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L’ ABC (+ VZ) DEL TECNICO SPORTIVO

M.d.S. Mauro TirinnanziCoordinatore Tecnico Regionale CONI Liguria

Vice Presidente SRdS CONI Liguria

INDICE

Presentazione a cura del Prof. Vittorio Ottonello(Presidente Comitato Regionale e SRdS CONI Liguria) .................................. Pag. 2

Presentazione a cura del Prof. Claudio Scotton(Direttore Scientifico SRdS CONI Liguria) ....................................................... Pag. 3

Curriculum e ringraziamenti ............................................................................. Pag. 4

Contenuti delle Slides a cura di Mauro Tirinnanzi (Coordinatore TecnicoRegionale Vice Presidente SRdS CONI Liguria) .............................................. Pag. 8

Bibliografia ..................................................................................................... Pag. 44

Glossario ......................................................................................................... Pag. 45

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PRESENTAZIONE a cura del Prof. Vittorio OttonelloPresidente del Comitato Regionale e della Scuola Regionle dello Sportdel CONI Liguria

La pubblicazione di Mauro Tirinnanzi tratta argomenti di grande attualità e tende a colmare una grave lacuna, ancora oggi presente tra molti allenatori, andando ad analizzare in profondità le molteplici valenze che devono caratterizzare il ruolo del Tecnico Sportivo vista l’importante funzione attesa, soprattutto sotto l’aspetto educativo e socio relazionale. Mauro chiarisce che tra i vari obiettivi dell’allenamento quello che sicuramente va ricercato con il massimo impegno è lo sviluppo delle potenzialità della persona-atleta. Raggiungere sì, possibilmente, grandi risultati agonistici ma senza trascurare l’integrità psicofisica della persona. Alla luce di questa impostazione metodologica si intuisce quante e quali debbano essere le competenze alle quali dovrebbe essere chiamato il Nuovo Tecnico.

Solamente una persona dell’esperienza e delle capacità di Mauro Tirinnanzi, maturate in 53 anni di sport ai vari livelli (atleta poliedrico di valore – Maestro dello Sport - dirigente Coni – allenatore di vari Campioni Olimpici – Presidente di una Commissione Tecnica Mondiale – Segretario Generale di Federazioni Sportive e oggi punto di riferimento del Coni Liguria in vari prestigiosi ruoli ) poteva tracciare l’identikit del Tecnico Ideale.

Sono certo che questa pubblicazione contribuirà a cambiare il modo di intendere e interpretare il ruolo del Tecnico nell’odierna realtà. Vittorio Ottonello

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PRESENTAZIONE a cura del Prof. Claudio ScottonDirettore Scientifico della Scuola Regionale dello Sport del CONI Liguria

In Federazione (Vela) lo chiamavano il Maestro. Si, il Maestro di Sport Tirinnanzi.

Sapevo del suo trascorso di Coordinatore tecnico del Coni di Genova; al mio arrivo al Coni regionale la “vecchia guardia” me ne parlava continuamente, ricordando il bel periodo denso d’iniziative di quando Mauro guidava il provinciale. In ogni ambito mai una voce critica su di lui.

Non basta, oltre ad averlo apprezzato direttamente e indirettamente come Dirigente e Tecnico, l’ho conosciuto anche nella veste, per me illuminante, di Ricercatore. Su Scuola dello Sport - SdS, la rivista cult del Coni, leggo un suo articolo sul pentathlon moderno studiando le originali tabelle riassuntive, i gruppi muscolari principalmente implicati e le tipologie bioenergetiche prevalentemente utilizzate dall’ “atleta dai cinque volti”.

Insomma un uomo di Sport a tutto tondo.Ben oltre le 5 medaglie olimpiche. Se possibile.

Grazie Mauro per l’esperienza che vorrai e potrai trasmetterci. Iniziando da questo lavoro, poderoso e ponderato. Complimenti!

Claudio Scotton

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CURRICULUM del M.d.S. Mauro Tirinnanzi (non propriamente formale)Coordinatore Tecnico Regionale CONI Liguria Vice Presidente SRdS CONI Liguria

Fondamentalmente non amo parlare di me stesso, ancor meno scriverne. Proporrei quindi di trasformare i freddi dati che solitamente vengono riportati su tutti i C.V. in quello che è stato il mio percorso sportivo.

Ho iniziato con il calcio, come quasi tutti i maschi, ma non in forma organizzata. Ai miei tempi, parlo degli anni 50, si andava in piazzetta e, vigili permettendo, si giocava sino al tramonto. Bei tempi, le squadre si facevano al momento, il numero dei giocatori era sempre diverso, i ruoli non esistevano, si andava in porta a turno. Vuoi vedere che avevamo già inventato la multilateralità mirata? Il secondo sport universalmente praticato era andare nei campi a “degustare” la frutta. Esercitazione di astuzia, mimetismo, equilibrio, capacità di arrampicarsi e soprattutto di velocità, capacità indispensabile per sottrarsi alle ire del contadino. Uno sport atipico e, come usa dirsi adesso, molto adrenalinico. Il mio primo tesseramento ufficiale a una Federazione Sportiva, la FIN, come pallanuotista a 12/13 anni. Galleggiavo appena. La prima partita un anno dopo. Strano ma vero, l’età nella quale oggi i giovani smettono. Sarà mica colpa della precocizzazione?!!! A 16 anni, per caso, faccio una leva, che non è un gestaccio, una leva di atletica organizzata dall’ Associazione Amatori Atletica, AAA, gloriosa società guidata dal “grande” Tullio Pavolini. E mi improvviso mezzofondista. Il fiato non mi mancava, le gambe neanche (grazie pallanuoto). E faccio subito benino.

Dal nuoto e dalla corsa mi ritrovo, dopo qualche anno e non senza fatica, pentatleta di belle speranze. Per coloro che non lo sapessero, il Pentathlon Moderno è disciplina Olimpica dal 1912 e comprende 5 diverse specialità: Equitazione, Scherma, Tiro con la pistola, Nuoto e Corsa. Si, le ho praticate tutte 5. Ottengo risultati buoni a livello giovanile, però “zero tituli”, un paio di volte 2° agli italiani di categoria, ma non mi deprimo, anzi.

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A 19 anni la svolta, vinco il Concorso della Scuola Centrale dello Sport di Roma. Faccio le valigie e mi trasferisco. Praticamente smetto di fare l’atleta e inizio a studiare da tecnico. Ero un secchione dichiarato. Era troppo bello studiare materie interessanti, con docenti favolosi, con attività pratiche quotidiane seguite dai migliori tecnici sul mercato. Tre anni dopo sono Maestro dello Sport in Pentathlon Moderno, ovviamente a pieni voti…modesto!!!

L’anno successivo sono già responsabile della squadra Nazionale Juniores. Inizio a lavorare con un gruppo di atleti che dodici anni dopo diventeranno, sotto la mia guida tecnica, Campioni Olimpici.Ricordate Los Angeles 1984, Masala, Massullo e Cristofori? Quattro anni dopo, sempre in qualità di Coordinatore Tecnico, il CT odierno, alle Olimpiadi di Seoul rivinciamo 2 medaglie.

Dopo Seoul e aver vinto come Tecnico 5 medaglie Olimpiche, il mio Presidente Federale mi prende da una parte e mi dice: “Caro Mauro, non puoi fare il tecnico tutta la vita, uno come te deve mettersi dietro alla scrivania e dirigere la Federazione”. Divento Segretario Generale della Federazione Pentathlon.Non so ancora adesso se ringraziarlo o meno. Inizio una nuova esperienza professionale sempre nello sport ma completamente diversa. Quattro anni dopo “faccio carriera” e divento Segretario Generale della Federazione Italiana Vela, carica che ho mantenuto per 12 anni.

Contemporaneamente non abbandono la mia grande passione, il Pentatlon moderno. Sono eletto per 4 volte, quattro quadrienni, nel Comitato Tecnico Internazionale. Divento Presidente dello stesso nel 2004. Il mio curriculum si arricchisce con altre 5 partecipazioni Olimpiche, 3 delle quali in qualità di Delegato Tecnico Internazionale. In pratica il garante tecnico organizzativo del Pentathlon Mondiale a livello Olimpico. In tale veste collaboro con gli organizzatori, formo i giudici, approvo programmi e calendari.

Nel 2010 mi fermo per scelta personale, ma non riesco proprio a fare il pensionato! Mi faccio coinvolgere dal Presidente del CONI Regionale, amico d’infanzia, il Prof. Vittorio Ottonello, che mi dice: “Caro Mauro, uno come te non può mica stare fermo”. Ci risiamo, si riparte con un nuovo ruolo, ma con immutata passione.

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Attualmente sono Componente la Giunta del Comitato Regionale del CONI ligure in quota Tecnici, Coordinatore Tecnico Regionale e Vice Presidente della Scuola Regionale dello Sport.

Tutte queste parole per dire che in pratica ho trascorso una vita nello sport. Mi ritengo una persona privilegiata, uno dei pochi ad aver trasformato la propria passione in professione. La mia “particolarità”: aver praticato, frequentato dall’interno, molte discipline sportive sia da Atleta sia da Tecnico. Essere stato a contatto con ambienti sportivi tecnicamente molto diversi, in molti casi diametralmente opposti, pensate al tiro e alla scherma, mi ha consentito di maturare moltissime esperienze che mi hanno arricchito e fatto capire la molteplicità, l’eterogeneità delle proposte formative.

Altra particolarità personale, aver ricoperto quasi tutti i ruoli dello sport: Atleta, Tecnico di specialità, Direttore Tecnico della Squadra Nazionale, Dirigente di Federazione Nazionale e di Federazione Internazionale, Organizzatore di Gare e Convegni, Docente, Formatore. Direi, per rimanere a un tema a me molto caro, una sorta di multilateralità professionale.

Ultimo, ma non ultimo, ho fatto il padre di due atleti, una nuotatrice e un calciatore, esperienza quest’ultima sconvolgente, e sto facendo il nonno di un’atleta in erba (esperienza molto ma molto formativa!).

Scusate, le due righe sono diventate 2 pagine ma alcune cose dovevo pur dirle. Perdonate l’informalità, ma avrei rischiato di prendermi troppo sul serio. Buon Sport a tutti. Mauro Tirinnanzi

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RINGRAZIAMENTI

Al Presidente del CONI Regionale prof. Vittorio Ottonello, avversario in tante gare, amico da una vita. Mi ha, fortemente, voluto nella Sua squadra, motivandomi, non poco, a non appendere la mia “esperienza sportiva” al fatidico chiodo. Grazie Vittorio per la competenza, la passione e la grinta con la quale, nonostante le contingenti difficoltà, quotidianamente lotti e lavori per il nostro Mondo Sportivo fatto di Giovani, Società Sportive, Atleti, Tecnici e Dirigenti. Al Direttore Scientifico della Scuola Regionale dello Sport del CONI Liguria Claudio Scotton.Mi ha dato un grandissimo aiuto nella revisione lessicale del testo e non solo. A Lui nulla sfugge e lavora con competenza, professionalità, pazienza e signorilità...non è cosa da poco al giorno d’oggi. Grazie Claudio.

