La Bacchetta Magica - Fedeltà del Suono · nel 1991 di Berry Levinson e infine Malena nel 2000 di...

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FDS 244 ▼ La Bacchetta Magica • CLASSICA DISCHI • di Violetta Valèry76

Il periodo tra il 1959 e il 1981 costituisce uno dei capitolipiù produttivi della storia della Archiv Produktion. La mu-sica registrata in questi due decenni ha certificato lafama internazionale del marchio non solo come casa di-scografica ma anche come istituto di ricerca musicale, re-sponsabile di preservare i suoni degli strumenti origina-li e di documentare il patrimonio musicale del Rinasci-mento, del Barocco e delle epoche Neoclassiche.Alla fine del 1950 un grande evento trasformò il mondodella musica antica: l’arrivo della registrazione stereo, chepermise ai musicisti di presentare la prassi esecutiva deiloro strumenti con un suono più ricco che avrebbe porta-to gli ascoltatori ancora più vicino alle reali intenzioni delcompositore.Questo cofanetto, in edizione limitata, contiene cinquan-ta CD con le registrazioni analogiche più belle dell’ArchivProduktion realizzate tra il 1959 e il 1981, ventidue anniche rappresentano l’età dell’oro di un’etichetta pionieri-stica che ha dettato le regole secondo le quali la musica an-tica deve essere eseguita e registrata. Tra gli Artisti presentiin questa prestigiosa pubblicazione non mancano Karl Ri-chter, Nikolaus Harnoncourt, Pierre Fournier, John Eliot

Gardiner, Trevor Pin-nock e altre icone delmarchio Archiv. Lacollezione compren-de anche un librettocon la tracklist, fotorare e una nota in-troduttiva di DavidButchart.Tra i tesori custoditiin questo cofanetto ci sono nove registrazioni che appaionosu CD per la prima volta, tra cui i quartetti d’archi del-l’Impero francese, Il Pigmalione di Rameau, la musica d’or-gano antica italiana, La Sonata in La minore per violon-cello e pianoforte “Arpeggione” D 821, risalente al 1824,l’anno decisivo nell’esperienza creativa di Schubert comeautore di musica strumentale, le Canzoni con la chitarradi Weber, i trii per viola di bordone di Haydn e le regi-strazioni per Arkiv dell’Hespèrion XXI, il più importan-te ensemble spagnolo di musica antica. Non ultimi, la se-rie completa dei quartetti d’archi di Cherubini e le operecorali di Purcell.

L’Età d’oro della Archiv Produktion 1959-1981Registrazioni analogiche stereo Limited Edition50 CD DG Archiv 4795555

Nel corso dei seco-li, non sono statimolti i compositoriche possedevanoun talento partico-larmente distintoper la scrittura dimelodie universal-mente riconoscibili.Il compositore ro-mantico norvegeseEdvard Grieg pro-

babilmente è uno di loro. Fu il violinista Ole Bull che nonsolo consigliò i genitori di Grieg di inviare l’allora quin-dicenne Edvard al rinomato Conservatorio di Lipsia, mache, al suo ritorno, viaggiò con lui attraverso i paesaggi in-contaminati della Norvegia occidentale, permettendocosì al giovane Grieg di arrivare a conoscere veramente lamusica popolare norvegese e di aiutarlo a sviluppare il suolinguaggio musicale. Lo stesso Grieg ebbe a dire: “Ole Bullè stato il mio angelo custode. Mi ha aperto gli occhi allabellezza e all’originalità della musica norvegese. Grazie a lui, ho avuto modo di conoscere molte canzonipopolari dimenticate e, soprattutto, ho potuto prendere co-scienza della mia natura artistica.” L’essere stato ispiratodalla musica folk norvegese ha aiutato Grieg a diventareil più importante compositore della sua generazione e hadato alla musica norvegese un posto di riguardo nel re-pertorio classico standard. Tra le opere più popolari di Griegci sono le sue musiche di scena per Peer Gynt, su com-

missione dell’autore, il drammaturgo norvegese Henrik Ib-sen, e dei suoi arrangiamenti di danze e canti norvegesi.Questa versione della serie Pentatone Remastered Classicsmette insieme queste opere meravigliose, registrate nel 1970dalla English Chamber Orchestra, sotto la direzione di Ray-mond Leppard. La serie Remastered Classics della PhilipsClassics iniziò a realizzare registrazioni multicanale neglianni Settanta, in un’epoca in cui la maggior parte delleaziende producevano ancora solo registrazioni in stereoa due canali. Il concetto di suono surround era ancora inau-dito, per non parlare della possibilità che questo potesseun giorno essere riprodotto nel salotto di casa. Ora, grazie all’avvento del CD Super Audio - un CD condue strati, il primo dei quali comprende il segnale CD tra-dizionale, e il secondo il segnale del suono surround – ab-biamo finalmente il mezzo che consente a queste magni-fiche registrazioni di raggiungere il pubblico con tutte leloro potenzialità e qualità sonora intatte. Nel processo dirimasterizzazione dei nastri multicanale - la maggior par-te dei quali giacevano nelle loro scatole da almeno tren-t’anni - gli ingegneri del suono hanno avuto a loro di-sposizione i test e le elaborazioni dei nastri originali, edhanno quindi potuto replicare il processo originale otte-nuto con le apparecchiature analogiche. Le strumentazioni analogiche erano direttamente collegatea convertitori DSD analogico-digitali all’avanguardia, ri-gorosamente bypassando qualsiasi mixer e/o altre at-trezzature speciali che potessero influenzare il suono, e tra-sferendo le informazioni originali dal multicanale al Su-per Audio CD.

Grieg: Peer Gynt Suite 1 e 2 e Quattro Danze NorvegesiSACD Pentatone PTC5186231

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77CLASSICA DISCHI • La Bacchetta Magica ▼ FDS 244

Alla fine, ce l’ha fatta. Ennio Morricone ha vinto l’Oscarper la migliore colonna sonora di The Hateful Eight di Quen-tin Tarantino. Ottantasette anni, creatore di oltre cinque-cento opere cinematografiche e televisive e già vincitoredi un Oscar onorario alla carriera nel 2007, notoriamenteconosciuto per le colonne sonore della Trilogia del Dolla-ro di Sergio Leone, film quali Nuovo Cinema Paradiso, Giùla Testa, C’era una volta il West, Il mio nome è Nessuno, ha la-vorato con grandi registi statunitensi raccogliendo unagrande popolarità anche oltre oceano. La sua prima delle cinque nomination agli Oscar è arrivataper I giorni del cielo nel 1979 di Terrence Malick, seguita daMission nel 1986 diretto da Roland Joffe, poi da Gli intoc-cabili nel 1987 di Brian De Palma, successivamente Bugsynel 1991 di Berry Levinson e infine Malena nel 2000 di Giu-seppe Tornatore. La vittoria di Ennio Morricone è storica: egli è infatti ilmembro più anziano ad aver vinto un Academy Awardsavendo superato sia Christopher Plummer, sia Charlie Cha-plin i quali ricevette un Oscar onorario alla carriera all’etàdi ottantatré anni.Il senso della melodia di Ennio Morricone è insuperabilenon solo nel mondo del cinema, ma anche in quello del-la musica d’arte e popolare. Dalla metà degli anni Sessanta,quando Morricone scrisse sconvolgenti partiture originaliper gli “spaghetti western” di Sergio Leone, la sua capa-cità di combinare le linee melodiche ha spesso superato ilvalore del film stesso. La sua musica, a differenza dellamaggior parte dei compositori per il cinema, aggiunge nuo-vi livelli di significato alle immagini.Il senso musicale di Yo-Yo Ma soddisfa pienamente le sug-gestive melodie di Morricone; il violoncello si rivela essere

un efficaceveicolo del-le trascri-zioni delNostro, cre-ando unap e r f e t t ac o e r e n z atra i suoni.La ricchez-za di alcunepartiture,come, ade s e m p i o ,Nuovo Cine-ma Paradiso, Mission, Gli intoccabili, circonda l’ascoltatoredi una specie di presenza palpabile, che sopravvive agliechi delle immagini del film. L’aspetto più impressionantedi questo album è che non è una semplice riproduzionedelle colonne sonore, ma un vero e proprio lavoro di ri-arrangiamenti in chiave sinfonica di temi tanto familiariquanto amati, che suonano come se fossero stati compo-sti appositamente per l’orchestra con un violoncello soli-sta. L’album offre otto tracce che uniscono le musiche dafilm diversi dello stesso regista (ad esempio, Sergio Leo-ne, Brian de Palma) in una serie di suite, oltre a fornire ac-cordi più brevi dei singoli temi. Accompagnato mirabil-mente dall’Orchestra Roma Sinfonietta, Yo Yo Ma è al topdella forma: straordinaria la sua abilità di cogliere sottil-mente tutta la ricchezza emozionale presente in ogni pez-zo. Fortemente consigliato a chi ama le colonne sonore ric-che di bellezza uditiva e memoria visiva.

Yo-Yo Ma Plays Ennio Morricone (Remastered)CD Sony Classical B003V99B16

Nel 1990,MikhailPletnev,pianistae diretto-re d’or-c h e s t r arusso dif a m amondia-le, costi-tuì la pri-ma or-c h e s t r aindipen-

dente nella storia del suo Paese, l’Orchestra Nazionale Rus-sa. Molti dei migliori musicisti russi si unirono a lui nel-l’impresa di creare questo ensemble, che in breve tempoha raggiunto una statura imponente tra le orchestre delmondo e che Pletnev continua a servire come Direttore Ar-

tistico e Direttore Principale. Venticinque anni fa, la pri-ma registrazione della RNO fu la Sinfonia N. 6 Patetica diTchaikovsky. Questo album presenta cinque delle più bel-le opere di Peter Ilyich Tchaikovsky: Marcia festiva dell’incoronazione in re maggiore del 1883, Ca-priccio Italiano in La maggiore, Op. 45 e Romeo e Giulietta, Ou-verture-fantasia in si minore del 1880, Francesca da Rimini, Op.32 e Marcia Slava Op. 31, entrambe del 1876. Questa pubblicazione completa il ciclo di Tchaikovsky, in-sieme alle Sinfonie integrali e alla Sinfonia Manfred, ba-sata sull’omonimo dramma in versi di George Gordon By-ron, che l’Orchestra Nazionale Russa registrò per Penta-tone tra il 2011 e il 2014, sotto la direzione del suo diret-tore artistico Mikhail Pletnev. In occasione del venticin-quesimo anniversario dell’orchestra, nel 2015, l’intero ci-clo è stato ripubblicato in un box-set di 7 SACD. Per il suocontenuto musicale che varia dal pirotecnico virtuosismoall’incantevole lirismo, questo disco è una vera e propriaincoronazione dei primi venticinque anni di questa ma-gnifica orchestra.

