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ALTRO SERVIZIO A PAGINA 3 Confindustria non si schiera per mettere in crisi “questo o quel governo” ma, per bocca del suo leader Emma Marcegaglia, lancia un ap- pello all’Esecutivo: “Non c’è più tempo, quello che ci interessa è che il governo abbia la forza di varare le riforme”. Riforme contenute nel “Manifesto delle riforme firmato dalle imprese per lo sviluppo”, presentato proprio ieri dagli industriali. Da Viale dell’Astronomia il mes- saggio è chiarissimo: se non arrivano risposte immediate (e per loro soddisfacenti) da Palazzo Chigi, il dialogo salta. Gli imprenditori sono di- sposti ad aspettare, purché l’iter venga avviato entro la metà del mese di ottobre. In sostanza la proposta si divide in cinque punti cardine: spesa pubblica e riforma delle pensioni, riforma fiscale, cessione del patrimonio pubblico, libe- ralizzazioni e semplificazioni, infrastrutture ed energia. Nel presentarla, il leader di Confindu- stria ha voluto però sottolineare che “non c’è nessuna intenzione di escludere i sindacati. Si tratta di un documento nato per iniziativa del mondo delle imprese e so che i sindacati appro- vano parte delle nostre proposte”. Inoltre, la Marcegaglia ha spiegato che gli industriali non “parlano di privatizzare Eni, Enel e Finmecca- nica ma il patrimonio immobiliare di enti statali e locali”. Le associazioni chiedono, però, che vengano dismesse le partecipazioni societarie degli enti locali nei servizi pubblici locali. Al discorso del numero uno di Viale dell’Astrono- mia ha risposto subito, e in modo positivo, un importante membro del governo, il ministro della Pubblica Amministrazione e l’Innova- zione, Renato Brunetta: “Siamo talmente d’ac- cordo con le proposte in materia di semplificazione avanzate da Emma Marcega- glia e dagli altri amici imprenditori, che o le ab- biamo già realizzate oppure siamo impegnati con loro per farle diventare legge e quindi prassi quotidiana a favore dei cittadini e delle aziende”. L’inquilino di Palazzo Vidoni ha poi aggiunto: “Oltre all’approvazione del Codice dell’Amministrazione Digitale (Decreto legi- slativo n. 235/2010), ricordo solo alcuni degli ultimi provvedimenti adottati e studiati insieme alle associazioni imprenditoriali: i regolamenti di semplificazione per le Pmi in materia di pre- venzione incendi (DpR n. 151 del 1 agosto 2011) e ambiente (approvato in via definitiva dal Cdm il 28 luglio 2011), nonché le semplifi- cazioni in materia di privacy, appalti, traspa- renza degli adempimenti amministrativi, semplificazione della documentazione d’im- presa e acquisizione d’ufficio della documenta- zione antimafia (decreto legge n. 70/2011 convertito con la legge n. 106 del 12 luglio 2011)”. Secondo Brunetta “gli amici di Confin- dustria e delle altre associazioni imprenditoriali sanno, inoltre, come proprio in queste ore li stiamo coinvolgendo nella definizione delle mi- sure per la crescita da inserire nel prossimo De- creto sviluppo. È certamente un bene che la presidente Marcegaglia abbia ricordato a se stessa e a tutti gli altri le priorità in materia di trasparenza e semplificazione. Ci auguriamo adesso – conclude il ministro – che voglia schierarsi attivamente al nostro fianco nella bat- taglia per la completa eliminazione delle tante inutili scartoffie con le quali una P.A. opaca e inefficiente vessa da tempo cittadini e imprese”. COLPO AL TERRORISMO: UCCISO AL AWLAKI Servizio PAGINA 3 RIFARE L’ITALIA: UN PROGRAMMA DI AZIONE SOCIALISTA Filippo Turati (26 giugno 1920) PAGINE 4 E 5 ALLA RICERCA DI SEGNI E SIGNIFICATI Marco di Mauro PAGINA 6 LA FILARMONICA ROMANA FESTEGGIA 190 ANNI Renato Ribaud PAGINA 6 PRIMO PIANO PAGINE DI STORIA RIFORMISTA CULTURA CULTURA Crisi, Confindustria stringe i tempi L QUOTIDIANO SOCIALISTA Sabato 1 ottobre 2011 Anno XVI n° 195 - € 0.50 Un quotidiano moderno nel segno della tradizione ORA A 50 CENTESIMI L L Un quotidiano moderno nel segno della tradizione ORA A 50 CENTESIMI Gli industriali presentano il “Manifesto delle riforme firmato dalle imprese per lo sviluppo” e chiedono risposte entro metà ottobre “o salta il dialogo”. Brunetta raccoglie l’appello e ricorda: “Molte delle loro proposte sono state già realizzate” Finalmente sarà cambiata la legge elettorale e si ritornerà alle preferenze, in modo che ogni elettore potrà scegliersi il candidato preferito. Ma questo non basta: si dovrebbe vietare che in Parlamento ci siano votazioni segrete, per- ché ogni elettore deve avere il diritto di sapere come vota il parlamentare che ha eletto. Il voto segreto in Parla- mento è solo un meschino tentativo di nascondere come veramente vota un eletto dal popolo e questo non è solo in- tollerabile, ma mostruoso. VITAMINA VITAMINA di Aldo Chiarle C C hiarle

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ALTRO SERVIZIO A PAGINA 3

Confindustria non si schiera per mettere incrisi “questo o quel governo” ma, per bocca delsuo leader Emma Marcegaglia, lancia un ap-pello all’Esecutivo: “Non c’è più tempo, quelloche ci interessa è che il governo abbia la forzadi varare le riforme”. Riforme contenute nel“Manifesto delle riforme firmato dalle impreseper lo sviluppo”, presentato proprio ieri dagliindustriali. Da Viale dell’Astronomia il mes-saggio è chiarissimo: se non arrivano risposteimmediate (e per loro soddisfacenti) da PalazzoChigi, il dialogo salta. Gli imprenditori sono di-sposti ad aspettare, purché l’iter venga avviatoentro la metà del mese di ottobre. In sostanzala proposta si divide in cinque punti cardine:spesa pubblica e riforma delle pensioni, riformafiscale, cessione del patrimonio pubblico, libe-ralizzazioni e semplificazioni, infrastrutture edenergia. Nel presentarla, il leader di Confindu-stria ha voluto però sottolineare che “non c’ènessuna intenzione di escludere i sindacati. Sitratta di un documento nato per iniziativa delmondo delle imprese e so che i sindacati appro-vano parte delle nostre proposte”. Inoltre, laMarcegaglia ha spiegato che gli industriali non“parlano di privatizzare Eni, Enel e Finmecca-nica ma il patrimonio immobiliare di enti statalie locali”. Le associazioni chiedono, però, chevengano dismesse le partecipazioni societariedegli enti locali nei servizi pubblici locali. Aldiscorso del numero uno di Viale dell’Astrono-mia ha risposto subito, e in modo positivo, unimportante membro del governo, il ministrodella Pubblica Amministrazione e l’Innova-zione, Renato Brunetta: “Siamo talmente d’ac-cordo con le proposte in materia disemplificazione avanzate da Emma Marcega-glia e dagli altri amici imprenditori, che o le ab-biamo già realizzate oppure siamo impegnaticon loro per farle diventare legge e quindi prassiquotidiana a favore dei cittadini e delleaziende”. L’inquilino di Palazzo Vidoni ha poiaggiunto: “Oltre all’approvazione del Codicedell’Amministrazione Digitale (Decreto legi-slativo n. 235/2010), ricordo solo alcuni degliultimi provvedimenti adottati e studiati insiemealle associazioni imprenditoriali: i regolamentidi semplificazione per le Pmi in materia di pre-venzione incendi (DpR n. 151 del 1 agosto2011) e ambiente (approvato in via definitivadal Cdm il 28 luglio 2011), nonché le semplifi-cazioni in materia di privacy, appalti, traspa-renza degli adempimenti amministrativi,semplificazione della documentazione d’im-presa e acquisizione d’ufficio della documenta-zione antimafia (decreto legge n. 70/2011convertito con la legge n. 106 del 12 luglio2011)”. Secondo Brunetta “gli amici di Confin-dustria e delle altre associazioni imprenditorialisanno, inoltre, come proprio in queste ore listiamo coinvolgendo nella definizione delle mi-sure per la crescita da inserire nel prossimo De-creto sviluppo. È certamente un bene che lapresidente Marcegaglia abbia ricordato a sestessa e a tutti gli altri le priorità in materia ditrasparenza e semplificazione. Ci auguriamoadesso – conclude il ministro – che vogliaschierarsi attivamente al nostro fianco nella bat-taglia per la completa eliminazione delle tanteinutili scartoffie con le quali una P.A. opaca einefficiente vessa da tempo cittadini e imprese”.

