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LICEO GIORDANO BRUNO DI ROMA kakomocho la straordinaria avventura dei laboratori di scrittura e di teatro a cura di Donatella Damiano – Raffaele Di Pietro Paolo Pasquini – Angela Gallo

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LICEO GIORDANO BRUNO DI ROMA

kakomocho la straordinaria avventura

dei laboratori di scrittura e di teatro

a cura di Donatella Damiano – Raffaele Di Pietro

Paolo Pasquini – Angela Gallo

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a Edoardo e Alice

alle meraviglie che sono in ognuno di noi

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Liceo Giordano Bruno di Roma

kakomocho la straordinaria avventura

dei laboratori di scrittura e di teatro

a cura di

Donatella Damiano – Raffaele Di Pietro Paolo Pasquini – Angela Gallo

con la collaborazione di Alessandro Di Lieto – Giorgia Falco – Stefano Maiorano

Roma 2015

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a cura di D. Damiano – R. Di Pietro – P. Pasquini – A. Gallo KAKOMOCHO L’avventura straordinaria dei laboratori di scrittura e teatro © Liceo “Giordano Bruno” 2015 Via della Bufalotta, 594 – 00139 Roma Tel. 06 121122025; 06 87137519 | Fax 06 87135667; 06 87149750 E-mail: [email protected] PEC: [email protected] www.liceogiordanobrunoroma.gov.it www.facebook.com/pages/Liceo-Giordano-Bruno/820981421292769

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I N D I C E

Alessandra Sistopaoli Prefazione La passione, l’arte, la creatività, la squadra e il ritorno 7

Raffaele Di Pietro Presentazione 11

MATERIALI E TESTI DEGLI STUDENTI

La manifestazione 15

– Un cortometraggio lungo un anno

– La sceneggiatura

Confusione musicale 31

– Uno spettacolo alla ricerca dell’armonia tra persone, parole e suoni

– Il copione

La parola agli studenti Note e commenti a margine dei laboratori 65

Appendice – Esercizi ed esercitazioni 77

UNA DIDATTICA, MOLTE TECNICHE I LABORATORI DI SCRITTURA E TEATRO

Donatella Damiano I laboratori scolastici, l’offerta formativa e la prova degli obiettivi da raggiungere 103

Raffaele Di Pietro Il laboratorio di scrittura 107

Paolo Pasquini Il laboratorio teatrale 111

Angela Gallo Dalla confusione all’armonia A scuola non si finisce mai di imparare 113

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Prefazione

La Passione, l’Arte, la Creatività, la Squadra e il Ritorno

Quando, 4 anni fa, accettai di dirigere il Liceo Giordano Bruno, preva-lentemente a indirizzo Scienze Umane con opzione economico-sociale, non immaginavo che questo sarebbe diventato un polo artisti-co all’interno del III Municipio di Roma. Era un liceo “piccolo”, con soli 680 alunni, al limite del dimensionamento, con mille difficoltà, ma al suo interno, nascosta nelle pieghe delle varie sale professori, ferveva un’attività “altra”, insinuata dentro e fuori le lezioni curricolari, che all’inizio ho fatto fatica a mettere a fuoco. Tra i vari progetti che annualmente venivano proposti nel Piano dell’Offerta Formativa, ricorrevano quelli teatrali: in italiano, in france-se, in inglese, in spagnolo…

Da sempre credo nella assoluta validità formativa delle varie arti, a li-vello cerebrale, di benessere fisico, di creatività, di risoluzione dei pro-blemi e di superamento delle difficoltà dell’anima e della mente; ho imparato, nei 33 anni di insegnamento, che ogni essere umano possie-de dentro di sé una predisposizione naturale per almeno una di queste arti, retaggio, nella civiltà occidentale, di una tradizione plurimillenaria. Naturalmente, non mi sono persa nessuno spettacolo di fine anno, e ho assistito al graduale evolversi delle attività teatrali, soprattutto per quanto riguarda quelle in italiano, per il semplice motivo che risultava-no di più immediata comprensione, potendosi cogliere le più piccole sfumature di significato e di interpretazione.

Instancabile nel lavoro di preparazione dei ragazzi, talvolta estenuante (e lo so bene!), e con l’umiltà di chi crede che il proprio operato sia “normale”, la professoressa Donatella Damiano (all’inizio insieme con la professoressa Paola Albamonte) muove dal 2008 le fila del progetto; docente di Materie Letterarie, napoletana verace, sempre in attività, con il suo palese amore per i nostri ragazzi, è animata dalla volontà di

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trasformarli da adolescenti insicuri e sulla difensiva in adulti responsa-bili e cittadini del mondo. La passione.

Vicino a lei, la presenza discreta e di assoluto talento del regista Paolo Pasquini, che ha saputo cogliere in ogni alunno la predisposizione di cui sopra, assegnando le parti ed i compiti in base alla personalità an-cora non troppo definita dei ragazzi, formando in tal modo una squa-dra compatta di attori, comparse, musicisti, tecnici del suono e delle luci, truccatori, costumisti, insomma tutto quanto serve a mettere in scena un’opera teatrale. La piccola squadra diventa, con il tempo, sempre più corposa, si ag-giungono altri alunni, la voce si sparge nel territorio e quelle che all’inizio erano semplici “recite di fine anno” assumono la connotazio-ne di veri e propri spettacoli, divertenti, drammatici, coinvolgenti e commoventi. L’arte.

È in questo momento che entra in scena Raffaele Di Pietro, letterato ed esperto di scrittura creativa. Uomo di grande cultura, si dedica ai ragazzi con semplicità, riuscendo a far nascere in loro il germoglio dell’autostima, spesso sconosciuto alla loro età. Al lavoro, già comples-so, di mettere sul palco un’opera teatrale, si aggiunge quello di scriver-ne il testo. Davanti a una pagina bianca… tutti conosciamo lo sgo-mento che ne deriva. Ma in questo caso c’è il gruppo: le idee nascono timide, buttate là quasi sottovoce, e poi si amplificano, si arricchiscono di significato, cambiano, ritornano, si evolvono, si buttano, si ripren-dono, con l’apporto di tutti, fino a formare un testo di significato compiuto, con un suo messaggio preciso, pronte da interpretare e reci-tare. Inutile porre l’accento sul significato formativo di questa attività, è evidente e incommensurabile. La creatività

L’anno scorso nasce il Liceo Musicale, che si affianca ai quattro indi-rizzi già presenti. La popolazione del “Giordano Bruno” tocca ormai le 1.200 unità. Il progetto teatrale continua, vi si aggiunge, “in punta di piedi”, una docente di sostegno appena arrivata, Angela Gallo, entusia-sta del proprio lavoro e piena di interessi; l’integrazione dei disabili è sempre stato uno degli obiettivi educativi principali al “Giordano Bru-

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no”: la prof. Gallo scrive che, nelle varie attività del progetto teatrale, con estrema naturalezza, le diversità sono scomparse… La squadra.

Si va avanti, cercando nuove esperienze, si dedica uno spettacolo al neo-indirizzo (Confusione musicale) e si progetta di realizzare un corto-metraggio con il quale partecipare alla prima edizione del concorso na-zionale per cortometraggi “CIAK… si sKuola! Mosaici 2.0”, dedicato alla pluridimensionale e contraddittoria realtà dei giovani oggi. Nasce così il primo audiovisivo del Laboratorio Teatrale, La Manifesta-zione, creato interamente dai ragazzi, frutto di ore di lavoro, di con-fronto e di dedizione, che vanno ben oltre il tempo stabilito dal con-tratto, come tutte le cose che si fanno per passione. Vinciamo il 1° premio: la gioia dei ragazzi e dei responsabili del pro-getto è incontenibile. I mille euro della vincita doteranno la nostra aula magna di riflettori con luci colorate, proprio come in un vero teatro.

Con questa lusinghiera vittoria, termina questa mia prefazione, ma continua l’attività incessante del Laboratorio di Teatro e di Scrittura Creativa.

E c’è ancora una cosa da aggiungere, detta con le parole di Paolo Pa-squini, il frutto forse più prezioso di questa esperienza: il desiderio dei ragazzi usciti lo scorso anno dal Liceo e ora universitari di partecipare ancora al laboratorio. Questo mi commuove profondamente, perché è questa la Scuola che ho sempre voluto, al di là dell’età, del tempo e dei nuovi percorsi della vita. Bentornati, ragazzi. ALESSANDRA SISTOPAOLI

In ordine di preferenza: Pianista Insegnante Dottore in Discipline della Musica Dirigente Scolastico Roma, 3 ottobre 2015.

