LA BIBBIA E GLI ALIENI MITOPOIESI MODERNA O … · sostanza, la Bibbia NON SAREBBE un libro a...

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Com’è noto, personalmente sono un sostenitore (senza prove…) dell’ipotesi del paleo-contatto. Ultimamente, si osserva una spiccata tendenza a interpretare (o a voler interpretare) gli scritti biblici come un vero e proprio resoconto di contatti con civiltà aliene; e di questa tendenza esistono addirittura diversi filoni, alcuni dei quali prevedono finanche la creazione ex novo del genere umano attraverso manipolazioni genetiche. Si tratta, chiaramente, di un’impostazione che filosoficamente possiamo definire neo-evemerismo” (definizione personale, ideata per l’occasione). Di che si tratta? Il termine trae origine dal filosofo ellenistico Evemero (IV-III sec. a.C.), il quale ipotizzò che le divinità altro non erano che soggetti umani divinizzati a vario titolo. Con il termine “neo-evemerismo”, quindi, intendo riferirmi a un concetto simile, in cui però a essere divinizzati sarebbero stati gli alieni in visita sul nostro pianeta. La complessità dell’argomento non consente un esauriente trattazione in poche pagine; pertanto, l’articolo sarà diviso in tre parti. In questa prima parte, verranno trattate alcune argomentazioni logiche, mentre nella seconda parleremo degli aspetti semantico- filologici delle affermazioni dei neo -evemeristi (ovviamente nel limite delle mie competenze); nella terza e ultima (chissà…) parte valuteremo la scientificità di tali affermazioni e cercheremo di trarre delle conclusioni, seppur LA BIBBIA E GLI ALIENI MITOPOIESI MODERNA O NEO-EVEMERISMO SOSTENIBILE? 1

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Com’è noto, personalmente sono un sostenitore (senza prove…) dell’ipotesi del paleo-contatto. Ultimamente, si osserva una spiccata tendenza a interpretare (o a voler interpretare) gli scritti biblici come un vero e proprio resoconto di contatti con civiltà aliene; e di questa tendenza esistono addirittura diversi filoni, alcuni dei quali prevedono finanche la creazione ex novo del genere umano attraverso manipolazioni genetiche. Si tratta, chiaramente, di

un’impostazione che filosoficamente possiamo definire “neo-evemerismo” (definizione personale, ideata per l’occasione). Di che si tratta? Il termine trae origine dal filosofo ellenistico Evemero (IV-III sec. a.C.), il quale ipotizzò che le divinità altro non erano che soggetti umani divinizzati a vario titolo. Con il termine “neo-evemerismo”, quindi, intendo riferirmi a un concetto simile, in cui però a essere divinizzati sarebbero stati gli alieni in visita sul nostro pianeta.

La complessità dell’argomento non consente un esauriente trattazione in poche pagine; pertanto, l’articolo sarà diviso in tre parti. In questa prima parte, verranno trattate alcune argomentazioni logiche, mentre nella seconda parleremo degli aspetti semantico-filologici delle affermazioni dei neo-evemeristi (ovviamente nel limite delle mie competenze); nella terza e ultima (chissà…) parte valuteremo la scientificità di tali affermazioni e cercheremo di trarre delle conclusioni, seppur

LA BIBBIA E GLI ALIENI

MITOPOIESI MODERNA

O NEO-EVEMERISMO

SOSTENIBILE?

1

Fabio I
Casella di testo
Dr. Fabio Marino © 2011 - 2014 "Tracce d'Eternità" e AS.P.I.S.
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certamente provvisorie. Un notevole tentativo, in epoca recente, di studiare l’Antico Testamento (e segnatamente il Libro della Genesi) in chiave scientifica è rappresentato dall’ottimo ed affascinante “In

principio. Il libro della Genesi

interpretato alla luce della

scienza” (1981, Mondadori), di Isaac Asimov. In esso, l’Autore (mai abbastanza compianto) raffronta le affermazioni contenute nella Genesi con le attuali conoscenze scientifiche, traendone, di fatto, un quadro interlocutorio (utilizzando, com’è ovvio, le categorie di un popolo dell’antichità). Indipendentemente e successivamente, invece, vennero proposti scenari certamente più “incredibili” (in senso lato!), secondo i quali, in buona sostanza, la Bibbia NON SAREBBE un libro a impronta religiosa, ma un fedele resoconto (“fedele”

quanto può essere il racconto di un popolo nomade e semi-primitivo) di eventi realmente e storicamente accaduti in un passato indefinito. In altre parole, una Comunità (gli Ebrei) avrebbe avuto ripetuti contatti con esseri provenienti da altri mondi (oppure, l’Umanità stessa sarebbe stata creata con procedimenti di tecnologia biologica da alieni), e la Bibbia in primo luogo sarebbe il racconto di questi contatti. Non esisterebbe nessun Dio, Yahweh o El/Elohim (parleremo anche di questa apparente contraddizione singolare/plurale), ma in realtà ci si riferirebbe, con questi nomi, semplicemente a esseri di altri mondi, giunti in visita più o meno “interessata” (o, perché no?, di cortesia o di piacere…) sulla Terra. La chiave di lettura della Bibbia, dunque, sarebbe la sua interpretazione letterale, mettendo da parte altri

risvolti di natura solamente umana. Sembra quasi di rileggere le affermazioni di Sitchin in merito ai testi sumeri, non è vero? E non il solo “Genesi” ne sarebbe la riprova, ma anche molti altri episodi biblici, a cominciare dai fatti dell’Esodo (Esodo 13:21 ”Il

Signore marciava alla loro testa di

giorno con una colonna di nube,

per guidarli sulla via da percorrere,

e di notte con una colonna di fuoco

per far loro luce, così che potessero

viaggiare giorno e notte”), per proseguire, fra gli altri, con l’ascensione al Cielo di Elia con un “carro di fuoco” o con la visione di Ezechiele; oppure, infine, con quanto recita il Salmo 82, 1-7: “1 Salmo di Asaf. DIO sta

nell'assemblea di DIO; egli giudica

in mezzo agli dèi.