COLPO AL TERRORISMO: UCCISO AL AWLAKI

ServizioPAGINA 3

RIFARE L’ITALIA: UN PROGRAMMA DI AZIONE SOCIALISTA

Filippo Turati (26 giugno 1920)PAGINE 4 E 5

ALLA RICERCA DI SEGNI E SIGNIFICATI

Marco di MauroPAGINA 6

LA FILARMONICA ROMANA FESTEGGIA 190 ANNI

Renato RibaudPAGINA 6

PRIMO PIANO

PAGINE DI STORIA RIFORMISTA

CULTURA

CULTURA

Crisi, Confindustria stringe i tempi

L’

QUOTIDIANO SOCIALISTA Sabato 1 ottobre 2011Anno XVI n° 195 - € 0.50

Un quotidiano modernonel segno della tradizione

ORA A 50 CENTESIMIL’L’

Un quotidiano modernonel segno della tradizione

ORA A 50 CENTESIMI

Gli industriali presentano il “Manifesto delle riforme firmato dalle imprese per lo sviluppo” e chiedono risposte entro metàottobre “o salta il dialogo”. Brunetta raccoglie l’appello e ricorda: “Molte delle loro proposte sono state già realizzate”

Finalmente sarà cambiata la legge elettorale e si ritorneràalle preferenze, in modo che ogni elettore potrà scegliersiil candidato preferito. Ma questo non basta: si dovrebbevietare che in Parlamento ci siano votazioni segrete, per-ché ogni elettore deve avere il diritto di sapere come votail parlamentare che ha eletto. Il voto segreto in Parla-mento è solo un meschino tentativo di nascondere comeveramente vota un eletto dal popolo e questo non è solo in-tollerabile, ma mostruoso.

VITAMINA VITAMINA

di Aldo Chiarle

CChiarle

Si dice che le tragedie della storia si ripetonosotto forma di farsa. Eppure sembra proprioche, da noi, il destino si muova in senso in-verso.

Venerdì 23 settembre tutti i quotidiani hannomesso in bell’evidenza l’ulteriore aggravarsidel dissidio, di cui si parla da mesi, tra il pre-mier e il superministro dell’Economia. Chi siaspettava il solito comunicato di smentita daparte di Palazzo Chigi questa volta ha attesoinvano. Nessuno è riuscito a persuadere il Ca-valiere a fare marcia indietro. Così il silenzio èvalso come conferma.

Ci mancava soltanto l’aggravarsi del dissi-dio tra il premier e il titolare dell’Economia peraggiungere qualche argomento in più a sup-porto di quel giudizio di instabilità politica, de-nunciata da Standard & Poor’s, che tanto ruoloha avuto nel declassamento a cascata del-l’azienda-Italia: prima i titoli di Stato, poi lebanche, giù giù fino alla Fiat. Giulio Tremontiha sicuramente dei difetti: tratta con suppo-nenza i colleghi (si narra che una volta apo-strofò Letizia Moratti, allora ministro dellaPubblica Istruzione che lamentava i tagli al suodicastero, con queste parole: “Letizia, il Go-verno non è mica tuo marito”); si sottrae al la-voro collegiale, è stato lambito dal casoMilanese. È rimasto, tuttavia, uno dei pochi agodere della credibilità sul piano internazionaleche è indispensabile in una fase tanto delicatae fragile come l’attuale. Ma davvero siamo alloshow down finale all’interno dell’Esecutivo?Speriamo di no.

Già durante la XIV legislatura Tremontivenne costretto a dimettersi perché accusato daGianfranco Fini di voler fare da sé. Al suoposto andò Domenico Siniscalco (si disse cheaveva chiesto il permesso a Piero Fassino) e cistette fino a quando non venne richiamato,d’urgenza, il suo predecessore appena in tempoper evitare le sanzioni della Ue. Si vuole forsefare il bis di quell’infelice esperienza con Vit-torio Grilli? Probabilmente, sarebbe stato op-portuno che il ministro si fosse risparmiato ilvezzo demagogico di recarsi negli Usa con unvolo di linea, per servirsi, invece, di un aereo diStato, dopo aver adempiuto al sacrosanto di-ritto di votare alla Camera in una circostanza in

cui non era in ballo solo la libertà personale diun suo ex collaboratore, ma anche e soprattuttola tenuta del governo di cui è parte. Ma - dicia-moci la verità - è proprio Silvio Berlusconiquello che può scagliare la prima pietra quandosi tratta di difetti ed errori personali? Evidente-mente no. Noi non sappiamo se davvero Tre-monti va raccontando in giro che lui haimpiegato tre anni per costruire intorno all’Ita-lia quella fiducia che il premier ha dissipato intre settimane. Certamente Berlusconi è vittimadi un tentativo di golpe da parte di certi settoridella magistratura, ma ci ha messo anche delsuo. Al di là delle recriminazioni, però, il dis-senso vero tra il presidente e il superministrointeressa la linea di politica economica: un dis-senso che esiste fin dall’indomani delle ele-zioni amministrative di primavera, quando ilrigore di Tremonti si è trasformato nel caproespiatorio di quel clamoroso insuccesso (anchePinocchio se la prendeva sempre con il Grilloparlante!). Settori del Pdl (e sotto sotto anche ilpremier) si sono messi a vagheggiare di unasorta di ritorno alle origini, quasi di un “Teaparty de noantri” imperniato sulla riduzionedelle tasse e la crescita economica, in pura

chiave di recupero del consenso elettorale per-duto. Questa linea è entrata oggettivamente inconflitto con l’impostazione del ministrodell’Economia, completamente allineata congli impegni assunti in sede Ue sul pareggio dibilancio e la riduzione del debito. Ricordiamotutti il dibattito che si svolgeva durante le riu-nioni del Consiglio dei ministri: Tremonti, fre-sco dell’approvazione del Def scritto sottodettatura della Ue, provava a spiegare che nonera sostenibile una riforma fiscale a rischio diriduzione del gettito, ma alla fine doveva pro-mettere che nella seduta successiva avrebbepresentato il provvedimento richiesto. Eracome costringere Tremonti a camminare suldifficile sentiero del risanamento con il freno amano tirato, dovendo subire i compromessiimposti dall’altra linea. Ne è uscita a luglio unamanovra non credibile perché conteneva ele-menti tra loro non coerenti: tra questi, una de-lega in materia fiscale collegata al riordinodell’assistenza. Solo che, strada facendo, la de-lega ha cambiato segno e impostazione: anzi-ché apprestarsi a distribuire benefici alleimprese, alla famiglie e ai lavoratori è divenutail guardiano dei saldi, dal momento che il Par-

lamento, durante la conversione del dl n.98 delluglio scorso, ha messo in evidenza una man-canza di copertura recuperata attraverso laclausola di salvaguardia, la quale, in mancanzadi sollecite riforme prevede il taglio – vieneipotizzato un pacchetto inverosimile di miliardi- su alcune centinaia di prestazioni sociali, be-nefici fiscali e contributivi, ampiamente diffusi.Si è resa necessaria, allora, un’altra manovracorrettiva. Anche il decreto di ferragosto ha ri-schiato, però, di non arrivare in porto (proba-bilmente senza l’intervento di GiorgioNapolitano la maggioranza non sarebbe statain grado di venirne a capo in maniera convin-cente) proprio per le contraddizioni presenti nelcentrodestra.

Oggi, a quanto si annuncia, il governo avràben due distinte politiche economiche: unapensata a Palazzo Chigi da un pool di esperti“sviluppisti”; l’altra in via XX Settembre, bar-ricata negli uffici della Ragioneria generale.Povera Italia! Il passaggio che è chiamata adattraversare è stretto e angusto: la Nota di ag-giornamento ha dovuto dimezzare le stimedella crescita spostando al 2014 quell’incre-mento (+1,2%) che nel Documento di econo-mia e finanza (Def) era previsto nel 2012(+1,3%). Sarebbe disonesto attribuire al go-verno questa minore crescita in un contesto incui è in atto una riduzione del commercio mon-diale (+5,6% nel 2011 e +4% nel 2012 a frontedi un + 15,3% nel 2010): il che penalizzaun’economia come la nostra che aveva risol-levato la testa, pur tra tante difficoltà, graziealle esportazioni (-19,1% nel 2009 e + 7,1%nel 2010). Aver dovuto mettere in conto unaminore crescita può determinare dei problemianche al percorso del pareggio di bilancio nel2013. Le maggiori preoccupazioni, però, ri-guardano il differenziale (spread) tra i tassid’interesse del nostro debito e quelli dei Bundtedeschi. Nessuno, pochi mesi or sono, avrebbeimmaginato che tale spread sarebbe arrivato a400 punti, quando non arriva il “soccorsorosso” della Bce. Su questa strada è sempre piùvicino il punto di non ritorno.

Giuliano Cazzola

Da l’Occidentale.it

L’eterno duello tra Tremonti e Berlusconi sta togliendo efficacia agli sforzi anticrisi compiuti dal Paese

Basta conflitti, serve una politica economica

La soddisfazione del titolare delle Politiche agricole a sei mesi dall’insediamento

Il primo bilancio del ministro RomanoA sei mesi dal suo insediamento

il ministro delle Politiche agricole,alimentari e forestali tira le sommesu quanto è stato fatto. Un anno dif-ficile caratterizzato da scelte impor-tanti destinate a cambiarel’agricoltura europea, se non mon-diale. “È in discussione il nuovomodello di agricoltura e le risorsead esso destinate. In gioco sei mi-liardi di euro l’anno. Il Ministero èpresente nel Paese per quello chefa”, spiega il ministro, che sta “lot-tando a Bruxelles per difendere pa-rametri basati sulla qualità e sullavoro anziché esclusivamentesulla superficie”. Molto è stato fattoanche per quanto riguarda la qua-lità: “abbiamo portato avanti la bat-taglia sull’etichettatura e latrasparenza. E abbiamo fatto moltipassi avanti”, precisa Romano.

