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Gestione delle emergenze La Centrale operativa della polizia municipale nella gestione delle emergenze di Massimo Bianchi - Università di Bologna Dipartimento di Scienze Aziendali, Socio SVIMAP e di Gabriella Paganelli Comune di Ravenna Addetto alla Centrale Operativa, Collaboratrice Progetto RESINT La Centrale operativa della polizia municipale riveste un ruolo centrale nella gestione delle emergenze. Ma che cosa è unemergenza? Quali risorse è necessario mettere in campo e come? Larticolo esamina le diverse esperienze attuate in merito alla luce della normativa più recente e delle metodologie con le quali fronteggiare gli eventi catastrofici dal punto di vista della Centrale operativa comunale e del net- work di organizzazioni che si attivano per loccasione Levoluzione tecnologico-normativa delle emergenze Formalmente perfezionata con la normativa (1) sia a livello nazionale, sia a livello regionale, che ne ha complessivamente regolato i principali aspetti presso gli enti locali, la Centrale operativa comu- nale ha continuato a svilupparsi in strutture e pro- cedure sotto la spinta di una rivoluzione tecnologi- ca, tuttora in atto, che ne va ridefinendo pressoché quotidianamente gli ambiti di intervento e conse- guentemente i compiti operativi (2). Ladozione di programmi di comunicazione quali Tetra (TErrestrial Trunked Radio) nonché la suc- cessiva diffusione della tecnologia Smart e Cloud Computing, hanno grandemente esteso opportunità e responsabilità dellistituzione nel suo complesso nei confronti delle emergenze e degli operatori ad- detti. Sono contemporaneamente aumentate le aspettative dei cittadini che manifestano spesso at- tese che non possono essere soddisfatte allattuale livello della tecnologia e delle strutture pubbliche ma che, daltra parte, devono essere prese in seria considerazione specie nel crescendo di emergenze più o meno catastrofiche da cui nessun luogo può essere considerato indenne. Per questo diventa im- portante informare correttamente la popolazione di quello che effettivamente può essere fatto in caso di emergenza e daltra parte mettere in conto che il rischio di catastrofi che ci si può trovare ad af- frontare, siano esse umanitarie, ambientali o tecni- che, non lascia immune alcuna parte del territorio. In questa crescente consapevolezza rientrano, pur nellunitaria concezione della Centrale o Sala ope- rativa municipale (C.O.C.) generalmente in capo alla polizia municipale, gli eventi di ordinaria am- ministrazione o di routine (ammesso che di questo si possa parlare esaminando la casistica quotidiana (1) 1) Decreto-legge 4 novembre 2002, n. 245, recante "In- terventi urgenti a favore delle popolazioni colpite dalle calami- tà naturali nelle Regioni Molise, Sicilia e Puglia, nonché ulterio- ri disposizioni in materia di protezione civile", convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2002, n.286. 2). Legge regionale Emilia Romagna 4 dicembre 2003, n. 24 recante Di- sciplina della polizia amministrativa locale e promozione di un sistema integrato di sicurezzaal comma 5, specifica che per lo svolgimento delle attività, i corpi di polizia municipale devo- no essere strutturati in modo da garantire la continuità del ser- vizio per tutti i giorni dellanno gestendo una centrale radio operativa. (2) Situazione già percepita a suo tempo. Cfr. Circolare del Dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consi- glio dei ministri 30 settembre 2002, n. 35114, recante "Riparti- zione delle competenze amministrative in materia di protezio- ne civile", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 236 (serie ge- nerale) dell8 ottobre 2002, emanata nellambito di quanto di- sposto dallart. 5, comma 5 della legge n. 401/2001, che ha opportunamente sottolineato che "in sede di interpretazione di una norma giuridica rimasta immutata nel tempo, malgrado sia variato il quadro normativo di riferimento, se ne deve ricer- care il significato il più possibile coerente con le disposizioni ri- sultanti dal complesso normativo globale in cui la norma da in- terpretare si trova collocata, facendo, a tal fine, ricorso alla co- siddetta interpretazione "evolutiva". Organizzazione Azienditalia 7/2014 523 cristina lorenzoni - Copyright Wolters Kluwer Italia s.r.l.