2 Fino a quando giudicherete

ingiustamente e prenderete le parti

degli empi?

2

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3 Difendete il debole e l'orfano fate

giustizia all'afflitto e al povero.

4 Liberate il misero e il bisognoso;

salvatelo dalla mano degli empi.

5 Essi non conoscono nulla e non

intendono nulla, e camminano nelle

tenebre tutti i fondamenti della

terra sono smossi.

6 Io ho detto: "Voi siete dèi, siete

tutti figli dell'Altissimo.

7 Tuttavia voi morrete come gli

altri uomini, e cadrete come ogni

altro potente". E anche del significato di questo Salmo, spiegato fra gli altri non da un “quisque de populo”, ma da tale S. Agostino da Ippona parleremo nella prossima parte. Ora, mettiamo da parte, per una serie di motivi, questi ultimi fatti, e concentriamoci invece sull’impianto gnoseologico dell’ipotesi Bibbia-alieni. È corretta l’interpretazione SOLO LETTERALE del Testo Sacro? Per rispondere, poniamoci un altro paio di domande. Quanto è corretto cercare, nelle pieghe della Storia, la vita reale di Lorenzo Tramaglino detto Renzo e della sua promessa Lucia Mondello? Come sappiamo, infatti, i “Promessi Sposi” sono certamente un romanzo “storico”, in quanto ambientato in periodo preciso della storia (tra il 1628 e il 1630); inoltre diversi suoi personaggi sono storicamente esistiti (uno per tutti, il cardinal Borromeo). Ma quanti, “fra i miei venticinque lettori”, sono convinti dell’esistenza REALE di Renzo e Lucia? Quanti scommetterebbero sulla veridicità letterale dei fatti raccontati dal Manzoni? E quanti andrebbero alla ricerca delle prove o delle evidenze storiche di Fra’ Cristoforo, o Agnese? O, infine, quanti sosterrebbero la necessità di analizzare “letteralmente” i “Promessi Sposi”, perché così si otterrebbe il vero significato del

romanzo? È vero che un’operazione del genere è stata tentata di recente con i romanzi di Dan Brown, i quali - nonostante le numerose smentite dell’Autore in persona - sono stati riguardati quasi come documentari ben documentati sulla vita di Cristo, ma forse a tutto c’è un limite… E, giusto per fare un altro esempio, pure significativo: c’è qualcuno, per quanto sprovveduto, che voglia interpretare la “Divina Commedia” come la reale descrizione dell’Aldilà da parte del Sommo, anche se, magari, solo in funzione “onirica”? Dovremmo cioè credere che Dante abbia attraversato il diaframma invalicabile, trovando, sotto Gerusalemme, l’accesso al mondo dell’Oltretomba, il quale è come Egli ce lo descrive? Di sicuro non è necessario rispondere a queste domande, che - è bene precisarlo a scanso di equivoci - non sono “letterali”, bensì “retoriche” (una comunissima figura grammaticale!). In altri termini, si rimane sotto una netta

3

impressione. La suggestiva “realtà” descritta da film di grande successo come, ad esempio, “Stargate” pare quasi aver creato una sorta di “archetipo moderno”, che ha dato il “la” a una serie di interpretazioni “disinvolte” (e spesso, purtroppo, poco originali) di quella che è la nostra Storia. Con ciò non si vuole affatto ridicolizzare il lavoro di tanti Ricercatori. Voglio solo sottolineare che probabilmente un atteggiamento più “scientifico” permetterebbe una messe di risultati meno rivoluzionari e più sostenibili, anche (e non solo) dal punto di vista dell’interpretazione linguistica dei Testi Sacri. L’aspetto più strettamente e banalmente logico è quanto esposto fin qui; daremo un’occhiata più da presso a quelli che sembrano essere i punti di forza dei neo-evemeristi, a cominciare proprio dalle “prove” linguistiche. Sarà una “passeggiata” impegnativa, ma - mi auguro - particolarmente interessante.

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cardine dei Raeliani e dei loro e-

muli attuali sarebbe che il genere

umano (e solo esso) sia stato artifi-

cialmente creato venticinque mila

anni fa da esseri provenienti da un

altro mondo; in linea puramente

teorica, una tecnologia sufficiente-

mente sviluppata potrebbe essere

in grado di compiere una tale atti-

vità di ingegneria genetica. Pecca-

to, però, che le moderne scoperte

biomolecolari rivelino una stretta

affinità del genere umano in buona

sostanza con ogni organismo vi-

Fig. 1: una donna raeliana e i suoi simboli

4

Fin qui, abbiamo dunque iniziato ad

analizzare alcune "dissonanze" le quali inducono a pensare che la

evisio e di ui oggetto la Bibbia da parte di sedicenti "esperti" ha ben poco a che vedere

con un neo-evemerismo effettivamente sostenibile, ma è

solo una mitopoiesi moderna.

Adesso è il momento di e t are u po più i dettaglio, ed è altresì

opportuno segnalare che la

trattazione sarà volutamente di

carattere generale e non

approfondita (ma comunque

accurata), per facilitare

la scorrevolezza del testo. Da ulti-

mo, verranno esposte teorie certa-

mente scientifiche ed accreditate

in campo internazionale, ma che

non necessariamente e in tutti i

casi riflettono il mio pensiero.

