel primo cimitero entrando a destra dopo la cappella dei partigiani).

Anno 1940

E’ l’anno della partecipazione dell’Italia al conflitto della seconda guerra mondiale. Don Antonio annota: “Fu questo un anno molto tribulato per le continue e ripetute chiamate dei giovani alle armi. Nell’offensiva al fronte Francese fu soltanto un ferito leggermente, e sul fronte Greco un prigioniero. Nella Vigilia di Natale alle ore 17 si è cantata la Messa della notte di Natale secondo le disposizioni emanate dal S. Padre e dall’Arcivescovo per motivo dell’oscuramento notturno praticato fin dalla dichiarazione di guerra da parte dell’Italia”.

Arriva il nuovo CoadiutoreDopo undici anni Don Luigi Cassani viene trasferito e subentra un altro Don Luigi. Il parroco registra: “In Giugno il M R. Coadiutore D. Luigi Cassani è trasferito alla frazione “Madonna di Campagna” di Gallarate che poco dopo fu eretta in Delegazione Arcivescovile. Al suo posto venne mandato il M R. D. Luigi Ponti da Milano di 23 anni e mezzo”

La comunicazione della Curia Arcivescovile è datata 18/05/1940.

Una nuova AssociazioneIn quest’epoca viene costituito un nuovo gruppo cattolico: “Nella festa della Natività di Maria S.S. preceduta da un triduo si è fondata l’Assoc. della Gioventù Femm. dell’Azione Cattolica con 20 giovani circa”.

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LXXXVIII

Restauro all’altare della MadonnaAl termine della relazione annuale il parroco annota: ”Con una spesa complessiva di lire seimila è stata restaurata la Cappella della Madonna e fu arricchita di 6 candelabri e 4 reliquiari di bronzo dorato”.

Anno 1941

“Essendo richiamati alle armi quasi tutta la gioventù (oltre 200) le pie devozioni dell’anno furono dirette per loro. Le S.S. Quarantore predicate da P. Mauro passionista, il triduo e la consacrazione dei soldati al S. Cuore il 2 Febbraio predicato da Don Paolo, la predicazione del S. Cuore, quello della gioventù femminile al 8 Settembre, quella della Madonna del S. Rosario e poi quella dell’Immacolata, predicate da Don Pariani, da Don Erasmo Valenti, da Don Carlo De Ambrogi. La corrispondenza coi soldati specialmente con quelli che combattono è abbastanza frequente. Degno di nota è la fondazione dell’Associazione “Donne di azione cattolica”. Si sono iscritte una cinquantina”.

Anno 1942

“Anche quest’anno le SS.Quarantore e tutte le altre predicazioni straordinarie come l’anno precedente sono fatte per i nostri soldati. In preparazione della S. Pasqua si fecero predicazioni per uomini, donne e gioventù separate. Nonostante l’assenza di 150 giovani si fecero 1200 Pasque. Si deve ricordare che purtroppo finora due dei parrocchiani soldati furono dichiarati dispersi: Pinolini Gianvittore e Motta Angelo: due sono morti, Vivian Giuseppe e Losapio Carlo; un prigioniero: Tenente Butti Gennaro ritornato in patria per l’intercessione della S. Sede”.Il parroco riporta erroneamente il nome di Motta Angelo anziché quello di Realini Angelo, forse confondendo il cognome reale con quello della mamma Motta Enrica.Scompaiono alcuni personaggi importanti nella vita del paese: “Ancora si deve ricordare che in Gennajo è morto il Podestà

Costanzo Ranci; ed in Febbrajo il Sig. Dott. Franco Castelli mecenate di questa parrocchia che costruì l’Oratorio M. e non dimenticò la parrocchia nelle sue disposizioni testamentarie”.Nonostante la guerra, proseguono le varie iniziative organizzate dalla parrocchia. Don Antonio così le elenca: “Numeroso e anche devoto il pellegrinaggio al S. Monte di Varese ad iniziativa della Giov. Femm. di Azione Cattolica; così anche il pellegrinaggio alla Chiesa interna dei Guanelliani di Barza ad iniziativa delle Donne di Az. Catt.. Commovente la consacrazione dei bambini al S. Cuore di Maria nel giorno dell’Ascensione in cui si celebrò la festa del Papa con una accademiola e numerose comunioni”.

Il quarantesimo di sacerdozio del parroco

Pisside donata nel 1942 dal Parroco Don Antonio Cazzaniga alla Parrocchia in occasione del suo 40⁰ di sacerdozio

Quest’anno ricorre il quarantesimo di prima messa di Don Antonio, essendo stato ordi-nato il 24/05/1902, ed il parroco così registra l’evento: “………celebrazione modesta, ma

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LXXXIX

Le vecchie campaneLe prime notizie le abbiamo solo nel 1680 quando, essendo par-roco GianBattista Terzaghi, è stato eretto il nuovo campanile sul quale fu elevata una campana del peso di Rubbi 16 (kg. 330 circa). Nel 1691 lo stesso parroco fece aggiungere altre due campane, l’una di Rubbi 35 (kg. 591 circa) e l’altra di Rubbi 24 (kg. 470 circa) dal fonditore Bononilla Pietro.Nel 1783 il parroco Pietro Antonio Santini aggiunse la quarta campana con il concorso del Comune che sborsava la disponi-bilità di cassa di L. 1.338 di allora.Nel 1842 però le quattro campane si trovarono in gran disordi-ne minacciando di cadere. Il parroco Francesco Maspero le fa rifondere dalla Ditta Bizzozzero di Varese domandando ai due Comuni di Ispra e di Barza il loro concorso, anche per l’aggiunta di una quinta campana. Ma Barza rifi uta per defi cienza di cassa ed Ispra promette stanziando una certa somma per cinque anni, ma soltanto per la rifusione di quelle già esistenti. Dopo sette anni e cioè nel 1849 le quattro campane rifuse risalirono sul campanile.Finalmente nel 1887, essendo parroco Don Giovanni Besozzi, per sottoscrizione pubblica venne elevata la quinta campana (il sospirato Campanone). Questa campana venne fusa dalla Ditta Barigozzi.Nel 1935 le campane necessitavano di alcune riparazioni. La Ditta Bianchi fu Bizzozzero fece un preventivo di L. 1.000 che si raccolsero facilmente con offerte libere date dalla popolazione e con il concorso del Comune di L.200. La notizia però non viene riportata nel Chronicon.

Ecco le caratteristiche delle vecchie campane:

LA PRIMA – e cioè la più piccola pesava Kg. 326 – diametro m. 0,820. Aveva incisa nel bronzo l’immagine di S. Antonio da Padova e di S. Rocco. Portava la dicitura “Vobis deprecantibus quid triste nobis?”. Se voi pregate per noi che male ci può acca-dere?LA SECONDA – pesava Kg. 459 – diametro m. 0,928. Immagine: Cristo Re. Dicitura: “Qui imperas ventis et mari memento nostrum” – Tu che comandi al vento e al mare ricordati di noi.LA TERZA – pesava Kg. 541 – diametro m. 0,985. Immagine: Padre Eterno. Dicitura: “A fulgure et tempestate defendat nos Deus” – Dal fulmine e dalla grandine difendici o Signore.LA QUARTA – pesava Kg. 789 – diametro m. 1,110 – Immagini: S. Antonio Abate, S. Sebastia-no, S. Lorenzo. Dicitura: “Adiutores estote nobis opportunitate” – Nelle nostre necessità siate voi i nostri protettori.LA QUINTA - “il Campanone” pesava Kg. 1162 – diametro m. 1,260. Immagine: Madonna del S. Rosario. Dicitura: “Regina SS. Rosarii ora pro nobis” – Regina del S. Rosario prega per noi.Il sei Febbraio 1943 la prima, la terza e la quarta campana furono consegnate al governo per la loro fusione e trasformazione in materiale bellico.(notizie tratte dall’opuscolo “Le nostre campane” – Tip. Arciv. dell’Addolorata Varese. Anno 1953)

intima e cordiale del qua-rantesimo di Sacerdozio del M.R. Parroco ad inizia-tiva delle due associazioni femminili di Azione Catto-lica. Il Parroco in occasio-ne del suo quarantesimo arricchì la Chiesa di una Pisside (ndr la Pisside è il vaso dove si conserva-no le particole consacrate dopo la celebrazione eu-caristica) nuova d’argento con pietre preziose lavo-rata a sbalzo con cesello e tre bellissime miniature; e riformò arricchendoli con rubini il calice d’argento barocco e l’ostensorio la cui lunetta (ndr la lunetta è un sostegno a forma di mezza luna inserito nella parte centrale dell’osten-sorio per l’esposizione dell’ostia consacrata) è ora di 18 carati con 14 rubini”.

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Nel nostro cammino nel tempo siamo quindi arrivati al 1941, sempre nel corso del conflitto mondiale.

