L ORIZZONTE - Parrocchia San Giuseppe · ne di Eros Ramazzotti, che dice: “Tu mi stupisci ancora,...

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L ORIZZONTE Bianco Natale a san Giuseppe! Stampato in proprio 17° Giornata nazionale della colletta alimentare (Pag. 6) IL PRESEPE NELLA CHIESA DI SAN GIUSEPPE (Pag.2) IL BRACCIO DI DON BOSCO PASSA ANCHE DA NOVARA (Pag.5) Ritiro di Avvento, sabato 7 (Pag. 3) EDITORIALE ANNO 1, NUMERO 5 Cari amici lettori del bollettino, sia- mo discepoli di Colui che è venuto, viene ogni giorno e verrà alla fine. Prepariamoci a fare festa, ma ricor- diamoci del “Festeggiato” che è Gesù! E’ Lui il dono che costituisce il Natale. Vedete: il pericolo maggiore che cor- riamo noi cristiani è quello di ridurre la fede a una sequenza di riti e di for- mule, ripetute magari con scrupolo ma senza cuore, meccanicamente. Allora: questo Natale può essere una buona occasione per avere un so- prassalto di fede. Riascoltiamo la novità sconvolgente del Vangelo “a quanti lo hanno accol- to ha dato il potere di diventare figli di Dio”. Il Natale è festa di tutti i bambini, è festa delle famiglie che trovano la loro identità guardando alla santa famiglia ben rappresentata dai nostri presepi. Ma è soprattutto la festa del “mistero tremendo” e affascinante di un Dio che si fa uomo perché l’uomo diventi Dio. A Natale l’eterno entra nel tempo. Troviamo spazi di silenzio. Nel prese- pio ci sono due modelli: Maria e Giu- seppe. Hanno vissuto l’evento stu- pendo della nascita di Cristo senza troppe parole. Fa veramente Natale chi è capace di fare oggi quello che ci insegnano Maria e Giuseppe: metter- ci in ginocchio davanti al mistero, adorare e tacere. A noi la gioia di preparare il posto nei nostri cuori per accogliere Gesù nel ricordo della sua nascita nella sem- plicità di una capanna. Il Bambino di Betlemme è nato in una stalla, sua Madre Maria l’avvolse in fasce, accan- to a lei Giuseppe… Gesù ci insegna a donare la vita per amore, a Natale portiamo doni a Ge- sù, portiamoli ai suoi amici più picco- li, i poveri… “i poveri li avrete sempre con voi”… Natale è festa della gioia, non cadia- mo nel pessimismo, nel fatalismo, nella sfiducia. L’uomo non può vivere senza speran- za, il Bambino di Betlemme è la no- stra speranza. Auguri a tutti. Padre GianFermo e Don Alberto Foglio informativo della parrocchia San Giuseppe Ecco a voi le iniziative del mese di dicembre

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L ’ORIZZONTE

Bianco Natale a san Giuseppe!

Stam

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ropr

io

17° Giornata nazionale

della colletta alimentare (Pag. 6)

IL PRESEPE NELLA CHIESA DI

SAN GIUSEPPE

(Pag.2)

IL BRACCIO DI DON BOSCO PASSA ANCHE DA NOVARA

(Pag.5)

Ritiro di Avvento, sabato 7 (Pag. 3)

EDITORIALE

ANNO 1 , NUMERO 5

Cari amici lettori del bollettino, sia-mo discepoli di Colui che è venuto, viene ogni giorno e verrà alla fine. Prepariamoci a fare festa, ma ricor-diamoci del “Festeggiato” che è Gesù! E’ Lui il dono che costituisce il Natale. Vedete: il pericolo maggiore che cor-riamo noi cristiani è quello di ridurre la fede a una sequenza di riti e di for-mule, ripetute magari con scrupolo ma senza cuore, meccanicamente. Allora: questo Natale può essere una buona occasione per avere un so-prassalto di fede. Riascoltiamo la novità sconvolgente del Vangelo “a quanti lo hanno accol-to ha dato il potere di diventare figli di Dio”. Il Natale è festa di tutti i bambini, è festa delle famiglie che trovano la

