La Campania Giovane - Novembre 2012

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Mensile di Politica e Cultura dal Sud. www.lacampaniagiovane.it N.17 Novembre 2012 Consiglio regionale: il tempo della trasparenza Primarie decisive, mai come oggi Apple contro Samsung: business nei tribunali LA SFIDA DELLE PRIMARIE

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La Campania Giovane - Edizione Novembre 2012

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Mensile di Politica e Cultura dal Sud. www.lacampaniagiovane.it

N.17 Novembre 2012

Consiglio regionale: il tempo della trasparenza

Primarie decisive, mai come oggi

Apple contro Samsung: business nei tribunali

LA SFIDA DELLE PRIMARIE

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’ho scritto su Facebo-ok, l’ho ripetuto sul blog, lo ribadisco su questo giornale. Per-ché una risposta ancora non riesco a darmela. Come fa un ministro

della Repubblica con delega al lavoro a dire che i giovani italiani devono essere meno schizzinosi (ha detto “choosy”, perché è più ‘trendy’) nella ri-cerca della prima occupazione? E com’è possibile che a questa dichiarazione delirante non sia seguita una smentita, un pas-so indietro, a stretto giro? La Fornero dovrebbe, insieme al governo di cui fa parte, porre le basi per la creazione di nuo-vo lavoro. E invece, mentre il tasso di occupazione in Italia crolla anche per colpa delle scelte dell’esecutivo, ha pure il coraggio di uscire con dichia-razioni sconcertanti, offensive, irresponsabili e soprattutto non corrispondenti alla verità. Elsa

di Antonio Marciano

L

Antonio Marciano,consigliere regionale PD

è il nulla. Oppure la criminali-tà. Fanpage.it ha lanciato una provocazione forte, raccontan-do la storia di cinque ragazzi napoletani che di certo sono stati poco choosy nella ‘scelta’ del loro lavoro HYPERLINK “http://www.fanpage.it/ecco-le-foto-dei-giovani-choosy-di-napoli-che-ce-l-hanno-fatta/” e che per questo sono rimasti a Napoli. Si tratta di Marco Di Lauro, 32 anni; Mariano Abe-te, 21 anni come Mario Riccio, detto Mariano; poi c’è Rosa-rio Guarino, soprannominato “Jo Banana”; e infine Antonio Mennetta, 27 anni. Sono i ba-by-boss che stanno insangui-nando le strade dell’area nord di Napoli nell’ennesima guerra di camorra per il controllo del territorio. Loro, caro ministro, sono davvero poco choosy: per affermare il controllo loro e delle loro famiglie sul traffico di stupefacenti sono tutto tran-ne che schizzinosi.

I DELIRI DELLA FORNEROEDITORIALE

Fornero ha dimostrato ancora una volta di non sapere di cosa parla, forse influenzata da quei poteri forti di cui fa parte da tempo, certo da ben prima che entrasse nell’esecutivo Mon-ti. Lo stesso – sussurrerebbe qualche maligno – che avrebbe spianato la strada a sua figlia per una folgorante carriera universitaria. Io di giovani laureati che avrebbero voluto e potuto intraprendere la carriera universitaria ne conosco tanti. Ma i loro genitori non sono docenti universitari, non sono a capo di fondazioni bancarie, né fanno parte del Cda di gran-di aziende. Molti di loro, lungi dall’essere choosy, si danno da fare per cercare altro, spesso del tutto diverso da quello per cui per anni hanno studiato. E si ritrovano oggi, se va bene, a lavorare in un supermercato o come commessi in qualche ne-gozio. Se va bene, però. Altri-menti, qui al sud, l’alternativa

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IMMAGINI Street artBanksy, Napoli

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IMMAGINI Street artBanksy, Napoli

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GIOVANI CAMPANI NEL MONDO

BE THE CHANGE YOU WANT TO SEE IN THE WORLD

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SOMMARIO Consiglio regionale: il tempo della trasparenza

Reggio Calabria:comune sciolto per mafia

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PRIMO PIANO

Mi dimetto...per andare in Parlamento!

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INCHIESTA

Cinema make up

Maraviglia e gli“artisti utili”

Quando Hollywoodsalvò sei vite

Napoli FilmFestival 2012

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Siamo tutti Sallusti?

Operazione “Cieli Bui”

La lezione di Cittadella

Conte: giustizia è fatta?

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SOCIETÀ

Primarie decisive 16

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POLITICA

Non devono passare!

Apple vsSamsung

CULTURA

Eventi Novembre 34

EVENTI

La Campania giovaneVia Renato Lordi, 980127 Napoli

Direttore Responsabile Andrea PostiglioneDirettore Editoriale Alessia SchisanoCaporedattore Vito Contardo

Collaboratori Alessia Schisano, Flavia de Palma, Felice Manganiello, Gloria Esposito, Marco Trotta, Roberta Capone, Salvatore Bor-ghese, Serena Tagliacozzo, Sergio Antonelli, Stefano Behrend, Nello Chianese, Anna M. Musto, Davide Maddaluno

Stampa Legma Leombruno SrlDistribuzione gratuita

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Registrazione n.53 effettuata il 26/07/2011 presso il Tribunale di Napoli

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PRIMO PIANO

DOPO LE INDAGINI DELLA MAGISTRATURA, SI ACCELERA LA POLITICA DEL RIGORE

CONSIGLIOREGIONALE: IL TEMPO DELLATRASPARENZA

di Marina Lucanoopo le perquisi-zioni e le indagini avviate dalla magi-stratura su presunti reati di peculato, il Parlamentino cam-

pano sceglie unanimamente di accelerare il percorso, già avviato, della politica del ri-gore. Approvati tagli del 50 per cento ai fondi per il fun-zionamento dei gruppi consi-liari e al Fondo di assistenza alle attività istituzionali, oltre alla sforbiciata del 25 per cento destinati alla comuni-cazione. Prevista, dal primo gennaio prossimo, anche una riduzione del 70 per cento dei comandati del consiglio regionale. In pratica il fondo destinato al funzionamento dei gruppi passa da 1milione e 55mila euro a poco più di 500 mila euro e quello per l’as-sistenza istituzionale scende da 1milione e 800mila euro a

900mila euro. L’approvazione dell’emendamento trasversale presentato in aula, ed appro-vato all’unanimità qualche settimana fa, al disegno di

legge sulla semplificazione del sistema normativo regionale prevede, infine, che a parti-re dal primo gennaio 2013, il

Dcontributo fisso annuale venga fissato dall’Ufficio di Presi-denza che “entro il 31 dicem-bre di ogni anno, provvede a tal fine, mediante procedura comparativa, all’individuazio-ne dell’importo più basso degli stanziamenti annualmente cor-risposti nelle altre Regioni per le medesime finalità”. Bene i tagli ma il consigliere regio-nale Pd, Antonio Marciano invita ad “Avviare, a riflettori spenti, una discussione un po’ più seria, un po’ più di meri-to per evitare di cadere in un paradosso opposto, ossia che prima per sostenere l’attività politica ed istituzionale servo-no tanti soldi e poi ad un certo punto questi soldi non servono più”. Da qui, il no alla logica demagogica e populistica e, la proposta di ‘imitare il Parla-mento Europeo. “ Penso – ha dichiarato Marciano in un vi-deo commento sul suo blog -

“APPROVATI TAGLI DEL 50 PER CENTO AI FONDI PER IL FUNZIONAMENTO DEI GRUPPI CON-SILIARI E AL FON-DO DI ASSISTEN-ZA ALLE ATTIVITÀ ISTITUZIONALI”

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La Campania Giovane Novembre 2012