Tchaikovsky SelectionsOrchestra Nazionale Russa, Mikhail PletnevSACD Pentatone PTC5186550

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78 FDS 244 ▼ La Bacchetta Magica • IL DISCO DEL MESE • di Mauro Bragagna

C’era venuto il dubbio: siamo stati troppo severi conThe Montage of Heck, il disco postumo di KurtCobain? No, perché non si può neppure definire

“disco” un insieme di appunti sonori raccolti in casa conun registratore a cassette. Anche You And I rischia di es-sere macchiato dello stesso peccato originale, nonavrebbe visto la luce se Jeff Buckley fosse stato in vita. Fi-glio di Tim Buckley, uno dei cantautori più creativi del-l’America visionaria, è volato via prima del tempo comeil padre, dopo aver contraddetto la regola che vuole i figlid’arte faticare il doppio per ottenere poco più di niente.Ci ha lasciato soltanto un album in studio, Grace (1994),ma gli è bastato per fare una luce accecante. Poi se ne èandato a nuotare nel Missis-sippi, e nessuno saprà mai se èstato davvero un suicidio o unincidente. Non è riuscito acompletare “My Sweetheartthe Drunk”, che è stato pubbli-cato con un titolo onesto: Sket-ches from My Sweetheart theDrunk: “abbozzi per…” Me-glio di niente, ma nessuno loha considerato il legittimo suc-cessore di Grace. Per ravvivareil ricordo di Jeff nel corso deglianni sono uscite diverse pub-blicazioni, per lo più live, macome nel caso di Amy Wine-house la realtà è spietata: nonci sono tesori nascosti da sco-prire, non ha avuto il tempo direalizzarli. L’annuncio di un“nuovo” album nel 2016 ci haquindi lasciati freddi come un discorso di Erdogan sullalibertà di stampa. Quando si sono aperte le prenotazioninei grandi store di commercio elettronico, poi, la fred-dezza è diventata fastidio. Il cd è a prezzo normale, men-tre l’album si trova fra i quaranta ed i cinquanta euro.Siamo stati gli unici a recensire vinile negli anni in cuitutti lo consideravano morto stecchito, ma oggi ci sen-tiamo presi in giro. E allora abbiamo scelto il cd, pen-sando che l’avremmo archiviato presto. Così non è stato.Raccoglie le prime registrazioni effettuate per la Colum-bia nel febbraio del 1993, negli studi Shelter Island Sounddi Steve Addabbo, con Jeff che fa di tutto per dimostraredi non essere solo “il figlio di Tim”. Sono canzoni vere,non ritagli come quelli di Montage Of Heck. Buckley siaccompagna con la chitarra, francescanamente, ma inqueste dieci tracce riusciamo a scorgere, completamentedelineato, il volto di un artista che non è più cucciolo. Lasua voce cerca sempre le note più alte, selvaggia come la

Patagonia. Non ha ancora imparato a tenerla a bada conun po’ di disciplina, come avrebbe fatto ad esempio conla cover di Hallelujah (Leonard Cohen), ma è sempre unameraviglia. C’è tanto di quel pathos che è impossibileascoltarle di sottofondo, queste canzoni, pretendono tuttala nostra attenzione. Non è una sofferenza dolente allaBillie Holiday, la sua, ma un dolore urlato dai colori ac-cesi, forte come le immagini che i tiggì censurano per nonurtare la suscettibilità degli spettatori. O lo ami o lo odi.Le cover sono Everyday People di Sly Stone, Just Like aWoman di Bob Dylan, Calling You dalla colonna sonoracult Bagdad Cafè, The Boy with the Thorn in His Side eI Know it’s Over degli Smiths, Poor Boy Long Way from

Home di Bukka White, Don’tLet the Sun Catch You Cryingdi Louis Jordan, Night Flightdei Led Zeppelin. L’ineditoDream of You and I non ag-giunge nulla al suo pedigree,ma la versione embrionale diGrace è un segno dei tempi chepuò stare insieme a Like a Rol-ling Stone di Bob Dylan e Bit-ches Brew di Miles Davis.

Il vergognoso prezzo del vinile (50 euro!), successivamente ri-dotto da qualche venditore, ci ha spinti verso il cd che non si èrivelato una scelta povera. Tante volte ci siamo lamentati per lacompressione eccessiva dei dischetti digitali, per la dinamica li-mitata, il suono piatto ed esangue. You And I è la dimostra-zione che, come urlava Gene Wilder in “Frankenstein Junior”,SI PUO’ FARE!!! Il suono della Telecaster è piuttosto grezzo,manca una produzione vera e propria, ma è proprio l’assenza dicornice che permette alla musica di emergere in tutta la sua vi-talità. La dinamica è strepitosa, come l’effetto live, nei limiti delDAT Panasonic 3700 usato nello studio di Addabbo. OTTIMO

CD Columbia/Legacy 88875175862

IL DISCO DEL MESE

JEFF BUCKLEY“YOU AND I”

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80 FDS 244 ▼ ROCK E I SUOI FRATELLI AUDIOFILI • di Mauro Bragagna

Tindersticks“The Waiting Room”LP+ DVD City Slang

LuckyDog18LP/Slang50088LP

Un disco con allegati i video di tutte le canzo-ni... Ci aveva già pensato Beyoncè, con l’omo-nimo visual–album uscito a sorpresa nel di-cembre 2013. Quello con la copertina tuttanera, ed i video che sono, come dire, un inno allavita. I Tindersticks sono diversi. Inseriamo nellettore il Dvd che abbiamo trovato nella con-fezione del vinile. Inizia con lo strumentale Fol-low Me, tratto dalla colonna de “Gli ammuti-nati del Bounty” nella versione con MarlonBrando. Non succede nulla. Si vede solo unaporta che viene progressivamente illuminata dairaggi del sole. La telecamera è fissa, la musicafrancese e triste come certi libri di Simenon, fran-cese come la campagna in cui ha scelto di vivereStuart Staples, la voce ed il volto dei Tinder-sticks. Hanno sempre flirtato con la musica dafilm, e grazie alla collaborazione con il Cler-mont-Ferrand Short Film Festival le canzoni diThe Waiting Room sono diventate dei corto-metraggi, un omaggio alla malinconia sublimeche è sempre stata il biglietto da visita dellaband britannica. Dopo 25 anni è ancora in for-ma, con il suo rock “non-rock” dove gli archi,il basso ed il Wurlitzer sono seguiti da una bat-teria discreta come un agente segreto. Hey Lu-cinda è un bellissimo duetto con Lhasa De Sela,la compianta cantante messicana, mentre in Weare Dreamers troviamo Jenny Beth delle Sa-vages, il gruppo tutto femminile che sta facendoriscoprire i suoni della new-wave. Non ci az-zecca nulla, in teoria, però funziona. Ma il pez-zo più inatteso è Help Yourself, con le diva-gazioni Afrobeat –sempre eleganti – che proprionon ci si aspetta di ascoltare in un album dei Tin-dersticks. Troppo sofisticati per gli standard at-tuali, ma possono affascinare anche il pubbli-co generalista: la loro Tiny Tears accompagnaJames Gandolfini in una delle scene più ama-te della serie tv “I Soprano”.

Il vinile è disponibile in due limited edition 180 gram-mi, colorato o nero, con allegato il DVD The Wai-ting Room Film Project. Abbiamo ascoltato la ver-sione nera, silenziosa e dinamica, anche se molto ca-ratterizzata. Suart A. Staples ha registrato, mixa-to e prodotto l’album (e girato anche un paio di vi-deo!), il suono lo ha voluto proprio così. Bidimen-sionale e un po’ ombroso, lontano dalla luminosità,dalla definizione e dal dettaglio che associamo ai pro-dotti audiophile. Superiore alla media, comunque (no-tevole Hey Lucinda). DISCRETO/BUONO

Hanno preso il nome da un film di Russ Meyer,genio del cinema delirante e a basso costo. I ti-toli “Mudhoney” e “Faster Pussycat” erano giàstati utilizzati dalle rispettive band, quindihanno dovuto accontentarsi di “Motorpsy-cho!”, la storia di una gang di motociclisti gui-data da un veterano del Vietnam dalle tendenzesadiche. Non sono soltanto la miglior band nor-vegese di sempre, ma una delle formazioni piùcreative del rock degli ultimi decenni. E dellepiù inafferrabili. Partiti con il tossico death-me-tal di Lobotomizer (1991), sono arrivati a fareda colonna sonora alla manifestazione per il cen-tesimo anniversario dell’Accademia Norvege-se della Scienza e della Tecnica, da cui arriva-no le parti più delicate de Here Be Monsters.Sarà che Trondheim non è Londra e neppureNew York, sarà che l’etichetta di band orgo-gliosamente alternativa spaventa una largafetta del pubblico, ma i Motorpsycho in Italiasono ancora oggetto di culto. Eppure la loro mu-sica degli ultimi anni sembra fatta apposta peril pubblico italiano. Perché raccoglie tante in-fluenze, non ha paura di mescolare gli opposti,ma è diventata sostanzialmente Prog. Nontroppo lontana, anzi!, da quello dell’apprezza-tissimo Steven Wilson. In Here Be Monsters tro-viamo l’eco dei primi King Crimson, dei PinkFloyd gilmouriani più introversi (Lacuna Sun-rise), oltre che dei Mogwai più onirici. A diffe-renza di Wilson sono perdutamente innamoratidella psichedelica americana degli Anni Ses-santa, per cui non stupitevi se gli intrecci vocalivi ricordano Crosby, Stills, e Nash. Le loro ra-dici arrivano fino a quel mondo sognante e uto-pico, così in scaletta c’è posto per la cover deSpin Spin Spin, gioiellino folk-soul di Terry Cal-lier ripreso all’epoca dagli HP Lovecraft. Fon-dono tutto, senza suonare derivativi. Non soloin Norvegia vivono benissimo senza l’Euro, mapossono insegnare la musica rock anche a chil’ha inventata. Almeno i Motorpsycho.