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Presentazione

Raffaele Di Pietro

L’obiettivo di questa pubblicazione è quello di raccogliere e rendere fruibili i materiali testuali prodotti dagli studenti del Liceo “Giordano Bruno” di Roma; materiali allestiti durante le attività svolte dal Labora-torio di scrittura e dal Laboratorio teatrale, nel corso dell’anno scola-stico 2014-2015. A questo primo obiettivo, che non ha solo una rilevanza documentale, ma che rappresenta anche una testimonianza diretta delle diverse fasi di ideazione, gestazione, elaborazione e realizzazione dei “prodotti fi-nali” (un cortometraggio e uno spettacolo teatrale), si aggiungono i contributi delle figure istituzionali e professionali, interessate alla pro-mozione di queste esperienze negli ambiti educativi propri riservati dal POF. Un ulteriore aspetto formativo e qualificante di queste pagine trova compimento nel lavoro di redazione svolto dagli studenti. La partecipazione attiva al confezionamento di un prodotto editoriale, in particolare destinato a una pubblicazione digitale, li ha avvicinati a un processo “industriale” che in larga misura ancora si avvale di un’antica sapienza “artigianale”. La richiesta di attenzione, necessaria a verificare la correttezza dei con-tenuti, e il rigore formale che comporta la presentazione e l’esposizione dei testi, nell’officina dove vengono “lavorate” le pagine ancora bianche e le pagine già scritte, contribuiscono a far maturare abilità che diventeranno parte integrante del patrimonio formativo del-lo studente. La “difficile” pratica della scrittura creativa e l’esperienza viva del tea-tro, hanno offerto agli studenti più di un’occasione per modellare le proprie competenze, di metterle alla prova in una dimensione protetta, come può essere quella di un foglio e di un palcoscenico, di muoversi, all’interno della scuola, in una dimensione sociale collaborativa, di sen-tirsi protagonisti e animatori di un progetto educativo, che nelle com-petenze si compie ma non per questo finisce.

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Ringraziamenti

In questa sede, è doveroso, oltreché gradito, esprimere i più sentiti rin-graziamenti alla professoressa Alessandra Sistopaoli, Dirigente Scola-stico del Liceo Giordano Bruno di Roma, per il continuo sostegno ac-cordato al Laboratorio teatrale, curato da Paolo Pasquini, dell’Associazione Xenia, e al Laboratorio di scrittura. Le attività di entrambi i laboratori si sono svolte sotto la supervisione e il coordinamento didattico di Donatella Damiano, con il supporto di Angela Gallo e l’assistenza tecnica di Camilla Gaetani.

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MATERIALI E TESTI

DEGLI STUDENTI

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Cover DVD del cortometraggio La manifestazione.

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La manifestazione

Un cortometraggio lungo un anno

«Alla fine, restiamo confusi, come se fossimo già vittime del futuro e restiamo al buio, senza indicazioni,

solo con la voglia di uscire, ma senza sapere se ne vale la pena».

L’Italia dei giovani viene spesso letta e rappresentata secondo stereoti-pi di genere che, per comodità, tendono a classificare le nuove genera-zioni secondo epiteti che presto diventano anche delle etichette diffici-li da rimuovere. Ma c’è anche un’altra Italia, quella “vissuta dai giovani”; una realtà complessa, composta da infinite tessere di un “mosaico vivente”, che, proprio per questa particolarità, ha una natura mutevole, cangiante e allo stesso tempo “contraddittoria”. Di fatto, la dimensione della contraddizione costituisce per i giovani un atteggiamento critico, dove le posizioni tra gli individui possono essere contrapposte, come possono anche convivere nelle libere espressioni di ognuno di loro. Il film La manifestazione – con il soggetto legato alla domanda se “par-tecipare o meno a un momento collettivo di contestazione” – vuole raccontare questa pluralità di atteggiamenti e diversità di posizioni. Il motivo della manifestazione non viene mai esplicitato, perché la più importante forma di “manifestazione” è quella rappresentata dalle di-verse voci dei ragazzi e dalla loro prima e più autentica necessità: avere l’occasione di parlare, non come generazione del presente ma come fondamenta del futuro. Il cortometraggio La manifestazione è risultato vincitore del 1° premio del concorso “CIAK… si sKuola! Mosaici 2.0”, 2014-2015, un progetto dell’IIS “Giosuè Carduc-ci”, Via Asmara 28, Roma, promosso dall’Ufficio scolastico Regionale per il Lazio del Ministero della Pubblica Istruzione, Università e Ricerca.

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La manifestazione UN FILM A CURA DEI LABORATORI DI SCRITTURA E TEATRO

condotti da Raffaele Di Pietro e Paolo Pasquini coordinamento didattico di Donatella Damiano collaborazione di Angela Gallo assistenza tecnica di Camilla Gaetani Hanno partecipato:

Alessandra Macrì / Alessandro Di Lieto / Allegra Di Mario Cristina Ugolini / Diana Farcas / Fabio Falasca / Flavia Fatuzzo Flavia Procesi / Gabriele Atzori / Giorgia Falco Giorgio Granati / Giulia Orlando / Jennifer Lio Linda Capaldini / Luigi Trincia / Maria Grazia Marotta Martina Felsani / Martina Fiori / Martina Maglio Martina Natale / Martina Mura / Sara Esposito / Silvia Virgili Stefano Maiorano / Valentina Fornari / Valerio Dolcini e Massimo Santiago

Musiche originali di Paolo Pasquini Accompagnamento vocale di Izabela Ihnatiuc

Si ringraziano il dirigente Alessandra Sistopaoli e tutto il personale scolastico

Riprese effettuate presso il liceo “Giordano Bruno” di Roma www.liceogiordanobrunoroma.gov.it

CONTENUTO La manifestazione.mov

FORMATO DVD Dati 747 Mb File video Full HD 1920x1080

DURATA 9’02”

XENIA 2015 LINK PER LA VISIONE DEL CORTOMETRAGGIO

https://youtu.be/sJFPbjcmPI0

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LA MANIFESTAZIONE

LA SCENEGGIATURA

Buio. Titoli di testa, titolo.

INT. AULA MAGNA GIORDANO BRUNO (GB) – GIORNO

Gli attori, non visibili, gettano in sequenza alcuni giornali su un piano bianco con scritte nere.

INT. CORRIDOIO GB – GIORNO

La telecamera scorre lungo il corridoio deserto. Si gira verso destra in-quadrando l’entrata dell’aula professori dove si trovano, riuniti, alcuni ragazzi. (Chiacchiere di sottofondo)

JENNIFER

(f.c.) (Tono serio)

Eccoli, sono loro, già li sento. È sempre la stessa storia.

Tutti a discutere se andare o no alla manifestazione.

La telecamera oltrepassa la soglia della porta.

INT. SALA PROFESSORI GB – GIORNO I ragazzi discutono animatamente con un crescendo di voci.

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JENNIFER (f.c.)

(Tono quasi di disprezzo) Ma non si sono stancati?

Fermo immagine del gruppo dei ragazzi.

PANORAMICA JENNIFER

(f.c.) Chi vuole cambiare le cose, chi ormai è disilluso,

chi si lamenta perché la gente non partecipa.

DETTAGLIO tavolo

JENNIFER (f.c.)

Tutti che si scannano tra di loro.

CAMBIAMENTO INQUADRATURA ampia sui ragazzi I ragazzi sembrano fare una votazione.

JENNIFER (f.c.)

Non saprei a chi dare ragione. Sì, certo: non c’è lavoro, l’economia va allo sbando,

le promesse dei politici rimangono promesse. Ma tanto ognuno alla fine resta con i suoi problemi.

INT. AULA MAGNA GB – GIORNO Ripetizione scena caduta giornali.

JENNIFER (f.c.)

Tutte voci. Sempre le solite voci. (Pausa)

Anche adesso.

DISSOLVENZA IN CHIUSURA

INT. AULA MAGNA GB – GIORNO PRIMO PIANO (P.P.) GIORGIA

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GIORGIA (Tono rassegnato e sprezzante)

Le manifestazioni… voi ancora ci credete? Non l’avete capito che ci tengono in pugno

e gli basta stringere poco poco la presa per farci soffocare?

Noi non possiamo fare niente. Le manifestazioni, poi, creano disagio

solo ai poveracci come noi.

Gli attori vengono inquadrati in successione mentre gettano i giornali con gli sguardi rivolti verso il basso.

P.P. VALERIO

VALERIO (Con atteggiamento e tono amareggiato ed arrabbiato)

La gente in giro è disperata a stare senza lavoro. E io mi rifiuto a stare a guardare senza fare niente.

La manifestazione potrà anche essere inutile, ma se può aiutare a qualcosa, anche alla più piccola cosa,

io sono pronto a farla in eterno.

P.P. ALESSANDRO

ALESSANDRO (Tono infastidito)

Per me potete fare quello che volete, tanto non è una manifestazione che cambia qualcosa.

C’è qualcosa di sbagliato in questo Paese: forse la mentalità, non lo so e non mi interessa.

Fate quello che volete.

Gli attori vengono nuovamente inquadrati mentre gettano i giornali con lo sguardo rivolto verso il basso.

EST. CORTILE GB – TRAMONTO P.P. LUIGI

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LUIGI (Tono serio)

Io non sono a favore di questa manifestazione, perché io non sono contro questo governo.