Consiglio Regione Campania

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che sarebbe un provvedimen-to importante decidere che i fondi in dotazione al singolo consigliere possano essere erogati a tante altre colla-borazioni, magari giovani collaborazioni, per quell’at-tività di quel consigliere con contratti che vengono definiti direttamente dal consiglio re-gionale e dalla segreteria ge-nerale – ha concluso - Quindi il consigliere regionale non tocca un euro dei fondi che gli spettano ma quei soldi andranno direttamente nelle tasche, in modo trasparente e certificato, dei collaboratori che

il consigliere avrà deciso di ac-compagnare alla propria attività istituzionale. Accade così per il Parlamento europeo, è una pro-posta ci si può ragionare lontani dalla demagogia”. Le due paro-le d’ordine scelte in questa fase dal Parlamentino campano sono austerity e trasparenza tant’è che i gruppi consiliari, a partire dal Partito Democratico, hanno deciso, fin dal primo ‘sopralluo-go’ della guardia di finanza, di rendere pubblici i propri bilanci e di accelerare su un provvedi-mento, fermo da tempo in prima commissione, sulla trasparenza amministrativa dei dati volto

ad individuare modalità e re-gole d’accesso ai documenti regionali. Paolo Romano, per non essere da meno rispetto ai componenti dell’assemblea che presiede, una settimana dopo l’approvazione dei tagli da parte del consiglio, ha an-nunciato il dimezzamento del proprio staff, che passerà quin-di da quindici a sette compo-nenti, in gran parte personale comandato. La scure dei tagli non escluderà neanche l’Uf-ficio di supporto alle attività della Presidenza, organismo, tra l’altro, istituito durante questa legislatura.

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REGGIO CALABRIA:COMUNE SCIOLTO PER MAFIA

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ll’unanimità il Consiglio dei Ministri ha determi-nato lo scioglimento del Comune di Reggio Ca-labria per contiguità con la ‘ndrangheta, nella

giornata del 9 ottobre scorso.Il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, durante la conferenza stampa nella quale ha annunciato il provvedimento, ha descritto uno scenario decisamente preoccupan-te, sottolineando quanto sia stato difficile intervenire: “Siamo asso-lutamente consapevoli della scelta fatta, che è stata valutata con molta sofferenza, ma abbiamo la volontà di restituire il paese alla legalità: senza legalità non c’è sviluppo”.La commissione d’accesso, al lavoro dal 20 gennaio scorso, ha evidenziato una serie di rapporti tra gli amministratori comunali e la ‘ndrangheta locale, per esempio attraverso il rapporto con la Mul-tiservizi, società nella quale figu-ravano personaggi riconducibili alla cosca Tegano, piuttosto che i legami di Giuseppe Plutino, con-sigliere prima dell’Udc e adesso passato al Pdl, con la cosca Caridi, tanto clamorosi da esser finito agli arresti per concorso esterno in as-sociazione mafiosa. Il ministro ha sottolineato come il provvedimento non sia stato motivato da un problema di infil-trazione, bensì di contiguità, tanto

rilevante, comunque, da rimuove-re la giunta comunale per affidare l’amministrazione al prefetto di Crotone Vincenzo Panico, al vi-ceprefetto Giuseppe Castaldo e Dante Piazza, dirigente dei Servizi ispettivi di finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato.Ebbene si, è stato necessario in-cludere anche un supporto della Ragioneria generale poiché il Co-mune di Reggio Calabria versa in condizioni economiche disastrose, e questo duro shock giunge in un momento decisamente complicato per le casse della città. Il Governo ha promesso il proprio impegno nei confronti di Reggio, lasciando trasparire non poca amarezza per la scelta necessaria effettuata. Eppure la Regione Calabria non ha reagito bene a questo episodio, con il governatore Giuseppe Sco-pelliti, ex sindaco di Reggio, molto critico nei confronti del Governo:

LA SCELTA ALL’UNANIMITÀ DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

A“Indebolisce lo Stato, le istituzioni sul territorio e non e’ certamente una conquista della democrazia”, ha detto. Ma in Regione le cose non vanno certo meglio. L’intera giunta regionale è infatti sotto in-chiesta per abuso d’ufficio, iscritta nel registro degli indagati in un sol colpo dal sostituto procuratore di Catanzaro Gerardo Dominijanni. E a guidare la giunta è Giuseppe Scopelliti, raggiunto già da quat-tro avvisi di garanzia, proprio per vicende legate al suo mandato da sindaco del Comune di Reggio Ca-labria. L’ultima inchiesta lo vede al centro per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico, laddove avrebbe co-perto un buco di ben 87 milioni di euro delle casse comunali.Voltare pagina sembra inevitabile, ed il fallimento del centrodestra ca-labrese, di cui Scopelliti è il simbo-lo, sembra essere la spia di un decli-no oramai irreversibile del partito.

di Nello Chianese

PRIMO PIANO

Manifestazione antimafia, Reggio Calabria

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La Campania Giovane Novembre 2012

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iorno di gran “rotta-mazione” lo scorso 9 ottobre, per prendere in prestito la tanto controversa quanto celebre parola d’or-dine della campa-

gna elettorale di Matteo Renzi. All’osservatore distratto e ormai annoiato dalla politica sarà ap-parsa così. Ma così non è: nes-suna folgorazione quel giorno sulla via di Damasco! Mettetevi comodi, ora vi spieghiamo tutto.Dimissioni a raffica dai propri incarichi di molti presidenti di Provincia e Sindaci, che hanno annunciato di aver compiuto l’estremo gesto (dell’abban-dono della “poltrona)” per il sommo bene dei cittadini, per difendere le loro ragioni. Sino in fondo. Ecco che ad Asti Ma-ria Teresa Armosino (PDL) ha detto di essersi dimessa davanti all’«impossibilità manifesta da parte degli amministratori delle Province di far valere le ragio-ni del territorio, vista l’evidente volontà di non tener conto delle funzioni e dei servizi svolti dalla Provincia» da parte del gover-no», che ha deciso per l’accorpa-mento e la soppressione di diver-

se Province.Quanta passione e coraggio! Certo che vien da chiedersi per-ché non l’abbiano fatto prima e come mai si siano poi decisi tutti lo stesso giorno: il governo ha inserito una serie di provve-dimenti nella cosiddetta “spen-ding review” di luglio - non di agosto, settembre od ottobre - per accorpare le province (con meno di 350mila abitanti o con un’estensione inferiore ai 2.500 chilometri quadrati) e lì sono contenuti gli ultimi tagli ai tra-sferimenti alle autonomie locali per l’erogazione dei vari servizi. La ragione che spiega la singo-lare coincidenza, dunque, non è giudiziaria e probabilmente non ha nemmeno a che fare con l’a-ria che tira o l’annosa questione della cancellazione delle Pro-vince, bensì con la candidabilità alle prossime elezioni politiche (che si dovrebbero tenere nella primavera del 2013). Nel caso in cui un presidente di Provincia voglia candidarsi alle politiche, infatti, deve lasciare il proprio incarico almeno sei mesi prima del voto. La scadenza sarebbe quindi 29 ottobre, posto si voti dalla fine di aprile in poi, ma il

LA “FURBATA” PIÙ GRANDE È QUELLA DELL’EX PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI NAPOLI, LUIGI CESARO (ALIAS GIGGINO A’ PURPETTA) di Vito Contardo

MI DIMETTO... PER ANDARE IN PARLAMENTO!