E cominciamo dalle fonti che ven-

gono utilizzate per avvalorare talu-

ne idee - diciamo così - un pochino

azzardate.

I izia o su ito ol di e he l idea di un Dio o di più Dèi che fossero in realtà extraterrestri non è nuova, né originale. A parte la storica "The Bible and Flying Saucers", del rev. Browning, risalente addirittura agli anni '60 (in cui l'autore sosteneva che nell'Esodo gli Ebrei fossero stati guidati da un'astronave aliena), fin dal 1973 (sic!) troviamo la fondazione, da parte di un ex-giornalista, Claude Vorilhon, rinominatosi Rael, di un movi- mento a carattere religioso e settario. Secondo il suo stesso racconto, il buon Vorilhon

sarebbe stato contattato da un

rappresentante di una civiltà extra-

terrestre, gli Elohim (quando si di-

e la oi ide za… , il di e e 1973, nel cratere di un vulcano

spento vicino a Clermont-Ferrand.

L evoluzio e del ‘aelis o, ovvia-mente, non ci interessa in questa

sede; a la p ova he u idea-

ad e as e ua a t a i fa su basi presuntamente rivelate, e dà la stura a una serie di argomenta-

zioni ed affinamenti al riguardo.

Basti pensare che l'affermazione

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vente sulla Terra, e nel suo geno-

ma non siano presenti segni di al-

te azio e ge eti a…

Ma la cosa interessante è che i mo-

derni pseudo esegeti, del tutto di-

giuni di lavori imponenti sulla sto-

ria del popolo ebraico,

dell e ais o e della sua lette atu-ra basino le loro costruzioni

izza e su alie i ed e t ate e-stri non sui testi più antichi, ma sul

testo masoretico. Parliamo, quindi

(e sia detto a chiare lettere) di un

testo composto, edito e diffuso da

un gruppo di ebrei noto come Ma-

soreti fra il primo e il X secolo d.C.

In altre parole, laddove i più pru-

denti fra gli esegeti biblici colloca-

no la redazione pressoché definiti-

va della Bibbia nel periodo della

cattività babilonese (a partire dal

587 a.C.), costoro traducono

(spesso arbitrariamente e in ma-

niera errata, sintatticamente, eti-

mologicamente e semioticamen-

te) testi SUCCESSIVI di OLTRE

quindici secoli, con tutto ciò che

ne consegue: alterazioni dei copi-

sti, errori dei medesimi, aggiusta-

e ti i o so d ope a, odifi a-zio e di te i i dell e ai o a ti-co, e, last but not least, perdita

dell'effettiva pronuncia vocalizzata

delle parole. Come è possibile leg-

ge e addi ittu a i Wikipedia: Nel corso del tempo si sono svi-

luppate differenze nella sillabazio-

ne e nella pronuncia non solo tra le

scuole della Palestina e di Babilo-

nia (differenze già notate nel III

secolo) ma nelle varie sedi d'inse-

gnamento di ogni paese. In Babilo-

nia la scuola di Sura differiva da

quella di Nehardea; differenze si-

mili esistevano nelle scuole della

Palestina, dove la principale sede

d'insegnamento negli ultimi tempi

era la città di Tiberiade. Queste

differenze devono essersi accen-

tuate con l'introduzione dei segni

grafici per la pronuncia e cantilla-

zione; e ogni lo alità, seguendo la tradizione della sua scuola, aveva

un codice standard che includeva

le sue letture il g assetto io . Un ulteriore, significativo esempio

oso “he à Is ael אל (”: מע יאל י)“ ינ י***מע י *** אל

”, אח e io : Ascolta, Israele, il

Signore è il nostro Dio, il Signore è

Uno . La frase contiene proprio il Tetra-

Fig. 2: un frammento di Bibbia masoretica

5

è il famoso tetragramma YHWH

(comunemente letto dai non ebrei

come Jahvè), la cui lettura REALE è

ormai sconosciuta agli stessi Ebrei,

che al suo posto da tempo imme-

morabile e per rispetto al nome di

Dio leggono Adonai, come nel fa-

gramma , * * come detto non

pronunciabile, e quindi viene letta

"Shema' Ysrael, Ado-nai Eloheinu,

Ado-nai ehad".

Ma a ivia o alla ve ata uaestio di El, Eloha, Elohi e va-

riazioni sul tema, e, visto che ci

siamo, cerchiamo anche di identifi-

a e uesto alie o di o e Ja-hvè. Vi va di imbarcarvi in un viag-

gio che, per la necessaria tirannia

dello spazio, sarà superficiale e

limitato, ma spero illuminante?

Partiamo, allora!

Innanzi tutto, chi erano gli Ebrei?

Da dove venivano? Qual era la loro

religione originale? Contrariamen-

te a quel che normalmente si pen-

sa, e cioè che il popolo ebraico ab-

bia attraversato una prolungata

fase di nomadismo a partire

dall alta Mesopota ia (segnatamente, con ogni probabili-

tà, da Harran) fino a giungere alla

Palestina, per poi spostarsi in E-

gitto in epoca ancora imprecisata

(ma comunque intorno ai primi

secoli del II millennio a.C.), i ritro-

vamenti archeologici più recenti

asseg a o agli E ei u o igi e e o avve tu osa . Essi, in effet-

ti, avrebbero fatto parte proprio

del popolo cananeo, con cui con-

dividono molte cose, a partire (in

u a fase di ia o p oto-e ai a dalle credenze religiose. Vi sono

molti segni, archeologici e anche

nel testo biblico, di una fase (non

sappiamo quanto prolungata) di

politeismo da parte della futura

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nazione ebraica.

