Kate

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1 Silvia B. Kate Ogni certezza. Il mondo che conosci. Tutto può cambiare in un attimo. Niente sarà più come prima.

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Ogni certezza, il mondo che conosci, tutto può cambiare in un attimo. Niente sarà mai più come prima!

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Silvia B.

Kate

Ogni certezza. Il mondo che conosci.

Tutto può cambiare in un attimo.

Niente sarà più come prima.

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Prefazione

Vi siete mai chiesti se il mondo umano e quello magico possano

mescolarsi tra loro senza che qualcuno se ne accorga?

Pensate a quando, passando accanto a un perfetto sconosciuto, avete

sentito un brivido corrervi lungo la schiena.

Vi è mai capitato di sentirvi attratti irrazionalmente da una persona,

seppur non l’aveste mai incontrata prima?

Sentire uno sguardo insistente posato su di voi, nonostante non vi sia

nessuno nelle vicinanze.

I nostri sensi riescono a percepire sensazioni e pericoli di cui ignoriamo

l’esistenza, cercano di metterci in guardia, perché loro vivono in mezzo a

noi: il ragazzo della porta accanto, il dottore, il macellaio, lo spazzino

perfino.

Prestate maggiore attenzione d’ora in avanti, e ricordate sempre che

Nessuno è completamente al sicuro.

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La giornata stava finalmente volgendo al termine. Chiuse la porta del

negozio e s‟incamminò verso casa. Da quando Alex era sparito senza

nessuna spiegazione, lasciandola sola a pagare il mutuo della casa le

capitava spesso di fermarsi oltre l‟orario di lavoro in modo da tenere la

mente impegnata e cercare di non pensare.

Kate Harold non è molto alta, ha capelli biondi, lisci, occhi castani e

corporatura minuta. Caratterialmente è sempre stata molto solare e

frizzante, spesso troppo disponibile con gli altri. Nei week end adorava

andare al cinema e la domenica mattina fare jogging nel parco vicino a

casa. Ma da quando si era ritrovata, sola tutto era cambiato, usciva poco,

non le piaceva stare troppo tempo in mezzo alla gente e odiava i luoghi

troppo affollati.

Le strade di Vienna erano piacevolmente addobbate con colori vivaci e

brillanti, stelle luminose e volti di babbo natale sorridevano appesi ai fili

della luce. I grandi abeti nei giardini delle villette a schiera erano decorati

a tema, ovunque si respirava un clima di festività e allegria. Nonostante

quest‟atmosfera gioiosa Kate non riusciva a fare a meno di sentirsi

profondamente triste. Le feste avevano il potere di farla sentire ancora più

sola. Mentre camminava cercando di concentrarsi su altro, lo sguardo le

cadeva inevitabilmente su famiglie felici, giovani coppie intente a guardare

le vetrine, teneramente abbracciati, mentre decidevano cosa regalare ai

propri cari. Nessuno era solo, nessuno eccetto lei. Non riusciva a non

pensarci, non l‟era mai capitato di incontrarne così tanti, quasi fosse nel

pieno di un‟epidemia di felicità e amore. Probabilmente era sempre stato

così e lei non vi aveva mai fatto caso, ma ora era diverso, non apparteneva

più a quella cerchia, ora era sola. Una fitta le attanagliò lo stomaco, come

un‟invisibile morsa d‟acciaio. Alex l‟aveva lasciata da un paio di

settimane, senza una parola o un motivo apparente, nessun biglietto,

semplicemente da un giorno all‟altro non era più tornato a casa. Non

rispondeva al cellulare, era letteralmente sparito, nessuno aveva più avuto

sue notizie, amici e familiari compresi. Non era neppure passato a

prendere le sue cose e lei non aveva ancora superato lo shock. La sua

amica Angela, le aveva sempre detto di non fidarsi degli assicuratori,

“sono falsi come l’ottone”, ricordava perfettamente le sue parole. Eppure

non aveva voluto darle ascolto, sostenendo che Alex era diverso ed ecco la

sua caparbietà dove l‟aveva portata. Troppo orgogliosa per ammettere

anche solo con se stessa che la sua amica aveva ragione, preferiva cercare

mille spiegazioni anche se poco plausibili.

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Il suo umore di recente passava con estrema facilità da momenti di calma

apparente a depressione e malumore profondo, come in questo momento.

Non stava bene in mezzo alla gente, si sentiva fuori posto, come se non

fosse lei l‟artefice delle sue azioni, ma solo una spettatrice inerme che

guardava la sua vita passarle davanti. Era sempre stata una persona solare,

allegra ma ora non riusciva a reagire, rimaneva in attesa che qualcosa

cambiasse, ma senza fare nulla perché questo accadesse.

L‟aria era fredda e profumava di neve, sulle colline vicine aveva nevicato.

Probabilmente a breve l‟avrebbe fatto anche in città. Il Natale con la neve,

tutto il paesaggio ricoperto dalla sua soffice e immacolata coltre, davvero

uno spettacolo romantico e caratteristico, per non parlare dei pupazzi di

neve fatti dai bambini nei giardini. Nella sua mente si era appena formata

l‟immagine di quel paesaggio e stava per lasciarsi andare ai suoi desideri

più profondi quando la consapevolezza la riportò alla dura realtà. Non le

faceva bene passeggiare e respirare quell‟aria così satura di attese e

d‟amore. Si strinse ulteriormente la sciarpa e il bavero del cappotto per

proteggere il collo dal vento tagliente e allungò il passo. Attraversò un

piccolo parco, che fortunatamente, causa il freddo, era deserto. Gli alberi si

stagliavano rigidi e spogli verso il cielo, il buio avanzava lento e

inesorabile. Nell‟aria si sentiva solo il sibilo del vento, gli uccellini si

riparavano in silenzio nei propri nidi. Pochi minuti dopo imboccò la prima

strada a destra, poi girò a sinistra e di nuovo a destra. Teneva la testa china

in modo da esporre il minimo possibile del suo corpo al vento che soffiava

senza pietà nella sua direzione. Non manca molto, pensò e ringraziò

mentalmente l‟agente immobiliare che le aveva consigliato un delizioso

attico praticamente affacciato sulla piazza dedicata all‟imperatrice Maria

Teresa. Si trovava quasi di fronte a Heldenplatz ed era facilmente

raggiungibile a piedi dal suo negozio. Dieci minuti dopo, infatti, era

finalmente arrivata a casa, infilò velocemente la chiave nella serratura e si

chiuse la porta alle spalle. L‟ambiente famigliare del suo appartamento la

fece sentire subito meglio. La sala non era molto grande ma il divano rosso

la rendeva calda e accogliente, davanti vi era un semplice tavolino porta tv

e alla sua sinistra il caminetto che Kate adorava profondamente. La cucina

era in legno chiaro con pochi elettrodomestici, quelli indispensabili, sparse

per il soggiorno vi erano ancora molte scatole del trasloco che non aveva

riposto. Un piccolo bagno con le piastrelle azzurre, animate dalle

sfumature colorate dei raggi del sole riflessi sull‟acqua, era posto in fondo

al corridoio. Vicino a esso, una porta chiusa, quella stanza era ancora

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vuota, sarebbe dovuta diventare prima lo studio di Alex e in seguito la

cameretta dei loro bambini. Un senso di nausea e una fitta lancinante le

ricordarono che niente di tutto ciò sarebbe avvenuto. Avrebbe sempre

potuto usarla come sgombra roba, le suggerì una vocina cinica e pratica,

da un angolo nascosto del suo cervello. Kate scosse la testa per allontanare

quei pensieri. Davanti allo studio vi era la sua camera, molto luminosa e

spaziosa, al centro balzava subito agli occhi un enorme orso polare

circondato dai ghiacci stampato sul grande copriletto matrimoniale. Alla

sua destra un comò chiaro e sopra di esso una grande specchiera, mentre

disposto su tutta la parete opposta vi era un grande armadio sempre in

legno chiaro. Nel complesso la stanza era semplice ma molto accogliente.

Sul comodino una foto la ritraeva con Alex a Londra, sullo sfondo il

Towers Bridge. Non era riuscita a toglierla, nel suo cuore nutriva ancora la

speranza che potesse cambiare idea e tornare sui suoi passi. Prese tra le

mani la cornice, passò delicatamente un dito sui corti e ricci capelli corvini

che incorniciavano il viso regolare di Alex e mettevano in risalto i suoi

tenebrosi occhi scuri. Pochi giorni prima di sparire le aveva chiesto di

sposarlo, poi era svanito nel nulla, senza una parola, tutto questo non

aveva senso. Non riusciva a farsene una ragione. Aveva ripercorso con la

mente ogni attimo dei giorni precedenti alla sua scomparsa e non aveva

notato niente d‟inconsueto, nessun atteggiamento strano o distaccato. Si

arrovellava il cervello da settimane, ma non era giunta a nessuna

spiegazione logica. Cagliostro, uno stupendo gattone persiano con il pelo

nero e lucente, le corse incontro com‟era solito fare e si strofinò contro le

sue gambe facendo le fusa e interrompendo il flusso dei suoi pensieri.

Quando la osservava il suo sguardo, era intelligente e attento, poteva

perdersi nei suoi occhi verde smeraldo che spiccavano sul mantello scuro

come due fari. Era sempre stato con lei, fin da quando era una bambina, un

regalo della sua nonna materna, era incredibile quanto tempo fosse

passato, eppure sembrava ancora in gran forma. Ad ogni modo non voleva

pensarci, non avrebbe sopportato di separarsi anche da lui, soprattutto

adesso, vicino al suo compleanno e al Natale che tra l‟altro erano uno di

seguito all‟altro. Dopo averlo salutato e accarezzato per alcuni minuti si

diresse verso il bagno per fare una doccia veloce e allontanare la

stanchezza della giornata. L‟acqua era calda, il doccia schiuma profumava

intensamente di narcisi, per qualche minuto la sua mente si svuotò

completamente e riuscì a rilassare i muscoli intirizziti dal freddo. Uscì

dalla stanza in accappatoio rosso carminio e si diresse verso la cucina, aprì

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il frigorifero pensando a cosa preparare per la cena. Non aveva molta fame

e a dire la verità, non le andava di cucinare per una persona soltanto.

Decise di prepararsi un toast con prosciutto cotto e formaggio che mangiò

senza entusiasmo. Infine si stese sul divano, si avvolse nel caldo e soffice

plaid e accese la tv. Stava iniziando proprio in quel momento un vecchio

film western, decise di guardare quello mentre si rilassava. Cagliostro ne

approfittò per saltarle in braccio accoccolandosi sopra le sue ginocchia.

Senza accorgersene, cullata dal rumore del film e dalle sue fusa si

addormentò profondamente.

Un sonno senza sogni, vuoto.

Drin, drin... com’era possibile che suonasse già la sveglia, non era

neppure andata a dormire?! Aprì gli occhi e si ritrovò rannicchiata sul

divano, ancora avvolta nell‟accappatoio, tutta intirizzita per il freddo e con

la schiena che le doleva profondamente.

Cagliostro era ancora acciambellato al suo fianco e dormiva come un

angioletto. E’ successo di nuovo, devo smetterla di stendermi qualche

minuto sul divano a fine giornata altrimenti si ripete sempre la stessa

storia. Si rimproverò mentalmente. Fece scendere Cagliostro dal divano,

entrambi si stiracchiarono sbadigliando, poi, come ogni mattina, si

avvicinò senza attese verso la segretaria telefonica per vedere se c‟erano

nuovi messaggi, magari di Alex. Il puntino rosso lampeggiava. Erano

settimane che con non si muoveva e ora lo stava facendo. Con il cuore in

gola premette il tasto e rimase in ascolto. Purtroppo la voce che parlò non

era quella che avrebbe voluto sentire. Era squillante, allegra, e femminile,

Angela la rassicurava sulla buona riuscita del viaggio a Ginevra. << Ciao

tesoro! Come stai? Qui c‟è il sole, ma purtroppo fa molto freddo. Oggi a

pranzo incontro quei collaborati di cui ti ho parlato. Speriamo sia molto

promettente sotto ogni punto di vista... >> fece una piccola pausa per

sottolineare l‟ultima frase. << Chissà, magari potrebbe esserci qualche

uomo particolarmente bello e intelligente! Sai com‟è … se si può unire

dovere e piacere! >> rise di gusto. << Vedrai appena torno come ti passerà

il mal d‟assicuratore!! Ora scappo a prepararmi o farò davvero tardi. Ti

mando un grosso bacio. Prima di andare però voglio sorriso! >> Kate non

poté fare a meno di sorridere, doveva riconoscerlo, sentiva molto la sua

mancanza. Sperò con tutta se stessa che avesse ragione, e che una volta

tornata, avrebbe spazzato via tutta questa malinconia.

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Angela Bennett è un avvocato famoso, viaggia continuamente, le affidano

cause milionarie. E' una donna davvero molto attraente, merito anche dei

lunghi e riccissimi capelli rosso fuoco, occhi verdi, lentiggini sugli zigomi.

Veste sempre in modo impeccabile, adora le scarpe e lo shopping, è

appassionata di arte, nel tempo libero le piace andare a teatro, al cinema e

a vedere mostre. Adora viaggiare, non si fa mai mancare una piccola pausa

in un paese straniero, soprattutto dopo la buona riuscita di un processo. È

un ottimo avvocato, impeccabile sul lavoro, ma ha un carattere molto

particolare e andare d‟accordo con lei non è per niente facile. E‟

notevolmente orgogliosa e permalosa, per lei la sincerità e il rispetto sono

la base di tutto; infrangi anche solo una di queste regole e sarai cancellato

per sempre dalle sue amicizie, il perdono era una parola che non

compariva sul suo vocabolario. Vivevano in mondi così diversi, era

incredibile che fossero amiche. La sua voce allegra la metteva sempre di

buon umore, ma questa volta non fu sufficiente. Si diresse verso il bagno,

si lavò con cura il viso e i denti. Poi entrò in camera, il letto era ancora

perfettamente in ordine, aprì l‟armadio ma nessun vestito sembrava adatto

al suo umore. Non poteva uscire trasandata, il suo ultimo briciolo di

orgoglio glielo impedì, così scelse una gonna bianca lunga fino al

ginocchio che si appoggiava delicatamente sui suoi perfetti fianchi e vi

abbinò un maglioncino nero a collo alto, si spazzolò i lunghi capelli

biondo miele e si guardò; lo specchio le rimandò un‟immagine niente

male, la sua autostima ebbe una piccola impennata. Era una bella ragazza,

giovane, era solo questione di tempo e Alex Morder avrebbe fatto parte del

passato, ne sarebbe uscita a testa alta. Doveva solo convincersi di questo,

aspettare che il cuore smettesse di sanguinare e il gioco era fatto. Più facile

a dirsi che a farsi, non riusciva a rassegnarsi, il suo cuore continuava a

essere in conflitto con la sua parte razionale. Il sole faceva capolino tra le

nuvole, era una giornata abbastanza serena, decise di andare al lavoro a

piedi, una bella passeggiata le avrebbe sicuramente giovato all‟umore.

L‟aria non era fredda, mentre camminava ne, avrebbe approfittato per

guardare le vetrine dei negozi in cerca di qualche idea per i regali di

Natale. Poco prima di arrivare al suo negozio, una fantastica valigetta di

pelle marrone scura, esposta in vetrina, attirò la sua attenzione, così si

avvicinò per vedere il prezzo. Era incredibilmente modico. Ad Angela

piacerebbe sicuramente. Senza pensarci due volte colse l‟occasione, entrò

e chiese se potevano farle una confezione regalo. Uscì pochi minuti dopo

molto soddisfatta del suo acquisto. Mentre rigirava il sacchetto tra le mani,

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cercò di immaginarsi la sua espressione quando glielo avrebbe dato. Le

mancava terribilmente, ma doveva resistere ancora un‟intera settimana

prima di poterla riabbracciare. Se si fosse tenuta sufficientemente

impegnata, sarebbe passata in fretta. Guardò l‟orologio, doveva affrettarsi,

stava facendo tardi, così allungò il passo.

Giunta dinanzi al suo negozio vide che diversi clienti la stavano già

aspettando davanti alla porta.

Anche oggi si preannuncia una giornataccia, pensò. Nel giro di poco il

negozio si gremì di persone; per fortuna la sera precedente, prima di

chiudere, aveva preparato diverse confezioni e molti acquistarono quelle,

facendo risparmiare tempo a entrambi. Gli articoli più gettonati erano

bagnoschiuma alle varie fragranze, seguiti dalle tazze con l‟infuso, solo

alcuni cercavano regali più costosi o elaborati, come in questo caso il

signor Carter. Cercava un regalo speciale, qualcosa che non fosse solo per

Natale, ma anche per il loro 25° anniversario, che sarebbe stato il giorno

seguente. Quanto avrebbe desiderato avere un uomo che cercasse un

regalo speciale per lei, per festeggiare un anniversario di tale importanza.

A dire il vero anche solo che trascorresse con lei le feste. Scelsero un

raffinato e lavorato piatto che ne riproduceva uno del secolo scorso,

ovviamente l‟originale era conservato nel museo. Un regalo molto bello,

duraturo, che raccontava una storia, era perfetto per l‟occasione. Dopo

averlo confezionato a dovere, lo diede al signor Carter, il quale, dopo

averla ringraziata, uscì molto soddisfatto. Il resto del pomeriggio trascorse

in compagnia di clienti, non rimase da sola neanche per un minuto, vi era

sempre almeno una persona che guardava per fare un regalo. All‟orario di

chiusura girò la chiave nella toppa della porta chiudendosi all‟interno,

respirò profondamente, rassettò un poco e preparò altre confezioni per

l‟indomani. Era esausta, si ricordò che mancavano solo due giorni a

Natale, doveva resistere, ormai il più era fatto. Uscita dal negozio si rese

conto di non avere voglia di tornare subito a casa, così decise di prendere

un taxi e andare a visitare i fantastici mercatini nella piazza del Municipio.

La città di Vienna si anima per l‟occasione con eventi quali concerti,

mostre dei presepi (Petersplatz), attrattive legate ai mercatini dell‟Avvento

con giostre e intrattenimento per grandi e bambini. Le strade erano

stranamente molto scorrevoli e arrivarono a destinazione in un baleno.

Pagò l‟autista del taxi augurandogli buone feste, poi si avviò verso la

piazza.

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Tutto era così caratteristico, si udiva ovunque una musica allegra,

melodiosa, l‟aria era impregnata di speranze e buoni propositi per il nuovo

anno ormai alle porte. Il suo sarebbe stato un anno senza Alex, non era

così che l‟aveva immaginato, avevano tanti progetti, dovevano sposarsi,

avevano comprato casa insieme, le aveva fatto delle promesse.

Più ci ripensava e più la rabbia prendeva il sopravvento e sostituiva la

tristezza; come poteva essere stata tanto stupida, credeva davvero di aver

trovato un uomo sincero, in grado di mantenere delle promesse?! Angela

non le aveva proprio insegnato nulla. Si pentì immediatamente della sua

scelta, invece di stare lontana dalle coppie felici ci si era buttata a

capofitto.

Acquistò in fretta qualche decorazione per la sua nuova casa, sarebbe

dovuta andarle a scegliere con Alex, ma ormai era chiaro che non ci

sarebbero più andati insieme. Non aveva senso tergiversare oltre. In una

bancarella trovò una bellissima ghirlanda da appendere fuori dalla porta

d‟ingresso. Le luci erano allegre, i commercianti gentili e sempre pronti

per scambiare qualche parola, era impossibile non lasciarsi coinvolgere

nella festa. Il suo umore era notevolmente migliorato, anche se solo per

qualche ora, la sua mente non aveva ripercorso tutti i momenti felici

trascorsi insieme. Si era quasi illusa di essere riuscita a superare tutto,

quando era stato sufficiente vedere l‟insegna del caffè dove facevano

colazione insieme la domenica per sentire di nuovo quella morsa e quel

senso di soffocamento. Mentre stava tornando a casa in taxi la nostalgia di

Alex a casa ad aspettarla le strinse il cuore. Quella sera non cenò neppure,

poggiò le decorazioni appena comprate nella stanza vuota e andò subito a

dormire. Si era laureata da meno di un anno e aveva da poco avviato un

negozio pertanto non poteva ancora permettersi una commessa e non c‟era

neppure Angela ad aiutarla perché fuori città per lavoro e come se non

bastasse, vi avrebbe passato anche le feste. Sentiva tremendamente la sua

mancanza, molto più del solito. Cosa avrebbe dato per trascorrere le feste

con lei.

Le aveva mandato una mail la settimana passata nella quale aveva

raccontato a grandi linee quello che era accaduto tra lei e Alex,

rassicurandola che stava bene. Ma era davvero così? Pensò a Ginevra,

quanto avrebbe voluto essere lì con lei, in un altro paese, lontana dai

ricordi, lontana da tutto. Non le aveva scritto altro per non farla

preoccupare, istintiva com‟era, sarebbe stata capace di prendere il primo

volo solo per vederla e assicurarsi di persona che stesse bene. Non fece in

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tempo a finire di formulare questo pensiero, immaginarsi lei e Angela

insieme a passeggiare per le strade di Ginevra, che cadde profondamente

addormentata.

Quella notte ebbe un sonno molto agitato, i fantasmi del passato la

tormentarono. Sognò persino la morte dei suoi genitori, avvenuta quasi

vent‟anni prima e di come sua nonna l‟avesse accolta nella sua grande

casa, piena di oggetti stravaganti, o almeno così era apparsa ai suoi occhi

di bambina. A un tratto vide suo padre, il viso era profondamente segnato

da rughe e cicatrici, appariva così anziano e fragile. In un primo momento

non era stata neppure sicura fosse lui, la sua parte razionale cercava di

ricordarle che era morto, per cui era impossibile potesse vederlo, mentre

un‟altra vocina le diceva che stava dormendo e una volta varcato quel

confine tutto era possibile. Quando aveva alzato lo sguardo e l‟aveva

fissata negli occhi, ne aveva avuto la certezza, era lui, non poteva

sbagliarsi, avrebbe riconosciuto ovunque la dolcezza con cui la guardava

sempre da bambina. Quell‟impercettibile velo d‟inquietudine, quasi

volesse scrutare dentro di lei per capire a cosa stesse pensando. Voleva

raggiungerlo, abbracciarlo forte, ma all‟improvviso era scomparso. La

situazione era cambiata, si trovava in un luogo mai visto prima. Stava

percorrendo un sentiero stretto, nascosto in mezzo a una fitta vegetazione,

non riusciva a orientarsi e non sapeva quale direzione prendere. Il clima

era umido, afoso, faticava a respirare, il suo corpo era madido di sudore,

sentiva la testa pesante e trascinava i piedi. Era spaventata, sconsolata, la

pelle era appiccicosa e i vestiti le s‟incollavano addosso, affaticando

ulteriormente i suoi movimenti.

Piangeva silenziosamente, era consapevole che non sarebbe mai uscita

viva da quella situazione, ovunque guardasse vi erano solo alberi e

cespugli, gli insetti si accanivano sulla sua pelle lasciandola arrossata,

irritata e pruriginosa. Poi l‟immagine cambiò all‟improvviso, non era più

immersa nella vegetazione selvaggia, si trovava dinanzi a un‟anonima

porta grigia sotto la quale filtrava una strana luce verde. Sentiva come un

richiamo, quello che voleva di più era avvicinarsi e aprirla, ma era freddo,

i brividi correvano lungo la sua schiena facendola tremare violentemente,

per quanto si sforzasse, non riusciva a toccare neppure la maniglia.

Si svegliò di soprassalto. Accese la luce, era in un lago di sudore e

ansimava come se avesse trattenuto il fiato sott‟acqua. Si alzò di scatto e si

diresse in cucina per bere un bicchiere di acqua ghiacciata. Non l‟era mai

capitato prima di sognare i suoi genitori, soprattutto come fossero morti,

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oltretutto, l‟era solo stato raccontato, non le avevano mai fatto vedere

dov‟era accaduto.

L‟ultima cosa che ricordava era la mattina dell‟incidente, papà stava

bevendo il caffè seduto al tavolo mentre aspettava che Kate finisse di fare

colazione. Indossava la solita camicia bianca, impeccabile, perfettamente

stirata, la cravatta era lenta, aspettava sempre che la mamma gliela

sistemasse mentre gli dava il bacio del buon giorno. Come ogni mattina

l‟avevano accompagna a scuola, sua madre l‟aveva salutata con un

abbraccio davanti all‟ingresso, mentre suo padre le sorrideva seduto al

posto di guida. Quella era stata l‟ultima volta in cui li aveva visti vivi.

All‟uscita aveva capito subito che qualcosa non andava, ad aspettarla non

c‟erano, e sua nonna aveva un‟espressione compassionevole, inconsueta.

Suo padre aveva perso il controllo dell‟auto precipitando nel Danubio, il

quale fino al mese di giugno è ancora gonfio ed entra nel periodo estivo

caratterizzato da piogge tipiche dell'Europa centrale. Non avevano avuto

nessuna possibilità di uscirne vivi. Erano passati quasi vent‟anni da quel

momento e li ricordava a malapena, eppure nel sogno le erano sembrati

così reali. Era molto piccola quando accadde, aveva circa sei anni e non

ricordava molto, si sforzò ma i suoi ricordi erano annebbiati. Ricordava di

aver provato una grande tristezza, poi di essersi trasferita a casa della

nonna e di non averne quasi più parlato. La nonna diceva che anche a lei

mancavano tanto ma che la rendeva triste parlarne, e con questo chiudeva

sempre la conversazione, così anche adesso, nonostante fosse adulta,

evitava di parlarne. Il sonno ormai era svanito tanto valeva pulire e

riordinare la casa, erano settimane che non ci riusciva per colpa del lavoro.

Si mise subito all‟opera, indossò i guanti e iniziò a lavare i piatti nel

lavello, ai quali seguirono il riempimento del cestello della lavatrice e lo

spolvero delle mensole. Alle otto in punto aveva finito, la casa era perfetta

e si sentiva notevolmente meglio, come se avesse in qualche modo messo

ordine anche nella sua vita e nei suoi pensieri. Tuttavia, quella strana

sensazione di disagio con la quale si era svegliata, non accennava ad

abbandonarla. Prima di andare al lavoro decise di fermarsi a comprare

qualche altro regalo di Natale, sperando potesse servire a distrarla.

Mentre passeggiava per le strade semideserte di Vienna, continuava a

pensare a quello strano posto, immerso nella vegetazione e alla porta

grigia, per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare, dove potesse averli

visti, era sicura di non esserci mai stata, probabilmente era la scena di

qualche film visto di recente, ma proprio non riusciva a ricordare quale.

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Si fermò in un delizioso negozio all‟inizio della strada per comprare una

stravagante penna a sfera rifinita in oro, da abbinare al regalo per la sua

migliore amica, era molto elegante e ricercata, proprio come lei, di sicuro

l‟avrebbe apprezzata.

Per Cagliostro comprò invece un nuovo cuscino molto comodo e colorato,

in perfetto stile natalizio. Non le rimaneva che il regalo più difficile. Che

cosa avrebbe potuto regalare a sua nonna? Non era la classica vecchiettina

dedita ai nipoti e a preparare manicaretti, tutt‟altro; era molto riservata,

poco loquace notevolmente raffinata, sempre padrona delle situazioni.

Gestiva ogni evenienza con estrema professionalità e sicurezza, riusciva a

mettere chiunque a disagio solo con uno sguardo. Passava ore nel suo

studio a svolgere ricerche oppure con le amiche del circolo in salotto

davanti a una buona tazza di tè a discorrere di attualità, ambiente, politica.

Qualsiasi idea le sembrava inadeguata o troppo scontata.

Si era quasi arresa quando passeggiando sotto i portici, lo sguardo le cadde

su una piccola e anonima vetrina, poco illuminata e senza insegna che

faceva angolo. Se doveva essere sincera, non ricordava neppure l‟esistenza

di quel negozio, ed era strano poiché percorreva la stessa strada ogni

giorno. Incredibile come da un giorno all’altro aprano nuove attività,

rifletté. Un articolo la colpì in modo particolare, finalmente lo aveva

trovato, sarebbe stato perfetto per la nonna. Decise di entrare e acquistarlo

subito, prima che fosse stato venduto ad altri. Il negoziante fu molto

gentile, come se la conoscesse da sempre e le fece un fantastico pacchetto.

Kate nel frattempo, guardandosi intorno aveva scorto un altro oggetto che

aveva immediatamente catturato la sua attenzione. Su di un tavolo in un

angolo vi era un piedistallo con una piccola sfera azzurra e bianca, si

avvicinò e vide che rappresentava il globo terrestre, era davvero bellissima

e al suo interno tutto si muoveva, persino le nuvole, come quando

guardava le previsioni del meteo in tv. Non riuscì a resistere, decise di

regalarsela. Ringraziò e salutò il commesso il quale le assicurò che si

sarebbero rivisti prima di quanto immaginasse, ma Kate non vi prestò

attenzione, era assorta nei suoi pensieri. Uscì in fretta, stava facendo tardi

per aprire il negozio. Mentre camminava a passo, piuttosto sostenuto

ripensò ai suoi acquisti, era molto soddisfatta, era riuscita a trovare il

regalo giusto per ciascuno, alla fine della giornata avrebbe sistemato tutti i

pacchetti sotto l‟albero in attesa di consegnarli. Doveva solo programmare

quando andare a trovare sua nonna. Fortunatamente arrivò in orario e vi

era una sola persona ad aspettarla. << Salve! >> Salutò gioiosamente Kate.

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Era una donna sulla settantina, indossava un pesante cappotto rosso e una

sciarpa scura. << Salve a lei signorina. Sa, avevo paura fosse chiusa. Devo

prendere un regalo per mio figlio. >> disse mentre apriva qualche bottone

e si toglieva la sciarpa. << Siamo aperti. Venga pure da questa parte che

guardiamo le idee regalo. >>

Il resto della giornata trascorse tranquillo. Finalmente era arrivata la

vigilia, ormai i regali erano stati acquistati, il peggio era passato. Nei

giorni seguenti avrebbe tenuto chiuso, approfittandone per riposarsi.

Rassettò il negozio, si assicurò di aver chiuso bene tutto e si avviò verso

casa. Fece una doccia veloce, mangiò qualcosa come il solito senza grande

entusiasmo, poi accese il computer e controllò le mail.

Alle ventitré circa uscì per assistere alla celebrazione della Santa Messa;

anche lei apparteneva a quella categoria di persone che si recano in chiesa

principalmente per le feste. Credeva in Dio, ma preferiva pregare in

privato, non credeva molto nella Chiesa come istituzione poiché composta

di uomini. Gli errori commessi nei secoli passati in suo nome ne erano un

chiaro esempio. Molte persone partecipano alla funzione ogni domenica

più per una questione d‟immagine che per fede e lei non voleva essere tra

queste. La Messa si sarebbe svolta nella Cattedrale di Santo Stefano, la

quale in origine era il cimitero di S. Stefano, caduto poi in disuso, fu

ristrutturato e interamente rimaneggiato, per la visita dell‟imperatore

Francesco I nella città. E‟ una grandiosa costruzione in stile romanico e

gotico nella Stephansplatz. La facciata dell'ingresso principale è costituita

dal Portale del gigante e dalle due torri gemelle dette Torri dei Pagani. Il

Portale fu così battezzato dopo il ritrovamento nel XV secolo di un osso di

mammut nelle fondazioni del sito. Veniva in origine aperto solo nelle

occasioni di festa, è sormontato da uno sfregio con draghi, uccelli, monaci,

leoni e figure demoniache. Le Torri invece sono chiamate "dei pagani"

perché si ergono sul luogo in cui nell'antichità sorgeva un tempio pagano.

Sul lato sinistro vi è invece la Porta dei Cantori, ingresso un tempo

riservato ai fedeli di sesso maschile. Sul lato sud c‟è il campanile di S.

Stefano, considerato "il simbolo di Vienna", e "l'esemplare più bello" del

gotico tedesco. Si ricordava come fosse ieri quando aveva percorso i quasi

350 scalini del campanile con Alex per ammirare la romantica "vista sul

mare di tetti viennesi". Cercò di scacciare dalla mente questi ricordi e si

affrettò a raggiungere la porta principale. Appena entrata si stupì di quanta

gente fosse già seduta sulle panche. Si guardò intorno e prese posto

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accanto a un‟anonima signora di una certa età che stava sonnecchiando

aspettando l‟inizio della funzione.

L‟interno della Cattedrale è a tre navate, l‟imponente volta è sostenuta da

alte colonne riccamente decorate che danno subito un tocco di semplice

grandiosità. Domina la navata centrale, il fastoso pulpito gotico realizzato

nel 1510 da Anton Pilgrim e decorato con le statue dei quattro Padri della

Chiesa, e da piccole sculture di animali diabolici scacciati da un cane. A

sinistra della porta principale vi è la cappella Trina con il sepolcro del

principe Eugenio di Savoia, mentre nella navata centrale si trova il pulpito

del 1515, l‟opera più rilevante della cattedrale, e la Madonna della servitù.

Al centro, di fianco l‟altare maggiore in marmo nero, si può osservare un

grande dipinto che presenta il martirio di Santo Stefano, patrono della

cattedrale. A lato dell'altare c'è la tomba in marmo rosso dell'imperatore

Federico III, mentre dall'altro lato si trova, l'altare di Wiener Neustadt,

commissionato dallo stesso imperatore, decorato da settantadue dipinti di

santi e da pannelli scultorei raffiguranti scene della vita della Vergine

Maria e di Cristo. Kate aveva da sempre una vera e propria passione per

l‟arte e la storia. Si soffermò a osservare i volti dei santi, non poté fare a

meno di confrontarli con i modelli della società attuale. Queste persone

hanno dedicato la propria vita ad aiutare il prossimo senza aver nulla in

cambio. Adesso è molto difficile trovare persone così, nessuno fa più

qualcosa senza averne un tornaconto personale. Sospirò rassegnata.

Guardandosi intorno poteva ammirare le artistiche vetrate gotiche, dai

colori brillanti, uno spettacolo davvero accattivante dal quale era

affascinata tutte le volte. Il soffitto è molto alto, con grandi affreschi che

riproducono angeli diretti verso il cielo, una visione davvero spettacolare, i

colori sono ancora molto nitidi e nonostante gli anni trascorsi sono ancora

bellissimi. L’arte è davvero senza tempo, pensò.

Circa mezz‟ora dopo il sacerdote salì sull‟altare, tutti si alzarono

automaticamente in piedi e la funzione ebbe inizio. Ogni tanto Kate si

guardava intorno, non riusciva a concentrarsi sulle parole della predica, si

sentiva osservata. Sto diventando paranoica, devo smetterla, ripeté tra sé.

Poche panche più a destra vide un ragazzo che la stava fissando. Distolse

lo sguardo, attese un istante poi lo guardò di nuovo, questa volta fu lui a

distoglierlo subito. Non riusciva a vederlo in modo nitido, era alto, spalle

ampie e capelli chiari. Qualcosa di lui la attraeva in modo irresistibile. Si

costrinse a smettere di guardarlo, non era certo il luogo, né tanto meno il

momento adatto. Inoltre non era carino continuare a fissare uno

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sconosciuto in quel modo. Poco dopo l‟inizio della predica entrarono due

uomini vestiti di scuro, sulla testa portavano un cappello, una sorta di

basco. Si guardarono intorno come per cercare qualcuno.

<< Si vede che non vengono spesso in chiesa. E‟ maleducazione non

toglierlo nella casa del Signore. >> disse con espressione di

disapprovazione la vecchietta seduta accanto a lei indicando i due soggetti

appena entrati. Kate annuì con la testa. Involontariamente il suo sguardo si

diresse in cerca dello sconosciuto con i capelli chiari, ma non era più al

suo posto. Si chiese se si fosse spostato, si guardò attorno, ma non c‟era

più. Meglio così, sarebbe stato più facile concentrarsi sulla funzione.

Pensò, anche se doveva ammettere che un po‟ le dispiaceva non poterlo

più osservare. Verso il termine si fece mentalmente gli auguri, era una

strana sensazione, tutte quelle persone, seppur inconsapevoli, avevano in

qualche modo condiviso con lei le feste. Questo pensiero per un momento

la fece sentire meno sola. Uscì comunque un attimo prima, durante il canto

finale, non voleva incontrare le sue clienti o persone che sapevano della

loro storia, non sarebbe stata in grado di fornire spiegazioni in merito alla

sua assenza e non voleva dover inventare scuse. Ammettere a voce alta che

Alex se ne era andato, significava smettere di credere che sarebbe ritornato

e non era ancora pronta ad affrontare questa verità. Scese con estrema

attenzione i gradini ghiacciati della scalinata esterna e si avviò lungo il

vialetto. Faceva davvero molto freddo, per le strade non c‟era praticamente

nessuno, fortunatamente non abitava lontano. Percorse velocemente il

parco e la strada che la separavano da casa, l‟umidità e il freddo le

penetravano nelle ossa, i brividi le scorrevano lungo la schiena facendo

tremare violentemente il suo corpo. Appena giunse dinanzi alla porta

d‟ingresso, la aprì ed entrò in fretta, chiudendosela bene alle spalle con

diverse mandate di serratura. Il riscaldamento acceso del suo appartamento

le fece trovare un clima caldo che la avvolse come in un abbraccio e la

fece sentire subito meglio. Si tolse il pesante cappotto e si sedette al tavolo

in cucina, attese qualche istante che la circolazione delle mani riprendesse

il suo usuale percorso fino alle punte delle dita. Accese il caminetto e si

sedette sul divano a osservare le lingue di fuoco muoversi mentre

ascoltava il crepitio della legna arsa. Con la luce spenta la fiamma

disegnava affascinanti figure danzanti sul pavimento e sui muri della

stanza. Alcune volte la fiamma assumeva un colore blu - verdastro

secondo i materiali contenuti dalla legna. Accese lo stereo e mentre le note

del pianoforte di Einaudi invadevano la sua piccola casa, si avviò verso la

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cucina. Mangiò il pandoro e brindò con Cagliostro alla sua solitudine.

Sperò che il nuovo anno ormai alle porte sarebbe stato migliore, e che

finalmente le avrebbe riservato un po‟ di pace e felicità.

Con la mente fantasticò su come sarebbe stato bello un mondo parallelo,

dove i sogni possono diventare realtà e l‟impossibile possibile. In questo

momento sarebbe stata seduta con Alex e avrebbero festeggiato insieme.

Si dice spesso che la felicità non va ricercata lontano, che è vicino a noi,

ma non la vediamo o non riusciamo a coglierla. Kate continuava a

chiedersi, dove fosse la sua felicità a portata di mano, più si guardava

intorno e meno la vedeva. Era stata lasciata sotto le feste di Natale, aveva

il mutuo della casa interamente sulle spalle, i suoi genitori erano morti, la

sua amica era fuori città per lavoro, non aveva una visione molto buona del

suo presente, figuriamoci del futuro. Si coricò pensando ad Alex, a quanto

lo avrebbe voluto con lei, a quanto fosse grande e vuoto il letto senza di

lui. Non desiderava passare le feste da sola e pur non volendo alcune

lacrime le scesero lungo le guance. Cercò di trattenersi, ma alla fine, dopo

una lunga lotta interiore, dovette cedere. Si lasciò andare a un pianto

liberatorio e finalmente si addormentò.

Page 17: Kate

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1

L‟incontro.

Stranamente fu la prima notte tranquilla dopo diversi giorni, non ebbe

incubi, ma neppure sogni. La mattina si svegliò riposata e tranquilla, anche

se non era assolutamente dell‟umore per festeggiare il suo compleanno.

Dopo aver risposto alla telefonata di auguri di Angela e di sua nonna, dove

aveva cercato di mantenere una voce il più possibile gioviale e allegra, era

tornata sotto le coperte calde. Aveva parecchie ore di sonno arretrato da

recuperare e senza accorgersene proseguì fino a tarda mattinata.

Era quasi mezzogiorno quando si alzò e com‟era solita fare aprì la finestra,

chiuse gli occhi e respirò profondamente l‟aria fresca del mattino. Oggi è

particolarmente fredda, riaprì gli occhi e vide che durante la notte aveva

nevicato forte, tutto era stato ricoperto dal suo innaturale candore. Si sentì

come una bambina, piena di allegria e voglia di divertirsi, pensò che

avrebbe fatto anche un pupazzo di neve. E’ proprio vero che invecchiando

si ritorna bambini. Rise con se stessa. Piena di ottimismo si diresse verso

il soggiorno per fare colazione e aprire i regali quando rimase pietrificata

dalla paura. Un uomo dormiva sul suo divano! Come aveva fatto a

entrare? Eppure era sicura di aver chiuso bene la porta. Che intenzioni

poteva avere? Migliaia di domande e scene sanguinose affollavano la sua

mente, ma il suo corpo sembrava scollegato, non dava segni di volersi

muovere. Continuava a ripetersi che era pericoloso rimanere lì, avrebbe

dovuto correre nell‟altra stanza, chiudersi dentro e telefonare alla polizia,

ma il suo corpo si rifiutava di collaborare. Dopo diversi istanti che le

parvero secoli, riuscì a urlare. Il ragazzo si svegliò di soprassalto e dopo un

attimo di disorientamento prese in mano la situazione; con balzo quasi

felino si portò alle sue spalle e le mise una mano davanti alla bocca

impedendole di gridare. Kate scalciò e si dimenò come una furia, ma senza

alcun risultato. Ansimava e non accennava la minima intenzione ad

arrendersi. Appena lo sconosciuto allentò la presa Kate si catapultò sul

portatile, lo afferrò e cercò di correre in cucina, ma con un balzo fu di

nuovo davanti a lei e non le permise di entrare. L‟uomo le strappò il

cordless di mano e le sussurrò all‟orecchio che andava tutto bene, non le

voleva fare del male.

Kate non capiva chi fosse né cosa volesse da lei, però nella sua voce c‟era

qualcosa di rassicurante, di familiare. Pensò di essere impazzita, non vi era

altra spiegazione, era curiosa di sentire cosa aveva da dirle questo

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misterioso e alquanto affascinante ragazzo. Ora che era più vicino riusciva

a vederlo meglio, doveva avere circa trent‟anni, slanciato, capelli a

caschetto color castano chiaro con riflessi dorati, il viso ovale, la mascella

abbastanza pronunciata, senza barba e occhi color del cielo. Indossava un

paio di jeans sbiaditi e lisi in diversi punti, scarpe da tennis e una polo

azzurra. Assomigliava incredibilmente al ragazzo che aveva visto la sera

precedente a Messa. Non era possibile, sicuramente la mente le stava

giocando un brutto scherzo. Mentre stava formulando questi pensieri, non

si accorse che il ragazzo le aveva detto qualcosa e ora la stava fissando

aspettando una risposta. Attese qualche altro minuto poi si presentò

nuovamente. << Mi chiamo Daniel Kreight >> La sua voce era così calda

e gentile, Kate non riusciva a staccare gli occhi dal suo viso così perfetto e

angelico. Non può essere un pericoloso maniaco, è troppo gentile e non ha

neppure il viso di un assassino, cercò di convincersi. Il ragazzo si scusò

per essere piombato in casa sua come un ladro, le spiegò che era arrivato

da poco in città. << Il ragazzo che avrebbe dovuto ospitarmi ha avuto un

imprevisto, tutti gli alberghi della città sono al completo a causa di un

meeting che si tiene in questi giorni, così mi sono ritrovato a vagare al gelo

per le strade deserte di Vienna. >> Fece una pausa, scrutò attentamente

l‟espressione scettica sul volto di Kate, era evidente che non l‟aveva

affatto convinta. << Infreddolito e stanco sono passato davanti a casa sua,

era l‟unica con le luci completamente spente e nessuna decorazione sulla

porta. Ho bussato, ma non ha risposto nessuno, così ho pensato fosse via

per le vacanze e sono entrato per ripararmi dal freddo. Non ho toccato

nulla, lo giuro. La pregò di non chiamare la polizia >> Promise che

sarebbe uscito subito. << E‟ stata molto gentile a permettermi di restare, le

giuro che non la importunerò oltre. >> detto, questo raccolse il cappotto e

fece per avviarsi verso la porta d‟ingresso. << Non così in fretta! Più che

concesso diciamo pure che ignoravo ti fossi introdotto in casa mia e usassi

il mio divano senza permesso. >> Ribatté Kate secca. La sua storia non

l‟aveva affatto convinta, vi erano ancora diversi punti da chiarire, ad ogni

modo pensò che se si fosse intrufolato per rubare qualcosa aveva preso

male, non possedeva nulla di valore. Daniel vedendo la sua espressione

rimanere dura e ostile indossò il cappotto e si avvicinò alla porta

d‟ingresso. << Le giuro che non volevo spaventarla, pensavo davvero

fosse vuota e contavo di uscire appena fosse arrivata l‟alba. Tutti gli

alberghi avevano esaurito le stanze, fuori si gelava, so che non è una buona

giustificazione, ma non sapevo veramente dove altro andare. >>

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Guardandolo negli occhi sembrava sincero. Chissà perché il destino

l‟aveva fatto entrare proprio nella sua abitazione e non in un‟altra, era

come se avesse ascoltato le sue preghiere di non voler trascorrere da sola

le feste. << Hai fame? >> chiese a bruciapelo. Il ragazzo rimase un attimo

disorientato, quella domanda era del tutto inaspettata e lo aveva colto

impreparato. Rimase immobile davanti alla porta, indeciso sul cosa fare.

Ci pensò un secondo, poi rispose che a dire la verità ne aveva molta, era

dal giorno prima che non metteva qualcosa sotto i denti. Sfoderò un sorriso

davvero accattivante mentre accettava il suo invito.

<< Prometto solennemente di rispondere a tutte le sue domande! >>

scherzò mentre si sedeva sullo sgabello. Lo fece accomodare al tavolo in

cucina, prese il pandoro della sera prima, la marmellata, tostò alcune fette

di pane bianco e mise su il caffè. Entro pochi minuti il suo aroma intenso

pervase tutta la stanza. Daniel le raccontò che studiava psicologia

all‟estero, ma aveva colto l‟occasione delle vacanze natalizie per venire a

trovare un amico che non vedeva da un po‟ di tempo. << Purtroppo ho

avuto un problema con i trasporti e il mio amico non è riuscito a venirmi a

prendere, però se tutto andrà bene, già nel primo pomeriggio mi sarò

sistemato da lui. >> Doveva riconoscere che era un ragazzo molto

piacevole, ben educato e anche molto simpatico. << Dammi del tu per

favore, mi fai sentire vecchia. Se non hai impegni immediati perché non

vieni di là ad aprire i regali con me? E‟ triste farlo da sola. Inoltre così

avrai una scusa per temporeggiare qui al caldo! >> gli chiese Kate con

un‟espressione alla quale era impossibile dire di no. La seguì vicino

all‟albero di Natale addobbato accanto al camino e si sedette con lei sul

soffice tappeto. Adele le aveva mandato via posta un grosso libro che

parlava di una chiave nascosta sul fondo di un lago incantato. Kate sorrise

teneramente. << Mia nonna mi considera ancora la sua bambina. >> Le

piaceva ricevere attenzioni da lei, infondo era tutto ciò che rimaneva della

sua famiglia. << Dovresti leggerlo, magari è divertente, ogni tanto ci vuole

una lettura leggera. >> disse Daniel. In effetti, doveva riconoscere che

aveva ragione, magari si sarebbe svagata un po‟. Fin da bambina amava

perdersi nelle pagine, identificarsi con i protagonisti dei libri e vivere con

loro le avventure più improbabili. Evadere dalla realtà, ecco cose le

avrebbe fatto bene. << Tutto bene? Ho forse detto qualcosa che ti ha

urtato? >> I suoi occhi erano così profondi e lucenti. << No, tutto a posto.

Sto solo attraversando un periodo difficile e hai ragione, mi farebbe bene

staccare un po‟. >> Si concentrò su un piccolo pacchetto quadrato con la

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carta color oro e un simpatico bigliettino dove babbo natale faceva le

smorfie. Angela le aveva spedito un bellissimo paio di orecchini in oro

bianco con due gocce pendenti di Swarovski e diverse stecche di

cioccolato ai vari gusti. Sapeva quanto le piaceva, era stata davvero carina.

Rimaneva un solo regalo da aprire, quello che aveva comprato per Alex.

<< Perché non lo apri tu, la persona cui era destinato se n‟è andata e non

tornerà. >> La voce le vibrò, ma riuscì a contenersi e a mantenere

un‟apparente serenità. Daniel la guardò un po‟ incerto. << Non penso sia

appropriato, se l‟hai preso per una persona, è segno che per te ha una certa

importanza, dovresti conservalo fino al suo ritorno. >> Kate rimase ferma

sulla sua posizione, così Daniel prese il pacchetto e lo scartò. All‟interno

c‟era una bella sciarpa nera di cashmere con in coordinato guanti di pelle

dello stesso colore. << E‟ molto bello. Ma non posso accettare un regalo

del genere, sul serio >> esclamò. << Se non lo accetterai tu, lo getterò via,

non voglio tenerlo, questa persona non se li merita. Mi farebbe piacere se

lo tenessi come ricordo di questo nostro singolare incontro. >> suggerì

convinta.

Era una ragazza molto caparbia e alla fine riuscii a convincerlo a tenere il

regalo. Chiacchierarono per un‟altra mezz‟ora, dopodiché Daniel l‟aiutò a

lavare i piatti in cucina e si preparò per andarsene. Si era creata

un‟atmosfera così intima, si sentiva perfettamente a suo agio in sua

compagnia, il che era alquanto insolito vista la sua recente capacità di

socializzare pari a zero. Daniel la ringraziò per tutto, si scusò nuovamente

per il disturbo che le aveva arrecato, e uscì chiudendosi la porta alle spalle.

Era incredibile da spiegare, nonostante la situazione fosse quasi irreale, era

stato piacevole avere una persona in casa con cui parlare, provava quasi il

desiderio di trattenerlo affinché restasse con lei per tutta giornata. Non

c‟erano dubbi, stava davvero impazzendo, non era nemmeno pensabile che

una ragazza sola ospitasse un perfetto sconosciuto. Aveva corso un grosso

rischio, per quello che ne sapeva, poteva essere davvero un pericoloso

serial killer. Eppure il suo sguardo così dolce, le sue maniere gentili le

avevano trasmesso un‟immensa sensazione di serenità. Non provava sensi

di colpa verso Alex, si era comportato in maniera molto meschina e un

estraneo si meritava quel regalo sicuramente più di lui.

Il resto della giornata trascorse tranquillo, senza altre sorprese. Cagliostro

aveva apprezzato il cuscino a tal punto che vi rimase acciambellato sopra

per tutto il giorno, non andò neppure a mangiare quando glielo mise nella

ciotola. Giunta la sera la sua amica Paola la chiamò per invitarla a una

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festa molto esclusiva al Bar Italia Lounge: uno dei locali più cool della

città. Kate la ringraziò, ma declinò. Era stata una giornata ricca di eventi e

di emozioni inaspettate, preferì andare a riposarsi presto. Quest‟anno

doveva ammettere di aver trascorso un compleanno piuttosto singolare, se

ripensava al suo incontro della mattina, non poteva fare a meno di

sorridere. Appena sveglia non aveva certo immaginato tutto il turbinio di

emozioni ed eventi che si erano susseguiti. Non faticò neppure a prendere

sonno, le bastò appoggiare la testa sul cuscino e spegnere la luce per

addormentarsi profondamente.

Meglio andare di corsa al lavoro o avrebbe davvero fatto tardi, gli

avvenimenti degli ultimi giorni le avevano fatto perdere la concezione del

tempo che normalmente scorre lento e inesorabile, ma altre volte sembra

volare. Nei momenti più tranquilli ripensava a quella strana mattina e a

quegli occhi così profondi, la sua voce calda, familiare, non sembrava

essere una persona pericolosa. Quando i loro sguardi si erano incrociati,

aveva sentito qualcosa cambiare dentro di lei, come se fosse scattato il

fatidico colpo di fulmine, una cosa ridicola, a cui non aveva mai creduto,

mai fino a quell‟incontro. Aveva sempre sognato il grande amore, quello

con la A maiuscola, quello che ti fa battere il cuore all‟impazzata e

mancare il fiato. Voleva davvero trovare qualcuno che la facesse

innamorare e la ricambiasse in modo assoluto e senza riserve, ma questo

succedeva solo nelle fiabe, non esisteva nella realtà, lo sapeva bene, ma la

speranza era ugualmente sempre presente in un angolino remoto della sua

persona.

Mentre stava parlando con un cliente in negozio, vide entrare un bellissimo

mazzo di fiori, un misto tra margherite e gerbere, molto allegro e colorato.

Si sporse un poco, ma non riuscì a vedere chi le stesse portando.

Incuriosita chiese al cliente di scusarla un momento e si avvicinò per

chiedere al fattorino chi li mandasse. Da dietro i fiori comparve il viso che

aveva incontrato un paio di mattine passate appena alzata. Non riusciva a

crederci, cosa ci faceva l‟uomo del divano nel suo negozio con dei fiori?

<< Buon compleanno, anche se un po‟ in ritardo! >> Sfoggiò un sorriso

dolce e disarmante che la fece rimanere senza parole.

<< E‟ solo un modo per ringraziarti della tua gentilezza, nient‟altro. >>

Con naturalezza mise i fiori sul bancone. Le sussurrò all‟orecchio

nuovamente le sue scuse per l‟accaduto di due giorni prima, poi com‟era

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entrato, uscì, lasciandola esterrefatta. Non era riuscita a dire nulla, neppure

un semplice grazie.

<< Molto carino il suo fidanzato, è una donna davvero fortunata, si vede

da lontano che siete fatti per stare insieme! >> disse il suo cliente.

Stava per puntualizzare che non era assolutamente il suo fidanzato, anzi,

che non lo conosceva neppure, ma preferì lasciare correre e sorrise

annuendo.

La sera portò a casa i fiori e li sistemò su un piccolo tavolino accanto al

divano. La stanza sembrava già meno triste. Senza volerlo quel ragazzo

aveva portato nella sua vita un po‟ di luce e non era solo per i fiori.

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RRRaaapppiiimmmeeennntttooo.

Finalmente era arrivato l‟ultimo giorno dell‟anno, dopo avrebbe chiuso per

una settimana intera, non vedeva l‟ora. Era piuttosto provata dalla mole di

lavoro che aveva dovuto gestire negli ultimi tempi completamente da sola,

e al tempo stesso molto orgogliosa perché nonostante tutto se l‟era cavata

alla grande. Il due gennaio sarebbe rientrata Angela e non vedeva l‟ora di

trascorrere finalmente un po‟ di tempo con lei. Daniel non si era più

ripresentato, era scomparso per sempre dalla sua vita portandosi via quel

po‟ di luce e allegria e lasciando che la tristezza si rimpadronisse della sua

anima. Chiuse bene la porta del negozio, ripensò mentalmente se aveva

spento tutto e s‟incamminò verso casa. Da quando aveva nevicato,

preferiva passeggiare per tornare a casa. L‟aria fresca sul viso la faceva

sentire viva e allentava quel peso sul cuore che non la abbandonava mai.

Durante il tragitto continuava a voltarsi, sentiva una presenza inquietante

alle sue spalle, come se qualcuno la stesse seguendo. Aumentò il passo, le

sembrava perfino di riuscire a sentire il rumore dei suoi passi, il calore del

suo alito sul collo... si voltò nuovamente, ma non c‟era nessuno, era sola.

Improvvisamente il tacco della sua scarpa sinistra si incastrò in un piccolo

buco nell‟asfalto del marciapiede facendola cadere. Sbatté violentemente il

ginocchio a terra, provò a muoverlo lentamente, fortunatamente non si era

fatta nulla di serio, se la sarebbe cavata con un bel livido. Si rialzò

guardandosi intorno mentre con la mano si puliva il pantalone. Pensava di

aver fatto una figuraccia davanti a tutti, ma le strade erano deserte, non

c‟era nessuno. Pensandoci bene era piuttosto insolito trovare quella strada

così deserta all‟ora in cui i negozi chiudono. Controllò il suo orologio da

polso erano appena trascorse le venti, tuttavia era già molto buio e,

particolarmente freddo, come se non bastasse, cominciò a piovere a

catinelle e ovviamente non aveva portato con sé l‟ombrello. Fantastico,

pensò, proprio quello che mancava per la mia giornata perfetta! Decise di

rifugiarsi in un piccolo bar e aspettare che smettesse. Appena varcò la

soglia, si accorse che era molto più grande di come appariva da fuori,

l‟illuminazione, però era piuttosto scarsa e la penombra faceva apparire le

persone sedute ai tavoli soggetti loschi e poco raccomandabili. La luce,

tuttavia, era un aspetto secondario se lo si paragonava allo sporco sul

pavimento e alla polvere stagionata che regnava ovunque. Si chiese che

genere di persone potesse frequentare un posto simile. Appena realizzò

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questo pensiero e ne prese coscienza lo stomaco, si contrasse,

improvvisamente l‟acqua che scendeva senza tregua, fuori non era poi così

male. Scosse la testa come per allontanare questi pensieri, doveva essere

razionale, non poteva farsi prendere dal panico in questo modo, era

soltanto un bar con persone normali che come lei si rifugiavano dal freddo

e dal temporale, doveva solo cercare di non farsi notare.

Fece un bel respiro e si diresse verso il bancone. Tutti i presenti si

voltarono nella sua direzione e la squadrarono da capo a piedi, poteva

sentire chiaramente i loro occhi su di lei. Fortunatamente dopo qualche

istante non la trovarono sufficientemente interessante e tornarono ai propri

affari. Kate respirò profondamente e si fece coraggio. << Un tè caldo per

favore e una fetta di torta Sacher. >> chiese al barman tenendo lo sguardo

basso. Quando alzò gli occhi e lo vide ebbe un tuffo al cuore. Non si era

mai trovata davanti ad un uomo di simili proporzioni, la testa era

completamente rasata, le spalle immense. Sul viso spiccava una folta e

brizzolata barba, un orecchino ad anella in oro giallo pendeva dal suo lobo

sinistro. Indossava una camicia di jeans semi aperta sul davanti e senza

maniche che metteva in risalto i suoi grossi bicipiti e i pettorali scolpiti

duri come marmo. Mentre l‟uomo si muoveva, si poteva vedere

nitidamente un‟aquila reale tatuata sul suo petto le cui ali distese

maestosamente, arrivavano quasi fino ai gomiti. Improvvisamente si sentì

male. Con tutti i bar che c’erano proprio questo, dovevo scegliere? Si

rimproverò mentalmente. L‟enorme barista la osservò per qualche istante

poi finalmente parlò. << Benvenuta forestiera! Non ti ho mai vista nel mio

locale. Anzi, a dire la verità, generalmente le donne non entrano nel mio

bar. >> Le disse con ironia. Una brutta sensazione s‟impadronì di nuovo

del suo corpo e istintivamente si guardò intorno. Aveva ragione, era

l‟unica donna presente in tutto il locale, ai tavoli e davanti alle slot

macchine vi erano solo uomini. Guardò il barman e chiese se c‟era un

motivo particolare per il quale la sua clientela fosse solo maschile. Una

sonora risata fu la risposta dell‟uomo, poi con un gesto fulmineo e del tutto

inaspettato le prese il polso e lo avvicinò a sé senza nessuna cortesia. Kate

era terrorizzata, adesso sì che il suo sesto senso aveva ragione di metterla

in guardia. << Hai paura? Bé non abbastanza. Non dovresti essere qui da

sola! >> le sussurrò piano all‟orecchio. Poi aggiunse che non era lui la

persona da cui doveva stare in guardia e con questo la lasciò e si allontanò

per prepararle il tè. Appena si allontanò un poco da lei riuscì a vedere

nitidamente sul suo avambraccio destro un enorme drago nero, al collo

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aveva uno spesso collare di ferro legato a una lunga catena dentata, stava

lottando avvinghiato a un serpente. Dava l‟impressione di essere vivo,

come se da un momento all‟altro potesse aprirsi un varco, uscire dal suo

braccio e divorare tutti i presenti. Kate rabbrividì.

Non c‟erano dubbi, aveva dei tatuaggi davvero discutibili e alquanto

inquietanti. Istintivamente si massaggiò il polso, le faceva davvero male, si

chiese addirittura se non fosse rotto. Che cosa dovrei fare ora? Se uscissi

di corsa, darei troppo nell’occhio, ma se rimango, il solo pensiero di

fermarmi qui un minuto di più mi da i brividi! Dopo una breve riflessione

decise che sicuramente la scelta migliore era aspettare la sua ordinazione,

pagare e allontanarsi in fretta, cercando di mantenere un comportamento

controllato e indifferente. Ogni suo muscolo era teso e pronto a scattare, le

orecchie erano concentrate sul brusio di sottofondo, pronte a cogliere

anche il minimo riferimento alla sua persona. Un minuto dopo il barista fu

di ritorno con un‟orribile tazza marrone il cui manico sembrava la coda di

un drago. Il tè tuttavia era incredibilmente buono. Probabilmente è solo un

fanatico di queste creature fantastiche e nient’altro. Cercò di

tranquillizzarsi mentre l‟imponente barista si allontanava facendo

scricchiolare in modo sinistro ad ogni passo le assi del pavimento di legno.

Provò a immaginare il barman inghiottito dal pavimento, incastrato per

metà in esso, non poté fare a meno di sorridere, sarebbe stata una scena

davvero divertente. Mi sono fatta suggestionare troppo dall'ambiente del

locale, ripeté tra sé. Si sedette al tavolo lottando contro il desiderio di

pulirlo dalla polvere prima di appoggiarvi la tazza e consumò la sua

ordinazione tenendo gli occhi bassi sul piatto di torta. Ripensò alle sue

parole, perché si era stupito di vederla lì da sola? Non era un orario

sconveniente ed era entrata semplicemente per ripararsi dall‟acquazzone.

Volse lo sguardo verso il bancone, ma lui era girato di spalle, stava

servendo un altro cliente. Focalizzò lo sguardo su esso, era uno strano

individuo, perfettamente in sintonia con quel posto, indossava un lungo

impermeabile blu scuro e parlava a bassa voce. Si chiese che tipo di affari

svolgesse in quel luogo, ma ovviamente si guardò bene dal proferire a

voce alta parole a riguardo. Stava per lasciare i soldi sul tavolo e

allontanarsi quando due uomini le sbarrarono la strada comparendole

davanti all‟improvviso. La costrinsero a rimettersi seduta al tavolo e fecero

lo stesso vicino a lei. Li osservò meglio, non era possibile, erano gli stessi

della notte di Natale, li aveva notati perché non si erano tolti il cappello

per assistere alla funzione. Negli ultimi tempi le stavano succedendo

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troppe cose strane per essere tutte coincidenze. Passarono diversi secondi

durante i quali i due si scambiarono occhiate indicative. Alla fine quello

più alto prese la parola. << Come mai siete in giro tutta sola in una sera

tanto pericolosa? La vecchia sta iniziando a perdere colpi. >> sogghignò

divertito e alquanto compiaciuto. Anche loro sono stupiti di vedermi da

sola? Che cosa significa? Non le staccavano gli occhi di dosso, come se

avessero trovato un tesoro prezioso. << Già, alla fine la pazienza ci ha

premiato, eravamo sicuri che prima o poi avrebbe fatto un errore e

finalmente quel giorno è arrivato! >> aggiunse quello più basso e tozzo.

Kate non capiva di cosa stessero parlando, né tanto meno cosa volessero

da lei, l‟unica cosa evidente era che loro pensavano di conoscerla, mentre

lei non aveva idea di chi fossero. << Probabilmente avete sbagliato

persona, io non solo non vi conosco, ma non vi ho mai visto. >> rispose

cercando di essere il più convincente e calma possibile. << Vi prego di

lasciarmi andare subito o chiamerò la polizia. >> Proseguì con un filo di

voce. L‟uomo davanti a lei sogghignò mentre il suo viso alquanto sfigurato

si contraeva in quello che sarebbe dovuto essere un sorriso. << Sicura di

non averci mai incontrato? >> Le chiese con l‟espressione di chi la sa

lunga. Era alto, ben piazzato e aveva una brutta cicatrice che partiva da

metà guancia e arrivava fino sotto il mento. Era scontato che non avesse

dimenticato quel particolare la prima volta che lo aveva visto in Chiesa,

ma decise di negare categoricamente. Con modi tutt‟alto che cortesi, le

scoprirono la scapola, ma il segno che cercavano non c‟era. << Eppure

deve essere lei. L‟abbiamo sempre tenuta d‟occhio, non possiamo esserci

sbagliati >> << Cosa facciamo adesso? >> chiese quello più basso a quello

che doveva essere il capo. << La portiamo ugualmente nel luogo stabilito,

sarà il capo a decidere cosa fare di lei, non spetta a noi. >> << Muoviti

bambolina e comportati bene. >>

La sollevarono quasi di peso e la obbligarono a seguirli senza fare scherzi

o l‟avrebbero uccisa seduta stante e per dimostrarle che facevano sul serio

estrassero un coltello da sotto la cintura e glielo appoggiarono alla gola.

Appena la fredda lama toccò la pelle, il suo corpo fu scosso da un brivido

incontrollabile. Kate si sentì mancare, aveva gli occhi sbarrati e si

guardava attorno in cerca di aiuto, ma nessuno sembrava prestar loro

attenzione.

Il barista era la sua unica possibile salvezza, era sufficientemente grosso

per stenderli entrambi, doveva tentare. Guardò verso di lui piena di

speranza, ma non solo era ancora voltato di spalle, stava addirittura

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prendendo qualcosa da sotto il bancone. Le altre persone presenti erano

troppo prese dai propri affari per accorgersi di quello che stava succedendo

e non le rivolsero neppure un‟occhiata. Anche lo strano individuo con

l‟impermeabile scuro era sparito. << Ti consiglio di non pensarci

nemmeno. Posso garantirti che saresti morta prima che qualcuno possa

anche solo pensare di aiutarti. Meglio se risparmi loro lo spettacolo, non

trovi? >> Le rispose senza che Kate avesse mostrato la benché minima

espressione che potesse tradire le sue intenzioni. Non aveva altra scelta, si

lasciò trascinare fuori dal bar con la speranza che qualche passante si

accorgesse della situazione e la soccorresse.

Appena usciti sulla strada Kate, si guardò intorno nel disperato tentativo di

trovare qualcuno che potesse aiutarla, ma le strade erano deserte, aveva

ripreso a nevicare forte e il cielo era diventato ancora più buio. Di sicuro le

persone preferivano rimanere al sicuro nelle loro calde e accoglienti case,

magari in compagnia dei propri cari. Anche la sua ultima speranza era

svanita.

Dopo pochi metri svoltarono a destra in un vicolo stretto e buio, il più

basso e tozzo si avvicinò al muro, toccò qualcosa e dal nulla comparve una

porta. Senza tanti complimenti quello più alto la spinse dentro l‟apertura

facendole seguire l‟altro uomo. Era troppo buio, non riusciva a vedere

nulla. Iniziarono a scendere dei gradini, la scala era molto stretta e

scricchiolava paurosamente ad ogni passo, l‟aria era satura di polvere e i

muri erano ricoperti di ragnatele. Ogni tanto era costretta a togliersele dal

viso e dai capelli e immancabilmente rabbrividiva a quel contatto

appiccicoso. Man mano che proseguiva l‟aria diveniva sempre più

rarefatta, Kate faticava a respirare. Non le permisero di fermarsi. A un

tratto si sentì mancare.

Un sonoro schiaffo le colpì la guancia. Il dolore divampò all‟istante come

il fuoco. Aprì immediatamente gli occhi e si trovò dinanzi un uomo molto

alto, di una magrezza sconvolgente, con i capelli lunghi, brizzolati. Occhi

di un colore grigio topo, inespressivi, non sembravano nemmeno umani, la

stavano guardando con aria di sfida. Chiese qualcosa, ma Kate non riuscì a

sentirlo. Poiché non ottenne risposta la colpì nuovamente con violenza al

volto. Era incredibile che un soggetto così esile possedesse una tale forza.

La guancia arrossì violentemente, provò come la sensazione che il cuore si

fosse spostato dalla sua naturale sede e ora pulsasse sul suo viso.

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<< Te lo chiedo un‟ultima volta, dimmi dove hai nascosto la chiave! Non

mentire e non fare scherzi, non ti conviene. Posso assicurarti che non ti

riserveremo nessun trattamento di favore! >> Attese alcuni istanti in modo

che comprendesse bene le sue parole, poi continuò a parlare, la sua voce

era come un sibilo. << Sei molto lontana dai tuoi custodi, non sanno che

sei qui e nessuno verrà a salvarti! >>

Kate non capiva di cosa stesse parlando e ripeteva come una cantilena che

non sapeva nulla. Loro come risposta continuavano a colpirla per vedere se

le tornava la memoria o le si sciogliesse la lingua, come ripetevano ogni

volta. << Avete sicuramente sbagliato persona, vi giuro che non ho idea

sul dove sia quella dannata chiave! Pensate che questa situazione mi

diverta? Che se lo sapessi non ve lo direi? >> continuarono a colpirla

senza pietà, ovviamente non le credevano.

A un certo punto perse nuovamente i sensi. L‟uomo più basso e tozzo le

lanciò un secchio d‟acqua ghiacciata con effetto immediato. I brividi le

percorsero tutta la schiena, le doleva il viso e le costole, stava cominciando

a perdere la speranza di uscire viva da quel luogo. Anche se avesse

provato a urlare chi avrebbe potuto sentirla o trovarla? A dire il vero

sarebbero trascorsi diversi giorni anche prima che qualcuno si fosse

accorto della sua assenza da casa e avrebbe dato l‟allarme. Un altro

aspetto negativo dell’essere sola. Per quello che era riuscita a vedere, si

trovava in una cantina in disuso, vari metri sotto terra, non c‟erano altre

vie di fuga a parte le scale. Non aveva speranze, non sarebbe mai uscita

viva da quell‟antro infernale. Iniziò a prepararsi al peggio, probabilmente

era arrivata la sua ora, doveva rassegnarsi. Sperò solo che facessero in

fretta. I suoi ultimi pensieri furono per Angela e sua nonna, voleva

ricordare i loro volti sorridenti e non il viso inespressivo e freddo del suo

aguzzino.

A un certo punto quello che doveva essere il capo, Karl, così lo avevano

chiamato, si allontanò dalla sua visuale per fare ritorno qualche minuto

dopo con in mano un piccolo involucro di tela color sabbia dal quale

estrasse un oggetto rotondeggiante. Non riusciva a capire cosa fosse, dal

taglio sul sopracciglio destro usciva molto sangue e non vedeva bene, ma

appena le fu sufficientemente vicino lo riconobbe all‟istante, era l‟anello

che aveva regalato ad Alex per il loro primo anniversario. Quello che non

riusciva a spiegarsi era come fosse finito nelle sue mani. Come se avesse

potuto sentire i suoi pensieri, la delucidò subito. << Anche lui non ha

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voluto dirci nulla. Sai, voleva fare l‟eroe e ha fatto la fine che si meritava,

povero stolto. >> Il Lungo seduto alle sue spalle sorrise compiaciuto.

Non riusciva a crederci, era una bugia, non potevano averlo ucciso, anche

se questo avrebbe spiegato perché fosse sparito da un giorno all‟altro senza

dire nulla. Gli occhi si riempirono di lacrime, il cuore sembrava si stesse

frantumando in mille pezzi. Continuava a chiedersi chi fossero queste

persone e cosa volessero da lei e man mano realizzava di essere in balia di

gente davvero pericolosa e senza scrupoli. Sono dei pazzi, non c’è altra

spiegazione. La paura la stava assalendo, non riusciva più a pensare

lucidamente, era paralizzata, lo sguardo perso di chi sa di non aver più vie

d‟uscita. Karl disse ai suoi uomini di lasciarle il tempo necessario per

pensare alle nuove informazioni e di realizzare la situazione, nel frattempo

sarebbe uscito per sbrigare delle faccende in sospeso con gli Gnaghi. Così

dicendo si voltò, salì agilmente le scale e chiuse la porta alle sue spalle. La

sua voce così acuta e irritante le penetrava fino nell‟animo,

terrorizzandola. Quell‟uomo sicuramente era un criminale pericoloso e le

aveva ampiamente dimostrato di non avere scrupoli di nessun genere.

Sicuramente non sarebbe stata una cosa veloce, pur di avere

l‟informazione che cercavano, non avrebbero esitato a torturarla. Ma

sarebbe stato tutto inutile, lei davvero non sapeva nulla e questa

consapevolezza era frustrante e irritante al tempo stesso.

I due uomini rimasti soli iniziarono a scambiarsi sguardi che non

lasciavano presagire niente di buono. << Una così bel bella ragazza, è un

peccato che faccia una cos così brutta fine! >> balbettò l‟uomo più basso.

<< e così dolorosa anche! >> aggiunse l‟altro. Il Lungo prese da un

piccolo cesto sotto un tavolo un paio di tronchesi, simili a quelle per potare

i vigneti. << Dici che è meglio se cominciamo dalla mano destra o dalla

sinistra? >> << Che fretta c‟è, il capo starà via per un po‟, possiamo

divertirci prima in un altro modo. >> Si avvicinarono e iniziarono a

toccarle il viso, le accarezzarono i capelli, infine le strapparono la

camicetta. Al solo pensiero le si gelò il sangue nelle vene, avrebbe

preferito morire fatta in tanti piccoli pezzi, piuttosto che essere toccata da

loro. Cercò di opporsi, ma senza ottenere alcun risultato, era legata e

stremata, sicuramente aveva un paio di costole incrinate o addirittura rotte

e loro erano notevolmente più forti di lei. Non le rimaneva che cercare di

evadere con la mente, isolarsi da quell‟esperienza stomachevole e

prepararsi al peggio. Inaspettatamente udì un rumore, come di una porta

quando si chiude. L‟uomo tozzo dinanzi a lei si accasciò al suolo con un

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tonfo sordo. Il Lungo iniziò a guardarla con sospetto, poi estrasse il

coltello dal fodero e la minacciò. << Giuro che ti faccio a pezzi se usi

un‟altra delle tue stregonerie. >> Era pazzo. Non c‟erano altre spiegazioni.

Non aveva fatto proprio nulla e di quale magia stava parlando? Sentì di

nuovo il rumore della porta e pensò che Karl fosse tornato per finirla,

aspettò qualche istante, ma non successe nulla. Forse non era lui. Ora

bisognava capire se ciò fosse meglio o peggio. Vide un soggetto muoversi

con una velocità tale da non sembrare umano, era molto agile e silenzioso,

riusciva a scorgerlo solo con la coda dell‟occhio. Si chiese chi mai potesse

essere, non aveva mai visto niente di neanche lontanamente paragonabile.

Non riusciva a capire se fosse un uomo o una donna, indossava un

cappuccio scuro che gli celava il volto. Il Lungo si accorse della presenza

dell‟estraneo e si mise all‟erta, iniziarono a volare oggetti, Kate vedeva il

sangue scendere dal suo volto e dal corpo, ma non vedeva l‟uomo nero

colpirlo. La luce fredda dei neon tremava dando un aspetto spettrale alla

scena. Si sentiva come la protagonista di un film horror, rinchiusa in un

sotterraneo, prigioniera in balia di assassini e psicopatici, pronti a tutto. La

paura, il sangue che le colava dalla ferita sul sopracciglio e il dolore non le

permettevano di vedere in modo nitido quello che stava succedendo.

Tuttavia era abbastanza certa che la figura incappucciata stesse avendo la

meglio, quello che si chiedeva era se per lei sarebbe stato meglio o peggio.

Lo avrebbe scoperto prima di quando potesse immaginare perché il

soggetto vestito di scuro ora era in piedi accanto a lei, la stava slegando

dalla sedia, mentre l‟altro uomo giaceva a terra alle sue spalle privo di

conoscenza. Provò ad alzarsi, ma non riusciva a stare in piedi. Si sentiva

debole, la testa girava vorticosamente e le costole le davano delle fitte

lancinanti. Sentì la testa diventare leggera e la vista lentamente si sfuocò

impedendole di vedere quello che stava succedendo. Si sentì avvolgere con

delicatezza da un mantello, mentre forti braccia la sollevarono da terra con

estrema facilità, come se fosse priva di peso. Il suo corpo smise di tremare

mentre l‟uomo si dirigeva velocemente verso le scale che portavano

all‟esterno stringendola a sé. << Non c‟è tempo per le spiegazioni, però

non devi preoccuparti, sei al sicuro. >> le sussurrò. Questa voce… Il suo

corpo caldo emana un profumo molto intenso di muschio selvatico. Stare

stretta tra le sue braccia le trasmetteva sicurezza e protezione ed era

davvero strano poiché non sapeva neppure chi fosse e quali fossero le sue

intenzioni. Per quel che ne sapeva, poteva essere stata una disputa tra

criminali e lei era la merce di scambio. Non riusciva a pensare, era

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stremata, il solo fatto di non essere più legata su quella sedia in qualche

modo le diede conforto.

Uscirono su una strada laterale, sentì l‟aria gelida sulla sua pelle, le ferite

le bruciavano, gli occhi aperti a fessura le permettevano di distinguere solo

delle ombre. L‟uomo si guardò più volte intorno come per assicurarsi che

non ci fosse nessuno, l‟ultima cosa che vide fu un accecante lampo di luce

verde, poi più niente, doveva essere svenuta di nuovo.

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CCCaaasssaaa,,, dddooolllccceee cccaaasssaaa...

Si svegliò diverse ore più tardi. Quando aprì gli occhi, si accorse che

vedeva sfuocato, riuscì solo a capire che si trovava in una stanza che le

sembrava vagamente famigliare ma non dove si trovasse esattamente.

Continuò a guardarsi intorno confusa cercando qualcosa che le permettesse

di orientarsi, poi finalmente lo vide. Sulla mensola vi era il carillon con la

ballerina, glielo aveva regalato suo padre per il suo quarto compleanno.

Era la sua stanza di quando era bambina e viveva con la nonna: tutto era

esattamente come l‟aveva lasciato, come se il tempo in quella stanza si

fosse fermato. Non pensava l‟avesse conservata con tale cura, sua nonna

doveva essere più sentimentale di quello che dava a vedere. Come ho fatto

ad arrivare qua? Si concentrò cercando di fare mente locale e ripercorrere

tutti gli ultimi avvenimenti. Si trovava in quello strano bar, poi era stata

rapita, lo scantinato, la lotta. La testa le scoppiava. Cercò di mettersi a

sedere per scendere dal letto, ma non ci riuscì, tutto le doleva come se

avesse sbattuto violentemente contro il muro, la stanza girava

vertiginosamente, lo stomaco era propenso a farle rivedere l‟ultima cosa

che aveva ingerito, dovette ristendersi subito. Non riusciva nemmeno a

muovere la spalla e il braccio destro. Alzò lo sguardo e vide che erano

fasciati. Si toccò il sopracciglio con la mano libera e sentì la superficie

rugosa di un cerotto, qualcuno l‟aveva medicata. Ripensò all‟uomo col

cappuccio, chi mai poteva essere? E come aveva fatto ad arrivare a casa

di sua nonna? Non ricordava nulla e non riusciva a trovare nessuna

risposta plausibile. Tutte quelle che le venivano in mente erano una più

assurda dell‟altra. Sicuramente l‟incappucciato era qualcuno che la

conosceva bene, ma non le veniva in mente nessuno con una forza e

un‟agilità neanche lontanamente paragonabile al soggetto che l‟aveva

salvata.

Poco dopo sentii una presenza vicino a lei, eppure era sicura di non aver

sentito aprire la porta, probabilmente doveva essersi appisolata.

Istintivamente mosse il braccio sinistro e toccò qualcosa di soffice e

peloso. Ritrasse immediatamente la mano. Guardò meglio e questa volta lo

riconobbe. << Cagliostro! >> Il gatto si era accoccolato vicino al suo corpo

e faceva le fusa mentre si strofinava contro la sua mano.

<< Era molto preoccupato per te. Sono tornato a prenderlo appena ho

potuto. Non sei stata carina a lasciarlo a casa tutto solo. >> Kate trasalì,

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non lo aveva visto né tanto meno sentito entrare. Lo osservò attentamente,

subito non riuscì a metterlo a fuoco e impiegò più del tempo normalmente

necessario per riconoscerlo. Era Daniel, il ragazzo del salotto; non poteva

crederci, si era intrufolato di nuovo in casa sua e come se non bastasse

ora, era anche in casa di sua nonna, questo era davvero troppo, non

poteva più tollerarlo. Era ancora molto frastornata, ma sentiva il sangue

ribollirle nelle vene. << Devi andartene subito! Chi ti ha permesso di

venire qua? Non voglio vederti mai più! Maledetto! Da quando sei

comparso nella mia vita, tutto ha cominciato ad andare a rotoli. Cos‟hai

nascosto in casa mia? Tu sai cosa stavano cercando quei pazzi?! >>

Ripensò ad Alex e le lacrime presero a scenderle lungo le guance. Si

sentiva tremendamente in colpa per aver pensato anche solo per un istante

che Daniel, un perfetto sconosciuto, fosse migliore, aveva lasciato che il

rancore la rendesse cieca. La collera le annebbiava la mente, non poteva

credere che stesse lì a guardarla tutto sorridente, mentre Alex era morto

per salvarla. Il suo corpo iniziò a tremare violentemente, sentiva la rabbia

crescere dentro di lei. Con tutta il fiato che riuscì a trovare e le costole che

le procuravano fitte lancinanti gli gridò di andarsene.

<< So che sei sconvolta, mi dispiace per il tuo fidanzato, ma ti giuro che

non ne sapevo nulla! >> Ribadì mantenendo la calma. << Non ho idea di

cosa gli sia successo, ma te lo giuro, non è dipeso da me, devi credermi.

>> Ovviamente non gli credeva, cominciò a urlare. << E‟ tutta colpa tua!

Ti odio! Alex è morto! Stai lontano da me! Vattene! >> Daniel rimase in

piedi, fermo, non sapeva cosa fare, non l‟aveva mai vista così sconvolta.

Sulla soglia comparve sua nonna richiamata dalle grida. << Vedo con

piacere che ti sei svegliata e stai molto meglio. >> Esordì con sarcasmo.

Poi continuò << Davvero un bel modo di ringraziare chi ha rischiato tanto

per salvarti la vita. >> Kate rimase a fissare sua nonna disorientata.

Non riusciva a credere che anche lei fosse dalla sua parte, loro sapevano

qualcosa di cui lei era allo scuro, anzi, a pensarci bene, tutti sapevano

qualcosa che la riguardava, tutti tranne lei, era così evidente. Si chiese

come facessero a conoscersi, era sicura di non averlo mai incontrato prima.

Improvvisamente il caso, quello che sul momento aveva definito uno

scherzo del destino, assumeva tutto un altro significato alla luce dei nuovi

avvenimenti. << Tu.. Voi vi conoscete? Chi è in realtà costui? Voglio

sapere cosa sta succedendo! Ne ho il diritto! >>

La nonna la guardò a lungo e l‟unica cosa che disse fu che non era certo

quello il momento per le spiegazioni. << Devi pensare solo a guarire e a

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riposarti, non devi preoccuparti di nulla, penseremo noi a tutto. Sei al

sicuro ora e questa è l‟unica cosa importante. >> Poi si girò verso Daniel e

gli chiese se poteva fare qualcosa per aiutarla. Lui come risposta fece un

cenno con il capo e la rassicurò.

<< Molto bene. >> Dopodiché senza neppure degnarla di uno sguardo uscì

dalla stanza lasciandola sola con lui. Kate lo incenerì con lo sguardo, tutto

quello che voleva, era essere lasciata in pace col suo dolore.

Daniel ignorò il suo sguardo, si avvicinò al letto e le prese la mano fra le

sue senza dire una parola. Poteva sentire chiaramente il suo respiro

accelerare, fino a diventare quasi affannoso, mentre si avvicinava a lei, il

suo profumo la inebriava, si sentiva come stregata, non riusciva a

muoversi o forse non voleva farlo. Il cuore disobbediente al suo pensiero

iniziò a martellare sempre più forte e il ritmo accelerava man mano che il

suo viso si faceva più vicino. Appena le labbra di Daniel si posarono

dolcemente sulle sue una sensazione inspiegabile di calore pervase tutto il

suo corpo, come se avesse preso fuoco dall‟interno. La mente perse ogni

controllo sul suo volere, non riusciva a opporsi. Irrazionalmente voleva

non finisse mai, sentiva la testa leggera, tutte le paure, le angosce, era tutto

sparito. Si sentiva felice come non lo era mai stata prima.

Riaprì gli occhi e lo guardò, non sapeva cosa dire. Daniel si allontanò

come se niente fosse e le chiese come stava. Le ci vollero diversi secondi

per riacquistare il controllo su se stessa. << Come sto? >> ripeté

disorientata. Non riusciva a crederci. Che arroganza, che impertinenza...

Senza volerlo lo colpì con un sonoro schiaffone.

Daniel sorrise. << Vedo con piacere che stai meglio! >> Le voltò le spalle

e senza aggiungere altro lasciò a sua volta la stanza. Chi si credeva di

essere, se l’era proprio meritato.

Istintivamente si toccò la spalla e vide che andava molto meglio, non solo

era guarita, ma addirittura era riuscita a colpirlo con forza. Com‟era stato

possibile? Era un sogno? Sicuramente lo era, non vi erano altre spiegazioni

logiche per questa situazione così assurda.

Si sentiva impotente e disorientata, ancora non riusciva ad alzarsi dal letto,

tuttavia l‟unica cosa che voleva più di tutto era andarsene da quella casa e

mettere distanza tra lei e Daniel. Rassegnata, volse la testa verso la grande

finestra alla sua sinistra. Il sole si abbassava verso l‟orizzonte poggiandosi

delicatamente sulla superficie del grande Lago Nero, mentre la notte

avanzava lentamente fra gli alberi. Era davvero provata dalla lunga e

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faticosa giornata, più di quello che volesse realmente ammettere, chiuse gli

occhi solo per un istante e si addormentò immediatamente.

All‟inizio era serena, dormiva tranquilla, senza sogni, poi gli incubi

presero vita e iniziarono a tormentare il suo sonno. Rivisse l‟esperienza

della cantina, vide Alex che le chiedeva il perché di tutto questo, era

consapevole che non c‟era più, e la colpa era solo sua e di nessun altro. A

un tratto la cantina scomparve, ora si trovava davanti a un grande cancello

nero in ferro battuto. Vide Karl, indossava una tunica rosso fuoco, i suoi

occhi erano come di pietra, completamente immobili e inespressivi. Si

avvicinava, voleva allontanarlo, ma non era abbastanza forte, non riusciva

a spingerlo via con la mano. L‟aveva afferrata e la strattonava con forza.

Continuava a chiederle, dove tenesse la chiave e quando non gli

rispondeva, le faceva del male. Lei cercava di rispondere ma si sentiva

affaticata, per quanto s‟impegnasse le forze, le venivano meno, non

riusciva a parlare. Poi la scena cambiò di nuovo, vide la casa della sua

amica, immediatamente una brutta sensazione la pervase, non l‟aveva

avvertita, anche lei poteva essere in pericolo.

Doveva assolutamente dirle di stare lontana, salì con grande fatica il primo

gradino, ma prima che potesse entrare per avvertirla la scena era cambiata

nuovamente, si trovava in uno strano posto che non aveva mai visto,

eppure le sembrava così familiare, com‟era possibile? Intorno a lei non

c‟era nessuna casa o vegetazione, si trovava in mezzo al nulla, solo terra

rossa bruciata dal sole e desolazione, l‟aria era satura di paura e sofferenza.

Le veniva voglia di piangere. Cominciò ad agitarsi e urlare. << Mi

dispiace, mi dispiace >> continuava a ripetere come una cantilena. <<

Svegliati. >> << Svegliati, è solo un brutto sogno. Kate, apri gli occhi. >>

Questa voce, così rassicurante, eppure così lontana. Piano, piano riuscì a

distinguerla in modo più nitido, cercò di seguirla, voleva raggiungerla, ma

il dolore e la tristezza che aveva nel cuore erano un fardello troppo

pesante, non le permettevano di allontanarsi da quel luogo, come se mani

invisibili la trattenessero. Si svegliò di soprassalto. Ansimava e si sentiva

soffocare. Si guardò intorno, accanto a lei c‟era Daniel che la fissava con

aria preoccupata. Un‟insistente sensazione di angoscia le opprimeva il

petto e il respiro rimaneva affannoso. D‟istinto lo abbracciò forte. Pianse a

lungo senza neppure sapere il perché, mentre Daniel cercava di

tranquillizzarla e le accarezzava amorevolmente i capelli. Ogni suo gesto

era così familiare, razionalmente sapeva che ciò non era possibile, ma lo

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percepiva come una presenza costante nella sua vita e non come un

estraneo, conosciuto solo pochi giorni prima.