L’etichettatura già è obbligatoriaper alcuni prodotti come il miele, lacarne, l’olio d’oliva. “Molto è stato

fatto anche per il tabacco”, graziegli accordi presi con le multinazio-nali. Solo nel 2010 il vino ha regi-strato un incremento di esportazionidel 12 per cento. “Ma la potenzia-lità di crescita - solo negli StatiUniti - è pari al 400 per cento.Senza considerare i nuovi mercatidi India e Cina”, prosegue il mini-stro. Per la promozione del vinosono stati investiti quest’anno circa47 milioni di euro. Anche per

quanto riguarda la dieta mediterra-nea si sta facendo molto, spiegaRomano “perché l’Italia sia unPaese guida. Anche istituendo unacommissione ad hoc e sensibiliz-zando i consumatori”.

Forte l’azione del Ministero inquesti sei mesi per la lotta alla con-traffazione e all’italian sounding.“Spesso è l’italiano che lo fa”,spiega il ministro. “È come avere illadro in casa”. Un problema che in-cide sulla credibilità del made inItaly agroalimentare. Poi i Piani diSviluppo rurale. Romano ha chiestoa Ciolos di fare in modo che i fondinon spesi, non tornino a Bruxellesper essere ridestinati a Paesi piùperformanti. Soprattutto quando cisono regioni bisognose. Infine unabattuta sugli Ogm: “L’unico modoper difendere il nostro made in Italyagroalimentare è evitare gli organi-smi geneticamente modificati. Bi-sogna puntare sulla qualità”.

Come si cucinava mille anni faCucinare è una delle attività semplici e complesse della civiltà. Semplice

perché mette in evidenza l’idea stessa di sopravvivenza del corpo: nutrirsie quindi sostenersi. Complessa perché, nei secoli, il rituale, il metodo, l’ap-parato cerimoniale, hanno assunto connotati e significati storici diversi.

I grandi “sistemi”, e la cucina è un sistema, hanno sempre avvertitol’esigenza di catalogare, classificare interpretare, i saperi e i relativi aggior-namenti. Se nel XIII secolo la produzione letteraria è pressoché anonimae comunque non rilevante (a eccezione del “Liber de coquina” di origineangioina e dei “Dodici ghiotti”, testo toscano dell’arte culinaria italiana),è con la metà del Quattrocento che si ha il sostanziale rinnovamento dellaletteratura culinaria.

Il libro di cucina “De arte coquinaria” di Maestro Martino, cuoco co-masco e gran servitore di corti importanti, è convenzionalmente ritenuto lacerniera tra tradizione medievale e moderna della nostra tradizione. Sem-bra quasi suggerire una avvenuta penetrazione, una contaminazione im-portante tra i secoli in cucina. Il libro appena pubblicato dalla casafiorentina Olschki è una ricerca preziosa, antica e attuale allo stesso tempo.Con il suo “La cucina medievale. Lessico, Storia, Preparazioni”, 2011,pagg.756, euro 49 di Enrico Carnevale Schianca, accademico e autorevolemembro del Centro Studi dell’Accademia Italiana della Cucina, l’editoredi Firenze ci offre una delle migliori sinossi in materia di storia gastrono-mica. È il fascino di un campo culturale vivo e incredibilmente ancora at-tuale, dove il ricettario medievale sembra animare la essenza di un’epoca,il suo divenire, il suo destino. La suggestione di questo libro è tale da con-figurare una vera e propria “sinestesia del gusto” . Assolutamente da leg-gere e da “assaporare”!

Guglielmo Brighi

Sabato

1 ottobre 2011 22POLITICAL’

LA RECENSIONE

Spending review per contenere la spesacorrente e incentivare così gli investimenti ininfrastrutture. Certezza e stabilità del quadroregolatorio e fiscale per attrarre capitali pri-vati ed stop al contenzioso. E ancora: rive-dere il titolo V della Costituzione in modo dachiarire definitivamente le competenze perquel che riguarda le decisioni e la localizza-zione delle infrastrutture di interesse nazio-nale e sovranazionale.

Sono queste alcune delle richieste contenutenel “Manifesto delle riforme firmato dalle im-prese per lo sviluppo” presentato da Confindu-stria. Partendo dal dato ufficiale (Nota diaggiornamento al Def 2011), sugli investi-menti pubblici - destinati a subire un ulterioreforte taglio da 32 miliardi nel 2010 a 23,7 mi-liardi nel 2013 - le imprese chiedono di sele-zionare “poche e reali priorità di intervento,con particolare riguardo all’energia e alla logi-stica di persone e merci e con particolare at-tenzione al Mezzogiorno, accelerando econcentrando su tali investimenti l’impiego diFas e Fondi strutturali”. Mentre nell’imme-diato, “si deve intervenire con urgenza, anchecon misure eccezionali, per sbloccare le operegià finanziate con risorse pubbliche e private”.

Secondo gli industriali occorre anche incen-tivare il coinvolgimento della finanza privata esviluppare i project bond attivando un più effi-cace sistema di garanzie (pubbliche e private) eistituire un’Autorità dei trasporti per “ridurre leasimmetrie regolamentari esistenti tra le variemodalità, prevenire e sanare situazioni lesivedella concorrenza ed allineare l’assetto regola-torio nazionale agli standard Ue”. In questocontesto le imprese propongono di “accorpare”le competenze regolatorie in materia di risorse

idriche e rifiuti in capo ad un’unica “Autoritàindipendente” affidandole anche la competenzasul settore del ciclo dei rifiuti, “ovvero” attri-buendo tali compiti “all’Autorità per l’Energiaelettrica ed il Gas”, rafforzando al contempo ilruolo dell’Antitrust con “poteri vincolanti di ve-rifica degli orientamenti di liberalizzazione de-finiti dagli enti locali”.

In tema di efficienza energetica e fonti rin-novabili, invece “devono essere salvaguardati

gli obiettivi di efficienza (minimizzazione costirispetto agli obiettivi) ed efficacia (policy sta-bile) anche rispetto agli obiettivi di crescitadelle aziende italiane”. L’efficienza energetica,dicono gli industriali, “è il pilastro portantedella green economy italiana. È un settore incui le nostre imprese sono già all’avanguardiae presentano una dimensione importante: ilcomparto associato all’efficienza energeticaconta oggi oltre 400mila aziende e oltre 3 mi-

lioni di occupati (incluso l’indotto)”. Per cre-scere, avvertono le imprese, serve tuttavia “unframework normativo certo e stabile nel mediotermine per assicurare la necessaria continuitàsia ai soggetti che investono, sia all’industriafornitrice di prodotti ad alta efficienza e ai ser-vizi connessi”.

Secondo le stime di Confindustria, già oggiil mantenimento degli incentivi ordinari previ-sti per l’efficienza energetica (che le impresechiedono di prorogare fino al 2020) nel settoreresidenziale, terziario e dell’industria “consen-tirebbe, a tecnologia esistente, di ottenere unrisparmio potenziale del nostro paese nel pe-riodo 2010-2020 pari a oltre 86 Mtep di ener-gia fossile che equivale ad una riduzione dellabolletta energetica del Paese di oltre 25 mi-liardi di euro e di oltre 5 miliardi di costo dellaCo2 evitato”.

Inoltre, prosegue il “Manifesto” di Confin-dustria, “poiché lo stimolo riguarderebbe com-parti tecnologici fortemente radicati nel tessutoproduttivo italiano si attiverebbe un impattosocio-economico pari a circa 130 miliardi dieuro di investimenti, un aumento della produ-zione industriale diretta ed indiretta di 238,4miliardi di euro ed un crescita occupazionale dicirca 1,6 milioni di unità di lavoro standard, conun incremento del Pil medio dello 0,6 per centoannuo. In aggiunta, considerando anche gli ef-fetti netti sulla fiscalità, il beneficio netto collet-tivo sarebbe potenzialmente superiore a 1,5miliardi euro l’anno”.

Infine, chiedono le imprese, servono investi-menti “in ricerca nelle tecnologie per la soste-nibilità e le fonti rinnovabili puntando su quellepiù promettenti sotto il profilo dell’efficienzaenergetica e ambientale”.

Il capo di Al Qaeda in Yemen vittima di un raid aereo Usa. Era la mente della strage di Fort Hood e del fallito attentato a Times Square

Colpo al terrorismo: ucciso Al Awlaki“Siamo il ponte tra l’America e un miliardo di musulmani

nel mondo. Siamo qui per costruire non per distruggere”, af-fermava in un sermone all’indomani degli attentati dell’11 set-tembre l’imam yemenita che allora si diceva moderato, AnwarAl Awlaki.

Ieri, lo stesso imam è stato ucciso in Yemen in un raid forseeseguito da droni americani. Al Awlaki era diventato in questianni di latitanza il capo di Al Qaeda nel turbolento Paese araboed uno dei terroristi più carismatici del mondo al punto che laCia lo riteneva uno dei tre “most wanted”. Il suo messaggio,secondo gli esperti di terrorismo, è a livello di contenuti indi-stinguibile da quello di Osama Bin Laden. Il suo carisma in-vece lo ha reso la guida spirituale di tutti gli aspiranti kamikazeprotagonisti degli ultimi episodi di terrorismo negli Usa, dallastrage di Fort Hood al fallito attentato a Times Square delprimo maggio.