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INTRODUZIONE ALLE SLIDES

Prima di addentrarci nella lettura della pubblicazione, riteniamo opportuno fare alcune premesse. Una sorta di avviso ai “lettori”, una piccola guida prima di iniziare a sfogliare le pagine.

Intanto, la spiegazione del titolo, che non sottintende nessuna espressione matematica. La pubblicazione costituisce una sorta di vadecum sulle competenze, conoscenze, sensibilità che tutti i tecnici dovrebbero possedere. Quindi “l’ABC”. Preso, però, atto dell’estrema eterogeneità del campo d’azione dei tecnici, ci è sembrato opportuno dedicare alcune slides alle competenze necessarie agli stessi per operare con atleti di alto livello; un’integrazione all’ABC, che abbiamo definito, forse impropriamente, “+VZ”.

Secondo avviso ai Lettori. Contrariamente a quanto il titolo potrebbe fare intendere, riteniamo che la presente pubblicazione sia rivolta non solo ai Tecnici Sportivi ma potrebbe costituire una lettura interessante e “istruttiva” anche per gli Atleti, i Dirigenti sportivi e i Genitori. Componenti la catena umana dell’Universo Sportivo. Al fine e per meglio comprendere la pubblicazione, abbiamo ritenuto utile pubblicare in appendice un glossario dei termini tecnici comunemente usati, sicuramente gradita e utile ai non addetti ai lavori. La pubblicazione, per comodità espositiva, è stata suddivisa in tre distinte ma integrate parti:

• La prima affronta i Prerequisiti di Base che deve possedere il Tecnico.Indispensabile presupposto per instaurare un corretto rapporto con la struttura nella quale è chiamato a operare. Un argomento che spesso viene dato per scontato, ritenuto superfluo, ma che superfluo non è. Quante volte un Tecnico riesce a fare cose “pazzesche”, pur in carenza di mezzi? Quante volte un Tecnico inadeguato riesce a “distruggere” una società sportiva? Badate bene, questa prima parte non ha nessuna attinenza alle competenze specifiche del Tecnico, al Suo saper allenare. Vuole, esclusivamente, mettere in risalto come un Tecnico debba: - saper instaurare adeguati rapporti umani - sapersi integrare con l’ambiente - essere capace di creare le giuste motivazioni, le giuste sinergie operative che

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dovranno essere per forza di cose in perfetta sintonia con i programmi societari. E permettetemi, non è cosa da poco! Sempre nella prima parte vengono approfonditi due argomenti di grande importanza e attualità.Il primo riguarda il Long Term Athlete Development, “LTAD”, il modello Canadese che indica il lungo, lunghissimo percorso che dovrebbe contraddistinguere la carriera di uno sportivo. Un modello che sta diventando una filosofia di vita e che mette a fuoco, in maniera esemplare, alcuni concetti base della teoria e metodologia dell’allenamento sportivo e che saranno più volte affrontati, rimarcati nella trattazione della presente pubblicazione quali:- l’alfabetizzazione motoria- l’attività ludica in ambito giovanile- la multilateralità- il rispetto delle fasi sensibili- l’ottimale rapporto tra tempo dedicato all’allenamento e quello dedicato alla gara- la tutela del talento- la periodizzazione

Il secondo approfondimento riguarda il rapporto tra tecnico e genitori. Croce e Delizia di tutti i tecnici, di quasi tutti gli Sport. Argomento, purtroppo, poco dibattuto. I genitori, come sinteticamente illustrato, dovranno essere educati al pari dei loro figli. Educare è una parola chiave che ricorre spesso nella pubblicazione. Perché Educare è il primo fondamentale compito di un Tecnico, soprattutto per un Tecnico che opera nel settore giovanile.

La prima parte della presentazione si conclude con la slide n° 23, con la quale vengono elencate le competenze generali e specifiche che un tecnico deve posse-dere per svolgere al meglio il proprio compito. E’ una griglia molto articolata che mette in risalto la cultura multidisciplinare del Tecnico e l’irrinunciabile esigenza di un suo continuo aggiornamento che dovrà essere altrettanto multidisciplinare. Lo sport è un’entità dinamica in continua evoluzione, guai a rimanere indietro non aggiornandosi.

• Nella seconda e terza parte della pubblicazione vengono elencati una serie di

requisiti, sono 33 per l’esattezza, che dovrebbero far parte del Bagaglio Culturale, del Sapere del Tecnico. Esclusivamente per comodità espositiva abbiamo suddiviso i requisiti in due categorie: - i requisiti innati, il genotipo, 13 - i requisiti plasmati dall’ambiente, il fenotipo, 20

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E’ una visione senz’altro non tradizionale, nuova, che vuole principalmente “umanizzare” il sapere del Tecnico Sportivo. Va altresì rilevato come le finalità del lavoro e il poco tempo a disposizione non abbiano consentito la trattazione integrale dei singoli requisiti.Riteniamo comunque che la loro enunciazione e la loro pur sintetica spiegazione possano costituire una solida base di conoscenze e che la loro disamina, sicuramente, farà riflettere molti tecnici.Sono concetti per lo più semplici, l’ABC di cui si diceva all’inizio, ma siamo sicuri che siano coerentemente applicati? Sarebbe interessante se ognuno stimasse il proprio modo di interpretare il ruolo di Tecnico in base ai molti requisiti esposti. Diciamo, una sorta di Autovalutazione (vedi pag. 42).

Penultimo avviso ai Lettori. Durante l’esposizione dei singoli requisiti sono stati approfonditi alcuni argomenti cruciali quali:- la capacità di comunicare- le basi della motivazione alla pratica sportiva giovanile- il concetto di autostima Ultimo avviso ai Lettori. Buona e sapiente lettura. Mauro Tirinnanzi

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L’ABC (+VZ) del Tecnico SportivoContenuto delle Slides presentate durante il percorso seminariale

di formazione della figura del Tecnico Sportivo

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LA FIGURA DEL TECNICO SPORTIVO

Definire la figura del Tecnico Sportivo non è semplice, viste le molteplici e differenziate attività che è chiamato a svolgere. Basti pensare che può operare: - su diverse fasce di età - con diverse fasce di qualificazione - in strutture con diverse filosofie - con persone di diverse abilità - in una delle 45 Federazioni Sportive riconosciute dal Coni - in una delle 19 Discipline Sportive Associate al Coni - in uno dei 16 Enti di Promozione Sportiva riconosciuti dal Coni - semplicemente in un centro fitness

Il lavoro che mi accingo a presentarvi è una sintesi delle competenze, abilità, conoscenze, qualità, capacità, sensibilità che un Tecnico Sportivo, qualunque sia il settore nel quale opera o dovrà operare, dovrebbe possedere. Per comodità espositiva ho diviso la presentazione del lavoro in tre parti, da considerarsi, comunque, inscindibili e strettamente correlate tra loro:

1. PREREQUISITI DI BASE1a) Connessi ai rapporti con la Struttura con la quale è chiamato ad operare: Società Sportiva, Federazione Sportiva, Disciplina Sportiva Associata, Ente di Promozione Sportiva

1b) Connessi alle Competenze, Generali e Specifiche, che dovrà possedere per assolvere adeguatamente alla Sua quotidiana attività

2. REQUISITI INNATI, ASSIMILABILI AL GENOTIPO

3. REQUISITI PLASMATI DALL’AMBIENTE, ASSIMILABILI AL FENOTIPO

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Di seguito elenchiamo i prerequisiti di base di un Tecnico Sportivo, connessi alla Struttura nella quale opera:

• Essere perfettamente integrato con la Società Sportiva, più in generale conla struttura con la quale è chiamato ad operare. Essere in grado di dare una immagine positiva della realtà in cui opera e dell’attività che insegna. Essere in grado di creare un ambiente positivo dove tutti, e soprattutto atleti e genitori si sentano a loro agio.

Siamo sicuri che questo primo prerequisito di base sia sempre e correttamente applicato?

• Essere in sintonia con i programmi societari, indispensabile presupposto perogni forma di collaborazione. Ciò significa: conoscere, condividere le esigenze, gli obiettivi societari e di conseguenza adeguare la propria professionalità, le proprie conoscenze, programmare il proprio lavoro in tale direzione.

• Avere obiettivi chiari in funzione del gruppo che si allena e dei risultati daraggiungere. Badate bene, quando si parla di risultati, in riferimento, soprattutto, ai Giovani, non ci si riferisce esclusivamente ai risultati sportivi ma ci si riferisce fondamentalmente:- al raggiungimento degli ottimali obiettivi psicomotori connessi all’età - al raggiungimento di altrettanto fondamentali risultati educativi- al saper creare quell’ interesse, quell’ entusiasmo quel feeling tra le diverse attività proposte e i giovani, indispensabile presupposto per l’insegnamento, a lungo termine, di qualunque attività

In relazione al punto 1, conoscono bene questo problema i Canadesi, che hanno suddiviso la carriera dell’atleta in sette tappe.Il sistema Canadese è attualmente considerato in molte Nazioni come un modello di riferimento.

Una vera e propria filosofia di vita.

Vale la pena dunque soffermarsi brevemente su questo argomento.

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IL SISTEMA CANADESE “LTAD”Long Term Athlete Development (9/10)

E’ un progetto educativo e sportivo, per tutta la vita, articolato in 7 fasi, che: - non prococizza l’ottenimento di risultati agonistici- rispetta i tempi di crescita, sviluppo, e maturazione psicofisica- rispetta i tempi di apprendimento- valorizza le fasi sensibili- tutela e non brucia il talento- semplicemente, rispetta l’Individuo

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ActiveStart

FUN-damental

Learningto

Train

Trainingto

Train

Trainingto

Compete

Trainingto Win

Activefor Life

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Analizziamo le sette fasi del sistema LTAD

FASE ETÀ IN COSA CONSISTE...

Active Start(Partenza attiva)

FUNdamental(I fondamentali)

Learn to Train(Impara ad allenarti)

Train to Train(Allenati ad allenarti)

Train to Compete(Allenati per gareggiare)

Train to Win(Alllenati per vincere)

Active for Life(Attivi per tutta la vita)

0-6 (M/F)

6-9 (M)6-8 (F)

9-12 (M)8-11 (F)

12-16 (M)11-15 (F)

15-16 (M/F)

18 (M/F)

Sviluppo, attraverso attività ludica, del maggior numero di forme di movimento

Fase dedicata all’ Alfabetizzazione Motoria, la destrezza, l’ equilibrio, la velocità

Priorità, l’ acquisizione dei fondamentali tecnici dei singoli Sport, meglio + Sport

Si costruiscono il motore e le capacitàcondizionali, si affina la tecnica, si

imparano le strategie, ma la gara non è ancora considerata l’ obiettivo primario

Solo ora diventa importante la finalizzazione dell’ allenamento al risultato

Nulla si trascura per l’ ottenimentodella massima Prestazione

Attività fisica adeguata per tutta la vita. Il movimento è la miglior medicina che

abbiamo a disposizione per vivere meglio

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Dicevamo avere obiettivi chiari in funzione del gruppo che si allena e dei risultati da raggiungere. E qui dobbiamo fare un’ altro importante distinguo: con i giovanissimi avrà la priorità l’aspetto educativo. Educare viene dal latino e-ducere che significa “condurre fuori”, far venire alla luce qualcosa che è in ciascuno di noi.

