La bibbia che non ti aspetti

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l a b ibbia che non ti aspetti collana di narrativa biblica Diego Mecenero

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COLLANA DI NARRATIVA BIBLICA

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la bibbiache non ti aspetti

collana di narrativa biblica

Diego Mecenero

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La Bibbia che non ti aspetti - 1

di Diego Mecenero

Coordinamento redazionale

Beatrice Loreti

Art director

Marco Mercatali

Responsabile di produzione

Francesco Capitano

Illustrazioni

Alberto Catenacci

2015 © ELI - LA SPIGA EDIZIONIVia Brecce60025 Loreto (AN)tel. 071 750 701Fax 071 977 [email protected]

www.elilaspigaedizioni.it

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Stampato presso Stampa Tecnostampa - Trevi (PG)

15.83.187.0

ISBN 978-88-468-3420-1

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Presentazione

La Bibbia è un testo per certi versi conosciutissimo. Chiunque sagrossomodo chi è Noè, Abramo oppure Mosè. Ovviamente tutti sannochi è Gesù Cristo e Maria, sua madre, ma anche chi è Ponzio Pilato,Erode e la Maddalena. Domande e curiosità sulla Bibbia le troviamonelle pagine dei cruciverba e perfino in noti quiz televisivi a prescin-dere dall’appartenenza o meno alla fede.

Eppure, possiamo dire anche che la Bibbia è un libro piuttostosconosciuto, tale è la portata della sua profondità e della ricchezzadel suo messaggio.

In pochissimi nasce il desiderio di intraprendere un percorso diapprofondimento dei testi sacri e avviene, invece, che ai più capitisemplicemente di “sentire” alcune sue note pagine di tanto in tanto,senza che queste possano lasciare un reale segno. Questo è vero, inparticolar modo, per le giovani generazioni, alle quali sembra che ipersonaggi e gli eventi della Bibbia abbiano poco di significativo dacomunicare.

Ecco, allora, “la Bibbia che non ti aspetti”: la proposta innova-tiva del racconto di noti episodi biblici ogni volta da un punto di vista...inaspettato: il sacrificio di Isacco narrato dall’esperienza dell’a-riete immolato al suo posto, le nozze di Cana raccontate da chi si èscordato di procurare il vino o la pesca miracolosa dal punto di vistadei pesci.

I racconti di questa collana non intendono sostituirsi alla Bibbia,ma affiancarsi ad essa, con lo scopo di aprire una “finestra” inedita

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su fatti e personaggi solitamente conosciuti dai ragazzi. In tal modol’attenzione, che a questa età è talora distratta o sopita, viene riat-tivata e la comprensione del messaggio che si approfondirà poi nellepagine originali della Bibbia risulta propedeuticamente facilitato.

A tal scopo, assieme a ciascun racconto è riportato anche il testoufficiale biblico e sono offerte utili schede operative per il lavoropersonale e di classe/gruppo, in diretta correlazione con i contenutidell’insegnamento della Religione cattolica nella Scuola Secondariadi I grado.

Ci auguriamo che questo strumento narrativo possa risultare utilead accostare alla Bibbia con rinnovata attenzione e disponibilità ascoprire che nella Parola di Dio è presente qualcosa di eternamentevivo, capace di parlare al cuore di ciascuno.

Così, dinanzi a una pagina “nota” della Bibbia potrà magari ac-cadere un giorno di sperimentare anche noi un vero e proprio incon-tro ...che non ti aspetti.

L’Autore

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indice

Due corna di troppo 6

Il testo sacro 20

Un’opera d’arte 23

Il cestello dei giochi 24

Il testo sacro 37

Un’opera d’arte 39

Pesci dispettosi 40

Il testo sacro 53

Un’opera d’arte 55

Il servo smemorato 56

Il testo sacro 73

Un’opera d’arte 75

Simone il falegname 76

Il testo sacro 93

Un’opera d’arte 95

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due corna di troppo

era proprio un bell’ariete, una vera forza della natura, so-prattutto per quelle due corna così spettacolari. dure comela roccia e contorte perfettamente a cerchio a richiamarel’immagine del sole, lo rendevano il più bell’ariete chechiunque potesse aver mai visto.