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Gestione delle emergenze

La Centrale operativa dellapolizia municipale nellagestione delle emergenzedi Massimo Bianchi - Università di Bologna Dipartimento di Scienze Aziendali,Socio SVIMAPe di Gabriella Paganelli – Comune di Ravenna Addetto alla Centrale Operativa,Collaboratrice Progetto RESINT

La Centrale operativa della polizia municipale riveste un ruolo centrale nella gestione delle emergenze.Ma che cosa è un’emergenza? Quali risorse è necessario mettere in campo e come? L’articolo esaminale diverse esperienze attuate in merito alla luce della normativa più recente e delle metodologie con lequali fronteggiare gli eventi catastrofici dal punto di vista della Centrale operativa comunale e del net-work di organizzazioni che si attivano per l’occasione

L’evoluzione tecnologico-normativa delleemergenze

Formalmente perfezionata con la normativa (1) siaa livello nazionale, sia a livello regionale, che neha complessivamente regolato i principali aspettipresso gli enti locali, la Centrale operativa comu-nale ha continuato a svilupparsi in strutture e pro-cedure sotto la spinta di una rivoluzione tecnologi-ca, tuttora in atto, che ne va ridefinendo pressochéquotidianamente gli ambiti di intervento e conse-guentemente i compiti operativi (2).L’adozione di programmi di comunicazione qualiTetra (TErrestrial Trunked Radio) nonché la suc-cessiva diffusione della tecnologia Smart e CloudComputing, hanno grandemente esteso opportunitàe responsabilità dell’istituzione nel suo complessonei confronti delle emergenze e degli operatori ad-detti. Sono contemporaneamente aumentate le

aspettative dei cittadini che manifestano spesso at-tese che non possono essere soddisfatte all’attualelivello della tecnologia e delle strutture pubblichema che, d’altra parte, devono essere prese in seriaconsiderazione specie nel crescendo di emergenzepiù o meno catastrofiche da cui nessun luogo puòessere considerato indenne. Per questo diventa im-portante informare correttamente la popolazione diquello che effettivamente può essere fatto in casodi emergenza e d’altra parte mettere in conto cheil rischio di catastrofi che ci si può trovare ad af-frontare, siano esse umanitarie, ambientali o tecni-che, non lascia immune alcuna parte del territorio.In questa crescente consapevolezza rientrano, purnell’unitaria concezione della Centrale o Sala ope-rativa municipale (C.O.C.) generalmente in capoalla polizia municipale, gli eventi di ordinaria am-ministrazione o di routine (ammesso che di questosi possa parlare esaminando la casistica quotidiana

(1) 1) Decreto-legge 4 novembre 2002, n. 245, recante "In-terventi urgenti a favore delle popolazioni colpite dalle calami-tà naturali nelle Regioni Molise, Sicilia e Puglia, nonché ulterio-ri disposizioni in materia di protezione civile", convertito, conmodificazioni, dalla legge 27 dicembre 2002, n.286. 2). Leggeregionale Emilia Romagna 4 dicembre 2003, n. 24 recante “Di-sciplina della polizia amministrativa locale e promozione di unsistema integrato di sicurezza” al comma 5, specifica che perlo svolgimento delle attività, i corpi di polizia municipale devo-no essere strutturati in modo da garantire la continuità del ser-vizio per tutti i giorni dell’anno gestendo una centrale radiooperativa.

(2) Situazione già percepita a suo tempo. Cfr. Circolare del

Dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consi-glio dei ministri 30 settembre 2002, n. 35114, recante "Riparti-zione delle competenze amministrative in materia di protezio-ne civile", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 236 (serie ge-nerale) dell’8 ottobre 2002, emanata nell’ambito di quanto di-sposto dall’art. 5, comma 5 della legge n. 401/2001, che haopportunamente sottolineato che "in sede di interpretazione diuna norma giuridica rimasta immutata nel tempo, malgradosia variato il quadro normativo di riferimento, se ne deve ricer-care il significato il più possibile coerente con le disposizioni ri-sultanti dal complesso normativo globale in cui la norma da in-terpretare si trova collocata, facendo, a tal fine, ricorso alla co-siddetta interpretazione "evolutiva".

