LA CERAMICA SICELIOTA A FIGURE ROSSE: VARIAZIONI SUL TEMA · 2019. 10. 2. · gure rosse italiota,...

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UMBERTO SPIGO LA CERAMICA SICELIOTA A FIGURE ROSSE: VARIAZIONI SUL TEMA Premessa " The time, therefore, is almost ripe for a complete reappraisal of Sicilian (red figured vases), from its beginnings in the last decades of 5th century to its end a century or more later ": così il Trendall nel- l'introduzione al capitolo di aggiornamento sulla ce- ramica siceliota nel terzo, e per ora ultimo, supple- mento al suo Studio sulla ceramica a figure rosse.'> Ed è stata la lettura di quelle pagine, e, insieme, di altri recenti lavori dello stesso Trendall, di Madeleine Cavalier e, " last but not least ", di Filippo Giudice e di Elda Joly al a stimolarci la stesura di questo piccolo contributo. Esso non pretende di costituire l'avvio all'auspicata " reappraisal ", ma ci auguriamo possa concorrere a rimarcare l'importanza rivestita dalla ceramica a fi- gure rosse del IV secolo a.C. in seno al dibattito cul- turale sulla Sicilia greca. Molte delle nostre considerazioni non risulteranno certo un &. 1tod; Às y6J:L svov, ma vorrebbero contribuire, sulla base dei dati sinora acquisiti, alla più ampia enunciazione di problemi necessitanti di attente riflessioni sul "già noto", oltre che all'apporto di nuovi rinvenimenti: ci soffermeremo brevemente, ad esempio, anche col suffragio di nostre, dirette espe- rienze di ricerca, intorno ad alcuni aspetti di quella che il Trendall definisce "l'intricata matassa della prima produzione a figure rosse in Sicilia e nell'estre- mo sud dell'Italia (per esempio a Locri) "3) e che consideriamo uno dei punti chiave per la piena com- prensione dei moventi commerciali delle officine sice- liote e del ruolo da esse rivestito nella diffusione di particolari convenzioni stilistiche e iconografiche in un ampio arco geografico. Qualche carattere di novità potrebbero rivestire alcune proposte, in particolare quelle riferite ad un'attribuzione a officine siceliote di ceramografi o di classi vascolari sino ad oggi assegnate ad altri ambiti: proposte che, sia pur necessitanti di verifica, varranno, speriamo, come incentivo ad ampliare e organizzare la messe dei dati utili e cogliere la giusta chiave di lettura di determinati problemi e, in virtù di una più ampia angolazione storica, le loro eventuali interazioni e connessioni. Con analoghe finalità si è voluto concedere un certo spazio ai problemi rela- tivi al corretto inquadramento cronologico di alcune fasi produttive, !imitandoci a delineare lo stato della questione colla piena coscienza che per far luce sulle ancora persistenti zone d'ombra, non potrà essere, una volta di più, escluso da più ampie e medi- tate indagini il riesame di molti dei dati già in nostro possesso. Dovranno, infine, venir riprese altre nostre ipotesi di lavoro, come quelle inerenti gli aspetti figurativi e stilistici, cui ci auguriamo possano venir dedicate trattazioni più esaustive, per l'importanza che essi rivestono ai fini di una maggior conoscenza delle forme artistiche della Sicilia greca fra tarda classicità ed ellenismo. Alcune linee di sviluppo della produzione con particolare riferimento ai " pittori dionigiani " Il primo ampio capitolo della produzione siceliota a figure rosse è costituito da quel folto e diramato gruppo di pittori, attivi fra l'ul timo ventennio del V secolo e la prima metà del IV secolo a.C. definiti abitual mente " protocampani " efo " protosicelioti " e per i quali adottiamo qui la denominazione com- plessiva di " pittori dionigiani ",4> A convalida del quadro tracciato da Trendall, l'attività di officine di ceramica figurata con epicentro a Siracusa, si inserisce infatti logicamente nell'ambito dell' di Dionisio il Vecchio (e successi- vamente del figlio); quasi che anch'esse fossero chia- mate a dare il loro apporto concreto ad un vasto pro - gramma espansionistico. '' Proviamo ad essere più chiari ed a tracciare breve- mente alcune linee di sviluppo: le botteghe siracusa- ne, che dovrebbero avere iniziato la loro attività an- che anteriormente all'ascesa al potere di Dionisio il Vecchio (404), vengono ulteriormente incrementate sullo scorcio del secolo e diffondono i loro prodotti in vari altri centri siciliani (alcuni dei quali duramente provati dalla guerra coi Cartaginesi), favorendo lo sviluppo - ed in alcuni casi forse anche la nascita- di altri ateliers isolani. Contestualmente il loro raggio di diffusione si esten- de, come diremo fra breve, oltre l' area dello stretto, sino a Locri, da sempre grande amica e alleata di Si- racusa e, sulla scia del consolidarsi dio- nigiana in Magna Grecia (e maggiormente, pensiamo, dopo l'Elleporo), tocca la Campania, attraverso la Calabria tirrenica e con diramazioni in Puglia, in Albania e nella valle del Po, assicurandosi così un'am- I ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

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UMBERTO SPIGO

LA CERAMICA SICELIOTA A FIGURE ROSSE: VARIAZIONI SUL TEMA

Premessa

" The time, therefore, is almost ripe for a complete reappraisal of Sicilian (red figured vases), from its beginnings in the last decades of 5th century to its end a century or more later ": così il Trendall nel­l'introduzione al capitolo di aggiornamento sulla ce­ramica siceliota nel terzo, e per ora ultimo, supple­mento al suo Studio sulla ceramica a figure rosse.'>

Ed è stata la lettura di quelle pagine, e, insieme, di altri recenti lavori dello stesso Trendall, di Madeleine Cavalier e, " las t but not least ", di Filippo Giudice e di Elda Joly al a stimolarci la stesura di questo piccolo contributo.

Esso non pretende di costituire l'avvio all'auspicata " reappraisal ", ma ci auguriamo possa concorrere a rimarcare l'importanza rivestita dalla ceramica a fi­gure rosse del IV secolo a.C. in seno al dibattito cul­turale sulla Sicilia greca.

Molte delle nostre considerazioni non risulteranno certo un &.1tod; Àsy6J:Lsvov, ma vorrebbero contribuire, sulla base dei dati sinora acquisiti, alla più ampia enunciazione di problemi necessitanti di attente riflessioni sul "già noto", oltre che all'apporto di nuovi rinvenimenti: ci soffermeremo brevemente, ad esempio, anche col suffragio di nostre, dirette espe­rienze di ricerca, intorno ad alcuni aspetti di quella che il Trendall definisce "l'intricata matassa della prima produzione a figure rosse in Sicilia e nell'estre­mo sud dell'Italia (per esempio a Locri) "3) e che consideriamo uno dei punti chiave per la piena com­prensione dei moventi commerciali delle officine sice­liote e del ruolo da esse rivestito nella diffusione di particolari convenzioni stilistiche e iconografiche in un ampio arco geografico.

Qualche carattere di novità potrebbero rivestire alcune proposte, in particolare quelle riferite ad un'attribuzione a officine siceliote di ceramografi o di classi vascolari sino ad oggi assegnate ad altri ambiti : proposte che, sia pur necessitanti di verifica, varranno, speriamo, come incentivo ad ampliare e organizzare la messe dei dati utili e cogliere la giusta chiave di lettura di determinati problemi e, in virtù di una più ampia angolazione storica, le loro eventuali interazioni e connessioni. Con analoghe finalità si è voluto concedere un certo spazio ai problemi rela­tivi al corretto inquadramento cronologico di alcune fasi produttive, !imitandoci a delineare lo stato della

questione colla piena coscienza che per far luce sulle ancora persistenti zone d'ombra, non potrà essere, una volta di più, escluso da più ampie e medi­tate indagini il riesame di molti dei dati già in nostro possesso.

Dovranno, infine, venir riprese altre nostre ipotesi di lavoro, come quelle inerenti gli aspetti figurativi e stilistici, cui ci auguriamo possano venir dedicate trattazioni più esaustive, per l'importanza che essi rivestono ai fini di una maggior conoscenza delle forme artistiche della Sicilia greca fra tarda classicità ed ellenismo.

Alcune linee di sviluppo della produzione con particolare riferimento ai " pittori dionigiani "

Il primo ampio capitolo della produzione siceliota a figure rosse è costituito da quel folto e diramato gruppo di pittori, attivi fra l'ultimo ventennio del V secolo e la prima metà del IV secolo a.C. definiti abitualmente " protocampani " efo " protosicelioti " e per i quali adottiamo qui la denominazione com­plessiva di " pittori dionigiani ",4>

A convalida del quadro tracciato da T rendall, l'attività di officine di ceramica figurata con epicentro a Siracusa, si inserisce infatti logicamente nell'ambito dell' btc.Y.p(he;~ di Dionisio il Vecchio (e successi­vamente del figlio); quasi che anch'esse fossero chia­mate a dare il loro apporto concreto ad un vasto pro­gramma espansionistico. ''

Proviamo ad essere più chiari ed a tracciare breve­mente alcune linee di sviluppo: le botteghe siracusa­ne, che dovrebbero avere iniziato la loro attività an­che anteriormente all'ascesa al potere di Dionisio il Vecchio (404), vengono ulteriormente incrementate sullo scorcio del secolo e diffondono i loro prodotti in vari altri centri siciliani (alcuni dei quali duramente provati dalla guerra coi Cartaginesi), favorendo lo sviluppo - ed in alcuni casi forse anche la nascita­di altri ateliers isolani.

Contestualmente il loro raggio di diffusione si esten­de, come diremo fra breve, oltre l'area dello stretto, sino a Locri, da sempre grande amica e alleata di Si­racusa e, sulla scia del consolidarsi dell'bttxp<Xn:~ dio­nigiana in Magna Grecia (e maggiormente, pensiamo, dopo l'Elleporo), tocca la Campania, attraverso la Calabria tirrenica e con diramazioni in Puglia, in Albania e nella valle del Po, assicurandosi così un'am-

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pia fascia di mercato che viene ad affiancarsi a quelle di altri fiorenti centri produttori di ceramica a fi­gure rosse italiota, alcune delle cui opere, lo dire­mo, giungono anche in Sicilia.

Parallelamente le officine siceliote sembrano svol­gere anche una funzione leader, come attesterebbe la fortunata accoglienza ottenuta da certi moduli rap­presentativi ed iconografici presso altri contesti pro­duttivi, soprattutto nei loro episodi iniziali, come appunto Paestum e alcune città campane (e qui il Trendall fa testo).

Quindi il discorso dovrebbe venir impostato non solo in termini di strategia di mercato, ma di un ambizioso disegno promozionale volto ad estendere, in un ampio raggio geografico ed etnico, l'influenza siracusana sul piano dello " stile " o, quanto meno, di certe formule figurative.

In questa luce non possono non convalidarsi, nelle loro linee portanti, i diagrammi propositivi del Trendall,6> frutto di una più che cinquantennale ela­borazione, pur smussandone alcune punte troppo estremizzanti: in particolare l'ipotesi migratoria rife­rita all'esodo, a causa delle sfavorevolmente mutate condizioni politiche, di pittori sicelioti in Campania, anche se non è da escludersi tout court che qualcuno di essi possa avere svolto la sua attività anche in continente o che, al contrario, qualche ceramografo campano, dopo aver risieduto in Sicilia (pensiamo al movimento di mercenari) e aver assorbito lo stile

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I - SIRACUSA, MUSEO ARCHEOLOGICO CRATERE A CAMPANA A FIGURE ROSSE DEL GRUPPO DI LOCRI

DA GELA (ACQUISTO i INV. 36465): EROS DANZA CON UNA DONNA IN PRESENZA DI HERMES

Uoto Soprintendenza Beni Culturali, Siracusa)

de.ll~ officine locali, possa essere tornato ai luoghi di ortgtne.

D'altra parte, in virtù degli accenti "sicelioti " di un ampio settore della prima ceramografia campana, oltre che pestana, potrebbe prudentemente ipotizzarsi, anche a seguito di recenti rinvenimenti liparoti, un'origine siciliana per ceramografi quali il pittore Mad-Man soprattutto e, forse, il pittore NYN, in­dicati da Trendall come forerunners dei Gruppi di Capua e AV.7l

La messa a fuoco operata da Giudice partendo (con alcune correzioni) dalle proposte trendalliane Bl ci pare quindi convincente pur riuscendo ovvio l'au­spicio di un ulteriore apporto di nuovi dati; fra l'altro sarà necessario poter meglio determinare la portata del ruolo avuto in questo quadro da poli mercantili come Lipari e le coste calabre, così co­me dovranno essere meglio lumeggiati l'entità ed il significato delle presenze di ceramica effettivamente pestana e campana in Sicilia.

A parte i crateri di Assteas da Lipari 9) e le citate opere dei pittori NYN e Mad- Man (per i quali si è però appena posta l'ipoteca siceliota), sussiste l'intri­cato problema dei reali luoghi di fabbrica delle nume­rose lekythoi a figure nere " Pagenstecher " rinvenute in Sicilia: sorge infatti il ragionevole dubbio che, per parte di esse, non debba pensarsi necessaria­~ente ad un'origine campana, ma che possano ptuttosto essere ascritte ad officine siceliote; anzi, vogliamo spingerei imprudentemente ancora più in là, chiedendoci se questa particolare forma vascolare -ed ovviamente il tipo di decorazione a cui forniva il supporto (quale che sia stato il luogo di origine del prodotto - un unguento o un profumo - cui poteva fungere da contenitore commerciale) non sia proprio nata in Sicilia e da qui immessa sul mercato italiota e campano dando poi origine a produzioni locali. tol

Un'ascendenza "insulare " nella produzione cam­pana appare infine ben marcata in qualche artista della seconda metà del IV secolo: docet in particolare la vicenda di alcuni ceramografi del Gruppo C.A.,''> che potrebbero quasi costituire una cerchia " sicilia­nizzante" da contrapporre al più consistente grup­po" apulizzante" (APZ) della stessa ceramica cam­pana.'al

Nella fase iniziale del ciclo dei '' pittori dionigiani " si colloca il momento decisamente atticizzante del Gruppo della Scacchiera 13l in parallelismo con la situazione dei primi artisti protoitalioti.14l

Più sbalzati, nel Gruppo di Himera 's> e nel Pittore di Santapaola e affini t6l risultano proprio i rapporti colla maniera rappresentativa protoitaliota, non sola­mente spiegabili colle finora piuttosto limitate pre­senze nell'isola di ceramica lucana e apula fra la fine del V e la prima metà del IV secolo a.C. 17l A parte la possibilità di scambi, di contatti, di tra­smissione reciproca di cartoni, le prime generazioni di pittori vascolari dell'Occidente greco seguono vie convergenti non solo nell'adozione di partiti icono­grafici e disegnativi, a volte molto simili, ma anche

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REGGIO CALABRIA, MUSEO ARCHEOLOGICO - PISSIDE - SKYPHOIDE A FIGURE ROSSE DEL PITTORE RC 5089 DA LOCRI, NECROPOLI DI LUCIFERO, TOMBA I 264 (INV. 5089):

2- LATO A: EROTE SEDUTO DI PROFILO A SINISTRA; 3- LATO B: DONNA SEDUTA DI PROFILO A SINISTRA (foto Soprintendenza Archeologica della Calabria)

nella scelta dei modi di " gestire " ed organizzare un racconto per immagini.

A partire dal secondo quarto del secolo le differenze in tal senso si faranno, per alcune fabbriche, via via più marcate; pensiamo proprio ai diversi intenti espressivi e compositivi perseguiti dalla matura pro­duzione siceliota rispetto a quella apula, anche se in alcuni ceramografi sicelioti sono ben ravvisabili riflessi dei modi disegnativi ascrivibili ad un ductus che potremo definire " apulizzante " e sulla cui, sia pur limitata diffusione nelle officine isolane potrebbe­ro anche aver influito, almeno in parte, i rapporti ami­chevoli intercorsi per un certo periodo, per la verità non molto lungo, fra la Taranto di Archita e la Siracusa di Dionisio il Giovane, al quale è, fra l'al­tro, dovuta la fondazione di due colonie apule.1B>

Il Gruppo di Himera ci pone un altro intrigante quesito in virtù delle marcate assonanze, ben colte dal Trendall, con alcune opere del Gruppo di Locri,J9l i cui ceramografi mostrano, a nostro avviso, anche alcuni punti di contatto col Pittore Santapaola e col Gruppo della Scacchlera e potrebbero a buon diritto in eludersi nel novero dei "pittori dionigiani" (fig. 1).

Per il Gruppo di Locri si è supposta un'origine locale, in base alla provenienza dalla città italiota

della maggior parte dei vasi ad esso attribuiti, 20> ma ora saremmo quasi tentati di proporre, prudentemente, un'attribuzione ad un'officina siracusana i cui prodotti ve~ivano soprattutto immessi sul mercato della città amtca.

Senza voler cadere nella trappola di un eccessivo " pansiracusanismo ", riteniamo logico ribadire anche il peso di precise contingenze politiche nella scelta delle aree di mercato e non è infatti un caso che, tornando a Locri, nella ceramica a figure rosse ivi diffusa durante la prima metà del IV secolo a.C., oc­cupino un posto di riguardo proprio le opere dei maestri dionigiani.a1>

Significative, a tale proposito, anche certe rispon­denze di ductus disegnativo fra il Gruppo di Locri e quello deli'Erote inginocchiato, per il quale è stato pure a suo tempo ipotizzata dal Trendall una produ­zione locrese; 22> altrettanto promettente potrà rive­larsi l'approfondito studio del Pittore della pisside RC5o8g, presente in area locrese e risistemato di recente dal Trendall nell'ambito del Gruppo di Len­tini (figg. 2 e 3).23)

Insieme alla situazione locrese dovrà essere meglio sondata quella dell'area dello stretto e della Calabria tirrenica, dove la presenza della scuola dionigiana

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potrebbe aver costituito una sorta di mediazione (se non di preludio) alla fioritura della vera e propria produzione campana: oltre all' hydria di Gizzeria 24> ricordiamo almeno un'anforetta (del tipo neck) da Motta San Giovanni con figura femminile, forse as­segnabile alla cerchia del Pittore NYN, di grande interesse oltre che per gli stilemi della figurazione, per la forma connessa a una tipologia vascolare assai frequente nella ceramica campana.2sl

Lo stile " dionigiano " si consolida nei Gruppi di Dirce, dell'Orgia e Prado- Fienga,26> coi quali, pur es­sendo sempre ravvisabili legami colla produzione ita­liota,27l gli ateliers siciliani attuano realmente un loro " segno " autonomo e distintivo, sia nelle figurazioni di maggior impegno, sia nelle frequenti formulazioni di routine, giungendo al consolidamento di quei ca­ratteri che contraddistingueranno l'intero arco della produzione.2B>

Se si colgono bene i motivi unificatori si riduce allora, come ha ben rimarcato Giudice, la possibilità di un forte rallentamento produttivo negli anni del giovane Dionisio; 29> certo le basi di cronologia assolu­ta a nostra disposizione sono ancora piuttosto esigue,3o) pur se larga parte delle successioni temporali proposte dal Trendall appaiono convalidate, nelle grandi linee, anche dalle associazioni tombali liparote, con alcune importanti eccezioni relative, come vedremo, al Pit­tore di Maron e, soprattutto, al Gruppo di Lipari.31l

Ma le tessere più difficili a riconnettersi sono quelle riferite a sequenze fra (e all'interno dei) vari gruppi o sottogruppi del Trendall, e il discorso vale per l'intera produzione.