PIANO AMERICANO (P.A.) MARTINA N. E FLAVIA P.

FLAVIA P. Allora che facciamo, ci andiamo alla manifestazione?

MARTINA N. (Con fare scocciato)

A me non me va de cammina’!

FLAVIA P. (Pensierosa)

Aspetta però… che giorno è domani?

MARTINA N. Giovedì.

FLAVIA P. (Preoccupata)

Domani c’è il compito di latino.

MARTINA N. Manifestazione?

FLAVIA P. Manifestazione!

MARTINA N. fa cenni di approvazione

EST. CORTILE GB – GIORNO

P.P. DIANA

DIANA (Con fare esaltato/infantile)

Iooo… No. No-no.

INT. AULA MAGNA GB – GIORNO

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Gli attori vengono ancora una volta inquadrati mentre gettano i gior-nali con lo sguardo rivolto verso il basso.

P.P. FABIO

FABIO (Irritato/contrariato)

Io vado a manifestare perché ci credo. Perché se non manifestiamo noi ragazzi ai quali

stanno togliendo tutto, chi dovrebbe manifestare al posto nostro?!

P.P. MARTINA F.

MARTINA F. Non mi interessano i motivi per cui

altri vanno a manifestare.

EST. – CORTILE GB – TRAMONTO P.P. STEFANO

STEFANO I cambiamenti vengono sempre dalle classi più deboli; è noi siamo studenti

e siamo deboli! Se non iniziamo da noi, non si va avanti.

INT. – AULA MAGNA GB – GIORNO P.P. SARA

SARA Vado alla manifestazione perché il destino

o te lo fai, o te lo fanno loro.

P.P. VALERIO

VALERIO (Con fare beffardo)

Non so se hai capito, ma io da questo Paese infame me la svigno!

EST. CORTILE GB – GIORNO

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P.P. MARTINA F.

MARTINA F. (Contrariata)

Non mi interessa! I miei genitori vivono di politica.

INT. AULA MAGNA GB – GIORNO Gli attori vengono inquadrati mentre gettano i giornali con lo sguardo rivolto verso il basso.

EST. CORTILE GB – TRAMONTO

P.A. ALESSANDRO E STEFANO

STEFANO Adesso la legge è uguale per tutti…

(evidente gesto con la mano) Seee!

ALESSANDRO (Assecondando STEFANO) E perché la Costituzione?

Qua non c’è né lavoro né democrazia!

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P.P. GABRIELE

GABRIELE Il diritto di proprietà?

Ma se ti entrano tutti a casa!

(Rumori di sottofondo)

INT. AULA MAGNA GB – GIORNO

PRIMISSIMO PIANO FLAVIA F.

FLAVIA F. No io non ci vado! Poi ci sta mia madre che mi chiama sempre:

“Come stai? Tutto a posto? Sei viva?”

EST. CORTILE GB – TRAMONTO

PRIMISSIMO PIANO GIORGIA

GIORGIA Ma che vai a fare alla manifestazione?

Tanto non risolvi niente!

SPOSTAMENTO INQUADRATURA:

P.P. SARA

SARA (Con aria sprezzante) Perché “te” risolvi qualcosa stando

stravaccata sul tuo divano di casa?

Sara si rivolge a Giorgia con uno sguardo di sfida

(Con tono di sfida) …Eh?

INT. AULA MAGNA GB – GIORNO

P.P. DIANA

DIANA (Espressione vuota e tono rassegnato)

Io non vado perché i benefici sono troppo pochi e la posta in gioco è troppo alta.

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EST. CORTILE GB – TRAMONTO

P.A. PROFILO LUIGI E PANORAMICA MURALES RETROSTANTE

Luigi si mette davanti al murales che, grazie alla prospettiva, sembra fuoriuscire dalla sua bocca.

LUIGI (Urlando in modo buffo) Aaaah

P.P. PROFILO LINDA

LINDA (Con fare sbadato e superficiale)

Io volevo dire una cosa… sono tre settimane… che sono diventata vegana.

P.P. LUGI E P.A. GABRIELE (Chiacchiere di sottofondo)

GABRIELE (Tono sicuro)

Per me, vige una maledizione nella politica italiana.

LUIGI, guardando la telecamera, spalanca gli occhi in segno di stupo-re e poi si volta verso GABRIELE. Quest’ultimo risponde con uno sguardo interrogativo che suggerisce l’incomprensione dell’atteggiamento di LUIGI (Quasi a volergli dire “Cosa vuoi?!”)

INT. AULA MAGNA GB – GIORNO

DETTAGLIO foglio con Jennifer che scrive (Chiacchiere di sottofondo)

DETTAGLIO smartphone

P.P. FLAVIA F.

FLAVIA F. (Tono serio)

No, io ci vado, sai perché?

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Perché cammino tanto e poi smaltisco. (Espressione soddisfatta)

P.A. FABIO

FABIO (Gesticolando con fare disilluso)

Manifestare? Ma pensi davvero che serve a qualcosa? È tutto un magna-magna, lascia stare!

P.P. ALLEGRA

ALLEGRA (Con aria esaltata)

Io volevo dire una cosa…

ALLEGRA viene come interrotta dal cambio di scena.

P.P. VALERIO

VALERIO (Come a voler sottolineare una verità risaputa)

Le manifestazioni sono solo un giochino che i potenti ci lasciano fare.

EST. CORTILE GB – TRAMONTO

P.P. ALLEGRA

ALLEGRA (Riallacciandosi al discorso lasciato in sospeso, con tono triste)

…ma me la sono dimenticata!

INT. AULA MAGNA GB – GIORNO

P.P. VALERIO

VALERIO (Anche lui riallacciandosi alla precedente affermazione)

Se potessero veramente cambiare qualcosa, ce lo renderebbero illegale

EST. CORTILE GB – TRAMONTO

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P.A. OBLIQUO FABIO E GIORGIO

Mentre FABIO parla, GIORGIO tira fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette e lo apre.

FABIO (Tono disinteressato)

No, io non vado… Non mi sono informato.

FABIO sembra allontanarsi ma GIORGIO gli risponde

GIORGIO (In modo irruento, quasi esasperato) Eh, bravo! Ti devi informare!

L’informazione è la prima cosa!

P.A. FLAVIA F.

FLAVIA F. (Gesticolando e muovendosi )

Si ma… Io dovrei chiamare mamma!

(Rumori di sottofondo e risate)

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FLAVIA F. tira fuori lo smartphone e fa per andarsene

INT. AULA MAGNA GB – GIORNO Gli attori vengono inquadrati mentre gettano i giornali con lo sguardo rivolto verso il basso.

P.P. JENNIFER

JENNIFER (Tono riflessivo e consapevole)

Non siamo un popolo unito e finiremo per cadere vittime della nostra stessa trappola.

DISSOLVENZA IN CHIUSURA

DETTAGLIO giornali (lanciati) sul tavolo (PANORAMICA)

JENNIFER (f.c.)

(Tono serio) Alla fine… restiamo confusi, come se fossimo

già vittime del futuro e restiamo al buio, senza indicazioni. Solo con la voglia di uscire, ma senza sapere se ne vale la pena.

Se le battaglie civili non servono…

DISSOLVENZA INCROCIATA

DETTAGLIO sacco della spazzatura con giornali

JENNIFER (f.c.)

Se le ideologie sono vuote, se fuori di qui non c’è niente…

EST. VIALE D’INGRESSO GB – TRAMONTO

DISSOLVENZA INCROCIATA

INQUADRATURA LARGA su tre ragazze che si allontanano.

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JENNIFER (f.c.)

Tutto quello che possiamo fare… è lasciarci trasportare dalla corrente e vedere

dove andremo a finire… quando ricominceremo a respirare.

DISSOLVENZA IN CHIUSURA

INT. AULA MAGNA GB – GIORNO

DETTAGLIO giornali (Pianoforte che suona in sottofondo)

MARTINA N. afferra con forza i giornali che la ricoprono ed emerge ansimando dagli stessi. La scena viene mostrata da diverse angolature (piano americano frontale, piano americano laterale, primo piano di profilo, piano americano frontale). Durante l’ultima inquadratura MARTINA N. fissa la camera.

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DISSOLVENZA INCROCIATA

L’INQUADRATURA SEGUE L’UOMO MENTRE SPAZZA I giornali vengono spazzati via dal pavimento da un uomo elegante-mente vestito di cui è visibile solo la parte inferiore del tronco.

JENNIFER (f.c.)

Forse è questa… la risposta che non conosciamo.

Come un film… che abbiamo già visto… e rivisto… e rivisto.

L’uomo finisce di spazzare e se ne va.

DISSOLVENZA IN CHIUSURA.

Buio, musica, titoli di coda.

Dove non è indicato diversamente, il cambio di inquadratura/ripresa avviene tramite uno STACCO.