Cittadino americano originario del New Mexico, dove nac-que 39 anni fa, Al Awlaki dopo una laurea in ingegneria allaColorado State University iniziò un percorso di studi religiosiche lo portò nella seconda metà degli anni Novanta a guidarela comunità musulmana di Denver e San Diego, come si leggein un articolo del “New York Times” che ricostruisce in modominuzioso i passaggi della sua vita.

Alcuni dei fedeli che hanno assistito ai suoi sermoni parla-vano di Al Awlaki come di una persona carismatica, magne-tica, dotata di grandi capacità comunicative e in grado ditrasportare la gente con la passione della sua oratoria. Secondol’Fbi, Al Awlaki sarebbe andato anche oltre. Egli, infatti,avrebbe avuto contatti con almeno due degli attentatori dell’11settembre, Khalid al-Midhar e Nawaq Alhazmi che ebbe mododi conoscere alla moschea di SanDiego. Gli investigatorihanno definito Al Awlaki “il consigliere spirituale” dei due uo-mini coinvolti nell’attacco alle Torri Gemelle. Comprenderecome il messaggio di Al Awlaki sia diventato più radicale neltempo non è facile.

I cd con le registrazioni dei suoi sermoni erano diffusi nelle

abitazioni di molti musulmani ed erano presi come modelloper la moderazione e la pacatezza dei toni. Ma pochi anni dopol’imam tuonava contro gli Stati Uniti dalle pagine del suo sitointernet e definiva il suo Paese d’origine come “posseduto dalmale”. Secondo il “Nyt” ci sono due ipotesi che spieganocome Al Awlaki abbia abbracciato il jihad contro l’Occidente.La prima è che l’imam modificò profondamente le sue convin-zioni a seguito dell’intervento delle truppe Usa in Afghanistane Iraq e poi in Pakistan e Yemen. Una versione contrastante,invece, vuole che Al Awlaki fosse un agente segreto di AlQaeda attivo negli Usa ben prima degli attentati dell’11 set-tembre.

In realtà, Al Awlaki è il prodotto finale di due culture com-pletamente agli antipodi. Quella ultraconservatrice yemenita,con cui fu a contatto durante l’infanzia e l’adolescenza, equella più liberale americana. Questo è ben visibile nei com-

portamenti dell’imam riferiti da gente che entrò a contatto conlui. Al Awlaki si è sempre rifiutato di stringere la mano alledonne, ma è stato condannato due volte negli Usa per sfrutta-mento della prostituzione. Il suo primo approccio con il jihadrisale alla presenza delle truppe sovietiche in Afghanistan, mail conflitto era una priorità anche del governo americano.Dopo un viaggio in Afghanistan, infine, orgoglioso per la vit-toria dei mujahedin ritornò negli Usa con un copricapo af-ghano che indossò durante gli anni di studi in Colorado. Dopogli attentati alle Torri Gemelle Al Awlaki lasciò gli Usa pertrasferirsi a Londra dove tenne una serie di conferenze sul-l’Islam alle quali parteciparono centinaia di studenti.

Nel 2006 l’imam fece ritorno nello Yemen dove dopo alcunimesi fu arrestato. Questo periodo di detenzione è un altro deipassaggi decisivi che hanno contribuito alla radicalizzazionedi Al Awlaki. Egli trascorse infatti quasi 18 mesi in isolamento,studiando il Corano e diventando familiare con gli scritti diSayyid Qutb, uno degli intellettuali di riferimento dell’islamradicale del 20esimo secolo. Uscito dal carcere l’imam si im-pose all’attenzioni degli esperti di terrorismo per i suoi infuo-cati interventi sul web in cui faceva appello alla comunitàmusulmani ad abbracciare il jihad. Attivo anche nel campodell’editoria si deve a lui la nascita delle due riviste on-lineedite dalla cellula di Al Qaeda in Yemen, quella in lingua araba“al-Malamih” e quella in lingua inglese “Inspire”. Grazie allafluidità del suo inglese a alle sue doti oratorie, Al Awlaki ebbeuna grande influenza su tutti i kamikaze responsabili sugli ul-timi episodi di terrorismo negli Stati Uniti.

Secondo gli inquirenti, infatti, fu Al Awlaki a convincere ilmaggiore Nidal Malik Hasan a compiere la strage di FortHood, causando la morte di 13 soldati. Fu sempre Al Awlakia spingere il kamikaze nigeriano Umar Farouk Abdulmutallaba farsi esplodere su un aereo a Detroit, fortunatamente senzaesito. I suoi sermoni, infine, avrebbero ispirato anche il terro-rista Faisal Shahzad, che il primo maggio tentò di far esplodereun suv carico d’esplosivo a Times Square.

Sabato

1 ottobre 2011 33PRIMO PIANO

Presentati ieri i cinque punti che compongono il “Manifesto delle riforme firmato dalle imprese per lo sviluppo”

Confindustria: ecco come uscire dalla crisi

L’

Rifare l’Italia:un programma

di azione socialista

Sabato

1 ottobre 2011 44

Di seguito pubblichiamo la prima parte diun ampio stralcio del discorso pronunciatoil 26 giugno 1920 alla Camera dei deputatida Filippo Turati.

Onorevoli colleghi e compagni! Non prendola parola (debbo dirlo subito per dovere di de-licatezza) per incarico formale del Gruppo a cuiappartengo, del quale udrete senza dubbio altrioratori, più particolarmente autorizzati. Tantomeno prendo la parola contro, o in dissenso,dalle direttive generali del mio Gruppo.

Per sforzarmi ad essere preciso, avevo tentatodi coagulare il mio discorso preventivamentein un ordine del giorno. Mi accadde poi di av-vertire, anche per interpretazioni aberranti, cheforse lo sforzo della sintesi ne aveva, non diròdeformato, ma obnubilato il concetto troppocompresso. Lo dissimulava, così come il gomi-tolo dissimula il filo. Ho gittato il gomitolo eho liberato il filo. Parlo, dunque, soprattutto, perla mia coscienza, per il mio Paese e per quelloche fermamente credo essere essenzialmente,immutabilmente, il socialismo.

Non parlo da possibilista; non parlo da im-possibilista. Non temo che le cose modesteche mi accingo a dire possano essere accolteda altri spiriti liberi, i quali, quale che sia lachiostra a cui li assegna la mutevole e spessoconvenzionale e arbitraria nomenclatura parla-mentare, abbiano chiara la visione delle neces-sità improrogabili di quest’ora. Non penso cheil socialismo abbia alcun che da paventare daonesti consensi.

E l’idea madre che mi guida è questa: la po-litica è essenzialmente una tecnica. La politicanon è quella che più comunemente si fa nei Par-lamenti politici; non è quella che si fa dai partiti,non è quella che si fa dai governi.

I partiti, e gli stessi governi, qualche volta,servono gli eventi anziché dominarli; sono lemosche cocchiere della storia. I partiti qui den-tro giuocano di abilità, cercano di scalzarsi, di“farsela” a vicenda. Il suffragio universale, que-sta necessità che tutti abbiamo voluto, e di cuisiamo i figli, ha generato, nella sua moltepliceprole, un figlio cattivo: il gesto demagogico; lagara, dirò meglio, dei gesti demagogici. Noi do-vremmo, come Bruto, condannare a morte que-sto figliolo traditore. Noi dovremmo insorgerecontro di esso. Il demagogismo non è affatto,come si pretende, un privilegio dei partiti avan-zati. C’è un demagogismo dei conservatori edei governi, che è di gran lunga il peggiore.

La politica non è questo: non dovrebbe es-sere questo; e lo sarà sempre meno, quanto piùi popoli diverranno consapevoli. La politica nonè nell’agguato, non è negli intrighi, non è nel-l’arrembaggio ai ministeri, non è nelle sapienticombinazioni di coulisses parlamentari, non ènelle competizioni degli uomini; non è nei so-nanti discorsi. È, o dovrebbe essere, nell’inter-pretare l’epoca in cui si vive, nel provvedere ache l’evoluzione virtuale delle cose sia agevo-lata dalle leggi e dall’azione politica. Questa in-terpretazione e questa azione sonoessenzialmente una tecnica. E una tecnica, es-senzialmente, è anche il socialismo.

Noi stessi lo dimentichiamo troppo spesso,forse, quando nel fervore degli attacchi e deicontro-attacchi, subiamo noi stessi l’avvelena-mento di tante illusioni, l’asfissiamento di tantofumo.

Il socialismo, nel suo primo e più grande as-sertore, è l’espressione ideale dell’evoluzione

di un vasto dramma, non soltanto suo perso-nale, ma nazionale e storico, e trascende di granlunga l’importanza di uno dei consueti avvicen-damenti ministeriali. Col discorso di Dronero,con l’intervista alla “Tribuna”, col programmadi ieri l’altro e coi progetti seguaci, egli - po-nendosi su un terreno di gradualità, che è vera-mente il più comodo - si affaccia nell’aspettodi un restauratore dei malanni più urgenti delpaese, che egli riduce essenzialmente a due:primo, lo scadimento del Parlamento, a cui sipropone di riparare con la abolizione dei de-creti-legge (salvo poi modificarli, il che, non es-sendovi oggimai più che decreti-legge,potrebbe equivalere a perpetuarli per lunghis-simo tempo); con le Commissioni parlamentari,con le riforme allo Statuto. Cose lodevolissime,nelle quali peraltro all’onorevole Giolitti giovaassai essere venuto dopo l’onorevole Nitti, intempi più lontani dalla guerra e dalla legisla-zione di guerra, quando l’abbandonarla è moltopiù facile, per non dire necessario.