Per pungere la Juventus, Arrigo Sacchi l’ha para-gonata al Rosenberg, la squadra norvegese che vin-ce i campionati nazionali ma in Europa è inconsi-stente. I Motorpsycho assomigliano piuttosto al Ba-yern o alle squadre spagnole, in patria non hanno ri-vali ma anche in Europa fanno la loro grandissimafigura. Soprattutto dal punto di vista musicale. Tec-nicamente si passa dai dinamici strumentali realiz-zati per l’Accademia Norvegese a brani compressicome nella peggior tradizione indie, che purtroppoabbassano la media. Il cd è incluso come bonus nel-la confezione del vinile: così si fa. DISCRETO

Messi in pausa i Massimo Volume pienamen-te ritrovati di Aspettando i Barbari, Emidio Cle-menti, il cantante che non canta, ha tanta vo-glia di raccontare e raccontarsi, con uno stile let-terario che ama soffermarsi su dettagli insi-gnificanti per tutti ma non per lui (la descrizionedei portafogli in Hancock 96) non disdegnan-do l’invenzione di “tormentoni” alternativi(“noi facciamo ciò che siamo”). Dopo lo splen-dido Notturno Americano dedicato al suo men-tore Emanuel Carnevali, è ancora fra noi con unnuovo progetto parallelo. Sorge è un duo,l’altra metà è Marco Caldera, tecnico del suo-no dei Massimo Volume e co-produttore del-l’ultimo album. La Guerra di Domani nascedallo studio del pianoforte verticale da parte diEmidio, dapprima intimorito e poi complice diuno strumento che lo ha aiutato a scoprire nuo-ve possibilità espressive, anche se non è un pia-nista. Le “macchine” di Caldera rispettano l’ap-proccio minimalista di Clementi, così dopoqualche minuto ci si abitua anche al suono del-le ritmiche elettroniche che credevamo contro-natura, in un simile contesto. Richard Sorge èstato una spia russa impiccata dai giapponesinel 1944, capace di fingersi nazista fino alla mor-te. “I pezzi scritti non parlano di lui, ma è comese si muovessero nell’ombra tracciata dalla suavicenda umana, in quella faglia tra ciò che si èe ciò che la vita ci conduce a essere”. Raccon-tano le ombre della vita d’artista (Hancock 96),le disillusioni dei quadretti famigliari (In Fa-miglia), l’arrivo della maturità (Accetto Tutto,Quello che ho perso), la ricerca di una Ragio-ne: chiede aiuto ai Maestri, come Philip Rothe Lowell, e dall’Inferno quest’ultimo gli ri-sponde che Noi facciamo ciò che siamo. Si de-finisce un artista minore, Clementi, ma capo-volge una massima aristotelica (siamo ciò chefacciamo) con la complicità del barman che tiversa qualcosa di speciale.

Il cd non è male, ma il vinile 180 grammi in limi-ted edition (con una tiratura iniziale colorata di ros-so) è stata stampata e masterizzata con cura certo-sina, garantisce un’esperienza d’ascolto decisa-mente superiore (come il 70 mm analogico diQuentin Tarantino). Si ascoltano più dettagli e lafatica d’ascolto è minore. Le percussioni elettroni-che, che su cd risultano un po’ secche, si integranomolto meglio con il resto della musica, la voce è piùvera. La copertina apribile ma non è incluso il co-dice per il download. BUONO

Motorpsycho“Here Be Monsters”

LP+CD Sickman Records Psycobabble 083

Sorge“La Guerra di Domani”

Lp Tannen Records FIR Y 73 8016670120056

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81ROCK E I SUOI FRATELLI AUDIOFILI ▼ FDS 244

Daniele Silvestri“Acrobati”

2 LP Sony Music 88985302191

L’Albero della Festa, realizzato da Daniele Sil-vestri insieme agli amici Max Gazzè e NicolòFabi, ci è subito sembrato un album “molto ca-rino”, caso abbastanza raro di artisti italiani checollaborano fra loro veramente. Dopo un paiod’anni è invecchiato benissimo, dimostra ancoraoggi una dote difficilissima da trovare: l’equi-librio. Non quello fra gli interventi dei tre can-tautori, ma fra l’impegno e la leggerezza. Acro-bati era annunciato come un album meno po-litico del solito, e invece parte subito con La miacasa, che è fra la Bastiglia e il Bataclan, citando l’ag-ghiacciante attentato islamista al concerto de-gli Eagles of Death Metal. Il brano successivo,il singolo Quali Alibi, ci precipita in Mafia Ca-pitale e nell’Italia Precaria dove non si vota più,nella politica fatta di slide che tanto siamo avan-ti alla Germania. Siamo tutti Acrobati, sugge-risce Silvestri nel malinconico brano omonimo,ma vivere sul filo non è una grande conquista,anche se l’acrobatica copertina è bellissima davedere. Il tono è dimesso, l’artista ha respira-to troppa tristezza e ha lo sguardo di un caneche è stato bastonato, ma non sconfitto. L’albumha una struttura mastodontica, 18 canzoni pie-ne di idee e collaborazioni, colorate come RoyPaci e Caparezza (La Guerra del Sale) oppurespigolose come quelle che ci si aspetta dagli Af-terhours Rodrigo D’Erasmo e Roberto Dell’era,mentre la base musicale è nelle solide mani del-la MMB, la Magical Mistery Band. Tante paro-le, tanti suoni, tanta roba. Troppa. In questomare manca inesorabilmente una sintesi effi-cace, rimane l’impressione di un work in pro-gress ancora da limare. Manca soprattutto la leg-gerezza che accompagna il miglior pop. Ma l’Al-bero della Festa è stato abbattuto da qualche pa-lazzinaro, nel frattempo.

Tutto il disco è stato registrato durante sessioni live,e si sente positivamente a livello di energia. Non c’èil sapore un po’ artefatto delle produzioni italiane diserie A, che eccedono spesso con il vestito buono einamidato. Il vinile è doppio e stranamente leggerino,ma il suono non pare risentirne: è chiaro e dettagliato,manca solo un po’ di profondità e qualche hertz inbasso, ma è anche dinamico il giusto. Sicuramentemeglio di tanta produzione corrente. Manca il co-dice per il download. DISCRETO/BUONO

Oh, Michael. Off The Wall è stato l’album piùimportante della sua carriera, si afferma nellenote di copertina, ed è un azzardo che ci pia-ce, anche se Thriller è Thriller. Quello che pen-siamo di quest’album epocale lo abbiamoscritto nell’articolo di copertina di Fedeltà delSuono n. 236, cui rimandiamo per eventuali ap-profondimenti. L’atout della ristampa non è tan-to nella musica del cd, ma nel Blu-Ray (pote-te scegliere anche il DVD) allegato, che raccontail viaggio del bambino prodigio dei Jackson 5che diventa l’entertainer più famoso del mon-do: Michael Jackson’s Journey from Motownto Off the Wall, lo ha firmato Spike Lee, ed èuna autentica manna. È “solo” un documen-tario, ma ci consente di vedere in faccia gli au-tori Kenny Gamble/Leon Huff e l’ingegnere delsuono Bruce Swedien, ascoltare le opinioni delfondatore della Motown, Berry Gordy, scopri-re che i responsabili della Epic non volevanoQuincy Jones perché temevano che fosse trop-po jazzista, che il timido Michael frequentavalo Studio 54 di New York, che le riviste non lomettevano in copertina perché nel 1978 un nerofaceva ancora perdere copie, che i tour con iJacksons erano incredibilmente spettacolari(le riprese dei concerti valgono da sole il prez-zo del biglietto, insieme al giovane Michael concapigliatura afro). Molte interviste sono d’epo-ca, altre sono state realizzate per l’occasione esono una conferma che l’impronta dei suoi mo-cassini ha lasciato un segno ancora profondo:Questlove dei Roots, Mark Ronson, Esperan-za Spalding, Stevie Wonder, Sieda Garreth, JohnLegend, Pharrell Williams, David Byrne… Il commento migliore è della leggenda del ba-sket Kobe Bryant, che curiosamente mette in-sieme i giganti dello sport e il King of Pop:“Penso che la percezione dell’attuale genera-zione sia deviata. L’amore per il mestiere di-venta secondario all’amore per la fama e la no-torietà. La mia generazione, quella di Micha-el Jordan, Magic Johnson, Michael Jackson, siconcentrava su ciò che amava fare”.