Educare significa, quindi, e soprattutto, lavorare al fine di consentire ai giovani la conoscenza e lo sviluppo delle loro potenzialità.

Come? Proponendo loro esercitazioni a carattere multilaterale, varie e stimolanti, idonee ad accrescerne le capacità di apprendimento, le capacità coordinative e le capacità condizionali, a potenziarne le capacità volitive, il piacere di lottare, la collaborazione reciproca, il rispetto dei ruoli. Privilegiando questi aspetti in età giovanile si costruirà qualcosa di concreto, duraturo e utile non solo dal punto di vista sportivo. Non si bruceranno atleti, nella inutile ricerca di effimeri risultati. Risultati che andranno invece ricercati, e più facilmente conseguiti, in seguito, quando gli stessi, i risultati, assumeranno reale importanza.

Proseguiamo dunque con quelli che sono i Prerequisiti Base di un buon Tecnico Sportivo:

• Avere una perfetta consapevolezza delle disponibilità operative: numero diatleti da allenare, spazi, orari, attrezzature, supporti economici e logistici.Pietre miliari sulle quali poter impostare un adeguato lavoro.

• Avere adeguati rapporti con la Dirigenza, il Tecnico è normalmente il primofiltro tra gli Atleti e la Società.Curare le relazioni è un obbligo, un’ esigenza in un ambiente nel quale le relazioni interpersonali sono buone, c’è più motivazione, meno stress.

• Avere rapporti chiari con gli altri componenti lo Staff Tecnico, indispensabiliper lavorare in sinergia, utilizzare al meglio le risorse, evitare le sovrapposizioni e/o le interferenze ma anche, e non è cosa da poco, lavorare sereni.

• Chi opera in strutture di alto livello dovrà, altresì, rapportarsi con lo Staff Medico, Fisioterapico e con il Preparatore Atletico, per un monitoraggio costante della salute dell’atleta, una integrata e adeguata programmazione dei carichi di lavoro, degli adeguati recuperi, l’ effettuazione di Test da campo

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e da laboratorio, la prevenzione degli infortuni, la riabilitazione appropriata e il reinserimento, la ripresa dell’attività nei tempi giusti. Altre figure con le quali potrebbe essere necessario raffrontarsi: l’addetto stampa, lo sponsor e …chi più ne ha più ne metta!

• Avere quotidiani contatti con la Segreteria per ricevere e fornire indispensabiliinformazioni su molteplici argomenti: - disponibilità di impianti- orari e relative variazioni- festività, assenze/presenze e sostituzioni- calendari agonistici- corrispondenza e circolari federali- iscrizione alle gare- programmazione trasferte- convocazioni- pubblicazione dei risultati sulla bacheca societaria- malfunzionamento di impianti e/o attrezzature- comunicazioni diverse- emergenze

• Avere rapporti con l’ Amministrazione della Società Sportiva, per ovvi motivi.

• Ultimo ma non ultimo, avere un corretto rapporto con i genitori, croce edelizia di tutti i Tecnici.Meditate, dietro ad un grande atleta spesso c’è una grande famiglia.

Anche quest’ultimo argomento merita un approfondimento.

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IL RAPPORTO TRA TECNICO E GENITORI (1/3)

Il rapporto tecnico genitori merita alcune considerazioni. “Mi piacerebbe allenare un gruppo di Orfanelli” è il paradosso citato da molti tecnici. A parte il cinismo.

Non è proprio cosi.Sui genitori sappiamo molte cose.Sappiamo che il genitore è il primo tifoso. Sappiamo che per Lui vincere è un obiettivo primario. Sappiamo che molto spesso identifica se stesso, quello che ha fatto o peggio quello che avrebbe voluto fare, con quello che dovrebbe fare suo figlio/a. Sappiamo che spesso si sente anche un po’ allenatore, diventando in alcuni casi grande conoscitore di: avversari, regole, tempi gara e statistiche.Sappiamo che normalmente nel giudicare il Figlio perde lucidità e obiettività.

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Sappiamo però che il Genitore ha un influenza determinante sul giovane atleta.E’ Lui che, normalmente, motiva, incoraggia, che diventa fondamentale nei momenti difficili che ogni atleta nel corso della carriera sicuramente incontra. Nella quotidianità è Lui che accompagna e riaccompagna l’atleta, è Lui che paga le quote, è Lui che acquista le attrezzature e gli indumenti di gara.È Lui che contribuisce al pagamento delle trasferte.E’ Lui lo sponsor del Figlio.

COME COMPORTARCI, DUNQUE?

Ovviamente non esiste un metodo standard vista l’eterogeneità del gruppo i cui prototipi più comuni, volendo generalizzare, sono: - i disinteressati- gli invadenti- i supercritici- gli urlatori- i super tecnici- gli iperprotettivi- i disponibili e i riservati (fortunatamente!)

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Fondamentalmente bisognerà operare attraverso tre canali:

COINVOLGIMENTO

Coinvolgerli significa interessarli, farli sentire parte attiva della Società Sportiva. Molteplici sono gli aiuti che quotidianamente possono fornire.Molti genitori sono diventati ottimi dirigenti. I Genitori possono costituire una risorsa societaria a costo zero.

INFORMAZIONE

Una riunione a inizio stagione è indispensabile e andrebbe ripetuta nel corso della stagione; la stessa dovrà essere adeguatamente programmata e pubblicizzata, non dovrà essere una lezione cattedratica ma incoraggiare il dialogo. Andrà preparata una scaletta che preveda:- la presentazione del Tecnico e dello Staff- le informative generali quali: programmi ed obiettivi, allenamenti, orari, materiale ed attrezzature da allenamento e da gara, calendario gare, trasferte etc.- le informative comportamentali durante gli allenamenti e soprattutto in gara, che dovrebbero diventare regole condivise.Tra queste sottolineare come sia fondamentale che i genitori:

- rimangano nell’area riservata agli spettatori per tutta la durata della gara- non interferiscano con le scelte e le decisioni del tecnico- esprimano interesse, incoraggiamento al proprio figlio e a tutti i componenti

del team- non facciano il tifo contro- non urlino istruzioni tecniche o critiche nel corso della gara- non interferiscano in alcun modo con il momento agonistico del figlioche deve rimanere sempre e comunque un esperienza positiva, piacevole, divertente, formativa

Andrà spiegata, in particolare, la netta differenza che esiste tra il modello di sport giovanile, dove prevale l’aspetto formativo, ludico ed educativo, ed il modello dello sport professionistico, dove l’unico aspetto che conta è la vittoria perché produce interessi economici, contratti, business.Questo è il punto dolente. Uno dei più grandi problemi infatti, nasce proprio quando si vuole erroneamente sovrapporre il secondo modello al primo.

Ultimo ma non ultimo.Attenzione: fatte le regole esse andranno bilateralmente rispettate.

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EDUCAZIONE

Terzo e fondamentale aspetto è la loro educazione, che si concretizza:- chiarendo loro il lungo e non semplice cammino che contraddistingue ogni carriera sportiva, costellata per tutti indistintamente di alti e bassi, successi e insuccessi, momenti esaltanti e momenti critici- sottolineando come sia importante il loro incoraggiamento agli sforzi dei figli, e come sia determinante il loro auto controllo, il dimostrare un interesse costrut-tivo all’attività degli stessiAndranno spiegati:- come funzionano i processi di apprendimento, diversi da persona a persona- come funzionano i meccanismi di crescita e sviluppo psicofisico, diversissimi da persona a persona, soprattutto nel periodo puberale durante il quale l’età anagrafica può differenziarsi enormemente dall’ età biologica- l’esistenza delle fasi sensibili, periodi nei quali l’allenabilità di una particolare capacità o gruppo di capacità è più elevata - come variano negli anni le motivazioni, gli interessi dei giovani e perché no, le difficoltà insite nello Sport praticato dai loro figli- far loro comprendere che ognuno ha il proprio ruolo educativo e che nello sport è l’allenatore la figura prioritaria di riferimento

Non per questo però, il ruolo dei genitori viene esautorato, anzi, è loro il ruolo più difficile. Non è semplice essere genitori e ancor meno semplice è essere genitori tifosi e al tempo stesso imparziali.

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ePassiamo a quelli che sono i prerequisiti base di un Tecnico Sportivo, legati alle sue Competenze, necessarie per assolvere in modo adeguato la sua quotidiana attività.Suddividiamo le stesse tra: generali e specifiche.

COMPETENZE GENERALIApplicabili a qualunque Sport

COMPETENZE SPECIFICHEProprie della disciplina insegnata

PREPARATO E AGGIORNATO

TECNICA E DIDATTICA

METODOLOGIA DELL’ ALLENAMENTOE DI PREPARAZIONE DELLA GARA

PROGRAMMAZIONE

TATTICA E STRATEGIA

REGOLAMENTI

EVOLUZIONE TECNOLOGICA DEIMATERIALI DI ALLENAMENTO E GARA

MESSA A PUNTO DEI MATERIALI DI GARA

RICERCA BIBLIOGRAFICA

BIOMEDICHE

PSICOLOGICHE

PEDAGOGICHE

SOCIOLOGICHE

TEORIA GENERALE DELL’ ALLENAMENTO

PRIMO SOCCORSO

INFORMATICA

TECNICA GENERALE DELLO SPORT

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ipo Nelle prossime pagine illustriamo quelle che dovrebbero essere le

caratteristiche innate di un buon Tecnico Sportivo, e che quindi dovrebbero essere nel suo DNA (Genotipo).

RESPONSABILE

EQUILIBRATO

ATTENTO

SINCERO, CREDIBILE

UMILE

Consapevole della conseguenza delle proprie azioni. In grado di saper assumere decisioni e prendersi le relative responsabilità.

Capace di evitare gli eccessi in negativo e in positivo. Capace di gestire lo stress da gara che influenza e riduce, tra l’altro, le capacità di valutazione delle situazioni tecnico tattiche e può trasmettere messaggi negativi.

All’ambiente, agli spazi in cui opera anche per prevenire banali incidenti. A quello che propone tecnicamente, soprattutto in relazione alla modulazione dei carichi di lavoro e alle risposte che ottiene.All’uso appropriato di attrezzature e macchinari.