Secondo: il pericolo, anzi il disastro finanzia-rio dello Stato, a cui veramente promette di ov-viare con provvedimenti draconiani. Segue, nelsuo programma, la restaurazione economica delpaese, anche per la quale presenta un primo di-segno, quello dell’esproprio delle terre per laproduzione granaria (sul quale avrò poi qualchecosa da dire) a modificazione e a rafforzamentodi altri decreti già esistenti.

Il gradualismo è una magnifica cosa. Io sonoaccusato ogni giorno da questi miei turbolenticompagni di essere troppo gradualista. Comun-que, il gradualismo è una cosa ammessa da tutti(abbiamo persino un massimalismo graduali-sta!) quando la natura delle cose lo consente.Quando insomma c’è tempo e si può aspettare.Allora, chi va piano va sano, e va qualche voltalontano.

Ma voi avete lasciato camminare le cose cosìinnanzi e in tale direzione, che davvero “dumRomae consulitur” si minaccia l’espugnazionedi tutte le Sagunto della società, di quelle chepremono a voi, ma anche di parecchie di quelleche premono a noi. Oggi è il tempo di tutti imassimalismi. Ma a voi non parlo del massi-malismo socialista, ma di un massimalismoaritmetico.

Facciamo un po’ di conti, onorevole Giolitti.Voi confessate che abbiamo un deficit, in unsolo anno, di 18 miliardi: 28 di spese contro 10di entrata. Confessate che abbiamo 95 miliardidi debito, che presto - crepi l’astrologo! - toc-cheranno i cento, per arrotondare la cifra, deiquali 20 o 21 in oro verso l’estero, che, al tassoattuale, farebbero salire il debito di un’altrametà, e poveri noi se li dovessimo pagare dav-vero, e non potessimo scontarli sulle indennitàche la Germania dovrà o non dovrà pagarci! Ciraccomandiamo agli sforzi dell’onorevoleSforza. Secondo le vostre stesse previsioni,anche liquidati tutti i relitti della guerra, anchetolta la differenza dei 5 miliardi per il prezzodel pane - difficoltà che non so come e quandopotrete superare - rimane sempre un deficit co-stante annuo di 5 miliardi.

L’ultimo prestito, che ci diede 7 miliardi incontanti, non potete certo rinnovarlo a ritmocontinuo e ad ogni modo non copre che cinquemesi circa del nostro deficit di questo esercizio.

dello strumento tecnico; è lo sforzo di adeguarele condizioni politiche della vita sociale alle ne-cessità materialistiche del momento storico. Inquesto senso, e in doppio senso, il socialismo èscientifico: in quanto sorge dalla coscienza sto-rica, e quindi scientifica, dell’evoluzione; e inquanto chiama la scienza a proprio servizio. Laschiavitù cessa, secondo il vecchio motto fa-moso, quando la spola comincia a camminareda sé sul telaio. Il socialismo è nella macchinaa vapore, più che negli ordini del giorno; è nellaelettricità, più che in molti, cari compagni, deinostri congressi. Ora voi tutti, signori, cercate,in questo momento, più che mai la salvezza delPaese e la vostra.

Anche i socialisti cercano la salvezza delPaese e la loro.

Se oggi il Partito socialista, così com’è, sem-bra ad alcuni eccessivo di intransigenza, di vi-vacità, di precipitazione, persino coloro, che diquesto lo accusano, sanno che ciò è l’effetto fa-tale della guerra, la quale ha creato nelle masseuno stato di insurrezione psichica che non saràdomato se non da conquiste reali, radicali e pro-fonde.

E il partito deve riflettere questo stato dellemasse, per interpretarla, ed eventualmenteanche per poterle contenere. Chi spera che ledifferenze inevitabili di tendenze, che sono inogni partito vivo, debbano condurci al distacco,allo sfacelo, credo che si inganni a partito.Credo fermamente, e non da oggi e non per op-portunità del momento, nella fondamentale ne-cessità dell’unità del Partito socialista. Certonon è più, oggi, la ormai arcaica distinzione delprogramma minimo e del programma mas-

simo, come si concepiva una volta, che era unpo’ una concezione cattolica, forse più del vec-chio che del nuovo cattolicismo; di qui la terra,con le sue miserie che si tratta di attenuare e,nell’al di là, il paradiso, sia pure terrestre. Og-gimai, pel precipitare degli eventi e pei tempimutati, l’oggi si fonde sempre più nel domani,e il domani nell’oggi.

Perciò si parla, non da noi soltanto, di pe-riodo rivoluzionario, di crisi di regime: di re-gime politico, di regime sociale. Molti di voiripetono oggi, e di molti credo in buonissimafede, che molto bisognerà concedere per nonperdere tutto, per mantenere la compagine so-ciale, dico la compagine, non dico l’attualecompagine; per conservare ciò che è degno diessere conservato, ciò che è necessario ai sup-posti eredi del domani; per non precipitare in-somma nell’anarchia, che è un po’ la sorella, unpo’ la figlia del capitalismo, e che sta in diame-trale antagonismo teorico, che è la negazione intermini, del socialismo.

Molti sentono fra voi che ciò che siamo usichiamare l’ordinaria amministrazione, nonbasta più. Lo sentì l’onorevole Nitti, che (...)prese dai socialisti le principali direttive dellasua politica estera; forse avrebbe prese da essianche molte direttive nella politica interna, se isocialisti gliele avessero offerte. E più volte pre-luse all’inevitabile, all’augurabile avvento di ungoverno laburista in Italia.

Ma l’azione, sopratutto nella politica interna,fu impari, forse per acerbità di casi e di tempi,alla fede professata e ne venne la sua fatale ca-duta. Così è tornato l’onorevole Giolitti, il cuiritorno a quei banchi sembra l’epilogo solenne

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FILIPPO TURATI

Lavoro e sviluppo al centro del discorso pronunciato da Filippo Turati nel giugno 1920 alla Camera dei deputati

L’

Il reddito presunto dell’imposta del patrimo-nio, diventata per via - e su questo l’onorevoleGiolitti non accenna a nessuna riforma una purae semplice imposta sul reddito, diluita neglianni, perdendo così il carattere di un vero pre-levamento, risanatore del bilancio dello Stato,quale era, in origine, secondo la proposta dellafamosa Commissione degli economisti, perquest’anno finanziario è stato già ingoiatodall’ultimo caro-viveri agli impiegati. Ad ognimodo, circa 5 miliardi di deficit - prendiamo lacifra più ottimista - rappresentano un capitaledi 100 miliardi; un altro debito di guerra, un se-condo debito di guerra, a cui l’economia delPaese non può certo sottostare.

Dove lo trovate? Se voi glielo strappaste, louccidereste.

Ne viene che il rimedio primo, il più vero,vorrei dire il solo rimedio, è nel trasformarel’economia, non la finanza del Paese. Ciò chevoi ponete dopo, deve venir prima, o almenocontemporaneamente.

Abbiamo decuplicato il bilancio (parlo a cifregrosse, non badate a miliardo più, miliardomeno!) ed, anche fatta la tara di quel che è pu-ramente nominale od effimero in questa infla-zione, dovuto alla svalutazione della moneta ealla liquidazione della guerra, noi rimarremosempre, a far poco, con un bilancio quadrupli-cato. Ciò dipende in prima linea - ci dice il pre-sidente del Consiglio - dalle spese militari edall’inflazione burocratica.

Esaminiamo i due problemi.Quanto alle enormi spese militari, sostengo

che non si elimineranno finché non saranno eli-minate realmente le cause di guerra che tuttoraci minacciano, o siano guerre europee, o guer-riglie coloniali, o guerre (aggiungiamo pure)dovute alla linea d’armistizio.

Altra fistola finanziaria è quella che avete ri-cordato voi stesso, l’elefantiasi burocratica: unproblema che, non saputo affrontare seriamentein tempi tranquilli, diventa ogni giorno più spi-noso.

Chi mai infatti, in questo preciso momento,avrebbe il coraggio - e i cenni del mio onestoamico, onorevole Alessio, confortano il miodire - di sfollare le Amministrazioni buttandosul lastrico diecine di migliaia di famiglie?Dopo avere, per tanti anni, predicato il celebreaforisma: pochi impiegati responsabili e benpagati, noi abbiamo, durante la guerra, riempitigli uffici di avventizi - maschi e femmine - chedovevano rimanere pel solo periodo dellaguerra e che ora nessuno osa mandare via, seb-bene ingombrino gli uffici.

Ci sono torme di impiegati ai ministeri chenon si ha modo neppure di collocare; mancanole stanze, i tavolini e le sedie. Il capo di un im-portante ufficio di Milano si lagnava con me diuna trentina di ragazze, delle quali non sapevache fare, perché incapaci anche di scrivere unalettera, e mi diceva che gli avrei reso un veroservizio portandogliele via. Una trentina di ra-gazze, alla mia età, capirete...

Siamo arrivati agli scioperi per invidia, per-ché si dice, che, in un qualsiasi ritocco d’orga-nico, un’altra categoria, che si pretendesimilare, e spesso non è, ha avuto un beneficiomaggiore di qualche centesimo! Ora questo ter-ribile problema, che avete lasciato ingigantire,che vi da una pletora enorme di impiegati, malpagati, inetti, turbolenti, non si risolve, con eco-nomie per decreto. Non escludo che qualchemiglioramento si possa apportare.

