L' eredità silenziosa - Thomas Hanna

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L'EREDITÀ SILENZIOSA di Thomas Hanna Nell'agosto del 1977 Moshe Feldenkrais concludeva con successo il suo primo corso americano di formazione sulla tecnica dell'Integrazione Funzionale. La formazione era proseguita per tre estati consecutive presso il Lone Mountain College, un imponente edificio in stile gotico, avvolto nella nebbia, che dall'alto della collina domina la città di San Francisco. Il gruppo era formato da sessantacinque persone, provenienti per lo più da Stati Uniti e Canada, a parte qualcuno da Israele. Era la prima formazione di Feldenkrais fuori dai confini israeliani: nel 1969 aveva tenuto un corso a Tel Aviv, al quale avevano partecipato quattordici suoi connazionali. Era stata una formazione intensiva, che aveva suscitato l'entusiasmo degli studenti. Le sessioni, della durata di due mesi, si erano svolte d'estate. Alla fine di ciascuna sessione gli studenti si esercitavano sui rudimenti dell'Integrazione Funzionale appena appresi. Lavoravano con volontari, utilizzando le leggere manipolazioni insegnate dal maestro e sperando forse di riuscire a ripetere le stesse miracolose trasformazioni del corpo che avevano visto realizzare da Feldenkrais. L'ultimo giorno della formazione venne posta una domanda estremamente sorprendente, e altrettanto sorprendente fu la risposta. Durante l'ultima ora di corso uno studente, preso il coraggio a due mani, chiese esitando: "Moshe, vorresti dirci in poche parole che cos'è l'Integrazione Funzionale?" Nonostante i tre anni di formazione e di discussioni, nessuno rise di quella domanda. Al contrario, calò un pesante silenzio, come a indicare che per quanto si fosse nella fase finale dell'apprendimento, quella stessa domanda, in un modo o nell'altro, era ancora nella testa di tutti. Feldenkrais, un maestro dallo sguardo glaciale, fissò la persona che aveva posto la domanda e, dopo qualche istante, emise un grugnito di impazienza. Chiese a uno degli studenti, un tipo alto e sgraziato, di alzarsi e di avvicinarsi a lui. Il maestro, rimanendo in piedi, di una testa più basso dell'allievo, guardò verso l'alto, il petto, le spalle e la testa del giovane, poi alzò le mani e, proprio come uno scultore, prese a modellare quelle parti del corpo come fossero di mastice. Le sue mani si muovevano con destrezza verso l'alto e verso il basso, andando a toccare la

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Sul metodo Feldenkrais

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L'EREDITÀ SILENZIOSA

di Thomas Hanna

Nell'agosto del 1977 Moshe Feldenkrais concludeva con successo il suo primo corso americano di formazione sulla tecnica dell'Integrazione Funzionale. La formazione era proseguita per tre estati consecutive presso il Lone Mountain College, un imponente edificio in stile gotico, avvolto nella nebbia, che dall'alto della collina domina la città di San Francisco.

Il gruppo era formato da sessantacinque persone, provenienti per lo più da Stati Uniti e Canada, a parte qualcuno da Israele. Era la prima formazione di Feldenkrais fuori dai confini israeliani: nel 1969 aveva tenuto un corso a Tel Aviv, al quale avevano partecipato quattordici suoi connazionali.

Era stata una formazione intensiva, che aveva suscitato l'entusiasmo degli studenti. Le sessioni, della durata di due mesi, si erano svolte d'estate. Alla fine di ciascuna sessione gli studenti si esercitavano sui rudimenti dell'Integrazione Funzionale appena appresi. Lavoravano con volontari, utilizzando le leggere manipolazioni insegnate dal maestro e sperando forse di riuscire a ripetere le stesse miracolose trasformazioni del corpo che avevano visto realizzare da Feldenkrais.

L'ultimo giorno della formazione venne posta una domanda estremamente sorprendente, e altrettanto sorprendente fu la risposta. Durante l'ultima ora di corso uno studente, preso il coraggio a due mani, chiese esitando: "Moshe, vorresti dirci in poche parole che cos'è l'Integrazione Funzionale?" Nonostante i tre anni di formazione e di discussioni, nessuno rise di quella domanda. Al contrario, calò un pesante silenzio, come a indicare che per quanto si fosse nella fase finale dell'apprendimento, quella stessa domanda, in un modo o nell'altro, era ancora nella testa di tutti.

Feldenkrais, un maestro dallo sguardo glaciale, fissò la persona che aveva posto la domanda e, dopo qualche istante, emise un grugnito di impazienza. Chiese a uno degli studenti, un tipo alto e sgraziato, di alzarsi e di avvicinarsi a lui. Il maestro, rimanendo in piedi, di una testa più basso dell'allievo, guardò verso l'alto, il petto, le spalle e la testa del giovane, poi alzò le mani e, proprio come uno scultore, prese a modellare quelle parti del corpo come fossero di mastice. Le sue mani si muovevano con destrezza verso l'alto e verso il basso, andando a toccare la parte posteriore del bacino, poi lo sterno, il bordo inferiore della gabbia toracica, la parte posteriore della testa, la parte alta della schiena, la parte superiore dell'addome. Con questi movimenti la postura dell'allievo cominciò a cambiare come per magia. A tutti sembrò sensibilmente più alto, più diritto, più umano. Dopo due minuti di questi movimenti dolci e abili delle mani, Feldenkrais fece un passo indietro per vedere come quel corpo si era trasformato: ora stava in piedi con una postura che si poteva definire addirittura eroica. Il giovane sembrava positivamente colpito.

Allora Feldenkrais si rivolse alla persona che aveva fatto la domanda e, quasi urlando, rispose: "E' questa l'Integrazione Funzionale!"