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cui questa unità organizzativa deve far fronte) chedevono essere configurati secondo una più consa-pevole prospettiva come emergenze più o menoestese che, nel loro evolversi, possono assumere ra-pidamente una dimensione estrema o catastrofica.Di fronte a questi eventi estremi si manifesta dun-que la necessità di esaminare la rispondenza distrutture e procedure organizzative inerenti allaC.O.C. al fine di verificare l’efficacia, efficienza eadeguatezza delle soluzioni adottate e delle meto-dologie organizzative applicabili.Anche volendo limitare la considerazione dell’e-mergenza alle città o a quello che oggi viene defi-nito “ambiente costruito” non è corretto limitarsi,specie nella predisposizione di procedure o piani diemergenza, al ristretto locale. Si deve infatti pren-dere atto che un evento localizzato fuori dall’areadi competenza o in zone poco popolate, quale adesempio l’inquinamento di un corso d’acqua o diuna falda acquifera, può determinare effetti deva-stanti in località distanti e apparentemente estra-nee.Poiché la varietà dei rischi e delle situazioni cui lestrutture di emergenza sono preposte è vasta quan-to indeterminata, diventa essenziale la scelta delleprincipali dimensioni sulle quali posizionare l’even-to catastrofico e le attività della C.O.C. (tav. 1).

L’evento catastrofico

Al fine di circoscrivere le competenze della Cen-trale operativa nelle emergenze, la prima dimensio-ne da considerare è il tempo. Se infatti l’aspettopiù appariscente degli interventi di reazione, con-tenimento e recupero delle emergenze è quello col-locato nell’immediato, un rilevante aspetto è costi-tuito senza dubbio dalla prevenzione degli eventicalamitosi e successivamente dal recupero della si-tuazione preesistente con il superamento dellaemergenza.Nello specifico della Centrale operativa, il prima eil dopo delle emergenze è legato alle procedure eprotocolli predisposti per fronteggiarle, aspetti chedevono essere continuamente aggiornati non soloin riferimento ai cambiamenti normativi ma te-nendo conto che il livello e la qualità del serviziosono in crescita continua, le zone urbanizzate siespandono o semplicemente cambiano di struttura,la popolazione residente si rinnova di continuo ese ne modifica senza sosta il profilo demografico.Nella prevenzione si può anche inserire la qualitàe quantità delle segnalazioni che pervengono allaC.O.C. che si modifica con la diffusione di nuovi

strumenti di comunicazione via Twitter, What’s upe altro che incrementano la quantità di dati da se-lezionare e interpretare allo scopo di preconizzaresituazioni di pericolo quali comportamenti anomalidelle persone suscettibili di evoluzioni catastroficheo fatti materiali quali fughe di gas o emissioni difumo.Nel dopo catastrofi, oltre a una particolare sensibi-lità collegata agli eventi appena accaduti quali lasegnalazione di persone in pericolo o lo sciacallag-gio, un elemento da considerare nel medio periodoè dato dalla verifica dell’adeguatezza delle procedu-re esistenti con un processo di apprendimento ri-volto a far tesoro delle esperienze vissute e delleeventuali manchevolezze riscontrate in condizionidi stress di strutture e procedure sottoposte a situa-zioni di emergenza.Salvo quanto si dirà per l’organizzazione a rete de-gli enti coinvolti, per quanto riguarda il livello or-ganizzativo, la collocazione dell’evento e, l’articola-zione delle attività da considerare, parte dalla di-mensione individuale con l’addestramento degliaddetti e l’educazione del cittadino, campo que-st’ultimo da non trascurare, anche nel caso specifi-co della Centrale operativa, al fine di informare ilpubblico delle funzioni da essa svolte e di comeconvogliare su di essa le informazioni più pertinen-ti evitando, se possibile, l’intasamento delle lineedi comunicazione.Il livello intermedio di questa attività è dato dalcoinvolgimento delle organizzazioni intermedie,non appartenenti alla pubblica amministrazione,quali Organizzazioni non profit, Associazioni e Im-prese ognuna delle quali gioca un ruolo determi-nante prima, durante e dopo l’evento. Per quantoriguarda le strutture di Governo il sistema è quelloregolamentato dalla normativa tuttora vigente chefa principalmente riferimento alla Protezione civilee che abbiamo citato all’inizio di questo articolo,con l’avvertenza che si tratta di un sistema di rela-zioni in continuo rinnovamento e conseguente-mente da mantenere aggiornato nell’ambito dellestrutture da attivare e delle procedure da seguiresia nella fase di allerta che in quella di interventoe poi di recupero.Un’ulteriore dimensione da considerare nell’orga-nizzazione delle emergenze, è quella dell’ampiezzadell’evento stesso, che può avere una rilevanza lo-cale, regionale, interregionale, nazionale e interna-zionale. Questa prospettiva, oltre a costituire unasfida per il coordinamento fra le organizzazionicoinvolte, è strettamente legata alle caratteristichedel territorio cui ci si riferisce.