Va da sé che s'impone un riesame di molti dei dati a disposizione, verificando la pertinenza delle associa­zioni (pensiamo ai casi delle stratigrafie dell'Acropoli di Gela e della necropoli meridionale di Lentini) e che il problema non può quindi disgiungersi dal cor­retto e aggiornato inquadramento cronologico di altre classi di materiale, come la ceramica a vernice nera ed acroma, la coroplastica ed alcune serie monetali. 32>

Allo stato attuale permangono molte situazioni non chiaramente definite; ad esempio, potrebbe venir ampiamente ridimensionato, a nostro parere, il caso dei cosiddetti " precursori " del Pittore di Lentini: n> un discorso di tipo evoluzionistico per una serie di schemi figurativi di livello ordinario o comunque appartenenti a settori di produzione " pianificata " offre il fianco a pericolose suggestioni, parendoci invece logico (pur in attesa del necessario apporto di dati concreti) che opere dei presunti forerunners possano cadere contemporaneamente a vasi attribuiti al Pittore di Lentini e al suo Gruppo.34l

Divagazioni cronologiche

Per il momento una delle poche novità (ci riferiamo sempre a dati editi) rispetto alle datazioni del Trendall per la prima metà del secolo ci viene dalla ridefini­zione cronologica di due vasi del Pittore di Maron, già collocato dal Trendall nel secondo quarto del

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secolo (quindi ancora nell'ambito dei pittori dioni­giani),3Sl rinvenuti nella necropoli di Lipari in conte­sti che per la Cavalier difficilmente possono datarsi al di sopra dell'età di Timoleonte per "l'associazione del cratere di Maron con una lekane dello stile di Gnathia e del grande skyphos dello stesso maestro, con vasetti attribuibili alla stessa età ".36)

Anche in questo caso è consigliabile, a nostro avviso un certo margine di cautela: lasciando pure da parte il discorso sul cosiddetto " bel vaso del nonno ", sempre pericoloso, notiamo però come la cronologia iniziale della ceramica sovradipinta siceliota possa ancora essere suscettibile di qualche chiarimento e che, per restare nel caso specifico, la situletta con thiasos marino, menadi, sileni e satiri dalla tomba 884 della necropoli di Lucifero a Locri, attribuibile, a nostro parere, alla cerchia di Maron 37l sia associata ad un " bariletto " del Gruppo di Locri per il quale, al momento, è plausibile una datazione che non scen­da oltre il secondo quarto del secolo; 38) la questio­ne ci pare così aperta a nuove verifiche, tenendo conto che, in ogni caso, senza per questo invalidare le proposte cronologiche della Cavalier, ci sembre­rebbe rientrare nella norma, per l'attività del pitto­re di Maron e della sua cerchia, una durata di circa un trentennio, con un inizio, quindi, ancora nel se­condo quarto del secolo (36o-350 '?).

Questo solo esempio valga insomma a confermare come ci si muova in un campo estremamente arduo e controverso; lo stesso Trendall suggerisce per le opere più antiche del Gruppo di Lentini una più che accettabile datazione pretimoleontea 39) e la Ca­valier, sempre in base alla composizione dei corredi tombali collocherebbe l'attività del Pittore di Adrasto ancora nel secondo quarto del IV secolo.•o>

Per la produzione dell'ultimo quarantennio del se­colo, oltre alle associazioni tombali od ai dati strati­grafici, possono venire utili, pur sempre colla necessa­ria prudenza, i collegamenti con particolari maniere figurative; per esempio gli influssi, in alcune opere, dello stile attico di Kertsch, già lumeggiati dal Tren­dall•1> e per i quali potremmo proporre una connes­sione coll'intenso movimento, incrementato da Ti­moleonte, di numerosi coloni da varie località della Grecia 42> fra cui poteva benissimo esservi qualche ceramografo attico che, venuto a contatto con le of­ficine vascolari locali, vi abbia introdotto particolari accenti stilistici.

Anche in questo caso si rischia di far correre un po' troppo la fantasia, ma non scorgiamo, al momento, la possibilità di motivazioni molto più concrete, a parte i rinnovati rapporti di amicizia con Atene; poi, diciamolo francamente, ci affascina l'ipotesi di uno stile pittorico che, richiamandosi al tardo classicismo della ceramica attica, si ponga, anche successivamen­te alla scomparsa di Timoleonte, sulla scia di quella sorta di ''utopia panellenica" perseguita dal Corinzio.

Per quanto attiene alla cronologia finale la novità più ragguardevole ci viene ancora una volta da Lipari: una datazione del Pittore eponimo e del suo gruppo,

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fra la fine del IV secolo e la metà del III secolo a.C., sempre sulla base di numerose associazioni in contesti funerari, ampiamente escusse dalla Cavalier, ha rin­contrato lo scetticismo del Trendall, ma sembra indubbiamente possedere buone chances per riuscire convincente.43l Anzi, oltre che per le officine liparote, un inoltrarsi della produzione al di là dei primi anni del III secolo parrebbe plausibile anche in altri contesti; possiamo qui ricordare almeno il corredo della tomba 138 del I strato della necropoli meridio­nale di L entini, dove una lekythos ariballica con testa femminile del Sydney Bottle Group è accompagnata a due unguentari fusiformi.44> Ma, anche per una più precisa focalizzazione della cronologia finale, occorre­rà rielaborare attentamente i dati già disponibili, se­condo i criteri esposti per le fasi precedenti.

Un provvisorio, e improvvisato, schema cronologico non può, in questa fase, distaccarsi di molto dalle linee tracciate del Trendall sulla base dei contesti editi, e, per la ceramica presente a Lipari, dalla Cava­lier, anche se non possiamo non attenderci sorprese da futuri studi,45l soprattutto per opere di singoli pittori o sottogruppi nell'ambito di una seriazione all'interno dei gruppi maggiori.

Il discorso potrebbe quindi venire così scandito:

- I) Ultimo ventennio del V - primo quarto del IV secolo a.C.

a) Gruppo della Scacchiera; b) Gruppo di Himera; c) Pittore Santapaola e affini.

Le prime opere di questi tre gruppi potrebbero collocarsi in cima alla scala cronologica nell'ambito del penultimo decennio del V secolo.46l

d) Gruppo di L ocri (per il quale abbiamo ipo­tizzato una origine siceliota);

e) comincia l'attività del Gruppo di Dirce, pw­babilmente a partire dall'inizio del IV secolo (come il Gruppo di Locri?) e, forse già verso lo scadere del primo venticinquennio, quella dei Gruppi dell'Orgia e Prado-Fienga.

- II) Secondo quarto del IV secolo e primo decennio del successivo

a) continua (fin verso il 36o?) l'attività dei Gruppi di Dirce, dell'Orgia e Prado-Fienga, e, al­meno per parte di tale ambito cronologico, possono ancora essere operanti ceramografi del Gruppo di Locri;

b) ceramografi presenti in Calabria e collegati colle fabbriche siceliote come il Pittore dell'Erote Inginocchiato e il Pittore della pisside RC 5089, la cui attività dovrebbe anche coprire (almeno per quanto riguarda il secondo artista) la prima parte del terzo venticinquennio e dei quali sarebbe inoltre da appu­rare con sicurezza la collocazione delle rispettive officine;

c) Pittore di Adrasto e Gruppo di Maron, pre­feribilmente dal decennio 360-350; la cronologia ini­ziale del Gruppo di Maron è però controversa; 47l

d) nello stesso ambito (almeno dal 370- 360) do­vrebbe iniziare inoltre l'attività del Gruppo di L enti­ni-Manfria, cui può per alcuni versi collegarsi il Pit­tore di Adrasto.48l

- III) Ultimo quarantennio del IV secolo a.C. a) prosegue l'attività del Gruppo Lentini-Man­

fria e, forse, quella di maestri come il Pittore di Maron e il Pittore di Adrasto (fino circa al 330 ?) ;

b) Gruppo Barelli, che potrebbe però tmztare la sua attività prima dell'ultimo ventennio del se­colo; 49)

c) Gruppo dell'Etna e Pittore di Cefalù; 5ol

d) inizierebbe verso l'ultimo decennio l'attività degli ateliers del Pittore di Lipari e del suo gruppo.

- IV) Prima metà del III secolo a.C. Prosegue intensamente l'attività del Gruppo di

Lipari e in Sicilia vengono ancora prodotte opere dei gruppi attivi alla fine del secolo precedente (Lentini­Manfria e soprattutto Borelli-Etna), anche se non sapremmo, al momento, indicare fino a quando e in che misura.

Luoghi di fabbrica e aree di diffusione

Per i pittori "dionigiani" è ormai scontato iden­tificare in Siracusa 5'> il principale (e forse il primo in ordine di tempo) centro di produzione e diffusione, pur non escludendo l'apporto di altre località, fra le quali citiamo soprattutto il caso di Thermai, ben evidenziato da Giudice sulla base della testimonianza diodorea relativa a Carcino di Reggio,5a> mentre mag­giori dubbi si oppongono al momento per altri centri, tranne forse Lipari; la presenza di vasi di questi pittori, oltre che in Calabria e Campania,n> in Pu­glia, 54) in Albania 55> e nella valle del Po, ,6> è poi ben riconducibile, come già fatto rilevare più so­pra, ai moventi espansionistici della politica dei due Dionisii.

Per l'età timoleontea e agatoclea si registra una rilevante contrazione geografica del mercato esterno, eccettuando la Calabria (l'area dello stretto, Locri e dubitativamente qualche località tirrenica) 57l cui fa da contraltare, in Sicilia, un notevole ampliamento del raggio di diramazione, direttamente proporzionale, pensiamo, all'aumento dei centri di fabbrica.

Sede di importanti officine ha ovviamente conti­nuato ad essere Siracusa,sS> cui vorremmo affiancare centri come Lentini, Centuripe,59l Gela e il suo entro­terra (Manfria),6o> Agrigento,6t) oltre naturalmente a Lipari; 62> a questi andranno certo aggiunti altri nomi, fra cui vogliamo almeno proporre quelli di Camarina 63> e Adrano,64> centri piuttosto prestigiosi e fiorenti in età timoleontea e nei decenni posteriori.

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SIRACUSA, MUSEO ARCHEOLOGICO- CRATERE A CALICE SICELIOTA A FIGURE ROSSE DEL GRUPPO PRADO-FIENGA DALLA NECROPOLI DEL FUSCO (INV. 55484): 4- LATO A: AMAZZONOMACHIAj 5- LATO B: SATIRO E GIOVANE SEDUTO

Uoto Soprintendenza Beni Culrurali, Siracusa)

Meno agevole e prudente riesce per ora collegare con certezza i singoli ceramografi o gruppi a deter­minati luoghi di fabbrica, fatta eccezione per Lipari, ed anche disporre di un quadro soddisfacente delle loro aree di irradiazione sulle basi delle provenienze finora note. La ricerca archeologica ci fornisce già preziosi ragguagli su alcuni contesti urbani e terri­toriali come, in particolare, oltre a Lipari, i quadranti sud-orientale, centro-meridionale e alcune fasce di quello nord-occidentale, pur se con varie cesure,6s> ma permangono vaste e importanti lacune: pensiamo, fra l'altro, al tratto di costa ionica nord-orientale fra Catania e Messina, alla stessa area dello stretto e a tutta la costa tirrenica dell'attuale provincia di Messina e al suo entroterra, ove le acquisizioni risultano assai limitate oltre che inedite per la quasi totalità.66>

Vi è per esempio da colmare (e confidiamo negli esiti di ricerche future), un considerevole vuoto di conoscenze su centri come Tauromenion, Tyndaris, Naxos, Messana, Alontion, Apollonia, Halaesa, che potevano essere tutti sede di officine vascolari a figure rosse, e sui rispettivi territori.

Per un approccio alle problematiche figurative

Un ampio ventaglio di problemi, dalle molte e complesse implicazioni, è offerto dallo studio appro­fondito degli aspetti figurativi e stilistici. Natura!-

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mente i testi del Trendall, così acuti nel cogliere, spes­so con stringenti raffronti, le connotazioni distintive del disegno, dell'assetto iconografico e dei partiti de­corativi di ciascun pittore o gruppo, riescono pro­dighi di preziosi spunti, anche perché lo studioso si mostra aperto a riesami ed a nuove analisi ; 67) pochi però gli studi particolari su singoli artisti e gruppi, fra cui la monografia della Cavalier sul Pittore di Lipari e il saggio del Trendall sul Pittore della Pisside di Lugano, entrambi fondamentali.68>

Senza voler ovviamente pretendere di dare, in questa sede, profili esaustivi, sul piano stilistico e figurativo, dei numerosi altri pittori o gruppi, voglia­mo cercare almeno di delineare alcune importanti tematiche da sottoporre successivamente ad un vaglio analitico.

A premessa va considerato che, nel riferirei a que­st'ordine di problemi, spesso usciremo dai limiti di una rigorosa distinzione cronologica fra il gruppo dionigiano e quelli successivi poiché, per ripetere una pertinente osservazione di Giudice, la loro " vicinanza stilistica... consente ... di considerarli figli di un'unica tradizione artistica che dall'ultimo scorcio del V secolo scende fino alla fine del IV secolo a.C. ",69> senza dimenticare che la predilezione per alcuni particolari aspetti (soprattutto l'accentuazione dei valori cromatici) va facendosi più spiccata nelle ultime fasi della produzione.

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Non possiamo per ora entrare, se non per sommari accenni, nel merito delle iconografie e delle tematiche ricorrenti (scene nuziaU, soggetti legati ai culti di Dioniso, Demetra, Afrodite, al mondo ctonio, ecc.) che, insieme ad un discreto numero di vasi dedicati ad episodi mitici o di derivazione teatrale, in diversi casi piuttosto desueti, andranno ulteriormente analiz­zati nelle loro varie componenti (culturali, letterarie, ecc.) in rapporto alla situazione locale e al suo humus culturale, oltre che alla imagerie delle coeve officine italiote ed, anche, attiche.7°l

Inoltre, per introdurre i nuclei tematici di future disamine, ci riferiremo qui soprattutto ai grandi soggetti mitici e tragici o comunque, nella quasi totalità dei casi, a composizioni di maggior impegno; ma è superfluo rilevare che ogni analisi mirante ad una reale completezza non dovrà venire ristretta ai momenti di maggior prestigio figurativo, bensì estesa a tutta la massa della produzione cosiddetta di serie che ad un occhio autoptico può offrire ancora pre­ziosi spunti di riflessione a diversi livelli (dagli aspetti più specificatamente figurativi a quelli storici e socio­economici) come d'altronde i contributi del Trendall stanno già mirabilmente a dimostrare.

Un primo dato di fatto importante ai fini del nostro discorso: la pressoché totale assenza di forme vasco­lari come i grandi crateri a volute che, offrendo ampie superfici da campire, costituiscono il supporto al rigoglioso distendersi di cicli figurativi che, pur aprendosi a scorci mirabili per profondità e respiro narrativi, risentono però spesso di un frazionamento in chiave spiccatamente decorativa dei nessi logici e dei principali nodi del racconto in un tessuto di imma­gini certo assai rutilante e sfarzoso (pensiamo all'uso scaltrito del colore aggiunto), ma in cui il calligrafismo e l'horror vacui vengono prodigati a scapito di una vera coerenza di composizione: come esempio più probante ci vogliamo riferire (risulterà evidente) al maturo stile ornato apulo.7'l

Niente di tutto questo nella ceramografia siceliota, dove, peraltro, appare assai meno usuale il ricorso alla dislocazione delle componenti narrative su piani diversi, anche coll'ausilio delle così dette " quinte di terreno ": le non molte eccezioni appartengono precipuamente alla fase dionigiana, come l' Amazzo­nomachia sul cratere a calice siracusano vicino allo stile del Gruppo Prado-Fienga (figg. 4 e 5), dove la coesione tematica è però assicurata dalla rispondenza gestuale e dall'incrocio degli sguardi,72 l il thiasos sulla pisside skyphoide di Egnazia del Pittore di Vienna 687,73> il cratere a calice del Pittore di Adrasto con Eracle e Deianira, dove la Nike ed Acheloo, seduti su di un rialzo del terreno ai lati dell'eroe, creano un pertinente, anche se quasi sommesso, suggerimento spaziale.74l

La ricerca di pregnanza descrittiva e di rispon ­denti atmosfere drammatiche è già ravvisabile in alcuni vasi del Gruppo della Scacchiera e di altri ceramografi del primo " scaglione " dionigiano: Creste

e le Furie sul cratere da Lentini v1cmo al Pittore della Scacchiera (fig. 6), Penteo straziato dalle menadi dello stesso Gruppo,7s> la follia di Licurgo del Pittore di Locri,76) la morte di Atteone sullo skyphos di Karlsruhe, forse associabile coi gruppi della Scac­chiera e di Himera.n>

In queste opere, rivelanti spesso marcati influssi della ceramografia attica, ma di livello tecnico non eccelso, intonazioni e moventi figurativi non appaiono sempre nettamente delineati.

È col Gruppo di Dirce che, anche in virtù della ben maggiore ricchezza di mezzi disegnativi, si colgono invece appieno quelle formule iconografiche e, soprat­tutto, quei " modelli " linguistici che potrebbero già a ragione chiamarsi "sicelioti ", anche se non lontani dal clima espressivo e dalle istanze compositive della migliore produzione continentale (pensiamo, per esem­pio, ai più validi esiti di artisti quali il Pittore di Poli­coro e il Pittore di Dolone): il cratere di Berlino, appunto col supplizio di Dirce,7Bl e la " Doloneia " siracusana 79) appaiono alquanto più sicuri sul piano della focalizzazione narrativa, nel calibrare con accor­tezza le varie componenti della scena (per esempio il leit-motiv degli himatia svolazzanti) e, soprattutto nell'adottare senza particolari colpi d'ala, ma anche senza vistose sbavature, lo schema del cartone origi­nario alla superficie del vaso.

Viene messa a frutto una lezione palese anche nei migliori esiti delle botteghe grec<H:>ccidentali della fine del V e del primo trentennio del secolo successivo: la rappresentazione vascolare non come replica su scala ridotta di un grande modello, ma come elabo-

6 - SIRACUSA, MUSEO ARCHEOLOGICO CRATERE A CAMPANA SICELIOTA A FIGURE ROSSE DEL GRUPPO

DELLA SCACCHIERA, DA LENTINI (I NV. 37059) : ORESTE E LE FURIE (foto Soprintendenza Beni Culturali, Siracusa)

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raz1one di un modus narrandi che possa adeguarsi ai mezzi e ai limiti consentiti alla tecnica che le è propria.