Se era straordinario che dopo tre anni di formazione si potesse ancora porre una domanda del genere, era ugualmente straordinario che Feldenkrais

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avesse risposto non "in poche parole" ma attraverso una dimostrazione silenziosa. Nella domanda e nella risposta si celava il mistero e l'evanescenza del sistema Feldenkrais, oltre che il punto nodale del suo genio: senza dire nulla, Feldenkrais aveva detto tutto sull'Integrazione Funzionale.

Che tipo di sistema è, allora, se non lo si può definire con le parole? Come fa a essere un sistema se non lo si può determinare verbalmente con precisione né definire con chiarezza? Un sistema è per definizione razionale e coerente, articolato in maniera precisa, altrimenti il suo impianto sistemico cadrebbe a pezzi. Per questo motivo si riesce a solidarizzare con lo studente che ha posto la domanda: se hai elaborato un sistema, perché non ci fornisci una definizione semplice della sua natura? Non era una domanda buttata lì. Anzi: era assolutamente intelligente e rifletteva lo sconcerto di uno stato d'animo che esige con passione dei chiarimenti.

Moshe Feldenkrais è morto il 2 luglio 1984. In eredità ha lasciato un enorme beneficio umano. Ma se si vuole comprendere la natura di questa sua eredità, è essenziale riconoscere che fornendo una dimostrazione del suo sistema, non una definizione verbale, Feldenkrais diede la sola risposta possibile alla domanda "Che cos'è l'Integrazione Funzionale?"

Una qualche risposta questa domanda la richiede, per il semplice fatto che il segreto della natura umana rivelato da Feldenkrais è un importante passo avanti nella nostra comprensione della salute e della possibilità di educare l'umanità. In maniera ormai pressoché automatica, Feldenkrais viaggiò per più di trent'anni da un capo all'altro del mondo, dimostrando che le trasformazioni "miracolose" sul corpo umano sono possibili. Ovunque andasse, gli zoppi cominciavano a camminare, i muti a parlare, i paralitici a muoversi, i sofferenti a perdere i loro malanni cronici e le persone goffe a diventare sciolte e coordinate.

Questi miracoli meccanici non erano una forma di "lavoro corporeo": Feldenkrais non lavorava sul corpo, si occupava abilmente del cervello dell'uomo e della consapevolezza umana. Queste trasformazioni non erano neppure una forma di progresso medico: Feldenkrais non manipolava i corpi, né chimicamente né chirurgicamente. Piuttosto, si occupava di una cosa che in medicina era inesistente: la coscienza umana. Queste trasformazioni non erano neppure una forma di educazione fisica: Feldenkrais non esercitava l'attitudine esteriore del corpo quanto piuttosto la sua sensibilità interiore e la sua consapevolezza del controllo.

In senso lato, l'eredità di Feldenkrais rientra nell'ambito dell'educazione umana. Più in specifico, e nella sua applicazione pratica, l'eredità di Feldenkrais rientra nell'ambito dell'educazione somatica, vale a dire della capacità umana di imparare e di trasformare tutti i processi di vita di un individuo: dal punto di vista fisiologico, psicologico, emozionale e della coscienza. E la genialità delle sue scoperte è direttamente legata alla natura assolutamente non verbale del sistema da lui scoperto. L'Integrazione Funzionale, alla fin fine, è riducibile a una spiegazione verbale non più di quanto lo siano la ‘Quinta Sinfonia' di Beethoven, ‘Guernica' di Picasso o l'"Après-Midi d'un Faune" di Nizinskij.

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Per comprendere come mai le cose stiano in questi termini, basterebbe volgere brevemente lo sguardo all'itinerario percorso da Feldenkrais nel suo cammino verso queste scoperte somatiche. Nato in Russia in una famiglia colta di classe media, Feldenkrais cominciò a viaggiare molto presto e all'età di quindici anni prese la sorprendente decisione di lasciare i genitori per mettersi letteralmente in cammino verso la Palestina. Prima di partire, però, apprese qualcosa che avrebbe segnato tutte le sue esperienze successive. Mentre si trovava nel vicino villaggio russo da dove venivano i suoi nonni, scoprì che suo nonno era venerato come uno tsaddik, un santo per gli ebrei, e che nella locale sinagoga ardeva una fiamma perenne in memoria di tale santità.

Animato da un forte sentimento di identificazione con il nonno, che peraltro non aveva conosciuto, e da un sentimento di non-identificazione e di rivolta nei confronti del padre, che invece aveva conosciuto, Feldenkrais si mise in marcia verso la Terra Santa. Là cominciò a lavorare come semplice operaio, e più avanti come agrimensore, disciplina centrata sulla gravità, la verticale del filo a piombo e l'orizzontalità. Dopo cinque anni di questa attività decise di portare a termine gli studi e si iscrisse al liceo.

Oltre ad avere molti più anni dei suoi compagni di scuola, Feldenkrais era anche molto precoce quanto a interessi. A parte il coinvolgimento immediato nei programmi scolastici del ginnasio, aveva interessi in campo psicologico, educativo e nel più vigoroso jiu-jitsu. Quest'ultimo divenne una vera e propria passione per l'ex operaio di solida costituzione, al punto che presto cominciò a insegnarla all'Haganah (la lega per la difesa della Palestina) facendone oggetto del suo primo libro, ‘Jiu-jitsu e Autodifesa', pubblicato a Tel-Aviv nel 1929.

L'interesse per il jiu-jitsu (e più avanti, dopo aver incontrato Kano, per lo judo) lo assorbì intellettualmente per il resto della sua vita, e così fu anche per i suoi iniziali interessi in ambito psicologico, centrati sulla filosofia dell'auto-miglioramento di Emile Coué. Terminato il manoscritto sul jiu-jitsu, il giovane ambizioso autore cominciò un secondo volume: una traduzione commentata del celebre libro di Coué sull'autosuggestione, che avrebbe pubblicato in ebraico, come il primo, nel 1930.