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Confusione musicale

Uno spettacolo alla ricerca dell’armonia tra persone, parole e suoni

Lo spettacolo Confusione musicale, portato in scena dal laboratorio tea-trale, in collaborazione con il laboratorio di scrittura, ha seguito come linea ispiratrice quella della “musica”. La scelta di questo tema è nata dall’inaugurazione, nel Liceo “Giordano Bruno”, per l’anno scolastico 2014-2015, dell’indirizzo musicale. L’intenzione dei laboratori è stata pertanto quella di accogliere questa novità, orientando la produzione dei testi per il copione e la realizzazione dello spettacolo stesso secon-do questo specifico filo conduttore. Questa proposta ha suscitato negli studenti dei sentimenti contrastanti. Se da una parte l’interesse per la musica permea la loro vita, come una continua colonna sonora, da un’altra parte, vedersi come “calata dall’alto” questa indicazione di lavoro ha creato degli atteggiamenti cri-tici anche oppositivi. Poiché la metodologia di lavoro sviluppata nell’attività dei laboratori è sempre stata aperta al confronto – anche auspicandolo, come stimolo per un’ulteriore spinta creativa – è stato seguito un percorso di avvici-namento al tema e di approfondimento delle motivazioni che hanno alimentato le reazioni e i dissapori. Il risultato del lavoro è reso bene dal titolo dello spettacolo, nell’incontro-scontro delle parole “confusione” e “musicale”. Il contrasto delle diverse voci presenti nell’opera messa in scena ripro-duce il clima vissuto nel corso del laboratorio, approfittando della condizione di “stress” come di un’occasione favorevole per sviluppare tutti i possibili percorsi legati al tema prescelto. Dalle diffidenze e dai dissidi iniziali si è cercato di generare progressi-vamente un’armonia. A partire dai ritmi e dai suoni primordiali della vita, passando attraversando gli aspetti singolari delle note musicali, si è arrivati alle forme di comunicazione della voce e del dialogo, fino al linguaggio comune di un’orchestra come rappresentazione ideale della convivenza e della solidarietà che possono unire le persone.

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Locandina dello spettacolo.

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CONFUSIONE MUSICALE

IL COPIONE

Per facilitare la lettura del copione e soprattutto per rendere un merito parti-colare agli autori di alcune scene, sono stati inseriti dei box esplicativi, sugli spunti che hanno portato all’ideazione e all’elaborazione dei diversi testi.

SCENA 1 Dal rumore del Big Bang alla nascita del ritmo

BUIO

TRACCIA 1 Suoni: spazio cosmico, utero, battito cardiaco

Azioni sceniche di gruppo su battito e ritmo.

APERTURA DEL SIPARIO

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SCENA 2 La voce primo strumento musicale

Azioni sceniche di gruppo su voce e musica:

– suono 1 → mentre si completa l’apertura del sipario

– suono 2 → nascita della luce

– suono 3 → pantomima

– battito doppio → spasmi del torace e poi gesto delle mani sul cuore

– battito singolo → percussioni libere

BUIO

La percussione a battito accompagna la recitazione.

NOI SIAMO PRIMI STRUMENTI CORPO VOCE GRIDA SUONI NOTE MELODIE

Un’attrice canta una frase melodica, attraversando la scena.

SCENA 3 La danza mi appartiene

Quando ho iniziato a scrivere questo pezzo, non pensavo che sarebbe diven-tato uno sketch di Confusione musicale. La fiducia in ciò che scrivevo era a un livello sotto lo zero, ma ho continuato comunque, anche se il pezzo mi sem-brava banale. Volevo raccontare il mio percorso con la danza, perché, anche se so che in futuro non farò la ballerina, alla danza rimango molto legata: mi ha tenuta in piedi in momenti difficili; mi ha distratta in momenti di tensione, è stata ciò di cui ho avuto più bisogno, è stata un’amica preziosa e sono grata a mia madre per aver fatto in modo che la incontrassi. Esprimere tutto que-sto in uno spettacolo, è stato un po’ come un ringraziamento da parte mia nei confronti della danza. Infine, grazie a Raffaele e Paolo il pezzo è diventa-to una storia bellissima in cui mi sono rispecchiata, ed è stato stupendo an-che poter far parte dello sketch, interpretando quella ragazza a cui mancava qualcosa, ma che comunque continuava a fare ciò che amava.

Diana Farcas

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BUIO

Una ballerina entra in scena e si posiziona al centro del palcoscenico.

LUCE

TRACCIA 2 Intervento pianistico

La ballerina inizia a danzare. Entra in scena una narratrice. La ballerina si ferma, la narratrice recita (alternandosi con la danza).

La danza è ciò che ho di più prezioso. Senza starei male.

TRACCIA 3 Intervento pianistico

All’inizio non era così, all’inizio la danza non era mia. Poi mi ha conquistato. E travolto. E portato via! In un mondo di emozioni, di concentrazione, anche di paura, e di adrenalina!

TRACCIA 4 Intervento pianistico

So che laggiù c’è la mia insegnante! Immagino la sua tensione. E il suo sorriso, che ti chiede il massimo! Allora senti che devi iniziare a ballare, prima che quel sorriso cambi. Ora inizio a danzare.

TRACCIA 5 Intervento pianistico

Le mie compagne! Cerco di fare meglio di loro ma con loro. Cerco di essere un tutt’uno, con loro! È bellissimo, mi sento bene! Mi sembra di volare! Io appartengo alla danza. E la danza appartiene a me.

TRACCIA 6 Intervento pianistico

NARRATRICE: «La musica è finita. Lei è lì. Le luci puntate contro».

Con la fine della musica la ballerina perde l’armonia del movimento.

NARRATRICE: «Ma lei non vede nulla».

BUIO

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TRACCIA 7 Another Fine Day, A little winter chill

in dissolvenza con musica film muto

SCENA 4 Il pianista + È tutta una questione di… Sol-Do

Il pianista

Sono un fan dei film muti, l’idea di scrivere uno sketch muto tutto mio mi ha sempre attratto. Il gioco di questo sketch si basa sull’accentuazione mimica delle espressioni dei personaggi, dai due esasperati presentatori al buffo e imbranato pianista che, come un moderno Charlot, rende la scena travolgen-te utilizzando un personaggio di ceto umile. Scrivere e recitare questo sketch è stato molto divertente. Più difficile è stata la parte registica, per le compli-cazioni nell’accordarsi con i tempi dettati dalla musica. Ma, dopo aver trova-to la giusta armonia, il risultato ci ha concesso una scena decisamente di spicco.

Valerio Dolcini

Luigi, Valerio (i due organizzatori), Alessandro (il pianista)

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Lo sketch è interamente muto. La scena comincia con una coppia di organizzatori che, seminascosti dietro le quin-te, stanno aspettando un pianista. Essendo il musicista in ritardo, i due prendono a forza un uomo delle pulizie che sta pulendo il palco con un mocho, gli mettono una giacca e lo buttano in scena. Il “pianista” dovrà solo fare finta di toccare i tasti, poiché i due organizzatori met-teranno una musica in playback. Il finto pianista, lasciandosi prendere la mano dalla situazione, comincerà a com-piere gesti comici, fino a prendere il sopravvento sui due organizzatori e a conqui-starsi l’applauso del pubblico.

TRACCIA 8

Musica da concerto

Al termine Alessandro riceve gli applausi che condivide col mocho.

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È tutta una questione di… Sol-Do

Questa scena è stata pensata e scritta sotto la forte pressione del tema sul quale era incentrato l’intero spettacolo: “la musica”. Durante uno degli in-contri del laboratorio, ci è stato suggerito di creare un pezzo – magari anche non-sense – all’interno del quale inserire le note musicali come se fossero dei veri e propri personaggi che avrebbero dovuto ripetere incessantemente il proprio nome. Da questo spunto, è nata l’idea di una scena in cui ciascuno dei “personaggi-nota” avesse delle caratteristiche uniche, anche in linea con i propri nomi, che fossero buffe e persino prive di un’apparente logicità. Di fondamentale importanza sono stati i rapporti tra le note, alla base della sce-na stessa: proprio il loro modo di confrontarsi e di entrare in contatto costi-tuiva la parte più ironica e comica della scena, assieme alle caratteristiche proprie di ciascun personaggio, che impedivano allo spettatore di “prendere sul serio” gli atteggiamenti mostrati sul palcoscenico.

Giorgia Falco

TRACCIA 9

W.A. Mozart, Marcia alla Turca

Le note musicali entrano in scena come una corte medievale, facendosi i complimenti su chi ha la precedenza. Si dispongono su una linea di fronte al pubblico. Dall’iniziale cortesia, passano a darsi prima delle leggere spinte, anche con i fian-chi, per poi proseguire in modo più aggressivo con degli spintoni sempre più vistosi, fino a buttare alcune note giù dal palco. Le note cantano il proprio “nome”, come cantanti lirici che si scaldano la voce.

DO (a bassa voce, poi in crescendo) Dooo. Dooo. Dooo! RE Rrrr, Rrrr, Re, Re. Rererere. MI Miii… Miii… Muuu… ehm ehm… Miii. FA (dice la nota, e poi ascolta se c’è l’eco) Fa. Fa. Fa. SOL Sol, Sol, Sol. LA Lalalalalalalala. Lalalalalalalala. SI (suona il telefono e risponde) Sì, Sì, Sì… Sì, Sì, Sì.

