La caccia alle balene

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La caccia alle balene La caccia alla balena ha origini antiche risalenti almeno al 6000 a.C., ma si sviluppò soprattutto dal XVI secolo nell'oceano Atlantico e dal XIX secolo nell'oceano Pacifico. I primi balenieri commerciali furono i Baschi, si aggiunsero gli Statunitensi ed infine i Giapponesi e proprio quest'ultimi sono detentori di un vero e proprio genocidio di questi esemplari.

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La caccia alle balene

La caccia alla balena ha origini antiche risalenti almeno al

6000 a.C., ma si sviluppò soprattutto dal XVI secolo

nell'oceano Atlantico e dal XIX secolo nell'oceano Pacifico. I

primi balenieri commerciali furono i Baschi, si aggiunsero gli

Statunitensi ed infine i Giapponesi e proprio quest'ultimi

sono detentori di un vero e proprio genocidio di questi

esemplari.

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Nel 1946 fu istituita una commissione internazionale per la caccia alle balene, la

IWC (International Whaling Commission), per favorire uno sviluppo coordinato

dell'industria baleniera. Inizialmente questa commissione incoraggiò la caccia

ottenendo, come risultato, più di due milioni di balene uccise nei primi trent'anni

di vita dell'organizzazione. Tuttavia negli anni 80' la necessità di interrompere

l'uccisione indiscriminata di cetacei ha indotto la comunità internazionale ad

intervenire e a stabilire delle regole per evitare lo sterminio della specie andando

incontro ad alcuni paesi, membri della commissione, ancora favorevoli alla caccia.

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soluzioni per il problema della caccia alle balene

Nel 1982 è stata approvata una moratoria riguardo la caccia ma, essendo troppo blanda

avendo lasciato troppe scappatoie da allora in 4 anni sono state uccise circa 57400

balene. Dal 1986, quando è entrata in vigore la moratoria della Commissione (IWC), la

caccia commerciale è proibita in tutto il mondo. Viene consentita solo a fini di ricerca

scientifica, ma le associazioni ambientalistiche e i paesi opposti a questa pratica

denunciano il fatto che spesso si tratta soltanto una copertura per poter continuare

l’attività commerciale. Infatti nonostante il divieto paesi come Giappone, Norvegia,

Islanda, Russia e Corea hanno continuato la loro attività uccidendo complessivamente

circa 21760 balene.

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Nel 1994 i membri della IWC hanno approvato l'istituzione del Southern Ocean

Whale Sanctuary, che copre un'area di 50 chilometri quadrati intorno all'Antartide.

La riserva è stata progettata per proteggere un'area di alimentazione

particolarmente critica per le balene. Ma perfino questa zona non è inviolabile

dato che il Giappone continua ad uccidere balenottere al suo interno. In Giappone

la pesca è un’attività economica primaria e la caccia alla balena è una tradizione

molto antica praticata da migliaia di anni. Fingendo di cacciare per fini scientifici,

ogni anno vengono uccise 1400 balene. Il Ministro della Pesca giapponese concede

il permesso per queste attività di “ricerca” a una società che viene finanziata ogni

anno attraverso un sussidio statale di 1.2 miliardi di yen.

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Il perché della caccia alle balene per i giapponesi

Molti giapponesi credono alla propaganda secondo cui “le balene mangiano troppi

pesci e la quantità di pesce a noi destinata sta calando, perciò la popolazione di

balene va ridotta”. Per cercare di smentire questa propaganda basata sul pensiero

che le balene siano una seria minaccia per l'economia del "cittadino giapponese",

alcune associazioni come Greenpeace cercano di diffondere immagini e video

riguardanti lo sterminio di balene e delfini, sensibilizzando la popolazione locale.

Per la prima volta in Giappone, nella baia di Taiji, è stato girato un film-

documentario, intitolato "The cove", che racconta della mattanza di balene e

soprattutto delfini che avviene ogni anno. Altri animali a rischio di estinzione a

causa della caccia sono i delfini e le tartarughe