<< Angela. >> urlò. La consapevolezza che potesse essere in pericolo, che

potessero farle del male per colpa sua le impedirono di nuovo di respirare,

non riusciva a parlare. << Devi calmarti, è un attacco di panico. Cerca di

respirare profondamente. >> Ripensò alla sua amica, doveva avvertirla

subito. Non si erano più sentite dalla telefonata di auguri per il suo

compleanno, ma sicuramente se non lo aveva già fatto, stava per rientrare,

era questione di ore. << Devo telefonare ad Angela! >> disse di getto.

Daniel la fermò con la mano mentre cercava di scendere dal letto. <<

Abbiamo già mandato qualcuno a prenderla, si trovava in un posto sicuro.

Non hai motivo di temere per la tua amica. >> Questa notizia la fece

sentire subito meglio, non voleva che succedesse qualcosa di brutto a

nessun‟altra persona a cui voleva bene, e soprattutto per colpa sua. <<

Posso chiamarla? Voglio sentire la sua voce! >> << Purtroppo non è

possibile, è troppo pericoloso. >> rispose. << Ti prometto che appena

potrai farlo t‟informerò personalmente. >> Le rispose serio. Kate ci pensò

un momento, come facevano a sapere dove trovare Angela? E quale

giorno sarebbe tornata? No, tutto questo era strano. << Non posso

spiegartelo adesso, ma vedrai che quando saprai tutto riuscirai a dare un

significato a quello che ti sta succedendo. Non sono io la persona più

indicata per farlo, però sono qui per te se lo vuoi. >> rispose dolcemente.

Kate continuava a guardarlo senza capire a cosa si stesse riferendo. Perché

era lì per lei? Chi o cosa era per lui?

<< Cerca di riposare, hai avuto una giornata difficile. >> Kate rimase in

attesa, sperava di riuscire ad avere qualche altra informazione che gettasse

un po‟ di luce sugli ultimi avvenimenti che le erano capitati.

Ma Daniel non aggiunse altro, si era chiuso in un silenzio impenetrabile.

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LLL‟‟‟aaattttttaaaccccccooo...

Sul Danubio, a circa sessanta chilometri da Vienna, sorge Bratislava, una

piccola cittadina circondata da pianura e paesaggio agricolo. Adele, la

nonna di Kate viveva poco lontana da essa, a Hill House, una grande villa

chiamata così poiché fu costruita proprio in cima alla collina, da cui

domina tutto il paesaggio circostante. E‟ passata per ben sette generazioni

al primo discendente; appartiene alla loro famiglia praticamente da

sempre. Quando era bambina, sua nonna le raccontava spesso delle origini

di quella casa e si soffermava su quanto fosse fantastico viverci e farne

parte. Le diceva sempre che era un bene da proteggere e custodire

gelosamente. Kate in cuor suo aveva sempre ritenuto piuttosto improbabile

che qualcuno avrebbe mai potuto comprarla data la posizione e il valore

approssimativo della proprietà. Il giardino è delimitato da un‟alta

recinzione di ferro con punte affilate come rasoi volte verso il cielo e un

grande cancello contornato da rose in ferro battuto con spine molto

pronunciate è l‟unico accesso alla casa. E‟ praticamente impossibile da

raggiungere per chiunque non ne conosca la precisa ubicazione o non vi

sia stato invitato. Per non parlare della strada per arrivarci, estremamente

stretta e tortuosa. Si era sempre chiesta come facesse sua nonna a vivere in

un luogo tanto isolato e così poco agibile. Con il passare degli anni

avrebbe dovuto cercare sicuramente una sistemazione in centro, più vicino

ai servizi pubblici.

Erano da poco passate le nove quando Anita, la governante, bussò alla

porta ed entrò con il vassoio della colazione. Erano successe un sacco di

cose strane in questi giorni che non riusciva a spiegarsi razionalmente e

sua nonna la stava accuratamente evitando, continuava solo a ripeterle che

non era il momento. << Abbiamo cose più importanti di cui occuparci. >>

Daniel dopo l‟altra notte non si era più presentato. Si sentiva

tremendamente frustrata e in colpa, si era comportata molto male con lui,

lo avevo colpito come una ragazzina, doveva assolutamente cercarlo e

scusarsi. In fondo era solo grazie a lui e al suo tempismo se era uscita viva

da quello scantinato. Chissà poi come aveva fatto a trovarla? Magari, con

un po‟ di fortuna sarebbe riuscita anche a estorcergli qualche risposta.

Anita lasciò il vassoio con pane tostato, marmellata e succo di frutta sul

comodino, prima di uscire si raccomandò che mangiasse tutto e si

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rimettesse a letto. << Deve rimettersi in forma al più presto signorina, ha

ancora bisogno di riposo. >> Tutte raccomandazioni superflue, chi la

conosceva bene sapeva che non le avrebbe seguite, tuttavia valeva la pena

provarci. Fece colazione, si vestì in fretta e si assicurò che Anita non fosse

nei paraggi. Senza farsi notare, scese in punta di piedi le ampie scale fino

all‟atrio. Si diresse sempre nel più assoluto silenzio e rimanendo vicino al

muro, verso la porta di servizio che dava sul giardino. Mentre si stava

domandando dove avrebbe potuto trovarlo, vide passare poco lontano da

lei un‟ombra che gli somigliava. Senza pensarci due volte decise di

seguirlo.

L‟uomo lasciò presto il giardino e si diresse verso l‟area dove la

vegetazione era più fitta scomparendo dietro un arbusto. Fortunatamente

era una giornata nuvolosa così non doveva preoccuparsi molto della sua

ombra e del riflesso dei raggi del sole. L‟uomo camminava con passo

sicuro e spedito di chi conosce il luogo e sa, dove sta andando. Kate

faticava non poco a stargli dietro, tuttavia era piuttosto brava come

pedinatrice, infatti, il soggetto, non si era voltato indietro nemmeno una

volta. Proprio mentre stava formulando questo pensiero, lo perse di vista.

Che stupida sono stata, invece di pensare a queste cose avrei dovuto

prestare maggiore attenzione. E adesso? Non sapeva, dove potesse essere

andato, anzi, a essere sincera non sapeva neppure, dove si trovasse lei in

questo momento, era un luogo, dove non le era permesso andare a giocare

da bambina e quindi che non conosceva assolutamente. Non sapeva in

quale direzione proseguire. Si sentii immensamente a disagio, per seguirlo

non si era curata di guardare dove stesse andando e ora non sapeva più

tornare a casa. Che figura avrebbe fatto quando, scesa la notte, sarebbero

andati a cercarla? Doveva mantenere la calma, ormai era una donna adulta,

in qualche modo ne sarebbe venuta a capo e avrebbe ritrovato la strada di

casa. Si guardò intorno in cerca di un riferimento, qualcosa che potesse

aver visto mentre giungeva lì, ma la vegetazione era troppo fitta, vedeva

solo alberi e cespugli oltretutto simili tra loro. Un‟ondata di panico stava

per travolgerla, non voleva cedere, ma era seriamente preoccupata, si era

persa, questo era un dato di fatto. Respirò profondamente per calmare i

nervi e cercare di ragionare con lucidità. Mentre stava decidendo quale

direzione imboccare una mano l‟afferrò da dietro e un‟altra le coprì la

bocca impedendole di urlare. L‟adrenalina schizzò alle stelle. Era

terrorizzata, ma doveva assolutamente reagire. Cercò di agitarsi e di

liberarsi dalla stretta, ma ogni suo sforzo fu facilmente vanificato, era

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39

troppo forte per lei. Provò a scalciare cercando di colpirlo, ma lui la schivò

abilmente. Il suo corpo fu schiacciato con forza con le spalle contro il

tronco di un albero da quello dell‟uomo incappucciato, questo le impedì

ulteriormente qualsiasi movimento. Non riusciva a vederlo in modo chiaro,

erano in penombra e l‟uomo portava una tuta verde che si mimetizzava

perfettamente con la vegetazione.

Erano vicinissimi, poteva sentire il calore del suo respiro e il battere

impazzito del suo cuore. Cercò di scorgere un viso sotto il cappuccio

scuro, ma la poca luce non glielo permise, sembrava che il colore della

pelle fosse verdastro anch‟esso. << Perché mi stavi seguendo? >> Le

chiese con voce roca l‟uomo misterioso mentre la stringeva più forte

contro di sé. La sua voce aveva un qualcosa di strano, nonostante la

situazione non si sentiva spaventata.

<< Sono mortificata, devo averla scambiata per un‟altra persona. Non

volevo spiarla. >> disse con un filo di voce e cercò di divincolarsi, ma fu

tutto inutile. La sua presa d‟acciaio non accennava a cedere, riusciva a

sentire il suo corpo muscoloso e i suoi nervi in tensione. Nonostante le sue

scuse, l‟uomo non accennò a lasciarla e sul suo viso iniziò a leggersi la

paura. Temeva fosse uno degli uomini che l‟avevano rapita quella sera al

bar. Si chiese se fosse possibile che l‟avessero seguita fin lì? Era

improbabile. Ma non impossibile. Gli occhi le divennero lucidi, non

avrebbe sopportato un‟altra situazione come quella dello scantinato,

soprattutto a così poca distanza.

Aveva un‟aria così spaventa, l‟uomo non poté fare a meno di ridere di

gusto. Allentò la presa e si allontanò un poco da lei, poi tirò indietro il

cappuccio e le parlò con voce insolitamente dolce. << Perché mi stavi

seguendo? >> << Volevi forse dirmi qualcosa Kate? >>

Non riusciva a crederci. Appena pronunciò il suo nome, capì all‟istante chi

era. Non riusciva a capacitarsi che le avesse giocato uno scherzo di così

cattivo gusto. << Mi hai spaventato a morte, ti sembra il modo di

comportarsi? >> Lo rimproverò severa. << Non puoi comparirmi alle

spalle all‟improvviso e aggredirmi! >> La sua voce era alterata e stridula.

Cercò di allontanarsi. Ma lui non accennò a spostarsi e non lasciò la presa,

anzi come risposta la strinse di nuovo contro di sé e la baciò con passione.

Un bacio inaspettato, ma incredibilmente desiderato. Fin dal loro primo

incontro era rimasta attratta da lui, sentiva come un legame, qualcosa li

avvicinava, come se si appartenessero. Kate sentì la terra vacillare sotto i

piedi, il suo profumo era così inebriante, la sua parte razionale cercava di

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metterla in guardia, infondo non sapeva proprio nulla di lui, ma il suo

corpo fremeva, desiderava quell‟abbraccio e quel contatto. Non era

paragonabile alla prima volta che le loro labbra si erano sfiorate, era molto

più personale e profondo. Dopo qualche istante Daniel si spostò. Non disse

una parola, come se non fosse successo nulla e iniziò a guardarsi intorno

con attenzione. Kate riprese fiato rimanendo ancora per qualche istante

appoggiata al tronco dell‟albero, quasi temesse che le gambe non

riuscissero a reggere il suo peso. << Scusa, chi ti ha dato il permesso? >>

lo accusò con voce acida appena riuscì a recuperare il controllo sulle sue

emozioni. Daniel le mise un dito davanti alle labbra per farla tacere.

<< Certe cose non si chiedono! Ma se ti ho importunata, prometto

solennemente che la prossima volta cercherò di trattenermi. Però non devi

più seguirmi da sola nel bosco, altrimenti sai, la tentazione è forte. >>

Sorrise divertito.

Da quando lo aveva conosciuto, era rimasta affascinata da questo suo

continuo comparire e scomparire dalla sua vita, quel velo di mistero

attorno a lui la intrigava parecchio, ma era altrettanto chiaro che oltre a

non essere una persona affidabile nascondeva qualcosa ed era giunto il

momento di chiederglielo. Aveva bisogno di capire, questa volta non si

sarebbe arresa tanto facilmente. << Dove sono i tuoi genitori? Abitate qui

vicino? >> chiese all‟improvviso. << Perché mi sento come se ti

conoscessi da sempre? Eppure ci siamo incontrati solo qualche giorno fa,

giusto? Ho bisogno di risposte. >> Non era più sicura di niente. Doveva

assolutamente riuscire a spiegarsi come facesse a conoscere sua nonna e

perché il suo profumo, il suo abbraccio, le fossero così famigliari

nonostante non ricordasse di averlo mai visto prima. Gli occhi di Daniel

divennero bui e tristi. << I miei genitori sono morti. O, almeno per me, lo

sono entrambi! >> rispose secco, quasi arrabbiato. Kate rimase spiazzata,

da quando si erano conosciuti, era sempre stato di buon umore, scherzoso e

gentile, non si aspettava una risposta del genere, ma forse era lecito, gli

aveva fatto una domanda troppo personale, probabilmente aveva toccato

un brutto tasto.

Prima che potesse aggiungere altro Daniel l'afferrò per mano e le fece

segno di non parlare. Camminarono per un po‟ in silenzio tra cespugli e

arbusti. La condusse verso una grotta e si sedettero al suo interno su due

piccoli massi. << Per il momento è sicura, ma non possiamo rimanere a

lungo perciò cercherò di essere il più breve ma esauriente possibile. >>

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Kate rimase senza parole, com‟era possibile che riuscisse a prevedere

quello che stava per chiedergli? Era così scontata?

<< Penso sia giusto darti qualche spiegazione, ne hai il diritto, anche se

forse non è il momento migliore e soprattutto non sono io la persona più

adatta per farlo. Ti chiedo scusa per non essere stato sincero fin dall‟inizio.

Avevi ragione a stare in guardia da me e ti chiedo ulteriormente scusa per

il mio comportamento indecoroso di poco fa, non avrei mai dovuto

baciarti, ma averti così vicina mi ha fatto perdere il controllo. >> Stava di

nuovo per ribattere, ma Daniel le fece segno di aspettare. << Meglio se

partiamo dall‟inizio. >>

<< Quando mi hai trovato in casa tua, non è stato un caso, ti stavo tenendo

d‟occhio da diverso tempo. Il mio compito era quello di sorvegliarti e

proteggerti, sono uno dei custodi di cui parlavano quei vili individui. Ho

vegliato sul tuo sonno per anni prima che arrivasse Alex, poi mi sono fatto

più discreto, il pericolo che potesse vedermi era troppo alto, così vi

osservavo a distanza. Qualche tempo fa però, non vedendolo rientrare per

diversi giorni consecutivi, mi sono insospettito, così ho deciso di venire a

controllare di persona com‟era la situazione e cosa sapevi di tutto questo.

Non sono capitato per caso davanti al tuo negozio e non ti ho trovata per

caso in quella cantina. Ho assistito a tutta la scena, ho visto due uomini al

servizio di Karl trascinarti fuori dal bar, ma non potevo correre in tuo

aiuto, non dovevo farmi vedere o ti avrei messo in un pericolo ancora più

grande. >> << Eri tu l‟uomo al banco con l‟impermeabile che parlava col

barista? >> Daniel fece segno di assenso con la testa. << Perché devi

controllarmi, non capisco. Quindi non hanno sbagliato persona, erano

proprio lì per me >> Pur non volendo non riuscì a impedirsi di

rabbrividire. << Non potevo affrontare Karl da solo, per di più col rischio

di coinvolgerti, ho dovuto aspettare il momento giusto. E‟ stata una vera

tortura saperti nelle loro mani e non poter correre subito ad aiutarti.

Quando finalmente sono riuscito a entrare in quella sudicia cantina e ti ho

vista legata alla sedia, così spaventata e sanguinante ho perso il controllo.

Mi dispiace, spero di non averti spaventata ulteriormente, so che non sono

andato molto per il leggero con quei due, ma volevo solo portarti via in

fretta, prima che tornasse Karl e non ho considerato altro. Mi sono lasciato

coinvolgere, dovevo essere più prudente e agire con più cautela, ma

quando si tratta di te, non capisco più nulla. >> Kate rimase in assoluto

silenzio, non capiva come facesse a conoscerla, né perché le fosse così

affezionato. << Appena ti saranno spiegati gli avvenimenti che hanno

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portato a questa situazione e saprai tutto, mi odierai, ma ti prego, fino ad

allora permettimi di starti vicino. La famiglia e il sangue che ti scorre nelle

vene lasciano in noi un marchio indelebile che sei costretto a portare,

anche se non condividi nulla di quello che hanno fatto. >>

Kate continuava a guardarlo in silenzio, ripensava alle sue parole indecisa

se arrabbiarsi, era troppo confusa. Di quale luogo stava parlando? Per

quale motivo la pedinava da tempo e come poteva provare qualcosa per

lei, se si erano appena conosciuti? Mille domande affollavano la sua

mente. I suoi occhi erano così limpidi; era sincero, non poteva sbagliare.

Sono rimasto una presenza costante nella tua vita, ti ho vista crescere,

diventare una donna forte e molto bella. Gioivo con te dei tuoi successi e

fremevo per aiutarti nei momenti difficili, ma non potevo incontrarti, ti

avrei messo in serio pericolo. Giorno dopo giorno mi sono innamorato di

te, so che è un grosso errore, non sarebbe mai dovuto succedere. Daniel era

a pochi passi da lei con la testa tra le mani, il viso contratto, era logorato

da un tormento interiore che non poteva nemmeno immaginare. Senza

sapere il perché si alzò, sentiva il bisogno irrefrenabile di abbracciarlo e

così fece.

Non capiva tutta questa situazione che si stava venendo a creare intorno a

lei, però le sue parole sembravano vere e quando era tra le sue braccia, si

sentiva al sicuro, provava sensazioni forti come non le capitava da molto

tempo. Non voleva chiedersi se fosse giusto o sbagliato, per la prima volta

nella sua vita voleva staccare il cervello e godersi questo momento senza

pensare alle conseguenze. Si guardarono intensamente negli occhi, erano

così belli, avrebbe potuto guardarli per ore e perdersi nella loro profondità.

Lentamente i loro corpi si avvicinarono, le labbra si sfiorarono di nuovo,

stavano per baciarsi quando Daniel si spostò di scatto e disse che dovevano

assolutamente rientrare subito. << Ci siamo attardati troppo. Ci hanno

trovato. Dobbiamo andarcene subito! >> Prima che Kate potesse dire

qualcosa, l'afferrò per la mano e si diresse il più velocemente possibile

fuori dal bosco, in direzione della casa. I suoi movimenti erano

estremamente fluidi, sicuri, la guidava senza esitazioni lungo sentieri quasi

invisibili, doveva conoscere davvero bene quel luogo, era evidente che era

già stato lì parecchie volte... il mistero intorno a lui e a questa storia

diventava sempre più fitto.

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Stavano correndo, quando, tutto a un tratto, si bloccò e si mise davanti a lei

sulla difensiva. Kate si guardò intorno ma non vide nulla, si chiese cosa

stesse aspettando.

Trascorsero diversi secondi prima che riuscisse a sentire un cespuglio alla

sua sinistra muoversi in lontananza. Concentrò lo sguardo in quella

direzione e finalmente lo vide anche lei. Assomigliava a un grosso cane, il

mantello era scuro ma presentava alcune macchie irregolari color ocra, il

pelo era corto e molto rado, in alcuni punti ne era addirittura privo e si

vedeva chiaramente la pelle scura. Il muso ottuso, le orecchie dritte e

grandi, quasi sproporzionate rispetto al corpo scarno. I suoi occhi scuri la

stavano fissando bramosi, ogni suo movimento era calcolato e mirato a

raggiungerla. Correva molto veloce tra le file di alberi parallelamente a

loro. Dopo pochi istanti ne vide un altro, e un altro ancora, tutti si

dirigevano nella loro direzione. In pochi istanti furono circondati da un

branco di grossi cani randagi. Sentì il cuore accelerare paurosamente i

battiti e il suo corpo prese a tremare come una foglia. Il branco stava per

attaccarli, girava loro intorno digrignando i denti con la schiuma alla

bocca. Terrorizzata, si strinse più vicina a Daniel. Era stata talmente

impegnata a non staccare lo sguardo, a controllare ogni loro minimo

movimento da non essersi accorta che Daniel stava pronunciando qualcosa

d‟incomprensibile, come se fosse caduto in trance. << Non penso sia

affatto il momento per mettersi a pregare, forse è meglio correre veloci o

cercare di arrampicarsi su un albero. >> Il suo viso parve scurirsi e

assumere una colorazione verdastra. La terra tremò vigorosamente.

Perfetto pensò, ci mancava solo un bel terremoto a completare

quest’assurda situazione! Ma non era l‟interno della terra a scuotere il

terreno, le radici delle piante uscirono da sotto la superficie, come se

improvvisamente avessero preso vita, afferrarono le zampe degli animali

imprigionandoli in una sorta di morsa. << Corri più forte che puoi! >> le

gridò Daniel all‟improvviso. << Le radici non li fermeranno, possono solo

rallentarli per farci guadagnare un po‟ di tempo mentre cerchiamo di

raggiungere il castello. >> Non era il momento di chiedere spiegazioni, la

corsa sembrava una buona idea così obbedì all‟istante, senza farselo

ripetere.

Corse più forte che poté, ma presto fu troppo stanca per proseguire, era

ancora convalescente, la milza le dava delle fitte terribili, iniziò a

rallentare fino a fermarsi, non si era resa conto di essersi allontanata così

tanto da casa. Mentre riprendeva fiato, sentii il loro ululato, prima in

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lontananza, poi sempre più vicino, non le rimaneva molto tempo, doveva

assolutamente riprendere a correre, ma non ci riusciva, le servivano ancora

un paio di minuti di defaticamento. Daniel si avvicinò, disse che non c‟era

più tempo, stavano arrivando, così la prese in braccio. Corse come non

aveva mai visto fare nessuno. I rami lo schiaffeggiavano e ferivano il suo

volto creando piccoli tagli, ma lui non cercava di ripararsi con la mano,

quasi non se ne accorgesse. Le sue mani mantenevano saldamente la presa

sul suo corpo in modo che fosse protetta e non rischiasse di cadere. I sassi

disseminati sul terreno lo costringevano a salti o deviazioni improvvise,

ma lui continuava ad andare avanti, come se l‟unica cosa importante fosse

raggiungere la tenuta il prima possibile.

Finalmente riuscirono a scorgere la porta d‟ingresso. Una piacevole

sensazione di sollievo pervase il suo corpo. Daniel tuttavia non rallentò

fino a quando non varcò la porta e barricò tutti gli ingressi. Pochi istanti

dopo, mentre stavano riprendendo fiato, comparve Adele con aria

preoccupata. << Dove sei stata, ti ho cercata fino adesso. Non eri nella tua

stanza a riposare, e perché siete tutti sudati e graffiati? Che cosa sta

succedendo? >> Ma la risposta non si fece attendere. Si udirono

chiaramente dei colpi sordi in sequenza provenire da fuori. L‟impatto fece

sussultare pericolosamente la porta d‟ingresso, nonostante fosse molto

spessa, sembrava dovesse cedere da un momento all‟altro alla foga di

quegli urti. Adele non perse tempo, mantenendo il pieno controllo chiamò

Paul, il maggiordomo e diede disposizione per la protezione del castello.

<< Venite con me! >> ordinò secca. Li condusse nel suo studio e chiuse

bene la porta. Kate rimase a guardarla piena di ammirazione, la sua

compostezza era irreale, nonostante la situazione assurda, era lucida,

padrona di sé.

Si sedette dietro la sua scrivania, li osservò attentamente per alcuni minuti,

aspettando chiarimenti. Nessuno disse nulla, erano troppo imbarazzati, non

sapevano come spiegare la loro presenza insieme nel bosco. Adele si alzò

di scatto, questa volta non era più così calma, si rigirava nervosamente il

fermacarte tra le mani. << Esigo una spiegazione dettagliata dei fatti,

immediatamente! >> tuonò. Kate lo guardò con aria interrogativa, anche a

lei sarebbe piaciuto sapere cos‟era successo. Fu Daniel a parlare. << Siamo

stati attaccati da un branco di licaoni, probabilmente messi a guardia del

Lago Nero. >> Adele rimase immobile, aveva assunto un‟espressione

d‟incredulità, tuttavia non disse una parola. Prima che potesse proseguire

nella spiegazione, la curiosità umana di Kate ebbe il sopravvento.

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<< Che cosa sono i licaoni? >> Chiese istintivamente.

<< Sono dei mammiferi carnivori, simili ai lupi, ma molto più grandi e

aggressivi. Le orecchie sono più lunghe ed estremamente sensibili,

riescono a percepire anche le vibrazioni del suono nell‟aria, hanno grandi

zampe con quattro unghie, pelo ispido, maculato, il corpo snello e veloce.

Sono i cani guardiani al servizio di Karl. >> Rispose prontamente Daniel.

Kate rabbrividì, pensò che per un soffio non era diventata la cena di un

grosso lupo. << In passato erano uomini; poi si sono macchiati di un

crimine terribile, hanno ucciso un loro simile e si sono cibati delle sue

carni. Come punizione sono stati trasformati in animali e sono costretti a

girovagare senza meta, al servizio di colui che riesce a dominarli. >>

aggiunse Adele. Kate sentì lo stomaco contorcersi, era disgustoso, non

riusciva neppure a immaginarsi una cosa simile. << E perché l‟avrebbero

fatto? >> << Per sete di potere, una sorta di cerimonia tribale. Alcuni clan

sono convinti che l‟ingestione della materia corporale umana possa

trasferire le virtù positive del morto, farti assorbire il suo sapere e la sua

forza. >> questa volta fu Daniel a risponderle.

Adele si strinse nello scialle, incrociò le braccia sotto il seno, come per

proteggersi da qualcosa che non potevano vedere. Volse le spalle verso la

finestra. << Non è possibile che siano già stati informati della tua presenza

qui, eppure siamo stati molto attenti. Il suo viso era così pallido illuminato

dalla luce della finestra, non l‟aveva mai vista così fragile, come se

improvvisamente tutti gli anni le pesassero sulle spalle. << Sei stato un

irresponsabile ad allontanarla da noi, cosa pensavi di fare? >> la sua voce

ora era tagliente e molto arrabbiata. Daniel abbassò lo sguardo e non

replicò. << Non è colpa sua, sono stata io a seguirlo nel bosco >> ma

prima che potesse terminare la frase, comparve del fumo rosso sotto il

grande quadro che raffigurava suo nonno in posizione di trionfo. Il quadro

si spostò, come fosse una porta scorrevole. Comparvero le signore del

circolo della Rosa nera. Come avevano fatto a essere li? Salutarono Kate e

vedendola piuttosto accigliata, si avvicinarono cautamente. << Scusateci se

non siamo passate dalla porta principale, ma purtroppo come ben sapete

non è agibile. >> Clara si avvicinò a Kate e le poggiò una mano sulla

spalla. << Non devi preoccuparti mia cara, andrà tutto bene, sistemeremo

tutto noi, ma il tempismo è fondamentale. Su al lavoro, non perdiamo altro

tempo. >> Kate osservò la donna che aveva cercato di tranquillizzarla. Era

una signora paffutella, di mezza età, vestita in modo molto stravagante e

colorato. Ricordava a malapena il suo viso, l‟aveva intravista qualche volta

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nel salotto di sua nonna mentre prendevano il tè, o discutevano di attualità.

Vederla in un contesto così assurdo le fece uno strano effetto. Tutte le

signore si avvicinarono ad Adele aspettando istruzioni sul cosa fare, erano

tutte perfettamente a proprio agio, come se fosse una consuetudine. Non

riusciva a capire come tutto questo fosse possibile. Non erano

minimamente spaventate, sembravano invece piuttosto seccate per non

aver potuto usare l‟entrata principale.

<< E‟ giunto il momento di liberare i suoi poteri, non possiamo indugiare

oltre, sta diventando troppo pericoloso. >> bisbigliò la signora più alta,

con i capelli brizzolati e lo sguardo severo in direzione di Adele. <<

Dobbiamo radunare tutte le alleanze e chiedere aiuto, Victor sta

diventando ogni giorno più forte, la presenza dei licaoni così vicini alla

villa lo dimostra. Non possiamo resistere ancora per molto. >> Adele non

rispose, si strinse ancora di più nelle spalle, indecisa su quale fosse la

decisione giusta da prendere. << Erriet ha ragione. >> Continuò una donna

minuta dalla carnagione molto pallida. << L‟unica che può riunire tutti e

opporsi al suo regno di terrore è lei, l‟Erede legittima al trono. >> si fermò

un secondo come per sottolineare l‟importanza di ciò che aveva appena

detto e guardò Kate aspettando che riuscisse a comprendere la gravità della

situazione. Come risposta Kate pensò che non fosse proprio il momento

per uno scherzo. Erede al trono? Di cosa stanno parlando? E di quale

paese poi? Le monarchie sono praticamente scomparse! Soprattutto di

quali poteri stanno parlando? Non ho mai avuto attitudini particolari,

figuriamoci se possiedo poteri magici. Stanno delirando tutti. Si guardò

intorno in cerca di una telecamera nascosta, se era uno scherzo, non era per

niente divertente. Scrutò attentamente i volti delle altre donne, ma tutte

avevano un‟espressione molto seria. Nella sua testa continuava a ripetersi

che era tutto assurdo, probabilmente stava sognando, non era reale. Si

diede anche un forte pizzicotto nel braccio, ma ebbe solo la conferma che

non stava sognando, il dolore che provò era reale, come le persone in

quella stanza.

Guardò verso Daniel con aria interrogativa, sperò che almeno lui potesse

spiegarle cosa stesse succedendo. I loro sguardi s‟incrociarono, per un

breve istante i suoi occhi cercarono di dirle qualcosa. Kate non riuscì a

capire, lui distolse quasi immediatamente lo sguardo e tenne gli occhi fissi

sul pavimento per tutto il resto del tempo. Le era parso di scorgere un velo

di tristezza misto a senso di colpa. << Che cosa sta succedendo? Non

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vorrei sembrare scortese, ma se è uno scherzo, non è divertente. Di cosa

state parlando? Quali poteri? >> era sconvolta.

Adele si avvicinò posandole una mano gelida sulla spalla. << Non devi

preoccuparti di nulla, continueremo a proteggerti, non sei sola. So che può

sembrarti tutto assurdo e irreale ma non c‟è tempo per le spiegazioni, devi

fidarti di me. >> fece una pausa, prese fiato. << Ti sarà chiarito tutto al più

presto, te lo prometto bambina mia. >> disse con voce calma e

rassicurante. << Sono giorni che continui a ripetermelo, esigo delle

spiegazioni e le voglio subito! >> stava alzando la voce ma questa

situazione la stava spaventando e irritando contemporaneamente. Era

stanca di questi segreti, frasi lasciate a metà, voleva la verità. << Devi

fidarti di me, come hai fatto quando eri piccola e sei venuta a vivere qui.

Dimmi, ti ho mai delusa? Devi solo portare ancora un attimo di pazienza.

Ti prego. >> Kate si sentiva incastrata, non poteva rifiutare, sarebbe stato

come ammettere che non aveva fiducia in lei, la donna che l‟aveva

cresciuta prendendosene cura per anni. Non aveva altra scelta. Si rassegnò

e la seguì senza ribattere. Si riunirono in biblioteca, Cagliostro compreso.

La nonna si mise in piedi al centro della stanza e iniziò a parlare con

estrema lentezza, come se ogni parola provenisse da molto lontano. << È

molto difficile per me informarti di tutto. Dal preciso istante in cui ti

saranno restituiti i poteri, sarai esposta a grandi pericoli; ma oramai non

abbiamo altra scelta. Non sei più al sicuro, ora sanno chi sei e dobbiamo

riconoscere che non siamo più in grado di garantirti sufficiente protezione.

>> il suo sguardo si posò duramente su Daniel. Era chiaro che mentre

parlava si riferiva a quanto avvenuto nel parco. Lo riteneva direttamente

responsabile e dal suo atteggiamento era altrettanto chiaro che lo pensava

anche lui. Si fece ancora più piccolo, schiacciandosi contro l‟angolo più

lontano della stanza, era evidente che si sentiva in colpa per l‟accaduto e

per quello che ne sarebbe conseguito.

<< Prima hai capito bene, sei l‟unica erede al trono. In questo momento il

regno è sotto la tirannia di uno stregone davvero malvagio, non ha avuto

pietà per nessuno. Ha tradito i tuoi genitori nonostante lo avessero accolto

amorevolmente quando si è trovato in difficoltà e ora li tiene prigionieri

nelle Terre Dimenticate così da poter regnare legalmente al loro posto. Pur

di trovarti ha fatto uccidere centinaia di bambini innocenti, la cui unica

colpa era quella di avere circa la tua stessa età. Noi siamo riusciti a

scappare portandoti in salvo, nascondendoti in questo mondo e l‟unico

modo per farlo era toglierti i poteri. Portavi il marchio reale, ti avrebbero

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trovata e uccisa all‟istante. Non potevamo assolutamente permetterlo.

Abbiamo portato con noi la chiave, l‟unico oggetto che ti permetterà di

tornare e porre fine a tutto questo, riportando la pace nel tuo regno. >>

Ecco cosa stava cercando quell’uomo, credeva avessi la chiave o almeno

sapessi dove fosse nascosta. Ora trovava un senso anche quegli strani

sogni che faceva recentemente. Riviveva esperienze passate, e in un certo

modo riusciva a mettersi in contatto con il suo paese natale. Non poteva

credere che fosse riuscito a devastare in quel modo la sua terra e tutta ciò

che vi cresceva. Non riusciva neppure a immaginare un uomo in grado di

fare del male a dei bambini, aveva rovinato la vita a così tante persone. Ha

seminato angoscia e disperazione senza fare distinzioni, qualcuno deve

fermarlo!I miei genitori. Forse, se fosse riuscita a portare a termine

positivamente il suo compito, e se per quel periodo fossero stati ancora

vivi, avrebbe potuto riabbracciarli. Cercò di immaginarsi i loro volti, erano

passati tanti anni, chissà se l‟avrebbero riconosciuta? Probabilmente anche

loro la credevano morta. Mille domande affollavano la sua mente, troppi

se li dividevano, non riusciva a credere che dopo tutti questi anni passati a

piangerli, fossero vivi. Un‟improvvisa ondata di rabbia pervase il suo

animo. Quanto tempo aveva sprecato, e per tutti questi anni li avevamo

lasciati a soffrire in quel luogo desolato, gli avevano girato le spalle. Non

poteva credere che sua nonna avesse permesso tutto questo. Sentiva la

rabbia crescere dentro di sé, e allo stesso tempo, delusione e amarezza. Si

sentiva presa in giro, nessuno le aveva chiesto se fosse d‟accordo, avevano

sempre deciso per lei; anche ora lo stavano facendo, costringendola a una

scelta obbligata. Doveva riacquistare i poteri, anche se non sapeva neppure

in cosa consistessero e seguire il destino che era stato scritto per lei.

Soprattutto doveva chiudere i conti con colui che aveva causato tutta

questa sofferenza. Ovviamente tutto dipendeva da lei, la posta in gioco era

il futuro del suo regno e dei suoi genitori, una cosa da poco insomma. Che

cosa sarebbe successo se avesse rifiutato? Avrebbero designato qualcun

altro? Guardò Daniel e di nuovo lo vide in un angolo con gli occhi bassi,

non aveva più proferito una sola parola da quando erano entrati in

biblioteca. << So che è un grosso fardello e credimi, non avrei mai voluto

che toccasse a te portarlo, ma te lo assicuro, non sarai mai sola, noi siamo

qui per aiutarti. Mi dispiace di averti mentito in questi anni, ma dovevo

proteggerti, non era ancora giunto il momento e non potevo rischiare che ti

trovassero. >> Kate continuava a guardare sua nonna e a far scorrere lo

sguardo su tutte le persone presenti in cerca di reazione. << Vuoi restare

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qualche minuto da sola? >> Le chiese con voce calma e comprensiva. <<

Adele, non c‟è più tempo, dobbiamo agire in fretta. >> Erriet era molto

ansiosa di liberare i suoi poteri e concludere questa faccenda. Questo irritò

ulteriormente Kate. Stava per ribattere quando Clara, la signora paffutella

prese le sue difese. << C‟è sempre tempo, ha il diritto di pensarci, è una

scelta da cui non si torna indietro, ha in mano il futuro di tutti noi, non può

decidere alla leggera. Usciamo a controllare la situazione e diamole il

tempo che le serve. >> In un batter d‟occhio erano scomparse tutte,

lasciandola sola. Daniel stava per chiudere la porta alle sue spalle. <<

Dove stai andando? Tu lo sapevi? >> stava per esplodere, poteva sentirlo

dalla voce. << Sì. >> << E perché non mi hai mai detto niente? È questo il

motivo per cui mi spiavi? Controllavate il vostro investimento? >> Daniel

fece un passo indietro e chiuse la porta davanti a sé. << Non parlare in

questo modo, tutto quello che hanno fatto, aveva solo lo scopo di

proteggerti, saresti morta vent‟anni fa se non fosse stato per loro. Dovresti

essere più riconoscente. >> Attese qualche istante prima di proseguire.

Scontrarsi non sarebbe servito a niente, meglio calmarsi e cercare di farla

ragionare. << Mi dispiace se ho alzato la voce. So che non è una decisione

facile, ma non hai scelta. Lui sa che sei viva e verrà a cercarti, la tua unica

possibilità è essere pronta. Da umana non riuscirai mai a tenergli testa. >>

cercò di avvicinarsi e di abbracciarla, ma lei non glielo permise. << E cosa

sarei esattamente? Un mostro? Una fatina? Tutto questo è assurdo! >>

camminava nervosamente per la stanza, come un animale in gabbia. << Lo

so. Tu sei l‟erede al trono, da te dipendono le vite di tutto il mondo

magico. Appartieni a una stirpe reale di maghi e streghe unica al mondo.

E‟ quello che sei, non puoi ignorarlo, prima o dopo dovrai farci i conti. >>

<< E tu cosa sei? >> Lo accusò. Questa situazione la stava facendo

impazzire, niente di quello che aveva vissuto negli ultimi anni era reale,

ma solo un‟apparenza, una menzogna ben strutturata. << E‟ complicato. Io

riesco a controllare le forze della madre terra e curare le ferite. Il mio

unico compito è aiutarti a riprenderti ciò che ti spetta. >> Aveva una strana

luce negli occhi, Kate capì immediatamente che non le stava raccontando

tutta la verità, ma sapeva anche che non le avrebbe detto niente di più. <<

D‟accordo. Sono pronta. >> Voleva solo che tutta questa follia cessasse l

più presto e tornare alla sua vita normale. << Hai fatto la scelta più giusta.

Io sono con te. >> << Certo, come se avessi avuto altre scelte. >> ribadì

secca. Fu chiesto a Daniel di uscire, anche se dal tono era più un ordine

indiscutibile che una cortesia. Non disse una parola, lasciò

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immediatamente la stanza, ma mentre varcava la soglia, il suo sguardo si

posò velocemente su di lei. Lui sapeva cosa l‟aspettava, glielo lesse

chiaramente negli occhi anche se tutto si svolse in una manciata di

secondi.

Le anziane donne si misero vicine formando un cerchio stretto intorno a

Kate. Si presero per mano recitando una cantilena in una lingua per lei

incomprensibile. La sfera legata al collare di Cagliostro si staccò dal

gancio e fluttuò verso di lei, fermandosi circa all‟altezza del cuore. Iniziò a

brillare sempre più intensamente fino a emettere una luce abbagliante.

Lentamente, si avvicinò al suo corpo, penetrando prima attraverso nei

vestiti, poi nella carne. Diversamente a ciò che si sarebbe aspettata, non

provò alcun dolore, solo un forte senso di calore, quasi un bruciore, poi la

luce senza preavvisi si spense. Improvvisamente si sentii debole, al punto

che dovettero sostenerla e aiutarla a sedersi. La spalla iniziò a bruciare,

come se la stessero marchiando a fuoco. Il dolore era quasi insopportabile,

cercò di tenere duro, ma non riuscì a trattenersi e alcune grida di dolore

uscirono involontariamente dalla sua bocca, oltrepassando la spessa porta

chiusa dello studio, sino alle orecchie di Daniel. Passarono diversi istanti

che le parvero un‟eternità, poi il dolore iniziò finalmente a diminuire fino a

sparire. Spostò leggermente la maglia dalla spalla e vide un simbolo, un

marchio خ che emetteva una luce molto potente. Una donna minuta, di

bassa statura e origini chiaramente orientali le si avvicinò. Tahira aveva

lunghi capelli brizzolati, un abito nero, appuntato al quale vi era una strana

spilla a forma di rosa, si fermò accanto a Kate e mise fine al rito tracciando

un segno sulla sua spalla. Non riusciva a vedere bene, sentiva la testa e il

corpo pesante e faticava a tenere gli occhi aperti. Si avvicinò e con modi

garbati ma decisi, le disse che doveva riposare. << Ti aspettano tempi

difficili, soplattutto non devi mai dimenticale che il destino di tutti noi ola

è nelle tue mani. >> << Ti ringrazio Tahira. >> disse Adele alla donna

vestita di scuro. Lei fece un cenno con la testa e uscì dallo studio seguita a

ruota dalle altre donne. Adele le raggiunse pochi istanti dopo. Nel

frattempo Daniel era rientrato nella stanza. Subito le si avvicinò, la prese

dolcemente in braccio, prestando la massima attenzione a non farle male,

come se avesse tra le mani una porcellana rarissima e di grande pregio. La

condusse in cima alle scale, poi attraverso la porta della sua stanza e infine

la distese dolcemente sul letto.

<< Come ti senti principessa? Se c‟è qualcosa che posso fare, ti prego

chiedi pure, io sarò qui accanto. >> le sussurrò dolcemente all‟orecchio.

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<< Come prima cosa non chiamarmi mai più in quel modo, il mio nome è

Kate. >> detto questo, gli girò le spalle e chiuse gli occhi per dormire un

po‟. Era tornata la Kate di sempre, dolce e combattiva al tempo stesso.

Daniel si sedette su una sedia in fondo alla stanza per vegliare su di lei.

Non riusciva ad addormentarsi, il solo pensiero di averlo nella sua stanza,

così vicino, l‟agitava. << Per favore, puoi avvicinarti di più e stenderti

accanto a me fintanto che non mi addormento? >> gli chiese

all‟improvviso. Daniel alzò un sopracciglio e la guardò con espressione

sorpresa, cercando di capire se stesse dicendo sul serio. Il suo viso era

serio, lo stava guardando in attesa di una sua risposta. Dopo un momento

di titubanza si distese accanto a lei. Il letto non era molto grande, dovettero

stringersi. Per non cadere Daniel dovette disporsi su un fianco e stringerla

tra le braccia. Appena i loro corpi si toccarono il cuore di Kate accelererò

paurosamente i battiti. Forse non aveva avuto un‟idea brillante, averlo a

così stretto contatto, non l‟avrebbe certo aiutata ad addormentarsi. << Hai

avuto una giornata molto pesante, è meglio se ora cerchi di riposare. >> Le

disse mentre le accarezzava dolcemente i capelli. La sua espressione era

così dolce, Kate era profondamente attratta da lui. Daniel si stava

comportando da vero gentiluomo, sicuramente gli costava molta fatica, ma

sembrava a suo agio, così dopo pochi minuti anche lei riuscì a rilassarsi e

chiudere gli occhi.

Era così intimo addormentarsi tra le sue braccia, poteva guardarlo senza

l‟imbarazzo di dover dire qualcosa e senza la paura di cosa potesse

pensare, era una sensazione strana, per la prima volta da molto tempo si

sentiva completamente a suo agio, come se lo conoscesse da sempre. La

sua voce, così premurosa e calda, il suo profumo, stare accanto a lui la

faceva sentire al sicuro. Guardò oltre le sue spalle, fuori dalla finestra, il

cielo era di un colore tetro, interamente coperto dalle nuvole. In lontananza

si poteva scorgere chiaramente l‟avvicinarsi di un temporale, il vento

soffiava forte mentre all‟orizzonte i lampi squarciavano il cielo. Si stava

preparando, presto si sarebbe scatenato con tutta la sua forza. Pensò che

forse sarebbe stato il caso di controllare se il vetro della finestra fosse

chiuso bene, ma era troppo stanca. Guardò Daniel, era lì, accanto a lei, non

doveva più preoccuparsi di nulla, avrebbe pensato lui a tutto. Per la prima

volta nella sua vita, qualcuno che non apparteneva alla sua famiglia, era

pronto a preoccuparsi per lei. Sorrise.

Non fece in tempo a pensare ad altro che si addormentò profondamente.

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5

L‟allenamento.

Si guardò intorno nella stanza cercando il viso che ormai le era familiare,

ma non ve n‟era traccia. Si mise a sedere di scatto sul letto e guardò con

più attenzione. Niente, lui non c‟era. Sentì una piccola fitta di delusione,

aveva sperato di trovarlo lì, anche se doveva ammetterlo, era piuttosto

egoistico da parte sua pensare che fosse rimasto per tutta la notte a dormire

su una sedia per lasciarla riposare comodamente. Dalle pesanti tende di

velluto blu alle finestre filtravano i fiochi raggi del sole. Il temporale si era

scatenato durante la notte scuotendo le cime degli alberi, spezzando

qualche ramo, bagnando il terreno e la vegetazione tutta intorno alla casa.

Kate non si era accorta di nulla, aveva dormito tranquilla, senza incubi,

protetta tra le forti braccia di Daniel. Rimase distesa sul letto, la testa

immersa nei suoi pensieri. Ripensò al loro primo incontro, del tutto

inaspettato e a come si sentiva quando era accanto a lui. Doveva

ammetterlo, l‟aveva colpita.

Fin dalla prima volta era rimasta affascinata dal suo sguardo enigmatico e

dal suo sorriso dolce e rassicurante, ma allo stesso tempo era combattuta:

si sentiva in colpa per aver già accantonato Alex. Era passato troppo poco

tempo, non ne andava fiera, ma in fondo non c‟era una regola, nessuno

aveva mai stabilito quanto tempo sarebbe dovuto passare prima di iniziare

a voltare pagina. Alex non apparteneva al suo mondo, si chiese come

sarebbe andata tra di loro se le cose avesse preso una piega diversa, si

chiese se questo le avrebbe creato dei problemi in un futuro, se una volta

passato tutto questo avrebbe più avuto relazioni normali. Non avrebbe mai

pensato di doversi porre queste domande. E Daniel? Fra loro avrebbe

potuto funzionare? Era diverso nel mondo magico rispetto a quello in cui

era cresciuta? La testa le scoppiava, satura di mille pensieri e domande

senza risposte. Queste cose non si trovano sui libri. Non era per niente

preparata e aveva così tanto tempo da recuperare. Inoltre la paura di

soffrire la paralizzava, finalmente iniziava a stare un po‟ meglio e non

voleva che accadesse di nuovo, non voleva più sentirsi abbandonata e

tradita. Dopotutto non lo conosceva neppure, mentre Alex aveva

sacrificato la vita per proteggerla. Si sentì di nuovo in colpa; ripromise a se

stessa che d‟ora in avanti avrebbe cercato di mettere distanza tra loro,

doveva rimanere un rapporto di collaborazione, niente di più.

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Si alzò controvoglia dal suo caldo e confortevole giaciglio, sapeva già cosa

l‟aspettava quella mattina e non era proprio dell‟idea. Si tolse lentamente il

pigiama e s‟immerse nella vasca già ricolma d‟acqua e schiuma per un bel

bagno caldo e rilassante. Si chiese come sarebbe stata la sua vita d‟ora in

avanti, se i poteri che le erano stati restituiti la sera precedente l‟avrebbero

influenzata positivamente o se le avrebbero procurato solo grattacapi. Ma a

essere sincera non aveva idea di cosa rispondersi, soprattutto perché non

sapeva neppure in cosa consistessero. Guardò la sua immagine riflessa

nello specchio, non notò alcun cambiamento evidente né sul viso né sul

corpo. << Abrachedabra! >> provò a recitare a voce alta. Ovviamente non

accadde nulla e non riuscì a impedirsi di ridere di gusto per la stupidaggine

che aveva appena detto. Si chiese se non si fosse trattato solo di un sogno,

un‟allucinazione. Osservò la spalla e vide nitidamente il simbolo. Era la

prova che non aveva sognato, era tutto reale. Indossò pantaloni di cotone

neri e una maglia grigio topo col cappuccio. Solo allora si accorse del

biglietto che le avevano lasciato sopra gli indumenti. Era un anonimo

pezzo di carta bianco piegato a metà sul quale con una grafia sottile e

molto simmetrica avevano scritto: “Ore 08:45 nel seminterrato". Non si

accettano ritardi.” Era impersonale e di una freddezza estrema. Pensò fosse

stato scritto da un computer, non da una persona. Il soprannome Lady di

Ferro le calzava proprio a pennello, non c‟era altro da dire. Si legò i capelli

in una coda di cavallo e si avviò di corsa verso il luogo stabilito,

ovviamente era già in ritardo. Mentre percorreva in fretta il corridoio, la

sua mente non poté fare a meno di chiedersi se davvero esistessero maghi,

streghe, poteri magici, regni lontani popolati da strane creature, o se invece

non fosse in preda ad un‟allucinazione di gruppo o a un‟intossicazione

alimentare. Dallo studio di Adele provenivano le voci delle signore del

circolo della Rosa, probabilmente erano ritornate per discutere degli

avvenimenti del giorno precedente. Avrebbe voluto origliare per sapere di

cosa stessero parlando, ma purtroppo era già in tremendo ritardo per la

lezione, non poteva attardarsi oltre.

Si lanciò sempre correndo lungo la stretta e ripida scala a chiocciola,

sperando di non inciampare, si sarebbe presentata subito bene ruzzolando

con grazia dalle scale, sempre se non si fosse rotta l‟osso del collo, in quel

caso non si sarebbe presentata affatto. Decise fosse meglio rallentare;

infondo, un po‟ di sano ritardo non aveva mai ucciso nessuno, lo stesso

non si poteva certo dire di un capitombolo per le scale. Continuava a

scendere, scalino dopo scalino, pareva non finissero mai. Non ricordavo

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fosse così in basso il seminterrato. Che fatica, speriamo non manchi

ancora molto. Sospirò mentre iniziava ad ansimare per la fatica. I muri

erano tutti uguali, grigi, con le pietre a vista, nessun quadro o affresco,

man mano che proseguiva l‟aria, si faceva più fredda e l‟odore di chiuso e

stantio sempre più forte. Le statue poste all‟interno di alcune insenature nel

muro sembravano la seguissero con lo sguardo. A un certo punto non era

più solo una sensazione, dietro di lei una statua aveva preso vita, pochi

gradini più in alto un gargoyle la stava osservando con fervido interesse.

Com‟era possibile che la statua avesse preso vita? Dov‟era Daniel quando

aveva davvero bisogno di lui? Ovviamente come con tutti gli uomini, non

puoi mai fidarti di loro, pensò. E adesso cosa avrebbe dovuto fare? Non le

avevano certo rilasciato un libretto con le istruzioni sul come usare i suoi

poteri e a scuola, nessuno le aveva insegnato a difendersi da una statua.

Mentre si guardava intorno alla ricerca di una via di fuga o di un oggetto

da poter usare come arma di difesa, la creatura spiccò con grande agilità un

balzo verso di lei. La bocca era aperta, file di denti appuntiti come lame

spiccavano insieme ai lunghi artigli pronti a lacerare la sua carne. Non

poteva fare a meno di fissarli, distogliere lo sguardo era impossibile. Si

preparò al peggio, sapeva razionalmente di non avere nessuna possibilità

contro una statua di dura pietra. Non sapeva cosa fare, non aveva armi con

sé, nessuno nei paraggi pronto ad aiutarla, era giunta la sua fine. Ormai era

vicino, poteva sentire l‟aria mossa dal pesante animale. Istintivamente

chiuse gli occhi e alzò le braccia, per proteggersi il viso. Una corrente

d‟aria scaturì dal suo corpo investendo in pieno il gargoyle e

frantumandolo in mille pezzi. Si guardò intorno in cerca del suo salvatore,

ma non vide nessuno. Come aveva fatto? Era stato tutto frutto di

un’allucinazione?Un ologramma? Volse lo sguardo in basso. Sugli scalini

erano presenti i resti, un mucchietto piuttosto consistente e concreto di

sabbia. Si chinò per accertarsi della natura, la tessitura alquanto fine,

polverosa, testimoniava che non era stata un‟allucinazione. Rimase alcuni

istanti a fissare perplessa la scena. Era inutile continuare a farsi domande a

cui non sapeva rispondere; meglio continuare a scendere o sarebbe arrivata

a lezione terminata.

Aveva appena sceso un gradino quando le pietre della parete alla sua

sinistra iniziarono a tremare, si aprì una piccola porta sulla cui soglia

comparve una donna molto alta e minuta, avvolta in un vestito giacca

grigio topo. Aveva lo sguardo più duro e severo che avesse mai visto. Si

avvicinò e senza tante cerimonie si presentò come Mrs Brooks, la sua

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insegnante di incantesimi e magie oscure. << Ovviamente devo dedurre

che non ha ricevuto il mio messaggio, altrimenti sarebbe arrivata ben venti

minuti fa. >> Attese qualche secondo, come per sottolineare il suo

disappunto. << Come principiante non se l‟è cavata male, ma vi è ancora

molto su cui lavorare e il tempo purtroppo scarseggia. >> Non aggiunse

altro, le fece solo segno di seguirla. L‟idea che si era fatta di lei dal

biglietto non era affatto sbagliata, non aveva mai conosciuto una donna

con un‟espressione così marmorea, insensibile e con una voce così atona,

quasi apatica. Kate dovette abbassarsi per oltrepassare la porticina e

passare sotto l‟arcata, Mrs Brooks invece nonostante fosse notevolmente

più alta non sembrò preoccuparsi per le dimensioni. Attraversò con

naturalezza le pareti dell‟arco che parvero modellarsi al suo passaggio. Si

aspettava di trovare una stanza altrettanto piccola, invece si ritrovò in un

enorme salone, molto spazioso e luminoso. I muri tutto intorno erano

praticamente indistinguibili tanto erano ricoperti da scaffali gremite di libri

di svariate forme e dimensioni; mentre le mensole e le vetrerie erano

ricolme di bottiglie dai contenuti più diversi, tutte con colori molto

sgargianti e dotate di etichette che segnalavano con estrema precisione il

contenuto. << E‟ importante tenere un inventario preciso e aggiornato, è

inammissibile rimanere senza un ingrediente, potrebbe compromettere una

pozione. >> << Certo >> Kate non sapeva cosa rispondere, per lei era tutto

nuovo ed estremamente bizzarro, ancora non riusciva a prendere

seriamente quello che le stava succedendo, era più facile pensare a un

esaurimento nervoso. << Può darmi del tu per favore, mi sentirei più a mio

agio. >> come unica risposta ottenne un‟alzata di spalle.

In un angolo, sopra un grosso cuscino blu, Cagliostro sonnecchiava

sornione. Su un piccolo tavolo vicino a lui Kate riconobbe

immediatamente il globo che aveva comprato in quello strano negozio e il

ciondolo portafoto che aveva spedito come regalo di Natale a sua nonna.

<< Il ciondolo servirà sicuramente più a lei che ad Adele, inoltre devi

imparare a usare bene la sfera prima di portarla con sé, ogni errore o

imprecisione potrebbe esporla a situazioni pericolose e questo non

possiamo permettercelo. >> La sua voce, così fredda e inaspettata la fece

trasalire. Aveva risposto alla sua domanda silenziosa senza bisogno che

gliela porgesse.

<< Mi scusi, ma di quale sfera sta parlando? >> Le chiese sorpresa.

<< Ovviamente parlo di ciò che hai acquistato poco tempo fa, non erano

oggetti comuni quelli venduti dal signor Crab, il suo non è un negozio

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qualsiasi, esso appare solo in occasioni speciali. Non c‟è tempo per

divagare con inutili spiegazioni, ne parleremo più avanti, quando sarai

pronta, per ora iniziamo la nostra lezione. >> La sua voce era monotona,

non lasciava trapelare alcuna forma di emozione, come se dentro fosse

vuota. Per quanto si sforzasse, non riusciva ad abituarsi al suono della sua

voce e s‟irrigidiva ogni volta che la sentiva parlare.

Si preparò psicologicamente, si aspettava allenamenti fisici, tipo difesa

personale, arti marziali, tutte discipline in cui non era mai stata portata,

anzi, a dire la verità non era mai stata portata per gli sport in generale. Con

sua grande sorpresa Mrs Brooks la condusse verso un imponente tavolo di

legno scuro, la fece sedere dietro di esso, dopodiché si assentò un attimo,

per fare ritorno poco dopo nascosta dietro una pila di libri molto corposa

che fluttuava davanti a lei e che appoggiò su un lato del tavolo; poi ne fece

arrivare un‟altra e un‟altra ancora.

Kate la osservava con attenzione, i libri erano molto diversi tra loro, varie

grandezze e spessore, ma tutti piuttosto impolverati, con la copertina rigida

e gli spigoli di ferro, alcuni avevano addirittura anche un lucchetto che li

teneva chiusi. La sua espressione era di perplessità pura, non capiva cosa si

aspettava che facesse, di certo non avrebbe potuto leggerli tutti. Avrebbe

impiegato come minimo tutta la vita, forse sarebbe dovuta andare anche in

prestito di qualche anno, inoltre non avevano a disposizione tutto questo

tempo, Victor avrebbe potuto attaccarli in qualsiasi momento, le serviva un

corso accelerato. << Devo leggerli tutti? >> non riuscì a trattenersi dal

protestare. << La teoria è sempre la base di ogni cosa. E‟ meglio se

comincia subito. >> Fu tutto quello che le disse prima di lasciare la stanza

dopo aver soffiato su di lei una polvere rosa che l‟avvolse come una

membrana protettiva. Automaticamente il primo libro si aprì. << Non

potrei leggerli tutti nemmeno se fossi immortale e avessi tutta la vita a

disposizione per fare solo questo. E non abbiamo affatto tutto questo

tempo. >> urlò in tono supplichevole, rivolto più a se stessa che ad altri,

infatti, era rimasta sola lì sotto. << Victor potrebbe colpire in qualsiasi

momento ed io voglio essere pronta per affrontarlo, non voglio perdere

tempo a sfogliare vecchi libri >> Bofonchiò. << Non sia sciocca,

ovviamente non deve leggerli. >> Rispose una voce aspra. << Per quel che

riguarda Victor, farebbe meglio a informarsi sul suo nemico prima di

lanciarsi in imprese suicide. Pensa forse di essere più abile di sua nonna?

Eppure nemmeno lei è ancora riuscita a tenergli testa, oserei azzardare che

siano alla pari e hanno un‟esperienza secolare alle spalle. Lei è molto

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presuntuosa se pensa con qualche lezione di poter imparare tutto. Spero di

essere stata abbastanza chiara e di non dover sprecare altro tempo in queste

frivolezze. >> Kate si guardò nuovamente intorno, ma non vide nessuna

persona fisica nella stanza. Si chiese se nemmeno sua nonna poteva

batterlo, come ci sarebbe dovuta riuscire lei? Senza alcuna esperienza e

conoscenza. Ha detto esperienza secolare?E’ impossibile, la nonna non ha

più di settant’anni. Era ancora più confusa. Sicuramente aveva sentito

male. Si concentrò sulla pila di libri davanti a lei, se non doveva leggerli,

cosa avrebbe dovuto farne? Continuò a guardarsi intorno in cerca del più

piccolo indizio che potesse aiutarla a svelare l‟arcano, ma non trovò nulla.

Questa volta Mrs Brooks era sparita sul serio, l‟aveva lasciata sola.

Sconsolata e senza alcun entusiasmo prese il libro aperto dinanzi a sé e si

mise a sfogliare le pagine. Tutto si era rivelato decisamente peggiore di

ogni suo più intimo timore formulato quella mattina; quando aveva aperto

gli occhi e aveva cercato di immaginare in cosa sarebbe potuto consistere

l‟allenamento. Era relegata da sola in un sotterraneo, non sapeva neppure

per quanto tempo sarebbe dovuta rimanere lì a sfogliare quelle polverose

pagine. Mantenendo fede al detto che al peggio non c‟è mai limite, notò

con sua immensa gioia che il libro era scritto in una lingua che non aveva

mai visto. Perfetto, pensò, peggio di così non poteva cominciare. È

neanche un giorno che ho dei poteri magici e non solo non so usarli, ma

tutti si aspettano grandi cose da me! Sarò una vera delusione... il suo stato

d‟animo peggiorava al trascorrere di ogni minuto. << Pensavi davvero di

leggerli e imparare tutto in così poco tempo senza un po‟ di aiuto? >>

Disse inaspettatamente una voce in tono sarcastico dietro alle sue spalle.

Kate non riusciva a capire da dove provenisse, nella stanza non c‟era

nessuno, solo lei, gli scaffali gremiti e il gatto. Pensò che forse ci fosse una

telecamera attraverso la quale Mrs Brooks la stava guardando, e

probabilmente le parlava attraverso un interfono. La voce però era diversa,

più bassa e roca, quasi maschile. Che avesse lasciato qualcuno a

sorvegliarla? Era assurdo, ma niente le sembrava più impossibile. Il gatto

balzò sul tavolo e la guardò. << Vuoi una carezza? Anche tu ti senti solo

qui sotto, non è così? >> Disse dolcemente mentre allungava la mano

verso Cagliostro. << A dire il vero sono stato io a parlarti. >> Vedendo la

sua faccia impietrita attese qualche istante affinché potesse elaborare

l‟informazione e cercare una spiegazione ragionevole, anche se

ovviamente non l‟avrebbe trovata.

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<< Tu parli? >> Gli chiese allibita, mentre ritraeva di scatto la mano. Non

riusciva neppure a credere alla domanda che gli aveva appena fatto. << Sì.

Posso garantirti che l‟ho sempre fatto, semplicemente prima non potevi

sentirmi. Vedi, solo chi ha poteri magici, può sentire la mia voce e

aggiungerei per fortuna, non sai tutto quello che ho detto ad Alex finché ha

frequentato la casa. Mi dispiace ma proprio non mi piaceva. >>

Le spiegò che era l‟animale domestico della famiglia reale, il suo compito

era assicurarsi che stesse bene, che continuasse a essere al sicuro, ecco

perché sua nonna lo aveva affidato a lei quando era andata a vivere da

sola. Il suo incarico era di farle rapporto giornaliero sulla nipote. << Sono

un mago molto potente, tutti venivano continuamente a chiedermi favori,

ma ho sempre preferito la conoscenza all‟azione. A nessuno verrebbe in

mente di chiedere aiuto a un gatto, è stata un‟idea molto brillante, in

questo modo ho tutto il tempo per dedicarmi solo alle mie ricerche e alla

meditazione. Se vuoi, puoi rivolgerti a me come consigliere, sarò onorato

di affiancarti in questa delicata esperienza. >> Trascorsero svariati minuti

prima che Kate riuscisse a riprendersi dallo shock. Era strano riuscire a

parlare con un gatto, ripensò a tutti i discorsi che gli aveva fatto in passato,

consapevole che lui non poteva capirla, un‟ondata di vergogna la investì

come un uragano. Sperò avesse la memoria corta; non riusciva neppure a

pensare che avesse sempre ascoltato e capito tutte le sue parole. Dovette

tuttavia riconoscere che la sua voce suonava così familiare, inoltre dopo un

primo momento di forte imbarazzo, si dimostrò un valido aiutante, più

volte le spiegò qualche trucchetto, come quello di creare immagini

illusorie o dei sosia che a dir suo potevano in un momento di pericolo farle

guadagnare tempo prezioso.

Le raccontò molte cose sulla sua infanzia e sui suoi genitori, era stato per

anni con loro e vi era molto affezionato, anche se non quanto a lei che

aveva visto nascere. << Ricordo chiaramente, quasi fosse ieri, quando ti

portarono a casa e ti adagiarono nella tua culla. >> Non piangesti

nemmeno per un istante, continuavi a guardarti intorno curiosa, a un certo

punto agitasti la manina minuscola e subito apparvero tante stelle

luminose. Fu subito chiaro a tutti che eri molto dotata e soprattutto che

nonostante la tenera età sapevi cosa volevi e come ottenerlo. I tuoi genitori

sono sempre stati così orgogliosi di te. >>

<< Pensi siano ancora vivi? >> Non riuscì a fare a meno di chiederglielo.

<< Difficile a dirsi. Ma almeno di uno ne sono sicuro! >> Tuttavia Kate

non riuscì a estorcergli altro, le sue risposte erano sempre particolarmente

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diplomatiche, non le dava mai le risposte che stava cercando. << Mia cara,

tu hai così tante domande ma aimè, io sono solo un gatto, non mi è

concesso avere tutte le risposte che cerchi. >> Kate preferì non ribattere,

gliene avrebbe poste altre a tempo debito.

Trascorsero diverse ore senza che se ne accorgesse, quando guardò fuori

della finestra, era ormai buio inoltrato. Com‟era possibile che avesse

studiato tutto il giorno senza neppure rendersene conto? Eppure la prova

era davanti a lei: la pila dei libri era notevolmente diminuita, sulle spalle

sentiva il peso della stanchezza della lunga giornata e la schiena era

indolenzita per la posizione scorretta che aveva tenuto.

Pochi minuti dopo ritornò la signora Brooks. << Direi che per oggi è

sufficiente. Siete attesa in salone per la cena, è meglio se vi affrettate. E

portatevi via anche quel gatto. >> Aggiunse acida. Sicuramente non le

piacevano gli animali, tuttavia era strano che non si fosse accorta che in

realtà non era un gatto qualsiasi. Decise di non struggersi per questo, anzi,

tirò un sospiro di sollievo, finalmente questa faticosa giornata stava

volgendo al termine, troppe emozioni, non era più abituata.

Mentre saliva le scale con Cagliostro in braccio, gli confidò che trovava la

sua insegnante molto singolare. << E‟ una donna strana, non è socievole e

non l‟ho vista sorridere nemmeno una volta da quando l‟ho incontrata. >>

<< Ha sofferto molto in passato, un mago oscuro ha fatto sterminare tutta

la sua famiglia, compreso suo figlio Lucas di appena due anni. >> << Ma è

una storia orribile. >> << E non è finita qui, pensa che è costretta a vedere

il suo assassino quasi ogni giorno. Anni fa provò anche a ucciderlo, ma fu

tutto inutile, è troppo forte per lei, così si sente impotente per non essere

riuscita a vendicare il suo bambino. E‟ per questo che con te è così severa,

sa che hai delle potenzialità incredibili e vuole che tu sia in grado di

sfruttarle tutte al massimo. Vedi, attende con pazienza da anni il giorno in

cui avrà finalmente la sua vendetta. Si aspetta molto da te. >> Kate non

rispose. Non poteva neanche immaginare cosa doveva aver passato quella

donna, vedersi portare via il proprio figlio e sapere di non rivederlo mai

più. Era una cosa davvero terribile. Andò a rinfrescarsi un attimo prima di

raggiungere la sala da pranzo. La consapevolezza che ancora una volta,

un‟altra persona si aspettava grandi cose da lei non le fu di conforto, era

terrorizzata di non riuscire a essere all‟altezza delle attese. Continuava a

domandarsi e se non ci riuscissi, cosa succederebbe? Mentre era assorta

nei suoi pensieri, non si accorse che erano ormai giunti nel salone centrale.

Se ne capacitò solo quando sentì il delicato e invitante profumo

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proveniente dalla cucina. Il suo stomaco le ricordò che non aveva

mangiato nulla per tutto il giorno, così si avvicinò velocemente al tavolo,

dove erano già sedute Adele e le sue amiche del Circolo. Aspettavano solo

lei, così non li fece attendere oltre e prese posto accanto a Daniel. La

tavola era apparecchiata per undici ma davanti a lei vi era una sedia vuota.

Fatto molto insolito. Adele non lasciava mai nulla al caso, curava sempre

tutto in modo maniacale fino ai più piccoli dettagli, se non aspettava

nessun altro avrebbe fatto sicuramente portar via la sedia superflua. Si

chiese chi potesse mancare. Guardando con maggiore attenzione il posto

vuoto davanti a lei si rese conto che non erano stati messi piatti e posate,

c‟era solo un alto calice argentato con sopra un piattino sempre di metallo.

Che cosa strana.

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AAAnnnttthhhooonnnyyy...

Si voltò per chiedere a Daniel se sapeva chi fosse la persona che stavano

aspettando. << Non stiamo aspettando nessuno, di chi stai parlando? >> Le

rispose sorpreso. << E il posto vuoto davanti al mio? >> vedendo la sua

espressione perplessa Kate si girò di scatto e vide un‟imponente figura

scura seduta dinanzi a lei. Eppure era sicura di non averlo visto entrare, né

tanto meno sentito sedersi. Era molto insolito, soprattutto perché era

proprio davanti a lei, si sarebbe di certo accorta se qualcuno avesse

suonato il campanello o avesse spostato la sedia. Daniel si avvicinò al suo

orecchio sinistro. << Se parli di lui non preoccuparti, andrà via presto, non

ama socializzare, per cui non perdere tempo a cercare di presentarti o fare

conversazione. Anthony non è molto loquace, ed è sicuramente pericoloso.

Cerca di restargli lontana. >> Vedendola titubante le si avvicinò serio. <<

Puoi credermi sulla parola. >> aggiunse sempre sussurrando.

Ora che vi prestava attenzione emanava un forte odore acre, di chiuso, di

morte. La sua presenza le metteva i brividi, anche se Daniel non le avesse

detto niente, non avrebbe comunque cercato di fare la sua conoscenza.

Indossava un cappello nero a tesa larga e un grande mantello sotto il quale

s‟intravedeva il manico scuro di un grosso coltello, simile a una sciabola,

tutto intagliato a mano con strani simboli incisi. Il volto era coperto da una

specie di passamontagna di stoffa scura, sugli occhi portava un paio di

occhiali neri e alle mani guanti di pelle scura, più lo osservava e più la sua

presenza la inquietava. Non si presentò, dando per scontato che tutti

sapessero già chi fosse. Questo la irritò notevolmente, chi si credeva di

essere! Se ne restava seduto a fissarla in silenzio, come se fosse il padrone

del mondo. Kate osservò il resto delle persone sedute al tavolo e notò con

grande stupore che nessuno vi aveva prestato attenzione, nessuno eccetto

Mrs Brooks, la quale si era irrigidita e aveva assunto un‟espressione

ancora più dura del solito. Anthony, o come si chiamava, prima di

prendere il calice e iniziare a bere il liquido contenuto al suo interno si

tolse un solo guanto, quello alla mano destra. Aveva dita lunghe, molto

affusolate ma di un pallore irreale, quasi cereo. Non aveva mai visto

nessuno così pallido, perlomeno nessuno appartenente al mondo dei vivi.

<< Porta il cappello e i guanti a tavola, che insolente! >> sussurrò a

Daniel. << A lui tutto è concesso. >> rispose scrollando le spalle. <<

Dovrai farci l‟abitudine. >>

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<< Mi rincresce che la mia presenza ti metta così a disagio! >>

Kate sussultò. La sua voce era talmente stridula che le fece accapponare la

pelle. Istintivamente si guardò intorno per vedere le reazioni delle altre

persone, ma nessuno sembrava averla udita. Probabilmente si stava

facendo suggestionare dalle parole di Daniel, decise di concentrarsi sul

piatto davanti a lei dal quale proveniva un profumino davvero invitante.

<< Gli altri non possono sentirmi, ma tu sì, non è un‟allucinazione >> Kate

continuò concentrarsi su altro, era solo suggestione.

<< So che puoi sentirmi, è inutile fingere che non sia reale. >>

La sua voce stridula e gracchiante risuonava nella sua testa sempre più

forte, stava comunicando telepaticamente o qualcosa del genere.

Cercò di farsi coraggio, non poteva lasciarsi spaventare così facilmente,

voleva salvare i suoi genitori e non era neppure in grado di rispondere a un

ospite di sua nonna, infondo non le aveva chiesto nulla di spaventoso.

Motivo in più per cui non riusciva a spiegarsi la strana sensazione

d‟inquietudine, paura e disagio che da quando era comparso al tavolo

aveva pervaso ogni cellula del suo corpo.

Doveva reagire, cercò di concentrarsi, non voleva che dalle sue parole

trapelasse il suo attuale stato d‟animo. << Non so chi sei, ma è evidente

che sai chi sono io, non è così? >> Cercò di rispondere con tutto il

coraggio che riuscì a trovare.

<< Vedo con piacere che riesci a comunicare con me e non solo ad

ascoltarmi, molto bene, sono lusingato. Mi pare scontato, tutti conoscono

l‟Erede. >> Rispose in tono sarcastico l‟uomo misterioso seduto davanti a

lei. Il suo sguardo era completamente concentrato su di lei, come se le

stesse guardando dentro. Si sentiva indifesa, completamente esposta, come

se lui fosse in grado di sentire i suoi pensieri. La parola “erede”

ovviamente la innervosì, lui sapeva chi era, ma lei non aveva nessuna

informazione che lo riguardasse, questo sbilanciamento in suo favore non

le piaceva assolutamente. Ripensò a quello che le aveva detto, non aveva

la minima idea di come avesse fatto, probabilmente non era così difficile

parlare telepaticamente, o forse faceva parte dei poteri riacquistati.

<< A tua madre farà piacere sapere che sei viva e in salute. >> Alla parola

“madre” Kate trasalì e s‟irrigidì come se fosse stata colpita da una mazza

da hockey. << Come fai a conoscere mia madre? Tu sai dov‟è? Devi

dircelo subito. >> Rispose d‟impulso. Doveva assolutamente sapere, dove

si trovasse.

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<< Pensi davvero di poterla andare a salvare? Non credi che tua nonna o

altri ci abbiano già provato? O sei forse convinta di riuscire a fare meglio?

>> Emise una risata stridula, agghiacciante. << Almeno posso provarci! Se

sono la prescelta come dite voi, m‟inventerò qualcosa! >> Cercò di

mantenere la calma e dare l‟impressione di essere sicura di quello che

stava dicendo. << Molto divertente, sei davvero presuntuosa o molto

incosciente. Sei strega da quanto? Una settimana? Ti faranno a pezzi se

solo gliene darai l‟occasione! >> La stava schernendo. Kate era incredula e

furente allo stesso tempo. Stava per ribattere quando all‟improvviso

l‟uomo emise una sorta di risata che le gelò il sangue nelle vene. << Ad

ogni modo, proseguì, mi piace questo tuo atteggiamento, voglio aiutarti. Se

vuoi sapere qualcosa di più, ti aspetto tra due giorni, a mezzanotte precisa

davanti al mausoleo di famiglia in giardino, non farti aspettare e vieni sola.

>> Detto questo, si alzò e senza dire una parola di congedo ai presenti si

ritirò nello studio seguito a ruota da Adele.

Gli ospiti proseguirono la cena come se nulla fosse, nessuno aveva prestato

attenzione ai due posti vuoti. Comportamento molto insolito, sua nonna

non lasciava mai a metà una cena, soprattutto se aveva ospiti, lo riteneva

ineducato e inammissibile. Daniel continuò a parlare con Clara alla sua

destra. Nel frattempo le cameriere stavano servendo il dessert, un grosso

budino di cioccolato guarnito con panna montata, davvero invitante.

Anthony se ne era andato. Kate riuscì finalmente a rilassarsi e riportò la

sua attenzione sui deliziosi manicaretti di Agnese e sui discorsi al tavolo.

L‟aria era più serena, come se il suo allontanarsi avessi provocato una

sorta di sensazione di sollievo in tutti i presenti.

Le amiche di Adele stavano parlando degli Gnaghi. << Dobbiamo

aumentare la protezione! Girano voci che Victor voglia impadronirsene

per aumentare il controllo sul mondo magico. >> Altre donne accanto a lei

annuirono convinte.

Daniel le spiegò che il nome era legato al suono che emettono quando

s‟incide la loro corteccia per estrarre la linfa dalla quale si ottiene un

prezioso e alquanto raro siero per curare le malattie del popolo magico. <<

Essi “gnaulano”, sembra si lamentino, come se stessero soffrendo, ma in

realtà non è così perché sono dei vegetali. Nelle notti ventose i loro

lamenti possono giungere molto lontano trasportati dalle ali del vento. >>

Gnaghi. Eppure questo nome le era famigliare, dove poteva averlo già

sentito? Ci pensò per un po‟, ma proprio non riusciva a ricordarlo.

Nel frattempo Anita stava servendo il caffè.

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Si aprì la porta dello studio, ma uscì solo Adele, dell‟uomo vestito di scuro

nessuna traccia. Sicuramente ha usato il passaggio dietro il quadro.

Oppure è volato via. Che strano pensiero, chissà come le era venuta in

mente una cosa simile.

Adele assunse un‟aria molto seria, tutti volsero lo sguardo nella sua

direzione e immediatamente il brusio delle voci cessò, come per un tacito

accordo. << La situazione nell‟altro regno è peggiorata, Victor sta

movimentando ogni tipo di creatura per trovare Kate e portargliela, viva o

morta. E‟ pronto a scatenare una guerra contro chiunque tenterà di opporsi

e so per certo che vuole impadronirsi del siero curativo, perciò presto

attaccherà le serre degli Gnaghi. Non possiamo permetterlo, dobbiamo

prendere provvedimenti immediati, rinforzare la sicurezza, non possiamo

farci trovare impreparate. >> Fece una pausa durante la quale passò lo

sguardo su ogni singolo viso dei presenti. << Data la pericolosità della

situazione, capirò chi di voi non vorrà esporsi e preferirà rimanere in

disparte. Tuttavia, posso affermare con assoluta sicurezza che nessuno è al

sicuro, Victor non farà prigionieri. Questa è una guerra a tutti gli effetti,

per cui, chiunque si schiererà con lui, sarà considerato ufficialmente nostro

nemico e non gli sarà riservato nessun trattamento di riguardo. E‟ tutto. Vi

ringrazio per essere venuti. >>

Ecco dove l‟aveva sentito, quando era in quella cantina; Karl aveva detto

che si doveva occupare di quella faccenda, come aveva fatto a non

ricordarselo prima. Fece per dirlo, ma sua nonna la bloccò con un‟occhiata

molto eloquente. Probabilmente aveva ragione, era meglio parlarne dopo

in privato.

Si stava facendo tardi, le signore si alzarono e si prepararono a rientrare.

<< Sentiremo dai nostri contatti com‟è esattamente la situazione e

prenderemo misure cautelative. Ci aggiorneremo in settimana per discutere

i dettagli. >> Disse con un‟espressione molto seria Erriet.

Lo stato d‟allarme per quella sera era passato, Adele si avvicinò alla porta

d‟ingresso per salutare gli ospiti che lasciavano la casa e augurare la buona

notte. << Nonna, posso parlarti un attimo in privato per favore. >>

<< Certo, andiamo nel mio studio, staremo più tranquille. >> Le rispose

senza battere ciglio, come se si aspettasse già quella domanda.

Senza aggiungere altro lasciarono la stanza e si avviarono verso lo studio.

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CCCooonnnfffiiidddeeennnzzzeee

Appena entrate le candele nei candelabri presero fuoco e una luce calda e

accogliente illuminò la stanza. Ora che vi prestava maggiore attenzione era

più ampio di come le fosse apparso la volta precedente, forse perché

adesso erano sole e non vi era riunito tutto il Circolo della Rosa Nera. Era

perfettamente ordinato, i libri erano disposti in un maniacale ordine

alfabetico, notò che erano tutti manuali di magia, difesa, arti magiche e

altri sempre sul genere, non vi era niente di pura letteratura. Verso la

finestra, un po‟ nascosto c‟era piccolo arco con sotto una pianta, che cosa

strana pensò. Lo studio confinava con la biblioteca, forse era un passaggio

che metteva in comunicazione le due stanze.

<< Chi è Anthony? >> Chiese ad Adele senza tanti giri di parole. <<

Perché conosce la mamma e sa dove si trova? E soprattutto perché non fate

niente per andarla a salvare? >> La sua voce aveva un tono accusatorio ed

era colma di risentimento.

<< Con ordine mia cara. >> << Non possiamo andare a salvare tua madre

perché il regno magico è praticamente inaccessibile per noi, inoltre Victor

se lo aspetta e ci avrà sicuramente preparato una degna accoglienza. Se

agiamo d‟impulso e ci facciamo uccidere sarà stato tutto inutile. Saranno

morte persone innocenti per niente. Abbiamo delle responsabilità.

Dobbiamo essere prudenti. >> il suo discorso era principalmente rivolto a

lei, era chiaro. Temeva che agisse d‟impulso e non poteva darle torto. Se

avesse avuto più informazioni sul dove fossero tenuti e come raggiungerli,

sarebbe partita seduta stante. << Ho sentito che avete conversato a cena

stasera, molto singolare, di solito non simpatizza con nessuno. Non ritengo

tuttavia saggio che t‟incontri con lui da sola nei prossimi giorni. >> Fu

tutto ciò che le rispose.

Kate si domandò come facesse a sapere della loro conversazione, nessuno

a tavola sembrava averla udita. Che glielo avesse detto lui? No,

improbabile, se avesse voluto che lo sapesse non sarebbe rimasto così sul

vago. << Da quando devo chiedere il tuo permesso? >> Chiese sulla

difensiva. << Purtroppo mia cara sono cambiate molte cose, devi imparare

a valutare con più attenzione le persone che ti circondano. >> Adele attese

qualche istante poi vedendo il suo viso irrigidirsi capì che non si sarebbe

accontentata di una risposta così vaga, voleva sapere e forse era giusto

metterla a conoscenza di tutti i dettagli, o per lo meno quelli riguardanti

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Anthony. << Lui è un vampiro, non come quelli che hai visto finora nei

film o di cui hai letto nei libri. E‟ davvero crudele e pericoloso; per lui non

esistono regole o sentimenti, segue l‟istinto e per te è molto pericoloso

stargli vicino senza un‟adeguata compagnia. >> << Se è così pericoloso

perché l‟hai invitato alla nostra tavola? E com‟è possibile che mi abbia

parlato senza che nessuno abbia sentito nulla? >> Non riuscì a trattenersi.

<< Solo i membri appartenenti alla famiglia possono parlare

telepaticamente e ascoltare, ovviamente, per cui, anche non volendo, ho

potuto assistere alla vostra conversazione. >> Fece una breve pausa e si

versò dal nulla una fumante tazza di tè.

<< Anthony ci tiene aggiornate sui movimenti di Victor, ma dobbiamo

sempre tenere gli occhi aperti e non fidarci troppo di nessuno,

specialmente di chi fa il doppio gioco. Ricordalo sempre. >>

<< Prima hai detto che solo i membri della famiglia possono parlare tra

loro con la telepatia, giusto? Quindi fa parte della famiglia, ma questo

com‟è possibile? >>

<< Sì, è corretto, sei stata attenta. >> Sorrise compiaciuta. Poi assunse

nuovamente un‟aria seria e proseguì << Lui è il fratellastro di tua madre,

ma sono due persone così diverse. Tuo nonno, quando era più giovane,

prima che ci sposassimo, perse la testa per una donna, Madison, tanto bella

quanto malvagia. Ebbero una storia d‟amore molto intensa, ma assai breve.

I loro modi di vivere erano troppo diversi, e ben presto posero fine a

quell‟unione troncando ogni rapporto. Proprio in quel periodo conobbi

Nath, fu amore a prima vista, ci sposammo quasi subito. So che può

sembrarti strano, ma l‟anima gemella esiste e quando la incontri, non serve

aspettare. Poco tempo dopo Madison fu uccisa da un cacciatore di vampiri

e da un giorno all‟altro ci ritrovammo sulla porta un bambino con lo

sguardo più duro e inespressivo che avessi mai visto. Pur avendo solo

pochi anni, doveva aver già sofferto tanto. Cosa potevamo fare se non

prenderlo con noi, era così piccolo, aveva bisogno di una guida, inoltre era

pur sempre suo figlio. Cercammo in tutti i modi di insegnarli l‟amore per il

prossimo, ma con ben poco risultato. Un paio d‟anni dopo rimasi incinta di

tua madre. Sperammo che avendo un altro bambino con cui giocare il suo

carattere chiuso e ombroso potesse migliorare. Purtroppo il suo cuore era

così colmo d‟odio verso gli umani e soprattutto verso colui che lo aveva

privato della madre dinanzi ai propri occhi, da non aver posto per nessun

altro tipo di sentimento. Quello che più desiderava è sempre stato di

vendicarsi, anche se non l‟ha mai detto apertamente per paura di ferirci,

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ma noi lo sapevamo bene. Non riuscimmo neppure a inserirlo a scuola, vi

erano troppi bambini umani con i quali si dimostrava aggressivo e crudele.

Avrebbe attirato troppo l‟attenzione, inoltre non potevamo mettere in

pericolo quei poveri bambini, la cui unica colpa era di appartenere alla

stessa specie dell‟uomo che Anthony odiava. La sua mente è sempre stata

molto brillante, così lo abbiamo istruito a casa con un‟insegnante privato il

quale rimaneva continuamente sbalordito dalle sue capacità di

apprendimento e dal suo quoziente d‟intelligenza fuori dalla media.

Cercammo di tenerlo lontano dal regno magico, almeno fino a quando non

fosse stato in grado di decidere da solo e questo comportò continui scontri.

Il rapporto con tua madre al contrario era meno difficile, lui la proteggeva

continuamente da qualsiasi cosa, era molto legato a lei, quando erano

insieme, rimaneva affascinato dal suo buon temperamento; si stupiva della

sua gentilezza e spesso le rimproverava di riporre troppa fiducia nel

prossimo.

Avevamo tanto temuto il periodo dell‟adolescenza, dove si sarebbe

manifestata la sua vera natura e purtroppo, come immaginavamo, era la

stessa di sua madre, un vampiro sadico e assetato di sangue. Una piccola

parte nel suo cuore era buona, ma non sufficiente, e quella che prevalse fu

l‟altra. Rimanere a vivere con noi fu sempre più difficile, i suoi continui

sbalzi d‟umore condizionavano tutti, inoltre non poteva muoversi

liberamente durante il giorno, tranne che per casa, dove avevamo messo

scure e spesse tende alle finestre, quelle che vedi ancora tuttora. Era

insofferente alle nostre regole, si sentiva come un animale in gabbia,

braccato. Era affezionato a me, ma ovviamente non potevo prendere il

posto di sua madre e cercare di insegnarli le cose divenne sempre più

difficile. Ci scontravamo continuamente e per quanto tuo nonno cercasse

di riportare la serenità e mitigare gli scontri non riuscimmo mai a istaurare

un vero legame. Appena ne ebbe l‟occasione fece la sua scelta, rese

giustizia a sua madre, o almeno questa fu la sua motivazione con noi. Così

facendo però aveva infranto la nostra regola primaria: mai uccidere

volutamente un umano, così il giorno stesso lasciò questa casa e andò a

vivere nel mondo magico. Il rancore che portava nel cuore, l‟assenza di

scrupoli, l‟enorme intelligenza e forza, furono un ottimo biglietto da visita.

Non ebbe nessun problema a inserirsi nel mondo magico e a crearsi un

nome. Le sue gesta e le crudeltà di cui era capace giunsero fino a noi. Non

mi stupisco che Victor lo abbia voluto come suo alleato. >> fece una

pausa, aveva gli occhi lucidi, quei ricordi le bruciavano ancora, non era

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riuscita a fermarlo e tutto quello che ne era derivato, era in parte anche

colpa sua. << Per diverso tempo non avemmo sue notizie, se non quelle

che ci venivano riferite da altre fonti. Quando tuo nonno fu ferito

gravemente, Anthony tornò subito a casa. Sul letto di morte si scusò per il

suo comportamento e gli promise che avrebbe cercato di migliorare,

rivolgendo il suo rancore solo verso chi se lo meritava. Promise che si

sarebbe occupato di noi, proteggendoci come aveva sempre fatto tuo

nonno. La sua morte ci unì molto, entrambi avevamo perso una persona

cara e tutto quel dolore fu il nostro punto di partenza per un nuovo

rapporto. Ora viene spesso a trovarmi e sta cercando, per quello che può,

di aiutarci. Tuttavia il confine tra bene e male nella sua mente è molto

labile, non abbassare mai la guardia. >> Improvvisamente si alzò in piedi,

Kate capì che non aveva intenzione di proseguire oltre, si sarebbe dovuta

accontentare. Infatti, come aveva immaginato, le augurò la buona notte. <<

Si è fatto tardi, spero di aver risposto in modo esauriente alle tue domande,

ora è meglio coricarci. >> Aveva imparato da tempo che non serviva

incaponirsi con lei, doveva aspettare il momento giusto per porle altre

domande. << Ancora una cosa. >> Le raccontò brevemente quello che

aveva sentito sugli Gnaghi mentre era stata rapita. << Ti ringrazio cara, sei

stata molto utile. >> E prima che potesse farle altre domande le augurò

nuovamente la buona notte.