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Tavola 1 – Principali dimensioni delle emergenze

Per fare un esempio, la presenza di un fiume cheinteressa più regioni automaticamente implica uncoordinamento interregionale che può assumere laforma di una struttura permanente ad hoc qualel’Aipo, l’Agenzia interregionale del fiume Po, ov-vero consigliare un’adeguata strutturazione dellecompetenze a base territoriale per quanto riguardala presenza di aree industriali appartenenti a più ri-partizioni amministrative. È su questa dimensioneche si è applicata in numerosi piani di emergenzadi enti locali italiani la distinzione fra evento loca-lizzato (controllabile con mezzi locali), circoscritto(che richiede interventi speciali) e generale (even-to di gravi proporzioni).

Mercurio, Fema o Augustus?

Quali strategie applicare a una materia così impre-vedibile e variata? Da quando il problema di fron-teggiare in modo razionale le emergenze si é impo-sto all’attenzione dei governanti, é nato un dibatti-to - scontro fra i differenti approcci che possonoessere applicati per piccole e grandi emergenze eche sono rappresentati dai differenti modelli di in-tervento che sono stati proposti. Principalmente sipuò fare riferimento ai modelli Mercurio, Fema eAugustus e che si esamineranno in rapporto allaattività della C.O.C.

Il Piano Mercurio, elaborato all’inizio degli anni 80,prevedeva che tutti i comuni elencassero, attraversola realizzazione di un sistema informatizzato, le risor-se in loro possesso, e si basava fondamentalmentesulla rilevazione delle risorse disponibili e sui compi-ti e mansioni che dovevano essere attivate in riferi-mento ai differenti livelli di evento d’emergenza.Il Metodo Augustus, elaborato e sostenuto successi-vamente dalla Protezione civile, si basa fondamen-talmente sui processi organizzativi da avviare in ca-so di emergenza nel presupposto che le emergenze,specie quelle di maggiore rilevanza, richiedano l’at-tivazione delle risorse esistenti nel momento dell’e-vento, né prima, né dopo. Può infatti risultare inu-tile e costoso ammassare o tenere a disposizione in-genti risorse nella prospettiva di situazioni di emer-genza, mentre è più produttivo mobilitare al mo-mento opportuno quelle già disponibili e attive.Per fare un esempio, piuttosto che tenere immobi-lizzate grandi quantità di roulottes o abitazioni diemergenza smontabili, destinate col tempo ad am-malorarsi o ad essere superate dalle nuove tecnolo-gie, è più importante coordinare le attività di repe-rimento delle risorse esistenti sul territorio o in re-te e garantire una reazione organizzata all’evento.Si può dire che il Metodo Augustus abbia trattoispirazione dall’esperienza statunitense di Fema

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(Federal emergency management agency) Agenziache può essere considerata l’antesignana delle mo-derne realizzazioni di Protezione civile.Fema non é un ente per la gestione delle emergen-ze ma coordina un team di cui fanno parte funzio-nari locali, imprese, associazioni di volontariato,non profit, e religiose, e cittadini, secondo una fi-losofia di tipo pragmatico che privilegia l’iniziativa,il fare e la collaborazione spontanea fra i diversiruoli in funzione dell’emergenza da affrontare.

Tavola 2 - Le funzioni di supporto del MetodoAugustus

1. Tecnico-Scientifica e Pianificazione2. Sanità Assistenza Sociale3. Mass-Media e Informazione4. Volontariato5. Materiali e Mezzi6. Trasporti e Circolazione – Viabilità7. Telecomunicazioni8. Servizi Essenziali9. Censimento Danni, Persone e Cose10. Strutture Operative11. Enti Locali12. Materiali Pericolosi13. Assistenza alla Popolazione14. Coordinamento Centri Operativi15. Tutela Beni Culturali

Per ognuna delle funzioni di supporto del MetodoAugustus (tav. 2) sono stati individuati i referentiche coordineranno l’attività dei vari soggetti accor-pati in ciascuna funzione, ai fini dell’espletamentodei compiti da assicurare in caso di emergenza.A queste funzioni corrisponde una serie di schede,a valenza comunale e/o provinciale, contenentitutti i dati utili. La banca dati complessiva deri-vante da tale censimento delle risorse e degli ele-menti esposti al rischio permette una rapida gestio-ne dell’emergenza da parte dei responsabili.