Significa non creare false aspettative, non illudere. Chiaro nella scelta degli obiettivi tecnico-agonistici. Non si possono programmare obiettivi, traguardi non raggiungibili, impossibili. Non siamo in un film, le esperienze di successo gratificano, le sconfitte meno e se ripetute ancora meno e spesso determinano l’ abbandono precoce dello Sport.In psicologia dello sport questa importante fase viene definita Goal-Setting ed è alla base della pianificazione dell’allenamento che vedremo brevemente più avanti.Chiaro anche nella scelta delle diverse esercitazioni tecnico-tattiche che devono essere commisurate alle abilità, al vissuto, vale a dire alle esperienze pregresse e alle caratteristiche dei singoli.

Tutti possono insegnare qualcosa. Non confondere la personalità con la presunzione. Riconoscere i propri limiti, i propri errori è sinonimo di intelligenza e forza interiore.

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ipoDISPONIBILE

PUNTUALE

CURIOSO

APPASSIONATO

PERFEZIONISTA

CONCRETO

Con tutti: atleti, colleghi, dirigenti, genitori, arbitri e giudici

Rispettoso dei tempi propri e altrui. La puntualità è rispetto.Dare l’esempio anche su quest’aspetto è importante.

Mai sazio del sapere, di conoscere, di approfondire. Gene o “Virus” benefico che contraddistingue la stragrande maggioranza dei Tecnici.Senza la passione non si va da nessuna parte. La Passione è una molla indispensabile, la sola capace di rispondere compiutamente e correttamente al quotidiano quesito che ci poniamo: “Ma chi me lo fa fare?”

All’interno del progetto globale, attento anche ai dettagli che, a certi livelli, possono fare la differenza. I recenti Giochi Olimpici Invernali di Sochi 2014 ci hanno confermato come in moltissime discipline si perde una medaglia, si esce dal podio o da una finale olimpica per pochi centesimi di secondo. Ormai lo sport si misura “a battiti di ciglia”. Tra il vincere e il perdere il confine è minimo.

In grado di finalizzare al meglio il lavoro in base agli obiettivi prefissati.Il tempo a disposizione è sempre poco, gli obiettivi da conseguire tanti. Se non si stabiliscono piani di lavoro adeguati, che tengano conto delle diverse priorità, del loro adeguato sviluppo, della loro interazione si rischia di essere inconcludenti. Su questo aspetto sarebbe necessario aprire un ampio discorso. Con 3/4 ore di allenamento settimanali che in Italia costituiscono la norma per l’attività giovanile, non si và da nessuna parte. La regola delle 10.000 ore o dei 10 anni a tre ore al giorno è ormai codificata e irrinunciabile, se si vuole raggiungere risultati di alto livello in qualunque disciplina sportiva, avendo Talento.

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ipo Non ripetitivo, significa saper proporre in maniera interessante

e varia una vasta gamma di esercizi, esercitazioni a carattere generale, specifico e di gara. Significa stimolare l’ interesse, l’ attenzione, evitando la noia connessa alla consuetudine. Creativo anche nell’ elaborare soluzioni tattiche e strategiche, stimolanti e “vincenti”.

Caratteristica questa, non sempre innata, da perfezionare. Sempre.E che merita un dovuto approfondimento.

CREATIVO

COMUNICATORE

Nelle prossime pagine andremo ad approfondire quest’ultimo, fondamentale aspetto.

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COMUNICARELa chiave del successo (4)

Comunicare ha molte va-lenze. Dal punto di vista ge-nerale significa favorire lo scambio reciproco di idee, trasmettere fiducia, responsabilizzare, moti-vare, in molti casi preve-nire l’insorgere di proble-mi, ma anche percepire ansie, paure, cogliere le motivazioni.

E’ un segnale importante di reciproco rispetto.Con gli atleti evoluti la comunicazione è fondamentale; le loro sensazioni, i loro feed back sono determinanti.Chi ha allenato atleti di alto livello sa benissimo che il continuo, costante, corretto, quotidiano confronto è indispensabile e arricchisce entrambi.

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COMUNICAREdal punto di vista operativo (4)

A volte un silenzio comunica più di mille parole.

Comunicare significa: inviare, ricevere, interpretare messaggi, e quindi:- saper dire - saper ascoltare - saper recepire - capire La comunicazione, è noto, può essere verbale (il cosa dire) e non verbale (come dirlo). Qui entra in gioco l’enfasi con cui si intende far pervenire la comunicazione. Le parole trasmettono emozioni, sentimenti, determinano reazioni; nel trasmettere il messaggio la gestualità, lo stato d’animo, il volume e il tono della voce hanno grande importanza, “certificano” le parole.

La comunicazione deve essere chiara, concreta, comprensibile, diretta, breve, precisa, focalizzata e riguardante possibilmente un solo tema (per evitare un sovraccarico mentale difficile da gestire), immediata, incoraggiante.

Nella comunicazione solo il 10% viene trasmesso verbalmente, il 50% viene trasmesso dal linguaggio del corpo, mimica, gestualità, il 40% dal tono, dal registro della voce. (6)

Ci deve essere grande coerenza tra comunicazione verbale e non verbale.

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Nelle prossime pagine illustriamo quelle che dovrebbero essere le caratteristiche plasmate dall’ambiente nel quale un Tecnico opera, quindi assimilabili al Fenotipo.

LEADER

TECNICO SENZA MAI

DIMENTICARE LA FONDAMENTALE

FUNZIONEEDUCATIVA

IL LEADERCONOSCE E INDICA LA STRADA.

IL LEADER ÈPARTE ATTIVADEL PROGETTO.

IL LEADER DAL’ESEMPIO.

Consiglio:la Leadership va espressa al plurale.“NOI, NOSTRO”E NON “IO, MIO”.

Termine molto usato, spesso abusato o usato impropriamente, meglio punto di riferimento, responsabile.

Ogni momento della seduta di allenamento può essere utilizzato per far conoscere, far apprezzare e condividere i molteplici aspetti e valori (educativi e formativi) connessi alla pratica dello sport:- a carattere generale: Universalità, Democraticità, Meritocrazia- a carattere individuale: socializzazione, amicizia, benessere psicofisico, acquisizione di nuove abilità, capacità di autocontrollo, miglioramento della competitività, rispetto delle regole comportamentali, dei regolamenti e di chi è preposto a farli rispettare, degli avversari, del pubblico, dei tecnici, delle diversità, rispetto per sé stessi, per uno sport pulito e senza scorciatoie, fair play, lealtà, tolleranza, collaborazione, condivisione del lavoro, accettazione della fatica finalizzata, dei risultati qualunque essi siano.

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Lasciatemi aprire una finestra su quest’aspetto evidenziando quelli che ritengo siano “gli ingredienti” di base per “andare a medaglia”.

Senza una programmazione, “Goal-Setting” in Inglese, il cosiddetto lavoro a tavolino, non si va da nessuna parte. Programmare significa preparare ogni singola seduta di allenamento, micro, meso e macrocicli, una singola gara, un ciclo di gare, l’intera stagione, sino ad arrivare alla programmazione pluriennale per gli atleti di alto livello.Programmare significa tracciare la giusta rotta sapendo: con chi si parte, da dove si parte, con che mezzi si parte, dove e quando si deve arrivare. Ad altissimo livello, in qualunque disciplina, ci sono moltissimi atleti che possono “andare” a medaglia. Vince chi arriva nelle migliori condizioni psicofisiche, “al Top” al momento giusto.

PROGRAMMATORE

I SETTE PILASTRI

TALENTO

MOTIVAZIONE INTRINSECA, RESILIENZA

ALLENAMENTO CIOÈ LA CORRETTA SCELTA DEI METODI E DEI MEZZI PER OTTIMIZZARE, SINERGICAMENTE, LA PREPARAZIONE: FISICA, MENTALE, TECNICA, TATTICA

PROGRAMMAZIONE CIOÈ LA PERFETTA DISTRIBUZIONE TEMPORALE PER QUANTITÀ ED INTENSITÀ DEI METODI E DEI MEZZI DI CUI SOPRA ED ANCHE LA CORRETTA ALTERNANZA TRA CARICO E RIGENERAZIONE

SALUTE. FRESCHEZZA FISICA E MENTALE

MATERIALI E ATTREZZATURE TECNICHE

MOTIVAZIONE ESTRINSECA

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poORGANIZZATORE - dell’ambiente di lavoro anche per prevenire incidenti.

- del gruppo e della seduta di allenamento. - capace di ridurre al minimo i tempi morti attraverso:

• la preparazione preventiva della lezione che deve seguire una logica tecnico-organizzativa e programmatica• la predisposizione preventiva del materiale tecnico necessario alla specifica esercitazione che deve essere pronto all’uso e disponibile nelle quantità adeguate

- capace di proporre una vasta gamma di esercizi, anche collettivi; veder lavorare un singolo e vedere nove atleti fermi ad aspettare il proprio turno è deprimente. Il Circuit training con i giovani funziona benissimo.- capace di proporre, soprattutto con i più giovani, esercitazioni in forma ludica.

Sarebbe interessante se ognuno di Voi individuasse per il proprio Sport i parametri determinanti la prestazione e ne stimasse le percentuali.

PENTATHLON MODERNO

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po Significa individualizzare il lavoro.Non tutti hanno le stesse abilità, non tutti hanno gli stessi parametri fisiologici, non tutti hanno gli stessi tempi di apprendimento e di recupero, di adattamento, non tutti hanno la stessa motivazione, non tutti hanno la stessa estrazione sociale, senza dimenticare che non tutti in competizione faranno la stessa cosa (distanze di gara/ruoli nell’ambito della squadra).Proporre a tutti lo stesso programma è sicuramente più semplice ma molto poco produttivo.

Conoscere quali siano i molteplici fattori: coordinativi, condizionali, tecnici, tattici, psicologici, quali siano le priorità che determinano la prestazione e la loro non semplice interazione è di fondamentale importanza per individuare e utilizzare al meglio le eccellenze dei singoli e di conseguenza orientare e programmare il lavoro.E’ bene specificare come in questo caso il termine “eccellenze” si riferisca, prevalentemente, ad un elevato possesso di una o più tra le capacità motorie comunemente riconosciute.“Quel ragazzo è particolarmente veloce”, oppure “ha una ele-vata capacità di apprendimento”, o anche “è un Diesel” (cioè un resistente).

Presupposto altrettanto fondamentale per poter compiutamente ed effettivamente esprimere le eccellenze di cui sopra.Esempio banale: la tecnica esecutiva (di qualunque gesto sportivo) se non è sostenuta da un adeguata espressione di forza rimane un gesto fine a se stesso, magari bello da vedere ma non efficace, incompiuto.

Significa conoscere perfettamente i gesti tecnici e le progressioni didattiche, saper osservare, estrapolare le eventuali anomalie esecutive del gesto, comprenderne le cause che le hanno determinate e, di conseguenza, proporre i giusti correttivi, considerando le necessarie priorità. Il feedback è un aiuto, un rinforzo, un’informazione che l’atleta da solo non sarebbe in grado di ottenere, non deve essere ridondante ma essere mirato ad indirizzare l’attenzione dell’atleta.