Ma a che serviva essere tanto ammirati ed elogiati se,come prezzo di tutto ciò, si era costretti a vivere relegati inuna prigione?

il nostro povero ariete aveva avuto in dono da madre na-tura davvero tutto, tranne che la libertà. La sua unica sfor-tuna era stata proprio quella di essere nato ariete, il piùquotato tra gli animali come riferimento a dio da parte dellereligioni degli umani. Perlomeno così era dalle sue parti enella sua epoca.

cambiavano i nomi - Baal, enlil, Molech o Khnum1 - masi andava a tirare in ballo sempre lui, l’ariete.

troppa energia vitale in corpo, troppa robustezza delcorpo, troppo vigore nella riproduzione, troppo di tutto.troppo belle, soprattutto, quelle corna.

così, a questo sfortunato animale era successo di esserestato notato da un sacerdote di Baal che lo comprò e lo fecevivere con sé rinchiuso in un tempio fin da quando era statoun tenero cucciolo. Mai fatto una corsa in un campo, maiabbeverato a un fiume, mai scalato una montagna. che tri-stezza, che vita contro natura.

eppure in quel luogo tutti lo facevano sentire tanto im-

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il culto idolatrico a Baal è tra i più condannati nella Bibbia (nm 25,3-4; dt 4,3; Gdc2,11-13; 10,6-10, 1sam 7,4; 1re 16,31-33) e tale divinità è spesso associata all’ariete.

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portante. Lo ricoprivano a volte di un manto prezioso e loaccostavano a un altare di pietra, mentre tutti danzavanoattorno a lui e un sacerdote indossava una maschera conproprio le sue fattezze di ariete.

“Mah! stranezze - pensava il nostro amico - non le capi-sco proprio queste cose!”.

certo, ce l’aveva dura la testa e non solo a motivo dellecorna, ma anche perché non le erano mai entrati dentropochi concetti chiari e facilissimi da capire. diciamo pureevidenti: l’ariete è ricco di doni della natura, quindi è caro adio, perciò va venerato e coinvolto nei riti sacri delle reli-gioni.

semplice da capire, giusto? e invece no, questi ragiona-menti non gli entravano nella zucca proprio per niente. Glirisultavano anzi del tutto antipatici. Lui avrebbe voluto cor-rere libero là fuori e invece se ne era dovuto stare tutti igiorni della sua vita sacrificato in un angusto recinto all’in-terno di quel tempio.

ovvio, dai oggi e dai domani, alla fine anche dio gli eradiventato antipatico. insopportabile, penalizzante ...contronatura.

se aveva mai provato a fuggire? ah, sì, contateci! Millevolte. Ma il poveretto non era mai riuscito a farcela e,spesso, la colpa dei suoi insuccessi era stata proprio diquelle maledette corna in testa, così pesanti e scomode.

una volta gli si impigliarono in una corda che teneva pie-gato un drappo all’ingresso del tempio, un’altra volta si in-castrarono in un candelabro, un’altra ancora erano andatea sbattere addosso a una colonna e così via. insomma, nonce l’aveva mai fatta.

non che il nostro ariete fosse sbadato, certo che no. ilfatto è che non si può correre facilmente con corna così pe-

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santi a testa alta. tocca tenere lo sguardo basso. in questomodo si fila più veloci ma, non vedendo un gran ché, suc-cede sempre di rimanere bloccati da qualche parte.

due erano, quindi, le cose che il nostro amico non potevasopportare: stare a testa bassa e ...dio. e tutta la colpa eradi quel paio di arnesi inutili e ingombranti che portava ap-pesi al capo.

Fosse stato solo questo ciò che doveva sopportare, poi!Finché si trattava di concetti antipatici era facile tenerli allalarga: bastava non farseli entrare nella testa, men che menonel cuore.

ciò cui invece doveva sottostare e gli costava indicibilesofferenza era il dover assistere ai cosiddetti “sacrifici”. du-rante quei ridicoli riti in maschera attorno all’altare si pre-vedeva infatti anche quest’altra cosa del tutto assurda:togliere la vita a qualcuno.

spesso si trattava di altri arieti come lui (con l’unica sfor-tuna di essere nati un po’ meno belli) o di capre, agnelli, tor-tore e colombe.

ah, qui davvero non gli si potevano ficcare nella testa imotivi per cui gli umani facevano quelle cose orrende! ep-pure, anche per queste realtà esistevano concetti chiari e fa-cilissimi da capire. ripetiamo pure, evidenti: la vita risiedenel sangue, la vita appartiene a dio, se togli il sangue e lodai a dio significa che gli rendi ciò che è suo, quindi Lui ècontento e ti contraccambia con le sue benedizioni.

semplice da capire, giusto? e invece no, questa concate-nazione macabra di pensieri risultava al nostro ariete an-cora più antipatica dei ragionamenti precedenti.

Vogliamo dirla tutta? Giusto per capire fino a che puntodi pazzia si può arrivare con le religioni? ebbene, gli umanisacrificavano a questo dio anche altri umani.