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INCHIESTA

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cosiddetto “Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali” del 2000 stabilisce un margine di 20 giorni per rendere effettive le dimissioni: «Le dimissioni presentate dal sindaco o dal presidente della provincia diventano efficaci ed irrevocabili trascorso il termine di 20 giorni dalla loro presen-tazione al consiglio». Questo significa che, per dimettersi ef-fettivamente entro il 29 ottobre, i presidenti di provincia aveva-no proprio il 9 ottobre come ul-timo termine utile per lasciare i loro incarichi.È bene ricordare poi che i pre-sidenti di Provincia dimissio-nari Armosino (PDL), Simo-netti (LEGA NORD) e Cesaro (PDL, presiedeva l’ente pro-vinciale di Napoli ed è noto ai più per i numerosi strafalcioni linguistici in cui incappa) sono stati tutti eletti in Parlamento alle politiche del 2008 e hanno quindi amministrato le Pro-

vince con un doppio incarico. Come detto, la legge prevede che chi riveste il ruolo di pre-sidente di Provincia sia ine-leggibile al Parlamento, ma paradossalmente non ci sono norme esplicite che prevedano il contrario. Ciò ha consentito a diversi parlamentari di farsi eleggere successivamente al 2008 per incarichi nelle am-ministrazioni locali. La Giunta per le elezioni della Camera si è occupata del problema e già nel 2009 aveva identificato ben 47 casi di doppi incarichi svolti da deputati, incompatibili con il mandato parlamentare. Esa-minò anche il caso dei parla-mentari diventati presidenti di Provincia, ma ciò non impedì il mantenimento del doppio inca-rico per chi oggi si è dimesso dalla presidenza della provin-cia.E’ inoltre da chiarire che il “Te-sto unico” prevede che nel caso di dimissioni del presidente,

il consiglio provinciale ven-ga sciolto. Al governo spetta contestualmente la nomina di un commissario, incaricato di gestire l’amministrazio-ne ordinaria della Provincia. Per diverse amministrazioni provinciali il governo segui-rà quindi questa strada, no-minando propri commissari che avranno l’incarico di ge-stire le Province fino al loro scioglimento o accorpamen-to (previsto entro la fine del 2013). Questo tuttavia non avverrà a Napoli, dove Cesaro si è improvvisamente accorto di avere una carica incompati-bile con quella di parlamenta-re ed è decaduto in seguito ad un voto del consiglio provin-ciale. La procedura eviterà il commissariamento e consen-tirà al suo vicepresidente di subentrargli e di portare a ter-mine il mandato del consiglio.L’avete capito: mi dimetto. Sì, per andare in Parlamento!

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On. Luigi Cesaro

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PRIMARIE DECISIVE

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l centrosinistra italiano è chiamato di nuovo a sostenere l’esame delle primarie. Da molti mesi ormai il Partito Demo-cratico è, secondo tutti

i sondaggi, il primo partito italiano. Il centrodestra è in pieno sfaldamento, con il PdL crollato sotto il 20% dei con-sensi ed un rapporto con la Lega, anch’essa dimezzata ri-spetto ad un anno fa, difficile da ricucire (anche se non im-possibile). Il partito sembrava avere tutte le carte in regola per egemonizzare l’agenda politica di qui alle elezioni del 2013. Da tempo il segretario Bersani aveva raccolto la sfi-da delle primarie, dichiaran-dosi disponibile ad affrontare un’ulteriore consultazione popolare (dopo quella che lo elesse segretario nel 2009) per ottenere il ruolo di candidato premier. La via più logica, for-se, era andare ad un congres-so anticipato, affrontando in quella sede le sfide poste dal “rottamatore” Matteo Renzi: e chi fosse uscito vincitore da quel confronto avrebbe avuto il diritto – come previsto dal-lo stesso statuto del PD – di

LE REGOLE PER LE PRIMARIE DEL CENTROSINISTRA DIVENTANO PIÙ STRINGENTI, MA QUESTA VOLTA SARANNO DECISIVE

Icandidarsi a guidare il gover-no dopo le elezioni 2013. Si è scelta invece un’altra stra-da, ricalcando la strategia già adottata nel 2005 con Prodi: e

POLITICA

di Salvatore Borghese

cioè creare attorno al PD una coalizione di partiti ed istitui-re delle primarie di coalizio-ne, modificando lo statuto del

“GLI ELET-TORI NON POTRANNO RECARSI S E M P L I -CEMENTE A VOTARE: DOVRANNO PRIMA RE-GISTRARSI”

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partito per consentire ad altri esponenti democratici, diversi da segretario, di parteciparvi. Del resto, le primarie sono una caratteristica fondante del partito.A qualcuno, però, ha lasciato perplessa la scelta dei partiti alleati: fuori Di Pietro den-tro Vendola, fuori i Radicali dentro il PSI; fuori l’API di Rutelli, ma alle primarie potrà candidarsi il rutelliano Bru-no Tabacci, assessore della giunta milanese di centrosini-stra che però ha detto di non condividere la carta d’intenti “Italia Bene Comune” – in pratica il manifesto delle pri-marie. Ma sottoscrivere questo mani-

festo non è l’unica novità del regolamento di queste nuove primarie. Gli elettori non po-tranno recarsi semplicemente ai gazebo e votare: dovranno prima registrarsi presso un uf-ficio apposito, e non potranno farlo negli stessi luoghi dove si vota. E dovranno conser-vare il tagliando che gli verrà consegnato, perché se nessun candidato otterrà la maggio-ranza assoluta dei voti si terrà un ballottaggio 7 giorni dopo: ma potranno votare solo quel-li che dimostreranno di essersi registrati entro il primo turno (fissato per il 25 novembre). Infine, niente sedicenni: a dif-ferenza che in passato, a vota-re ci andranno solo i maggio-

renni.Regole che, accusano i ren-ziani, sarebbero penalizzanti proprio per il sindaco di Fi-renze perché restringerebbero la base di elettori. Quel che è certo, comunque, è che il di-battito sulle primarie ha fatto perdere di vista alcuni pro-blemi di stringente attualità. Come il fatto, ad esempio, che il governo ha fatto approvare con la fiducia una legge anti-corruzione che rinuncia ad affrontare le cause principali del fenomeno che strangola l’economia dell’Italia, e il Se-nato sta discutendo una nuova legge elettorale che rischia di produrre un Parlamento ingo-vernabile.

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Pierluigi Bersani, Matteo Renzi,candidati alle primarie del centtro sinistra

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NON DEVONO PASSARE!

a crisi ha soffiato sul fuoco dell` indi-pendenza della Ca-talogna e nella parte di lingua olandese in Belgio,e sta cre-

ando problemi di tenuta so-ciale un pò in tutta Europa. Ma in nessun luogo lo stress della crisi è più sentito che in Grecia, dove i tagli opera-ti dal governo hanno creato un deserto sociale.Ad oggi Un greco ogni quattro è sen-za lavoro. La disoccupazione giovanile è al di sopra del 50 per cento. Il tasso di suicidi è in costante ascesa. I tratta-menti medici per il cancro e altre malattie sono diventati più difficili da ottenere. Il crescente uso endovenoso di droga sta causando un picco del tasso di infezione da HIV, secondo uno studio pubblicato sulla rivista me-dica The Lancet.L’economia collassata è ter-reno fertile per Alba Dorata, il partito di estrema destra della Grecia. Nato nel 1980 e popolato da nazionalisti greci, tra cui alcuni che han-no combattuto con i serbi nei Balcani; aveva legami con l’ex dittatura militare della

Grecia. Il partito ha vinto il suo primo seggio in Parla-mento a Maggio con il 7 per cento dei voti. Un recente sondaggio ha mostrato che il 22 per cento dei greci guarda con favore a questo partito.A dire il vero, i partitit nazio-nalisti e anti-immigrati sono in aumento in tutta Europa. Ma gli osservatori ritengo-no che Alba Dorata sia una storia sé stante. Nel 1987, la rivista del partito - guidato da Michaloliakos Nikolaos, un commando ex forze spe-ciali greche - ha pubblicato un numero salutando Hitler come “il grande uomo del 20 ° secolo.” In una nazione dove i ricordi della seconda guerra mon-diale rimangono freschi, i sondaggi hanno dimostra-to che la maggior parte dei greci che sostengono Alba Dorata lo stanno facendo ba-sandosi esclusivamente sulle sue posizioni anti-immigrati e che in gran parte respinge-re i comportamenti più vio-lenti del gruppo. Nonostante queso le sue attività anti’im-migrati sono sempre più violente e spesso vengono orami pesantemente “facili-