Uno di questi segni è dato proprio

dalla persistenza di parole come

Elohi el o testo i li o, che

però nella redazione definitiva as-

sumeranno ben altra connotazio-

ne, come vedremo.

Figura 3: la stele di Merenptah, inizi del XIII sec. a.C.

Figu a : Is aele i ge oglifi o

6

V di più: la p i a volta he vie e citato il nome di Israele è nella fa-

mosa stele di Merenptah (foto

accanto) e i geroglifici che parlano

chiaramente di Israele sono questi:

seguendo la regola normale, il testo

viene letto "verso le facce degli es-

seri umani, degli uccelli, ecc.", cioè

da destra verso sinistra.

La traslitterazione è come segue: y

s i /l s i l: la somiglianza

con il nome "Israele" nell'ebraico

è evidente); vi sono poi alcuni ele-

e ti g afi i detti dete i ativi che consentono di identificare un

popolo di Is aele he st a ie o .

Si tratta del primo esempio, in as-

soluto, dell'esistenza di un gruppo

et i o hia ato Is aele , il ui o-me contiene, indiscutibilmente, la

radice (così comune a tanti termini

e ai i el . Ma hi e a El? El (il cui plurale è... El-im, non Elo-

him!) era la divinità principale dei

Cananei, segnatamente dei Cana-

nei del Nord. Egli era il Dio supre-

mo di una strana assemblea divina,

poco nota, e il termine El si riferi-

sce alla Divinità in sé, in quanto

tale. Dal termine El discende il ter-

mine Eloha, che si riferisce alla Di-

vinità in senso generico, e che con-

templa un plurale usuale, come

detto Elohim, con il chiaro significa-

to (in ottica cananea, s'intende) di

dèi . Non può sorprendere, dunque, che

se (come gli studi archeologici e

scientifici più accreditati dimostra-

no) gli Ebrei furono, ai loro primor-

di, politeisti, la parola Elohim non

può non ricorrere nei loro testi. In

og i aso, poi h al u i studiosi

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dare Sant'Agostino, che già 1.700

anni fa aveva adeguatamente spie-

gato la pa te sospetta del sal o ...6 Io ho detto: "Voi siete dèi, sie-

te tutti figli dell'Altissimo. 7 Tutta-

via voi morrete come gli altri uomi-

ni, e cadrete come ogni altro po-

tente"), tutte le principali correnti

esegetiche concordano nel ritenere

he gli d i di ui si pa la so o i realtà i Giudici, a cui era stata affi-

data dall'Altissi o El- o la u-ra della giustizia, e che in realtà

stavano cadendo nella corruzione,

abdicando di fatto al compito loro

affidato ...3 Difendete il debole e

l'orfano fate giustizia all'afflitto e al

povero. 4 Liberate il misero e il bi-

sognoso; salvatelo dalla mano degli

empi. 5 Essi non conoscono nulla e

non intendono nulla, e camminano

nelle tenebre tutti i fondamenti del-

la terra sono smossi... . Da qui, l'osservazione che anche i

Giudi i, pote ti o e d i sulla Terra in virtù del Patto diretto con

YHWH, sono in realtà soggetti alla

naturale legge della morte come

tutti gli uomini.

Se non bastasse, si dovrebbe pen-

sare in primo luogo al rapporto

speciale che gli ebrei ritenevano e

ritengono di avere con l'Unico Dio.

I uest'otti a, i Giudi i so o d i perché chiamati ad amministrare la

giustizia in conformità a quella con-

tenuta nella parola di Dio; in secon-

do luogo, l'esegesi cristiana del Sal-

mo 82 prende le mosse dal fatto

che la Scrittura definisce "dèi" colo-

ro ai quali Dio rivolge la sua Parola.

Si è innalzati insomma al rango di

interlocutori di Dio, quando Egli

rivolge direttamente la sua Parola,

e in certo senso si viene resi simili a

Colui che ci parla. Inoltre, non biso-

gna dimenticare TRE elementi fon-

damentali:

1 – fuo i di dis ussio e, sotto qualsiasi ottica, che il Salmo 82 sia

un attacco contro le magistrature

o otte. Dio p o u ia u asp a requisitoria contro i giudici respon-

7

ritengono evidente anche la

va iazio e sessuale degli a geli i ast o ave he uei pove i p i iti-vi ite eva o dèi, va sottolineato

he la Ashe ah di ui ual u o parla come sorella/moglie di Dio

era un personaggio esclusivamente

cananeo, e, soprattutto, che in E-

braico non esiste una parola equi-

ale te a dea .

Tuttavia, con il passare dei secoli,

Israele si avviò prima alla

monolatria/enoteismo, e poi al

monoteismo. Che successe?

Perché rimasero i segni degli Elo-

him nel Sacro Libro?

Per un motivo molto semplice: per-

ché il termine assunse le caratteri-

stiche di SINGOLARE, non di plura-

le. In effetti, per quanto riguarda il

fatto che El sarebbe il padre di altri

dèi, gli Elohi , divi ità i o i a-schili citati spesso nella Bibbia (o il

apo di u a spedizio e e t ate -restre...), occorre tener presente

che l'uso di un simile plurale sareb-

be né più né meno che una forma

di "pluralis maiestatis" o meglio

plurale "di astrazione" o e più correttamente si chiama in ebrai-

co), allo stesso modo in cui, per

riferirsi alla divinità siro-palestinese

di Baal (Signore, Padrone), si usava

il plu ale di ispetto "Ba ali ", o per Astarte si parlava di

"Astarti" (Giudici 10:6). Insomma, il

plurale (che diventa singolare per-

ché il verbo che lo segue è al sin-

golare: u a pe ulia ità della li gua ebraica) è rimasto sia come

i o s ia eli uia dei te pi poli-teisti, sia per indicare la TOTALITA'

degli attributi della Divinità. Un'e-

venienza frequente nell'antichità,

al punto che anche nelle lettere di

Amarna si trovano esempi analo-

ghi.