Kate si stava avviando verso le scale per andare a dormire quando vide con

la coda dell‟occhio Daniel entrare nello studio. Si avvicinò di soppiatto

alla porta sperando di riuscire a cogliere qualcosa, ma fu tutto inutile, era

come se fosse insonorizzata, dovette rinunciare. Decise che l‟indomani

avrebbe chiesto direttamente a lui il motivo di quell‟incontro a un‟ora così

inconsueta. Si stese sul letto, sotto le coperte, ma non riusciva a prendere

sonno, la sua mente traboccava di domande, era ancora tutto così strano,

sapere che la sua famiglia non era come tutte le altre, il fatto di appartenere

a un mondo che fino a qualche tempo prima pensava esistesse solo nelle

fiabe l‟aveva scossa parecchio.

La mattina seguente a colazione Daniel non c‟era, provò a cercarlo, ma

senza alcun risultato. Non si presentò nemmeno per pranzo. Kate iniziò a

preoccuparsi, non era da lui scomparire in quel modo senza avvertire.

Forse non stava bene, pensò di andare a trovarlo, ma non sapeva, dove

alloggiasse. Nei corridoi dove si trovava la sua stanza c‟erano decine di

porte, forse anche lui dormiva in quell‟ala, decise di andare a curiosare alla

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ricerca di quella giusta, infondo prima della lezione con Mrs Brooks aveva

ancora due ore buone.

Non sapeva esattamente da quale iniziare, perciò decise che la soluzione

migliore fosse di partire da quella più vicina alla sua e passarle tutte,

doveva solo essere prudente e non lo sarebbe mai venuto a sapere nessuno.

Diverse porte erano chiuse a chiave e benché ci avesse provato in vari

modi, non riuscii ad aprirle.

La terza porta sulla destra l‟attirava come nessun‟altra prima. Accostò

l‟orecchio e rimase in ascolto in cerca di rumori provenienti dall‟interno.

Attese diversi istanti dopodiché provò ad abbassare la maniglia. Era aperta.

Che fortuna trovarlo alla prima. Ovviamente appena entrata si rese conto

che la fortuna non era così dalla sua parte. Conteneva scope, vecchi bauli e

oggetti in disuso, tutti rigorosamente coperti di polvere e acari. Doveva

essere una sorta di ripostiglio. Decise ugualmente di guardare meglio,

magari avrebbe trovato qualche passaggio segreto, aveva capito che in

quella casa niente era come appariva. Osservò il primo scatolone,

conteneva vecchi manuali consumati dal tempo, alquanto sbiaditi, quasi

non si leggeva il titolo. Il volume nel mezzo, del quale spuntava solo un

angolo, colpì la sua attenzione, decise di portarlo più vicino alla luce in

modo da vedere meglio il titolo, strofinò il suo dorso, per togliere la

polvere. Il libro le cadde di mano e si aprì esattamente a metà. Dal centro

si propagò una luce accecante e un forte vortice d‟aria cercò di trascinarla

verso il centro del libro. Si aggrappò con tutte le sue forze alla maniglia,

sperando vivamente che reggesse il suo corpo ormai a bandiera. Le mani le

dolevano per lo sforzo e la maniglia si stava inclinando, resistette il più

possibile. Dopo un tempo che le parve interminabile, finalmente il libro si

chiuse e il vortice cessò. Quella stanza era pericolosa, meglio uscire e

riprendere fiato lontano da essa. Si precipitò nel corridoio, chiuse

saldamente la porta alle sue spalle. Si chiese come mai una stanza tanto

pericolosa non fosse chiusa a chiave. Stava per essere risucchiata da un

vecchio volume, come avrebbe potuto spiegarlo in modo convincente ad

Adele, senza ammettere che stava ficcanasando in giro mettendosi in

pericolo con le sue stesse mani, mentre tutti erano impegnati a cercare di

proteggerla? Fortunatamente le era andata bene. Decise di non farsi

scoraggiare e di continuare nella sua ricerca.

In fondo al corridoio c‟era un piccolo arco e delle scale molto strette che

portavano verso la torre Nord, l‟unica che non era mai esposta

direttamente ai raggi del sole. Salì le scale e giunse a una porta di ferro

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molto spessa, un dettaglio insolito colpì la sua attenzione: la chiave era

inserita all‟esterno. Pensò di interpretarlo come un invito a entrare, o

almeno così si giustificò con la sua coscienza. Abbassò lentamente la

maniglia. Si guardò intorno con attenzione, non c‟era nessuno, entrò e si

chiuse silenziosamente la porta alle spalle. Gli occhi impiegarono alcuni

secondi ad abituarsi all‟oscurità. Non vi era alcuna fonte d‟illuminazione,

Kate era avvolta dal buio più totale. Forse è solo un vecchio ripostiglio.

Provò ad azionare l‟interruttore, ma non si accese nessuna luce. Per

fortuna porto sempre con me il mio fidato accendino. << Brisy! >>

Finalmente riusciva a distinguere qualche oggetto. La fiamma del suo

accendino la precedeva fluttuando nell‟aria permettendole di aggirarsi

liberamente per curiosare in giro. Al centro della stanza si trovava un letto

a baldacchino con tende di velluto e lenzuola di seta rosso carminio. Il

letto era perfettamente in ordine, probabilmente da quando erano state

messe, nessuno aveva ancora dormito lì. Nei cassetti tutto era

perfettamente piegato e in ordine, e rigorosamente di colore nero. Sulle

superfici nessun granello di polvere, tutto era asettico e freddo.

Verso il fondo della stanza, perfettamente dinanzi alla finestra c‟era un

imponente armadio di legno scuro dietro il quale filtrava una fioca luce e

di fianco un baule di legno scuro. Non vi era altro, la stanza era piuttosto

spoglia ed essenziale, molto in conflitto con le lenzuola ricercate, non

dovette pensarci molto per capire a chi potesse appartenere. Aprì l‟armadio

e dietro ad un paio di soprabiti neri scorse una specie di maniglia. Molto

singolare, non le era mai capitato di vedere un armadio così originale. Si

chiese se fosse il caso di muoverla, ci pensò a lungo, poi la curiosità ebbe

il sopravvento sulla prudenza. Appena abbassò la maniglia, il retro

dell‟armadio si aprì e con esso la finestra e per poco non cadde al di fuori.

Incredibile, è un passaggio segreto. Sicuramente Anthony lo aveva usato

da ragazzo quando voleva uscire di notte senza farsi scoprire. Molto

ingegnoso, non c‟era che dire. Ovviamente era utile solo per lui che era

immortale, nessun altro sarebbe uscito illeso dopo un volo di quasi trenta

metri. Chiuse le ante e si appoggiò a esse con la schiena per riprendere

fiato. Il suo sguardo si posò nuovamente sul baule. Non faticò ad aprirlo, la

chiave era nella toppa e i cardini dovevano essere stati oliati di recente.

Trovò una vecchia foto sbiadita, gli angoli erano piegati e rovinati, il

ragazzo aveva l‟espressione di chi ha sofferto molto, pesanti pestoni neri

cerchiavano i suoi occhi scuri e la carnagione era di un bianco quasi

accecante. La ragazza accanto a lui aveva un‟espressione così dolce e

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innocente, la nonna aveva ragione, mia madre avrebbe ispirato protezione

a chiunque. Poi c‟era una sua foto vicino al nonno, entrambi con aria fiera,

doveva essere l‟ultima foto che era riuscito a scattarsi con lui, all‟incirca

doveva avere sui sedici anni. L‟avvicinò per vedere bene il suo viso, ma in

entrambe le foto era in penombra e sfuocato. Che strano, il resto della foto

invece era perfettamente nitido. Continuò a spostare oggetti e a cercare,

trovò una sacca di stoffa di velluto verde scuro, al suo interno conteneva

una grossa e pesante sfera blu cobalto scura. Il suo sesto senso questa volta

le consigliò di non sbirciare oltre, aveva già sfidato la sorte a sufficienza

per quella giornata, così decise di rimettere tutto al suo posto, senza

indugiare oltre. Uscii in fretta facendo attenzione a non lasciare tracce di

sé. Provò a entrare in altre stanze, ma non ebbe fortuna, alcune erano

chiuse, altre non contenevano nulla d‟interessante. Decise che dopo

l‟allenamento avrebbe chiesto informazioni ad Adele, sicuramente lei

sapeva, dove si trovasse Daniel.

Scese nei sotterranei e questa volta non trovò nessun libro ad aspettarla

sulla scrivania. Salutò cordialmente Madame Brooks, la quale come

risposta, si limitò ad alzare le spalle. Erano diverse settimane che si

allenavano, ma il loro rapporto non era cambiato per niente. Era migliorata

molto, ora riusciva a padroneggiare piuttosto bene la sua magia e a

eseguire diversi incantesimi. Tuttavia non aveva ricevuto nemmeno un

piccolo complimento. Rimase in piedi in attesa che la sua insegnante le

dicesse cosa fare.

<< Oggi imparerà come si usa la sfera. >> La informò con la solita voce

glaciale e inespressiva.

Kate era molto soddisfatta, per la prima volta la reputava migliorata, però

allo stesso tempo si chiese se sarebbe stata davvero in grado di usarla e

quale potere vi fosse racchiuso. << Innanzitutto precisiamo che vi sono dei

rischi nel suo utilizzo, pertanto è importante usarla solo, e sottolineo solo,

quando è strettamente necessario. Tienilo sempre bene a mente. Questa è

la Sfera dei Desideri, ti permette di trasportarti ovunque desideri, ma bada

bene, non sarai invisibile e non sempre riuscirai a decidere il punto esatto

in cui ricomparire, quindi potresti trovarti in situazioni insidiose. >>

Addirittura una “passaporta”, al suo occhio inesperto era sembrato un

piccolo globo, una sorta di minuscolo mappamondo da poter tenere nel

palmo della mano o su una mensola in bella mostra. Niente è mai ciò che

sembra. << Iniziamo subito con un po‟ di pratica, cerchi di smaterializzarsi

e ricomparire nella sala da pranzo, prenda il candelabro di ferro che è sul

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camino e ritorni. E‟ tutto chiaro? >> Kate annuì, non sembrava poi così

difficile. Si concentrò intensamente sull‟immagine del camino in sala e

quando riuscì a vederla nitidamente, toccò la sfera. Si ritrovò esattamente

dentro il camino che per sua fortuna in quel momento era ancora spento.

Ora capiva le situazioni pericolose di cui parlava Madama Brooks. Prese il

candelabro e tornò nella stanza degli allenamenti. Quando la vide ricoperta

di fuliggine a stento, riuscì a trattenere una piccola risata. Incredibile,

allora un lato umano, seppur piccolo, era ancora presente sotto la spessa

corazza che si era costruita. Continuarono così per tutto l‟allenamento,

ogni tanto riusciva a smaterializzarsi senza incidenti, altre volte tornava

con un piede incastrato in un secchio o un livido nuovo. Finalmente dopo

un tempo indefinito Mrs Brooks si sentì sufficientemente soddisfatta e la

lasciò andare. Corse di sopra e si diresse verso lo studio di Adele, voleva

chiederle di Daniel. Stava per bussare alla sua porta, quando una voce

familiare la canzonò da dietro. << Nuovo look? Il fumé è il nuovo colore

autunno-inverno? >> Si voltò di scatto e rimase col fiato sospeso, mentre

osservava il suo sorriso così dolce e angelico, era davvero bellissimo. <<

Ecco, vedi, cioè >> non riuscì ad articolare una frase di senso compiuto, la

sua vicinanza, il suo profumo le annebbiavano il cervello. << Non importa,

sei bellissima come sempre. >> Si avvicinò e con delicatezza le tolse un

po‟ di fuliggine dal viso. Il suo cuore rallentò fino quasi a fermarsi, poi

riprese accelerando come se volesse uscire dalla cassa toracica. << Dove

sei stato? Non ti ho visto per tutto il giorno. >> Lo accusò con disappunto.

<< Ero fuori per delle commissioni, niente d‟importante, non preoccuparti.

Piuttosto, perché non mi racconti come vanno gli allenamenti? Ti mette

sotto non è vero? >> << Già, è un vero mastino, non lascia spazi per dubbi

o imprecisioni, mi fa ripetere tutto finché non è maniacalmente perfetto.

<< Devo riconoscere che sto imparando molto e sono piuttosto soddisfatta,

non pensavo sarei mai riuscita a fare incantesimi, e a dire il vero, fino a

qualche tempo fa non credevo neppure che esistessero, invece eccomi qui.

Siamo solo a qualche decina di km da Vienna, dal mondo reale e vivo con

una strega, imparo a fare magie e ho un gatto parlante, se me lo avessero

raccontato, avrei pensato che fossero matti, ma vederlo con i miei occhi

cambia tutto. >>

<< Vedrai che andando avanti ti verrà tutto naturale, noi siamo cresciuti

così, per te invece è tutto nuovo, devi darti tempo, ce l‟hai nel sangue, non

può che venirti naturale e andando avanti sarà sempre meglio. >> Cercò di

incoraggiarla e le rivolse un sorriso che per poco non le fece cedere le

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ginocchia. Com’era possibile che in così poco tempo fosse riuscito a

conquistare il suo cuore fino a questo punto. Non sapeva quasi nulla di lui

eppure non le importava, le bastava guardarlo perché tutte le perplessità e

le paure sparissero all‟istante. << Domani sera ti andrebbe una passeggiata

nel parco? Ti prometto che non ci allontaneremo e non ti metterò più in

pericolo come l‟ultima volta >> promise con tono serio. << E‟ un

appuntamento? >> Chiese Kate sorpresa. << Direi che potremmo

considerarlo tale. Sempre se per te va bene.. >> come poteva dire di no a

tanta bellezza e perfezione. << Mi farebbe davvero piacerebbe. Inoltre

adesso potrei anche esserti d‟aiuto, non sono più così indifesa. >> Rispose

sincera mentre sorrideva, poi si ricordò dell‟appuntamento con Anthony,

non poteva mancare, doveva sapere, aveva bisogno di vederlo. Eppure era

la prima volta che Daniel le chiedeva di uscire insieme da quando lo aveva

inseguito nel bosco ed erano state attaccati dai licaoni, non voleva dargli

l‟impressione di non essere interessata a lui. << Mi dispiace ma domani

sera proprio non posso, se rimandiamo nel pomeriggio? >>

<< Certo, nessun problema, a domani allora. Sogni d‟oro principessa >>

<< Sai che non mi piace essere chiamata in quel modo. >> s‟irritò

immediatamente. << E‟ vero, scusa. Ma adoro l‟espressione che assumi

quando ti arrabbi e le tue guance si accendono di un bellissimo colore

ambrato. Mi perdoni? >> Come poteva non farlo se glielo chiedeva in quel

modo? Gli sorrise e lui l‟abbracciò teneramente. << Lo sai vero che il

tempo che ci separa dal rivederti domani, mi sembrerà eterno. Poter stare

con te è oltre ogni immaginazione e finché dura, non voglio rinunciare a

nessun momento. >> << Perché non dovrebbe durare? >> ma lui non

rispose, i suoi occhi divennero impenetrabili. La strinse ancora di più a sé,

la baciò sulla fronte. << Ora devo proprio andare, ci vediamo domani. >>

Kate rimase a guardare le sue spalle perfette mentre si allontanava. Non

capiva perché non le dicesse cosa gli passava per la mente, la sensazione

che lui sapesse qualcosa e la tenesse volontariamente all‟oscuro la

indispettiva parecchio. Non riusciva a capire cosa ci potesse essere di così

terribile che avrebbe potuto allontanarli. Erano fatti per stare insieme, due

parti imperfette da sole, ma perfettamente simmetriche e coincidenti

insieme. Adesso che aveva provato com‟era stare con la sua anima gemella

non si sarebbe più sentita completa senza di lui. << Sei proprio una

vecchia testarda! >> Anthony era appena uscito sbattendo con forza la

porta dello studio di Adele, era davvero furente. Passò accanto a Kate e la

superò senza dire una parola. Una brutta sensazione pervase ogni sua

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cellula del suo corpo. Corse nello studio per assicurarsi che sua nonna

stesse bene. Appena entrata la vide seduta alla sua scrivania, come se nulla

fosse successo. Alzò un sopracciglio con aria interrogativa, poi posò lo

sguardo sulla nipote in attesa di spiegazioni. << Perché te ne stai impalata

sulla porta e hai un‟aria così trafelata? Devi parlarmi di qualcosa? >> Kate

decise fosse meglio lasciar cadere l‟argomento. << Niente d‟importante.

Avevo visto la luce accesa così avevo pensato di passare per augurarti la

buona notte. >> rispose facendo finta di non aver assistito alla scena. Se

sua nonna voleva giocare a fare la misteriosa, l‟avrebbe assecondata.

Adele la studiò per alcuni istanti, poi le augurò a sua volta di riposare

bene.

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LLLaaa fffuuugggaaa...

Finalmente era giunta la sera dell‟incontro. Kate si stava trascinando

stancamente verso la sua stanza, l‟allenamento l‟aveva stremata, era stato

molto più faticoso del solito. Si chiese se sua nonna centrasse in qualche

modo, sapeva del suo appuntamento e non approvava, avrebbe fatto

qualsiasi cosa per impedirglielo, ovviamente senza mai arrivare a uno

scontro diretto, era molto abile in questo. Se aveva iniziato una guerra

psicologica questa volta non le sarebbe stato facile vincerla, era rimasta

troppo tempo all‟oscuro di tutto, era suo diritto conoscere la verità e si

sarebbe battuta per questo. Riposò qualche minuto distesa sul letto

aspettando che Anita, la cameriera, la chiamasse per la cena. Si girò verso

la finestra, stava imbrunendo, presto sarebbe stato perfetto per uscire,

doveva solo trovare il modo giusto per eludere la sorveglianza. Vagò con

la mente, si stava chiedendo se Anthony si sarebbe presentato

all‟appuntamento e se fosse stato saggio da parte sua andarci o se invece

fosse il caso di ascoltare sua nonna, quando Anita comparve sulla porta

ponendo fine alle sue riflessioni. Decise che ci avrebbe pensato dopo la

cena. Trovò solo Adele ad aspettarla seduta al tavolo, di Daniel non ve

n‟era traccia. Non si era presentato per la loro passeggiata, come invece le

aveva promesso il giorno precedente. Era molto arrabbiata per il suo

comportamento, avrebbe potuto almeno avvertirla, invece aveva lasciato

che l‟aspettasse per tutto il pomeriggio come una ragazzina impaziente e

trepidante per il primo appuntamento. Agnese servì la cena. << Sei

pensierosa mia cara, c‟è qualcosa che ti turba? >> Kate non rispose subito,

continuò a tagliare la carne col coltello, concentrandosi sul piatto per non

dare importanza alle sue parole. << Mi stavo solo chiedendo dove fosse

Daniel >> Sua nonna alzò un sopraciglio, l‟aveva colta di sorpresa; ci

pensò un attimo, poi rispose che era fuori per questioni delicate, doveva

controllare la situazione dagli Gnaghi. << Non devi preoccuparti, sa badare

a se stesso e sarà di ritorno entro qualche giorno. >> Kate finse che la cosa

non la riguardasse minimamente.

<< Non sono affatto preoccupata, mi stavo solo chiedendo perché non

l‟avessi visto in giro in questi giorni, nient‟altro. >> Mentii

spudoratamente. Perché non mi ha detto nulla? E’ addirittura andato via

senza salutarmi. A parole è bravo, ma i fatti dimostrano altro,

probabilmente non sono così importante per lui quanto pensavo. Tra noi

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infondo non c’è nulla di definito, sono stata io a pensare che stessimo

insieme, lui non me lo aveva mai chiesto direttamente, anzi, mette sempre

le mani aventi sul fatto che non durerà. Si sentì tremendamente fuori posto

e stupida. << Sai, era molto dispiaciuto per non essere riuscito a salutarti,

ma era di massima importanza che partisse subito, la tempestività era

fondamentale. Cerca di capire >> Kate non disse nulla, preferì lasciare

cadere l‟argomento. Appena terminata la cena, augurò la buona notte e si

avviò verso la sua stanza. << Ti auguro una buona notte cara. Penso sia

una saggia decisione, fuori fa piuttosto freddo e non è consigliabile uscire,

meglio aspettare domani. >> Le disse mentre stava già salendo le scale.

Kate aveva capito perfettamente a cosa si stava riferendo. Per spirito di

pura contraddizione decise di andare all‟appuntamento, sarebbe stata una

buona idea e per qualche ora si sarebbe distratta e non avrebbe ripensato a

Daniel, a come l‟aveva trattata. Inoltre non accettava che le fosse detto

cosa fare, non dopo tutto quello che le era successo. Che stupida era stata a

pensare che fosse la sua anima gemella, alla sua età ancora a credere nel

vero amore, la storia con Alex non le aveva proprio insegnato nulla.

Angela aveva ragione, dagli uomini non ci si deve aspettare mai nulla,

bisogna usarli e scaricarli quando non servono più perché se non lo

facciamo noi, lo faranno loro col nostro cuore tra le mani. Il cinismo della

sua amica l‟aveva sempre colpita, ma ora iniziava a pensare che forse non

aveva tutti i torti. Aprì la finestra per sentire la brezza fresca sul viso. Il

suo sguardo fu attirato da un movimento, seppure quasi impercettibile,

vicino al cespuglio posto proprio sotto la sua finestra. Spense la luce nella

sua stanza e si sporse per vedere meglio, attese qualche istante trattenendo

il fiato, perfettamente in silenzio. Non si era sbagliata, la casa era

circondata e sorvegliata dai vigilanti, sua nonna stava giocando sporco. Le

uscite principali erano inagibili. Non posso crederci! Decise di non

scoraggiarsi, erano appena le ventuno, aveva tutto il tempo per escogitare

un altro modo per uscire senza farsi scoprire. La prima idea che le balzò

alla mente fu di usare la sfera dei desideri, ma dovette scartarla quasi

subito, chissà dove sarebbe riapparsa, non aveva ancora provato a

materializzarsi fuori della casa. Con la fortuna che ultimamente la

perseguitava, come minimo sarebbe comparsa nella stanza di sua nonna.

Doveva trovare qualcosa che comportasse meno rischi. Poteva cercare di

sgattaiolare da una porta sul retro, ma erano particolarmente sorvegliate

dopo l‟ultimo attacco che avevano subito dai licaoni. Inoltre sua nonna era

a conoscenza del loro incontro programmato e non lo approvava perciò

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aveva sicuramente preso tutte le precauzioni per non farla uscire e

impedirle di incontrarlo. Si sentiva frustrata, erano anni che non le

succedeva. Aveva ottenuto presto la sua libertà e ora si sentiva prigioniera,

non era più padrona della sua vita, non poteva prendere decisioni, si

sentiva come un burattino nelle loro mani. Guardò l‟orologio, erano già

passate diverse ore, mancava poco più di un quarto d‟ora all‟appuntamento

e ancora non aveva un‟idea sufficientemente buona per uscire, stava quasi

per rassegnarsi quando una voce agghiacciante entrò nella sua testa e

iniziò a parlarle. Lo riconobbe subito, non poteva essere altri che lui. <<

Adele ti ha giocato un brutto scherzo, non vuole che ci incontriamo, teme

per la sua preziosa nipotina; davvero divertente. Non pensavo sarebbe

arrivata addirittura a barricarti in casa. >> emise la sua ormai famigliare

risata. << Per fortuna me lo aspettavo e ho già pensato a tutto >> proseguì.

Kate era molto seccata, anche lui si stava prendendo gioco di lei. << E‟

tutta la sera che ci penso senza nessun risultato, sono davvero impaziente

di sentire la sua brillante idea. Inoltre la casa è completamente sorvegliata.

>> rispose sarcastica. Riusciva chiaramente a vederlo nella sua mente

indossava abiti scuri, ampi, mentre il viso era celato dal solito

passamontagna. << Sono solo degli umani, non saranno un problema.

Dammi del tu per favore, mi fai sentire vecchio. >> Rispose tranquillo. <<

Se li farai sparire, a qualcuno potrebbe non far piacere! >> rispose acida.

Ma Anthony ignorò la provocazione e alzò innocentemente le spalle. <<

So che ieri sei entrata nella mia stanza, ma di questo parleremo dopo, ad

ogni modo hai scoperto uno dei miei passaggi, per questa volta ti

concederò il permesso di usarlo >> La sua voce era dura, asciutta, ma non

sembrava arrabbiato, o forse lo mascherava molto bene.

<< Solo una domanda: come pensi di raccogliermi da terra? >> chiese

ancora più sarcastica. << Pensi davvero che ti lascerei cadere? Ovviamente

verrò a prenderti io stesso, ti aspetterò nella mia stanza, non si sa mai,

potresti essere talmente maldestra da farti male aprendo l‟armadio o

rimanere incastrata appesa fuori dalla finestra e dopo chi lo spiegherebbe

ad Adele? Non voglio problemi. >> << Affare fatto, ci vediamo lì tra dieci

minuti >> tagliò corto Kate. Sua nonna non le permetteva di mettere il

naso fuori di casa senza una scorta ed era evidente che anche lui pensava

non fosse in grado di badare a se stessa. Era davvero delusa, nessuno

aveva fiducia in lei, altro che bei discorsi, ancora una volta i fatti

parlavano chiaro. Nonostante avesse appena preso accordi con un

sanguinario vampiro, si sentiva sollevata, questa evasione la elettrizzava,

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erano settimane che non poteva fare niente da sola. Si preparò, prese il

giubbotto grosso, fuori doveva fare piuttosto freddo, indossò le scarpe

comode e uscii guardinga dalla stanza, attenta a ogni minimo movimento,

non voleva certo essere seguita. Percorse in fretta il corridoio fino alla

stanza di Anthony, rimanendo sempre in punta di piedi e cercando di fare

il minor rumore possibile. Si guardò intorno, era tutto tranquillo, così

abbassò lentamente la maniglia ed entrò. Si rilassò, il più era fatto, in un

modo nell‟altro lo avrebbe incontrato e forse finalmente qualcuno le

avrebbe raccontato la verità. La cosa più assurda di tutto questo era che a

farlo fosse un assassino, uno che fino a pochi giorni prima non aveva mai

visto e non le persone che dicevano di volerle bene. Appena gli occhi si

abituarono alla penombra riconobbe un‟ombra imponente muoversi verso

di lei. Guardò d‟istinto la luce al centro della stanza, l‟interruttore era

troppo lontano e Anthony si era interposto tra loro, aveva solo una scelta.

Estrasse dalla tasta il suo fidato accendino e fece comparire un po‟ di luce.

Non gli era mai stata così vicina, era molto più alto di quello che ricordava

e se doveva essere sincera incuteva davvero timore. La mia sete di sapere

è più forte della paura, non posso permettermi di farmi fermare da questo,

ripeté nella mente. Non riusciva a vederlo bene, era interamente coperto da

un lungo impermeabile scuro, il cappuccio gli copriva metà del viso e il

resto rimaneva in penombra. Attese qualche secondo per riprendere il

controllo sul respiro e sulla sua voce prima di salutarlo, non voleva che

trasparisse l‟ansia che provava. Le rispose con la sua solita arroganza <<

Sbrighiamoci prima che Adele se ne accorga, è più astuta di quanto puoi

immaginare. >> Detto questo, si mosse con una velocità incredibile, non lo

vide neppure, si sentii solo sollevare da forti braccia e in pochi secondi

stava volando fuori della finestra. Era una situazione assurda, irreale, ma la

sensazione che provava era indescrivibile; si sentiva leggera, e allo stesso

tempo invincibile, come se nulla potesse fermarla, era finalmente libera.

Guardò giù, tutto era minuscolo da quell‟altezza, si sentiva incredibilmente

viva e forte. Ecco come doveva sentirsi un predatore, da quell‟altezza

avrebbe potuto scorgere qualsiasi preda.

<< Bello vero? >> Anthony era a suo agio, nonostante la tenesse stretta tra

le braccia, non sembrava avvertire il suo peso, si muoveva come se fosse

naturale, come se stessero camminando sulla terra ferma e non a decine di

metri da essa. << Altroché! >> rispose. Nonostante fosse completamente

nelle sue mani, non lo percepiva come una minaccia, forse Adele e Daniel

avevano esagerato.

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<< Una volta provata questa sensazione, non potrai più farne a meno.

Chissà, magari un‟altra sera voleremo di nuovo insieme, ma per ora è

meglio scendere dietro agli alberi, in questo momento saremmo un

bersaglio troppo facile. >> Quest‟affermazione in un certo senso la

tranquillizzò, non voleva farla uccidere, almeno non per il momento o

forse non voleva mettere a rischio la sua persona poiché era tra le sue

braccia. Difficile dirlo, non poteva rilassarsi, analizzando bene le parole

capì che le sue intenzioni non erano così chiare. Non lo conosceva affatto,

inoltre le sue gesta e la nomina di assassino sanguinario e senza scrupoli

che lo accompagnava non la rassicuravano in alcun modo. Doveva

mantenere la guardia alta.

La luna era alta nel cielo e illuminava col suo tocco argentato tutto ciò su

cui si posava. L‟aria era fredda, ma inaspettatamente piacevole.

Atterrarono sotto gli alberi nascosti dalla penombra, vicino a loro si

scorgeva una costruzione scura abbastanza imponente, doveva essere il

luogo di cui le aveva parlato. << Pensi che qualcuno ci abbia visto? >>

Anthony sogghignò divertito. << Hai l‟aria di chi sta rubando in un

negozio. Non è illegale. Comunque se può rassicurarti nessuno si è accorto

della tua fuga. >> Si avvicinarono con cautela, nel più assoluto silenzio,

rimanendo nella penombra. Il suo nuovo „amico‟ stava all‟erta, guardava

in ogni angolo e ascoltava ogni minimo suono. Kate stava per accendere

una piccola torcia quando lui la fulminò con lo sguardo, le disse che se

voleva farsi scoprire tanto valeva mettersi in mezzo al giardino con una

“x” luminosa sulla fronte e urlare a squarcia gola. Si sentii in colpa come

un bambino scoperto con le mani nella marmellata. Non tentò più nulla,

aveva ragione, doveva iniziare a stare più attenta ai suoi comportamenti. Si

fermarono davanti alla porta nera contornata da borchie, gli occhi si erano

quasi abituati alla penombra, così riuscii a leggere la targhetta. “QUI

RIPOSA IN PACE IL MIO AMATO COMPAGNO. " Non aveva dubbi,

era la sua tomba, o santo cielo, si chiese, dove la stesse portando e che

intenzioni avesse. Per fortuna era troppo concentrato sulla statua posta a

fianco per scorgere i suoi pensieri. Si avvicinò con movimenti fluidi e

sicuri alla mano sinistra della statua, la spostò dalla sua posizione originale

e infine premette il suo anello nell‟apertura sotto la giacca della guardia.

Aprì la porta con estrema facilità, sicuramente usava spesso quell‟ingresso.

<< Meglio entrare, non è prudente che ci vedano insieme. >> Non era

molto propensa a entrare sola con lui in quella sorta di cripta, infondo

nessuno sapeva che era lì e lui come si suol dire, giocava in casa.

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Razionalizzò. Se voleva farle del male, poteva trovare modi migliori, le

occasioni non gli erano certo mancate. Fece appello a tutto il suo coraggio

e lo seguì. << Pensavo te la facessi troppo sotto per seguirmi qui dentro!

>> la punzecchiò Anthony con un velo di divertimento nella voce. <<

Figurati se basta questo per spaventarmi! >> rispose spavalda. Cercava di

bleffare, ma non era sicura fosse sufficiente a nascondere la paura che si

stava impossessando del suo corpo. Alle sue spalle sentii un cigolio, poi la

porta si chiuse con un tonfo sordo che la fece trasalire. << Avrei giurato di

aver sentito il sublime profumo della paura, ma a quanto pare devo essermi

sbagliato. Hai detto che ci vuole ben altro per spaventarti, giusto? >> disse

sogghignando. << Vedrò cosa si può fare >> aggiunse sotto voce, ma

sufficientemente forte perché lo sentisse. Kate lo ignorò, preferì non

rispondere, non sarebbe comunque riuscita a ribattere nulla. Si guardò

intorno con occhi sbarrati, era in trappola. Scrutò in ogni angolo in cerca di

un possibile pericolo o di chi potesse aver chiuso la porta. Anthony le

rivolse un‟occhiata furtiva e si lasciò scappare una sorta di sorrisetto che

mise in mostra i suoi perfetti e ben affilati canini. Al buio brillavano di

luce propria, erano davvero inquietante. Kate tremò violentemente a quella

vista, pregando mentalmente che non se ne fosse accorto. Si rimproverò

per non essere rimasta nella sua stanza a fare zapping con i programmi in

tv. La stanza era molto piccola e si sentiva odore di chiuso. Non riusciva a

distinguere in modo nitido i contorni degli oggetti presenti, però scorse una

sorta di sarcofago funerario al centro della stanza. Guardò meglio per

vedere se c‟era altro, ma era troppo buio. Iniziò a innervosirsi. Anthony al

contrario era notevolmente a suo agio e si muoveva con disinvoltura, come

se fosse alla luce del giorno. << Un mausoleo è un sepolcro di eccezionale

monumentalità, generalmente costruito per conservare il corpo di un

grande leader o comunque di un personaggio importante. Tua nonna

teneva molto a Nath e quando morì di quella brutta malattia, come fu

spiegato ai conoscenti, fecero costruire qui in giardino una grande tomba

in suo onore. Come puoi vedere con i tuoi occhi, o almeno come vedresti

se possedessi la mia vista eccezionalmente sviluppata, tale monumento

comprende al suo interno un sarcofago entro cui è conservato il corpo.

Sapevi che il termine deriva dal re Mausoleo di Caria, la cui moglie,

Artemisia, fece costruire il famoso Mausoleo di Alicarnasso, una delle

sette meraviglie del mondo antico. >> Kate non riuscì a impedirsi di

rabbrividire, non si era ancora abituata alla sua voce stridula. << Sono

molto più colto di quello che puoi immaginare, soprattutto su certi

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argomenti. >> disse pavoneggiandosi. << La mia voce non è sempre così

stridula, sai, dopo mangiato diventa molto morbida e vellutata. >> Guardò

per un attimo la sua faccia inebetita e tutto compiaciuto le voltò le spalle

avvicinandosi al sarcofago. Spinse con grande facilità il grosso coperchio

di marmo da un lato e le fece segno di avvicinarsi. Kate era davvero

preoccupata, se riusciva a leggere così facilmente nella sua mente, non

aveva nessuna speranza di sorprenderlo e uscire viva da li. Si appiattì il più

possibile alla parete da cui pensava fossero entrati e sperò ingenuamente

con tutta se stessa che se fosse rimasta perfettamente immobile e silenziosa

non l‟avrebbe vista. Trattenne perfino il fiato. Il cuore le martellava nel

petto producendo un rumore assordante o almeno era così che lo

percepiva. Era pietrificata, non aveva nessuna intenzione di vedere suo

nonno, o ciò che restava di lui, le sembrava una cosa davvero macabra e di

cattivo gusto. Con un balzo Anthony fu accanto a lei, l‟afferrò per un

braccio senza tante cerimonie e la costrinse a seguirlo. Era davvero molto

forte, non riuscii a opporsi, anche se ce la mise tutta, lui la guidò con

facilità verso il sarcofago aperto. Non riusciva neppure a parlare, si sentiva

paralizzata, l‟idea che volesse usarla come cena, o lasciarla lì dentro

insieme al nonno, sepolta viva iniziò a farsi strada nella sua mente

spaventandola a morte. Iniziò a tremare come una foglia e quando la

sollevò il tremore del suo corpo, divenne ancora più forte. Ripensò alle

parole di Dante “ lasciate ogni speranza voi che entrate”, il senso era

appropriato, calzava a pennello con la situazione in cui si trovava. In un

ultimo istante di lucidità guardò all‟interno, preparata a un‟orribile visione

del nonno in putrefazione, invece vide solo il fondo di marmo coperto da

un sottile strato di polvere. E il corpo dov’è? Fu la domanda che scattò

automaticamente nella sua mente. Doveva aver già profanato il corpo, era

davvero un essere spregevole, senza un minimo di coscienza. Le sue forti

braccia la deposero sul fondo di marmo con estrema cura, dopodiché con

grande agilità si stese sopra di lei e chiuse il coperchio. Sebbene Anthony

cercasse di sostenere il peso del suo corpo robusto e imponente che

premeva contro il suo, Kate non poté fare a meno di rendersi conto di

quanto fosse fragile e indifesa vicino a lui. Per un momento temette che

potesse sbriciolarsi sotto tutta quella pressione. Come le era venuto in

mente di vedersi con lui in un posto isolato nel cuore della notte. Era

chiusa lì dentro con un mostro succhia sangue, nessuno sapeva, dove si

trovasse né che fosse con lui, l‟aria iniziava a mancarle, come poteva

essere stata tanto stupida? Non fece in tempo a pensare ad altro, Anthony

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fece una specie di movimento con la mano, sentì solo un forte scricchiolio,

il fondo del sarcofago s‟inclinò paurosamente e il suo corpo iniziò a

scivolare a grande velocità fino a che si trovò sospesa nell‟aria. Chiuse gli

occhi preparandosi al peggio. Non riusciva a capire, dove si trovasse, era

troppo buio, la paura la paralizzava impedendole di pensare lucidamente,

stava succedendo tutto troppo velocemente. La folle discesa si arrestò

dopo un periodo che le parve infinito, anche se probabilmente erano

passati solo pochi secondi. Prima che i suoi piedi toccassero terra Anthony

la prese in braccio rallentando la caduta e appoggiandola con delicatezza.

Si ritrovò in una stanza avvolta interamente nell‟oscurità. Per quanto

possibile era ancora più buia della precedente, non riusciva neppure a

distinguere qualche forma, era nel nulla, al buio più completo. L‟unica

certezza era una superficie dura sotto i piedi e il fatto di non essere sola. Le

narici si riempirono di un odore acre, stantio, l‟aria rarefatta e satura di

polvere le irritava gli occhi e le mucose facendola starnutire animatamente.

Dovevano essere secoli che non veniva a contatto con aria pulita.

Lentamente girò su se stessa per cercare di orientarsi, ma era troppo

terrorizzata per muoversi o cercare di toccare qualche oggetto vicino a lei

che magari le permettesse di capire dov‟era. Anthony si allontanò senza

dire una parola. Tese le orecchie per percepire anche il minimo brusio, era

così spaventata, il cervello iniziò a proiettare immagini terribili, ragni e

altre creature strisciavano e si avvicinavano a lei furtive, approfittando del

buio per aggredirla, ogni singolo muscolo era teso, pronto a scattare.

Rimase perfettamente immobile, rigida, la paura stava dilagando in ogni

sua cellula. All‟improvviso vide un piccolo bagliore, una luce tremolante e

fioca. Anthony fece ritorno con in mano un candelabro acceso. Perché non

ci ho pensato prima di evocare una luce, mi sarei risparmiata di vagare al

buio, si rimproverò mentalmente. << Mi sono ricordato che non riesci a

vedere al buio così sono andato a cercarti un po‟ di luce >> si giustificò,

come se fosse la cosa più normale del mondo. Proseguì dicendo che il

passaggio non era studiato per più persone e si scusò se erano stati un po‟

stretti. << Ti avrei lasciata scendere da sola, ma non saresti atterrata nello

stesso modo, mentre se fossi sceso per primo, sono sicuro che saresti

scappata, per cui, era l‟unico modo per portarti qui. Benvenuta nella mia

umile dimora! >> scherzò per allentare la tensione. Nel frattempo il suo

sguardo si posò su di lei, come se volesse guardarle dentro per capire a

cosa stesse pensando. << Il corpo di tuo nonno non è conservato nel

sarcofago perché è cenere, Adele lo porta sempre con sé nel ciondolo

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appeso intorno al collo. >> Kate era senza parole, ancora sotto shock. <<

Va bene, ne parleremo un‟altra volta, non sei attenta. >> Era piuttosto

seccato.

Approfittò della fioca luce per guardarsi intorno e cercare di capire dove

l‟avesse trascinata. Si trovava in una stanza molto più ampia rispetto a

prima, il soffitto era davvero alto, in un angolo in cima vi era una specie di

condotto dell‟aria senza grata. Si chiese se quello fosse il tratto finale del

tunnel che aveva preso poco prima. La risposta era piuttosto scontata

poiché non vi erano altri punti d‟ingresso, immediatamente ebbe la

certezza che l‟aveva protetta. Se l‟avesse lasciata cadere da quell‟altezza,

si sarebbe sicuramente schiantata al suolo. Altre candele poco a poco si

accesero, come per magia. Finalmente riusciva a vedere nitidamente anche

un tavolino e un vecchio divano posto in un angolo. Le ragnatele e la

polvere regnavano sovrane ovunque posasse lo sguardo, ma per fortuna

non vi erano ragni o creature striscianti visibili. Anthony le fece segno di

sedersi. Ubbidì come se fosse stata sotto un controllo invisibile. Con un

movimento fluido e aggraziato prese posto accanto a lei. Il contatto con la

sua pelle fredda la fece trasalire. << Senti freddo? >> le chiese molto

premurosamente. << Mi dispiace ma noi non vivi non sentiamo più certe

sensazioni >> cercò di giustificarsi. Kate mosse silenziosamente la testa in

segno di assenso. << Se vuoi, possiamo porvi rimedio. >> le sorrise in

modo ambiguo. << Lo stesso possiamo farlo per il volo. Non ci vuole

molto tempo, pochi minuti e sarai anche in grado di volare senza bisogno

di alcun aiuto, proprio come me! >> Appena terminata la frase, le si

avvicinò con uno strano sguardo negli occhi.

Kate trasalì, si alzò di scatto, come se avesse preso la scossa e iniziò a

scuotere la testa in modo scoordinato. << St sto bene come sono! Se la

natura mi ha fatta in questo modo, ci sarà un motivo. Non, non avvicinarti!

>> balbettò mentre si allontanava lentamente da lui. Anthony parve

divertito dal suo comportamento, prima abbozzo un sorriso, poi lasciò

andare ogni decoro e rise di gusto. << Kate ti stai rendendo davvero

ridicola! Torna in te per favore! >> la sbeffeggiò. << Pensi davvero che ti

abbia portata qui per farti del male o trasformarti? Davvero divertente! >>

Continuò a ridere di gusto. << Dovresti conoscere il mio soprannome, se ti

hanno parlato di me, come penso sia successo, sai che per ucciderti e farti

a pezzi non avrei avuto alcun bisogno di portarti fin qui. >> Le sue parole

non la rassicurarono per niente. Inaspettatamente si tolse il cappello e la

sciarpa scura mostrandole per la prima volta il suo volto alla luce. Rimase

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stupefatta da quello che le si presentò. Il suo viso era molto diverso da

come se lo aspettava, non era deforme, spaventoso o pieno di cicatrici,

tutt‟altro, era quasi angelico, perfettamente rasato. Gli occhi erano color

del mare in tempesta, lo sguardo misterioso e inquietante, non riusciva a

fare a meno di guardarlo. I capelli neri come la notte, perfettamente

pettinati e raccolti in una coda. Bello e dannato, assolutamente irresistibile,

non c‟era altro da dire, non assomigliava affatto all‟idea che si era fatta di

lui. Dovette attendere diversi istanti prima di riprendersi dallo stupore. <<

La morte mi dona, non trovi? >> cercò di distrarla. Kate sorrise, ma non

disse nulla. Subito dopo si chiese perché le stesse mostrando il viso senza

alcuna riserva, le avevano detto che nessuno l‟aveva mai visto o era

rimasto vivo sufficientemente a lungo per raccontarlo. Probabilmente non

la riteneva una minaccia, o forse aveva già deciso che non sarebbe uscita

viva da lì sotto. Continuava a guardarlo con molta attenzione per scorgere

anche il minimo bagliore nei suoi occhi, qualcosa che le permettesse di

prevedere le sue mosse. << Questo posto è molto sicuro, è protetto da

antichi incantesimi che nessun mago conosce e da altri che quelli come me

non possono sciogliere. Mi è costato molto tempo renderlo così sicuro e

non avrei certo messo tutto a repentaglio mostrandotelo se non mi fidassi

di te. << Forse hai la consapevolezza che non uscirò viva da qui. >> Disse

con un filo di voce. << Forse. >> rispose evasivo. Kate continuava a

osservarlo senza sapere cosa fare. << Se Adele non mi trova passerai dei

guai seri >> tentò di minacciarlo. << Sei ripetitiva, ad ogni modo non hai

scelta, sei intrappolata quaggiù con me, dove nemmeno tua nonna può

arrivare, perciò fintanto che respiri autonomamente, approfittane per

soddisfare le tue curiosità. >> Aveva ragione, purtroppo non aveva molte

alternative. Era decisamente arrogante e irritante quando voleva. Pensò

alla sfera dei desideri, ma non fece in tempo a usarla che sparì dalla sua

tasca per comparire pochi istanti dopo nella mano destra di Anthony. <<

Molto carina, ma purtroppo qui sotto non funziona. Ora torniamo a noi,

non vorrei perdere tutta la notte in questo modo, vorrei arrivare almeno a

una conclusione entro l‟alba e vorrei anche mangiare. Quando ho i crampi

della fame, divento estremamente irritabile e aggressivo. >> A

quest‟affermazione il suo stomaco rispose con una fitta. Questa mattina,

quando si era svegliata e aveva cercato di immaginare il loro incontro,

l‟ultimo posto in cui avrebbe pensato di trovarsi, era diversi metri sotto

terra, chiusa in una tomba con un vampiro affamato, dove oltretutto

nessuno poteva entrare a salvarla. Si chiese come avesse fatto a cacciarsi

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in questa situazione. Ovviamente aveva agito d’istinto, senza seguire i

consigli di Daniel e sua nonna. Si rispose mentalmente. << Tornando al

mio discorso di prima vorrei spiegarti ciò di cui parlavo. >> Continuò

Anthony sorridendo e distogliendola dai suoi pensieri. Si alzò, dirigendosi

verso di lei che immediatamente s‟irrigidì, preparandosi al peggio, invece

la oltrepassò fermandosi davanti a un vecchio e polveroso baule vuoto.

Pronunciò qualcosa che non riuscì a distinguere, immediatamente

comparvero uno scialle, un mantello e un ciondolo portafoto. Prese gli

oggetti e tornò a sedersi vicino a lei. Senza dire una parola le porse il

mantello. Kate lo prese con mani tremanti, insicure e iniziò a squadralo

rigirandolo tra le dita. Non vi trovò nulla che potesse renderlo così

speciale, salvo i grossi buchi presenti al suo interno. Poi le porse in

ciondolo. << E‟ quello che ho regalato alla nonna per Natale, come fai ad

averlo tu? >> Era alquanto seccata, non ammetteva che s‟intromettesse in

cose che non lo riguardavano. << Quando l‟hai acquistato, non avevi la

minima idea di cose fosse, dico bene? >> Kate lo guardò con aria di sfida,

era proprio curiosa di sapere cosa potesse esserci di tanto speciale. Era la

seconda persona che glielo faceva notare ed era interessato a quell‟oggetto.

<< Non si mettono le foto in questo, devi pensare intensamente a chi

vorresti vedere e se sei abbastanza in gamba, ti sarà possibile anche

parlarci. >> Rispose compiaciuto. << Non è ancora arrivato il cellulare nel

regno magico? Sai, nel mio mondo è molto di moda, puoi fare anche le

videochiamate, controllare e spedire posta elettronica, navigare in internet..

>> Rispose pungente. << Molto divertente. Non serve solo a parlare con i

vivi. >> Ora si che l‟aveva colpita, era senza parole, non si aspettava certo

avesse un uso così singolare. Glielo porse e le disse di portarlo sempre al

collo. Infine le diede lo scialle. << Che cosa dovrei farci? Non ho più

freddo, grazie... oltretutto non si intona con il mio abbigliamento! >> Stava

ritrovando un po‟ di coraggio, oppure la disperazione aveva prevalso sul

buon senso. Come risposta Anthony Si mise a ridere divertito. << Non è

un indumento, se lo indossi, non ti proteggerà solo dal freddo, ma anche

dal fuoco, è una sorta di scudo che muta secondo le tue necessità. E stai

tranquilla, una volta indossato diventa trasparente, per cui potrai abbinarlo

con tutto! Il mantello invece ti permetterà di volare. >> Doveva

ammetterlo, l‟aveva stupita e lei che avevo pensato volesse morderla sul

collo, come nei migliori racconti di vampiri che aveva letto. Stava quasi

per ridere di se stessa, della figura che aveva fatto, quando Anthony le si

avvicinò con passo felpato alle spalle, immobilizzandola, la guardò serio.

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<< Ora non mi resta che morderti e farti diventare come me! Mi sento così

solo qui sotto. >> E fece il gesto di aggredirla. Kate urlò terrorizzata,

chiuse gli occhi e attese preparandosi al peggio. Quando li riaprì, trovò

Anthony piegato in due dal ridere. Si stava prendendo gioco di lei. <<

Erano decenni che non ridevo così di gusto, se provassi ancora certe

sensazioni, avrei sicuramente dolore agli addominali, devo dartene atto. >>

<< Non è divertente! >> protestò Kate. << Per te forse, ma per me lo è

eccome! >> Il suo viso tornò inaspettatamente serio. << Ora basta giocare,

torniamo a parlare di cose importanti. Innanzitutto non entrerai mai più

senza il mio permesso nella mia stanza a ficcanasare tra le mie cose. Sono

stato abbastanza chiaro? >> la rimproverò con un tono molto severo. <<

Adele dovrebbe avertelo insegnato: non è educato. E soprattutto, non è

prudente. >> Kate arrossì violentemente. << Ti starai chiedendo come ho

fatto a scoprirti? Molto semplice, puzzi di mortale, anzi, ancora meglio,

odori di giovane strega ed è un profumo che noi sentiamo da lontano. Il

loro sangue è delizioso, inoltre il tuo è anche di stirpe reale, non esiste

nulla che lo possa eguagliare. >> Kate rabbrividì all‟istante. Pensò fosse

una buona idea distoglierlo subito da quel pensiero, infondo erano ancora

chiusi lì sotto insieme. << Mi dispiace, cercavo Daniel e per caso mi sono

imbattuta nella tua stanza, la curiosità è stata troppo forte, sebbene sapessi

fosse scorretto, non ho saputo resistere. Sono mortificata >> Cercò di

giustificarsi. << Tranquilla, non sono arrabbiato, però lì dentro ci sono

oggetti molto pericolosi, poteva succederti qualcosa, e non potrei mai

perdonarmelo se ciò accadesse. >> fece una pausa, poi i suoi occhi

divennero una fessura iniettata di sangue. << Daniel? >> Ringhiò. << Non

osare mai più pronunciare il suo nome in mia presenza, sono stato

abbastanza chiaro? E non dovrai mai rivelare niente di ciò che ci siamo

detti o della parentela che c‟è tra noi, chiaro? >> Sottolineò tutto con uno

sguardo assassino che le fece gelare il sangue. Le parole si rifiutarono di

uscire, così fece un cenno d‟assenso con la testa. Ormai aveva intuito che

non le avrebbe fatto del male, ma doveva riconoscere che sapeva davvero

far paura quando voleva. << Quel traditore. >> Lo disse tra i denti ma Kate

riuscì a sentirlo ugualmente. Dopodiché si calmò. Le sorrise, mostrandole

la sua dentatura perfetta; incredibilmente simmetrica. << I canini servono

solo per nutrirci, per il resto del tempo non sono visibili, è un adattamento,

altrimenti non riusciremmo a passare così inosservati vivendo tra i mortali.

>> << Ma prima erano evidenti.. >> Kate era perplessa. << Prima, ecco,

eravamo stati piuttosto vicini e il tuo profumo è molto buono.. Ora che

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abbiamo chiarito tutto è meglio se rientriamo prima che Adele si accorga

della tua assenza. Inoltre, se me la concedi, sto davvero morendo di fame!

>> Kate sorrise, quando non cercava di spaventarla sapeva essere molto

divertente. Una sensazione di delusione s‟impadronì della sua anima, era

appena arrivata e già la mandava a casa senza averle detto nulla della

madre o di altre cose importanti di cui avrebbe voluto chiedergli. Ripensò

all‟inizio della sua frase e decise che per quella sera aveva già sfidato la

sua buona stella a sufficienza, meglio non abusarne e rientrare a casa tutta

intera. << Prima di andare ho un altro oggetto da lasciarti >> si tolse un

piccolo pendaglio dal collo e glielo porse. << E‟ un amuleto molto antico e

molto potente, ti permetterà di proteggerti dai miei simili, e anche di

vedere nitidamente nell‟oscurità più fitta. Devi portalo sempre con te, non

separartene per nessun motivo al mondo. E‟ un regalo di tuo nonno,

doveva proteggermi da quelli della mia specie. >> Anthony sorrise

ripensando al passato. << Non riesco a credere che tu avessi bisogno di

protezione >> << Non interrompermi. Mi temono perché uccido anche i

miei simili senza nessuna distinzione, un sangue reale è destinato a

dominarli, ma fino alla maggiore età anch‟esso è vulnerabile, debole, teme

la luce, in pratica è l‟unica occasione che avevano per eliminarmi. Inutile

sottolineare che ora non mi serve più. >> sghignazzò divertito. Kate pensò

che con la reputazione di spietato assassino che si era fatto, nessuno, sano

di mente, si sarebbe avvicinato a lui per cercare di ucciderlo. << Lo so, hai

ancora tante domande, ma andremo per gradi. Preparati, rientriamo. >> Il

tono della sua voce non lasciava spazio per le repliche. Questa volta

usarono un altro passaggio e uscirono spostando un grosso masso dietro un

fitto cespuglio. L‟aria era fresca, profumava di rugiada, davvero fantastico.

Stare lì sotto anche solo per un breve periodo le aveva fatto apprezzare di

più le piccole cose di tutti i giorni. << Vuoi davvero dare a me un regalo

così prezioso e al quale tieni tanto? >> chiese con una nota d‟incredulità

nella voce. << Tu fai parte della mia famiglia, in questo momento

proteggerti è la cosa che mi preme, quindi sì, so che può esserti utile e

soprattutto sapere che lo porti al collo mi farà stare più tranquillo. >> << E

ora se sei pronta, proviamo il mantello nuovo. >> Le disse cambiando

discorso. Doveva ammetterlo, era tentata, il suo lato avventuriero stava

fremendo all‟idea. << Sei veramente sicuro che con tutti quei buchi, riesca

a volare? A essere sincera, non mi da molta fiducia. >> Kate era piuttosto

restia a indossarlo, oltretutto puzzava tremendamente di muffa. <<

Continui a ragionare da umana, non è il tessuto a farlo volare ma

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l‟incantesimo che c‟è su esso. Sai, è stato il mio compagno fedele in tante

scorribande quando ero ragazzino, prima che diventassi un vampiro a tutti

gli effetti. >> Fece una pausa come per lasciarsi andare a vecchi ricordi.

<< Viene tramandato da generazione in generazione ed è preziosissimo,

conosco umani che ucciderebbero per averlo e tu lo snobbi così? Sei

davvero incredibile. Inoltre è l‟unico ricordo lasciatomi da mia madre. >>

Per l‟ennesima volta in quella serata si sentì stupida e cercò di scusarsi,

non voleva essere scortese con lui, però tutto questo per lei era nuovo e

non si era ancora molto abituata all‟idea. << Sei sicuro di volertene privare

per darlo a me? >> gli chiese seria.

<< Non preoccuparti, a me non serve più e non sono così sentimentale

come voi umani, l‟ho detto a posta per farti sentire in colpa. Dovresti

vedere la tua faccia mortificata! >> Sogghignò. << Su indossalo, è il modo

migliore che ho per aiutarti nel difficile percorso che ti aspetta. >> l‟aiutò a

indossare il mantello. << Datti una piccola spinta verso l‟alto con le

gambe. >> Ubbidì, ormai tra loro si era creato questo tacito accordo, aveva

capito che era inutile stare a discutere con lui, doveva averlo preso dalla

nonna. Incredibile, i suoi piedi si staccarono subito da terra portandola

sempre di più verso il cielo. Era una sensazione bellissima, ancora di più

rispetto a quella che aveva provato tra le braccia di Anthony. Era come se

potesse andare ovunque volesse, un enorme senso di libertà si era

impadronito di ogni suo senso, capì all‟istante che non ci avrebbe più

rinunciato per niente al mondo. Roteò un paio di volte cercando di capire

come spostarsi senza sbilanciarsi troppo. << Per darti la direzione devi

muovere le braccia e spostare leggermente il peso nella direzione in cui

vuoi andare. >> Anthony le spiegava man mano cosa fare. Doveva

ammetterlo, era più utile di mille manuali, la pratica è sempre la cosa

migliore. Avrebbe voluto che il tempo si fermasse facendo durare quel

momento in eterno, ma pochi minuti dopo erano già nella sua stanza.

<< Sei stata molto brava, devo riconoscerlo. Promettimi solo di non usarlo,

almeno per ora, senza di me, devi fare più pratica e soprattutto devi

imparare a renderti invisibile o sarai un facile bersaglio >> << Adele si

sbagliava sul tuo conto, non sei così male! >> Anthony rise di gusto. << Ci

sono così tante cose che non ti ha detto, e non solo su di me, ma se lo

facessi io, non mi crederesti. >> Si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte

augurandole la buona notte, poi sparì nella notte. Entro breve sarebbe

riuscita a farlo anche lei, dopo nessuno le avrebbe più impedito di andare a

cercare i suoi genitori. Questo pensiero l‟accompagnò mentre percorreva il

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corridoio fino a raggiungere la sua stanza. Stava per abbassare la maniglia

quando si accorse che c‟era qualcosa di strano, si mise all‟erta ed entrò

lentamente, pronta a un attacco da qualsiasi parte. Appena varcò la soglia,

non vide nulla d‟inconsueto, la stanza era vuota, tutto era in ordine,

esattamente come l‟aveva lasciata. Strano, ero sicura di aver sentito

qualcosa, probabilmente sono solo stanca, devo essermi sbagliata. Falso

allarme. Si rilassò. Schioccò le dita per indossare il pigiama. Potrà

sembrare un abuso di magia, ma da quando ne aveva appreso le grandi

potenzialità, non riusciva a farne a meno, era davvero fantastico potersi

cambiare in questo modo. Ripensò ad Anthony, alle sue labbra marmoree e

ghiacciate, a quel gesto così inconsueto per uno come lui, forse mi vuole

bene davvero, altrimenti perché prendersi il disturbo di donarmi quegli

oggetti e preoccuparsi per la mia incolumità? Stava per spegnere la luce

quando sua nonna si materializzò nella camera facendola sussultare. <<

Molto brava, sei riuscita a uscire nonostante tutte le mie precauzioni. >>

La sua voce era tagliente come il solito, ma più che arrabbiata sembrava

sollevata del fatto che fosse tornata a casa incolume. << Ecco, io… >>

indugiò per alcuni istanti poi decise che la cosa migliore fosse dirle la

verità, era più che evidente che l‟avevano informata della sua uscita,

mentirle avrebbe solo peggiorato la situazione. << Nonna, mi dispiace di

averti disobbedito, ma dovevo incontrarlo. Anthony si è comportato molto

bene, ti posso assicurare che non ero in pericolo, non mi farebbe mai del

male. Sembra strano, lo so, ma mi è molto affezionato >> Kate cercò di

rassicurarla. << Meglio così. Tuttavia vigilerò più severamente d‟ora in

avanti. Buona notte. >> Prima che potesse ribattere, era già sparita. Odiava

quando si comportava così e non le permetteva di ribattere. Ma soprattutto

la invidiava perché lei non riusciva ancora a smaterializzarsi neppure con

la sfera. Era così frustrante.

Mentre aspettava che il sonno la cingesse tra le braccia ripensò a quello

strano incontro. Anthony era sempre scontroso, teneva tutti a distanza

eppure con lei si era rivelato affettuoso e premuroso.

Doveva volere davvero bene a sua madre, probabilmente era per questo

che la stava aiutando. Mentre si lasciava scivolare nel sonno cercò di

ricordarsela, era passato così tanto tempo, il suo viso era sfuocato, ma la

dolcezza dei suoi occhi e della sua voce, non avrebbe mai potuto

dimenticarle.

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Quando scese per la colazione, si aspettava un‟altra lavata di capo, invece

Adele era stranamente di buon umore, probabilmente riteneva il discorso

chiuso. Si sentii molto sollevata, non era proprio dell‟umore per una lite

con lei, soprattutto di prima mattina. Era rimasta d‟accordo con Anthony

per la sera seguente, non vedeva l‟ora facesse buio per sgattaiolare

nuovamente fuori dalla finestra e ascoltare i suoi racconti, voleva sapere

tutto sulla sua famiglia, tutto quello che si era persa e di cui era certa sua

nonna, non le avrebbe mai parlato. Dopo colazione tornò in camera e si

distese sul letto, la mente vagava lontano. Cercò di immaginarsi come

sarebbe stata la sua vita una volta sconfitto Victor, si chiese se anche i suoi

genitori sentissero la sua mancanza. Inutile immaginare e fare progetti, per

quanto ne sapeva, potevano anche averli uccisi o magari loro non si

ricordavano di lei. Decise fosse meglio tenersi impegnata. Senza alzarsi

chiamò verso di sé un pesante volume d‟incantesimi di difesa che Mrs

Brooks le aveva raccomandato d‟imparare e si concentrò sulle formule.

Funzionò. Non scese neppure per pranzo, Anita glielo servì direttamente in

camera. Aveva deciso di imparare più cose possibili, tutto quello che

poteva esserle utile nello scontro finale, non poteva farsi trovare

impreparata o debole. Victor doveva pagare per tutto il male che aveva e

stava ancora causando. Fuori dalla finestra il sole stava impallidendo

mentre l‟aria si era rinfrescata, il giorno stava volgendo a termine. Chiuse

il libro, si cambiò in fretta per l‟allenamento e corse verso i sotterranei,

come il solito stava per arrivare tardi. Appena fosse riuscita a

teletrasportarsi avrebbe risolto alla radice il ritardo cronico di cui soffriva.

La lezione volò, non riusciva a concentrarsi molto, fortunatamente le

veniva naturale miscelare insieme i vari liquidi e arrivò in fondo alla

lezione di pozioni senza imprevisti. << Domani ci eserciteremo sullo

scontro corpo a corpo, cerca di farti trovare pronta. >> Si raccomandò

mentre lasciava la stanza, ma Kate era troppo concentrata sulla sua

imminente uscita e non le prestò particolare attenzione. Cenò con sua

nonna come ormai di consuetudine, parlando del tempo e argomenti di

attualità, come una famiglia normale. Non fece nessun riferimento a

Daniel o altro. << Mrs Brooks ha detto che domani ci eserciteremo sulla

difesa, penso sia meglio se vado a dormire presto, voglio essere in forma

>> mentii Kate. << La trovo una buona idea >> Le disse mentre la

osservava con attenzione da sopra i suoi occhiali con la montatura dorata,

cercando qualche indizio per capire se stesse dicendo la verità, ma Kate

era diventata molto brava e riuscì a convincerla. Si alzò lentamente e si

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trascinò senza entusiasmo verso la sua stanza. Faticò non poco a trattenere

l‟eccitazione per quello che sarebbe venuto dopo, ma non poteva farsi

scoprire, era essenziale che Adele non sospettasse nulla, altrimenti addio

uscite notturne.

<< Sei qui? >> sussurrò a voce bassa mentre si avvicinava all‟anta

dell‟armadio in camera di Anthony. << E dove altro dovrei essere?

Avevamo un appuntamento se non sbaglio. >> Anthony era

completamente a suo agio, disteso sul letto mentre le sorrideva sereno.

Kate era felice di vederlo, il loro rapporto si era molto consolidato, ormai

era diventata un appuntamento fisso, s‟incontravano praticamente tutte le

notti nella sua stanza pronti per le lezioni di volo, gli appostamenti, e i

racconti. << Andiamo allora. Indossa il mantello. >> << Già fatto, è sotto

il giubbotto, sono super pronta! >> esclamò eccitata. Senza perdere altro

tempo attivò il passaggio e pochi istanti dopo poteva sentire l‟aria fresca

accarezzarle il viso. << Stasera ti porto a vedere Parigi, che ne pensi? Ti

va? >> propose Anthony con un sorriso divertito ed enigmatico. << Ma è

lontanissimo, non faremo mai in tempo. >> << Stai diventando brava a

renderti invisibile mentre voli, ora dobbiamo allenarci a mantenerlo per

lunghi percorsi, è importante. Inoltre volando faremo in un attimo, fidati di

me. >> Senza farselo ripetere si mise in scia e lo seguì. All‟inizio faticò

per tenere il suo passo, poi lentamente trovò il giusto ritmo e riuscì persino

a stargli appaiata. Sorvolarono diverse città, tutte molto luminose, su

alcune vi era ancora una spessa coltre di neve, altre luccicavano per il

ghiaccio. Senza accorgersene stavano già volando vicino alla Torre Eiffel.

Vista da vicino era davvero imponente, oltre trecento metri di costruzione

in metallo, da quell‟altezza si poteva osservare un panorama davvero

mozzafiato, non faticava a credere che fosse così amata. Sorvolarono la

Senna, il grande fiume parigino protagonista di romanzi, film e dipinti

famosi. Di notte, con tutte le luci della città accese era davvero bellissimo

e molto romantico. Non poté fare a meno di pensare a Daniel, si chiese

come sarebbe stato essere lì con lui. << Non vorrei sembrarti cinico e porre

fine ai tuoi sogni prima che essi abbiano preso vita, ma posso garantirti

con assoluta certezza che non accadrà mai. >> << Non so di cosa stai

parlando >> mentii. << Tu e Daniel insieme, mi dispiace ma non

succederà, né qui, né in nessun altro posto. Dovrete prima passare sul mio

cadavere e poiché sono già morto, non vi sarà facile farmi fuori! >> <<

Perché lo odi così tanto, cosa può averti fatto di così terribile?? >> Doveva

chiederglielo, era stanca di far finta di niente, era chiaro che tra loro ci

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fossero problemi, doveva sapere, anche se nessuno a quanto pareva, voleva

parlargliene. << Guarda, siamo davanti al Louvre, non sei curiosa di

vederlo da vicino? Qui è custodito il grande capolavoro di Leonardo da

Vinci, la Monna Lisa, la donna più enigmatica e affascinante mai esistita.

Avrai visto sicuramente anche il film. Qual era il titolo? In questo

momento mi sfugge? >> << Il codice da Vinci. Stai cercando di cambiare

discorso, non riuscirai a distrarmi. >> << Credimi sulla parola quanto ti

dico che è meglio non sia io a raccontartelo. Adele mi ha imposto il divieto

tassativo sull‟argomento e a lei non posso disobbedire, inoltre potrei usare

un linguaggio un po‟ colorito e poco adatto >> Si fermarono davanti al

museo per ammirare la grande piramide di cristallo posta all‟ingresso,

davanti a tanta perfezione Kate lasciò cadere il discorso su Daniel, decise

che potevano riparlarne una volta tornati a casa, adesso si sarebbe goduta

la visita guidata. Proseguirono con una panoramica della città dall‟alto fino

a fermarsi sui tetti di Versailles. Era incredibile, irreale. Aveva volato

sopra una delle città più belle d‟Europa, se lo avesse raccontato ad Angela,

non le avrebbe mai creduto. Lei che non andava mai da nessuna parte, in

una notte non solo aveva visto le mete turistiche della città, ma addirittura

ora stava entrando per visitarla al suo interno. << Sei sicuro che non suoni

l‟allarme? E se ci trovano qui? >> Kate era un po‟ nervosa, non le

sembrava una buona idea entrare. << Non preoccuparti, l‟allarme suona

solo per chi non conosce l‟entrata segreta >> le sorrise in modo

disarmante, come poteva non fidarsi. << Soprattutto stai dimenticando che

siamo speciali! Possiamo diventare invisibili o possiamo far sparire loro…

>> sfoderò minacciosamente i denti e Kate non poté fare a meno di

trasalire. << Dai, stavo solo scherzando! >>

Entrarono direttamente nella stanza della regina. Era esterrefatta, si

guardava intorno, ancora non credeva ai suoi occhi, si diede un pizzicotto,

ma tutto rimase esattamente al suo posto. Per quanto incredibile, era reale.

Dal soffitto pendevano due grossi lampadari con lunghe candele bianche,

l‟ampio letto a baldacchino alla cui destra vi era un gigantesco camino con

sopra altri due candelieri, le sedie imbottite, i cuscini in velluto, tutto era

dorato, curato nei minimi dettagli e in perfetto ordine, come se il tempo si

fosse fermato. Si respirava ovunque grandezza e prosperità. << Posso

davvero sedermi sul letto? >> chiese incredula. << Certo, ma non

preferiresti fare un giro? Non vuoi approfittarne? >> Visitarono le stanze

intitolate ai pianeti, sette in tutto e ognuna con una funzione particolare.

Poterono ammirare la grandezza e lo sfarzo di Versailles nella sua

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maggiore espressione nel Salone degli Specchi posto nell‟ala che dava sul

giardino. << Oggi gli specchi non sono un lusso; ma per un uomo del

1600, invece sì, il loro prezzo era molto elevato, erano una cosa rara; qui

se ne possono ammirare diciassette, uno di fronte ad ogni finestra. >>

L‟immagine di Anthony si rifletteva negli specchi senza alcuna differenza

significativa. Kate ripensò perplessa alle sue informazioni sui vampiri. <<

Non stare a struggerti, vedi la mia immagine perché sono un puro sangue,

sono nato così, non ho perso l‟anima col trapasso. >> Rispose

tranquillamente alla sua tacita domanda. Fece una pausa mentre con la

mano toccava la cornice di uno specchio, la sua espressione era strana,

come se con la sua mente si trovasse altrove. << Se non ricordo male il

salone dedicato a Diana, contiene una sorta di biliardo, o almeno lo

conteneva, sai, Luigi era un vero campione. >> << Luigi? Intendi Luigi

XIV ? Ne parli come se lo conoscessi di persona! >> lo canzonò Kate. <<

In effetti, era così. Venivo spesso alle sue feste, giovani donne, musica,

sfarzo. Non come oggi che bisogna stare attenti a tutto, una volta gli

incidenti erano molto frequenti, se capisci cosa intendo. Oggi fanno troppe

domande, troppi esami. >> Rimase per un poco assorto nei ricordi. << Mi

prendi in giro? Non puoi essere così vecchio! >> Lo apostrofò incredula.

<< Io non invecchio! >> la corresse prontamente con una punta

d‟irritazione.

Di fronte al Salone degli Specchi si poteva ammirare la fontana di Apollo

che guida il carro del sole. << Tutti i grandi scultori dell'epoca, compreso

Bernini, parteciparono alla creazione delle sculture del giardino. I simboli

della mitologia si confondono con le favole, ci sono circa trentadue

fontane che corrispondono ad altrettante favole di Esopo e circa 300 statue.

Spaventoso non trovi? >> Le disse mentre si guardava attorno. << Trovo

incredibile che nel 1600 ti trovassi qui. E anche l‟immensa coltura che hai

accumulato negli anni. >> Rispose con ammirazione. << E‟ uno dei lati

positivi dell‟essere immortale, hai tanto tempo a disposizione. >>

<< Ora però è meglio rientrare, si sta facendo tardi e Adele potrebbe

preoccuparsi. >>

<< Raccontami qualcosa del tuo passato mentre rientriamo >> lo pregò. <<

Che dire, è passato davvero molto tempo. Uno dei miei ricordi più vivi

sono i primi appostamenti, ho impiegato quasi una settimana per riuscire a

non fare il minimo rumore. All‟inizio cacciavo conigli e piccoli animali,

man mano che miglioravo la tecnica, alzavo la posta. Poi finalmente è

arrivata l‟età dello sviluppo, ho acquistato dei poteri davvero

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inimmaginabili, ma il piacere della caccia e degli appostamenti li ho

mantenuti, mi danno quel brivido di piacere in più. >> Kate rabbrividì, ma

per una sensazione certamente diversa. << Gli altri vampiri hanno cercato

di uccidermi prima che diventassi forte, devo ammettere che una volta ci

mancò poco perché ci riuscissero, ma l‟amuleto donatomi da tuo nonno era

molto potente e mi protesse. Ovviamente appena divenni abbastanza forte,

fu mia premura ricambiare il favore e posso affermare con abbastanza

sicurezza che per loro non fu lo stesso. >> Kate non riusciva a

immaginarlo mentre uccideva qualcuno, nonostante le avessero raccontato

delle sue macabre vicende, quando lo guardava sorridere o prenderla in

giro, oppure riservandole mille premure, faticava a credere alla veridicità

di quelle voci. << Buona notte. Ci vediamo domani >> non si era resa

conto che erano già rientrati nella stanza di Anthony. << Non hai finito >>

cercò di protestare, ma lui era già sparito nella notte. Non le avrebbe

risposto. Il ritorno era stato davvero breve, probabilmente perché era

totalmente concentrata sul suo racconto. Meglio correre nella sua stanza

prima che Adele passasse a controllare se stesse realmente dormendo nel

suo letto.

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LLL‟‟‟ooossspppiiittteee...

Daniel non era ancora tornato, stava iniziando a preoccuparsi e nessuno si

prendeva la briga di dirle qualcosa. Erano già trascorse due settimane, cosa

doveva fare ancora là? E non aveva modo di avvertirla, di dirle che stava

bene! Questa situazione la stava facendo impazzire. Balzò giù dal letto e

decise di fare una passeggiata per schiarirsi le idee. L‟aria era fresca, il

cielo ancora coperto da fitte nuvole e la luce che filtrava attraverso esse era

quasi spettrale. Si fece strada in mezzo a una nebbiolina leggera, fino

all‟albero, dove Daniel le aveva fatto l‟agguato vanificando i suoi tentativi

di pedinatrice. Se solo ripensava alla sua vicinanza, al suo corpo così

vicino, poteva sentire i battiti del suo cuore accelerare. Sono proprio una

stupida a innamorarmi così di un perfetto sconosciuto, si rimproverò

mentalmente. A un tratto si sentì sbalzare a terra. << Presa! >> Kate

rimase qualche istante frastornata e disorientata, poi reagì. << Levita! >> il

corpo del suo aggressore fu scaraventato verso l‟alto, ma invece di

atterrare scompostamente al suolo rimase sospeso a mezz‟aria. Si sentì il

rumore del battere delle mani in un applauso mentre l‟individuo avvolto

nello scuro mantello si avvicinava con movimenti fluidi e aggraziati. Kate

rimase sulla difensiva, era pronta, non si sarebbe lasciata sorprendere

facilmente. << Brava la mia giovane strega! Ti sei fatta atterrare come una

novellina, ma devo riconoscere che dopo ti sei ripresa molto bene! >> <<

Anthony? Ma cosa cavolo stavi facendo?>> Era davvero sorpresa di

vederlo di prima mattina. << Ero in agguato, ti ho sentita arrivare, così ho

deciso di improvvisare un allenamento mattutino. >> Sogghignò divertito.

<< Volevi spaventarmi a morte! Altro che esercizio mattutino! >> risero

insieme. << Bella mossa, allontanare l‟avversario per avere il tempo di

studiarne le caratteristiche! Molto ingegnoso! >> Kate sorrise compiaciuta.

Decise fosse meglio non dirgli che era stata la prima cosa che le era venuta

in mente, più che pensata era improvvisata! << Ora grazie a te devo

tornare in camera e cambiarmi gli abiti, non posso certo presentarmi a

colazione sporca di fango. >> ringhiò. Anthony le tolse un paio di fili

d‟erba dai capelli sogghignando tutto divertito, adorava farla arrabbiare.

<< Devo ammettere che ti dona, sei molto carina tutta scarmigliata! >> Poi

cercò di provocarla. << Se non ricordo male il pigiama riesci a indossarlo

senza sforzi, perché non usi la magia anche qui? Sono curioso di vedere

cosa sai fare! >> assunse un‟aria stupita e divertita allo stesso tempo. <<

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Non ho mai provato, è troppo lontano. >> ammise mentre un‟ondata di

vergogna e disagio l‟assaliva. << Devi solo smaterializzare gli abiti che

desideri e farli apparire al posto di quelli attuali, non è difficile, poi, per

una strega del tuo calibro.. >> la punzecchiò. << Ti prometto

solennemente che se farai sparire i vestiti attuali senza sostituirli mi

volterò d‟altra parte e non starò a guardati. >> Promise con un mezzo

sorrisetto sulle labbra. Non poteva assolutamente lasciare quel sorriso

compiaciuto sulla sua faccia, si concentrò e provò a fare come diceva. Si

osservò con attenzione, indossava un paio di jeans neri e un maglioncino

color salmone, ce l‟aveva fatta! Lo osservò compiaciuta, voleva proprio

vedere la sua espressione adesso! << Molto brava, per le scarpe basterà

dargli una pulitina sull‟erba. >> Cavoli, se l‟era completamente

dimenticate, si concentrò su un grosso frutto attaccato all‟albero e lo

scagliò contro Anthony che continuava a ridere. Ovviamente lo schivò con

grande facilità e senza perdere tempo le corse dietro per farle il solletico.

Si era creato davvero un ottimo rapporto tra loro, non riusciva a capacitarsi

del fatto che avesse una reputazione tanto terrificante. << Ti lascio ai tuoi

appostamenti allora, è meglio se raggiungo la nonna per la colazione prima

che si insospettisca. >> Stava parlando da sola, Anthony, era già

scomparso dietro alcuni cespugli. Sospirando si avviò verso la casa.

Adele l‟attendeva seduta al tavolo mentre leggeva con attenzione il

quotidiano. << Facciamo colazione insieme, più tardi c‟è una persona che

ha chiesto di vederti. Ho già dato disposizione per farvi incontrate nel mio

studio. >> Esordì appena Kate la raggiunse al tavolo. << Buon giorno

anche a te nonna. Non perdi mai tempo. E‟ appena sorto il sole e hai già

pianificato tutta la tua giornata. >> la punzecchiò. << Cara è importante

essere organizzati, si evita di sprecare inutilmente del tempo e ci si stanca

meno. Alla mia età è importante non affaticarsi. >> Sorrise. Sua nonna non

si scomponeva mai, Kate rimaneva sempre sorpresa dalla sua capacità di

autocontrollo, nulla riusciva a trovarla impreparata. Si chiese chi potesse

essere l‟ospite misterioso, ma più ci pensava e meno le veniva in mente.

Sperò potesse essere Angela, le mancava terribilmente, ma non ci contava

troppo. Decise di non pensarci oltre o le sarebbe esplosa la testa. Fece

colazione in fretta in modo da non dover rimanere in sua compagnia più

del tempo necessario. Anita venne a informarle che il loro ospite era

arrivato e l‟attendeva nello studio. Non se lo fece ripetere, uscii

velocemente dalla sala e si diresse verso la porta dello studio. Fece un

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respiro profondo, si sistemò i capelli ed entrò. Un uomo era in piedi vicino

alla finestra, le dava le spalle, per tanto non riuscì a capire subito chi fosse.

Dopo qualche istante si voltò lentamente verso di lei che per poco non si

sentii mancare. Aveva il volto segnato da profondi tagli e cicatrici, era

molto dimagrito, ma non ebbe difficoltà a riconoscerlo. Gli corse incontro

e lo strinse forte, fu come se non fossero passati mesi dal loro ultimo

incontro, era così felice di vederlo, la sua mente era vuota, continuava solo

ripetere come una cantilena “Sei vivo” e continuava ad abbracciarlo e a

baciarlo. << Fai piano piccola, anch‟io sono felice di vederti e soprattutto

di sapere che stai bene, ma ho ancora varie fratture e tagli recenti. >> <<

Certo, scusami, mi sono lasciata trasportare. >> Dopo qualche minuto si

sedettero e gli chiese di raccontarle tutto dall‟inizio. Parlava molto

lentamente, pensò gli costasse molta fatica ripercorrere quella brutta

esperienza. Le raccontò di due uomini che l‟avevano rapito, picchiato e

torturato per avere informazioni su di lei, ma lui non gli aveva detto nulla,

aveva perfino negato di conoscerla. << Dopo vari giorni trascorsi così, ero

stremato, mi hanno rinchiuso in una cella e mi hanno lasciato lì, Karl ha

detto che potevo essere ancora utile e che aveva sempre tempo per

uccidermi. Mi trovavo in un sotterraneo completamente buio, le gambe

immerse nell‟acqua fino quasi al ginocchio, se volevo sedermi o stendermi

avrei dovuto farlo in quell‟acquitrino, perché ovviamente non vi era un

bagno e non ci facevano uscire per nessun motivo. Dovevo dividere la

cella con altri poveretti come me, ma non solo, topi grossi come gatti,

scarafaggi, zanzare e mosche. Per non parlare dei cadaveri di coloro che

non l‟avevano fatta ed erano morti per malattia o percosse. Ogni istante

pregavo Dio perché mi uccidessero, invece sono sopravissuto. Non so

quanto tempo sia passato, ma un giorno sono riuscito a trovare un‟apertura

e un poco per volta l‟ho allargata e sono scappato. Sono corso a casa per

vedere come stavi e metterti in guardia, ma non ti ho trovata. Ero

terrorizzato che potessero averti trovata, così ho sperato potessi esserti

nascosta da Angela, ma non c‟era nessuno. Non sapevo dove altro cercarti,

poi mi è venuto in mente che tua nonna stava fuori città, così eccomi qui.

Sono molto sollevato, avevo paura che ti avessero trovata. >> I suoi occhi

erano velati di lacrime, la sua voce emanava una tristezza quasi tangibile.

<< Ora basta parlare di questa brutta avventura, l‟unica cosa importante è

che sei riuscito a scappare, nessuno ti farà più del male, sei al sicuro

adesso. L‟abbracciò istintivamente, come per rassicurarlo, fargli sentire

che le era mancato sinceramente. Ti va una passeggiata nel parco? >>

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Propose per distrarlo. Era così contenta che fosse vivo, per il momento non

le importava altro che trascorrere un po‟ di tempo con lui.

Stavano rientrando dalla passeggiata mano nella mano quando per una

frazione di secondo le parve di scorgere un‟ombra che li seguiva. Subito si

mise all‟erta, cercando di non insospettirlo o spaventarlo, Alex non aveva

poteri, avrebbe dovuto difenderlo lei. Sentì il fruscio delle foglie, le parve

di sentire anche dei passi e il rumore di un ramo che si spezza. Era sempre

più convinta vi fosse qualcuno, ma non riusciva a vederlo. Guardò Alex,

era sereno, non sembrava essersi accorto di nulla, stava osservando un

platano dal grosso tronco. << Allunghiamo il passo o faremo tardi per

pranzo. >> mentì. Rimase in allerta finché non furono vicino alla porta

d‟ingresso. Non successe nulla; ormai erano al sicuro, poteva rilassarsi. <<

Vuoi andare a riposarti un attimo? Mi sembri stanco, vengo a chiamarti io

appena è pronto il pranzo. >> propose ad Alex appena varcarono

d‟ingresso. << Solo se vieni con me. >> L‟espressione con cui la guardava,

quanto le era mancata.

Kate sorrise dolcemente e si diresse verso le scale che portavano al primo

piano. Passando dinanzi alla porta socchiusa dello studio, udì una parte di

una conversazione. << Starai scherzando spero! Dimmi che non hai

seriamente intenzione di lasciarla in compagnia di quel tipo. Sai meglio di

me come stanno le cose. Non ti riconosco più. Non sei obiettiva. Prima Da

>> Non riuscì a sentire altro, probabilmente si erano accorti della sua

presenza e avevano chiuso meglio la porta. La voce le era sembrata quella

di Anthony, ma non ne era sicura. Raggiunse Alex in cima alle scale

cercando di nascondere il suo turbamento per quella parte di conversazione

che aveva sentito. Sicuramente ho frainteso le loro parole, nessuno può

essere dispiaciuto per il suo ritorno sano e salvo a casa. Si stesero vicini

sul letto e senza rendersene conto si addormentarono entrambi

profondamente.

La nonna si sedette al solito posto, durante il pranzo chiacchierarono del

più e del meno, delle ultime notizie al telegiornale, ma non si toccarono

argomenti riguardanti il mondo magico o la brutta esperienza che aveva

dovuto affrontare Alex e Kate gliene fu molto grata. Quando Agnese servì

il dolce, Adele non riuscì più a trattenersi e chiese senza giri di parole ad

Alex se poteva raccontarle meglio come fosse riuscito a scappare e se

davvero nessuno lo avesse seguito. << Nonna, per favore, è ancora molto

provato, dobbiamo necessariamente parlare ancora di questo argomento?

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>> intervenne Kate in sua difesa. << Non mi ricordo molto più di quello

che vi ho già raccontato, mi dispiace, non saprei dirvi dove mi tenevano,

era come se fossi sospeso in una dimensione parallela, so che può

sembrare assurdo, ma non saprei definirlo in altro modo. >> Attese

qualche istante con lo sguardo perso nel vuoto, poi a un tratto si alzò. <<

Vogliate scusarmi. Vado a prendere una boccata d‟aria in giardino. >> <<

E‟ancora molto scosso, dobbiamo stargli vicino e fargli dimenticare

quell‟esperienza, non rattristarlo. Perché ti ostini a rendere tutto così

difficile? >> Era furiosa, non capiva perché sua nonna s‟incaponisse a

voler i dettagli, non si fidava di lui, questo era piuttosto ovvio, ma che

senso aveva continuare a tormentarlo. << Kate, tesoro, so che tieni molto a

questo ragazzo, ma la sua storia non mi convince. Ci sono troppe domande

senza risposte; per esempio, com‟è riuscito a scappare e soprattutto a

trovarti qui? C‟è qualcosa che non ci dice >> Adele era alquanto perplessa.

<< Non so come ha fatto a tornare, ma l‟unica cosa di cui m‟importa è che

è qui ed è vivo. >> rispose Kate caparbia e lasciò a sua volta la stanza.

Era tardo pomeriggio, Kate stava tornando dopo i consueti allenamenti nei

sotterranei, quando in cima alle scale, seduto sui gradini, trovò Daniel ad

aspettarla. I loro sguardi s‟incontrano, per un momento fu come se Alex

non fosse mai tornato, provò l‟impulso di abbracciarlo, ma si trattenne.

Non era così, ora tutto era cambiato, era complicato. Kate non sapeva cosa

dirgli, abbassò lo sguardo imbarazzata. << Ciao >> la salutò con la sua

voce vellutata. << Ben tornato. È andato tutto bene? >> Rispose cercando

di essere il più naturale possibile. << Tutto a posto, grazie. >> Daniel

provò ad avvicinarsi per baciarla, ma Kate s‟irrigidì e si scansò con una

scusa. Non voleva ferirlo, ma non sapeva come comportarsi. << Non

volevo farti preoccupare, scusa se sono partito in fretta, senza dirti nulla,

ma era urgente. Sono mortificato anche per il nostro appuntamento.

Prometto che mi farò perdonare! Tu piuttosto tutto bene? >> il suo tono

era più interrogatorio di quello che voleva dare a vedere. Kate fece finta di

niente e mentii. Non sapeva davvero come spiegargli che il suo ex

fidanzato che credeva morto, in realtà non lo fosse e che ora si trovasse

addirittura al piano di sopra nella sua stanza. Era ancora molto confusa,

non sapeva cosa provava per entrambi, era successo tutto troppo

velocemente. Con Daniel non c‟era mai stato nulla di definitivo, mentre

Alex pensava appartenesse al passato, ora invece se li ritrovava entrambi

nello stesso posto e non sapeva davvero cosa fare. Pensò che l‟ideale fosse

prendere tempo e fare chiarezza dentro di sé. Daniel cambiò espressione,

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forse aveva intuito qualcosa, ma non lo disse apertamente. << Prepara tutto

l‟equipaggiamento di cui disponi, pozioni, formule, tutto ciò che ritieni

utile. Tornerò tra circa un‟ora per accompagnarti al Lago Nero a prendere

la chiave. Non sarà facile, ma è meglio non aspettare oltre, sii preparata. È

l‟ultimo compito che devo svolgere, poi non sarai più costretta a passare

del tempo con me. >> Detto questo, le voltò le spalle e prima che potesse

fermarlo per parlare si smaterializzò. Odio quando fanno così! Pensò.

Cosa gli era preso? E per fortuna non gli avevo detto di Alex. O forse

sapeva già tutto? Non riusciva a capire perché si fosse comportato in quel

modo. Si diresse nella sua stanza, Alex era sotto la doccia, meglio così,

sarebbe riuscita a preparare la borsa con serenità, senza sotterfugi. Stava

per scendere per la cena quando una voce inquietante penetrò nella stanza,

era decisamente arrabbiato. << Cos‟è questa storia che il tuo ex fidanzato

è scappato da Karl e tu lo fai dormire non solo in casa, ma addirittura

vicino a te?? Non ti ho proprio insegnato niente! Credi davvero che un

comune mortale sia potuto scappare da lui? Ricordati che non ci sono

buone azioni tra gli assassini. Posso garantirti per esperienza che Karl non

fa prigionieri ma schiavi o vittime e visto che non è morto non può che

essere al suo servizio. >> Tuonò. Anthony era arrabbiato e preoccupato

insieme, una pessima accoppiata. << Anche tu sei dalla parte della nonna!