Le frenetiche attività accademiche e di scrittore di quel periodo erano in parte finanziate dall'insegnamento delle tecniche di autodifesa e in parte dall'opera di precettore che svolgeva presso giovani recalcitranti di famiglie ricche. Feldenkrais andava fiero del successo ottenuto aiutando a interessarsi allo studio, senza però costringerli contro la loro volontà, ragazzi che avevano dei blocchi di apprendimento. Questa precoce attitudine pedagogica era impregnata della filosofia del jiu-jitsu: mai affrontare direttamente la resistenza del rivale ma utilizzare la forza stessa dell'avversario per controllarlo al massimo. Per quanto non ancora affinata, quest'idea era il germoglio di un tema che sarebbe divenuto poi centrale in tutto il pensiero di Feldenkrais sull'educazione somatica: non andare mai direttamente contro i meccanismi di resistenza di un altro essere umano, ma piuttosto lavorare positivamente con essa per aiutare la persona a migliorarsi.

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Non è sorprendente che questa spettacolare carriera di liceale gli meritasse il sostegno di una borsa di studio per un lavoro universitario avanzato in Europa. Il richiamo della Francia era già forte, e Feldenkrais scelse studi di ingegneria elettrotecnica presso l'Università di Parigi. Nel 1933 ottenne, primo della sua classe, il diploma di Ingegnere Diplomato E.T.P., e nello stesso anno divenne ricercatore associato di Frédéric Joliot-Curie nel famoso Laboratorio del Radio dove Madame Curie aveva realizzato i propri lavori. In quel momento le ricerche del laboratorio erano centrate sulla fissione nucleare, e il ruolo iniziale di Feldenkrais era quello di costruire apparecchiature ad alta tensione, in particolare un generatore elettrostatico di Van-de-Graaff. Nel 1935 Frédéric e Irène Joliot-Curie ricevettero il premio Nobel per le loro scoperte sulla sintesi dei nuovi elementi radioattivi.

Era quindi prevedibile che Feldenkrais, mentre continuava la sua collaborazione di lunga data con il laboratorio di fisica delle Alte Energie, si sarebbe iscritto alla facoltà di Scienze della Sorbona per avviare un lavoro di dottorato. Non aveva dimenticato, però, l'altra sua passione: le arti marziali. A Parigi insegnava jiu-jitsu e continuava a scriverne. La sua prima pubblicazione in francese, La Défense du Faible Contre l'Agresseur [La difesa del debole contro l'aggressore] (1932), divenne un classico con oltre 70 ristampe.

Il fascino esercitato su Feldenkrais dalle arti marziali ebbe un ulteriore affinamento dopo l'incontro con il dottor Jigoro Kano, fondatore dello judo, riformulazione sofisticata della più vecchia e più combattiva disciplina del jiu-jitsu. Kano si era recato a Parigi per tenere una conferenza all'ambasciata giapponese. Tra il pubblico c'era anche Feldenkrais, che alla fine dell'incontro cominciò a porre qualche domanda pratica su questo nuovo sport.

Per fornire una risposta più completa, Kano, a quell'epoca già avanti negli anni, chiamò Feldenkrais di fronte alla platea per una dimostrazione. Date le sue prodezze in jiu-jitsu, Feldenkrais badò soprattutto a non ferire Kano, e accettò di buon grado di trovarsi bruscamente rovesciato sulla schiena. Ma tentativi successivi, nei quali Feldenkrais non badò più a non ferirlo, si conclusero con lo stesso esito.

Il fisico, vinto, accrebbe il suo rispetto per Kano e per lo judo, gli divenne amico e successivamente, nel 1936, fu proclamato primo judoka europeo cintura nera. Nel 1934 aveva già fondato il jiu-jitsu Club di Francia, una organizzazione che si diffuse rapidamente in tutto il paese.

E' necessario ricordare che il judo sviluppato da Kano è un'arte di autodifesa più che di aggressione, e che si basa sull'abilità e l'agilità. Non vi è alcun interesse ad accoppare l'avversario, ma piuttosto a immobilizzarlo sfruttandone i punti deboli e gli squilibri. L'obiettivo è quello di arrivarci con il minimo dispendio di energia e il massimo di efficacia. L'idea di ridurre l'entropia a un livello quanto più possibile basso non poteva che piacere a un giovane fisico che lavorava quotidianamente per ridurre al minimo gli effetti del secondo principio della termodinamica. Ma la sua invidiabile carriera di celebrità scientifico-atletica a Parigi si concluse brutalmente con l'invasione tedesca della Francia. Mentre i nazisti invadevano il paese a est e a nord, a 36 anni il nostro fisico era costretto alla

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fuga per trovare rifugio in Gran Bretagna, dove lavorò con la Marina Britannica in Inghilterra e Scozia. Si trattava di un lavoro legato alla guerra anti-sommergibile. Feldenkrais era coinvolto nell'invenzione dei primi apparecchi di rilevazione sonora.

Intanto continuava i suoi scritti sulle arti marziali, questa volta in inglese (in quel momento Feldenkrais parlava correntemente inglese, francese, ebraico e russo, e aveva una buona conoscenza del tedesco). Pubblicò tre volumi, uno dopo l'altro, sullo judo, alcuni dei quali erano ancora in circolazione quarant'anni dopo. Inoltre cominciò a insegnare nelle classi di formazione specificamente pensate per l'addestramento di allievi di judo. E proprio queste sue esperienze di applicazione delle idee dello judo all'apprendimento del movimento, unite all'approfondita conoscenza della meccanica, furono all'origine dei suoi celebri "Esercizi di Feldenkrais", che avrebbero poi preso il nome di "Conoscersi Attraverso il Movimento". Come insegnare efficacemente il movimento divenne un altro punto focale delle riflessioni di Feldenkrais.