Ovviamente nell’incontro del pomeriggio del primo giorno per il consueto resoconto dell’anno appena finito, il Parroco non poté fare a meno di cominciare con il rammarico di essere ormai entrati nel secondo anno di guerra ed espresse l’auspicio che si potesse presto arrivare alla fine. Venne rivolto l’invito ai fedeli di frequentare la dottrina, di praticare la castità coniugale e di vigilare maggiormente sul comportamento dei figli.

Consacrazione al S. Cuore – Nuovo PodestàNello stesso mese venne organizzata la consacrazione al S. Cuore (dalle parole del Parroco: “la cerimonia è stabilita per il soldato e la vittoria”) . Al mattino vennero distribuite molte comunioni, mentre nel pomeriggio fu tenuto dal Parroco un discorso d’occasione incitando alla preghiera e alla riforma della vita, “mezzi infallibili per impetrare protezione e salvezza ai combattenti e vittoria alla Patria” con il raggiungimento della pace.Si può quindi attingere dalle pagine del cronico una notizia di carattere politico, amministrativo, cioè la nomina del nuovo Podestà nella persona del Cavalier Leva (già Commissario prefettizio).

SS. Quarantore – Pellegrinaggi – Prima ComunioneLe SS. Quarantore vennero celebrate nei giorni 7, 8 e 9 febbraio. Contrariamente agli anni precedenti vennero iniziate il venerdì. Le

predicazioni furono tenute da Don Mario della Casa don Guanella e gli argomenti scelti furono: confessione, salvezza dell’anima, peccato, famiglia, e bestemmia. Lo stesso sacerdote ritornò nei giorni 20, 21 e 22 aprile in occasione delle funzioni che si tennero per promuovere l’adempimento del Precetto Pasquale. In tale occasione vennero trattati i seguenti temi: impurità, scandalo e confessione.Nei giorni 14 aprile e 4 maggio vennero effettuati i due consueti pellegrinaggi ad Angera e a S. Caterina con una partecipazione meno numerosa anche per la mancanza del trasporto in corriera.La Prima S. Comunione venne celebrata la mattina del 22 giugno e furono ammessi 28 tra maschi e femmine, successivamente nel pomeriggio in Chiesa furono rinnovati i voti battesimali e impartita la S. Benedizione.

Feste ParrocchialiIl 7 luglio venne celebrata la festa di S. Margherita con la S. Messa solenne al mattino in Chiesa, la seconda comunione dei piccoli e nel pomeriggio la Processione con la statua per le vie del Paese. La maggiore solennità di questa Parrocchia venne sempre considerata la Festa della Madonna della Cintura. Tale festività venne preceduta dal triduo di predicazione che si concluse con le S. Confessioni. Il giorno della festa dopo la S. Messa solenne del mattino, nel pomeriggio si svolse la solenne processione con il venerato simulacro della Madonna, seguita dall’incanto delle offerte che a causa delle restrizioni dovute alla guerra non furono particolarmente copiose.

Dal “Liber Cronicus” Cadrezzate

∑a cura di carlo Maria braMbilla

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Il giorno seguente si tenne l’ufficio solenne per i caduti della Parrocchia e si ripeté anche la processione.

Ottavario dei morti - CadutiFu celebrato con particolare solennità. Molte furono le S. Comunioni del mattino, circa duecento, anche per ottenere “l’indulgenza toties quoties” (si possono guadagnare ogni volta che si ripete l’opera ingiunta). Alla sera venne recitata la Via Crucis per i defunti con la S. Benedizione ed il Rosario al Cimitero.

La guerra era iniziata da circa due anni e già tre furono i primi caduti del Paese: due sul fronte greco Piscia Luigi di anni 30 celibe e Ponti Enrico caporale di anni 28 che lasciò la moglie e due figli.

Il terzo fu il maresciallo d’aviazione Vallerini. Il soldato Beltramini Enrico venne salvato dopo il siluramento della nave Conte rosso.

Si concluse l’anno con il canto del Te Deum di ringraziamento con la Benedizione.

1942

Il Parroco prima di fare il punto sull’anno appena finito, si domandò angosciato se durante l’anno finalmente la guerra sarebbe finita, e concluse incitando tutti a compiere il proprio dovere, ma anche e soprattutto ad insistere nella preghiera e nella riforma della vita. E riportiamo le parole del

Parroco: “la guerra è una calamità provocata dal peccato. ….......Rimane solo una speranza, che almeno la maggioranza degli uomini si convertano e per loro Iddio ........... ci conceda la sospirata pace”. Come di consueto nel pomeriggio venne fatto il resoconto dell’anno appena finito, rilevando un certo incremento dei nati, ma la mancanza di matrimoni, attribuendo ciò a leggerezza insinuatasi nella gioventù e per tale motivo incitò i genitori ad essere più vigilanti e ad avere un comportamento esemplare.

SS. QuarantoreFurono celebrate il 9, 10, 11 gennaio predicate dal Prevosto di Tradate, don Delfino Gariboldi.

Si cominciò ancora il venerdì con due prediche al pomeriggio, come anche al sabato per favorire la partecipazione anche degli operai che rientravano in serata. L’esito fu molto positivo contandosi circa 600 comunioni domenica mattina. Anche al lunedì vi fu la comunione generale per i soldati.

La guerra - Incursioni aeree

La guerra proseguiva furibonda ed anche a Cadrezzate si potevano sentire le conseguenze legate al gran numero di richiamati alle armi (non pochi coniugati con figli). Vennero razionate le derrate alimentari come il pane ridotto a 1 etto e mezzo a persona, requisite le bestie, il fieno, la lana, il rame e i cereali. A causa delle difficoltà imposte dal periodo bellico, si decise di non effettuare i consueti pellegrinaggi. In paese non si ebbero incursioni aeree, ma si vivevano le incursioni su Genova, Torino e Milano, in quanto i quadrimotori passavano nel cielo con il loro rombare triste provenendo dalla frontiera svizzera per dirigersi a lanciare le bombe dopo qualche minuto dove ci sarebbero state nuove vittime innocenti.

Campana – S. Pasqua - Giubileo di SS Pio XIIVerso la metà di marzo si cominciò a sentire un suono cupo della campana mediana e si constatò una fenditura orizzontale verso l’orlo di battuta, ciò rendeva necessaria la sua rifusione. Ovviamente la situazione del momento impose di procrastinare l’intervento alla fine della guerra.

La preparazione alla S. Pasqua vide un triduo di predicazioni nei giorni 13, 14, 15 aprile tenute da don Celeste Cappelletti, padre guanelliano di Barza e il triduo si chiuse con la presenza di cinque sacerdoti per le confessioni.

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Alle ore 18,00 del 13 maggio tutti i parrocchia-ni ascoltarono il messaggio del Papa trasmes-so da Radio Vaticana. Il mattino della festa dell’Ascensione si compì la Comunione Ge-nerale per il Papa da parte di più di 300 perso-ne. Alla sera si tenne un’altra funzione con S. Rosario, litanie e predica sul Papa, “per susci-tare nei cuori un vivo senso di devozione, di obbedienza e di amore verso il Papa”.

La Festa della Madonna di Caravaggio - Feste Patronali Venne celebrata con particolare solennità per implorare dalla Madre di Dio protezione sulla Patria e sui nostri soldati. Venne preceduta da un triduo di funzioni e di preghiere (23, 24, 25 maggio).Nel pomeriggio del 26 venne recitato il S. Rosario in Chiesa, in Processione e alla Cappella quindi seguì il discorso del Parroco, alcuni canti, la S. Benedizione, e il bacio della reliquia.In luglio venne celebrata la Festa di S. Mar-gherita, in novembre la Festa della Madonna della Cintura con un triduo di predicazioni te-nute da Padre Fedele dei Passionisti di Cara-vate. Nonostante il cattivo tempo vi fu un buon concorso della popolazione sia alla S. Comu-nione, sia alla Processione, sia all’incanto dei canestri, che al solenne ufficio per i caduti in guerra della Parrocchia. In concomitanza con la festa venne celebrata Giornata Missionaria.

Consacrazione al Cuore di Maria - Giornata “pro Seminario”La Consacrazione al Cuore di Maria venne tenuta nel pomeriggio dell’8 dicembre in concomitanza con la Festa dell’Immacolata dopo un’ora solenne di adorazione davanti al Santissimo esposto.La Giornata “pro Seminario” venne indetta per il 22 dicembre, La vigilia intervenne il Rev. Prof. Canziani del Seminario di S. Pietro, che tenne una prima predica e attese alle S. Confessioni. Il giorno successivo il Professore tenne altre tre predicazioni.L’iniziativa permise di raccogliere 642 £.

Vigilia di NataleSecondo la facoltà concessa da Roma il Parroco celebrò la S. Messa della vigilia nel pomeriggio con una partecipazione straordi-naria della popolazione e la distribuzione di circa 250 Comunioni.Si chiuse l’anno con il Te Deum e la Benedi-zione.