Il cd è deludente, il remaster non ce la fa a racco-gliere la magnificenza del vinile (quelli originali sonouno splendore), dal momento che si è semplicementeutilizzato il file “masterizzato per iTunes”. Non pro-prio quello che speravano gli audiofili, direi. Da con-siderare solo come un gradevole presente allegato alBlu-ray di Spike Lee, che invece convince sotto tut-ti punti di vista (con i limiti legati all’utilizzo di pre-zioso materiale storico). DISCRETO

Quando Fellini ha contato i suoi film, pren-dendo in considerazione anche le “mezze re-gie”, ci ha regalato lo straordinario “8 ½”. An-che Steven Wilson fa la conta, e a pochi mesi dalsuo quarto lavoro da solista, l’acclamato Hand.Cannot. Erase., ci propone un disco di 37 mi-nuti che una volta sarebbe stato un album stan-dard, ma nell’epoca del cd (anche se declinante)a lunga durata è considerato un EP, quindi ½album. Recentemente ha anche pubblicatoTransience, una bella raccolta disponibile solosu doppio vinile, che non viene considerata nelcalcolo. Ma veniamo a 4 ½. Quattro tracce nonhanno trovato posto su Hand. Cannot, Erase.,una su The Raven that Refused to Sing, men-tre Don’t Hate Me arriva dal repertorio dei Por-cupine Tree del 1998, ed è un bel duetto con lacantante israeliana Ninet Tayeb, che mescolasuoni in studio ed esibizioni live, un po’ comefaceva il maestro Frank Zappa. Come è notoWilson è diventato il più acclamato autore diremix del repertorio Prog, i nastri di Yes, Gen-tle Giant, King Crimson sono stati oggetto del-le sue amorevoli cure, e in qualche modosono rimasti attaccati addosso alla sua musica.Ma senza il cinismo dei fratelli Coen quandoricostruiscono la Hollywood dei film di gene-re degli Anni Cinquanta, quello di Wilson èamore puro e disinteressato, per lui il tempo siè fermato nel 1973 (se preferite i Pink Floyd,però, meglio i norvegesi Motorpsycho). Pocomale, direi, la sua musica è sempre una sicu-rezza, anche se in questo caso non introducenulla di nuovo, presentandoci i “soliti” branimolto lunghi suonati in modo eccelso, con ledivagazioni strumentali che possono apparireprolisse ma non sono mai barocche. E regala-no piaceri antichi, sapori ormai persi. O sem-plicemente passati di moda. Come guidare unavecchia station wagon svedese dal rapportopeso/potenza di un furgone, ma che dopo tan-ti anni sembra appena uscita dal concessiona-rio. Oppure ascoltare un disco non compressoin un impianto stereo con i cavi grossi così, allafaccia del Bluetooth.

Come avrete intuito dal finale della recensione nonè un disco compresso, per fortuna, la musica respirabene grazie ad una masterizzazione convincente edai solchi poco stressati, vista la durata non eccessivadelle facciate. Steven preferisce il Blu-ray, perché tro-va che sia sempre difficile stampare vinile di qua-lità, oggi, ma il 180 grammi di 4 ½ è sicuramenteun prodotto di qualità anche dal punto di vista tec-nico. BUONO

Michael Jackson“Off The Wall”

CD+Blu-ray Sony/Legacy 88875124472

Steven Wilson“4 ½”

LP+ Download Kscope 917

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24 aprile Locri, Corte delPalazzo di CittàSergio CammariereOriginario di Crotone e“cittadino del mondo” perinseguire il grande sognodella musica, ha pubblica-to diversi album, tra cuiDalla pace del mare lontano,Sul sentiero, Il pane il vino ela visione, Carovane e l’ulti-mo, uscito nel 2012, cheporta il suo nome e ne de-linea una precisa e raffina-ta identità, Sergio Camma-riere. Autore di colonne sonore diprestigio per il cinema, col-labora anche con il teatro,riscuotendo sempre suc-cessi di critica e pubblico.Grande e generoso concer-tista, vincitore di premi im-portanti tra cui la TargaTenco, sempre attento allaricerca di nuove sonorità, lasua sensibile versatilità nefa un artista a tutto tondo,che spazia dalla musicaclassica al jazz, da ritmisudamericani ad atmosfereprogressive, rese originalida un talento innato per lacomposizione e da una si-nergia con il suo pianofor-te che è quasi un prolun-gamento del suo essere.

29 aprile Bologna, TeatroEuropauditoriumQueen at the opera

Grazie alla presenza sulpalco di oltre cinquantastraordinari performer, conQueen At The Opera il pub-blico avrà la possibilità diascoltare per la prima vol-ta la musica dei Queen inuna inedita e coinvolgenteveste classico-operistica.Quattro talentuosi cantanti(Federica Buda, Luca Mar-coni, Roberta Orrù, JordanTrey) già noti al pubblico diNotre dame de Paris, The voi-ce, Roma Opera Musical, sonopronti a confrontarsi con ipiù grandi capolavori delpopolarissimo gruppo diFreddie Mercury, BrianMay, John Deacon, RogerTaylor. Classici senza tem-po come We Are The Cham-

pions, Barcelona, BohemianRhapsody, We Will Rock You,The Show Must Go On, RadioGa Ga, A Kind Of Magic,Under Pressure, Another OneBites The Dust e tanti altri ri-vivranno in tutto il loro tra-volgente splendore graziealla perfetta fusione sonoratra una potente Rock Bande una vera Orchestra Sin-fonica. Il tutto sarà impre-ziosito da un suggestivovisual show, che renderà l’at-mosfera dello spettacoloancora più emozionante ecoinvolgente. Patrocinatodall’Ufficio per la Cultura elo Spettacolo del Comunedi Roma e ritenuto un“evento di grande rilevan-za ed innovazione cultura-le”, Queen At The Opera sipreannuncia come lo spet-tacolo più sorprendente edimperdibile degli ultimianni. Special guest alla chi-tarra: Federico Poggipollini(Ligabue, Litfiba).

30 aprile Roma, Audito-rium Parco della MusicaAntonella Ruggiero: Con-certo VersatileMark Harris, pianoforte earmonium.Roberto Colombo, voco-der e synth bass.Il nome di Antonella Rug-giero, una delle voci piùversatili del panorama ita-liano, ha attraversato gli

ultimi venticinque anni del-la musica italiana; con le suecanzoni ha raccontato e se-guito in parallelo l’evolu-zione e la traiettoria dei co-stumi, del gusto del grandepubblico. Prima con i MatiaBazar e poi, dagli anni no-vanta, con una carriera so-lista tanto variegata quantodi successo, la sua abilità diinterprete, intrecciata aduna naturale curiosità e aldesiderio di spaziare oltre iconfini delle formule e deilinguaggi tradizionali, hasaputo toccare campi e pun-ti virtualmente molto di-stanti tra loro. Queste dif-ferenti esperienze, venute-si a maturare in questi anni,vengono ora proposte daAntonella in un concertoche tocca tutti i suoi piùgrandi successi da Vacanzeromane al più recente Echid’infinito, andando così adinterpretare in chiave tuttanuova brani che hanno fat-to la storia della musicaleggera italiana. La carrieradi Antonella Ruggiero nonsi è fermata al pop: negli ul-timi anni ha infatti attra-versato la musica legataalla cultura religiosa occi-dentale, indiana e africanaper poi spingersi nelle at-mosfere di Broadway, ilfado portoghese, la canzo-ne d’autore e l’Italia a ca-vallo fra le due guerre. Pop,

FDS 244 ▼ APPUNTAMENTI D’ASCOLTO • a cura della Redazione82

Rassegna di concerti ed eventi di tutti i generi musicali per lasciare, una voltatanto,l’impianto spento. O, quantomeno, in stand-by...

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dunque, ma anche musicasacra e musiche dal mondoin questo recital che rag-giunge anche i brani di al-cuni celebri cantautori ita-liani, scoprendo però sem-pre nuove modalità di ar-rangiamento ed interpre-tazione. Ad accompagnareAntonella in questo viaggio,un duo formato da piano-forte e vocoder.

23 aprile Pergine Valsu-gana, Palaghiaccio29 aprile Assago (Mi), Me-diolanum Forum7 maggio Roma, Pala Lot-tomatica13 maggio Rimini, Sta-dium 10514 maggio Casalecchio diReno (Bo), Unipol Arena15 maggio Torino, Pala Al-pitour17 maggio Montichiari,Pala George20 maggio Firenze, Nel-son Mandela Forum21 maggio Padova, GranTeatro GeoxElio e le Storie Tese

Ne è passato di tempo da‘83 l’anno per te, il concorsodi Radio Poster che incoro-nò vincitori a pari meritocon un altro i giovanissimiEelST. Trentadue anni dopo,gli allori di Radio Postersono poco più di un ricordo;non è pensabile dormirci so-pra. Da questa considera-zione nasce la nuova pro-vocatoria iniziativa by Elioe le Storie Tese, il PiccoliEnergumeni Tour. Obbietti-vo del Piccoli EnergumeniTour (PET) è dare spettaco-lo in grandi spazi come pa-

FDS 244 ▼ APPUNTAMENTI D’ASCOLTO

lasport, arene e festival al-l’aperto, per raggiungerepiù spettatori in un colposolo. Al contrario dei con-certi nei teatri (per i qualisono necessarie 1-2 rappre-sentazioni per città), neiCafè chantant (10-50 rap-presentazioni per città) onelle case di singoli e coppie(migliaia di concerti per cit-tà), la scena musicale delpalasport riserva vantaggi.Fra tutti: agli EelST toccafare meno concerti e c’è piùtempo da dedicare alle pro-prie attività professionali.Attività professionali dimembri e collaboratori de-gli EelST aggiornate al 1dicembre 2015: credere ne-gli esseri umani che hannoil coraggio di essere umani(Elio). Automodellismo dipregio (Cesareo). Telecro-nismo di baseball (Faso).Moto da trial (ChristianMeyer). Giochini sul tele-fono (Rocco Tanica). Mi-crosaldature (Jantoman).Gorgheggi (Paola Folli). Ri-dere continuamente (Vitto-

rio Cosma). Progettare edi-fici (arch. Mangoni). Altrivantaggi del mondo pala-sport: se viene tanta gente,si simpatizza; se viene pocagente, stanno comodi. Alcontrario di quelli che de-buttano col tour, ad esem-pio a Gorizia (inventando-si che sono molto legati aGorizia mentre in realtà de-vono ancora rodare lo spet-tacolo e sperano che ai go-riziani vada bene tutto), ilPET comincerà a Milano eRoma, due città considera-te altrettanto valide in Italia.

Visto che come rodano glispettacoli gli EelST pochi al-tri li rodano, è ragionevolecredere che già i primi duespettacoli saranno un mec-canismo oliato e perfetto. Eove mai il meccanismo siraffinasse ulteriormentecammin facendo, che bellosarebbe concludere il tour aGorizia invece di iniziarve-lo, alla faccia di chi ha sem-pre guardato alla confluen-za delle valli d’Isonzo e Vi-pacco come ad un non-luo-go, ad una sorta di discari-ca culturale che non meritaun concerto decente.