Le incursioni nella psicologia, e in particolare nella psicanalisi nella fase in cui egli stesso si sottopose ad analisi, continuarono negli anni della guerra, affiancate però allo studio dell'anatomia e della neurofisiologia. Altre esperienze significative di questo periodo gli vennero dall'interesse per il lavoro di F. Mathias Alexander, inventore della Tecnica Alexander (senza alcun rapporto con la danese Gerda Alexander, fondatrice dell'Eutonia) e per la filosofia di Gurdjieff. Era stato Alexander il primo a dimostrare come la postura del corpo non sia fissa ma possa essere permanentemente modificata e migliorata attraverso un insieme di pratiche specifiche. Era stato Gurdjieff a dimostrare fra le altre cose come lo sviluppo personale sia un processo a vita di cambiamento continuo e di miglioramento della consapevolezza di sé tanto a livello del corpo che dello spirito.

Nel 1949 Feldenkrais diede alle stampe Body and Mature Behaviour [Trad. It. Il Corpo e il Comportamento Maturo], un libro ingombrante e particolarmente provocatorio. Il sottotitolo era una sintesi del composito insieme di interessi che l'avevano catturato fin da quando aveva vent'anni: "Sul sesso, l'ansia e la forza di gravità". Lì c'era tutto: psicoterapia, Freud, fisica e auto-educazione. I concetti esposti in ‘Il Corpo e il Comportamento Maturo', scientificamente avanzati ma non concretamente documentati in tutti i loro dettagli, fanno comunque dell'opera la fonte migliore per passare in rassegna l'insieme delle complesse preoccupazioni che attraversavano il pensiero di Feldenkrais. L'assenza di documentazione concreta non è tanto una debolezza dell'opera quanto piuttosto una dimostrazione che gli esempi concreti si adattano meglio a essere illustrati che definiti "in poche parole".

Il punto centrale del libro è che il fenomeno psicologico della paura e dell'ansia sia fondato sul riflesso incondizionato della paura di cadere, una reazione autonoma scatenata dall'eccitazione dell'apparato vestibolare, gestita dall'VIII nervo cranico che provoca una contrazione di tutti i muscoli flessori con simultanea inibizione di tutti i muscoli antigravitazionali.

Trattandosi di un riflesso incondizionato del neonato, Feldenkrais sfida l'intero campo della psicoterapia - e in particolare della psicanalisi - sostenendo che

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tutte le altre paure e i sentimenti di ansia emergono in risposte condizionate e acquisite implicanti la paura innata di cadere. Nella misura in cui Freud aveva sostenuto che l'ansia è il problema centrale della nevrosi, Feldenkrais sosteneva che ogni nevrosi è creata da una concatenazione di condizionamenti fondati sulla paura incondizionata di cadere. Pertanto, qualsiasi trattamento psicoterapeutico incapace di frenare queste reazioni acquisite dell'abitudine muscolare non riuscirà a eliminare la nevrosi.

L'approccio più vicino a questo punto di vista era quello di Wilhelm Reich il quale, fondamentalmente attraverso una somatizzazione della posizione di Freud, sosteneva che alla base dell'ansia ci sia l'impotenza orgasmica. Nel suo ‘Il Corpo e il Comportamento Maturo', Feldenkrais porta questo punto di vista ben al di là della posizione dottrinale di Reich, collocando l'origine dell'ansia in un meccanismo fisiologico della specie umana universalmente noto.

Detto in termini clinici, Reich sosteneva che il nevrotico sia affetto da una disfunzione sessuale. L'argomentazione di Feldenkrais era più generale: il nevrotico è ipso facto una persona dai muscoli flessori abitualmente contratti, che serrando i muscoli addominali imbavaglia le funzioni respiratorie e digestive provocando per estensione nausee, vertigini e senso di ansia. Respirazione superficiale e petto e stomaco serrati sono, secondo Feldenkrais, l'accompagnamento universale dello stato di ansia; in effetti, questa condizione è il fondamento fisiologico del contenuto sensoriale dell'altra condizione. L'impotenza orgasmica dovuta a rigidità del bacino non è che una delle tante disfunzioni fisiologiche che emergono da questo riflesso flessorio.

L'obiettivo di Body and Mature Behaviour non era però di criticare la teoria e la pratica della psicanalisi: il pensiero di Freud serviva semplicemente da contenitore per un obiettivo più generale, quello di esporre un programma educativo volto a correggere la disfunzione umana. Questo programma era centrato sull'insegnamento e sull'apprendimento più che sulla malattia e la cura. La questione dell'ansia e della nevrosi fornisce un punto di partenza dal quale poter considerare questi eterni problemi umani in termini molto più generali che non unicamente psicologici: problemi generali derivati da un cattivo adattamento, di origine innegabilmente somatica. Alla base delle preoccupazioni psicoterapiche c'era un contesto più ampio e più profondo dell'apprendimento e dell'adattamento psicologico. Una volta che questo contesto più ampio diventasse esplorabile, diventerebbe evidente come la disfunzione nevrotica non possa essere efficacemente corretta limitandosi a rendere conscio l'inconscio, ma soltanto cambiando l'abituale schema fisiologico che forma la sottostruttura dell'inconscio profondo del comportamento umano. Quarant'anni prima che lo proclamassero neurofisiologi come il Premio Nobel Roger Sperry, l'ipotesi di Feldenkrais era che il prodotto principale della funzione del cervello è l'attività motoria: il sistema nervoso è agente dell'azione. E a parte le azioni interne di comando dell'equilibrio endocrinologico vero e proprio, le azioni del cervello nel mondo sono tutte muscolari. Osservando le personalità e gli schemi corporei dei suoi allievi e operando una sintesi della complessa informazione scientifica acquisita, Feldenkrais vide con lucidità nel proprio corpo che la motricità è al centro di

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qualsiasi attività umana e che abitudini acquisite dell'attività motoria sono alla radice e all'origine di instabilità emotiva e di disordine comportamentale.