1943

L’anno si aprì con il resoconto dell’anno ap-pena concluso alla popolazione che gremiva la Chiesa. Il Parroco colse l’occasione per ri-chiamare tutti ad un impegno di cambiamen-to di vita veramente.La presenza del tremendo flagello della guerra doveva essere sprone ad una riforma generale e radicale della vita.Il Parroco si rivolse in particolar modo agli uomini di cui notava una scarsa frequenza alla dottrina, esortò tutti a partecipare alla S. Messa quotidiana.Raccomandò ai genitori la custodia, la corre-zione e il buon esempio ai figli.Si rinnovarono i voti battesimali e si chiuse la celebrazione con la S. Benedizione Euca-ristica.

SS. QuarantoreVennero celebrate il 29, 30, 31 gennaio con inizio al venerdì per terminare alla domenica.

Le predicazioni furono tenute dal Sacerdote Padre Abramo, padre spirituale della Casa don Guanella. Il tema dei sermoni ebbe come oggetto l’Eucarestia. La predicazione fu semplice ma persuasiva ed efficace con una straordinaria partecipazione ai SS Sa-cramenti.

Rimozione di due campaneAnche la parrocchia di Cadrezzate dovette dare il suo contributo alla guerra, come imposto dalle disposizioni governative, vennero così cedute due campane: la seconda che si era rotta lo scorso anno e la prima campana.

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Rimase quindi solo il campanone che poteva continuare a comunicare alla popolazione gli eventi della Parrocchia.Sulla seconda campana era in evidenza la scritta “ab omni mala libera nos, Domine” accompagnata da alcune effigi incise: S. Ambrogio, S. Lucia, S. Giovanni Battista, SS. Crocifisso, Addolorata.Sulla Prima Campana era incisa la scritta “Sancta Maria, ora pro nobis” e le effigi incise erano: S. Antonio, S. Apollonia, S. Margherita, SS. Crocifisso, S. Giorgio.Peso complessivo 756 Kg. Furono rimosse il 27 febbraio

S. Pasqua - Prima S. ComunionePer quanto riguarda questa importante ricor-renza venne evidenziato il triduo di predica-zioni in preparazione al compimento del pre-cetto pasquale riservando la predica e le SS. Confessioni della terza sera agli uomini.E il 13 giugno venne celebrata la S.Prima Co-munione per 14 maschi e 6 femmine, mentre la seconda venne celebrata l’11 luglio in oc-casione della Festa di S. Margherita.

25 luglio e 8 settembreDalle pagine del cronico si evidenziano al-cune notizie politiche di notevole importan-za per le sorti dell’Italia come gli avvenimen-ti delle due date.La sera del 25 luglio venne diffusa alla radio la notizia che il Duce aveva dato le dimissioni ed il Maresciallo Badoglio assunse la direzione dello Stato con pieni poteri per incarico del Re. Nel suo proclama al popolo il nuovo Capo però soggiunse: “La guerra continua”.Vi furono manifestazioni di giubilo della popolazione, ma anche accessi, devastazioni, minacce, uccisioni, per cui il nuovo capo di stato proclamò lo stato d’assedio.Così si giunse all’8 settembre, quando venne data l’improvvisa notizia dell’armistizio dell’I-talia con gli alleati, Tutti presto rimangono sorpresi, timorosi a ciò li induce anche il fat-to che i nostri soldati, disarmati dalle truppe

tedesche, ritornano alle loro case. Ed allora la guerra non solo continuava ma si accanì ogni giorno più tra tedeschi e alleati, nelle terre dell’Italia meridionale. Il Re e Badoglio si rifugiarono a Bari. (Mentre al nord venne proclamata la Repubblica Sociale di Salò da Mussolini che era stato liberato dai tedeschi dal Gran Sasso e si sviluppò la rete partigia-na per la liberazione – ndr). Nel frattempo gli abitanti delle grandi città per sfuggire ai bom-bardamenti, si rifugiarono nei piccoli centri. Ed anche a Cadrezzate si rifugiarono un centinaio di persone provenienti da Milano e Torino. Queste persone frequentavano la parrocchia specialmente in occasione della S. Messa festiva. Allora il Parroco si interro-gò su quale sorte sarebbe toccata all’Italia e si augurò che le preghiere e la riforma cristia-na della vita potessero condurre l’Italia alla salvezza con la pace e l’indipendenza.

Festa patronale della Madonna della cintura – Ottavario dei morti

La festa venne celebrata il 24 ottobre e vide una grande partecipazione ai SS Sacramenti ed una buona raccolta di offerte per l’incanto dei canestri. Il giorno successivo venne celebrato l’ufficio solenne per i caduti della Parrocchia.

Tutti i giorni dell’ottavario la popolazione si riunì in chiesa al mattino per l’ufficio e alla sera per la Via Crucis, la S. Benedizione e la recita del S. Rosario durante la processione al cimitero ed infine il canto del Miserere.

L’anno si concluse con il canto del Te Deum di ringraziamento e la S. Benedizione.

Il Parroco dette quindi il resoconto delle offerte raccolte durante l’anno complessivamente 1550 £

per le giornate missionarie, pro seminario, pro università, obolo di S. Pietro, la Terra Santa, i Chierici poveri, l’assistenza operaia, e la buona stampa.

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Dal “Liber Cronicus” Osmate∑

a cura di annibale ghisolfi

1944

Aprile Il g.25 alcuni angioletti si accostaro-no per la prima volta alla Mensa Eucaristica avendo per madrina la Sig.ra Piona Angela in Bianchi. Intervenne il M. Rev. Sig. Prevo-sto di Santa Francesca Romana. Sul frontale della chiesa spiccava un cartello colla se-guente dicitura:“O Gesù Eucaristico / che sei la prima volta / la più dolce felicità / di questi cari angioletti / illu-mina lo loro mente / dirigi i loro passi / sii per loro e per i loro cari / una perenne benedizione.” La festa venne resa più solenne per l’inaugu-razione del nuovo orologio.

MAggio – VisitA pAstorAle - il giorno 11-12-13 a preparazione della Visita Pasto-rale [Vedi autografo Card. Schuster nelle iscrizioni del 1942] il Sac. D. Pietro Tagliabue teneva un triduo di predicazione.Il g. 14 il Card. Arcivescovo con mezz’ora di anticipo giungeva fra noi: veniva ricevuto dal parroco locale, dal rettore della Congregazio-ne del Guanella di Barza, dal parroco di Len-tate, Comabbio, di Castelnuovo Bozzente, della Maddalena, da … [sono puntini originali del manoscritto] Sul limitare del Tempio una figliuola diede a Sua Eminenza il benvenuto a nome dei parrocchiani presenti ed assenti ed invocando su di essi la Pastorale Bene-dizione. Benedetto il popolo, entrava poi in chiesa al canto solenne dell’Ecce Sacerdos Magno. Salito sul pulpito parlava della nostra Madonna per esortarci alla preghiera, alla penitenza, alla vita cristiana onde meritare l’aiuto divino.Compiuta la cerimonia di suffragio, impartita la Benedizione col SS. Sacramento, si accinse ad amministrare la S. Cresima: 21 furono i cresimandi ai quali poi Sua Eminenza

volle fare un po’ di esame di Dottrina e con vivacità quei piccoli seppero cavarsela bene.Partì poi per Cadrezzate ed al mattino del 15, prima dell’ora fissata, eccolo di nuovo ad Osmate per la S. Messa e Comunione generale.Al Vangelo parlò della distruzione del San-tuario di Farfa avvenuto, durante la guerra del sec. VI per opera dei Longobardi e Goti e come venne riedificato stante l’impulso di un santo monaco della Savoia che della Ma-donna in tre distinte visioni ne aveva ricevuto il comando. [L’abbazia di Santa Maria di Farfa è un monastero della congregazione benedettina cassinese, che prende il nome dall’omonimo fiume (il Farfarus di Ovidio) che scorre poco lontano e che ha dato il nome al luogo adiacente l’abbazia. Si trova nel territorio del comune di Fara in Sabine, nel reatino (provincia di Rieti)]Terminate le funzioni in Chiesa, discende in casa parrocchiale per un piccolo rinfresco e quindi, dopo d’essersi alquanto trattenuto in paterna conversazione coi sacerdoti presenti, acclamato dalla popolazione ritorna a Milano, non senza aver prima fatto una breve visita al cimitero a benedire la salma della Giovinetta Bianchi Graziella che si trovava nella Cappella Mortuaria.