La Centrale operativa comunale

La Centrale operativa comunale si caratterizzaprincipalmente per il fatto di essere un centro diraccolta di informazioni, di comunicazioni e di ge-stione di risorse. Se si volesse fare un parallelo congli approcci utilizzati per la gestione dello sviluppodei sistemi locali, si potrebbe fare un paragone conl’approccio Clustering basato sulle risorse e quellonetworking basato sull’attivazione dei rapporti in-tra comunali, intercomunali e fra i diversi enti pre-posti. Nell’approccio Clustering, tipico del PianoMercurio , ci si prepara alle emergenze predispo-nendo per tempo materiali e mezzi e accumulando-li in punti del territorio. Si tratta tuttavia di un si-stema che alla stregua dei fatti si è dimostrato poco

attuabile e abbastanza costoso, che non può esserecompletamente applicato, sia perché è difficile sa-pere in anticipo quali e quante risorse (mezzi, ma-teriali, personale) saranno necessarie e soprattuttonon si può conoscere in anticipo dove è necessarioconcentrarle o distribuirle. Una prima risposta po-trebbe essere quella di tenere queste risorse da par-te e pronte per l’emergenza. Poiché tuttavia ci sitrova immersi in un territorio dove la maggior par-te delle risorse esistono già, il problema non è tan-to quello di ammassarle mantenendole a disposizio-ne, quanto quello di riuscire a reperirle e ad atti-varle in caso di bisogno disponendo delle informa-zioni necessarie e facendole circolare nella rete diunità che devono attivarsi in caso di piccole egrandi emergenze.Si può dire che, da questo punto di vista, la Centra-le operativa comunale (C.O.C.), operi secondo unalogica di networking, diametralmente opposta a quel-la del clustering, sia perché estremità terminale delsistema di allerta e intervento, sia perché disponeprevalentemente di mezzi di comunicazione e perso-nale addetto alla comunicazione. Essa rappresentaquindi l’applicazione più diffusa e quotidianamenteattiva del metodo networking nelle sue funzioni dicoordinamento e dispacciamento ovvero di diffusio-ne ragionata delle informazioni inerenti alle emer-genze e di coordinamento del loro utilizzo.

La collocazione organizzativa dellaCentrale operativa (della P.M.) e icollegamenti al network organizzativo

Negli enti comunali, la C.O.C. fa capo alla poliziamunicipale, non svolge interventi diretti ma operaquasi esclusivamente attraverso sistemi di comuni-cazione e piattaforme informatizzate e con le prin-cipali funzioni di:• ricezione delle richieste d'intervento;• coordinamento delle unità operative esterne del-la P.M.;• controllo diretto del traffico attraverso un siste-ma informatizzato anche di video sorveglianza;• supporto al personale esterno per accertamentivari (veicoli rubati, titolarità patente, proprietàveicoli, dati anagrafici);• previsione e predisposizione di piani d'emergenzaper gravi eventi riguardanti il territorio comunale;• relazione con gli altri settori della pubblica am-ministrazione e della società civile nell’ambito del-la sicurezza e assistenza alla cittadinanza.Nell’ambito della varia casistica disponibile e inriferimento a comuni o territori di competenza

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con una popolazione residente dai 50.000 ai200.000 abitanti, si possono prendere in esame al-cune caratteristiche collocazioni della Centraleoperativa o Sala operativa, in quanto inserite nel-l’ambito di una diversa strategia organizzativa. Inquesto ambito si è considerata la C.O.C. inseritanel Servizio mobilità e Procedure amministrative

(tav. 3 ), quella Funzionale al Reparto di ProntoIntervento nella Area dei Servizi di Mobilità (tav.4 ) o in Staff al Comandante P.M. (tav. 5 ). Si di-ce che l’ordine in cui queste soluzioni sono consi-derate risponde a una crescente rilevanza data allefunzioni di questa Unità e alla strategia che vieneapplicata.