CAPACE DIDIFFERENZIARE IL

LAVORO

CAPACE DIINDIVIDUARE E VALORIZZARE

LE ECCELLENZE

CAPACE DICOLMARE LE

CARENZE

IN GRADO DIINSEGNARE,

CORREGGERE EDARE I GIUSTI

FEEDBACK

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ELASTICO

MOTIVATORE

Siate sempre positivi, focalizzate il cosa devono fare anziché il cosa sbagliano.Se possibile, avvalersi delle moderne tecnologie audiovisive, validissimo supporto all’occhio del tecnico.Ma anche, e più semplicemente, elaborare delle check list, anche mentali, degli errori più frequenti per ogni singolo gesto tecnico in modo da focalizzare l’attenzione sugli elementi chiave del movimento in esame e identificare più agevolmente gli eventuali errori.Ottimo anche chiedere all’allievo informazioni su come ritiene di aver effettuato il gesto (focalizzazione dell’attenzione sul gesto).

Non sempre l’allenamento programmato a tavolino può essere efficacemente svolto sul campo.Condizioni ambientali, climatiche, condizioni psicofisiche non adeguate di singoli o del gruppo, o imprevisti dell’ultimo momento, potrebbero esigere di apportare modifiche al lavoro programmato.Cambiare o saper differenziare non è sinonimo di debolezza ma d’intelligenza. Non sempre il lavoro e gli allenamenti sono gioia e allegria; spesso sono fatica, frustrazione. Far comprendere l’importanza di uscire dalla propria area di benessere è indispensabile per crescere e progredire.Il Tecnico deve essere capace di migliorare l’atteggiamento dell’Atleta nei confronti dell’allenamento e il suo positivo impatto con la gara.

In relazione a quest’ultimo punto abbiamo già detto quanto per un giovane il gioco sia una delle attività più motivanti alla pratica sportiva. Nella pagina seguente ci soffermiamo in breve su quelle che sono considerate le maggiori motivazioni alla pratica sportiva.

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LE MAGGIORI MOTIVAZIONI ALLA PRATICA SPORTIVA GIOVANILE

1. Il gioco, in quanto divertimento, piacere che si trae dallo svolgere una specifica attività, è la prima motivazione alla pratica sportiva giovanile. Dobbiamo quindi saper proporre esercitazioni in forma ludica, varie, ricche di contenuti, multilaterali.I giovani non si devono mai annoiare.

2. La ricerca del benessere psicofisico, lo stare bene, il sentirsi in forma.

3. Il piacere di far parte di un gruppo: affiliazione significa interazione sociale con allenatore e compagni, sentirsi accettati.

4. Il desiderio di apprendere nuove abilità, competenze, grazie al proprio impegno.

5. Il desiderio di emulazione, chi non ha avuto un eroe sportivo da emulare a cui ispirarsi?

6. Il desiderio di confrontarsi, misurarsi con gli altri, il piacere della sfida.

7. Il possibile successo agonistico, fama e ricchezza.

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poTRASCINATORE

COINVOLGENTE

IMPARZIALE

Un leader deve mostrare la faccia che la sua squadra vuol vedere.Essere trascinatore significa:- portare entusiasmo, creare sentimento di appartenenza. - essere capaci di sdrammatizzare un risultato non ottimale. - far capire che si può anche perdere, l’importante è avere dato il massimo.L’ avversario da battere? Se stesso! Se miglioro ho vinto, anche se nel ranking condominiale sono il numero 100. In parole più “Colte” si dice “stabilire obiettivi di prestazione anziché di risultato”.Nei testi importanti si parla di orientamento alla valutazione autoriferita, miglioramenti personali nel tempo. In contrapposizione alla valutazione all’Io, confronto con gli altri, vincere quale fattore unico e determinante.

Essere coinvolgenti significa saper creare un clima ideale per gli apprendimenti, saper stimolare l’attenzione degli atleti, motivarli al punto giusto, renderli partecipi del lavoro che si va a proporre. Stimolare testa e muscoli al tempo stesso.Per i giovani è più importante l’ambiente positivo, il coinvolgimento, le motivazioni che sa creare il tecnico piuttosto che il concetto di vittoria sconfitta.Più in generale, significa avere un progetto e far partecipe del progetto tecnico tutto l’ambiente: dirigenza, atleti, staff, genitori, sostenitori.Coinvolgimento come base per costruire fiducia.

Guai ad avere preferenze e dimostrasi parziale. Gli insegnamenti e le gratificazioni vanno equamente distribuite. I ragazzi vedono e capiscono immediatamente. Molti tecnici sono propensi a dedicare più tempo agli atleti che, al momento, appaiano più dotati, più competitivi. Attenti! È eticamente scorretto e tecnicamente sbagliato.I giovani sono capaci di progressi impensabili e/o stagnazioni non preventivabili. Nel periodo puberale lo sviluppo tra ragazzi e ragazze di pari età anagrafica può differenziarsi anche di 2/3 anni (l’ età anagrafica raramente coincide con l’età biologica).Gli atleti di sport individuali, di alto livello, sono ancora peggio:

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po normalmente sono molto gelosi e altrettanto possessivi. Non hanno piacere che il Loro Tecnico dedichi tempo, attenzioni tecniche ad altri atleti, soprattutto se di pari livello.

Al punto giusto, soprattutto nel rispetto dei Ruoli e delle regole comportamentali che la squadra e il gruppo si sono dati (orari, presenze, abbigliamento, spogliatoio, distrazioni diverse).Quando è necessario bisogna farsi sentire. Come regola generale è meglio far capire che la “punizione” è per il comportamento sbagliato.Punire il gesto non la persona. Le situazioni delicate vanno risolte a quattr’occhi.Il quadro sopra esposto riguarda ovviamente i tecnici che operano con i più giovani, con atleti non professionisti.

Nel percepire gli umori dell’ambiente, del gruppo, del singolo; sono segnali importanti che aiutano a prevenire i conflitti, a tutti i livelli, prima che gli stessi diventino insanabili.I famosi “campanelli d’allarme”.Affrontare i problemi prima che diventino troppo seri è basilare per la gestione di un gruppo eterogeneo di persone, e una squadra è un gruppo eterogeneo di persone con diversi caratteri, ambizioni, paure, esperienze, stili di vita, modi di relazionarsi, socializzare e pensare.

Le parole e i gesti, abbiamo visto, trasmettono emozioni, sentimenti, determinano reazioni. L’ incoraggiamento del tecnico deve essere costante e continuo, perché costituisce un grande rinforzo psicologico, implementando le qualità volitive e potenziando l’ impegno.Nel limite del possibile bisogna essere gratificanti, soprattutto con i più giovani; l’autostima va sempre ricercata, mai depressa. Dare dell’imbranato non è un “must” della pedagogia.

SEVERO

SENSIBILE

GRATIFICANTE

A proposito di Autostima..approfondiamo l’argomento.

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A PROPOSITO DI AUTOSTIMA

Autostima è, fondamentalmente, avere fiducia nelle proprie possibilità. Essere consapevoli delle proprie competenze e sicurezze, avere la voglia di esprimerle.

In parole povere significa Sentirsi Capaci.

In allenamento, l’autostima si alimenta soprattutto attraverso esperienze di successo nel risolvere, riuscire in un dato compito motorio o in un esercitazione tattica. Di conseguenza il tecnico dovrà:- saper proporre esercitazione adatte al soggetto, non troppo semplici ma neanche troppo complicate- usare procedure facilitate- suddividere il gesto tecnico in più parti, semplificandone alcuni aspetti- utilizzare tecniche persuasive e incoraggiamenti- far leva sull’emulazione- spiegare che un dato esercizio può essere migliorato con l’ applicazione, che i gesti motori non dipendono solo da doti innate e che gli errori sono parte integrante dell’esperienza di apprendimento

In gara, l’autostima è comunemente considerata quale sinonimo di successo e di vittoria, ma, come già visto e detto, va saputa tradurre in consapevolezza di aver dato il meglio, di essersi migliorati.

Importante è evitare che vi sia una completa sovrapposizione del pensiero di sé come atleta e come persona. (7)

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po INSAZIABILE:SAPERE E

SAPER FARE

PAZIENTE, O COME USA

DIRSI ADESSO,“RESILIENTE”

NON PORSIAL CENTRO DEL

PROGETTO

Mai sazio del sapere.“Sapere”, mediato dall’inglese “Know-how” significa: conoscenza unita all’esperienza. Concetto diverso dal “Saper fare” (“Know –That”) che significa: saper applicare correttamente regole, strategie, procedure in relazione al problema da risolvere. (Gilbert Ryle nel testo The Concept of Mind, 1949)

In parole più semplici, attenzione, il sapere enciclopedico può anche essere controproducente, isolare. Il buon tecnico studia, si aggiorna, ma deve saper tradurre in pratica, esportare sul campo quello che ha appreso. Libri, video, corsi di formazione, partecipazioni a convegni, frequentazioni di altri colleghi, costituiscono il bagaglio culturale che va trasformato in sapere applicato e non lasciato al ruolo di colta ma sterile conoscenza.

La “Resilienza”, in ambito sportivo, è riconosciuta, in generale, come una fondamentale qualità morale, concentrato di: volontà, grinta, abnegazione. La famigerata fame di vittoria. Una dote che permette ed aiuta a resistere e proseguire senza arrendersi, andando avanti nonostante i contrattempi, le avversità, gli insuccessi, le immancabili critiche. Non sempre i risultati arrivano, e non sempre arrivano nei tempi desiderati o previsti. Un parziale insuccesso può essere la base di un futuro successo. Paziente, Resiliente, quindi, nell’attività quotidiana, nel tempo. Paziente alle critiche, agli imprevisti, alle avversità, ai (…………….) e ce ne sono tanti.La Resilienza è qualità fondamentale degli Atleti, delle Atlete di alto livello; insieme al Talento, costituisce un binomio Vincente.

Uno dei maggiori successi di un tecnico è rendere autonomo un atleta; passare dalla fase della dipendenza alla fase dell’autonomia è un obiettivo educativo di grande importanza. Forse il più importante.In campo, in pedana, vanno gli atleti, con le loro ansie, le loro paure, le loro motivazioni, le loro abilità.In campo non vanno i Tecnici, ma i loro Insegnamenti.

