LA CAPPELLA DI SAN TOMMASO D AQUINO IN …

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FIG. I - MILANO, S. EUSTORGIO - LA VOLTA DELLA CAPPELLA DI s. TOMMASO D'AQUINO CON LE FIGURE DEI 4 EVANGELISTI, DOPO IL RESTAURO LUIGI CREMA E STELLA MALATON LA CAPPELLA DI SAN TOMMASO D t AQUINO IN SANT'EUSTORGIO DI MILANO IL RESTAURO. Nel quadro del restauro generale iniziato dopo la guerra nella Basilica di S. Eustorgio in Milano, di cui fu il primo e importante episodio il restauro della Cap- pella Portinari, I) è stato recentemente compiuto il restauro della Cappella di San Tommaso, la quarta sulla navata destra. Una esplorazione mediante ponteggi per lmZla- tiva del Rev.mo Prevosto Don Spreafico, permise di rIconoscere e di constatare la situazione veramente II4 pericolosa della volta, lesionata in modo tale che, tolto il riempimento di polvere e di materia incoerente, at- traverso gli spacchi delle vele si scorgeva chiaramente l'ambiente superiore. La superficie di destra verso il mezzo si era abbassata di circa IO centimetri e fu riportata nella sua posizione originaria con un martinetto appoggiato a un solido manto di tavole e interponendo tra queste e la super- ficie della volta un cuscino di sabbia finissima e una tela, a protezione degli affreschi. Compiuta questa operazione e riempita la parte superficiale interna delle ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

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FIG. I - MILANO, S. EUSTORGIO - LA VOLTA DELLA CAPPELLA DI s. TOMMASO D'AQUINO CON LE FIGURE DEI 4 EVANGELISTI, DOPO IL RESTAURO

LUIGI CREMA E STELLA MALATON

LA CAPPELLA DI SAN TOMMASO D t AQUINO IN SANT'EUSTORGIO DI MILANO

IL RESTAURO.

Nel quadro del restauro generale iniziato dopo la guerra nella Basilica di S. Eustorgio in Milano, di cui fu il primo e importante episodio il restauro della Cap­pella Portinari, I) è stato recentemente compiuto il restauro della Cappella di San Tommaso, la quarta sulla navata destra.

Una esplorazione mediante ponteggi per lmZla­tiva del Rev.mo Prevosto Don Spreafico, permise di rIconoscere e di constatare la situazione veramente

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pericolosa della volta, lesionata in modo tale che, tolto il riempimento di polvere e di materia incoerente, at­traverso gli spacchi delle vele si scorgeva chiaramente l'ambiente superiore.

La superficie di destra verso il mezzo si era abbassata di circa IO centimetri e fu riportata nella sua posizione originaria con un martinetto appoggiato a un solido manto di tavole e interponendo tra queste e la super­ficie della volta un cuscino di sabbia finissima e una tela, a protezione degli affreschi. Compiuta questa operazione e riempita la parte superficiale interna delle

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FIGG. 2, 3 - MILANO, S. EUSTORGIO - CAPPELLA DI S. TOMMASO D'AQUINO, PRIMA E DOPO I RESTAURI

crepe con uno strato di argilla, le crepe stesse fu­rono a tratti consecutivi colmate con un conglome­rato di cemento legato mediante ferri alle vecchie murature.

Compiuta questa non facile operazione sotto la mi­naccia di un crollo, sempre possibile nonostante tutte le possibili misure di sicurezza prese, furono smontate le armature e si procedette al ricupero e al restauro degli affreschi, dopo aver tolto dalle lesioni l'argilla che vi era stata posta per impedire che il cemento venisse a contatto con l'intonaco.

Per l'esplorazione dell' intonaco e il restauro degli affreschi fu chiamata la restauratrice sig.ra Pinin Bram­billa Bacillon.

Questa, con paziente ed attento lavoro, scoprì e ripulì completamente gli affreschi sulle due pareti laterali, con figure di Santi ed una scena con San Giorgio a cavallo, e quelli sulle quattro vele, con le figure dei quattro Evan­gelisti, sui quali segue uno studio della sig.na Stella Matalon della Soprintendenza alle Gallerie (fig. I).