Tavola 3 – Centrale operativa inserita nel Servizio mobilità e procedure amministrative (3)

Nel caso della Centrale operativa inserita nel Ser-vizio mobilità e procedure amministrative si trovaquella di carattere più tradizionale, prevalentemen-te focalizzata su traffico e area urbana, nella qualegli aspetti inerenti a vere emergenze possono essereaffrontate potenziando temporaneamente il serviziocon il supporto di altre unità.Già la collocazione della C.O.C. nell’ambito delReparto di pronto intervento ne orienta con mag-

giore sicurezza la mission verso le funzioni connessealle emergenze e di coordinamento con altre entitàesterne e interne all’ente.Se poi la si considera una unità in staff con il Co-mandante e conseguentemente in diretta linea ge-rarchica con la posizione apicale della P.M. il per-corso verso una collocazione più coerente con lecrescenti responsabilità di questa unità organizzati-va può considerarsi compiuto.

Tavola 4 – La C.O.C. in Line, funzionale al pronto intervento (4)

(3) Liberamente tratto dall’ Organigramma del Comandoterritoriale di Empoli della polizia municipale dell’unione deicomuni circondario dell’Empolese Valdelsa.

(4) Liberamente tratto dall’Organigramma della Centraleoperativa del Comune di Prato.

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In questa posizione la collocazione mette in evi-denza anche il ruolo che svolgono le funzioni diinformazione e di gestione della rete di comunica-zioni e della organizzazione di network che tanta ri-levanza assumono in caso di emergenza.

Le procedure e il network di emergenza.Il caso del Comune di Ravenna

Si vedono ora le principali logiche operative con-nesse alle procedure di emergenza che la C.O. deveessere in grado di attivare.La Centrale operativa, presente a partire dai comu-ni di media dimensione che si stanno esaminando(50.000 – 200.000 residenti) può essere gestita daun numero variabile di addetti, da 2 a 15 che assi-curano un servizio 24 ore su 24, almeno nei comu-ni capoluogo di provincia come, ad esempio, Ra-venna caratterizzato da 1200 dipendenti di cui 180addetti alla P.M. Nel corso delle 24 ore, poi, il nu-mero di addetti alla C.O.C. ssume una dimensionevariabile che, nel caso non siano previsti servizi

straordinari, si riduce durante le ore notturne a 2addetti.Negli ultimi anni ha prevalso una gestione dinami-ca del personale prevalentemente legata al proces-so di trattamento delle emergenze e che si sviluppageneralmente programmando una turnazione delpersonale, con un metodo nel quale il personaleviene organizzato in base alle effettive necessità enon in modo approssimativo. Esso prevede due otre operatori di polizia municipale per turno duran-te le ore diurne, un operatore nel turno serale sup-portato da un ufficiale della P.M. e, durante le orenotturne un operatore, supportato da un altro com-ponente della P.M.Per le turnazioni è prevista una sequenza specialeche, al fine di agevolare gli operatori che svolgonodiversi turni notturni nel mese, prevede un turnomattutino seguito da turno notturno, a sua voltaseguito da un riposo settimanale. La sequenza siconclude con turno serale seguito da turno pomeri-diano.

Tavola 5 - Centrale operativa in Staff al Comandante della P.M. (5)

(5) Liberamente tratto dall’Organigramma del Comune diRavenna.