In quelle missive, spesso il vassallo

si appellava al Faraone definendolo

iei dèi, io dio sole : in pratica,

affermava che il Faraone era la

totalità del suo pantheon.

Cosa dire, però, del Salmo 82, cita-

to nella prima parte? Senza scomo-

sabili di corruzione e di ingiustizia.

La sentenza pronunciata da Dio è

severissima e nessuno può rifugiar-

si ell i u ità e ell i pu ità; 2 – i fautori di ipotesi alternative

dimenticano, regolarmente, a) -

che il Salmo POTREBBE contenere

(come altre parti della Bibbia e co-

me già segnalato) elementi

t adizio ali di stampo politeista

(cosa, come detto, niente affatto

sorprendente); b) - che esiste un

ultimo versetto (regolarmente i-

gnorato e mai citato he e ita: 8

Sorgi, Dio, a giudicare la terra, per-

ché a te appartengono tutte le

genti. : evide te, du ue, he il Dio di cui si parla (e comunque lo si

voglia chiamare o il agiste di u a ist etta po zio e

di te ito io e/o il pad e-pad o e di un singolo popolo, ma il

Do i us di og i popolazio e, per cui, in effetti, il Salmo termina

con la speranza che Dio, il vero Al-

tissimo, prenda in mano la situa-

zione e ponga tutta l’u a ità sot-

to la sua diretta giurisdizione;

3 - viene usata l'espressione

"elohim" un titolo che designa sicu-

ramente potere ma che può essere

utilizzato tanto per Dio quanto per

gli uomini. Infatti nel contesto del

Salmo 82 i protagonisti sono dei

giudici, ovvero persone che erano

caratterizzate da una certa autori-

tà, ed è chiaro il linguaggio sarca-

stico che viene utilizzato, perché

questi "elohim" in realtà erano dei

giudici iniqui e per questo motivo

Dio li giudicherà. Ma sottolineiamolo, una volta di

più: quando, nella Bibbia, si parla di

Elohi i te de do Dio , inva-

riabilmente al singolare il verbo

che segue il sostantivo, rendendo

perciò quest'ultimo (per la gram-

matica ebraica) di genere singola-

re.

Affermazioni diverse da questa

sono certamente quanto meno

tendenziose, o peggio.

‘esta o a da i te p eta e il uolo

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di Jahvè in tutto questo.

In effetti, la succitata stele di Me-

renptah non ne fa cenno alcuno.

Anzi, per secoli non esisterà alcun

testo che citi contemporaneamen-

te Israele e YHWH!

Sorprendente, invece, è il fatto che

esistano riferimenti egizi a YHWH

ben prima della stele, e che tali

riferimenti sembrino essere con-

nessi con una località, non con una

Divinità.

Questo luogo pare esser posto nel-

la regione meridionale di Canaan

(guarda la combinazione...), il che

lascia facilmente supporre la nasci-

ta sincretistica di un unica figura

divina a partire dall'El del Nord (il

futuro Regno di Efraim o di Israele,

a atte isti a e te po tato all'a-dorazione di tutto quello che gli

passava per le mani, al punto di

essere il centro costante delle in-

vettive profetiche) e dallo YHWH

del Sud, il Dio del patto, il Signore

degli Ebrei giunti in Egitto al segui-

to degli Hyksos e poi ritornati in

patria, con un Dio dal nome antico,

ma dagli attributi nuovi. Attributi,

Fig. 5: la sommità dell'Har Karkom (Monte dello Zafferano)

8

Perché questa idea di uno YHWH

e t ate est e ? Che fine fa El? E che cosa è succes-

so (SE è successo) davvero durante

l'Esodo?

Infine, quali sono le considerazioni

di carattere storico e logico che mi

spingono a... respingere l'ipotesi di

u eo-eve e is o ? Qualche indizio, a là Ellery Queen è

giusto fornirlo fin da ora: pensate a

una serie di dèi, che diventano uno,

poi si sdoppiano in due per tornare

a essere uno; pensate alle date

accertate con una certa sicurezza

dall'archeologia; pensate allo

scacchiere geopolitico della secon-

da metà del II millennio a.C.; pen-

sate a un Esodo che non fu un'inva-

sione.

Come Ellery, anch'io sono certo che

siete già arrivati alla soluzione del

caso...

tra l'altro, spesso mutuati dai Ma-

dianiti (una tribù di cui era capo e

sacerdote Ietro, il suocero di Mo-

sè), con connotazioni a volte simili

a quelle di Aton, tanto da lasciare

spazio all'ipotesi freudiana sulla

nascita del Dio ebraico.

E che YHWH fosse un Dio in un cer-

to se so uovo lo si evi e dalla stessa Bibbia, in quanto nella teo-

fania del roveto ardente sull'Har

Karkom - figura 5, in pagina - (che

parrebbe essere il vero Monte Si-

nai) la voce dice a Mosè:

Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di

Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di

Giacobbe, ma a loro non mi sono

rivelato con il mio vero nome (Es. 6:2-3). Una cosa va sottolineata: è proba-

bile che il libro più antico della Bib-

ia o sia il Ge esi , a p op io l' Esodo , he a d e e pe iò i-guardato come la storia dell'epope-

a di un popolo APPARENTEMENTE

nuovo.

Cosa a aduto, du ue, al Dio azio ale e ai o ?