CON L`ACUIRSI DELLA CRISI I PARTITI NEONAZISTI GUADAGNANO TERRENO

Ltate” da un comportamento non ostile di certa parte delle forze dell’ordine.Il ministro della Giustizia greco, Antonis Roupakiotis, ha detto che è preoccupato per i presunti legami del par-tito con la polizia e i milita-ri. Le accuse sono all’ordine del giorno. Gli attivisti so-stengono che larghi segmen-ti della polizia sono romai collusi con il partito anti-immigrati e ne “proteggono” gli attacchi, che il governo stima essere almeno due o tre alla settimana.Fino ad ora ci sono stati li-mitati tentativi di indagare il partito, tra i passi più im-portanti c’è stata la revoca dell’immunità parlamentare per due deputati di Alba Do-rata, che recentemente sono stati videoregistrati mentre molestavano un venditore immigrato. Ma i critici di-cono che il governo è stato riluttante ad affrontare in modo più ampio i presunti abusi del partito. Piuttosto che vietare il partito, come alcuni suggeriscono in Gre-cia, Roupakiotis ha detto che la soluzione migliore è quel-la di migliorare le condizioni

di Giorgio Massa

POLITICA

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che la crisi potrebbe avere sulle dinamiche sociali. Nel secolo scorso la dinamica fu esattamente la stessa. Non possiamo e non dobbiamo permettere che la storia pos-sa ripetersi.

sociali in Grecia così da mi-nare alla base il consenso e la forza del partito.“La Grecia ha combattuto i fascisti nella seconda guerra mondiale, migliaia di ebrei sono finiti in forni crema-tori e ora siamo di fronte a questa minaccia di nuovo”, ha detto Roupakiotis. Ha poi aggiunto: “Questo è stato causato dalla dura condizio-ni che la Grecia è costretta a sopportare. Gli estremisti stanno approfittando della situazione. “Per la Grecia è ormai un emergenza che si aggiunge alla più grave crisi econo-mia e sociale che sconvolge il paese. Per il resto d’Euro-pa dovrebbe essere un serio campanello d’allarme. Non bisogna assolutamente sot-tovalutare le conseguenze

Manifestazione di estrema destra.Grecia

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“L’ECONOMIA COLLASSATA È TERRENO FERTILE PER ALBA DORATA, IL PARTITO DI ESTRE-MA DESTRA DELLA GRE-CIA”

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14 MESI DI CARCERE, MA NON È UN REATO DI OPINIONE

SIAMO TUTTI SALLUSTI? di Vito Contardo

a vicenda ha inizio nel febbraio del 2007. In un ospedale di Torino una 13enne si sottopone all’aborto del bambino avuto da un ragazzo di

15 anni. La ragazzina ha avuto un’infanzia da incubo: orfana, sballottata da un istituto all’al-tro, dove subisce violenze. Viene adottata all’età di 8 anni, i ge-nitori adottivi si separano dopo qualche anno e lei passa da una sbornia a un abuso di ecstasy. Resta incinta. Probabilmente non vorrebbe abortire, la circo-stanza non è chiara. In ogni caso la madre la convince e lei firma i moduli per la richiesta. Ma dopo l’intervento subisce un crollo psicologico e viene ricoverata per esaurimento nervoso. La no-tizia esce il 17 febbraio e l’indo-mani finisce sui giornali. Libero, all’epoca diretto da Sallusti, racconta invece un’al-tra storia. E con un commento firmato Dreyfus, pseudonimo dietro cui si cela Renato Farina (il famoso agente Betulla stipen-diato dai Servizi Segreti che - ra-diato dall’Ordine dei giornalisti - non avrebbe nemmeno potuto scrivere su un giornale), trat-teggia la vicenda con una serie di giudizi sferzanti e riportando fatti falsi. La prosa dell’editoria-

le in questione è un cocktail di mistica ultracattolica e retorica fascista, ma questa è solo l’opi-nione di chi scrive. Ognuno la valuti come vuole. In proposito è da segnalare che in molti hanno insistito sul seguente passaggio dell’articolo: “ci fosse la pena di morte, e se mai fosse appli-cabile in una circostanza, questo sarebbe il caso. Per i genitori, il ginecologo e il giudice”. Anche questa, per quanto possa essere meschina e disgustosa, è un’o-pinione. E resta tale. Scema, ma pur sempre un’opinione. Il punto è che il caso della ragazzina to-rinese è servito a Farina, a Libe-ro e al suo direttore Sallusti, per soffiare sul vento di scandalo che preme per restringere le maglie della legge 194, per attaccare un diritto acquisito. Per gettare fango in un ingranaggio già deli-catissimo. Ma questo è, diciamo così, lo sporco lavoro della mala-fede, non condannabile per leg-ge. Condannabile per legge è, in-vece, scrivere e stampare notizie false. E veniamo allora alle frasi che non contengono opinioni ma fatti. Fatti falsi. Già il titolo: “Il giudice ordina l’aborto / La legge più forte della vita”. Falso. Nes-sun giudice ha ordinato di abor-tire. Altra frase: “Un magistrato allora ha ascoltato le parti in

causa e ha applicato il diritto - il diritto! - decretando l’aborto co-attivo”. Falso. Il giudice ha dato libertà di scelta alla ragazzina e alla madre. Ancora: “Si sentiva mamma. Era una mamma. Nien-te. Kaput. Per ordine di padre, madre, medico e giudice, per una volta alleati e concordi”. Falso. Il padre non sapeva (proprio per questo ci si è rivolti al giudice) e le firme del consenso all’abor-to sono due, quella della figlia e quella della madre. E poi: “Che la medicina e la magistratura si-ano complici ci lascia sgomenti”. Falso. Complici di cosa? Di aver lasciato libera decisione alla ra-gazza e a sua madre? Il giudice tutelare si è limitato a prendere atto della decisione di madre e figlia, sostituendo il padre per quanto concerne l’autorizzazio-ne (come prevede la legge). Non esiste alcun «aborto coattivo» in Italia: sostenere che un magistra-to abbia «ordinato» a una donna di abortire è gravemente falso, perché induce il lettore a credere che una ragazzina o una donna possano essere costrette ad abor-tire per legge. Tali frasi non sono piaciute al magistrato Giuseppe Cocilovo, che ha presentato una denuncia per diffamazione. Ne è seguita la condanna in primo e secondo grado, poi il sigillo

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SOCIETÀ

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della Cassazione. La reazione del mondo della carta stampata e più in generale dei media non si è fatta attendere, è arrivata decisa e compatta. Di seguito alcuni dei commenti. «Non si può andare in galera per un’opinione anzi per il mancato controllo su un’opinio-ne altrui. È una decisione che deve suscitare scandalo» (Ezio Mauro); .«È davvero molto gra-ve che si arrivi ad ipotizzare il carcere per un collega su un co-siddetto reato d’opinione» (Fer-ruccio De Bortoli); «È sconvol-gente. In questo momento siamo tutti Sallusti» (il segretario della Federazione Nazionale della Stampa, Franco Siddi). Orbene, non si capisce perché i direttori dei più importanti giornali italia-ni parlino di «reato d’opinione» quando invece con la diffama-zione a mezzo stampa non c’en-tra nulla. Nessuna libertà di pa-rola è stata negata in questo caso, infatti. Si è ribadito che in uno Stato di diritto non vi è la libertà di commettere reati, cioè, in que-sto caso, di diffamare, di ledere la reputazione e l’onorabilità degli altri. D’altronde lo stesso giudice querelante in un’intervi-sta su La Stampa chiarisce che

per far decadere la querela, e quindi la relativa condanna, «sa-rebbe bastata una lettera di scuse ai lettori per una notizia errata pubblicata». Una rettifica che però in 6 anni non è mai arrivata. Rettifica che tra l’altro, secondo la carta dei doveri del giornalista, dovrebbe essere pubblicata «con tempestività e appropriato rilie-vo, anche in assenza di specifica richiesta» quando le informazio-ni diffuse «si siano rivelate ine-satte o errate, soprattutto quando l’errore possa ledere o danneg-giare singole persone, enti, cate-gorie, associazioni o comunità».Sallusti al contrario non si è scu-sato, ma - da quando il caso della sua possibile condanna ha rag-giunto le prime pagine dei gior-nali - ha indirizzato la sua penna non contro il reato di diffamazio-ne e neppure contro il carcere per i giornalisti; l’inchiostro dell’in-dignazione l’ha utilizzato contro i giudici, rei di voler negare la sua libertà, bollando la sentenza come «politica» e richiamandosi con ciò a quella stessa battaglia che ha visto per vent’anni Silvio Berlusconi capostipite. Questa vicenda, dunque, da oc-casione per chiedere una riforma