Accennano dei motivi musicali, poi le voci si sovrappongono, fino a creare un caos, un richiamo al titolo “Confusione musicale”.

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TRACCIA 10 Sveglia militare italiana

Entra RE. Si pavoneggia con mantello e corona come a una sfilata di alta moda. Ogni volta che dice “RE” alza le sopracciglia per un tic. «Miei… miei… miei…sudici… volevo di-RE sudditi. Vi ho radunati qui… no, anzi, di più, vi ho radunati lì… per da-RE (con le mani fa cenno di prendere) no, di più, per prende-RE da voi (con le mani fa cenno di dare) l’unica cosa che conta nella vita».

Dal pubblico si alza FA per screditare RE. FA balbetta quando dice “FA”. «FA-FA-FA… bene lui a starsene sul trono, FA-FA-FA… solo quello che gli pare… FA-FA-FA-cci vedere quello FA-FA-FA-i per noi… FA-FA-FA…». Dal pubblico SOL si precipita ai piedi di RE, pieno di venerazione ed ogni qualvolta pronuncia la sillaba SOL, si lascia andare ad un grande la-mento accompagnato da un movimento particolare della testa e delle braccia. «Vostra grazia non gli date retta è SOL un povero squinternato! Voi SOL sapete cos’è bene per noi! SOL-o voi siete il nostro SOL mio re!».

RE intanto, con fare passionevole. «Caro il mio Sol, hai proprio ragione tu… IO sono il vostro RE… e so IO cosa è bene per ME… (si riprende dalla gaffe) volevo diRE … per voi. (Batte le mani come per chiamare un servitore) Fate veni-RE subito il mio ciambellano».

RE infastidito chiama nuovamente DO, che ancora non è sopraggiunto al suo ri-chiamo. Entra in scena DO, con il naso rosso e un fazzoletto tra le mani. Si inginocchia dinanzi a RE e si giustifica. Starnutisce continuamente su tutti, su RE, sul pub-blico… «DO-bete scusarbi baestà… ho DO-buto tardare a causa di questo bio brutto raffred-DO-re… Mi impedisce di fare il bio DO-bere…Cobandate bure».

RE invita DO a distribuire soldi-fantasma con munificenza.

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«Vai, vai… Dai, dai… Vai e dai… eddai!!! (con aria scocciata e con annesso movimento delle mani)».

DO prima non sa che fare, poi comincia a fare finta di distribuire i soldi-fantasma. «DOn so DOve darli!».

Subito dopo il RE schiocca nuovamente le dita ed entra in scena una serva, LA, che dice a DO dove tirare le banconote. «LA, LA, LA e poi LA, anche un po’ LA… no lì, ho detto LA. Anna-mo de qua!». (canticchiando)

SOL riprende la sua lode al RE. «Oh, mio Re, SOL voi siete così nobile d’animo. Io sono SOL un po-vero servitore senza nulla. Sono SOLa!». Valerio: «Ma che stai a fa’?!». RE: «AndREbbe arREstato!».

RE, stufo del piagnisteo ed evidentemente preoccupato (ma anche stupito) per l’esagerato movimento del capo della donna, la caccia malamente. Questa viene por-tata via con l’aiuto di DO che poi torna in scena e si dispone alle spalle del re, pronto a servirlo. Nel frattempo entra in scena una nobildonna, MI, che con fare altezzoso raggiunge RE parlando con accento inglese, la quale è spesso colta da svenimenti improvvisi nel momento in cui viene contraddetta. «MI voglia perdonare MI-Lord, MI chiamo MI. Credo che lei non sia degno di ricopri-RE questa carica». RE: «Ma come ti permetti RE-ginetta da strapazzo! Io sono il RE».

La donna con fare palesemente teatrale finge uno svenimento e si butta addosso al re il quale, indignato, la scosta immediatamente facendola rialzare. MI, ricomponendosi: «Ribadisco, MI-Lord… credo che sia più impor-tante la MY persona».

Inizia un gioco di potere, su quale dei due sia il più importante. Tra un’avanzata e l’altra MI mette in scena teatrali svenimenti dai quali è però costretta a riprendersi a causa del mancato interesse di tutti i presenti. I due cominciano ad avanzare pas-so passo. DO, che continua a starnutire, nel frattempo prendendo coraggio esclama. «Voglia scusare la bia introbissione Baestà, non boglio contraddirla, ba cre-DO DO-brebbe conbocare il giudice subrebo…».

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Il RE, quasi scocciato dall’aiuto del servo, chiama bruscamente SI, fedele giudice di corte.SI dovrà decidere chi dei due è degno di essere acclamato dal popolo. Il perso-naggio è contraddistinto da una spiccata esse “moscia” nonché da un atteggiamento piuttosto sommesso ed impaurito, quasi vigliacco. RE: «Salve giudice, dovrebbe essere così cortese di di-RE chi è più de-gno di RE-gna-RE» (a parte minaccia SI facendogli il segno di tagliargli la gola se sbaglia). (SI, fortemente turbato) SI: «SI-re, Mio re(rivolto verso il RE), cara SI-gnora (strizzandole l’occhio)» MI: «MY Lady… signorina prego» . SI: «SI, SI, SI (si gira verso RE, e riconoscendo l’errore) Ehm volevo dire no, no, no… (si schiarisce la voce) Comunque… il mio lavoro è prende-RE le giuste decisioni (si gira verso RE in cerca di approvazione, il quale lo guarda compiaciuto) su tutte le questioni… quindi (guardando di nuovo Re) che ora inizi il confronto (si gira ancora verso RE, che annuisce)».

Uno alla volta, RE e MI avanzano, facendosi ammirare e attendendo il giudizio di SI. RE: «Son io il più degno?». SI: «SI SI-re». Giorgia si siede: «Anche io!». Mi improvvisamente cade a terra svenuta: «Oh, my God!». SI: «Beh no anche la SI-gnorina è sicuramente degna!». (MI si riprende ma Si, notando la disapprovazione di Re immediatamente ribatte) RE dà i soldi, per corrompere!

SI: «Però SI-curamente SI-re voi SI-ete il re!». MI: «Oh, my God! La corruzione!». VALERIO: «Ma andatene a FA FA FA…».

TRACCIA 11 Mozart + Beethoven

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SCENA 5 Musica e silenzio

Onnipresenza della musica

Durante il corso di teatro non facevamo altro che parlare della musica. La musica che ti salva, la musica che rende belli, la musica di qua, la musica di là… era davvero poco stimolante. Tutte queste cose forzate, il fatto che fare teatro, cosa che ho sempre ritenuto divertente, bella e stimolante, fosse di-ventato un impegno poco gradevole, non mi andava giù e allora ho deciso di scrivere un testo che andasse contro la musica.

Sara Esposito

Entra in scena una casalinga con guanti di gomma, grembiule e fazzolettone in te-sta. Fa cenno di tagliare la musica. Niente. Ripete il cenno di tagliare la musica. Ora sì la musica si interrompe bruscamente. Con tono professionale e atteggiamento new-age

La musica è dovunque (citando il gioco della scena precedente). È intorno a noi. È dentro di noi. Tutto, tutto, tutto… è musica. Ogni cosa ha la sua musica. Persino il TG.

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Ci svegliamo con la musica. La sveglia. Il semplice canto degli uccelli. Ci laviamo e cantiamo. In macchina accendiamo la radio. Sull’autobus abbiamo l’iPod. Fai Yoga, e c’è la musica zen. Dallo psicologo, il suono del mare. Vai a teatro e cantano. (Accenna un canto lirico) “La musica mi ha salvataaa” (Con tono sbracato) Ma sapete che vi dico?! A me, tutta ’sta musica m’ha stancata. E vai al supermercato e c’è la musica! “E attenda in linea” e parte la musica! E vai dal dentista e c’è musica new-age! È ba-na-le, mo-no-to-na… (Accenna un canto lirico) “La musica mi ha salvataaaa” Ma de che? Le persone ti salvano. Non la musica. E poi quelli che fingono di amare la musica? Di conoscerla. Di capir-la… Io odio la gente che finge. C’è quello che dice… (Con tono snob) “Io ascolto solo musica classica”. (Con tono sbracato e arrabbiato) “E chi te piace?”. (Con tono snob) “Per Elisa!… di… Beethoven”. (Con tono seccato) Ecco! Fine della conoscenza. Che urto! Ma secondo voi… lo fanno per sembrare intelligenti? Ma per piacere! Ormai la musica piace a tutti… anche ai sordi! (Con tono confidenziale) Date retta a me, il silenzio dice molto di più. (Con tono seccato) Quindi, shhh! …e pensate in silenzio!

TRACCIA 12 Alice, Per Elisa

…e nooo!