Mese di MAggio – In quest’anno lungo il mese s’ebbe una novità. Non soltanto tutte le sere verso le 20,30 il popolo si raccoglieva ai piedi della nostra cara Madonna per lodare la sua grandezza e la sua bontà; ma anche tutti i giorni feriali alle ore 18, previo il suono delle campane, [Dalle iscrizioni del febbraio 1943 risulta che le campane confiscate furono due, la quarta e la quinta, le più grosse. Le altre 3 piccole furono lasciate. Le due nuove

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più grosse verranno innalzate nel maggio del 1950, come risulterà dalle relative iscrizioni] per i ragazzi e le ragazze si recitava il S. Ro-sario e si rivolgeva loro un piccolo discorset-to. Fu abbastanza frequentato.giugno – Il g. 11 alle 20 ¾ in occasione del «Corpus Domini» si fece una solenne processione col SS. Sacramento, coll’inter-vento di una trentina di Chierici di Barza ed il loro Rettore. Riuscì magnificamente. Dopo 20 anni si portò la bandiera bianca con sto-lone dei colori nazionali. Alla processione intervenne pure la Fam. Aliprandi col perso-nale di servizio e Fam. Conte Castelbarco.

luglio – Il g. 16 i militi appartenenti alla contraerea, lasciarono definitivamente Osmate non senza aver prima consegnato una buona offerta per la Chiesa.

Agosto – In preparamento alla solenni-tà dell’Assunta che si celebrò il 20 agosto, il padre Guglielmetti tenne alle figiuole un triduo di predicazione. La solennità venne celebrata con grande pompa: cantò la S. Messa e tenne il discorso un sacerdote di Barza; discreta la frequentazione ai SS. Sa-cramenti. Ai Vesperi l’ora di adorazione ven-ne predicata da D. Pietro Tagliabue.

setteMbre – Verso sera del g. 2 si sca-tenò un terribile temporale o meglio ciclone che ebbe scoperchiato parte del tetto della casa colonica e fienile parrocchiale ed altri tetti in paese. La forza del vento fu tale da sradicare grossissime piante nel giardino del Conte Castelbarco. Gravi danni portò all’agricoltura.

ottobre – Verso la metà del mese la ditta Maroni di Varese vi inseriva nell’organo un nuovo istrumento (le trombe). La spesa fu di circa £ 6.000 (seimila).Il 22 si celebrò la festa dei S.S. Patroni Cosma e Damiano, questa venne resa più solenne dall’inaugurazione dell’organo arricchito dal nuovo istrumento. Cantò la S. Messa e tenne l’elogio dei Santi un professore di Barza. Al dopopranzo si fece la processione del SS. Sacramento con intervento dei Chierici di Barza accompagnati dal loro distinto Rettore.

diceMbre - Il g. 10 durante la S. Messa si raccolse l’obolo «Pro Seminario». Si raccol-se una bella somma.Il g. 24 alle ore 17 con straordinario intervento di popolo si cantò la S. Messa: una seconda pure in canto alle ore 8 ½ del g. 25 e la terza letta alle ore 11. In tutte e tre le S. Messe si tenne un breve fervorino.

1945

gennAio – Dal 4 al 5 gennaio si ebbe una straordinaria nevicata (circa 65 cm.) e così pure la notte del 25.

MArzo - La sera del 30 marzo, vigilia della S. Pasqua, arrivava in paese un sacerdote di Barza e si fermava tutto il giorno dopo per attendere alle S. Confessioni.

Aprile – Il g. 25 Anniversario della morte della bambina Bianchi Graziella. Alle 5½ del mattino, presente un buon numero di par-rocchiani, dopo le esequie, la sorella della defunta declamava le seguenti parole: «Cari defunti. Indimenticabile ed adorata Graziel-la – Cari Cristiani presenti in questo luogo di grande sollievo: rivolgiamo le nostre menti e il nostro cuore a Dio ascoltando la S. Messa in suffragio di tutti i nostri cari; e uniti a Loro chiediamo all’Onnipotente la pace, il termi-ne di tante sofferenze, la fine di tante bar-barietà, di tanto incessante sterminio. Fac-ciano così ritorno ai desolati genitori i loro amati figli; ai figli il loro adorato padre; alle spose il caro consorte e tutti i cari fratelli. Graziella, angelo della nostra famiglia, vitti-ma dell’assurda guerra, giammai saremo in pace se non avremo acquistato il merito di raggiungerti. O Dio, ascoltaci e benedici il mondo». Si celebrò quindi la S. Messa du-rante la quale un buon numero si accostava ai S. Sacramenti. [Don Valsecchi scelse questo modo indiretto per lasciare traccia sul “Cronicon” della fine della guerra, notizia laconicamente ribadita dalle due annotazioni che seguono]Il 26 la radio trasmetteva la notizia dell’armi-stizio ed a questa seguì il suono delle cam-pane.Il 27 i partigiani nominavano il nuovo sindaco nella persona del Sig. Marelli Arturo.

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MAggio – Il g. 1 alle 9,30 si celebrò una S. Messa in ringraziamento a Dio d’aver rispar-miato il nostro paese dagli orrori della guerra e per pregarlo che avesse a conservarci la fede. Alle ore 16 si fece un corteo al monumento dei Caduti, i reduci deposero una corona, quindi due parole del nuovo sindaco. Subito dopo, causa l’arrivo di elementi turbolenti forestieri armati dalla punta dei piedi alla testa, si tramu-tò tutto in una gazzarra tanto che si compirono atti inconsulti a danno di diverse persone, atti che stomacarono i ben pensanti.

luglio – Stante le munificenze del sinda-co sig. Marelli Arturo, e del vicesindaco sig. Gionchetta Rutilio, dopo un mese circa di la-voro, si ultimò il selciato in paese che trova-vasi in condizioni deplorevoli.

Agosto – Dopo pochi giorni di lavoro, la pittrice sig.ra Brazzi di Milano, il giorno 12 ul-timava i lavori di pulizia, stuccatura e restau-razione dell’antico affresco della Madonna esistente nella Chiesa parrocchiale.

setteMbre – Il g. 16 si amministrò la Ia Co-munione a un buon numero di ragazzi. Ebbe-ro per madrina la Sig.ra Luisa Baroni in Livio. Il g. 21 nel coro della Chiesa venne messo in opera l’altro serramento di ferro con i rispet-tivi vetri. La spesa fu di £ 9000 (novemila),

ottobre – Il g. 21 si celebrò solennemente la festa dei Reduci. Alle varie funzioni che si tennero in Chiesa, i reduci ebbero un posto privilegiato. Cantò la S. Messa e vi tenne un breve discorso il parroco di Cadrezzate. Alle 14½ vespero solenni, discorso d’occasione recitato da Don Pietro Tagliabue, quindi so-lenne processione con l’intervento dei chie-rici di Barza e del corpo musicale di Brebbia.Il g. 22 si celebrò la festa patronale in onore dei S.ct. Cosma e Damiano. Prima della S. Messa solenne il celebrante (parroco di Monate) diede fuoco al globo di bambagia che pendeva dalla volta dell’altare. Tenne l’elogio dei Santi il parroco della Maddalena. Discreta la frequenza ai S.S. Sacramenti.[…diede fuoco al globo di bambagia… è un’antica tradizione e un suggestivo rito della liturgia Ambrosiana (che probabilmente risale al VII secolo) che viene celebrato in occasione delle feste patronali quando queste riguardano un Santo Martire. All’inizio della messa solenne si svolge una processione

che si ferma al limite del presbiterio dove è sospeso in alto un pallone, di stoppa o bambagia o di altro materiale combustibile, solitamente ornato con una croce, una corona e delle palme (simbolo del martirio). Dopo il canto dei 12 kyrie il celebrante, con un’apposita verga sormontata, solitamente, da 3 candelette incendia il pallone e sale in presbiterio. Il rito è tutt’ora celebrato nel Duomo di Milano in occasione di Santa Tecla, patrona della parrocchia del Duomo e in molte delle parrocchie dedicate a santi martiri nel giorno della loro festa. A Osmate, questo rito è stato soppresso circa all’inizio degli anni ‘70]

1946

MArzo – Un decreto Arcivescovile stralcia la parrocchia di Osmate da Besozzo e la in-corpora con la pieve di Angera.

Aprile – Il g. 6-7-8 si celebrarono le S.S. 40 ore. Predicò D. Abramo. Discreta la frequen-za ai SS. Sacramenti ed alla predicazione.

Agosto – Il giorno 6 moriva in Gallarate un benefattore d’Osmate, il sig. Giorgio Marel-li. Ai solenni funerali che si celebrarono colà v’intervenne un buon numero di Osmatesi.

setteMbre – Il g. 8 si celebrò solenne-mente la festa in onore di Maria Bambina. Tenne il discorso e cantò la S. Messa il M. R. Prevosto d’Angera. Vi intervenne il parroco di Cadrezzate, della Maddalena, di Castelnuo-vo Bozzente, un sacerdote di Barza. Alle ore 15,00 vespri solenni quindi processione col SS. Sacramento in cui si distinse l’elemento maschile pel loro numeroso intervento.

ottobre – Il g. 22 come negli anni scorsi, si celebrò con divozione speciale, la festa in onore dei S. Patroni Cosma e Damiano. Ce-lebrò la Messa solenne il Parroco di Cadrez-zate, tessé l’elogio dei Santi il Parroco della Maddalena, sedeva all’organo il Parroco di Castelnuovo Bozzente. Lodevole la frequen-za ai S.S. Sacramenti.

diceMbre – In occasione della festa del Santo Natale, la prima S. Messa letta ven-ne celebrata alle ore 7; la seconda in canto solenne alle 8½; la terza alle ore 11. Lo-devole fu la frequenza ai SS. Sacramenti nelle figliuole, discreta nelle donne.