seria della norma riguardo il car-cere per i giornalisti in caso di diffamazione si è tramutata, per volontà del diretto interessato, in un ennesimo pretesto per attac-care la magistratura. La memo-ria non può che andare a quello che, qualche anno fa, ha scritto Giuseppe D’Avanzo: definì que-sto genere di giornalismo «della chiacchiera e della maldicenza» perché «dimentica il suo dovere di raccontare “dove siamo”. Non guarda ai fatti, non li cerca, non vuole trovarli, soprattutto non ne vuole tenere conto. Quando si ri-trova improvvidamente qualche fatterello tra i piedi, lo trasforma in opinione. Screditata a opi-nione, la verità di fatto è fottuta perché diventa irrilevante (…) senza un’ informazione basata sui fatti, la libertà d’opinione è soltanto una beffa crudele». In-somma il reato d’opinione non c’entra niente. C’entra, invece, e molto, un giornalismo sciatto, truffaldino, che da notizie false per sostenere una sua tesi. Per questo la galera vi sembra trop-po? Può essere. Ma risparmiateci i piagnistei sul povero giornalista Sallusti che non può dire la sua, per carità.

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Alessandro Sallusti, giornalista

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MENO ILLUMINAZIONE PUBBLICA FA BENE ALLE TASCHE. MA LA SICUREZZA?

OPERAZIONE “CIELI BUI”

di Jessica Caramiello

’Operazione Cieli Bui è una delle misure con-tenute nella legge di stabilità. Il Progetto in questione è stato ide-ato dall’associazione

no profit Cieli bui che da anni si batte contro l’inquinamento e per lo sviluppo di impianti ad energia rinnovabile. L’idea è ridurre al mi-nimo l’illuminazione pubblica du-rante le ore notturne , grazie a dei dispositivi automatici che attivano un affievolimento graduale delle luci. Il progetto è stato proposto dal ministro dell’ambiente della tutela del territorio e del mare, insieme con il ministro dell’economia e delle finanze, e infine approvato dall’intero consiglio dei ministri. Questa moderazione dell’illumi-nazione porterebbe gli enti locali a risparmiare circa un miliardo di euro, considerando che noi Italia-ni arriviamo ad un consumo pro-capite di energia elettrica che è ben oltre il doppio della media europea: circa 105 chilowattora , a fronte degli 80 Francesi e 42 Inglesi. Il suggerimento è stato accolto con entusiasmo dal governo che ha inserito questa misura nella legge di stabilità, insieme agli altri tagli. La riduzione dell’illuminazione prevederà, ,tra l’altro, lampade da 70 watt, lo spegnimento di luci in eccesso quali quelle dei parcheggi dei centri commerciali e la diminu-

zione dell’illuminazione in quelle zone industriali fuori città poco abitate. Enrico Bondi, commissa-rio responsabile dei tagli, è molto orgoglioso di questa cooperazio-ne fra il governo e l’associazione Cieli Bui, perché porterà benefici su due fronti contemporaneamente : da un lato un risparmio econo-mico considerevole ; dall’altro un risparmio energetico a favore dell’ ecologia. Non tutti però sembrano così entusiasti di questa idea. Mol-ti comuni, in particolare Bologna e Bari, hanno fatto sentire il loro mal contento considerando questa misura molto azzardata. Meno luce infatti significa meno sicurezza. E’ statisticamente provato che il mag-gior numero di crimini nelle strade avviene proprio in luoghi non il-luminati. Il buio rappresenta per i malviventi un via libera. Lo denun-cia Maria Gabriella Moscatelli pre-sidente dell’associazione Telefono Rosa, che da sempre si occupa della sicurezza delle donne: potrebbero infatti essere proprio le donne a subire più di tutti questa mancanza di sicurezza. Inoltre è proprio nelle ore notturne, nelle quali vi è meno visibilità, che si contano il maggior numero di incidenti automobilistici. L’Asaps ( associazione sicurezza stradale italiana) spiega che gli utenti più colpiti saranno i pedoni e i ciclisti che non essendo dotati di luce propria non riescono a ren-

dersi visibili. Il rischio è che i soldi risparmiati per l’energia dovranno essere impiegati in campo sanita-rio. In Europa ogni anno si contano 1,3 milioni di sinistri che provoca-no 31 mila morti. Molti Comuni già in tempi non sospetti avevano richiesto l’aumento dell’illumina-zione urbana soprattutto nelle zone periferiche per ridurre i rischi per i cittadini, e rendere le strade più si-cure. Ancora una volta quindi, po-trebbero essere i cittadini a pagare il prezzo più alto per risanare le finan-ze pubbliche, questa volta non solo mettendo mano al portafoglio, ma addirittura mettendo a repentaglio la proprio sicurezza.

L

SOCIETÀ

Foto d’archivio

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LA LEZIONE DI CITTADELLA

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igli contesi, figli condi-visi, figli affetti da PAS (Sindrome da Alienazio-ne Parentale).Chi ha perso nel caso estremo di Cittadella (Padova)? La risposta è

semplice e quantomai banale: tutti. In particolare il minore che, pur-troppo ne siamo certi, non potrà mai dimenticare e probabilmente non sentirà più sicuro alcun posto al mondo. Un figlio non è una merce di scambio, non è un bene fungi-bile di cui si rivendica la proprietà o se ne pretende l’assegnazione o l’utilizzo. Una madre ed un padre di buon senso non dovrebbero mai guerreggiare fra loro mettendo in discussione il principio di bigeni-torialità. I danni a carico dei figli sono incommensurabili, spesso ir-risolvibili. Una madre ed un padre dovrebbero sempre riconoscere reciprocamente i rispettivi ruoli. E’ sbagliato denigrare un genitore agli occhi del figlio. La coppia, intesa come unione sentimentale fra due persone, può fallire da un momento all’altro, tuttavia, se ci sono figli, si è e si sarà sempre coppia genitoriale e ciò sino a quando i figli non sa-ranno realmente indipendenti, ca-paci, cioè, di avere un’autonomia di pensiero tale da poter elaborare e filtrare tutto ciò che viene detto loro.Nel caso di Cittadella stupisce il ri-corso alla polizia che, pur previsto dalla legge, è ovviamente sconsi-gliato perché facilmente può dege-nerare. Solitamente i minori, in que-ste tristi vicende, sono prelevati in luoghi più appartati (come pensate

PER EVITARE CASI SIMILI A QUELLO DI LORENZO È NECESSARIA L’INTRODUZIONE DELL’AVVOCATO DEL MINORE

Fche il piccolo rientri in quella scuola e che brutto ricordo avranno tutti i suoi compagni che hanno assistito ad un simile sfacelo?) dall’assisten-te sociale e dallo psicologo con cui il minore ha già intrattenuto ed in-staurato da diversi mesi un rapporto amicale e di fiducia. Non basta il CTU del Tribunale che ha diagno-sticato la PAS, ci vuole un esperto che abbia già intrapreso un percor-so, che abbia cioè già “un ruolo” nella vita del bambino. Allo psi-cologo, infatti, spetta il compito di preparare il bimbo al passaggio, ad esempio dalla casa materna a quel-la paterna, e sempre a lui spetta il compito di creare uno spazio affet-tivo per l’altro genitore ove mai fos-se realmente in atto una PAS. Nel caso di Cittadella la battaglia legale fra i genitori è durata ben 8 anni e ha avuto due gradi di giudizio. La madre è decaduta dalla potestà ge-nitoriale e sembra che il bimbo non ne volesse saper di vedere il padre e che avesse già in altre 2 occasioni resistito alla polizia aggrappandosi alla rete del letto.C’è da augurarsi che in 8 anni di liti giudiziarie il TpM di Venezia prima e la Corte di Appello dopo, le abbiano provate tutte pur di evitare l’affidamento alla casa famiglia e il reset di Lorenzo: dalla mediazione familiare al sostegno genitoriale, all’audizione del bimbo sebbene di età inferiore ai 12 anni. Viceversa nessun provvedimento senza questi strumenti può e potrà restituire ai fi-gli entrambi i genitori donando loro la serenità e lo spazio affettivo per poter godere di entrambe le figure

parentali. Insomma porre al cen-tro, riempendolo di contenuti reali, l’interesse preminente ed esclusivo della prole minorenne che non può essere soltanto una formula sterile, un “virtuosismo” inserito da noi legali negli atti giudiziari cui, però, non si da alcun seguito con atti e fatti concreti. Credo che l’introdu-zione effettiva nel processo minori-le, ma anche in tutte le procedure in cui è coinvolto un minore innanzi al Tribunale ordinario, dell’avvocato del minore possa offrire una mag-giore ed adeguata tutela della prole minorenne evitando altre “1000 Cittadella”. In Italia abbiamo oltre 10.000 figli contesi: ci auguriamo per il loro bene che abbiano genitori semplicemente diversi da quelli di Lorenzo.