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Il silenzio non esiste

Ho scritto questo pezzo ispirandomi al concetto di “silenzio”, inteso come assenza di vibrazioni, suoni, rumori e musica. Trattandosi di uno spettacolo teatrale incentrato su questo tema, mi è venuto spontaneo chiedermi anzitut-to: è possibile vivere senza musica? riuscirebbe l’uomo a sopportare il silen-zio? Così è nata l’idea di scrivere un breve sketch, in seguito riadattato in chiave ironica in modo da renderlo più vivo e dinamico, e anche “più legge-ro”. Di base vi è comunque questa considerazione, e cioè che il silenzio non esiste… siamo circondati da vibrazioni, suoni, rumori e musica e ne siamo anche governati. Nello sketch ho riportato, seppur in chiave comica, un esperimento realmente condotto in un asettico laboratorio americano, più noto come “la stanza del silenzio”, sì ma un silenzio che può far impazzire un individuo abituato a sentire suoni, rumori e musica. Per quest’individuo il silenzio non esiste, egli stesso diviene, in questa stanza, l’unica fonte di ru-more, iniziando a percepire tutti i suoni prodotti dal proprio corpo: il battito cardiaco, il sangue nelle vene, l’aria nei polmoni. L’uomo che cerca il “silen-zio” cerca in realtà la “pace”, la “tranquillità”, mentre l’assenza di vibrazioni, suoni, rumori e musica implicherebbe l’assenza stessa del ciclo vitale… dal cuore, al sangue, ai polmoni.

Jennifer Lio

Sara (dalla scena precedente) Allegra, Dottoressa (con camice bianco) Fabio, Assistente maschio (con camice bianco) Linda, Assistente femmina (con camice bianco)

Alla fine della sua scena, Sara è rimasta immobile sul palcoscenico. Entra una Dottoressa (D) con due Assistenti – AM (maschio) e AF (femmina) – per fare un’attenta analisi di Sara. In realtà Sara si muoverà quando non vista dagli altri personaggi.

D: Eh sì (indossando un paio di occhiali da vista), questa è la classica casa-linga nevroticaesaurita. Il tipico soggetto che tra schiamazzi e urla di rumori ne ha veramente sentiti abbastanza! (Batte le mani e urla vicino alle orecchie di Sara, che non reagisce, poi quando gli altri sono voltati verso il pubblico, Sara si tira giù la bandana per coprirsi le orecchie) e poi vedete la bandana!? La porta così, come per sostituire le cuffie e per coprirsi le orecchie!

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AM: (Rivolgendosi ad AF) Esaurita, eccome! Magari avrà pure le sue ra-gioni… no!? Ormai non c’è più un posto dove si possa stare in silen-zio… (ammicca e sospira vicino alle orecchie di Sara) da soli, in intimità, per stare un po’ in pace! Quando si voltano, Sara fa una faccia sbalordita e dei gesti scandalizza-ti. D: E chi l’ha detto che il silenzio è pace?! No, no, il silenzio, quello ve-ro, può essere ancora più invadente del suono. Il silenzio può “pizzica-re” delle corde interiori, alle quali nemmeno il rumore più irritante può arrivare! AF: Dottoressa, ma come fa a dirlo? (pizzicando i fianchi di Sara per sag-giarne la ciccia). A me non sembra. Quando si voltano, Sara si tocca i fianchi per vedere se effettivamente è in sovrappeso. D: Conoscete l’esperimento SILENTIUM MAXIMUM EXAGERA-TUM EST?! Gli scienziati hanno costruito un laboratorio talmente iso-lato dal resto del mondo che all’interno non è presente nessun rumore. Ogni persona che entra nella stanza dell’esperimento, riesce a rimanere chiusa lì dentro solo per pochissimi minuti! Capito?! AF: Questo significa che non riescono a sopportare il silenzio? D: Mia cara… il punto è che il silenzio non esiste! (Abbassa il tono della voce, in modo confidenziale. Quando si voltano, Sara si sporge per ascoltare me-glio). Proviamo a stare 5 secondi in silenzio. (Chiude gli occhi, ma si accorge che i due assistenti non li hanno chiusi) Chiudete gli occhi! (Tutti chiudono gli occhi) In quella stanza, le persone sentono il battito del proprio cuore come se fosse quello di un martello pneumatico (Sara si sente il cuore co-me se stesse per esplodere), sentono il loro stesso sangue scorrere nelle ve-ne come se fosse un fiume in piena (Sara stende le braccia come per nuota-re), sentono le proprie ossa, sentono i muscoli muoversi… (riprende il tono normale della voce) Tutto sembra amplificato, come un concerto OS-SESSIONANTE (sbarra gli occhi. Anche Sara Sbarra gli occhi). AF: Ma allora… perché io provo pace quando sto, che ne so, in mon-tagna e ho la sensazione di essere nel più completo silenzio? D: Quello che lei prova dipende dai suoni della natura, che sono più gradevoli rispetto a quelli della città. Di certo, il silenzio è solo una sensazione… non ci liberiamo mai dei rumori e dei suoni, e quindi mai neanche della musica.

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AM: Quindi questo bel sogggettto… (scruta Sara dall’alto in basso, ansi-mando di passione, quasi strappandosi il camice) sta cercando di liberarsi di qualcosa che è dentro di lei… Ma non può farlo! D: (Annuisce) E-sa-tta-mente! …non può farlo. Questo soggetto di studio, che come vedete appare anche un po’ volgare… potrà anche odiare la musica, disprezzarla, ma se veramente volesse eliminarla del tutto… (si avvicina al volto di Sara) dovrebbe ELIMINARE SE STESSA Sara rabbiosa, mima come per dire… “e che so’ pazza?!”. AF: (Incredula) E quindi tutti noi abbiamo bisogno della musica… per vivere? Giusto? D: …o forse è la musica che ha bisogno di noi per esistere?! AM: (Indicando Sara) Allora… adesso… magari… possiamo provare a ridarle vita?! D: Sì, ma dolcemente, senza avere fretta; oppure potrebbe avere uno shock.

I tre medici indossano occhiali scuri.

LAMPI DI LUCE

TRACCIA 13 R. Strauss, Also sprach Zarathustra

S: (Sara riprende vita lentamente… si rimbocca le maniche… alza lo scopettone verso l’alto…) Ma l’anima de li mejo… (viene coperta dalla musica).

SCENA 6 Musica e ricordi

TRACCIA 13

…dissolvenza su Green Day, Jesus of Suburbia

Da recitare con entusiasmo. FLAVIA FATUZZO (con le cuffie audio) Questa canzone ha segnato un periodo della mia vita. I 16 anni, quelli della ribellione, del conflitto con i genitori, della libertà negata, delle delusioni. La cantavo a voce alta, l’ascoltavo in ogni momento della giornata bel-lo o brutto, sembrava si adattasse perfettamente a ogni emozione.

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L’ascoltavo per darmi la carica, per avere la forza di andare avanti. 9 minuti e 45 secondi di fomento, acuti, assoli di batteria e rabbia, tanta rabbia…

TRACCIA 14 Bon Jovi, Always

Da recitare con depressione. DIANA (entra con una sedia e poggia la testa sulle gambe di Sara) Nella vita vorrei essere come questa canzone, mi tira su di morale nei momenti difficili, mi dà più entusiasmo in quelli felici, mi aiuta a stare meglio… Però, in fondo non è che mi somiglia tanto.

TRACCIA 15 L. Einaudi, Nuvole

Da recitare camminando molleggiati come sulle nuvole. MARTINA FIORI (come un funambolo) Questa musica può farmi allontanare dalla realtà, mi basta chiudere gli occhi per essere tra le nuvole bianche. Quando l’ascolto per me esistono solo quelle note di pianoforte…

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e finalmente riesco a ritrovare me stessa, quella me che è sempre na-scosta dietro ai problemi. La scuola, la famiglia, gli amici e invece sono di nuovo lì, a viaggiare nel bianco soffice di quelle nuvole, con sempli-cità.

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TRACCIA 16 Gorillaz, Feel good inc.

Da recitare come un rap. VALERIO Ritmo / parole / ogni elemento / di questa canzone/ riassume /ogni mio / stato d’animo / come un guanto che / si adatta / a ogni mia / emozione…

TRACCIA 16 segue in mix… B. Spears, Everytime

Da recitare in modo bipolare. VALENTINA (con accendino acceso) Questa canzone mi trasmette tanta serenità, ma anche tanta malinco-nia… perché mi fa pensare a quando ero piccola. Ma non ne ho mai fatta una traduzione… ho paura di quello che possano dire le parole e che non rispecchino i miei ricordi.

TRACCIA 17 One Direction, Little things

Da recitare in modo dolce. MARTINA FELSANI (balla con Sara) Ho sempre visto in me solo difetti, non mi sono mai amata per come sono, perché non mi sono mai accettata. Ma questa canzone, fin dalla prima volta che l’ho ascoltata, mi ha fatto sentire speciale, mi fa sentire bella. Per una ragazza che ha difficoltà a guardarsi allo specchio… sentirsi è fondamentale, e questa canzone mi fa “sentire” che ogni giorno mi amo un po’ di più.