loro identità guardando alla santa famiglia ben rappresentata dai nostri presepi. Ma è soprattutto la festa del “mistero tremendo” e affascinante di un Dio che si fa uomo perché l’uomo diventi Dio. A Natale l’eterno entra nel tempo. Troviamo spazi di silenzio. Nel prese-pio ci sono due modelli: Maria e Giu-seppe. Hanno vissuto l’evento stu-pendo della nascita di Cristo senza troppe parole. Fa veramente Natale chi è capace di fare oggi quello che ci insegnano Maria e Giuseppe: metter-ci in ginocchio davanti al mistero, adorare e tacere. A noi la gioia di preparare il posto nei nostri cuori per accogliere Gesù nel ricordo della sua nascita nella sem-plicità di una capanna. Il Bambino di

Betlemme è nato in una stalla, sua Madre Maria l’avvolse in fasce, accan-to a lei Giuseppe… Gesù ci insegna a donare la vita per amore, a Natale portiamo doni a Ge-sù, portiamoli ai suoi amici più picco-li, i poveri… “i poveri li avrete sempre con voi”… Natale è festa della gioia, non cadia-mo nel pessimismo, nel fatalismo, nella sfiducia. L’uomo non può vivere senza speran-za, il Bambino di Betlemme è la no-stra speranza. Auguri a tutti.

Padre GianFermo e Don Alberto

Foglio informativo della parrocchia San Giuseppe

Ecco a voi le iniziative del mese di dicembre

amici del presepe

Un gruppo di volontari si trova a “riproporre” la natività

ANNO 1 , NUMERO 5 PAGINA 2

Il presepe

Una tradizione secolare

S era. Mentre si sentono in lontananza le campane, dal cielo cade copiosa la neve; tutte le strade sono illuminate, le famiglie sono riunite per l’occasione,

aleggia ovunque una sensazione di felicità. Non è un so-gno, è Natale. In ogni casa troviamo un albero, decorato e pieno di regali contenenti chissà quali sorprese. Ma una “scena curiosa” è stata allestita vicino: tre uomini si avvi-cinano a una povera stalla, illuminata a stento nel buio della notte; dei pastori accorrono dalle campagne per vedere cosa è successo: è appena nato un bambino. Que-sta “scena curiosa”, è il Presepe.

Il Presepe ha origini antichissime: secondo la tradizione, il primo ad allestire un presepe vivente fu San Francesco d’Assisi, che nel 1223 inscenò nella città umbra di Grec-cio una rievocazione della Natività. Il primo presepe “inanimato” risale al 1280: scolpito nel legno, fu opera dello scultore senese Arnolfo di Cambio; ancora oggi è custodito nella Cappella Sistina a Roma.

Fino alla metà del 1400 gli artisti produssero statue di legno o terracotta che sistemavano davanti a una pittura

riproducente un paesaggio come sfondo alla scena della Natività, il tutto collocato all'interno delle chiese. Culla di tale attività artistica fu la Toscana ma presto il presepe si diffuse nel regno di Napoli e nel resto d’Italia.

Nel '600 e '700 gli artisti napoletani diedero alla sacra rappresentazione un'impronta naturalistica inserendo la Natività nel paesaggio campano ricostruito in scorci di vita che vedono personaggi della nobiltà, della borghesia e del popolo colti nelle loro occupazioni giornaliere o nei momenti di svago, nelle taverne a banchettare o impe-gnati in balli e serenate.

La diffusione a livello popolare si realizzò pienamente tra fine ‘800 e inizio ‘900 quando ogni famiglia in occa-sione del Natale costruiva un presepe riproducendo la Natività secondo i canoni tradizionali.

Nel corso della storia il presepe si diffuse anche in Euro-pa e nel mondo: per esempio in Spagna, Francia, Germa-nia, Ungheria, Russia, Polonia, Sud America.

Antonio De Santis Bruno

R emo, Carlo C., Danilo, Roberto, Fabrizio, Max, Davide, Alessandro, Carlo E. e Rosa-rio…. Chi sono? Non è una squadra di cal-

cio (per fortuna!!!!) e di questo ne siamo sicuri.

Sono un gruppo di amici. Anche di questo ne sia-mo sicuri.