Così i ceramografi, pur accogliendo più di una sug­gestione della grande pittura coeva (anche se, forse, quasi sempre allivello meno problematico di un arric­chimento tonale che respiri 1' " aria del tempo "), attuano una scelta di valori tecnici ed espressivi con­fluenti in un linguaggio peculiare (pur se con conno­tazioni differenti nelle varie aree di produzione) e, in definitiva, autonomo; e questo linguaggio " altro ", la ceramica siceliota lo esplica, colle sue creazioni più riuscite, essenzialmente nel senso di una misura formale che si smarrisce di rado in intemperanze decorative, neppur quando, lo vedremo, l'effetto cromatico verrà ad occupare un ruolo di primo piano.

Rispetto al Pittore di Dirce una ancor maggiore valenza di accese e insieme accorte gamme tonati è attuata dal Pittore di Maron che orchestra il " passo estremo " di lppolito, sul cratere liparota,ao> coi ritmi di una sorta di tragica figura di danza, culminante nei vani scarti dei cavalli che incrinano ineluttabilmente l'equilibrio centrico della composizione; ma l'akmè sul versante del movimento drammatico è colta dalla contesa fra Polinice e Tideo, sul cratere eponimo del pittore di Adrasto (fig. 7),81) e dalla lustratio sul cratere di Canicattini,S2> entrambi, pensiamo, illu-

7 - LIPARI, MUSEO ARCHEOLOGICO CRATERE A CALICE A FIGURE ROSSE SICELIOTA

DEL PITTORE DI ADRASTO, DA LIPARI, TOMBA I 155 (INV. 10647):

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ADRASTO INTERVIENE NELLA CONTESA FRA POLINICE E TIDEO (foto Soprintendenza Beni Culturali, Siracusa)

8- SIRACUSA, MUSEO ARCHEOLOGICO- CRATERE A CALICE SICELIOTA A FIGURE ROSSE DEL PITTORE DI DIRCE

DALLA NECROPOLI DEL FUSCO (INV. 36334): INCONTRO FRA ELETTRA E ORESTE PRESSO LA TOMBA DI AGAMENNONE

(foto Soprintendenza Beni Culturali, Siracusa)

strazioni di un momento culminante di una compo­sizione teatrale, dove l'impatto tragico ed emotivo e la veemenza visiva sono intessuti in una plastica se­quenza di spazi scanditi dalle membrature archi­tettoniche, che nel cratere di Adrasto si rivelano ancor più aperte a suggerire una complessa articolazione di piani, e in un giuoco assai mobile di vibranti contrasti ritmici e gestuali, meritevoli di ben più ampie analisi.

Limitiamoci qui ad osservare che in questi due reali capolavori, sostenuti fra l'altro da un alto magi­stero disegnativo, la ceramografia dell'intero occi­dente greco consegue uno dei suoi esiti più eccelsi (e difficilmente superabili) nel commisurare i propri parametri espressivi ad una compiuta logica di com­posizione che non ha probabilmente molto da invi ­diare a quella della grande pittura parietale e su tavola, anche se nel raggio di istanze formali e tecniche più circoscritte e, come tali, di peso ed incisività innovati­va minori; però, parlare, in questo caso, di una pro­tratta misura classica (un ethos che nasce, antitetica­mente, dallo studiato dosaggio, quasi dalla rarefazio­ne, del pathos) parrebbe non del tutto fuor di luogo.

Considerazioni non dissimili potrebbero valere anche per altre opere, anche se sintonizzate su una diversa "tonica", in quanto al vivido eloquio dram­matico viene preferita una maggior staticità, quasi un momento interlocutorio in seno al mito o alla

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9 IO

LIPARI, MUSEO ARCHEOLOGICO- CRATERE A CALICE SICELIOTA A FIGURE ROSSE DEL GRUPPO DI ADRAST01 DA LIPARI, TOMBA 658 {INV. 934IO): 9- LATO A: ERACLE, DE1ANIRA1 NIKE, ACHELOO E OINEO i IO- LATO B: IL PAPPOSILENO SIMOS DANZA FRA THALIA E UN SA TIRO

Uoto Soprimendenza Beni Culturali, Siracusa)

tragedia raffigurati, non senz;a, nelle creaz;1om più riuscite, palpiti di inquieta sospensione e di tensione rattenuta.

Anche per questo gruppo passiamo rapidamente in rassegna i momenti più significativi: la sicura cadenza illustrativa dei due restanti crateri siracusani del Pittore di Dirce con, rispettivamente, Elettra e Creste (fig. 8) 83) e Filottete a Lemno; 84> la vaghezza malin­conica, quasi da smarrita "età dell'oro", della scena con Eracle, Deianira e Acheloo, del Pittore di Adrasto (figg. 9 e xo); il riuscito contrasto, sul cratere eponi­mo del pittore di Maron,Bs> fra il volto giovanile del figlio di Evanto e quello di un Ulisse insieme so­lenne e patetico, denso di saggezza amara e già teso nell'ansia di ripartire (fig. u).

Non mancano però realizzazioni più opache e manierate soprattutto nell'impianto gestuale (almeno per il nostro gusto), ad onta della maestria di tratto e del vivido risalto di alcuni particolari: il gruppo di Perseo e Andromeda del Pittore di Siracusa 4709g,86> l' Alcmena al rogo di un ceramografo vicino al mede­simo pittore 87) e la stessa scena dall'Edipo Re del Gruppo di Gibil Gabib, da Siracusa,SBJ della quale va però rilevata la felice tipizzazione drammatica del protagonista e, soprattutto, del vecchio nunzio, la cui espressione sembra ben corrispondere al carattere semiserio del personaggio sofocleo.

In altre figurazioni, in specie quelle dedicate a divinità, il manierismo, oltre che nella finezza del tessuto decorativo, si trasfonde in una sottile vena di

II -LIPARI, MUSEO ARCHEOLOGICO- CRATERE A CALICE A FIGURE ROSSE SICELIOTA DEL PITTORE DI MARON, DA LIPARI

TOMBA 402 (INV. 2297): MARON DONA AD ULISSE IL VINO DI ISMARO ALLA PRESENZA DI OPORA E AMPELIS

Uoto Soprintendenza Beni Culturali, Siracusa)

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12 - LIPARI, MUSEO ARCHEOLOGICO- LEKANE SICELIOrA A FIGURE ROSSE DEL PITTORE DJ LIPARI DA LIPARI, TOMBA 663 (INV. 93458): SUL COPERCHIO, LE NEREIDI RECANO LE ARMI DI ACHILLE

(foto Soprintendenza B eni Culturali, Siracusa)

introversione malinconica (con toni non lontani, dunque da quelli del citato cratere con Eracle del Pittore di Adrasto), come nel cratere lentinese del Pittore di Siracusa 47099 89> o, maggiormente, in quello liparota con Dioniso, che viene qui presen­tato per la prima volta (TAVV. I e II) i 90l ancora, le atmosfere di attesa e di inquieta allusività di alcune scene di carattere prenuziale paiono assumere quasi un preciso valore semantico, come nelle pissidi di Basilea,91l Mosca,92l Hillsborough 93) e Lipari,94l men­tre l'equilibrio tona le dei grandi temi miti ci e tragici si ritrova nel sontuoso " grottesco " della pelike del Gruppo di Adrano, con Eracle ebbro,9sl o nel celebre cratere fliacico di Lentini, dove la caricatura (di grana più grossa) dello stesso eroe stimola risate ben più franche.96l

Parimenti vanno lodati gli accorti impianti ritmici e spesso anche la vena poetica di numerose scene di genere, riprendenti, a volte con tocchi di fresca ori ­ginalità, temi e iconografie care a tutta l'imagerie

IO

vascolare del IV secolo a.C., legati m particolare a1 mondi di Dioniso e Afrodite.9'll

Ma finora abbiamo menzionato quasi esclusiva­mente figurazioni su crateri e pissidi, mentre la stessa attenzione deve invece essere sollecitata dalle scelte compositive adottate per le scene distese sulla super­ficie convessa e più o meno obliqua dei coperchi delle lekanai, dove, nonostante le limitate possibilità com­binatorie offerte dagli schemi adattabili a questa forma vascolare, i maestri più scaltriti ci offrono eleganti variazioni sul tema, conferendo un peculiare ritmo interno a moduli altrimenti stereotipi: la lekane da Valle Pega dei "precursori " del Gruppo di Lentini con Eros, figure femminili e sa tiro i 98> i gruppi col­le dormienti di un ceramografo vicino allo stile del grande cratere di Canicattini i 99) Apollo e Artemide sulla lekane del Pittore di Cefalù dalla tomba 313 di Lipari e le donne alla toilette del medesimo maestro, dalla stessa tomba i 100> le nereidi recanti su pistrici le armi di Achille con corteggio di delfini e pesci

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TAV. I

LIPARI, MUSEO ARCHEOLOGICO- CRATERE A CALICE SICELIOTA A FIGURE ROSSE VICINO ALLA MANIERA DEL PITTORE DI MARON, DA LIPARI, TOMBA 2184; LATO A: MENADE, DIONISO E FIGURA FEMMINILE SEDUTA

(foto Soprintendenza Beni Culturali, Siracusa)

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LIPARI, MUSEO ARCHEOLOGICO- CRATERE A CALICE SICELIOTA A FIGURE ROSSE VICINO ALLA MANIERA DEL PITTORE DI MARON1

DA LIPARI, TOMBA 2184:

a) LATO B: DONNA E GIOVANE SEDUTI

b) PARTICOLARE DELLA MENADE SUL LATO A

(foto Soprintendenza Beni Culturali, Siracusa)

TAv. II

b

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sulla stupenda lekane del Pittore di Lipari, nella quale grazie anche alla policromia, il fluttuare delle figure sul campo del coperchio allude con levità quasi onirica alla struggente cangianz;a di un fiabe­sco mondo marino (fig. 12); 101> numerose altre opere dello stesso pittore e dei suoi seguaci, veri virtuosi nella decorazione di questo tipo di vasi.to:a>

Da questo primo florilegio traspare ovviamente l'esi­genza di un approfondimento delle problematiche figurative sin qui delineate in rapporto alla coeva cultura artistica siceliota, di cui più di un aspetto attende ancora piena luce.

Sono infatti piuttosto ridotti per ora gli elementi che, insieme alla rilevante documentazione offerta appunto dalla pittura vascolare, ci consentano di tracciare una soddisfacente fisionomia dell'arte dio­nigiana, uno dei cui vertici, alla luce delle nostre attuali conoscenze, è costituito dai decadrammi dei "Maestri firmanti" come Kimon ed Euaneitos, e da altre emissioni di prestigio come quelle auree.

Per quanto riguarda la coroplastica uno splendido esempio, dagli alti valori formali, ci è fra l'altro offerto dal noto busto femminile siracusano (dal Pozzo di Artemide) del quale G. Voz;a sottolinea giustamente l'ispirazione "alle grandi opere della statuaria greca attica del V secolo a.C. ".

D'altra parte, come attestano anche le grandi realizzazioni monetali dei citati " Maestri firmanti", proprio l'acquisizione e la rielaborazione dei modelli attici sono alla base di uno dei "momenti chiave " dell'arte siceliota fra la fine del V ed i primi decenni del IV secolo a.C., ancora, a nostro avviso, non com­piutamente sondato in tutte le motivazioni storiche e culturali anche per illimitato numero dei documenti attualmente a nostra disposizione. 103>

Si pensi anche a quanto osservato di recente da alcuni studiosi in merito al ruolo di spicco rivestito probabilmente da Siracusa per la diffusione negli " ateliers " coroplastici dell'alleata Locri di alcuni portati della cultura figurativa attica e, particolar­mente, del manierismo postfidiaco.

In questa stessa prospettiva potrebbero venir rivi­sitati gli influssi della pittura vascolare attica sui ceramografi dionigiani soprattutto nel periodo com­preso fra gli ultimi decenni del V secolo ed i pri­mi del successivo, dal Gruppo della Scacchiera al Gruppo di Locri.104l

Più consistente messe di dati possediamo invece per la seconda metà del secolo e per i primi decenni del successivo (l'età timoleontea ed agatoclea per intenderei) ma, pure in questo ambito, non mancano le lacune ancora da colmare così come l'inquadra­mento cronologico di alcune classi di materiali è certo suscettibile di puntualizzaz;ioni ed approfondi­menti. los>

Tornando, nella fattispecie, alla pittura vascolare, uno dei principali cardini concettuali attorno a cui far ruotare future ricerche dovrebbe essere proprio quello relativo alla più volte proclamata continuità di

intenti rappresentativi che, rispetto alle officine del­l'Italia Meridionale, distingue più nettamente la cera­mografia siceliota per il suo intero arco cronologico: lo6) se cioè in detta continuità possa ravvisarsi la misura di una coerenza di stile identificantesi in una parti­colare inclinazione intellettuale che, nella seconda metà del IV secolo, ci sembra protrarre, anche in altre coe­ve manifestazioni dell'artigianato siceliota, la volgente stagione dell'arte classica, quasi ad esorcizzare una palese crisi di valori culturali, già incrinati, nella loro integrità, da più di un sintomo dell'ellenismo " pros­simo venturo ".

Le nostre considerazioni potrebbero, sia pur solo in parte, ricondursi al problema del cosiddetto " clas­sicismo " timoleonteo e delle sue riverberazioni suc­cessive.

Le diverse opinioni sulle cause di questo " con­servatorismo " sono state ben sintetizzate da Malcom Bell che, pur offrendo una sua particolare interpre­tazione, sottolinea come, trattandosi di un fenomeno complesso e diramato, le spiegazioni non possano essere univoche: '' The sources of an artisti c style are many and complex, drawn as they are from work­shop traditions, the taste of consumers, the function of the work produced and individuai talent. Thus there can be not single explanation for Sikeliote classicizing ".107>

Dal canto nostro ci limitiamo qui a chiederci se, ad una nuova lettura in controluce, questo fenomeno non possa anche intendersi come particolare reazione a realtà politiche e sociali la cui coesione interna era spesso minata da forze contrastanti.

Per altro verso vorrebbe esser meglio sondato proprio il peso reale di quegli anticipi della cultura figurativa dell'ellenismo siceliota ravvisati nella pro­duzione a figure rosse: in prima istanza l'uso del colore sovradipinto che, fino a parte del terzo quarto del secolo, vediamo impiegato con relativa sobrietà pur se, nei casi migliori, con soluzioni più che apprezzabili per risalto plastico e per la loro funzionalità in rap­porto ai moventi narrativi ed alle suggestioni spa­:z;iali,loS>

Nell'ultimo trentennio del secolo si accentua invece il ricorso alle ampie campiture cromatiche col gruppo Borelli,109l col Pittore di Biancavilla 110> e con altri ceramografi del Gruppo dell'Etna: 111> in molti dei cui vasi decorati con teste femminili è più che mai palese (come in alcune opere del Pittore di Biancavilla) la scomposizione in chiave ornamentale della figura ual che, come in altri contesti,113l si trasforma spesso in cifra pretestuosa di una contrastante giustapposizione di grandi macchie di colore: la vasta superficie a risparmio del volto e delle palmette accessorie, la spessa chiazza nera della chioma, i marcati e larghi ritocchi sovradipinti in bianco e giallo sulla sphendone e sul sakkos (fig. 17).

Ma, rispetto ai pittori appena menzionati, da par­te di altri artisti a loro coevi si opera, nell'impiego del colore aggiunto, una sorta di dicotomia del gu-

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sto: infatti la tendenza alla disgregazione formale in mero senso decorativo non viene in realtà, se non di rado, accolta dal Pittore di Cefalù,"4> da quello della Pisside di Falcone ns> e, in genere, dai mae­stri eoliani.' ' 6>

La tavolozza cromatica vi è assai viva e cangiante, ma ancora si innesta in un discorso organico contri­buendo a costruire le varie parti della figura e dan­do anche vita, nei casi migliori, a precisi suggeri­menti spaziali, volumetrici e luministici u7J e rap­presentando così, una fra le punte più alte toccate dalla tarda pittura vascolare a figure rosse d'occi­dente nell'uso della policromia.

D'altra parte, anche nella ceramica siceliota inte­ramente sovradipinta, accanto a partiti decorativi basati su una stilizzazione di motivi vicina, in vari casi, alla ceramica apula di Gnathia nBJ coesiste un ampio gruppo caratterizzato da un segno decisamente più naturalistico nel sinuoso distendersi di girali di vite dalle ampie foglie seghettate.

Pertanto i legami fra alcuni pittori a figure rosse e la ceramica centuripina con decorazione policroma ed a rilievo npJ sono ampiamente da ridimensionarsi, almeno nei termini di un progredire di determinate acquisizioni formali, anche se più di un esemplare di questa prolifica officina ellenistica mostra, nella costruzione delle figure attraverso il colore e in alcuni schemi compositivi, di raccogliere in qualche modo l'eredità delle opere migliori delle ultime generazioni dei ceramografi si celio ti; ' 20> ma forse più spesso il movente decorativo prevale sui valori figurali e di composizione, col risultato di una suggestiva ma incoerente architettura di accenti giustapposti."11>

Di certi fattori involutivi potrebbero nondimeno, ad essere obiettivi, riconoscersi blandi anticipi nella ceramica liparota, per esempio in alcuni lebetes gami­koi 122> dove, secondo canoni di sensibilità non desueti nella ceramica di altri ambiti di produzione nel IV secolo a.C. ma più rari in Sicilia,'23> la coesione tetto­nica e, quindi, il coordinarsi della forma del vaso colla figurazione vengono parzialmente intaccati dal marcato risalto di alcuni elementi (in ispecie le anse) che si connotano cosi come pleonasmi decorativi, moderato preludio, allora, a quel vero e proprio gusto, quasi carnale, dell'effiuorescenza plastica che caratte­rizzerà la gran parte della produzione centuripina.'25l

APPENDICE

Presentiamo le sintetiche schede descrittive, accomRa­gnate da alcuni suggerimenti preliminari in merito all at­tribuzione e alla cronologia di quattro vasi fino ad ora inediti, dei quali, a corredo del nostro testo, viene qui offerta per la prima volta la documentazione illustrativa e che saranno oggetto di futuri studi. Per quanto riguarda il vaso n. r, la pubblicazione dettagliata sarà curata, insieme all'intero corredo tombale, dai direttori dello scavo, Luigi Bernabò-Brea e Madeleine Cavalier, a cui va la nostra gratitudine per averci consentito liberamente di

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dare qui la prima presentazione del vaso, fornendoci la documentazione fotografica insieme alle notizie rela­tive al rinvenimento.

x) Cratere a calice proveniente da Lipari, necropoli in Profrietà Monteleone. Scavi xg8s. Tomba 2184 (TAv. l).