>> Lo accusò furibonda. << Perché non potete credere che sia riuscito a

scappare? Magari speravano di riuscire ad ottenere altre informazioni così

non l‟hanno ucciso, non mi sembra così improbabile. Me ne sarei accorta

se fosse diverso, non trovate? Grazie per la fiducia! >> rispose seccata,

non riusciva a credere che tutti si stessero schierando contro il suo ritorno.

<< Tesoro, ci sono cose che gli occhi non vogliono vedere >> Kate non

accennava a cambiare idea. << Non fare il carino con me, non funziona.

>> ribatté secca. << D‟accordo. Gli concederò il beneficio del dubbio, ma

ti avverto, vi terrò d‟occhio e se mi accorgerò che è come penso, verrò a

ucciderlo personalmente, perciò spera di non sbagliarti. >> L‟aria era

tornata serena, Anthony se ne era andato. Prima che potesse chiedere ad

Alex se fosse pronto per la cena, Daniel si materializzò nella sua stanza.

Tempismo perfetto, pensò mentre si guardava attorno nervosa per vedere

se Alex fosse uscito dalla doccia, non voleva certo che scoprisse di lui

così. << Dobbiamo andare, non possiamo aspettare, ho piantonato il

percorso e per il momento è sicuro>> senza tante cerimonie l'afferrò per il

braccio, Kate fece appena in tempo a prendere la borsa, che si

smaterializzarono. La luce stava scemando, si avvicinava il crepuscolo.

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Cercava di riconoscere se la strada fosse la stessa dell‟ultima volta, ma

ovunque guardasse era tutto verde, cespugli, alberi, non riusciva proprio a

orientarsi.

Daniel impediva qualsiasi tipo di conversazione che non fosse strettamente

inerente alla situazione, un brutto presentimento si fece strada nella sua

mente: lui sapeva. Probabilmente era lui la presenza che aveva sentito nel

pomeriggio e sicuramente era doppiamente arrabbiato poiché gli aveva

taciuto di Alex. Doveva assolutamente cercare di spiegargli, doveva

chiarire con lui. << Dobbiamo parlare, fermati un attimo, per favore >>

ma la sua risposta fu molto fredda e non le lasciò aggiungere altro. << Non

c‟è nulla di cui parlare, ognuno è libero di vivere e agire come sente. Il

mio compito è di farti recuperare la chiave e riportarti a casa sana e salva.

Questo è ciò che siamo venuti a fare, perciò cerca di non distrarti con futili

sentimentalismi. >> A quest‟affermazione Kate rimase di sasso, futili

sentimentalismi? Era evidente che solo lei aveva dato importanza a quello

che pensava ci fosse tra loro. L‟unica altra spiegazione plausibile era che

fosse davvero furente con lei. Non sapeva davvero decidere quale fosse la

migliore.

<< Preparati, da questo punto ci materializzeremo. >>

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111000

LLLaaa ccchhhiiiaaavvveee

Si materializzarono sulla sponda est del Lago Nero. Kate indossò lo scialle

affinché la proteggesse e le permettesse eventualmente di respirare

sott‟acqua. Dopo qualche minuto di preparativi rigorosamente in silenzio

fu Daniel a parlare. << Non lasciarti ingannare dalla calma apparente del

lago, è molto pericoloso. >> Se cercava di rassicurarla aveva chiaramente

sbagliato frase. L‟aria era molto fredda, tagliente, alcune parti del Lago

erano ghiacciate e riflettevano con bellissimi giochi di luce i raggi del sole

che lentamente si abbassava verso l‟orizzonte. Attorno a loro c‟era un

innaturale silenzio, non si sentiva il canto degli uccellini, o il fruscio delle

foglie, come se nessuna creatura vivesse vicino al lago. Gli alberi erano

spogli, si presentavano nelle forme più strane ed erano protesi verso il lato

opposto del lago, come se un vento continuo avesse soffiato in quella

direzione facendogli assumere questa innaturale posizione laterale. Cercò

di fare luce verso il centro per vedere meglio. La superficie era quasi

argentea e sotto nero pece, il fondale doveva essere melmoso, non avrebbe

potuto vedere nulla nemmeno volendo. Daniel prese una piccola barca da

dietro un masso e le fece segno di salire. << Ricordati: tu devi tornare

indietro incolume e con la chiave, non fare l‟eroe per cercare di salvare me

o altre persone, sono stato chiaro? Il Lago ti mostra ciò che vuole tu veda,

tienilo bene a mente. Lui non vuole farti recuperare la chiave e farà di tutto

per impedirtelo. >>

Mentre le diceva questo, il suo sguardo era inespressivo, come se le stesse

elencando la lista della spesa, non lasciava trasparire alcuna emozione. <<

Posso abbracciarti prima di andare? >> non sapeva perché glielo avesse

chiesto, le parole le erano uscite da sole. Daniel rimase molto sorpreso da

questa richiesta inaspettata, poi le si avvicinò abbracciandola. Per un

momento si lasciò andare, dimenticò la rabbia, c‟erano solo loro, il suo

profumo, il battito dei loro cuori all‟unisono. Poi come faceva

abitualmente, si allontanò senza un motivo preciso. Lo sguardo gli cadde

sull‟amuleto che portava al collo. << Vedo con piacere che nemmeno

Adele si fida del Sanguinario, è stata carina a regalarti quell‟amuleto! >>

esclamò con una punta di soddisfazione nella voce. Kate non sapeva cosa

fosse successo in passato, ma era chiaro che tra loro non scorreva buon

sangue. Preferì non ribattere che era stato proprio lui a darglielo e lasciò

cadere il discorso con un‟alzata di spalle.

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Salirono sulla barca, Kate illuminava la direzione mentre Daniel remava

verso il centro. << Dobbiamo arrivare al cuore del lago e trovare un modo

per entrarvi. Le antiche scritture narrano che la chiave è custodita negli

abissi più profondi di un lago scaltro e assassino, vegliato da terribili

creature di ogni genere e specie. >> Daniel era molto serio, calibrava ogni

singola parola per essere sicuro capisse la pericolosità della situazione in

cui si trovavano. << Nessuno può entrare e soprattutto uscire vivo dalle

esso. >> finì Kate. << Hai letto il libro?! >> Le chiese stupito. << Sai un

ragazzo molto carino ed enigmatico un giorno mi ha consigliato di

concedermi una lettura leggera ogni tanto. >> Sorrise, ma Daniel era già

tornato freddo e distaccato. << Le sue acque sono avvelenate e in esse

vivono solo creature malvagie e asseta di sangue. Ti sconsiglio caldamente

di tuffarti se non vuoi fare una morte orribile. Tua nonna non poteva

scegliere un posto migliore. >> aggiunse con sarcasmo. Lentamente,

cercando di muovere il meno possibile le acque dal loro innaturale stato di

calma apparente remarono per allontanarsi dalla riva. Non avrebbe saputo

dire quanto tempo fosse trascorso, avrebbe giurato ore, ma erano a soli

pochi metri dalla riva, com‟era possibile? Il lago non sembrava molto

grande, dalla riva si poteva chiaramente scorgerne tutto il perimetro.

Guardò l‟orologio sul suo polso sinistro, le lancette si rincorrevano

impazzite lungo il quadrante. Il sole stava tramontando e l‟aria divenne

ancora più fredda e tagliente. Kate si strinse di più scialle attorno al collo.

Il suo sguardo a un tratto fu attratto da un gioco di luce, un riflesso sulla

superficie dell‟acqua. Si sporse un poco per vederlo più chiaramente. Era

l‟immagine di sua madre, nonostante fossero passati tanti anni ne era

sicura, non si sarebbe mai potuta sbagliare su quel viso famigliare. Aveva

gli occhi tristi e una mano protesa verso di lei mentre lentamente

sprofondava nell‟oblio delle acque color pece del lago. Istintivamente si

sporse e cercò di afferrare la sua mano, riuscì a prenderla, ma non era stata

lei ad afferrarla. Una creatura mostruosa le aveva circondato il braccio col

suo tentacolo e ora stava cercando di trascinarla in acqua. Lo scialle sotto

il tentacolo sfrigolava, emetteva delle bollicine, come quando si mette

l‟acqua ossigenata su una ferita. Kate cercò di divincolarsi, ma fu tutto

inutile, la presa era molto salda e la creatura aveva una grande forza.

Daniel corse prontamente in suo aiuto e con il manico del remo colpì forte

e senza esitazione il tentacolo costringendolo a lasciare la presa. Si

rannicchiò ansimante e spaventata vicino al bordo opposto della barca e

istintivamente guardò il braccio. La manica dello scialle era stata quasi

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interamente sciolta da un forte acido. Non lo aveva ascoltato, come il

solito aveva cercato di metterla in guardia prima di salire sulla barca, ma

lei lo aveva puntualmente ignorato. Alzò lo sguardo verso Daniel

aspettandosi una bella ramanzina, ma non la stava neppure guardando, la

sua attenzione era concentrata sulle acque intorno a loro per capire se la

creatura avesse deciso di lasciare andare la preda o se stesse per sferrare un

attacco. Il sole nel frattempo era tramontato del tutto e una nebbia molto

fitta aveva avvolto la barca impedendogli di orientarsi e di vedere oltre il

bordo della barca. << Mi dispiace, avevo visto >> <<SSSSh>> << Non

parlare e stai pronta, credo stia per tornare alla carica. >> Dopo appena

qualche minuto d‟innaturale e totale calma, l‟acqua tremò, iniziò ad

agitarsi, incresparsi, scuotendo pericolosamente la loro imbarcazione. Le

onde divennero a poco a poco sempre più alte. << Chi osa navigare nelle

mie acque? >> era una voce roca e bassa, sembrava provenire direttamente

dal cuore del lago. Kate guardò Daniel con aria interrogativa. << Temo di

non averti detto che il Lago è vivo e non molto cordiale né tanto meno

socievole. >> Disse Daniel in tono grave. Si chiesero se fosse il caso di

rispondere o se invece fosse meglio tacere. Potevano sentire i suoi

pensieri, si stava adirando. << Sono Kate, l‟erede al trono e sono venuta

per riprendere ciò che mi appartiene! >> disse a un tratto Kate tutto d‟un

fiato. << Sei impazzita? Come ti è saltato in mente di provocarlo? Adesso

cercherà di inghiottirci e non abbiamo vie d‟uscita. >> Kate aveva agito

d‟istinto, come faceva di solito, non aveva valutato le conseguenze delle

sue azioni. Presto sarebbero stati sommersi da decine di metri di acque

avvelenate, come sarebbero riusciti a tornare indietro con la chiave, solo

Dio poteva saperlo. Il vento cambiò direzione, iniziò a creare un vortice

che lentamente lì trascinava verso il centro. << Dobbiamo fare qualcosa o

saremo risucchiati >> gridò Kate. L‟acqua aveva creato ormai un muro

alto più di venti metri e li stava trascinando sempre più giù, verso il cuore

del lago. << Temo sia l‟unico modo per prendere la chiave, dobbiamo

arrivare sul fondo. Il problema sarà riuscire a risalire prima che le sue

acque velenose si richiuderanno sulle nostre teste >> rispose Daniel

corrugando pensierosamente la fronte.

Sotto di loro si stava aprendo una sorta di buco nero e si sentiva un suono,

sempre più forte, come il brontolio sordo di uno stomaco. Il rumore

continuava a crescere d‟intensità man mano che scendevano verso di esso.

All‟improvviso Daniel scorse l‟entrata della grotta, allungò in modo

incredibile il braccio sinistro attaccandosi alla sua roccia, con l‟altro

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afferrò saldamente Kate alla vita e saltarono dentro di essa. Un istante

dopo sentì come lo schioccare di una lingua e il brontolio cessò. <<

Appena in tempo >> disse Daniel. Guardarono senza parole la barca

sbriciolarsi in un milione di pezzi quando il buco nero si chiuse su di essa,

con centinaia e centinaia di file di denti aguzzi e affilati come rasoi. Non

era un buco nero, ma la bocca di un gigantesco mostro, stavano per essere

inghiottiti, ecco spiegato il brontolio, stava già pregustando il loro sapore.

Per loro fortuna gli era andata male. Kate non poté fare a meno di

rabbrividire. << E adesso cosa facciamo? >> chiese. << Come faremo a

trovare la chiave e a uscire vivi da qui? >> Daniel la guardava impassibile.

<< Una cosa per volta, intanto muoviamoci, non è prudente rimanere così

allo scoperto. >> Avrebbe voluto rassicurarla, ma a essere sincero non

aveva idea di come avrebbero fatto a tornare a casa. Sperava gli venisse

un‟idea strada facendo. << Cerca di non parlare, altre creature sono

dormienti e posso assicurarti è meglio non svegliarle! >>

Le pareti erano umide, ricoperte di materiale gelatinoso e viscoso di colore

verde scuro, assomigliava a melma in putrefazione e l‟odore non era

affatto migliore. << Fai attenzione a dove metti i piedi, non sappiamo cosa

aspettarci, dobbiamo stare all‟erta. Soprattutto non appoggiarti mai alle

pareti. >> Daniel cercò di non lasciar trapelare dal tono della voce la sua

preoccupazione per il luogo in cui si trovavano e soprattutto la paura di

non essere la persona più adatta ad accompagnarla in quel luogo. Da

quando avevano raggiunto il centro del Lago, una voce stridula nella sua

testa continuava a ripetergli in modo ossessivo che era il momento giusto,

Adele era lontana, non gli rimaneva che farle recuperare la chiave e

ucciderla prima che diventasse troppo forte anche per lui. Cercava con

tutte le sue forze di scacciare quei pensieri. Si vergognava terribilmente

solo per averli formulati, ma appena sembrava fossero passati e abbassava

un attimo la guardia eccoli che ritornavano ancora più forti. La situazione

instabile e pericolosa in cui si trovavano portava Kate a cercare un modo

per iniziare il discorso e parlargli di Alex, sapeva che tra loro non vi era

nulla di ufficiale, ma si sentiva il dovere comunque di fornirgli una

spiegazione prima che fossero fatti a pezzi da qualche creatura mitologica.

Prese coraggio, si disse che non vi era un modo migliore per dirglielo,

doveva solo farlo e smettere di aspettare. << Daniel >> ma lui fece finta di

non aver sentito, non mosse nemmeno la testa. Non si poteva fare

scoraggiare, doveva parlargli o sarebbe impazzita. << Negli ultimi giorni,

mentre eri via, è successa una cosa ... >> ma lui non le lasciò dire altro, si

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voltò di scatto verso di lei e le disse che non gli sembrava il momento,

inoltre la sua vita privata non lo riguardava affatto. Per confermare ciò che

aveva appena detto le rivolse un‟occhiata così piena d‟indifferenza da farle

gelare il sangue. Ma Kate era decisa a non mollare. << So che sei

arrabbiato con me, avrei dovuto parlartene subito, è vero, ma tu sei andato

via senza degnarmi di una parola, lo credevo morto e vederlo è stato un

sollievo e uno shock allo stesso tempo. Devi credermi, io tengo davvero a

te, ma…>> di nuovo non le fece terminare la frase, la strinse

inaspettatamente a sé, il suo viso era così vicino che poteva sentirne il

caldo respiro sulla pelle. << Non m‟importa di lui, ho passato anni a

seguirti, vedervi insieme ogni giorno, quello che provo per te va oltre a

tutto questo, ormai dovresti averlo capito! >> il suo cuore accelerò i battiti,

chiuse gli occhi, si aspettava un bacio pieno di passione, ma com‟era solito

fare ultimamente Daniel si allontanò da lei. << Ora che abbiamo chiarito

ed è tutto risolto ti prego di rimanere in silenzio e concentrarti per cercare

di fare meno rumore possibile. Non riusciva a crederci, un secondo prima

le dichiarava il suo amore e subito dopo era come se non le avesse detto

nulla. Era esterrefatta. Camminò dietro di lui per diversi metri, il luogo era

sempre uguale, il silenzio che regnava era pesante e inquietante.

Era talmente assorta nei suoi pensieri da non accorgersi che Daniel non era

più davanti a lei. Proseguì per lo stretto cunicolo fino a quando inciampò e

cadde. Un dolore lancinante la riportò brutalmente alla realtà. Aveva

sbattuto violentemente il ginocchio sulla roccia e ora pulsava “irritato”

mentre il sangue scendeva dal taglio che si era procurata, lungo tutta la

gamba. Automaticamente si guardò intorno per cercare Daniel, ma lui non

c‟era. Com’è possibile? E’ sempre stato davanti a me e non abbiamo

incontrato bivi o almeno così le era parso. Si tamponò la ferita con un

fazzoletto, le bruciava da morire. Guardò meglio il punto in cui era

inciampata e vide un sasso tondeggiante che sporgeva dal terreno, spostò il

sottile strato di terriccio che lo ricopriva, lo sistemò vicino a un punto più

luminoso per vederlo meglio. Non riusciva a credere ai suoi occhi, aveva

tra le mani un teschio umano, dalle dimensioni sembrava quello di un

bambino. Istintivamente le venne l‟impulso di urlare, ma riuscì a

trattenersi, la paura e il disgusto però erano troppo forti, senza pensarci

lanciò il teschio lontano da sé. << Sei forse impazzita? >> Daniel era

ricomparso come per magia vicino a lei con il macabro resto tra le mani.

<< In questo luogo il suono rimbomba meglio che in cima a una vallata, ci

sentirebbe ogni creatura presente, compresi i Tau che sono sordi e riescono

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107

a percepire solo le vibrazioni del suolo. >> Kate vide che anche il suo

braccio stava sanguinando e non accennava a rimarginarsi, come invece

era solito fare con grande velocità. << Mi sono tuffato per prendere il

teschio affinché non cadesse, mi sono inavvertitamente appoggiato alla

parete e l‟acido contenuto mi sta corrodendo la carne. >> Rispose come se

quello che stava dicendo non fosse importante. << Dobbiamo fermarci e

medicarti, non possiamo proseguire con quella ferita >> gli disse quasi

implorandolo. Si sentiva tremendamente in colpa, con il suo

comportamento irresponsabile non faceva altro che metterlo in pericolo.

Daniel fu irremovibile, le disse che al contrario dovevano sbrigarsi a

prendere la chiave prima che qualcuno li scoprisse. La voce nella sua testa

ora urlava, diceva che erano vicini, presto sarebbe giunto il momento che

tanto avevano atteso. Il dolore lo stava facendo impazzire, ma doveva

resistere, Kate non ne sarebbe mai uscita viva senza di lui, doveva essere

forte e rimanere lucido, un solo cedimento da parte sua e per lei sarebbe

stata la fine. << Riesci a camminare con quel ginocchio? >> Le chiese

preoccupato. << Certo >> cercò di rassicurarlo e gli appoggiò una mano

sulla spalla per sottolineare che andava tutto bene. A quel contatto Daniel

trasalì e si spostò di almeno un metro da lei. << Perfetto, allora

muoviamoci, siamo vicini. >> Era molto nervoso, il suo corpo era madido

di sudore e si muoveva quasi a scatti. << Come fai a saperlo? Hai detto di

non essere mai stato qui? >> << Lo so e basta >> tagliò corto. Kate rimase

in silenzio per tutto il resto del tempo, non capiva cosa gli stesse

succedendo. Era arrabbiato, questo era evidente, ma doveva esserci

dell‟altro, non l‟aveva mai visto così distante e nervoso. Percorsero una

stretta galleria stando attenti a non appoggiarsi alla parete e allo stesso

tempo a non cadere nel baratro accanto a loro. Folate di vento gelido

soffiavano a intervalli regolari, ogni volta il suo corpo era scosso da forti

brividi. Kate continuava a domandarsi come mai non avesse cercato di

curare la sua ferita e perché fosse così scontroso, avevano chiarito il

ritorno di Alex, o almeno così le era parso. Probabilmente era preoccupato

per la situazione, infondo lei era una calamità per i pericoli e oltretutto non

era ancora in grado di difendersi da sola. Guardò il ginocchio pronta ad

asciugare il sangue che scendeva dalla ferita, ma con grande sorpresa vide

che si era rimarginato, come se non si fosse mai tagliata. << Sei stato tu a

fare questo? >> gli chiese esitante. << No, sono i tuoi poteri, ora sei una

strega, non è più così facile ferirti. La tua pelle guarisce in fretta. >>

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108

Con la coda dell‟occhio vide qualcosa di scuro e strisciante alle sue spalle,

ma era troppo spaventata per voltarsi e trovarcisi faccia a faccia. Preferì

convincersi che non fosse reale. << Dobbiamo aumentare il passo, sono in

tanti, ma non sono molto veloci, stanno aspettando il momento migliore

per attaccarci. Non dobbiamo fermarci o farci accerchiare, capito? >> Non

era frutto della sua immaginazione, qualcosa di terrificante e affamato li

stava seguendo in attesa del momento migliore per attaccarli. Fin da

bambina aveva sempre avuto il terrore d‟insetti e animali striscianti e con

la fortuna che la perseguitava, sicuramente, erano enormi e assetati di

sangue. Immaginò la sua sala, il caminetto acceso, non voleva certo avere

come ultimo ricordo un‟orrenda creatura che cercava di divorarla. Cercò di

convincersi che tutto quello che doveva fare era non fermarsi e loro non

sarebbero riusciti a raggiungerla. Allungò il passo. Il cuore martellava

forte, il respiro era affannoso, non poteva fare a meno di guardarsi intorno.

Sulle pareti era sempre presente melma verde, ma nessuna via di fuga. Si

sentiva in trappola. Daniel proseguiva sicuro, senza esitazioni, come se

una mappa invisibile lo stesse guidando. Non si sentiva più il vento gelido.

Kate pregava solo che tornassero a casa sani e salvi. Finalmente dopo un

tempo interminabili giunsero in una vasta stanza, sembrava una camera

magmatica, il calore era insopportabile e l‟aria rarefatta faceva si che ogni

passo fosse compiuto con grande fatica. Il suo respiro era affannoso,

irregolare, strascicava i piedi, Daniel invece non sembrava risentirne.

Sparsi per tutta l‟area vi erano dei piccoli rilievi dai quali fuoriuscivano a

intervalli regolari soffi di aria incandescente, dovevano stare attenti a dove

mettevano i piedi per non ustionarsi seriamente. Finalmente Kate trovò il

coraggio di voltarsi, ma non vide nessuno. Pensò fossero riusciti a

seminarli e si sentì molto rincuorata. << Abbassati! >> Daniel aveva

appena lanciato una freccia poco sopra la sua testa, mancandola per un

soffio. Si girò terrorizzata e vide un grosso alligatore che si divincolava a

terra trafitto dalla freccia. Per poco non svenne, aveva appena rischiato di

diventare la cena di un grosso bestione strisciante. << Ti guardo io le

spalle, devi cercare la chiave, non abbiamo più tempo, sanno che siamo

qui e presto ne arriveranno altri, creature di ogni genere e forma. Questi

non sono niente a confronto. Fai presto >> Facile a dirsi, sbottò. Con tutta

questa tensione non riusciva a concentrarsi.

“Nel cuore più profondo del lago è stata nascosta la chiave”, ma

nonostante vi fossero ormai giunti, non riusciva a vederla. Tornò

mentalmente al libro che aveva letto in cerca di qualche indizio che

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potesse aiutarla a localizzare la chiave, ma non riuscì a ricordare niente di

utile. Si fece strada nella sua mente l‟idea che probabilmente qualcuno

l‟avesse presa prima di loro e sentii una sensazione di grande sconforto

crescere dentro di lei, erano caduti in trappola. Avevano percorso tutta

quella strada per niente. << Solo tu puoi vederla, solo l‟erede, ma devi

volerla trovare. Concentrarti! >> Daniel cercava disperatamente di tenere a

bada le creature che pian piano si stavano radunando richiamate dalla loro

presenza. Kate si guardava attorno ma non la vedeva, non sapeva neppure

che forma potesse avere e quindi cosa cercare, poteva essere qualsiasi

oggetto. Stava per mettersi a piangere, era una delusione, come potevano

contare tutti su di lei se non riusciva neppure a trovare una stupida

chiave? Luminose lacrime rotolarono sulle sue guance lasciando una

piccola riga chiara sul viso annerito dalla polvere e dall‟aria satura di gas.

Abbassò gli occhi piena di vergogna. Il suo sguardo fu attratto da una

piccola pallina verde fluorescente accanto alla parete. Istintivamente si

alzò e si avvicinò con la mano protesa verso quel piccolo oggetto. Non

sapeva come o perché, ma era sicura, doveva essere quello che stavano

cercando. << Fermati, non avvicinarti! >> Kate non riusciva a sentire le

sue parole, era come in trance e si avvicinava con passo sicuro alla piccola

sfera. La voce stridula continuava a gridare nella sua mente, ora la sentiva

fremere di eccitazione. << Ecco, così, avvicinati ancora un po‟. Appena

toccherà la sfera, sarà inghiottita dall‟aurea velenosa del lago e mentre il

suo corpo si scioglierà tra atroci sofferenze, potrai prendere senza alcun

problema la chiave per me, per noi. Tornerai finalmente a casa trionfante e

regnerai nel posto che ti spetta. >> Daniel guardava la scena pietrificato,

non poteva fare niente, il suo corpo si rifiutava di obbedirgli, ogni singolo

muscolo rimaneva immobile e dalla sua bocca spalancata non usciva

nessun suono, anche se nella sua testa stava urlando come un disperato.

Kate aveva quasi raggiunto la sfera e non si era accorta dell‟aurea rosa

intenso che si stava radunando intorno a lei. Stava quasi per prenderla

quando all‟ultimo ritrasse la mano, rimase in attesa che accadesse

qualcosa. La sfera emise un bagliore accecante, il vento soffiava con

raffiche fortissime, i Naguri, grossi serpenti con la testa di coccodrillo che

l‟avevano attaccata poco prima, si appiattirono più che poterono al terreno,

ma ben presto i loro sforzi furono vani e vennero spazzati via dalla furia

del vento. Anche la nebbiolina rosa si stava lentamente dissipando. La

sfera si staccò dalla parete e lentamente si avvicinò a Kate fino a posarsi

delicatamente sulla sua mano. Lei rimase immobile a osservare lo strano

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oggetto. Comparvero delle scritte infuocate, che non riusciva a leggere.

Cercò di ritrarre la mano e farla cadere, ma essa non si mosse, cercò allora

di aiutarsi con l‟altra mano. Poteva sentire l‟odore di carne bruciata

arrivarle fino alle narici, il dolore era terribile. Iniziò a urlare e a

contorcersi nel tentativo di staccarla dalla sua carne, ma fu tutto inutile.

Non pensava più a nulla, voleva solo che tutto questo finisse e tornare a

casa, alla sua vecchia vita, non era tagliata per queste esperienze, lei

adorava leggere e guardare la tv, non era neppure molto sportiva,

figuriamoci se voleva essere marchiata a fuoco. Ma a quanto pareva ciò

che voleva non era contemplato, nessuno le aveva chiesto niente. Stava per

svenire dal dolore quando il vento cessò e con esso anche il dolore

lancinante alla mano. La sfera era diventata trasparente e a poco a poco

stava svanendo completamente. Cercò di prenderla con le mani e di

trattenerla ma fu tutto inutile, ormai non c‟era più. Si voltò e vide Daniel

accerchiato dai Naguri. Uno di loro lo aveva morso, la sua gamba stava

sanguinando copiosamente, gli altri serpenti si erano avvicinati agitando la

lingua biforcuta, stavano già pregustando il pasto. Come se ciò non fosse

già più che sufficiente, un grosso ragno era risalito dal baratro e lo stava

avvolgendo nella sua spessa tela, impedendogli qualsiasi movimento. Kate

iniziò a correre nella sua direzione, doveva aiutarlo. << Non avvicinarti >>

le gridò di getto. Kate si bloccò all‟istante e lo fissò. Non riusciva a capire

perché non volesse che corresse ad aiutarlo. Poi con un ultimo filo di voce

le disse di rimanere lontana. << Va bene così. Sei stata bravissima, sono

fiero di te! Ora devi tornare a casa, ricordi quello che ti ho detto sulla riva?

Nessuna stupida trovata eroica. Sei tu quella che deve tornare a casa, io me

la caverò. >> disse anche un‟altra parola, ma non riuscì a capire. Lo vide

contorcersi e pronunciare qualcosa mentre il grosso ragno se lo trascinava

con sé giù per il dirupo. << Daniel!!! >> urlò con quanto fiato aveva in

corpo e corse nella sua direzione, non le importava nulla di quello che le

aveva detto, non lo avrebbe lasciato morire così. Una forte folata di vento

rallentò la sua corsa e la sollevò da terra, come una piccola tromba d‟aria e

la sbalzò verso l‟alto, a una velocità crescente. Cercò di vedere dove fosse

Daniel, ma il baratro era molto profondo e una nebbiolina grigia le

impediva di vedere al suo interno. Il soffitto era sempre più vicino, ancora

pochi centimetri e sarebbe rimasta schiacciata, protese le mani per

proteggersi. Appena toccò la fredda superficie, la roccia andò in pezzi, le

pareti crollarono rovinosamente facendo filtrare l‟acqua nella grotta: presto

le fredde e mortali acque del Lago Nero avrebbero sommerso tutto

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distruggendo ogni forma di vita esistente. Kate fu scaraventata lontano

dalla riva sulla dura terra, l‟impatto fu davvero forte, pensò di essersi

sbriciolata tutte le ossa. Si guardò intorno confusa. Inizialmente vedeva

appannato, sentiva la testa pesante come un macigno, poi, poco a poco le

immagini si sfuocarono ulteriormente finché non vide più niente.

Più tardi, quando riprese i sensi, si trovava nel suo letto e al suo fianco la

nonna si era addormentata, dovevano essere ore che le teneva la mano.

<< Daniel! >> urlò. << Da quanto tempo sono qui, lui come sta? >> Sua

nonna la guardò con grande compassione, non ebbe il coraggio di dirle

niente. L‟abbracciò e lasciò che si sfogasse in un pianto liberatore.

Impiegò circa due ore per calmarla. << E‟ forte, vedrai che se la caverà,

non devi preoccuparti per lui, l‟importante è che sei qui sana e salva. >>

<< Certo, l‟importante è che ho recuperato la vostra stupida chiave vorrai

dire! >> la rabbia s‟impadronì di ogni cellula del suo corpo. << Ero

davvero preoccupata per te, non avrei mai dovuto mandarti in un luogo

tanto pericoloso sola con lui, non puoi neanche immaginare quanto sono

stata in pensiero! >> Kate guardò i suoi occhi velarsi di lacrime, capì che

era sincera, si sentì uno schifo per come si era appena comportata e

l‟abbracciò forte. Una smorfia di dolore comparve sul suo viso, le ossa le

facevano molto male. Mentre le raccontava quello che avevano vissuto si

guardava nervosamente la mano, non aveva nessun segno, come se tutto

fosse stato solo una brutta allucinazione.. << Daniel si è ferito ed è rimasto

intrappolato lì sotto, io volevo aiutarlo, ma una forte corrente d‟aria mi ha

sbalzata fuori >> Mentre raccontava la sua voce era roca, l‟emozione era

ancora troppo forte, non riusciva a controllarla. << Cerca di riposare cara,

sei ancora molto provata. Ne parleremo più tardi. >> Si chinò su di lei, le

baciò teneramente la fronte, come faceva sempre quando era piccola per

augurarle la buona notte e si chiuse la porta alle spalle. Non voleva

dormire, anche se si sentiva tremendamente stanca e nonostante le

fasciature e i farmaci, aveva dolori lancinanti in tutto il corpo. Tuttavia

preferiva il dolore, la paura di chiudere gli occhi e rivivere quell‟orribile

situazione era troppo forte. Rimase a lungo a osservare la finestra senza

riuscire a vedere fuori, era già molto buio. Alla fine la stanchezza ebbe la

meglio e si addormentò.

Trascorsero giorni piuttosto tranquilli, tutti la coccolavano come una

principessa, Alex le faceva visita ogni volta che gli era permesso e qualche

volta sgattaiolava di nascosto per un saluto veloce. Le proibirono di alzarsi

e affaticarsi, il dottore era stato molto chiaro, le serviva riposo assoluto.

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Nessuno fece più riferimenti di alcun tipo alla vicenda del lago o a Daniel,

come se tutto non fosse mai successo. Una sera, rimasta sola con i suoi

pensieri, ripercorse tutti gli avvenimenti e per un momento pensò di aver

avuto un brutto esaurimento e di essersi sognata tutto. Sarebbe stata la

spiegazione più semplice per tutto, Daniel non esisteva, Alex non se ne era

mai andato e lei non aveva nessun potere, né tanto meno un regno da

salvare. Eppure nel suo cuore aveva sempre saputo che la vita che

conduceva non era la sua, non si era mai trovata completamente a suo agio

o sentita veramente parte della comunità e per quanto assurda fosse la

realtà almeno ora poteva darsi una spiegazione per tutto. Guardò il

medaglione di Anthony appeso al suo collo, lo rigirò nelle mani, era reale,

non poteva essersi sognata anche quello. Inoltre quando rimaneva sola, la

mano le bruciava terribilmente e se pensava alla chiave, le parole

comparivano sul suo palmo come appena marchiate. Purtroppo non era

stato un sogno, era tutto reale e il dolore alla mano e a tutte le ossa glielo

confermava. Eppure tutto era così strano, si sentiva confusa, esausta. Sperò

che Anthony andasse presto a farle visita, aveva bisogno di vedere una

faccia amica, qualcuno di cui si fidava con cui poter parlare.

Chiuse gli occhi e si abbandonò fra le braccia di Morfeo.

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111111

LLLooo ssscccooonnntttrrrooo...

Stava meglio, finalmente le ossa si erano saldate e il gonfiore stava

definitivamente scomparendo. Guardò fuori dalla finestra, era buio, non si

riusciva a vedere nulla. Non ne poteva più di rimanere a letto segregata,

erano trascorse due settimane, lunghissime e interminabili, le mancavano

terribilmente le uscite notturne con Anthony. Basta, doveva fare qualcosa

o sarebbe impazzita! Si alzò, si diresse verso l‟armadio, aprì l‟anta e cercò

nell‟angolo più remoto per trovare il mantello, l‟aveva appena preso in

mano quando sentii una presenza nella stanza che la fece trasalire.

Istintivamente lasciò il mantello, prese una maglietta e chiuse l‟armadio.

<< Stavi forse andando da qualche parte? >> Anthony era seduto sul suo

letto e la guardava con aria divertita. << Sai, all‟inizio pensavo fossi solo

ingenua, ora invece capisco che è proprio nella tua natura cacciarti nei

guai. Sei irrequieta e ribelle, proprio come me! Mi piace questo tuo lato

incosciente! >> Rise compiaciuto. << A quanto pare abbiamo qualcosa in

comune! >>gli rispose spavalda. Aveva da tempo imparato che con lui non

si poteva negare l‟evidenza, leggeva i suoi pensieri come fosse un libro

aperto. << Sono preoccupata per Daniel, non abbiamo ancora avuto sue

notizie. >> gli disse con sincerità. << Non è esatto, tu non hai più avuto

sue notizie, Daniel è al castello da giorni, però come posso dire, è in

osservazione. >> Precisò mentre si gustava la sua espressione sorpresa. <<

Vuoi dire che è ferito gravemente? >> chiese preoccupata. << Se

preferisci, possiamo definirlo così, molto malato. Mi ero anche offerto per

fargli visita, ma mi è stato impedito. >> Questa espressione lo fece

sorridere. Kate non capiva cosa ci trovasse di divertente, ma sapendo in

che rapporti erano, non indagò oltre. << Mostrami la mano, per favore. >>

Kate gliela porse senza obiettare. Il palmo era normale, nessuna scritta. <<

Seening >> e le scritte comparvero immediatamente sul suo palmo

provocandole un dolore intenso. << Ahia! >> esclamò. Cercò di farle

scomparire come faceva di solito, ma esse rimasero incise, non solo,

bruciarono ancora più intensamente. << Cosa mi hai fatto? >> si stava

adirando. << I nemici sono vicini, presto sentirò anche il loro odore. E‟

meglio se vado a controllare che siano state prese sufficienti misure di

difesa! >> fece per andarsene, ma un attimo prima di scomparire, si voltò

verso di lei. << La chiave è molto di più di quello che ti hanno lasciato

intendere. >> << Dove stai andando? Ehi aspetta! >> Voleva chiedergli

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cosa intendesse, ma come era solito fare, prima che potesse anche solo

formulare la domanda nella sua mente, non c‟era più. Kate iniziava a

odiare questi comportamenti: segreti, frasi lasciate a metà, verità nascoste.

Quando avrebbero iniziato a trattarla come uno di loro? Non ebbe il tempo

di finire il suo pensiero, fu interrotta dall‟ingresso di Mrs Brooks. << Ci

stanno attaccando, non sei al sicuro qui, dobbiamo essere uniti e pronti a

combattere, seguimi nella sala comune. >> Anthony aveva ragione allora,

erano in pericolo. Che fossero le creature del Lago Nero? Il suo pensiero

corse subito ad Alex, lui era completamente umano, era ancora più in

pericolo di lei. Sicuramente erano venuti per cercare la chiave o per

uccidere l‟erede, in entrambi i casi non faceva differenza, stavano

cercando lei e se fosse stata troppo vicina ad Alex, avrebbe messo in

pericolo anche la sua incolumità. Come poteva proteggerlo senza ottenere

l‟effetto contrario? Prese dalla borsa un piccolo pugnale, indossò lo scialle

e un bracciale per proteggersi i polsi da eventuali attacchi con lame. Lo

sguardo si posò inevitabilmente sulla manica dello scialle rovinata

dall‟acido. Ripensò a quel momento, a Daniel così distaccato, strano.

Ripercorse ogni momento, lo rivide braccato e si maledì per non essere

riuscita ad aiutarlo. Al solo pensiero di rivedere quegli esseri ripugnanti,

rabbrividì. Respirò profondamente, si fece coraggio e seguì Mrs Brooks

per le scale. Sono l’erede, troveranno pane per i loro denti! Gli farò

vedere contro chi si sono messi! S‟incoraggiò.

Appena scesero in soggiorno, vide Alex che si guardava attorno spaesato,

non riusciva a capire cosa stesse succedendo, sua nonna come il solito era

padrona della situazione e stava organizzando e gestendo tutti in modo

impeccabile. Decise di mettersi a una distanza che le consentisse di

riuscire a proteggerlo nel caso se ne fosse presentata la necessità. << Kate,

cosa sta succedendo? >> le chiese visibilmente preoccupato. << Pensi

siano venuti a cercarmi? Non possono avermi seguito fin qui >> obiettò

convinto e spaventato al tempo stesso. << Non devi preoccuparti, qui sei al

sicuro, nessuno ti farà del male. Fidati di me. >> La porta d‟ingresso era

scossa pericolosamente dall‟esterno, stavano cercando di abbatterla. Le

finestre erano state chiuse con le pesanti imposte e piantonate dall‟interno,

tutti i mobili abbastanza alti e imponenti erano stati disposti davanti alle

entrate. << Alex è in pericolo, dobbiamo proteggerlo. >> sussurrò a sua

nonna appena le passò accanto. << Siamo tutti in pericolo mia cara, ma ti

prometto che presteremo attenzione affinché nessuno si avvicini a lui. >>

rispose con diplomazia. << E‟ troppo tardi e rischioso per usare il

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passaggio segreto, potrebbero aspettarci al suo interno e non riusciremmo

a difenderci, meglio rimanere qui ed essere pronti a combattere. >>

Nonostante i suoi anni Adele era davvero in gamba, gestiva la battaglia

come faceva con le cameriere che servivano la cena, tutto con una totale

sicurezza e tranquillità, l‟ammirava tantissimo, un giorno le sarebbe

piaciuto essere come lei.

La casa era circondata da uomini senza scrupoli, mercenari al servizio di

Victor, licaoni e levrieri afghani, nel linguaggio comune chiamati uomini

ombra poiché bramosi del potere non avevano esitato a cedere la propria

anima in cambio dell‟immortalità, non considerando che sarebbero stati

suoi schiavi per l‟eternità, davvero un caro prezzo. Fuori Anthony era

praticamente solo a difendere il perimetro, aveva disposto tutti il più vicino

possibile alla casa affinché potessero fermare quei pochi che riuscivano a

sfuggirgli. All‟interno Adele stava dando disposizioni precise per

fronteggiarli qualora fossero riusciti ad abbattere la porta d‟ingresso. <<

Dovete colpire forte alla testa, i levrieri hanno una struttura molto robusta.

>> A un tratto udirono un rumore secco, come quando il vetro si frantuma

in milioni di pezzi. Karl e altri due uomini si erano materializzati nel

soggiorno. Per la prima volta Kate si trovò dinanzi Victor in persona. La

rabbia e la sete di vendetta s‟impossessarono della sua mente. Prima che

potesse fare qualsiasi cosa, Adele la spostò di lato e racchiuse il loro

combattimento con una sorta di barriera affinché nessuno interferisse.

Nonostante gli anni era incredibilmente veloce e agile, era molto dotata e

riusciva a tenergli testa facilmente. Karl si misurava con Mrs Brooks. Non

l‟aveva mai vista seriamente all‟opera, era aggraziata quanto letale,

ricordava i movimenti di un puma. Doveva seppur a malincuore

riconoscere di avere ancora tanto da imparare. Un sortilegio la colpì in

pieno immobilizzandola. Una sensazione di frustrazione e inutilità

s‟impadronì di Kate, tutti duellavano, difendevano la casa e lei era

bloccata vicino al muro, non poteva fare assolutamente nulla, anche il

suono della sua voce era stato neutralizzato, era completamente isolata.

Poteva solo essere una spettatrice silenziosa. Sperò che Mrs Brooks se ne

accorgesse e la liberasse, ma era troppo impegnata con Karl per occuparsi

anche di lei. Fasci di luce di vari colori sfrecciavano per la stanza, urtando

e rompendo oggetti. Ogni tanto qualche statua o quadro si animava, ma

veniva puntualmente ridotto in briciole dall‟altro mago. Non potendo fare

altro si limitò a osservare i suoi avversari per carpire i loro punti deboli: i

levrieri erano decisamente lenti, robusti da abbattere, ma poco agili nei

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movimenti, se fosse riuscita ad avvicinarsi, le sarebbe bastato colpirli da

un lato. Al contrario i licaoni erano davvero aggressivi, se riuscivano a

intrappolarti tra le loro fauci, eri spacciato. Rabbrividì ripensando al loro

primo incontro. Cagliostro partecipava come poteva, saltava sulle spalle,

graffiava, mordeva, accecava, allontanava armi e bacchette. Kate si sentiva

inutile. Perfino il gatto si sta rendendo più utile di me. Finalmente Mrs

Brooks se ne accorse: volse la bacchette nella sua direzione e sciolse

l‟incantesimo. Era libera e pronta a colpire! Nello stesso istante Victor

recitò una formula in una lingua che non aveva mai sentito, scagliò un

potente incantesimo che colpì Adele in pieno petto, ferendola gravemente.

Kate disarmò un mercenario all‟ultimo, prima che colpisse Mrs Brooks

alle spalle. Cercò di avvicinarsi a sua nonna per vedere se fosse ferita e

trarla in salvo dentro lo studio. Stava per raggiungerla quando un uomo

ombra, le saltò addosso atterrandola e facendole sbattere violentemente la

testa contro il muro. Nel frattempo un incantesimo le sfiorò il viso

ferendola di striscio. Senza rendersene conto gli lanciò un incantesimo che

lo ridusse in cenere. Non sono poi così male in un vero combattimento,

pensò compiaciuta. Un dolore lancinante la riportò subito con i piedi per

terra, un mercenario aveva appena affondato la lama del suo coltello nel

suo fianco. Provò una fitta lancinante, gli occhi per il dolore si velarono di

lacrime. Strinse i denti, non poteva cedere, doveva reagire. Lanciò un

incantesimo che pietrificò l‟uomo all‟istante. Fece un respiro profondo e

con cautela estrasse il coltello, sperando non avesse reciso nessuna vena

importante. Devo stare più attenta, si rimproverò mentalmente. Tamponò

con la mano il fianco, ma con sua sorpresa vide che non usciva sangue, la

ferita si era rimarginata praticamente all‟istante. Si guardò attorno per

studiare suoi avversari e non farsi sorprendere un‟altra volta. Il suo

sguardo fu attratto da una sagoma che osservava la scena in disparte. Ogni

muscolo del suo corpo fremeva, desiderava quello scontro più di ogni altra

cosa. La sua mente, i suoi movimenti, tutto era concentrato solo su di lui.

Era rimasto indebolito dal duello con Adele, non le si sarebbe più

ripresentata una simile occasione, doveva approfittarne. Si trovarono uno

davanti all‟altro, lui la osservava con attenzione e grande curiosità. Kate

era pronta a scattare, aspettava da mesi la possibilità di rimediare a tanta

sofferenza. << Vuoi uccidermi? Davvero divertente. Non sei ancora

pronta, e purtroppo per te non è ancora il momento giusto per scontrarci.

>> mentre pronunciava queste parole, si smaterializzò. L‟ultima cosa che

vide e che le rimase impressa a fuoco nella mente fu il suo sorriso divertito

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e la pazzia nei suoi occhi. << Sporco codardo, torna qui e combatti! >> gli

gridò con rabbia, ma ormai se ne era andato. Fuori stavano arrivando

finalmente i rinforzi, le signore della Rosa Nera, il circolo fondato da sua

nonna stavano varcando la porta proprio in quel momento. Si guardò

intorno. Alex era appoggiato al muro, privo di sensi. Corse vicino a lui e

gli sentì il polso per assicurarsi che stesse bene. Era svenuto, ma vivo. Mrs

Brooks aveva la situazione sotto controllo, così corse verso le scale per

vedere le condizioni di Adele. Non appena si avvicinò, la situazione fu

subito molto chiara, al posto del ventre vi è un grande buco, i margini

erano bruciati, non usciva sangue, era completamente vuoto, poteva vedere

attraverso di esso. << Nonna, sono qui, ora penso a tutto io. Chiameremo

qualcuno, ti porteranno in ospedale e guarirai. >> Istintivamente

l‟abbracciò per rassicurarla, cercò di prendere il cellulare per chiamare

un‟ambulanza, ma la nonna le prese il polso e le sorrise gentile. Dalle sue

spalle scendeva sangue rosso vivo e anche da dietro le orecchie. Kate

cercò di tamponare le ferite con la manica della maglia. Con un filo di

voce le disse che era tutto a posto. << Non preoccuparti, non sento dolore.

Purtroppo mia cara le ferite magiche non si possono curare con la

medicina umana. Victor mi ha colpita con una maledizione molto potente,

non puoi fare nulla. Pur di uccidermi non ha esitato a ferire se stesso in

modo serio, tanto che ha abbandonato lo scontro nonostante fosse in netto

vantaggio >> cercò di sorriderle nuovamente, ma con scarso risultato. <<

Daniel è un guaritore, lui può curarti, ne sono sicura. >> Disse a un tratto

Kate con le lacrime agli occhi. << Cerca di resistere, sicuramente sarà qui

da un momento all‟altro. >> << No! >> Disse bruscamente e il movimento

le provocò una brutta smorfia di dolore sul viso. Era chiaro che prima le

aveva mentito per non farla preoccupare. Respirò profondamente. << Lui

non verrà ed è giusto così, non deve intromettersi e soprattutto Victor non

deve sapere che si trova qui. Se Daniel provasse a curarmi dovrebbe usare

l‟antica lingua morta, si tratta di magia nera molto potente e sarebbe

troppo pericoloso per la sua anima. E‟ ancora così instabile e in lotta con la

sua natura, potrebbe perdere il senno e impazzire, o allearsi con i nostri

nemici e questo non deve succedere, promettimelo. >> << Lui non farebbe

mai una cosa del genere! >> Rispose convinta. Adele si rese conto di aver

detto più del dovuto. << Promettimelo >> ripeté caparbia. Kate non capiva

cosa stesse dicendo tuttavia scosse il capo e glielo promise.

<< Sono molto stanca e ci sono ancora così tante cose importanti di cui

parlarti. >> << Non devi affaticarti, non parlare, resisti! I soccorsi

Page 118: Kate

118

arriveranno presto >> Adele la zittì in modo dolce ma fermo, doveva

avvertirla e il tempo a sua disposizione stava giungendo al termine. Alle

loro spalle lo scontro continuava senza tregua, le signore del Circolo,

nonostante l‟età, se la stavano cavando molto bene. << Ascoltami con

estrema attenzione e non interrompermi per favore. >> Kate piangeva in

silenzio, anche se la sua attenzione era interamente concentrata su Adele,

non riusciva a trattenersi dal sussultare e singhiozzare. Fece un respiro

profondo e assunse un‟aria molto seria. << Devi guardarti le spalle, c‟è una

spia tra i nostri alleati, non ci sono altre spiegazioni per la presenza di

Victor qui in casa, solo una magia molto potente e dall‟interno poteva

indebolire la mia barriera protettiva consentendogli di entrare. Non si

sarebbe mai spinto così allo scoperto se non fosse stato sicuro di avere

buone possibilità. >>

<< E‟ tutta colpa mia, non vi ho voluto ascoltare, nonostante tutti i vostri

avvertimenti, ho permesso ad Alex di vivere qui, sotto lo stesso tetto >> le

lacrime ripresero a scorrerle sul viso senza controllo. << Non puoi

lasciarmi, ci deve essere un modo! Sei tutto quello che ho! Non posso

gestire tutto questo da sola! Ti prego non lasciarmi! >> continuava a

ripetere queste frasi come una preghiera, non riusciva a reagire o a pensare

a cosa fare, l‟unico pensiero ricorrente era che non poteva immaginare di

continuare senza di lei. Adele le posò una mano sul braccio per farla tacere

e cercare di calmarla. << Non angosciarti così, non è colpa tua. Vorrei

tanto poter credere che fosse lui il responsabile ma Alex non avrebbe mai

potuto rompere la mia barriera e aprire un varco con il mondo magico,

deve essere stato aiutato. Ho vissuto una vita davvero lunga e felice, non

essere triste per me, finalmente potrò riabbracciare Nath. >> Fece una

pausa, cercò di prendere fiato << Sono fiera di te, della persona che sei

diventata, so di non avertelo mai detto. Devo riconoscere che c‟è tanto di

tua madre in te, anche tu sei ingenua e tendi a vedere il buono, dove non

c‟è. D‟ora in avanti devi >> non riuscì a dirle altro, gli occhi persero la

loro lucentezza e il suo corpo divenne tremendamente pesante. Kate aveva

capito cosa voleva dirle, glielo avevano ripetuto così tante volte negli

ultimi tempi. << Nonna, nonna >> Kate cercava di svegliarla, la scuoteva

dolcemente mentre la chiamava, ma il suo corpo non diede nessuna

risposta, neppure impercettibile.

Alex approfittando della sua totale distrazione e del caos della battaglia, si

era avvicinato. In silenzio aveva raccolto il pugnale e si era portato alle sue

spalle. Alzò il braccio pronto a colpirla. Nei suoi movimenti non vi era

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119

neppure l‟ombra di sentimenti. Kate si voltò appena in tempo per

guardarlo dritto negli occhi: erano colmi d‟odio, non vi era più nulla di

umano. Era troppo tardi per difendersi, teneva sua nonna tra le braccia,

non poteva lasciarla cadere, e soprattutto non voleva farlo. Era così stanca,

non voleva più vedere sofferenza, era stanca di lottare. Chiuse gli occhi e

si preparò al peggio. Il suo ultimo pensiero fu per Daniel, se solo fosse

stato lì, sarebbe corso sicuramente in suo aiuto. Ma forse era giusto che

finisse così, sua nonna era morta per causa sua, tutti stavano rischiando e

soffrendo per lei, era la soluzione migliore, non meritava di continuare a

vivere. Era stata cieca, non aveva pensato neppure per un istante che Alex

potesse essere una minaccia e ora ne pagava le conseguenze. Il battito

impaziente del suo cuore rallentò fino a raggiungere un movimento più

morbido e rilassato. Era pronta. Attese alcuni istanti, ma non successe

nulla. Pensò che fosse riemerso un briciolo di umanità e ci avesse

ripensato. Riaprì gli occhi speranzosa, ma la scena che le si presentò

dinanzi fu uno spettacolo davvero terrificante. Alex era appeso al soffitto,

come trattenuto da una mano invisibile. I suoi vestiti erano lacerati da

folate di vento, poi fu la volta delle carni che a ogni raffica sanguinavano

vigorosamente come squarciate da centinaia di lame invisibili. Le sue

grida strazianti fendevano l‟aria ed entravano nella sua testa riecheggiando

come amplificate. Tutto intorno era diventato freddo e triste. Una fitta

nebbiolina aveva avvolto la stanza in uno scenario davvero spettrale. Si

guardò attorno per capire cosa stesse succedendo, non riusciva a pensare a

nessuno che potesse essere in grado di fare una cosa simile. Quando

finalmente lo vide, le fu tutto molto chiaro. Stava mettendo in pratica la

sua minaccia. Anthony non portava più il guanto alla mano sinistra e

l‟anello donatogli dal nonno per tener a freno la sua indole malvagia era

sparito. Ora era una bestia scatenata e assetata di sangue, fuori da ogni

controllo e si stava sfogando su Alex senza alcuna pietà. L‟aria era carica

di elettricità e sentimenti contrastanti. Nel frattempo Madame Brooks si

era avvicinata e cercava di trascinarla lontano da tutto questo, ma Kate era

come impietrita, non riusciva a muoversi. << Devi reagire, dobbiamo

andarcene. L‟aria è satura di sangue, quest‟odore lo ecciterà, inebrierà i

suoi sensi e accecherà i suoi occhi, non possiamo sapere se sarà in grado di

riconoscerci e tanto meno di controllarsi. >> Kate sentiva le sue parole, ma

era come in trance, incapace di reagire, rimaneva immobile a osservare la

scena. Lo stesso stavano facendo tutti i presenti, le signore del circolo

erano allibite e spaventate.

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120

Alex aveva smesso di urlare, ormai del suo corpo non era rimasto molto,

sembrava fosse stato attaccato da un branco di lupi affamati. Il suo potere

era al tempo stesso incredibile quanto terribile. Cercò Anthony, ma non era

più nel punto, dove l‟aveva visto l‟ultima volta. << Victor ha fatto l‟errore

più grande che potesse commettere, dopo aver rapito tua madre, ha ucciso

Adele e aggredito te; ha perso definitivamente la sua lealtà >> le sussurrò

all‟orecchio Madame Brooks. Un silenzio inquietante si era diffuso per

tutta la stanza. Una brutta sensazione le attanagliò lo stomaco, cercò di

muoversi, ma ormai era troppo tardi. Vide i suoi occhi così vicini,

sembravano scrutarla dentro. Non aveva il solito sguardo divertito e

intenerito, al contrario erano inespressivi e iniettati di sangue. Poi

divennero vuoti, due enormi buchi neri. Era così vicino che poteva sentire

sul viso il suo respiro freddo e pungente. Il sangue le si gelò nelle vene e in

qualsiasi altra parte. Kate cercò invano di pronunciare il suo nome, il

suono le morì in gola. Non riusciva a crederci, della persona che aveva

conosciuto in questi mesi, che non perdeva occasione di prenderla in giro e

di rimproverarla, non era rimasta nemmeno l‟ombra, non poteva credere

che proprio lui stesse per ucciderla. Anthony volse lo sguardo prima su

Madame Brooks, la quale cadde di lato senza emettere nemmeno un

gemito. Poi i suoi occhi si posarono nuovamente sul viso di Kate e

rimasero a fissarla. Era strano, la stava guardando, ma era come se non la

vedesse veramente. Sentì una mano stringersi saldamente sul suo collo,

come una morsa. L‟aria lentamente diventava insufficiente, Anthony la

guardava divertito mentre si contorceva in cerca di ossigeno e si dimenava

inutilmente, per sfuggire alla sua presa d‟acciaio. Cercò in un ultimo gesto

disperato di liberarsi con le mani, ma ogni sforzo si rivelò inutile. Anzi,

servì a divertirlo ancora di più, ogni tanto allentava la presa per poi

stringerla subito dopo, come fa il gatto col topo.

Tentò con qualche incantesimo, ma su di lui sembrava non avessero

effetto. Il destino le stava giocando proprio un bel tiro, la persona che

aveva giurato di proteggerla la stava uccidendo lentamente e lei non

riusciva a opporsi alla sua forza. Questa volta era davvero la fine, non

sarebbe accorso nessuno in suo aiuto e per quanto ne sapeva forse anche

Daniel a quest‟ora, poteva essere stato ucciso. Quando stava per

arrendersi, conscia di non avere nessuna possibilità contro di lui, il

medaglione che le aveva donato qualche tempo prima emise una luce

fortissima, accecante e una vampata di calore si propagò per tutta la stanza.

Anthony lasciò immediatamente la presa e si rannicchiò in un angolo. Kate

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iniziò a tossire animatamente, cercò di fare lunghi respiri per immettere

più aria possibile dentro i polmoni. Guardò spaventata il suo viso e vide

che i suoi occhi erano tornati normali e la guardavano con altrettanto

terrore. Si rimise il guanto e l‟anello alla mano sinistra con grande cautela.

Trascorsero diversi minuti, non accennò il minimo movimento, né nella

sua direzione, né verso altri, continuò a rimanere immobile nell‟angolo.

Probabilmente si era reso conto di cosa stava per fare, tuttavia non provò

nessuna pietà verso di lui, né altri sentimenti simili, era amareggiata e

delusa. << Cosa le hai fatto? >> << Assassino! >> non si era accorta che

nel frattempo Daniel era entrato nella stanza. << Sei un mostro! Hai

attaccato la tua famiglia, coloro che ti hanno voluto bene. Bastardo! >> si

scagliò su Anthony colpendolo al volto con rabbia e inaudita forza.

Anthony non reagiva e lasciava che si sfogasse. Kate era disorientata e

terrorizzata, non aveva mai visto Daniel così e allo stesso tempo,

consapevole di cosa era in grado di fare Anthony, temeva che la situazione

precipitasse da un momento all‟altro. << Basta! >> << Smettetela! >>

Gridò più forte che riuscì. Finalmente i due si bloccarono.

Daniel corse subito da Kate e l‟abbracciò forte, fino a sentire il battito del

suo cuore. Voleva essere sicuro stesse bene. << Hai ragione, scusami. E‟

sciocco litigare, ma ti ho vista tutta coperta di sangue, con Adele priva di

sensi tra le braccia e ho perso la testa! Pensavo vi avesse uccise. >> <<

Anch‟io stavo iniziando a pensare la stessa cosa di te. E‟ da quando

abbiamo preso la chiave che non ho tue notizie. Ero preoccupata. >> <<

Non devi, è tutto a posto. Sono più forte di quello che pensi. >> le sorrise

malizioso. << Se stavi così bene allora perché non mi hai cercata? E

perché non sei venuto qua ad aiutarci? >> << Ho sconfitto quelle creature,

ma per farlo ho dovuto fare appello ai miei poteri ed ero molto provato,

dovevo riposare. Inoltre mi era stato vietato di vederti. >> Cercò di aiutarla

a sollevare Adele. Solo in quel momento si rese conto che il suo corpo era

freddo e che il sangue sui vestiti di Kate non era suo. << Oddio Kate, mi

dispiace. >> Rimase talmente sconvolto che non riuscì a fare altro se non

stare immobile a guardarla, non riusciva a reagire. Anthony si avvicinò,

prese delicatamente in braccio Adele e i suoi occhi si riempirono di

lacrime. Un comportamento quasi umano, non aveva niente a che vedere

con la sua natura, né tanto meno con quello che era successo poco prima.

Nel frattempo Daniel era tornato in sé e aiutò Kate ad alzarsi. << Sei ferita

da qualche parte? >> ma come risposta ottenne solo uno scuotimento del

capo in senso di diniego, aveva ferite superficiale, ma niente di

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paragonabile a quelle che aveva dentro. Sua nonna era morta, Alex e

Anthony avevano cercato di ucciderla, non poteva descrivere come si

sentiva, nessuno avrebbe potuto capirla. << Mettila subito giù non sei

degno di starle vicino. >> Lo aggredì Daniel. << Per favore basta litigare,

non è il momento. >> Anthony aveva perso il controllo, ma non le aveva

mai nascosto di essere pericoloso. Era stato proprio lui a donarle quel

ciondolo qualche tempo prima, questo dimostrava che in fondo teneva

veramente a lei. Adele era sempre sua madre dopotutto, o almeno colei che

aveva preso il suo posto, decise che gli spettava. Tutti i presenti erano

sconvolti e valutavano la situazione indecisi sul cosa fare.

Si guardò intorno, la stanza era in un caos totale, tutti i mobili erano in

pezzi. Si avvicinò alla porta d‟ingresso ma Anthony bloccò la maniglia

senza neppure avvicinarsi a essa. << Meglio se non guardi, non è un bello

spettacolo, puoi credermi sulla parola >> disse con una punta di

rammarico. << Mi dispiace, ho perso il controllo, era da tanto tempo che

non mi succedeva una cosa simile. >> Kate lo ignorò completamente, si

avvicinò alla maniglia, pronunciò “ REHASS” e la porta si spalancò. La

scena che si presentò dinanzi andava oltre ogni sua più fervida

immaginazione. << Non posso credere che tu abbia fatto un simile

massacro! >> i suoi occhi erano colmi di rabbia e delusione. << Non

voglio più vederti in questa casa o vicino a me >> Attese qualche istante

poi guardando Daniel disse che la stessa cosa valeva anche per lui. Daniel

cercò di dire qualcosa, ma prima che potesse aprire bocca Kate lo zittì

fulminandolo con lo sguardo. << Se fossi stato presente, tutto questo non

sarebbe successo! >> gli disse tagliente. << LEVITA >> la nonna si alzò a

mezz‟aria sopra le braccia ancora protese di Anthony, il quale rimase

immobile. Kate seguì il suo corpo fino in cima alle scale, poi lungo il

corridoio, fino alla porta della sua stanza, dove l‟adagiò con cura sul letto.

Anthony e Daniel rimasero nella sala, consapevoli che non avrebbe

cambiato idea, non rimaneva altro da fare, non erano più i ben venuti, così

obbedirono e lasciarono subito la casa con un sonoro “Creep”.

Mrs Brooks nel frattempo era apparsa al suo fianco, con grande sollievo

vide che stava bene, anche se era più pallida del solito. << Tutto a posto?

>> le chiese. Kate annuì. << Ho solo qualche graffio. >> Si sentì sollevata

che almeno lei stesse bene. << Ti lascio con Adele, vado a occuparmi del

disastro di sotto. >> Detto questo sparì nello stesso punto in cui era

comparsa. Kate apprezzò molto che l‟avesse lasciata sola senza chiederle

Page 123: Kate

123

altro, probabilmente la capiva molto bene, anche lei aveva perso le persone

a cui teneva di più in quest‟assurda guerra.

Ogni volta che provava a chiudere gli occhi, si riproponeva la scena a cui

aveva assistito, vedeva Alex giustiziato in quel modo, poi le scale

d‟ingresso con parti umane, animali e sangue ovunque... le serviva un

momento. Si sedette sul bordo del letto, era stremata, voleva piangere,

sfogarsi, ma non aveva neppure il tempo per riprendere fiato, dovevano

agire in fretta, il tempismo era fondamentale.

Si fece coraggio, doveva essere forte, ora tutto dipendeva interamente da

lei, era rimasta sola a portare quel fardello, non poteva permettersi

cedimenti di alcun tipo. Si avvicinò al corpo disteso sul letto, si fermò un

istante a osservarla. Era così serena, nonostante tutto sul suo viso non vi

erano ombre, sembrava dormisse. Le toccò il viso, era così fredda e

immobile, subito ritrasse la mano. Cercò di liberare la mente e di non

pensare a nulla mentre le toglieva i vestiti e lavava il suo corpo esanime.

Le mise il suo vestito preferito, un tallier color lavanda con una grossa

spilla a forma di fiore appuntata sul doppio petto della giacca. Spazzolò a

lungo i suoi capelli castani, mentre calde lacrime scendevano prive di

controllo sul suo viso, si sentiva così sola, non aveva più nessuno di cui

potersi fidare. Mrs Brooks in un paio d‟ore aveva già predisposto tutto per

il funerale, in giardino aveva radunato tutte le amiche del circolo, amici

intimi e conoscenti. Molti tuttavia alla luce dei nuovi avvenimenti

preferirono non partecipare, la paura di un altro attacco era troppo forte,

inoltre nessuno voleva più sbandierare di simpatizzare per la loro causa.

Adele era morta, era meglio essere cauti e aspettare di vedere cosa sarebbe

successo. Anthony e Daniele presero parte alla funzione da lontano, da due

lati opposti del giardino. Fu una cerimonia molto semplice e riservata, la

sua salma fu sistemata nel sepolcro vicino al nonno. Nessuno pianse, era

morta combattendo per i suoi ideali, era un grande onore e tutti provavano

un grande senso di rispetto. Molti salutarono Kate con frasi di circostanza

e lasciarono in fretta la cerimonia. La paura stava dilagando, si temeva per

il futuro. Tutto ciò, era più che comprensibile, Adele non era più a capo

del circolo, Victor era libero di espandere a piacimento il suo regno di

terrore, non era rimasto più nessuno in grado di fermarlo. Per non parlare

di Anthony, ora era come una calamità, pronto ad abbattersi senza che

nessuno potesse più controllarlo o limitarlo in alcun modo.

Le amiche di sua nonna parlavano tra loro in disparte, a voce bassa e ogni

tanto rivolgevano un‟occhiata veloce nella sua direzione. Kate si sentiva

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molto a disagio. Prese in braccio Cagliostro e si mise a coccolarlo mentre

passeggiava nervosamente avanti e indietro per il giardino. Vide che Erriet

la stava osservando con interesse mentre parlava con le donne e spesso

indicava nella sua direzione. A un certo punto le fece segno di avvicinarsi.

<< Mi dispiace per quanto è successo a tua nonna, le avevo detto che era

pericoloso tenerti in casa, ma lei è stata irremovibile, finché sarebbe

riuscita, ti avrebbe tenuta vicina e avrebbe cercato di proteggerti.

Comportamento molto lodevole, ma anche molto sciocco, ora è tutto nelle

tue mani e mi dispiace dirlo, ma non sei all‟altezza di una tale

responsabilità. >> Kate non riusciva a credere alle sue orecchie, la stava

incolpando della morte della nonna. Il suo corpo era appena stato sepolto e

già cercava di subentrare al suo posto screditandola. Cercò di mantenere la

calma e le rispose per le rime << Ha perfettamente ragione, sono strega da

poco, ma sto imparando in fretta e se mia nonna ha deciso di affidarmi

questo incarico è perché mi riteneva all‟altezza. Questo è tutto. Seguirà

quanto prima una riunione, dove vi sarà illustrato come proseguiremo

nell‟immediato futuro. Vi ringrazio per essere venute. >> Poi si voltò e le

lasciò a riflettere su quanto era appena successo. Era fiera di lei, aveva

mantenuto il controllo e si era comportata come avrebbe fatto sua nonna,

prendendo in mano la situazione senza esitazioni.

Cagliostro le si era avvicinato e trotterellava al suo fianco. << Sei stata

grande, le hai lasciate senza parole! Ricordati che non sei sola, non fare

l‟errore di crederlo. Scegli bene i tuoi alleati e ascolta le mie parole. >>

Purtroppo Kate era di tutt‟altro parere, ma evitò di esternarlo e si limitò ad

annuire.

Mentre si allontanava con passo deciso e piuttosto sostenuto dalla

cerimonia Daniel la raggiunse. << Kate, aspetta un momento, dobbiamo

parlare. >> Ma tutto ciò che ottenne fu uno sguardo duro, colmo di

amarezza e rancore. << Hai ragione a essere arrabbiata, sono sicuro che in

questo momento ti senti triste e ci odi, ma dobbiamo rimanere uniti, non

puoi affrontare tutto questo da sola, in questo momento hai bisogno di noi

più che mai >> cercò di farla ragionare. << Dov‟eri quando avevamo

bisogno di te? >> gli chiese tagliente. Daniel non seppe cosa risponderle,

aveva colpito nel segno, si sentiva già in colpa per non essere riuscito a

salvare Adele. Preferì rimanere in silenzio e lasciare che si sfogasse. <<

Credi davvero che non sia in grado di gestire questa situazione? Grazie per

la considerazione! Come puoi vedere non ho bisogno di te, sei inaffidabile

e non mi servono altri pensieri! >> << Kate … >> ma non aggiunse altro,

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lesse nei suoi occhi troppo dolore, non era in grado di capire, doveva darle

il tempo di elaborare il lutto, solo allora sarebbe stata in grado di ascoltarlo

con lucidità. Così lasciò che si allontanasse. La osservò a lungo mentre

camminava velocemente verso la casa, avrebbe voluto stringerla forte a sé,

rassicurarla e dirle tante cose, ma le parole in queste circostanze sono

inutili. Il dolore non è razionale, forse aveva ragione, non poteva capire

come si sentiva. Tuttavia il fatto che lo escludesse e allontanasse da lei, lo

faceva soffrire tremendamente.

<< Ecco qui il nostro cuor di leone che arriva quando il pericolo è passato

>> lo apostrofò una voce stridula e roca. << Ti assicuro che non è il

momento per litigare! >> rispose. << Tremo già dalla paura! Peccato che

prima non ci fossi, avresti fatto scappare tutti solo con la tua presenza! >>

lo schernì nuovamente la voce. Daniel senza nemmeno voltarsi nella sua

direzione mosse lentamente le labbra e agitò impercettibilmente la mano.

Sottilissimi fili di luce argentati si diressero verso la voce e avvolsero con

una rapidità fulminea la persona, rendendola inoffensiva. Il corpo di

Anthony uscì dalla penombra degli alberi, si lasciava condurre verso

Daniel senza opporre la benché minima resistenza. Sul suo volto non

traspariva nessuna reazione, sembrava fosse in trance. Quando fu

abbastanza vicino il suo volto, s‟illuminò e dalle labbra leggermente

dischiuse, emise un ghigno così terrificante, da far gelare il sangue nelle

vene a chiunque. Il ghigno si trasformò in una vera e propria risata. La sua

presenza era inquietante, il suo sguardo impenetrabile. Continuò a ridere di

gusto per alcuni istanti, immobile, mentre i fili si frantumavano in mille

pezzi e cadevano ai suoi piedi. Com‟era possibile? Non aveva neppure

cercato di liberarsi, la sua magia non stava funzionando. Daniel non

riusciva a capire cosa stesse succedendo. Quando riportò l‟attenzione su

Anthony, si trovò dinanzi a due enormi buchi neri che lo fissavano con

fervido interesse, mentre lentamente si avvicinava e annusava l‟aria come

per assaporare meglio il suo odore. << Sento odore di paura, l‟aria si sta

saturando, è un profumo delizioso, non trovi? Pensavi davvero che questo

trucchetto potesse fermarmi? Dovresti sapere che il mio potere va ben oltre

le leggende popolari, non sono mai stato un mortale e non erediterò mai il

loro lato così fragile. Solo i mezzo sangue hanno tutti quei limiti, l‟aglio, la

luce, i crocifissi, e stupidaggini simili, dovresti informarti meglio sul mi

conto prima di attaccarmi. Abbiamo ancora un conto in sospeso, prima

davanti a Kate non ho voluto reagire, ma ora siamo soli, nessuno verrà a

difenderti! >> Era incredibilmente calmo, questo lo rendeva ancora più

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pericoloso, ogni suo movimento, ogni sua azione era il risultato di

ragionamenti a freddo, calcolati. Si guardarono per lunghissimi secondi

con crescente disprezzo. Nessuno parlava o accennava a fare il minimo

movimento, si stavano studiando come i grandi guerrieri, per capire

quando e come attaccare. All‟improvviso la gola di Daniel iniziò a

chiudersi, si sentì soffocare, l‟aria faticava a passare dalla trachea, fino

quasi non permettergli più di respirare regolarmente. Il suo sguardo si

trasformò in paura, la sentiva crescere dentro di sé. Non riusciva a capire

cosa stesse succedendo, era come se una mano si stringesse attorno al suo

collo, eppure Anthony era ancora dinanzi a lui, ad almeno un metro, non si

era nemmeno mosso di un centimetro. Continuava a guardarlo con aria

divertita mentre Daniel cercava di divincolarsi da quella presa fantasma,

senza alcun risultato. << Stai forse cercando di dire qualcosa? >> Lo

scherniva mentre stringeva ancora più forte la presa sulla sua trachea. <<

Adesso basta. Oggi è stata una giornata molto faticosa anche senza che voi

due vi scontriate in stupidi litigi! Fatelo almeno per colei a cui entrambi

tenete! Prima della fine avrà bisogno di tutti e due, sarà meglio che troviate

un modo più consono per risolvere le vostre divergenze! >> tuonò alle loro

spalle Mrs Brooks. La presa si allentò e lentamente Anthony lo lasciò

andare. Daniel tossì con enfasi, e inspirò intensamente più volte fino a

quando il suo respiro non si fu normalizzato. << Stavi per uccidermi, sei

un assassino, ecco perché Kate era così sconvolta, sei una bestia senza

sentimenti, ecco cosa sei! >> Gli urlò con tutto il fiato che riuscì a trovare.

Anthony sorrise compiaciuto per il complimento, i suoi canini affilati

come rasoi brillarono alla luce del sole. Mrs Brooks lo fulminò con lo

sguardo per prevenire qualsiasi tipo di reazione da parte sua, infondo un

po‟ di verità c‟era in quelle parole. << Kate è molto importante, è tutto ciò

che resta della mia famiglia perciò se è proprio necessario, per il momento

cercherò di tollerarlo. Quello che posso offrirti è una sorta di tregua. Ma

non tirate troppo la corda. >> Poi sparì all‟ombra delle secolari querce.

<< Questo vale anche per te, non pensare di essere migliore. Anche se

cerchi di dimenticare e ti opponi, sai come stanno in verità le cose. >>

“Creep”. Mrs Brooks sparì nel nulla com‟era arrivata. Daniel rimasto solo

camminò a lungo su e giù per il giardino cercando di riordinare i pensieri

che affollavano la sua mente, quelle parole lo avevano scosso

profondamente. Sapeva che era vero, dentro di lui un male peggiore era

dormiente e non sapeva quando si sarebbe liberato in tutta la sua

malvagità. Era come una bomba a orologeria, pronta a esplodere, non

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sapeva fino a quando avrebbe mantenuto il controllo. Probabilmente la

cosa migliore da fare era stare lontano da Kate, ma come poteva? Lei

aveva bisogno di lui ora più che mai. Eppure non poteva dimenticare che

Adele era morta, non rimaneva nessuno a proteggerlo da se stesso, temeva

che se avesse perso il controllo, sarebbe diventato lui stesso la minaccia

più grande. Che cosa doveva fare? Qual era la scelta giusta? Si sedette sul

tronco di un albero tagliato, si prese il capo tra le mani e si lasciò andare ai

suoi pensieri. Non voleva essere ciò che era, ma non aveva scelta.

Kate stava rientrando a Hill House, quando le venne in mente che c‟era

ancora una cosa che doveva assolutamente fare, prima di qualsiasi altro

impegno, anche se forse non era la più prudente.

La casa era come l‟aveva lasciata, tutto era al suo posto, fatta eccezione

per la mancanza di Cagliostro. La trovò più vuota del solito. Prese tutti gli

effetti di Alex, li mise in uno scatolone che materializzò in parrocchia

affinché fosse dato in beneficenza. Poi accese il caminetto e bruciò tutte le

foto che lo ritraevano. Voleva solo dimenticare, cancellarlo dalla sua vita,

come se non fosse mai esistito. Si fece una doccia veloce, si cambiò e si

preparò per andare in negozio, come avrebbe fatto nella sua quotidianità,

prima che gli eventi la risucchiassero in quelle situazioni assurde. La neve

nei giardini, sugli alberi, era quasi completamente scomparsa, in diversi

punti si vedeva chiaramente il verde scuro del prato bagnato. Ai bordi

delle strade era stata accumulata la neve spalata dai vialetti, la quale non

aveva più il suo color bianco candido ma grigio smog. Percorse la

familiare strada verso il negozio. L‟aria era fresca, profumava di pulito, il

sole le scaldava il viso. Una sensazione davvero piacevole, proprio quello

che le serviva dopo gli ultimi avvenimenti. Le giornate lentamente si

stavano allungando, presto la primavera si sarebbe fatta spazio e avrebbe

avvolto tutto con i suoi colori caldi e il cinguettio allegro degli uccellini.

Passò davanti alla vetrina di un negozio, la guardò per alcuni istanti senza

particolare attenzione, poi prese la sfera dei desideri dalla sacca e si

smaterializzò.

Page 128: Kate

128

111222

VVVlllaaadddiiimmmiiirrr...

Era scesa la sera, l‟aria fresca le accarezzava dolcemente il viso, il vento

non era più così tagliente come l‟ultima volta che aveva passeggiato per

Vienna. Gli addobbi natalizi avevano lasciato un grande spazio vuoto e le

strade non erano più illuminate con colori allegri e lampeggianti, ma da

un‟anonima luce giallastra proveniente da alti lampioni.

Gli alberi accennavano qualche piccolo germoglio in previsione della

fioritura primaverile, l‟erba cresceva rigogliosa nei giardini e ai bordi delle

strade. Se ripensava al Natale, alla tristezza che aveva provato a causa

della separazione da Alex, si sentiva una sciocca. Quel tempo le sembrava

ormai così lontano e privo d‟importanza se lo paragonava a come si

sentiva ora, al vuoto che le aveva lasciato la perdita di sua nonna. Non le

restava più nessuno, l‟avevano abbandonata tutti troppo presto, i suoi

genitori erano prigionieri, nascosti chissà dove, non sarebbe mai riuscita a

salvarli in tempo, anche se non voleva rassegnarsi, sapeva che era la verità.

Ancora non riusciva a vedere Anthony come parte della sua famiglia;

soprattutto non riusciva a capacitarsi di avere dei poteri magici. La sua non

era una famiglia normale e la sua vita sarebbe stata diversa da quella delle

persone che incrociava per la strada. Li osservava mentre camminavano

assorti nei propri pensieri, inconsapevoli della propria fragilità e dei

pericoli che si celano dietro ogni angolo, così presi dai piccoli problemi di

ogni giorno. Provava quasi tenerezza e invidia verso di loro, nessuno

doveva portare il fardello che avevano scaricato sulle sue spalle. Odiava

questa situazione, odiava che nessuno le avesse chiesto se voleva tutto ciò.

Era obbligata a stare al gioco, non aveva scelta, se anche si fosse rifiutata

Victor, avrebbe comunque cercato di ucciderla, non poteva far altro che

attaccare per prima e farsi trovare pronta.

Mentre percorreva la strada di ritorno verso casa, non notò nulla di strano

o di diverso dal solito, aprì la porta, accese la luce, chiuse a chiave con

diverse mandate la porta alle sue spalle. Appoggiò le chiavi sul tavolino

vicino al telefono, si tolse i guanti e controllò la segreteria telefonica:

“Nessun nuovo messaggio” rispose la voce registrata. Appese la giacca

nell‟attaccapanni e andò direttamente in cucina, aprì il frigorifero e prese il

bricco del succo all‟ananas. Una strana sensazione si era impadronita di lei

mentre era in negozio e non voleva rassegnarsi a lasciarla, la tensione e il

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129

dubbio di essere osservata si facevano sempre più tangibili. La casa è

piccola, se ci fosse stato qualcuno me ne sarei sicuramente accorta subito,

rifletté a voce alta per cercare di tranquillizzarsi. Si guardò attorno, il

tavolo era appoggiato al muro, la cucina pulita e ordinata, i coltelli erano

nei cassetti, tutto era apparentemente al proprio posto. Eppure continuava a

sentirsi osservata. Probabilmente sono un po’ stressata, una tisana calda

da sorseggiare sul divano mentre guardo la tv farà sicuramente miracoli.

Prese il bollitore dal pensile, si avvicinò al lavandino e lo riempì d‟acqua,

poi l‟appoggiò sul fornello. Cercò di accenderlo, ma la fiamma si rifiutò di

comparire. Strano, pensò, eppure il gas dovrebbe funzionare, decise di

aspettare e riprovare in un secondo momento.

Nel frattempo avrebbe optato per un bagno caldo, sicuramente avrebbe

calmato i suoi nervi tesi come corde di violino, era proprio quello che le

occorreva.

Il bagno era certamente il luogo della casa che preferiva, dove si rilassava

quando era stressata. Aprì i rubinetti della vasca e mise il tappo. Si diresse

verso il lavandino, controllò allo specchio il grado di profondità delle

occhiaie presenti sul suo viso, erano settimane che non dormiva un sonno

tranquillo e ristoratore. Si chinò e si lavò il viso, cercando di alleviare il

gonfiore e cancellare i segni della stanchezza. Un odore strano, pungente,

quasi di ruggine la colpì come uno schiaffo, per quanto si sciacquasse,

continuava a sentirlo sporco. Si guardò le mani, erano rosse, ricoperte da

un liquido viscoso, scuro. Istintivamente guardò l‟acqua che scorreva dal

rubinetto, anch‟essa era molto densa, col carminio. Urlò terrorizzata,

chiuse immediatamente il rubinetto, prese l‟asciugamano e si pulì

energicamente il volto. Non è acqua, è sangue. I suoi pensieri corsero

veloci in cerca di una spiegazione razionale. Si guardò a lungo nello

specchio, sul viso era scomparsa qualsiasi traccia. Osservò l‟asciugamano

che aveva usato per pulirsi in cerca di qualche traccia o macchia, lo trovò

umido, ma nient‟altro, anche quello era perfettamente pulito. Impossibile,

era tutto così reale, sentiva ancore l‟odore ferroso nell‟aria, eppure non

poteva essere sparito tutto così. Sicuramente la stanchezza le stava

giocando brutti scherzi. Cercò di respirare profondamente, concentrandosi

su ogni singola parte del suo corpo, mentre lentamente la tensione si

allentava. Nel frattempo il bagno si era riempito di vapore caldo che

appannò tutte le superfici. Pochi istanti dopo sullo specchio comparve una

scritta in stampatello: “ SONO VENUTO A PRENDERTI”. Chiuse gli

occhi, si schiaffeggiò per scacciare l‟allucinazione. Era decisa a non

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130

lasciarsi suggestionare, dopotutto era una persona intelligente, doveva

controllarsi, non poteva permettere alla sua immaginazione di spaventarla

in quel modo. Quando li riaprì, non vide nessuna scritta minacciosa sullo

specchio. Attese alcuni istanti per decidere cosa fare, poi aprì esitante il

rubinetto del lavandino. L‟acqua era limpida come sempre. Guardò la

vasca e vide che era quasi piena, l‟acqua era trasparente, non c‟era niente

di oscuro, era il suo solito bagno. Cosa mi sta succedendo stasera? Era

seriamente preoccupata, non le era mai successo di soffrire di

allucinazioni, soprattutto di quell‟entità e non sapeva come doveva

comportarsi. Pensò che il modo migliore fosse rimanere calma e

razionalizzare, più facile a dirsi che a farsi. Chiuse i rubinetti, cessò

all‟istante il rumore dell‟acqua. Rimase in attesa, pronta a cogliere anche il

minimo sospiro, ma niente, in casa non c‟era nessuno. Tolse il tappo della

vasca e lasciò che si svuotasse lentamente. Non era più dell‟umore per un

bagno. Tornò in soggiorno decisa a riprovare col fornello. Si chinò vicino

per sentire uscire il gas. Effettivamente una fuga di gas avrebbe potuto

spiegare lo strano comportamento e le visioni. Se la manopola rimaneva

chiusa, non si sentiva alcun odore, mentre quando la girava, si sentiva il

rumore e l‟odore, perciò tutto era in ordine, probabilmente era solo stanca.

Sentì un brusio, immediatamente guardò in alto, verso la cappa e vide due

enormi occhi rossi iniettati di sangue che la stavano guardando con grande

interesse. Sobbalzò e si appoggiò ansimante al tavolo. Era impossibile che

la cappa la stesse guardando. Attese qualche secondo affinché il respiro

ritornasse normale, prese una padella dal cassetto e si riavvicinò per

guardare meglio. Non vi era niente di strano, c‟era la ventola, la grata, ma

nessun occhio che la guardava, di nuovo una brutta allucinazione. Accese

anche la luce sui fornelli e nel corridoio, non lo faceva mai, ma questa

stasera si sentiva inquieta. Mise il bollitore sulla fiamma che ora si era

accesa e controllò di aver chiuso bene a chiave la porta e che le finestre

non fossero state forzate. Tutto era chiuso, era al sicuro. Una decina di

minuti dopo sentì il fischio del bollitore, l‟acqua era pronta, doveva solo

mettere la bustina e versare la bevanda nella tazza. Si sedette sul divano,

accese la televisione e scelse un canale che trasmetteva un cartone

animato. Niente di più rassicurante, pensò. Decise tuttavia di tenere la

padella accanto a sé, pronta per ogni evenienza, la faceva stare più

tranquilla.

Prese un tranquillante e rimase a guardare la televisione per circa un‟ora, i

suoi nervi sembrarono giovarne, ora si sentiva molto più serena. Volse lo

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sguardo verso la finestra per vedere se stava piovendo, ma era troppo buio.

Si alzò e si avvicinò per vedere meglio. Scostò la tenda dal vetro e si trovò

faccia a faccia con due occhi fiammeggianti che la fissavano pieni d‟odio.

Sobbalzò di nuovo, istintivamente tirò giù la tapparella, come se potesse in

qualche modo proteggerla. Sentì dei colpi provenire dalla porta. Questa

volta non era la sua immaginazione a giocarle brutti scherzi, c‟era davvero

qualcuno che bussava con insistenza. << Sono io, aprimi, fai presto. >>

disse la voce dietro la porta, ma non riusciva a capire chi fosse così non

aprì subito. Si sentì afferrare da dietro, era un uomo, ma non si rifletteva

nello specchio e odorava di morte. Guardò la padella che era rimasta sul

divano vicino al cuscino, era troppo lontana. Istintivamente si toccò il

collo, non c‟era più l‟amuleto, se lo era tolta prima per fare il bagno.

Troppo tardi. La porta d‟ingresso sobbalzò violentemente e infine cadde

con gran fragore e schegge di legno volarono ovunque, una le ferì il volto.

<< Senti che buon profumo >> disse una voce roca e irritante alle sue

spalle, subito dopo le passò un lungo e arcuato dito sul viso e con l‟unghia

ricurva come un artiglio le pulì il sangue che usciva dalla guancia e se lo

portò alla bocca. Che cosa disgustosa, pensò. Anthony era in piedi davanti

a lei e osservava con interesse la scena. Aveva gli occhi rossi, aperti a

fessura, rimase immobile sulla soglia della porta e per quanto lei si

sforzasse, non riusciva a sentire i suoi pensieri. Teneva le mani in tasca,

era molto calmo, perfettamente a proprio agio. << Bene, bene, non volevo

certo cominciare la festa senza di te, mio caro vecchio amico. Sempre se

sei ancora dei nostri, sai girano strane voci, c‟è perfino chi giura che sei

diventato il cagnolino delle streghe. >> esclamò il vampiro alle sue spalle.

<< Vladimir. >> pronunciò il suo nome con disprezzo e grande disgusto.

<< Non mi stupisce trovarti qui, sei davvero prevedibile. Ad ogni modo,

giacché sei qui, colgo l‟occasione per tranquillizzarti. Io non sto con

nessuno, sono un‟anima libera, dovresti saperlo. >>

<< Allontanati subito da lei o te la vedrai con me. >> esclamò una voce

alle spalle di Anthony. << Sei uno sciocco se pensi che lascerò andare un

così bel bocconcino solo perché un traditore mezzo mago me lo sta

chiedendo! >> rispose Vladimir. Anthony guardò prima il vampiro, poi

Daniel. << Bene, bene, ci siamo proprio tutti. Possiamo iniziare la festa.

>> esclamò divertito. Daniel lo fulminò con lo sguardo. << Puoi deporre la

spada mio prode cavaliere, non riuscirai mai a salvare la tua dama! >> lo

canzonò divertito. Kate non capiva a quale gioco stessero giocando, cosa

ci trovava di divertente in tutta questa situazione? << Vuoi vedermi

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pregare per la sua vita? Sei davvero un illuso se pensi che m‟interessi. E‟

una strega, sai bene che ho stima solo del sublime sapore del loro sangue.

>> E sottolineò l‟affermazione passandosi la punta della lingua sulle

labbra, come per assaporarne meglio l‟idea. << A che gioco stai giocando?