3 maggio, Roma, Audito-rium Parco della MusicaAlberto Fortis Do l’anima

A trentacinque anni dal suoesordio folgorante, AlbertoFortis continua a macinarechilometri di musica e tor-na a sorprendere. AlbertoFortis ha una storia di gran-di successi nella musica ita-liana: Il debutto discografi-co è nel ’79 con l’album Al-berto Fortis dove viene ac-compagnato dalla Premia-ta Forneria Marconi e con ilquale ottiene subito ungrande successo. Albertoconquista rapidamente l’af-fetto del pubblico con can-zoni come La sedia di lillà, IlDuomo di notte, Milano eVincenzo, Settembre e La neñadel Salvador che lo consa-crano tra i grandi protago-nisti della musica italiana eche ancora in concerto ese-gue in maniera impeccabi-le con la sua voce di im-mutato fascino. Sedici al-bum realizzati tra Italia,Stati Uniti e Inghilterra, un

disco di platino, due d’oroe oltre un milione e mezzodi dischi venduti. Ritornaoggi con un nuovo disco Dol’Anima, prodotto e arran-giato da Lucio Fabbri e Al-berto Fortis e con la parte-cipazione di Biagio Anto-nacci, Roberto Vecchioni eCarlos Alomar. Il live che cipropone, voce e pianoforte,propone i nuovi e vecchisuccessi, con la sua voce tra-volgente, uno show degnodi un grande musicista.

6 maggio, Roma, Audito-rium Parco della MusicaCaetano & Gil. Twofriends, a century of music

Arrivano all’Auditoriumper uno straordinario con-certo, unica data italiana,due dei principali compo-sitori/artisti del ventesimosecolo Caetano Veloso eGilberto Gil. Veloso e Gil fe-steggiano quest’anno il cin-quantesimo anniversariodella loro carriera artistica eamicizia. Si sono incontra-ti per la prima volta percaso a Salvador de Bahia, eda quel giorno dei primianni ’60 sono stati moltoamici, nonostante la vita liabbia a volte allontanati.Insieme, hanno scritto solopoche composizioni, mahanno condiviso gioie, mo-menti felici, avventure emomenti tristi e la loro ami-cizia è sempre stata lì, in-tatta. È ovvia l’ammirazio-ne che ciascuno di loro hanei confronti dell’altro ma,nonostante ciò, hanno in-contrato non poche diffi-

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coltà nel decidere la set listper lo show che intendonoportare sul palco per questacelebrazione. Vogliono del-le canzoni che significhinoqualcosa, sia per la loroamicizia che per il loro rap-porto musicale. Da quandosi sono esibiti nel tour mon-diale Tropicalia 2 nel lonta-no 1994, molti produttori davarie parti del mondo han-no richiesto che venisse ri-petuto questo tipo di show,ma solo ora, dopo cheognuno di loro ha svilup-pato diversi progetti e pro-dotto molti album, hannotrovato il tempo per fer-marsi e discutere di questonuovo duo in cui sarannosolo loro due sul palco conle loro chitarre.

Dal 6 al 14 maggio, VicenzaXXI Edizione New Con-versations Vicenza Jazz.Di nuovo in viaggio versola libertàLa musica improvvisatacome un inno alla libertà,creativa ma anche civile;l’espressione artistica comestrumento di “lotta” perl’emancipazione personalee sociale. È questo il mes-saggio lanciato dalla ven-tunesima edizione del fe-stival New Conversations– Vicenza Jazz, raccolto inun programma che andràin scena dal 6 al 14 maggio,sotto la bandiera di un ti-tolo musicalmente mili-tante: “Di nuovo in viaggioverso la libertà”. L’origi-nalità delle proposte, laricchezza dei percorsid’ascolto, come anchel’enorme quantità di con-certi (ben oltre un centina-

FDS 244 ▼ APPUNTAMENTI D’ASCOLTO

io concentrati nell’arco dinove giorni) sono ormai ilmarchio di fabbrica dellamanifestazione fondata ediretta da Riccardo Braz-zale. Stefano Bollani conDaniele Sepe, Paolo Fresucon Ralph Towner, BradMehldau in trio, Joe Lova-no, Enrico Rava sono soloalcuni dei grandi nomi checalcheranno i numerosipalcoscenici del festival. Ea rimarcare la tematica li-bertaria del programma ar-riveranno anche il PowerTrio (con David Murray,Geri Allen e Terri LyneCarrington) e il pianistaFrederic Rzewski.

5 maggio, Thiene, TeatroComunaleKenny Garrett QuintetKenny Garrett (sax alto esoprano), Vernell Brown(pianoforte), Corcoran Holt(contrabbasso), MarcusBaylor (batteria), RudyBird (percussioni).

6 maggio Teatro Olimpico,Bar Borsa Jazz Cafè Tri-vellatoOpening act: reading conGeorge Elliott Clarke(voce recitante) & RobertBonisolo (sax)Joe Lovano Classic Quar-tet. Joe Lovano (sax), La-wrence Fields (pianofor-te), Peter Slavov (contrab-basso), Lamy Estrefi (bat-teria).Robert Bonisolo Trio +special guest Adrian Me-ars. Adrian Mears (trom-bone), Robert Bonisolo(sax), Marc Abrams (con-trabbasso), Mauro Beggio(batteria).

7 maggio, Piazza dei Si-gnoriDaniele Sepe Quintet feat.Stefano Bollani: Sepe, Bol-lani & la musica terrestreDaniele Sepe (sax, flauto),Floriana Cangianu (voce),Tommy De Paola (tastiere),Davide Costagliola (bassoelettrico), Paolo Forlini(batteria). Special guest: Ste-fano Bollani (pianoforte,piano Fender Rhodes)

8 maggio, Gallerie di Pa-lazzo Leoni Montanari, Ba-silica Palladiana, TeatroOlimpicoHyper + Amir ElSaffar.Amir ElSaffar (tromba), Ni-cola Fazzini (sax), Ales-sandro Fedrigo (basso acu-stico), Luca Colussi (batte-ria).

Poetry Vicenza: George El-liott Clarke (Canada). ConGionni Di Clemente (chi-tarra, oud), Bruno Censori(chitarra synth), Amir El-Saffar (tromba)Pedrollo Intersezioni Or-chestra feat. MaurizioGiammarco (sax)Franco Ambrosetti &Dado Moroni Duo. FrancoAmbrosetti (tromba), Dado

Moroni (pianoforte)Francesco Bearzatti Tinis-sima Quartet: This Machi-ne Kills Fascists. Suite forWoody GuthrieFrancesco Bearzatti (sax),Giovanni Falzone (trom-ba, effetti, voce), DaniloGallo (contrabbasso), ZenoDe Rossi (batteria).Hyper + Amir ElSaffar.Amir ElSaffar (tromba), Ni-cola Fazzini (sax),  Ales-sandro Fedrigo (basso acu-stico), Luca Colussi (batte-ria).

9 maggio, Teatro Comu-nale, Bar Borsa Jazz CafèTrivellatoMurray, Allen & Carrin-gton Power Trio. DavidMurray (sax), Geri Allen(pianoforte), Terri Lyne

Carrington (batteria).Alessandro Lanzoni Trio +Ben Wendel. Ben Wendel(sax), Alessandro Lanzoni(pianoforte), Matteo Bor-tone (contrabbasso), EnricoMorello (batteria).

10 maggio Gallerie di Pa-lazzo Leoni Montanari,Teatro Olimpico, Bar BorsaJazz Cafè TrivellatoPoetry Vicenza. Shake-speare: un omaggio dipoesia, musica e compu-ter. Claudio Ambrosini eZero Vocal EnsembleRalph Towner & PaoloFresu. Ralph Towner (chi-tarra), Paolo Fresu (trom-ba).

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Three Reeds Quintet feat.David Liebman. DavidLiebman (sax), FedericoBenedetti (sax), RomanoPratesi (clarinetto basso),Paolo Ghetti (contrabbas-so), Mauro Beggio (batte-ria).

11 maggio, Teatro Comu-nale, Bar Borsa Jazz CafèTrivellatoBilly Hart Group feat.Ethan Iverson, Mark Tur-ner, Ben StreetBilly Hart (batteria), EthanIverson (pianoforte), MarkTurner (sax), Ben Street(contrabbasso)Cristiano Arcelli “Sola-ris”. Cristiano Arcelli (sax),Stefano Senni (contrabbas-so), Bernardo Guerra (bat-teria).Dario Cecchini Triozone.Dario Cecchini (sax), Gui-do Zorn (contrabbasso),Bernardo Guerra (batte-ria).

12 maggio, Teatro Comu-nale, Bar Borsa Jazz CafèTrivellatoGiancarlo SchiaffiniPhantabrass feat. SilviaSchiavoni: A cento metricomincia il bosco: guerra,memoria, natura. SilviaSchiavoni (voce), Giancar-lo Schiaffini (direzione,trombone), Flavio Davanzo(tromba), Luca Calabrese,Alberto Mandarini (trom-ba, flicorno), Martin Mayes(corno), Lauro Rossi, SebiTramontana (trombone),Gianpiero Malfatto (eu-phonium), Beppe Caruso(basso tuba), Giovanni Ma-ier (contrabbasso), LucaColussi (percussione).Danilo Memoli “Newro-pean Quartet”. Ralph Rei-chert (sax), Danilo Memo-li (pianoforte), Milan Ni-colic (contrabbasso), JorisDudli (batteria).

Venerdì 13 maggio, Uni-versità di Vicenza, TeatroComunale, Bar Borsa Jazz

FDS 244 ▼ APPUNTAMENTI D’ASCOLTO

Cafè TrivellatoUnipd Big Band. Big Banddell’Università di Padovadiretta da Alessandro Fe-drigo.Brad Mehldau Trio. BradMehldau (pianoforte), Lar-ry Grenadier (contrabbas-so), Jeff Ballard (batteria)New Motion Quartet fea-turing Dino Rubino &Francesco Geminiani.Dino Rubino (pianoforte,tromba), Francesco Gemi-niani (sax), Lorenzo Conte(contrabbasso), Mark Schil-ders (batteria).Daniele Di Bonaventura& Giovanni Guidi. Da-niele di Bonaventura (ban-doneon), Giovanni Guidi(pianoforte).