Riconsolidò quindi l'intonaco con iniezioni di caseina e fissò la pittura con una soluzione leggerissima di gomma arabica.

Le murature non coperte da affreschi furono rive­stite di un intonaco di fine sabbia del Ticino, polvere

di marmo giallo e polvere di mattoni, che, a prosciu­gamento ancora incompleto, fu ripassato con la cazzuola, in modo che il suo tono e la grana della sua superficie

FIG. 4 - PARTICOLARE DI UN EVANGELISTA, DURANTE IL RESTAURO

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maniera poco visibile, inserito in una cornice goticheggiante dell' 800, su una predella dipinta dal Caironi nel 187I.

L'importante opera campeggia ora liberamente sulla vasta parete e con la sua presenza equilibra felicemente il tono generale dell' ambiente.

Il pavimento è di pietra di Cuasso al Monte tagliata e lavorata in modo da accostarsi all' aspetto del cotto, materiale che più si confà a questo genere di architettura ma che fu evi­tato per la sua fragilità e per altri suoi inconvenienti.

Prima delle rifiniture nella Cappella fu messo in opera un impianto razio­nale che, con apparecchi pressochè invisibili, assicura una buona illumi­nazione sia dell'insieme della Cappel­la, sia di ogni opera in particolare.

I lavori furono seguiti dal Prof. Fulvio Nardis della Soprintendenza, al quale si deve anche il disegno del­l'altare.

LUIGI CREMA

GLI AFFRESCHI.

FIG. 5 - PARTICOLARE DI UN EVANGELISTA, DOPO IL RESTAURO

Il restauro compiuto nella prima­vera e nell' estate del 1958 alla quarta cappella della navata destra di S. Eu­storgio 2) ha messo in luce la qualità

si potessero accostare a quelli degli affreschi senza che altri interventi venissero ad attenuare la fresca traspa­renza del suo aspetto.

Le nervature della volta, che conservano poche tracce di intonaco con decorazioni a motivi geometrici di colore rosso nero e giallo, furono per il resto lasciate coi mat­toni in vista, considerato che questo era tono più adatto e meno pesante di quello che inevitabilmente avrebbe assunto il colore uniforme di un intonaco sul quale non sarebbero stati ripetibili i motivi antichi (fig. 1) .

Il restauro si estese agli altri elementi della Cappella. Dal monumento sepolcrale di Stefano Visconti furono tolti i due leoni con sovrapposte le due figurine di angeli inopportunamente aggiunte, in epoca passata, alla com­posizione.

Il modestissimo altare in muratura venne rimosso e al suo posto fu collocata una semplice mensa con so­stegno centrale, alla quale furono aggiunte le due figure d 'angeli tolte al monumento visconteo, che stabiliscono un più vicino legame con l'ambiente (fig. 2, 3).

Di fronte al sepolcro del Visconti fu posto un grande crocifisso dipinto, all'incirca di quell'età, che si trovava nella vicina cappella, posto in controluce e quindi in

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di un gruppo di pregevolissimi dipinti trecenteschi pressochè inediti 3) rimasti per quasi due secoli occul­tati sotto ben cinque strati di scialbo fino ai lavori di ripristino della basilica iniziati nel 1862, continuati per circa un ventennio e di cui fu promotore il sac. Paolo Rotta. 4)

Sono noti gli avvenimenti storici che accompagnarono le intricate vicende architettoniche della chiesa : stando alle notizie dell' Allegranza 5) che- si fonda sulle fonti più antiche, 6) la quarta cappella fu fatta costruire nel 1297 da Matteo Magno Visconti, che qui ebbe sepol­tura nel sarcofago del figlio Stefano e venne dedicata a San Tommaso d 'Aquino. 7)

Durante i lavori di ripristino di cui Paolo Rotta dà relazione nella pubblicazione su indicata, i numerosi strati di scialbo, soprammessi all'affresco originario, sia sulle quattro vele della volta, sia sulle pareti laterali della cappella, erano stati incautamente asportati, sì che la superficie pittorica che ne era emersa solo par­zialmente, induceva anche il Toesca 8) a parlare di affreschi " guastissimi " e a considerarli quasi perduti. Tanto più benemerita parve l'iniziativa del restauro sollecitato dal Rev.mo Don Paolino Spreafico Prevosto