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detto questo, per il nostro amico ariete non c’era maistato bisogno di aggiungere altro a tali questioni.2 Lo si po-teva accarezzare, gli si potevano anche fare dei compli-menti, ma era meglio che nessuno lì vicino a lui provasse adargomentare con uno di quei ragionamenti tanto logici dicui sopra. se avveniva, questi gli appesantivano la testa alpunto da fargliela abbassare e, dopo di ciò, farlo correre d’i-stinto all’impazzata finché non finiva o schiantato addossoa una parete o impigliato a qualcosa.

che vitaccia. Ma, almeno, lui era coerente: la pensava inun certo modo e non si adeguava alle convinzioni degli altri,costasse quello che costasse.

credeva che tutte quelle cose fossero sbagliate, se lo sen-tiva dentro che erano sbagliate e se un dio doveva esistere,beh, non era di certo quello lì. Poco importava se tanti altri- tutti gli altri - ci credevano e si adeguavano alla massa. Luino, si sentiva scorrere nelle vene la vita e riteneva che unarealtà così importante dovesse essere rispettata e difesa. seci fosse stato un dio, quello vero, sarebbe stato felice che ilsuo dono più grande - la vita - fosse custodito e non di-strutto.

così la pensava il nostro amico ariete ma, si sa, gli arietinon parlano e i suoi ragionamenti, così come le sue bellecorna, rimanevano curvi su se stessi solo nella sua testa.

“ah, potessi fuggire! - pensava spesso - Potessi, almenouna volta prima di morire, vedere com’è il mondo là fuori!correre tra l’erba, abbeverarmi a un fiume e, infine, saliresu una montagna per ammirare dall’alto tutto ciò che misono perso nella vita!”. erano pensieri davvero tristi.

un giorno di primavera, uno di quelli in cui i sacerdoti

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Le cerimonie legate al culto di Baal non raramente includevano sacrifici umani e pra-tiche di prostituzione nel tempio.

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si preparavano a un rito un po’ più importante degli altri, ilnostro amico notò tra i fedeli che entravano nel tempio unuomo strano che attirò la sua attenzione.

era piuttosto anziano e accompagnato da un altro tiziopiù giovane che lo stava letteralmente tirando per una ma-nica per farlo avanzare il più possibile vicino all’altare. Già,perché il primo uomo dava chiari segni di non volerne sa-pere e, anche solo per questo, al nostro ariete era risultatosubito simpatico.

«ah, nacor, fratello mio!3 - disse l’anziano - Questa nonme la dovevi proprio fare!».

L’altro replicò: «Fidati, abramo! Questo è il posto giustoche fa per te!».

«Questo sarà il posto giusto per te e per tutta quest’altragente che compie simili sciocchezze! - disse abramo, quelloera il suo nome - non certo per me!».

«senti chi parla di pazzia! - sbottò quell’altro, senza maimollargli la presa dalla manica - Proprio tu, con quel tuodio che ti ha promesso tanti figli quante sono le stelle delcielo! e tu gli credi, anche! Ma vogliamo scherzare?».

«sì, come le stelle del cielo, - confermò abramo - e anchecome la sabbia del mare, non dimenticarlo!».

«ah! ah! ah! Giusto, fratello mio! - scoppiò a riderenacor - Quella della sabbia è talmente grossa che me la di-mentico sempre! Ma, credimi, è la più carina di tutte!».

abramo ebbe un gesto di stizza e riuscì a svincolarsi dallapresa del fratello. il nostro amico ariete osservava divertitola scena e, a dire il vero, gli sarebbe dispiaciuto che quel sim-patico uomo anziano scappasse dal tempio.

“speriamo che sbatta la testa da qualche parte e non sene vada da qui!” pensò.

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terach, padre di abramo, ebbe tre figli: il primogenito abramo, nacor e aran.3

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Proprio in quel mentre, abramo inciampò in una cordache chissà perché era lì tesa a pochissima altezza da terra efinì a gambe all’aria. nacor lo raggiunse subito e lo aiutò asollevarsi, serrandogli di nuovo la presa della mano su unamanica.

il povero abramo era inciampato su una corda che unsacerdote stava tenendo mentre portava verso l’altare unaltro ariete.

il nostro amico animale fissò lo sguardo su quel suo si-mile e pensò: “e questo adesso chi è?”.

chi era lo si vedeva bene: era un ariete come lui, più gio-vane e, difficile ammetterlo, forse anche più bello. di certoera più raffinato del suo il manto decorato che portava sullagroppa, tutto decorato con fili probabilmente d’oro.

intanto nacor stava di nuovo trascinando abramo versol’altare.

«ti ho detto che io non ci credo a queste cose! Lasciamiandare!» urlava il vecchio.