14 maggio, Teatro Olimpi-co, Bar Borsa Jazz Cafè Tri-vellatoEnrico Rava New Quartet.Enrico Rava (tromba),Francesco Diodati (chitar-ra), Gabriele Evangelista(contrabbasso), Enrico Mo-rello (batteria).Frederic Rzewski PianoSolo: Plays El pueblo ThePeople United Will NeverBe Defeated!36 variazioni su El pueblounido jamás será vencido.Alessandro Presti Quintet.Alessandro Presti (trom-ba), Daniele Tittarelli (sax),Alessandro Lanzoni (pia-noforte), Gabriele Evange-lista (contrabbasso), Fran-cesco Ciniglio (batteria).

Dal 2 al 14 Maggio, Ra-venna

Quarantatreesima edizio-ne Ravenna Jazz 2016Un vero mappamondo deljazz, con innumerevoli sfu-mature stilistiche: dagliStati Uniti (coi Take 6) allaRepubblica Dominicana(con Michel Camilo), viag-giando poi via via versoIsraele (da dove arriveràAvishai Cohen), l’Italia(rappresentata dai FunkOff assieme a Karima), ilPortogallo (Carmen Sou-za). Poi di nuovo in movi-mento verso la Gran Bre-tagna (i GoGo Penguin edAnthony Strong) e il Brasile(Tati Vallecon Cristina Ren-zetti), transitando pure perla Romagna (i Sacri Cuorie i Blues Burdèl). Con que-sto inarrestabile viaggioattraverso i continenti, Ra-venna Jazz andrà in scenadal 2 al 14 maggio. La 43°edizione del festival ra-vennate avrà un’overtureall’aperto il 2 maggio, conil kolossal orchestrale “Paz-zi di Jazz” Young Project:ben duecentocinquantababy musicisti in scena,sui quali spicca la presen-za come solista di PaoloFresu. Dal 5 maggio il fe-stival proseguirà con i bigdel cartellone in program-ma al Teatro Alighieri e leproposte più esplorativedi “Ravenna 43° Jazz Club”in vari club della città e deidintorni (il Mama’s Club, ilTeatro Socjale di Piangipa-ne, il Cisim di Lido Adria-no). Ogni pomeriggio, inol-tre, i concerti Aperitifs por-teranno la musica dal vivoin numerosi locali del cen-

tro cittadino. Ravenna Jazzè organizzato da Jazz Net-work con la collaborazionedegli Assessorati alla Cul-tura del Comune di Ra-venna e della Regione Emi-lia-Romagna, con il con-tributo della Fondazionedel Monte di Bologna eRavenna, con il sostegnodel Ministero dei Beni edelle Attività Culturali edel Turismo e con la parte-cipazione della SIAE.

2 maggio, Piazza del Po-poloPazzi di Jazz Young Pro-ject: orchestra dei giovani,orchestra di percussioni,coro swing kid & coroteen voices. Duecentocin-quanta giovanissimi diret-ti da Tommaso Vittorini,Ambrogio Sparagna &Alien Dee. Special guestPaolo Fresu, AmbrogioSparagna & Alien Dee.

Blue Skies. Omaggio a EllaFitzgerald nel ventennaledella scomparsa.

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5 maggio, Teatro AlighieriAvishai Cohen Trio. Avi-shai Cohen, contrabbasso,voce; Omri Mor, pianofor-te; Daniel Dor, batteria.

6 maggio, Lido Adriano(RA), Cisim, Ravenna 43°Jazz ClubSacri Cuori + special guestTerry Lee Hale. FrancescoValtieri, sax baritono; An-tonio Gramentieri, chitarra;Francesco Giampaoli, con-trabbasso; Diego Sapigno-li, batteria, percussioni; En-rico Mao Bocchini, batteria,percussioni; Terry LeeHale, voce.

7 maggio, Teatro AlighieriTake 6. Joey Kibble, MarkKibble, Alvin Chea, ClaudeMcKnight, David Thomas,Khristian Dentley, voci

8 maggio, Teatro AlighieriFunk Off + Special GuestKarima

Dario Cecchini, sax barito-no, direzione; Paolo Bini,Mirco Rubegni, EmilianoBassi, tromba; Sergio San-telli, Tiziano Panchetti, saxcontralto; Andrea Pasi,Claudio Giovagnoli, saxtenore; Giacomo Bassi, Ni-cola Cipriani, sax baritono;Giordano Geroni, sousa-phone; Francesco Bassi,rullante, coordinamentosezione ritmica; Alessan-dro Suggelli, grancassa;Luca Bassani, piatti; Da-niele Bassi, percussioneleggera; Karima, voce.

9 maggio, Mama’s Club,Ravenna 43° Jazz ClubCristina Renzetti & TatiValle: As Madalenas. Voci,chitarre, percussioni.

FDS 244 ▼ APPUNTAMENTI D’ASCOLTO

10 maggio, Piangipane(RA), Teatro SocialeCarmen Souza & Theo Pa-scal Quartet Epistola

Carmen Souza, voce, pia-noforte, chitarra; Theo Pa-scal, contrabbasso, bassoel.; Nathaniel Facey, saxalto; Shane Forbes, batteria.

11 maggio, Lido Adriano(RA), Cisim, Ravenna 43°Jazz ClubGoGo Penguin. Chris Il-lingworth, pianoforte; NickBlacka, contrabbasso; RobTurner, batteria.

12 maggio, Ravenna, Ma-ma’s Club, Ravenna 43°Jazz ClubBlues Burdèl Vocal Quar-tet: Dai Fiumi Uniti alMississippi. Le cante ro-magnole in veste jazz. Ca-tia Gori, soprano; MarisaNaldi, contralto; Alessan-dro Maltoni, tenore; Fran-cesco Maltoni, basso.

13 maggio, Piangipane(RA), Teatro SocialeAnthony Strong: On a Cle-ar DayAnthony Strong, voce, pia-noforte; Alam Nathoo, saxtenore; Spencer Brown,contrabbasso; Dave Ohm,batteria

Sabato 14 maggio, Raven-na, Teatro AlighieriMichel Camilo PianoSolo. Michel Camilo, pia-noforte.

18 maggio Milano, Tea-tro degli ArcimboldiGiovanni AlleviUn concerto straordinarioquello che Giovanni Alleviterrà al Teatro degli Ar-cimboldi a Milano, in cuifarà rivivere i più grandi

capolavori per Coro e Or-chestra della storia dellamusica: da Johann Seba-stian Bach a Carl Orff, daGiuseppe Verdi a GeorgFriedrich Händel e Wol-fgang Amadeus Mozart.La serata, organizzata dalComitato Lombardiadell’Associazione Italianaper la Ricerca sul Cancro,ha come obiettivo la rac-colta di fondi a soste-gno della ricerca oncologi-ca sui tumori pediatrici.

23 maggio Torino, TeatroColosseo24 maggio Milano, Tea-tro degli Arcimboldi25 maggio Padova, GranTeatro Geox27 maggio Firenze, TeatroVerdi28 maggio Bologna, Au-ditorium Manzoni29 maggio Roma, Audito-rium Parco della Musica31 maggio Brescia, Pala-banco

Elvis CostelloArriva in Italia a maggio2016 il Detur solo show di El-vis Costello: il geniale ar-tista inglese, impegnatocon una tournée mondialefarà tappa nel nostro pae-se. Lo spettacolo, accoltocon entusiasmo in tutto ilmondo, è un viaggio stra-ordinariamente diverten-te attraverso l’incredibilevita di Elvis Costello. Tra i100 artisti più grandi ditutti i tempi secondo Rol-ling Stone, Costello vantauna lunga carriera all’in-segna della metamorfosi,con uno stile musicale uni-co e una ricercata scritturadei testi. Dotato di grandesarcasmo e grinta melodi-ca, l’eclettico artista è ca-pace rompere ogni schemaspaziando con disinvoltu-ra dal punk alla DeutscheGrammophon, dal croo-ning pop, fino alla risco-perta delle radici folk ame-ricane.

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92 FDS 244 ▼ La Bacchetta Magica • DISCHI AUDIOPHILE • di Antonio Scanferlato

MENÙ À LA CARTE: GLI ANTIPASTI - (I parte)

Una volta “tutti” avevano uno stereo in casa e com-perare dischi era la cosa più normale del mondo. L’im-posizione del digitale, invece, ha istigato il lato pi-

ratesco insito nella gente comune, dapprima con i maste-rizzatori per CD e poi con i nefasti mp3, scaricabili illegal-mente dalla rete (non noi audiofili, perché siamo l’unica ca-tegoria di persone che la musica l’ha sempre acquistata, an-che a caro prezzo). Ormai il contesto sociale e culturale è cam-biato in modo irreversibile, a danno della società e della stes-sa musica. Sì perché fino agli anni ’70 la musica era consi-derata cultura (e lo era per davvero). Essa aveva una forzaaggregante tale da creare costumi, mode, tendenze e so-prattutto… nuove idee libere e indipendenti. Per fortuna oggi il mondo trabocca di vecchi long playingdal contenuto meraviglioso (non sempre ben tenuti e a prez-zi sensati). Qualcuno ogni tanto mi chiede da dove poter co-minciare a costruire una raccolta di album analogica da cuifar partire una personale ricerca, così mi permetto di sug-gerire dieci dischi dieci di assoluto valore artistico, storico e,ovviamente, anche sonico. Dieci dischi che andrò a tratta-re in due parti, i secondi cinque dischi vi aspetteranno sul-le pagine del prossimo numero per ragioni di spazio e pia-nificazione editoriale, e nonostante questo, come potete im-maginare, ho dovuto operare molti tagli e semplificazionia storie e fenomeni che meriterebbero vere e proprie singo-le trattazioni.