di Alessia Schisano

foto d’archivio

SOCIETÀ

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ntonio Conte, dopo una carriera di calcia-tore ricoperta di allori e alcune stagioni di successo sulla pan-china di squadre co-siddette “piccole”, è

riuscito nel non facile compito, alla sua prima stagione sulla pan-china della Juventus, di riportare la Vecchia Signora del Calcio Ita-liano al successo nel campionato nazionale ad appena cinque anni dalla retrocessione in serie B.Il tecnico juventino è, però, en-trato quest’estate nella giungla del calcio scommesse per le di-chiarazioni di un suo ex giocatore del Siena, Filippo Carrobbio, che lo ha accusato di aver partecipa-to all’alterazione di due partite del campionato di serie B della stagione 2010-2011. In seguito a tali dichiarazioni Conte veniva deferito dal Procuratore Federa-le, Palazzi, per omessa denuncia in relazione alle due partite e, in primo grado, condannato dalla Commissione Disciplinare a 10 mesi di squalifica in base alla tesi del “non poteva non sapere”. In appello la squalifica di Conte per 10 mesi veniva confermata dalla Corte di Giustizia Federale, nono-stante il proscioglimento per una delle due partite, di cui non avreb-be denunciato la combine. Una decisione, quest’ultima, contraria al principio della “proporzionali-tà” della pena, in quanto è chiaro a tutti che, se decade uno dei capi d’imputazione, non può rimanere invariata la sanzione inflitta. Tale decisione ha aperto la strada a causa del suo evidente “errore in

judicando” alla riduzione della squalifica di Conte da 10 a 4 mesi da parte del Tribunale Nazionale di Arbitrato dello Sport, terzo ed ultimo grado della giustizia spor-tiva italiana. Conte, quindi, potrà tornare ad allenare dall’8 Dicem-bre 2012.A questo punto, possiamo dire che giustizia è stata fatta? La risposta non è semplice perché se Conte fosse del tutto estraneo ai fatti addebitatigli sentirà sempre in-giusta qualsiasi decisione diversa dalla piena assoluzione, mentre, se fosse colpevole, condannare a “soli” quattro mesi di squalifica un allenatore che ometteva di de-nunciare alle autorità competenti l’intenzione della sua squadra di falsare il risultato del campo, mina la fiducia nel calcio “pulito” di milioni di sportivi italiani.La verità “assoluta” non la sapre-mo mai perché qualsiasi processo

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CONTE: GIUSTIZIA È FATTA?FA DISCUTERE LA DECISIONE DI RIDURRE LA PENA DA SCONTARE AL TECNICO DELLA JUVENTUS

accerta solo la “verità processua-le”. C’è, però, una domanda anco-ra più importate da porsi: quando è iniziata la squalifica di Conte? In questi mesi in cui era sospe-so dalla sua attività di allenatore il sig. Conte ha regolarmente allenato al campo di Vinovo la sua squadra ed ha regolarmen-te assistito alle partite nazionali ed europee dalla sua squadra da postazioni “riservate” in tribuna, teleguidando il “suo prestanome” in campo Antonio Carrera, in ma-niera nemmeno troppo nascosta. Questa constatazione offende an-cor di più l’intelligenza di milioni di “tifosi” che si chiedono come potrà mai una squalifica di pura “facciata” fungere da “stimolo” agli allenatori ed ai calciatori italiani per denunciare in futuro, come è compito di qualsiasi citta-dino “onesto”, notizie di “reato” di cui venissero al corrente.

Antonio Conte,allenatore Juventus

SOCIETÀ

di Sergio Antonelli

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CULTURA

n questi mesi non si è parlato d’altro, soprat-tutto su internet e so-cial network le notizie e gli aggiornamenti sulla battaglia (legale e non)

Apple/Samsung continuano a susseguirsi una dietro l’altra.«Samsung ha violato i brevet-ti Apple». Il tribunale di San Josè in California ha raggiun-to il verdetto. E’ una grande vittoria per la Apple, che, avrà un effetto profondissimo su tutto il mercato del mobi-le. Samsung ha copiato molte caratteristiche del concorren-te Usa, dal multi touch video, allo scroll, allo zoom, alla navigazione internet. Brevet-ti violati, hanno sentenziato i giurati che hanno dovuto rispondere a un’infinità di quesiti perché il ricorso della Apple contro la concorrente coreana è stato ad amplissi-mo raggio. Samsung non ha infranto, con il Galaxy Tab 10.1, il brevetto sul design dell’iPad, ha anche stabilito la giuria.Dei 2,5 miliardi di dollari di risarcimento chiesti da Ap-

Iple, Samsung dovrà pagarne poco più di 1 miliardo.La battaglia fra le due coraz-zate proseguirà nei prossimi mesi. Il 6 dicembre si tornerà davanti al giudice in Ame-rica per una decisione sulla richiesta di Apple di vietare la vendita dei prodotti per cui Samsung è stata condannata e di cui ha già venduto 22,7 milioni di pezzi. Fra questi non c’è l’ultimo smartphone, il Galaxy S III. Nel frattempo Samsung preparerà il proprio ricorso in appello. E intanto procedono altre dispute fra le due aziende in diversi paesi: Italia, Olanda, Gran Breta-gna, Germania e Australia. Proprio qui Samsung ha già accusato Apple di violare brevetti sul 3G ed è pronta ad aprire la battaglia sull’uso da parte di Apple della tecnolo-gia Lte nell’ iPhone 5, dopo che questa è già stata usata nell’iPad 3.Pur trattandosi di una vittoria decisiva per Apple, nel bre-ve termine non si manifeste-ranno conseguenze di rilievo. Innanzitutto, la sentenza tro-

va applicazione unicamen-te negli USA, paese in cui Apple dispone già di un’e-levata quota di mercato. In secondo luogo, le potenziali ingiunzioni non si applicano (perlomeno in questa fase) ai dispositivi Samsung più nuo-vi e maggiormente venduti (ad es. Galaxy S3 e Note). In terzo luogo, ci sarà proba-bilmente un appello e quindi ancora molti mesi (o forse anni) di controversie legali. Nel lungo periodo le conse-guenze potrebbero essere più significative, e la sentenza regala chiaramente ad Apple un nuovo slancio. Tuttavia, poiché molto dipende dalle future battaglie legali, risulta molto difficile fare pronosti-ci attendibili. Lo scenario più negativo, ma anche il meno probabile, è quello di un si-gnificativo deterioramento nella qualità dell’interfaccia utente Android. I brevetti Ap-ple includono funzioni quali il pinch-to-zoom che, se ri-mosse, comprometterebbero di molto l’esperienza dell’u-tente. Più probabili potreb-

APPLE VSSAMSUNG LA SFIDA TRA I DUE COLOSSI CONTINUA NELLE AULE DI GIUSTIZIA

di Felice Manganiello

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Apple vs Samsung, illustrazione digitale

bero essere il pagamento di royalty da parte di Samsung e altri della schiera Android ad Apple per ciascun dispo-sitivo venduto e/o una mag-giore focalizzazione su solu-zioni “work around” per le varie violazioni brevettuali. Se dovesse passare la tesi di Apple con ogni probabilità, i produttori di telefonini sa-

ranno incentivati a cambiare il design dei loro prodotti o quantomeno a differenziarsi dallo stile Apple. Per i con-sumatori, a ben vedere, non potrebbe essere poi tanto male, entrare in uno store e avere di fronte non la soli-ta schiera di telefonini tutti uguali. Quantomeno nell’a-spetto e nell’interfaccia sof-

tware. Se invece prevalesse la tesi di Samsung l’effetto con ogni probabilità sareb-be l’opposto. Secondo gli esperti, aumenterebbe il nu-mero di cloni a buon merca-to, lasciando l’innovazione in mano a pochi coraggiosi player che però avrebbero tutto o quasi da perdere nello sperimentare nuovi prodotti.