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Parroco di S. Eustorgio, 9) presso la Sovrintendenza ai Monumenti ed eseguito, per la parte pittorica dalla Signora Pinin Brambilla .Bacillon, con l'assistenza dei funzionari delle Sovrintendenze ai Monumenti e alle Gallerie della Lombardia. lO)

Le condizioni precarie della pittura che sembrava irreparabilmente danneggiata dall' umidità filtrata attra­verso le crepe dei muri, non lasciavano 'sperare nei risul­tati ottenuti, che assunsero il carattere di vero e pro­prio recupero.

Terminate le opere generali di consolidamento e di restauro architettonico della cappella, fu compiuta una vasta opera di consolidamento dell'intonaco che sotto l'azione dell' umidità era gonfiato, esplodeva e cadeva.

Nelle zone, dove l'affresco era stato precedentemente liberato dagli strati di scialbo che l'avevano un tempo tutto ricoperto, esso era pericolante per il colore disgregato dal salnitro: si provvide perciò a fermarlo convenientemente. Si procedette quindi all'asporta­zione dei cinque strati di scialbo (riconoscibili per la loro diversa tinteggiatura) e tenacemente aderiti alla superficie pittorica ancora occultata. L'opera della restauratrice, condotta con il bisturi, fu ardua e ne mise alla prova la sensibilità e la pazienza (figg· 4, 5, 9)·

Riguadagnata la superficie originale del colore, le grandi lacune vennero integrate con stuccature e colo­rate in tinta neutra, mentre dove le lacune erano mi­nori (parete destra: sommità del Capo di S. Giorgio; parete sinistra: parte del volto di Cristo e di S. T om­maso, di uno degli angeli sul capo del Santo, ecc.; volta: lacune sparse ovunque), esse vennero colorate a tempera in sotto tono per ristabilire l'equilibrio croma­tico e ridare unità a tutto l'insieme. Fu così finalmente possibile farsi un'idea della decorazione pittorica della cappella. Il) Nonostante i danni subìti, le quattro grandiose immagini degli Evangelisti (figg. I, 6, 7), di­pinte negli spicchi della volta, rivelano oggi la singolare bellezza del colore di impasto denso, ricco di passaggi chiaroscurali che conferiscono ai volumi una monu­mentalità plastica di sapore ancora romanico.

Sotto la malcerta prospettiva dei padiglioni si ampli­fica il " pathos" malinconico delle stupende figure dal­l'incarnato caldo di umana dolcezza ed in esse si pa­lesa l'eco di una cultura. sorta sul terreno romanico­padano non ancora specificamente lombarda, nutrita di succhi umbro-cavallineschi e di patetismo elleni­stico-romano filtrato negli schemi della cultura occi­dentale.

Un effetto di calma arcana ed intensa emana dalle immagini monumentali. Esse riempiono con un ritmo largo ed avvolgente (riecheggiante motivi analoghi dei codici miniati del gruppo di Ada) 12) l'interno dei cubicoli, che simili a scatole prospettiche alludono ad

una indicazione metaforica dello spazio, poichè in realtà la profondità dei padiglioni si traduce in una dilatazione eccessiva dell' architettura in senso verticale od oriz­zontale, ma l'impronta di uno spirito nuovo si legge nelle immagini in cui il " pathos " medievale si è composto in forme di più larga misura, di più densa e di più morbida plasticità per i complessi passaggi del chia­roscuro.

Il pittore, qui operoso probabilmente intorno al 1330, ci parla quindi in un linguaggio sostenuto, pieno di biblica terribilità ancora romanica, ma già vibrante di sottili modulazioni cromatiche che costituiscono il li­rismo padano della sua personalità.

La decorazione delle pareti invece, raffigurante a destra, al di sopra dell 'arca marmorea, un 'San Gior­gio e la Principessa' (fig . 8) e a sinistra un ' Trionfo

FIG. 6 - UN EVANGELISTA, DOPO IL RESTAURO

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FIG. 7 - UN EVANGELISTA, DOPO IL RESTAURO

di San Tommaso' (figg. 9-12) pur apparendo opera di due artisti 10mb ardi di cultura diversa, sembrerebbe condotto suppergiù nei medesimi anni e cioè alla fine del penultimo quarto del secolo.