Davvero non t‟importa nulla di lei? Sapevo che non dovevo fidarmi di un

sadico assassino! >> Daniel era furente. Stavano per iniziare a lottare

quando Vladimir approfittando della loro distrazione trascinò Kate dentro

la stanza in fondo al corridoio. << Andiamocene, fai presto! >> ordinò

Anthony a Daniel uscendo dalla porta d‟ingresso. Daniel non riusciva a

capire, la lasciava lì a morire, senza neppure lottare, come se non gli

importasse più di lei. Vedendo che non accennava a seguirlo e rimaneva

imbambolato sulla soglia lo strattonò per un braccio. << Sei proprio

un‟idiota, non ti sei neppure accorto che non è la tua Kate! Era solo la

sostituta messa da Adele affinché nessuno la cercasse. Dobbiamo sbrigarci

a trovarla, sento la sua rabbia diventare più forte ogni momento che passa,

non abbiamo tempo per scontrarci con Vladimir, per quanto questo mi

darebbe grande soddisfazione, dobbiamo trovarla prima che sia troppo

tardi. >> Daniel continuava a non capire a cosa si riferisse, ma sapere che

non era la sua Kate in balia di quel mostro lo fece sentire sollevato. Senza

ulteriori obiezioni seguì Anthony nella notte.

Nel frattempo a Hill House Kate si era diretta nello studio, ove Adele

teneva tutti i suoi manoscritti, alla ricerca di un messaggio, un appunto sul

cosa avrebbe dovuto fare, non poteva davvero essersene andata senza

lasciare un programma o qualcosa. Era troppo meticolosa e puntigliosa,

programmava sempre tutto nei minimi dettagli, anche le piccole cose.

Doveva assolutamente trovarlo, non era pronta per gestire tutto questo da

sola. Voleva solo risvegliarsi nel suo letto e scoprire che si era trattato di

un incubo, che non aveva nessun potere ed era in ritardo come il solito per

aprire il suo negozio. La sua vecchia vita, nonostante non fosse passato

molto tempo, le mancava terribilmente. Non avrebbe mai pensato di dire

una cosa simile, fino a qualche tempo prima la detestava, ma adesso era

diverso. Si era accorta di amare la routine, bere un buon bicchiere di vino

nella sua casa, davanti alla tv, Cagliostro che si strofinava sulle sue gambe,

fare un bel bagno caldo per alleviare la stanchezza della giornata e

rilassarsi. Pensò che forse un bel bagno le avrebbe giovato. Uscì e si

diresse con passo sicuro verso la stanza da bagno. Mentre percorreva il

corridoio, una porta attirò la sua attenzione. Subito non collegò, dove fosse

entrata, ma quando vide il vecchio e polveroso baule, le tende scure e un

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odore acre e stantio, riconobbe immediatamente la stanza di Anthony e i

suoi preziosi libri neri. Sapeva che non l‟era permesso, ma pensò che una

sbirciatina non avrebbe fatto male a nessuno, solo per curiosità, promise a

se stessa che li avrebbe solo sfogliati e richiusi istantaneamente. Ma la

voglia di vendetta fu più forte, ben presto ebbe il sopravvento sul buon

senso. Si fece strada in lei l‟idea che se fosse stata più forte tutto sarebbe

stato diverso, avrebbe potuto vendicare la nonna e i suoi genitori, e porre

fine a tutto questo dolore, nessuno sarebbe più morto al suo posto per

proteggerla, tutto sarebbe tornato alla normalità.

Si sedette sul tappeto di velluto rosso sangue, incrociò le gambe, vi pose al

centro il primo volume e si concentrò con tutta se stessa. L‟energia fluiva

dalle pagine del libro fino all‟interno della sua anima, sentiva il suo corpo

pervadersi di eccitazione e una forza mai provata prima s‟impadroniva di

ogni suo muscolo. Stava giocando col fuoco, ma non vi fece caso, una

voce dentro di lei gridava vendetta, dovevano pagare per tutto il male che

avevano fatto. Era questa l‟unica cosa giusta da fare. Prese un libro dietro

l‟altro e li assorbì intensamente, la rabbia non si placava, non si dava pace.

Sapeva che solo il sangue avrebbe posto fine alla sua sete di vendetta,

come dice il proverbio “violenza genera solo altra violenza” e questa volta

lei avrebbe risposto, erano finiti i giorni in cui cercava strade pacifiche,

erano finiti i giorni di Kate mortale, ora era il tempo della Dea Oscura.

Tutti si sarebbero ricreduti sul suo conto, le signore del circolo ben presto

avrebbero conosciuto la sua vera forza, avrebbe dimostrato loro di essere

più che all‟altezza. E soprattutto il traditore avrebbe pagato a caro prezzo

la sua slealtà. Era così concentrata e assorta nei suoi pensieri che non si

accorse subito di Anita. << Kate, per l‟amor del cielo, cosa hai fatto? È un

potere troppo grande per chiunque, specialmente per te, non sei ancora

pronta per gestire simili incantesimi, è magia nera molto potere, potresti

essere inghiottita dalle tenebre e nessuno sarebbe in grado di salvarti,

saresti destinata a vagare come un‟ombra per l‟eternità, dove nessuno

potrebbe vederti, sentirti o interagire con te in alcun modo. Ti prego

fermati finché sei in tempo. Il tuo cuore è troppo pieno di dolore e odio, il

confine tra ciò che è giusto e ciò che non lo è in questo momento è molto

sottile, potresti pentirti delle tue azioni. Dammi ascolto, ti prego! Tua

nonna non lo vorrebbe >> Fece del suo meglio, ma tutto ciò che ottenne fu

che le sue labbra svanirono impedendo a qualsiasi suono di fuoriuscire e

propagarsi nell‟aria. Kate inglobò all‟interno del suo corpo il mantello che

le permetteva di volare, le spille e gli amuleti che le erano stati donati, il

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suo potere continuava a crescere, assorbiva tutto ciò che le stava intorno.

Anita cercò di fermarla tirandola per un braccio. Un lampo argentato la

scaraventò dalla parte opposta della stanza, lasciandola a terra in una

posizione scomposta e innaturale. Kate non se ne curò minimamente, era

quello che si meritava, aveva cercato di ostacolarla e questa era la

punizione minima che d‟ora in avanti sarebbe spettata a quelli come lei. Le

venne in mente lo studio di sua nonna e i sotterranei, decise di andarci

subito, quale posto migliore per imparare e assorbire altre tecniche e

magie. Ben presto sarebbe diventata invincibile, anche Victor avrebbe

tremato in sua presenza.

Nel frattempo Mrs Brooks, si era recata alla sede del circolo della Rosa

Nera per sistemare tutto e dare disposizioni come Adele le aveva ordinato

di fare se si fosse verificata una situazione simile.

<< Siamo tornati a Hill House, non capisco... >> esclamò con sorpresa

Daniel. << Pensavo stessimo cercando Kate. >> Nel frattempo si guardò

intorno, era successo qualcosa di strano, lo sentiva nell‟aria, ma non

riusciva a capire bene di cosa si trattasse. << Sento il suo odore, è stata

qui, forse non è ancora troppo tardi, dobbiamo sbrigarci >> Anthony corse

verso le scale, con un agile salto giunse in cima a esse, e raggiunse in fretta

la sua stanza. Non fu necessario entrare, quando vide tutto sottosopra e

Anita riversa a terra ebbe la conferma che ciò che temeva si era già

verificato.

Daniel entrò poco dopo, sembrava che un uragano si fosse abbattuto con

tutta la sua forza dentro la stanza. I mobili erano riversi a terra, ovunque vi

erano fogli lanciati alla rinfusa e libri sparsi. Con la mano tremante per

l‟eccitazione raccolse uno degli antichi testi di magia nera. Non gli

avevano mai permesso di consultarli, sentiva una forte attrazione, come se

lo stessero chiamando. Lo aprì lentamente, assaporando ogni istante, pur

consapevole di stare camminando su un rasoio sottile e affilato, una voce

dentro di lui fremeva, avida di conoscenza, tenuta a tacere troppo a lungo.

Rimase di stucco quando vide che tutte le pagine erano completamente

bianche. << Che scherzo è questo? Dove sono le formule? >> chiese quasi

gridando, lo sguardo perso nel vuoto e le mani che sudavano. Anthony lo

osservò con interesse, poi fece finta di niente e non rispose. << Siamo

arrivati tardi, non è più qui e non abbiamo tempo per contro incantesimi,

dobbiamo trovarla prima che le tenebre la inghiottiscano. Il suo dolore ha

fatto sì che riuscisse ad assorbire tutta la magia nera contenuta all‟interno

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di quei testi, ma non è abbastanza forte per controllare tutto quel potere.

Ricordati che è l‟erede, dobbiamo fermarla subito, se provasse a usare

quegli incantesimi, sarebbe la fine per tutto. Nel migliore dei casi potrebbe

creare un buco nero autoalimentante che inghiottirebbe tutto il mondo

umano e magico in pochi minuti e nessuno sarebbe in grado di fermarlo e

lei sarebbe destinata a vagare come un‟ombra per l‟eternità. >> Sentendo

la sua voce stridula vicino al suo orecchio riprese subito padronanza della

sua mente e delle sue azioni. Si allontanò da lui, lasciò cadere il libro e si

fermò a osservare Anita riversa a terra con gli occhi vitrei e spenti. << E

nel caso peggiore? Che cosa potrebbe fare più di questo. Anzi, non

dirmelo, preferisco non saperlo. >> Daniel non riusciva a crederci, non era

la sua Kate, lei non avrebbe mai fatto male a una mosca, figuriamoci se si

sarebbe data alla magia nera. Scosse la testa per allontanare i brutti

pensieri. << Potrebbe essere un‟altra sosia. >> propose speranzoso. << Sai

benissimo che è lei, aiutami a trovarla invece di perdere tempo a

raccontarti favole. >> l‟apostrofò indispettito.

<< Probabilmente si starà dirigendo verso il circolo, dobbiamo fermarla

prima che faccia una strage, in questo momento temo che solo noi siamo in

grado di contrastarla, o almeno dobbiamo provarci. Dovrai fare appello ai

tuoi poteri, temo non avremo altra scelta. >> disse serio. << Starai

scherzando spero. Sai cosa potrebbe succedere se mi lasciassi prendere.

Potrei allearmi con lei, o distruggerla per impossessarmi della chiave e dei

suoi poteri. >> rispose spaventato. << Ovviamente spero che non sarà

necessario, ma se non dovessi riuscire a fermarla, devi essere pronto a fare

ciò che è necessario. E non preoccuparti, io sarò lì, se dovessi diventare

una minaccia, sarei più che lieto di ucciderti con le mie mani. >>

Sogghignò divertito. Non sembrava importargli che Daniel potesse

diventare veramente una minaccia per Kate, e ignorava di proposito le

parole di Adele, tutte le sue raccomandazioni sul tenerlo a debita distanza

da Victor e tutto quello che era collegato alla magia nera. Anthony sapeva

bene che non sarebbe mai riuscito a fare del male a Kate neppure se fosse

stato necessario, ma con Daniel il problema non si poneva, anzi, sarebbe

stato un vero piacere. Il difficile era restargli accanto e mettere a tacere la

voglia di ucciderlo facendolo in tanti piccoli pezzi. Sorrise all‟immagine

che si era appena creata nella sua mente. << Andiamo a cercarla, non

perdiamo altro tempo. >> Daniel uscì in fretta dalla stanza e si diresse

verso il salone.

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La casa era tranquilla, fin troppo a essere sinceri. Controllarono le varie

stanze, non trovarono nulla d‟interessante. Si diressero all‟esterno

incuriositi dal fatto che non c‟era nessuna guardia a vigilare sull‟edificio.

Temendo il peggio si divisero in cerca dei corpi. Seguendo l‟odore e le

tracce si ritrovarono entrambi vicino alla dependance. Si guardarono un

momento, indecisi sull‟entrare o se fosse meglio rimanere nel dubbio.

Daniel doveva vedere con i suoi occhi fino a dove la sua Kate poteva

arrivare, si fece coraggio e aprì la porta. Trovò i corpi silenziosi delle

guardie, stesi uno accanto all‟altro, immobili sul pavimento. Rimase

impietrito. Faticava quasi a respirare, non poteva essere stata lei, non

poteva averli uccisi tutti con tale freddezza. << Non giungere a conclusioni

affrettate, stanno solo dormendo, è un incantesimo molto potente che

blocca ogni funzione vitale, all‟apparenza sembrano morti, ma in realtà

sono sospesi. Si chiama Sonno Liberatore. Il problema è che solo chi l‟ha

evocato può scioglierlo. Davvero notevole! Devo riconoscerlo, è molto più

forte di quello che pensavo. Riesce a usare bene gli incantesimi, non

abbiamo tempo da perdere, forse è già troppo tardi. >> Si

smaterializzarono per arrivare più in fretta vicino al circolo. << Come

faremo a trovarla, se dici che è così forte non starà certo in bella vista ad

aspettarci, sa cosa abbiamo in mente, ci starà aspettando. >> Chiese Daniel

preoccupato. << Non può ancora leggere nella mente, soprattutto a questa

distanza. Si sente invincibile, sarà lei a venirci a cercare, fidati, so bene

come si sente. >>

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111333

LLLaaa dddeeeaaa ooossscccuuurrraaa.

Sull‟erba una striscia di terreno bruciato li condusse esattamente nel punto

in cui Kate fluttuava a pochi centimetri dal suolo. Lo sguardo assente,

vuoto, le mani protese verso il cielo per richiamare a sé tutta la potenza

delle forze della natura, voleva radere al suolo l‟edificio con tutto ciò che

conteneva. I suoi capelli erano diventati nero corvino, in forte contrasto

con le guance, le quali avevano perso il loro roseo candore, sostituito da un

bianco pallido, inumano che rifletteva quasi la luce. Al posto dei suoi

bellissimi occhi verdi c‟erano due profondi e inespressivi buchi neri. La

sua pelle candida era segnata da spaventose vene in rilievo scure come la

pece, il suo corpo generava un‟aurea malvagia che uccideva tutto quello

che la circondava. Gli alberi vicini avevano preso fuoco e mentre ardevano

silenziosi, creavano giochi di luce dai colori caldi. << Daniel, fai uscire e

allontana subito tutti da qui. Sbrigati! >> Daniel corse dentro, individuò

Madame Brooks e le spiegò velocemente la situazione. << Per tutte le

nuvole del cielo, cos‟ha fatto. E adesso come possiamo fermarla. >> Era

incredula e spaventata al tempo stesso, Daniel non l‟aveva mai vista così

fragile. << Dobbiamo allontanare tutti da qui, penserà Anthony a lei. >>

disse fiducioso. A quel nome trasalì, non si fidava di lui e affidargli un

compito tanto delicato non la rassicurava affatto, tuttavia non avevano

altra scelta. Radunarono tutti vicino alle uscite di sicurezza e facendo il

maggiore silenzio possibile iniziarono ad abbandonare l‟edificio.

<< Kate >> provò a chiamarla ad alta voce. Lei non si voltò, non accennò

al minimo movimento, come se non lo avesse sentito. Provò nuovamente,

questa volta nella sua testa. Ebbe più successo. << Non esiste più quella

sciocca ragazza, ora è tempo della Dea Oscura. Portami rispetto o

soccombi alla mia ira! >> Per dimostrargli che faceva sul serio scagliò un

fulmine nella sua direzione. Anthony riuscì a schivarlo per un soffio,

decisamente non era più la Kate che conoscevano. << Calmati, non sono

un tuo nemico, anch‟io voglio distruggere Victor, ha ucciso Adele, anche

per me era importante >> provò ad assecondarla. Per un momento sembrò

funzionare, si voltò guardandolo dritto negli occhi, l‟odio si era placato e

lo osservava con interesse. << Tu non provi sentimenti, sei un assassino

come loro, non pensare di potermi ingannare. Posso vedere nel tuo cuore, è

vuoto, immobile. >> Anthony non ebbe il tempo di replicare, aveva

interrotto il contato. La sua attenzione era stata attirata dalle persone che

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uscivano furtive dal circolo. Una in particolare più di tutte emetteva una

luce molto forte, il suo potere doveva essere immenso, doveva

assolutamente appropriarsene. In un batter d‟occhio era apparsa alle sue

spalle, lo aveva afferrato e stava risucchiando avidamente il suo potere.

Daniel non sapeva come reagire, era troppo spaventato di ferirla per fare

qualsiasi cosa. Cercò di proteggersi, ma i suoi incantesimi si dimostrarono

inefficaci, non era abbastanza forte. Madame Brooks provò a scagliarle

contro svariati incantesimi di grande potenza, ma fu tutto inutile, le

scivolavano addosso come l‟olio. A un tratto, stanca di quella fastidiosa

interferenza Kate alzò la mano e un‟onda d‟urto potentissima per poco non

la ridusse in bricioli. Daniel osservò impietrito il corpo di Madama Brooks

mentre veniva scaraventato lontano, oltre le siepi, non aveva altra scelta,

avrebbe dovuto fare appello ai suoi poteri, usare l‟antica lingua morta.

Anthony approfittando della sua momentanea distrazione riuscì ad

avvicinarsi a Kate quel tanto che bastava per applicarle dietro il collo, il

sigillo nero. Lasciò immediatamente la presa su Daniel e cadde a terra

priva di sensi. << Perché non hai reagito? Se avesse assorbito anche i tuoi

poteri chi sarebbe più stato in grado di fermarla? Sei un‟idiota! >>

l‟aggredì senza mezze misure. Adesso tutto appariva più chiaro, non era

preoccupato per lui o per Madama Brooks, ma che Kate non assorbisse i

suoi poteri. Ora si che era il Sanguinario che conosceva, freddo e

calcolatore. << Sapevi che avrebbe cercato di uccidermi, e anche che io

non avrei potuto difendermi da lei, era il tuo piano fin dall‟inizio. Avresti

preso due piccioni con una fava. Davvero bravo, devo ammettere che

seppur per un istante avevo quasi creduto nella tua buona fede >> Daniel

lo guardava sprezzante. << Sei ancora vivo mi risulta, quindi tutto risolto.

L‟unica cosa che importa è che siamo arrivati in tempo. La porto a casa tu

occupati della strega nel cespuglio. >> la sollevò delicatamente

stringendola tra le braccia e si smaterializzò.

Appena riaprì gli occhi, si sentì subito strana, frastornata. << Che cosa è

successo? Dove sono tutti? >> chiese con un filo di voce. << Non

preoccuparti, stanno bene, o meglio stanno tutti bene, tranne Anita, è

rimasta ferita durante lo scontro, ci sono state complicazioni e purtroppo

non ce l‟ha fatta. >> Mentii Anthony.

Non riusciva a ricordare nulla, potevano essere passati pochi minuti, come

diverse ore o giorni. Il suo ultimo ricordo risaliva a quando era entrata

nella stanza di Anthony e aveva aperto il primo volume di magia nera. <<

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Sono di nuovo entrata nella tua stanza senza permesso. Mi perdoni? >> <<

Se mi fai quell‟espressione pentita, come posso dirti di no? Non ricordi

proprio nient‟altro? >> Kate scosse la testa. << Tutto il resto è avvolto

nella nebbia più fitta, per quanto mi sforzo, non riesco a distinguere

nessuna immagine o ricordo, neppure sfuocato. >> Anthony rimase in

silenzio, indeciso su cosa raccontarle. << Daniel >> pensò che forse lui le

avrebbe raccontato cosa fosse successo e che avrebbe potuto aiutarla a

colmare quel vuoto nella memoria. << Stai bene attento a quello che uscirà

dalla tua bocca, sono stato abbastanza chiaro mezzo mago >> lo minacciò

a voce bassa, quel tanto che bastava perché Kate non lo sentisse. Daniel si

limitò ad alzare le spalle e a sorridere sfuggente.

<< Ciao bell‟addormentata, come ti senti? >>le chiese con voce mielata.

Se non ricordava nulla, forse non era più arrabbiata con lui, poteva almeno

sperarci. Anthony sbuffò infastidito, vederlo mentre faceva il carino con

Kate, gli dava il volta stomaco.

<< Non proprio, mi sento indolenzita e stanchissima, come se avessi

affrontato mille guerrieri, la testa mi scoppia e dietro il collo sento un

bruciore terribile. >> I suoi occhi erano così dolci, stesa in quel letto, era

così fragile, vulnerabile. Non poteva mentirle, ma allo stesso tempo non

voleva ferirla. Guardò Anthony che si limitò a incenerirlo con lo sguardo,

non voleva assolutamente che le raccontasse cosa era stata in grado di

scatenare e soprattutto che gli parlasse della povera cameriera. Sospirò

combattuto, pensò che forse sarebbe stato sufficiente sorvolare su certi

dettagli e raccontare solo una parte dei fatti. Si sedette sul letto accanto a

lei e le prese dolcemente la mano tra le sue.

<< La rabbia e il dolore ti hanno accecata e per un breve periodo hai perso

il controllo sui tuoi poteri. Dietro il collo c‟è un sigillo, è per la tua

sicurezza, fino a quanto non sarai abbastanza forte per controllarli i tuoi

poteri saranno bloccati. >> Ma non devi preoccuparti, ci saremo sempre

noi vicino a te. Aggiunse in fretta per tranquillizzarla. Kate tuttavia non si

scompose, forse qualcosa ricordava, o immaginava perché si limitò a

guardare fuori dalla finestra senza dire una parola. Stavano per uscire dalla

stanza per lasciarla riposare, quando chiese a Anthony di rimanere. Daniel

la guardò per un lungo istante e nei suoi occhi lesse delusione, si chiese se

fosse in grado di leggere i suoi pensieri, se sapesse la verità o se fosse

delusa di se stessa. La sua espressione era impenetrabile, nessun indizio

che tradisse la minima emozione, dovette rinunciare. Chiuse delicatamente

la porta alle sue spalle. La tentazione di rimanere in ascolto nascosto dalla

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pesante porta lo attirava come un magnete, ma sapeva che non sarebbe

stato rispettoso verso di lei, e soprattutto che ad Anthony non sarebbe

sfuggita la sua presenza, così a malincuore dovette rinunciare.

<< Cos‟è successo a Daniel? Ha segni scuri e profondi su tutto il collo, gli

occhi sono cerchiati di viola. Di solito guarisce alla velocità della luce,

com‟è possibile? Sono stata io a procurarglieli? Voglio la verità. >>

temeva avesse intuito cos‟era successo, e ora ne aveva la conferma. <<

Devo ammettere che hai un potere davvero fuori dal comune, sei molto

forte, perfino più di me, mi secca ammetterlo ma è così. >> cercò di

buttarla sul ridere e le diede un buffetto sulla guancia. Kate si rabbuiò, non

aveva colto la battuta, aveva avuto la conferma di ciò che temeva di più,

anche lei era un mostro, poteva perdere il controllo e arrivare a fare del

male alle persone a cui voleva bene. La rabbia che aveva provato per

Anthony era nulla in confronto a quello che provava per se stessa. <<

Avete fatto bene a togliermi i poteri, sono pericolosa, non sono degna del

ruolo che mi avete affidato. >> non riusciva neppure a piangere, si sentiva

vuota. Ho cercato di uccidere Daniel e se non mi avessero fermata,

probabilmente, ci sarei riuscita. Sono un mostro.

<< Adesso basta con questi pensieri, ti garantisco che non saresti riuscita a

ucciderlo, non corre neppure la metà dei rischi che corri tu a stargli vicino.

Se non fosse per quello che ho promesso ad Adele, lo avrei ucciso io

stesso tempo fa, eppure lei era sicura che prima della fine sarà in grado di

fare la scelta giusta e che dobbiamo confidare in lui. Non posso dirti

molto, ma in lui è custodito un potere altrettanto grande, come il tuo, forse

anche di più, per cui non lasciarti ingannare dal suo aspetto dolce e

innocente, è pur sempre un uomo e un bastardo! Se posso esprimere un

piccolo parere personale. Adesso fammi un bel sorriso, dobbiamo

affrontare tante vicissitudini e dovrai farlo da semi umana fino a quando

non riacquisterai i poteri, per cui rimbocchiamoci le maniche e mettiamoci

subito al lavoro, ok? >>

Kate era perplessa, come il solito non era riuscita a cogliere tutti i

significati nascosti tra le sue parole, però mentre lo guardava sereno e

sicuro non poté fare a meno di lasciarsi trasportare e sorrise a sua volta. <<

Non sei pericolosa, stai tranquilla, nessuno è in pericolo vicino alla mia

piccola, sentimentale e sciocca nipote. >> Esclamò convinto. << Pensi che

dovrei chiedere scusa a Daniel? >> chiese a bruciapelo. << Se questo ti

farà stare meglio, fai pure. Per quel che mi riguarda, sono un po‟

dispiaciuto che tu non abbia portato a termine il tuo intento! >> sorrise

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malignamente sotto i baffi. Kate come risposta gli lanciò un cuscino, ma

ormai si era smaterializzato e colpì in pieno volto Daniel che ignaro di

tutto era rientrato nella stanza per chiederle se voleva mangiare qualcosa.

<< Mi mi dispiace, scusami, non era destinato a te. >> la sua voce

tremava, non riusciva quasi a parlare, le lacrime lentamente iniziarono a

rotolare senza controllo lungo le sue guance. << Non preoccuparti, era solo

un soffice cuscino, è tutto a posto. >> Si sentì mancare il fiato, quando

sorrideva, era così bello, sarebbe rimasta fissarlo per ore, i sui capelli

ambrati si muovevano aggraziati, la luce dei suoi occhi le toglieva il fiato,

per non parlare delle sue mani perfette che gesticolavano accompagnando

il soave suono della sua voce. Nonostante tutti i misteri che ruotavano

intorno a Daniel, era letteralmente pazza di lui e il solo pensiero di non

rivedere più il suo viso o di non potersi più rifugiare tra le sue braccia le

provocava una dolorosa fitta alla bocca dello stomaco. Si sedette sul letto

accanto a lei, l‟abbracciò teneramente e lasciò che si sfogasse. << Sono

così dispiaciuta, non posso credere di aver cercato di ucciderti. Io ti amo,

non avrei mai pensato di poter arrivare a tanto. >> presto i singhiozzi

ebbero il sopravvento e non si riuscì più a distinguere quello che diceva.

Daniel era così contento, finalmente aveva ammesso che anche lei lo

amava, ma era una felicità amara, sapeva che la loro storia non poteva

avere futuro, forse sarebbe stato meglio se fosse riuscito a ucciderlo

adesso, prima che fosse troppo tardi. Una parte di lui tuttavia era contenta

che non l‟avesse fatto, il bisogno egoistico di stare con lei, poterla

stringere, anche se solo per un'ultima volta, non volevano abbandonarlo. Il

destino era stato crudele e beffardo, li aveva fatti incontrare e innamorare,

pur sapendo cosa aveva in serbo per loro. << Non sono così fragile come

può sembrare, stai tranquilla. Inoltre avevi tutte le ragioni per essere

arrabbiata con noi, non siamo riusciti a proteggerti e Adele è morta, è

colpa nostra. Sono io a doverti chiedere scusa. >> Le loro labbra si

sfiorarono, prima con indecisione e imbarazzo, poi con foga, tra loro vi era

una chimica irresistibile, non riuscivano a fare a meno l‟una dell‟altro.

Daniel la stringeva forte tra le sue braccia e le sue labbra erano così

famigliari, tutto era così naturale. Poi come succedeva sempre dopo pochi

minuti, si allontanò lasciandola affannata e disorientata. << Non posso, ti

prego di perdonarmi, ma non posso. >> Sparì dalla stanza senza

aggiungere altro. Kate si strinse il viso tra le mani e si rimise sotto le

coperte, tirandosele fin sopra la testa. Non riusciva a capirlo, le aveva detto

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che era tutto a posto, ma era evidente che le aveva raccontato un‟ennesima

bugia.

Non si rese conto di quanto tempo fosse trascorso, probabilmente si era

assopita per qualche minuto o forse aveva dormito per ore, si svegliò di

soprassalto sentendo la sua voce.

<< Il tuo bel cavaliere non ci sa proprio fare con le donne. >> << Ti prego

Anthony non è il momento per il tuo sarcasmo velenoso. >> Lo avvertì

Kate. << D‟accordo, recepito il messaggio. Siamo nervosette vedo. Ero

venuto a dirti se volevi mangiare, ma visto l‟umore passerò al piano B.

Vestiti, ce ne andiamo subito, sono sicuro che cambiare aria ti farà bene.

>> non suonava come una proposta, come faceva sempre, aveva già deciso

e organizzato tutto, era profondamente irritante. << Daniel verrà con noi?

>> chiese incerta. << Certo che no, e non staremo ad aspettare il suo

ritorno per salutarlo, sia chiaro. Preparati o ti porterò via in veste da

camera. >> la minacciò serio.

Non le restava che ubbidire, aveva imparato a sue spese che quando

decideva una cosa era irremovibile e adesso che era praticamente tornata

umana non aveva certo speranze di tenergli testa. << Ho perso tutti i miei

poteri? >> << E‟ difficile a dirsi, dipende solo da te, devi lavorarci su e

quando sarai pronta e in grado di controllarli riuscirai a sbloccarli. Tuttavia

resti una strega, il tuo corpo è robusto, le ferite guariscono in fretta e puoi

volare, non hai niente di umano se è questo che ti preoccupa. >> pronunciò

la parola che odiava più di ogni altra cosa con una smorfia di disgusto. Si

vestì in fretta, raccolse alcuni oggetti utili riponendoli nello zaino e

raggiunse Anthony. << Se sei pronta, andiamo. >> Kate sentì la voce di

Daniel che li chiamava dal piano di sotto, sicuramente lui lo sapeva,

l‟aveva visto arrivare e prima che potesse raggiungerli, Anthony le si

avvicinò, la prese per mano e insieme si smaterializzarono con un sonoro

CREEP! Era chiaro che non approvava la loro vicinanza e stava cercando

volutamente di allontanarli.

Provò una rabbia fortissima, sarebbero bastati pochi secondi in più per

riuscire a salutarlo, invece le aveva negato persino di vederlo.

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<< So che in questo momento sei adirata con me, ma devo mostrarti una

cosa. Per favore seguimi >> disse mentre le porgeva gentilmente la mano.

Kate non era molto incline ma decise di non polemizzare e fece come le

disse. Sentì lo stomaco contorcersi, si stavano smaterializzando, ma era

una sensazione strana, si chiese dove mai la stesse portando. Appena

arrivarono, lasciò subito la sua mano e si guardò intorno per capire dove si

trovassero. Era una stanza piuttosto angusta, l‟arredamento era alquanto

essenziale e i mobili erano stati coperti con teli ingialliti, la luce era

piuttosto fioca a causa delle pesanti tende di velluto tirate davanti a ogni

finestra, non si riuscivano a distinguere bene i contorni degli oggetti. I

muri avevano grosse pietre a vista, dal soffitto pendevano imponenti

lampadari con candele. Giochi di luce si susseguivano sul pavimento

accanto al grosso camino acceso che padroneggiava la sala e dal quale

proveniva un invitante tepore. Non vi era altra fonte di riscaldamento o

oggetti che lasciassero presupporre la presenza di esseri viventi in casa, e

nonostante la sua presenza del camino era talmente freddo che nessuno

avrebbe resistito a lungo. << Benvenuta nella mia umile dimora. >> disse

Anthony cercando di fare gli onori di casa. << Tu vivi qui? Pensavo ti

fosse più gradito lo scantinato sotto la tomba del nonno. >> Rispose

tagliente. Chiaramente era ancora arrabbiata; decise di saltare i

convenevoli. << Certo che no, questa è la dependance. >> rispose

indignato. Le fece segno di uscire in giardino così sarebbero entrati in

casa. Appena uscita dalla porta si ritrovò dinanzi un maestoso e imponente

castello medioevale, i muri interamente costituiti da pietre dalla forma

regolare, tutto era incredibilmente simmetrico. E‟ sbalorditivo come con i

mezzi di quell‟epoca fossero riusciti a costruire un‟opera simile. Sul

castello aleggiava una sorta di protezione, era impossibile che il trascorrere

del tempo non avesse deteriorato in alcun modo la struttura esternamente.

Almeno una dozzina di domestici e cameriere erano in piedi in fondo alle

scale ad aspettare il padrone di casa. In cima a esse li attendeva un‟insolita

figura tutta ricurva su se stessa, gli abiti erano di svariate taglie più grandi

ma non sembrava prestarvi attenzione. Appena gli furono davanti, l'uomo

s‟inchinò per dargli il ben arrivati. Kate non riusciva a credere che fosse

riuscito a incurvarsi ulteriormente. Senza usare l‟immaginazione nessuno

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avrebbe mai potuto indovinare che fosse una persona. Indossava degli

stracci di un colore scuro indefinito, in origine doveva essere stato un

completo elegante, ma era molto logoro e rammendato. L‟osservò più da

vicino, riconobbe che indossava una livréa, uniforme portata in passato dai

dipendenti delle case signorili. Era poco più alto di una sedia, le sue mani

erano grinze e screpolate, mani di chi è abituato a fare lavori manuali e di

fatica. Gli occhi erano molto incavati e cerchiati da appariscenti pestoni

scuri, il volto scarno e tutto il corpo visibile, erano paurosamente sfregiato

da profonde cicatrici e ustioni, mentre sulla sua testa non era rimasta

nemmeno l‟ombra di un capello. Non riusciva a dargli un‟età, era un uomo

senza tempo. Non pronunciò neppure una parola, rimase in attesa. Si

chiese cosa avesse potuto ridurlo in quello stato, ma dopo aver visto di

cosa era capace Anthony preferii non fare domande per paura delle

risposte.

<< Ben tornato mio Signore. Tutto è come aveva chiesto. La cena sarà

servita al solito orario. >> Parlava lentamente, frasi corte, intercalate da

brevi pause, quasi dovesse fare scorta d‟aria prima di parlare nuovamente.

Detto questo tornò subito al suo posto, praticamente non muoveva gli

occhi. Kate lo ringraziò con un sorriso, mentre Anthony non rispose e lo

oltrepassò senza degnarlo di un‟occhiata. << Fai preparare l‟ospite >> gli

ordinò senza tante cerimonie. L‟uomo rabbrividì e si congedò in tutta

fretta.

<< Poverino, è terrorizzato da te! >> osservò Kate. << Fa bene, sa di cosa

sono capace ed è giusto che rimanga al suo posto e a debita distanza da

me. Anzi, ti sarei molto grato se lo trattassi per il ruolo che ricopre. >>

Rispose con estrema freddezza. Kate era disorientata, fino a prova

contraria era lei quella arrabbiata! Varcarono il grande portone d‟ingresso

in assoluto silenzio, aveva capito che era di pessimo umore e non voleva

irritarlo oltre. Entrarono in casa e si fermarono nell‟immenso e luminoso

ingresso. Kate si guardava intorno incredula, la stanza fu un‟assoluta

sorpresa, era decisamente l‟opposto di quello che si sarebbe aspettata dalla

casa di un sadico e sanguinario vampiro. Aveva immaginato di vedere

armature, oggetti da tortura, mobili scuri, polvere ovunque, invece tutto era

in perfetto ordine, le stanze luminosissime e soprattutto sembrava di aver

attraversato un portale, fuori castello medioevale, dentro ci si tuffava nella

più immaginabile tecnologia. Riscaldamento a pavimento, luci con sensori

che si accendevano e spegnevano al loro passaggio, impianto di aria

condizionata in tutto l‟edificio e uno schermo piatto di ultima generazione

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gigante. << Così è qui che vivi, altro che sotterranei umidi, qui è davvero

fantastico! >> Kate si guardava intorno con occhi sognanti, non aveva mai

visto nulla di simile. << Ebbene sì, questa è la mia casa. I sotterranei

umidi, le camere delle torture, le armi e simili li trovi al piano sottostante.

Se vuoi visitarli sei libera di andarci quando credi. >> rispose

tranquillamente. << Se invece desideri farti un bagno caldo e indossare

abiti puliti, Ghertrude ti accompagnerà subito nei tuoi alloggi. >> proseguì

sempre mantenendo un tono distaccato e piatto. Istintivamente Kate si

voltò, al suo fianco era comparsa una donna davvero imponente, nonché

assai robusta, indossava un vestito da cameriera che in origine doveva

essere stato bianco, ma ora era ingiallito, ed era almeno di due taglie più

piccolo di quella che sarebbe servita per la sua mole. L‟abito la ostacolava

nei movimenti, ma la donna non pareva prestargli attenzione. Era molto

diversa dal maggiordomo, ma aveva la stessa espressione, in quella casa

nessuno sorrideva, tutti erano terrorizzati e in un qualche modo rassegnati

a quella situazione.

Anthony era sparito. Kate approfittò della sua assenza per cercare di

instaurare un rapporto e fare conversazione con la donna, ma tutto quello

che riuscì ad ottenere fu una sorta di grugnito, niente che avesse a che fare

con qualcosa d‟umano o comprensibile.

<< Lascia perdere, è tutto inutile, sono settimane che cerco di fare

conversazione senza risultati. >> Quella voce.

La riconobbe immediatamente, era Angela, non poteva sbagliare. In cima

alle scale, davanti alla porta aperta di una stanza c‟era la sua amica che le

sorrideva. Si era così preoccupata per lei, non sapeva dove fosse, se stesse

bene e ora finalmente poteva riabbracciarla. Ripensò ad Anthony che le

aveva tenuto nascosto fino a quel momento dove si trovasse, la sua rabbia

aumentava ogni minuto che passava, ma doveva mantenere la calma e

assicurarsi prima che stesse bene. Le corse incontro, il suo profumo era

così dolce e famigliare. L‟avvolse in un caldo abbracciò alla vaniglia,

quando le era mancata questa sensazione di casa, si sentì subito meglio. <<

Come stai? Ti hanno trattata bene? >> << Sì, sono stati tutti molto cordiali,

mi sono addirittura venuti a prendere all‟aeroporto e mi hanno portata qui

dicendomi che mi avresti raggiunta al più presto. Finalmente sei arrivata!

>> Nel vedere che godeva di ottima salute il cuore si riempì di gioia,

finalmente erano insieme, aveva così tante cose da chiederle e da

raccontarle.

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Seguì Angela nella sua stanza e si sedettero sul letto, come facevano

sempre da ragazzine, impazienti di raccontarsi gli ultimi avvenimenti. Kate

era sicura che non le avrebbe creduto, ma fin dall‟inizio di questa storia

non aveva potuto parlarne con nessuno e ne sentiva tremendamente il

bisogno.

<< Questo posto è fantastico! >> esordì Kate. << E‟ vero, poi non hai

ancora visto la stanza dei computer, altro che “Intelligenze”, ha dei

programmi talmente avanzati che sei in grado di sapere se una persona sta

respirando in quel momento. Nonostante sono segregata qui riesco a

lavorare, sai ho anche preso parte a un processo in video conferenza, non è

incredibile? >> Era davvero serena, anzi quasi entusiasta di essere lì,

questo la tranquillizzò definitivamente. All‟inizio pensandola sola per

settimane in questa casa con Anthony che andava e veniva e gli allegri

domestici, si era molto preoccupata, ma ora aveva la certezza che non le

avevano fatto mancare nulla.

<< Devo ammettere che il padrone di casa è piuttosto inquietante, mi ha

sempre trattata con estrema educazione, ma è di una freddezza inaudita.

Inoltre non sono mai riuscita a vederlo in viso, porta sempre quel

passamontagna, deve avere sicuramente una brutta cicatrice che si

vergogna a mostrare o qualche strana malattia. Pensa che un giorno l‟ho

seguito fino al suo studio, aveva la porta chiusa, così prima di bussare ho

accostato l‟orecchio per sentire se avesse ospiti, non volevo disturbarlo.

Sai cos‟ha fatto? Ha aperto la porta all‟improvviso e se non mi avesse

afferrata al volo, sarei caduta lunga e distesa ai suoi piedi. Non so come

avesse fatto a sapere che ero lì, la cosa strana è stata che non sembrava

neppure sorpreso. Appena ho riacquistato un attimo di padronanza, gli ho

chiesto quanto intendeva trattenermi ancora e lui ha risposto “il tempo

necessario”. Quando ha visto che non mi ero affatto accontentata della sua

risposta, mi si è avvicinato e mi ha detto che questa convivenza forzata

infastidiva decisamente più lui e che dovevo ritenermi fortunata di essere

così importante per te, perché se fosse dipeso da lui, avevo lo stesso valore

sia da viva che da morta. Poi ha aggiunto che da morta avrei creato

sicuramente meno seccature. Dopo questa sua affermazione non mi sono

più avvicinata a lui, ho sempre cenato da sola e ridotto i contatti al

minimo, non capisco il perché, ma quell‟uomo mi da i brividi! >> Povera

Angela, poteva capirla perfettamente anche lei a primo impatto non aveva

avuto una buona impressione di lui, inoltre era comprensibile che non

riuscisse a trovare una spiegazione logica, non sapeva che era un sadico

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vampiro, sentiva solo che emanava energie negative e che era meglio

stargli alla larga. Kate prese coraggio e lentamente le raccontò tutti gli

avvenimenti insoliti a cui aveva preso parte, le parlò del rapimento, dello

scantinato, di Alex, di sua nonna, di Daniel e infine anche di Anthony. Il

suo volto cambiava espressione continuamente da incuriosita a

preoccupata, a incredula, a spaventata.. Era quasi divertente starla a

guardare. << E‟ incredibile che tu e quell‟uomo siate parenti, non avete

davvero nulla in comune! >> esclamò. Non riusciva a crederci. Di tutto

quello che le aveva detto, era stata l‟unica cosa che l‟aveva colpita.

Probabilmente per lei, sempre molto razionale, era troppo difficile credere

che fosse vero, le serviva più tempo per assimilare la notizia.

<< Quindi adesso avresti dei poteri magici? Riesci a far lievitare gli

oggetti? >> disse con una punta d‟ironia nella voce. Era evidente che non

la prendeva sul serio. << E‟ complicato. >> fu l‟unica cosa che le rispose,

era inutile cercare di spiegarle, non credeva a una sola parola, meglio

lasciare perdere. Ghertrude nel frattempo era comparsa sulla soglia della

porta e annunciò che a breve sarebbe stata servita la cena. Meglio se si

fossero preparate per scendere. Kate si congedò, ma prima di andare

l‟abbracciò di nuovo. Poi si diresse verso la sua stanza, doveva ancora

disfare la valigia e farsi almeno una doccia veloce prima di scendere. La

sua stanza era simile a quella di Angela, molto spaziosa, al centro un

soffice e gigantesco letto a baldacchino, pieno di cuscini, le luci suffuse

erano regolate da un telecomando, in un angolo vi era un piccolo tavolo

con un portatile e nel bagno la prima cosa che si notava era una gigantesca

vasca idromassaggio sul cui bordo vi erano una vasta scelta di essenze e

sali profumati. Aprì le ante dell‟armadio per sistemare i vestiti, ma vide

che qualcuno lo aveva già fatto per lei, così ne approfitto per rilassarsi

nella vasca qualche minuto in più.

La tavola era apparecchiata per tre, Anthony diversamente dal solito

avrebbe cenato con loro. Vi erano tre piatti, tre bicchieri, tre forchette,

candelabri sulla tavola, non aveva mai cenato con tanto sfarzo, sembrava

di essere ritornati indietro nel tempo. Quando il padrone di casa le

raggiunse, Kate notò con estremo sollievo che il suo umore era

notevolmente migliorato e tirò un sospiro di sollievo. Indossava un abito

molto elegante blu, una camicia bianca con i primi due bottoni sbottonati, i

capelli erano pettinati con molta cura in una perfetta coda di cavallo

fermata con un nastro di raso nero annodato a formare un fiocco. Questa

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pettinatura metteva in risalto la sua mascella molto pronunciata e i suoi

fantastici occhi. Non lo aveva mai visto così da vicino, con una buona

illuminazione. Doveva ammettere che era davvero bello, dimostrava poco

più di trent‟anni. Con meraviglia si accorse che anche Angela lo aveva

notato e lo stava osservando con grande interesse. Anthony si comportò da

vero gentiluomo, sistemando a entrambe la sedia mentre le faceva

accomodare a tavola. La cena fu deliziosa, oltre ogni immaginazione,

Anthony si fece servire una bistecca al sangue, ma a parte qualche volta

telepaticamente con Kate, non aprì bocca per tutta la durata della cena. Al

momento del dolce esordì dicendo che era molto contento che la sua ospite

avrebbe al più presto lasciato la casa. Voleva davvero che la seguisse nel

suo viaggio? << Scusa, ma non ritengo sia una buona idea, è troppo

pericoloso. >> Lui alzò le spalle e fece un largo sorriso che non lasciava

presagire nulla di buono. << Posso assicurarti che è decisamente più

pericoloso per lei restare in questa casa con me, anche solo un giorno di

più. Devo forse ricordarti chi sono o di cosa sono capace? >> Kate

telepaticamente ribadì che se voleva sapeva controllarsi benissimo. <<

Inoltre, dopo quello che è successo ad Adele, non è più al sicuro neppure

in casa mia. Sanno di non avere più la mia lealtà e come nemico sono

molto temuto per cui cercheranno di eliminarmi con ogni mezzo. Non

posso certo perdere tempo a preoccuparmi di una fragile e inutile mortale.

>> Non poteva crederci, aveva definito in quel modo la sua migliore

amica, come se fosse solo un pezzo di carne di cui lui non aveva tempo di

occuparsi. Ebbe almeno il buon gusto di correggere quel suo pensiero

telepaticamente, puntualizzò che non era un pezzo di carne qualsiasi, ma

piuttosto appetitoso e che la sua pazienza era stata già messa a dura prova

quando Adele gli aveva chiesto di portare quell‟umana nella sua casa.

Angela era rimasta pietrificata, nessuno le aveva mai rivolto simili insulti

con un tono così freddo e privo di peli sulla lingua. Kate ringraziò

mentalmente che avesse tenuto per sé il resto dei suoi pensieri, chissà

come si sarebbe sentita a essere paragonata a un pezzo di carne.

<< Mi rincresce di essere stata un‟ospite tanto sgradita, sarò lieta quanto

prima di lasciare la sua casa e di pagarle il disturbo arrecato >> dopo un

attimo di sconcerto aveva ritrovato il suo sangue freddo e gli aveva

risposto per le rime. Questo le diede un‟ulteriore conferma che non aveva

capito assolutamente nulla di ciò che le aveva detto prima, altrimenti non

avrebbe mai risposto in quel modo a un sanguinario vampiro. << Non

accetto pagamenti in denaro, ma sono sicuro che possiamo riuscire ad

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accordarci. >> Uno scintillio luccicò nei suoi occhi scuri. << Non ho paura

di lei >> rispose in tutta la sua persona. << Le posso garantire che ne

avrebbe tutte le ragioni invece. >> Angela si alzò di scatto e lasciò

immediatamente la stanza. Kate la seguì con lo sguardo mentre saliva le

scale indispettita e attese che fosse giunta fino alla sua camera prima di

rivolgere uno sguardo pieno di disapprovazione nella direzione di Anthony

il quale come risposta si limitò ad alzare le spalle e a sorriderle sfuggente.

<< Mai prima d‟ora avevo fatto entrare qualcuno nel mio castello,

soprattutto un umano. Non abusare della mia pazienza. >> l‟avvertì. <<

Pensa che quell‟insulsa creatura non ha paura di me, ti rendi conto? È così

arrogante, la sua presunzione mi irrita fino al midollo. Se solo potessi

spiegarle bene chi sono, vedresti come cambierebbe idea. >> fece

schioccare la lingua, come per sottolineare i suoi lugubri pensieri. Kate

non riuscì a impedirsi di rabbrividire, pensare alla sua migliore amica da

sola con lui non la faceva stare affatto tranquilla, lei molto orgogliosa e lui

estremamente impulsivo, pessima accoppiata. << Gli uomini, sono la

peggior specie che possa esistere, tutti uguali, così pieni di sé, si credono i

padroni del mondo, quando in realtà sono così indifesi, fragili. Potrei

spezzare il suo collo con due dita. >> Non riusciva neppure a immaginare

una scena tanto cruda. << Stai parlando della mia migliore amica, non

potresti mai farle questo. >> rispose convinta. << Lo pensi davvero? Per

ora sono stato bravo, tenendola a distanza mi sono controllato, ma non

abuserei oltre di questo. Inoltre, Victor manderà sicuramente qualcuno a

cercarmi e qui non sarebbe al sicuro, non posso fargli da balia, mi dispiace,

non è nella mia natura, sono un solitario. >> Qualcosa di vero nelle sue

parole c‟era, doveva dargliene atto, lì non erano più al sicuro, l‟indomani

mattina avrebbero lasciato il castello presto e si sarebbero dirette verso le

montagne, con un po‟ di fortuna nessuno le avrebbe notate e sarebbero

arrivate a destinazione sane e salve. << Non c‟è un altro posto sicuro, dove

potremmo nasconderla? >> chiese speranzosa. << Sotto terra? A meno che

non la uccideremo, la troveranno. E‟ meglio se la porti con te, avrà

sicuramente più possibilità di sopravvivenza. >>

Voleva augurargli la buona notte ma quando rialzò gli occhi da terra

Anthony era già sparito. Meglio così, pensò che non voleva discutere con

lui della diversa importanza che aveva Angela per lei, era inutile, non

poteva capire.

Salì velocemente le scale, controllò che dalla sua stanza non provenissero

rumori sospetti, dopodiché si diresse nella sua camera pronta per andare a

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dormire. Era stata una giornata faticosa, inoltre non riusciva a togliersi

dalla mente le immagini che le ricordavano ciò di cui era capace Anthony.

Si era appena distesa quando udì dei colpi sordi, qualcuno stava bussando

alla sua porta. << Avanti! >> disse senza neppure alzarsi, non aveva

nessuna voglia di uscire dal calduccio sotto le coperte. << Ti rendi conto di

come mi ha trattata? Sarete anche parenti, ma devo dirtelo, è davvero un

cafone >> Angela entrò come una furia nella sua stanza, prima che potesse

risponderle qualsiasi cosa, si era già seduta sul suo letto e gesticolava

animatamente. Le parole di Anthony l‟avevano ferita profondamente. <<

Lui è un tipo solitario, non gli piace avere gente in casa >> cercò di

scusarlo Kate, voleva chiudere al più presto il discorso, sapeva che lui

poteva ascoltarle, inoltre più Angela gli stava lontana e meglio sarebbe

stato per tutti. << Nessuno mi aveva mai parlato in quel modo. Devo

ammettere che mi ha colpito, è quasi riuscito a tenermi testa. In quel

momento ero completamente spiazzata. Hai visto che occhi? Come il mare

in tempesta, sono blu scuro, non avevo mai visto niente del genere.

Quando ti guarda, tutto il resto scompare, ero letteralmente rapita dalla sua

personalità e dal suo carisma >> aveva cambiato tono, era tutta un

fermento. Kate si sentì mancare, non riusciva a credere alle sue orecchie,

era rimasta affascinata da lui. Anche se le avesse ripetuto chi era e di cosa

era capace era sicura che non l‟avrebbe presa sul serio. Che altro poteva

fare? L‟idea di partire la mattina seguente la fece sentire meglio,

sicuramente mettere distanza tra loro era la soluzione migliore. << Sono

d‟accordo, è molto carino, ma non penso sia il tuo tipo, te l‟ho già detto

non gli piace stare in compagnia. >> Rispose secca. << Compagnia in

generale o solo femminile? >> Angela non accennava a lasciare correre.

Attese qualche secondo prima di risponderle, forse lasciarle pensare che

fosse gay era una buona soluzione. << Direi principalmente femminile >>

assunse un‟espressione dispiaciuta e sperò che bastasse per convincerla a

desistere. Poi sbadigliò sperando che si coricasse a sua volta chiudendo

definitivamente l‟argomento. << Che peccato, è così carino. Un altro bel

ragazzo sprecato. >> rispose visibilmente delusa. << Già, un vero peccato.

Scusami ma sono davvero esausta >> Le augurò la buona notte e la seguì

con lo sguardo mentre usciva un po‟ sconsolata e si dirigeva verso la sua

stanza. Emise un lungo sospiro di sollievo, l‟aveva bevuta, sarebbe rimasta

lontana da lui il tempo necessario per prepararsi e partire, ormai era al

sicuro, poteva smettere di preoccuparsi.

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<< Così non m‟interessano le donne adesso? >> ringhiò una voce familiare

alle sue spalle. << Che cosa avrei dovuto dirle? Non crede nei vampiri,

come altro potevo fare a scoraggiarla affinché ti stesse lontana? >> rispose

alterata. << Non lo so, gli umani sono così stupidi, mi stupisco sempre che

non si siano ancora estinti >> rispose Anthony ridacchiando. Almeno non

era più arrabbiato. << Ero venuto per darti questa >> Le aveva preparato

una mappa molto dettagliata affinché raggiungessero la meta senza troppi

pericoli, una volta arrivate, avrebbe pensato il vecchio Ben a loro.

Kate non aveva più i suoi poteri, pertanto niente smaterializzazioni,

sarebbero dovute andare in auto e a piedi. << Grazie, sei stato molto

gentile >> ma ormai se ne era già andato, non era il tipo per smancerie e

saluti, ormai avrebbe dovuto saperlo, ma continuava a stupirsene.

Angela non riusciva a dormire, non poteva credere che quell‟uomo così

carismatico, che era riuscito a scalfire la sua corazza, fosse gay. Tutti la

ritenevano una donna in carriera senza sentimenti, una mangiatrice di

uomini, li usava e li cambiava come faceva con i vestiti, non aveva tempo

per i sentimenti. Eppure lui aveva smosso qualcosa, per la prima volta

dopo molto tempo provava quelle fitte allo stomaco e il solo pensiero di

non vivere più lì, di non incontrare più i sui freddi occhi la infastidiva

terribilmente. Decise di fare una cosa molto stupida, non voleva pensare in

modo razionale, era la sua ultima notte in quella casa, avrebbe seguito

l‟istinto. Si avvolse in una piccola vestaglia di cotone rosa, non era

decoroso aggirarsi per i corridoi con un abbigliamento simile, sotto

indossava solo un sensuale pigiama costituito da canottiera e perizoma in

coordinato. Sbirciò nel corridoio, non vide nessuno. Non impiegò molto a

trovare la sua stanza. Rimase alcuni istanti davanti alla porta chiusa,

indecisa sul da farsi, poi l‟aprì piano ed entrò in punta di piedi. Era molto

buio, non riusciva a vedere nulla, la finestra era chiusa ermeticamente, non

sentiva neppure il suo respiro. All‟improvviso qualcuno l‟aggredì alle sue

spalle immobilizzandola con un braccio intorno al collo mentre una mano

ghiacciata accarezzava lentamente la sua guancia. << Sei stanca di vivere?

Perché sei venuta qua nel cuore della notte? >> la sua voce era un

sussurro, un sibilo lontano, non aveva niente di umano. Senza volerlo

cominciò a tremare. << Senti la paura crescere dentro di te, è quella che

avrebbe dovuto metterti in guardia da me fin dall‟inizio. Avresti dovuto

dar ascolto alla tua amica e non venirmi a cercare. >> Angela non riusciva

a dire nulla, era paralizzata dalla paura, il cuore le martellava il petto come

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se volesse uscire. << Il tuo cuore ha accelerato i battiti, lo sento pulsare

mentre il sangue fluisce abbondante lungo le arterie. Hai un profumo così

dolce e appetitoso, potrei ucciderti senza che nemmeno te ne rendessi

conto. Ma non sarebbe divertente, odio le cose che finiscono subito,

pensavo che Kate ti avesse raccontato delle mie imprese. >> sogghignò

stringendola più forte, poteva sentire la sua giugulare pulsare stretta sotto il

suo imponente braccio. << Dovrei essere terrorizzata da te, e lo sono, so

che sei pericoloso, ma allo stesso tempo non riesco a impedirmi di cercarti,

mi sento attratta da te come non lo sono mai stata per nessuno. >> disse

con un filo di voce. << Sei una stupida, segui il pericolo, ti piace il brivido

di adrenalina lungo la schiena, ma io non sono una giostra, una volta salita

non puoi più scendere, con me non c‟è il lieto fine. >> il suo corpo così

vicino, il suo respiro ghiacciato sul collo, sentiva vacillare il terreno sotto i

piedi, la mente era annebbiata, non riusciva più a pensare lucidamente,

sentiva solo una forte attrazione verso di lui e il desiderio di un contatto

più intimo. Anthony si trovava in una situazione nuova, cercò di domare i

propri istinti e di accantonare l‟odio che provava per gli uomini.

Lentamente allentò la presa ma Angela, invece di allontanarsi si voltò

verso di lui, fermandosi a un centimetro dalle sue labbra. << Ti desidero

come non ho mai desiderato nessuno. >> la sua voce era roca, bramosa.

Quanto tempo era passato dall‟ultima volta che si era sentito desiderato e

non temuto, non riusciva neppure a ricordarlo. Senza pensarci Anthony la

strinse a sé e la baciò con passione. Questo gioco sul filo del rasoio lo

eccitava. Respirò avidamente il suo profumo. Era bellissima, aveva lunghi

e morbidi capelli profumati alla vaniglia, li accarezzava prima lentamente

poi la stringeva dietro il collo per avvicinarla a sé. << Anch‟io ti desidero,

fin dalla prima volta che ti ho vista, anche se non esattamente nel modo

che vorresti tu. Sei ancora in tempo per andartene, ma sbrigati. Sono

realmente pericoloso per te, segui il mio consiglio, vattene e non tornare

più. >> Cercò di allontanarla bruscamente e le voltò le spalle. Angela non

prestò attenzione alle sue parole, si avvicinò caparbia e gli accarezzò

cautamente prima le spalle, poi col dorso della mano seguì delicatamente il

contorno del suo viso, il mento, il collo, a un tratto la punta delle sue dita

sfiorarono una brutta cicatrice che partiva della clavicola fino all‟incavo

della giugulare. << E‟ una vecchia ferita >> tagliò corto, era chiaro che

non intendeva parlargliene. << Chi non ne ha. >> cercò di scherzare

Angela. Anthony non le permise di andare oltre, afferrò la sua mano e

delicatamente se la portò alle labbra. La baciò dolcemente sul polso, lungo

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l‟avambraccio, fino al collo. Quel contatto freddo, inumano la fece

rabbrividire e fremere di piacere al tempo stesso, il suo respiro divenne

affannoso. Con mano tremante e incerta afferrò i margini del maglione di

cotone girocollo e lentamente iniziò a sfilarglielo. Anthony le prese i polsi

bloccandola in maniera delicata ma decisa. << Sai che stai giocando col

fuoco vero? Potresti non uscire viva da qui e non è un eufemismo>> tentò

in un ultimo momento di lucidità e padronanza delle sue azioni. <<

Preferisco vivere l‟attimo, piuttosto che rimpiangere di non averlo fatto!

>> fu la sua ultima risposta.

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VVVeeerrrsssooo nnnuuuooovvviii ooorrriiizzzzzzooonnntttiii!!!

Era da poco passata l‟alba, quando Kate si svegliò decisa a preparare la

valigia e andarsene in fretta, prima che la situazione le sfuggisse di mano.

Bussò alla stanza di Angela, ma non rispose nessuno. Pensò stesse ancora

dormendo, così entrò per svegliarla. Il suo letto era freddo, vuoto. Una

terribile sensazione s‟impadronì del suo corpo, una morsa le attanagliò lo

stomaco. Corse giù per le scale chiamandola a gran voce. Raggiunse la

sala da pranzo col fiatone. Spalancò la porta e trovò Anthony seduto

compostamente al tavolo mentre leggeva tranquillamente il quotidiano. <<

Cosa le hai fatto? Dov‟è? >> gridò con la voce tremante. << Dovrei sapere

di chi stai parlando? >> chiese con voce calma e sguardo innocente.

Sorrise compiaciuto, gli piaceva farla arrabbiare, vederla impallidire e

arrossire mentre veniva travolta da un vortice di emozioni diverse. << Non

è nella sua stanza. Sono preoccupata. Dove pensi possa essere andata? Se

centri qualcosa, ti assicuro che me la pagherai cara. >> Aggiunse con aria

minacciosa. << Rilassati, vedrai che tra poco ci raggiungerà per la

colazione. >> Il suo atteggiamento distaccato e calmo la irritava

profondamente, combatté con l‟impulso di lanciargli contro tutto quello

che aveva a portata di mano, sapeva che non sarebbe servito a nulla. <<

Magari ha approfittato della piscina riscaldata con idromassaggio che è nel

sotterraneo. >> sorrideva in modo strano, Kate continuava a guardarlo con

attenzione, pronta a scorgere anche la minima traccia di menzogna. <<

Buon giorno a tutti >> sentire la sua voce allentò il pesante macigno che

portava sul cuore. Le corse incontro e l‟abbracciò forte. Angela guardò

Anthony il quale assunse un‟espressione estranea a qualsiasi evento, aveva

ricominciato a ignorarla come sempre. << Ora possiamo fare colazione

proprio tutti >> sorrise malizioso verso Angela. Le guance di Kate

passarono da un rosa pallido a quasi un viola acceso, voleva dirgliene

quattro, ma alla fine preferì ignorarlo, non voleva dargli soddisfazione.

Durante la colazione Kate le illustrò l‟itinerario che Anthony le avevano

portato la sera prima. << Stai scherzando vero? Dobbiamo andare dalla

parte opposta, senza un aereo impiegheremo giorni. Inoltre non ho mai

sentito nominare un posto simile. >> brontolò tutt‟altro che entusiasta della

notizia. << Devi fidarti di noi, non abbiamo scelta, se rimaniamo, siamo

tutti in pericolo. >> Angela non accennava a cedere. << Nasconderci

sarebbe inutile, troverebbe tutte le persone a cui vogliamo bene e dopo

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averle torturate una alla volta, arriverebbe comunque a noi. L‟unica

possibilità è di attaccare per primi, ma dobbiamo prepararci. >> Anthony

alzò lo sguardo dal giornale posandolo nella sua direzione, sentirla parlare

di stermini e torture aveva attirato la sua attenzione e senza volerlo i suoi

occhi luccicarono. << Kate, io capisco tutto, ma chi andrà in ufficio? Sai,

ho un lavoro e mi pagano per farlo, non posso assentarmi senza un motivo

più che valido e soprattutto senza sapere per quanto tempo. >> Protestò.

<< Hai mesi di ferie arretrate, quand‟è stata l‟ultima volta che sei partita

per una vacanza? >> La capiva perfettamente, ma ormai era coinvolta e

per quanto desiderasse lasciarla fuori da tutto questo non aveva scelta. <<

Purtroppo non so cosa risponderti, non ho idea di quanto tempo staremo

via e a essere sincera neppure del se ritorneremo. >> Angela non fece altre

domande, rimase ammutolita. Non sapeva se stare allo scherzo o

preoccuparsi. Anthony stranamente non prese parte alla loro

conversazione, rimase a osservarle in disparte. Terminarono la colazione

in silenzio, poi salirono nelle proprie stanze a preparare i bagagli. Angela

non voleva lasciare quella casa, non aveva nessuna voglia di imbarcarsi in

questo viaggio, ma a quanto sembrava non aveva altra scelta. Chiuse la

porta con un piede, non fece in tempo a girarsi che si sentì abbracciare da

dietro.

Le mani grandi, il respiro glaciale, l‟elettricità che scaturiva dalla

vicinanza dei loro corpi, capii immediatamente chi fosse. Si voltò

lentamente, assaporando ogni attimo, voleva dirgli così tante cose, ma

prima che potesse farlo, era già scomparso. E’ stato tutto frutto della mia

immaginazione? Non poté fare a meno di chiederselo. Eppure l‟era

sembrato così reale, non poteva essersi sognata tutto. Respirò

profondamente e cercò di razionalizzare, nessuno appare e scompare, era

chiaro che nella stanza non c‟era nessuno. Scelse con cura i vestiti più

adatti a quello strano itinerario, si sarebbero dirette prima in un paesino

che nemmeno figurava sulle cartine, in seguito avrebbero proseguito verso

le montagne, fino al confine con l‟Italia. Non riusciva a nascondersi la sua

preoccupazione, chissà per quanto tempo ancora sarebbe mancata

dall‟ufficio e soprattutto chissà se al suo ritorno avrebbe ritrovato il suo

posto. Indossò una maglia nera a girocollo, un paio di pantaloni bianchi

attillati, e i suoi stivali preferiti che arrivavano fino quasi al ginocchio.

Prese la sua inseparabile valigia rosa e scese le scale. Kate l‟aspettava in

giardino, indossava un paio di jeans scuri, una polo azzurra e un paio di

comode scarpe da tennis blu. La sua espressione era serena, chiacchierava

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allegramente con il giardiniere, un uomo molto alto e decisamente troppo

magro. Osservò attentamente l‟uomo, il suo viso sorridente le fece pensare

che probabilmente era da poco al servizio di Anthony. Approfittando della

distrazione di Kate, si guardò intorno stando attenta a non farsi vedere, ma

lui non c‟era. Non era venuto a salutarle, non smentiva mai la sua natura

sgradevole e irritante. In compenso ad aspettarle nel piazzale dietro la casa

c‟era un‟auto bianca super tirata a lucido. Aveva tutto quello che si poteva

desiderare, assetto, cerchi in lega, doveva essere molto veloce, inoltre vi

erano già stati caricati tutti i loro effetti. << Ma è un‟Audi R8 cabrio! Non

posso crederci! >> Angela non stava più nella pelle. Tutte le sue

preoccupazioni erano momentaneamente scomparse, quando le sarebbe

ricapitato un‟occasione simile?! Richiamata dalle grida era accorsa subito

anche Kate che a differenza della sua amica continuava a guardarla senza

parole, ci girava intorno indecisa se toccarla, era talmente bella che temeva

potesse svanire. << E‟ vostra, per il viaggio. Non avrete pensato di

prendere il treno o la vostra auto, spero >> Anthony era appena comparso

nel vialetto alle loro spalle, nascosto all‟ombra degli alberi e le stava

canzonando. Angela stava per ribattere che la sua auto era agilissima nel

traffico cittadino e decisamente comoda, ma preferì tacere e godersi quella

vista. Si voltò verso di lui e sorrise beata. Kate non poté fare a meno di

chiedersi se questo improvviso buon umore fosse solo per l‟auto.

<< Affrettatevi. Fra poco il sole sarà alto nel cielo, è meglio se vi

mescolate alle altre auto, così passerete inosservate. >> Anthony sembrava

molto sicuro di sé. << Sarà difficile che due belle ragazze su un‟auto come

questa passino inosservate! >> ribadì Angela mentre gli lanciava

un‟occhiata ammaliatrice. << Proprio per questo l‟ho scelta, è bella, veloce

e soprattutto nessuno penserebbe che vi fareste notare in questo modo,

penseranno sia una trappola, un diversivo per distogliere l‟attenzione. >>

Angela e Kate lo osservarono perplesse, era un ragionamento piuttosto

macchinoso, ma dovevano ammettere assai logico. Angela si sedette al

posto di guida, indossò i suoi occhiali griffati all‟ultima moda, mise la

chiave nel quadro d‟accensione e appena la ruotò il rombo trepidante del

motore riecheggiò nell‟aria. << Si parte! Verso l‟ignoto, verso nuovi

orizzonti! >> Era così eccitata, non vedeva l‟ora di provarla. Mentre si

allontanavano, lanciò un ultimo sguardo attraverso lo specchietto

retrovisore ma Anthony era già sparito. Sospirò e cercò di concentrarsi

sulle spiegazioni imprecise di Kate per raggiungere l‟autostrada.

Guidarono a turno, fermandosi di tanto, intanto, per fare benzina o

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sgranchire le gambe. Ovunque si fermassero carpivano l‟attenzione dei

passanti, specialmente i pantaloni attillati di Angela che mettevano in

risalto le sue curve mozzafiato. << Non ti sembra di essere tornate

ragazzine? Quando tutti si giravano per guardarci! >> << Con te non

hanno mai smesso! >> l‟apostrofò divertita Kate. << E‟ vero.. ma erano

anni che non mi divertivo così. Ho la mente completamente rilassata, non

sto pensando al lavoro, ma solo all‟aria fresca che mi accarezza il viso

mentre guido questa fantastica auto. Voglio godermela al massimo,

penserò al lavoro appena arriveremo in quel paesino. Per la pensione,

potrei regalarmi un‟auto come questa! >> << Sicuramente una settantenne

al volante di un bolide sportivo farà notizia! >> Risero entrambe divertite e

sognanti. Chissà come sarebbero state da anziane, chissà se il tempo

avrebbe consolidato ulteriormente la loro amicizia, o se gli eventi che le

attendevano le avrebbero separate per sempre. << Sai, non ho mai pensato

a un futuro così lontano. >> Kate si chiese se avrebbero vissuto abbastanza

a lungo per saperlo, dopo quello che era successo a casa di sua nonna, non

dava più nulla per scontato. Le avevano mostrato una realtà differente e

ora tutto quello che aveva immaginato per il suo futuro, era svanito. <<

Senza offesa, ma forse dovremmo chiedere qualche informazione. Non

sono sicura che abbiamo preso la strada giusta. >> << Impossibile ho

controllato sempre due volte prima di darti le indicazioni. >> rispose Kate

offesa. << Ed io ti ricordo che il tuo senso dell‟orientamento è pessimo.

Quest‟auto é nuova, super accessoriata, sicuramente avrà anche un

navigatore satellitare. Come ho fatto a non pensarci prima! >> esordì

esprimendo a voce alta quello che stava pensando. Entrambe furono molto

sollevate di non dover più guardare quella cartina e potersi finalmente

godere il paesaggio, mentre chiacchieravano spensierate. Le strade erano

sempre più strette e in salita, dovevano raggiungere un paesino disperso tra

le montagne, per fortuna avevano il navigatore e le indicazioni di Anthony,

altrimenti si sarebbero perse continuamente. Angela a ogni sosta chiedeva

immancabilmente a tutti se avevano una connessione a internet dove poter

attaccare il portatile, ma le risposte erano sempre negative. Il lato positivo

era che finché rimaneva concentrata sul lavoro che non poteva svolgere,

non si lamentava per la strada percorsa.

Raggiunsero un piccolo paesino e pernottarono alla locanda Hirschen.

Appena entrate diedero una rapida occhiata al posto: l‟arredamento era

rigorosamente in legno, le sedie tutte diverse l‟una dall‟altra, il pavimento

era sporco di polvere, terra, segnato da impronte di ogni grandezza e tipo

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che si dirigevano in tutte le direzioni. << Non esiste che dormiamo qui, mi

rifiuto di prendere la valigia dall‟auto! >> Angela era comparsa alle sue

spalle e dopo aver dato una rapida occhiata era subito giunta a una

conclusione inappellabile. A giudicare dalla sua affermazione non le

doveva aver fatto una buona impressione. << Se vuoi, puoi dormire in

auto, non sarà un hotel cinque stelle, ma è riscaldato e di sicuro hanno una

stanza per la notte. Domani sarà una lunga giornata, non è il caso di fare le

difficili, è meglio se ci riposiamo. >> rispose convinta.

<< Siamo seri, questo posto è un bugigattolo, una vera e propria topaia. Se

dipendesse da me non dormire qui per tutto l‟oro del mondo! Ma a quanto

sembra non ho altra scelta, non posso certo dormire in auto, morirei

congelata. Speriamo abbiamo almeno l‟acqua calda, ho proprio bisogno di

un bel bagno! >> Kate rise, vederla così impacciata mentre teneva la

valigia tra le braccia e cercava di non sporcare l‟orlo del cappotto, non

aveva prezzo! Per non parlare dell‟espressione che aveva sul viso, era

troppo buffa. << Dovrei farti una foto col cellulare per immortalare questo

momento!! >> << Non azzardarti! Guai a te, se ci provi, ti prometto che

appena torniamo a casa ti querelo! >> la minacciò seria Angela mentre

cercava di portare dentro incolume la sua valigia rosa. << Messaggio

recepito! Nel frattempo ne approfitto per informarmi sul come funziona

per la cena e così via. Ci troviamo qui tra dieci minuti. Fai piano quando

entri in camera, potresti svegliare i topi. >> La provocò ridendo sotto i

baffi. << Molto divertente. Ti avverto che se vedo anche solo l‟ombra di

qualcosa del genere leviamo immediatamente le tende! >> Rispose

minacciosa. Stanza numero tredici, finalmente l‟aveva trovata, era situata

proprio in fondo al corridoio, subito dopo la curva, erano praticamente

staccate dalle altre stanze. Inserì la chiave nella toppa, ma era talmente

arrugginita che dovette prenderla a spallate per riuscire a farla girare e

aprire la porta. Appena varcata la soglia, passò in rassegna ogni angolo

della stanza, nessun animale o rumore sospetto. Si concentrò per cercare

una presa per caricare la batteria del suo portatile, ma niente, sembrava di

essere tornata nel medioevo, a parte la lampadina che pendeva dal soffitto

non vi erano altre apparecchiature elettriche. Mentre era assorta nei suoi

pensieri, sentì una presenza dietro di lei. Si voltò di scatto, ma non vide

nessuno. Ultimamente soffriva di manie di persecuzione, stare lontano dal

lavoro non le giovava alla salute. Rimase in attesa per alcuni istanti. <<

Sei tu? >> Provò a chiamarlo con voce tentennante. << Ti prego fatti

vedere, non andartene. >> lo pregò.

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Riconobbe immediatamente quelle forti braccia e il suo profumo. Voleva

stringerlo a sua volta, ma non glielo permise. Rimase alcuni secondi

immobile accanto a lei, respirando il profumo dei suoi capelli. << Voglio

ricordarmi il tuo odore, così dolce e la morbidezza della tua pelle, così

vellutata e calda. >> Angela cercò di avvicinarsi, ma la bloccò con la

mano, poi si allontanò di diversi metri. << Non sai quanto ti ho desiderato.

Ti prego, non andartene. >> Il suo sguardo tenebroso le aveva offuscato la

mente, in quel momento c‟erano solo loro, tutto il resto era un particolare

insignificante. Anthony in un batter d‟occhio era accanto a lei. Le

accarezzò delicatamente il collo e le guance, mentre la guardava dritta

negli occhi. Angela era come ammaliata, non riusciva a muoversi. Era

completamente stregata da lui, avrebbe fatto qualsiasi cosa le avesse

chiesto. Sentiva il suo respiro aumentare fino quasi diventare affannoso.

<< Adoro le tue guance quando arrossiscono, e il battito impazzito del tuo

cuore. Riesco perfino a sentire il calore del tuo sangue che scorre sotto il

sottile strato di pelle. Vedi, proprio qui >> Le posò un‟ossuta e glaciale

mano sulla giugulare e rimase fermo a sentirla pulsare sotto la sua stretta

leggera. >> Angela a quel contatto si morse nervosamente il labbro

inferiore, il quale senza che se ne accorgesse iniziò a sanguinare. Lo

sguardo di Anthony cambiò improvvisamente, gli occhi divennero scuri e

inespressivi, una strana luce s‟impossessò di loro. Si avvicinò piano al suo

viso, la voce era divenuta stridula molto più del solito. << Questo non

dovevi farlo, è una tentazione molto forte >> istintivamente s‟irrigidì, per

la prima volta aveva davvero paura di lui. Rimase immobile mentre lui le

passava la punta delle lunghe dita sulle labbra, con delicatezza. << E‟

ancora meglio di quello che immaginavo. >> Angela pensò che fosse più

prudente cercare di distrarlo, erano soli, non sarebbe riuscito a intervenire

nessuno in suo aiuto. << Lo prenderò come un complimento allora. >>

cercò di scherzare. Anthony abbozzò una specie di sorriso. Sembrò

funzionare, i suoi occhi erano tornati grigio scuro con sfumature bluastre,

come il mare dopo la tempesta. Nel frattempo il labbro aveva smesso di

sanguinare, fortunatamente le piastrine avevano chiuso il piccolo taglio.

<< Non prendertela, ma sono contento che te ne sei andata, hai già

rischiato a sufficienza ieri sera e ora che conosco il sapore del tuo sangue,

non sei più al sicuro con me. Kate non mi perdonerebbe mai se ti

uccidessi. >> Sorrise malizioso. << Normalmente non frequento umani,

soprattutto belle e appetitose ragazze. O meglio, per essere più precisi, ci

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esco solo la prima sera, se capisci cosa intendo. >> Angela sorrise e

rabbrividì contemporaneamente, anche se macabro, forse era il suo modo

per farle un complimento. Inaspettatamente la baciò delicatamente sulla

fronte e sparì dalla stanza lasciandola con un turbinio di emozioni. La sua

parte razionale continuava a combattere, tutto questo non poteva essere

reale, non si stava innamorando veramente di un vampiro, era impossibile

e inammissibile! Ci sono varie categorie di uomini, ripeté tra sé, ma

Anthony non rientra in nessuna di esse, se ne rendeva perfettamente conto,

eppure non poteva farci nulla. Perché con tanti uomini a disposizione

proprio lui. Cosa aveva che l’attirava in quel modo, era forse perché era

immortale? Perché era pericoloso? Sexy e misterioso? Si rispose che

probabilmente era per tutti quei motivi insieme e per le emozioni che le

faceva provare quando erano vicini. Non le era mai capitato di sentirsi

completamente persa per qualcuno. Doveva fare qualcosa. Così non va e lo

sai. Disse all‟immagine riflessa nello specchio che la fissava. Si ricompose

e raggiunse Kate. << Tutto bene? Sembri sconvolta >> << Non mi

aspettavo reti wireless, ma non hanno nemmeno una normale presa, roba

da non credere! >> mentì, non voleva certo dirle che Anthony le aveva

seguite, sapeva che si sarebbe insospettita.

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LLL’’’aaaggggggrrreeessssssiiiooonnneee...

<< Cerchiamo un tavolo libero, sto morendo di fame! >> Angela si guardò

intorno, i pochi disponibili erano gremiti di soggetti poco raccomandabili,

boscaioli, operai dai vestiti logori e sporchi. << Ripensandoci non ho tutta

questa fame, penso mi ritirerò in camera. >> Kate notò un bambino, a

occhio e croce doveva avere non più di dieci anni, era seduto da solo

all‟unico tavolo rimasto libero, se si escludeva quello con un uomo

grassoccio e sudaticcio che doveva aver litigato da tempo con acqua e

sapone, potevano sentire l‟odore di sudore a distanza. La scelta era

piuttosto obbligata. << Ciao. Possiamo sederci qui con te? >> chiese

Angela con voce mielata ed esageratamente gentile. Sicuramente aveva

avuto il suo stesso pensiero, entrambe avevano deciso che l‟unico posto in

cui si sarebbero sedute era accanto a quel ragazzino. << Certo, sarò lieto di

avervi al mio tavolo. Il mio nome è Mirrow, deliziato di conoscervi. >>

Rimasero sbalordite, non si aspettavano certo un linguaggio del genere.

Ancora perplesse presero posto al tavolo, rimanendo in silenzio mentre

cercavano di darsi una spiegazione razionale. << Lo so, ho il corpo di un

dodicenne ma aimè gli anni sono molti di più. >> spiegò con naturalezza,

probabilmente era abituato a reazioni di quel tipo. << Scusaci davvero, non

volevamo essere scortesi, semplicemente siamo rimaste un po‟ sorprese

dal tuo linguaggio. Tutto qui. >> Angela gli sorrise civettuola.

Osservandolo più da vicino aveva profonde rughe attorno agli occhi e sulla

fronte. << Dove siete dirette, se posso chiedervelo. >> << Siamo dirette

ad Alchadia >> Rispose con naturalezza Angela mentre sfogliava

distrattamente pagine sbiadite, probabilmente in origine doveva essere

stato il menù. Mirrow rimase a guardarle sospettoso, cercava di capire chi

aveva di fronte. << Dobbiamo prendere qualcosa per salvare il mondo, so

che sembra incredibile che mi stia facendo coinvolgere in questa faccenda,

ma cosa vuoi che ti dica, non posso certo lasciarla partire tutta sola. >>

disse con naturalezza indicando la sua amica. Kate era rimasta a bocca

aperta, non credeva a quello che aveva appena sentito. << Siete matta mia

bella signora a raccontare certe cose a un perfetto estraneo. Se ho capito

bene di cosa state parlando è meglio che lo teniate per voi, io sono un

amico, ma ci sono tante paia di orecchie qui e non tutti sono dalla vostra

parte, ricordatelo sempre. >> Un senso di colpa le chiuse lo stomaco,

aveva parlato senza pensare e ovviamente il piccoletto aveva ragione.

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Guardò Kate profondamente dispiaciuta, pronta per un meritato

rimprovero, che stranamente non sopraggiunse. Cambiarono subito

argomento. << Non esiste un menù in questo posto? >> si lamentò a voce

alta. << Solo quello del giorno, bisogna adattarsi, mi dispiace. >> Le

rispose con gentilezza Mirrow mentre le salutava e si ritirava nella sua

stanza. Kate e Angela finirono di cenare in fretta e si ritirarono a loro volta

per la notte.

<< Dimmi qualcosa ti prego, odio quando m‟ignori, preferisco quando ti

arrabbi. Mi dispiace, ho fatto una cosa stupida. >> << Decisamente. So che

per te è un gioco, una sciocchezza, invece mi sento terribilmente in colpa

per averti coinvolta e trascinata in questa situazione. Soprattutto sono

dispiaciuta di aver fatto una cosa così folle e stupida, per la quale mi sono

stati bloccati i poteri; ora non so neppure se sarei in grado di proteggerti.

Perciò ti prego, cerchiamo per favore di passare inosservate il più

possibile. >> Kate ce l‟aveva più che altro con se stessa. Si stese vestita sul

letto e chiuse gli occhi. Nonostante la stanchezza non aveva sonno,

continuava a preoccuparsi dell‟avvenire, si chiedeva se sarebbe stata in

grado di proteggerla, se non avesse fatto un errore a portarla con sé. Non si

sarebbe mai perdonata se le fosse successo qualcosa per colpa sua. Angela

non sapeva cosa aggiungere, era tutto così strano, incredibile, ancora non

riusciva a capacitarsene. Decise di dormirci su, la notte le avrebbe portato

consiglio e schiarito le idee. Kate fece lo stesso.

Stava sognando profondamente quando, nel cuore della notte, i suoi

pensieri furono interrotti da un rumore metallico. Si mise seduta avvolta

nel buio più totale e rimase in ascolto perfettamente in silenzio. Sentì

armeggiare con la serratura chiusa della porta della loro stanza. Subito

Kate si avvicinò ad Angela, la quale a sua volta si era svegliata e armata di

un candelabro in ferro battuto. Attesero perfettamente in silenzio, sperando

che la porta le proteggesse, che fosse sufficiente a fermare chiunque stesse

cercando di entrare. Angela sperò con tutta se stessa che Anthony fosse

ancora nei paraggi e intervenisse in loro aiuto. All‟improvviso udirono un

tonfo sordo e sentirono qualcosa che veniva trascinato. La porta non si

muoveva più, chiunque avesse cercato di entrare se ne era andato.

Rilassarono i muscoli, ma rimasero all‟erta, entrambe non avevano più

sonno, così attesero l‟alba sveglie, in silenzio, nessuna aveva voglia di

parlare dell‟accaduto.

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Appena scesero le scale videro Mirrow che faceva loro segno di

raggiungerlo al tavolo. << Pensi centri qualcosa con stanotte? Infondo è

l‟unico a sapere chi siamo. >> chiese preoccupata Angela. << Non saprei,

ma ho intenzione di scoprirlo. >>

<< Vi ho ordinato la colazione, spero non vi dispiaccia. Se posso

permettermi, vi sconsiglio di provare altro. >> disse gioviale. Si

scambiarono uno sguardo indecise sul cosa fare. << Sei stato molto

gentile, arriviamo subito. >> rispose Kate. Ad aspettarle trovarono pane

tostato, burro, marmellata e succo di arancia. << Grazie, sei stato gentile.

Visto il luogo, è molto più di quello che mi aspettavo. Ma come hai fatto?

>> chiese Angela incuriosita indicando la colazione. << Diciamo che sono

di casa, vengo spesso in questo posto. >> Mirrow alzò le spalle e sorrise

misterioso. << Vado un momento alla toilette cominciate pure senza di me.

>> aggiunse mentre Kate prendeva posto davanti a lui.

<< Come avete dormito mie signore? Il mio letto aimè non era molto

comodo. >> << Direi bene tutto sommato >> mentì Kate mentre studiava

la sua espressione per carpire qualche informazione utile.

Mentre stavano mangiando Mirrow, vide con la coda dell‟occhio un uomo

alto e nascosto da un grande mantello col cappuccio nero che li stava

osservando con attenzione dal bancone. Impallidì all‟istante. Si avvicinò

cautamente a Kate e le sussurrò che erano in pericolo, il Sanguinario si

stava avvicinando, dovevano scappare subito. Prima che Kate potesse

ribattere un guanto nero, si appoggiò sulla sua spalla e lo spinse con forza

a sedere facendolo trasalire. Non è possibile. Non può essere già arrivato,

era lontano. << Sai dicono che mi stia a cuore la loro incolumità. >>

Anthony con un balzo impercettibile era accanto a lui e stava sussurrando

al suo orecchio. Kate sorrise e solo allora Mirrow si rilassò, gli sembrava

impossibile e rassicurante al tempo stesso che fosse dalla loro parte e non

un avversario. << Vedo che durante la mia assenza ti sei preso cura delle

mie ragazze. Cerca di non deludermi, non vorrei rimpiangere di averti

risparmiato la vita. >> Mirrow rabbrividì, solo la sua presenza gli gelava il

sangue nelle vene. << Ne manca una se la vista non m‟inganna. >> <<

Arriva subito, è andata a lavarsi le mani e a rifarsi il trucco, sai, la nostra

stanza è sprovvista di toelette. >> rispose prontamente Kate. Anthony

sbuffò divertito e si sedette accanto a loro.

Il bagno era sporco, maleodorante, Angela vi rimase il minimo necessario,

rinunciò persino al trucco. Appena uscì ad aspettarla trovò un grasso

omone, barba folta, nera come il carbone, leggermente brizzolata in alcuni

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punti. Da sotto un piccolo berretto rosso spuntavano pochi e unti capelli

brizzolati. L‟uomo le sbarrò la strada e l‟afferrò per il polso.

<< Ciao bambolina, cerchi compagnia? >> Il suo alito ricordava una

distilleria. Indossava jeans sbiaditi e strappati, di almeno una taglia più

piccoli, inoltre il fondo era sporco di terra e la maglietta aveva l‟alone del

sudore. Con un‟espressione disgustata, strattonò il braccio dalla presa e gli

lanciò un‟occhiata che avrebbe congelato anche un vulcano e fece per

allontanarsi. L‟uomo con un movimento inaspettatamente agile l‟afferrò

nuovamente. << Mi lasci andare immediatamente o mi metto a urlare. >>

Lo minacciò seria. << Solo per curiosità, chi pensi verrebbe in tuo aiuto?

Non fare la preziosa, fammi un po‟ di compagnia. >> disse biascicando le

parole. << Sono un avvocato, giuro che le farò rimpiangere il giorno in cui

è nato se non mi lascia all‟istante! >> Cercò di divincolarsi, ma l‟uomo era

davvero molto forte, il polso era diventato rosso e le doleva, ma lui non

accennò ad allentare la presa. Sperò che mentre attraversavano la sala Kate

li notasse, ma l‟uomo aprì una piccola porta laterale proprio di fianco al

bagno vanificando ogni sua speranza. La trascinò con sé verso la fitta

vegetazione, illuminata dalla luce fioca del sottobosco. Angela urlava

terrorizzata, ma dalla sua bocca non usciva alcun suono, nessuno l‟avrebbe

aiutata, avrebbero ritrovato il suo cadavere in putrefazione dopo qualche

giorno. Lottò per scappare, ma questo suo comportamento parve solo

eccitarlo ulteriormente. << La gattina ha tirato fuori gli artigli, sarà

divertente domarti. Vedrai, insieme faremo scintille. >> scivolò

leggermente sul terriccio umido facendola cadere e imbrattandole il fondo

dei pantaloni e le scarpe. Anche i capelli avevano schizzi di fango

ovunque. Era furente. << Le uniche scintille che vorrei vedere sono quelle

del tuo corpo cosparso di benzina dopo che io gli avrò dato fuoco. Ti

garantisco che rimarrei a guardarti bruciare per vederti contorcerti dal

dolore fino all‟ultimo istante! >> Ribadì tagliente. << Siamo proprio

combattive, mi piaci! Ti mostrerò il mio rifugio preferito, il mio capanno

da caccia, non immagini quanti bei trofei conservi al suo interno. Sono

un‟abile cacciatore e nessuna mi resiste, alla fine cederai, te lo garantisco.