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CULTURA

CINEMA MAKE UP

Da piccolissima, a 5 anni, mia mamma ha incorni-ciato il primo disegno, poi

ho capito che era la mia valvola di sfogo”. Da allora Mary Samele, giovane esperta di make up non si è più fermata e ha messo la sua arte a disposizione del cinema.Cosa provi quando trasformi i visi degli attori?Sono una maniaca della perfezione, mi diverte cercare di rendere (vi-sivamente) con la pittura ciò che è reale, poter creare chiaroscuri come su di una tela, tracciare linee, creare solchi, applicare protesi per creare uomini mostruosi o macchinari di orologi che sbucano dalla pelle uma-na e muovono lancette. Insomma è il particolare che fa la differenza ed un regista ti sceglie anche per questo.Valorizzare la bellezza o detur-parla col tuo tocco artistico, cosa ti emoziona di più?Sono due cose completamente di-verse, anche se tecnicamente ti ten-gono ugualmente in tensione. Non è semplice affidare il proprio volto nelle mani di qualcuno, soprattutto quando devi recitare o partecipare ad un evento importante. Io personal-mente chiacchiero molto prima di poter truccare qualcuno, per capire chi ho di fronte, per capire il carat-tere su cui andrò a lavorare e questo personalizza molto il tutto, ma se proprio devo dire la mia: “ Gli effetti speciali, sono gli effetti speciali!”

INTERVISTA A MARY SAMELE, GIOVANE TRUCCATRICE

“Ma cos’è l’arte per te?È la forza che mi fa buttare giù i piedi dal letto tutte le mattineLavorare in Campania? Intri-gante avventura o sopravvivenza giornaliera?È una grande e forte fonte di ispira-zione. Io amo Napoli in tutti i suoi aspetti, ma non nego che a volte è duraChe genere di difficoltà si incon-trano nel tuo lavoro?Le difficoltà sono all’ordine del giorno perché il nostro ruolo è fon-damentale. Come dico sempre: “Siamo la realizzazione materica dell’idea” quindi, se il regista, o chi sia, ti richiede qualcosa di specifico, tu devi saperlo fare. E poi, quando rivedi il tuo personaggio dietro lo schermo e senti gridare “ACTION” , diventa tutto molto gratificante, per-ché anche tu hai reso possibile quella cosa.Quale progetto cinematografico ti ha maggiormente appassionata?Porto nel cuore 2 film e un corto. Il mio primo film, nel 2007 “Manuale per Viaggiatori” di Marinella Sena-tore. Ho vissuto appieno 30 giorni di grande classe artistica. Ho conosciu-to il mondo cinematografico a 360° e me ne sono innamorata, nel 2008 ho fatto un cortometraggio “The sto-ry of a Mother” di Di Natale & De Vito, loro sono dei miei portafortuna e “v.i.t.r.i.o.l.” di Francesco Afro de Falco, un film che porterò sempre

con me perché ho conosciuto perso-ne meravigliose.So che il 30 ottobre, in occasione di halloween, andrai a Dubai per un horror splatter make up. Com’è nata questa collaborazione?Grazie a DubaiBlog, un portale che incentra molte risorse su questa me-ravigliosa città. Il tutto è nato da un simpatico squarcio fatto al founder del blog, il quale ha visto la mia tec-nica e ne ha fatto un articolo. Da lì sono partite le richieste per lavoro.Tirando le somme, lavori nell’am-biente per cui hai studiato. Con i tempi che corrono, dicono sia una fortuna. E’ una fortuna?Credo di essere molto fortunata, perché lavoro con ciò che mi piace. Sembra assurdo, ma lavoro giocando. Progetti per il futuro?Los Angeles, la mia prossima meta, chissà, per il prossimo anno. Ora vi-viamo ancora tra l’Europa e gli Emi-rati, poi si vedrà.Quello che non ti ho chiesto a cui avresti risposto con piacere?L’insegnamento. Quest’anno ho insegnato all’Accademia di Belle Arti e da diversi anni insegno alla Scuola di cinema di Napoli e la soddisfazione più grande è quella di ricevere mail o sms delle mie allieve che dicono : “ Mary, sono stata presa per…”!È importante instaurare un buon rapporto e dare il massimo a chi ti sceglie.

di Cristina Buoninfante

Mary Samele,make up artist

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arco Maraviglia, fotografo profes-sionista con com-petenze di grafica e comunicazione.Si interessa princi-palmente di foto-

grafia turistica collaborando per le principali testate nazionali e per l’editoria libraria. Con Photo Po-lis, la fotografia a misura d’uomo inizia, con Massimo Vicinanza, un lavoro di divulgazione della foto-grafia etica e sostenibile a comin-ciare dall’educazione a non creare innumerevoli immagini inutili che provocano byte-inquinamento.Qual è la tua visione di Napoli, e delle sue dinamiche? Cosa vedi e cosa non vorresti vedere nel tuo obiettivo?Sotto certi aspetti Napoli è una città abbastanza fotogenica anche per la sua varietà “scenografica”, ma fotograficamente presenta un altro genere di problemi.Pensiamo all’arredo urbano, a certi servizi come la collocazio-ne dei cestini per i rifiuti. Se vai in P.zza del Gesù trovi un cestino all’ingresso della chiesa e un altro a 5 metri di distanza sul marcia-piede verso l’info-point turistico. Quasi davanti l’ingresso del MA-DRE c’è un gruppo di cassonetti dell’immondizia.Poi ci sono i condizionatori d’aria in bella mostra fuori ai palazzi sto-rici, quei fallici totem pubblicitari in giro per Napoli, interi marcia-piedi ancora con le centraline della Telecom divelte con quei tubi blu penzolanti. C’è inoltre la que-stione dei cantieri, dei palazzi in ristrutturazione, la risistemazione delle strade. Una città aggiustata, compresi i palazzi privati, alla vi-

sta dei turisti, crea un buon brand. Napoli sembra la Sagrada Familia. Un eterno cantiere a cielo aperto e non parlo di quelli per la costruzio-ne delle stazioni della metro, gli unici che giustifico. E questo solo per fare alcuni esempi. Qualco-sa cambierà, ma dovrà essere il popolo a volerlo e in certi casi prenderselo. Vedo ad esempio di buon occhio le pacifiche occupa-zioni dell’ex Asilo Filangieri, il “Bancarotta”, l’ex convento del-le Teresiane a Materdei, cittadini che si riappropriano di spazi pub-blici inutilizzati o lasciati chiusi per anni.L’arte non è solo una forma di espressione per sé. E’ anche restituzione alla collettività di percezioni e contenuti che “facciano pensare e ripensar-ci”. Possiamo parlare di arte “utile” e arte “necessaria”?Da 4 anni mi sto dedicando alla mia ricerca “Artisti Utili”. C’è certa arte che è impupazzata da galleristi e critici che fanno dell’arte un vero e proprio mar-keting. L’arte utile non è quella di mercato, almeno non neces-sariamente. Vi sono le “guerril-le”, i flash mob, la Fun Theory, movimenti come l’hacker art, il Brandalismo, il Park(ing) Day, la Run Art (in stile Forrest Gump) e tanto altro che sono forme d’ar-te, spesso indipendenti e quindi fuori dal sistema-arte, che con-testano l’andazzo economico, politico sociale e spesso pro-pongono costruttivamente nuovi modi di organizzare la vita della collettività per riportare un po’ di benessere. Per quel benedetto mondo possibile tanto voluto dai NO-Global.