Questo contesto più ampio è somatico. E suggerisce come la rieducazione delle abitudini muscolari e della postura sia l'unico modo rigoroso per migliorare l'intero organismo psicofisiologico. La sola "terapia" non basta: la psicanalisi sfiora soltanto superficialmente le profondità fisiologiche sottostanti al comportamento verbale. Il punto di partenza appropriato è la rieducazione muscolare; in effetti, una volta modificate le abitudini muscolari dello schema dell'ansia, la maggior parte delle persone non ha alcun bisogno di psicoterapia. Qualora però lo desiderassero ugualmente, la rieducazione muscolare le avrà preparate a trarne vantaggio in maniera ottimale. Tuttavia, una volta dissolti i "contorni dell'ansia" mediante il riassorbimento di tensioni muscolari incontrollabili, la maggior parte delle persone osservate da Feldenkrais è in grado di farsi carico dello sviluppo della propria vita in maniera abbastanza adeguata.

A questo proposito si può notare quanto, nella valutazione della posizione di Freud, Feldenkrais rimanga sulla linea di Coué, sua guida spirituale originaria. Riponendo grande fiducia nel potere della coscienza, Freud era convinto che i desideri inconsci possano essere elusi una volta riportati alla coscienza, mentre Coué sosteneva il contrario: la sfera dell'inconscio ha il potere di trasformare la sfera del comportamento cosciente, e così i suggerimenti rivolti all'inconscio modificherebbero le abitudini comportamentali manifeste dell'individuo. Ricerche recenti, descritte in L'apprentissage Crépusculaire [L'Apprendimento crepuscolare] da Thomas Budzynski e altri fra cui Lazanov, confermano la posizione di Coué.

Questo contrasto può essere letto anche in altro modo. L'innovazione di Wilhelm Reich fu di somatizzare Freud, che lo riportava ai genitali. L'innovazione di Moshe Feldenkrais fu di somatizzare Coué, che lo riportava interamente al cervello e al motorio e al sensorio. A livello umano, la differenza è fra parte e tutto, fra periferico e centrale.

In Body and Mature Behaviour veniva quindi formulata la teoria dell'educazione somatica e proposto, ma non formulato in concreti dettagli, un programma di esercizi pratici. Ciò che generalmente veniva proposto era che l'educazione somatica avvenisse all'interno di gruppi. Feldenkrais prese in considerazione la possibilità di lezioni all'interno delle quali un gran numero di persone avrebbe appreso di nuovo il controllo efficace ed equilibrato dei propri schemi di movimento, smussando così i confini delle proprie ansie e diventando più competenti come individui. Non si trattava, però, del suggerimento di un'ipotesi che si sarebbe potuta realizzare: era ciò che a quell'epoca lui già faceva a Londra.

Nelle sue lezioni di movimento, ispirate alla filosofia dello judo, Feldenkrais aveva scoperto le stesse trasformazioni psicologiche ed emozionali a proposito delle quali scriveva. Sapeva che erano cose possibili perché le faceva. E le faceva in due modi: conducendo gruppi di persone attraverso schemi di movimento per mezzo di istruzioni verbali o eventualmente fermandosi a mostrarli tenendo le loro braccia in determinate posizioni, aiutandole a

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scivolare con certi movimenti delle gambe, assistendole nella rotazione, facendo loro vedere come reagire, rispondere e prendere nuovi sviluppi al contatto con gli altri, con il suolo e con altri oggetti.

Ma i principianti, proprio perché principianti, sono rigidi, scoordinati, lenti a reagire. E Feldenkrais doveva insegnare loro come superare queste limitazioni di movimento. Uno dei modi più efficaci di insegnare veniva direttamente dall'affinamento della tradizione delle arti marziali da parte di Kano: quando nell'effettuare determinati movimenti un allievo era bloccato o resisteva inconsciamente, Feldenkrais non lo costringeva mai a superare consapevolmente la resistenza inconscia. Al contrario, accompagnava l'allievo secondo il suo schema persistente, muovendone il corpo secondo il medesimo schema di resistenza che l'allievo eseguiva abitualmente. Nel momento in cui Feldenkrais stesso guidava il movimento passivo dell'allievo fino al punto programmato di resistenza acquisita, questi scopriva che in un modo o nell'altro stava diventando volontariamente libero di controllare lo schema di contrazione muscolare un tempo programmata. Impiegando la propria forza muscolare per muovere il corpo rilassato dell'allievo secondo le espressioni estreme del suo schema di resistenza, Feldenkrais scopriva che il programma di resistenza muscolare era rilassato, lasciando i muscoli di nuovo liberi. L'allievo, che si era fatto mostrare lo schema abituale mentre era passivo, prendeva sensorialmente coscienza dello schema che normalmente eseguiva inconsciamente.