I cratere faceva parte, insieme ad uno strigile in bronzo, del corredo interno di una tomba a cista in mattoni crudi, mentre il corredo esterno, contenuto entro una grande olia acroma decorata con fasce a vernice bruna diluita, è costi­tuito da una kylix, una patera e una lucerna a pilastrino mediano, tutte a vernice nera e da tre maschere teatrali fittili (Chrysippos, lppodamia e Laios).

Il cratere, inte~ro se si eccettua una scheggiatura sull'orlo, ha le seguenti dimensioni; alt. cm 44,5; diam. della bocca cm 43.3·

Lato a): al centro Dioniso stante di tre quarti, con capo piegato verso destra; è appoggiato a un pilastrino col braccio sinistro piegato. È panneggiato con un lungo himation che lascia scoperte le $ambe e il torso (nudi), avvolgendo però la spalla e il bracc1o sinistro; la mano destra ne tiene solle­vato un lembo a scoprire la spalla destra. La posizione delle braccia si equilibra armonicamente con quella delle gambe, di cui la sinistra, piegata al ginocchio, sembra insistere colla caviglia piegata verso l'interno sull'altra gamba, flessa; la punta del piede sinistro, anch'esso piegato, poggia al suolo. Il capo è cinto da una elaborata corona di fo~lie, la folta chioma, morbida e spumosa, scende a boccoh ai lati del collo; nella mano sinistra stringe un tirso sovradipinto, il cui bastone è in parte nascosto dalla gamba sinistra. Oltre alla collana, reca due " diademi " perlinati sovradipinti che cingono rispettivamente il busto (in posizione trasversale) e la coscia sinistra.

A sinistra una menade, colta di spalle in una visione di tre quarti, col corpo in calibrato movimento tortile, proba­bilmente di danza, verso destra; il capo è girato di profilo a destra.

La chioma diademata presenta un'acconciatura analoga a quella del dio; indossa una lunga veste trasparente con mosso sbuffo in corrispondenza della gamba sinistra e porta calzari sovradipinti. Il braccio destro è piegato, a stringere nella mano una ghirlanda sovradipinta, mentre colla mano sinistra impugna un tirso dal bastone sovradiJ?into. La gamba destra, appena piegata al ginocchio, è in pos1zione arretrata rispetto all'altra, mentre il tallone è sollevato dal suolo. Bracciali, collana e orecchino sono sovradipinti.

A destra, infine, una figura femminile seduta con corpo di tre quarti; busto nudo, gambe panneggiate. Il capo è di profilo a sinistra; la chioma, resa sulla fronte e sulla tempia con una densa macchia a vernice nera senza partizioni interne, è coperta superiormente da una sorta di " corona " di foglie, non dissimile a quella di Dioniso; sulla fronte una sphendone sovradipinta. Tre lunghi riccioli si dipartono infine dalla tempia, a scendere fin sotto il collo. Nella mano destra stringe un doppio ramoscello di felce ( ?) sovradipinto, nella sinistra un oggetto sferico (o un uovo?) pure sovradipinto. Orecchino, collana, bracciale e monile intorno al busto sovradipinti.

Nel campo, in alto a destra, una finestrina (o un pinax); lungo il margine superiore, distanziate, quattro minuscole foglioline cuoriformi.

Lato b): a sinistra giovane nudo, seduto su una roccia, con corpo di tre quarti e capo di profilo a destra. Colla mano simstra regge un vassoio su cui poggiano uova o frutti sovradipinti, la mano destra pog~ia sulla roccia. Sul capo un diadema sovradipinto, come 1 bracciali e i " moniti " che fasciano il busto e la coscia destra.

Dinanzi a lui una figura femminile stante con corpo di tre quarti e capo di profilo a destra; la gamba destra, p1egata al ginocchio, poggia col piede su una roccetta. Nella mano si­nistra regge un uovo (o un frutto?) sovradipinto; la mano destra poggia sul ginocchio destro e tiene fra le dita una sottile infu.la sovradipinta.

©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

Nel campo, a sinistra e a destra, due finestrine. Sui margini sinistro e destro semipalmette e fiore campanulato diparten­tesi da volute.

Su entrambi i lati gli oggetti e i particolari accessori sono sovradipinti in bianco e giaJlo.

Decorazione accessoria :

Lato a): sotto il labbro ramo d' edera con foglie cuoriformi alternativamente in posizione normale e rovesciata. La figu­razione è delimitata superiormente da un motivo a can­corrente risparmiato inferiormente da una serie alternata di riquadri a vernice nera e a risparmio. Sul ventre fascia a meandri a risparmio e sottostante motivo a cancorrente.

Sotto le anse: sottili tratti a vernice nera su fascia a ri­sparmio.

Lato b): Sotto il labbro, ramo d'olivo. Sul ventre fascia a meandro.

Luigi Bernabò-Brea ravvisa nelle figure sul lato prin­cipale la trasposizione pittorica di coevi tipi statuari; ipotesi che ci può trovare concordi, soprattutto in virtù della particolare ponderazione del dio, che potremmo inserire in un'aura genericamente "prassitelica" e del­l' impostazione ritmica della menade sulla sinistra, per la quale anzi Bernabò-Brea suggerisce il confronto con un tipo ripreso anche dalla coroplastica liparota.

Da parte nostra teniamo a rimarcare la fluida eleganza dei contorni che favorisce il legame segnico fra le due figure insieme alla sottile malinconia che pare aleggiare nei loro sguardi, mentre la cesura espressiva conseguita dai contorni più rigidi e dall'atteggiamento quasi amorfo della donna sulla destra rivelerebbe l'apporto di una mano di gran lunga meno abile ed affinata, sempre che non si tratti di una caduta di tono dovuta ad uno stesso autore, il quale, riprese le prime due figure da un modello pitto­rico preesistente, conclude la scena affrettatamente e senza porsi eccessivi scrupoli estetici.

La menade e Dioniso presentano comunque più di un punto di contatto collo stile del Pittore di Maron e del suo gruppo. L'acconciatura del dio mostra infatti un trattamento assai simile a quella di Opora sul cratere con Ulisse e Maron, dove la massa rigonfia di ciocche ricurve sulle tempie e sulla fronte è modulata con un'analoga alternanza " impressionistica " di tratti a vernice diluita e di brevi aree a risparmio, così come si constata, fra le due figure, una notevole rispondenza nella costruzione dei lineamenti facciali e nell'atteggiarsi dello sguardo; inoltre Opora reca sul capo una corona di foglie iconografica­mente vicina a quelle di Dioniso e della donna seduta sul nostro cratere.

Anche la menade partecipa allo stesso clima stilistico, non solo per l'identico trattamento della chioma, ma anche per il profilo del volto confrontabile, in particolare, con quello di Maron sul cratere già citato.

Riteniamo però giusto riserbare più esaustive note attribuzionistiche (oltre che esegetiche) agli scopritori del vaso, !imitandoci ad anticipare che Bernabò-Brea non ha mancato di farci rilevare la differenza, nella tonalità dell'argilla (in questo caso più pallida) cogli altri vasi del Gruppo di Maron rinvenuti a Lipari; in ogni modo il nostro cratere viene ad affiancarsi alle migliori opere della così detta serie dei Monumental Vases, istituita dal Trendall all'interno del Gruppo Lentini-Manfria e in cui lo studioso colloca anche il Grufpo di Maron.

Infine, riguardo alla cronologia, i corredo tombale esterno andrebbe ascritto, come ci conferma Bernabò­Brea, al terzo quarto del IV secolo a.C.

13- SIRACUSA, MUSEO ARCHEOLOGICO BOTTIGLIETTA CON DECORAZIONE A RETICOLO

E LUCERNETTA ACROMA, DA SIRACUSA CONTRADA CARROZZIERI, TOMBA 5

(foto Soprintendenza Beni Culturali, Siracusa)

14 - SIRACUSA, MUSEO ARCHEOLOGICO LEKYTHOS ARIBALLICA SICELIOTA A FIGURE ROSSE DA CONTRADA CARROZZIERI, TOMBA 51 DEL GRUPPO

DI LENTINI-MANFRIA: DONNA SEDUTA CON TIMPANO SUL GREMBO (foto Soprintendenza Beni Culturali, Siracusa)

2) Lekythos ariballica; da Siracusa. Alt. cm 10; diam. bocca cm 2,7 i diam. piede cm 3,3 (fig. 14).

Insieme ad una bottiglietta con decorazione a reticolo (fig. 13) a vernice nera (alt. cm 7A) e ad una lucernetta acroma a vasca aperta (alt. cm 3i diam. mass. cm 7,8) appartiene al corredo di una tomba a fossa, esplorata nel maggio 1979, nell'ambito di una piccola necropoli in località Carozzieri, lungo la S.S. 115, a poca distanza del tempio di Zeus Olim­pico, appartenente ad un agglomerato rurale a sud della città nella fascia di chora attraversata dalla via EJorina.

Sul lato principale è rappresentata una figura femminile seduta su di un cippo (?) con corpo di tre quarti e capo girato di profilo a sinistra. Il busto è nudo, le gambe sono panneggiate con un himation; il braccio sinistro, coperto

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15- SIRACUSA, COLLEZIONE PRIVATA LEKANE SICELIOTA A FIGURE ROSSE VICINA AL GRUPPO BORELLl: EROTE E UNA DONNA SEDUTA

(foto Soprintendenza Beni Culturali, Siracusa)

da un lembo dell' himation, regge un oggetto circolare (un timpano?), il destro, piegato, stringe nella mano un ramo­scello sovradipinto in bianco.

I caP.elli sono coperti da un sakkos; collana e monile che cinge li busto sovradipinti in bianco.

Lato secondario: una grande palmetta a ventaglio fra due volute da cui si dipartono due semipalmette.

Attribuibile a un ceramografo minore del Gruppo Lentini-Manfria.

Il corredo tombale offre pochi elementi utili ad una datazione soddisfacentemente precisa; le bottigliette e le lekythoi con decorazione a reticolo risultano infatti assai diffuse nei contesti siciliani a partire almeno dal secondo quarto del IV secolo, ma mancando ancora circostanziati studi tipologici sulla evoluzione della for ­ma, non è consigliabile utilizzarle ai fini di una crono­logia più puntuale; analoghe considerazioni valgono per la lucernetta.

3) Lekane (jigg. ~ e 16). Siracusa, collezione privata. Pro­veniente dalla Sicilia Orientale.

Ricomposta da più frammenti. Misure: alt. (col coperchio) cm 22; diam. vasca: cm 26.

Sul coperchio: una figura femminile è seduta su un diphros con busto e gambe di tre quarti e capo di profilo a destra. Sul capo reca un sakkos da cui fuoriesce il ciuffo occipitale. Il busto è nudo, le gambe sono panneggiate da un himation;

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sul grembo poggia un timpano. Segue, a destra, un erote nudo, in movimento verso sinistra nell'atto di porgere alla donna colla mano destra una phiale i nella mano stnistra strin­ge una ghirlanda. Capelli coperti da sakkos, come la donna. Al centro, fra l'erote e la donna, un'ara.

Dietro l'erote, dopo un elemento floreale stilizzato con due volute, è seduta, su di un rialzo del terreno, una donna con busto e gambe di tre quarti a sinistra e capo di profilo a sinistra. L'abbigliamento e l'acconciatura sono analoghi a quelli della prima donna. Seguono due semipalmette desi­nenti su volute; al centro si dipartono altri due elementi a voluta con fiore campanulato rivolto verso destra. Sovra­dipinti in bianco la ghirlanda, i bracciali e i monili dell'ero te e della seconda donna, i ritocchi sulle ali dell'erote.

Sul pomello del coperchio: testa femminile di profilo a sinistra; i capelli sono coperti da un sakkos da cui fuoriesce uno spesso ciuffo sulla tempia.

Proponiamo un'attribuzione alla cerchia del Pittore Borelli: per i profili dei volti, cfr., per esempio, LCS, Il, tav. 240, 2, 3 e 4·

4) Bottiglia (fig. 17). Siracusa, collezione privata (la stessa cui appartiene la lekane precedente). Proveniente dalla Sicilia Orientale. È lacunoso un tratto della bocca. Alt. cm 15.

Il lato principale è decorato con una grande testa femmi­nile di profilo a sinistra. La chioma è coperta da un sakkos con sphendone radiata sovradipinta in bianco sul davanti: sulla tempia ciuffo a vernice nera con terminazione a ric-

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r6- SIRACUSA, COLLEZIONE PRIVATA LEKANE SICELIOTA A FIGURE ROSSE VICINA AL GRUPPO BORELLI: DONNA SEDUTA

(foto Soprintendenza Beni Culturali, Siracusa)

cioli tortili. Collana e orecchino a goccia sovradipinti in bianco; il sakkos è inoltre decorato da motivi stilizzatt a ver­nice nera.

Si tratta di un carattensuco prodotto del Gruppo dell'Etna (cfr. supra, p. 6).

ABBREVIAZIONI PARTICOLARI

C AVALIER, MTL: M. CAVALIER, Appendice II. Le terrecotte liparesi di argomento teatrale e la ceramica. l dati di rinve­nimento e la cronologia, in L. BERNABò-BREA, Menandro e il teatro greco nelle terrecotte liparesi, Genova 1981

CAVALIER, Nouveaux documents: M. CAVALIER, Nouveaux documents su l'art du Peintre de Lipari, Bibliothèque de l'Institut Français de Naples, Deuxième serie, Volume III, Publication du Centre Jean Bèrard, 3°, Napoli 1976

GIUDICE, l ceramografi: F. GiUDICE, l ceramografi del IV secolo a.C., in AA.VV., Sikanie. Storia e civiltà della Sicilia greca, Antica Madre. VIII, Milano 1985

~IUDJCE, Una pisside: F. GIUDICE, Una pisside di Ragusa e 11 problema dei rapporti fra officine campane e siceliote nel IV secolo, in Cronache di Archeologia e di Storia dell'Arte, 5, 1966, pp. 72-76, tav. XXIV-XXVI

LCS, l, 11: A. D. TRENDALL, The Red Figured Vases o/ Lucania, Campania and Sicily, 2 voli. (testi e tavole), Oxford 1967

LCS, Suppl. 1: A. D. TRENDALL, The Red Figured Vases of Lucania, Campania and Sicily, First Supplement, BJCS, suppl. 26, 1970.

LCS, Supp/. 11: A. D. TRENDALL, The Red Figured Vases of Lucania, Campania and Sicily, Second Supplement, BICS, suppl. 31, 1973

LCS, Supp/. III: A. D. TRENDALL, The Red Figured Vases of Lucania, Campania and Sicily, Third Supplement (conso­lidated), BJCS, suppl. 41, 1983

SPIGO, Locri: U. SPIGO, Ceramica italiota, in AA.VV., Locri-Epizefiri, I, Firenze 1977, pp. 128- 146

SPIGO, Nuovo cratere: U. SPIGO, Nuovo cratere siceliota a figure rosse da Siracusa, in Bollettino d'Arte, LXIV, 1979, 3, pp. 59-64

TRENDALL, Skyphoid Pyxis: A. D. TRENDALL, A Sicilian Skyphoid Pyxis in Lugano, in Quaderni Ticinesi di Numisma­tica e Antichità Classiche, 9, 1980, pp. 89-II3

TRENDALL, The Lipari-Vases: A. D. TRENDALL, The Lipari­Vases and their Piace in the History of Sicilian Red- Figure, in L. BERNABÒ-BREA, M. CAVALIER, Meligunls Lipdra, Il, Palermo 1965, pp. 271-289

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17 - SIRACUSA, COLLEZIONE PRIVATA - BOTTIGLIETTA SICELIOTA A FIGURE ROSSE DEL GRUPPO DELL'ETNA: TESTA FEMMINILE DI PROFILO A SINISTRA

Uoto Soprintendenza Beni Culturali, Siracusa)

1) LCS, Suppl. III, p. 267. 2) TRENDALL, Skyphoid Pyxis; CAVALIER, Nouveaux docu­

ments; CAVALIER, MTL; GIUDICE, I ceramografi; E. ]OLY, La ceramica: maestri e botteghe di età ellenistica, in AA. VV., Sikanie, Milano 1985, pp. 348-356.

3) LCS, Suppl. III, p. 267.

4) La ricca bibliografia sui cosi detti pittori protocampani (o protopestani) e protosicelioti, che noi ribattezziamo col­l'appellativo di "dionigiani ", viene aperta dal Trendall con: A. D. TRENDALL, Early Paestan Pottery, in ]HS, L V, 1935, p. 35 e ss., che ha un seguito quasi immediato in: IDEM, Paestan Pottery. A Study of the Red Figured Vases oj Paestum, Oxford 1936, pp. 18 e 19, aggiornato da: IDEM, Paestan Pottery : a Revision and a Supplement, in BSR, XX, 1952, pp. 3 e 4· Fondamentali anche: LCS, I, pp. 194-221, con ricca bibliografia; LCS, Suppl. I, pp. 32-40; LCS, Suppl. II, pp. 32-40; LCS, Suppl. III, pp. 89-u3, ove il Sicilian background viene lumeggiato sulla base degli ultimi rinvenimenti e di ulteriori riflessioni su materiali già editi, che comportano anche un attento riesame, con conseguenti modifiche di alcune precedenti attribuzioni dello stesso Trendall. Si vedano ancora dello stesso studioso australiano: A. D. TRENDALL, Vasi antichi dipinti del Vaticano. Vasi Italioti ed Etruschi, I, Città del Vaticano 1953, p. 24 e ss.;

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IDEM, The Cassandra Painter and his Circle, in ]Ber/M, 2, 1960, pp. 271 e ss.; IDEM, s.v. Sicelioti Vasi, in EAA, Suppl. 1970, Roma 1973, p. 716; IDEM, La Collezione Astarita nel Museo Gregoriano Etrusco. Parte III. Vasi Italioti ed Etruschi a figure rosse e di età ellenistica, Città del Vaticano 1976, pp. 16-18; TRENDALL, Skyphoid Pyxis, pp. 90, ro6-r 13. Fra gli altri contributi sull'argomento: G. V. GENTILI, Un cratere a calice siracusano con battaglia fra Greci e Amazzoni, in Bol­lettino d'Arte, XL VII, 1962, 1, pp. x-10; GIUDICE, Una pisside, pp. 72-76; M. P. LorcQ-BERGER, Syracuse. Histoire culturelle d'une cité grecque, Bruxelles 1967, pp. 244 e 245; E. ]OLY, Il Pittore di Imera, in Quaderno Imerese, I, 1972, p. 93 e ss.; B. D'AGOSTINO, Pittura e ceramografia del IV sec. a.C., in AA.VV., Popoli e civiltà dell'Italia Antica, II, Roma 1974, pp. 247-268; SPIGO, Locri, pp. 136-141 (e note 27-45); SPIGO, Nuovo cratere, pp. 63 e 64, nota 30; CAVALIER, MTL, pp. 259-268; GIUDICE, I ceramografi, pp. 244-257. Insieme al Trendalt tutti gli autori citati propendono per un'origine siciliana dei pittori " dionigiani ".