«e invece dovresti! - ribatteva nacor - che testaccia durache hai! Possibile che non capisci? È tanto semplice, è evi-dente: hai ormai settantacinque anni e ancora non hai figli,Baal è il dio della fecondità e ti può risolvere il problema!semplice da capire, giusto?».

«e invece no! - esclamò abramo - non lo capisco proprioquesto ragionamento! e poi questo Baal a me non è mai ve-nuto a dire nulla, mentre il mio dio lo fa e io gli credo!».

«sei proprio un vecchio credulone, abramo mio!» dissedeluso nacor mollando un po’ la presa sul fratello.

Già, un povero vecchio credulone che stava facendo pas-sare dei grossi guai a tutto il clan della sua famiglia che, a causa sua, aveva lasciato la propria lontana terra d’origine per stabilirsi in quelle zone a loro sconosciute. [...]

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due corna di troPPo

il racconto continua nellaversione completa del testo

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iL testo sacro

Genesi 22,1-18

Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse:«Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuounigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moriah e offrilo inolocausto su di un monte che io ti indicherò».

Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé dueservi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise inviaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato.

Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quelluogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l’asino;io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremoda voi».

Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco,prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due in-sieme. Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Ri-spose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna,ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». Abramo rispose: «Dio stessosi provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!».

Proseguirono tutti e due insieme. Così arrivarono al luogo cheDio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna,legò suo figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna.

Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo fi-glio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse:«Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Nonstendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tutemi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».

Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con lecorna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì inolocausto invece del figlio.

Abramo chiamò quel luogo «Il Signore vede»; perciò oggi si dice:«Sul monte il Signore si fa vedere». L’angelo del Signore chiamò dalcielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso,oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiatotuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò

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Genesi 22,1-18

Visiona il film “Abramo” (San Paolo,Lux Vide, Famiglia Cristiana) e spiega cosa ti ha colpito di più.

molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e comela sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadroniràdelle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenzatutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

Abramo (2004)

• Del testo biblico della Genesi:

• Del racconto di questa collana:

• Del film:

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Genesi 22,1-18

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Esegui una ricerca su internet circa il collegamento esi-stente tra il monte Moriah e la moschea della Cupoladella Roccia a Gerusalemme.

• Che cosa hai scoperto?

• A quale animale è paragonato in questo senso Gesù Cristo?

• Quali altri animali, oltre all’ariete, venivanogeneralmente sacrificati in antichità?

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un’oPera d’arte

domenichino, Sacrificio di Isacco, 1627-1628

• Osserva, nomina e commenta ciascun personaggio oelemento presente nella scena.

• Descrivi la modalità in cui è raffigurato l’ariete.• Quale funzione potrebbero avere, secondo te, gli oggettia terra ai piedi di Abramo?

• Quali toni generali dominano l’intera scena, nonostantesi tratti di un fatto drammatico? Perché, secondo te?

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Due corna di troppoIl sacrificio di Isacco - Genesi 22,1-8

TEMATICA IRCStoria della salvezza

Il cestello dei giochiLa nascita di Mosè - Esodo 2,1-10

TEMATICA IRCStoria della salvezza

Pesci dispettosiLa pesca miracolosa - Luca 5,1-11

TEMATICA IRCLa chiamata degli Apostoli

Il servo smemoratoLe nozze di Cana - Giovanni 2,1-11

TEMATICA IRCI miracoli di Gesù

Simone il falegnameIl Cireneo - Matteo 27,27-50

TEMATICA IRCLa Pasqua di Gesù

classe prima

classe seconda

Il perfezionistaIl giovane ricco - Matteo 19,16-22

TEMATICA IRCLa ricerca della felicità

Il maiale mangia carrubeIl figliol prodigo - Luca 15,11-32

TEMATICA IRCLa sete di libertà

La gara delle assurditàLe Beatitudini - Matteo 5,3-12

TEMATICA IRCLa proposta cristiana

Un gioco pericolosoLa parabola dei talenti - Matteo 25,14-30

TEMATICA IRCLa vocazione

Il profumiere del reLa donna peccatrice - Luca 7,36-50

TEMATICA IRCSessualità e affettività

L'oste di GerusalemmeLa Pentecoste - Atti 2,1-13

TEMATICA IRCLa prima comunità

Il cavallo permalosoLa conversione di Saulo - Atti 9,1-9

TEMATICA IRCLa prima comunità

Le chiavi senza portaLe chiavi del Regno a Pietro - Matteo 16,13-20

TEMATICA IRCLa struttura della Chiesa

Il medico mancatoIl buon samaritano - Luca 10,25-37

TEMATICA IRCL’accoglienza dell’altro

Il soldato che temeva la morteIl centurione sotto la croce - Luca 23,33-49

TEMATICA IRCLe religioni del mondo

classe terza