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poINTERESSATO Ai propri Allievi. Non limitarsi ad allenare ma spendere due parole con loro, sui loro interessi (anche extra sportivi) sulle loro aspettative future, sui loro progetti crea un rapporto di reciproca stima, il cosiddetto feeling, nel contempo aiuta a meglio comprendere le loro aspettative, le loro motivazioni.Aiuta a lavorare meglio.Una delle più grandi soddisfazione per un Tecnico è incontrare, dopo molti anni, un proprio ex Atleta e sentirsi dire “Grazie Prof. che mazzo che ci facevamo, ma che bei tempi, quante emozioni, è stato proprio bello, si ricorda quando…” …e non si finirebbe mai di parlare di ricordare.I ricordi sportivi sono parte integrante della vita di ognuno. Un enorme contenitore di insegnamenti, emozioni, amicizie, rivalità, aneddoti, scherzi, risate, che fanno dello sport praticato e vissuto nella maniera giusta, una fase irrinunciabile ed irripetibile, probabilmente la più bella, della vita di ognuno.

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SI COMBATTE, SI DA TUTTO, SI LOTTA, MA ALLA FINE CI SI ABBRACCIA.

QUESTO È IL SANO E CORRETTO SPIRITO AGONISTICOCHE DOBBIAMO INSEGNARE AI NOSTRI GIOVANI.

QUESTO È RISPETTO.

AMICI PER SEMPRE.

QUESTA È LA PIÙ BELLA MEDAGLIA CHE TI REGALA LO SPORT.

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UNA SIMPATICA ILLUSTRAZIONE...

www.illeociolli.blogspot.it

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E UNA TRISTE CONSTATAZIONE...

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GRIGLIA DI AUTOVALUTAZIONE PER TECNICI E/O SOCIETÀ

Responsabile

Equilibrato

Attento

Sincero

Umile

Disponibile

Puntuale

Curioso

Appassionato

Perfezionista

Comunicatore

Creativo

Concreto

Leader

Tecnico ed Educatore

Programmatore

Organizzatore

Capace di differenziareil lavoro

Capace di individuarele eccellenze

Capace di colmare le carenze

In grado di correggerefeedback

Elastico

Motivatore

Trascinatore

Coinvolgente

Imparziale

Severo

Sensibile

Insaziabile

Gratificante

Paziente

Non porsi al centro delprogetto

Interessato

Sarebbe interessante se ognunodi noi stimasse il proprio modo

di interpretare il ruolo del Tecnico in base ai molti requisiti esposti

precedentemente e sinteticamente riportati nella presente tabella.

GENOTIPO VALUT. VALUT.FENOTIPO

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CONCLUSIONI

Spero di avervi dato alcuni spunti interessanti sul ruolo del Tecnico sportivo, magari uscendo dagli schemi classici.Non un Superman o una Superwoman, ma una Persona Competente, Preparata, Seria, con tanta ma tanta Passione, altrettanta Saggezza e soprattutto Buon Senso.

Grazie per l’attenzione e la pazienza…pardon Resilienza.

Mauro Tirinnanzi

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BIBLIOGRAFIA

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2) Maria Luisa Cabiddu, Matteo Simone. Requisiti e qualità fondamentali dell’allenatore http://www.educazioneallasalute.net/04.06 [28.02.2014]

3) Mike Krzyzewski, Philips Donald T (2002). Le strategie di Coach K. Strategie di successo per il basket, gli affari e la vita - Edizioni Libreria dello Sport, Milano

4) Corrado Beccarini, Claudio Mantovani (2010). Insegnare lo sport - Edizioni SdS, Roma

5) Alberto Madella, Alberto Cei, Mariella Landoni, Nadia Aquili (1999). Metodologia dell’ insegnamento sportivo - Edizioni SdS, Roma

6) Jurgen Weineck (2009). L’ allenamento Ottimale - Calzetti e Mariucci, Perugia

7) Barbara Rossi, Margherita Sassi. La psicologia dello sport tra i costrutti classici e le attuali prospettive - http://www.psicologiaperlosport.it/articolo.php?id=40 [28.02.2014]

8) F.L. Smol, S.P. Cumming, R.E. Smith. 2011 Enhancing Coach parent Relationships in Youth Sport: Increasing Harmony and Minimizing Hassle, International Journal of Sport Science e coaching - 6(1) pp.13-26 - http://dx.doi.org/10.1260/1747-9541.6.1.13 [28.02.2014]

9) Istvan Balyi, Richard Way, Steve Norris, Charles Cardinal, Colin Higgs, Dan Smith (2005). Long -Term Athlete Development 101Quebec City http://www.coach.ca/sportleadershipsportif/2005/e/presentations/documents/SLS05_LTAD_B2.pdf [28.02.2014]

10) Canadian Sport For Life - http://canadiansportforlife.ca/ [28.02.2014]

FONTI SLIDES

- slide 7: http://canadiansportforlife.ca/ [28.02.2014]- slide 41, 68: http://www.dverso.com/ [24.03.2014]- slide 63: http://www.federscherma.it/ [24.03.2014]- slide 64: http://www.comune.gatteo.fo.it/ [24.03.2014]- slide 66: http://www.swim4life.it/ [24.03.2014]

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GLOSSARIO

A

Abbandono precoce: detto anche “drop-out” (dall’inglese, “ritirarsi” o “chiamarsi fuori”), indica il fenomeno dell’abbandono prematuro della carriera sportiva prima che un atleta abbia potuto esprimere completamente il proprio potenziale (Bussmann, 2004). In Italia, i dati più recenti Istat-Coni (2011) indicano come la pratica sportiva regolare dei ragazzi tra gli 11-14 anni si collochi al 66%, quella delle coetanee al 48%: i ragazzi che praticano ancora sport fra i 15-17 anni calano al 56%, le coetanee al 39%. Abbiamo, dunque, fra i 14 e 15 anni un abbandono sportivo precoce da parte del 10% dei giovani atleti maschi e del 9% delle giovani atlete femmine. (Francesca Vitali)

Abilità motorie: elementi del movimento, azioni motorie o parti di esse, automatizzate tramite ripetizioni consapevoli.

Adattamento: è obiettivo essenziale del processo di allenamento e si manifesta come capacità dell’organismo di rispondere a tutti gli stimoli che tenderebbero a turbarne lo stato di equilibrio interno, con processi di adeguamento in grado di neutralizzare gli effetti di squilibrio, incrementando, così, la capacità dell’organismo di resistere a stimoli di maggiore entità. (3) Alfabetizzazione motoria: acquisizione degli schemi motori di base e delle capacità motorie fondamentali. (1) Allenamento: tra le molteplici definizioni di allenamento cito integralmente quella del Prof. Carlo Vittori che, nonostante sia datata, è ancora, a mio giudizio, la più completa e attuale: “L’allenamento è un processo pedagogico educativo complesso che si concretizza nell’organizzazione dell’esercizio fisico ripetuto in quantità, intensità, forma e gradi di difficoltà tali da sollecitare e consolidare l’assimilazione di abilità generali e specifiche sempre più complesse ed efficaci. L’allenamento cosi organizzato stimolerà i processi fisiologici di supercompensazione dell’organismo e quindi le capacità fisiche, psichiche, tecniche e tattiche e coordinative al fine di esaltarne e consolidarne il rendimento di gara”. Area di benessere o zona di confort: è un insieme di modi di pensare, di comportamenti, di luoghi, di attività, di persone, abituali, noti e che per questi motivi infondono sicurezza, tranquillità, benessere. L’uscita dalla zona di confort per molti rappresenta un pericolo, connesso all’ansia, al timore di affrontare l’ignoto. Paura, che limita la possibilità di affrontare, serenamente, nuove esperienze e apprendere nuove abilità. (2 modificata)

Attività ludica: la parola proviene dai Ludi, giochi pubblici che avevano luogo nell’antica Roma. Nello sport si riferisce a tutte le attività ricreative proposte sotto forma di gioco e in grado di stimolare adeguatamente il sistema neuro sensoriale e neuro muscolare, che sono alla base di tutti gli apprendimenti.

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Autocontrollo: letteralmente, “controllo di sé”; il termine si riferisce alla capacità di controllare il proprio comportamento, arginando l’impulsività e mantenendo lucidità sul momento e sulla situazione presente, anche se imprevista e imprevedibile. In molte discipline sportive, tale capacità di mantenersi controllati e lucidi può fare la differenza, ad esempio, si pensi al calcio di rigore nel gioco del calcio; alla finale Olimpica degli sport di precisione come tiro a segno, tiro con l’arco, tiro a volo; alla capacità di saper affrontare al meglio la seconda manche tipica di molte discipline invernali, come nello sci alpino. Più in generale saper affrontare e gestire la tensione di gara da favorito da numero uno. (Francesca Vitali)

C

CONI: Comitato Olimpico Nazionale Italiano, emanazione del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), è autorità di disciplina regolazione e gestione delle attività sportive nazionali. Al Coni, Ente pubblico è demandata l’organizzazione e il potenziamento dello sport nazionale. Promuove la massima diffusione della pratica sportiva sul territorio. Capacità di Apprendimento motorio: può essere definita come l’insieme di processi associati con l’esercizio o l’esperienza che determinano un cambiamento relativamente permanente nella prestazione o nelle potenzialità di comportamento.(Magill, 2001; Schmidt e Lee, 1999; Singer, 1980). Capacità Motorie: prerequisiti strutturali e funzionali del movimento, e quindi delle attività sportive. Sono generalmente distinte in capacità condizionali o organiche muscolari e capacità coordinative. La loro padronanza e allenabilità è determinate nello sviluppo della prestazione. (1) Capacità Condizionali: presupposti della prestazione determinati dall’efficacia dei processi energetici, neuro muscolari, metabolici e plastici. (1 modificata) Capacità Coordinative: capacità motorie indirizzate all’apprendimento, al controllo e alla regolazione del movimento e perciò condizionate soprattutto dalla funzionalità del sistema nervoso centrale. Si riconoscono “ universalmente” due forme di capacità coordinative; quelle generali e quelle speciali. Le capacità coordinative generali sono: la capacità di apprendimento motorio, la capacità di direzione e controllo del movimento, la capacità di adattamento e trasformazione del movimento. Le capacità coordinative speciali sono secondo Weineck: la capacità di equilibrio, la capacità di orientamento, la capacità di differenziazione, la capacita di ritmo, la capacità di reazione, la capacità di trasformazione, la capacità di coordinazione segmentaria. (9) Capacità Volitive: mix tra volontà, determinazione, grinta, capacità di soffrire. Costituiscono il requisito fondamentale al raggiungimento di un qualunque obiettivo di alto livello. Bauman, 1986, include le capacità volitive tra le sette capacità di controllo mentale: risolutezza o forza decisionale, autocontrollo, coraggio, perseveranza, concentrazione, attenzione sostenuta e volontà.