MUSICA LIVE Pianoforte

FLAVIA P. + MARTINA NATALE + MARTINA MURA

Piano (4 re)

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FLAVIA P. La musica ti collega alle persone. Quando senti una canzone, subito ti ricordi la persona con cui l’hai ascoltata. Ma è possibile solo ricordare le persone attraverso la musica o anche sentirle? Beh, io ti ho sentita.

Piano e canto

Ero in macchina. Ho cambiato la stazione della radio e… ho sentito la tua canzone, quella dell’“arrivederci”, dell’ultimo saluto. Non la sentivo da quel giorno, così lontano ma allo stesso tempo mol-to vicino. Mi è mancato il respiro e subito… ti ho sentita. Ho sentito la tua voce. Mi hai detto “sto bene”.

Piano e canto

Subito mi è saltato alla mente l’ultimo ricordo che ho di te e lì, lì sono scoppiata. Tra le note di quella canzone, gli accordi di quella chitarra, sento la tua voce. E io ti penso. Io ti ricordo. Io ti sento.

Piano e canto

TRACCIA 18 A. Sanchez, Birdman ost

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SCENA 7 Confusione musicale

Sebbene il nome di questo sketch sia lo stesso dello spettacolo, ciò non signi-fica che questa scena sia il fulcro di tutta la rappresentazione. L’idea di base per lo sketch è venuta quasi da sola, sebbene abbia tratto ispi-razione da altri due sketch chiamati Confusione e Perché: 5 attori che si alterna-no in 5 scenette differenti, i quali, a causa dell’intervento esterno di due ge-melle, si trovano in condizioni di difficoltà sempre maggiori per costruire in tempo una scena da metateatro. Ma è stato nei dettagli che si sono incontrati i primi ostacoli, sia nello scrivere battute comiche e travolgenti (visto l’obbiettivo preposto per questo sketch), sia nel montare la regia di 10 diffe-renti scene in un unico sketch. Per gli attori il lavoro è stato arduo, le richie-ste erano alte e la posta in gioco anche. Un’altra particolarità di questo sketch è stata che all’occhio dello spettatore veniva chiesto di spostarsi più verso la scena in sé, che verso la musica (argomento dello spettacolo stesso), la quale tuttavia ha avuto un ruolo dominante nella trama. Il percorso che ha seguito questo sketch è stato lungo e travagliato, ma alla fine è stato degno di diven-tare la “confusione musicale” dentro Confusione musicale.

Valerio Dolcini

Gemelle: Allegra e Flavia In scena: Fabio, Stefano, Alessandro, Cristina, Linda Sulla scena ci sono già tutti i personaggi. Le 2 sorelle sono separate dagli altri. Di lato ci sono gli oggetti e i costumi di scena ammucchiati alla rinfusa.

Gemella1: Ehi sorella. Gemella2: Dimmi sorella. G1: Vedi quanto è importante la musica! Quante cose può suscitare! Lo sai che è fondamentale anche per il teatro? G2: Davvero sorella? Non lo sapevo. G1: E secondo te a cosa serve? G2: A creare un’atmosfera? G1: Nooo. G2: Serve a far capire al pubblico che spettacolo è? G1: No, serve a dare agli attori il tempo per cambiarsi. G2: Davvero, serve solo a questo?!

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G1: Stai a vedere… (rivolgendosi agli altri attori) Siete pronti? ATTORI: Siamo pronti a recitare (all’unisono). G2: Siete pronti a cominciare? Senza fermarvi davanti a nulla? ATTORI: Siamo pronti a tutto (all’unisono). G1: Allora, fateci… qualcosa… in SARDO. Regia, musica!

TRACCIA 19 Musica sarda

Gli attori allestiscono la scena, tavolo con tre sedie e una bottiglia “enorme” di vino, 2 e 4 sono seduti, 1 e 3 in piedi.

1: Ajo! Marisa ancora tornata non è? (con la bottiglia in mano) 2: Lo so! È da ieri che fuori è! (levando la bottiglia di mano a 1 e poggiandola vicino le gemelle) 3: Lo sapevo io! Persa si è! 4: Taci, fekkio strafekrazen! 1: Tu sicuro che sardo sei? (rivolto a 3) 3: Ya alternati Ya Ya Ya! Zono Mario di Zant’Elena (5 entra in scena) 5: Tornata sono! 4: Fisto hai, fekkio scemo tel Wurttemberg? 3: Marisa! Sapevo che bene tu stavi! (rivolgendosi a 1).

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1: Nonno, Gavvino io sono. 5: Nonno. Io qua sono. 2: Questo completamente fuso è.

Gli attori si congelano. Allegra va a prendersi il fiasco

G1: (mirando la bottiglia) però… davvero bravi… G2: Sì sì… direi ottimo… ATTORI: Siamo pronti a recitare (all’unisono da congelati). G2: (Rivolgendosi agli altri attori) Ah bene. Allora, fateci, fateci, fateci… un telegiornale. ATTORI: Siamo pronti a tutto (all’unisono da sbloccati). G1: (Rivolgendosi verso il pubblico) The show must go on!

TRACCIA 20 Musica Tg

Cambio scena. G2 prende la bottiglia e comincia a bere. 1, 2 e 3 vanno a cambiarsi; 5 prepara la scena per il tg, poi va a cambiarsi; 4 esce definitivamente di scena. 1 e 5 si siedono ai lati mentre 2 sta dietro 3, seduto al centro, che fa la cronaca per sordi.

3: Buonasera. La crisi è in aumento, il ministro del lavoro promette di fare il possibile, ma per farlo si dovranno fare dei sacrifici, pertanto sono previsti altri licenziamenti (2 gli fa le corna). Ora linea allo sport. 1: Buonasera. Siamo in diretta per la finale di campionato. L’attaccante avanza in contropiede. Il portiere cerca di intervenire ma inciampa e cade. L’attaccante arriva in area di rigore, salta i difensori che come birilli cadono addosso al portiere. La porta ora è libera, il portiere sembra morto. Tiro… e la palla va fuori! Linea al meteo! 5: Buonasera. Da questa immagine satellitare si può vedere come sia previsto per tutta la settimana un forte calo di temperatura su tutta la penisola, sfiorando così i 30 gradi sotto lo zero, e possibili precipitazioni di grandine con chicchi grossi come palloni da calcio. Tutto questo tranne che in valle D’Aosta, che subirà un improvviso caldo; sul ghiacciaio del Monte Bianco è previsto uno scioglimento.

Gli attori si congelano.

G1: (Rivolgendosi a G2) Te l’avevo detto. Davvero bravi!

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G2: (Già un po’ ubriaca…) Sì però, non è che mi convincono tanto… G1: (Rivolgendosi a G2) Aspetta, aspetta… (rivolgendosi agli altri attori) Siete pronti? ATTORI: Siamo pronti a recitare (all’unisono). G2: (Rivolgendosi agli altri attori) Allora, adesso fateci, fateci, fateci… una sit-com in stile inglese. ATTORI: Siamo pronti a tutto (all’unisono). G1: (Rivolgendosi verso il pubblico… da ubriaca) Allora… The show… hick!… must go on!

TRACCIA 21 Musica inglese

5 va via, 2 e 3 vanno a cambiarsi mentre 1 porta la scena sul fondo per non ingombrare, poi va a cambiarsi. Tornano poi in scena solamente 1 e 2. Recitano con accento inglese.

2: Fred? Sei pronto? 1: Ma certo cara. Tuo fratello ancora non è arrivato? 2: No, ma dovrebbe essere qui a momenti. 1: Bene, allora intanto vado a pettinarmi i baffi.

3 entra in scena.

3: Stefany!? Sono arrivato! 2: George, carissimo! Mi fa così piacere vederti! (rivolgendosi alla quinta di destra) Fred! (spunta Fabio) È mio marito. 1: Mi scusi buon uomo, un minuto e sarò da lei. 3: Si figuri. Mi fa molto piacere conoscerla

Le gemelle sono entrambe brille.

G1: Sì ma ora vorrei sentire qualcosa di diverso G2: Sì qualcosa… di romantico…

TRACCIA 22 Musica romantica

3 va via, 1 e 2 escono per cambiarsi. Tornano in scena con 1 inginocchiato che tiene la mano di 2 come per farle una proposta.

1: Amove, ora che siamo soli, voglio divti quello che pvovo per te…

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2: Dimmi, amore… 1: I tuoi capelli sono come zucchevo filato e profumano l’aria quando i vaggi del sole li accavezza… 2: Amore… 1: I tuoi occhi sono come due cavamelle vipiene che illuminano la mia anima… 2: Amore… 1: Le tue guance sono come due bignè alla cvema che movdevei per tutta la notte… 2: (Polemicamente imita 1) Amo’, però mo’ me devo fa’ d’insulina!

Gli attori si congelano.

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G1: E ora il pezzo forte G2: Il monologo! Hick!