Quindici anni fa sostenevo, fra gli urli dellaCamera, l’arbitrato nel servizio ferroviario. Ilgoverno mi stigmatizzò come un sovversivo; iferrovieri mi sconfessarono come un reaziona-rio. Nessuno ne ha voluto sapere. Non è impos-sibile che si debba ritornare a quella vecchiaidea, calunniata e derisa. Come credo che do-vremo mettere allo studio forme di cointeres-senza più estesa, fino a dare questi servizi aCooperative di impiegati quasi in appalto, sottola vigilanza, beninteso, dello Stato da un lato e,dall’altro, della rappresentanza degli utenti, inmodo da stimolare l’interesse dei lavoratoridello Stato.

Ma, evidentemente, il rimedio profondo, ilrimedio radicale non sarà neppur questo; esso

coloniali, ecc., ecc., non è certo - collo Statocome è oggi - il più redditizio. Al contrario! LoStato di regola assorbe assai più che non renda.Esso forse è il più pescecane di tutti i pescecani!

Ora l’onorevole Giolitti, nel discorso di Dro-nero, ha toccato tutta quanta la gamma della re-staurazione economica. Agricoltura daindustrializzare; emancipazione dal granoestero; chi lascia terre incolte commette un de-litto (onde il suo progetto granario); confiscadelle terre incolte; il cotone da coltivarsi nel-l’Eritrea, o nel Benadir (si può oggi aggiungereil Giubaland); irrigazione; istruzione agraria etecnica serie; industrie che occupino più manod’opera e meno materie prime, mentre sono an-cora tanto care; utilizzazione delle forze idrichee quindi emancipazione dal carbone estero,ecc., ecc. Insomma tutto il ricettario. Ossia Gio-litti è ancora Nitti. E siamo, ripeto, tutti d’ac-cordo!

Ma la questione non è nell’essere d’accordoin teoria; è nel volere e nel potere realizzare.

In altri termini: la soluzione della crisi, poli-tica, economica, morale, crisi di regime, crisi ditrapasso, chiamatela come meglio vi garba,consisté nel creare subito le condizioni econo-miche e politico-morali, per cui la Nazionepossa in breve termine raddoppiare la sua pro-duzione. O Dio, non pigliate la parola “raddop-piare” nel senso strettamente aritmetico; nons’intende dire che si debba produrre il doppio digrano, il doppio di tessuti, ecc., ecc.; s’intendedire: suscitare nuove sorgenti naturali, non ar-tificiali, di energia nel Paese, perché esso possasuperare il deficit.

Quando questo si sarà ottenuto, si sarà moltapiù che raddoppiata la ricchezza. E ho parlato dicondizioni economiche e di condizioni politico-morali, che sembrano due cose diverse e sonoinvece una sola; perché non si creano veri mi-glioramenti economici senza certe riforme po-litiche - e questo dico alla borghesia - e non siriesce a trar profitto dalle riforme politiche - equesto dico ai miei compagni - senza certi co-efficienti economici.

L’Italia è una nazione povera, più povera ditutte le altre nazioni europee, con cui sarà ingara. I coefficienti decisivi per la ricchezza diun paese, a parte le colonie, sono la terra (vicomprendo il mare), le miniere e la forza intel-ligente dell’uomo. Per la terra, l’Italia è poveris-sima; all’infuori della Pianura Padana, non hagrandi estensioni di terreno profondo, pianeg-giante, irrigabile. In fatto di miniere di ferro e dicarbone, siamo quasi all’ablativo assoluto, no-nostante le amplificazioni speculative e politi-che di certi gruppi interessati; per ogni altrominerale, il nostro sottosuolo è anche più po-vero. Speriamo pure che i rabdomanti, che stapreparando l’onorevole Giolitti, scovino tesorinascosti; per ora siamo in condizione, se si ec-cettuino alcuni giacimenti speciali - allude spe-cialmente agli zolfi - che, per la nostra inabilitàe la abile concorrenza altrui, vanno perdendo,anziché acquistare valore. Le altre nazioni, l’In-ghilterra, la Francia, la Germania, l’Austria-Un-gheria (ante bellum), la Russia, la Rumenia, ilBelgio, l’Olanda, ecc., sono tutte più ricche diterreno, coltivabile, in proporzione degli abi-tanti, assai più dell’Italia, e quasi tutte ricche digiacimenti minerali, tra cui sono fondamentaliil ferro ed il carbone. In Italia la popolazione èeccessiva, relativamente alla sua estensione eallo stato delle sue coltivazioni.

Se prima della guerra, perciò, il nostro equi-librio era già molto instabile, dopo la guerra lenostre condizioni sono molto peggiorate. Noiimportavamo per 3 miliardi e mezzo (parlo incifre tonde), esportavamo per 2 miliardi e unterzo. Il miliardo e più di differenza era copertodalle rimesse degli emigranti e dalla industriadel forestiero, risorse che, per un certo tempo,ci continueranno a mancare. In tali condizioni ènaturale che ogni più piccola difficoltà, un rin-caro di noli, di trasporti, un aumento nei prezzidi vendita all’estero, bastino a mandarci in ma-lora. Bisogna trovare nuove fonti di ricchezza,e saperle coltivare, per ristabilire e consolidarel’equilibrio.

Filippo Turati(1 - Continua domani)

non si trova se non nella restaurazione econo-mica dell’Italia: industrializzare i servizi, il piùche si può, ma soprattutto industrializzare l’Ita-lia, ecco ciò che occorre. Perché la questionedegli uffici e della burocrazia è soprattutto - in-tendentemi “cum grano salis” - una cosa solacon la vessata questione del Mezzogiorno. IlMezzogiorno è il gran vivaio, e quasi il solo vi-vaio, di tutta la burocrazia italiana, di tutti igradi, dal capodivisione oramai alla guardiacarceraria. La difficoltà del problema burocra-tico è là; si tratta, al lavoro parassitico, malsano,turbolento, di sostituire in Italia la possibilitàdel lavoro produttivo, sano, che innalza l’uomo.

Da noi, per esempio, nell’Alta Italia, regioneindustriale, si può dire che non vi sia un soloalunno dei nostri Politecnici, delle nostre scuolesuperiori, ed anche delle medie, che aspiri adun ufficio di Stato. Questi uffici sono diventatiuffici di collocamento per quella che chiamerei- se la frase non fosse troppo barbina - la manod’opera cerebrale disoccupata, inadatta a qua-lunque utile servizio. Senza notare che, quandoavete introdotto nella attività della Stato, tantinuovi servizi necessari che la nuova civiltà re-clama, quando avrete organizzato la grande as-sicurazione operaia, la tutela della legislazionesociale fatta sul serio, i nuovi servizi coordina-tori e stimolatori dell’economia pubblica, in-somma le “riforme che costano”, voi avretedovuto creare una nuova burocrazia, che, è spe-rabile, sarà migliore della presente, ma che an-ch’essa vi costerà dei milioni.

Noi ci avvolgiamo in un tremendo circolo vi-zioso. Noi ci siamo ridotti a quel certo stato dimalattia in cui v’è da temere che al malato glistessi rimedi nuociano invece di giovare. Le in-dennità di caro-viveri aumentano il caro-viveri,aumentando la domanda delle merci. Ogni di-minuzione di prezzi, ottenuta o sia con mezziviolenti, ad esempio l’assalto ai negozi, o coicalmieri, od anche con le vostre persecuzionilegali, rischia di aumentare sempre più il caro-viveri, facendo stagnare la produzione, impau-rendo, impacciando od arrestando il trafficoprivato, mentre non abbiamo ancora organi diStato maturi che possano sostituirsi efficace-mente alla funzione - sia pure parassitaria -degli esercenti.

La stessa altezza dei cambi, così dannosa perun verso, è proclamata protezione utile per una

quantità di industrie italiane, e senza di essamolta più gente non troverebbe lavoro. La po-lemica per il prezzo del pane, per cui fu rove-sciato l’ultimo ministero Nitri, e si mormorò daimaligni che l’amico Soleri (“ca va sans dire”che io non lo credo) abbia congegnato quell’or-ribile decreto per preparare il trionfo di Cuneo,è una prova di più del circolo senza uscita in cuici dibattiamo.

Sono ben lungi dallo svalutare l’importanzapolitica dell’argomento del pane a buon mer-cato, ed anche gratuito, che è nell’indirizzo delprogramma comunista; ma non dimentichiamoper carità che il pane costa quello che costa, chelo Stato di suo non ha un soldo, che ogni impo-sta è più o meno riversibile, che la farina biso-gnerà pure che qualcuno la paghi, che non pagain realtà se non chi lavora e produce, e chequindi, sotto una forma e sotto l’altra, per di-retto o per indiretto, chi pagherà la differenzasarà sempre il lavoratore!

In sostanza il terribile disagio di cui sof-friamo è dovuto a cause non politiche ma eco-nomiche, e quindi i rimedi politici non potrannomai avervi alcuna influenza sensibile. Noi ab-biamo quantitativamente decuplicato i segni oi simboli della nostra moneta, mentre i prodottinon crescevano e crescevano i consumi. Ci vuolpoco a capire, senza essere economisti laureati,che quando si hanno dieci lire in saccoccia econ esse si comprano dieci lire di mercé, se por-tiamo la quantità della moneta da 10 a 100 liresenza aumentare, anzi, diminuendo la mercé,noi non avremo fatto altro che decuplicare, al-meno, il prezzo della mercé. Parimenti, finchénoi esporteremo per 3 miliardi e mezzo e im-porteremo per 13 o 14 miliardi, è chiaro, cheresteremo debitori verso l’estero della diffe-renza, e il debito, accumulandosi con gli inte-ressi, finirà col portare rapidamente allabancarotta sicura. E non c’è ingegno di Meda odi Tedesco che possa spostare questi termini.