MUDDY WATERS Folk Singer(Original Master Recording MFSL 1-201)

Molta della musica che ascoltiamo oggi discende dalla fu-sione delle canzoni popolari europee con i ritmi sincopati chegli schiavi africani americani importarono dal loro continente.Essi dapprima ebbero il permesso di cantare solo le lodi alSignore (spiritual e gospel). Dopo la guerra di secessione (1881– 1885), i neri, furono “liberi” di esprimersi anche in conte-sti laici e pubblici, tipicamente feste private, ricorrenze, ri-trovi e locali. Fu così che esplose il Blues. Considerata, da-gli stessi neri, musica del diavolo perché suonata in tutti con-testi più peccaminosi che i centri abitati offrissero. Folk Sin-ger è un album esclusivamente acustico. La sua musica con-tiene tutti gli stereotipi del Blues rurale: i calls (richiami), imoans (lamenti) ma anche molta ironia, doppi sensi e rife-rimenti sessuali ai limiti dell’esplicito. Se non si è ben com-presa l’essenza del Blues, o non la si conosce affatto, le pri-me note di una di qualsiasi di queste canzoni vi svelerà tut-to il mondo della musica più nera che l’America abbia maiespresso. Le nove canzoni dell’album sono piccoli miraco-li di esecuzione ed interpretazione. Qualcuno ha notato chela maggior parte dei brani iniziano in modo molto simile.Bene, bravo! Ma andrebbe osservato anche quanto MuddyWaters viva interiormente ciò che canta col massimo dellapassione e del trasporto. Egli recita il testo completamentecalato nella parte, come fosse un attore di teatro. Sicché i pro-tagonisti delle sue canzoni prendono vita attraverso tutti glistati d’animo narrati. Muddy sussurra, grida, geme, trema,scherza... così tutta la tragedia e tutta l’umanità di un uomo,(e di un popolo) vinto ma fiero, vivo e creativo come non mai,ci viene trasmesso direttamente nel cuore. E questo signifi-ca grandi emozioni, per noi auditori. Canzoni come “My Cap-tain”, “You Gonna Need My Help”, “Cold Weather Blues”,“Big Leg Woman” rimangono nella storia come pietre mi-liari sulla strada della vita. Alla seconda chitarra compareun Buddy Guy poco più che adolescente ma già dotatissi-mo; al contrabbasso c’è il grande (anche fisicamente) WillieDixon, altro compositore fuoriclasse, amico personale di Mud-dy; Clifton James, già batterista del grande Bo Diddley, allabatteria.

I fonici della Chess (studio di registrazione Ter Mar) seppero com-prendere e catturare tutto il pathos di questa incredibile opera, finnella più recondita nuance. Infatti si può “vedere” Muddy Wa-ters muoversi davanti al microfono, si può percepire ogni minimorespiro, ogni più sottile sfumatura, così come si può saltare sullasedia, scossi dall’enorme potenza di cui è capace la sua voce (conqualche testina alcuni picchi portano inevitabilmente al mistrac-king). La versione che preferisco è certamente quella OMR, per-ché più fluida, più dinamica e più naturale nella restituzione deicontrasti dinamici e del dettaglio. Seconda in classifica è la Clas-sic Records, solo meno magica della prima. Ho notato che, per que-sto titolo, è molto vivo il mercato delle ristampe, anche in CD, percui l’imbarazzo è solo nella scelta.

Mi commuove sapere di tanti giovani impegnati a scoprire le gioie della musica a trentatré giri. Molti di essi, però,appaiono disorientati e persi nel grande mare della voluttuosa bellezza analogica, così mi è venuta l’idea di stuz-zicare loro l’appetito attraverso la presentazione di alcuni album, dai quali iniziare una propria ricerca. Oppure,con essi, realizzare una collezione breve, succinta e compendiosa.

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93DISCHI AUDIOPHILE • La Bacchetta Magica ▼ FDS 244

B.B. KING Live At Regal(LP ABC-Paramount/De Agostini ABC 509)

Il 21 Novembre del 1964 presso il Regal Theatre di Chica-go andò in scena uno dei concerti più entusiasmanti di sem-pre, tanto che esso divenne leggenda. Quella notte il palcovenne invaso da una nutrita sezione di strumenti a fiato, daun pianoforte, un basso e una batteria. Alla voce ed alla Gib-son ES 355, con il suo stile chitarristico unico, inconfondibileed inimitato, c’era il più trascinante e carismatico dei blue-sman dell’epoca: mister... B.B. King! B.B. King è l’artista cheha portato più persone al Blues, dopo Robert Johnson; ha suo-nato per tutta la sua vita, quasi ininterrottamente. Pratica-mente è morto suonando, a novant’anni... suonati! Nel con-certo in questione possiamo ascoltare una band al massimodella sua espressività ed energia; un B.B. King in stato di gra-zia, padrone assoluto della scena, un vero mattatore o, permeglio dire, un entertainer completo. E poi ci sono loro, lecanzoni: in totale antitesi con lo scarno Blues esistenziale diFolk Singer, quelle di questo concerto sono ancora una vol-ta intense, drammatiche, grottesche, stracariche di vicendeumane molto vere, vissute e trasmesse al cuore del pubbli-co (so di ripetermi ma il vero Blues è così) questa volta, però,eseguite in modo più ritmato e divertente. La novità era che il Rythm ‘n’ Blues alleggeriva gli animi. Grazie anche a questo primo disco dal vivo di B.B. King unanuova fortunata era stava per cominciare.

Avevo un CD che non era malaccio ma oggi riferisco della versioneDe Agostini: un disco da 180 grammi, molto curato, piano e si-lenzioso. Per essere una registrazione ripresa dal vivo, cinquan-tadue anni fa, devo dire che se la cava molto bene. Il master è sta-to ripulito a dovere, tanto che non è percepibile il tipico soffio difondo, presente invece le suddetto CD. La banda passante è stataopportunamente linearizzata (finché si è potuto). Il suono è pastosoma omogeneo. L’atmosfera infuocata che si respirava sul palco quel-la notte è magnificamente riprodotta. Suono complessivamente gradevole e non affaticante.

LOUIS ARMSTRONG & DUKE ELLINGTON Recording Together for the First Time (LP Roulette/Classic Records SR52074)

Ecco un’opera che può mettere d’accordo i palati più esigentied i neofiti del Jazz. Armstrong ed Ellington, i padri (ognu-no nel proprio stile) della corrente cosiddetta mainstream, siritrovano per la prima volta insieme in uno studio. La ragio-ne di questo incontro fu fortuita: il giorno della registrazio-ne il pianista ufficiale del gruppo, Billy Kyle, aveva un feb-brone da cavallo, così Louis chiamò il suo vecchio amico Duke,in calo di popolarità in quel periodo. E, a sua volta, Duke chia-mò Barney Bigard, suo clarinettista ai tempi d’oro. Ebbene ac-cade ciò che si spera nel guardare la copertina: scattò la ma-gia. Ed ecco che standard come: Cotton Tail, Mood Indigo, BlackAnd Tan Fantasy, Drop Me Off In Harlem risuonano godibili efreschi come hit appena sfornate. Il merito di tanta rinnova-ta vitalità va riconosciuto sicuramente all’ensemble ma, pa-rafrasando una nota pubblicità, sarà l’arrangiamento, saran-no i musicisti...e sarà specialmente per la qualità della musi-ca! Con Armstrong alla voce e alla tromba, con Ellington alpiano ed il resto della band a supporto il risultato è spettacolare,tant’è che dispiace parecchio quando il disco finisce, se ne vor-rebbe ancora! Benché questo album non rappresenti una del-le opere fondamentali del Jazz, esso può essere preso in con-siderazione per la costruzione di un percorso alla scoperta diquesto meraviglioso mondo, ove artisti del valore di Armstronged Ellington costituiscono un patrimonio per l’umanità.

La qualità di questa ristampa è davvero ottima. Gli strumenti ap-paiono molto realistici, corposi, vividi e ben collocati nello spazio. Soloil pianoforte non appare grande quanto dovrebbe, ma credo che que-sto risultato sia frutto di una scelta tecnica precisa, volta a non “obe-rare” le testine dei giradischi, che all’epoca non erano performanticome quelle odierne. La scena acustica non è sempre coerente ma lospazio fra uno strumento e l’altro è talmente ben individuabile nelsoundstage che non ci si fa caso più di tanto. La dinamica è coin-volgente, molto coinvolgente ma il dettaglio è una delle armi vin-centi di questa registrazione.

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94 FDS 244 ▼ La Bacchetta Magica • DISCHI AUDIOPHILE

SONNY ROLLINS Saxophone Colossus(LP DCC Compact Classics – LPZ-2008)

È il 1956, Sonny Rollins ha solo ventisei anni ed già è al suoprimo disco da titolare. La sua preparazione come stru-mentista è ormai quasi completa. La sua capacità di auto-re è sempre stata brillante. Con Saxophone Colossus, Rollins,consacra definitivamente sé stesso e lo stile l’Hard Bop. Sonny, però, fa di più: anziché improvvisare gli assolo, comeda prassi consolidata, sulla base dell’armonia ovvero de-gli accordi, lui improvvisa sulla base della melodia ovve-ro sul tema. In verità l’idea venne al grande pianista The-lonious Monk, il quale una volta sbottò dicendo: <<perchénon buttiamo nel cesso gli accordi e ci concentriamo solosulla melodia?>>. L’album contiene il famosissimo St. Tho-mas, un calipso orecchiabile (ballabile addirittura) quantocomplesso nella sua esecuzione; c’è anche un omaggio alteatro dell’assurdo, con la brechtiana “Die Moritat” (daUn’Opera da Tre Soldi, tanto cara al mondo bohémien), ri-proposta con garbo virile e la giusta dose di astrazione; in-fine il capolavoro: “Blue 7”, definita dai critici di tutto il mon-do un masterpiece. Attraverso la conoscenza del genio mu-sicale rollinsiano si può entrare facilmente in contatto conThelonious Monk, con Miles Davis, con John Coltrane eduna miriade altra di giganti del Jazz ovvero una serie ster-minata di opere musicali di gran valore. Intanto con que-sto LP abbiamo di che godere, interiorizzare e crescere. Lasua musica è per chi ama la musica. Ritengo cioè possa es-sere ascoltata da tutti o comunque da chi non abbia pre-concetti, anzi abbia tanta voglia di scoprire quanta bellez-za ci sia ancora nel mondo.