Sono degli amici speciali perché condividono la stessa passione, realizzare Presepi. Così, per gio-co, un bel giorno hanno deciso che il loro gruppo, come tutti i gruppi che si rispettino, dovesse ave-re un nome: gli amici del Presepe. Da allora (si salvi chi può) non si sono più fermati e ogni anno si ritrovano nella chiesa della nostra Parrocchia, San Giuseppe, per realizzare insieme il Presepe. I lavori cominciano dopo la ricorrenza dei Santi, ma già nelle settimane precedenti si sente nell’aria un gran fermento di idee perché la voglia di iniziare è tanta. Si comincia con la raccolta del materiale: bisogna trovare dei collaboratori per la parte decorativa, provare il materiale elettrico e di falegnameria. Ovviamente non mancano i problemi, gli impegni di lavoro, ma niente li può fermare, neanche il freddo! Puntuali non manca-no agli appuntamenti del lunedì e del venerdì sera alle ore 21:00 in chiesa, il loro entusiasmo è talmente grande che quest’anno sono riusciti a coinvolgere anche qualche membro più giovane

della nostra comunità. Alcuni ragazzi, infatti, incuriositi dai racconti dei genitori, hanno deciso di dare una mano e pare che la loro esperienza sia stata proprio positiva! Il Presepe, come da tradizione, è stato inaugurato l’8 Dicembre, festa dell’Immacolata. Come sempre è il frutto di una collaborazione che va al di là del semplice lavoro manuale, porta con sé lo spi-rito di solidarietà e di amicizia che poi è vero il messaggio del Natale. Io l’ho visto, e voi cosa aspettate?

Gabriella Capuano

PAGINA 3 L ’ORIZZONTE

Ritiro dell’avvento

Per riscoprire insieme il valore del tempo

L’avvento vissuto come riflessione sull’attesa

E tu, cosa aspetti?

O gni anno ci viene ricordato che l’Avvento è il tempo dell’attesa. Tutti abbiamo presente che cosa proviamo quando attendiamo la fidanzata

sotto casa, o il nostro turno dal medico in sala d’attesa: sentimenti contrastanti, che parlano di aspettativa e di speranza, in un senso, di ansia e di timore, dell’altro. E allora attendere il Signore in questa manciata di giorni di dicembre, cosa dice alla mia vita in modo concreto?

Mi vengono in mente le parole di Papa Francesco ai gio-vani universitari, lo scorso 30 novembre: “Per favore, non guardare la vita dal balcone!”. Un Dio che “sta al balcone” è tanto comodo: da pregare quando ce n’è pro-prio bisogno, dal compito in classe al colloquio di lavoro, dal problema affettivo a quello di salute; un Dio a cui portare doni e accendere candele, davanti a cui accam-pare dei meriti, pretendendo qualcosa in cambio. E se, invece, Dio fosse per strada? Se il Signore dicesse a me, a te, a ciascuno: “Scendi giù!”, come fece con Zaccheo?

La liturgia di questo tempo d’Avvento riprende un ver-setto di Isaia: “O cieli, piovete dall’alto, o nubi, mandate-

ci il Santo!”. Sarebbe bello, a Natale, pregare questa “apertura del cielo”: perché il Dio del Vangelo non è un Dio che sta al balcone, ma che scende, è già sceso sulle nostre strade.

Spesso in questi giorni alla radio passano l’ultima canzo-ne di Eros Ramazzotti, che dice: “Tu mi stupisci ancora, in tutto quel che fai mi meravigli ancora”. Attendere significa anche accorgersi delle sorprese che il Signore pone nella nostra vita; non miracoli straordinari, non prodigi inauditi, ma una parola buona, un sorriso ina-spettato, un segno di vicinanza proprio quando ce n’è più bisogno.

Questa è “la gioia delle piccole cose” da accogliere, ma soprattutto da condividere con gli altri. “Per favore, non guardare la vita dal balcone!”: forse oggi Gesù parlerebbe così anche a noi, facendoci capire che Lui è sulla strada, nella vita di tutti i giorni; lì ci cer-ca, lì cammina con noi, lì vuole che ciascuno di noi sia segno per gli altri del suo amore per tutti.