I provvedimenti del governo non sono quindialtro che spedienti di cassa, utilissimi come taliper prorogare il fallimento, finché siano possi-bili, ma fondamentalmente impotenti ad evi-tarlo. Più spesso, come l’usura, aggraverannolo sbilancio.

Più tassate e più impoverite. Tanto più che ildenaro, che va allo Stato, alla burocrazia, alcaro-viveri degli impiegati, alle spese militari e

Sabato

1 ottobre 2011 55PAGINE DI STORIA RIFORMISTA

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L’

Sabato

1 ottobre 2011 66CULTURA SPETTACOLI

“Percorso d’artista”, in mostra a Napoli gli scatti fotografici di Pina Della Rossa

Sarà inaugurata a Napoli sabato 8 ottobre, nelcomplesso monumentale di San Severo al Pen-dino, la mostra fotografica di Pina Della Rossa,dal titolo “Percorso d’Artista”. La mostra, inseritanel calendario della Giornata del contemporaneo,sarà visitabile con ingresso gratuito dal lunedì alsabato, fino al 15 ottobre.

La fotografia di Pina Della Rossa non ritrae ilvisibile, ma evoca l’invisibile attraverso sugge-stioni visive, in cui la ricerca formale non cedemai all’effusione estetica. È proprio la dimen-sione evocativa a costituire il valore distintivodelle immagini, che nascono dalla sublimazionedi frammenti del quotidiano, che subiscono unprocesso di astrazione ed assumono il valore disegni, portatori di significato. Fondamentale inquesta ricerca è l’aspetto compositivo, fondato suardite prospettive, su forti contrasti tonali, su gio-chi di piani che si sovrappongono e si distanzianoin multiple vedute spaziali. Di qui il richiamo allospazialismo di Fontana, alla necessità di superarela superficie fisica del quadro per includervi la di-mensione spaziale e temporale.

La produzione fotografica di Pina Della Rossasi snoda attraverso cicli tematici, che si interse-cano in una reciproca contaminazione che investenon solo gli aspetti formali, ma gli stessi conte-nuti.

Nella serie “I Cantieri” l’artista focalizzal’obiettivo sui materiali per riscattarne la dignità,il valore intrinseco che deriva dal fine per cuisono impiegati e dal lavoro umano che li ha for-giati nella forma più appropriata, che è l’esito diun millenario processo evolutivo. Il valore deimateriali non è solo semiotico, ma persino este-tico, data la perfetta geometria di profilati metal-lici, mattoni forati e barre di acciaio sagomateche, nelle intense fotografie di Pina Della Rossa,definiscono complesse trame di segni. Ognuno diessi assume una duplice valenza: da un lato apreuno squarcio sulla realtà dei cantieri, dove si co-struisce il nostro habitat futuro, e da un altro de-linea luoghi immaginari, come le onde del mareevocate dal profilo delle lamiere ondulate.

Anche nella serie “Mediterraneo”, l’artista in-dugia sul particolare per evocare scenari senzatempo, che non sono ripresi dall’esterno, come cisi aspetterebbe da un fotografo, ma scavati nellamemoria collettiva. Così l’affiorare della rugginesu una catena per ormeggio ci riporta alla mentele vite trascorse sui mari, in balia del destino edelle forze naturali, le gesta di antichi navigatorie attuali migranti che solcano i mari a bordo di

precarie imbarcazioni. Nella serie “Infinito pre-sente”, invece, la figura umana viene esplicitata,posta in primo piano per rammentare, perentoria-mente, la centralità dell’uomo nella costruzionedella società, dello Stato, dell’ambiente urbano.La serie comprende diversi lavori, collegati fraloro dalla riflessione sull’essere umano: “Al di làdel buio”, “Legato a te”, “Visione simultaneanello spazio dinamico” ed il ciclo “In-oltre”.

Nel trittico “Visione simultanea nello spaziodinamico”, l’autoritratto dell’artista è vivificatoda una lunga esposizione che fa vibrare l’imma-gine, catturando attimi di vita che l’occhio umanonon è in grado di percepire simultaneamente.Anche qui si avverte il richiamo a un’avanguardiastorica, il futurismo, che per primo tradusse in pit-tura la fugace dimensione del tempo.

In “Legato a te”, opera dedicata al 150esimoanniversario dell’Unità d’Italia, Pina Della Rossaritrae una figura tremula, pulsante, che volge losguardo all’interno dell’opera, verso una profon-dità spaziale e temporale che l’occhio non puòmisurare: solo la mente può farlo. Nel buio chevarca la superficie della carta può leggersi, ancorauna volta, il richiamo allo spazialismo di Fontana.

In “Al di là del buio” prevale un intento narra-tivo: è il racconto di una violenza cieca e brutale,che le donne subiscono dietro un muro di terroree di omertoso silenzio. La donna è rappresentata

da un manichino nudo, irrigidito dal dolore, ep-pure integro nella sua candida e verginale pu-rezza. Alle sue spalle, la tetraggine di un murofatiscente ci ricorda che non c’è via di scampoalla violenza. L’immagine fotografica sembra re-spirare con un battito convulso, sul filo tra la vitae la morte, come un film dell’orrore che però traelinfa da eventi reali e quotidiani, non dalla fanta-sia di un regista. Infine, il ciclo di lavori “In-oltre”imposta una riflessione sul rapporto tra la vita e lamorte, l’anima e il corpo, lo spirito e la materia.Al centro di questi scatti compare il teschio, chenon è quello di Adamo, simbolo del peccato ori-ginale redento dal sacrificio di Cristo, bensì il te-schio venerato dal popolo napoletano cometramite fra i vivi e i morti, nei molteplici cimiterisotterranei della città antica. Al teschio si accom-pagna una figura muliebre nascosta dal burqa, cheagitando il suo corpo esorcizza la morte e riven-dica la propria forza, materiale e spirituale. Lesensuali movenze della donna sono riflesse e am-plificate dai lineamenti sinuosi di una sedia rossa,colore del sangue e della vita, che pur sottopostaal teschio, lo sovrasta visivamente e concettual-mente. Nel rapporto tra la sedia rossa e il teschiogrigio, lo schienale bianco e il burqa nero si ri-propone, ancora una volta, l’intimo rapporto tra lavita e la morte.

Marco di Mauro

Nella splendida cornice delle isole Egadi, lo Yacht Club Favignana, pre-sieduto da Chiara Zarlocco, ha organizzato la sesta edizione del “TrofeoChallenge Ignazio Florio” che ha registrato quest’anno oltre 70 richieste diiscrizione delle barche d’altura delle quali solo 36 sono state ammesse al-l’evento. L’edizione di quest’anno è stata vinta da “Bohemia Express”. Il“Gran soleil 42” di Evropska Vodni Doprava (Repubblica Ceca) ha prece-duto in classifica “Extra1” di Giuseppe Massimo Barranco e “I am bad”di Inzerillo-Calandrino. I vincitori si sono aggiudicati, oltre all’ambito tro-feo, anche la Smart che ogni anno il presidente dello Yacht club Favignana,Chiara Zarlocco, mette in palio.

Delle 36 barche che hanno partecipato solo “Orofino” di Francesco Mu-ratore (a causa della rottura dell’elica) non è riuscita a portare a termine lapropria performance. Il “Trofeo Challenge Ignazio Florio” è diventato agiusto titolo un punto di riferimento velico a livello nazionale. Si tratta diuna competizione velica, una regata d’altura, ad inviti. Il target coinvoltoè rappresentato da tutti i circoli velici, dagli Yacht Club italiani e interna-zionali. La sfida è impegnativa: una tre giorni di prove costiere tra le isoleEgadi e prove sulle boe nello specchio d’acqua compreso tra Favignana,

Levanzo e Marettimo. Una giornata viene dedicata alle prove sulle boe,due giornate ai percorsi costieri; nella giornata dedicata alle prove su boe,vengono disputate due gare. L’impianto sportivo è articolato e studiato in-sieme agli interlocutori più qualificati del settore nautico: Coni, Fiv, Uvai.Anche quest’anno, come per le ultime due edizioni, era presente una qua-lificata giuria internazionale con rappresentanti greci, croati e austriaci.

Grande la soddisfazione di Chiara Zarlocco per il successo di questaedizione e ha espresso la sua gioia commentando: “le nostre scelte si stannorivelando vincenti. Seguiamo i ragazzi stimolandoli e supportandoli nelmiglior modo possibile. Tenendo ben fermo, sempre, il rispetto dell’am-biente. I risultati ci stanno dando ragione ma ogni giorno si apre una nuovasfida. Quest’anno armatori ed equipaggi hanno risposto al nostro invitosuperando ogni più rosea aspettativa. Già a fine luglio avevamo abbon-dantemente superato la disponibilità d’ormeggio. Sono molto soddisfattadel numero e del livello dei partecipanti. Favignana è un posto fantasticoper regatare e noi diamo una concreta mano alla passione degli armatori perl’altura, consentendogli di competere in un contesto di alto livello tecnico”.