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probabilmente “Signore della Mon-tagna” –ma esistono numerose al-tre declinazioni del sostantivo El) si osserva anche nella Bibbia, dove, com’è noto, esistono almeno quat-tro “codici” letterari: E, J, P, D. Stia-mo parlando della cosiddetta “ipotesi documentale”, secondo cui la Bibbia fu scritta, riveduta e cor-retta (come appare ragionevole ed ovvio) in diversi periodi e da diversi Autori. Ora, se il neo-evemerismo di taluni fosse adeguato a rappresentare cor-rettamente la realtà, ci si aspette-rebbe, naturalmente, che la fase E (Elohista), quella, cioè, in cui il no-me di Dio è El o Elohim, fosse la più antica. In fondo, “gli” Elohim sareb-bero prima giunti sulla Terra, e solo dopo uno di loro (YHWH o Jahvè, da

cui la tradizione J o Jahvista) si sa-rebbe messo a capo del popolo e-braico: pare ragionevole, non è ve-ro? E invece, la tradizione più anti-ca è quella del codice J, risalente almeno all’XI-IX secolo a.C. Il codice E risale, a quanto sembra, “solo” all’VIII secolo a.C., ed è caratteristi-co del Regno di Israele (quello set-tentrionale, figura 3), la parte della nazione ebraica più propensa all’adorazione di altri dei, non fosse atro che per la forte influenza del potentissimo vicino assiro-babilonese, e tanto prona all’allontanamento dalla tradizione religiosa monolatra/monoteista, da essere il principale obiettivo delle invettive di quasi tutti i profeti, a cominciare da Osea. In più, esistono numerosi indizi di una sostanziale identità (anche eti-mologico-semantica) fra El e Baal, il vituperato dio fenicio-canaaneo. Gli altri due codici (di minore importan-Figura 1

Figura 2: una Bibbia ebraica

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Ora, è necessario chiudere la questione, almeno per quanto ci riguarda. Prima, però, vorrei fare una brevissima considerazione in relazione alla vexata quaestio di Elohim, già discussa in precedenza: quando si cita l’episodio di Cristo che “cammina sulle acque” del lago (Figura 1), parliamo di “acque” in senso plura le, oppure è semplicemente un modo di dire? E l'espressione "Mettiti nei miei panni"? La traduciamo LETTERALMENTE in Inglese?Non credo che sia necessaria una risposta…Il problema di El/YHWH, complicato dai numerosi attributi del primo (due per tutti, El Elyon, cioè l’Altissimo, e El Shaddai o Saddai,

Fabio I
Casella di testo
Sarebbe meglio spiegare che esistono le espressioni idiomatiche, come ad es. "put oneself in else's shoes"... senza "fare finta che"!
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za in questa discussione) sono il Deuteronomista (guarda caso, pre-valente nelle scritture originarie del meridionale Regno di Giuda, e base per la profonda revisione monolatrico/monoteista operata dal re Giosia nel 621 a.C.) e il Sacer-

dotale (P sta per “Priestercodex”), che raccoglie testi anche molto anti-chi, ma sviluppati solamente in e-poca post-esilica (successivamente, quindi, al 587 a.C.). Che significato ha tutto ciò? Diciamolo in estrema sintesi (lo spazio è tiranno): dall’Egitto non vi fu alcun esodo, come confermato da numerosi ri-trovamenti archeologici. Per lo me-no, non nel senso che noi attribuia-mo all’esodo. Infatti, sembra che gruppi isolati di quelli che sarebbero divenuti successivamente “gli E-brei” (e, quindi, tribù canaanee) si siano stabiliti per un certo periodo (pari a forse uno o due secoli al massimo) nel Basso Egitto. La guida di Mosè, vissuto per lungo tempo in territorio madianita (figura 4), a-vrebbe ricondotto questi individui (valutabili in qualche migliaio, non certamente nel numero sproposita-to riportato dalla Bibbia, pari, solo per i maschi, a 650.000 …) nella pa-tria originaria, nel segno di una “ricongiunzione” e di una fede unifi-cante: quella in YHWH, che poi, “generally speaking”, si fuse con

quella, tutta canaanea, del Dio uni-co chiamato El/Elohim, nei limiti di cui si è detto sopra. Resta da stabili-re donde venga fuori “YHWH”. Un abbozzo di spiegazione c’è già nella parte precedente; ma ora entriamo (perché è importante, ai fini della nostra indagine) un po’ più in detta-glio, confortati anche dai ritrova-menti archeologici.Si dà il caso, in effetti, che il nome YHWH (la cui vocalizzazione è sco-nosciuta, in realtà, ma è comune-mente accettata come "Jahvè") non viene mai trovato nei testi e nelle storie canaanei, per cui nasce natu-rale la domanda di sapere donde abbiano derivato il loro Dio gli Israe-liti. La ricerca archeologica delle ori-gini di questa divinità conduce, ine-vitabilmente e piuttosto sorpren-dentemente, di nuovo nella culla di tutte le civiltà: l'Egitto. A Karnak, infatti, esistono numerosi bassori-lievi che celebrano le vittorie del noto faraone Seti I, padre del gran-de Ramsete II. Ebbene, in una di queste opere celebrative, si ricorda la schiacciante vittoria del sovrano egizio sul popolo degli Shasu. Shasu è un termine dell'antico egizio usata per indicare popolazioni nomadi dell'area palestinese. Questa paro-la, evolutasi a partire dal verbo

(il cui significato letterale è "muoversi a grandi passi"), compare a partire dalla XVIII dinastia e rima-ne in uso fino al terzo periodo inter-medio (1550 a.C. - 750 a.C.), indi-cando esplicitamente uno stile di vita caratteristicamente nomade. Ora, le ricerche archeologiche han-no permesso di appurare che la zo-na di origine in cui con un elevato indice di probabilità erano presenti gli Shasu era situata in quella che la

Figura 3: I due regni di Israele e di Giuda (coesistenti dal 933 al 722 a.C.)