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Eccoci • Marzo 2020dai nostri oratori 13

Incontro con i bambini di Quarta elementare

Don Gabriele

Quando arriviamo i bambini sembrano agi-tatissimi come se dovessero sostenere un esame scolastico, si aspettavano delle

domande, dei voti o chi sa che cosa... In verità questi incontri sono un modo con cui la comuni-tà Cristiana, vuole comunicare la sua vicinanza, il desiderio di incontrare, di aiutare e ridare slancio alla responsabilità educativa che i genitori si sono presi con la richiesta del battesimo. Vogliamo far comprendere, che non sono soli ma che insieme si vuole annunciare la bellezza della vita di fede, nel riconoscere l’amore, che Dio ha per noi. Nessuno può pensare di delegare l’annuncio del Vangelo ad altri, ma tutti si devono sentire responsabili della fede dei loro ragazzi. Possiamo dire che il cammino di fede ha tanti in-gredienti, e visto che io sono goloso, mi piace pa-ragonarla a una torta. Per fare una torta servono tante cose; in questi in-contri abbiamo voluto soffermarci solo su alcuni di essi per verificare se sono stati compresi nella loro bellezza e importanza:La Farina: Gli incontri come gruppo, hanno un ruolo importante. Oltre che passare delle nozioni si vuole anche aiutarli a far fare una esperienza di comunione, di gioco e di confronto.Le uova e il latte: danno sostanza alla torta; è la vita di fede in famiglia. La nostra visita alle fami-glie dei bambini che si preparano alla prima comu-

nione, serve proprio ad incontrare e a coinvolgerle nel cammino di fede dei loro ragazzi. Per questo abbiamo voluto farlo in casa, perché luogo della quotidianità dove la fede deve essere vissuta in ogni azione e in ogni momento della nostra giornata.Lo zucchero e gli altri ingredienti che rendono sa-porita e gustosa la torta: sono le proposte dei nostri oratorio dove possono, sentirsi accolti, giocare, pregare e fare tante esperienze di comunione e di servizio. Tutto questo rende gustosa la vita di fede di ogni singola persona.La cottura: La celebrazioni della Santa Messa, la preghiera e i sacramenti. Sono l’elemento più im-portante per la vita di fede, come la cottura per la preparazione di un dolce. Non basta infatti mettere insieme gli ingredienti per fare un dolce, è neces-sario che venga cotto per fare una vera torta. Tutte queste cose sono essenziali e questo stiamo cercando di far capire, prima che hai ragazzi, alle loro famiglie. Non possiamo pensare infatti che per educare i nostri bambini bastino uno o due di questi ingredienti ma è necessario fornirli tutti e viverli insieme a loro.E’ stato bello incontrare le famiglie, vedere l’amo-re dei genitori nei loro sguardi e nelle loro parola. Vedere la serenità negli occhi dei ragazzi. Però è importante comprendere che si cammina insieme e che la Messa, la preghiera, la confessione non sono cose solo per i bambini. Tutti noi ne abbiamo bisogno per crescere nella pienezza della nostra umanità, che si realizza in Cristo. Chiedo scusa se uso dei paragoni un po’ sciocchi, ma la mia intenzione è proprio questa, far compren-dere che per vivere Cristianamente non basta avere delle nozioni su Dio, ma devo fare esperienza di Dio nella mia comunità e nella vita sacramentale e di preghiera, e questo deve essere fatto insieme.Un bambino capisce che la fede è importante se vede i propri genitori pregare, se vede i propri ge-nitori celebrare l’Eucarestia, se vede i propri geni-tori vivere nella Chiesa, perché la prima esperien-za di Chiesa che ha un bambino è proprio la sua famiglia.

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Eccoci • Marzo 2020 dai nostri oratori14

Mario Chiesa

Se, come ci ricorda in nostro arcivescovo, la “situazione è occasione”, ci siamo accorti tutti che durante le celebrazioni eucaristi-

che festive, prima dello stop forzato dovuto al coronavirus, il numero dei chierichetti nelle no-stre tre chiese parrocchiali è notevolmente au-mentato: la situazione di mancanza ministranti a servizio delle celebrazioni è diventata l’occa-sione per fare una “campagna acquisti” che ha portato i suoi frutti; si sono infatti aggiunti ai gruppi sia di Ispra, sia di Cadrezzate e Osmate un numero signifi cativo di ragazzi e di ragazze e le celebrazioni si sono sicuramente arricchite.Un altro aspetto non da poco è che piano pia-no si sta creando un’amicizia fra i due gruppi iniziata l’anno scorso in occasione della cele-brazione presieduta dall’arcivescovo Delpini a Cadrezzate: da quel momento è stato proposto ai chierichetti di trascorrere insieme alcune serate durante le quali si prega, si impara a servire alla Messa, si gioca, si mangia insieme, ma soprat-tutto ci si conosce e si fa amicizia.Anche mons. Delpini ha fatto il chierichetto, in-fatti a una ragazza che glielo ha chiesto lui ha risposto così:«Lo sono stato dopo aver fatto la Prima comunione e, poi, sono diventato cerimoniere al mio Paese fi no a che sono entrato in Seminario. Ci si rende utili, perché la Messa con i chierichetti

è più bella. È un servizio semplice che aiuta a stare più vicino al Signore. Fare parte di un gruppo, inoltre, dona un senso di appartenenza che si ricorda nella vita».E’ vero, capita spesso di parlare con qualcuno che ricorda di essere stato chierichetto; è sempre un ricordo bello, che imprime, anche per quan-do si è grandi, lo stile del servizio; anche Gesù infatti non è venuto “per essere servito, ma per servire”.Per questo speciale servizio i chierichetti della nostra comunità si sono presentati il 12 e il 19 gennaio rispettivamente a Cadrezzate e a Ispra durante la celebrazione Eucaristica domenicale; con queste parole hanno fatto la loro promessa:”Signore, ti promettiamo di essere sempre pron-ti e generosi nel servirti con gioia all’altare.Ti promettiamo di essere ogni giorno, attimo dopo attimo, tuoi veri amici, amando per primi tutti coloro che incontriamo, amando tutti anche chi ci è antipatico, amandoci gli uni gli altri in que-sto gruppo, perché solo in questo modo potremo essere luci del mondo risplendendo di quella Luce che tu solo sai donare a chi ti ama.Accogliamo con simpatia l’impegno di questi ragazzi e ragazze, e accompagniamoli con la no-stra preghiera perché crescendo possa crescere sempre di più la loro amicizia con Gesù e il loro stile di servizio.

ser vir ti con gioi a all’altar e

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Eccoci • Marzo 2020approfondimenti 15

l’ideale dell’unitàLo scorso 22 gennaio ricorreva il centenario del-

la nascita di Chiara Lubich, fondatrice del Mo-vimento dei Focolari. Una donna che ha speso

tutta la vita a perseguire l’ideale dell’unità dei cristiani a partire da Gesù. “Gesù in mezzo” è il titolo di un li-bro che raccoglie una antologia di suoi scritti sul tema dell’unità, e con questi scritti ha chiesto ai “focolarini” di essere loro per primi segno e strumento di unità.Questo significativo anniversario, che tra l’altro è ca-duto nel bel mezzo della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, mi ha portato a pensare che l’ide-ale dell’unità non è di esclusiva di un movimento, ma dovrebbe essere l’ideale di ogni cristiano, se è vero che la Chiesa, come dice San Paolo, è il Corpo di Cristo.L’unità dei cristiani è dono di Dio, ma è anche una sfida affidata a tutti i cristiani, anche alla nostra Co-munità Pastorale.È ovvio che questo ideale si costruisce intorno alla carità, dono di Dio all’uomo perché l’uomo ne faccia la sua regola di vita, ma la carità cristiana si declina in mille atteggiamenti concreti, e basterebbe leggere il bellissimo inno alla carità di San Paolo nella Prima lettera ai Corinti (capitolo 13), per rendercene conto.Mi soffermo semplicemente su due atteggiamenti del cuore che tutti dovremmo mettere in atto per costrui-re l’unità anche nella nostra comunità.Il primo atteggiamento è quello della stima recipro-ca. È sempre San Paolo che nella Lettera ai Romani (12,10) scrive così: “Gareggiate nello stimarvi a vi-cenda”. In un tempo in cui lo sport più accreditato è quello di puntare il dito contro gli altri, soprattut-to attraverso i social-media, di vedere la pagliuzza nell’occhio degli altri senza accorgersi della trave che c’è nel proprio, di sparare sentenze senza aver appro-fondito i problemi …(e potremmo andare avanti nella litania della disistima), i cristiani sono quei “miti e puri di cuore” di cui parlano le beatitudini che sanno riconoscere anche un piccolo seme di bene presente nel cuore degli altri, e non c’è nessuno che non abbia qualcosa di bene dentro di sé. In un tempo cui gli altri sembrano essere tutti dei nemici da cui difenderci, i cristiani vedono negli altri dei fratelli che possono ar-ricchirci con il bene che possono trasmetterci. E tutto ciò vale non solo per le relazioni personali, ma vale anche nelle relazioni tra le diverse parrocchie.Il secondo atteggiamento è quello della gratuità nel partecipare alla vita della comunità. Se la comunità