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Carico di lavoro: insieme delle esercitazioni proposte durante una seduta o un periodo di allenamento. Si riconoscono due distinte componenti; il carico esterno ed il carico interno. Il carico esterno è definito dai parametri quantitativi e qualitativi (intensità) delle varie esercitazioni. Il carico interno è determinato dagli effetti che il carico di allenamento somministrato, interno, produce sull’organismo. (3)

Check List dei movimenti: lista di controllo del gesto tecnico. Si tratta di scomporre il gesto tecnico nelle sue parti più importanti, in diversi fotogrammi, al fine di creare una mappa cronologica e tecnica del movimento alla quale riferirsi per poter oggettivamente confrontare e valutare il movimento effettuato dal proprio atleta con il movimento richiesto. Utile a individuare con immediatezza e precisione eventuali errori esecutivi, utilissimo per fornire all’atleta i giusti Feed back. Circuit training: allenamento a circuito. A circuito perché i diversi esercizi vengono eseguiti consecutivamente senza pause, o con pause molto brevi. Il numero delle stazioni normalmente 8-12 cosi come il numero di ripetizioni e l’intensità del carico di ogni singolo esercizio possono essere modulati in funzione delle finalità del circuito. Il lavoro può essere eseguito indifferentemente con attrezzi, macchinari vari, esercizi di preatletismo e/o in combinazione tra loro. E’ particolarmente adatto ai giovani perché vario, multilaterale e perchè consente di farli lavorare contemporaneamente con esercitazioni diverse evitando deleterie perdite di tempo. Il ben noto 1 lavora e 9 guardano. Ottimo per lo sviluppo della resistenza generale, ma anche idoneo allo sviluppo mirato di tutte le capacità motorie.

Competenze Biomediche: insieme delle competenze biomediche afferenti allo sport. Competenze di tipo: anatomico, fisiologico, biomeccanico, biochimico, neuro muscolare, auxologico, alimentare, valutativo, etc. Competenze Psicologiche: alcune abilità mentali o psicologiche sono più strettamente legate con le capacità degli atleti di migliorare la performance, aumentare il divertimento e raggiungere una crescente soddisfazione per le proprie attività fisiche e sportive; secondo Martens (1988), le abilità mentali di base legate allo sport sono il controllo dell’attenzione e della concentrazione; la gestione delle emozioni; il controllo delle immagini (ad esempio, saper immaginare il proprio gesto tecnico); la gestione dell’attivazione (o arousal), ovvero dell’energia psico-fisica; la formulazione di obiettivi (ad esempio, attraverso un’adeguata pianificazione o goal-setting); il controllo dei pensieri e del dialogo interno (self- talk) (ad esempio, non anticipare il pensiero di un errore prima dell’esecuzione di una prestazione). Un aspetto che viene molto enfatizzato dalla letteratura più recente è la possibilità che attraverso lo sport si possano insegnare ed acquisire diverse abilità e competenze psicologiche, utili non solo nel contesto sportivo specifico, ma trasferibili in modo più ampio anche ad altri ambiti della vita (Gould e Carson, 2008). Queste cosiddette ‘abilità per la vita’ (life skills) sono, ad esempio, saper ascoltare e comunicare in modo efficace con compagni e adulti, porsi degli obiettivi, prendere iniziative, fare scelte e prendere decisioni, ma anche avere capacità di leadership, organizzare il proprio tempo, riuscire a controllare le emozioni e gestire lo stress, assumersi la responsabilità delle proprie azioni. (Francesca Vitali).

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Condizione Psicofisica: condizione di benessere psichico e fisico. Quando è ottimale e coincidente nelle due componenti viene comunemente definita “stato di forma”. Crescita: l’insieme dei cambiamenti osservabili e misurabili delle dimensioni corporee come statura, peso percentuale di massa magra, collegati all’età. (1)

D

Democraticità dello sport: nello Sport non esistono limiti prestativi dovuti al proprio stato sociale, alla propria razza, alla propria religione, alla propria cultura, al proprio conto in banca. Destrezza: assimilabile alle capacità coordinative. Qualità Fisica definibile come la sintesi delle componenti che permettono ad un atleta di eseguire rapidamente, con precisione movimenti complessi e, di adattare prontamente gli schemi noti a modificazioni che si possono manifestare repentinamente nel corso dell’azione. (3) Discipline Sportiva Associate: regolamentate dal CONI come organizzazioni sportive nel 1986. Sono strutturate come le Federazioni Sportive propriamente dette, hanno quindi funzione esclusiva di gestione, governo, organizzazione di una determinata disciplina sportiva. Ricomprendono le discipline non olimpiche e alcune discipline emergenti a carattere ludico e ricreativo, diffuse e praticate su tutto il territorio. Ad esempio: Dama, Cricket, Canottaggio a sedile fisso, etc. Attualmente sono 19.

E

Enti di Promozione Sportiva: con il termine Enti di Promozione Sportiva s’intendono, nell’organizzazione sportiva italiana, quelle associazioni che hanno come fine statutario la promozione e l’organizzazione di attività fisico-sportive con finalità ludiche, ricreative e formative. In particolare si occupano dell’organizzazione di attività sportive a carattere amatoriale, anche se spesso di tipo agonistico, di formazione e di avviamento alla pratica sportiva, corsi per tecnici, arbitri, di diffusione della pratica sportiva attraverso eventi e pubblicazioni. (4)

Equilibrio: capacità che permette di tenere in stato di equilibrio tutto il corpo e di rimanere in tale stato o di recuperarlo durante e dopo ampi spostamenti del corpo stesso (Mainel, Schnabel 1987). Non esiste movimento sportivo in cui non sia coinvolto l’equilibrio. Si riconoscono genericamente tre forme di equilibrio, l’equilibrio statico quando il corpo è fermo, l’equilibrio dinamico quando il corpo è in movimento, l’equilibrio di volo quando il corpo non è in appoggio né a terra, né su un attrezzo.

Esercitazione di gara o simili di gara: attività che s’identificano con la gara o con l’esecuzione dei gesti di gara, ripetuti ad intensità prossime a quelle reali. (1)

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Esercitazione a carattere generale: insieme di attività fisiche che non coincidono con il gesto di gara. (1)

Esercitazione a carattere speciale: attività con un alto grado di somiglianza con il gesto tecnico di gara. (1) Età anagrafica o età cronologica: tempo di vita del soggetto partendo dalla nascita. (1) Età Biologica: determinazione dell’età, in anni e mesi, stabilita in base al grado di espressione di determinati indicatori biologici. È valutata confrontando il livello di sviluppo di questi indicatori con il momento in cui appaiono più frequentemente in modo da stabilire una scala cronologica. Gli indicatori più comuni sono la statura, i caratteri sessuali secondari, e le proporzioni tra i vari segmenti corporei, l’età ossea. L’età biologica può discostarsi anche di molto dall’età anagrafica, nell’età puberale, con ovvie conseguenze per l’allenamento e le prestazioni. (1)

F

Fair Play: espressione inglese (letteralmente gioco corretto), identifica nell’immaginario comune una serie di regole etiche e comportamenti da tenere in ambito sportivo, fondate sui principi generali del rispetto, della solidarietà, della correttezza e dell’onestà. (4) Fasi sensibili: fasi dello sviluppo individuale nelle quali si manifesta una particolare sensibilità verso stimoli esterni. Individuano periodi nei quali l’allenabilità di una particolare capacità o gruppo di capacità è più elevata. Una fase sensibile molto importante è quella per lo sviluppo delle capacità coordinative che va dai 6 ai 12 anni. (1) Federazione Sportiva Nazionale: ente di diritto pubblico riconosciuta dal CONI, affiliata alla rispettiva Federazione Internazionale. Promuove organizza e disciplina lo svolgimento dell’attività agonistica di uno specifico Sport. Tra le 45 Federazioni Sportive riconosciute dal CONI, il Comitato Italiano Paralimpico, CIP, al quale fanno riferimento tutte le discipline praticate da atleti con diverse abilità. Feed Back: letteralmente retroazione, si riferisce alle informazioni fornite dal tecnico all’atleta sulle modalità esecutive di un gesto, o di un azione motoria. Di grande aiuto per correggere eventuali errori esecutivi. Fenotipo: dal greco phainein, “apparire”, e týpos, “impronta”. S’intende l’insieme di tutte le caratteristiche osservabili apparenti di un organismo vivente, quindi la sua morfologia, il suo sviluppo, le sue proprietà biochimiche e fisiologiche comprensive del comportamento. Le caratteristiche fenotipicamente osservabili di un organismo sono il risultato dell’interazione tra il genotipo e l’ambiente. (4)

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Fondamentali Tecnici: elementi costituenti la tecnica di base di ogni singolo sport. Saranno meglio appresi e padroneggiati in situazioni variabili, di gara, se l’atleta avrà completato nei tempi adeguati (prima degli 11 anni) una corretta alfabetizzazione motoria. La loro perfetta padronanza è la base sulla quale costituire prestazioni di elevato livello tecnico. Esempio, nel calcio: calciare, stoppare la palla, palleggiare, dribblare colpire di testa, crossare, etc.

G

Genotipo: dal tedesco Genotypus (gene + tipo). Il complesso dei caratteri ereditari individuali. Rappresenta la potenzialità ereditaria delle caratteristiche di un organismo. Dall’interazione fra tale potenzialità ereditaria e l’ambiente scaturisce il fenotipo. (5)

M

Macrociclo: insieme dei periodi di preparazione, di gara e di transizione, caratteristici della costruzione di un qualunque programma di allenamento. Storicamente si riconoscevano due tipi di macrociclo; uno di durata annuale, periodizzazione semplice, e uno di durata semestrale, periodizzazione doppia, finalizzati al raggiungimento del periodo di forma rispettivamente una o due volte nel corso dell’anno. Con la trasformazione dei calendari agonistici, avvenuta soprattutto nell’ultimo decennio, in pratica si gareggia sempre, si è reso necessario passare dalla semplice o doppia periodizzazione a una più coerente multi periodizzazione che preveda il raggiungimento di più picchi di forma nel corso dell’anno, o in alternativa ad una periodizzazione in grado di consentire il mantenimento della forma per un periodo di tempo più lungo.

Mesociclo: insieme di più microcicli normalmente mirati allo sviluppo prevalente di determinate capacità motorie. Microciclo: è la più semplice delle strutture complesse del processo di allenamento che consente di svolgere tutti gli elementi (mezzi di allenamento). Il microciclo può essere considerato come un “frammento” compiuto del processo di allenamento. Più microcicli costituiscono il mesociclo. (3) Maturazione: insieme dei cambiamenti di tipo qualitativo, funzionali o strutturali, che avvengono nel tempo e che caratterizzano il progresso dell’organismo del giovane verso la maturità, come ad esempio il passaggio della cartilagine a osso nell’apparato scheletrico. Si traduce in un insieme di processi fissati geneticamente e guidati da un orologio biologico interno, in interazione con gli stimoli ambientali esterni. (1) Meritocrazia nello sport: semplicemente, nello sport non esistono raccomandazioni, posizioni privilegiate o precostituite. Chi arriva in gara in condizioni psicofisiche ottimali vince. Il più bravo vince.