Parlare di essi significa riproporre di nuovo il problema della coeva pittura in Lombardia: ho già avuto occasione in altra sede di ricordare la parete raffigurante il 'San Gior­gio e la Principessa' 13) i cui legami con gli affreschi di Lentate e con la miniatura " cortese" dei romanzi cavallereschi (specialmente con il mi­niatore del ' Lancelot' di Parigi) ne denunciano, per analogia, 1'altissima qualità.

Si veda con quanta destrezza e sicurezza il pennello prestigio so di questo secondo pittore distenda le forme sul piano, fissandole con pre­cisione araldica entro il limpido di­segno, mentre il colore per la mite dolcezza di tinte argentine, per il sottile variare dei loro accordi, si esalta in una visione di una prezio­sità stupefatta e fiabesca del tutto coerente con il clima della corte lombarda.

Il 'Trionfo di S. Tommaso' ap­partiene invece ad una cultura più toscaneggiante, collegata quindi non solo a Giovanni da Milano ed al

Maestro di Mochirolo, ma anche ai frescanti della penultima campata di Viboldone e perfino all'Ignoto, che, sempre in Viboldone, segnava la data ai piedi della Madonna votiva del tiburio.

FIG. 8 - S. GIORGIO E LA PRINCIPESSA, DOPO IL RESTAURO

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FIG. 9 - PARTICOLARE DEL TRIONFO DI S. TOMMASO DURANTE IL RESTAURO

FIG. IO - PARTICOLARE DEL TRIONFO DI S. TOMMASO DOPO IL RESTAURO

FIG. II - TRIONFO DI SAN TOMMASO, DOPO IL RESTAURO

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FIG. 12 - TRIONFO DI S. TOMMASO, PARTICOLARE DOPO IL RESTAURO

Sebbene la pittura originale sia svigorita per i danni subiti, il colore disteso a velature appare di una singolare delicatezza nel suo morbido costruire senza ombre il modellato pastoso e pur vigoroso dei corpi, nel suo lumeggiare con tocco rapido alcuni volti, un tempo coloristica mente valorizzati dalle tuniche e dal lapislazzulo del cielo. Il singolare artista che qui dipinge, ha la nòbiltà di stile che richiede l'altezza del contenuto dottrinario; 14) la scarsezza di analo­ghe figurazioni durante tutto il sec. XIV 15) aumen­ta l'importanza del recupero dell'affresco milanese, purtroppo pervenuto ci mutilo di quasi tutta la metà destra.

Da quanto si può arguire considerando il frammento superstite, la composizione presenta notevoli analogie iconografiche con il 'Trionfo di San Tommaso', dipinto (circa due lustri prima) sulle pareti del fio­rentino Cappellone degli Spagnuoli. Nella versione lombarda Cristo docente ha sostituito le figurazioni delle Virtù; sul capo del ' Doctor Angelicus' due angeli sorreggono le corone della Sapienza e della Verginità; dietro ad essi stanno i simboli degli Evangelisti (qui

I) C. BALLERlO, Il restauro architettonico della Cappella Por­tinari in S . Eustorgio, in Boll. d'Arte, fase. IV, 1956.

2) Attualmente è in atto il proseguimento di un importante piano di restauro architettonico della chiesa sotto la direzione del prof. Luigi Crema, Sovrintendente ai Monumenti della Lombardia.

3) In fase di restauro vennero pubblicate alcune fotografie della parete destra nel voI umetto Affreschi del Tre e Quattrocento

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Giovanni e Matteo), ed un gruppo di tre vegliardi, pro­babilmente tre Profeti, rappresentano l'Antico Testa­mento. San T ommaso in cattedra gotica è fiancheggiato dai Padri della Chiesa mitrati (nella parte superstite si vedono S. Ambrogio e S. Agostino). Negli scranni sta la 'Chiesa docente' rappresentata nelle sue varie gerarchie ed ai piedi di queste figurazioni stanno i disce­poli e gli scribi.