Figura 4: Il territorio della terra di Madian

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Bibbia chiama "Madian", ovvero una zona posta al confine fra la moderna Giordania e l'Arabia Saudita (figura 4). Capoluogo di questa popolazio-ne era una località conosciuta con il nome di YHW, forse non troppo ca-sualmente; dove, nemmeno in que-sto caso troppo casualmente, “teneva famiglia” Mosè: la moglie Sippora (o Sefora), i figli Ghersom e Eliezer, il suocero e sacerdote Ietro; e sempre per caso –suppongo- è proprio nel territorio di Madian che avviene la teofania del roveto che “ardeva e non si consumava”. Cosa può dunque essere accaduto? E, so-prattutto, la moderna archeologia permette o no di stabilire se un eso-do dall'Egitto alla Terra Promessa è avvenuto veramente? Qual è il signi-ficato dell'esistenza di una località con un nome così simile a quello della Tetragramma ebraico?Per la prima volta il termine compa-re in una lista risalente al XV secolo a.C. riportante un elenco di popola-zioni stanziate grosso modo nell’attuale Transgiordania. In que-sta lista, uno dei territori occupati dagli Shasu è indicato come "YHW, nella terra degli Shasu". Esistono diverse iscrizioni di origine nubiana attribuibili alla XVIII e XIX dinastia in cui è presente la frase “Shasu di YHW”. Un bassorilievo di Amrah può essere attribuito al periodo del regno di Seti I (fine del XIV-inizio del XIII secolo a.C.), mentre l’iscrizione probabilmente più antica è databile alla metà del XIV secolo, quindi al regno di Amenofi III (anche qui, suppongo sempre per caso, si verifi-ca un’altra straordinaria circostanza: Amenofi III è il padre di Amenofi IV, il faraone eretico più noto come A-khenaton, primo monoteista della storia…). La sua origine è il tempio di Amon di Soleb:

Gli studiosi più cauti rimangono pressoché in stallo tra l’idea che una tribù edomita fosse seguace del Dio YHWH oppure che, per pura coinci-denza, il nome di una tribù sia pres-soché identico a quello del Dio degli ebrei. Ovviamente, esiste, sotto il profilo squisitamente teologico e religioso, una terza possibilità: e cio-è che il Dio degli Ebrei si sia manife-stato per la prima volta proprio in quel di YHW, mutuandone il nome; oppure, colà manifestatosi e rivela-tosi, abbia conferito il Suo nome alla località.Sia come sia, gli studi più recenti sembrano aver acclarato, oltre ogni ragionevole dubbio, che nessuna invasione della Palestina a danno dei Canaanei abbia mai avuto luogo; ad esempio, la città di Azor sembra essere caduta sotto i colpi di una rivoluzione interna, non di un attac-co esterno. Ma di questi argomenti, semmai, parleremo un’altra volta; qui è necessario solo sottolineare l’aspetto sincretistico della religione El/YHWH: un solo Dio, più nomi, per coniugare tradizione e rivelazione mosaica.Ed eccoci, infine, giunti al punto fo-cale della discussione sull’insostenibilità della stravagante e poco originale “ipotesi” neo-

evemerista di tanti Autori, attuali o passati. Intanto, bisogna precisare che stiamo parlando semplicemente di una ipotesi. Un'ipotesi è un'idea provvisoria il cui valore va accerta-to. L'ipotesi richiede quindi uno sfor-zo da parte dei ricercatori per con-fermarla o negarla, anche in assenza di dati sufficienti. Così, se io affermo che nella Via Lattea esistono 100 diverse civiltà, sto formulando una ipotesi, non una teoria. Una teoria, secondo la filosofia della Scienza, è un insieme collegato di ipotesi, e-nunciati e affermazioni aventi l’obiettivo, in generale, di spiegare un fenomeno o un’osservazione, oppure di formulare in maniera rigo-rosa, sistematica ed obiettiva i prin-cipi di una disciplina. Una teoria, per avere una valenza scientifica, deve essere falsificabile: si deve potere, cioè, ideare un esperimento che ne sancisca la non validità, come Karl Popper lucidamente indica.Già da queste semplici definizioni si comprende bene, direi, che nella discussione in corso non vi è assolu-tamente nulla di “teorico” in senso scientifico, ma solo ed esclusiva-mente un atteggiamento di fede in argomentazioni non suscettibili di falsificazione. Stiamo, insomma, par-lando di fede! Ma v’è di più. Ammet-

t3 š3 sw y h wa (w) - ta Shasu Yehwa (Yehwa della terra degli Shasu).

Figura 5: Karl Popper, filosofo della Scienza

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tiamo, come ipotesi (!) di lavoro, che la traduzione neo-evemerista della Bibbia (errata in più punti, come ab-biamo brevemente dimostrato) rap-presenti una teoria, e che dunque “gli” Elohim siano alieni, che la Bib-bia racconti di un’invasione aliena o giù di lì, che YHWH fosse uno degli alieni “conquistatori”.Una teoria che si rispetti deve poter fornire risposte e previsioni, in rela-zione al suo proprio enunciato. Non si può, insomma, dire: “Per me è così, ed è così fin qui; il resto vede-tevelo voi”. Quindi, la “teoria” neo-evemerista dovrebbe rispondere con un certo grado di ragionevolez-za, per non essere catalogata come una mitopoiesi moderna di proba-bile ispirazione hollywoodiana, ad una serie di problemi:1 – da dove venissero tali alieni; 2 –perché siano venuti sulla Terra; 3 –come mai non se ne trova traccia nei testi e/o nei miti dei popoli cir-