Antonella Fiorito

Il “Trofeo Challenge Ignazio Florio”

L’Accademia Filarmonica Romana festeggia190 anni! Fondata il 4 dicembre 1821, è la piùantica istituzione di concerti romana. “Dopoquasi due secoli di vita, e con quello stesso spi-rito di ricerca che dà sempre l’ha animata - haspiegato il Presidente Paolo Baratta -, la Filar-monica conferma il ruolo centrale nella promo-zione musicale e culturale nella città capitaled’Italia. E lo fa rimanendo fedele alla sua piùautentica tradizione: aprendosi alle novità senzadimenticare l’antico e la riscoperta del passato,puntando sui giovani talenti che affianca aigrandi interpreti d’oggi, confermando le colla-borazioni con tante istituzioni cittadine, nazio-nali, internazionali”.

A sua volta il direttore artistico, Sandro Cap-pellerri, ha dichiarato che se la Filarmonica Ro-mana ha potuto attraversare un arco di tempocosì lungo è perché non si è mai stancata di in-terrogarsi sul senso della sua presenza in questacittà. Ed ha poi aggiunto: “La prossima sta-gione, che si svolgerà nelle quattro sedi del Tea-tro Argentina, del Teatro Olimpico, della SalaCasella e del Teatro India, ospiterà un alternarsidi artisti di indiscusso carisma e di musicisti an-siosi di far conoscere le loro qualità”.

Si annunciano così tra l’altro cinque primeesecuzioni (Ravinale, Ambrosini, Boccadoro,Panfili e Franceschini) ed ancora quattro spet-tacoli del Festival Internazionale Danza. Sem-pre attenta all’educazione musicale dei giovani,la Filarmonica conferma inoltre per il secondoanno il progetto Opera Domani di AsLiCo, chenella passata stagione ha avvicinato alla musicain modo originale e formativo migliaia di stu-denti, insegnanti e genitori. Intanto proprio igiovani talenti saranno protagonisti del con-certo di inaugurazione al Teatro Olimpico do-menica 23 ottobre alle ore 18.

I fenomenali ragazzi dell’Orchestra dellaScuola di Fiesole, sul palco con Salvatore Ac-cardo nella doppia veste di direttore e violinistasolista, danno il via, con un programma tuttomozartiano, al ciclo di concerti dal titolo Gio-care da grandi. Mentre sarà il Flauto Magico achiudere il ciclo dedicato al pubblico di domani,presentando l’opera mozartiana in un originaleallestimento.

La Filarmonica apre anche a nuove strade egioca con originali accostamenti fra musicajazz, rock e classica, realizzati con qualità, fi-nezza e gusto per il teatro. PaGAGnini è l’esi-larante spettacolo che, per il ciclo Giocare dagrandi, debutta al Teatro Olimpico il 1° dicem-bre, unendo in un unico show la musica clas-sica, lo humour farsesco, il virtuosismo delviolinista di origini libanesi Ara Malikian.

Sempre per Giocare da grandi, un altro attesodebutto sarà con il concerto della PlayToy Or-chestra. Infine va posto in rilievo il concerto diPaolo Fresu & I Virtuosi Italiani in Back toBach.

All’Argentina, intanto, la Filarmonica con-centra gran parte della stagione di musica da ca-mera, che in questo storico teatro romano trovala sua più giusta collocazione. Ci saranno alcunifra i più apprezzati solisti ed ensemble di oggi.Sarà poi il Teatro Olimpico ad ospitare due frale più acclamate violiniste di oggi: Sarah Changmagnifica musicista, vera e propria rivelazionenel panorama musicale, sarà impegnata a fiancodel pianista Andrew von Oeyen in alcune so-nate di Beethoven, Brahms e Franck. Toccheràpoi Toccherà a Isabelle Faust, oggi una dellepiù apprezzate concertiste al mondo, che ese-guirà al suo debutto alla Filarmonica Romana,primo concerto di una serie che l’istituzione de-dica alle Sonate e Partite di Bach, affidandosiall’interpretazione della Faust. Un altro affiatatoduo sarà in concerto sempre al Teatro Olim-pico: sono Julian Rachlin (nella doppia veste diviolinista e violista) e il pianista Itamar Golan,che tornano alla Filarmonica con un pro-gramma che prevede Beethoven, Brahms ePenderecki.

Renato Ribaud

La Filarmonica Romanafesteggia 190 anniAlla ricerca di segni e significati

L’

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SIMONE CHIARELLA

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Sabato

1 ottobre 2011 77SERVIZIL’

LE STELLE

Non sempre sipuò essere dallaparte della ra-gione. Cercate,evitando di es-sere polemici, di

fare chiarezza con le personeche vi stanno a cuore. Novitànel pomeriggio.

Le vostre qualitàoggi vi farannoavere gratifica-zioni e attestati distima. Cercate diapprofittare di

questo momento per ottenereciò che desiderate. Serata moltopiacevole.

Questa è la gior-nata adatta perdimostrare aglialtri quanto va-lete. Mettete daparte i vostri ten-

tennamenti e le vostre timidezzecercando di imporre il vostropunto di vista.

Si conclude unasituazione che inpassato vi hacreato problemi etensioni. Adesso èarrivato il mo-

mento di affrontare con mag-giore lucidità la vitasentimentale. Serata ok.

Se volete fare unsalto di qualitàdovrete dimo-strate di averetutte le carte in re-gola. Cercate di

non disperdere le vostre ener-gie e concentratevi sul lavoro.Non affaticatevi.

Questa gior-nata sarà pienadi buoni propo-siti. Con l’aiutodi persone fi-date provate a

mettere a frutto la positivitàche vi circonda. Programmateuna spesa importante.

Per arrivare a ri-sultati certi avetebisogno di con-centrarvi fino infondo. Affrontatecon lucidità e

concretezza le difficoltà che in-contrerete. Attenzione sul la-voro.

La vostra im-pazienza po-trebbe portarvia commetteredegli errori.Mettere un po’

d’ordine nella vostra situazionelavorativa e ne trarrà giova-mento anche la salute.

Se volete essereamati doveteimparare adaprirvi senzadiffidenza. Oggivi troverete a

fare i conti con avvenimenti im-provvisi. Cercate di fronteggiarele difficoltà con calma. Progetti.

Se volete dareuna svolta allavostra vita pro-fessionale oggi èla giornataadatta. Provate

ad allacciare nuovi rapporti e de-dicate del tempo a progetti di la-voro. Attenzione alla dieta.

Oggi cercate difidarvi del vostrointuito e tutta lagiornata pren-derà una piegapositiva. In

amore basterà un po’ d’impegnoper riaccendere un sentimentosopito da tempo.

Grandi schia-rite in campoprofessionaleche vi permet-teranno dimettere in luce

le vostre potenzialità. In amoreè arrivato il momento di pren-dere delle decisioni drastiche.

IL METEO

Previsioni meteo di Dominique Citrignoper SPAZIOMETEO - Meteo Webcam

06:00 Euronews

06:10 DA DA DA

06:30 UnoMattina In Famiglia

07:00 TG1

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09:00 TG1 - TG1 Dialogo

09:30 TG1 L.I.S.

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10:55 Aprirai

11:05 Che tempo fa

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12:00 La prova del cuoco

13:30 TG

14:00 Linea Blu

15:10 Le amiche del sabato

17:00 TG1 - Che tempo fa

17:15 A sua immagine

17:45 Passaggio a Nord Ovest

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21:10 Ti lascio una canzone

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di Braccio di Ferro

09:00 Rebelde Way

09:45 Summer in Transylvania

10:15 Sulla via di Damasco

10:45 Meteo 2

10:50 Quello che

11:30 Aprira

11:35 Mezzogiorno in famiglia

13:00 TG2

13:25 Rai Sport Dribbling

14:00 Top Of The Pops 2011

15:30 Sabato Academy

17:00 Sereno variabile

18:00 TG2 L.I.S. - Meteo 2

18:05 La moda che verrà

18:35 Sea Patro

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20:25 Estrazioni del Lotto

20:30 TG2 - 20.30

21:05 Castle - Detective tra le righe

21:50 The Good Wife

22:40 Rai Sport Sabato Sprint

23:25 TG2

07:00 Zorro

07:30 Starsky & Hutch

08:30 Hunter

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10:50 Fornelli d'Italia

11:30 TG4 - Meteo

12:00 Un detective in corsia

13:00 La signora in giallo

13:50 Il tribunale di Forum

18:55 TG4

19:35 Tempesta d'amore

20:30 Walker Texas Ranger

21:10 Quarto Grado

23:55 I bellissimi di R4

06:55 Motomondiale 201108:10 Motomondiale 201109:00 Beyblade Metal Fusion09:30 Power Rangers Samurai09:55 Bakugan - Gundalian Invaders 10:20 Trasformers: Prime10:50 Dragon Ball Z11:30 TGCom - Meteo12:20 Zig & Sharko12:25 Studio Aperto - Meteo13:00 Studio Sport13:35 TGCom13:40 I Simpson15:25 TGCom16:25 Robin Hood18:30 Studio Aperto19:00 Bugs Bunny19:20 Big Daddy - Un papà speciale20:25 TGCom - Navigare Informati21:10 Nanny McPhee - Tata Matilda22:05 TGCom - Meteo

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13:00 TG5 - Meteo 5

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della cronaca

18:50 Avanti un altro

20:00 TG5 - Meteo 5

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di Genova

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