La vasta stesura compositiva concilia un mondo di sentimenti sublimi ove ogni tensione è placata in un ordine assoluto, con la modulazione decorativa di un disegno che si abbandona a grazie sottili nella presenta­zione delle immagini in consonanza con il delicato va­riare del colore.

Dal coro seduto dei " Dotti " si irradia una sugge­stione di spazio ampliata dallo scandito disporsi degli astanti nel cielo; ma la sicura impostazione giottesca dei volumi è interpretata con sottigliezza ricercata dal pennello dell' enigmatico Maestro, padrone del suo nobile linguaggio lombardo, eppure non identificabile con le personalità note ed operose in quel giro di anni in_ Lombardia. STELLA MATALON

in Lombardia a cura di Stella Matalon e Franco Mazzini, Milano 1958. Era pressochè impossibile, prima che la superficie pittorica fosse detersa, rendersi conto della qualità diversa dei dipinti.

4) Nella Cronaca annuale dei restauri e delle scoperte della Ba­silica di S. Eustorgio dal 1862 in avanti, Milano 1886, l'autore a p. 29 parlando della scoperta degli affreschi, informa che:

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.. l'importanza storica ed artistica di tali dipinti venne dichiarata da apposite note della R. Accademia intervenuta sul luogo e che possono leggersi nell'archivio parrocchiale" (andato distrutto durante gli eventi bellici del 1943). Si veda anche di P . ROTTA : Le chiese di Mi/ano, 1891.

I dipinti ricordati dal Torre (lI Ritratto di Milano, I ed., 1674) come •• antichissimi e logorati assai", non vengono menzionati in seguito nè dal Latuada (Descrizione di Milano, 1737), nè dal­l'Allegranza (1784), nè dal Bianconi (Nuova guida di Milano per gli Amanti delle Belle Arti, 1787) i nè dal Caffi (La chiesa di S. Eu­storgio in Mi/ano, 1841), i quali tutti parlano di imbiancatura delle pareti avvenuta nel sec. XVII (Allegranza) e addirittura di nuove ridipinture (LATUADA, op. cit.).

5) P. G. ALLEGRANZA, Descrizione della Basilica di S. Eustorgio, 1784, ms. dell'archivio della Chiesa.

6) Egli cita infatti il ms. di P. M. Bugato, .. Storia del Con­vento di S. Eustorgio in Milano" (nell'archivio di Stato di Mi­lano) e quello di P. M . Francesco della Valle (Ambrosiana).

7) E qui l'Allegranza cita l'ipotesi del Bugato che ritiene tale consacrazione avvenuta l'anno dopo la canonizzazione del Santo (effettuatasi nel 1323 in Avignone ad opera del Papa Gio­vanni XXII) e quella del Della Valle, secondo il quale la cap­pella venne dedicata al Santo nel 1373 da Pietro da Marliano ve­scovo di Oltramare .

8) P. TOEscA, La pittura e la mmratura nella Lombardia dai più antichi monumenti alla metà del Quattrocento, Milano 1912, p. 2 67.

9) Che segue con intelligenza ed energia le vicende del restauro della chiesa.

IO) Nel dare qui la relazione sommaria del restauro pittorico ringrazio il prof. G. A. Dell'Acqua che mi ha dato modo di seguire sotto la sua direzione le vicende dello scoprimento degli affre3chi.

I I) Mi è grato di ringraziare il prof. Roberto Longhi, che, avendo preso visione degli affreschi durante le operazioni di restauro, ha benevolmente voluto esprimermi il suo parere.

12) Mi è stato di conforto di constatare che anche la prof.ssa Brizio, nelle sue lezioni universitarie dell'anno in corso, concorda nel vedere in questi Evangelisti riferimenti con la miniatura occi­dentale.

13) L 'unica completamente scoperta al momento della pub­blicazione del volumetto : S. MATALoN e F . MAZZIN I, op. cit., 1958.

(4) Il pittore ha avuto forse al suo fianco nella stesura della concettosa composizione uno dei Padri Domenicani, che dal 1227 in poi avevano ottenuto la proprietà della chiesa di S. Eustorgio.

(5) Dovuto probabilmente alla troppo recente canonizzazione del Santo.

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