cumvicini, come gli Egizi (probabilmente i più “interessati” ai fatti); 4 – quando sarebbero avve-nuti tali accadimenti; 5 – come maise ne sarebbero improvvisamente andati. Mi fermo a queste sole do-mande, alle quali la Bibbia (tradotta letteralmente o no, e secondo qua-lunque codice si voglia utilizzare) non dà alcuna risposta. Faccio nota-re, però, che appare quanto meno arduo insistere su certe idee, so-prattutto in relazione ai punti 3 e 4. Infatti, abbiamo visto che la stesura pressoché definitiva della Bibbia avviene intorno al VI secolo a.C.Ora, certamente essa è stata prece-duta dalla trasmissione orale per parecchie generazioni. Non possia-mo quantificare per quanto tempo; ma possiamo azzardare una valuta-zione. Accettiamo come sufficiente-mente accurata, per quanto riguar-da la nascita dei primi racconti bibli-ci (e quindi del molto presunto con-

tatto alieno), una quadruplicazione rispetto al VI secolo? Arriviamo alla metà del II millennio a.C., la data ufficiale, più o meno, della costru-zione delle piramidi di Giza. Aggiun-giamo, per eccesso di scrupolo, un altro mezzo millennio, e stabiliamo così che intorno al 3.000 a.C. i pro-genitori degli Ebrei ebbero questo famigerato (più che famoso…) con-tatto con YHWH l’alieno. Stiamo parlando dunque –forse non è ben chiaro- della trasmissione orale, da parte di un’entità che non era anco-ra né popolo, né nazione, né stan-ziale (ma, anzi, del tutto scollegata e divisa) di uno o più racconti per la bellezza di circa CENTO generazioni. Davvero si può pensare di prendere alla lettera (anche se poi non lo fa nessuno, neanche i proclamatori della letterarietà del complesso bi-blico…) una serie di racconti distorti, deturpati e modificati per cento ge-nerazioni? E dove sono i segni degli

Figura 6: la locandina del film “Stargate”

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alieni in Kemet, l’antico Egitto, che già all’epoca ipotizzata vantava un consolidato sistema religioso, uno stato centralizzato già “vecchio” di quasi 200 anni, e oltre 1.500 anni di documentata storia e protostoria predinastica?Un ulteriore, breve aneddoto. In una cronaca leggiamo, testualmente: “Poi, avendo già compiuto molte opere immortali, mentre insegnava (omissis), eccoti con grande strepito e rimbombare di tuoni che un’improvvisa tempesta con una nebbia densissima lo cinse e lo co-prì, tanto che a tutti gli astanti in seguito non riapparve più”. Sembra qualcosa di deja vu, non è vero? Qualcosa che i neo-evemeristi indi-cherebbero apoditticamente come l’ennesima prova del potere dell’alieno YHWH, insieme al “rapimento” di Elia o alla nota visio-ne di Ezechiele, giusto? Oltre tutto, secondo qualche laico e libero pen-satore YHWH non era altro che il dio della tempesta: che meravigliosa circostanza! Invece, nulla di più sba-gliato! Infatti, ferma restando la possibile valenza clipeologica del brano riportato, esso non fa parte

di alcun episodio biblico. Si tratta, molto più “semplicemente”, del re-soconto della salita al cielo, fra gli dei, di Quirino, più noto con il suo nome di mortale: Romolo. Parliamo, quindi, di tutt’altro contesto, e di tutt’altra epoca (705 a.C. circa). Co-me la mettiamo? Non è forse meglio ipotizzare una sorta di archetipo co-mune a molte culture, anziché sco-modare indimostrabili azioni da par-te di alieni (di cui, a maggior ragio-ne, non si comprende il significato)?Insomma, per il disdoro dei sosteni-tori, sembra proprio che l’ipotesi neo-evemerista, da qualunque parte la si guardi, faccia acqua da ogni do-ve, e rappresenti nulla di più che una forma di mitopoiesi del giorno d’oggi: folklore urbano, in altri ter-mini. Senza contare un’acuta osser-vazione di una mia corrispondente di Facebook: quella che viene spac-ciata come una ricerca frutto del libero pensiero appare, in realtà, come il riconoscimento, oserei dire masochistico, di un’Umanità che non è affatto libera, ma che nasce schiava di crudeli manipolatori tec-nologici e genetici senza scrupoli, e che tale viene lasciata, senza neppu-

re la speranza di conquistare la li-bertà. Se si pensa, poi, che un gigan-te come Galileo, padre fondatore della Scienza moderna e del metodo scientifico, affermò: “Nella Bibbia il Signore ci vuole rivelare come si vada in Cielo, non come vada il cie-lo” (Lettera a Cristina di Lorena, in: Le opere di Galileo, Firenze 1985, V, 319), si capisce bene quanto grande sia la presunzione di volere egua-gliare, senza averne le capacità e la straordinaria grandezza, uno dei veri miti dell’era moderna, il primo tra-ghettatore dell’Uomo verso la Scien-za con la “S” maiuscola.

Bibliografia essenziale e minima (oltre la Bibbia, ovviamente…):Akhenaton, il Faraone del Sole, Cyril Aldred, Newton Compton, 1988;Har Karkom – Montagna sacra nel de-serto dell’Esodo, Emmanuel Anati, Jaca Book, 1984;Il Libro dei Prodigi, Giulio Ossequente, Corrado Tedeschi Editore, 1976;La Bibbia senza segreti, Flavio Barbiero, Profondo Rosso, 2010;L’evoluzione di Dio, Robert Wright, Newton Compton, 2010;Storia dell’antico Israele, John Bright, Newton Compton, 2002-2006.

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