Feldenkrais sapeva molto bene che questo rilassamento muscolare non era un evento localizzato nelle fibre muscolari quanto piuttosto un evento localizzato a un livello superiore, nel sistema nervoso centrale. Il programma di resistenza muscolare non era "fissato" nel cervello: si trattava di una risposta acquisita che avrebbe potuto essere dimenticata rapidamente. Utilizzando il proprio sforzo muscolare anziché quello dell'allievo per eseguire il movimento, la corteccia dell'allievo si liberava diventando consapevole del movimento: questa tecnica consentiva all'allievo di diventare spettatore del proprio movimento più che esecutore. Questa è la tecnica che io chiamerei lo "specchiarsi in movimento", una tecnica distillata da una teoria orientale di non-violenza e applicata direttamente alla rieducazione neurologica.

Lo "specchiarsi in movimento", come modo di andare attivamente con uno schema di resistenza muscolare, è una tecnica di base del metodo Feldenkrais nell'Integrazione Funzionale, esattamente come lo è dello judo. La scoperta di Feldenkrais fu che un'antica concezione orientale, in precedenza dissimulata nel mistero, fosse un principio neurologico inespresso, in grado di risolvere alcuni dei problemi più difficilmente trattabili del comportamento umano.

Questa scoperta, però, veniva effettuata da un fisico, che aveva 1) consapevolezza della gravità, 2) consapevolezza delle leggi della termodinamica, 3) consapevolezza dei modi in cui funzionano i sistemi elettrici, 4) consapevolezza di come costruire apparecchiature elettriche più complesse e, soprattutto, 5) una profonda consapevolezza di se stesso grazie agli anni di formazione nel jiu-jitsu e nello judo. A questo punto non è affatto sorprendente che Feldenkrais abbia distillato le tecniche di educazione somatica dal suo insegnamento di gruppo (chiamate poi ‘Conoscersi

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attraverso il Movimento') in una modalità quasi magicamente trasformatrice di lavoro diretto con gli individui (che avrebbe poi preso il nome di ‘Integrazione Funzionale').

Di conseguenza, Feldenkrais (1) teneva l'allievo seduto o sdraiato in modo che le risposte muscolari acquisite dal cervello in relazione alla gravità venissero sospese riducendo così l'eccitazione neurologica globale nel cervello. Questa sospensione dei riflessi antigravitazionali e delle risposte acquisite lasciava il cervello più disponibile ad assolvere il proprio compito al fine dell'apprendimento.

Poi (2), mediante lo specchiarsi in movimento e altre tecniche propriocettive, guidava il sistema sensomotorio ad acquisire un tono più equilibrato e una minor resistenza al movimento, in modo da ridurre la frizione globale e la perdita di energia del sistema organico dell'allievo. Questo teneva direttamente conto della seconda legge della termodinamica, riducendo l'entropia del sistema corporeo dell'allievo e aumentando di conseguenza la capacità di conservare energia da parte del corpo durante il suo lavoro.

Mentre dava all'allievo questa lezione propriocettiva, Feldenkrais (3) serbava decisamente ben impresso nella mente tutto quanto aveva appreso sui sistemi elettrici e sui meccanismi retroattivi, sugli effetti dell'ammortizzamento e della risonanza oltre che tutto ciò che era implicato in operazioni sistemiche. Norbert Wiener aveva inventato il concetto di cibernetica proprio mentre Feldenkrais, a Londra, stava programmando dei sistemi nervosi umani ad autocorreggersi e autoguidarsi. Feldenkrais fu il primo cibernetico somatico.

E (4) il suo pensiero di cibernetico era completato dall'abilità manuale e dalla destrezza ingegneristica di un uomo che aveva dedicato anni alla costruzione di apparecchi elettrici ad alta tensione. Le mani dell'insegnante che istruivano l'allievo lungo i percorsi di un funzionamento più efficace erano le stesse che, tempo addietro, costruivano i circuiti del generatore Van de Graaff per la divisione degli atomi in particelle.

E (5) questo insegnante straordinario utilizzava il tocco e il movimento come mezzi per istruire l'allievo, guidato in ciò dalla propria consapevolezza del senso esatto del movimento che egli aveva insegnato al proprio sistema sensomotorio in anni di intenso allenamento nelle arti marziali.

Di tutti e cinque i livelli, ciò che Feldenkrais inserì nella propria eredità di Integrazione Funzionale e Conoscersi Attraverso il Movimento era una fusione di quell'evidenza oggettiva e soggettiva che a lui balzava agli occhi. Erano tante e tali le verità convergenti verso la medesima conferma integrale che, una volta che l'aveva colta, si stupiva che nessun altro ne vedesse l'evidenza.

La fusione di questi cinque livelli ha messo in luce tutto un insieme di aspetti fondamentali e di abilità dell'individuo che rendono l'Integrazione Funzionale una disciplina di straordinaria complessità. Non è di facile padronanza: per comprendere e praticare efficacemente un sistema del genere è richiesta una sofisticazione di conoscenze e di abilità che lo pongono quantomeno al livello della formazione medica tradizionale.

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E il grado di sofisticazione implicato nell'Integrazione Funzionale è suggerito da ciò che esige una sua pratica efficace: perfetta conoscenza dell'anatomia e della fisiologia; precisa comprensione tridimensionale della kinesiologia; comprensione di base del sistema nervoso centrale e chiara distinzione delle sue funzioni in rapporto agli eventi che appartengono al sistema nervoso periferico; nozioni di psicologia e di fisiologia dello sviluppo; conoscenza del sistema dell'equilibrio e delle funzioni del movimento della testa nonché delle funzioni visive; conoscenza della meccanica della postura su due piedi; conoscenza della teoria dell'apprendimento e delle tecniche di rinforzo; conoscenza della corrispondenza fra consapevolezza soggettiva e funzioni sensorial-motorie; distinzione, nella consapevolezza, fra parti prossimali e distali del corpo e struttura della resistenza; capacità personale di equilibrio e di coordinazione dei propri movimenti e percezioni fino al punto di essere in grado di riflettere delicatamente, come in uno specchio, i movimenti dell'allievo apprendista; il senso di come utilizzare il tocco e il movimento in maniera educativa più che correttiva; possedere una consapevolezza personale della kinesiologia al punto da poter arrivare a sentire e tracciare una direzione di movimento con esattezza (è un'abilità che appartiene all'emisfero destro); essere a conoscenza dell'arte di focalizzare l'attenzione dell'allievo sul processo propriocettivo più che su obiettivi esterni; e ben altro ancora.