Paolo Spina

S e fate parte di un gruppo, saprete certo che viene sempre il momento del ritiro di riflessione. Nel nostro

oratorio ne abbiamo fatti svariati in questi anni: abbiamo passato giornate al semina-rio, siamo andati a fare “3 giorni” e così via...Quest’anno, in vista del Natale, tutti i gruppi del nostro oratorio hanno parteci-pato ad una giornata all’insegna della ri-scoperta del tempo. Se ne sono analizzate varie sfaccettature, come ad esempio dare il tempo alle azioni giornaliere o individu-are le proprie priorità. La giornata di riti-ro, svoltasi sabato 7 dicembre, è iniziata all’ora di pranzo ( si sa, “chi non mangia in

compagnia è un ladro o una spia!”). Dopo di ché, ogni gruppo ha ap-profondito il tema del tempo nel quotidiano. Il tema delle attività era quello di riuscire a vivere il tempo relazionato al voler bene. E’ stato creato, per i ragazzi del primo biennio delle superiori, un cartellone in cui per ogni azione della giornata (fare colazione, preparare lo zai-no, giocare a monopoli, …) si indicava il tempo ad esse riservato. Que-sto ha fatto sì che fosse chiara la necessità di organizzarsi, in modo da non sprecare inutilmente tempo prezioso. A conclusione delle nostre riflessioni, don Alberto ci ha guidati nell’adorazione del Santissimo, svoltasi nella Cappella al terzo piano dell’oratorio. Volete un consiglio? Partecipate sempre alle giornate di ritiro, si sta in compagnia di amici e c’è sempre qualcosa da imparare…

Davide Marchetti

cercate la vostra stella

inizia con la traditio fidei il cammino dei diciottenni

U n vaso pieno di sassi. Ma c’è spazio ancora per della ghiaia, e poi ancora per della sabbia. Inizia così il pomeriggio del 16 novembre, con la storia

dell’anziano professore che deve tenere una lezione di formazione sulla “Pianificazione efficace del tempo” in un’aula di giovani dirigenti d’impresa. Contrariamente a quanto si possa pensare, la morale non è “c’è sempre spazio o tempo”, ma qualcosa di ben più profondo. Il professore fa notare ai giovani allievi che, se avesse mes-so nel vaso prima la sabbia, non ci sarebbe stato spazio per i sassi più grossi.

Fuor di metafora, se mettiamo nel vaso della nostra vita prima le cose futili e meno importanti, non ci sarà più spazio per i sassi, cioè le fondamenta di noi stessi. È pro-prio questo lo scopo della “Traditio Fidei”, la celebrazio-ne iniziale del cammino dei diciottenni.

Come Don Federico Sorrenti ha ben spiegato a noi ragaz-zi riuniti nell’oratorio San Marco di Borgomanero,

nell’anno della maturità scolastica inizia un percorso che porterà alla maturità anche nella Fede. L’invito è proprio quello di cominciare a “mettere i sassi più grossi”, sce-gliendo se includere tra questi anche la Fede.

Allora cosa significa “Traditio”? Il termine deriva dal latino tradere, che significa “trasmettere”, “consegnare”. La Fede ci è stata donata dai nostri genitori, e in questa occasione ci viene simbolicamente “ri-consegnata” dal nostro vescovo Monsignor Franco Giulio Brambilla.

È l’inizio di un cammino della durata di due o tre anni in cui ognuno di noi è chiamato ad “andare a fondo” dentro di sé, scoprire qualche dubbio, per un “credo” più consa-pevole.

Ma è anche una scelta, la scelta di una “regola di vita”, che comprende un itinerario di preghiera e uno di servi-zio all’interno della comunità, accompagnati dall’importante figura del padre spirituale, al quale forse nessuno di noi aveva mai pensato.

La conclusione di questo percorso sarà rappresentata dalla “Redditio Fidei”, dal latino reddere, che significa “riconsegnare”: una volta realizzati gli obiettivi lanciati dalla Traditio, si presentano i frutti del proprio lavoro, del proprio “credo”. Non è una fine, ma un nuovo inizio, un trampolino di lancio per la vita da vero cristiano.

Come ci ha detto il nostro vescovo, la vita cristiana è come una barca che ha bisogno di seguire la stella pola-re, per non perdere la strada. “Desiderio” deriva dal lati-no de siderus, ossia “mancanza della stella”: bisogna de-siderare, dunque, perchè quando qualcosa manca, la si va a cercare!

Mettete i sassi più grossi, cercate la vostra stella!