>> Inciampò un paio di volte mentre la trascinava scalciante per il ripido

sentiero coperto di foglie, ma non lasciò mai la presa. Erano giunti davanti

a un piccolo capanno abilmente mimetizzato sotto le foglie degli alberi, la

porta era chiusa con un grosso catenaccio. Appena lo aprì dal suo interno

provenne un odore ferroso, acre. Vicino alla capanna c‟era una zampa

intrappolata di una volpe. Poverina si era staccata la zampa a morsi pur di

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liberarsi, ma purtroppo era stato tutto inutile, pochi metri più avanti

giaceva a terra morta. << Se sarai carina con me, magari potrebbe

scapparci una soffice pelliccia, mia bella signorina. >> disse indicando il

corpo senza vita dell‟animale. << Piuttosto la morte, mi ribrezza il solo

pensiero delle tue sudice mani su di me. Siamo seri, pensi davvero che non

verrà nessuno a cercarmi? >> << Non deve preoccuparsi di questo, ci sono

trappole lungo tutto il percorso, posso assicurarle che nessuno verrà a

disturbarci. >> Nascondeva qualcosa nella mano sinistra, non riusciva a

capire di cosa si trattasse, ma di sicuro non era niente di buono. A un tratto

l‟uomo urlò e iniziò a contorcersi come un serpente, il braccio che teneva

Angela si spezzò in due punti piegandosi dal lato opposto del gomito.

Dall‟altra mano cadde uno stiletto affilato. Non riusciva a credere ai suoi

occhi, voleva pugnalarla o sgozzarla come fosse un animale. Angela

tremava ed era spaventata a morte. Cercò di allontanarsi da quell‟uomo,

approfittando della sua momentanea distrazione, ma le gambe non

collaboravano, così dovette fermarsi e appoggiarsi a un tronco poco

lontano da lui. Lo sguardo le cadde sulla volpe che giaceva morta e

immobile accanto a lei. Lo sguardo era fisso, vitreo, il corpo era in una

posizione contratta, doveva aver sofferto molto, povera bestiola. Stava per

mettersi a urlare quando le forze iniziarono a venir meno, sentiva la testa

pesante e il corpo sudare freddo. Sentì un fruscio provenire da dietro i

cespugli, volse lo sguardo e si concentrò per riuscire a distinguere qualcosa

di più concreto. Lo vide mentre afferrava la gola dell‟uomo e lo sollevava

da terra con un solo braccio. << Oggi brutta feccia, è la tua giornata

fortunata, non voglio spaventare ulteriormente la signorina. Se sei furbo,

sparisci prima che cambi idea sul risparmiare la tua inutile vita. >>

L‟uomo non se lo fece ripetere e iniziò a correre imboccando il sentiero

attraverso il bosco, sostenendo il braccio rotto con l‟altra mano. Angela

emise un sospiro di sollievo e si lanciò tra le sue braccia, nonostante tutto

quello che diceva, era corso in suo aiuto senza esitazioni. Anthony non

disse una parola, le cingeva le spalle guidandola verso la locanda,

camminare le avrebbe calmato i nervi. A un tratto sentirono un gemito,

Angela si voltò di scatto e vide il boscaiolo accasciarsi a terra mentre si

contorceva in preda a spasmi e dolori lancinanti, le sue grida erano

strazianti, riecheggiavano nell‟aria come amplificate, le entravano dritte in

testa; poi a un tratto smise definitivamente di muoversi. << Hai mentito,

non l‟hai lasciato andare come avevi promesso. >> Angela era ancora

molto scossa per quello che era accaduto poco prima e non riusciva a

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credere che fosse in grado di ucciderlo da quella distanza. << Gli avevo

detto di andarsene prima che cambiassi idea.. >> sorrise in modo angelico.

<< Era davvero mia intenzione mantenere la parola, ma quello stolto ha

fatto l‟errore di sfidarmi. >> aggiunse con naturalezza. << E in che modo

l‟avrebbe fatto data la distanza? >> << Pensava di poterti seguire e

approfittare di un mio momento di disattenzione per riprenderti e portare a

termini i suoi squallidi piani. Povero stolto. Nessuno può prendersi gioco

di me, specialmente un rifiuto umano >> Angela non credeva alle sue

orecchie, non riuscì a trattenere prima un brivido poi le lacrime, farsi

vedere mentre piangeva da lui, era l‟ultima cosa che avrebbe voluto, ma

non riuscì a evitarlo. << Perché lo fai? >> gli chiese tra i singhiozzi.

Anthony era spiazzato, non sapeva cosa risponderle, era la sua natura, era

un assassino, un predatore, non ne aveva mai dovuto rendere conto a

nessuno. << Questo è ciò che sono, se non riesci a sopportarlo, non è un

problema mio! >> le rispose bruscamente. << Perché continui a

proteggermi se mi odi tanto? Perché sei intervenuto? >> Anthony non

sapeva bene cosa risponderle. << Diciamo che mi sono abituato ad averti

intorno e sono un tipo piuttosto possessivo, viaggi con Kate per cui sono

responsabile della tua incolumità fino a quando questa storia non sarà

finita. >> << Oppure se preferisci, vedila come un investimento, mi piace

il sapore del tuo sangue e voglio essere sicuro di poterne usufruire una

volta che questa storia sarà finita e Kate si sarà stancata di te! >>

sogghignò scoprendo i canini bianchi e affilati. Nonostante quello che

voleva fare vedere, teneva a lei. Angela sorrise lusingata. << Sei stato un

gentiluomo e hai mantenuto la parola, ti chiedo scusa. Ti ringrazio per

avermi salvato la vita e non m‟importa nulla di quell‟uomo, ha avuto ciò

che meritava. Fosse stato per me l‟avrei guardato ardere vivo! >>

Aggiunse con tono duro. Anthony sorrise. << Ed io devo riconoscere che

ho proprio una cattiva influenza su di te piccola umana! Mi piace questo

tuo lato freddo e cinico. >> Le fece una carezza sulla testa e le sistemò i

capelli scarmigliati.

Camminarono uno di fianco all‟altro in perfetto silenzio fino a quando

raggiunsero la porta della locanda. Angela si voltò a guardarlo, voleva

sapere cosa avrebbe dovuto raccontare a Kate una volta dentro, ma era

sparito. Si fece coraggio e rientrò, aveva deciso che forse era meglio non

raccontarle della sua disavventura, infondo non le era successo nulla, lo

stesso non si poteva dire del boscaiolo.

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<< Iniziavamo a sospettare che ti fossi persa. Che fine avevi fatto? >> Lo

sguardo si posò inevitabilmente sui suoi vestiti. << Cosa ti è successo?

Perché hai il fondo dei pantaloni bagnato e sporco di fango? >> Angela

non si aspettava che se ne sarebbe accorta, non sapendo cosa rispondere

cercò di prendere tempo e di inventarsi qualcosa, ma il suo cervello non

voleva collegarsi. << L‟ho incontrata mentre passeggiava con un giovane,

così mi sono assicurato che tornasse sana e salva, sai temevo potesse

perdersi... >> una voce familiare era comparsa alle sue spalle. Anthony

continuò a prenderla in giro, mentre cercava di sdrammatizzare e spostare

l‟attenzione su altro. Kate aveva capito che era successo qualcosa, però le

piaceva che cercasse di proteggerla, così non indagò oltre. << Ricevuto, da

oggi in poi non la lascerò più andare in bagno da sola o in nessun altro

luogo. >> << State esagerando, ho incontrato un bel ragazzo, ci siamo

fermati a parlare, tutto qui. La state facendo più grande di quello che è in

realtà. Non è successo niente, davvero >> stava diventando brava a

mentire, o meglio, come diceva lei a esporre i fatti secondo la sua versione,

come ogni bravo avvocato che si rispetti. << Per questa notte è meglio se

pernottate qui e vi rimettete in cammino domani mattina. Sarete più

riposate. >> << Agli ordini capo >> lo provocò Angela mentre si avviava

verso le scale, seguita a ruota da Mirrow.

Rientrarono nelle proprie stanze facendo finta non fosse successo nulla. <<

Ho trovato una casetta molto graziosa dove potremmo pernottare. Si trova

a circa trenta chilometri da dove siamo ora. Ci muoveremo appena sarà

buio. >> disse prima di salutarle. << Non dovevamo andare da un certo

Ben? >> chiese Kate incuriosita. << C‟è stato un piccolo cambio di

programma, vi accompagnerò io stesso. >> rispose risoluto. << Non rimani

a dormire con noi? Ci sentiremmo più tranquille. >> Angela aveva

sfoderato il suo sguardo da cucciolo indifeso, era praticamente impossibile

dirle di no. << Mirrow veglierà su di voi, come ieri sera, non avete nulla

da temere. >> a quanto pareva Anthony non si era lasciato incantare. << E‟

stato lui a intervenire? >> chiesero chiaramente sorprese. << Ha tante

qualità nascoste il piccoletto. >> << Una casa vera? Fantastico, avranno

sicuramente delle prese e potrò finalmente ricaricare la batteria del mio

palmare! >> Angela era così entusiasta dell‟idea che faticarono non poco

ad aspettare l‟imbrunire. Le strade erano buie e ghiacciate ma Anthony

guidava il suo Hammer nero con assoluta tranquillità e sicurezza. << Siete

sicuri che abbiamo fatto la scelta giusta a lasciare l‟auto davanti a quella

locanda? >> chiese seriamente preoccupata. << Non preoccuparti, è solo

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un‟auto, non si sentirà sola. Andrò a riprenderla appena possibile. >>Se

non se ne preoccupa lui, non vedo perché dovrei farlo io, pensò sollevata.

Chiuse gli occhi e si appoggiò alla spalla di Kate. Dopo pochi minuti si era

addormentata seguita a ruota dalla sua amica, non correvano rischi, non si

sarebbe certo addormentato alla guida, potevano stare tranquille. Mirrow

al contrario non la pensava come loro e non staccava gli occhi terrorizzati

dalla strada.

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BBBrrruuuttttttiii iiinnncccooonnntttrrriii

<< Ragazze, siamo arrivati! >> le chiamò gentilmente. Aprirono gli occhi

e si stirarono i muscoli indolenziti. Era ancora buio, doveva aver guidato

per tutta la notte senza soste. Lasciò i fari dell‟auto accesi in modo che

potessero vedere dove mettevano i piedi.

In mezzo a una fitta boscaglia scorsero una piccola casa, completamente in

legno, il tetto bianco, ricoperto da candida neve fresca. Appena scesero

dall‟auto, affondarono i piedi nella soffice coltre nevosa del giardino, era

una sensazione molto piacevole. Non poterono fare a meno di domandarsi

a chi appartenesse, ma poiché era stato lui a trovarla preferirono non fare

domande. << Non ho ucciso nessuno se è questo che vi preoccupa. >>

rispose un po‟ offeso. Armeggiò un paio di secondi con la chiave finché un

click non fece scattare la serratura. << Sottovalutate le mie capacità di

persuasione! >> disse mentre apriva la porta e faceva loro segno di

accomodarsi. Angela lo guardò di sottecchi, non l‟aveva convinta, però

non se lo fece ripetere ed entrò in casa, il computer prima di tutto. << Io e

il piccoletto andremo a cercare un po‟ di legna per accendere il camino e

scaldare questo posto. Nel frattempo potreste sistemare le vostre cose per

la notte, le stanze sono al piano superiore. In frigorifero dovrebbero aver

lasciato del cibo umano. >> Mirrow tremava come una foglia, il solo

pensiero di inoltrarsi nel bosco, di notte, da solo con lui lo terrorizzava.

Era solo un semplice ladro, non aveva nessun potere e non era certo

immortale. La sua unica abilità era quella di schierarsi sempre dalla parte

del più forte, in modo da essere sempre nella condizione di farsi difendere.

<< Non preoccuparti, ho gusti raffinati nel cibo, non ho intenzione di farti

niente. Ma muoviti prima che cambi idea! >> grugnì mentre s‟inoltrava nel

bosco. Non se lo fece ripetere due volte e si avviò. Anthony si muoveva

agile, aggraziato, perfettamente a suo agio avvolto dalle tenebre. Per

riuscire a restare al passo con lui Mirrow era obbligato a correre e

nonostante ciò rimaneva ugualmente un po‟ indietro.

Kate e Angela fecero un veloce giro della casa, era davvero deliziosa e

molto pulita. I mobili, il pavimento, tutto era rigorosamente in legno

chiaro, si sentiva il suo dolce profumo ovunque. << Non posso crederci,

finalmente, eccola lì! >> i suoi occhi si erano illuminati e brillavano nella

penombra. Kate la osservava perplessa, non capiva a cosa si stesse

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riferendo. Finalmente aveva trovato una presa per il suo portatile,

finalmente avrebbe ripreso a comunicare col mondo vero, avrebbe

controllato la sua posta elettronica, il lavoro. << Devo riconoscere che

basta davvero poco per farti contenta. >> la canzonò Kate. Angela era

talmente concentrata che non la sentì neppure. Decise di lasciarla sola e

tornò verso la cucina. Pochi minuti dopo fecero ritorno i prodi cavalieri,

Anthony aveva tra le braccia legna per un reggimento, mentre Mirrow si

trascinava con notevole sforzo e fatica una decina di rametti secchi per

accendere il fuoco. Non riuscì a impedirsi di ridere. << Mi dispiace, ma

non possiedo nessuna forza sovraumana, io. >> brontolò offeso. Kate si

avvicinò e gli fece una carezza. << So che hai messo tanto impegno e ti

ringrazio per questo. >> Quelle poche parole ebbero l‟effetto sperato,

Mirrow sorrise contento mentre s‟impettiva. << L‟ho fatto volentieri. Sono

sempre a vostra disposizione milady! >> << Spha >> grugnì Anthony

schifato alle loro spalle mentre sistemava la legna nel caminetto. Kate si

limitò a zittirlo con lo sguardo.

Il fuoco crepitava illuminando intimamente la stanza. Il calore penetrava

fino a scaldare l‟anima. << Non posso rimanere, tra poche ore sorgerà il

sole, penserà Mirrow a voi, per qualsiasi cosa chiedete pure a lui. >> Disse

in tono solenne. Il piccolo amico si erse in tutta la sua persona

sensibilmente compiaciuto, per la prima volta gli affidavano un compito

importante e non uno qualsiasi, ma il grande Anthony in persona.

Rimasti soli iniziarono ad apparecchiare e preparare la cena, avevano

dormito per tutto il viaggio e ora avevano una gran fame. Mirrow stava

cucinando delle braciole, mentre Kate lavava e tagliava le verdure. Angela

era ancora incollata al suo computer e chissà se e quando sarebbe scesa. <<

Vieni a mangiare? E‟ pronto! >> provò a chiamarla Kate mentre prendeva

posto a tavola. Era passato davvero molto tempo dall‟ultima volta che

aveva consumato un pasto decente, tranquillamente seduta con i piedi sotto

la tavola. Nessuna risposta. Attesero qualche altro minuto poi iniziarono a

mangiare. La carne aveva un sapore squisito. << Non sai quello che ti stai

perdendo! >> riprovò. Sentirono dei passi scendere sempre più

velocemente lungo le scale. << Non preoccuparti, ti abbiamo tenuto in

caldo la tua parte. Non importa che corri. >> Angela comparve pochi

istanti dopo in fondo alle scale con aria trafelata. << Non ci crederai. Sono

allibita. E‟ inammissibile! Hanno fatto tutto senza consultarmi. >> Era

furibonda, non riusciva neppure a parlare, continuava a dire frase

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scoordinate, senza senso. << Calmati. Che cosa sarà mai potuto succedere

in appena otto giorni che manchi dal lavoro. >>

<< Sh, Sohh, socio>> fece una pausa, respirò a fondo. << ha rilevato le

quote, è diventato un nuovo socio, praticamente il nuovo capo del mio

ufficio legale. Nessuno mi ha informata che sarebbe successo. Addirittura

pare stia gestendo lui in persona le mie cause mentre sono assente! >>

Kate la guardava perplessa, non capiva quale fosse il problema, era

semplicemente in ferie, lo facevano tutti. << Non capisco cosa ci sia di

così terribile. Preferivi rimanessero incustodite? >> << Non ho mai visto

questa persona e se non fosse all‟altezza? Mesi, addirittura anni di lavoro

sprecati, per non parlare dei soldi persi. E poi che impressione gli sto

facendo, sono qui in giro con voi invece di essere a casa a lavorare sulle

pratiche. Devo rientrare immediatamente. >> << E‟ fuori discussione, è

troppo pericoloso. Ti prego cerca di ragionare, sei sconvolta, dormici su.

Vedrai che domani, sarà tutto più chiaro. >> cercò inutilmente di

convincerla. << Kate tu non capisci, si sta parlando della mia vita, del mio

lavoro. Non posso aspettare un minuto di più, anche se potrebbe essere già

troppo tardi. Che senso ha vivere se quando torno non avrò più il mio

lavoro? La mia reputazione, tutti questi anni di duro lavoro, la possibilità

di una carriera, andrà tutto in fumo se non torno subito! >> Kate e Mirrow

cercarono invano di farla ragionare, era troppo sconvolta, non li stava

neppure ascoltando. Prese il giubbotto e la borsa e uscì come una furia

nella notte. << Che cosa facciamo? >> chiese preoccupato. << E‟ inutile,

la conosco troppo bene, l‟unica cosa che possiamo fare, è lasciarla andare.

Speriamo solo non le succeda niente. Tra poco sarà giorno, speriamo solo

non si cacci nei guai. Domani chiederò ad Anthony se può andare a

riprenderla. >> Era davvero preoccupata, non finì neppure di mangiare, si

ritirò in camera e rimase a fissare la finestra sperando cambiasse idea.

Mirrow dal canto suo invece ne approfittò per fare il bis.

Angela si era diretta verso il fuoristrada parcheggiato, per fortuna era

aperto e le chiavi erano nel cruscotto. Si sedette al posto di guida. Provò a

ruotarle per mettere in moto, ma le chiavi non c‟erano più. Com’è

possibile, erano lì fino a un istante fa. Si guardò attorno, cercò sotto i

sedili, sui tappetini, ma niente, erano sparite. Pensò subito fosse opera di

Kate. Ha perso i suoi poteri, come no, ecco, lo sapevo, ma adesso mi

sente! << Cerchi queste? >> Anthony era comparso sul sedile a fianco del

suo e la guardava divertito. << Ridammele immediatamente! >> gli ordinò

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inferocita. << Fino a prova contraria l‟auto è mia. >> rispose con

sarcasmo. Si stava divertendo come un matto a vederla perdere le staffe

mentre il suo viso si colorava di rosso. << Dammi le chiavi! >> urlò

furibonda. << Se me lo dici con questo tono mi spaventi, con te non si può

proprio scherzare! >> e le porse le chiavi. Angela protese la mano, stava

per stringerle nel suo pugno quando con un abile e alquanto veloce mossa

gliele tolse. Rimase a guardarla mentre si arrabbiava ulteriormente, doveva

riconoscere che era davvero bella. << Come preferisci. Andrò a piedi,

raggiungerò il primo paese e chiamerò un taxi, non ho bisogno della tua

stupida auto! >> E’ proprio arrabbiata! Pensò. Angela scese dall‟auto,

sbatté lo sportello più forte che poté facendo ondeggiare l‟auto e

s‟incamminò sicura lungo la stradina senza voltarsi nemmeno una volta.

Era molto buio, scorgeva a malapena il sentiero. << Fai attenzione ai lupi,

da queste parti ce ne sono ancora, per non parlare dei boscaioli e degli altri

loschi individui che si aggirano di notte. Mi raccomando non dare

confidenza agli sconosciuti! >> la canzonò.

Se voleva terrorizzarla c‟era riuscito in pieno, ma non gli avrebbe dato

questa soddisfazione, era una donna indipendente, non aveva bisogno di

nessuno, se la sarebbe cavata come aveva sempre fatto, prima di

incontralo. Inciampò su un piccolo dislivello e cadde ferendosi il

ginocchio. Rimase seduta qualche secondo mentre le lacrime le

scendevano lungo le guance. Era così arrabbiata con se stessa per essersi

fatta trascinare in quell‟assurdo viaggio. Appena riprese il controllo sui

suoi nervi si rialzò, drizzò le spalle e proseguì decisa. Sentiva freddo,

camminava nella boscaglia ormai da diverso tempo e non aveva ancora

incontrato neppure un cartello. Stava cominciando a perdersi d‟animo, si

era allontanata molto e non era più sicura di riuscire a ritrovare la baita

neppure volendo. Un gufo bubbolava in lontananza. Ci mancava solo

questo. Adesso cos’altro mi deve capitare. Sudava per la fatica e il vento

freddo glielo gelava addosso facendola tremare. I capelli erano un

groviglio unico. Iniziava a pensare che non ce l‟avrebbe mai fatta da sola,

aveva agito troppo d‟impulso. Poi finalmente in lontananza scorse una

strada asfaltata. Ce l‟aveva fatta il più era passato. Un lampione illuminava

fiocamente la strada principale, lentamente il cielo iniziava a schiarire,

presto sarebbe riuscita a vedere, dove metteva i piedi.

<< Si è persa signorina? >> le chiese un ragazzo con indosso una giacca

della protezione civile. << Non ha idea di quanto sia felice di vederla. Sto

cercando il paese più vicino. Devo prendere un taxi, è urgente. Può essere

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così gentile da aiutarmi? >> << Certo, sempre a disposizione per una bella

ragazza! La strada più breve; dunque, deve proseguire per il sentiero lungo

il bosco, in questo modo costeggerà la strada principale e arriverà

direttamente alla stazione delle corriere. Ce la fa? >> Angela sfoggiò il suo

sorriso migliore. << Certo, sono arrivata fin qui. La ringrazio

infinitamente, mi ha salvata >> << Sia prudente e stia attenta, di notte

girano un sacco di malintenzionati >> si raccomandò il suo salvatore.

Come aveva ragione, aveva appena lasciato un sadico vampiro, una

strega e Dio solo sa che altro. Gli sorrise riconoscente e si avviò lungo la

stradina. Vedere un essere umano l‟aveva rincuorata, stava iniziando a

chiedersi se non avesse avuto un crollo nervoso, se tutto fosse davvero

reale.

Dieci minuti dopo era immersa nella più totale oscurità. Non vedeva più la

strada principale, si doveva essere persa, eppure quel ragazzo le aveva dato

delle indicazioni molto precise, sembrava vicino e facile da trovare.

Si fermò e ruotò su se stessa cercando di orientarsi. Non poteva essere

lontana, era sicura di essere stata attenta e di aver seguito e istruzioni alla

lettera. Non capiva com‟era possibile che si fosse persa.

<< Salve, ci incontriamo di nuovo. Qualcosa non va? >> era il ragazzo di

poco prima. << Che fortuna averla ritrovata, non capisco dove ho

sbagliato. Ho costeggiato la strada come mi aveva detto, ma >> << Lei non

ha sbagliato, anzi, ha seguito le mie indicazioni alla lettera. >> le sorrise

enigmatico e iniziò ad avvicinarsi nella sua direzione. Immediatamente il

suo cervello le mandò il messaggio che forse incontrarlo non era stata né

una fortuna, né tanto meno una coincidenza. Devo stare calma, mi sto

lasciando suggestionare. Ripeté tra sé. Quando le fu vicino e riuscì a

vederlo bene in viso, la paura la paralizzò completamente. Non si era mai

trovata davanti ad un vero vampiro assetato di sangue. Digrignava i denti e

la fissava trepidante. Gli occhi erano allampanati, rossi come il fuoco, la

ragione aveva lasciato la sua mente, il viso era contratto e segnato da

profondi solchi e cicatrici. Come aveva fatto a non notaro prima? Sono

rimasta illesa con Anthony nonostante avessi condiviso la casa con lui e

fossimo stati a stretto contatto e ora sto per farmi uccidere dal primo

venuto, non posso crederci. Prima che potesse pensare ad altro, lui era al

suo fianco e le girava intorno. Le passò un lungo e arcuato dito sulla

guancia e si avvicinò per annusarla meglio. Cercò di urlare, ma il suono le

morì in gola. Si guardò attorno terrorizzata cercando una via di fuga, erano

isolati, si trovava in mezzo al nulla e l‟unica cosa che distingueva bene al

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buio erano i suoi occhi rossi, infuocati, che la fissavano desiderosi.

Nessuno avrebbe sentito le sue grida o sarebbe venuto a salvarla, non

sapeva neppure lei, dove si trovasse. Si ferì il polso mentre cercava di

liberarsi da quella presa d‟acciaio. Il vampiro la lasciò andare e leccò il

sapore del sangue che gli era rimasto sulla mano. Angela approfittando

della situazione iniziò a correre alla cieca più forte che poté. Devo solo

cercare di non cadere e nascondermi. Posso farcela! Cercò di farsi

coraggio. I rami le ferivano il volto, ogni tanto sbatteva contro la corteccia

degli alberi o inciampava su sassi e radici, ma continuava a rialzarsi e

correre, ripeteva a se stessa che se non si fosse fermata ce l‟avrebbe fatta.

Nelle orecchie riecheggiava la sua voce stridula, divertita. << Vuoi

giocare? Ottima idea renderà tutto molto più divertente. Nasconditi bene,

sto venendo a cercarti. Anzi, sai cosa facciamo? Un patto. Ti prometto

solennemente che se riuscirai a non farti trovare ti risparmierò la vita! >>

era esausta, non riusciva più a correre, si nascose dentro un cespuglio,

trattenne il fiato e sperò che non la trovasse. Non sapeva se stava

bleffando, ma restare nascosta, era la sua unica possibilità. Forti braccia la

sollevarono di peso dal suo nascondiglio pochi istanti dopo e la

strattonarono con enfasi, facendole quasi perdere i sensi. << Trovata, il tuo

profumo è così dolce e intenso, mi ha guidato come una scia luminosa. E‟

stato fin troppo facile. >> Com‟era stata ingenua a pensare che non

l‟avrebbe trovata, era un predatore, aveva un buon olfatto e ci vedeva

benissimo al buio a differenza sua. Non aveva mai avuto speranze, aveva

corso e fatto tutta quella fatica inutilmente. Si avvicinò al suo collo con

una luce divertita e sadica negli occhi, sentì il freddo contatto con la sua

pelle, ma fu una sensazione molto diversa da quella che aveva provato

vicino ad Anthony, niente di eccitante o elettrizzante, sapeva che stava per

morire e non aveva neppure la forza per lottare e cercare di opporsi. Lo

guardò con rassegnazione, aveva vinto. Fin dall‟inizio era caduta nella sua

trappola, si era addentrata di più nel bosco, poi aveva esaurito tutte le forze

cercando inutilmente di salvarsi, era finita. Sentì la punta dei canini fare

pressione sulla sua pelle. Chiuse gli occhi. << Fossi in te la lascerei

immediatamente! Quell‟umana mi appartiene. >> Quella voce, stava

perdendo i sensi, sicuramente stava sognando, ma era una sensazione

piacevole andarsene pensando che lui fosse venuto a cercarla. << Non

più! Te la sei lasciato scappare e ora appartiene a me >> Come risposta

ringhiò forte nella direzione del nuovo arrivato; non aveva nessuna

intenzione di rinunciare alla sua preda. Non ottenne l‟effetto sperato. La

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grossa ombra non accennò ad andarsene, al contrario, iniziò lentamente ad

avanzare verso di lui. << Se vuoi, possiamo dividercela, ce n‟è abbastanza

per entrambi >> propose intimorito. << Molto divertente! >> Anthony non

si scompose, non provò neppure ad avvicinarsi per portarla via da

quell‟abbraccio mortale. Rimase a guardarlo divertito. << Tu non hai la

minima idea di chi hai davanti. Non sai chi ti stai mettendo contro. >> il

giovane vampiro ringhiò più forte per proteggere la sua preda. Proprio in

quel momento vide una piccola cicatrice sul collo di Angela a forma di

goccia. << Tu sei… non è possibile.. non può essere. Io non potevo

saperlo, mi, mi dispiace. >> balbettò mentre il terrore s‟impossessava

lentamente di lui. Spinse con forza Angela verso Anthony facendola

cadere a terra inerme. << E‟ troppo tardi, la tua possibilità l‟hai sprecata

prima. Poi che figura ci farei? Mi rovinerei la reputazione, lo sai, il rispetto

prima di tutto. >> Con un balzo affondò i suoi denti nel collo del giovane

immobilizzandolo e con le mani lo fece a pezzi. Di lui non rimase che

polvere. Angela era impietrita, la vista si stava annebbiando, non vedeva

nitidamente tutto, ma riusciva a distinguere bene i suoi movimenti. Non lo

aveva mai visto all‟opera, padrone delle sue azioni, meticoloso, paziente,

gli occhi fissi, il suo viso era una maschera di morte, illuminato solo dai

canini che risplendevano mentre un ghigno terrificante si propagava

nell‟aria. Era la cosa più spaventosa che avesse mai sentito. Le si avvicinò

lentamente. Angela provò a scappare, ma non riuscì neppure ad alzarsi in

piedi. Il suo corpo era esausto, provato dalla fatica e dalla paura, rimase a

terra tremante. Anthony ignorò il suo tentativo e la sollevò con cura

stringendola contro il suo petto. << E‟ tutto a posto ora, non devi più

preoccuparti! Sono qui. >> la sua voce era così dolce e rassicurante e lei si

sentiva così stanca, si addormentò quasi istantaneamente. Pochi minuti

dopo era davanti alla baita e la stava portando dentro. << Cosa le è

successo. Per l‟amore del cielo cosa le hai fatto? >> Kate aggredì

immediatamente Anthony. << Perché deve essere sempre colpa mia? >>

protestò assumendo l‟aria più innocente del mondo. << E‟ una sciocca

umana, va in giro al buio, si addentra nel bosco di notte, c‟era da

aspettarselo che inciampasse e rotolasse lungo una riva! >> << Ma è ferita,

perde sangue, ed è ricoperta di fango e rovi. >> Kate non riusciva neppure

a guardarla ridotta così. Era tutta colpa sua, avrebbe dovuto fermarla,

impedirle di andare, o almeno accompagnarla. << Non avrebbe fatto

differenza, fidati. Non è successo niente, sono solo graffi superficiali, puoi

credermi sulla parola, sai che sono un esperto. Basterà un bagno caldo e

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una buona dormita e tornerà come nuova. Ci penso io se vuoi. >> Kate

rimase colpita da tanta premura verso la sua amica. Lo ringraziò dal cuore,

non sapeva davvero come avrebbe fatto senza di lui, non riusciva neppure

a guardarla. Mirrow rimase a tenerle compagnia e a rassicurarla mentre

Anthony saliva le scale e si dirigeva verso il bagno. Appena furono soli

Angela con un filo di voce, gli chiese perché. << Vuoi sapere perché non

le ho detto cosa è realmente successo? Non ti sembrava sconvolta a

sufficienza? Dovevo anche sottolineare quanto sei stata stupida a farti

quasi ammazzare da un novellino? >> ringhiò infastidito. << No, perché ci

hai messo tanto! >> Anthony sorrise divertito. << Vedo che stai meglio, ne

sono lieto. Preferisci che ti lascio sola o vuoi che rimanga? >> << Se non

mi metto un‟altra volta nei guai, mi piacerebbe restassi, potresti fare il

bagno con me. >> propose. La capacità di dimenticare e scindere gli eventi

degli umani lo lasciavano sempre senza parole. Era appena scappata a una

morte orribile per mano di un suo simile eppure, invece di odiarlo e

temerlo gli chiedeva di starle vicino. << Testa matta, con me non corri gli

stessi pericoli, non sono un animale come lui, in balia dell‟istinto. Sono

secoli che vivo tra gli umani e avrei potuto sterminarvi tutti anni fa, se non

l‟ho fatto, è perché sono in grado di controllare la sete. Se Kate non te

l‟avesse detto, avresti pensato solo che ho un brutto carattere. Tuttavia, è

meglio non sfidare ulteriormente la sorte per stanotte. Ti aiuto a lavarti, ti

rimetto a letto e me ne vado. >> Prese la spugna, la riempì di

bagnoschiuma e con una delicatezza incredibile pulì il fango e il sangue

dalle ferite e le lavò i capelli. Angela sentiva che stava perdendo di nuovo i

sensi, sentiva la sua voce così lontana, voleva dirgli tante cose, ma non

riusciva a parlare, si lasciò cullare dai suoi movimenti aggraziati, era

completamente nelle sue mani. Non si accorse neppure quando la mise

sotto le coperte, sentì solo che l‟acqua aveva lasciato il posto al soffice

materasso.

Kate era salita per vedere come stava, vide Anthony chino su di lei che la

baciava sulla fronte. Rimase sconvolta da quel gesto così inusuale per lui,

specialmente verso un‟umana. << Cosa c‟è tra voi? Voglio la verità! >>

L‟aggredì. Sapeva che si era accorto della sua presenza, tanto valeva

giocare a carte scoperte. Anthony le fece segno di fare silenzio e la seguì

giù per le scale fino al piccolo salotto. Mirrow ha visto il tuo marchio sul

suo collo, e adesso questo. << Ma davvero >> Il suo sguardo assassino si

posò su di lui che divenne ancora più piccolo e iniziò a tremare come una

foglia nascondendosi dietro a Kate. << Non prendertela con lui e non

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cercare di cambiare discorso! >> lo avvertì minacciosa. << Puoi dormire

sonni tranquilli, serve solo affinché quelli come me le stiano lontani. Puoi

vederlo come una sorta di protezione. Tutto qui. >> Le sorrise sfuggente e

misterioso. << Tutto qui? Mi prendi per fessa? Ti ho visto mentre la

baciavi sulla fronte! >> Anthony assunse l‟aria più schifata che riuscì. <<

Hai visto male, stavo solo controllando che non avesse la febbre, o

un‟infezione, non potrei mai neanche lontanamente pensare di baciare

un‟umana. Ti prego di essere seria. >> così dicendo mise fine alla

discussione e sparì nella notte.

<< Pensi che stesse dicendo la verità? >> Mirrow scosse la testa

animatamente << Se il signor Anthony ha detto così, sicuramente è la

verità. Io non metto mai in discussione la sua parola. >> Rispose

balbettando e visibilmente a disagio. << Sei un codardo, dici così solo

perché sei terrorizzato da lui! >> Lo accusò Kate furibonda. << Come non

detto. Vado a dormire anch‟io, ma non finisce qui, riuscirò a capire cosa

mi stanno nascondendo. >> Così dicendo lo lasciò solo e si avviò verso le

scale. Mirrow non sapeva cosa fare, quando era arrabbiata, anche lei

sapeva fare davvero paura, si trovava proprio in una bella situazione.

<< Dov‟è finito Anthony?<< Era qui un minuto fa. >> rispose Angela.

<< Eccolo è seminascosto da quegli alberi. >> << Che cosa fai qua tutto

solo? >> le due ragazze l‟avevano appena raggiunto quando si accorsero

che non era affatto solo. << Scusaci, non ci eravamo accorti che eri in

compagnia. Non ci presenti le tue amiche? >> una giovane ragazza con i

capelli lunghi e crespi, un po‟ trasandata, vestita di scuro, stile dark punk,

con tanto di orecchino al naso e sul sopracciglio, le stava osservando con i

suoi occhi scuri cerchiati da profondi pestoni neri. Al suo fianco una donna

bellissima, di una grazia palpabile, il viso sembrava una porcellana

finissima. Indossava un abito molto leggero di seta azzurra, i capelli erano

una cascata di eleganti boccoli color miele perfettamente pettinati. << Non

è necessario, stavano andando via. Finite di fare colazione, vi raggiungo

subito. >> rispose secco Anthony. << Così è lei l‟erede, finalmente posso

incontrarla. >> la sua voce era dolce, seducente. << Quello che dovevi

dirmi l‟hai detto, ora vattene e non farti più vedere. >> Angela scorreva lo

sguardo prima su lui, poi sulle due donne alla ricerca del minimo indizio

per capire chi fossero e di cosa stessero parlando. << Annabel, voglio che

torni immediatamente a casa! Ubbidisci! >> << Non essere sempre così

aggressivo, ormai tutti ti conoscono, non è necessario sottolineare il tuo

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brutto carattere a ogni occasione. >> lo rimbeccò scherzosamente Kate. <<

Hai paura che mi possa accadere qualcosa? >> sogghignò divertita la

ragazzina. La sua voce era rauca, molto bassa. << Sai di non poterla

proteggere, stai perdendo il tuo tempo! Faresti meglio a tornare con noi, il

legame che ci unisce è forte. Hai promesso ricordi? Non vorrai non

mantenere la tua parola per una mezza strega e una stupida umana. >> <<

Il mio impegno riguarda unicamente Annabel e lo ricordo perfettamente.

In quanto a te direi che siamo pari, per tanto non ti devo nulla. >> << Non

ci conterei. >> così dicendo scomparve accompagnata da una risata

agghiacciante. Ad Angela venne la pelle d‟oca e fu scossa da un brivido

ma Anthony non parve farci caso, era troppo preso dal fissare la giovane

ragazza. << Va bene, hai vinto. Ubbidisco. Ci vediamo a casa, papino. >>

e scomparve a sua volta. << Papino? >> gridarono in coro Kate e Angela.

<< Non ho intenzione di parlarne. >> tagliò secco e scomparve a sua volta.

<< Odio quando fa così! >> brontolò Kate.

<< T tu lo sapevi? H-a una figlia? Pensavo che i vampiri non potessero

averne! >> Angela la stava tempestando di domande a raffica, una dietro

l‟altra. << Ok, adesso basta. Non ne sapevo nulla, sono rimasta sorpresa

almeno quanto te. >> << Non abbiamo tempo di aspettare che si degni di

tornare, dobbiamo organizzarci per partire al più presto. Sei sicura che non

ci sia nulla tra voi? Se non ti conoscessi, penserei che sei gelosa >> la

punzecchiò. << Devo forse ricordarti che non respira? Ed è un pazzo

assassino? O forse sto dimenticando qualcosa? Ah, si, giusto è sposato e ha

una figlia. È un bastardo come tutti gli uomini umani! Come vedi non c‟è

tanta differenza quando siamo alla fine. >> era davvero arrabbiata. Mirrow

le stava aspettando vicino al camino. Kate salì al piano superiore e

prendere i loro effetti e a preparare le valigie. Dovevano cancellare tutte le

loro tracce, nessuno doveva risalire a loro. Angela aveva il broncio e i

fumi, rimaneva seduta sul divano aspettando che le passasse. << Angela,

mia bellissima musa, posso alleviare in qualche modo il suo dolore? Posso

risolvere qualsiasi cosa. >> << Sto benissimo! Non vedo come tu possa

pensare che qualcosa mi turba! >> lo aggredì. << Devo essermi sbagliato,

era solo un‟impressione. Le chiedo scusa. >> si allontanò con la scusa di

aiutare Kate al piano superiore. << Miss Angela è davvero di pessimo

umore. >> esordì a bassa voce appena l‟ebbe raggiunta. << E pensare che è

così bella quando sorride. >> disse sospirando. << Sono d‟accordo. Ma se

posso darti un consiglio, rimani a debita distanza da lei finché non le

passa. >>

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Nella sua mente continuava a risentire quelle parole. Continuava a

chiedersi chi fossero in realtà quelle persone e soprattutto di quale legame

stavano parlando. << Vuoi sapere la verità? Tutta, fino all‟ultima parola?

>> quella voce, era sicura fosse lei, non poteva sbagliare. Non se lo fece

ripetere due volte, si precipitò fuori, non chiuse neppure la porta. Le

ballerine appena acquistate le stringevano i piedi, ma non si fece

scoraggiare. Aumentò il passo seguendo le indicazioni della voce. Non

sapeva esattamente, dove fosse il luogo, ma era sicura che non avrebbe

faticato a trovarla, sarebbe andata lei a cercarla, stava solo aspettando che

si trovasse nel punto giusto.

Camminava ormai da diverso tempo ma nessun segno faceva presumere

che ci fossero altre presenze. Angela si guardava intorno, vi erano solo

alberi e cespugli, nessuna forma di vita animale. Un forte vento si alzò

scuotendo violentemente le cime degli alberi. << Chissà cosa ci troverà in

te di così speciale. >> Angela si girò di scatto in direzione della voce, ma

non vide nessuno. << Non mi spaventi con questi trucchetti. Vieni fuori!

>> gridò al vento con quanta voce aveva in corpo.

Non ottenne alcuna risposta. Scrutò con lo sguardo dietro ogni albero, ogni

cespuglio, ma non vide nessuno, neppure un‟ombra. A un tratto un grosso

ramo sopra la sua testa si spezzò e cadde rovinosamente al suolo a pochi

centimetri da lei. L‟aveva evitato per un soffio, se avesse tardato, anche

solo una frazione di secondo l‟avrebbe colpita in pieno uccidendola. << E‟

tutto qui quello che sai fare? >> la provocò appena ebbe ripreso il

controllo sulla sua voce. << Dovrai impegnarti di più se vuoi che rinunci a

lui! >> ringhiò. La stava sfidando, era nella sua natura essere aggressiva e

lottare per quello a cui teneva. Inoltre così facendo la costringeva a uscire

allo scoperto e mostrare le sue carte. Prima o poi si sarebbe tradita e lei

sarebbe stata pronta. << Sei alquanto ridicola piccola umana! Pensi

davvero di avere qualche possibilità contro di me? >> rise divertita. << Lui

mi appartiene, un antico legame ci unisce, che lui lo voglia ammettere o

meno e presto tornerà da me! Spazzerò via qualsiasi cosa si metterà tra di

noi. >> << Adesso si che ho paura, sono terrorizzata! >> La canzonò

Angela. Fredde dita si strinsero sul suo collo in una presa d‟acciaio. Poteva

sentire il fetore del suo alito, non aveva niente a che vedere col profumo di

Anthony.

<< Così fragile.. Sai cosa si prova a veder morire qualcuno? E‟ eccitante,

mentre li guardi esalare l‟ultimo respiro, una scarica di adrenalina percorre

il tuo corpo e ti senti inarrestabile. Sai, fino all‟ultimo la tua preda ha lo

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sguardo speranzoso, pensa che prima della fine cambierai idea, poi qualche

istante prima dell‟ultimo respiro vedi quello sguardo cambiare, e lasciare il

posto alla paura vera. >> La voce non era più dolce e sensuale come la

prima volta che l‟aveva incontrata, ma stridula e roca. La fissava

intensamente senza sbattere mai le palpebre, i suoi occhi si erano animati

di eccitazione e sadico divertimento.

Angela era decisa a non mollare. Si dimenò con tutta la forza che

possedeva e la colpì con un sasso che aveva nascosto nella borsetta. Riuscì

a procurare un piccolo graffio sulla superficie marmorea della sua guancia.

La sua mano iniziò a pulsare violentemente, doveva essersela rotta. <<

Dovresti avere più cura della tua igiene orale, il tuo alito puzza di marcio.

Non venirmi mai più così vicina. >> << Molto divertente. Quel segno che

hai sul collo, non posso crederci. Ha deciso di riprovarci. >>

<< Lasciala andare immediatamente e allontanati da lei! >> Anthony si era

appena materializzato tra di loro. << Non riesco a credere che sei così

stupida! Che cosa pensavi di fare? Vuoi farti fare a pezzi? >> urlò contro

Angela. << Non mi serve il tuo aiuto, so badare a me stessa! >> << Vuoi

davvero riprovarci? Cos‟ha di speciale questa donna? >> Anthony la

ignorò e continuò a discutere con Angela. Questo suo atteggiamento la

fece imbufalire. Altri rami vicino a lei si spazzarono e per poco non la

travolsero. Anthony la spostò con naturalezza facendoli cadere

rovinosamente a terra e continuò a fare finta che andasse tutto bene. << Io

ho sacrificato tutto per te ed è così che ricambi? >>

<< Se non ti conoscessi, mi avresti quasi convinto. Sei così

melodrammatica, meriteresti l‟oscar. >> la schernì. << povera! Hai

sacrificato la tua inutile vita per l‟immortalità, per la bellezza e la

giovinezza eterna, chi mai non potrebbe biasimarti per questo?! >>

<< E‟ finita, lasciala andare e vattene >> << Me ne vado, ma ti garantisco

che è appena cominciata! >> prima di andarsene sollevò Angela da terra

con una folata di vento e la lasciò cadere. Chiuse gli occhi sperando che lui

la prendesse prima di toccare terra. Si sentì inghiottita da un vortice, come

se fosse risucchiata. Appena l‟effetto cessò si ritrovò seduta sul divano

della baita.

<< cos‟è successo? >> chiese balbettando. Kate nel frattempo le si era

seduta accanto e le teneva la mano. << ti sei smaterializzata, voglio che

rimani qui, a volte può dare problemi di stomaco. >>

Non fece in tempo a terminare la frase che la vide precipitarsi verso il

bagno. << Non posso lasciarvi un attimo sole! Appena mi giro la trovo ad

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affrontare una sanguinaria vampira in mezzo a un bosco. Posso sapere voi

dov‟eravate? >> << anch‟io avrei una serie di domande per te. >> fece una

pausa aspettando qualche risposta spontanea. << Dove hai detto che era,

scusa? Penso di non aver afferrato bene l‟ultima frase. >> << Lasciate

perdere. >> Angela era appena tornata e si era seduta sul divano. Il suo

viso aveva un aspetto giallastro, malsano.

<< Sei veramente andata da sola nel bosco per scontrarti con una vampira?

Non riesco a crederci, come ti è saltato in mente? >>

<< Non una, con quell‟Eleonor. >> Kate scosse la testa con

disapprovazione. << Perché non vuoi accettare che è pericolosa e che non

potete competere? Anthony te lo ricorda continuamente quanto sei

vulnerabile. Spiegami perché continui a cacciarti in queste situazioni. >>

<< Avrò istinti suicidi, cosa vuoi che ti dica! >> rispose secca. Prima che

scoppiasse una lite tra le due ragazze Anthony intervenne mettendosi in

mezzo. << Avevamo una relazione tanto tempo fa, poi mi sono stancato,

ma lei non lo accetta. Ora è convinta che il vero motivo per cui non voglio

stare con lei sia Angela e questo la espone a un grande pericolo, non

lascerà perdere facilmente, non prima di averla uccisa. >>

<< non ho paura di quel mucchietto di ossa! >> << invece dovresti. Non

sarò sempre lì a difenderti o farti da balia e il mio sigillo con lei non è

efficace. Ad ogni modo la vita è tua e sei libera di farne ciò che preferisci.

>> << di quale sigillo stai parlando? >> chiese Kate mentre guardava in

cagnesco Angela.

<< Il simbolo che ha dietro il collo, è una sorta di protezione contro i

comuni vampiri, ma non è infallibile. Sanno che mi appartiene e ci

penseranno due volte prima di farle del male, però non è detto che non ci

provino ugualmente. Diciamo che è più utile per me per ritrovarvi. >>

Mirrow era appena entrato con un bicchiere di acqua fresca nelle mani. <<

Vedrà che la nausea le passerà in un attimo, le ho aggiunto un po‟ di

limone e la mia miscela speciale di erbe. >> << Grazie, sei molto gentile.

>> A quelle parole arrossì fino alla punta delle orecchie.

Stava albeggiando e nessuno aveva chiuso occhio.

<< Se la signorina Angela è in pericolo, non è prudente rimanere qui,

ormai saprà dove si nasconde. >> balbettò Mirrow. << forse alla signorina

fa piacere di essere sempre al centro dell‟attenzione e di metterci in

difficoltà. >> rispose maligno.

<< Non devi ritirarti nella tua bara? Ormai è giorno, ti raggrinzisci. >> lo

attaccò Angela. Anthony sbuffò irritato. << Ti prendevo in giro, non ho

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nessun problema col sole, tranne per il fatto che non riesco ad

abbronzarmi. >> sogghignò. Come risposta Angela gli lanciò una statuetta

in pietra dal tavolino, colpendolo in piena schiena. Appena la pietra toccò

il suo corpo si ruppe in migliaia di piccoli pezzi. << Posso fidarmi a

lasciarvi qualche ora da soli? O avete in programma altri brillanti di colpi

di testa come quello di poca fa? >> chiese rivolgendo lo sguardo nella

direzione di Angela.

<< Saremo tre angioletti! Nel frattempo prepareremo le valigie, qualcosa

da mangiare per il viaggio e caricheremo l‟auto. >> rispose prontamente.

<< ecco, a proposito dell‟auto signorina, non vi ho detto nulla per non

spaventarvi o farvi preoccupare, ecco >>

<< Eleonor l‟ha fatta a pezzi a mani nude. >> tagliò corto Anthony

guardandola dritto negli occhi. Questa volta Angela abbassò lo sguardo e

non replicò, aveva recepito il messaggio.

<< Tornerò il prima possibile con un‟altra auto. >>

<< A dire il vero ne ho già presa una in prestito. >> disse timidamente una

voce alle loro spalle.

Kate lo guardò sorpresa, Angela invece era entusiasta.

<< Sei davvero un omino piccolo ma pieno di risorse. >> lo adulò. Si

precipitarono fuori per controllare. Un grande SUV blu notte li aspettava

parcheggiato poco distante dalla casa.

<< Per le valigie non dovete preoccuparvi, in questo momento sono nel

bagagliaio. >> esordì Kate molto soddisfatta.

<< Vedo che hai conservato alcuni dei tuoi poteri. >>

<< Già, ma solo quelli inoffensivi e inutili. >> rispose con un‟ombra nello

sguardo. Il vampiro si avvicinò, le cinse le minute spalle e cercò di

rincuorarla. << non devi scoraggiarti, sei in gamba, vedrai che prima di

quanto immagini padroneggerai incantesimi di grande potenza. >> le diede

un buffetto sulla guancia.

<< Dobbiamo andare….. >>

L‟auto procedeva veloce e sicura lungo le strette strade, scavalcava i dossi

e le buche senza alcun problema. Si lasciarono le alte cime montuose alle

spalle lentamente il paesaggio iniziava a cambiare, la vegetazione si faceva

via, via meno fitta, s‟intravedevano anche pascoli.

Mirrow rimaneva incollato al finestrino entusiasta di tutto ciò che vedeva

fuori di esso.

<< Si direbbe che non hai mai visto alberi, laghi,… >> disse Kate ridendo.

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<< in effetti, è così, fino alla maggiore età sono rimasto ad aiutare la mia

famiglia adottiva in una piccola cascina.

Alla loro morte mi sono trasferito dove vi ho incontrato.

Ho sempre prestato servizi occasionali, mi commissionavano piccoli furti,

pedinamenti, in cambio ottenevo protezione vitto e alloggio. Sai sono

tempi duri, il confine è chiuso e molti hanno bisogno di esportare e

importare prodotti. Io ero perfetto, insospettabile, sufficientemente piccolo

per fare avanti e indietro senza problemi. Contrabbandavo per il più

sangue di drago, linfa di Gnaghi. Cosicché gli abitanti del mondo magico

rimasti intrappolati riuscissero ad avere ugualmente ciò che gli occorreva.

>> rispose fiero. << quindi riesci a oltrepassare facilmente il confine?

Molto interessante, finalmente vedo una buona ragione per non ucciderti.

>> Esordì Anthony.

Mirrow diventò pallido come un lenzuolo, non sapeva se esserne contento,

la consapevolezza che per tutto questo tempo avesse meditato di ucciderlo

non lo faceva stare molto tranquillo.

<< Generalmente lavoro per un bar, c‟è un piccolo passaggio sotto il

bancone. >> << molto bene! Quando saremo pronti, raggiungerai il

confine e ci aspetterai dall‟altra parte. Ci farà comodo sapere che i nostri

nemici non sono lì pronti a farci fuori. >>

Mirrow non stava più nella pelle, finalmente si sarebbe reso utile e avrebbe

avuto un ruolo importante. << sarò le vostre orecchie quando non

riuscirete a sentire, i vostri occhi quando non riuscirete a vedere.. >> << E‟

chiaro, hai reso l‟idea, non farmi rimangiare quello che ho detto poco fa.

>> grugnì Anthony.

Pernottarono in un piccolo bed and breakfast. << Ho degli affari da

sbrigare, vi ho riportato l‟auto qui davanti, domattina partite presto e

guidate fino al limite del bosco. Lasciate l‟auto, camminate per un breve

tratto e sarete vicine ad Alchadia. << Torni a casa dalla tua mogliettina?

>> lo provocò Angela. << Non penso siano affari che vi riguardano. >>

Continuava a non voler dare nessuna spiegazione. Angela era furente

mentre Kate doveva riconoscere che questa storia la stava incuriosendo

parecchio. << Vedrai che riusciremo a estorcergli qualche informazione.

Ora cerca di dormire, domani sarà una lunga giornata.

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LLL’’’AAAssssssaaassssssiiinnnooo

dddiii bbbaaammmbbbiiinnniii...

La mattina seguente lasciarono la locanda in fretta. Saltarono la colazione,

preferirono uscire prima che la sala si popolasse di persone. << Pensi che

Mirrow se la prenderà? Infondo non l‟abbiamo nemmeno salutato. >> <<

T‟importa realmente la sua reazione? >> chiese incredula Kate. << E‟

merito suo se siamo sopravvissute alla cucina di quella specie di locanda,

penso che un grazie sarebbe doveroso. >> << Se vuoi, possiamo mandargli

un biglietto. >> propose Kate. << Puoi realmente recapitarglielo? >> Era

la prima volta che provava a usare i suoi poteri davanti ad Angela, sperò di

non fare una brutta figura. Angela scrisse un breve messaggio di

ringraziamento su un pezzetto di carta, poi si voltò a guardare Kate

attendendo istruzioni. Ma semplicemente il biglietto scomparve dalle sue

mani. << Come, come hai fatto? >> Era sorpresa, confusa. << Mi sono

concentrata sulla sua stanza e ho materializzato lì il tuo messaggio. Non so

come ci riesco, ma è sufficiente che mi concentri. Però, a essere onesta non

so dirti se ci riuscirei anche con qualcosa di più grande, non ci ho mai

provato. >> << E‟ grandioso, pensavo dovessi recitare complicate formule

magiche, far bollire strani ingredienti in un pentolone, invece, ti basta il

pensiero, wao! >> Kate le rivolse un‟occhiata di disappunto, la stava

paragonando alle streghe dei film e ora era entusiasta per una cosa così

semplice. Continuava a essere arrabbiata con se stessa, per come aveva

perso il controllo, rispetto a quello che avrebbe potuto fare con i suoi

poteri al completo, questo non era che un gioco di prestigio, una cosa

infantile. Angela intuì che qualcosa non andava così lasciò cadere

l‟argomento e si concentrò sulla guida.

Proseguirono a grande velocità fino a quando raggiunsero una strada senza

uscita, da lì in poi avrebbero dovuto proseguire a piedi. Nascosero l‟auto

dietro ai cespugli, si caricarono i pesanti zaini sulla schiena e si avviarono

rimanendo vicino al sentiero.

Camminarono per quasi due giorni senza sosta, la notte Kate guidava

l‟amica nelle fitte tenebre, come fosse giorno. << So che potrà sembrarti

strano, ma quando hanno ucciso mia nonna, ho perso le staffe e mi sono

lasciata sopraffare dalla voglia di vendetta. >> Non riusciva più a tenersi

questo peso dentro, aveva bisogno di raccontarglielo. << Direi niente di

così assurdo, sai, le persone normali cedono spesso a questo tipo di

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sentimenti. Sei sempre gentile e scusi tutti, ma devo ammettere che mi

rassicura sapere che anche tu hai reazioni normali. >> la prese in giro

Angela. << Non capisci, non sono più una ragazza normale, sono una

strega e per quanto tu ti ostini a non crederci ho dei poteri, riesco a fare

cose che nessuno di voi può. Ho assorbito interi libri di magia nera e per

poco non ho aperto un buco nero che avrebbe inghiottito il tuo mondo,

quello che fino a poco tempo fa era anche il mio. Per aver perso le staffe

una volta stavo per distruggere tutto quello per cui sto lottando e le

persone a cui voglio bene. Anthony è riuscito a fermarmi per un soffio.

Penso sia stato il minimo che mi abbia bloccato i poteri. >> Era ancora

terribilmente dispiaciuta per quello che aveva fatto, e fortunatamente non

le avevano detto ciò che era successo ad Anita. Daniel e Anthony per la

prima si erano trovati d‟accordo sul cosa fosse meglio dirle e cosa tacerle.

<< Va bene, hai commesso un errore, e chi non l‟ha mai fatto? Magari il

tuo è stato molto grande, ma ti voglio bene lo stesso. Smettila di pensarci,

l‟unica cosa importante è come sei dentro. Inoltre devo riconoscerlo, è

comodo che qualche potere assorbito sia rimasto parte di te. Riesci a

vedere nel buio più totale come se fosse giorno, non senti il freddo e puoi

diventare invisibile a comando ci tornerà sicuramente utile. >> Angela

stava cercando di consolarla ed elencava tutte le cose positive che erano

scaturite da quella brutta faccenda. Kate non era del tutto convinta ma la

sua amica sembrava sincera, non voleva deluderla, così abbozzò un

sorriso. << Così va meglio. Secondo la cartina ora dove dovremmo

proseguire? >> era allegra, nonostante camminassero già da ore senza

sosta, il suo umore era alto. Ormai non mancava molto, decisero di tenere

duro, si sarebbero riposate una volta giunte a destinazione. Il bosco era

molto fitto e innaturalmente silenzioso. Kate si guardava continuamente

intorno tenendo Angela vicina a sé, pronta a proteggerla qualora fosse

stato necessario. Con suo grande sollievo non successe nulla di strano, la

notte passò senza che nessuno cercasse di aggredirle. Forse colui o coloro

che avevano cercato di entrare nella loro stanza avevano perso le loro

tracce, o magari avevano rinunciato. Poco dopo l‟alba giunsero, ormai

esauste, in prossimità della città di Alchadia.

Il castello si stagliava su tutta la vallata, dove dominava il piccolo

villaggio di contadini le cui case avevano caratteristici tetti di paglia gialla

e i muri costruiti con mattoni e fango. Un grande lago pieno di pesci di

varie forme e colori era al centro dell‟avvallamento, da esso dipendeva

quasi interamente il sostentamento della popolazione. L‟aria era serena,

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non si sentiva il rumore delle auto o del traffico anche perché l‟unico

modo per raggiungerlo era a piedi tramite il bosco. Angela era esausta e

Kate la seguiva a ruota. << Voglio un letto caldo e comodo e una bella

doccia, sono distrutta e i piedi sono pieni di vesciche. >> si lamentò

Angela. << Non dirlo a me. Comunque se può consolarti, siamo arrivate,

quella che vedi è Alchadia, dobbiamo solo raggiungere le abitazioni e

trovare un posto dove riposarci. >> le rispose mentre cercava di riprendere

fiato.

<< Andremo anche a vedere il lago di Alchadia? >> chiese una voce alle

loro spalle. Sorprese si voltarono entrambe istintivamente indietro e si

trovarono davanti Mirrow. << Lo so, avrei dovuto chiedere il permesso

invece di seguirvi, ma morivo dalla voglia di venire con voi. E‟ da quando

sono piccolo che sogno di visitarlo>> le sue parole fecero uno strano

effetto a Kate e Angela. << Certo, giacché siamo qui, non vedo perché

non dovremmo! >>rispose Kate. << Ma prima andremo a cercare un posto

dove poterci rifocillare e riposare, dopodiché andremo a vedere il lago. >>

gli promise con aria seria. Mirrow parve soddisfatto della risposta. << Poi

ci spiegherai perché ci hai seguite, non pensare di cavartela così a buon

mercato. >> l‟apostrofò Kate. Mirrow aveva già messo in conto tutto e non

parve sorpreso nel sentirglielo dire. Le precedette trotterellando e

saltellando per la strada che conduceva alle case. << Così questo luogo

sorge sul confine. >> chiese Angela mentre si guardava curiosamente

intorno. << Incredibile che da una parte e dall‟altre di esso coesistano

mondi così diversi tra loro. >> << Questo luogo è sempre stato neutrale

alle varie dispute che si sono susseguite negli anni tra umani e abitanti del

mondo magico o tra esseri della stessa specie. Gli abitanti qui conducono

una vita serena e molto semplice, non vogliono avere grane. >> rispose

prontamente il loro piccolo amico.

<< “Alce scalpitante” >> Lesse a voce alta Angela. << Potremmo fermarci

qui, almeno da fuori non sembra male. >> propose. I due asserirono, era

una buona idea. Entrarono a dare un‟occhiata. Era molto accogliente,

soprattutto perché era caldo e i loro stomaci molto affamati. Ordinarono

uno stufato di fagioli e della cacciagione in salmì, la loro specialità.

Sempre meglio assecondare le usanze dei posti che si visitano, onde

evitare risentimenti e loro avevano bisogno di tutto l’aiuto possibile.

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Portarono i bagagli nelle loro stanze e si avviarono a vedere il lago.

Mirrow non stava più nella pelle, era eccitatissimo e non la smetteva di

parlare.

<< E‟ l‟unico posto al mondo, dove si possono ammirare le rane guaritrici,

inoltre nelle sue acque vivono milioni d‟insetti e piante per lo più

sconosciuti all‟uomo. Il particolare più singolare di questo lago sono le

grosse rane blu, una specie molto rara che gli abitanti proteggono e

preservano con grande cura; infatti, solo il principe dei ranocchi può avere

eredi fecondi in grado di dare altre generazioni e quindi preservare questa

specie così preziosa. Le rane blu sono molto importanti perché dalla loro

saliva azzurra si può ricavare un potente antibiotico in grado di curare le

ferite magiche più gravi. Per gli umani invece è solo una specie di grande

importanza biologica, per questo la proteggono dall‟estinzione. >> << Ok

piccola enciclopedia Treccani, abbiamo capito che questo lago e le specie

che contiene ti esaltano, ora potresti per favore tacere qualche minuto e

lasciarci godere la quiete e il panorama! >> Angela non ne poteva più ed

era esplosa. Mirrow al contrario non se la prese affatto, trotterellò davanti

a loro, il sorriso sempre stampato sul viso e la gioia nel cuore. << Certo

che basta poco per farti contento. >> constatò Kate sorpresa. << Fin da

quando ero solo un bambino, ho sentito storie su questo lago leggendario,

ma non ho mai avuto la possibilità di venirci. >> << E perché adesso si?

>> Kate era molto curiosa, inoltre ancora non sapeva se potevano fidarsi di

lui. << Ecco, non potrei dirvelo, mi occupo di un caso delicato. >> rispose

con fare misterioso. Angela gli si avvicinò e con sguardo dolce. << A noi

puoi dirlo, manterremo il segreto, puoi fidarti. >> Mirrow trovandosela

così vicino divenne rosso come un peperone, le mani iniziarono a sudare e

il sangue non arrivava più in modo continuo e regolare al cervello. <<

Sono in missione per conto del signor Anthony, devo assicurarmi che non

vi cacciate nei guai. >> disse tutto d‟un fiato, poi aggiunse svelto che non

dovevano assolutamente farne parola con lui o sarebbe stato un uomo

morto. Le due donne fecero giuramento solenne e questo fu sufficiente per

tranquillizzarlo.

Il lago si estendeva a vista d‟occhio, era molto vasto, di forma irregolare e

presentava diverse insenature. Uno steccato color ruggine racchiudeva i

suoi argini. Davanti allo steccato si potevano osservare gruppi di persone

di diverse tipologie: vi erano studenti universitari che scrivevano

concentrati sui propri taccuini, turisti che prendevano il sole sull‟erba

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vicino e perfino una sorta di guardia armata che passeggiava su e giù lungo

i confini.

<< E‟ davvero incantevole e senti che pace. >> Angela non riusciva ancora

ad ambientarsi, era un animale da grande città, abituata al rumore

assordante del traffico e non al brusio delle foglie mosse dal vento. Mirrow

e Angela stesero un telo sulla soffice coltre erbosa e si misero seduti con

l‟idea di prendere il sole. Kate preferì fare una passeggiata lungo lo

steccato per ammirare più da vicino le insenature e la vegetazione che

cresceva vicino ai bordi.

<< Pssh. Mi scusi. >> Kate si guardò attorno incuriosita, ma non vide

nessuno.

<< Sono qui sotto. Pss. >> di nuovo quel brusio, una voce maschile la

stava chiamando. Si sporse oltre lo steccato e finalmente lo vide.

Davanti a lei, semi nascosto dalle canne di bambù, un giovane ragazzo la

stava fissando completamente nudo. << Ma. >> Non sapeva cosa dire. <<

La prego non si spaventi, so che il mio aspetto è orribile, ma la prego non

se ne vada, ho bisogno d‟aiuto. >> la pregò con gli occhi tristi e spaventati.

<< Perché è nudo? Prenderà freddo. Come si chiama? >> << Io sono

Baraem, principe delle rane guaritrici. >> Kate continuava a fissarlo

disorientata. << Un certo Karl o qualcosa di simile si è presentato al mio

cospetto e mi ha chiesto di unirmi a lui, avremmo dovuto fornire siero

guaritore solo ai suoi alleati e lui in cambio ci avrebbe garantito

protezione. >> Si rimise seduto su un grosso masso e si prese la testa tra le

mani. << Gli ho spiegato che siamo neutrali, non prendiamo mai parte alle

guerre, ci limitiamo a curare i feriti gravi quando è possibile, tutto qui. E

lui come risposta al mio rifiuto mi ha trasformato in un mostro. Mi guardi,

sono troppo alto, gracile, ho la barba, le mie mani e i miei piedi non sono

palmati, non posso nuotare e con questi nuovi polmoni non riesco a

respirare sott‟acqua. Deve aiutarmi, sono disperato, non voglio essere

umano, voglio tornare esattamente com‟ero prima! La mia gente scappa

appena vede solo la mia ombra, hanno paura di me e non posso spiegare

loro cosa mi è successo perché non parlo più la loro lingua. Se non

convincerà quell‟uomo a rompere l‟incantesimo ci estingueremo in poco

tempo >> Non riusciva a calmarsi, singhiozzava mentre si guardava le

mani e le gambe. << Calmati ora, ti prometto che cercherò di aiutarti.

Innanzitutto devi trovare degli abiti, non puoi stare così, congelerai, per

non parlare dei passanti, li spaventerai a morte, penseranno che sei un

maniaco. >> Si tolse il cappotto e glielo porse con gentilezza. Vedendolo

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impacciato, lo aiutò a indossarlo e lo prese sotto braccio per aiutarlo a

camminare sino da Angela e Mirrow.

Appena la videro arrivare sui loro visi comparve un‟espressione sorpresa

mista a curiosità. << E‟ una lunga storia, per favore Mirrow puoi

acquistare degli abiti per il mio amico? Poi raggiungici nella mia stanza,

così avremo modo di spiegarti. >> Detto questo proseguì con il ragazzo

sotto braccio in direzione della locanda. Angela guardava Mirrow poi Kate

e così via, non riusciva a capire cosa stesse succedendo. << La prego,

raggiunga miss Kate prima che Anthony si accorga che l‟ho lasciata sola.

Vi raggiungerò al più presto. >> Angela moriva dalla curiosità, voleva

sapere chi fosse quel ragazzo avvolto nel cappotto di Kate, non indossava

scarpe, né vestiti, doveva riconoscere che era alquanto bizzarro. Non se lo

fece ripetere due volte e corse a raggiungerla.

Mirrow entrò nella stanza una decina di minuti dopo, tra le braccia aveva

un paio di pantaloni marroni e una camicia scozzese. Angela appena li

vide storse il naso ma Kate la bloccò prima che potesse fare qualsiasi tipo

di apprezzamento.

Finalmente Baraem aveva un aspetto presentabile. << A cosa servono,

sono vissuto finora senza >> protestò mentre cercava goffamente di

reggersi sulle gambe. << Dobbiamo farlo tornare com‟era al più presto,

soprattutto prima che si faccia male seriamente, non serve un esperto per

vedere che è un pericolo per se stesso. >> Angela non aveva dubbi in

proposito.

<< E come dovrei fare? Non ho più i miei poteri e anche se li avessi a

essere sincera non penso che sarei in grado di sciogliere un incantesimo di

questa potenza. >> bofonchiò tra i denti con aria cupa. << Ci sarà pure

qualcuno in grado di farlo, chiediamo aiuto, è la prima regola della

sopravvivenza, l‟unione fa la forza! >> rispose sorridendo. << Le signore

del circolo, sicuramente loro saprebbero cosa fare. >> finalmente una luce

illuminò il suo viso. << Crack >> Anthony era comparso alle loro spalle e

teneva Baraem per il collo in una morsa. << Fermati, lascialo subito! >>

urlarono tutti in coro. Allentò la presa e rimase in attesa di una

spiegazione. << E‟ il principe delle rane guaritrici, Karl l‟ha trasformato in

umano e se non riusciamo a farlo tornare com‟era, si estinguerà tutta la sua

specie e il loro siero curativo scomparirà per sempre. >> spigò Kate. <<

Mi sembra una buona motivazione per non ucciderlo. Scusate, pensavo

fosse una minaccia, ho sentito una presenza in più e sono accorso. >> Si

schiarì la voce imbarazzato. << Questa è una questione che potete risolvere

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da soli, torno ai miei affari. >> Stava per smaterializzarsi quando Kate lo

afferrò per un braccio e gli chiese di rimanere. << Se volete, posso

rimanere, ma questa è una faccenda da streghe, non vi sarò molto d‟aiuto.

>> << Ci sentiremmo più al sicuro se tu rimanessi con noi. >> Disse

dolcemente Angela. Anthony alzò un angolo della bocca divertito e mise

in mostra uno dei suoi canini. Mirrow immediatamente si affiancò il più

possibile a Kate rabbrividendo. << Ancora pensi di essere al sicuro vicino

a me? >> la schernì. << Non ci farai del male, Kate non te lo perdonerebbe

mai. >> lo provocò a testa alta. Kate nel frattempo si era ritirata in un

angolo della stanza e si stava concentrando per comunicare con il Circolo

della Rosa Nera.

<< Scusi, posso sapere lei chi è? Non le hanno insegnato che è buona

educazione presentarsi quando si entra in una stanza? >> Baraem non

aveva assolutamente idea di chi avesse davanti. Anthony lo incenerì

all‟istante. << Ma dove lo avete trovato?! >> ringhiò. << E‟ un nostro

amico, ma ha un pessimo carattere, non ci faccia caso. >> rispose a bassa

voce Angela. Anthony le lanciò un‟occhiataccia, l‟aveva sentita

perfettamente. Come risposta Angela sfoderò il suo miglior sorriso. <<

Non ci sarà sempre Kate a proteggerti, lo sai vero? >> la minacciò. Le era

comparso alle spalle senza che se ne accorgesse. Non poté fare a meno di

rabbrividire, la sua voce era così tagliante e arrogante.

<< Saranno qui nel pomeriggio. E‟ tutto a posto. >> annunciò visibilmente

sollevata. << Siete sicura che riusciranno a curarmi? Potrò finalmente

tornare normale? >> chiese ansioso Baraem. << Speriamo. >> <<

Proporrei di andare a mangiare per ingannare l‟attesa. >> e sorrise in modo

ambiguo ad Angela. << Vuoi smetterla di stuzzicarla! >> lo rimbeccò

Kate. Anthony sorrise e si smaterializzò. << Detesto quando fa così! >>

bofonchiò.

Si sedettero a tavola e ordinarono strigoli alla boscaiola e stufato di porri.

Angela non riusciva proprio ad abituarsi a queste vita e si lamentava

continuamente per il servizio, le condizioni igieniche del luogo e

soprattutto per il menù. Kate si divertiva un mondo a vederla impacciata e

a disagio, era una novità, solitamente era sempre padrona delle situazioni.

Voleva fare tesoro di questi momenti per riproporglieli al momento

opportuno quando sarebbero tornate alla loro vecchia vita. Sempre se fosse

stato possibile. Questo pensiero la rattristò inevitabilmente, non sapere

cosa l‟aspettava la spaventava, non poteva negarlo.

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<< Buon appetito! Spero di non aver interrotto niente d‟importante. >> era

appena comparsa Clara.<< che bello vederla! E‟ arrivata prima delle altre.

Si sieda, mangi con noi. >> La salutò affettuosamente Kate. << Vi

ringrazio, ma ho già pranzato. Dunque è questo bel giovanotto il principe

che vuole tornare ranocchio? >> Angela non riuscì a trattenere un risolino.

<< Scusate, mi dispiace, ma fin da quando ero bambina, ho sempre sentito

raccontare la storia opposta e mi fa strano questa situazione. >> cercò di

giustificarsi con tutte le facce che si erano voltate a guardarla con

disapprovazione. << Meglio andare in un luogo più appartato. >>

sentenziò la strega. Così si alzarono e si ritrovarono nella loro stanza. Solo

Mirrow rimase seduto a finire di mangiare e non solo la sua porzione, ma

anche tutte le altre rimaste sul tavolo.

Clara girò diverse volte intorno a Baraem borbottando formule e

imprecando di tanto in tanto. << E‟ più potente di quello che immaginavo.

>> dichiarò infine. << Non si può fare niente? Rimarrò così per sempre?

>> urlò terrorizzato mentre balzava in piedi troppo velocemente e si

accasciava al suolo con un sonoro rumore. << Stai calmo mio giovane

amico, non ho detto che non si può fare nulla, solo che è più complicato.

Devo portarti con me alla sede centrale e insieme alle mie amiche

troveremo il modo di curarti. Ti prometto che tornerai come prima. >>

Lo prese sotto braccio, salutò tutti i presenti nella stanza e si smaterializzò

portando con sé Baraem. << Sei sicura che possiamo fidarci di lei? >>

chiese all‟improvviso Angela. << Posso solo dirti che mia nonna si fidava

e questo per me è sufficiente. Perché mi chiedi questo? >> << Non lo so, è

solo una sensazione, ma ho come avuto l‟impressione che avesse fretta di

allontanarlo da noi. Probabilmente mi sono sbagliata, non ci pensare.

Torneremo a trovarlo quando tutto questo sarà finito. >> promise a Kate

per non farla preoccupare ulteriormente e magari senza un reale motivo.

<< Raggiungimi qui fuori appena puoi. >> Anthony le stava parlando nella

mente, chissà cosa doveva dirle di così urgente e privato. << Mirrow ti

raggiungerà subito, se nel frattempo vuoi approfittarne per riposare un

poco è il momento buono. >> << Ottima idea, penso che seguirò il tuo

consiglio, meglio approfittarne quando si può! >> Kate raggiunse Anthony

fuori, mentre una strana sensazione non l‟abbandonava, le parole di

Angela le avevano fatto tornare in mente l‟ultima frase che le aveva detto

Adele “Vorrei tanto poter credere che sia lui il responsabile ma Alex non

avrebbe mai potuto rompere la mia barriera e aprire un varco con il mondo

magico, deve essere stato aiutato dall‟interno.” Che si stesse riferendo a

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qualche talpa all‟interno del circolo? << Posso sentire le rotelle in funzione

del tuo cervello fin qui. Non sovraccaricarlo o esploderà. >> la prese in

giro una voce alle sue spalle.

<< E‟ sempre un piacere vederti. >> rispose tagliente. << Dai stavo

scherzando, come siamo suscettibili oggi. C‟è qualcosa che ti preoccupa?

>> Le chiese dolcemente. << E‟ solo una sensazione, niente d‟importante,

non preoccuparti. Di cosa volevi parlarmi? >> Anthony la guardò

perplesso, sapeva che gli stava mentendo e voleva capire perché. <<

Facciamo un giro, è una bella serata. >> Kate lanciò un‟occhiata verso la

finestra chiusa, dove dormiva Angela, come per assicurarsi che fosse tutto

tranquillo. << Starà benissimo, non preoccuparti. Ho lasciato Mirrow a

farle la guardia, di lui possiamo fidarci, è troppo terrorizzato da me anche

solo per pensare di tradirci. >> cercò di tranquillizzarla. Non incontrarono

molte persone per la strada e quelle poche indossavano abiti molto

semplici. << Perché quelle strane corone con i fiori secchi? >> chiese Kate

indicando alcune porte sulle quali erano appese. Era inevitabile notarli. <<

Non sono fiori ma corone di aglio. >> le spiegò ridendo sotto i baffi. <<

Pensano di tenere quelli come me lontani dalle loro case. >> rise di gusto.

<< Sono appena rientrato da un giro di perlustrazione. State attirando

troppo l‟attenzione, non vengono spesso forestieri, è meglio se state più

attenti. >> le suggerì serio. << In effetti, avevano tutti dei vestiti molto

semplici e ci guardavano in modo strano, adesso che mi ci fai pensare. >>

<< Sono soprattutto contadini, di giorno lavorano la terra e accudiscono il

bestiame e la sera si ritirano presto nelle loro case. >> spiegò serio.

<< Dovete spostarvi, non è prudente rimanere troppo tempo nello stesso

posto. Soprattutto dovete lasciare la locanda, stanno iniziando a fare troppe

domande. Ho trovato una piccola abitazione abbandonata poco lontana da

qui, appena sarà buio, vi aiuterò a spostarvi. >> L‟aveva colta di sorpresa,

non sapeva cosa dire così si limitò ad annuire fidandosi della sua parola.

La riaccompagnò nella sua stanza e l‟aiutò a radunare i loro effetti,

dopodiché svegliarono Angela e Mirrow e in silenzio abbandonarono la

stanza. << Ma non è carino, non abbiamo salutato >> Anthony con un

brusco cenno della mano le fece capire che doveva tacere. << Cerchiamo

di rimanere uniti e di passare inosservati, abbiamo sulle nostre tracce molti

gruppi di mercenari, sono degli umani, ma non posso sterminarli tutti

senza dare nell‟occhio. Recepito il messaggio? >> Angela guardò Kate che

ricambiò il suo sguardo con un‟espressione completamente estranea a

quello che stava dicendo. << Caspita, sei un vero segugio, noi non ci

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siamo accorte di nulla, mentre tu sai esattamente in quante persone, ci

stanno seguendo! >> Angela era carica di ammirazione, mentre Kate si

sentiva fuori posto, nonostante avesse dei poteri magici, era

completamente inutile, non poteva far perdere le loro tracce, né difenderli

da eventuali attacchi. Sospirò afflitta.

<< Avevi detto che era vicino! >> lo accusò Kate. << Non avevo

considerato la vostra andatura da pensionato. >> Rispose scocciato. Le

stradine erano tutte ciottolose e in salita, si passava accanto a piccole

casine col tetto appuntito. Meglio fare silenzio o potrebbero sentirci.

Giunsero in prossimità del villaggio dopo circa due ore di cammino

ininterrotto, durante le quali Anthony era rimasta una figura silenziosa e

costante accanto a loro. Se ne stava avvolto nel suo pesante mantello nero

col viso seminascosto sotto il cappello a tesa larga. Si erano fermati solo il

tempo necessario per le soste fisiologiche e per riposare qualche minuto,

durante i quali Anthony aveva vegliato rigorosamente su di loro, non le

aveva mollate un secondo. Probabilmente i vampiri non hanno bisogno di

riposare. Si rispondeva Angela ogni volta che si soffermava ad analizzare

il fatto che fosse l‟unico a non concedersi riposo.

Appena giunsero al villaggio, tirarono un respiro di sollievo. << Siamo

ancora ad Alchadia? >> Chiese Kate ad Anthony. << Non esattamente,

Alchadia è solo il castello e il piccolo feudo entro le sue mura, qui siamo

nel borgo, si chiama Rohmua. >> Solo dopo essersi assicurato che nessuno

li avesse seguiti o si fosse accorto di loro e aver sigillato bene la porta e le

finestre gli permise di accendere una piccola candela e di parlare a voce

bassa. Kate si guardò intorno, vi erano polvere e ragnatele ovunque, nel

lavello vi erano piatti sporchi, ormai incrostati e quel poco di cibo che vi

era rimasto stava andando in putrefazione. Sembrava che fosse stata

abbandonata con fretta. Non è molto ma almeno avremo un tetto sulla testa

e un letto su cui distenderci. << Si può sapere cosa cavolo sta succedendo!

>> brontolò Angela. << La padrona stava iniziando a fare troppe domande

in giro, era pericoloso rimanere, dovete passare inosservate. Domattina

indosserete questi e niente ma. >> tuonò minaccioso fissandola negli occhi

mentre le porgeva degli abiti. Angela era troppo stanca per discutere,

ignorò gli abiti, si girò su un fianco e augurò la buona notte. Avrebbe

pensato l‟indomani a patteggiare, dopo una bella dormita. Kate la seguì di

buon grado, era davvero molto stanca. Mirrow si accoccolò sulla sedia,

lasciò che le due ragazze si sistemassero sull‟unico letto, mentre Anthony

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prese posto fuori, accanto alla porta d‟ingresso e vi si rannicchiò. Era una

notte serena, l‟aria era fresca e profumava di pulito. Non gli dispiaceva

dormire all‟aperto, lo faceva spesso da ragazzo per liberare la mente dai

pensieri assillanti.

Angela gli porse una coperta. << Non so se senti freddo, però nel caso

dovesse servirti >> gli disse cercando di mantenere un tono freddo e

distaccato. << Ti ringrazio, ma penso sarebbe meglio se la usassi tu. >> le

rispose gentile, sfoderando il suo sorriso ammaliatore. << Tanto non

riuscirei a dormire in ogni caso, è come stare per terra, il materasso è

inesistente da queste parti, mi chiedo come facciano. >> brontolò a bassa

voce indicando Kate e Mirrow che dormivano come angioletti. << Puoi

sederti accanto a me se vuoi. Non ho un bel carattere e non sono la persona

migliore del mondo, ma so essere un ottimo ascoltatore se lo desideri. >>

<< E di cosa vorresti che ti parlassi? >> lo aggredì subito andando sulla

difensiva. << Parlami di te, di quello che ti piace fare. Oppure se sei in

vena di confidenze, parlami del tuo passato, li ho notati sai, ho un ottimo

spirito di osservazione >> Angela s‟irrigidì di colpo, strinse le braccia

intorno al petto e rimase a fissarlo impassibile. << Non importa, vieni qua,

fammi compagnia, anch‟io non riesco a dormire. >> << Tu non dormi, sei

morto. >> lo accusò prontamente. Stava lentamente facendo da parte il

muro che aveva eretto pochi secondi prima, era più forte di lei,

punzecchiarlo la divertiva. Senza farselo ripete si sedette accanto a lui e si

lasciò avvolgere dalle sue imponenti braccia. Era una sensazione

piacevole, nonostante il suo corpo non emanasse calore era bello stare

accanto a lui. << Perché ti comporti così? >> sussurrò vicino al suo

orecchio. << Così come? >> assunse un‟aria sorpresa. << Non fare finta di

non capire, sai benissimo a cosa mi riferisco. Altrimenti puoi sempre usare

i tuoi super poteri per scoprirlo. >> Ribatté visibilmente infastidita dal suo

atteggiamento. << Che cosa vuoi sentirti dire? Vuoi sentirmi ammettere a

voce alta che sono attratto da te? Che sono contento di aver ritrovato una

specie di famiglia? O preferisci sentirmi ammettere che sono terrorizzato

dalla possibilità perdervi? Sono sempre stato un solitario, nessuno si

preoccupava di me ed io di loro. Dovevo guardare solo le mie di spalle ed

era molto più facile. Nessun affetto uguale nessun punto debole. >>

Angela non l‟aveva mai visto con quell‟espressione struggente sul volto,

sembrava così umano, anche se sicuramente non era il termine più

appropriato. Lo sentiva vicino, per la prima volta non era più ostile nei

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suoi confronti, aveva addirittura ammesso di tenere a lei. Si avvicinò e

cercò di abbracciarlo, ma sentì il suo corpo irrigidirsi, impedendole

completamente di muoversi. << Non farlo, starti vicino e non attentare alla

tua vita è già abbastanza difficile, per favore, non complicare le cose

ancora di più. >> << Certo. Scusami. Per un attimo l‟avevo dimenticato.

Però c‟è una cosa che non capisco >> << So a cosa ti stai riferendo, ma si

sta facendo tardi e non ho voglia di parlare di quella notte, chiudi gli occhi

e cerca di riposare. >> Decise di ascoltarlo, stava davvero bene tra le sue

braccia e non voleva rovinare tutto. Appoggiò la testa sulla sua spalla e

prima che se ne rendesse conto, si addormentò profondamente. Poco dopo

la sollevò dolcemente e la stese sul letto accanto a Kate.

Rimase a guardarle dormire per tutta la notte, vegliando sul loro sonno.

Anthony li svegliò quasi all‟alba. << E‟ un villaggio di contadini, si

svegliano molto presto, dobbiamo uscire e mescolarci con loro. Bisogna

raggiungere il portale, cercare un modo per passarvi attraverso, ma prima

Kate ed io dobbiamo recarci in un posto. >> Mirrow si offrì volontario per

accompagnare Angela a visitare il paese e controllare se vi fosse una falla

che permettesse di oltrepassarlo senza destare sospetti. Angela dal canto

suo non era molto convinta, ma non voleva certo rimanere sola in quella

specie di capanna. Pensò che un po‟ di shopping le avrebbe sicuramente

risollevato il morale. Presto questa faccenda rimarrà solo un ricordo.

Cercò di farsi coraggio. Anthony non la pensava come loro, era evidente,

se possibile era diventato ancora più assillante e apprensivo. <<

Cambiatevi i vestiti, mettete questi. >> Ordinò mentre lanciava loro degli

indumenti. Colte di sorpresa alzarono gli occhi e lo guardarono in cerca di

una spiegazione. Indossava una lunga e ampia camicia beige con le

maniche a palloncino e un paio di pantaloni di velluto marroni. Nonostante

la moda retrò dovevano riconoscere che era bellissimo, aveva un

portamento aggraziato, seducente. << In questo modo sarete simili agli

abitanti e darete meno nell‟occhio, non si vedono spesso forestieri da

queste parti, specialmente in questo periodo dell‟anno. >> Angela e Kate

indossavano una gonna scura a fiori blu che arrivava fino alle caviglie, una

camicetta bianca e un corpetto nero. << Sembro la mia bisnonna, non

posso uscire conciata così! >> protestò Angela ma Anthony fu

irremovibile.

Seppure fosse vicino alle città e al mondo civilizzato, sembrava di fare un

salto indietro nel tempo di almeno una cinquantina d‟anni. Era un villaggio

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di contadini, le case erano molto semplici, costruite per la maggioranza

con mattoni di fango essiccato al sole e tetti di paglia gialla, ovunque si

respirava un clima di povertà e sofferenza.

<< Muoviamoci! >> ringhiò spazientito dalle loro continue soste per

guardarsi attorno. Mirrow stava in fondo, a una distanza di sicurezza da

Anthony e guardava loro le spalle.

Lo seguirono perfettamente in silenzio mentre albeggiava, lungo le strette

strade. Le persone che incontravano erano tutte vestite di scuro e avevano i

capelli come stoppa, gli abiti sporchi e il viso segnato dal lavoro e dalla

fatica. Quello che le colpì di più però fu che non c‟erano bambini di

nessuna età, sembrava un paese di vecchi. Forse queste condizioni così

difficili non sono l’ideale, però è davvero molto strano che non ce ne sia

nemmeno uno. Mentre era assorta nei suoi pensieri, vide Anthony porgerle

qualcosa, guardò meglio e vide che era fango, voleva che si sporcassero i

vestiti e i capelli in modo da confondersi meglio con gli abitanti. << Non

esiste, io non mi metto quella roba addosso >> brontolò convinta Angela,

ma prima che potesse aggiungere altro, una pioggia di fango puzzolente e

appiccicoso la investì in pieno. << Brutto pezzo >> << Angela per favore,

non attirare l‟attenzione, ti vendicherai più tardi, lascialo stare ti prego >>

La implorò Kate mentre cercava di fermare la sua reazione sul nascere.

Anthony rideva divertito, avrebbe pagato qualsiasi cifra per avere una

telecamera e immortalare così la sua faccia sporca e inviperita.

Fortunatamente erano giunti al momento della separazione, lei e Anthony

si sarebbero diretti verso una grotta, mentre loro avrebbero proseguito per

il centro del paese. << Ricordati che se dovesse succederle qualsiasi cosa

sarai tu a risponderne personalmente! >> lo minacciò con voce cupa.

Mirrow rabbrividì e fece solenne giuramento che l‟avrebbe protetta e

sorvegliata a costo della vita. Kate diede un pugno sulla spalla ad Anthony

rimproverandolo per come terrorizzava il loro piccolo amico. Come

risposta si limitò a sorriderle beffardo.

<< Perché hai voluto fare questa deviazione? >> chiese curiosa mentre si

lasciavano il piccolo paesino alle spalle. << Devo mostrarti un posto, è

importante che tu ne sia al corrente. Sai, nel caso dovesse succedermi

qualcosa. >> << E gli altri? >> << E‟ meglio se rimangono al villaggio,

sono più al sicuro in mezzo alla gente. >> le rispose bruscamente. Si

diressero verso una piccola grotta, ma prima ancora di riuscire a

oltrepassarne la soglia, tutto il paese li aveva accerchiati. Gli uomini erano

armati di forcale e torce e gridavano inferociti. << Assassino! >> << Sei

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venuto a controllare se il tuo lavoro è andato a buon fine? Volevi

assicurarti di non averne dimenticato qualcuno? >> << Non abbiamo più

niente per te, perché non assaggi queste! >> Kate era molto spaventata,

non riusciva a capire il perché di questa reazione. << Di cosa stanno

parlando? >> chiese sottovoce. << Lascia perdere, non c‟è tempo, mi

spiegherai più tardi, dobbiamo smaterializzarci e allontanarci da qui

subito! >> aggiunse in fretta. << No, non possiamo usare i poteri, sarebbe

come consegnarci, siamo troppo vicini al confine col regno magico.