In precedenza è stato detto che Feldenkrais aveva elaborato un sistema non-verbale, nella misura in cui sono non-verbali la musica e altre forme artistiche. Rivedendo i percorsi di Feldenkrais verso queste scoperte somatiche è evidente che le conoscenze e le abilità implicate in questo sistema sono sia quelle dell'emisfero destro del cervello che quelle del sinistro. La capacità di interpretare e di seguire forme, schemi e direzioni dell'input propriocettivo è un'abilità che appartiene all'emisfero destro, simile a quella sviluppata da musicisti e danzatori. Quest'ultima è, naturalmente, quasi disprezzata dall'educazione accademica e scientifica, benché sia essenziale se si vuole trarre vantaggio dalla plasticità del soma umano.

In campo medico, esistono vaste zone che presentano problemi non diagnosticabili e non curabili, e altre dove invece è possibile fare una diagnosi ma le cure prescritte sono di scarso aiuto e permettono soltanto il mantenimento in vita. L'educazione accademica e scientifica è deliberatamente emisferico-sinistra: è la sua fierezza e il suo vanto. Ma ciò che un medico con una formazione emisferico-sinistra vede come indiagnosticabile e incurabile diventa spesso palesemente diagnosticabile e curabile per un practitioner che ha sviluppato le capacità dell'emisfero destro.

Con questo non si vuole sostenere che l'Integrazione Funzionale sia una forma alternativa della medicina. Infatti non lo è. Si tratta piuttosto di una nuova forma di educazione, fondata sul riconoscimento lucido, emisferico-destro, della plasticità dell'organismo umano. Anziché fare concorrenza alla medicina, l'Integrazione Funzionale getta una luce su quella tradizione medica che mette in risalto le zone innegabilmente adatte al miglioramento dell'uomo e quelle che per inadeguatezza sono quasi "medioevali".

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Un insegnante efficace è colui che illumina quelle zone d'ombra della medicina fisica e psichiatrica che abitualmente non lasciano spazio alla speranza o dove ci si accontenta anche solo di un miglioramento. L'effetto principale dell'Integrazione Funzionale è il miglioramento della funzione, e questo non si ottiene in forma di "terapia" ma in forma di educazione.

La qualità emisferico-destra di questo sistema di miglioramento educativo veniva costantemente sottolineata da Feldenkrais nella sua analogia fra l'Integrazione Funzionale e l'insegnamento della danza: si tenta garbatamente di mostrare all'allievo come muoversi, non forzandolo ma suggerendo, fluttuando con lui finché comincia finalmente ad averne il "feeling", e rapidamente sia il movimento che la sua coordinazione scorrono e l'allievo dice: "Sì, ho afferrato! Posso farlo!"

In quel momento l'insegnante è in risonanza con l'informazione propriocettiva che viene elaborata attraverso l'emisfero destro. Ha l'immagine di una possibilità di movimento che sta cercando di insinuare nel sistema motorio dell'allievo. L'insegnante di danza, così come il musicista, ha la sua consapevolezza in risonanza con il carattere fluido e con la ritmicità del movimento. E la sua attitudine a rilevare all'istante i cambiamenti nel movimento, le prime avvisaglie di tensione, le sollecitudini o gli "addensamenti" d'armonia, è precisa, esatta e istantanea. In termini di precisione, accuratezza e istantaneità, le funzioni dell'emisfero destro sono le stesse dell'emisfero sinistro. E il "sistema" razionale, coerente e precisamente articolato su cui poggia l'Integrazione Funzionale è la struttura del sistema nervoso centrale, con le sue funzioni sensorial-motorie, letta nei minimi dettagli dall'emisfero destro.

Come il danzatore o il musicista che improvvisa, l'insegnante di Integrazione Funzionale si accorda al ritmo e alla chiave armonica del sistema sensomotorio dell'allievo, integrandosi, riflettendosi in lui come in uno specchio, guidandolo dolcemente verso variazioni, differenziazioni, e nuove armonie e ritmi che sono, di fatto, l'insegnamento di nuovi schemi neuronali del movimento.

Nel 1949 Feldenkrais lasciò l'Inghilterra per tornare in Israele, dove assunse l'incarico di Direttore del Dipartimento di Elettronica presso il Ministero della Difesa. Nel frattempo, mentre continuava a sviluppare e a praticare l'Integrazione Funzionale, cominciò a tenere a Tel Aviv regolari corsi di Conoscersi attraverso il Movimento. La sua fama si diffuse rapidamente in Israele, legata soprattutto al fatto che era in grado di risolvere enigmi patologici che sfidavano la saggezza convenzionale e le capacità diagnostiche. Questo successo destò l'interesse di Mia Segal, una ragazza adorabile e di grande talento, che insegnava la tecnica Alexander e allo stesso tempo era cintura nera di judo. Mia Segal cominciò a studiare informalmente il sistema Feldenkrais, e fu la prima persona ammessa ad assistere al suo lavoro. Un giorno, un piccolo gruppo dei suoi più ardenti ammiratori convinse Feldenkrais a insegnar loro le sue abilità, cosa che egli fece come una formazione sia emisferico-destra che sinistra.