Fra gli studiosi che ascnvono questi pittori ad officine campane: A. STENICO, recensione a A. D. TRENDALL, Vasi Italioti ed Etruschi, I, II, in Acme, IX, 1956, p. 99i P. E. ARIAS, Storia della ceramica di età arcaica, classica ed ellenistica e della pittura di età arcaica e classica, in Enciclo­pedia Classica, Sezione III, vol. XI, tomo V, Torino 1963, pp. 46o e 461; G. FRANCIOSI, Materiali archeologici Caudini nella Collezione della " Querce", in La Querce. Rivista del Collegio "Alla Querce" dei PP. Barnabiti, XXXI, 1976, Gennaio-Giugno, p. 9; IDEM, in Locri Epizefiri. Atti del XVI Convegno di Studi sulla Magna Grecia (Taranto-Locri, 3-8/ 10/1976), Napoli 1977, pp. 586-588, che offre comun­que interessanti spunti di analisi sulle aree di diffusione dei ceramografi " dionigiani ".

5) Per l'espansionismo dei due Dionisii (in particolare del primo) oltre al sempre fondamentale K. F. STROHEKER, Dionysios I, Wiesbaden 1958, cfr. almeno: LorcQ-BER­GER, op. cit., pp. 221-226; L. BRACCESI, Grecità adriatica, Bologna 1971, pp. 87-r6o, una fra le più ampie e complete trattazioni sulla colonizzazione dionigiana; L. MASSEI, Presenza siceliota alla foce del Po, in AC, XXVIII, 1976, pp. 69-87; M. SoRDI, Il IV e III secolo. Da Dionigi I a Timo­leonte, in AA.VV., Storia della Sicilia, II, Napoli 1979; da ultimo GIUDICE, I ceramografi, p. 264 e ss.

6) Per la bibliografia relativa ai contributi del Trendall cfr. supra, nota r.

7) Per i vasi dei due pittori provenienti da Lipari: CAVA­LIER, MTL, pp. 264-268; LCS, Suppl. III, pp. 172 (1a, xb, c), 173 (xob, xoc).

8) GIUDICE, I ceramografi, p. 224 e ss.

9) Cfr. CAVALIER, MTL, p. 268, con bibliografia prece­dente. Un frammento di coppa fliacica attribuito a Python da D. Adamesteanu proviene da Monte Saraceno: D. ADAMESTEANU, in AC, VIII, 1956, pp. 129-131, tav. XXXI, 2; A. SIRACUSANO, in AA.VV., Greci e indigeni nella Valle dell' Himera. Scavi a Monte Saraceno di Ravanusa, catalogo della mostra Messina 14/4-9/5/1985, Messina 1985, p. 6o.

ro) a) Numerosi i luoghi di rinvenimento siciliani delle 11 Pagenstecher ": Agrigento, Assoro, Castellazzo di Mariano­poli, Gela, Lentini, Libertinia, Lipari, Lilibeo, Palermo, Sira­cusa, Tindari ecc. Per l'ipotesi di una produzione campana: P. MINGAZZINI, CVA, Capua 3, IV Es, p. 22; L. BERNA­sò-BREA, M. CAVALIER, Meligunls Lipdra Il, Palermo 1965, p. 227, nota 3i C. FRANCIOSI, in Atti XVI Convegno di Studi sulla Magna Grecia, ci t., p. 288: significativa ci pare, poi la presenza di alcune lekythoi " Pagenstecher " a Locri: SPIGO, Locri, pp. 145 e 146.

b) Andrebbe anche affrontato il problema dei luoghi di fabbrica dei '' piatti con pesci " presenti in Sicilia in quantità minore rispetto alle località campane e apule. Per un esem­plare da Gela, Orlandini ipotizza per esempio la pertinenza ad un'officina pestana: P. 0RLANDINI, Le arti figurative, in AA.VV., Megale Hellas. Storia e civiltà della Magna Grecia,

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Milano 1983, p. 522, fig. 642. Non riteniamo però affatto improbabile che esso, come buona parte degli altri " piatti con pesci " rinvenuti in Sicilia, sia piuttosto da considerarsi un prodotto di officine locali; d'altra parte la formulazione di proposte più circostanziate sarà possibile solo quando si sia proceduto ad un aggiornato censimento dei " piatti con pesci " rinvenuti fra Magna Grecia e Sicilia e, conseguen­temente, a soddisfacenti seriazioni tipologiche e cronologi­che. Per riferimenti bibliografici sui • piatti con pesci " cfr. per esempio: SPIGO, Locri, pp. I43-I45, note 54-57 (in tale sede proponemmo, fra l'altro, un'attribuzione a fabbrica pestana dei frammenti di " piatti con pesci " rinvenuti a Locri, che oggi riteniamo però debba essere ugualmente ridi­scussa); TRENDALL, La collezione Astarita ... , cit., pp. 30 e 3I.

I I) LCS, l, pp. 466, 592 e 593; GIUDICE, I ceramografi, p. 258. Cfr. anche: H. R. W. SMITH, A Phlyax Vase in Rio de ]aneiro, in A]A, LXXXI, I962, p. 324. Alcune affinità col Gruppo C. A. sono anche riscontrate dal Trendall nel Pittore di Cefalù: LCS, l, p. 635.

I2) LCS, I, pp. 495-521, LCS, Suppl. I, pp. 87-9I; LCS, Suppl. II, pp. 239-244; LCS, Suppl. III, pp. 233-247.

13) LCS, I, pp. I96--2ox; LCS, Suppl. l, pp. 33; LCS, Suppl. III, pp. 92--94·

14) GIUDICE, I ceramografi, pp. 243 e 244· Cfr. anche infra, nota IOI.

I5) ]OLY, Il Pittore di Himera, cit., pp. 93 e I05i LCS, Suppl. l, pp. 34- 36; LCS, Suppl. II, pp. I8I e I82; LCS, Suppl. III, pp. 96--98.

I6) LCS, Suppl. I, p. 234; LCS, Suppl. Il, p. I82; LCS, Suppl. III, p. 95; cfr. anche S. LAGONA, La Collezione Santa­paola nel Museo Archeologico di Lentini, Catania I9731 pp. 73 e 74·

17) Per un primo elenco di vasi protoitalioti dalla Sicilia, desunto dal Trendall: SPIGO, Nuovo cratere, p. 64, nota 3I1

in cui sono inseriti anche alcuni vasi del Gruppo di Locri, per il quale proponiamo ora una possibile produzione sice­liota. A questa lista possiamo almeno aggiungere i seguenti vasi protoapuli: I) Cratere del Pittore di Tarporley da Ca ma­rina (A. D. TRENDALL, A. CAMB1TOGLU, The Red Figured Vases of Apulia. I. Early and Middle Apulian, Oxford 1978, p. 52, n. 59); 2) Pelike del Pittore Klejman da Palazzolo Acreide (TRENDALL1 CAMBITOGLU1 op. cit., p. 56, n. 6~) i 3) Cratere a campana del Pittore Eton Nika da Scoghtti (TRENDALL, CAMBITOGLU, op. cit., p. 78, b. go) i 4) Cratere a campana del Gruppo di Ruvo 730 da Scoglitti (TREN­DALL, CAMBITOGLU1 op. cit., p. 79, n. g6),

Fra le più recenti acquisizioni ricordiamo poi alcuni rin­venimenti di Himera (isolato III): i frammenti di un cratere attribuibili al pittore protoapulo di Hearst e altri due fram­menti accostabili rispettivamente al Pittore di Amykos e al Pittore di Sisifo (E. EPIFANIO, in AA.VV., Himera II, Palermo 1976, pp. 281 e 282, tav. LXLV, 13, 8, 3). Cfr. anche un frammento di cratere da Lentini avvicinato da S. Lagona al Pittore di Palermo: LAGONA, La collezione Santapaola ... , cit., pp. 69-72, tav. XXVI.

x8) DIODORO, XVI, 5, 3-4. Su alcune assonanze stilistiche fra ceramografi sicelioti e apuli (si pensi, fra gli altri ai gruppi di Maron ed Adrasto) cfr. almeno: LCS, I (Addenda Il), p. 695; TRENDALL, The Lipari-Vases, p. 276; SPIGo, Nuovo cratere, p. 63, nota 17; G. FIORENTINI, in Kokalos, XXVI­XXVIII, xg8o-xg8I, Il, I, p. 591. Per i rapporti fra Archita e Dionigi II: M. SORDI, in Storia della Sicilia, II, ci t., p. 226; cfr. anche per le colonie apule fondate da Dionisio il Gio­vane: BRACCESI, op. cit., pp. I36--140.

Ig) A. D. TRENDALL, The Coephoroi Painter, in Studies presented to D. M. Robinson, II, St. Louis I953, pp. I24 e I25; LCS, l, pp. 74-76; Il, tav. 35, 4-5; LCS, Suppl. II, p. 163, tav. XXI, 3-4; LCS, Suppl. III, pp. 29-3I; SPIGO, Locri, pp. I3I-I36; P. E. ARIAS, L'arte locrese nelle sue principali manifestazioni artigianali: terracotte, bronzi, vasi

e arti minon, tn Atti XVI Convegno di Studi sulla Magna Grecia, cit., pp. 565 e s66; SPIGO, ibidem, pp. 583-585; FRANCIOSI, ibidem, p. 589.

Assai prezioso, inoltre, almeno per una convalida delle connessioni coll'ambiente siceliota, il riferimento fatto da Oscar Belvedere a due vasi del Gruppo di Locri, in un suo studio sull'iconografia di Scilla in un rilievo di Himera: O. BELVEDERE, Un rilievo con Scilla, in Quaderno Imerese, 1, cit., p. 58.

20) Per la bibliografia cfr. supra, nota I6. Dalla Sicilia (Siracusa, Gela, Agrigento, Vassallaggi, Selinunte) proven­gono sicuramente sei vasi del Gruppo di Locri, tutti classi­ficati dal Trendall, ai quali vorremmo agttiungere un cratere a campana frammentario da Camarina (necropoli di Passo Marinaro, scavi Orsi) conservato al Museo Archeologico di Ragusa. Se si accetta la nostra ipotesi di una sua origine siracusana, o comunque siciliana, risulta inoltre di ancor maggiore interesse, per le connessioni coll'espansionismo dionigiano, la presenza di vasi del Gruppo di Locri in Puglia: all' oinochoe da Ceglie del Campo (LCS, I, p. 75, n. 377; LCS, Suppl. III, p. 31, n. 377) dobbiamo infatti ~resumibil­mente affiancare i tre vasi da collezioni private d1 Monopoli e Bari (LCS, Suppl. II, p. 163, n. 376a; LCS, Suppl. III, pp. 29-3I, n. 376 c,d,e; tav. V, 4,5,6).

21) a) Per i vasi e i frammenti dei ceramografi "dioni­giani" presenti a Locri: A. D. TRENDALL, in BSR, XX, cit., p. 4, n. 34, tav. 2s; LCS, I, p. 2I6, nn. gi e 93, p. 2I7, n. 101; LCS, Suppl. Il, p. 185, n. 183a; LCS, Suppl. III, pp. go, 109 e no; SPIGO, Locri, pp. I3I-I4I e nota 27; ARIAS, in Atti XVI Convegno di Studi sulla Magna Grecia, cit., p. 576; GIUDICE, I ceramografi, pp. 246, 256, dove viene osservato che i vasi rinvenuti a Locri "sembrerebbero segna­re una via commerciale intermedia dalla Sicilia verso la Campania ". Ricordiamo inoltre la provenienza locrese di alcuni vasi del Gruppo deli'Erote Inginocchiato l?er cui cfr. infra, nota 22. Ai materiali cui sopra è fatto rifer1mento, vorremmo aggiungere un frammento di coperchio di lekane, con erote in volo, dall'abitato di Locri-Centocamere, da noi già attribuito alla cerchia del Pittore di Amburgo e che ora, ad un nuovo esame, ci parrebbe più giustamente assegnabile a un ceramografo sicehota di età dionigiana: SPIGO, Locri, pp. 129 e I30 (C51), tav. 29. Il numero delle opere dei pittori " dionigiani " provenienti da Locri aumenta sensibilmente qualora venga poi accettata, e confermata, la nostra proposta di assegnare il Gruppo di Locri a officina siceliota.

b) Ci pare infine interessante ricordare, restando nell'area di ingerenza locrese, la presenza a Medma (scavi Settis 1964) di un frammento di coperchio di lekane (conservato al Museo Nazionale di Reggio Calabria) con erote e donna seduta che potremmo genericamente riferire al Gruppo Prado-Fienga (ringraziamo il prof. S. Settis per avercene consentito la prima segnalazione).

22) Il Trendall inserisce il Gruppo dell'Erote lnginoc­chiato nell'ambito del Gruppo Prado-Fienga, ipotizzando l'appartenenza ad un'officina locrese, in base al luogo di rinvenimento (la necropoli di Lucifero) di tre lekanai: LCS, I, pp. 219 e 220, nn. 106--II I; LCS, SuP.pl. III, p. I13.

Il coperchio di un'altra lekane accostabile forse allo stesso gruppo (di cui ripete il tema firma) e proveniente dalla stessa necropoli di Lucifero è conservata presso l' Antiquarium di Locri. Cfr. anche: GIUDICE, Una pisside, p. 74; SPIGO, Locri, p. I6I, n. 44i ARIAS, in Atti XVI Convegno di Studi sulla Magna Grecia, cit., pp. 569-570i SPIGO, ibidem, P· 585, dove si rilevano affinità, nel disegno e nel rendimento di alcuni particolari, con ceramografi del Gruppo di Locri: potrebbero quindi riportarsi ad un'unica bottega?

Ma gli interrogativi rimasti aP,erti sul reale luogo di fab­brica di questi due gruppi • locresi " dovrebbero venir riaffrontati anche ricorrendo ad adeguato esame chimico delle argille; analoghe considerazioni valgono anche per il Pittore RC 5089 (cfr. p. 3 e nota 23).

23) La pisside proviene dalla tomba I264 della necropoli di Lucifero a Locri ed è conservata al Museo di Reggio Cala-

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bria (inv. 5089): LCS, I, p. 220, n. 113; LCS, Suppl. III, p. 113. In: SPIGO, Locri, p. I4 I, tav. 30 (C64) è presentato un frammento di coperchio di lekane proveniente dall'abitato di Locri-Centocamere, riferibile allo stesso ceramografo (che potremmo battezzare Pittore RC 5089) o ad una mano a lui molto vicina; al medesimo pittore, o a11a sua cerchia, attribuiremmo anche un frammento di skyphos con figura femminile sempre da Centocamere (già assegnato generica­mente al Gruppo Intermedio: SPIGO, Locri, pp. I30 e 131, tav. 29- c52), un frammento di cratere con erote stante dalla necropoli di Lucifero (SPIGO, Locri, p. 141, nota 45) e un frammento di coperchio di lekane con erote inginocchiato, da Medma (scavi Settis), mostratoci dal prof. S. Settis che ringraziamo.

24) LCS, I, p. 220, n. 112; LCS, Il, tav. 87, 4-6; LCS, Suppl. III, p. 113, n. 162 (112).

25) C. TuRANO, Stretto della Ferrina : stipe votiva, in Klearchos, 2I-22, 1964, pp. 34-36, figg. 9 e x o; SPIGO, Locri, pp. 140 e 141.

Per quanto attiene all'area dello stretto, sulla costa cala­brese (per Messina cfr. infra, nota 66), ricordiamo ancora il rinvenimento a Reggio Calabria di frammenti ancora inediti attribuibili a ceramografi " dionigiani " (in particolare fram­menti da Via Giulia esposti al Museo Naz10nale di Reggio Calabria).

26) LCS, I, pp. 202-221; LCS, Suppl. l, pp. 37-40; Suppl. Il, pp. 99-113; Suppl. III, pp. 99-113. Per altra bibliografia cfr. supra nota x.

27) TRENDALL, Paestan Pottery ... , cit., pp. 8 e 9, 16-19; TRENDALL, The Lipari-Vases, p. 275; D'AGOSTINO, op. ci t., p. 263; SPIGO, Nuovo cratere, pp. 62-64, nota 31.

28) Fattori già ampiamente riscontrabili attraverso le attente e acute analisi comparative del Trenda11, in LCS, e nei successivi supplementi. Cfr. anche GIUDICE, I ceramo­grafi, p. 248 e ss.

29) Per il presunto "gap between c. 38o-7o B.C. and the time of Timoleon": LCS, Suppl. III, p. 267. Filippo Giudice si esprime già chiaramente sulle necessità di rivedere, a tal proposito, l'inquadramento cronologico del T rendall: GIU­DICE, I ceramografi, p. 246.

30) Cfr. soprattutto per i pittori dionigiani, LCS, I, p. 221 i per una rassegna dei contesti archeologici (Gela, Lentini, Assoro, Lipari ecc.) utili alla cronologia dei cera­mografi della seconda metà del IV secolo a.C. e per un'ampia bibliografia: LCS, I, p. 58I e ss. Cfr. anche per un aggior­namento: LCS, Suppl. III, pp. 267 e 268.

3I) CAVALIER, MTL, p. 259 e ss.

32) Una revisione della cronologia di molti complessi tombali già noti è stata avviata dalla dott.ssa Annalisa Mon­tironi in una tesi di laurea su Cronologia della ceramica siceliota a figure rosse della fine del IV secolo a.C. discussa presso l'Università di Catania il 23/6/1986 (relatore il prof. G. Rizza). Si tratta di un lavoro molto documentato e appro­fondito da cui emergono già, su presupposti di analisi piut­tosto meditati e plausibili (anche se il r1chiamo alla prudenza, per una materia cosi spinosa, è d'obbligo), nuovi dati utili ad un rialzamento cronologico di ceramografi già considerati posteriori alla metà del IV secolo. Ci auguriamo quindi che la dott.ssa Montironi possa proseguire suHa via intrapresa (non certo agevole), giUngendo ad una riedizione critica di materiali e problemi, indispensabile per un giusto inquadra­mento storico della produzione sicehota, oltre che per com­prenderne alcuni fondamentali aspetti stilistici.

33) Ad essi il Trendall attribuisce sinora sette vasi: LCS, Suppl. I, pp. 583 e 584, nn. I-5; LCS, Suppl. III, p. 270, n. 2a, 2b.

34) Ricordiamo ad esempio, anche se non va necessaria­mente intesa come indizio di contemporaneità, la compresenza nel corredo della tomba 2-b di Valle Pega (Spina) di una

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lekane del Gruppo dei " Precursori " (LCS, I, p. 583, n. I) e di una p1sside del Pittore di Lentini (LCS, I, p. 587, n. I6); MASSE!, art. cit., pp. 75-77·

35) TRENDALL, The Lipari-Vases, p. 275; LCS, Suppl. 1, p. I02i LCS, Suppl. III, pp. 273, 275 e 276, dove viene accet­tata la nuova cronologia.

36) CAVALIER, MTL, p. 276.