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Modello di prestazione: specifico per ogni disciplina sportiva. Si costruisce attraverso l’analisi delle caratteristiche temporali, fisiologiche, biomeccaniche, tecnico tattiche, motorie e motivazionali di una determinata disciplina. Di grande aiuto per la scelta dei mezzi e dei metodi di allenamento. (1modificato)

Motivazione: è l’insieme dei motivi che inducono un individuo a impegnarsi con tutte le sue forze a compiere una determinata azione. Si riconoscono due tipi fondamentali di motivazione. La motivazione intrinseca, legata ad un impegno del tutto personale perché si considera quello che si vuole fare stimolante, gratificante, e si prova soddisfazione nel migliorarsi. La motivazione estrinseca avviene invece quando l’impegno è motivato da scopi non propriamente connessi alla specifica attività, esterni alla stessa, quali, ad esempio, ottenere gratificazioni di genere diverso, tipo privilegi di posizione, economici. (4) Multilateralità: insieme di stimoli e proposte che, attraverso una sensata variabilità, contribuiscono a formare il bagaglio motorio dell’atleta e che agisce nella giusta proporzione su tutti i fattori della prestazione. (1 modificata)

O

Obiettivo: fine, meta, direttamente dal latino medievale obiectivum. (4)

P

Pedagogia: la pedagogia è la scienza che studia l’educazione e la formazione dell’uomo nella sua interezza; essa ha come oggetto del proprio studio l’individuo nel suo intero ciclo di vita. (4) Periodizzazione: è la distribuzione cronologica dei contenuti dell’allenamento secondo conoscenze scientifiche e pratiche sul funzionamento e sulla capacità di adattamento dell’organismo. Le fasi della periodizzazione sono la pianificazione e la programmazione. (3) La periodizzazione è l’arte di distribuire i carichi di lavoro e recupero per l’ottenimento del miglior risultato in coincidenza della gara/e più importanti della stagione. Periodo puberale: è il periodo dei cambiamenti fisici attraverso i quali il corpo di un bambino diviene un corpo adulto capace di riprodursi. Con questo processo inizia l’attività delle ghiandole sessuali, che si manifesta nella donna con la prima mestruazione (menarca), nell’uomo con la produzione di sperma. L’età del periodo puberale è condizionata da molteplici fattori. Generalizzando si può dire che nelle femmine avviene tra i 9 ed i 13 anni nei maschi con un paio di anni di ritardo.(4)

Precocizzazione sportiva: significa iniziare da subito con insegnamenti specifici delle tecniche sportive, significa voler bruciare le tappe, limitare i processi di apprendimento e sviluppo motorio, indispensabili a ottenere risultati di alto livello, nell’età adulta, quanto

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i risultati conteranno realmente. Precocizzare porta a escludere dal processo formativo educativo dei giovani, la fondamentale fase dell’alfabetizzazione motoria.

Preparatore atletico o Preparatore fisico: è la figura professionale preposta a curare e gestire la preparazione motoria fisica generale e individuale degli atleti praticanti sport agonistici e amatoriali. In generale, la sua attività consiste nel programmare e realizzare allenamenti mirati che consentano agli atleti di raggiungere la condizione fisica ideale, prevenire gli infortuni e, nel caso accadessero, attraverso l’utilizzo di appropriati esercizi riatletizzanti consentire all’atleta di ritornare ai livelli espressi prima dell’infortunio in tempi adeguati. In molti sport soprattutto di squadra e a livello professionistico il preparatore atletico/fisico affianca l’allenatore. (4)

Progressioni didattiche: esercitazioni correlate tra loro a difficoltà crescente che hanno per scopo il corretto apprendimento di gesti motori complessi. Per ogni singolo gesto esistono adeguate progressioni didattiche.

R

Ranking: graduatoria, classifica di merito. Normalmente si riferisce a un ciclo di gare. Può essere per tempi o per punteggi, per sesso, per classe di età a livello mondiale, europeo, nazionale, etc.

Resilienza: termine mediato dalla fisica dove la resilienza è la capacità di resistere a forse impulsive, sinonimo di durezza. In psicologia, è la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. È la capacità di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza perdere la propria umanità. (4) Nello sport è la capacità di andare avanti nonostante le avversità. La grinta di antica memoria.

S

Socializzazione: s’intende il complesso processo attraverso il quale l’individuo diventa un essere sociale, integrandosi in un gruppo sociale o in una comunità. Tale concetto sottolinea come lo sviluppo della personalità non sia determinato univocamente né da fattori genetici né da fattori ambientali, bensì dall’interscambio dinamico e contingente tra individuo e ambiente. (6) Staff Fisioterapico: gruppo di esperti in fisioterapia e riabilitazione. Staff Medico: molteplici sono le interazioni tra la medicina e l’attività sportiva. Il Medico dello Sport se necessario, può avvalersi del supporto di altri Specialisti tra i quali: il Fisiologo, l’Endocrinologo, il Dietologo, il Fisiatra, etc.

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Strategia: genericamente piano d’azione di lungo termine usato per impostare e successivamente coordinare le azioni tese a raggiungere uno scopo predeterminato. Definizione applicabile in toto anche allo sport sia in fase di programmazione dell’allenamento sia di preparazione della gara. (4)

Stress: dall’inglese sforzo. A livello sportivo assume diversi significati: a) lo stress è la prima risposta adattativa che il nostro corpo oppone al fattore stressor, che non è altro che qualunque stimolo allenante b) molti praticano sport a livello amatoriale per combattere lo stress provocato dalla frenetica vita quotidiana c) molti abbandonano lo sport perché stressati dalle troppe aspettative o dai troppi sacrifici che la sua pratica comporta Sviluppo: relazione tra crescita e maturazione; include anche gli ambiti sociale, emotivo, intellettuale e motorio del bambino. (1)

T

Talento: il famoso fisiologo svedese Per Olaf Astrand diceva che il talento e colui il quale ha saputo scegliersi bene i propri genitori, mettendo così in risalto l’importanza dell’aspetto genetico. Viste le molteplici definizioni di talento, spesso in contrasto tra loro, riporto quanto scritto dal collega Maestro di Sport Pietro Delfini: “Talento è la capacità individuale di eseguire in maniera rapida, elegante, facile ed efficace quelle azioni che le “schiappe” riescono a (o tentano di) fare soltanto in modo lento, goffo, con difficoltà e spesso senza neanche raggiungere l’obiettivo”. (7) Tattica: tra le moltissime definizione, a mio giudizio la più completa rimane quella di Harre (1985), che cito testualmente: “per capacità tattica si intende la facoltà di un atleta di utilizzare le suo capacità psichiche e fisiche, le sue abilità tecniche e tattiche, a secondo delle condizioni di gara, per la soluzione di compiti tattici individuali e collettivi”. Tecnica: anche in questo caso essendoci decine di definizioni sulla tecnica sportiva, spesso in contrasto tra loro, cito quella del Prof. Claudio Scotton, Direttore Scientifico della Scuola Regionale dello Sport del CONI Liguria, in quanto la ritengo tra le più esaustive “La tecnica sportiva consiste nel selezionare ed eseguire in ambienti sportivi abilità motorie tendenzialmente stereotipate e/o non stereotipate, cicliche, acicliche, individuali e/o collettive (simultanee o in successione), rese adeguatamente automatizzate ed anche nello svolgere attività ad impegno prevalentemente mentale, di diversa durata, per molteplici finalità, applicando all’uomo le leggi fisiche e biologiche, in contrapposizione diretta o indiretta agli avversari, realizzate con o senza attrezzi sportivi, propulsivi, o no, con o senza l’impiego di mezzi o animali, allo scopo di raggiungere un risultato sportivo ottimale, nel rispetto delle regole. (8)

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Teoria generale dell’Allenamento: rappresenta l’insieme delle conoscenze degli allenatori, degli insegnanti di educazione fisica, degli istruttori e degli atleti; conoscenze che non sono o che ancora non sono state confermate scientificamente, ma sono state sperimentate nella pratica. (9)

U

Universalità dello sport: date le regole si possono organizzare gare, campionati, eventi in ogni parte del mondo, a qualunque livello e alle quali tutti possono avere libero accesso.

V

Velocità e Rapidità: è considerata una delle Capacità condizionali, anche se sarebbe meglio ridefinirle capacità neuro muscolari, come suggerisce il Maestro di Sport Pasquale Bellotti. Spesso si fa uso di questi due termini, velocità e rapidità come se fossero sinonimi, ma, in realtà, ad essi corrispondono concetti completamente diversi. Per rapidità, infatti, s’intende la capacità di effettuare azioni motorie nel più breve tempo possibile. Si riconoscono quali forme pure di rapidità: la capacità di reazione, semplice e complessa, la rapidità d’azione semplice caratteristica dei movimenti aciclici e la rapidità di frequenza caratteristica del movimenti ciclici. La velocità, invece, è una capacità complessa che deriva dall’interazione di più fattori, tra i quali la rapidità stessa, la forza, la coordinazione, la tecnica, i substrati energetici e persino la resistenza. In fisica la velocità è data dal rapporto tra spazio e tempo (v = s/t). (9)

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BIBLIOGRAFIA DEL GLOSSARIO

Si ringraziano le fonti bibliografiche; indispensabile, fondamentale riferimento per la stesura del presente glossario. Le stesse sono citate alla fine di ogni singola voce del glossario e altresì evidenziate, per completezza d’informazione, per esteso, in calce alla presente pubblicazione. Laddove non è presente il riferimento, l’autore s’identifica con l’estensore della pubblicazione.

Un ringraziamento particolare:

- alla CONI servizi S.p.A., Scuola Centrale dello Sport, che ha consentito l’utilizzo del glos-sario della Pubblicazione “Allenare l’atleta”

- a Francesca Vitali, Psicologa, componente dell’organico didattico della Scuola Regionale dello Sport del CONI Liguria, che ha curato le voci inerenti alla parte psicologica

1) Guido Brunetti a cura di (2012). Allenare l’atleta, Manuale di metodologia dell’allenamen-to sportivo - Coni Servizi S.p.A., Scuola dello Sport, Roma

2) Roberto Re (2006). Leader di te stesso. Arnoldo Mondadori editore S.p.A., Milano 3) Ass.i.T.a.l. A., Donati, K. Lucarelli, L. Magri, M. Marani, M. Pascolini, P. Recchini (1997) Il Glossario dell’allenatore - Litografica Iride, Roma. 4) Wikipedia, http://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale [15.03.2014] 5) Grande Enciclopedia GE (1977) - Istituto Geografico De Agostini S.p.A. , Novara

6) Treccani.it,http://www.treccani.it/enciclopedia/socializzazione_(Enciclopedia_delle_scienze_sociali)/ [15.03.2014]

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8) Claudio Scotton (2003). Classificazione tecnica delle specialità sportiveCalzetti Mariucci editori, Perugia

9) Jurgen Weineck (2009). L’allenamento Ottimale - Calzetti Mariucci editori, Perugia

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Finito di stampare a Maggio 2014Linea Grafica Stampa & Design - Genova

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