Allontanati, ti lasceranno andare, vedrai, è solo me che cercano. >> <<

Senza di te non vado da nessuna parte! >> rispose caparbia. In

quell‟istante un forcale lo trafisse in piena pancia e una falce per poco non

colpì Kate al braccio mentre cercava di aiutarlo. Anthony estrasse

l‟attrezzo senza problemi e lo gettò a terra con non curanza. << Vattene o

penseranno che sei con me. >> Kate si concentrò e riuscì a creare una

barriera protettiva molto spessa che li isolò dalla folla. << Non so per

quanto potrà reggere, dobbiamo andarcene. Lo implorò mentre cercava di

vedere se fosse ferito. Guardò sotto la veste, ma non vi era neppure

l‟ombra dei buchi del forcale. << Guarisco in fretta, non possono

uccidermi con queste armi, anche se devo ammettere che sono alquanto

fastidiose. La stessa cosa non la possiamo dire di te, la tua caviglia sta

sanguinando e anche il tuo braccio. >> Le rispose seriamente preoccupato

indicando le sue ferite. << Sono solo graffi, non preoccuparti anch‟io

guarisco in fretta. Posso provare a parlargli, vedrai che risolveremo tutto in

modo pacifico. >> Anthony grugnì divertito. << Se bastasse questo …

sono solo dei poveri contadini, fidati di me, lascia stare. >> Prima che

sciogliesse la barriera, la gente aveva cominciato a lanciare oggetti di ogni

forma e tipo. << E‟ una strega, a morte anche lei! >> gridavano in coro. <<

Sì, mettiamola sul rogo, è lì che si merita di stare, insieme all‟assassino di

bambini! >> << Mostro, il mio bambino aveva solo quattro anni quando

me l‟hai strappato dalle braccia, devi pagare per tutto il male che hai fatto,

per la scia di morte e dolore che hai seminato! >> Urlò una donna col viso

coperto da un fazzoletto di pizzo nero. << Perfetto. >> Grugnì Anthony.

<< Stanno dicendo la verità? E‟ vero che hai sterminato tutti i bambini di

questo villaggio? >> Anthony non rispose, si limitò a guardarla serio. Nel

frattempo Angela era comparsa in mezzo alla folla inferocita e lo guardava

disorientata con occhi carichi di rabbia. All‟improvviso Anthony aggredì

Kate mordendola sul collo e facendole perdere i sensi. La barriera

s‟infranse all‟istante e una montagna di sassi e altri oggetti lo colpirono.

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<< Pua, non è una strega, è un‟inutile umana, e ha anche un pessimo

sapore. >> urlò, mentre la lasciava cadere a terra senza tante attenzioni.

Tentò di difendersi ma la folla era molto numerosa, non voleva ferirli per

non farli inferocire ulteriormente, così decise di arrendersi e si consegnò.

Prima si avventarono sul suo corpo trafiggendolo, picchiandolo con rabbia,

poi lo sollevarono e si diressero verso la piazza. Angela assisteva alla

scena impotente, la mente era vuota, non poteva fare nulla e allo stesso

tempo non sapeva se avrebbe voluto farlo. << Kate, tesoro, svegliati,

dimmi che stai bene. >> le sussurrava, mentre le asciugava il sangue. <<

Dobbiamo muoverci, intanto che la loro attenzione è concentrata sul

vampiro, dobbiamo nasconderla, non vorrei si ricordassero della ragazza

morsicata, è meglio se la crederanno morta. >> Consigliò saggiamente

Mirrow mentre cercava di trascinarle verso il loro rifugio. << Tu cosa fai

qui? Pensavo di essere riuscita a seminarti. >> << Ecco, io, io avevo il

compito di sorvegliarla signorina. >> balbettò timidamente. << E‟ ferita,

non possiamo spostarla, ha bisogno di un medico. >> Gridò Angela

preoccupata. << Non abbiamo tempo, dobbiamo allontanarci. >> tagliò

corto mentre se la caricava sulle spalle e barcollando si avviava lungo la

strada. Angela lo seguiva titubante, guardandosi continuamente attorno.

<< Stendila qui, fai piano. >> disse mentre chiudeva a chiave la porta. <<

Perché non risponde? Giuro che se le ha fatto del male lo uccido con le

mie mani! Dobbiamo chiamare un medico. >> urlò. << Non possiamo >>

ribadì secco, mentre le bagnava la fronte con una pezza. << E la smetta di

gridare per l‟amor del cielo! >> Angela si bloccò all‟istante, non aveva

mai sentito Mirrow alzare la voce. << Anthony. >> sibilò. << Si sta

svegliando! >> << Non urlare, sono qui vicina, ti sento. >> sussurrò Kate.

<< Dobbiamo salvarlo. >> << Non scherzare, ti ha quasi uccisa, è un

assassino. Hai sentito quello che stavano dicendo gli abitanti. >> Non

credeva alle sue orecchie, nonostante tutto voleva correre a salvarlo. <<

Non so cosa sia successo e sappiamo che ha un caratteraccio, ma si è

consegnato per salvarmi, volevano bruciarmi sul rogo. >> Angela la

guardò rabbrividendo. << Come si può anche solo pensare di bruciare viva

una persona, è una cosa mostruosa. >> << Ragazze non vorrei disturbarvi,

ma dalla piazza si è alzato un grande fumo nero. Temo abbiano cominciato

la festa. >> Kate si stava per precipitare giù dal letto ma Mirrow la fermò

con la mano impedendole di cadere. La testa le girava vorticosamente. <<

Non possiamo precipitarci così, ci serve un piano. >> Era incredibilmente

lucido e risoluto. Indossarono un foulard in testa e si unirono alla folla. Lo

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spettacolo che si presentò ai loro occhi appena riuscirono a farsi spazio tra

la gente li lasciò senza fiato. Anthony era legato a un palo sopra a una

catasta di legna alla quale avevano appena dato fuoco. Le fiamme si

propagavano con una velocità incredibile, in pochi istanti erano quasi alte

come lui. La folla era in delirio, festeggiavano, cantavano e ballavano

allegri. Kate era impietrita. I suoi vestiti presero fuoco. Angela iniziò a

urlare disperata, ma il rumore di fondo era molto forte e fortunatamente

copriva le sue grida. Le guance erano rigate, stava piangendo, Kate

l‟abbracciò forte mentre singhiozzava. << Ti prego, devi fare qualcosa,

dobbiamo tirarlo fuori da quell‟inferno. >> Anthony prima urlò e si

dimenò, poi dopo qualche minuto sorrise e poco a poco scomparve. <<

Poteva scappare in qualsiasi momento, perché non ha reagito? >> Angela e

Kate non riuscivano a darsi pace. La folla lentamente si stava dissipando,

sui loro volti potevano leggere un‟espressione soddisfatta, compiaciuta,

finalmente avevano avuto la loro vendetta tanto attesa. Angela stava per

scagliarsi contro un gruppo di persone sorridenti che stavano ripercorrendo

e mimando soddisfatta gli ultimi istanti di vita del sadico vampiro. Mirrow

l‟aveva fermata per un soffio. << Vuole finire nello stesso modo? Quanto

crede che impiegherebbero a considerarla una minaccia e a metterla sul

rogo? >> Aveva ragione, dovevano mantenere la calma, ma lo spettacolo

raccapricciante al quale erano state costrette ad assistere le aveva provate,

avevano i nervi a fior di pelle. << PP promettete di rimanere qui, lontane

dai pericoli, mentre cerco di scoprire qualcosa di più? >> chiese

balbettante appena furono rientrate nella piccola casa. << Vuoi la parola di

scout? >> l‟aggredì Kate. Angela annuì col capo. << Tu non sei mai stata

negli scout. >> la rimbeccò. << Era una battuta sarcastica, non ho nessuna

intenzione di restarmene qui. >> << So come ti senti, ma cosa avresti

potuto fare? Saresti stata davvero in grado di fermare tutta quella gente

bramosa di sangue e vendetta? >> Le chiese seria. << Non lo so, se avessi

avuto e usato i miei poteri avrei potuto ucciderli tutti, sarebbe bastato un

piccolo errore, una vibrazione eccessiva. Ma lui poteva uscirne, non

doveva dimostrare niente a nessuno. >> Non riusciva a capacitarsene. << E

se quello che dicono fosse vero? Se davvero avesse sterminato tutte quelle

creature innocenti? Forse il senso di colpa lo stava schiacciando. >> Kate

ci pensò un secondo. << No, lo escludo nel modo più assoluto, non si

sarebbe mai suicidato. Non era nel suo stile e soprattutto non glielo vedo

con i sensi di colpa. >>

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“ Prima di separarci c‟è ancora una cosa che devo mostrarti in quanto sono

l‟unico a conoscerla e se mi dovesse succedere qualcosa, è necessario che

almeno tu ne sia a conoscenza. “ Il tono della sua voce era molto serio,

sicuramente si trattava di una cosa importante. Ripensò alle sue parole e

s‟immobilizzò, non aveva mai considerato che potesse succedergli

qualcosa, lui era forte, immortale, una creatura della notte temuta da tutti.

No, non poteva essere morto. << Non possiamo rimane qui, dobbiamo

muoverci, stanno cercando Kate, vogliono tagliarle la testa e trafiggerle il

cuore prima che si trasformi. Passeranno di casa in casa finché non

l‟avranno trovata. >> Mirrow era entrato come una furia. << Dobbiamo

andare a cercare il portale, non scapperemo, Anthony è morto per noi, per

farci giungere più vicino possibile al confine, non lascerò che il suo gesto

sia stato vano. >> Angela rimase neutrale, non sapeva così fosse meglio

fare, era ancora troppo scossa. << Ci faremo ammazzare tutti se rimarremo

qui. Per favore, ci pensi un momento, è meglio nascondersi. >> Kate fu

irremovibile. << Se ti azzardi ad avvicinarti e cercare di trascinarmi ti

trasformo in un rospo. >> lo minacciò preventivamente con sguardo serio.

<< A proposito di trasformazioni. Non riusciresti a fare un incantesimo?

>> Chiese all‟improvviso la sua amica. << Potrei provarci, ma non sono

sicura funzionerà, però potrebbe valerne la pena. Infondo stanno cercando

il mio corpo, non deve muoversi o parlare. >> Corse a prendere la borsa e

si mise a cercare il manuale d‟incantesimi di trasfigurazione.

Un‟ora dopo la sostituta era pronta. << I capelli sono ancora troppo scuri.

Poi i tuoi sono più corti. >> Osservò prontamente Angela. << E‟ il

massimo che sono riuscita a fare, non essere pignola, sono sicura che

nessuno noterà la differenza. Dove sono i miei vestiti? >> << Kate ha

ragione, una volta vestita vedrai che non noteranno la differenza,

l‟importante è che sia in grado di sanguinare. >> << PPProviamo subito,

ddobbiamo fare i fori dei canini. >> balbettò Mirrow mentre cercava

qualcosa di appuntito che potesse fare al caso loro. In cassetto trovò un

forchettone da carne in parte arrugginito, sperò andasse bene.

Il sangue scendeva lentamente lungo il collo, il colore era quasi reale, ma

molto viscoso. << Direi che è perfetto, il sangue di un morto sarà pure

diverso dal nostro? Secondo me diventa più denso. >> Kate era piuttosto

soddisfatta, finalmente si era resa utile. << Speriamo bene, anche se non

penso ci saranno problemi, queste persone abitano vicino al confine, sono

abituate a situazioni bizzarre, per questo motivo anziché preoccuparsi di

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evolversi, sono rimasti come bloccati. Per loro la priorità è sopravvivere.

>> Ribadì Mirrow. << Non ci avevo pensato, effettivamente a chi importa

di avere un i-pod se poi scappa un drago e rade al suolo un intero villaggio,

o un licantropo ti stermina la famiglia. >> << Molto profonda, grazie

Angela, abbiamo capito il senso. Usciamo da qui, presto. >> esordì Kate.

<< Magari oltre il confine ci fossero solo draghi, vampiri e licantropi.. ci

sono creature terrificanti, non può neppure immaginarle nella fantasia più

estrema. Esistono creature in grado di congelarti il sangue nelle vene solo

con lo sguardo e non in senso metaforico. Il Carnefice è capace di

strapparti la pelle lasciandoti ancora viva, agonizzante, e rimane a

guardarti mentre il sangue fuoriesce da ogni poro del tuo corpo, con un

dolore che ti lascio immaginare. >> << Ok, Mirrow, per favore basta così,

ho già la nausea. Ora sono trepidante di passare il confine, grazie! >> Kate

era alquanto seccata. << Certo che i nostri serial killer sono innocui

agnellini a confronto. >> Angela era terrorizzata, non poteva nemmeno

immaginare una scena tanto cruda senza rabbrividire. Presero una piccola

borsa nella quale misero i loro abiti e oggetti del mondo civilizzato.

Sistemarono la sosia seduta sulla sedia e si allontanarono circospetti dalla

casa, stando attenti a non farsi vedere. Kate si era tagliata e cambiata il

colore dei capelli, erano nero corvino, in questo modo era sicuramente

meno riconoscibile. Rimasero appostati nei pressi della casa per essere

certi che trovassero il corpo. Non dovettero attendere molto, una piccola

folla di uomini, armati di forcale, con il collo contornato di corone d‟aglio

e grosse croci di legno aveva appena circondato la casa e stava buttando

giù la porta. Presero il corpo e lo portarono nella pizza, dove le donne

avevano già preparato la legna per il rogo. Prima le trafissero il cuore con

paletto di legno appuntito, poi le tagliarono la testa, infine, dopo averla

cosparsa di acqua benedetta la misero sulla legna e accesero il fuoco.

Mentre divampa, tutti gli abitanti lanciavano pugni di sale grosso per

purificare il suo spirito. << Per fortuna non si sono accorti della differenza.

Ci pensi che a quest‟ora potevi esserci tu la sopra? >> Angela tremava. <<

Già, ma per fortuna Mirrow l‟aveva previsto e ci ha dato il tempo per

prepararci. Grazie. Ti siamo debitrici. >> Le gote di Mirrow divamparono.

Infondo era sempre un timidone. << Torniamo alla grotta, devo scoprire

cosa voleva mostrarmi di così importante. >> Mirrow provò a farla

ragionare e a desistere, ma Kate fu irremovibile.

Raggiunsero in fretta l‟entrata, ma non riuscirono a oltrepassarla. << C‟è

una barriera molto potente, non sono in grado di neutralizzarla. Forse

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Erriet o Clara potrebbero aiutarci. >> << O forse potrei aiutarvi io. >>

Rimase immobile, non si aspettava certo di sentire la sua voce. Si voltò

lentamente. Era in piedi e la guardava sorridente. Indossava quegli strani

abiti contadini, portava una bandana legata al collo e un ridicolo cappello

di paglia sul capo, ed era estremamente sexy. << Daniel! >> gli corse

incontro e si buttò tra le sue braccia. << Per fortuna sei qui. Anthony >>

non riusciva neppure a dire a voce alta cosa era successo. << Non

preoccuparti piccola, sono qui, adesso potete stare tranquille, ci sono io

con voi. >> << Sa già tutto. >> sbottò inaspettatamente Mirrow, il quale

era l‟unico non contento del nuovo arrivato. << Era in mezzo alla folla

mentre lo bruciavano e non solo, non ha cercato di aiutarlo, ma gridava

assassino al rogo insieme a loro. >> Rispose aspro. << E‟ la verità? Tu eri

con quelle persone? Con quegli esaltati? >> Kate lo guardava con

disgusto, si era sciolta dall‟abbraccio e attendeva una risposta convincente.

<< Non è esatto e comunque non è un segreto che tra noi non correva buon

sangue, se mi passi la battuta. Ero in incognito, non sarei passato certo

inosservato se gridavo di non uccidere quel povero vampiro dai sani

principi morali! >> << Chissà come hai goduto nel vederlo bruciare. Nel

vedere che loro erano riusciti con successo in quello che da sempre era il

tuo intento. >> Angela era furibonda. << Per favore cerchiamo di calmarci.

Non serve a nessuno quest‟atteggiamento. >> << Certo, lo dici perché la

sopra non c‟era il tuo bello! >> << Questo non dovevi dirlo! Sai benissimo

che tengo a entrambi e sai lui cosa rappresentava per me! >> Kate era

ferita profondamente da quelle parole, non si aspettava che proprio Angela

l‟accusasse in quel modo. << Meglio entrare, non è sicuro qui fuori.

Continueremo a discuterne dentro se siete d‟accordo. >> Daniel prese Kate

per mano e recitarono insieme un‟antica formula in una lingua

incomprensibile, come una cantilena. Angela non riusciva a distinguere

neppure una parola. L‟aria si elettrizzò, una scarica percorse l‟ingresso

della grotta e una fitta nebbia grigia nascose l‟entrate. << Fate presto,

siamo solo riusciti ad aprire un varco, ma non abbiamo molto tempo. >>

Daniel rimase indietro chiudendo la fila. Era freddo, l‟ambiente era

angusto, molto stretto, le pareti coperte da grosse lastre di ghiaccio e dal

soffitto, pendevano appuntiti stiletti di ghiaccio. La luce era fioca, la

nebbia continuava a diffondersi su tutto il piano e loro vi camminavano in

mezzo, l‟atmosfera era davvero spettrale. << Con tutta quest‟umidità i

capelli diventeranno come un cespuglio. >> brontolò Angela. Ma nessuno

le rispose, avevano fatto l‟abitudine a queste sue piazzate, solo Anthony si

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divertiva a stuzzicarla, ma ormai non c‟era più. Una fitta le strinse lo

stomaco, non riusciva a crederci, anche l‟ultimo membro della sua

famiglia se n‟era andato, lasciandola completamente sola. << Cerchiamo

di rimanere vicini, e di stare all‟erta, non sappiamo cosa ci sia qui dentro.

>> Daniel teneva Kate per mano, e Mirrow provò a fare lo stesso con

Angela, ma il risultato fu ben diverso, si trovò con cinque dita stampate

sulla sua guancia. Non tentò altri approcci, se ne rimase al suo posto.

Mentre procedevano, la temperatura aumentava lentamente, e un sottile

stato di acqua aveva occupato il posto della fitta nebbia e del ghiaccio

permettendogli di vedere dove mettevano i piedi, ma dovevano stare

attenti a non scivolare. Finalmente riuscirono a intravedere il fondo della

grotta, una luce li attendeva poco lontana. Sembrava fioca, ma appena

varcarono la soglia, gli occhi furono colpiti da una luce accecante, per

alcuni istanti non riuscirono a vedere nulla. << Dammi un pizzicotto, non

può essere reale. Sicuri che la nebbia non fosse tossica? >> chiese Kate

esterrefatta. << Non siete autorizzati a entrare. >> Un omino dai capelli

rossi, molto minuto, poco più alto di Mirrow si era messo davanti a loro

impedendogli di proseguire. << Senti piccoletto, abbiamo fretta, non

vogliamo farti del male, fatti da parte. >> Lo minacciò Daniel. Il piccoletto

si spostò un poco, il necessario per lasciar passare un grosso minotauro. <<

Forse non avete sentito bene, da qui non passa nessuno senza

autorizzazione. >> Ringhiò con voce roca il grosso animale. Minos era

almeno due metri e mezzo, enorme, con le zanne appuntite e l‟aria

piuttosto arrabbiata. Daniel estrasse il bastone da sotto la veste, pronto a

combattere. La grossa bestia grugnì divertita. Gli voltò le spalle e fece per

andarsene. Daniel corse nella sua direzione e cercò di colpirlo, ma non

appena ebbe oltrepassato col piede il confine, fu sbalzato indietro con

violenza. << Ben ti sta! >> esordì Angela tra i denti sorridendo soddisfatta.

Kate provò allora con le maniere gentili. << Mi scusi, sarei dovuta venire

questa mattina con una persona, doveva mostrarmi qualcosa. Sono qui per

questo. >> << E come mai alla fine non siete venuta accompagnata miss?

>> l‟ometto la guardava con sospetto. << E‟ morto. >> La sua espressione

mutò, non era un‟eventualità che aveva considerato. << Posso sapere chi

voleva portarla qui? >> Kate indugiò un momento, non sapeva se doveva

fidarsi. << Si chiamava Anthony. >> << Siete amica del Sanguinario.

Questo cambia tutto. Prego, entrate e vogliate scusarmi per prima, ma sa

abbiamo un regolamento molto rigido. >> Era bastato fare il suo nome per

ottenere un pass speciale. Lo seguirono titubati, chiedendosi cosa li

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aspettava. << Vi farò da guida, sarete miei ospiti. Se c‟è qualcosa che

dovesse servirvi, vi prego, non indugiate a chiedere. >> Aggiunse l‟omino.

Si ritrovarono immersi in una vegetazione rigogliosa, verde, ovunque vi

erano fiori e giochi e bambini. Erano entrati in un parco giochi gigante,

ovunque guardassero era pieno di bambini che giocavano allegri e

spensierati. In un angolo, vicino a una casina di legno videro un uomo che

somigliava in modo incredibile ad Anthony. Angela si bloccò, non sapeva

cosa fare, istintivamente si sarebbe lanciata ad abbracciare quello

sconosciuto con la speranza che fosse lui, ma il suo lato razionale cercò di

farla ragionare. Rimasero immobili mentre l‟uomo si avvicinava. Non

dovette attendere molto per capire chi fosse costui. << Scusate per prima

sono stato trattenuto dalla folla e per non mettervi in pericolo ho dovuto

precedervi qui e lasciarvi credere che fossi realmente morto. A proposito,

congratulazioni per essere riusciti a eludere la sorveglianza! >> La sua

espressione era compiaciuta e serena.

Angela gli corse incontro e lo colpì con un sonoro schiaffone. Tutti

rimasero stupefatti. Anthony rimase immobile e lasciò che si sfogasse.

Prima lo colpì con ripetuti pugni sul petto, poi a un tratto lo abbracciò

forte. Anthony la sollevò dolcemente lasciando che continuasse a colpirlo

e si mise in disparte.

<< So che non dovrei dirtelo, ma quando ti ho visto ardere in quella

piazza, mi sono sentita morire. Non potevo fare nulla per salvarti, è stato il

momento più brutto della mia vita. Credevo di averti perduto per sempre.

>> Parlava velocissima, non prendeva quasi aria tra una parola e l‟altra.

<< Sh. Non dire altro, sentivo le tue parole, ma non potevo fare nulla,

dovevano credermi morto o avrebbero continuato a darmi la caccia

all‟infinito e vi avrei esposto a troppi pericoli. >> rispose dispiaciuto.

<< Ti ho visto bruciare, ho sentito le tue grida, è stato terribile! >> << Non

possono uccidermi, ricordi, sono nato così e uccidermi è praticamente

impossibile. Ora fammi un sorriso, è tutto a posto! >> Angela non

accennava a staccarsi dal suo collo, lo teneva stretto in un abbraccio a

tenaglia, aveva il terrore che se lo avesse lasciato andare sarebbe

scomparso di nuovo. << Piccola, ora puoi stare tranquilla, sono qui, te l‟ho

detto, non è così facile liberarsi di me. >> L‟allontanò dolcemente e si

mise a sedere su un grosso masso vicino al laghetto. La prese sulle

ginocchia e la guardò con un atteggiamento molto serio. << Non so cosa

stai per dirmi, ma la tua espressione non mi piace. Ti avverto che non

accetterò brutte notizie. >> Angela era di nuovo sulla difensiva. << So che

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ti sent >> Non lo fece continuare, si alzò di scatto; iniziò a gesticolare e

inveire. << Non azzardarti a fare lo psicologo con me, so benissimo come

mi sento, ed è tutta colpa tua. >> fece una pausa mentre camminava avanti

e indietro nervosa e armeggiava con i capelli, cercando di dar loro un

aspetto presentabile. << Tu hai saputo abbattere il muro che mi ero

costruita. Tu mi hai fatto scoprire cosa significa amare davvero, senza

riserve, incondizionatamente. E adesso vuoi mandare in mille pezzi il mio

cuore. Se pensi che te lo permetterò sei un illuso! >> Anthony si era

avvicinato cingendole dolcemente le spalle. << Sapevi fin dall‟inizio che

questa storia non sarebbe stata possibile. Viviamo in due mondi

completamente diversi, la tua vita accanto a me è continuamente in

pericolo e anche se volessimo ignorare tutto questo come spiegheresti ai

tuoi amici e famigliari il fatto che non invecchio, che non avremo

bambini... cerca di essere razionale, nel profondo sai che ho ragione. >> La

sua voce era molto dolce, calda e tremendamente forviante. Angela era

disorientata, troppe emozioni si stavano susseguendo dentro di lei, non

sapeva più cosa pensare, il suo cuore e la sua testa stavano combattendo

una battaglia senza esclusioni di colpi. I suoi occhi si velarono e calde

lacrime iniziarono a scendere lungo le guance rosee per l‟agitazione. << Io

ti amo. >> farfugliò tra i denti. Si era ripromessa che mai quelle parole

sarebbero uscite dalle sue labbra, ma questa volta era stato così spontaneo,

naturale. >> Per alcuni istanti non seppe cosa dirle. << Non pensavo

avresti mai avuto il coraggio di dirmelo. >> Anthony era spiazzato. <<

Non m‟importa se non avremo bambini, se devo essere sincera, non penso

di essere adatta e non mi piacciono particolarmente. Per la famiglia, non

devi preoccuparti, non ho più nessuno e riguardo al lavoro potremo

spostarci, cambiare città, le persone penseranno a quanto sono fortunata a

stare con bel ragazzo, così giovane, e quando ti sarai stancato di me, mi

lascerai, ma solo allora, ti prego non farlo adesso, so che anche tu provi

qualcosa, dannazione, perché non lo ammetti! >> << Stai di nuovo

inveendo, non si addice a una signora per bene. >> la punzecchiò

scherzoso. Angela come risposta gli sferrò un calcio in uno stinco e si

voltò per andarsene. << Dovevano bruciarti meglio! >> gridò furente. La

prese per il polso e la strinse forte a sé, guidò la sua mano fino a quasi il

centro del suo petto. << Senti, non si muove nulla, io sono già morto, non

puoi far finta che non ci siano problemi. Adesso non vuoi una famiglia, ma

in futuro? Questi sono gli anni migliori della tua vita, non puoi permetterti

di sprecarli. E non puoi sperare che ti trasformi, te lo dico fin da ora, non

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accadrà mai. >> La sua espressione s‟indurì, ecco a cosa mirava, era così

lampante, avrebbe risolto il problema che affligge il genere umano, la

paura di invecchiare e morire, sarebbe rimasta giovane e bellissima per

l’eternità, come aveva fatto a non capirlo prima. Angela non credeva alle

sue orecchie. << Pensi davvero che vorrei essere trasformata in un mostro,

che vorrei succhiare il sangue alla gente per sopravvivere? Rinunciare ad

abbronzarmi al mare? E tutto solo per rimanere bella più a lungo? Sei

proprio un‟idiota! La chirurgia estetica ha fatto passi che nemmeno

immagini, posso ottenere gli stessi risultati e senza effetti collaterali. >>

Così dicendo girò sui tacchi e raggiunse Kate e Mirrow. Anthony in un

batter d‟occhio era di nuovo accanto a lei. << Dobbiamo finire di parlare.

>> Dal tono sembrava più un ordine, quasi una minaccia. Mirrow era

impallidito solo per la sua comparsa accanto a loro, ma Angela non parve

intimorirsi. << Non abbiamo più niente da dirci. >> doveva riconoscere

che a testardaggine non conosceva rivali. Kate decise di intervenire prima

che la cosa degenerasse. << Forse è il caso che vi sbolliate. Non so cosa

sia successo, ma in questo momento abbiamo un problema più grande da

risolvere. Anche se devo ammettere che da come state litigando sembrate

una coppia d‟innamorati, se non vi conoscessi, ci crederei perfino io. >>

Attorno a lei il silenzio più assoluto, nessuno dei due aveva commentato la

sua frase. Il sorriso sul suo viso scomparve all‟istante. << Non voglio

sapere cosa c‟è fra voi, ma non esiste. Lei è umana, non, assolutamente voi

non. E‟ la mia migliore amica, tu non puoi, no, è assurdo >> era confusa e

disorientata, non poteva neppure pensare a una cosa del genere.

<< Vogliamo parlare di te? >> grugnì Anthony. << Comunque non

preoccuparti, è tutto risolto. Anzi, direi che non devi proprio angosciarti

perché tra noi non ci sarà mai niente. >> tagliò corto Angela.

Si fermò vicino ad Aron, un centauro messo a guardia del parco. Aveva

lunghi capelli biondi, spalle larghe e fisico scolpito. Trotterellava avanti e

indietro tenendo d‟occhio i bambini. Angela si avvicinò e si mise a

conversare e flirtare con lui. Kate rimase immobile a fissare prima uno e

poi l‟altro, in attesa di una reazione; temeva un suo colpo di testa, invece

Anthony fece finta di non vederla e si allontanò. << Si può sapere cosa sta

succedendo? >> nel frattempo Daniel l‟aveva raggiunta e ovviamente si

era accorto della situazione. << Pare che tra Anthony e Angela ci fosse o

ci sia qualcosa. Tu lo sapevi? >> Scrutò attentamente nei suoi occhi per

carpire qualsiasi tentennamento, o tentativo di menzogna. << A dire il vero

sospettavo qualcosa, ma hanno sempre negato, per cui era difficile saperlo

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con certezza. >> Rispose tranquillo. << E adesso cosa facciamo? >> chiese

visibilmente preoccupata. << Semplice, poniamo rimedio finendo il lavoro

che gli abitanti non sono riusciti a fare. >> rispose sorridendo. << Non

dirlo nemmeno per scherzo, lui fa parte della mia famiglia, è tutto ciò che

mi rimane. >> Immediatamente si rese conto di aver detto troppo e di

essere scattata in modo sospetto. << Che cosa vorresti dire? >> Disse

alzando leggermente il tono della voce. << Che lo considero come un

fratello maggiore, quello che non ho mai avuto. In questi mesi si è preso

cura di me, mi ha insegnato tante cose, mi sono affezionata a lui. Per tanto

ti prego, smettila di dire certe cose in mia presenza! >> << Il fatto che non

abbia ucciso questi bambini, non fa differenza, ne avrà uccisi altri, per me

rimane sempre e comunque un assassino e non avrà mai la mia stima! >>

Rispose severo. << Meglio così, ti preferisco come nemico che come

amico premuroso. >> Una voce roca e sepolcrale aveva risposto dalle loro

spalle. << Ora origli anche le conversazioni private? >> Ringhiò Daniel

parecchio indispettito. << Non è carino parlare male alle spalle delle

persone assenti, perché non mi dici in faccia quello che pensi e chiudiamo

questa faccenda una volta per tutte? >> Anthony lo fissava indeciso, l‟idea

di attaccarsi con lui lo stuzzicava. << Sei solo un‟animale, un assassino,

devi rimanere lontano da Angela, non potrà mai stare con uno come te! >>

Urlò Daniel. Anthony rise di gusto. << Io conosco bene i miei limiti,

possiamo dire lo stesso di te? Vogliamo dire a Kate la vera ragione per la

quale non potete stare insieme? Glielo dici tu o vuoi che sia io a spiegarle

chi sei veramente? >> Lo provocò. Senza pensarci due volte Daniel si

scagliò su di lui e iniziarono a scontrarsi, si colpivano con inaudita forza,

una persona normale a questo punto sarebbe stata ridotta in briciole. Il

suono dell‟impatto tra i loro corpi era inquietante e terribile. Sembrava di

stare assistendo a uno scontra tra due animali feroci, si sentiva ringhiare,

urlare, altre volte producevano un suono come due grossi massi che

sbattono l‟uno contro l‟altro. << Basta così. Risolvete le vostre divergenze

altrove. >> Il grosso minotauro per fortuna era comparso alle loro spalle,

richiamato dalla lotta e stava ponendo fine allo scontro.

Daniel si alzò di scatto, si asciugò il sangue che scendeva dal labbro e dal

sopracciglio e si allontanò zoppicando. Anthony era illeso, non aveva

neppure un graffio, come se non avesse appena lottato con lui. Si sistemò

la camicia scrollandosi la polvere di dosso. << Cosa ti è saltato in mente?

>> lo aggredì Kate. << Forse non stavi guardando, ma è stato lui a

colpirmi per primo! Io stavo solo parlando! >> si difese con aria innocente.

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<< Lasciamo stare. Sono troppo contenta di vedere che sei ancora vivo per

litigare con te, rimandiamo a più tardi! >> Anthony sorrise e l‟abbracciò

affettuosamente mentre le scompigliava i capelli. << Nuovo look? Molto

dark, mi piace e trovo che ti dona! >> << E‟ una lunga storia, comunque

grazie per il complimento. Dimmi dove ci troviamo? Che posto è questo?

>> Chiese curiosa mentre si guardava attorno. << E‟ una piega nel tempo.

Karl mi aveva ordinato da parte di Victor di farli sparire tutti. Anche se

sembra strano, ho una mia etica, non potevo ucciderli senza una

motivazione, così l‟ho preso alla lettera e li ho fatti sparire, mentre a lui ho

raccontato di averli uccisi. Fino a quando rimarranno qui, saranno al

sicuro, il tempo è bloccato, rimarranno bambini per sempre o almeno fino

a quando le cose fuori non cambieranno. >> << Ma quei poveri genitori li

credono tutti morti. >> obiettò Kate. << Hai ragione, ma se non avessi

agito in questo modo, ora lo sarebbero realmente. >> << Non posso

credere che Victor ti abbia ordinato di ucciderli pur di eliminarmi. >> sul

viso aveva un‟espressione disgustata. << Non so dirti se sia stato Karl a

interpretarlo così, o Victor in persona a dirlo, non mi sono mai soffermato

a chiedere chiarimenti per non insospettirli. Ad ogni modo, come puoi

vedere, stanno tutti bene e sono felici. >>

<< Minos, puoi venire un momento qui? >> Il terreno tremava mentre si

avvicinava e il rumore degli zoccoli rimbombava nell‟aria. Il suo manto

era di un bianco accecante, ma la sua stazza, le corna appuntite, le zanne

nella sua bocca e l‟espressione feroce la intimorivano parecchio. Si spostò

più vicino ad Anthony. << Cosa sai del portale ad Alchadia? È aperto, è

sicuro? >> chiese completamente a proprio agio. << Niente da fare, è stato

distrutto mesi or sono. >> La sua voce era profonda, feroce, quasi un

ringhio. Anthony fece un cenno sconsolato con la testa. << Capisco,

stiamo perdendo tempo. Appena ci saremo allontanati tieni d‟occhio la

situazione e aumenta la protezione intorno alla grotta. Celate anche

l‟ingresso. >> Ordinò prima di salutarlo.

<< Che cosa facciamo adesso? >> Chiese Kate preoccupata e

demoralizzata.

<< Non preoccuparti, ci sono altri ingressi, li proveremo tutti se sarà

necessario. >>

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111999

SSSeeepppaaarrraaazzziiiooonnneee...

La compagnia aveva da poco lasciato le fredde campagne della periferia di

Rohmua e si stava inoltrando nella brughiera. L‟aria profumava di pulito,

intorno solo silenzio, non si sentiva il rombo delle automobili o il suono

dei clacson ma solo il dolce soffio del vento sui capelli e lo scricchiolio

delle foglie sotto i loro piedi. Angela era ancora furente per le accuse che

le aveva rivolto e si aspettava delle scuse che probabilmente non sarebbero

mai giunte. Anthony, infatti, non aveva nessuna intenzione di rimangiarsi

la parola, aveva finalmente capito il suo gioco e non si sarebbe certo

lasciato raggirare da lei. Mirrow rimaneva a debita distanza da Daniel, non

era ancora riuscito perdonarlo per il suo comportamento. Ogni tanto si

distraeva guardandosi intorno e non si accorgeva che la compagnia stava

proseguendo. Solo Anthony faceva caso che nessuno fosse lasciato

indietro e anche se con maniere poco gentili lo richiamava affinché li

raggiungesse. Gli alberi divennero via, via più fitti e l‟aria più fresca,

ovunque si sentiva odore di sottobosco umido e il profumo di muschio

selvatico. La luce filtrava attraverso le verdi foglie degli alberi dando un

aspetto romantico alla scena. Daniel si avvicinò e la prese teneramente per

mano. Kate lo seguiva lungo il sentiero in silenzio, perfettamente a suo

agio, si fidava di lui, non sapeva darsi una spiegazione razionale,

semplicemente le trasmetteva sicurezza. Quanto l‟era mancato quel

contatto, voleva domandargli dove fosse stato e fargli mille domande ma

ora che la teneva per mano, non sentiva la necessità di chiedergli nulla,

l‟unica cosa importante era che fossero insieme. Non voleva rovinare

questo momento con le parole sbagliate così lo guardò e sorrise. <<

Toglila immediatamente prima che te la stacchi dal corpo! >> ringhiò

Anthony alle loro spalle. Kate si girò di scatto per ribattere, ma Daniel le

fece cenno di lasciar stare, non valeva la pena di continuare questa guerra

con lui. Si allontanò di qualche passo e si concentrò sulla direzione da

prendere. Kate lo fulminò con lo sguardo, lo odiava quando s‟intrometteva

tra loro.

Daniel si bloccò di colpo e lo stessero fecero gli altri. << Tra poco

scenderà la sera, non sappiamo che tipo di creature popolino questo posto.

Non è prudente rimanere qui. >> << Una creatura viscida ce l‟abbiamo

già. Quindi siamo già esposti al pericolo, non trovi? >> Daniel ignorò la

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provocazione e decise tornare sulla strada principale, avrebbero avuto una

visuale più ampia.

Il soffice tappeto di foglie aveva lasciato il posto a una strada polverosa e

piena di ghiaia. I sassolini appuntiti si conficcavano sotto la pianta dal

piede rendendo disagiato il cammino, solo Anthony pareva non accusare

problemi a camminarvi sopra. Il crepuscolo era ormai prossimo, non vi

erano lampioni, l‟unica fonte luminosa che permetteva loro di vedere dove

stavano mettendo i piedi era il pallido sole che stava lentamente calando.

<< Speriamo sia una notte serena, le stelle potrebbero fare un po‟ di luce.

>> Kate stava pensando a voce alta. Anthony preferì non contraddirla.

<< Basta, sono ore che camminiamo, ho le vesciche ai piedi, questi

mocassini sono nuovi, firmati, non sono adatti per questo terreno. >>

Angela si stava lamentando delle scarpe e non voleva più proseguire.

<< Sei un peso, l‟avevo detto che i mortali vanno lasciati indietro, saresti

dovuta rimanere ad Alchadia con i tuoi simili. >> l‟apostrofò Anthony. <<

Sempre gentile! Grazie! Allora se per voi sono così un peso, lasciatemi

pure qui. >> Si sedette su un masso ai bordi della strada in attesa di un

passaggio per tornare indietro. Angela era una ragazza molto permalosa ed

era evidente che non aveva ben appreso la pericolosità della situazione. Da

molto razionale e pratica qual era, probabilmente, pensava la stessero

prendendo in giro, doveva aver già rimosso l‟incontro col giovane vampiro

o forse si era convinta che certe cose non esistessero. Quanto si sbagliava e

presto se ne sarebbe resa conto con i suoi occhi.

<< Cerca di ragionare, è pericoloso rimanere qui da sola. Poi chissà se e

quando passerà qualcuno. Arriviamo almeno fino alla prossima cittadina.

>> Kate non le avrebbe mai permesso di rimanere lì da sola, a costo di

prenderla sulle spalle sarebbero giunte insieme al primo posto abitato.

<< Non abbiamo tutta la giornata per convincerla, volevo accompagnarvi

in un posto sicuro e andare anche a mangiare, perciò, vediamo di

muoverci, o approfitterò dei presenti. >> Guardò minacciosamente Angela

e fece stridere i denti in modo sinistro. << Forse è meglio se vi chiarite!

Non vi si sta vicino, soprattutto tu, sei intrattabile. >> Kate era stanca di

questo clima pesante e voleva riavere l‟Anthony dolce e gentile, il suo

comportamento era irritante e non lo sopportava. Angela come risposta

voltò loro le spalle e ribadì caparbia che non aveva nessuna intenzione di

proseguire con loro, né tanto meno di rivolgere ancora la parola a quel

villano. Era piuttosto evidente a chi fosse riferito, ma stranamente Anthony

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lasciò cadere la provocazione, i suoi sensi e la sua attenzione erano

totalmente concentrati su altro.

Sentirono come un rantolo provenire alle loro spalle, si voltarono per

capire cosa fosse. Il viso di Anthony si era illuminato e scrutava con

attenzione un punto in lontananza. << Sento profumo di sangue fresco,

umano. >> Dopo alcuni minuti scorsero una figura scura che camminava

in modo scoordinato nella loro direzione. Daniel si mise davanti pronto a

proteggerle. Estrasse con titubanza il suo bastone da sotto il mantello. Kate

l‟osservò incuriosita, non glielo aveva mai visto prima d‟ora. In legno

chiaro, quasi bianco, molto sottile, l‟impugnatura finemente intarsiata e

rifinita, per tutta la sua lunghezza si alternavano simboli e scritte in una

strana lingua, infine terminava con una punta di acciaio. Strano che si

fossero dati tanto disturbo per lavorarlo e non avessero curato la scelta

del materiale con altrettanta attenzione. Era perplessa, non aveva mai

visto un‟arma simile. Anthony lo guardò con fervido interesse. << Non sai

cosa sia, vero? E soprattutto non sai usarlo... ah ah davvero divertente! Ad

ogni modo puoi metterlo via paladino, non ti servirà. >> Non perdeva mai

occasione per deriderlo e punzecchiarlo. Gli era stato donato da Adele, con

la premessa di non lasciarsi ingannare dal suo aspetto, “non sempre le cose

sono come appaiono”, ricordava ancora perfettamente le sue parole e il suo

sguardo enigmatico. Non aveva aggiunto altro e nessun tentativo di

convincerla era andato a buon fine, continuava a chiedersi cosa avesse di

speciale, anche se aveva tutta l‟intenzione di scoprirlo. Quando fu

abbastanza vicino, riuscirono a distinguere un uomo, sui trent‟anni che

correva loro incontro, se così si poteva dire, aveva un solo calzare ai piedi,

claudicava e si muoveva in modo scoordinato. I suoi indumenti erano

intrisi di sangue. Una strana freccia artigianale era conficcata al centro

della schiena, ne aveva una anche nella gamba sinistra e una sulla spalla

destra, vicino alla clavicola. Anthony si avvicinò e lo annusò con

attenzione. << Che spreco! Il suo sangue non è più buono, è stato

avvelenato. Non possiamo fare più nulla, sta morendo. >> Aveva perso

ogni interesse per l‟uomo accasciato a terra e si stava preparando per

rimettersi in viaggio. Angela assisteva inorridita al suo comportamento, lei

era una donna cinica e pratica ma messa a confronto con lui poteva vincere

il premio donna sensibilità.

<< Il villaggio... >> dalla bocca uscì un rigolo di sangue, dovette attendere

qualche secondo prima di riuscire a proseguire. Daniel lo strinse tra le

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braccia, lo aiutò a stendersi e gli sorresse delicatamente la testa. << Gli elfi

ci hanno attaccato, hanno occhi gialli come il sole, venati di sangue. Il loro

sguardo è malvagio, pieno d‟odio. Nessuno viene risparmiato alla loro

furia. >> La corsa lo aveva stremato e aveva peggiorato ulteriormente la

sua situazione, non riuscirono a fare nulla per aiutarlo. L‟ultima parola che

disse, quasi in un sussurro fu un nome, Emy. Senza tanti complimenti,

Anthony estrasse la freccia e la esaminò con cura. << Rispetto e

compassione non sai neppure cosa siano, vero? >> << E‟ morto, e i

cadaveri non provano dolore. Non abbiamo tempo per preoccuparci delle

buone maniere. >> Anthony disprezzava gli umani da vivi, figuriamoci da

morti. Daniel toccò la fronte dell‟uomo per chiudere i suoi occhi in un

gesto caritatevole quando all‟improvviso si trovò catapultato nei ricordi

dell‟uomo. Vide una donna molto bella, bruna, stringeva al petto un

neonato, il suo viso era rigato da migliaia di lacrime e contratto dal terrore,

poi vide la mano callosa e rovinata di un lavoratore che la spingeva

dolcemente all‟interno di un armadio di legno. Pensò fosse molto strano,

non ricordava di aver visto alcun bambino al villaggio, se ve ne fosse stato

uno sicuramente, l‟avrebbe notato. Poi la scena cambiò, era fuori e vedeva

il villaggio, persone che correvano terrorizzate, senza una direzione

precisa e degli esseri piccoli, scuri, ricurvi su se stessi, con lunghe dita

sottili, come rami. Rincorrevano gli abitanti armati di falci e attrezzi

trovati sul posto, altri non si muovevano neppure, li miravano in un tiro al

bersaglio col loro arco e si gustavano la scena dei loro corpi che si

contorcevano in preda a violenti spasmi. Vide un uomo inginocchiato

implorare pietà e gli occhi dell‟essere brillare di eccitazione e sete di

violenza; non esitò a tagliargli la gola e osservarlo soffocare nel proprio

sangue fino a quando il suo corpo non giacque a terra privo di vita. Si

ritrasse dall‟uomo ansimando. Non capiva cosa fosse successo, non gli era

mai accaduta una cosa simile prima d‟ora. << Stai bene? >> Kate gli si era

avvicinata con lo sguardo preoccupato. Si chiese se fosse stata una

premonizione o se fossero davvero le ultime immagini dell‟uomo. L‟unica

consapevolezza era che doveva sbrigarsi a tornare al villaggio, avevano

bisogno di lui e se fosse arrivato tardi, non sarebbe rimasto nessuno da

salvare. << Devo fare presto. >> Gridò mentre si preparava a tornare

indietro. << Aspettaci, veniamo con te, potresti aver bisogno di aiuto >>

cercarono di convincerlo invano le due ragazze. << Mi dispiace, ma

potrebbe essere troppo pericoloso, inoltre mi rallentereste. Non

preoccupatevi, me la caverò bene anche da solo. >> Prima che potessero

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ribattere o cercare di seguirlo corse via come un fulmine. << Che cos‟ha di

tanto particolare il bastone di Daniel, se è lecito chiedertelo. >> Kate era

molto curiosa. << Shirasaya è molto simile a una katana la spada

giapponese per eccellenza. Impugnatura e fodero sono in legno d'acero,

mentre la lama in robusto e chiaro acciaio, è fra le più taglienti. Tua nonna

l‟ha avuta in dono dal maestro di armi Nakasendo in persona. La sua

bravura non ha conosciuto rivali. Se riuscirà a padroneggiarla col cuore,

sarà un‟alleata davvero preziosa per lui. >> Fece una piccola pausa, poi

vedendo i loro visi assorti e sognanti non poté fare a meno di sogghignare.

<< Su bambini, la favola è finita, è ora di rimetterci in marcia! >> li

canzonò allegramente. Anthony prese Angela sulle spalle e fece segno a

Kate e Mirrow di iniziare a correre. << Se rimaniamo qui, saremo attaccati

anche noi, dobbiamo andarcene in fretta. >> Aggiunse con aria seria.

Kate ogni tanto si girava indietro seguendo con gli occhi la strada che

aveva percorso Daniel per tornare indietro verso il villaggio. Rivedeva le

sue spalle mentre si allontanava veloce, non aveva permesso a nessuno di

accompagnarlo. Sperò stesse bene e che fosse stata la scelta più giusta,

tutto ciò che poteva fare ora, era pregare per lui. << Non preoccuparti

Kate, vedrai che tornerà anche troppo presto, come dite voi, l‟erba cattiva

non muore mai. >> Non si potevano definire proprio parole di conforto,

ma apprezzò il tentativo e gli sorrise.

La notte era ormai prossima, presto sarebbero calate le tenebre che li

avrebbero celati tra le loro braccia scure, ma lo stesso avrebbero fatto con

tutte le altre creature. Dovevano cercare al più presto un posto sicuro, dove

rifugiarsi per trascorrere la notte.

La scena che si presentò ai suoi occhi fu terribile, molto peggio della sua

visione. Quelle creature malvagie come aveva immaginato non erano elfi

ma orchetti di Kheras, assassini sanguinari, i più crudeli della loro specie.

Sentiva crescere in lui una rabbia incontrollabile, come avevano potuto

fare una tale strage, più ci pensava e più il sentimento di odio verso di loro

aumentava. Alcune donne stavano correndo nella direzione di Daniel in

cerca di aiuto. La prima cadde e si accasciò a terra, in un primo momento

rimase immobile, ma dopo alcuni secondi iniziò a tremare in preda a

convulsioni, le usciva la schiuma dalla bocca mentre le orbite si

coloravano di violetto. La donna vicino a lei che aveva cercato di

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soccorrerla, ora tremava terrorizzata. << Che stregoneria è mai questa?

Perché ve la prendete con noi. Siamo solo poveri contadini. >> continuava

a ripetere queste parole, come se quelle creature ripugnanti potessero

capirla.

Daniel guardò meglio il corpo privo di vita della prima donna. La freccia

era uguale a quella dell‟uomo che era andato a dare l‟allarme. La punta era

cava, una volta penetrata nella carne, si apriva lasciando fuoriuscire

l‟acido. Nessuna medicina avrebbe potuto curare quelle ferite, il liquido

agiva troppo in fretta e troppo in profondità, in pochi secondi colpiva

organi vitali senza alcun rimedio. Impugnò il suo bastone pronto a

scagliare un sortilegio su quelle orrende creature quando esso prese a

vibrare come dotato di vita propria. Prima che potesse fare qualsiasi cosa,

una freccia raggiunge la donna in pieno viso sfigurandola, la pelle si

scioglieva lentamente scoprendo le ossa della mascella. Non si muoveva,

l‟acido continuava ad agire scoprendo il cranio e così via, fino a che di lei

rimase solo lo scheletro. Non aveva sofferto, per fortuna era morta subito,

ma questa consapevolezza non calmò lo spirito di Daniel. Sfoderò la spada

contenuta al suo interno, quella che a dire di Anthony non sapeva usare e

la puntò verso il nemico pronto a ucciderne il più possibile. Con la coda

dell‟occhio vide un orchetto seguire un povero vecchio che si trascinava

lentamente sul terreno sconnesso, si avvicinava a lui con passo calmo,

intonando una macabra melodia. Senza pensarci due volte si scagliò sulla

creatura e lo uccise recidendogli la gola. La spada era intrisa del suo

sangue che lentamente per gravità scorreva e gocciolava verso terra. Ne

vide un altro, seguiva un giovane ragazzo che cercava di nascondersi dalla

sua vista maligna rintanandosi sotto un carro di legno. Egli purtroppo non

sapeva che erano abili cacciatori, l‟olfatto molto sviluppato gli consentiva

di fiutare la preda da lontano e di ritrovarla anche a grande distanza. Corse

verso di lui tagliandolo a metà; anche il secondo aveva trovato pane per i

suoi denti, pensò. La sua spada forse non era molto robusta, ma era affilata

ed efficace e questo gli bastava. Questa sensazione però non durò a lungo,

gli orchetti si erano accorti della sua presenza e avevano perso l‟interesse

verso i fragili umani, preferivano una preda notevolmente più grossa.

Pensò che in tutto questo ci fosse un lato positivo, almeno avrebbe potuto

smettere di rincorrerli uno per volta, aveva ottenuto tutta la loro attenzione.

Ne comparirono a decine da ogni angolo, sembrava raddoppiassero col

passare dei minuti.

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Lentamente lo stavano accerchiando e tenendo sotto tiro con i loro archi.

Era troppo tardi per rinfoderare la spada e provare con un incantesimo,

erano troppo vicini. Così raccolse tutto il coraggio di cui disponeva al

momento e si preparò alla battaglia. Avrebbe venduto cara la pelle. Dalla

punta della sua spada gocciolava sangue di orco, ma poco a poco

diminuiva, come se la spada lo stesse assorbendo. Gli orchi erano pronti a

colpirlo, scagliarono all‟unisono una pioggia di frecce avvelenate e Daniel

si preparò a ripararsi come poteva poiché non aveva con sé scudi o simili.

Nella mano destra teneva la spada sguainata davanti a sé, mentre nell‟altra

roteava la custodia di legno per ripararsi dalle frecce. La lama era di un

colore viola scuro, sembrava più spessa e robusta.

Il bastone mutò il suo colore in nero pece e vibrò ancora più forte, poi di

nuovo, e ancora un‟altra volta, fino a che emise una spessa barriera giallo

intenso che respinse le frecce proteggendo il giovane impavido mago. La

barriera s‟infranse pochi istanti dopo producendo un‟onda d‟urto di grandi

proporzioni che si riversò sui suoi nemici polverizzandoli. Le ginocchia gli

cedettero e si accasciò a terra. Non capiva cosa fosse successo, il bastone

era tornato bianco ed esile mentre un attimo prima lo aveva protetto

sterminando i suoi nemici e la spada era di nuovo il solito ferro esile e

flessibile. << Il tuo cuore era pieno d‟odio e vendetta, ecco perché non sei

mai riuscito a usare la spada della giustizia contenuta all‟interno del tuo

bastone in punta d‟argento. E‟ un‟arma molto potente, ma sente i tuoi

sentimenti e ti appoggerà solo quando sarai nel giusto. >> Era una voce

femminile, molto dolce e familiare. << Chi ha parlato, mostrati! >> gridò

mentre si voltava per capire da dove provenisse la voce. Vide solo il suo

viso proiettato nel blu del cielo, ma prima che potesse chiederle altro, gli

uomini del villaggio gli si avvicinarono con acqua e cibo in segno di

gratitudine. Guardò il cielo in cerca della donna, ma era scomparsa, aveva

perso l‟occasione di chiederle come sapeva della spada, e soprattutto come

faceva a conoscerlo. Bevve alcuni sorsi d‟acqua, effettivamente lo scontro

aveva prosciugato gran parte delle sue energie vitali. Vide di nuovo il

volto di una donna ma questa volta era diversa, non era rassicurante e

calmo, era rigato dalle lacrime, spaventato. << Emy >> era la donna che

doveva salvare, quell‟uomo glielo aveva chiesto come ultimo desiderio

mentre lasciava questo mondo. Fece per alzarsi e correre a cercarla, ma il

suo corpo rimase immobile, non rispondeva ai suoi comandi. La visione

continuò, un uomo vestito di scuro col cappuccio si avvicinava, apriva

l‟anta del vecchio e ormai logoro armadio, le poggiava una mano davanti

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al petto, pronunciava qualcosa, ma per quanto si sforzasse, non riuscì a

distinguere le parole, poi vide il suo viso diventare sempre più pallido

finché esalò l‟ultimo respiro e si spense mentre lui spariva nella notte col

suo bambino tra le braccia. << Noo! >> urlò con tutto il fiato che aveva nei

polmoni. La visione cessò all‟istante. Gli uomini non capirono cosa stesse

succedendo e si allontanarono in fretta. Alcuni di loro cercarono di curare i

feriti, mentre altri caricavano i corpi esanimi di chi era caduto in battaglia

e li sistemavano su un grosso carro di legno cui in seguito avrebbero dato

fuoco per liberarli dall‟involucro umano e in cerchio avrebbero pregato per

la salvezza delle loro anime. Nessuno proferì alcuna parola su quanto fosse

successo, come se tutto rientrasse nella routine. Richiamarono il bestiame

e si rinchiusero tutti nelle loro case appendendo una corona d‟aglio alla

porta, affinché li proteggesse dai vampiri. Daniel rimase seduto su un

tronco vicino alla fontana nella piazza del villaggio. Cercò di ordinare i

suoi pensieri, ripensò a tutto quello che era successo in quella giornata, si

chiese chi fosse quella della donna, voleva trovarla e porle migliaia di

domande, ma il suo spirito era troppo debole e il fisico provato dallo

scontro.

Una donna molto anziana con lunghe e colorate vesti gli si avvicinò e gli

poggiò una mano sulla spalla facendolo sussultare. Possibile che fosse così

assorto nei pensieri da non accorgersi prima della sua presenza? E chi era

costei? << Non devi incolparti straniero. Non potevi fare nulla per

impedirlo. >> Fece una piccola pausa come per riprendere fiato. << Oggi

hai salvato tante vite, di questo dovresti gioire. >> Daniel alzò gli occhi

per vederla meglio, ma non c‟era più. Pensò fosse la coscienza a giocargli

brutti scherzi, ma poi vide un foulard colorato, probabilmente appartenente

alla donna legato al suo braccio ferito. Di nuovo non si era accorto di

nulla. Tutto questo era strano, non riusciva a capire cosa stesse

succedendo. Aveva percepito un‟aura misteriosa attorno a quella donna

vestita con abiti bizzarri. Si guardò intorno, era completamente solo, la

luna brillava nel cielo. La guardò e pensò a Kate, sentiva già terribilmente

la sua mancanza. Inspirò profondamente l‟aria fresca sperando potesse

spazzare via l‟odore di sangue e disperazione di cui ogni sua cellula

sembrava aver assorbito fino all‟ultima particella.

Doveva riposare e cercare risposte alle mille domande che affollavano la

sua mente. Si concentrò e cercò di entrare in sintonia con lo spirito del

bosco per purificare la sua anima.

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Un destino davvero beffardo aveva in serbo per lui, una sorte altrettanto

crudele. Tempi difficili e dure prove attendevano il giovane mago. La luna

sorrideva maligna, facendo capolino solo per metà, mentre l‟altra rimaneva

celata nel buio. Kate ignara degli influssi negativa della luna su certe

creature la osservava affascinata. Così luminosa, i suoi crateri ben definiti,

ripensava alle tante e romantiche canzoni scritte su di essa, così vicino alla

terra, e nello stesso tempo così lontana. Il suo pensiero andò a Daniel,

anche lui in questo momento era lontano da lei, ma lo portava nel suo

cuore. Si erano stesi a terra riparati da grossi massi in modo da potersi

riposare senza essere visti. Era la prima volta che dormiva lontana da casa

completamente all‟aperto. Si sentiva come una scolaretta alla sua prima

gita. Anthony era andato a fare un giro di perlustrazione, come diceva lui,

ma da quando erano partiti, non lo avevano visto mangiare nulla,

probabilmente era andato a caccia. Angela si avvicinò di più a Kate e le

disse che questa situazione era così assurda e irreale. << Fino a qualche

settimana fa mi trovavo nel mio ufficio a discutere davanti a un tavolo la

strategia giuridica migliore. Ora dormo per terra sotto le stelle, viaggio a

piedi in compagnia di un vampiro, un mago e come se non bastasse, la mia

migliore amica è una strega molto potente nonché l‟erede di un trono di un

mondo lontano. >>

<< Già, è tutto così assurdo, eppure reale e volendo o no ci siamo dentro.

>> Continuarono a guardare il cielo per una mezz‟ora quando Anthony fu

di ritorno con una serie di oggetti nelle mani. << Non so se sarò in grado di

proteggervi da solo, per cui ho pensato fosse una buona idea portarvi

qualche giocattolo. >> Lo guardarono sorprese. Ad Angela diede un anello

di ferro, una spada corta, molto leggera adatta alla sua esile corporatura; le

avrebbe permesso di sferrare attacchi veloci, e anche di proteggersi

facilmente. Le fece indossare sotto gli abiti civili, una veste fatta con

maglia in adamantine che avrebbe protetto il suo corpo anche dagli

attacchi più violenti, e degli stivali da battaglia. Angela cercò di opporsi

ma la costrinse comunque a indossarli al posto dei suoi costosissimi

mocassini. Infine le diede un pugnale maledetto, da inserire in un‟apposita

fibbia cucita all‟interno dello stivale e dei guanti di magnetite. << La lama

ha una forma strana ed elaborata, è di acciaio scurito. L'elsa, invece, è in

acciaio pieno ricoperta di pelle nera. Il pomello è leggermente appesantito

per bilanciare il modesto peso della lama. >> Glielo fece prendere in mano

affinché si rendesse conto della sua robustezza e potesse prenderci

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confidenza. In pochi minuti l‟aveva trasformata in una vera guerriera e non

si sentiva appesantita. Si è preoccupato di darmi oggetti adatti alla mia

corporatura, forse, dopotutto, non mi odia poi così tanto, pensò. La prese

da una parte e le mise in mano un paletto di legno di colore giallo-

arancione particolarmente brillante e sottile, ma molto appuntito. <<

Questo è di Pinus Longaeva, è considerato un albero monumentale per la

sua longevità; può arrivare fino a 4500 anni, è ritenuto l‟albero più vecchio

del pianeta. E‟ l‟unico in grado di uccidere un vampiro reale adulto.

Dovrai usarlo anche su di me se, se ne dovesse presentare la necessità. >>

Angela lo guardava disorientata, non capiva perché stesse dando proprio a

lei l‟unica arma in grado di ucciderlo. Non si erano praticamente più

parlati da quando avevano rotto, anche se infondo, non erano mai stati

insieme. Lo guardò con aria interrogativa, ma lui non aggiunse altro. Si

diresse verso Mirrow al quale diede una borsa con viveri, una borraccia,

uno zaino con coperte e teli impermeabili. << Dovrai occuparti tu di loro

durante la mia assenza. >> << Mio Signore, con tutto il rispetto, ne sarei

davvero onorato, ma forse mi servirebbe un‟arma per farlo. >> Anthony si

era dimenticato di dargliele. << Scusa, hai ragione, eccoti un mantello col

cappuccio, una corda, una coppia di Glaive, è un‟arma da lancio costituita

da tre lame di lucido acciaio montate su di un supporto circolare in oro che

ne permette la richiusura grazie a un complicato sistema a molle. In questo

modo l'arma può essere trasportata facilmente senza incidenti. Per

azionarle devi premere qui sopra. Eccoti anche una spada della tua misura.

>> Mirrow quasi si commosse per tanta premura, un nodo alla gola gli

impedì di ringraziarlo. Si mise subito a lucidare la sua nuova spada e a

esercitarsi.

A Kate portò il Corno del Diavolo, assomigliavano a un piccolo fischietto

di legno scuro dalla forma allungata. << E‟in grado di produrre un fischio

potente, può essere udito a notevoli distanze e anche in condizioni di forte

rumore di sottofondo. Con questo puoi chiamare al tuo servizio le oscure

forze delle tenebre e dominarle, ma devi stare molto attenta, loro

obbediranno solo a colui che è in possesso del Corno, quindi non devi

separartene mai. >> Le diede i guanti del potere, a prima vista

assomigliavano a dei guanti da moto di pelle scura. << Ti aiuteranno a

controllare i tuoi poteri e a evitare ustioni, mentre la Spada Fantasma,

custodita all‟interno dell‟ossidiana, la pietra incastonata sul tuo bracciale

di mithril, ti apparirà ogni volta che la chiamerai, sarà la tua più fedele

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219

alleata, vedrai. >> Infine legò alla sua cintura il coltello del guardiano. <<

Questo ti farà comodo quando non potrai usare la magia o quando il tuo

avversario sarà troppo vicino. Domani all‟alba faremo un po‟ di pratica.

>> Kate e Angela lo guardarono perplesse, si chiesero se pensava di farle

combattere una contro l‟altra o contro di lui, era assurdo anche solo

pensare una cosa del genere. Tuttavia preferirono non fare domande.

Anthony indossava un nuovo guanto nero alla mano sinistra, più grosso del

precedente. Stava lucidando un‟ascia Infernale molto affilata e robusta,

doveva sicuramente pesare moltissimo, ma pareva non accorgersene, la

maneggiava come se fosse un fuscello. Appeso alla cintura invece, vi era

un anello da lancio rivestito di diamanti. << Direi che siamo pronti per

ripartire >> esclamò senza tante cerimonie. Kate si chiese, dove avesse

trovato tutti quegli oggetti in così poco tempo, ma preferì tenersela per sé,

aveva paura della risposta. << Prima regola, non c‟è tempo per esitazioni e

pietà, loro non ve ne riserveranno! >> Ricordate bene le mie parole.

Anthony rimase fermo assorto nei suoi pensieri, poi si tolse dal collo un

medaglione e lo porse a Kate. << Questo è il mio medaglione delle

tenebre, prendilo affinché ti guidi nel caso dovessi perderti nell‟oscurità, la

sua luce ti guiderà verso la strada sicura. >> Kate aveva capito il suo

messaggio, aveva paura che perdesse di nuovo il controllo dei suoi poteri,

così le aveva dato un oggetto che potesse fermarla e farla rinsanire

affinché nessuno ci rimettesse. << Come farai senza? >> << Non

preoccuparti, se dovessi perdere la strada, ho già dato disposizioni affinché

qualcuno mi fermi. >> Lanciò ad Angela uno sguardo alquanto

significativo. Kate non capì a cosa si stesse riferendo ma sapeva che non le

avrebbe detto di più. << Prima di tornare a Emmeltz dobbiamo passare per

i cinque regni e reclutare più alleati possibili. Dobbiamo far vedere che

l‟Erede è viva e rivendicherà il trono! >>

<< Dobbiamo raggiungere lo stretto di Hangun, sui Monti Alburni, lì, tra i

ghiacci è nascosto un passaggio, ma prima dobbiamo reclutare alleati, ci

serve un esercito. >> << Come faremo a convincerli? Nessuno ci crederà

sulla parola, hanno tutti paura e sono molto diffidenti. >> << Lo so, hai

ragione, ma sei tu l‟unica in grado di farlo, dimostra che sei l‟erede e loro

ti appoggeranno. Per primo ci dirigeremo verso Silencity, è un piccolo

paese sempre vicino al confine. >> << E come dovrei fare per convincerli?

Faccio una magia? Oh, è vero, ho perso i miei poteri, ma sicuramente

crederanno alla mia buona fede! >> Rispose sarcastica e pungente. << Non

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so come farai, ma sono sicuro che testa dura come sei troverai il modo. E

ora in marcia, ci siamo già attardati più del necessario. >> Kate guardò

Angela e Mirrow in cerca di aiuto, ma entrambi alzarono le spalle.

Ripresero il cammino in direzione sud rimanendo sempre nascosti nella

penombra degli alberi, era troppo pericoloso percorrere la strada principale

con la luna quasi piena alta nel cielo, sarebbero stati dei facili bersagli per

chiunque.

Anthony rimaneva un passo avanti a loro, ma aveva qualcosa di strano,

non aveva la solita andatura sicura e strafottente, stava leggermente

piegato in avanti e portava gli occhiali scuri, anche se ormai era calato il

sole. Che fosse rimasto ferito durante il suo giro di perlustrazione? Kate

non osava chiederglielo anche perché sapeva bene che non lo avrebbe mai

ammesso. Si limitò a guardare il cielo sopra le loro teste e si chiese per

l‟ennesima volta cosa stesse facendo Daniel, se fosse ferito, era solo

dopotutto. Una parte dentro di lei continuava a dirle che sarebbe dovuta

andare con lui, mentre un‟altra vocina cinica le ricordava che non sarebbe

stata di nessun aiuto. Dopo la loro ultima discussione non avevano più

toccato l‟argomento, lui le aveva assicurato che una volta portato a termine

il suo compito, cioè proteggerla fino allo scontro con Victor, sarebbe

sparito dalla sua vita per sempre, come gli aveva ordinato. Ora che la

rabbia era sfumata e lui era lontano, non era più convinta fosse ciò che

desiderava. Continuarono a camminare per diverso tempo, fortunatamente

gli stivali avevano sortito l‟effetto desiderato e Angela non si lamentò

nemmeno una volta. Si avvicinarono a una rupe e si accamparono per

trascorrere la notte dentro una grotta. La roccia era irregolare, frastagliata,

fredda e piuttosto tagliente, cercarono un angolo dove fosse più compatta e

si sedettero per riposare. Anthony accese un fuoco per scaldare

l‟ambiente, ovviamente lo faceva per loro, lui era insensibili al caldo e al

freddo. << Spiegami il discorso dei cinque regni. Che cosa significa? Oltre

alla terra e al mondo magico ce ne sono altri? >> << Un‟altra volta. Ora è

meglio se riposi, domani sarà una lunga giornata. Notte piccola. >> Si

tolse gli occhiali scuri e seppure solo per un breve istante Kate vide i suoi

occhi color ghiaccio e non scuri come il solito. Com‟era possibile?

Probabilmente aveva visto male oppure poteva essere stato un riflesso del

fuoco, sicuramente era stata tratta in inganno da un gioco di luci, non vi

erano altre spiegazioni. Si stese vicino ad Angela e cercò di dormire, si

sarebbero alzate all‟alba e avrebbero camminato per tutto il giorno, era

meglio riposare. Anthony le avrebbe tenute d‟occhio da lontano e

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raggiunte solo verso il tramonto per non dare troppo nell‟occhio, per cui

dovevano essere pronte a ogni evenienza.

<< Buon giorno mie future guerriere! Pronte per allenarvi? >>

<< M-a che ore sono? Ti sei impazzito? E‟ ancora buio! >> Angela si era

girata sull‟altro lato con tutte le intenzioni di rimettersi a dormire. Kate si

stava stiracchiando mentre sbadigliava ancora assonnata. Anthony afferrò

Angela per il collo immobilizzandola in una stretta d‟acciaio. Angela urlò,

si dimenò come una furia, cercò di colpirlo con le mani e con i piedi, ma

lui la evitava con facilità. Cercò di liberarsi da quella morsa con tutta la

sua forza, ma lui non lasciò la presa e strinse ancora più forte. Kate corse

ad aiutarla aggredendolo alle spalle, poi cercando di immobilizzarlo con la

magia, ma ogni suo tentativo si rivelò inutile, era troppo forte. Angela

sentiva l‟aria venirle a mancare, non aveva più tempo, doveva reagire

subito o sarebbe stato troppo tardi. D‟impulso afferrò il pugnale

dall‟interno dei suoi stivali e glielo conficcò con forza nel fianco destro

costringendolo ad allentare la presa. Approfittò subito del momento per

scivolare via e allontanarsi, ma senza staccare gli occhi da lui, non si

sarebbe più lasciata cogliere di sorpresa. Era spaventata e allo stesso tempo

frastornata, ancora non credeva a quello che aveva appena fatto. Kate

guardava la scena sconvolta, non riusciva a capire perché l‟avesse

aggredita e soprattutto non riusciva a capacitarsi del gesto di Angela. <<

Molto brava! >> Anthony sorrise e iniziò a battere le mani ed elargire

complimenti verso Angela, poi estrasse il pugnale, lo ripulì dal sangue e

glielo porse. << Che cosa significa? >> Urlò ancora spaventata. << Non mi

prendevate sul serio, così mi avete messo alle strette. All‟inizio eri restia,

spaventata, poi hai ascoltato l‟istinto e ti sei difesa. Mi dispiace dirvelo,

ma non siete abbastanza forti da sole, l‟unica speranza che avete è di

rimanere unite ed è su questo che vorrei lavorare. Kate devi esercitarti per

evocare uno scudo protettivo sia vicino a te che lontano, mentre tu, Angela

devi imparare a dominare la paura. >> Le due ragazze continuavano a

guardarlo senza parole. << Perché stai facendo tutto questo? >> << Sono

realista, i nemici la fuori aumentano ogni momento che passa, ho bisogno

che siate in grado di difendervi il più possibile da sole. >> Durante la

colluttazione aveva perso gli occhiali da sole, Kate osservò i suoi occhi,

erano di nuovo blu, color del mare in tempesta, sicuramente la sera

precedente aveva visto male, non c‟erano altre spiegazioni. << Come va il

fianco? Mi dispiace di averti colpito, fammi dare un‟occhiata alla ferita per

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favore. >> Angela si era avvicinata ad Anthony per controllare i danni che

aveva provocato, si sentiva tremendamente in colpa. << Non fare quella

faccia pentita, è stata l‟unica cosa giusta che hai fatto da quando ci siamo

conosciuti. Non puoi uccidermi con queste armi. Ricordati, non devi mai

esitare, la vostra vita è la priorità, tutto il resto passa in secondo piano.

Nessuna pietà con i nemici, loro non ve ne riserveranno. >> Per

rassicurarla le mostrò il fianco affinché potesse vedere la ferita con i suoi

occhi. Vi era solo un piccolo taglio superficiale e un alone violaceo intono.

Non riusciva a crederci, aveva inserito la lama fino al manico, i suoi tempi

di guarigione erano davvero incredibili. Anthony diede un calcio secco su

una costola di Mirrow il quale si alzò di scatto con un acuto rantolo. <<

Sono sveglio! Pronto prontissimo. >> risero tutti di gusto. << Possibile che

tutto il baccano che abbiamo fatto non sia riuscito a scuoterti dai sogni?!

>> Mirrow li guardava disorientato, non si era accorto assolutamente di

nulla. << Non posso farmi carico e preoccuparmi della vostra sicurezza da

solo, ecco perché vorrei che vi recaste a Silencity e cercaste di trovare

degli alleati. E‟ un piccolo paese dove convivono abitanti del mondo

magico e umano. Vi troverete bene, sono molto ospitali. >> Più che un

suggerimento era una decisione già presa così invece di stare a discutere

inutilmente chiesero quale fosse la direzione da prendere.

<< Vi accompagnerei io stesso, ma temo che presto sarò trattenuto, anzi,

perché non radunate subito i vostri affetti e v‟incamminate? Dovete

seguire la strada verso sud, fino in cima alla collina, siete vicini. >>

<< Guarda, guarda un po‟ chi abbiamo qui. Come mai tanta fretta? >> una

voce sepolcrale e profondamente irritante si propagò nell‟aria. Un istante

dopo comparve Vladimir. << Qualcosa mi dice che non hai gradito lo

scherzetto, stai perdendo il senso dell‟umorismo vecchio mio! >> lo

schernì Anthony. << Il tuo scherzetto, come lo chiami tu, mi è costato un

canino e ora sono menomato, dovrò cambiare il mio modo di nutrirmi

grazie a te. Ma bando ai convenevoli, sono qui per renderti il favore. >>

Estrasse un‟ascia bipenne da sotto il mantello e la fece roteare sopra la sua

testa con fare minaccioso. Angela si strinse vicino a Kate indecisa sul cosa

fare.

<< Nessuno di noi due può morire, per quanto vuoi continuare con questa

pagliacciata? >> chiese spazientito Anthony. << Ho tempo per tutta

l‟eternità, ma loro? Quanto pensi resisteranno alle mie cure? >> disse

indicando le due ragazze. << Ti consiglio di stare molto lontano da loro o

ti assicuro che mi godrò ogni momento che passerò a fare a pezzi ogni

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centimetro del tuo corpo, riducendolo in tanti, piccolissimi frammenti e mi

assicurerò che la tua sofferenza passi alla storia senza eguali. >> si mise

esattamente davanti a loro e ringhiò forte. Kate non sapeva chi fosse costui

o quanto potesse essere forte, si concentrò e riuscì a creare una piccola

barriera protettiva per Mirrow e Angela. Speriamo sia sufficientemente

potente, pensò.

<< Rimango qui a giocare col mio vecchio amico, perché non mi precedete

a Silentcity? Vi raggiungerò appena possibile. Prendete anche quelle felpe,

potrebbero servirvi. >> Solo Kate poteva sentirlo e questo giocava a loro

favore. La barriera non serviva, era meglio correre. << A quanto pare sono

vere le voci che girano su di te, ti sei rammollito, fai da guardia del corpo a

una strega e a un‟umana! Puha, mi fai pena, ai tuoi tempi d‟oro avresti

portato in giro la loro testa. >> << Posso sempre rimediare con la tua, ma

dovrei prima strapparti la lingua per non continuare a sentire la tua

fastidiosa voce. >> Vladimir si era accorto del diversivo, con un balzo

comparve davanti ad Angela bloccandole la strada. << Levita! >> Kate lo

colse di sorpresa e lo fece saltare via come fosse un frammento di carta.

Prese Angela per il braccio e iniziarono a correre. Mirrow comparve da

dietro un albero con due cavalli scuri legati con una corda. << Non so

andare molto bene a cavallo, ma forse potrebbero esserci utili. >> Kate li

guardò terrorizzata, non era mai salita su niente del genere. << Ti adoro

piccolo uomo! >> Angela saltò agilmente sopra il primo cavallo, mise

Kate dietro di lei e partì a tutta velocità al galoppo. Finalmente si sentiva

utile. Non sapeva usare una spada o spostare oggetti col pensiero, ma era

un‟amazzone eccellente. Mirrow salì sull‟altro destriero e fece del suo

meglio per stare loro dietro.

Vladimir si preparò a seguirle, e iniziò a correre a sua volta ma Anthony fu

più veloce e lo atterrò nuovamente. Estrasse l‟Ascia Infernale e si preparò

a scontrarsi con lui. Vladimir si lecco il sangue che usciva dal suo labbro e

accettò la sfida fino all‟ultimo pezzo. Avrebbe ripreso le due donne in un

secondo momento, certe cose aveva l‟abitudine di farle lentamente, senza

interruzioni, avrebbe avuto tutto il tempo una volta eliminato Anthony.

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222000

SSSiiillleeennnccciiitttyyy.

Avvistarono il cartello “Benvenuti a Silencity” ai piedi di una ripida

collinetta. Il sole era alto nel cielo e illuminava il loro cammino, l‟aria

profumava di alberi, erano davvero impazienti di arrivare nella piccola

cittadina e perché no, godere della loro leggendaria ospitalità e gentilezza.

Angela stava finalmente accettando di non essere caduta in esaurimento

nervoso e che purtroppo quello che stavano vivendo era reale. La

galoppata le aveva fatto bene, finalmente era riuscita a scaricare un po‟ di

tensione e disagio. Rallentarono l‟andatura permettendo ai cavalli di

brucare un po‟ d‟erba. Vladimir non le aveva seguite, potevano almeno per

il momento tirare un sospiro di sollievo. << Avete fame? >> <<

Sinceramente? Sto letteralmente morendo! >> esordì Angela. Mirrow

estrasse un piccolo telo che sistemò delicatamente sull‟erba e dallo zaino

prese la carne essiccata e le carote. << Sei fantastico! >> Kate lo stava

abbracciando. Si sedettero per mangiare e riposarsi un momento. Angela

stava ancora cercando di usare il suo palmare per contattare lo studio

legale, ma lui continuava a dare i numeri, non ne voleva proprio sapere di

funzionare, diceva rete inesistente e la batteria era di nuovo agli sgoccioli.

<< Spiegheremo tutto al tuo ritorno, non preoccuparti, vedrai che dopo

aver affrontato creature di ogni genere che vogliono farci a pezzi,

troveremo qualcosa da dire ai tuoi colleghi. >> cercò di rincuorarla. Anche

se, a essere sincera non era poi così sicura che ne sarebbero uscite

incolumi, ma doveva crederci e soprattutto dare l‟idea che sapesse cosa

stavano facendo. Angela si alzò e col telefono in mano provò a spostarsi

per vedere se trovava una copertura di rete migliore. Presa dai suoi

pensieri non si era accorta di essere ormai giunta in cima alla collina. Un

odore acre investì in pieno le sue narici. Alzò gli occhi e rimase immobile.

Kate e Mirrow la raggiunsero di corsa. L‟espressione spaventata sul suo

viso parlava da sola. Guardarono con attenzione e videro una gigantesca

nuvola nera che aveva inghiottito tutti il paese, non riuscivano a

distinguere nemmeno il campanile della chiesa o qualsiasi altra forma di

edificio o albero. << E‟ quello che penso? >> chiese preoccupato. <<

Libera i cavalli, proseguiremo a piedi, meglio essere cauti, non sappiamo

cosa ci aspetta oltre quella coltre di fumo. >> << Vuoi davvero andare la?

>> Era incredula e preoccupata. << Angela, non abbiamo scelta, e poi

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Anthony ha detto che ci raggiungerà la per cui muoviamoci prima che

scenda di nuovo la sera. >>

L‟aria diveniva via, via rarefatta e l‟odore acre dello zolfo e del fumo li

faceva tossire animatamente. << Non riesco a respirare. Sei sicura che

dobbiamo recarci qui, magari abbiamo sbagliato strada. >> chiese

speranzosa Angela. << Purtroppo sono sicura, è quello il paese, o almeno

quello che ne rimane. >> Alla loro destra un tempo doveva esserci stata

una grande e rigogliosa foresta con un fantastico lago al centro ma ora non

restavano altro che ceneri, qualche tronco carbonizzato e un grande cratere

secco a testimoniare l‟esistenza del lago. I ciottoli su cui camminavano

prima avevano lasciato il posto a carboni neri che scricchiolavano e si

sgretolavano sotto il loro peso. Ceneri incandescenti fluttuavano nell‟aria,

l‟odore era terribile, il silenzio totale che aleggiava ovunque rendeva tutto

angosciante. Mentre si avvicinavano alla città, i capelli iniziarono a

incresparsi, così indossarono le felpe col cappuccio resistenti al calore. <<

Mi manca l‟aria, poi quest‟atmosfera così spettrale è inquietante, mi

sembra di essere finita nel cast di un film dell‟orrore! >> Angela aveva

esposto a voce alta quello che era il pensiero comune. Si guardarono

attorno, il paese sembrava disabitato, le porte delle case erano barricate o

bruciate, le strade deserte, nessuna anima viva passeggiava per esse. Tutto

intorno si respirava paura e desolazione. Ai lati delle strade, vicino alle

case si scorgevano statue, che ritraevano persone spaventate e urlanti. <<

Non hanno avuto assolutamente buon gusto nel scegliere come abbellire la

loro città. Non doveva essere un posto allegro e ospitale? >> Angela

continuava a guardarsi attorno preoccupata, si stavano domandando chi o

cosa poteva aver ridotto così quella cittadina. << Sicuramente è divampato

un grosso incendio, e non è ancora stata ricostruita >> abbozzò Kate con

un sorriso. All‟improvviso sentirono delle urla agghiaccianti provenire da

est. Istintivamente volsero lo sguardo verso quella direzione. Una sorta di

torcia umana correva nella loro direzione agitando le braccia e gridando,

mentre alle sue spalle un‟ombra gigantesca lo seguiva. << Correte dentro

quell‟albergo e nascondetevi. Vi raggiungerò, d‟accordo? >> Non se lo

fecero ripetere due volte e corsero verso la porta aperta dell‟edificio. Kate

corse più veloce che poté incontro al ragazzo in fiamme, gli gettò addosso

il suo scialle di lana e lo strofinò energeticamente finché non riuscii a

spegnere le fiamme. Quando gli fu abbastanza vicina, vide che era poco

più di un bambino, era svenuto, ma sembrava vivo. Accostò una mano alla

sua giugulare per sentire il battito, era debole, ma respirava ancora. Non

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c‟era tempo da perdere, qualsiasi cosa lo stesse seguendo si stava

avvicinando, dovevano nascondersi e in fretta. Le strade erano deserte e

l‟ombra era troppo vicina per raggiungere l‟albergo, così optò per

nascondersi dietro dei massi, originariamente doveva essere stata una

fontana, ma di essa ora non rimanevano che grandi macerie. Si nascose

sotto una di esse e mise il ragazzo sotto la sua veste per proteggerlo da

eventuali fiamme, poi si concentrò e divennero invisibili. Da quando le

erano stati tolti i poteri, non poteva più smaterializzarsi, ma fortunatamente

nel suo momento oscuro aveva inglobato alcuni oggetti magici e il loro

potere si era conservato dentro il suo corpo. La terra prese a tremare

sempre più forte man mano che la creatura si avvicinava. Era davanti a

loro, sapeva che non poteva scorgerli, ma vedendola annusare l‟aria,

temette il peggio. Trattenne il fiato, sperò con tutta se stessa che non li

avesse sentiti, da sola sarebbe potuta fuggire, ma non certo con un ragazzo

ferito tra le braccia. Un‟enorme testa ricoperta di squame e aculei si

affacciò all‟ingresso del loro nascondiglio e annusò. Cercò con l‟enorme

zampa palmata di aprirsi un varco tra i due massi. Il nascondiglio tremò

paurosamente e alcuni sassi rotolarono dai lati. L‟enorme drago si ritrasse,

si alzò in tutta la sua maestosità, aprì le ali creando un enorme spostamento

d‟aria, inspirò profondamente e si avvicinò per soffiare su di loro. Non era

sicura che la veste reggesse tale calore, ma non aveva alternative, se

scappava, rischiava di scoprire una parte del ragazzo e l‟avrebbe fatto

sicuramente uccidere. Provò a evocare uno scudo protettivo. Ci riuscì al

primo tentativo, ma dopo alcuni secondi scomparve. La creatura stava per

attaccare, fumo bianco e aria incandescente uscivano dalle sue narici, il

tempo a sua disposizione stava volgendo al termine. Doveva riuscirci, non

avrebbe avuto altre occasioni. Si prese qualche secondo in più per

concentrarsi meglio, pensò ad Angela, al ragazzino che aveva tra le

braccia, la loro via dipendeva solo da lei. Lo strinse forte, avvicinandolo il

più possibile alla parete di roccia, evocò la barriera e si preparò. Il calore

emesso fu spaventoso, sentiva la pelle come infuocata, le rocce si

fondevano in una struttura vetrosa, come le rocce che si formano vicino ai

crateri vulcanici e al suo interno sembrava di essere all‟inferno. Non

sapeva per quanto ancora sarebbe riuscita a resistere. Chiuse gli occhi, il

caldo stava divenendo insopportabile, si sentiva svenire. La barriera

vacillò, si aprì una piccola crepa, per stabilizzarla Kate appoggiò i palmi

delle mani sulla superficie e oppose più forza possibile. A un tratto le

fiamme si fermarono, forse ha esaurito l’aria nei polmoni, sperò fiduciosa,

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non avrebbe resistito oltre. Il grosso corpo girò su se stesso, la sua

attenzione era stata attratta da qualcos‟altro, lentamente si allontanò nella

direzione opposta da quella da cui era venuto. Una donna le corse incontro

piangendo, seguita a ruota da Angela, Mirrow e tanti piccoli folletti

incappucciati. Si fermarono davanti alla “grotta” e non vedendo nessuno

presero a pregare tra lacrime e singhiozzi. Kate agitava la mano facendo

segno che stavano bene, ma il loro atteggiamento non mutava. Angela

abbracciò Mirrow piangendo. Lo sforzo per tenere in piedi la barriera

l‟aveva provata più di quanto pensava, si sentiva debole, la testa le girava e

sentiva le forze venirle a meno. Perse i sensi per alcuni secondi, la

copertura invisibile scomparve mostrando due corpi rannicchiati vicino

alla parete, erano un po‟ rossi e piuttosto sudati ma vivi. Delicatamente li

sollevarono e li condussero verso l‟albergo. Quando Kate riprese

completamente i sensi, si trovò distesa in una sorta di letto fatto con

coperte e cuscini, arrangiato alla meglio con una pezza bagnata sul viso.

Cercò di mettersi a sedere e scrutare meglio il luogo dove l‟avevano

condotta. Erano i sotterranei di un edificio, ma le pareti erano state scavate

per formare una sorta di galleria che collegava tutti gli edifici, una specie

di città sotterranea. Si alzò appoggiandosi alla parete e barcollando andò

alla ricerca di Angela, doveva assicurarsi che stesse bene. Camminò lungo

tortuosi cunicoli freddi la luce era fioca e faticava a vedere dove metteva i

piedi, fortunatamente guariva in fretta e un po‟ alla volta riusciva a

muoversi in modo più coordinato, solo il bruciore alle mani non accennava

a calmarsi. Rimase completamente in silenzio, seguiva le voci che

divenivano man mano che procedeva sempre più forti. Trovò molte

persone riunite e sedute in cerchio. Si avvicinò ulteriormente per sentire di

cosa stavano parlando. << Abbiamo quasi finito le scorte e sta diventando

troppo pericoloso anche per loro andare in giro a cercarne. Quello che è

successo oggi lo testimonia, dobbiamo trovare un‟altra soluzione >> a

parlare era un anziano signore con la barba bianca e una strana bombetta

sulla testa. Tutti i presenti lo ascoltavano con attenzione e muovevano il

capo in segno di approvazione. Un gruppo di donne singhiozzava con

discrezione in un angolo. Kate si avvicinò con cautela per capire se

stessero parlando del ragazzo, voleva avere notizie sul suo stato di salute.