37) P. ORSI, in NS, I913, pp. I4I e I42, figg. 53 e 54; G. FoTI, I l Museo Nazionale di Reggio Calabria, Napoli 1972, p. s8, tav. VI; ARIAS, in Atti XVI Convegno di Studi sulla Magna Grecia, cit., pp. 565 e 566, dove viene ribadita un'attri­buzione del vaso a fabbrica apula.

Per la proposta di assegnare la situletta aHa cerchia del Pittore di Maron: SPIGO, Locri, p. I46; IDEM, in Atti XVI Convegno di Studi sulla Magna Grecia, ci t., pp. 585 e 586; SPIGO, Nuovo cratere, p. 63, nota I7·

38) Per indicazioni sul periodo di attività del Gruppo di Locri cfr.: LCS, I, p. 74 (dove è proposta una cronologia al ventennio 380-360 m contemporaneità coi Pittori di Creusa e Dolone, con cui il gruppo presenta alcune affinità); SPIGO, Locri, p. I33·

L 'inquadramento cronologico del Gruppo di Locri andrà parimenti riaffrontato col riesame dei materiali associati ad alcuni di essi nei corredi tombali; non si esclude comunque sin d'ora che l'attività iniziale possa essere anticipata al primo decennio del secolo, se non alla fine del precedente, in virtù delle riscontrate affinità col Gruppo di Himera, le cui opere più antiche, in base ai dati di scavo, dovrebbero datarsi prima del 409 a.C. (cfr. pp. 3 e 6, e nota 46).

39) LCS, I, pp. 584 e 585. 40) CAVALIER, MTL, p. 268. 41) Cfr. per esempio le osservazioni del Trendall sul

grande cratere di Canicattini e sul Gruppo di Adrano: (LCS, I, p. 603), oltre che sul Gruppo di Lipari (LCS, I, p. 653) per il quale ultimo però la Cavalier rileva sostan­ziali differenze coll'uso del colore aggiunto nella ceramica di Kertsch: CAVALIER, Nouveaux documents, pp. 37 e 38. Cfr. anche: L. G. NELSON, The Rendering of Landscape in Greek and South Italy Vase Painting, New York 1977, pp. 115-117, segnalatomi dalla dott.ssa A. Montironi che ringrazio.

Influssi dello stile di Kertsch sono colti dal Trenda11 anche in alcuni ceramografi campani: LCS, I, p. 334 (Gruppo di Issione).

42) DIODORO SICULO, XVI, 82, 3, 5-7 i PLUTARCO, Tim., 35·

43) CAVALIER, Nouveaux documents, p. 46 e ss.; CAVALIER, MTL, p. 293 e ss.; per le riserve avanzate dal Trendall: LCS, Suppl. III, p. 268.

44) G. RIZZA, in NS, 1955, p. 294, fig. 11, p. 295, n. 45i LCS, I, p. 639, n. 55·

45) Cfr. supra, nota 32. 46) Per nuovi dati di scavo relativi alla cronologia del

Gruppo della Scacchiera e del Gruppo di Himera, cfr. rispettivamente: L CS, Suppl. III, p. 94i N. ALLEGRO, in AA.VV., Himera II, Roma I976, pp. 478 e 479; 498 e 499i so8-5I0 (si tratta di un cratere e di uno skyphos rinvenuti negli strati di distruzione del 409 a.C.: cfr. anche: LCS, Suppl. II, p. 182; LCS, Suppl. III, pp. 97 e 98, nn. 45a e 45b).

47) Cfr. supra, nota 27.

48) Cfr. supra, p. 4·

49) Un po' ristretta ci parrebbe infatti la cronologia del Trendall in LCS, I, p. 6I5.

so) CAVALIER, MTL, p. 280 e ss.

51) Cfr. per esempio LOICQ-BERGER. op. cit., pp. 224 e 225·

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52) GIUDICE, I ceramografi, p. 255· ~3) Per un aggiornato quadro di insieme delle provenienze

del vasi dei pittori " dionigiani ": LCS, Suppl. III, pp. 89--9I (per le schede dei singoli vasi cfr. LCS, l, e Suppl. I, II e III). In particolare:

a) Per i vasi da località campane come Castelcapuano, Cuma, Montesarchio, Nola (la così detta "Blacas Tomb ": P. E. CORBETT, The Burgon and Blacas Tombs, in ]HS, LXX, Ig6o, pp. 58-6o; LCS, I, p. 202). Cfr. anche: C. FRANCIOSI, in Atti XVI Convegno di Studi sulla Magna Grecia, ci t., p. 587; GIUDICE, I ceramografi, pp. 244-246, 255 e 256.

b) Per i rinvenimenti locresi: cfr. supra, nota I8. c) Per altri rinvenimenti calabresi, fra cui la nota hydria

di Gizzeria, cfr. supra, .PP· 3 e 4, e note 21 e 22. Alla cerchia dei " p1ttori dionigiani " potrebbe anche

ascriversi, a nostro parere, il krateriskos da Stretto della Ferrina, con figure maschile e femminile, associato alla già citata anforetta: T uRANO, art. cit., pp. 34-36, fig. IO.

Resta da appurare, come già notato, la reale consistenza di officine vascolari calabresi che abbiano ripreso i moduli stilistici dei ceramografi sicelioti, contribuendo anche alla loro diffusione.

d) Da Laos provengono inoltre due vasi del Pittore NYN (LCS, Suppl. III, p. I731 nn. ub e uc) per il quale abbiamo ipotizzato un'origme siceliota (cfr. supra, p. 2).

54) LCS, pp. 2II e 2I2, n. 66; LCS, Suppl. III, p. go, p. 106, n. I07 (pisside da Egnazia del Pittore di Vienna 687). Per i vasi del Pittore di Locri provenienti dalla Puglia cfr. supra, nota 20. Per i rapporti fra la Sicilia dionigiana e la Puglia cfr. supra, p. 3 e note I5 e I7.

55) Un'anfora con Amazzonomachia vicina allo stile dei Pittori di Dirce e di Napoli 2074 (LCS, Suppl. III, p. IOO con altri riferimenti bibliografici) e di una pelike del Pittore dell'Erote e dell'Ara (LCS, Suppl. Il, p. 184, n. 6oa; LCS, Suppl. III, p. I041 n. Ioo).

Suona attraente (e logico), per la presenza di questi due vasi in Albania, il riferimento colla politica adriatica di Dio­nisio il Vecchio (cfr. supra, nota 2).

Ricordiamo però che il Trendall considera il Pittore dello Ero te e dell'Ara come campano (LCS, Suppl. III, p. I03) ma si tratta di un problema da riaffrontare anche alla luce delle consideraziom sui Pittori NYN e Mad-Man, da noi espresse più sopra (cfr. p. 2).

56) Per la tomba 2b di Valle Pega cfr. supra, nota 34· Nel corredo della tomba I B della stessa necropoli è inclusa una pisside della cerchia del Pittore BMF 473: LCS, I, p. 598, n. 85 i MASSEI, art. cit., pp. 70 e 7I.

Da Spina provengono inoltre altre due " pissidi sky­phoidi ", rispettivamente del Pittore BMF 473 (LCS, I, p. 597, n. 84; Il, tav. 232, 6; MASSEI, art. cit., p. 70, tav. XXII, I) e del Gruppo di Manfria (LCS, Suppl. I, p. I05).

La presenza di questi vasi in area padana potrebbe quindi avvalorare una cronologia iniziale del Gruppo di Lentini­Manfria in età dionigiana, anche se Massei, confermando una loro datazione alla seconda metà del IV secolo, riferisce la loro esportazione sul mercato adriatico ad un momento di prosperità ed espansione commerciale negli anni della " rina­scita timoleontea ".

La dott.ssa Annalisa Montironi nella sua citata tesi di laurea (cfr. supra, nota 32) ha ripreso in esame gli interi corredi delle tombe Ib e 2b di Valle Pega, proponendo una datazione ancora in piena età dionigiana (MONTIRONI, Tesi di laurea, cit., pp. I69-177, 203-206 del testo dattiloscritto).

57) a) Da Reggio Calabria: neck-amphora del Pittore di Lentini e squat-lekythos del Gruppo di Manfria-Lentini (LCS, I, pp. 587 n. 19 e 607 n. 135, con bibliografia prece­~ente. Cfr. anche M. CRISTOFANI, I Campani a Reggio, m SE, XXXVI, 1968, p. 48.

b) Per i frammenti di ceramica siceliota a figure rosse e sovradipinta provenienti da Locri: SPICO, Locri, pp. 141-I43 e p. I46 (postscriptum).

c) Fra i materiali di provenienza calabrese va ricordato un frammento di lekythos con testa femminile da Praia a Mare attribuito da P. G. Guzzo a fabbrica siceliota: P. G. Guzzo, F. LACAVA, Praia a Mare (Cosenza): località Dorcara. Scavo di una necropoli del IV sec., in NS, I972, p. 543, fig. I x. Decisamente discutibile ci sembra invece l'accostamento operato, sia pur con prudenza, dallo stesso Guzzo alla pro­duzione liparota per una lekane da Mandria del Forno, presso Sibari: P. G. G uzzo, Corigliano Calabro (Cosenza). Località Mandria del Forno. Tomba della fine del IV sec., in NS, I972, pp. 70-72, fig. 5·

58) Cfr. almeno: LOICQ- BERCER, op. cit., pp. 245 e 246. Per l'età di Agatocle è probabilmente scontata la consi­derazione che il tiranno siracusano, in virtù dei propri tra­scorsi professionali (e di quelli paterni) abbia particolar­mente incrementato l'attività (e la qualità) degli ateliers vascolari locali.

59) Centuripe è plausibilmente da considerarsi (insieme ad Adrano) come uno dei centri produttori dei vasi del Grup­po dell'Etna: LCS, I, p. 627.

6o) Come testimonian.za probante della presenza di ate­liers di ceramica a figure rosse a Gela cfr. i tre vasi non finiti della fornace San Giacomo, associati al Gruppo di Siracusa 5I288: D. ADAMESTEANU, Uno scarico di fornace ellenistica a Gela, in AC, VI, 1954, pp. I29-132, tavv. XXIV- XXVI; LCS, I, p. 621, nn. 24I-243·

Per l'atelier della fattoria-officina di Manfria: D. ADA­MESTEANU, Manfria (Gela). Scavo di una fattoria-officina, in NS, I958, pp. 290-333; IDEM, Vasi figurati di Manfria in età timoleontea, in Scritti in onore di G. Libertini, Firenze 1958, pp. I37-14I e 582; F. COARELLI, La cultura figura­tiva in Sicilia nei secoli IV e III a.C., in AA.VV., Storia della Sicilia, Il, cit., pp. I76 e I77·

61) Cfr. un cratere frammentario con Ilioupersis della vasca a Sud dell'Olympieion: E. DE MIRO, in MemAL, XLVII, I965, c. 120, fig. 138; ]oLY, Il Pittore di Himera, cit., p. 349, fig. 426.

62) CAVALIER, Nouveaux documents, p. I8 e ss.

63) Per una sintesi dei risultati delle ricerche archeolo­giche nella Camarina timoleontea cfr. almeno: P. PELACATTI, in AA.VV., Storia della Sicilia, cit., I, p. 515 e ss. con biblio­grafia precedente.

Per l'area di ingerenza siracusana vogliamo anche ricordare il "Ceramico" di Scornavacche, sulla riva sinistra del Dirillo. Cfr. almeno: A. DI VITA, Camarina e Scornavacche in età timoleontea, in Kokalos, IV, I958, pp. 83--99, con biblio­grafia precedente.

Per la ceramica a figure rosse rinvenuta a Scornavacche: B. BASILE, Ceramiche italiote dell'anonimo abitato di Scorna­vacche sul Dirillo, in Sicilia Archeologica, 3I, I976, pp. 9-20.

64) A parte i vasi pubblicati dal Trendall (LCS, I , pp. 6o4 nn. 104 e 105, 631 nn. 298 e 304, 635 n. 329, 658 n. 472), piuttosto numerosa è la ceramica siceliota a figure rosse, proveniente dall'area di Adranon dionigiana e dalla relativa necropoli, insieme a ceramica sovradipinta e a vernice nera ed a pregevoli tipi coroplastici, per buona parte esposti al Museo Archeologico di Adrano.

Per i primi risultati delle ricerche condotte dal 1981 nel­l'area dell'abitato, da cui pure provengono frammenti a fi­gure rosse ancora inediti: U. SPICO, La storia della ricerca archeologica, s.v. Adrano, in BTCG, I, Pisa-Roma I984, pp. 3o-34 (cfr. in particolare a p. 33, dove Adranon viene in­dicata come sede di ateliers del Gruppo dell'Etna).

65) a) Le principali località siciliane di rinvenimento dei vasi a figure rosse classificati dal Trendall in LCS e nei suc­cessivi supplementi sono: Adrano (Adranon dionigiana e con­trada Mendolito), Agrigento, Assoro, Biancavilla, Bucche­ri, Butera, Caltagirone, Camarina (e Scoglitti), Canicattini, Capodarso, CastelJazzo di Marianopoli, Catania, Centuripe, Falcone (presso Tindari), Gela, Gibil Gabib, Grammichele, Imera, Lentini, Licodia Eubea, Lilibeo, Manfria, Megara

rg

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Hyblaea, Messina, Montagna di Marzo, Monte Raffe, Monte San Basilio, Morgantina, Mozia, Palazzolo Acreide (Akrai), Palermo, Paternò, Piano Casazzi (dalla necropoli del phrourion in territorio di Mineo), Randazzo, Scornavacche, SeJinunte, Siracusa, Troina.

È però opportuno ricordare che, ai fini di più attendibili diagrammi statistici, non pochi dei dati relativi alle prove­nienze dei vasi classificati da Trendall necessitano di una attenta revisione, anche sulla scorta di scrupolosi riscontri inventariali, che abbiamo intenzione di effettuare almeno per alcune località della Sicilia Orientale.

b) Un aggiornamento attendibile dovrà naturalmente tener conto delle nuove acquisizioni operate nelle medesime località.

Fra i luo~hi di recenti rinvenimenti di ceramica siceliota ancora inedtta e in corso di studio (sia vasi integri sia fram­menti) menzioniamo, per la Sicilia Orientale, oltre ai già citati scavi di Adrano (cfr. supra, nota 58): 1) Siracusa: a) Necropoli della Targia - scavi Voza dal 1977 (G. VozA, in Kokalos, XXVI-XXVII, Ig8o-Ig8I, II, I, .pp. 684 e 685); b) Piccola necropoli pertinente ad un insedtamento rurale della chora siracusana presso il faro Carrozzieri, lungo la S.S. IIS (scavi I979: cfr. la lekythos ariballica alle pp. I3 e I4 e alla fig. I4)i 2) Camarina: scavi Pelagatti-Voza-Di Stefano degli ultimi dieci anni; 3) Lentini: frammenti recuperati all'interno dei piani pavimentali di una casa rupestre in contrada Crocifisso (scavi Soprintendenza Archeologica di Siracusa in collaborazione coll'Istituto di Archeologia della Università di Catania, xg8o: G. RizzA, U. SPIGO, in Kokalos, XXVI-XXVII, xg8o-xg8x, II, x, pp. 767 e 768, 793 e 794i 4) Catania - Area del Monastero dei Benedettini - scavi Soprintendenza Archeologica Siracusa e Istituto di Archeo­logia dell'Università di Catania, dal 1978 per prime notizie sulla ceramica siceliota a figure rosse, cfr. F. GIUDICE, in F. GIUDICE, E. PROCELLI, R. M. ALBANESE, M. FRASCA, Catania. Scavo all'interno del Monastero dei Benedettini, in Cronache di Archeologia e di Storia dell'Arte, I8, I9791

p. I40, fig. ga e tav. XXIX, 5: due frammenti assegnabili al Gruppo di Lentini-Manfria; 5) Mineo-Necropoli di Monte Calvario-breve intervento di scavo del maggio I985: lekythos ariballica dalla tomba 3, con figura femminile se­duta, probabilmente assegnabile aJ Gruppo di Lentini-Man­fria (la superficie si presenta assai consunta); 6) Lipari. Cfr. L. BERNABò-BREA, M. CAVALIER, Scavi e rinvenimenti archeo­logici nelle Isole Eolie: I977-I982, in BCASic, III, 1982, p. I40 e ss., figg. 7, 8 e 9 (cfr. anche infra, pp. 12 e 13); 7) Stromboli, necropoli, scavi 1976. Per un primo resoconto: M. CAVALIER, Necropoli greca di Stromboli, in Sicilia Ar­cheologica, XII, I979, p. 7 e ss.

Nell'ultimo decennio la Soprintendenza Archeologica di Siracusa ha anche potuto acquisire alcuni pregevoli esemplari di ceramica sicehota a figure rosse attraverso sequestri operati dalle forze dell'ordine (in particolare le Guardie di Firenze, di Siracusa e Catania): cfr. per esempio SPIGO, Nuovo cratere, p. 59· Ceramica siceliota e italiota a figure rosse è altresi presente in diverse collezioni private siciliane detenute a norma di legge, di cui sono in corso la scheda tura scientifica e lo studio. Ad una di esse appartengono i due vasi alle figg. IS, I6 e 17, presentati qui per la prima volta; al propnetario, che ha es.pressamente chiesto di serbare l'anonimato, i nostri più vtvi ringraziamenti.

66) Ceramica siceliota a figure rosse tutta pressoché ine­dita proviene ad esempio da:

x) Taormina. Per l'area del Foro cfr. però: G. M. BACCI, Ricerche a Taormina negli anni 1977-1980, in Kokalos, XXVI-XXVII, xg8o-Ig8x, II, I, p. 742, tav. CLXXI, I, dove è anche presentato un frammento di pisside forse attri­buibile ancora a un ceramografo dionigiano. Dagli ultimi son­daggi (1986), diretti da G. M. Bacci, nei livelli dell'abitato tl'reco sottostante l'area delle Terme Romane, segnaliamo moltre una bottiglietta frammentaria con figura femminile stante, che ci sembra, a un primo superficiale esame, non lontano dall'ambito stilistico di un ceramografo come il Pittore RC so8g, anche se non della stessa officina.

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2) Francavilla di Sicilia. Frammenti dal riempimento soprastante i livelli del complesso cultuale del VI e del V secolo a.C. In particolare segnaliamo un frammento di cra­tere di eccellente fattura con una figura femminile di profilo a destra in atteggiamento di viva inquietudine; si tratta presu­mibilmente di una figurazione di soggetto tragico o mitico, per la quale potremmo, in via del tutto provvisoria, indicare un accostamento alla serie dei cosiddetti Monumental Vases in seno al Gruppo Lentini-Manfria. Al lato secondario dello stesso vaso è forse riferibile un grande frammento di cratere a calice con figura panneggiata stante. Per le prime notizie sullo scavo: cfr. SPIGO, in Kokalos, xg8o-xg8I, cìt., pp. 777-786; IDEM, in BCASic, I982, pp. ISI-I62.