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Nel 1972 venne pubblicato un altro libro, Awareness Through Movement [Trad. It. Conoscersi attraverso il movimento], diffuso e tradotto in molte lingue. Quello stesso anno Feldenkrais tenne il suo primo seminario negli Stati Uniti: un mese di esercizi presso l'Esalen Institute, in California. Il seminario venne ripetuto, sempre a Esalen, nel giugno del 1973, e fu lì che io stesso incontrai Feldenkrais per la prima volta. Trovatomi a essere testimone del suo lavoro individuale con alcune persone gravemente handicappate, rimasi colpito dall'originalità di un uomo in possesso di capacità rivoluzionarie e relativamente sconosciuto, nonostante avesse già 69 anni.

Fino a quel momento Feldenkrais non aveva dato un nome al suo sistema di esercizi di gruppo né al suo lavoro individuale. Siccome avevo deciso di scrivere un articolo sul suo lavoro destinato al pubblico americano, gli chiesi come riferirmi al suo sistema di lavoro individuale. Dopo una notte di riflessione, e con un orecchio rivolto nella direzione dell'Integrazione Strutturale di Ida Rolf - che proprio allora stava diventando famosa negli Stati Uniti - il giorno successivo Feldenkrais mi informò che l'avrebbe chiamato Integrazione Funzionale.

Avevo avuto la fortuna di diventare direttore del Humanistic Psychology Institute di San Francisco, una scuola fondata da Eleanor Criswell. Considerato che malgrado l'età, quest'uomo, autore di scoperte straordinarie, non aveva ancora insegnato le sue abilità al di fuori di Israele, gli offrii un incarico di Visiting Professor all'istituto, e nel 1975 cominciò la sua formazione di tre anni al Lone Mountain College. Più o meno in quel periodo Feldenkrais decise di chiamare il suo sistema di esercizi "Conoscersi Attraverso il Movimento", dandogli cioè lo stesso titolo del suo libro dov'erano descritti dieci esercizi.

Nei tre anni di insegnamento a San Francisco il nome di Feldenkrais si impose a livello nazionale e qualche anno più tardi poté cominciare una seconda formazione che ebbe luogo a Amherst, in Massachusetts, nel 1980 e 1981.

Fu proprio al termine del secondo anno di questa formazione che, all'inizio dell'autunno del 1981, a Zurigo, in Svizzera, gli venne scoperta un'emorragia cerebrale a cui si poté porre rimedio con un intervento chirurgico immediato. Durante la convalescenza Feldenkrais tornò in Israele e riprese il lavoro nei suoi uffici di Nachmani Street. Ma non si ristabilì mai completamente dagli effetti dell'emorragia. La sua grande energia fu enormemente compromessa da una serie di attacchi che nei primi mesi del 1984 finirono per inchiodarlo al letto. Fu costantemente curato dal meraviglioso e fedele fratello Baruch, editore a Tel Aviv.

Feldenkrais morì nel mese di luglio nel suo appartamento di via Frug, dopo settimane e settimane di tenda a ossigeno, tenuto in vita mediante alimentazione endovenosa.

L'eredità di Feldenkrais è enorme. La sua complessità è tale che occorrerà del tempo prima che venga assorbita dalle nostre tradizioni educative e terapeutiche. Ma il suo valore è tale che certamente l'assorbimento si realizzerà: è inevitabile. Occorrerà del tempo prima che venga utilizzata in

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quanto insieme di concetti e di procedure che non sono una semplice aggiunta a quanto già noto - un nuovo virgulto nel movimento olistico. Come metodi di trasformazione del funzionamento fisiologico in un contesto individuale e di gruppo, Integrazione Funzionale e Conoscersi attraverso il Movimento sono sistemi rivoluzionari rispetto a qualsiasi altra componente da noi oggi associata all'olismo, termine di per sé poco appropriato nella misura in cui nessuno all'interno del movimento di salute olistica ha una teoria che definisca il tutto.

Bernard Lake è un medico, cardiologo e scrittore australiano che ha condotto uno studio approfondito su Feldenkrais. Come egli ha osservato:

[..] siamo sedotti dalle glorie apparenti del cervello e siamo arrivati a considerare il corpo un'appendice fastidiosa del nostro passato evolutivo. Ma l'idea emergente è che l'asse cervello-corpo è un'unità dalle uguali potenzialità per mutua interazione. Il sistema messo a punto da Moshe Feldenkrais, che ha chiamato in modo pertinente e rivelatore Integrazione Funzionale, ha lo stesso potenziale per la comprensione della relazione cervello-corpo di quanto la teoria della relatività di Einstein ne aveva per la fisica [...] (Somatics, IV, 2, P.13).

Occorre del tempo perché un potenziale di questo genere trovi una realizzazione concreta. Possiamo quindi capire lo sguardo glaciale e l'infastidita impazienza di Feldenkrais alla richiesta di descrivere l'Integrazione Funzionale in poche, semplici parole. L'assimilazione di un nuovo paradigma non è semplice. A mano a mano che compaiono validi insegnanti di Integrazione Funzionale, a mano a mano che un sempre maggior numero di persone migliora attraverso la pratica, e a mano a mano che un sempre maggior numero di persone comincia a essere testimone di queste straordinarie trasformazioni somatiche, un nuovo livello di comprensione prenderà corpo.

Il pensiero e la pratica di Moshe Feldenkrais erano molto in anticipo sul suo tempo. Una comprensione più ampia e più profonda di questo pensiero e di questa pratica emergerà a poco a poco, rendendone il contenuto evidente tanto quanto lo era per Feldenkrais. Le vere rivoluzioni sono tutte di lenta realizzazione. Feldenkrais sarà nella tomba già da molto tempo prima che la sua impazienza si sia esaurita.

 

Da Somatics, autunno/inverno 1984-85