LP monofonico da 180 grammi DCC Classic. Reperibile ormaia prezzi folli (e come al solito ingiustificati) ma ci sono altre ri-stampe altrettanto valide, come l’ultima della Analogue Pro-ductions, per esempio. La mia copia, ascoltata per anni con le mi-gliori MC, suonava divinamente: suono naturalmente ricco di det-tagli, molto esteso, molto dinamico. Solo il contrabbasso mostrava

qualche esitazione. Oggi posso ascoltare con un intero set up de-dicato ai dischi monoaurali e riconfermo quanto sopra afferma-to.

JAMES BROWN Sex Machine (2 LP King Records – KS-7-1115)

Impossibile non conoscere “Mr. Dynamite”, “The Funky Pre-sident”, “The Godfather of Soul”. Le sue canzoni passanoancora per radio, sono usatissime nelle pubblicità, si bal-lano sempre e... continuano a piacere moltissimo. Fu lui acaratterizzare il suono del Funk, come lo conosciamooggi. E lo fece spostando l’accento sulla prima e terza bat-tuta, quando solitamente l’accento si faceva ricadere fra laseconda e la quarta. Fu uno showman completo: formida-bile ballerino, attore, cantante, musicista, compositore euomo impegnato in campagne sociali. In “Sex Machine”la sua performance è tiratissima, mozzafiato! James Brown,è il caso di sottolinearlo per bene, portò una vera e propriarivoluzione culturale all’interno della Black Music. Fu ispi-ratore di Michael Jackson e di Prince. E influenzò genera-zioni di musicisti. Ascoltare questo “doppio” è un’esperienzaunica, perché qui vive il Funk assoluto, il primordiale edil più imitato. Però... i lati 1 e 2 sono stati registrati in stu-dio e addizionati di effetti e rumore di pubblico (ooops...).I lati 3 e 4 invece sono stati registrati durante un concertopresso il Bell Auditorium in Augusta, Georgia. Una parti-colare menzione d’onore va alla sua band, composta da veriprofessionisti. Preparate le salviette!

Tanto tempo fa, a casa di un americano, sentii il nastro del con-certo in oggetto. Io avevo sedici anni e cominciavo ad interessarmialla vera Hi-Fi. Il tipo aveva una consolle di cui ricordo poco. Solola marca delle casse (enormi) mi rimase impressa: JBL. Ebbenesembrava di essere lì a pochi passi dal sudore di Mr. Dynamite.Solo una buona stampa americana mi ha restituito le stesse sen-sazioni: presenza, dettaglio, scena acustica credibile, suoni bencontornati.

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96 FDS 244 ▼ La Bacchetta Magica • JAZZ DISCHI • di Francesco Peluso

MICHAEL FORMANEK’S ENSEMBLEKOLOSSUS

“The Distance”ECM 2484

Il contrabbassista Michael Formanek, direcente in ECM al fianco del quartet di TimBerne con Craig Taborn e Gerald Cleaver, offrela propria creatività in un lavoro condiviso conuna formazione orchestrale composta dadiciotto portentosi solisti dalla visionejazzistica decisamente innovativa. Ladenominazione della big band in “EnsembleKolossus” la dice lunga sull’idea progettualedel musicista e compositore californiano,riassumendo il tutto nel distendersi dicomposizioni originali dalla complessacostruzione ritmico-armonica. La sezione delleance, affidata a Loren Stillman, Oscar Noriega,Chris Speed, Brian Settles e Tim Berne, letrombe di Dave Ballou, Ralph Alessi, ShaneEndsley, Kirk Knuffke, i tromboni di AlanFerber, Jacob Garchik, Ben Gerstein, JeffNelson, la Marimba di Patricia Brennan, lachitarra di Mary Halvorson, il Piano di KrisDavis, la batteria di Tomas Fujiwara e ilcontrabbasso del band leader vengonosuperbamente condotti da Mark Helias,attraverso un percorso imperniato suambientazioni che spaziano da frammentiellingtoniani a schegge di matricenewyorkese. Ne scaturisce un disco dal forteimpatto dinamico e dalla ragguardevoleintensità formale che prende forma inmomenti corali alternati ad altri propriamentefree. Un tale mix di atmosfere confluisce in unmagma sonoro tanto incandescente, quantoammaliante, mostrando in “The Distance”l’innata creatività di Michael Formanek,nell’occasione abile nel sovrapporre il passatocon il presente in sei strutture dilatate, in cui lapersonalità dei singoli si fa largo senzadebordare dal comune fare musica d’insieme.Nel fluire del disco s’intravede l’ispirazioneverso le forme orchestrali di Charles Mingus eSun Ra, nonché la lezione di Anthony Braxtone Henry Threadgill. Tuttavia, la mera bellezzadell’opera è data dagli intrecci delle fortitimbriche dei fiati con le sonorità della chitarraelettrica e della marimba, in un gioco disquadra che attrae e convince per il globalemanifestarsi di tutto il lavoro.

La ripresa audio supporta le complessità sonichedella produzione, riproducendo in modo adeguatolo spettro dinamico d’assieme e la tridimensionalitàscenica.Qualità artistica 8,5 Qualità tecnica 8,5

A circa dieci anni dal celebrato “MareNostrum” del 2007 il trio, composto da PaoloFresu, Richard Galliano, Jan Lundgren,ripropone (sempre per l’etichetta tedescaACT) una formula vincente che, grazie allaclasse del trombettista italiano, delfisarmonicista francese e del pianista svedese,permette il materializzarsi del secondovolume di un progetto dal respirosquisitamente lirico. Come nel primo capitolodel trio, le composizioni originali sgorganolibere dalla scrittura degli stessi protagonistiche, con fare estremamente coerente edelegante, si cimentano anche in talune paginetratte dalla musica euro-colta, quali“Gnossienne No. 1” del maestro dellaminiatura musicale Erik Satie e “Si Dolce è iltormento” dal nono libro di madrigali diClaudio Monteverdi (rivoluzionariocompositore risalente agli inizi dellatradizione musicale barocca). Le esperienze el’impronta stilistica di ciascuno dei virtuosicoinvolti si mostra nitida nelle moltesfumature delle strutture proposte, creandoun’aura tanto raffinata quanto intimistica. I tremusicisti hanno ancora una volta scrittopagine di notevole bellezza, in grado diattrarre l’ascoltatore in una suadente carezzasonora. In tal senso, si va dalle poetichearmonizzazioni di Jan Lundgren allepeculiarità timbriche della tromba sordinatadi Paolo Fresu, dai garbati contrappuntidell’accordion di Richard Galliano allesinuose soluzioni corali. L’album propone ilsusseguirsi di ballate dal tratto malinconico,la tipica sensualità del tango, talune colorituremusicali del Nord-Europa. Ascoltando letracce iniziali: “Apnea”, “Blue Silence” e“Aurore” si è introdotti in un itinerario che viavia si districa fra le sfumature chiaroscurali di“Kristallen den fina”, nelle pieghe dellacanzone francese “Giselle”, o il sostenutoboogie di “Leklåt”. Insomma, “Mare NostrumII”, seppur non aggiunga gloria alla carrieradi Fresu, Galliano e Lundgren, è daconsiderarsi l’ennesima testimonianza dicome si possa fare musica dal respirocontinentale.

La ripresa audio del lavoro è nel segno della ACT:trasparenza timbrica ed immagine prospettica dellascena donano un valore aggiunto al già rilevantecontenuto artistico.Qualità artistica 8 Qualità tecnica 9

FRESU, GALLIANO, LUNDGREN“Mare Nostrum II”

ACT 9812-2

GAIA CUATRO“Kaze”

ABEAT RECORDS AB JZ 148

Il quarto lavoro dei Gaia Cuatro celebra i diecianni di vita di una dinamica e multietnicaformazione che, dalla sua costituzione ainostri giorni, ha portato la propria musica nelmondo, snocciolando un personalissimolinguaggio in concerti tenuti dall’Americaall’Asia e riscuotendo un sempre maggioreconsenso da parte di un vasto pubblico.“Kaze”, pubblicato dalla italiana AbeatRecords del patron Mario Caccia, conferma ilmarchio di fabbrica del quartetto che, con inipponici Aska Kaneko e Tomohiro Yahiro e isudamericani Gerardo Di Giusto e Carlos “eltero” Buschini, aggiunge un nuovo tasselloalla discografia dei Gaia Cuatro con unaproduzione dalla vibrante architetturaritmico-armonica. Nei nove brani checompongono l’album si coglie unaconvincente varietà estetica, a dimostrazionedella connotazione tout court del gruppo. Sepoi, al di per sé già composito quartet, siaffianca il flicorno di Paolo Fresunell’atmosferica “Wagako-E” e “Coya” e“Zamba del Nunca Más” il significativointervento degli archi dei Solid String Quartet,si può intuire la varietà e la brillantezza sonicadi questa nuova produzione Abeat. A talproposito, il disco assume ancor più unavalenza fra jazz e world music, presentandoun avvicendarsi di ambientazioni chemostrano le diverse anime del gruppo,evidenziando la sensibilità espressiva di AskaKaneko (talentuosa violinista e voce nel citato“Wagako-E”), l’eleganza del fraseggiopianistico di Gerardo Di Giusto e la pulsantesezione ritmica arricchita dall’incalzare delbasso di Carlos “el tero” Buschini e lepercussioni di Tomohiro Yahiro. Bisognasottolineare, infine, che “Kaze” necessita dialcuni ripetuti e attenti ascolti perdecodificarne appieno il suo contenuto, pergodere di tutte le sue accezioni ritmico-formali, per entrare completamente nelmondo dei Gaia Cuatro, ricolmo (come neiprecedenti lavori) di un originale bridge fra lapassionalità argentina e la cultura musicaledel Sol Levante.

L’album, registrato presso Artesuono (Cavalicco-UD) sfoggia una brillantezza sonica di assolutospessore: l’ottima riproduzione dinamico-timbricaè assecondata da una rilevante orizzontalità,verticalità e profondità scenica.Qualità artistica 8 Qualità tecnica 9

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97MERCATO DELL’USATO ▼ FDS 244

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98 FDS 244 ▼ MERCATO DELL’USATO

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