3) Messina. Oltre ad alcuni pezzi dai vecchi fondi del Museo Regionale, fra cui un frammento di coper­chio di lekane con figura femminile attribuibile al Gruppo di Lipari, esemplari di ceramica siceliota, per la quasi totalità dei casi m frammenti, provengono da recenti scavi (dalla seconda metà degli anni '6o ad oggi) effettuati dalla Soprintendenza Archeologica di Siracusa nell'area urbana e nella necropoli (isolato 173): fra il materiale di cui ci è stato finora possibile p rendere visione segnaliamo un paio di frammenti probabilmente assegnabili a pittori " dioni­giani ". Ricordtamo che una provenienza messinese è indi­cata dal Trendall per un cratere a campana in una collezione privata di Ragusa, attribuito al Gruppo dell'Orgia: LCS, I, p. 2I7, n. g8; LCS, II, tav. 86, I, 2; LCS, Suppl. III, p. Io6, n. xog.

4) Abacaenum (l'attuale Tripi). Una lekane a figure rosse dalla necropoli (tomba 7): F. VILLARD, Tripi (Messina). Ricerche ad Abacaenum, in NS, I954, p. 49·

s) Tindari. Tre lekanai a figure rosse da una tomba in contrada Carruba, tutte dalla superficie assai consumata: due con teste femminili e la terza con erote inginocchiato e due figure femminili sedute. Fra gli altri vasi dello stesso corredo una lekythos " Pagenstecher" a figure nere (tutti esposti all' Antiquarium di T indari). Da Falcone, nella chora di Tindari, proviene inoltre la nota pisside eponima con figurazione policroma (cfr. CAVALIER, Nouveaux documents, p. 44i cfr. anche infra, pp. 3 e I2 e nota IIS)·

6) Gioiosa Vecchia. Abitato greco. Scavi Voza I98~. Per prime notizie sui risultati degli scavi: G. VozA, m BCASic, I982, pp. 103-1 I x).

Da un corredo tombale messo in luce nel I985 proviene una lekane con erote inginocchiato e figura femminile seduta (ringraziamo vivamente il Soprintendente Archeologo di Siracusa, dott. Giuseppe Voza, per avercene consentito la segnalazione insieme ai menzionati ritrovamenti di Messina, Tindari, e, alla nota 65, di Siracusa e Mineo).

67) In particolare in LCS, Suppl. III.

68) CAVALIER, Nouveaux documents; TRENDALL, Skyphoid Pyxis. Per i vari ceramografi presenti a Lipari cfr. anche: TRENDALL, The Lipari-Vases; CAVALIER, MTL. Per il Gruppo di Himera: ]OLY, Il pittore di Imera, cit., p. 93 e ss.

Fra i principali contributi su singoli vasi (o su gruppi limitati di opere), alcuni dei quali privilegianti decisamente gli aspetti tconografici: G. CuLTRERA, Cratere con scena jliacica di giuoco di altalena, in Dioniso, 5, 1930, pp. I99-205; E. ZEVI FIORENTINI, Il cratere di Lentini con scena di Commedia, in MemPontAcc, 6, 1942, pp. 39-52; G. LIBER­TINI, Il grande cratere da Canicattini del Museo di Siracusa, in Bollettino d'Arte, XXXV, I950, pp. 97-107i L. M. CAT­TERUCCIA, Pitture vasco/ari italiote di soggetto teatrale comico, Roma 1951, pp. 21 e 22 n. Si pp. 24 e 25 n. 9i pp. 45 e 46 n. 40 i p. 48 n. 46 i p. s6 n. 6I i A. D. TRENDALL, Two Sky­phoid Pyxides in Moscow, in BABesch, 24-26, I949-I95I, pp. 32-35; P. ORLANDINI, Vasi jliacici trovati nel territorio di Gela, in Bollettino d'Arte, XXXVIII, I953, pp. ISS-IS8; A. DE AGOSTINO, Vasi della Sicilia e dell'Italia Meridionale nel Museo Archeologico di Siena, in Archivio Storico per la Sicilia Orientale, so, I9541 pp. g6-I03; D. ADAMESTEANU, Vasi figurati di Manfria di età timoleontea, in Scritti in onore di G. Libertini, cit., pp. 2S-34i P. E. ARIAS, Una nuova

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scena del mito di Perseo e di Andromeda, in Dioniso, 36, 1962, pp. 50-57; IDEM, Cratere a calice di Lentini, in Cronache di Archeologia e di Storia dell'Arte, x, 1962, pp. 50-57; GENTILI, art. cit., pp. x-xo; A. D. TRENDALL, A Sicilian Neck Amphora, in Annua/ Bullettin Natura/ Gallery of Victoria, 7, 1965, pp. x-x6; GIUDICE, Una pisside, pp. 72-76; F. GIU­DICE, Una pisside siceliota di età timoleontea, in Cronache di Archeologia e di Storia dell'Arte, S, 1969, pp. Sx-S4; A. CALDERONE, Echi del teatro satiresco sofocleo su uno skyphos proveniente da Gela, in AC, XXIX, 2, 1977, pp. 267-276; SPIGO, Nuovo cratere, pp. 53-64; A. D. T RENDALL, S. WooDFORD, Adrastos on a Sicilian Calyx-krater from Lipari, in <p~),(ocç zaptv. Miscellanea di studi classici in onore di Euge­nio M anni, VI, Roma I979, pp. 2I03-2II x; G. FIORENTINI, in Kokalos, XXVI-XXVII, xgSo-x9Sx, Il, x, pp. 5SS-592 (gruppo di vasi del " Lentini Hydriai Group " dalla necro­poli di Castellazzo di Marianopoli).

69) G IUDICE, l ceramografi, p. 255· Cfr. anche le nostre osservazioni in SPIGO, Nuovo cratere, p. 62.

70) Per una prima rassegna delle iconografie della ceramica siceliota: LCS, I, pp. 5So e 5SI; nello stesso LCS, I e nei Supplementi il Trendall accenna in più luoghi ai problemi iconografici relativi a singoli vasi, con vari riferimenti bi­bliografici. Uno studio particolareggiato sulle iconografie del Gruppo di Lipari è stato avviato da CAVALIER, in Nouveaux documents, pp. 25-35. Per altri contributi su singoli vasi cfr. supra, nota 6S. Per vasi con iconografie di derivazione tea­trale: A. D. TRENDALL, T. B. L. WEBSTER, Illustrations of Greek Drama, London I97I.

71) Per una esauriente panoramica dello stile ornato apulo fondamentali ovviamente: TRENDALL, CAMBITOGLU, op. cit.; IIDEM, The Red- Figured Vases of Apulia. 2: II Late Apulian, Oxford 19S2. Sempre utili inoltre: M. SCHMIDT, Der Dareios Maler und sein Umkreis, Munster 1960; H. SICHTERMANN, Griechische Vasen in Unteritalien, Tubingen 1966; G. SENA CHIESA, Vasi apuli di stile ornato del Pittore di Licurgo e a lui prossimi, in Acme, XXI, fase. 3, xg6S, p. 327 e ss. Cfr. anche: E. PARIBENI, Immagini di vasi apuli, Milano 1964; M. BoRDA, Ceramiche apule, Bergamo Ig66; D'AGOSTINO, in AA.VV., Popoli e civiltà dell'Italia Antica, ci t., pp. 26o-262; P. MoRENO, La pittura tra classicità ed ellenismo, in AA.VV., La crisi della polis. Arte, religione, musica. Storia e Civiltà dei Greci 6, Milano 1979, p. 504 e ss., con altra esauriente bibliografia; ORLANDINI, in Megale Hellas, cit., pp. 4So e 4S1, 517-520, dove viene anche messa in risalto la premi­nenza conferita ai valori decorativi dello stile ornato maturo e tardo.

72) GENTILI, art. cit., pp. I-Io; LCS, I, p. 2I8, n. 102; LCS, II, tav. 86, 3-4; LCS Suppl. III, p. 1 Io, n. 145·

73) LCS, I, p. 212, n. 66, con bibliografia precedente; LCS, II, tav. S3; LCS, Suppl. III, p. Io6, n. I07.

74) CAVALIER, MTL, p. 268, figg. 447-448; LCS, Suppl. III, p. 275, n. 46-f, con altra bibliografia precedente.

75) Per il cratere con Oreste e le Furie a Siracusa: P. E. ARIAS, in CVA Siracusa, IV e, tav. Io, I; LCS, I, p. 200, n. 21. Per il cratere catanese con Penteo: LCS, I, p. xgS, n. 9; GIUDICE, I ceramografi, p. 255, fig. 2S2.

76) LCS, I, p. 74, n. 374, con bibliografia precedente; LCS, II, tav. 35, 5·

77) LCS, Suppl. III, p. gS, n. 47, tav. Xl, 5-6, con bi­bliografia precedente.

7S) TRENDALL, Paesta.n Pottery ... , cit., pp. 7 e 8, tav. Ila; LCS, I, p. 203, n. 27.

79) TRENDALL, Paestan Pottery ... , ci t., p. 7 e ss., tav. Ilb; LCS, I, p. 204, n. 31; II, tav. 8o, 2. St vedano anche le dettagliate schede descrittive di : P. E. ARIAS, in CVA Siracusa, cit., pp. 5 e 6, tav. 9 e U. SPIGO, in AA.VV., Mostra della Sicilia Greca, Tokyo 19S4, p. 170; da ultimo GIUDICE, I ceramografi, p. 256, figg. 2S3 e 2S4.

So) TRENDALL, The Lipari-Vases, tavv. So e Sx; LCS, Suppl. I, p. 102; LCS, Suppl. III, p. 375, n. 46h, con altra bibliografia precedente.

8x) TRENDALL, WooDFORD, art. cit., pp. 2103-2IIo; LCS, Suppl. III, p. 275, n. 46, con bibliografia precedente.

S2) LIBERTINI, art. ci t., pp. 97- I07, figg. I-Io; LCS, Suppl. I, pp. 6o2 e 603, n. 102; Suppl. II, tav. 230, I-2; GIUDICE, I ceramografi, p. 259, figg. 295 e 296.

83) TRENDALL, Paestan Pottery ... , cit., tav. la; LCS, I, p. 203, n. 26.

S4) TRENDALL, Paestan Pottery ... , cit., p. 7, tav. lb; LCS, I, p. 204, n. 32.

85) TRENDALL, The Lipari-Vases, tavv. 84-S5b; LCS, Suppl. I, p. I02; LCS, Suppl. III, p. 275, n. 46g, con altra bibliografia.

S6) CAVALIER, MTL, pp. 272 e 273; LCS, Suppl. III, p. 272, n. 29d, con altra bibliografia.

S7) ARIAS, art. cit., in Dioniso, 36, 1962, tavv. I-3; LCS, I, p. 590, n. 29; II, tav. 22S, 5-6. Si tratta, com'è noto di un'opera dell'ex Pittore di Hekate poi ribattezzato dallo stesso Trendall " di Siracusa 47099" (per le motiva­zioni: LCS, Suppl. III, p. 271).

88) LCS, Suppl. III, p. 276, n. g8a con bibliografia pre­cedente; GIUDICE, I ceramografi, p. 259, fig. 299·

89) ARIAS, art. cit., in Cronache ... , I, I962, tavv. S-9; LCS, I, p. 5S9, n. 27; GIUDICE, I ceramografi, p. 258, fig. 292.

go) Cfr. infra, pp. I2 e I3.

9I) LCS, I, pp. 692-695 (Addenda Il); LCS, Il (illustra­zione del frontespizio).

92) TRENDALL, art. cit., in BABesch, 24-26, 1949-I95I, pp. 32-35, fi.gg. I e 3; LCS, I, p. I05 (Gruppo di Adrano); LCS, II, tav. 235, 6; F. VILLARD, in ]. CHARBONNEAUX, R. MARTIN, F. VILLARD, La Grecia ellenistica, Milano I97I, p. 1001 fig. 91.

93) LCS, I, p. 6I5, n. 206 (Pittore Borelli); LCS, II, tav. 240, I-2.

94) LCS, Suppl. I, p. II2, n. 450a; CAVALIER, Noveaux documents, pp. 27-3I, tav. VIII.

95) LCS, I, pp. 6o3 e 604, n. I04, tav. 237; VILLARD, op. cit., pp. 99 e Ioo.

96) LCS, I, p. 596, n. 74, con bibliografia precedente; LCS, II, tav. 23I, 3-4. Per gli altri vasi fliacici del Gruppo di Lentini-Manfria: LCS, I, pp. 595 e 596; cfr. anche: 0RLAN­DINI, art. cit., in Bollettino d'Arte, XXXVIII, 1953, pp. 155-158. Il principale riferimento bibliografico per tuttl i vasi fliacici stciliani è comunque, oltre a LCS: A. D. TRENDALL, Phlyax vases, in BICS, suppl. S, Oxford I959i ancora utile inoltre CATTERUCCIA, op. cit.

97) Dal " girotondo " di Eros sul cratere da Gela avvi­cinabile al Gruppo di Locri (P. E. ARIAS, CV A Siracusa, cit., tav. Io, 3; U. SPIGO, in Atti XVI Convegno di Studi sulla Magna Grecia, cit., p. 5S4; LCS, Suppl. III, p. 3I) (fig. x) al cratere selinuntino del Pittore della Pisside di Lu­gano con Dioniso e sileni (LCS, S!!ppl. I~ p. I041 n. 46a, tav. XXIV, I; TRENDALL, Skyphord Pyxrs, P.· 95, tav. 4, fig. 6 ;YLCS, Suppl. III, p. 274, n. 46a), dal vtbrante thiasos sul retro del grande cratere di Canicattini (LCS, l, p. 6o2 con bibliografia precedente; LCS, II, tav. 236, 2) alla vivace danza del sileno Simos del Pittore di Adrasto (fig. ro) (CAvA­LIER, MTL, pp. 270 e 27I, fig. 447; LCS, Suppl. III, p. 275, n. 46f, con bibliografia precedente), la cui musicalità è accen­tuata dallo svolazzare del vello del Sileno, con un proce­dimento descrittivo analogo a quello attuato all'interno del coperchio di una lekane del Gruppo dell'Erote lnginocchiato (P. ORSI, in NS, I9I6, pp. I3o-I32, figg. 36-3S; LCS, I, p. 219, n. uo; P. E. ARIAS, in Atti XVI Convegno di Studi

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sulla Magna Grecia, cit., pp. 569-570, tav. XCII; LCS, Suppl. III, p. II31 n. 16o c.on altra bibliogr31fia); un vento ilare scherza anche con le ch1ome e col vello d1 Pan sul cratere a calice liparota accostato al Gruppo di Maron (TRENDALL, The Lipari-Vases, tavv. 86-88; LCS, Suppl. I, p. 102; CAVA­LIER, MTL, p. 277, fig. 456; LCS, Suppl. III, p. 276, n. 46), cui è probabilmente dovuta la plastica cesellatura del thiasos marino e della squisita evocazione silvestre sulla situletta della tomba 884 della necropoli di Lucifero a Locri (cfr. supra, nota 34).

98) LCS, I, p. 582, n. I, tavv. 225, 1-2.

99) LCS, I, p. 603, n. 103, tavv. 235, 4-5. 100) LCS, I, p. 635, p. 326, nn. 326 e 324 con bibliografia

precedente; per la lekane con Apollo e Artemide cfr. anche: CAVALIER, MTL; p. 281, fig. 466.

101) LCS, Suppl. I, p. II2, n. 456b; CAVALIER, Nouveaux documents, pp. 32 e 33, figg. 21-24.

102) Cfr. in particolare: CAVALIER, Nouveaux documents, p. 32 e ss., tavv. IV, IX e X, figg. 21- 30. Ricordiamo, per inciso, che alcuni rilevanti esempi di articolati schemi com­positivi su coperchi di lekanai sono presenti anche nella ceramica pestana e campana: cfr. per esempio il ratto di Persefone del Gruppo Laghetto- Caivano-Errera: LCS, Suppl. III, p. 155, tav. XVI, 4·

103) Per una sintesi di problemi sulla cultura figurativa siceliota del IV secolo, stimolante pur se discutibile per alcuni aspetti: COARELLI, in AA.VV., Storia della Sicilia, Il, cit., p. 157 e ss.

104) a) Per la monetazione dionigiana, alla quale diversi studiosi sono ora concordi ad ascrivere anche coniazioni la cui cronologia iniziale veniva precedentemente riferita all'età timoleontea: G. K. }ENKINS, Dionysios I of Syracuse and His Coinage, in BICS, 8, r96r, p. 86 e ss.; A. STA.ZIO, Storia mone­taria dell'Italia romana, in AA.VV., Popoli e civiltà dell'Italia antica, VII, Roma 1978, pp. 154 e I55ì A. TusA CuTRONI, La monetazione di Siracusa sotto Dionisio I, in cp1À(Otç xocpw, cit., pp. 631- 647; A. STAZIO, Monetazione ed economia mone­taria, in AA.VV., Sikanie, cit., pp. 109-113, con aggiornato inquadramento bibliografico; S. GARAFFO, ibidem, pp. 269-275; sono inoltre in corso di stampa gli atti del recente conve­gno di Napoli: AA.VV., La monetazione dell'età dionigiana, in A.C.C.J.S.B., VIII (Napoli, 29/s- r/6/ r983).

b) Per la coroplastica cfr. soprattutto: M. BELL, The Ter­racottas, Morgantina Studies, l, Princeton (N.J.) 198r, p. 22 e ss., contributo certo fondamentale all'approfondita cono­scenza della coroplastica siceliota del IV secolo a.C., anche se vi figurano soprattutto tipi assegnati all'età timoleontea e ai decenni posteriori. Ad età dionigiana, fra la fine del V e l'inizio del IV secolo a.C., va invece ascritto il complesso della stipe del santuario di Demetra e Kore in Piazza della Vittoria a Siracusa con una ricca serie di coroplastica votiva (tipi di Demetra con la face e col porcellino ecc.): G. VozA, in AA.VV., Archeologia della Sicilia Sud-Orientale. Addenda al catalogo, T orino 1974, pp. 24 e 25; IDEM, in Kokalos, 22-23, 1976- r977, Il, pp. 557 e 558, tav. XCVIII ; IDEM, in AA.VV., Storia della Sicilia, l, cit. p. 682; IDEM, in AA.VV., Mostra della Sicilia greca, cit., pp. 185-187. Per il busto femminile siracusano, dal Pozzo di Artemide: G. VozA, in AA.VV., Archeologia della Sicilia Sud-Orientale, cit., pp. ro2-104, tav. LXXII ; cfr. anche: IDEM, in AA.VV., Storia della Sicilia, Il, cit., pp. 121 e 122.

c) Per i riflessi della cultura figurativa attica nella coro­plastica siracusana e locrese tra fine V e primi decenni del IV secolo a.C.; P. E. ARIAS, in Atti XVI Convegno di Studi sulla Magna Grecia, cit., p. 503; M. BARRA BAGNASCO, Ap­porti esterni ed elaborazione locale nella coroplastica locrese tra il V e il IV sec. a.C., in Bollettino d'Arte, LXIX, 1984, 25, P· 50.

d) Per gli influssi della pittura vascolare attica nei cera­mografi dionigiani, soprattutto nel periodo compreso fra l'ultimo decennio del V e il primo quarto del IV secolo

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a.C.: LCS, I, p. 196, dove, nel Gruppo della Scacchiera sono rilevati stringenti richiami ai modi dei Pittori di Kadmos e Pothos, e LCS, Suppl. III, p. 92, n. r, tav. XI, r-2, dove viene presentata una kylix dalla figurazione improntata ad un strongly Attic look, ma che il Trendall propende per assegnare al Pittore della Scacchiera o a un suo forerunner; P. E. ARIAS, in Storia della ceramica, cit., pp. 460 e 461; C. FRANCJOSI, in Atti XVI Convegno di Studi sulla Magna Grecia, cit., p. 589, che, per alcuni vasi del Gruppo di Locri suggerisce l'opportunità di riferirsi a " modelli at­tici del 39o-38o a.C. ". A tal fine sarà anche auspicabile disporre di adeguati quadri statistici (il più possibile ag­giornati) sulla diffusione dei vasi attici in Sicilia per il periodo che qui ci interessa (fine V - inizio IV secolo a.C.). Per un'introduzione al problema: GIUDICE, I ceramo­grafi, pp. 243 e 244·

ros) Per un primo inquadramento dell'arte di età timo­leontea e agatoclea, con ampia bibliografia precedente; CoARELLI, in AA.VV., Storia della Sicilia, Il, cit., pp. 157-178; N. BoNACASA, L'ellenismo e la tradizione ellenistica, in AA.VV., Sikanie, cit., p. 308 e ss. In particolare, per la coro­plastica: BELL, op. cit., p. 23 e ss.; L. BERNABÒ- BREA, Me­nandro e il teatro greco nelle terrecotte liparesi, Genova 1981.

