LA BATTAGLIA DI VARESE - Karakorumteatro.it e... · Poiché la densità del ghiaccio puro è minore...

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2-3. Piazza del Podestà 1. Caserma Garibaldi 7. Campanile del Bernascone 6. Chiesa Madonnina in Prato 4. Piazza Giovine Italia 5. La casa dove dormì Garibaldi LA BATTAGLIA DI VARESE STORIA DI UNA CITTÀ CHE ERA GIÀ NAZIONE

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2-3. Piazza del Podestà 1. Caserma Garibaldi

7. Campanile del Bernascone

6. Chiesa Madonnina in Prato

4. Piazza Giovine Italia

5. La casa dove dormì Garibaldi

LA BATTAGLIA DI VARESES T O R I A D I U N A C I T T À C H E E R A G I À N A Z I O N E

1) Via Magenta. Caserma Garibaldi. L’intervento attuato dallo Spinelli nel 1851 segue il classico disegno architettonico delle caserme tardo settecentesche.Nel 1851 Francesco Giuseppe d’Austria compì un viaggio nel Lombardo-Veneto, provincia del suo Impero, giungendo sino alle rive del lago Maggiore; si fermò nel viaggio di ritorno a Varese, ove fu ospitato nella caserma che si affacciava sulla Piazza d’armi, che assunse, in suo onore, il nome di ‘Caserma Francesco Giuseppe’. Scacciati gli Austriaci nel 1859 tale nome fu mutato dal re d’Italia, Vittorio Emanuele II, e la caserma divenne ‘Garibaldi’; la via su cui si affacciava divenne ‘via Magenta’, a ricordo della prima battaglia vinta dall’esercito sardo sugli austriaci.

2) Piazza del Podestà. Statua del Cacciatore delle Alpi. Viene realizzata nel 1861 da Luigi Buzzi Leone in pietra di Viggiù. In origine collocata in Piazza Cacciatori delle Alpi (allora piazza delle Scuole e ora del Tribunale), per motivi di conservazione fu spostata nel 1901, al coperto, nell’androne della Caserma Garibaldi realizzandone una copia in bronzo per la centralissima Piazza Podestà. Nel frattempo, ormai ignoto ai più e completamente nascosto a tutti, l’originale del monumento al Garibaldino in pietra viggiutese, del Buzzi Leone, se ne sta sempre collocato subito all’interno della Caserma Garibaldi in via Magenta.

3) Piazza del Podestà. Palazzo della famiglia Biumi, poi Palazzo del Pretorio (accanto sulla sinistra il carcere). Il palazzo fu sede del pretorio e quindi del municipio di Varese per più di trecento anni, fino al 1882, anno del trasferimento a Palazzo Estense. La sua edificazione voluta dalla comunità nel 1566, comincia nel 1570. L’interno del palazzo mantiene tutt’oggi la forma originale cinquecentesca, mentre la facciata esterna e il porticato sono frutto di un restauro ottocentesco.Il portone presenta due teste leonine intagliate, che richiamano quelle progettate da Giuseppe Bernasconi per il campanile di San Vittore; attraverso questo portone si accede al Cortile del Broletto, la parte più intima del palazzo, riservato un tempo al giardino e agli orti (anticamente l’orto era detto brolo, da qui broletto, piccolo orto). Qui si teneva il mercato delle granaglie. La piccola campana sul tetto viene collocata nel 1589. Serviva a convocare la popolazione in caso di riunioni d’interesse generale, a segnare l’ora del coprifuoco o di chiusura delle osterie. Suonò anche il 31 maggio 1859 per dare l’allarme.

4) Piazza Giovine Italia. Ospitava le botteghe e gli alberghi della città. Sulla piazza si affacciava anche il Teatro Sociale, costruito nel 1791 su progetto dell’Ingegnere Ottavio Torelli e realizzato da Fedele Torelli. Venne abbattuto il 18 settembre 1953 e al suo posto furono costruiti condomini.

5) Via San Martino della Battaglia, 4. La casa dove dormì Giuseppe Garibaldi nella notte tra il 25 e il 26 maggio 1859.