<< E‟ la ragazza che ha protetto il mio bambino >> gridò la donna vestita

di azzurro guardando nella sua direzione. Non era stata così silenziosa e

discreta come pensava. In pochi istanti le donne l‟avevano circondata e la

osservavano con curiosità e ammirazione. << Ha sfidato quella terribile

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creatura per il mio bambino, come posso ringraziarla? >> Le prese la mano

e la guardò con occhi pieni di riconoscenza. << Signora l‟ho fatto

volentieri, non si preoccupi. Piuttosto come sta? >> chiese Kate. << E‟

molto grave, le ustioni sono estese su gran parte della schiena, ma è un

ragazzo forte, sono sicura che ce la farà >> Rispose la donna con sguardo

convinto. << Ne sono sicura anch‟io. >> Kate pregò con tutte le sue forze

che il suo intervento fosse servito a salvare il ragazzo.

<< Può avvicinarsi per favore >> le chiese l‟uomo che parlava al centro

del cerchio umano. << Cosa l‟ha portata qui? >> chiese con aria

sospettosa. << Sono venuta a guadagnarmi il vostro aiuto. >> rispose senza

titubanza. L‟uomo la guardò incuriosito e le chiese chi mai poteva essere

per volere l‟aiuto di un piccolo villaggio ormai distrutto. << Il mio nome è

Kate e sono l‟erede al trono del regno di Emmeltz. Sono in viaggio per

trovare un portale che mi permetta di entrare nel regno magico. E sono alla

ricerca di alleati. Se me ne darete l‟opportunità, combatterò Victor e vi

prometto che non ne sentirete parlare mai più! >> Nei suoi occhi ardeva il

fuoco, era davvero determinata a mantenere la parola data. << Il mio nome

è Mohrs, sono il capo della città, anche se devo riconoscere che non è

rimasto molto. Dopo gli ultimi avvenimenti ci siamo ridotti a vivere

nascosti in cantine e sotterranei, come avrà avuto modo di vedere lei

stessa, continuamente in allerta e nella paura. Vivevamo in pace, era una

cittadina ridente, il drago che ha visto, era buono e ci difendeva, vivevamo

in armonia. Un giorno è cambiato tutto, ora dobbiamo stare molto attenti

perché ci attacca senza alcuna pietà. Purtroppo non siamo ancora riusciti a

capirne le cause. Uccide donne e bambini, non fa alcuna distinzione,

semina terrore ovunque. << Non avete idea di cosa possa essergli successo

per fare un cambiamento così repentino e inaspettato? >> chiese Angela.

<< No, nessuna, prima era vegetariano, e giocava con i nostri figli. Quelle

statue che avete visto sparse per la città sono ciò che resta degli abitanti

che non sono morti bruciati o sepolti dentro le proprie case. Col suo

respiro infernale li trasforma in cera. È uno spettacolo davvero inquietante.

Di recente mandavamo i bambini a cercare il cibo per tutti noi, sono più

piccoli e più veloci, possono nascondersi più facilmente. Ma dopo quanto

è successo oggi non so cosa faremo. << Mi ha fatto piacere incontrarla

Kate, non pensavo che questo giorno sarebbe mai arrivato. Tuttavia la mia

gente sta già soffrendo molto, non posso esporli alle ire di Victor,

dobbiamo rimanere neutrali. >> Così dicendo fece per allontanarsi. <<

Aspetti! >> gridò Kate. << Se vi liberassi dal drago, riuscirei a dimostrarvi

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che faccio sul serio? Ho bisogno del vostro appoggio per riavere i miei

poteri e riuscire a entrare nel mio paese per affrontarlo. >> Mohrs, il capo

del villaggio chiese a Kate di poter conferire con lei un attimo in privato, si

appartarono vicino alla porta che conduceva all‟esterno. << Riesce a

scorgere la grande torre di avvistamento? >> E‟ il luogo che più amavano i

miei cittadini, ogni sera andavamo a osservare le stelle, ma da quando

Koanoz è impazzito, non è più stato possibile e gli animi si sono rattristati.

Vorrei davvero trovare una soluzione a tutto questo, ma è troppo forte

anche per lei, non posso mettere a repentaglio ancora le loro vite, non ci

rimane che raccogliere le nostre poche cose e lasciare queste terre. >> La

tristezza del suo sguardo era tangibile, doveva amare molto la sua città,

non poteva lasciarglielo fare, non era giusto. << Mi lasci tentare, non

metterò a rischio la vita di nessuno, andrò solo io, proverò a convincerlo.

>> disse con tono fermo e deciso. << Se dovessi fallire, non

m‟intrometterò più e vi aiuterò a lasciare il villaggio. >> Promise. << Così

sia, è deciso. L‟aspetto a mezzanotte nella torre per discutere la strategia

migliore per avvicinarsi al drago senza insospettirlo. >> Senza aggiungere

altro si allontanò e si ritirò nella sua stanza. Kate fece lo stesso.

Si guardò le mani, erano ancora ustionate, le facevano un male terribile, se

solo Daniel fosse stato lì, avrebbe sicuramente saputo cosa fare.

<< Non servono poteri magici per capire a cosa stai pensando. Conosco

quello sguardo sognante e perso nel vuoto, ti manca non è vero? >>

Angela era entrata nella stanza in punta di piedi con in mano una grossa

bacinella contenente un liquido azzurro e delle foglie di menta, dalla tasca

dei pantaloni spuntavano invece un tubetto di crema e delle fasce.

<<Anche se fosse? Non farebbe alcuna differenza, bisogna essere in due

ed è chiaro che per lui le cose stanno in modo diverso >> mentre parlava a

voce alta, più per convincere se stessa, ubbidì e immerse le mani nel

liquido. Subito fu percorsa da un brivido di piacere, la menta era fresca e le

diede un gran sollievo. << Tienile immerse per almeno quaranta minuti,

servirà a staccare la pelle bruciata, dopodiché ti applicherò la pomata e le

bende per aiutare la crescita della pelle nuova. >> È un rimedio che mi ha

dato Shantra, una donna del villaggio, ha detto che causa le continue

aggressioni del drago sono divenute molto esperte con le ustioni. >> << Le

mie però sono ustioni causate dalla magia, non penso funzionerà >>

obiettò Kate poco convinta. Ad ogni modo il sollievo le stava giovando

molto, valeva la pena di tentare anche perché in quelle condizioni non

aveva altro da fare. Angela tornò dopo quasi un‟ora, le asciugò le mani e

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applicò una generosa quantità di pomata, anche se il suo metodo purtroppo

non aveva sortito l‟effetto sperato. La pelle bruciata si era leggermente

schiarita, ma niente di più e le ferite non mostravano alcun segno di

miglioramento. Per non ferire i suoi sentimenti e la buona volontà che ci

stava mettendo, mentii. << Il tuo rimedio ha funzionato, il dolore è sparito

quasi del tutto e anche le ferite vanno molto meglio. Grazie. >> Angela le

sorrise compiaciuta, si stava dando molto da fare, aveva imparato ad

arrangiarsi con i mezzi a disposizione, aveva smesso di cercare delle prese

per caricare il portatile e stava lentamente abbandonando le vecchie

abitudini. Anche se ogni tanto la trovava a impartire lezioni su come

curare il proprio aspetto alle donne del villaggio, nell‟ultimo a cui aveva

assistito, Angela stava cercando di spiegare loro come togliere e curare

l‟aspetto delle sopracciglia. E’ davvero incorreggibile. Sogghignò.

Attese una mezzoretta poi si tolse le bende e andò a bussare alla porta del

capo del villaggio. Non poteva spettare fino a mezzanotte, aveva bisogno

di parlargli subito.

<< Posso parlarle un attimo? >> gli chiese.

<< Certo, entri pure mia cara. >> << Ho pensato ad alcune possibili

strategie per attaccare il drago e renderlo innocuo, volevo sapere la sua

opinione. >> Mohrs l‟osservò molto incuriosito. << Devo ammettere che è

una continua sorpresa mia giovane guerriera. >> << Sono una strega, e

anche se al momento sono priva dei miei poteri, posso preparare degli

intrugli, ho studiato molto. >> Cercava di guadagnarsi il suo rispetto da

quando era arrivata, ma per lui rimaneva solo una donna in cerca di guai,

non credeva assolutamente che fosse lei l‟erede e non intendeva prestarle

attenzione. << A casa di mia nonna ho preso questo libro “La sottile, letale

e indispensabile arte delle piante. Manuale per esperti”. Potremmo usare il

cristallo urticante per accecarlo e il bacio di locusta demoniaca per

addormentarlo, così avremo tutto il tempo per trovare un luogo sicuro

dentro il quale segregarlo. Oppure le fiale per endovena di bava di rospo,

sono in grado di paralizzare tutti i muscoli del corpo volontari, in questo

modo potrebbe tornare a essere innocuo, non riuscirebbe a muoversi e a

sputare fuoco, l‟unico problema sarebbe quello di avvicinarsi abbastanza

per iniettarglielo. Oppure potrei mettergli nell‟acqua la polvere di giglio

bianco, è un veleno potentissimo, sono sicura che riusciremmo a stenderlo

definitivamente. >> Il viso di Mohrs aveva cambiato colore, stava

diventando paonazzo. << Noi siamo un popolo tranquillo e pacifico,

vivevamo in armonia con Koanoz e ci aiutavamo a vicenda, sono stati anni

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fantastici. Tutto si svolgeva nel più assoluto silenzio e quiete, rimanevamo

spesso ore ad ascoltare il canto degli uccellini o lo scorrere dell‟acqua del

ruscello. I bambini facevano lo scivolo sulla sua coda. Dai turisti era

considerato una specie di giocattolo elettronico di ultima generazione e

Koanoz stava molto attento a non attirare l‟attenzione degli umani. >>

Sospirò tristemente. << Noi non vogliamo ucciderlo! Se all‟improvviso ha

deciso di attaccarci avrà le sue buone ragioni, queste erano le sue terre ed è

giusto che ci ritiriamo e rispettiamo la sua volontà. Ti proibisco di

intraprendere una qualsiasi di queste strade. Spero di essere stato chiaro e

questo è tutto. >> La congedò senza tante cerimonie, a dire il vero l‟aveva

messa alla porta. Si era proprio arrabbiato, mentre ritornava alla sua

stanza, continuava a chiedersi come fosse possibile che non provasse

rancore per tutto il dolore che il drago gli stava causando, continuava

addirittura a difenderlo.

Si chiese se fosse ancora valido il loro appuntamento alla torre di

avvistamento, ma pensò non fosse il caso di domandarglielo, sarebbe

andata ugualmente e avrebbe aspettato sperando che si presentasse. Non

poteva arrendersi, doveva riacquistare i suoi poteri e doveva assolutamente

trovare un modo per guadagnarsi la sua fiducia.

Angela era diventata un‟abilissima cuoca e anche con ingredienti semplici

riusciva a preparare pasti favolosi. La cena fu squisita, aveva preparato

insieme alle donne del paese, una sorta di polpettone, non era riuscita a

capire bene cosa ci fosse dentro, ma il sapore era davvero buono.

Terminata la cena ringraziò nuovamente la sua amica per tutte le attenzioni

che le stava riservando e si congedò. Mirrow era diventato il baby-sitter

ufficiale, i bambini adoravano ascoltarlo raccontare storie avventurose. Si

diresse nella hall o in ciò che ne rimaneva, indossò bene il cappuccio e

uscì in cerca della torre di avvistamento.

Angela rimase ancora per un po‟ a parlare con gli abitanti, erano molto

simpatici e stava volentieri in loro compagnia. << Lavoro in un grosso

studio legale solo che purtroppo non riesco a mettermi in comunicazione

con loro. Pensi, Molly che negli ultimi due paesi in cui ci siamo fermate

non avevano il telefono e nemmeno l‟elettricità. >>

<< Perché non me l‟ha detto subito, le stanze dell‟albergo erano dotate di

tutto questo, potrebbe provare se funzionano ancora. Mi raccomando, se ci

va durante la notte rimanga il più possibile al buio, è pericoloso, il drago

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potrebbe essere attirato dalla luce. >> Non riusciva a credere alle sue

orecchie, avevano una connessione per il suo portatile!

Era appena scesa la sera, corse in una delle stanze alla ricerca di una presa

ancora in buone condizioni, finalmente la vide, attaccò subito il portatile,

anche se non poteva accendere la luce mentre aspettava l‟alba, avrebbe

caricato la batteria. Cercò di tenerlo protetto sotto una scrivania, mise

davanti anche un paio di sedie, era preoccupata per un cedimento

strutturale. Chiuse la porta dopo aver dato un‟ultima occhiata alla stanza e

iniziò a scendere le scale che portavano ai sotterranei.

Era quasi a metà quando fu più forte di lei, si voltò e corse di nuovo nella

stanza. Mise un vecchio armadio davanti alla finestra rotta, si recò nella

stanza da bagno, l‟unica senza finestre che davano sul lato esterno. Accese

il computer e attese che eseguisse la ricerca di reti wireless.

Nel frattempo aprì lentamente il rubinetto dell‟acqua calda e iniziò a

riempire la vasca da bagno. Si legò i capelli in un‟acconciatura sopra la

testa, prese dalla sua borsetta lima e smalto per unghie e sentì la

temperatura dell‟acqua. S‟immerse lasciando fuori solo i piedi e si mise lo

smalto rosso sulle unghie, poi si rilassò lasciandosi cullare dal caldo tepore

dell‟acqua e dal profumo dei Sali al mughetto. Il suo primo pensiero fu per

Anthony, si chiese se fosse ancora vivo, sempre che questo fosse il termine

più appropriato e come mai ci stava mettendo così tanto a raggiungerle. Il

suo cervello le elencò una serie di ipotesi, una più terribile dell‟altra, così

decise di accantonare quei pensieri, godersi il bagno caldo e concentrarsi

sul lavoro. Prese il computer che fortunatamente era riuscito a connettersi

e mise la password per accedere alla sua posta elettronica.

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222111

LLLaaa ppprrrooovvvaaa

Kate iniziò a salire con cautela le scale in pietra, facendo attenzione a non

inciampare, infatti, non solo la pietra era liscia ma alcuni gradini erano

crollati, probabilmente a causa del passaggio del drago, altri erano molto

consumati, o più stretti, inoltre giravano a chiocciola intorno alla torre e

non vi era alcuna protezione, nessun tipo di ringhiera, era praticamente

sospesa nel vuoto.

Mentre saliva la stretta scalinata, il vento aumentava e lei rimpiangeva di

non avere i suoi poteri, poteva sfruttare il mantello e volare per brevi tratti,

ma sarebbe stata troppo visibile e vulnerabile. Circa a metà della torre

dovette accucciarsi e proseguire a gattoni per non essere travolta dalle forti

raffiche, rimaneva il più possibile attaccata ai gradini, tenendo la testa

bassa per evitare le folate di vento che crescevano d‟intensità man mano

che saliva. Giunta in cima finalmente vide una piccola porticina di legno

scuro. Il suo lato pessimista le suggerì che con la fortuna avuta sino a quel

momento, probabilmente, la porta sarebbe stata chiusa, ma fortunatamente

quando provò ad abbassare la maniglia, si spalancò con grande facilità,

senza sinistri cigolii o altro. La stanza era in penombra, l‟unica luce

proveniva dalla porta aperta e da una fessura circa a metà del muro davanti

all‟entrata. Dall‟apertura sporgeva il cannocchiale di un telescopio molto

elaborato, non aveva mai visto niente del genere.

Si abbassò il cappuccio e aguzzò la vista per riuscire a scorgere dove fosse

Mohrs. Non vedendolo provò a chiamarlo a bassa voce, ma non ottenne

alcuna risposta. Pensò che forse anche lui avesse avuto qualche difficoltà a

salire o magari era semplicemente in ritardo. Spero solo che prima o poi si

sarebbe presentato, non voleva aver fatto tutta quella strada per niente.

Chiuse cautamente la porta alle sue spalle e rimase in ascolto, pronta a

percepire il minimo brusio. Scorse il profilo di un tavolo, si avvicinò con

cautela stando attenta a non inciampare e con le mani protese in avanti,

avanzò lentamente fino a toccare la rugosa superficie di legno. Continuò a

esaminare la superficie per capire cosa contenesse. Riconobbe al tatto un

polveroso calamaio con all‟interno inchiostro, l‟odore sulle sue dita era

inequivocabile, continuò a usare le mani al posto della vista per analizzare

la stanza. << Ahi >> sentì una fitta poi una sensazione di calore provenire

dalla punta del suo dito indice. Lo portò alla bocca e come aveva previsto,

stava sanguinando. Lentamente si avvicinò alla finestra per osservare alla

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luce fioca che filtrava la gravità della ferita. Aveva un lungo e sottile taglio

sul polpastrello dal quale fuoriusciva sangue rosso intenso. Prese un

fazzoletto dalla tasca e lo avvolse intorno al dito. Prese anche i guanti che

le aveva dato Anthony e li indossò. Se li avessi messi da subito, non mi

sarei ustionata le mani col drago e adesso non mi sarei tagliata. Si

rimproverò mentalmente. Il taglio le bruciava tremendamente.

Inaspettatamente i grossi e scuri guanti non la limitavano nei movimenti,

non le facevano caldo e dopo circa trenta secondi erano diventati

trasparenti. Che sciocca era stata a pensare che fossero come i comuni

guanti cui era stata abituata fino a quel momento. Tornò alla perlustrazione

della stanza rimanendo però vicino alle pareti. Erano fatte di dura e fredda

roccia, totalmente spoglie, nessun quadro o mensola. Aveva fatto tutto il

giro e ancora Mohrs non era arrivato, che avesse capito male? Forse era

ancora arrabbiato e non aveva intenzione di presentarsi. Oppure voleva

metterla alla prova?

Vide che sul lato destro della porta era appesa una lanterna, la staccò dal

gancino sul muro e girò la rotellina, la piccola pietra focaia prese fuoco

dando origine a una fioca luce arancione e verde, finalmente sarebbe

riuscita a vedere qualcosa in più, pensò.

Si mise lontana dalla finestra, non voleva certo fare segnali al drago.

Anche con la luce l‟impressione sulla stanza non cambiò, era molto

semplice, niente appeso alle pareti, al centro della stanza vi era un tavolo

di legno molto vecchio e usurato dal tempo. Sotto di esso erano accatastati

diversi rotoli diligentemente legati con corda sottile e disposti in ordine sul

ripiano. Sopra al banco spiccava il calamaio in pietra grigia, con

all‟interno l‟inchiostro scuro, un tagliacarte in argento molto affilato il cui

manico era intarsiato con disegni e scritte in un linguaggio che non

conosceva.

Vi era anche del materiale da disegno tecnico, squadre, righelli, e un

compasso la cui punta era sporca di sangue. Ecco dove mi sono tagliata.

Incuriosita prese una carta, slegò la cordicina e la distese sul tavolo. Mise

il calamaio su un angolo per tenerlo fermo in modo che non si

riarrotolasse. Era incredibile, non credeva ai suoi occhi, era una carta

stellare molto aggiornata, con tutte le costellazioni, le orbite dei pianeti.

Era un genio, se si fosse spostato in una grande città, con tutte le

strumentazioni di cui disponevano, avrebbe fatto scoperte eccezionali. Se

mai fosse riuscita a risolvere tutta questa situazione e a tornare a casa, gli

avrebbe sicuramente proposto di tornare con lei a Vienna.

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<< Kate >> << Sono io, svegliati per favore >> una voce maschile la

chiamava dolcemente. Lentamente mentre si svegliava e prendeva

coscienza del luogo in cui si trovava, si chiese come potessero scambiarla

per Kate, che era bionda, con i capelli a caschetto lisci, mentre lei aveva

lunghi e ricci capelli rosso fuoco. Aprì gli occhi, volse lo sguardo verso

l‟alto, dove vi era l‟unica apertura che comunicava con l‟esterno e dalla

quale filtrava l‟aria fresca del mattino. Si voltò di scatto armata con un

pesante volume di giurisprudenza, pronta a colpire l‟estraneo. Con grande

sorpresa si trovò davanti Daniel. Era gravemente ferito, faticava a rimanere

in piedi appoggiato al suo bastone, dalla fronte il sangue ormai secco era

colato fino sotto l‟orecchio sinistro. << Daniel? Sono Angela, non mi

riconosci? >> gli chiese mentre si avvicinava e lo aiutava a sedersi sulla

sedia. << Ma certo, scusami. E‟ molto buio e non ti avevo riconosciuta

subito >> I raggi del sole filtravano fiocamente dalla finestra illuminando

la stanza quasi a giorno, capii subito che Daniel stava mentendo ma per il

momento decise di non dire nulla e di stare al gioco, voleva capire cosa gli

fosse successo. << Ti aiuto a togliere la maglia così diamo un‟occhiata alle

ferite. >> dal suo tono Daniel capii subito che non era una proposta, ma un

ordine inappellabile, non aveva le forze per opporsi neanche volendo, così

non protestò e la lasciò fare. Il braccio ferito gli doleva da impazzire,

anche volendo, non sarebbe mai riuscito a toglierla da solo. Uno spettacolo

davvero agghiacciante fu quello che si propose agli occhi increduli di

Angela, non riusciva a credere che con quelle ferite fosse arrivato fin lì e

che stesse ancora a parlare con lei. Il suo corpo era martoriato, pieno di

graffi, lividi, tagli, in alcuni punti mancavano addirittura lembi di pelle e

carne, mentre in altri aveva bruciature e ustioni piuttosto serie. La spalla

destra era completamente nera e l‟infezione si stava propagando lungo

l‟avambraccio, nell‟addome aveva uno squarcio a forma di mezza luna che

non riusciva a chiudersi, a ogni suo respiro fuoriusciva un rigolo di sangue.

La schiena era interamente coperta da gravi ustioni e la pelle raggrinzita.

Cercò di non lasciar trasparire dal suo viso la gravità della situazione e la

preoccupazione per le ferite, pensò a qualcosa di allegro poi alzò lo

sguardo verso di lui e gli chiese se preferiva stendersi mentre lo medicava.

<< Ti ringrazio, ma se mi stendo la ferita sulla pancia, si aprirà del tutto

mentre se resto piegato i lembi sono più vicini e si riesce a formare un po‟

di crosta. >> << Sono venuto a piedi perché se mi fossi smaterializzato,

non sarei riuscito a mantenere questa posizione. >> << Tu sei matto, hai

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camminato per miglia in queste condizioni? Ma cosa ti diceva il cervello?

Dovevi fermarti in un paese e chiedere aiuto a qualcuno o chiamare

un‟ambulanza come fanno tutte le persone normali. >> Non aveva più

resistito; il suo caratteraccio aveva preso il sopravvento. Respirò

profondamente per riacquistare il controllo. << Aspettami qui, senza fare

l‟eroe, mentre andava a cercare del disinfettante, e qualcosa con cui

medicarti. >> << Tranquilla, ti garantisco che anche volendo, non riuscirei

a rialzarmi >> e cercò di sorridere, voleva fare una battuta, ma le fitte

all‟addome gli permisero solo una smorfia.

Mentre usciva dalla stanza non poté fare a meno di domandarsi come

fossero riusciti a ridurlo in quel modo. E’ veloce, ha poteri magici, perché

mai non si è difeso? Che fossero stati numericamente troppi anche per lui?

Chi mai poteva essere stato? Non sembravano ferite dovute a uno scontro

tra maghi.. si recò velocemente in cucina, per fortuna non vi era ancora

nessuno, prese alcuni asciugamani puliti e mise a bollire una pentola di

acqua e sale grosso. Nel frattempo prese la cassetta del pronto soccorso dal

bagno, per fortuna dentro vi trovò sia garze sia filo e ago da sutura, forbici

e persino del cotone, aveva più di quello che si sarebbe aspettata.

Vicino alla stanza adibita a cucina, vi era un pozzo dal quale si prendeva

l‟acqua potabile per tutti gli abitanti che si erano rifugiati lì sotto.

Guardandoci bene trovò attaccati alle pareti diversi irudinei, comunemente

chiamati sanguisughe. Perfetto pensò, proprio quello che faceva al caso

suo. Tornò in cucina, sentiva le voci delle donne avvicinarsi, si stavano

alzando, doveva fare in fretta. Prese la pentola e sgusciò fuori senza farsi

vedere.

Daniel era ancora sulla sedia, il suo viso era sempre più pallido, la testa

pendeva da un lato e aveva cominciato a uscirgli sangue anche dal naso.

Lo aiutò ad alzarsi e lo fece sedere sul letto, mettendogli diverse coperte

dietro la schiena in modo che mantenesse la posizione inclinata per

riuscire a dargli i punti. Pulì prima il sangue con acqua e sale bollito, poi

prese le forbici e l‟ago e li disinfettò. Prese il cotone e il disinfettante e

iniziò a pulire bene le ferite, prima quelle più lievi arrivando a quelle più

serie. Quando gli passò il cotone sul naso rotto, ebbe la conferma che non

ci vedeva, non aveva sbattuto le palpebre, i suoi occhi non avevano visto

arrivare la sua mano. Provò a muovergli delicatamente la spalla per vedere

se fosse rotta. Il corpo di Daniel si contrasse per il dolore, ma dalla sua

bocca non uscì il minimo sibilo. Angela lo guardò piena di ammirazione.

Non pensavo esistessero più uomini così, ripensò ai suoi colleghi e a tutti

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gli uomini che aveva conosciuto finora, non solo non le avrebbero mai

permesso di medicarli fuori da un centro apposito con personale

specializzato, ma si sarebbero sicuramente lamentati e avrebbero pianto

come bambini. La spalla era lussata ma non poteva tirare per rimetterla in

asse fino a quando il taglio sull‟addome non fosse stato cucito.

<< Ti farà un po‟ male, ma se riusciamo a cucire bene i due lembi,

dovrebbe chiudersi e smettere di sanguinare. >> Lui annuì con il capo, era

consapevole che stava perdendo molto sangue, si sentiva debole, riusciva a

muoversi a fatica.

Angela prese in mano l‟ago, vi infilò il filo da sutura, cercò di farsi

coraggio, ma al solo pensiero di infilzare la carne di un uomo vivo e

cosciente si sentì mancare, non ce la faceva, non poteva farlo. Come se

non bastasse, le mani iniziarono a sudare e a tremare terribilmente. << Non

posso >> << Mi dispiace ma non posso farlo, io sono un avvocato, non un

medico o un‟infermiera. Chiamo qualcuno, è meglio. >> << Tu sei la

donna che mi sta salvando la vita, sei molto più di un medico. >> Daniel

quasi le sussurrò queste parole, faticava anche a parlare, con grande sforzo

le prese la mano tra le sue e la strinse a sé con tutta la forza che riuscì a

trovare. Aveva ragione, se la ferita non fosse stata chiusa al più presto,

sarebbe davvero morto e Kate non glielo avrebbe mai perdonato, questo

era sicuro. Non aveva altra scelta, era sola e quindi spettava a lei.

Sotto il tagliacarte vide una lettera piegata a metà, la prese in mano per

leggere il destinatario e sbirciarne il contenuto. Era un messaggio di Mohrs

per lei. “ Se sta leggendo questo biglietto, significa che è davvero una

ragazza molto caparbia e decisa, ha superato una bella prova, devo

ammettere che un po‟ di fiducia se la merita. Le propongo una sfida:

riordini le mie carte e sotto troverà una leva che le permetterà di

proseguire. A ogni scelta seguiranno delle conseguenze, le consiglio di non

sottovalutarle, possono essere molto serie. Buona fortuna”. Riordinare

come? Per data? Per argomento? S‟inginocchiò dinnanzi al tavolo, le

osservò una per volta, con attenzione le stese tutte sul banco. Il ripiano su

cui appoggiavano non era liscio ma forato. Doveva sistemare ogni carta

nel foro. Non sembrava difficile, doveva solo trovare la giusta

combinazione, con un po‟ di fortuna e pazienza sicuramente ci sarebbe

riuscita, era piuttosto portata per i rompicapo. Le sistemò in ordine di data

crescente, dalla più vecchia alla più recente compresa la prima che aveva

posto sul tavolo. Attese qualche minuto, ma non successe nulla. Stava per

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estrarle e provare un‟altra combinazione quando il pavimento tremò. Tolse

subito l‟ultimo rotolo e tutto cessò.

Cavoli, sono bloccata a più di quaranta metri di altezza, come farò a

uscirne? Il pavimento che conduceva alla porta era crollato rendendola

irraggiungibile, la finestra era troppo piccola perché potesse anche solo

provare a oltrepassarla e il buco che si era aperto sotto i suoi piedi era

davvero molto profondo, non si vedeva il fondo. Non aveva altre

possibilità di errore. Molto divertente il capo del villaggio, le aveva

giocato proprio un bello scherzo per metterla alla prova, era chiaro che non

si fidava di lei e voleva essere sicuro di non mettere il suo villaggio in

pericolo senza un motivo fondato. Le uniche pietre rimaste erano quelle

che disegnavano un cerchio intorno al tavolo, il resto del pavimento era

tutto crollato. Tolse tutte le carte stando attenta a non farle cadere, le riaprì

una alla volta con estrema attenzione e cercò di studiare i pianeti

rappresentati e fare mente locale sulle sue conoscenze su ognuno di essi

per capire quale potesse essere la sequenza corretta. C‟erano un numero

infinito di possibilità, poteva ordinarli per scoperta, in ordine alfabetico, un

ordine casuale, era impossibile sapere quale potesse essere la sequenza

giusta senza nessun suggerimento. Di solito era molto brava nei giochi di

logica, sperò cha le venisse in aiuto qualche buona idea. Anche se doveva

ammettere che trovarsi sospesa non era affatto d‟aiuto per concentrarsi.

L‟alba era vicina, il cielo cominciava lentamente a schiarire e lei era

ancora bloccata lassù. Era una facile preda per il drago, infatti, lui a

differenza sua riusciva a volare senza difficoltà. Doveva tentare qualcosa

al più presto, in entrambi i casi, i rischi erano alti, ma di fronte a una

percentuale così alta di morte certa non le rimaneva che incrociare le dita e

buttarsi. Inserì le carte partendo dai pianeti più vicini alla Terra sino a

quelli più lontani, in questo modo ogni carta descriveva esattamente le

orbite e le caratteristiche di ogni pianeta fino all‟ultima carta che li

rappresentava tutti, una sorta di grande foto di gruppo. Decise di salire

sopra al tavolo prima di inserire l‟ultimo rotolo. Le sudavano le mani, il

cuore le martellava nel petto, attese un secondo, prese coraggio, fece un

respiro profondo e inserì l‟ultima carta.

<< Non ho anestetici, vuoi qualcosa da stringere tra i denti? O preferisci

qualcosa di forte da bere? >> Dall‟espressione sul suo viso appariva lei

quella più bisognosa di bere un goccetto. Daniel sorrise, ma non disse

nulla. << Non preoccuparti, sono piuttosto resistente e sopporto bene il

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dolore, vedrai, non sentirò nulla. >> La sua voce era calma, tranquilla, non

traspariva nessuna preoccupazione o paura. Questo le diede coraggio.

Avvicinò con la mano sinistra i due lembi e infilò l‟ago prima sotto poi su

quello più in alto facendovi passare il filo in modo che li unisse. Dopo aver

dato il primo punto trovò la forza di guardare Daniel in viso e vide che le

sorrideva, voleva farle capire che stava bene e che stava facendo un buon

lavoro. Non riusciva a dirglielo a parole perché stava stringendo i denti per

resistere al dolore. Angela si sentii rassicurata e punto dopo punto riuscì a

chiudere la ferita piuttosto bene. Disinfettò nuovamente e lo bendò con le

garze pulite in modo che il sudore non andasse sulla ferita e non ci

sfregasse con il lenzuolo. La parte più difficile era andata.

Era davvero orgogliosa per quello che era riuscita a fare, era stato difficile,

però aveva affrontato la sua paura e aveva portato a termine il compito, era

molto fiera. Daniel era svenuto a meno di metà della sutura, il dolore

doveva essere stato davvero grande e alla fine aveva vinto, ma Angela era

stata così concentrata a non sbagliare che non se ne era accorta fino alla

fine. Approfittò del suo momentaneo stato d‟incoscienza per rimettere la

spalla in asse. Mise la sua mano sulla clavicola e con l‟altra prese il

braccio come le era stato insegnato quando aveva prestato servizio di

volontariato durante l‟estate al college, dove aveva conosciuto Marcus, un

bel medico del pronto soccorso. Era stata anche in un campo per aiutare

durante un‟emergenza terremoto, solo che a parte bendaggi e cambio fasce

non aveva fatto nulla di pratico. Tirò con tutta la forza di cui disponeva

finché finalmente sentii crack, provò a ruotare le spalla ed ebbe la

conferma di esserci riuscita. Mise le sanguisughe sul sangue pesto e delle

larve d‟insetti sulla schiena in modo che mangiassero la pelle morta senza

provocare infezioni. Per fortuna era un‟appassionata del dottor House, non

aveva perso una puntata e ora poteva dire che a qualcosa erano servite. Per

ultimo gli medicò la testa, aveva dei brutti tagli e sicuramente era stato

colpito più volte con un oggetto contundente. Forse erano stati proprio

quei colpi a fargli perdere la vista, magari era una cosa temporanea, sperò

e pregò che fosse così anche perché non vi erano strutture dove potesse

portarlo senza destare allarmismi, come poteva spiegare quelle ferite senza

che aprissero un‟inchiesta? Non sapeva che altro fare. Lo coprì con un

lenzuolo, mise una veste dinnanzi alla finestra, se così si poteva definire e

lasciò la stanza. Un po‟ di riposo gli avrebbe sicuramente giovato e nel

frattempo poteva preparargli un pasto per dargli un po‟ di forza. Si chiese

dove fosse Kate, era ormai pieno giorno e ancora non era rientrata.

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Iniziava a essere seriamente in pensiero. Che le fosse successo qualcosa di

brutto? Non riusciva neanche a pensarci.

Si strinse con forza al tavolo, si aggrappò bene con entrambe le mani e si

guardò intorno in attesa, ma non successe niente. Alzò la testa e continuò a

guardare la stanza con sospetto. Il capo del villaggio aveva parlato che a

ogni azione avrebbero corrisposto conseguenze, non era normale che non

fosse successo nulla. Sentì un grosso boato, dalla parete davanti a lei

comparvero dodici lame affilatissime che puntavano verso il tavolo pronte

a colpirlo, la stanza iniziò a girare sempre più velocemente, crollarono

tutte le mattonelle del pavimento tranne le quattro su cui poggiavano le

gambe del tavolo. Poi tutto si fermò. Kate alzò la testa, controllò le lame,

si muovevano lentamente, ma erano sempre più vicine a lei, poteva tentare

ancora un‟ultima combinazione. Pensò a quale spostare, stava per afferrare

la carta del centro, quando due gambe del tavolo cedettero facendolo

inclinare improvvisamente. Kate aveva allentato la presa e non ebbe i

riflessi abbastanza pronti da attaccarsi al bordo del tavolo e scivolò nel

vuoto. Lo stomaco le arrivò quasi in gola, una sensazione di paura ed

eccitazione al tempo stesso la sommerse. Tutto era buio, la velocità con cui

precipitava, però stranamente rallentava anziché aumentare, ma non ci fece

troppo caso, ormai aveva capito che le leggi che governavano il suo

mondo qui non valevano. Tutto era scuro e non riusciva a vedere cosa

l‟aspettava in fondo, ad ogni modo stava precipitando nel vuoto, questa era

una certezza, come quella che dopo un volo di quaranta metri nessun

essere umano o strega si può salvare. Nel suo cuore era tranquilla, aveva

giocato le sue carte, ci aveva provato veramente e questa era l‟unica cosa

che le importava. Come risultato però aveva perso e non solo la partita, ma

anche la vita.

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La cucina era molto diversa rispetto qualche ora precedente, si era animata

di voci e persone. Le donne stavano preparando qualcosa di buono mentre

cantavano un‟allegra canzone. La lunga tavola era gremita di bambini e

anziani, tutti quelli che erano riusciti a sfuggire alla furia del drago si erano

ritrovati per mangiare insieme. Tutti aspettavano pazientemente la propria

scodella di pane e latte caldo. << Noi e gli uomini mangiamo dopo, se ne

rimane >> le spiegò una donna minuta e sorridente mentre mescolava il

latte all‟interno di un grosso pentolone.

<< Forse non dovrei dirglielo, ma nella mia stanza c‟è un uomo, un nostro

amico gravemente ferito, posso avere una ciotola di latte caldo per lui?

>>le chiese con discrezione e umiltà. << Ma certo, noi aiutiamo sempre le

persone in difficoltà, ne prenda pure una bella porzione. >> Avevano

davvero ragione quando dicevano che gli abitanti di Silencity avevano un

cuore grande e un‟ospitalità incredibile. << Se vuole, dopo possiamo

chiedere ad August, il dottore del paese di venire a dare un‟occhiata al suo

amico >> le sorrise e le voltò le spalle per portare la colazione al tavolo.

Perché non ci aveva pensato prima, era ovvio che avessero un medico,

chissà perché non le era venuto in mente prima. Non se lo fece ripetere due

volte, portò la ciotola in camera, controllò che Daniel stesse ancora

dormendo nel letto e corse a cercare il dottore.

Il dottore in realtà era una dottoressa molto graziosa e scrupolosa, lo visitò

con cura, controllò ogni ferita, le disinfettò nuovamente e infine gli diede

alcuni antibiotici. È potente medicinale contro le infezioni, controlli che lo

prenda e che si riposi. Quello che potevamo fare lo abbiamo fatto, lei è

stata molto brava, ora è solo il suo spirito che deve reagire. << Non ci sono

altre medicine che potrebbero guarirlo? >> << Purtroppo ci sono anche

molte ferite magiche, servirebbe la linfa dei “ gnauli”, ma qui è esaurita da

tempo, potrebbe averne conservata un po‟ il drago nella sua tana, ma è

impossibile andare a prenderla. Mi dispiace. Tornerò una volta al giorno

per controllare le sue condizioni. >> Angela ringraziò e salutò la giovane

donna, augurò la buona notte a Daniel, ignorando la sua domanda; fece

finta di non averlo sentito, anche lei continuava a chiedersi la stessa cosa,

ma purtroppo non sapeva cosa rispondergli. Gli voltò le spalle e andò a

dormire. Non chiuse occhio per quasi tutta la notte, continuava a rigirarsi

nel materasso e controllare se Kate fosse tornata, ma la porta rimaneva

chiusa e nessuna ombra si aggirava per la camera. Era quasi notte fonda e

lei ancora non si vedeva. Per il secondo giorno di fila, iniziò a farsi strada

la consapevolezza che le potesse essere successo qualcosa di brutto.

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Decise di attendere ancora un giorno, poi sarebbe andata a cercala lei

stessa.

Nel cuore della notte si alzò per controllare le ferite di Daniel, ma lui non

era nel suo letto, disteso a riposare come avrebbe dovuto. Subito si

preoccupò, era sicura che fosse uscito a cercarla. Uscì in corridoio e lo

vide disteso a terra. Aveva immaginato giusto. << Sei davvero un

incosciente >> l‟apostrofò mentre cercava di sollevarlo e aiutarlo a tornare

a letto. << Kate, potrebbe esserle successo qualcosa, non possiamo

starcene qui con le mani in mano. >> << Hai ragione, ma anche se avesse

bisogno, in questo momento non potresti aiutarla, cerca di guarire e non

fare altri stupidi colpi di testa, d‟accordo? Ti prometto che domani andrò a

cercarla io stessa, ok? >> Daniel non si sentì affatto rassicurato della sua

affermazione, odiava essere ferito, non poteva fare niente e questa

situazione lo stava uccidendo, aspettare con le mani in mano, non era nella

sua natura, ma questa volta doveva purtroppo riconoscere che Angela

aveva ragione, anche se fosse stata in pericolo, non le sarebbe stato di

alcun aiuto, semmai di peso. Smise di opporsi e si fece aiutare a tornare in

camera.

Non si rese conto di quanto tempo fosse rimasta priva di sensi sospesa a

pochi centimetri dalla fredda roccia del pavimento della torre. Appena aprì

gli occhi, pensò di essere in una sorta di limbo, una piega del tempo, forse

erano indecisi se meritasse il paradiso o l‟oblio eterno.

<< Complimenti! Devo ammettere che è davvero caparbia, nonostante il

rischio e la difficoltà non ha mollato. >> Kate era ancora frastornata, la

caduta l‟aveva scombussolata. Lentamente ruotò la testa in direzione della

voce, all‟inizio vide una figura sfuocata, poi, lentamente mise a fuoco, era

Mohrs, il capo del villaggio che le si avvicinava sorridente.

<< Dove siamo? >> << Semplice mia cara, siamo all‟interno delle

fondamenta della torre, è un posto più sicuro dove parlare. >> Kate si

chiese se avesse intenzione di parlare con lei sospesa a mezz‟aria o se

l‟avrebbe fatta scendere a terra.

Mohrs si sedette accanto a lei con le gambe incrociate, anche lui era

sospeso, probabilmente il terreno non era sicuro, oppure era più comodo

così. Come se avesse intuito la sua perplessità Mohrs, le disse che i

reumatismi non gli davano tregua. << Il terreno qui sotto la torre è molto

umido per cui alla mia età è meglio se non mi ci siedo direttamente sopra.

>>

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<< Sa, non è stato sempre così. Silencity, in principio era una collina

molto verde, le colture crescevano rigogliose e il lago era ricolmo di pesci,

tutto il paese prosperava. Si poteva sentire ovunque il canto allegro degli

uccellini, i bambini che ridevano mentre si rincorrevano o giocavano a

nascondino vicino ai grandi alberi, vi erano sequoie, querce. Venivano

molti turisti a trovarci. Converrà con me che ciò che le ho descritto è uno

scenario molto diverso da come lo si vede adesso. >> Kate rimase in

silenzio, si limitava ad annuire con la testa, senza interromperlo, voleva

ascoltare tutta la storia e aveva paura che potesse perdere il filo e non

raccontarle più nulla.

Un giorno uno dei ragazzi del villaggio trovò un grosso uovo nel bosco e

lo portò da me. Capii immediatamente di cosa si trattava, tuttavia

decidemmo di tenerlo, gli prestammo le cure, tenendolo al caldo e in un

luogo umido e posso assicurarle che non è facile, deve stare a temperature

altissime per schiudersi. Il giorno che si creò la prima crepa sul guscio

organizzammo anche dei turni per vegliarlo affinché non nascesse da solo.

E la nostra pazienza e cura furono ripagate quando nacque. Lo

chiamammo affettuosamente Burn. Era veramente grazioso e affettuoso,

giocava con i bambini, parlava con noi e crescendo aveva iniziato anche a

difendere la nostra città. Abbiamo trascorso anni davvero sereni, nessuno

ci attaccava, ma tutto ciò non era destinato a durare, un giorno,

all‟improvviso non riuscì più a controllare il fuoco, era affetto da una sorta

di raffreddore, starnutiva e singhiozzava, il problema era che a essi

corrispondevano lingue di fuoco che incenerivano tutto ciò che aveva

davanti e il suo respiro infernale trasformava gli uomini in statue

mummificate. Presto gli abitanti iniziarono a temerlo, prima a evitarlo, poi

cercarono addirittura di attaccarlo affinché lasciasse il villaggio. Lui

cercava di parlare con noi, ma non riusciva a emettere alcun suono, il

risultato era sempre lo stesso, emetteva fuoco e seminava morte e

desolazione. Così alla fine ci siamo nascosti qui sotto, la città si è svuotata

e lui è rimasto solo. Continua ad aggirarsi per il villaggio in cerca di

qualcuno con cui parlare, ma ovviamente non trova più nessuno. Mentre

raccontava i suoi occhi, si velarono di lacrime, doveva essere molto

affezionato a Burn. << Non potete andare avanti così, non è giusto che

viviate sotto terra nella paura. >> << Quindi cosa proporreste? Sentiamo

giovane e impavida sciocca. Pensa veramente di andare ad affrontarlo in

duello e ucciderlo? Non siamo in una favola, non si uccide così facilmente

un drago reale adulto. >> La sua voce era molto alterata, sembrava

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arrabbiato. << Non voglio ucciderlo >> cercò di rassicurarlo. << Pensavo

di avvicinarmi, cercare di studiarlo e magari di parlargli, avete detto che

capisce la nostra lingua, che una volta la parlava anche, giusto? >> <<

Oramai non prova nemmeno più a comunicare, è talmente arrabbiato che

soffia fuoco su tutto ciò che gli passa a tiro, per cui, come pensi di

resistere? Non ci sono sempre rocce sotto cui proteggersi. >>

<< Sono l‟erede al trono e anche se i miei poteri sono stati bloccati, posso

resistere al fuoco, ho uno scialle e una felpa degli elfi che mi proteggono e

senza bambini da proteggere posso affrontarlo liberamente, non mi

servono spade o rocce. >> Kate era molto sicura di sé, soprattutto perché

era consapevole che se voleva fermare Victor, doveva trovare il modo di

rientrare nelle sue terre.

<< Non posso permetterle un simile rischio, a maggior ragione per il ruolo

che ricopre. >> Il capo del villaggio si alzò e cominciò a camminare

nervosamente avanti e indietro. << Non avete nulla da perdere, inoltre se

non avrò il vostro appoggio, non potrò rivendicare il trono, le sa meglio di

me che per farlo devo avere il consenso e l‟appoggio dei rappresentanti dei

cinque regni. >> << Lo so, ma se l‟aiutassi Victor, scaglierebbe il suo

esercito sul villaggio e ci ucciderebbe tutti, è inutile, non abbiamo scelta,

non possiamo aiutarti, non voglio mettere ancora a rischio le loro vite. >>

detto questo decise che il discorso era chiuso, non aveva nessuna

intenzione di ritornare sui suoi passi. Lentamente risalirono fino a una

piccola porticina invisibile a occhio umano a livello del terreno circostante

e uscirono per tornare dagli altri. Kate era furente, l‟aveva messa alla

prova per niente, le stava solo facendo perdere tempo, non aveva il

coraggio di opporsi a Victor, preferiva continuare a vivere nella paura.

Decise di fare una passeggiata per schiarirsi le idee e farsi passare i bollori

prima di tornare nei sotterranei da Angela. Era ormai notte fonda quando

decise che per ora non poteva fare molto ed era meglio andare a riposare.

Era talmente assorta nei suoi pensieri da non accorgersi che una grossa

presenza era comparsa accanto a lei e soffiava pericolosamente sulla sua

persona.

Alzò lo sguardo nell‟istante in cui veniva investita da una doccia di fuoco.

Pensò che fortunatamente aveva inglobato lo scialle nel suo momento

nero, altrimenti l‟avrebbe cotta proprio a puntino. Kate rimase impassibile

mentre lo guardava con aria di sfida. Il grosso drago rimase molto colpito

dalla scena a cui stava assistendo e dopo qualche istante di perplessità si

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girò e volò via. Una cosa era certa, aveva attirato la sua attenzione, presto

si sarebbero incontrati nuovamente.

Un forte odore di zolfo e fuliggine precedette il suo rientro nella sua

stanza. Entrando si trovò davanti una scena molto divertente. Angela era in

piedi davanti alla porta con uno sportello del comodino come scudo e la

lampada da tavolo come arma. << Mi stai spaventando a morte >> la prese

in giro bonariamente. << Sei tu, finalmente, ero così preoccupata! >> Le

corse incontro e l‟abbracciò forte. << Calmati, sto bene, avevo solo

bisogno di riordinare le idee. Non sono stata via molto. >> << Avevo

sentito l‟odore e pensavo che fosse riuscito ad arrivare fin qui, così

istintivamente avevo preso i primi oggetti che avevo a disposizione. >>

Cercò di giustificarsi rendendosi conto della figuraccia che aveva appena

fatto. Kate rise nuovamente di gusto, per un momento aveva accantonato

l‟arrabbiatura, non era abituata a vedere Angela impacciata e questa

situazione la faceva apparire estremamente buffa. << Sul fatto che non sei

stata via molto, avrei qualcosa da obbiettare! Se per te un paio di giorni,

senza avvertire non sono molto, non la pensiamo allo stesso modo! >>

Kate era sorpresa, non pensava di essere stata via così a lungo.

Lo sguardo le cadde sul suo letto, vide che non era vuoto come l‟aveva

lasciato, qualcuno ci stava dormendo sopra. << Ciao Anthony! Da quando

dormi nel letto? >> << Prima che ti avvicini, forse è meglio se ti spiego >>

Angela aveva assunto un‟aria molto seria, non vi era più nessuna traccia

dell‟espressione buffa di pochi istanti prima.

<< Non è Anthony. >> fece una pausa cercando le parole giuste per

dirglielo. << Daniel, è ferito gravemente, ha perso molto sangue, inoltre è

un grosso zuccone perché non rimane a riposo ma cerca di uscire per fare

l‟eroe. >>

Il viso di Kate sbiancò, non lo aveva mai visto così, di solito era lui che

correva in suo aiuto, sempre sicuro di sé e padrone delle situazioni, non

riusciva proprio a capacitarsi di vederlo inerme sul letto, completamente

indifeso. << Ce la farà, non è vero? >> chiese ad Angela con le lacrime

agli occhi. << Purtroppo il medico ha detto che tutto dipende da lui, noi

non possiamo fare più niente, la situazione è critica. >> Kate abbracciò di

nuovo Angela che cercava di consolarla anche se con scarso risultato.

<< Ci deve essere qualcosa che possiamo fare! >> << L‟unico rimedio

potrebbe essere quella linfa cura ferite, l‟ultima bottiglia, però pare sia

custodita dal drago, per cui siamo fregate. >> Angela era molto dispiaciuta

di vederla così, ma purtroppo non aveva buone notizie da darle. Prima che

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potesse aggiungere altro, una voce familiare e molto dolce attirò la sua

attenzione.

<< Non sei ancora alla mia veglia! Vieni ad abbracciare anche me >> disse

in tono scherzoso alle sue spalle.

<< Daniel! Come ti senti? >> si avvicinò a lui con cautela, facendo

attenzione a non urtarlo, le ferite erano serie, non voleva peggiorare la

situazione.

Senza tanti accorgimenti Daniel la tirò verso di sé e la strinse forte, non gli

importava del dolore, voleva solo sentire il suo profumo e il suo caldo

respiro. Premette le sue labbra su quelle di Kate per impedirle di

brontolare che era ferito e doveva stare riguardato. Angela sentendosi di

troppo uscì dalla stanza in punta di piedi, lasciandoli soli, era da tanto che

non si vedevano, sicuramente avevano molto di cui parlare.

<< Mi sei mancato terribilmente. Non sapere dove fossi e come stavi, mi

faceva impazzire! >> Kate era così felice che fossero di nuovo insieme,

non smetteva di sorridere. << Non dirlo a me, pensa che per ritrovarti mi

sono alleato persino con Anthony. >> Kate gli diede un buffetto sulla

spalla sana, era incredibile che nonostante tutto quello che stessero

affrontando Daniel e Anthony non riuscissero ad andare d‟accordo. <<

Anthony non è ancora tornato? Pensavo di trovarlo qui a vegliare su di voi.

Come il solito non ci si può fidare di lui >> la guardava con aria di sfida,

voleva vedere come sarebbe riuscita a difenderlo questa volta. << Non

dovresti preoccuparti di lui, devi pensare a riposarti e guarire. >> Si

avvicinò, lo baciò teneramente sulla fronte e gli disse di riposare. Non

voleva discutere con lui, era affezionata ad Anthony e le sarebbe piaciuto

che andassero d‟accordo, ma ormai aveva abbandonato la speranza, era più

probabile la pace nel mondo. Stava per uscire ma Daniel l‟afferrò per il

polso e la trattenne. << Devi riposare ed io devo sistemare alcune cose, ti

prometto che appena possibile tornerò a trovarti. >> ma lui non lasciò la

presa. << cos‟è questa storia che andrai ad affrontare Tamil da sola? >> <<

Tamil? E chi sarebbe? >> Chiese Kate. << E‟ il grosso drago che vive in

questo villaggio. >> Sapeva che prima o poi sarebbe venuto a saperlo e

aveva cercato di evitare il discorso, ma evidentemente qualcuno era stato

più veloce di lei.<< Ha un sacco di nomi questo drago. >> Esordì cercando

di cambiare argomento. << I bambini lo adoravano e a loro piace attribuire

nomi nuovi. Poi converrai con me che Koanoz era troppo difficile da

pronunciare per loro. >>

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<< Non preoccuparti, non corro nessun pericolo, ho lo scialle che mi

proteggerà dal fuoco, inoltre ho ancora alcuni dei miei poteri, posso

sempre smaterializzarmi se me la vedessi male, per cui come vedi non hai

niente da temere. Vado solo a fare un sopralluogo poi decideremo insieme

la strategia migliore, d‟accordo? >> gli rispose con voce mielata. << Ora

pensa solo a riposare, non preoccupare la tua mente >> e gli sorrise in

modo malizioso. Daniel dovette arrendersi, era convalescente, non riusciva

a tenere testa alla sua testardaggine neppure quando stava bene,

figuriamoci adesso.

<< Dove stai andando? >> Angela era alle sue spalle e la vide chiudere di

soppiatto la porta della stanza. << si è appena addormentato, non voglio

svegliarlo. >>

<< Non me la racconti tutta, ormai ti conosco bene. Stai andando dal

drago, giusto? >>

<< E‟ solo un sopralluogo, stai tranquilla, sarò di ritorno entro un‟ora,

promesso. Ti affido Daniel finché non torno. >>

Prima che Angela potesse ribattere, era già sparita nella notte. Aveva

riacquistato in parte il potere di smaterializzarsi, ci riusciva solo per brevi

tragitti, ma era già un passo avanti. L‟aria fresca e il forte odore di zolfo la

colpirono inaspettatamente, scrollandola dai suoi pensieri. Non aveva

ancora pensato a una strategia da usare, a essere sincera non sapeva

neppure, dove si trovasse esattamente il drago. Si diresse lentamente,

stando attenta a non farsi vedere e tenendosi al riparo degli edifici e delle

rovine verso l‟ultimo posto in cui le avevano detto che poteva trovarlo.

Quando finalmente se lo trovò davanti, era davvero maestoso, il campanile

era alto più di venti metri, da quella posizione si poteva certamente avere

sotto controllo tutta la situazione, davvero un posto molto strategico. Il

drago è piuttosto sveglio, non devo sottovalutarlo. Si avvicinò alla porta

che permetteva di entrare e salire le scale fino in cima al campanile, mosse

la maniglia, ma era chiusa a chiave. Decise che armeggiare con la serratura

avrebbe prodotto troppo rumore, meglio cercare di smaterializzarsi oltre la

porta. Era entrata, per ora tutto facile, forse anche troppo. Che la stesse

aspettando? Scosse la testa per allontanare il pensiero, era improbabile,

parlavamo pur sempre di un animale, non poteva essere così intelligente.

Quando fu in prossimità dell‟ultima rampa di scale poté sentire il rumore

suo respiro, come un grosso compressore che soffiava aria a diverse

atmosfere. Era assordante. La porta in cima alle scale era stata

letteralmente distrutta, rimanevano solo alcune schegge di legno a

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testimoniare la sua precedente esistenza. Si chiese se fosse meglio

prenderlo alle spalle o affrontarlo apertamente. Non aveva portato armi,

voleva dimostrargli che non era lì per ucciderlo, però se le cose si fossero

messe male, aveva comunque con sé la bottiglia contenente

Batracotossina, una neurotossina ottenuta dalle ghiandole epidermiche

delle rane Phyllobates terribilis. La tossina prodotta da queste rane

provoca la paralisi muscolare con depressione cardiorespiratoria, e infine

la morte. Pensò che se avesse lanciato tutta la bottiglietta sarebbe dovuta

essere una quantità sufficiente per fermarlo e consentirle di scappare.

Decise che lo avrebbe affrontato faccia a faccia. Oltrepassò la soglia e si

girò intorno per vedere dove fosse. Tirava un vento molto forte e le spesse

nubi non le permettevano di vedere intorno al campanile, era isolata. Il

rumore del respiro era sparito, si sentiva solo silenzio, era ovvio che si

fosse accorto della sua presenza. << Tamil >> provò a chiamarlo a voce

alta. Ma non ottenne risposta. << Non sono armata, sono venuta fin qui

solo per parlarti. Mostrati >> una lingua di fuoco la mancò per pochi

centimetri, se avesse fatto, un altro passo l‟avrebbe colpita in pieno. <<

Non sei molto leale, sono venuta in pace e disarmata e tu mi attacchi

ugualmente? E alle spalle per di più? Fatti vedere o devo dedurre che temi

una fragile donzella? >> Lo provocò astutamente, sperava di farlo uscire

allo scoperto. << Tamil non teme nessuno >> la sua voce era roca e

profonda, ma non era portata dalle ali del vento, era nella sua testa. Aveva

trovato il modo per comunicare con lui. Era seduto davanti a lei e si ergeva

in tutta la sua maestosità. Era davvero un esemplare fantastico, zampe

enormi, artigli affilati come rasoi, il corpo imponente e lo sguardo fiero.

Doveva essere stato un grande alleato e un flagello molto temuto dai

nemici. << Ti ringrazio per gli apprezzamenti. Ti ascolto piccola e

temeraria umana, ma bada bene che la mia pazienza si è esaurita diverso

tempo fa con quelli della tua specie. >> Erano uno di fronte all‟altro e si

guardavano, da fuori nessuno avrebbe detto che stavano comunicando con

lo sguardo. << Il mio nome è Kate e come ti ho detto, vengo in pace. Sono

qui per aiutarti >> << Molto divertente, sei qui per aiutare me? >> <<

Sono venuta a proporti uno scambio, io ti curerò, ma in cambio ti chiedo

una fiala della linfa dei Gnauli. Un mio caro amico è stato ferito

gravemente e solo quella fiala può salvarlo. >> << Perché dovrebbe

interessarmi la tua proposta? >> Un‟altra lingua di fuoco la raggiunse

mentre sogghignava e questa volta la colpì in pieno petto costringendola

ad arretrare. L‟espressione negli occhi del drago mutò, una luce di odio si

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diffuse. << Tu non sei umana, com‟è possibile che sei ancora viva? >> Si

era messo in posizione di attacco, pronto a colpirla. << E‟ vero, non sono

umana, sono una strega, sono l‟Eletta e ho bisogno del tuo aiuto e di quello

degli abitanti di questo villaggio per combattere contro Victor. >> << Non

sei la prima a venire a chiedere il mio aiuto e indicò un mucchio di ossa

accatastate in un angolo del campanile. << Non sono in vendita >> <<

Cosa ti è successo, gli abitanti mi hanno raccontato di come vivevate

prima, poi all‟improvviso sei cambiato, hai iniziato ad attaccarli e ora

hanno paura di te. << Sono stati loro. Io mi fidavo e loro hanno cercato di

uccidermi. Hanno avvelenato il mio cibo, l‟acqua dello stagno e tutto

quello che mi circonda. >> << Sei proprio sicuro che siano stati gli abitanti

del villaggio? Eravate amici, sono tanti anni che coabitate felicemente

insieme. >> << E‟ venuto qualche tempo prima un uomo a dirmi che

dovevo dare la mia lealtà a Victor, che presto sarebbe scoppiata una guerra

e dovevo scegliere la parte giusta da cui stare. Ovviamente ho detto anche

a lui che non sono al servizio di nessuno e poco dopo è successo tutto >>

<< Allora concorderai con me che non sono stati gli abitanti, ma i tirapiedi

di Victor. >> disse Kate tutta trionfante. << Gli abitanti mi hanno

abbandonato, hanno lasciato che il veleno si estendesse, ho perso l‟uso

della parola e non riesco più a controllare il mio fuoco. Mi hanno voltato le

spalle. >> poteva sentire chiaramente quanto questo lo facesse soffrire e lo

capiva. << Loro hanno paura, sono troppo fragili per aiutarti, ma ti

vogliono bene e ti rispettano. Fidati di me, ti prometto che cercherò di

curarti, riporteremo tutto com‟era prima, però devi permettermi di

avvicinarti e analizzare i campioni di acqua o quello che rimane, devo

capire che veleno hanno usato. >> Era molto diffidente e arrabbiato, non

sarebbe stato affatto facile avvicinarlo. << Non sei una strega? Fai

qualcuno dei tuoi sortilegi e guariscimi se ci riesci. >> << E‟ un po‟

complicato, in questo momento i miei poteri sono in pratica tutti bloccati e

comunque su di te non funzionerebbero >> << Vattene prima che ti

uccida! >> Kate non capiva cosa poteva aver detto per provocare una

reazione così violenta. Il drago si scagliò contro di lei, cercò di schivarlo,

ma la colpì violentemente con la coda facendola sbattere contro il muro. Il

dolore era fortissimo, sentiva la testa in fiamme e il braccio sinistro

probabilmente si era spezzato. Si preparò a caricarla nuovamente, questa

volta, però voleva prima incenerirla e poi divorarla. Kate riuscì a ripararsi

dietro lo Scudo di Shield, dalla forma rotonda, fornito di un passante

centrale e di un‟impugnatura lungo il bordo che le consentiva una tenuta

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molto salda in posizione di difesa. Lo scudo, fatto interamente di basalto,

una roccia effusiva di origine vulcanica, resistette senza problemi al calore,

ma la forza con cui la colpì nuovamente con il suo possente corpo la

costrinse a retrocedere. Non aveva scelta, doveva ritirarsi prima che le

procurasse ferite seriamente gravi, doveva lasciargli il tempo di calmarsi.

Pensò di lanciarsi nel vuoto, ma sapeva che sarebbe stata un bersaglio

troppo facile per lui, decise di imboccare le strette scale e cercare di

smaterializzarsi almeno fino ai pressi dell‟albergo. “Crack”. Ce l‟aveva

fatta, lentamente stava tornando padrona dei suoi pensieri, era molto

orgogliosa. Non riuscì a distinguere la sagoma dell‟albergo, studiò con

attenzione il luogo in cui si trovava. La vegetazione era verde e rigogliosa,

niente di quello che la circondava le ricordava il paesaggio bruciato dal

respiro infernale del drago. Nascosto da una fitta vegetazione, c‟era

l‟ingresso di una grotta. Si avvicinò cautamente, cercando di non fare

rumore. L‟apertura era stretta e bassa, ricavata dalla fredda e appuntita

roccia. Non sapeva perché fosse arrivata in questo luogo, ma il suo sesto

senso le suggerì che per scoprirlo doveva andare fino in fondo.

Lentamente, facendo attenzione a non tagliarsi entrò, ma la stanza non era

più larga, dovette piegare leggermente le ginocchia per riuscire a

proseguire. Mentre procedeva verso il cuore della grotta, la luce diventava

sempre più fioca, e l‟umidità raggiungeva valori altissimi. A un tratto lo

stretto corridoio si divideva in due gallerie. Osservò attentamente le due

possibili strade, il cunicolo di destra era più stretto e buio, mentre quello di

sinistra era più ampio e si scorgeva chiaramente una forte luce al suo

termine. Kate imboccò con sicurezza quello di destra, aveva notato delle

incrostazioni di muschio sulle pareti, indice di aria pulita e ricca di

ossigeno. Camminava in silenzio, cercando di non far rumore con gli

scarponi sulla roccia, in lontananza sentiva il rumore dell‟acqua che scorre.

Giunse in fondo senza sorprese. Si trovò in un enorme spazio, il soffitto

della grotta era alto, una cascata gorgogliava animatamente tuffandosi nel

lago scavato nella dura roccia dalla potenza dell‟acqua.

Si guardò intorno, nel luogo, dove si trovava, all‟interno della grotta non vi

era nessuno, non si sentiva alcun rumore fatta eccezione dell‟acqua.

Incredibile che esistesse un luogo ancora incontaminato e nel quale l‟uomo

non avesse messo piede. Si avvicinò al lago per osservarlo meglio da

vicino. L‟acqua era molto scura e al suo interno non sembrava esserci

nessun pesce. Una brutta sensazione le attanagliò lo stomaco, le sembrava

di vivere un dejavù, le era già capitata una simile situazione. Si voltò

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decisa a lasciare al più presto quel luogo insidioso. Mentre stava

percorrendo lo stretto corridoio, sentì un pianto umano provenire dalle sue

spalle. Si arrestò immediatamente e rimase in ascolto indecisa sul da farsi.

Se era ciò che pensava era una trappola, come le aveva detto in precedenza

Daniel, il lago Nero ti mostra ciò che vuole, forse era in grado di farlo

anche con i suoni. Era quasi decisa a ignorarlo e continuare a camminare

quando la sentì piangere di nuovo, doveva essere una giovane donna dal

tono della voce. Non poteva fingere che le sue orecchie non avessero

sentito la sua tristezza, non poteva vivere nel dubbio, poteva essere una

trappola, ma se non lo fosse stata? Doveva assolutamente accertarsene.

Corse indietro rallentando solo quando fu vicina all‟entrata della stanza col

grande lago al centro. Si appiattì contro la fredda e dura roccia e rimase

allerta, pronta a difendersi e a scattare ad ogni minimo accenno di pericolo.

Non successe nulla, nessuno tentò di attaccarla, si sentiva solo il rumore

dei singhiozzi. Si fece coraggio e si avvicinò al lago. Vicino alla cascata,

sopra una piccola roccia era seduta una giovane ragazza, a occhio doveva

avere circa vent‟anni. La ragazza si accorse subito di non essere più sola e

si girò nella sua direzione.

Lunghi e ricci capelli color corvino le incorniciavano il viso perfettamente

simmetrico, dalla carnagione pallidissima, gli occhi scuri spiccavano come

due stelle. Era il viso più bello che avesse mai visto Kate era senza parole,

non l‟aveva notata prima e ora si stava chiedendo cosa facesse in un posto

simile. << Il mio nome è Crystal >> si presentò la ragazza alzandosi e

dirigendosi verso Kate. << Molto piacere, io sono Kate. Non volevo

disturbarti, ma avevo sentito piangere così sono tornata per vedere se

avessi bisogno di aiuto. >> << Cosa ti ha fatto pensare che potesse

servirmi aiuto? >> rise a voce alta, questo comportamento strideva

completamente con la sua persona esile e aggraziata. I suoi occhi avevano

una strana luce ora che li poteva osservare da vicino. << Questo è il mio

rifugio, piango perché gli uomini sono crudeli, t‟incantano con le loro

bocche bugiarde, ti fanno complimenti, giurano persino di amarti, ma

nessuno lo è mai veramente. Essi amano solo il mio aspetto, per loro sono

solo un trofeo da sfoggiare. La sua voce era amareggiata e carica di

risentimento. << Non è facile trovare un uomo in grado di amarci

incondizionatamente, che ci stia davvero vicino sia nei momenti belli sia in

quelli brutti. Ma non devi arrenderti, sei giovane e bella, hai tutta la vita

davanti, vedrai che incontrerai la tua anima gemella. >> le rispose Kate

convinta. << Tu l‟hai trovata? >> la stava sicuramente mettendo alla

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prova. << Penso di si>> <<Affideresti la tua vita nelle sue mani? >> << Sì,

assolutamente. Mi sono trovata varie volte in pericolo ed è sempre venuto

a salvarmi >> La ragazza scrutava attentamente le sue espressioni per

capire se stesse mentendo o dicendo il vero. << Vedremo se è come dici, lo

metterò alla prova e se si dimostrerà all‟altezza, avrai salva la vita. >>

Kate la guardò sorpresa, non le sembrava di essere in pericolo, inoltre,

anche se non aveva più tutti i suoi poteri, era sempre in grado di difendersi

ed era sicuramente più forte anche fisicamente. L‟esile fanciulla si

avvicinò quasi fluttuando a Kate e l‟afferrò con le sue lunghe e ossute

mani. La presa era davvero micidiale, non riusciva neppure a divincolarsi.

Gli occhi di Crystal divennero due buchi neri, non riusciva a distogliere lo

sguardo, le forze cominciarono a mancarle, non riusciva a opporsi, l‟aveva

sottovalutata e ora ne stava pagando il prezzo. La sua mente era rimasta

lucida, ma non riusciva a muoversi. Crystal la condusse al centro del lago,

camminando agilmente sull‟acqua, fino a una pietra più ampia, nascosta

dietro la cascata, ecco dove poteva essere stata prima, ecco perché non si

era accorta della sua presenza prima. Da quella posizione riusciva

chiaramente a vedere tutta la stanza, ma nessuno sarebbe riuscito a vedere

lei. Osservò il luogo, dove si trovava, la sua roccia era appoggiata per un

lato alla grotta e in resto era circondato da altra acqua ma piena di pesci

molto colorati. In un angolo vide qualcosa di bianco e luminoso, non

riusciva a capire cosa fosse. << Sono ossa, quello che vedi brillare sono i

minerali contenuti al loro interno quando sono illuminati dai raggi del sole

che filtrano dalle fessure. >> Ossa? Chi era costei? Aveva l’aspetto di

un’innocente ragazza, ma di sicuro non era umana. E non era neppure

una strega o un vampiro, ma non aveva la minima idea di cos’altro

potesse essere. Daniel è ferito gravemente, non verrà mai a cercarmi,

inoltre non sa neppure, dove mi trovo. Doveva guadagnare tempo e

cercare di scoprire qualcosa di più sulla sua nuova “amica”. << Come sono

finite qui delle ossa umane? È stata la corrente a portarle? >> << Non

essere ingenua, sono stata io, sono i resti degli uomini che volevano

prendersi gioco di me. Li ho fatti divorare dal mostro marino che popola le

acque più profonde di questo lago. Lui mi protegge affinché non soffra più

per amore, in cambio mi chiede solo di potersi nutrire delle loro carni>>.

La pelle di Kate si accapponò, come poteva raccontare una cosa così

macabra con tale naturalezza. << Mi ha dato il potere di ammaliarli col

mio dolce aspetto, li attiro qui su questa roccia, parliamo un poco, li metto

alla prova, ma se mentono, Lui li immobilizza col suo veleno, li trascina

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nell‟acqua, dove li inghiotte interi, poi con i suoi acidi li corrode e

assimila. >> << E‟ una cosa disgustosa, come fai a parlare di amore? Li

attiri qui con l‟inganno, sapendo quale crudele destino li attende e non ti

senti minimamente in colpa per loro? Credi di essere migliore di loro, ma

non lo sei. >> Kate era davvero arrabbiata. << Il mio cuore è stato fatto a

pezzi da un ragazzo che amavo più di ogni altra cosa al mondo. La mia

vita non aveva più senso, venivo sulle sponde di questo lago ogni giorno a

piangere per il mio dolore e con l‟intenzione di buttarmi e affogare al suo

interno, ma poi, ogni volta mi mancava il coraggio. Dopo lunghi mesi, il

mio dolore non accennava a tacere, il cuore bruciava ancora per le ferite,

ero convinta che sarei finalmente riuscita a porre fine alla mia triste

esistenza. Fu allora che mi apparve il mostro del lago. Sai, ha l‟aspetto di

un uomo bellissimo, ma è un incantesimo, in realtà è davvero spaventoso.

Mi chiese perché fossi triste, così gli raccontai la mia storia. Fu davvero

colpito che una piccola umana potesse provare un amore così grande.

Decise non solo di risparmiarmi, ma fece anche scomparire dal mio cuore

la sofferenza e i sentimenti. Ora appartengo a lui, ma è un prezzo che ho

pagato volentieri pur di non sentire più quella fitta lancinante a ogni

respiro. >> << Una parte di te è rimasta umana, altrimenti non piangeresti

per loro quando Lui li prende. >> Doveva guadagnare tempo, tenendola

impegnata mentre cercava un modo per liberarsi e scappare. << Forse hai

ragione, ma solo una dimostrazione di vero amore potrebbe liberare il mio

cuore ridandogli la speranza. E‟ questo l‟accordo. Il nostro destino è nelle

mani del tuo amato, se ti sarai sbagliata lui, perderà la vita, ma tu potresti

unirti a me, mi sento un po‟ sola quaggiù. >> Kate ringraziò mentalmente

che non ci fosse stata Angela al suo posto, era sicura che avrebbe accettato

la proposta senza pensarci, giovinezza eterna e uomini ai suoi piedi, non si

sarebbe fatta problemi a cederne qualcuno al mostro marino in cambio di

tutto il resto. Pensò a Daniel, fin dal primo momento era corso in suo aiuto

ogni volta se ne era presentata la necessità, diceva di amarla, ma qualcosa

lo preoccupava, c‟era qualcosa di cui non le aveva parlato. Si chiese se il

loro amore sarebbe stato abbastanza forte da resistere a ciò che li attendeva

celato dall‟oscurità, o se sarebbe crollato già a questa prova. <<Kate, sei

qui?>> era la voce di Daniel. Come aveva fatto a trovarla così in fretta?

Cercò di rispondergli, ma la sua voce non produceva nessun suono. Crystal

prese posto sulla roccia, dove l‟aveva vista poco prima e iniziò a

singhiozzare. Era decisa a metterlo alla prova, stava mantenendo quello

che la aveva detto poco prima. Com‟era immaginabile Daniel si avvicinò

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alla giovane e bellissima donzella in lacrime. << Perché piange mia

signora? >> le chiese con una voce così dolce che fece ribollire il sangue

nelle vene a Kate. Non le aveva mai dato motivo di essere gelosa di lui, si

fidava, ma vedere tutta quella premura verso un‟altra ragazza non riusciva

a sopportarlo. Pensò che se non avesse superato la prova lo avrebbe dato

lei stessa in pasto al mostro. Subito dopo si pentì di quel pensiero, era

quello su cui faceva affidamento Crystal, non doveva permettergli di

soggiogare la sua mente. Lei non poteva decidere della vita di una persona,

soprattutto della persona che amava. Se il suo sentimento era vero, doveva

lasciarlo libero, ma quanto era difficile. Non sapeva se ne sarebbe stata

capace. Il solo pensiero che le sue labbra si posassero su un‟altra donna, la

faceva impazzire. << Piango perché sono sola, il mio amore è andato

lontano e mi ha lasciata qui. Ho tanto freddo e tanta paura. >> Daniel si

avvicinò e le porse la sua giacca. << Mi dispiace, posso capire bene quello

che stai provando. Anche il mio amore è lontano, è difficile da spiegare,

noi ci amiamo molto, ma non potremo mai stare insieme questo mi spezza

il cuore. >> << Dimenticala, con me sarai felice, spazzerò via quel velo di

tristezza dai tuoi occhi e avrai tutto quello che hai sempre desiderato. >> Si

avvicinò seducente e lo abbracciò. Daniel la spostò con delicatezza. << Sei

una donna bellissima e mi sento molto lusingato dalla tua proposta. Mi

dispiace ma il mio cuore appartiene a lei e sarà così per sempre. >> rispose

con voce ferma e decisa. << Lei ti tradirà e ti farà soffrire, lo sai che presto

o tardi succederà >> Non accennava ad arrendersi. << Se ami davvero una

persona, vuoi solo la sua felicità, per cui non m‟importa quello che

succederà. Il mio cuore continuerà a battere per lei. Ti auguro un giorno di

trovare una persona che sappia amarti davvero, che spazzi via l‟odio e la

rabbia che porti dentro di te. Ora scusami, ma sto cercando Kate e se non è

qui, non voglio perdere altro tempo. >>

<< Dove pensi di andare? Tu sarai mio! >> Crystal si era appena

trasformata in un mostro orrendo, era diventata immensa, alta diversi

metri. Le gambe erano scomparse, al loro posto vi era una grossa coda,

ricoperta di squame, come quella di un serpente, al posto degli occhi vi

erano due fessure rosso fuoco che incenerivano tutto ciò su cui si

posavano. Sulle spalle erano comparse grandi ali e al posto delle mani

aveva lunghi artigli affilati. La bocca era enorme, assomigliava a quella

della rana pescatrice, con diverse file di denti piccoli e aguzzi.

Aveva tutte le intenzioni di cibarsi delle sue carni.

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Kate non era ancora riuscita a liberarsi e assisteva alla scena impotente.

Daniel estrasse il bastone da sotto la veste e si preparò a combattere.

<< Crystal! Basta così! Ha superato la prova e per quanto vorrei vederlo

fatto a pezzi, devo ricordarti la tua promessa. Devi lasciarli andare. >>

Anthony era comparso alle spalle di Daniel.

Il mostro rimase per alcuni istanti immobile, indeciso sul da farsi.

L‟acqua del lago vicino a Kate iniziò a ribollire. Un‟onda la investì in

pieno e la travolse mentre la trascinava verso il centro della grotta. Daniel

le corse subito incontro e l‟aiutò ad alzarsi mentre tossiva e si strizzava

l‟acqua dai vestiti fradici. Un‟altra ondata lasciò un grosso mucchio di ossa

umane accatastate da un lato. << E‟ vero, ha superato la prova. Ha sciolto

l‟incantesimo. >> Crystal era tornata completamente umana. Stava per

andarsene quando a un tratto il suo corpo prese fuoco. Kate le corse vicino

per soccorrerla. << Finalmente anche la mia anima è libera. Grazie. >>

Continuò a bruciare finché non rimase che cenere. << Era lei il mostro

divoratore di uomini. Povera ragazza, chissà quanto deve avere sofferto

quand‟era umana. >>

Ora era tutto finito, finalmente il suo spirito avrebbe avuto un po‟ di pace.

Kate abbracciò forte Daniel. << Sei guarito! E sei venuto a salvarmi! Ma

come hai fatto? >> << Tamil mi ha portato la fiala. Non so come, ma sei

riuscita a convincerlo! >> Kate sorrise enigmatica, a essere sincera si stava

ancora chiedendo la stessa cosa.

<< Torniamo subito a Silencity da Angela e Mirrow, non vedendoci

tornare si staranno preoccupando da morire. >>

<< Ti dispiace precedermi? Prima di tornare ho una promessa da

mantenere. >> Daniel annuì e si smaterializzò.

<< Ti accompagno. >> Anthony e Kate si smaterializzarono a loro volta

per recarsi al campanile.

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222222

UUUnnnaaa ppprrrooommmeeessssssaaa,,,

èèè uuunnnaaa ppprrrooommmeeessssssaaa...

<< Sono qui per ringraziarti di persona per aver salvato la vita al mio

amico. >> Esordì senza perdere tempo.

<< Non devi ringraziare me, ma la persona che è al tuo fianco adesso, è

stato solo per merito suo se ho deciso di crederti e darti una possibilità. >>

Kate guardò sorpresa Anthony, era l‟ultima persona da cui si sarebbe

aspettata aiuto per Daniel. Ma la sua espressione era impenetrabile, stava

guardando il panorama, come se la conversazione non lo riguardasse

affatto.

<< Non importa cosa ti abbia spinto a farlo, tu mi hai aiutata e ora sono qui

per mantenere la mia promessa. Mi serviranno delle piante, gli abitanti del

villaggio mi aiuteranno a raccoglierne una quantità sufficiente, tu però non

dovrai attaccarli. Vogliono che guarisci e che tutto ritorni com‟era prima.

Ho la tua parola? >> << Hai la mia parola d‟onore. >> Rispose

solennemente il drago. << Molto bene. Mi metto subito al lavoro! >>

Al centro della piazza principale avevano acceso un grande falò e messo a

bollire un grosso pentolone con acqua. << Avete trovato tutto quello che vi

avevo chiesto? >> Il capo del villaggio annuì. << Ecco a lei Arctium lappa

radice, Leontodon taraxacum, Acorus calamus, Matricaria recutia, e infine

Humulus lupulus >> << Perfetto, aggiungeteli dentro il calderone. >>

Anthony l‟aiutava a mescolare l‟intruglio. << Lasceremo che bolla per

tutta la notte, organizzeremo dei turni per vegliarlo affinché non venga

alterato e all‟alba andremo a chiamare il drago.

Da quando erano tornati Angela aveva una strana luce negli occhi, era

particolarmente allegra e ottimista. Si rivelò un‟ottima aiutante, organizzò

in modo preciso e funzionale i turni di guardia, inoltre coordinò anche una

grande festa per l‟imminente inaugurazione della ricostruzione del

villaggio e il ritorno di Tamil. << Dobbiamo rilanciare l‟economia di

questo posto, se lo meritano. >> Sicuramente sentirsi utile la metteva di

buon umore. Anthony non le si avvicinò per tutto il giorno, se ne rimase in

disparte all‟interno dei sotterranei. Kate voleva andare a parlargli, aveva

molte cose da chiedergli, ma in questo momento la priorità era per il

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drago, doveva onorare la sua promessa e dimostrare a Mohrs che meritava

la loro fiducia.

Fortunatamente non ci furono imprevisti e tutto si svolse in un clima di

serenità e gioia. All‟alba un corteo di abitanti del villaggio, avvolti da una

spessa barriera protettiva, evocata da Kate per proteggerli da eventuali

lingue di fuoco, si recarono sotto il campanile e lo chiamarono a gran

voce.

Un forte vento scaturito dallo sbattere delle sue ali li costrinse ad arretrare,

ma non si fecero scoraggiare e continuarono ad avanzare. Il drago,

vedendoli così decisi ad accompagnarlo atterrò alcuni metri dietro di loro e

lasciò che lo scortassero cantando fino alla piazza principale.

<< Ben arrivato! >> lo salutò allegramente Kate. << I seguaci di Victor

hanno avvelenato il tuo cibo facendoti ingerire a tradimento una lucertola

demoniaca. Questo intruglio di piante aiuterà il tuo corpo a disintossicarsi

e presto starai di nuovo bene. >>

Il grosso drago ascoltava con attenzione le sue parole.

Nel frattempo Anthony li aveva raggiunti e osservava la scena nascosto

sotto un porticato. Gli abitanti si unirono in cerchio attorno al drago

tenendosi per mano e cantando una canzone di festa lo incitarono a bere la

pozione. All‟inizio era ancora un po‟ titubante, ma alla fine decise di

fidarsi e tracannò tutto d‟un fiato il contenuto del calderone.

Attesero nervosamente il verdetto, se il preparato non avesse sortito

l‟effetto desiderato, si sarebbero dovuti misurare con la sua furia e questo

li terrorizzava. Non sarebbe stata sufficiente la barriera eretta da Kate.

Incrociarono le dita e si affidarono al fato.

Il drago arretrò di alcuni passi, facendosi largo tra la folla, la sua pancia

stava gorgogliando. A un tratto si sentì un rumore sordo fortissimo, il

drago voltò le spalle agli abitanti appena in tempo prima di emettere una

lingua di fuoco gigantesca e potentissima. Appena ebbe ripreso il

controllo, guardò davanti alle sue imponenti zampe e vide il corpo senza

vita di una lucertola coloratissima. Kate aveva ragione, era stato

avvelenato. Si schiarì la gola e provò a parlare la lingua umana. Il primo

tentativo non ebbe successo, ma non si diede per vinto e ritentò una

seconda e una terza volta, finché non ci riuscì. Era guarito, finalmente

sarebbe tornato tutto com‟era prima, non sarebbe mai più stato solo. Mohrs

gli corse incontro e lo abbracciò, seguito da tutti gli abitanti. Diedero inizio

a una grande festa di ben tornato. Kate e Angela si ritirarono da un lato,

raggiunsero Anthony e Mirrow sotto il porticato. << Adoro il lieto fine! >>

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esordì Angela. << Concordo. Però mi piacerebbe poter fare qualcosa in

più. >> << Megalomane, che altro dovresti fare ancora! >> la

rimbeccarono Angela e Anthony all‟unisono. Si guardarono per un istante

negli occhi, per poi tornare subito sui propri passi. Non si erano più parlati

e a quanto pareva non avevano la minima intenzione di farlo. << Vorrei

aiutarli a ricostruire il paese, sono brave persone e si meriterebbero una

mano. >> << Non abbiamo tempo per fare volontariato. Mi dispiace. >>

Anthony era tornato ombroso e scontroso come il solito.

<< Potrei provare con un piccolo incantesimo, sono sicura che insieme a

Daniel potrei farcela. >> << Non perdiamo tempo allora, andiamo mia

bellissima missionaria. >> Daniel era appena comparso accanto a loro. Si

presero per mano e recitarono una formula. Il grosso cratere si riempì di

acqua dolce e pesci, dando nuovamente vita al grande lago che c‟era in

origine, anche una piccola parte del bosco e delle coltivazioni fu riportata

allo stato precedente. << Fantastico! Così riusciranno a rilanciare

l‟economia in poco tempo! >> Angela li abbracciava sprizzando

entusiasmo da tutti i pori. << Preparate i bagagli, appena scenderà la sera,

ci muoveremo. >> Anthony era impaziente di rimettersi in viaggio, si

erano attardati fin troppo per quello che lo riguardava. << Ma non ho

ancora ottenuto il loro appoggio. >> brontolò Kate. << Non c‟è più tempo.

Dobbiamo muoverci. >> Lanciarono un ultimo sguardo agli abitanti che

festeggiavano ballando e cantando mentre si dirigevano verso i sotterranei.

Abbiamo ridato la speranza e la gioia di vivere a queste persone e questo

è l’importante. Troveremo un altro modo per oltrepassare i confini.

<< Erede aspetta. >> Il grosso drago la stava chiamando telepaticamente.

Gli altri avevano già oltrepassato la porta, si fermò un istante poi decise di

tornare indietro. << Sei stata di parola, hai avuto coraggio e nobili pensieri.

Meriti il nostro appoggio. >> Kate lo guardò sorpresa. Tamil si erse in

tutta la sua maestosità. << Il mio vero nome è Koanoz Firezer, sono il

sovrano delle Terre di Fuoco, uno dei cinque regni a cui stai cercando di

chiedere appoggio. >> Non poteva credere alle sue orecchie, quindi in

realtà non doveva convincere il capo del villaggio, ma il drago in persona.

<< Ti sei dimostrata una persona leale, meriti il mio rispetto e avrai il

nostro appoggio. Buona fortuna per il cammino che hai intrapreso piccola

guerriera. >> Kate istintivamente lo abbracciò, era molto orgogliosa per le

parole che le aveva rivolto e per l‟appoggio che le stava dando. Lo

ringraziò più volte prima di correre a raggiungere gli altri per comunicargli

la buona notizia.

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<< Tu lo sapevi? >> Anthony alzò le spalle con indifferenza. << Non

potevo influenzarti, dovevi cavartela da sola. >> << Grazie! >> << Non ho

fatto assolutamente nulla per aiutarti. >> << Grazie anche per quello.

Posso sapere cosa gli hai detto per convincerlo a darmi una possibilità? >>

<< Che sei estremamente testarda e caparbia, non ti saresti mai arresa. Gli

ho detto di metterti alla prova, e che avrebbe sempre potuto ucciderti in un

secondo momento. >> << A tatto non conosci rivali! >> sottolineò

tagliente Angela. << Non importa cosa gli hai detto, ma che alla fine abbia

deciso di darmi un‟occasione che sono riuscita a sfruttare e sono davvero

contenta di essermi riuscita a guadagnare il suo rispetto! E anche che

insieme abbiamo aiutato queste persone, abbiamo agito come una grande

squadra! >> Mirrow si era quasi commosso e per stemperare l‟atmosfera si

mise a battere le mani, seguito a ruota dagli altri. << Dov‟è Daniel? >> si

stava guardando intorno, ma non riusciva a vederlo, eppure era sicura di

averlo visto entrare con loro. << Se n‟è andato. >> << Che cosa significa?

>> Kate era pesantemente scossa. << Significa che non verrà con noi. >>

<< Grazie, fin qui l‟avevamo capito anche da soli. >> Lo zittì bruscamente

Angela mentre si avvicinava a Kate.

<< Aveva delle cose da sistemare, non preoccuparti, ci raggiungerà presto.

Purtroppo. >> Kate lo guardò per cercare di carpire qualche altra

informazione, ma né il tono, né le parole sembravano avere doppi

significati. << Ci dirigeremo in Italia il prossimo regno del quale devi

guadagnarti la fiducia, è la Terra. Conosco una persona che può aiutarci.

>>

Kate era ammutolita, muoveva solo la testa in segno di assenso.

<< E‟ una persona molto saggia, risponderà a tutte le tue domande. >>

Cercò di incuriosirla e motivarla. Mirrow era eccitatissimo, non stava più

nella pelle. Corse a preparare le sue cose alla velocità della luce.

<< Un bel viaggio! Fantastico, proprio quello che ci voleva! L‟Italia poi

mi ha sempre affascinata, ma non ho mai avuto l‟occasione di andarci! So

che si mangia molto bene ed è l‟ideale per chi si vuole divertire, sai locali,

discoteche >> Angela era entusiasta. << Chissà se ci rimarrà tempo per

visitarla. >> Rispose Kate secca. << Starà a noi ritagliarci degli spazi per

farlo! Sono sicura che ci divertiremo! >> rispose convinta. Erano riusciti a

scuoterla, questo viaggio in Italia cadeva proposito, avrebbe tenuto la

mente occupata. Daniel sarebbe tornato presto, infondo non aveva motivo

per stare in pensiero. Sorrise e si lasciò contagiare dai preparativi e

dall‟entusiasmo Angela.

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Non rimaneva che dirigersi a Nord- Est, verso il confine.

La distanza tra lei e Victor continuava a ridursi, presto l‟avrebbe raggiunto

e si sarebbe scontrata con lui. Avrebbe finalmente avuto la sua vendetta.