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MARAVIGLIA E GLI “ARTISTI UTILI”INTERVISTA AL FOTOGRAFO NAPOLETANO

Ultimamente ci sono stati al-cuni forum a Napoli in cui si è parlato di rilancio dell’imma-gine della città, di turismo, di nuove forme di comunicazione del contenuto città. La sensa-zione concreta però è che non si sia andati oltre grandi eventi senza alcun filo conduttore. Cosa ne pensi? Tutte le polemiche sull’opera-to di questa amministrazione le lascio ai cittadini sui social net-work. Sappiamo che molti sono delusi. Io mi riservo di tirare le somme a fine mandato di Luigi. Però penso che si dovrebbe par-tire da un City Brand. Poi occor-rerebbe un database di tutte le forze in campo e uno degli spazi destinabili ad attività turistico-culturali. Database pubblici, online. E creare una scaletta di appuntamenti annuali, iniziative, su proposte pubbliche per una massima trasparenza. Occorre snellire le procedure di assegna-zione incarichi offrendo servizi.

Rag Chair,Droog by Tejo Remy

di Michele di Salvo

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CULTURA

ARGO, LA STORIA VERA DI UN “FINTO FILM” osa accade quando il cinema ispira la realtà? Probabilmente quella realtà si trasforma nel-la sceneggiatura di un film.Nelle sale a partire

dall’8 novembre, “Argo” è la terza prova da regista del già affermato attore americano Ben Affleck, più conosciuto per la sua avvenenza e per le relazioni amorose da show-biz che spesso ne hanno ridimen-sionato il valore autoriale, fatto in-travedere fin dal suo esordio come sceneggiatore di Will Hunting (in coppia col collega/amico Matt Da-mon).Dopo due thriller polizieschi dall’atmosfera cupa e violen-ta, “Gone Baby Gone” e “The Town”, Affleck si regala un film che strizza maliziosamente l’oc-chio ad una possibile candidatura ai prossimi Oscar: Argo narra la progettazione della missione Ca-nadian Caper, operazione militare messa in piedi da Stati Uniti e Ca-nada per portare in salvo sei citta-dini americani bloccati su territorio iraniano durante la rivoluzione del ’79. Nel corso degli scontri che sconvolsero la città di Teheran, un gruppo di militanti rivoluziona-ri fece irruzione nell’ambasciata americana della città e prese in ostaggio 52 persone: solo sei fra queste riuscirono a scappare, ri-

QUANDO HOLLYWOOD SALVO’ SEI VITEC

di Anna Emanuela Musto

fugiandosi nella residenza privata dell’ambasciatore canadese Ken Taylor. Da questo momento co-mincia una corsa contro il tempo per salvare i sei diplomatici: il go-verno americano si affida all’agen-te della CIA Tony Mendez / Ben Affleck, che si scontra tuttavia con l’immobilismo dei suoi superiori. Decide per questo di rivolgersi al-trove, nel posto forse più impensa-bile, ma allo stesso tempo l’unico dove imbastire in breve una messa in scena tale da apparire credibile ad occhi inesperti: Hollywood. Con l’aiuto di registi e produttori compiacenti, l’agente tenterà di mascherare i fuggitivi da membri di una troupe canadese trovatisi su suolo iraniano per le riprese di un fantomatico film di fantascienza: Argo, appunto. Un cast ben amalgamato di carat-teristi con anni di esperienza alle spalle, tra cui spicca il mattatore John Goodman, contribuisce a formare un alone di forte verosi-miglianza alla storia reale da cui prende spunto la pellicola, a di-spetto di critiche che soprattutto in patria si sono concentrate proprio sull’eccessivo discostamento dai fatti avvenuti ormai più di trenta anni fa. Il regista ha però replica-to ammettendo che si è concesso varie licenze artistiche in nome di una maggiore drammaticità di cui caricare il suo lavoro cinematogra-

fico, senza voler in nessun modo offendere chi visse quegli eventi in prima persona. Una storia che, quandanche venga spogliata della sua fiction, rimane infatti un esem-pio indelebile di cooperazione tra governi e di solidarietà creativa.

Ben Affleck, interprete e produttore del film Argo

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Napoli non avre-mo la Laguna come Venezia, i suoi ro-mantici canali con le gondole, piazza San Marco con i piccio-ni, ma un festival del

film ce l’abbiamo anche noi.Ormai alla sua XIV edizione, il Napoli Film Festival è stato una fucina di eventi, di incon-tri, di retrospettive che ha avu-to come base principale Castel Sant’Elmo, ma non solo. Il Napoli Film Festival è ini-ziato il 24 settembre ed è du-rato 10 giorni, davvero belli per gli appassionati del grande schermo. A Castel Sant’Elmo, la base principale del Festival, si sono svolti gli incontri con perso-naggi del mondo del cinema: da Renzo Arbore (con la pro-iezione del film cult FF.SS. – CHE MI HAI PORTATO A FARE SOPRA POSILLI-PO SE NON MI VUOI PIU’ BENE) e Maurizio Casagran-de e la prima napoletana di Enzo Avitabile Music Life, il film di Jonathann Demme, presentato già al festival di Venezia, con tanto di standing ovation al grande musicista partenopeo.Molto apprezzata, come al so-lito, anche la parte didattica curata dal professor Sainati, “Parole di cinema”. Lezioni di cinema tenute da professo-ri del calibro di Renato Car-pentieri, Ivan Cotroneo, Enzo

Gragnaniello, Pietra Monter-covino e soprattutto il regista francese Paul Vecchiali.Il Napoli film festival non è sta-to solo questo. Infatti una parte importante è stata dedicata an-che ai registi emergenti nella sezione “Schermo Napoli” nel-le sue vare sezioni di documen-tari e corti, con molti spunti e lavori interessanti.Un’altra iniziativa che ha avuto un successo di pubblico note-volissimo è stata la retrospet-tiva del grande regista della Nouvelle Vague, Francois Truf-

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NAPOLI FILM FESTIVAL 2012SUCCESSO PER LA XIV EDIZIONE DELLA KERMESSE PARTENOPEA

faut, con la proiezione di alcuni tra i suoi film più belli come “Jules et Jim”; “ Gli anni in ta-sca”; “L’amore fugge”.Ottimo, infine, è stato riscontro di critica e pubblico: si è riusci-ti a mescolare qualità e capacità di snodarsi nel tessuto urbano rendendo partecipe il più possi-bile il pubblico napoletano. Ora non resta che attendere con curiosità e impazienza il prossi-mo Napoli Film Festival, sicuri del fatto che la manifestazione andrà migliorando di anno in anno.

Kieslowski, regista polacco

di Marco Trotta

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EVENTI

Un mese di cultura, musica e teatro.GLI APPUNTAMENTI DI NOVEMBRE 2012

01-11

10

09-11

15

09-10“CABURLESC”

MUSIC LIVE EXPERIENCE

MASSIMO RANIERI

CESARE CREMONINI IN CONCERTO

SAGRA DEI FUNGHI

h.20.00Teatro Totò - Napoli

h.19.00Napoli

28MOSTRA: CATACOMBE DI SAN GAUDIOSOh.16.00Napoli

h.20.00Teatro Mattiello - Pompei (Na)

h.20.00Teatro Palapartenope (Na)

23“QUANDO ERAVAMO DA SOLA” h.20.00Teatro Il Primo (Na)

h.18.00San Giuseppe Vesuviano (Na)

26CHRISTMAS MARKET

h.17.00Pontecagnano (Sa)

29MOSTRA SHANE GUFFOGGh.18.00Piazza S.Eframo Vecchio (Na)

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PRIDE & JUICE

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