Elisa Varalli

ANNO 1 , NUMERO 5 PAGINA 4

I naviganti

S empre attuali le parole del nostro vescovo che durante la predi-ca della Traditio Fidei ha usato una metafora emblematica: tutti noi siamo navigatori.

Il nostro compito è quello di percorrere un mare non sempre calmo e, perciò, necessitiamo dell’aiuto di un saggio nostromo che ci aiuti (il padre spirituale), di ampie vele, pronte a catturare il vento, e di reti per nutrirci. Ancora più importante è un punto di riferimento fisso: la Stella Polare. Quest’immagine è esemplificativa soprattutto nel periodo di Natale: siamo tutti invitati a metterci in ascolto della Parola, per cogliere i venti che alimentino le nostre vele nella caoticità delle strade, a fer-marci a riflettere per nutrirci di Lei, ma soprattutto a non distogliere lo sguardo dalla nostra Stella, perchè abbagliati dalle mille luci intorno a noi. L’importante è distinguere il Fuoco vero dalle luci artificiali.

Gaia Amadori

L’ORIZZONTE

Don bosco è fra noi!

L’urna del santo è stata accolta con entusiasmo dai giovani

Tu sei Don Bosco amico nostro, amico della gioventù”, questo è il canto che ha accompagnato l’urna di Don Bo-sco durante il suo peregrinaggio verso il Duomo e sono stati proprio i giovani a guidarla. Il Santo protettore dei ragazzi, ormai da quasi tre anni, sta visitando tutte le centotrentadue nazioni in cui sono presenti i Salesiani di don Bosco ed è arrivato sabato 14 dicembre nella Diocesi di Novara, la prima tappa del Piemonte. L’urna allestita per il peregrinaggio contiene la mano destra del Santo, a ricordo dei gesti compiuti per benedi-re e assolvere. Per quest'occasione i Salesiani, con i loro ragazzi, il Vicario della Città padre Gian Fermo Nicolini, la Banda musicale e tutti i fedeli si sono trovati alla Bar-riera Albertina per fare da corteo fino al duomo a Don Bosco. Questa giornata, vissuta da tutti come una festa, non poteva essere tale senza un regalo. E quale miglior dono per “l’amico dei giovani” se non una serata insieme con Gesù? La preghiera, infatti, è stata protagonista dell’evento con Vespri prima e Veglia poi; ma non è finita qui! Il giorno seguente c’è stata l’emozionante celebra-zione domenicale, presieduta dal vescovo Franco Giulio

Brambilla e la spettacolare presenza del coro salesiano, in cui i ragazzi di Don Bosco, sotto suo insegnamento, hanno arricchito il tutto con le loro straordinarie qualità canore. E come una star passa in mezzo ai fan schierati dalle due parti opposte del tappeto rosso, così i salesiani lo hanno accolto nella cattedrale di Maia Ausiliatrice, distribuendosi sulle ali del corridoio della scuola a lui dedicata e accogliendolo con il canto “Giù dai colli”. Con Lunedì 16 dicembre si è concluso questo grande momen-to di gioia: la mattina con la Celebrazione Eucaristica per i ragazzi della scuola salesiana e al pomeriggio la funzio-ne per prepararsi al Natale rivolta ai bambini e presiedu-ta dal vescovo Brambilla, al termine della quale “l’Amico dei giovani” ha dato il suo ultimo saluto alla città novare-se. Si sa che gli addii sono sempre i più dolorosi, ma quel-lo con Don Bosco è solo un arrivederci: proprio lui infatti ha detto che ci aspetta tutti in Paradiso.

Chantal Costantino

Qualche accenno di storia

Ripercorriamo le tappe fondamentali della vita del”santo dei giovani”

G iovanni nacque il 16 agosto 1815 in una famiglia poveris-sima a Castelnuovo d'Asti.