cristiana è “un cuor solo e un’anima sola” (Atti deli Apostoli 4, 32), tutti dovremmo sentirci chiamati a prendere parte alla vita della comunità non come spettatori, e nemmeno come attori protagonisti, ma come membri di una famiglia che si ritrovano insieme nell’esperienza di quella grandiosa comunione che è l’Eucaristia; da qui nasce anche l’impegno, ciascuno secondo le sue possibilità, a venire incontro alle esi-genze e alle necessità della comunità cristiana, con un atteggiamento di gratuità che nasce dalla libertà del cuore ed esprime il senso di appartenenza alla co-munità stessa. A questo proposito mi sembra di notare almeno tre rischi: il primo è quello di partecipare alla vita della comunità cristiana semplicemente come de-gli “utenti”, persone, cioè, che utilizzano dei servizi, siano pure essi servizi religiosi, magari anche con la pretesa di ottenere comunque questi servizi perché “li pago”. È evidente che così non ci può essere comu-nità cristiana, c’è solo una agenzia di servizi religio-si. Il secondo rischio è quello di “professionalizzare” ogni forma di disponibilità all’interno della comunità cristiana, soffocando lo spazio per il volontariato e il servizio gratuito; in questo caso la comunità rischia di essere gestita semplicemente come una azienda. Il terzo rischio è quello di “monopolizzare” il servizio, quasi a farlo diventare una sorta di proprietà persona-le, con la conseguenza di escludere altri che magari vorrebbero offrire la propria disponibilità. L’atteggia-mento più vero è quello di chi vede le necessità e cerca di capire come intervenire e come coinvolgere anche altri nel servizio. È sempre bello vedere che esiste un “gruppo” di persone che all’interno della comunità si danno da fare, magari facendo a turno nei vari servizi che si devono svolgere.La ricerca dell’unità che nella Chiesa (non ce lo dob-biamo mai dimenticare) non è una “strategia”, ma è segno di una comunione profonda che nasce dalla fede in Cristo, passa anche dalla cura di questi atteg-giamenti particolari. E perciò: “Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Ab-biate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù” (Filippesi 2,3-5). L’esperienza di Chiara Lubich e del Movimento dei Focolari insegna anche questo.

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Eccoci • Marzo 2020 approfondimenti16

Anna Visin

Illustriamo nel seguito i principali punti dell’esortazione apostolica “Querida Amazonia” scritta

come conclusione del Sinodo per l’Amazzonia.

“Sogno un’Amazzonia che lotti per i diritti dei più pove-ri, dei popoli originari, degli ultimi, dove la loro voce sia ascoltata e la loro dignità sia promossa.”Il Papa addita gli interessi co-lonizzatori di ieri e di oggi che, distruggendo l’ambiente hanno scacciato e assediato i popoli indigeni, provocando «una pro-testa che grida al cielo». Alle operazioni economiche, che di-struggono l’Amazzonia «e non rispettano il diritto dei popoli originari al territorio e alla sua demarcazione», il Papa da «il nome che a loro spetta: ingiustizia e crimine». Per questi «atroci crimini» bisogna «indignarsi e chiedere perdono», «come si in-dignava Gesù davanti all’ingiustizia». Perché «non è sano che ci abituiamo al male permet-tendo che ci anestetizzino la coscienza sociale, mentre una scia di distruzione e morte mette in pericolo la vita di milioni di persone».

“Sogno un’Amazzonia che difenda la ricchezza culturale che la distingue, dove risplende in forme tanto varie la bellezza umana.”

Francesco mette subito in chiaro che “promuovere l’Amazzonia” non signifi ca “colonizzarla cultural-mente”. E proprio ai giovani, chiede di “farsi carico delle radici”, di “recuperare la memoria ferita”.

L’Esortazione si sofferma sull’in-contro tra le varie culture: anche le “culture apparentemente più evolute” possono apprendere da popoli che hanno “sviluppato un tesoro culturale stando legate alla natura”. La diversità, quindi, non sia “una frontiera” ma “un pon-te”. L’identità ed il dialogo non sono nemici.

Sogno un’Amazzonia che custodisca gelosamente l’irresistibile bellezza naturale che l’adorna, la vita traboccante che riempie i suoi fi umi e le sue foreste.Il sogno ecologico, è quello più immediatamente collega-

to alla Enciclica Laudato si’. Viene sottolineato che in Amazzonia esiste una relazione stretta dell’essere umano con la natura. Il curarsi dei nostri fratelli come il Signore si cura di noi “è la prima ecologia di cui abbiamo bisogno”. Cura dell’ambiente e cura dei poveri sono “insepa-rabili”.

Ascoltando i popoli originari possiamo amare l’Amazzonia “e non solo utilizzarla”. Il Papa rimarca che l’ecologia non è questione tecnica, ma comprende sempre “un aspetto educativo”.

“Sogno comunità cristiane capaci di impegnarsi e di incarnarsi in

esortaZIone apostolICa postsInoDale

Querida amaZonia DEL SANTO PADRE francesco

AL POPOLO DI DIO E A TUTTE LE PERSONE DI BUONA VOLONTÀ

Sintesi da Avvenire e Vatican News

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Eccoci • Marzo 2020approfondimenti 17

Amazzonia, fino al punto di donare alla Chiesa nuovi volti con tratti amazzonici.”Il Papa si rivolge direttamente ai pastori e ai fedeli cattolici e si concentra sul “sogno ec-clesiale” per “sviluppare una Chiesa dal volto amazzonico” attraverso un “grande annuncio missionario”: non basta portare un “messaggio sociale”. Questi popoli hanno “diritto all’an-nuncio del Vangelo” e bisogna portare a pienez-za alla luce del Vangelo, quanto di buono esiste nelle culture amazzoniche.

L’Esortazione indica i “punti di partenza per una santità amazzonica” che non devono copia-re “modelli da altri luoghi”. Si può valorizzare un mito “carico di senso spirituale” senza ne-cessariamente considerarlo “un errore pagano”. Nel recente Sinodo è emersa la proposta di ela-borare un rito amazzonico.

Per il Papa va garantita soprattutto “una mag-giore frequenza della celebrazione dell’Eucari-stia”. La risposta è nel sacramento dell’Ordine Sacro che abilita solo il sacerdote a presiede-re l’Eucaristia. Francesco esorta perciò tutti i vescovi, specie latinoamericani, “a essere più generosi”, orientando quanti “mostrano una vo-cazione missionaria” a scegliere l’Amazzonia e li invita a rivedere la formazione dei presbiteri.

Nelle comunità, i laici devono assumere “re-sponsabilità importanti”, con l’obiettivo di su-scitare “una nuova vita nella comunità”. Servo-no nuovi “servizi laicali”. Solo attraverso “un incisivo protagonismo dei laici” la Chiesa potrà rispondere alle “sfide dell’Amazzonia”.

Uno spazio importante viene dedicato alla for-za e al dono delle donne: in Amazzonia alcu-ne comunità si sono sostenute solo “grazie alla presenza di donne forti e generose”. Però non si deve ridurre “la Chiesa a strutture funzionali”, se fosse così, infatti, si accorderebbe alle don-ne un ruolo solo se avessero accesso all’Ordine Sacro. Per il Papa va rifiutata la clericalizzazio-ne delle donne, accogliendo, invece, il contri-buto secondo il modo femminile che prolunga “la forza e la tenerezza di Maria”. Incoraggia il sorgere di nuovi servizi femminili, che, con un riconoscimento pubblico dei vescovi , incidano nelle decisioni per le comunità.

Tutti i cristiani devono lottare insieme per difendere i popoli dell’Amazzonia.

Francesco conclude con una preghiera alla Ma-dre dell’Amazzonia. “Madre, guarda i poveri dell’Amazzonia, perché la loro casa viene di-strutta per interessi meschini (…) tocca la sen-sibilità dei potenti perché, se anche sentiamo che è già tardi, tu ci chiami a salvare ciò che ancora vive”.