Ancora più che validi i contributi di Orlandini pur se l'auspicata revisione dei dati relativi all'età timoleontea potrebbe portare a diverse conclusioni in merito alla crono­logia di alcune classi di materiali compresa la ceramica a figure rosse (cfr. supra, nota 32): P. 0RLANDINI, Tipologia e cronologia del materiale di Gela dalla nuova fondazione alla età di Ierone II, in AC, IX, 1957, pp. 44 e ss., 153 e ss. Cfr. anche, per la produzione coroplastica, i materiali rela­tivi al "Ceramico" di Scornavacche: DI VITA, art. cit., in Kokalos, IV, 1958, pp. 83-99 (sullo stesso volume di Kokalos si vedano i numerosi altri contributi sull'età timo­leontea). Trattando qui specificatamente il problema della ceramica siceliota a figure rosse, va ricordato che poche sono le notizie in nostro possesso relative alla grande pittura, parietale e su tavola, nella Sicilia del IV e del III secolo a.C. Cfr.: COARELLI, in AA.VV., Storia della Sicilia, Il, cit., pp. I62 e 163, 172-174, con riferimento alle pitture agate­dee dell' Athenaion siracusano, particolare sulle quali cfr. appunto: IDEM, La "pugna equestris" di Agatocle nell' Athe­naion di Siracusa, in 'A7t1Xpxocl, Il, Pisa 1982, pp. 547- 558; da ultimo BONACASA, in AA.VV., Sikanie, cit., pp. 332 e 333, 336.

Naturalmente riflessi della pittura coeva possono essere passati, almeno a livello di referenti iconografici, nell'opera di alcuni ceramografi sicelioti (cfr. supra, pp. 7 e 8), ma non è possibile, ovviamente, essere più concreti a riguardo.

Io6) Cfr. supra, p. 5·

107) Per le problematiche connesse al " classicismo" dell' arte figurativa siceliota nel IV secolo a. C. oltre a: BELL, op. cit., p. 25, cfr. almeno: 0RLANDIN1, in AC, IX, 1957, cit., pp. 55, 57 e ss., 69 e ss.; IDEM, in AC, X, 1958, pp. 239- 242; DI VITA, art. cit., in Kokalos, IV, 1958, pp. 93, 95-97; CoARELLI, in AA.VV., Storia della Sicilia, II, cit., pp. 175 e 176; SPIGO, Nuovo cratere, p. 62. In tale com­plessa fenomenologia può forse, in parte, inscriversi anche il già citato problema degli influssi dello stile attico di Kert.sch (cfr. supra, p. 4).

108) Cfr. per esempio l'amazzonomachia siracusana del Gruppo Prado-Fienga (cfr. supra, p. 4, figg. 4 e 5, e nota 72), illebès gamikòs da Lentini del Pittore di Siracusa 47099 con Persefone (?) entro naiskos e figura con fiaccola (LCS, I, p. 589, n. 27; LCS, Suppl. III, p. 271; GIUDICE, I ceramografi, p. 258, fig. 291) e l'eponimo cratere del Pittore di Adrasto (cfr. supra, nota 78).

ro9) LCS, I, pp. 6rs- 626; LCS, Suppl. I, pp. 106-ro8; LCS, Suppl. II, p. 258; LCS, Suppl. III, pp. 279-285 dove il Trendall (p. 279, n. 21oa) attribuisce al Pittore Borelli il cratere siracusano con probabile scena dalle Coefore da noi (che, pur rispettando l'autorevole opinione dello studioso,

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confermiamo la nostra attribuzione) riferito ad un ceramo­grafo del Gruppo di Lentini: SPIGO, Nuovo cratere, pp. 6o-62.

no) LCS, I, pp. 630 e 63I; LCS, II, tav. 245·

III) LCS, I, pp. 627-65I; LCS, Suppl. l, pp. I09 e uo; LCS, Suppl. II, pp. 259-262; LCS, Suppl. III, pp. 287-297.

II2) Oltre all'esempio presentato alla fig. I7 si veda la ricca documentazione fotografica in LCS, II, tavv. 25I- 252 (in particolare tav. 25I, II, I2, I3-I4 e tav. 252, I-I2); LCS, Suppl. I, tav. XXVIII, I e 2; LCS, Suppl. III, tav. XXXII.

II3) Per la ceramica apula cfr. almeno: A. CAMBITOGLU, Groups of Apulian Red Figured Vase Decorated with Head of Women or of Nike, in ]HS, LXXXIV, I954, p. II5, figg. 5-7, p. u9, figg. 9 e Io; TRENDALL, CAMBITOGLU, The Red-Figured Vases of Apulia, II, cit., tavv. 245-265, 285-293, 369-373, 395-400. Per la ceramica campana, cfr. almeno LCS, II, tavv. 222, 223 e 224; LCS, Suppl. I, tav. XXIII, 4 e 5·

I14) LCS, I, pp. 634-637; LCS, II, tavv. 249 e 250; L CS, Suppl. I, p. 290.

r I5) LCS, I, pp. 625 e 626, n. 278 con bibliografia prece­dente; F . VILLARD, in AA.VV., La Grecia ellenistica, cit., p. IOO, fig. 93; CAVALIER, Nouveaux documents, p. 44, dove viene proposta un'attribuzione ad atelier liparese; ]oLY, in AA.VV., Sikanie, cit., pp. 350 e 35I·

u 6) Oltre naturalmente a CAVALIER, Nouveaux documents, già più volte citato, cfr. TRENDALL, The Lipari-Vases, pp. 269-289; LCS, I, pp. 652-664; LCS, Suppl. I, pp. rn-us; L CS, 11, p. 263; LCS, Suppl. III, pp. 299-305; Cfr. anche: VILLARD, op. cit., p. Ioo; }OLY, in AA.VV., Sikanie, cit., pp. 350 e 351.

I 17) Cfr. per esempio CAVALIER, Nouveaux documents, pp. 36-39, con la splendida documentazione fotografica a colori (tavv. I-XII) che consente di apprezzare il rilevante contributo alla costruzione della figura offerto soprattutto dal contrasto fra i panneggi in colore aggiunto e le parti nude del corpo rese a risparmio.

I I8) a) Cfr. per esempio in CAVALIER, Nouveaux documents, figg. 4I-49, i diversi esiti decorativi della ceramica sovra­dipinta di Lipari.

b) Per un primo inquadramento dei problemi tipologici connessi alla ceramica sovradipinta siceliota: L. FORTI, La ceramica di Gnathia (Monumenti Antichi della Magna Grecia II), Napoli I965, pp. I37-I4o; LCS, I, p. 68I e ss., LCS, Suppl. I, pp. I21 e I22; LCS, Suppl. II, p. 269; LCS, Suppl. III, p. 31 I; CAVALIER, Nouveaux documents, pp. 48-56; C. A. DI STEFANO, in AA.VV., Lilibeo. Testimonianze archeologiche dal IV sec. a.C. al V sec. d.C., Palermo 1984, pp. 63- 66; ]oLY, in AA.VV., Sikanie, cit., pp. 35I e 352.

I I9) Per un accostamento ai complessi problemi crono­logici e stilistici connessi alla ceramica centuripina è fonda­mentale la completa e ragionata rassegna bibliografica (fino al ~979), con attente escussioni critiche dei varii contributi, u:~: E. ] OL Y, Teorie vecchie e nuove sulla ceramica policroma d! Centuripe, in <ptÀlocç xlipLv, cit., P~· 1243-1254·

Fra i principali studi, tutti citati dalla Joly, ricordiamo almeno: G. LIBERTINI, Centuripe, Catania 1926; G. M. A. RtCHTER, Polychrome Vases from Centuripe, in BMM, II, 1~30, pp. 187-205; G. LIBERTINI, Nuove ceramiche dipinte d1 Centuripe, in ASMG, 1932, p. I90 e ss.; P. E. ARIAS, lJ.n. !'aso ~iconico da Centuripe, in Archivio Storico per la Szczlza Onentale, 50, 1954, pp. 104-1 IO; A. D. TRENDALL, A N ew Polychrome Vase from Centuripe, in BMM, XIII, 5, 1955, pp. r6I-I66; ARIAS, Storia della ceramica, cit., pp. 485-487; S. LAGONA, Un nuovo vaso policromo a fondo nero da Centuripe, in Cronache di Archeologia e di Storia dell'A rte, 4, 1965, pp. 99-104; P. DEUSSEN, The Nuptial Theme of Centuripe Vases, in ORom, IX, 1973, pp. I25-I33i U. WINTERMEYER, Die polychrome Reliefkeramik aus Centu-

ripe, in ]di, go, 1975, pp. I36-241. A questi (e agli altri studi esaminati dalla Joly) aggiungiamo: F. VILLARD, in La Grecia ellenistica, cit., pp. 132-134, 193. Da ultimi: G. Fxo­RENTINI, in Mostra della Sicilia Greca, cit., p. 36; U. SPIGO, ibidem, pp. 198-2oo; }OLY, in AA.VV., Sikanie, cit., pp. 352 e 353· ·

Per il problema delle ascendenze dell'ultima produzione siceliota a figure rosse sulla ceramica centuripina cfr. almeno: TRENDALL, in BMM, XIII, cit., pp. x6r-I66; LCS, I, p. 652; LAGONA, in Cronache ... , 4, cit., pp. 99-104; }OLY, in <pLÀwç xliptv, cit., pp. 1253 e 1254.

120) Cfr. per esempio il felice accostamento dei valori cromatici (purtroppo non più pienamente apprezzabili) all'impostazione ritmica debitrice dei modi della scultura post-lisippea, della figura femminile dipinta su un " clipeo " del Museo di Siracusa: LIBERTINI, Centuripe, cit., p. 169; WINTERMEYER, art. cit., p. 237, n. 93i SPIGO, in Mostra della Sicilia Greca, cit., pp. I98 e 199. Analoghe considerazioni possono in parte valere per le figure femminili su di una pisside e un cratere entrambi al Metropolitan Museum, che mostrano anche riflessi di interessanti soluzioni compositive in rapporto alla dislocazione spaziale delle figure: F. VILLARD, in La Grecia ellenistica, cit., pp. 132 e I33, figg. 130 e 131.

121) Pertinenti e acute osservazioni sui precisi limiti com­positivi e tecnici della ceramica centuripina, non solo in rapporto alla grande pittura e alla plastica contemporanea ma anche ai grandi centri propulsori della cultura ellenistica in Sicilia (in particolare Siracusa) in: }OL y, in <ptÀlocç xlicptv, cit., pp. 1252 e 1253· Cfr. anche EADEM, in AA.VV., Sikanie, cit., pp. 350, 352 e 353 dove viene fra l'altro giustamente osservato (p. 350) che i " decoratori centuripini" sono spesso " nettamente inferiori al Pittore di Lipari per la qualità del disegno ".

I22) Cfr. in particolare il lebés gamik6s dalla tomba 309 di Lipari (CAVALIER, Nouveaux documents, tav. Xl) e l'altro al Museo Mandralisca di Cefalù con foglie e "bottoni" a rilievo applicati sulle spalle (JOLY, in AA.VV., Sikanie, cit., fig. 428).

123) Si ricordino almeno, nella produzione apula a figure rosse, gli elaborati coperchi (configurati a veri e propri vasetti miniaturistici) di lebetes e pissidi o lo stesso apparato decorativo dei grandi crateri e volute (per esempio i masche­roni a rilievo sulle anse).

I24) Cfr. la felice espressione della Joly che definisce " ridondanti " e " vanamente pomposi " molti vasi centu­ripini: }OLY, in <pt),(ocç xliptv, cit., p. 1254·

Ovviamente tali giudizi fortemente riduttivi sul piano formale, e che possono riuscire più o meno viziati dal nostro gusto moderno, non sminuiscono il grande valore testimo­niate della ceramica centuripina per la conoscenza di quei ramificati filoni dell'ellenismo siceliota che potremmo defi­nire " periferici " o, se si vuole, " provinciali " rispetto ai centri maggiori (come appunto Siracusa), ma certo positiva­mente aperti a nuovi affiati stilistici ed espressivi, come la stessa coroplastica centuripina sta ampiamente a dimostrare.

POST SCRIPTUM

Quando la stesura del presente articolo era già ultimata, ha visto la luce l'attesa monografia di L. Bernabò-Brea e M. Cavalier sulla ceramica figurata liparota fra la fine del IV secolo a.C. e la prima metà del successivo: L. BERNABÒ­BREA, M. CAVALIER, La ceramica policroma liparese di età ellenistica, Muggiò (Mi) Ig86.

Dopo un capitolo introduttivo sulla ceramica figurata siceliota presente a Lipari fino all'ultimo venticinquennio del IV secolo, il volume, rendendo anche conto di recen­tissime acquisizioni sinora inedite, offre un esauriente pro­filo storico-critico delle officine eoliane dagli ultimi decenni

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del IV secolo a.C. sino al 252 a.C. (anno della distruzione di Lipari da parte dei Romani), col ricco corredo di una documentazione fotografica di ottimo livello oltre che com­pletamente a colori.

Pur non avendo avuto la P.Ossibilità di riferirei con ampiezza a questo importante contnbuto nelle note che corredano il nostro testo, riteniamo però opportuno scorrerne breve­mente i vari capitoli in cui si articola, con particolare atten­zione ai ceramografi e alle problematiche menzionati, anche solo di sfuggita, nel nostro discorso.

1) Pittore di Adrasto

Nel capitolo introduttivo (pp. 5-14) viene ipotizzata l'appartenenza ad un'officina locale del Pittore di Adrasto (p. 8); d'altra parte la concreta possibilità di una produzione liparese di ceramica figurata ancora nella prima metà del IV secolo a.C. è avvalorata per gli Autori dal noto cratere incompiuto del Museo di Glasgow con la testa di Akratos (p. 8; cfr. anche MTL, p. 276).

2) Pittore di Maron

Viene ribadita una cronologia del Pittore non anteriore al terzo quarto del IV secolo (p. g).

3) Pittore NYN (pp. 7, 1o-12)

La lista dei vasi attribuiti dal Trendall a questo Pittore dovrà essere notevolmente ampliata, perchè egli " sarebbe rappresentato a Lipari da poco meno di una trentina di vasi" (p. IO); inoltre "è evtdente che per un certo tempo la produz10ne della bottega del pittore NYN ha dominato il mercato di Lipari ".

Rilevando i caratteri spiccatamente " campani " della sua opera (in particolare alcune forme vascolari) viene anche prudentemente suggerito che possa trattarsi di '' un maestro liparese trasferitosi in Campania alla fine della sua carriera " o " di un maestro campano rifugiatosi a Lipari per una ra­gione a noi ignota " (p. I x).

4) Pittore di Cefalù (pp. 15-26)

Viene confermata un'attribuzione ad officina locale del pittore, che può considerarsi " come il capostipite di quella

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scuola ceramica liparese che presto evolverà, nella genera­zione successiva, verso la piena policromia, col Pittore di Lipari" (p. I5). Particolarmente degni di nota la discussione di alcune attribuzioni del Trendall (pp. r8 e I9) e, per il problema cronologico, i confronti stilistici istituiti con alcune opere del Pittore di Hecate, ora di Siracusa 47099, (pp. 19-25) e del Pittore NYN (p. r 2).

5) Il Pittore di Lipari e il suo gruppo (pp. 31-82)

Citiamo in particolare: a) connessioni colla ceramica centuripina (p. 34); b) cronologia (pp. 37-39). Viene convalidata, con ulte­

riori attenti esami delle associazioni tombali e stratigrafiche per il Pittore di Lipari una datazione fra il 300/290 e il 26o a.C., mentre l'attività di altri maestri liparesi, come il Pittore della Sphendone bianca e soprattutto il Pittore di Falcone, giungerebbe fino al 252 a.C.;

c) iconografie (pp. 41-48): particolarmente acute le approfondite considerazioni sul carattere escatologico delle figurazioni e sui legami col mondo dionisiaco (p. 41 e ss.) i

d) aspetti figurativi: con limpidezza critica priva di preconcetti vengono delineati i caratteri figurativi e stilistici del Pittore di Lipari anche in rapporto alla " grande arte " contemporanea (pp. 67-88) e st offrono, col suffragio di nuove importanti acquisizioni, esemplari profili di altri maestri liparesi: il Pittore della Sphendone bianca (pp. 67-74), il Pittore delle Tre Nikai (pp. 75-78) ed una nuova personalità di ceramografo, il Pittore della Colomba (pp. 79-82).

Nell'ambito delle officine liparesi viene inoltre definiti­vamente inserito il Pittore di Falcone (pp. 83-88), il cui catalogo fruisce di un notevole incremento (p. Io8).

6) Ceramica a decorazione interamente sovradipinta

Alla " ceramica con decorazione ornamentale " (per usare la stessa terminologia degli autori) vengono dedicati tre brevi capitoli che ne configurano le diverse fasi cronologiche: I) "L'età del Pittore di Cefalù" (pp. 27-30); 2) "L'età del Pittore di Lipari " (pp. 63-66) i 3) " Le ultime fasi della ceramica policroma" (pp. 91-94) cui appartiene la attività dell'ultimo grande ceramografo liparese, il Pittore dei Cigni, presente anche a Lilibeo (pp. 95-100, 109 e no).

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