6) Piazza Madonnina in Prato. Chiesa Madonnina in Prato. Le prime notizie storiche della piccola chiesa si hanno dalla visita pastorale compiuta da San Carlo Borromeo nel 1574.L’edificio contiene opere d’arte di grande valore, la facciata barocca, tra le più interessanti del varesotto, si sa con certezza che è stata eseguita tra il 1678 e il 1686 in pietra arenaria di Viggiù. È stata addossata alla chiesetta preesistente formando così un ampio pronao dall’elegante arco trionfale, sostenuto da salde cariatidi.Da qui passava la linea delle barricate Garibaldine. Questa chiesa, come le altre, fece risuonare le campane durante la battaglia del 26 maggio per incitare i Garibaldini.

7) Piazza Battistero. Campanile del Bernascone. La Torre è un notevole monumento architettonico, testimonianza esemplare del tardo manierismo imposto nella diocesi milanese dai Borromei. I lavori di costruzione cominciarono nel 1617 e - dopo una lunga sosta - ripresero nel 1688, su disegno dell’architetto Giuseppe Bernasconi. Nel 1773, il campanile fu ultimato, con l’innalzamento della guglia, su disegno dei pittori Giulio e Giuseppe Baroffio, che vollero riformare questa parte, portandola a maggiore altezza di quella del primitivo disegno del Bernasconi. Il Iato esterno del Campanile verso sud, conserva le tracce di molte palle di

cannone: sono quelle fatte sparare dal generale austriaco Urban, nel 1859, per “punire” la Torre di aver suonato a festa quando in Varese erano entrati, vittoriosi e liberatori, i Garibaldini. La targa in alto porta la scritta: “L’ultimo saluto della tirannide straniera”.

a) Via San Pedrino. La Villa Pero fu uno dei punti nevralgici della difesa della città, predisposta dai Cacciatori delle Alpi durante la battaglia contro gli Austriaci. Visibile poco oltre la caserma, all’incrocio con viale San Pedrino, sulla strada che porta all’autostrada. Il generale Urban la occupò al suo ingresso a Varese e divenne il suo quartier generale.

b) Piazza 26 Maggio. Facciata laterale dell’Oratorio Santi Pietro e Paolo. La targa indica una delle palle di cannone che colpirono la città durante la battaglia del 26 maggio 1859.

c) Viale Belforte, 2. La strada trafficata di oggi era all’epoca un lungo percorso sterrato che si chiamava Strada Nazionale, dal centro di Biumo Inferiore attraversava campi di grano e granoturco, prati, e boschi di robinie e di gelsi, zone boschive di sterpaglie incolte, il cosiddetto “boscasc”.Qui sorgevano la Cascina Merini e la Chiesetta di San Cristoforo con il suo Obelisco. La chiesa e la cascina non esistono più, l’obelisco è stato salvato e trasportato più a sud, ora si trova alla chiesa del Lazzaretto (via Istria). Una targa ricorda le barricate garibaldine. Proprio qui si svolse la battaglia tra i Mille e gli Austriaci del Generale Urban.

ICEBERG

“Le storie si cercano nuotando sott’acqua” (G. Rodari)

L’Iceberg è una grande massa di ghiaccio staccatasi da un ghiacciaio e galleggiante alla deriva nel mare. Poiché la densità del ghiaccio puro è minore della densità dell’acqua di mare, il primo galleggia e circa il 90% del volume di un iceberg rimane sotto la superficie marina... e lentamente si scioglie.

Iceberg è un format di narrazione teatralizzata dei luoghi che propone un modo diverso di entrare in relazione con gli spazi. Essi fanno parte costantemente del nostro orizzonte: li osserviamo, li attraversiamo, li visitiamo. Ciò che di essi si vede però è solo la minima parte: sott’acqua c’è un mondo di storie e di vite che spesso non conosciamo. Iceberg nasce proprio da quest’idea: la bellezza non è solo qualcosa che si vede, a volte sta sotto il pelo dell’acqua e, come l’iceberg che pian piano si scioglie, rischia di andare perduta. Per questo abbiamo deciso di raccontarla.

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