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Il 2020 è l’anno del centenario della nasci-ta di Chiara Lubich, la fondatrice del Movi-mento dei Focolari. Un anniversario importan-

te che diventa occasione per conoscerne meglio il carisma e la testimonianza di fede. A partire dal suo grande sogno, quello di vedere realizzato un mondo più unito, dove tutti si riscoprono fratel-li, appartenenti alla famiglia dei figli di Dio, uni-ti dall’amore scambievole. Significativamente il motto del centenario è “Celebrare per incontrare”, a testimoniare il desiderio di evitare ogni nostalgia per riscoprire l’attualità di un messaggio più che mai vivo e profetico.

chi è chiara lubich

Nata a Trento il 22 gennaio 1920, battezzata con il nome di Silvia, seconda di quattro figli, la madre è fervente cattolica, il padre è socialista e convinto antifascista. Maestra nelle scuole elementari e studentessa di filosofia a Venezia, all’imperver-sare della seconda guerra mondiale capisce che solo Dio resta, che Dio è amore. E lo sceglie come suo tutto, come unico ideale. Il 7 dicembre 1943, assume il nome di Chiara nel momento della sua consacrazione a Dio, ispirandosi a Chiara di Assi-si di cui ammirava la radicalità. Pronuncia il suo sì totale per sempre con il voto di castità. Quell’atto “personale e segreto” segna convenzionalmente gli inizi del Movimento dei Focolari la cui de-nominazione ufficiale sarà “Opera di Maria”, a sottolineare lo strettissimo legame con la Vergine.

E’ a Trento che Chiara si consacra a Dio. E’ sola in quel momento, ma dopo pochi mesi intorno a lei si forma una comunità di persone che vogliono vivere il Vangelo.Sorge una comunità di circa 500 persone che, in mezzo agli orrori della seconda guerra mondiale, si impegnano a vivere il comandamento dell’a-more scambievole portato da Gesù, in risposta all’amore di un Dio sentito e creduto Padre di tut-ti. Un amore reciproco che provoca la presenza di Gesù in mezzo ai suoi, secondo la sua promessa.

“Se siamo uniti, Gesù è fra noi”

Leggendo il Vangelo in un rifugio durante un bombardamento con alcune compagne, Chiara trova una pagina in cui vede una particolare chia-mata del Signore. La pagina contiene la preghiera di Gesù al Padre: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu,

ChIara luBICh 1920-2020

Chiara Lubich con i genitori

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Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola”. Insieme decidono che per quella preghiera sarebbero vissute. E’ infatti l’unità, il cuore del carisma che più tardi la Chiesa ricono-sce a Chiara, approvando dopo un profondo stu-dio, gli Statuti dell’Opera che intanto era nata e si era diffusa un po’ alla volta in tutti i continen-ti. Scrive Chiara;

“E allora viviamo la vita che Egli ci dà attimo per attimo nella carità. È comandamento base l’amo-re fraterno. Per cui tutto vale ciò che è espressio-ne di sincera fraterna carità. Nulla vale di ciò che facciamo se in esso non vi è il sentimento d’amore per i fratelli: ché Dio è Padre ed ha nel cuore sempre e solo i figli”.

Chiara non aveva idea di quello che avrebbe vi-sto e vissuto negli 88 anni della sua vita, né dei milioni di persone che l’avrebbero seguita. Non immaginava che il suo ideale sarebbe arrivato in 194 nazioni. Mai poteva pensare che avrebbe inaugurato una nuova stagione di comunione nel-la Chiesa e che avrebbe aperto canali di dialogo ecumenico mai praticati.

Oggi, il Movimento ha una diffusione autentica-mente planetaria con oltre 2 milioni di aderenti e più di mille progetti di sviluppo internazionale.

Chiamata a parlare in ogni angolo della terra, insignita di quattordici dottorati honoris causa, dalla sua testimonianza di vita, dal suo impegno, sono emersi temi e strade poi discussi e ripresi dal Concilio Vaticano II, con l’obiettivo della frater-nità universale.

Gli Statuti stabiliscono che a presiedere il Movimento sia sempre una donna. Una condizione che vuole rimarcarne il profilo mariano e la connotazione prevalentemente laicale e così «conservare il disegno che Dio ha avuto su di esso per averne affidato l’inizio e lo sviluppo a una donna». Gli Statuti indicano anche che dovrà essere «soprattutto una presidenza della carità, perché dovrà essere la prima ad amare e cioè a servire i propri fratelli, ricordando le parole di Gesù: “ … chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti (Mc 10,44)”». Attualmente la presidente è Maria Voce, eletta il 7 luglio 2008 dall’Assemblea generale del Movimento, prima focolarina a succedere alla fondatrice.

Tutti possono aderire al Movimento dei Focolari. Ne fanno parte, infatti, cristiani di varie

denominazioni, fedeli di altre religioni, persone che non si riferiscono ad alcun credo.

Tra gli appuntamenti che caratterizzano la vita del Movimento ci sono le Mariapoli cioè “città di Maria”. Per alcuni giorni persone di diversa età e provenienza si ritrovano, con lo scopo di vivere un’esperienza di fraternità, alla luce dei valori universali del Vangelo. Le Mariapoli si svolgono ogni anno in numerosi Paesi del mondo e hanno come linea guida la “regola d’oro”: “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te».

Altre cose sono le cittadelle, vale a dire centri, in cui gli abitanti cercano di realizzare nel lavoro e nello studio il carisma dell’unità vivendo il comandamento dell’amore evangelico: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv. 15,12). La prima ad essere fondata, nel 1964, è stata Loppiano (provincia di Firenze e diocesi di Fiesole) dove vivono uomini e donne di 65 Paesi differenti. La sua storia affonda le radici negli anni 50 del secolo scorso quando un gruppo di persone attratte dalla spiritualità dei Focolari, iniziò a ritrovarsi, nel periodo estivo, sulle Dolomiti.

Scrive Chiara Lubich: «Era una convivenza di persone di ogni categoria sociale, di tutte le età, d’ambo i sessi, delle più varie vocazioni, che costituiva quasi una cittadella temporanea caratterizzata dalla pratica del comandamento nuovo di Gesù: “Amatevi a vicenda come io ho amato voi’.

Chiara Lubich muore a Rocca di Papa il 14 marzo 2008. Il 27 gennaio 2015 l’apertura della causa di beatificazione, conclusasi a livello diocesano il 10 novembre scorso.

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sol o per veder ti feliceRosario Pellecchia

Anna Visin

Parliamo in questo numero del romanzo di esordio di Rosario Pellecchia, edito nel 2019. L’autore, dj radiofonico, tratta un

problema che molte famiglie purtroppo si trova-no ad affrontare oggigiorno: quello della demen-za senile di un familiare, in questo caso della mamma.Si tratta di un romanzo autobiografi co e proprio per questo si avverte il profondo coinvolgimento personale dell’autore:“Sto solo cercando di fare del mio meglio, usando le uniche armi che ho a disposizione: la mia immaginazione e l’amore di un fi glio che vede sua ma-dre sola, persa in un incubo dal quale sta disperatamente cercando di tirarla fuori, an-che se per pochi, assurdi, di-scutibili istanti. Non c’è altro che io sappia o possa fare. Del resto è quello che ho sem-pre fatto: intrattenere, evo-care, regalare qualche ora di leggerezza. Lo faccio da anni per degli sconosciuti. Vorreste forse giudicarmi se adesso lo sto facendo per la persona che mi ha messo al mondo?”Il libro è appunto dedicato alla madre Anna, “il primo sorriso che ho imparato ad amare”, ed ha come epigrafe un pensiero di Juan Varo Zafra, docente dell’università di Granada: “E forse alla fi ne, la memoria si trasformerà in una grande sala con gli orologi fermi sulle distinte ore in cui siamo stati felici”Come l’autore stesso ci racconta: “Questa è una storia di sorrisi, ricordi, lacrime e distanze. Alla fi ne, come tutte le storie, è una storia d’amore.”Il protagonista è Ross, un quarantenne che con-

duce un programma radiofonico di successo. Un giorno riceve la chiamata della sorella che lo in-forma del peggioramento delle condizioni di sa-lute della madre, malata da tempo di demenza senile. Ross dovrà passare il mese di agosto con lei a Castellammare di Stabia, sua città natale, un dovere a cui non può sottrarsi.La convivenza con la madre si rivela complessa e sofferta, ma Ross si abbandona alla tenerezza e a quella voglia di vederla felice, che gli fa inscena-re, con la complicità degli amici, storie fantasti-che per cercare di strapparle un sorriso, un istante

di felice normalità.E’ un libro che si legge di un fi ato, fi no ad arrivare al fi nale a sorpresa che comun-que rivela un protagonista diventato, grazie a questa esperienza, una persona più matura e migliore.Da una intervista con l’auto-re: “Probabilmente il senso ultimo della storia, quello che vorrei suggerire, quello che vorrei trasmettere ai let-tori è che alla fi ne noi scap-piamo, fuggiamo da quello che poi siamo davvero, salvo poi accorgerci che abbiamo solo messo da parte delle cose, un po’ come quando si mette la polvere sotto il tap-peto. Le radici, la famiglia,

la madre, il padre, quello che sei stato da bam-bino, le tue origini, le cose che ti hanno insegna-to e trasmesso in realtà non ti abbandonano mai davvero. Nella storia, nel libro, mi ricongiungo con mia madre per darle una mano e per cerca-re di alleviare una sofferenza che la sta attraver-sando, ma facendo questo mi rendo conto che sto facendo qualcosa per me stesso e sto forse riap-propriandomi di cose che credevo di aver lasciato andare ed invece erano lì sepolte e che meritava-no di essere ripescate.”