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La rete di coordinamento delle emergenze, che se-gue fondamentalmente quanto previsto dal MetodoAugustus, è formata da vari centri: DI.COMA.C -C.O.R. - C.C.S. - C.O.M. - C.O.C.• DI.COMA.C. Direzione di comando e controllo,con sede presso il Dipartimento di Protezione civi-le, e si attiva in caso di emergenza nazionale.• C.O.R. Centro operativo regionale, Presiedutodal presidente della regione o suo delegato, in col-legamento con Sala operativa unificata permanen-te S.O.U.P. È una sala istituita dalle regioni al finedi assicurare il coordinamento delle proprie struttu-re con quelle statali. Coordinando, ad esempio, gliinterventi e le risorse di strutture come il Corponazionale dei vigili del fuoco e del Corpo forestaledello Stato; di personale appartenente a organizza-zioni di volontariato; di risorse delle Forze armate edelle Forze di polizia dello Stato, in caso di ricono-sciuta e urgente necessità; e di mezzi di altre regio-ni in base ad accordi di programma.• C.C.S. Centro coordinamento soccorsi con sedepresso la Prefettura della provincia e presieduto dalPrefetto o suo delegato.• C.O.M Centri operativi misti che generalmenteattivati quali Unità operative del C.C.S. presiedu-to dal Prefetto o suo delegato e focalizzati sull’e-vento con Sala operativa della Prefettura (S.O.P.).• C.O.C. Centro operativo comunale che gestiscel’emergenza a livello locale ed è presieduto dal Sin-daco o suo delegato, i quali rappresentano la massi-ma autorità di Protezione civile a livello comunale.Si avvalgono del C.O.C. per la direzione e il coor-dinamento dei servizi di soccorso e di assistenza al-la popolazione colpita. Esso verrà ubicato in unedificio non vulnerabile e in un’area facilmente ac-cessibile.Si tratta di strutture preordinate, nel senso che sene conoscono i componenti, compiti e responsabi-lità, alcune delle quali si attivano solo in caso diemergenza. La Centrale operativa della polizia mu-nicipale, struttura permanente (in funzione 24 oresu 24), potrebbe definirsi il braccio operativo delCentro operativo comunale C.O.C. ed è a disposi-zione per svolgere i propri compiti con il resto del-la struttura comunale. Infatti durante il verificarsidell’emergenza viene integrata e supportata dai re-sponsabili dei servizi tecnici comunali direttamentecoinvolti nel tipo di emergenza da affrontare.La Centrale operativa è in rapporto con tutti i sog-getti coinvolti nelle operazioni di emergenza. In

particolare, durante le fasi di attenzione, preallar-me o allarme di una delle emergenze previste, è incontatto con il Prefetto, il Sindaco, i funzionari co-munali da far confluire nel Centro operativo misto(C.O.M.) e nel Centro operativo comunale(C.O.C.), tutte le altre Forze di Polizia, il Centrocoordinamento soccorsi (C.C.S.) e di conseguenzala sala Operativa di Prefettura (S.O.P), il 118 peril Pronto soccorso, l’Azienda sanitaria locale, laProvincia, il Comando provinciale dei VV.FF., ilResponsabile dei servizi tecnici di bacino, la Capi-taneria di porto e la Guardia costiera, l’AIPOAgenzia interregionale per il fiume Po, i Gestoridei servizi essenziali presenti sul territorio comuna-le, il Presidente del coordinamento provinciale delvolontariato di Protezione civile, la Popolazione, laC.R.I., e A.N.A.S.L’emergenza è una condizione che viene oggi presain sempre più seria considerazione e i piani per af-frontarla sono in continua evoluzione. È del no-vembre 2013 la nascita dell’Elenco regionale delvolontariato di Protezione civile in Emilia Roma-gna, ed è di aprile 2014 la pubblicazione del Pianodi emergenza esterno per stabilimenti a rischio diincidente rilevante soggetti agli artt. 6 e 7 delD.Lgs. n. 334/1999 previsto per il Comune e per laProvincia di Ravenna.La diffusione dei piani di emergenza nel nostroPaese può considerarsi abbastanza soddisfacente maè soprattutto la formazione di una cultura preparataad affrontare le emergenze, sia negli enti pubbliciche nelle organizzazioni presenti sul territorio enella popolazione, a fare realmente la differenzaper prevenire, vivere con adeguatezza le situazionidi crisi e recuperare poi nel più breve tempo possi-bile.La Centrale operativa comunale è in generale unmodello di unità che, dovendo coniugare teoria epratica, possibilità tecnologiche e competenzeumane, può fornire rilevanti esperienze a riguardoperché risponde a due quesiti sui quali spesso c’e’disaccordo: 1) cosa è una emergenza e 2) come lasi deve affrontare.Se si chiede agli operatori della C.O.C. le risposterisultano molto simili, quasi banali: 1) La situazio-ne di emergenza è quella che viene definita cometale dagli operatori che ricevono le informazionidal territorio. 2) L’emergenza si deve affrontarecon tutti i mezzi a disposizione reperibili nel mo-mento in cui essa si verifica.

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