Rimasto orfano di padre, matura la vocazione sacerdotale fin da subito. Nel 1841, giovane prete, arriva a To-rino e comincia ad esplorare la città per farsi un'idea delle condizioni mo-rali dei giovani. Ne rimane sconvolto. Capisce che non può rimanere indif-ferente a tutto ciò e decide di agire per cercare di sanare, come può, la difficile situazione. Aiuta dunque i ragazzi a cercare lavoro, si prodiga per ottenere condizioni migliori a chi è già occupato e fa scuola ai più intel-ligenti. Nasce così nella periferia tori-nese il primo oratorio. Tra i giovani

che hanno don Bosco per padre e maestro, qualcuno gli chiede di "diventare come lui". Così nasce, la "Società di San Francesco di Sales" che darà vita all'omonimo ordine dei Salesiani. I Salesiani danno ai giovani non solo pane e una casa, ma procu-rano loro istruzione professionale e religiosa, possibilità di inserirsi nella vita sociale e buoni contratti di lavo-ro. Don Bosco diventa col tempo una figura di rilievo nazionale. Uomo di straordinaria intelligenza, tanto da essere spesso consultato da Papa Pio IX, don Giovanni Bosco rimase sem-pre straordinariamente una persona umile e semplice. Nel 1872, instanca-bile, fonda la Congregazione femmi-

nile delle figlie di Maria Ausiliatrice, detta delle Suore Salesiane. Pochi anni dopo, è il 31 gennaio 1888 quando si spegne a Torino, lasciando dietro di sé una scia luminosa di ope-re concrete e di realizzazioni. A noi tutti Don Bosco lascia un esempio ammirabile e una traccia concreta dell’amore di Dio in terra: amore che è carità, dedizione, preghiera e so-prattutto istruzione ed educazione, perché, come scrisse lo stesso Don Bosco, “L'educazione è cosa del cuo-re.”

Alice Dinegro

PAGINA 5

PAGINA 6 ANNO 1 , NUMERO 5

colletta alimentare: tutti ne facciamo parte

un sabato potente

PAGINA 6

A nche quest’anno, il 30 novembre scor-so , si è svolta la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, che dal 1997

la Fondazione Banco Alimentare Onlus pro-muove in tutta Italia, con lo scopo di raccoglie-re alimenti di prima necessità, a lunga conser-vazione e per neonati da distribuire ai più po-veri tramite le strutture caritative che offrono assistenza alle famiglie. Il grande risultato della raccolta di quest’anno, ben 9.037 tonnel-late di alimenti donati, è perfettamente in li-nea con l’esortazione che Papa Francesco ha rivolto a tutti noi il 5 Giugno scorso: “ Invito tutti a riflettere sul problema della perdita e dello spreco di cibo […] Quando il cibo viene condiviso in modo equo, con solidarietà, nes-suno è privo del necessario, ogni comunità può andare incontro ai bisogno dei più pove-ri.”

5.000 persone, come tutti noi, che hanno do-nato parte della loro spesa per aiutare chi ha più bisogno, e 120.000 volontari, altre perso-ne comuni che hanno speso parte del loro tempo nel raccogliere e immagazzinare le of-ferte ricevute, hanno dato vita a un grande spettacolo di carità umana, tanto splendida quanto naturale, di cui tutti facciamo parte. Vi hanno partecipato anche i ragazzi della nostra parrocchia, che hanno prestato, insieme ad altri volontari, il loro servizio con entusiasmo e dedizione presso il supermercato “Billa” di viale Giulio Cesare e “LD” di via Cavalieri di Vittorio Veneto, facendosi portatori di un po-tente messaggio di solidarietà: il dono può davvero fare la differenza, in una società in cui troppo spesso ci si dimentica degli ultimi.

Cecilia Bonazzi

Prepariamoci al natale!

“ Maranatha, vieni Signore Gesù”. Queste le parole del canto con cui hanno avuto inizio i sei incontri della Novena, ed in effetti assolutamente azzeccate, per-

ché essa ha proprio lo scopo di permetterci di vivere al meglio il tempo dell’Avvento ed essere pronti all’arrivo di Cristo in mezzo a noi. Pensata per i bambini, ma non solo: gli adulti ed i ragazzi che vi hanno partecipato han-no di certo colto i significati più profondi che ogni incon-tro ha voluto esaminare. Ma partiamo dall’inizio… Anche quest’anno le catechiste hanno sfoderato tutte le loro arti per organizzare sei ritrovi, a partire dalla terza

domenica d’Avvento fino al venerdì, durante i quali sono stati presi in considerazione i principali personaggi del Presepe ed alcuni altri ad esso legati, proponendo poi delle attività ai bambini partecipanti. In particolare il primo giorno i protagonisti sono stati la Stella Cometa, la luce che ha permesso di trovare la grotta con il Bambino, e i tre re Magi, che nonostante le loro ricchezze si sono subito resi conto che un vero Re è sceso sulla terra. I bambini hanno quindi realizzato un cartellone elencando ciò che vorrebbero che altri meno fortunati trovassero grazie ad esso. Continua...