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cenni BiograficiRosario Pellecchia, noto anche con lo pseudonimo di Ross, è nato a Castellammare di Stabia, il 4 dicembre 1970.Ha cominciato la sua carriera radiofonica nel 1986 in al-cune radio della sua città natale. Nel 1995 ha vinto il Te-legatto con “A tutti coloro”, show comico, come migliore programma radiofonico dell’anno.Nel 1996 trasferitosi a Milano, ha iniziato a lavorare per Radio 105, per cui ha condotto svariati programmi, tra cui 105 New York, in diretta dalla sede di Manhattan, dove si è trasferito ad aprile del 2001. Rientrato in Italia nell’agosto del 2001, con Tony Severo, ha iniziato a condurre “105 Friends“, in onda ogni mattina dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12. A metà strada tra informazione e intrattenimento, il program-ma, tra i più ascoltati in Italia, è sostanzialmente un talk show radiofonico.Da annoverare anche un’esperienza televisiva nel 1997, quando è entrato a far parte del cast di “105 Night Express”, programma musicale di Italia Uno. Sempre in ambito televisivo, ha partecipato come ospite opinionista a varie trasmissioni.Parallelamente all’attività radiofonica, Pellecchia è anche coinvolto in un progetto musicale denominato Flabby, gruppo fondato nel 1996, e che ha pubblicato vari album musicali.

non e’ una storIa sporCaSegnaliamo il romanzo pubblicato dal cittadino isprese GIANCARLO BUZZI.Racconta la vita del protagonista Angelo Rèbile in tre distinte fasi: l’adolescenza, vissuta negli anni ‘70/’80 in un paese del Nord Italia, dove gli interessi principali erano il calcio e le serate estive passate al lago con gli amici; la gioventù, dall’esame di maturità fi no all’innamoramento, ed in seguito il lavoro e il matrimonio; la maturità, sino ai nostri giorni, con il successo e la famiglia.Contemporaneamente alla storia personale, il romanzo ci accompagna nei cambiamenti dei nostri paesi in questi ultimi cinquant’anni.Grazie a Giancarlo Buzzi per questo suo secondo romanzo.Il romanzo può essere richiesto in segreteria della parrocchia.

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preghier a è mett er ci nelle mani di Dio

Don Domenico Scibetta

Sempre rimanendo alla scuola di Gesù e all’insegnamento che Lui ci ha lasciato a proposito della preghiera, ricaviamo

l’effi cacia del pregare anche nei momenti di oscurità e di angoscia certi della presenza di Dio che mai abbandona. Capi-ta invece che, proprio in quei momenti, la preghiera sembra non aver senso al punto che, ritrovandoci esposti a vicende che ci sovrastano, corriamo il rischio di lasciarci andare spi-ritualmente diventando apatici nel pregare ritenuto inutile. Ma è proprio in quelle circostanze congiunturali che occorre in-crementare la preghiera che sempre apre le situazioni a Dio, gridando a Lui la nostra sofferenza, la nostra sorpresa, il nostro timore.

E’ proprio l’evangelista Luca a collocare il punto culminante della preghiera di Gesù al monte degli Ulivi cioè nel contesto in cui Gesù prega e lotta con la volontà di Dio. Un angelo dal cielo lo conforta ma ciò non preserva Gesù dalla paura della morte, tant’è che proprio in questa sua paura prega ancora più intensamente (Lc 22 ,44).

Lo sfondo a partire dal quale Luca racconta questo episodio di Gesù è la diffi coltà che molti,

allora come oggi, hanno con la preghiera. Quando preghiamo, infatti, abbiamo l’impressione che il nostro pregare cada nel vuoto, che non serva a niente: Dio si nasconde, sembra tacere. E dal momento che non arriviamo a Dio, spesso come i discepoli, ci addormentiamo; la nostra preghiera si assopisce, e Gesù deve risvegliarci bruscamente: «Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione» (Lc 22,46).

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Incontreremo anche noi le stesse diffi coltà di Gesù, la solitudine, la paura, l’abbandono e il dolore, ma come Lui anche per noi la preghiera rappresenta la via per superare le tentazioni e restare aggrappati a Dio anche nelle diffi coltà più grandi. La preghiera sul monte degli Ulivi dà evidentemente a Gesù la forza di sopportare il cammino della passione e culmina sulla croce dove non prega soltanto per sé, ma anche per i suoi carnefi ci: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23 ,34). Quando preghiamo per le persone che ci hanno ferito, non dobbiamo costringerci a perdonare; questo, infatti, per molti risulta diffi cile ma se preghiamo per chi ci ha offeso, l›atteggiamento del perdono matura in noi come da sé. Conteniamo l›altro nella misericordia di Dio e in questo modo possiamo andargli incontro in maniera diversa.

Gesù muore con una parola di preghiera sulle labbra: si tratta di un versetto del Salmo 31, la preghiera ebraica della sera: «Nelle tue mani consegno il mio spirito», con l’aggiunta nel versetto del salmo della parola «Padre»: nelle mani amorevoli del Padre consegna il suo spirito e nella morte ritorna al Padre. La preghiera trasfi gura la sua morte: nonostante tutta la crudeltà, Gesù tiene fede alla preghiera e rimane così, pur nel momento di maggiore diffi coltà, in rapporto con Dio, un rapporto che lo libera dal potere degli uomini e lo innalza in un altro mondo, in cui le grida dei suoi carnefi ci non possono giungere. La preghiera accompagna dunque Gesù dall’inizio del suo operato fi no alla sua fi ne in croce; indica in che cosa Gesù ha trovato il suo vero sostegno e ci dice come Gesù, grazie alla potenza della preghiera, riuscì a compiere il suo cammino anche attraverso la prova più diffi cile della morte, perché al di sopra di tutto il dolore il cielo restò aperto e lui sapeva di essere una cosa sola con il Padre. Anche il nostro pregare deve culminare nel consegnarci nelle mani amorevoli di Dio. La preghiera, infatti, è l’esercizio a metterci

costantemente al riparo nelle sue mani, anche nella solitudine e nella diffi coltà, nonché al momento della morte. Mi affi do alle buone mani di Dio, credo che nelle sue mani sono protetto, sostenuto, al riparo.

In questo nostro ulteriore tentativo di rifl ettere in sintesi sulla scuola di preghiera di Gesù, così come ci viene presentata nel vangelo di Luca, possiamo riconoscere che la preghiera è per Luca il modo per governare la propria vita alla luce della fede, per sopportare situazioni diffi cili. La preghiera ci aiuta a prendere decisioni importanti, ci dà sicurezza e protezione e relativizza il mondo con tutte le sue pretese su di noi. Nella preghiera entriamo in contatto con il nostro centro più vero, con lo spazio interiore. La preghiera ci dà la certezza che in ogni situazione della nostra vita siamo nelle buone mani di Dio, e ci incoraggia ad affi dare e a riferire a Lui tutto ciò che ci tiene occupati nel nostro vivere quotidiano. Ciò trasforma la nostra esistenza e la pervade sempre più dello spirito di Gesù, che è uno spirito benefi co e incoraggiante.

(continua)

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la preghier a della Com unità La Situazione è Occasione. Chi poteva immaginare che il titolo della Lettera Pastorale sarebbe stato profezia di eventi imprevedibili, tanto che i nostri vescovi ci hanno chiesto di non andare a Messa la prima domenica di quaresima?

Ma ecco che la Situazione creatasi a causa delle norme per il contenimento della diffusione del COVID-19, è diventata Occasione per ri-scoprire che la celebrazione della Eucarestia è un Dono e non un diritto, e che la vita cristiana ha al centro l’Eucarestia ma deve anche avere un orizzonte che abbracci tutti gli aspetti della vita. La Costituzione Conciliare Sacrosanctum Concilium, infatti, ci ha detto che la «liturgia è il culmine verso cui tende l›azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia».

Signore Gesù, quando riteniamo la Messa sia un nostro diritto e non un dono, sviliamo Colui che a noi si dona per Amore;quando ci riteniamo cristiani soltanto perché “andiamo a Messa” la domenica, cessiamo di essere testimoni credibili;quando le parole e le azioni quotidianenon possono diventare l’offerta della nostra vita nella messa,diventiamo traditori del nostro battesimo.

Allora ti preghiamo Signore:apri i nostri occhi per vedere il Dono del tuo Amore,apri il nostro cuore perché sappiamo amare come Tu ami,sostieni la nostra fede perché possiamo davvero risorgere nuove creature in Te.

Amen.