La novena proposta a bambini e ragazzi

C ari amici e amiche della terza (e quarta) età, ab-biamo passato un anno insieme in un clima di calda cordialità e di sincera amicizia, condividen-

do ogni giovedì una tazza di tè e quattro chiacchiere, che sono pur sempre un antidoto contro la solitudine: alla nostra età è spesso in agguato.

Ci sono stati anche momenti simpatici in occasioni par-ticolari quali, per esempio, la festa dei compleanni o la castagnata d’autunno.

Ma tutto non si esaurisce in biscottini e tè, ci sono stati incontri più impegnativi su argomenti vari: Padre Gian-Fermo ha illustrato la lettera pastorale del vescovo, il cineforum ha proiettato una pellicola classica “La stra-da” di Fellini. In occasione delle giornate missionarie Don Ciampanelli ha parlato della sua esperienza in mis-sione. Per la festa di S.Francesco il Prof. Guida ha illu-

strato la figura del Santo e l’ambiente in cui è vissuto.

Ci sono stati anche incontri conviviali, sempre graditi, che rinsaldano le amicizie e rallegrano la vita. Qualche giorno fa in uno di questi incontri ci siamo scambiati gli auguri di Natale.

Ma non viviamo solo di ricordi: per l’anno venturo è in preparazione un programma di vari argomenti sociali, mistici e… mastici.

Un vecchio proverbio dice: “l’importante più che riem-pire la vita di anni (il che in certe condizioni non guasta mai) è riempire gli anni di vita” e noi facciamo il possibi-le.

Giuseppe Canna

ad multos annos

attività del gruppo della terza età

L’ORIZZONTE

Bacheca

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CATECHISMO

Le iscrizioni per il primo anno di catechismo si

terranno in oratorio il 25 Gennaio dalle

15:00 alle 17:00

PAGINA 7

Lunedì invece si è parlato degli antagonisti: re Erode e l’albergatore. I bambini hanno subito colto che questi personaggi descrivono perfettamente ciò che allontana la venuta di Gesù nel nostro cuore, individuando in loro egoismo, cattiveria, arrivismo ed ingordigia.

Da qui in poi è tutto un crescendo, perché si è parlato degli Angeli, che invitano a raggiungere al più presto Gesù Bambino, e così si sono preparati degli inviti per amici e parenti a partecipare alla vita dell’oratorio e si è lanciato tutti insieme un palloncino con saluti e auguri a chi sarà così fortunato da trovarlo; dei Pastori, che sono stati scelti per primi proprio per la loro umiltà, ragio-

nando su ciò che rende davvero ricchi; di Maria e Giu-seppe, e dei loro “sì” disinteressati detti al Signore, indi-cando con i bambini i “sì” che dovrebbero e vorrebbero dire loro stessi; ed infine di Gesù, a cui i bambini hanno dedicato una preghiera.

Naturalmente non sono mancati i momenti di preghiera, la lettura del brano di Vangelo relativo al personaggio dell’incontro eseguita da don Alberto, e il canto, che, co-me sappiamo, vale doppio!

Debora Marchetti

Buone Natale a tutti!

ANNO 1 , NUMERO 5

Martina Marchetti

75g di burro 200g zucchero 3 uova intere 2 arance spremute 300g di farina 1/2 bustina di lievito 1/2 bustina di vanillina Scorza di 1/2 arancia Sale 70g di gocce di cioccolato

Ingredienti:

Preparazione:

Lavorare il burro ammorbidito con lo zucchero. Aggiungere le uova, la spremuta di arance, la farina con il lievito e la vanillina.

Amalgamare bene e infine aggiungere la scorza di arancia e le gocce di cioccolato.

Versare il tutto in una tortiera precedentemente imburrata e infarinata.

Cuocere a 180°C per 35/40 minuti.

Spolverare con zucchero a velo una volta raffreddata.

Buon appetito!

Torta all’arancia con gocce di cioccolato