TRACCIA 23 Musica seria

2 va via, 1 esce per cambiarsi e poi torna in scena.

1: Che cos’è la vita? Un mero insieme di attimi che si susseguiscono l’un l’altro… (alle gemelle) “no, no scusate, la rifaccio”…

TRACCIA 23

Che cos’è la vita? Un mero insieme di attimi che si susseguono l’uno all’altro, oppure siamo nati per uno scópo? Perchè noi respiriamo e cerchiamo sempre di preservarci, se non sappiamo neanche il perché? E se fosse la ricerca dello scópo, lo scópo in sé? (dice “scopo” con la “o” molto chiusa, come se fosse dialettale)… scusate, ho sbagliato; la rifaccio…

TRACCIA 23

Che cos’è la vita? (si ferma; la musica si interrompe) scusate ma chi le ha scritte queste battute?! Che cos’è la vita? Che cos’è la vita? Un mero insieme di attimi?! Queste sono banalità. Io questa parte non la recito… (esce).

TRACCIA 23

G1: Beh, insomma…ora hai capito a cosa serve la musica? G2: Eeeh? G1: Serve agli attori per cambiarsi. G2: Aaah… però mi sembra che giri tutto… G1: Che dici, rivediamo le scene…? Magari… con più ritmo, più veloci. G2: Si però… prima facciamoci un goccetto… G1: Sì, sì. Aspetta, però. (Rivolgendosi agli altri attori). Siete pronti a recitare? ATTORI: Siamo pronti a recitare. G2: E siete pronti a continuare le stesse scene di prima, ma con più ritmo, più velocità… ATTORI: Siamo pronti a tutto.

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G2: (Sempre più ubriaca) E siete pronti a non fermarvi davanti a nulla? The must show go. G1: No, non era così… ATTORI: Siamo pronti a recitare. Siamo pronti a tutto.

TRACCIA 24 Musica sarda

Tutti gli attori entrano in scena, 1 e 3 sono seduti, 2 4 e 5 sono in piedi.

1: Marisa! Dove tu eri? 2: Preoccupare molto ci hai fatto 5: Scusate, ma la strada lunga fatto ho 4: Prozzima folta ke tu fa ztrada lunka io spakkare tue kambine. (sentendosi osservato da tutti) Eja! 3: La più bella tu sei Marisa (rivolto alla 4) 2: Nonno, quella la sedia è 3: Eh? 4: (Grammelot in tedesco-arrabbiato rivolto a 3) 1: Questo parente tuo è? (rivolto a 2) 2: Famiglia di mamma. 3: (Alla fine del grammelot) Sììì… 5: Nonno, sentito hai? 3: Chi passa guai? 1: Questo pure sordo ora è G1: (Senza alzarsi) Cambio scena!

TRACCIA 25 Musica Tg

5: Ma è già partita la musica? 4: Ah, io me ne vado. 3: Sbrigatevi a cambiarvi!

4 va via, 1, 2 e 3 escono per cambiarsi, 5 prepara la scena per il tg ma la musica finisce troppo presto, 1, 2 e 3 entrano in scena che si stanno ancora vestendo, 5 deve per forza prendere la sua posizione vestita da sarda.

FINE MUSICA

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2: (A bassa voce) Non ti sei cambiata. 5: Lo so. 3: Non ti sei cambiata! 5: (Con voce da sardo) Lo so! 3: Sssh! Ci è appena stato riferito che abbiamo perso i contatti con uno dei nostri aerei di linea, al momento non sappiamo dove possa essere. Ma ora linea allo sport. 1: Buonasera, sembra che uno dei nostri aerei di linea si sia appena schiantato sul campo. L’arbitro ha dovuto fischiare il fine partita. Linea al meteo. 5: Ajo, buonasera! Informazioni non abbiamo da tutta la penisola, tranne che dalla Sardegna, bellissima terra di bellissima gente col cielo sempre bello e.. G2: (Gridando) Cambio scena… Più veloci!

TRACCIA 26 Musica inglese

1: Aridaje co’ ’sta musica. 5: Io esco, ciao.

5 va via, 2 e 3 vanno a cambiarsi di corsa, 1 porta la scena sul fondo. Quando 2 e 3 tornano ha appena sistemato il tavolo ed è ancora vestito da telecronista sportivo.

FINE MUSICA

3: Dunque, lei deve essere il marito di Stefany. 1: Attenzione, attenzione. Un uomo strano mi si sta presentando. 2: Allora George, hai poi portato i miei saluti a nostra nonna? 3: I tuoi saluti? Temo di non averlo fatto 2: George non ti avevo forse chiesto di farlo? Ricordi Fred quando glielo chiesi? 1: Sì, ricordo un tiro in porta verso la nonna, ma la palla è andata fuori e tuoi saluti sono stati espulsi. 3: Diciamo che se ci tenevi tanto, potevi farlo tu! Lei concorda no? 1: Beh sì, diciamo che hai preso un bel palo 2: Come al solito, ti chiedo di fare una cosa e tu non la fai (tira a se 1). 1: La sorella riprende possesso palla

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3: Lo farei se tu fossi solo un po’ più gentile! (tirando a se 1). 1: Entrata in scivolata! 2: Sei solo un inutile pigrone! 3: E tu una persona orribile! 2: E tu sei un povero stupido! (stringendosi sempre di più). 1: Marcatura stretta! 3: E tu sei la sorella peggiore del mondo! 1: Goal per il fratello! La sorella è appena stata sconfitta dall’indiscussa superiorità di cattiveria di quest’uomo! G1: (Gridando ancora più forte) Cambio scena… Più veloci!

TRACCIA 27 Musica romantica

1 corre a cambiarsi.

2: Io a queste due le ammazzo. 3: Ma corri a cambiarti che è meglio!

3 spinge 2 via di scena ma si trova in una posizione simile a 2 per la parte romantica, 1 gli afferra la mano mettendosi in ginocchio.

FINE MUSICA

1: Amove… 3: Ohibò… 1: Amove, quando vedo i tuoi peli sulle bvaccia sento un tale senso di pvotezione. 3: Ah, ti piace il pellicciotto? 1: Si! E quella bavba! È come un gvosso ovso che mi abbvaccia la faccia! 3: “Orso” alla mia faccia non me lo aveva mai detto nessuno. 1: E quel nasino, che pare una pivamide d’Egitto. 3: Questa, è la più dolce delle cose che mi avessero mai detto. (1 si avvicina). 3: (Sottovoce) E ora? 1: E ora c’è la pavte… eeehm parte… del bacio. 3: Noo… (1 e 3 tentano un bacio forzatissimo). G1: (Gridando) Cambio scena… Più veloci!

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G2: Si però… prima facciamoci un altro goccettino… G1: Siete pronti a recitare? ATTORI: (Tutti di corsa…) Siamo pronti a recitare. Siamo pronti a tutto. G2: (Sempre più ubriaca) E siete pronti a non fermarvi davanti a nulla? The show show show. G1: No, non era così…

TRACCIA 28 Musica seria

3: Grazie al cielo. (3 va via). 1: (In confusione) Muoviamoci! Siamo pronti a recitare. Siamo pronti a tutto… (1 sviene).

FINE MUSICA

4: (Da dietro le quinte ) MUOVITIII! (1 viene letteralmente buttato in scena con gli occhiali da telecronista, il cappello da inglese e la canotta da sardo ) 1: Esiste dunque un senso per questa vita? E se esiste, qual è, e perché dobbiamo conseguirlo? E se questa vita in realtà fosse (si accorge da cosa è vestito)… ajo! Il senso della vita farsi i propri di affari è… Io, oibò, mi trovo in una tale incresciosa situazione che corro come un matto per cambiarmi per due cretine per giunta ubriache che… Attenzione eccole si sono accorte che non sto recitando, la sorella a destra non si è ancora ripresa dalla sbornia, quella a sinistra non ci sta capendo niente e… Io manco niente ci sto capendo, eja! La schiena rotto mi sono e manco come vestito sono so e… vabbè io me licenzio (1 va via)

TRACCIA 29 Suoni di caos e rissa

CHIUSURA DEL SIPARIO

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SCENA 8 Kakomocho Philarmonic Orchestra

Due attrici entrano in scena.

1: Certo, certo… la musica è importante per il teatro; però, vuoi met-tere un concerto?! 2: Certo, certo… 1: Un concerto è sempre un concerto. 2: Certo-con è meglio che certo-senza. 1: Ma che hai capito?! Ho detto con-certo, non certo-con. 2: Ho capito, ho capito…

TRACCIA 30 Warm up Orchestra

1: E che hai capito? 2: Certo che ho capito. Ho capito… il certo. 1: (Arrabbiata) Ho detto con-cer-to. Non senti che stanno accordando gli strumenti?! 2: Certo, certo. 1: Certo che se continui così, non ci sarà nessun concerto… 2: (Stralunata) Ah, perché ci doveva essere un concerto?! 1: Hai detto proprio concerto? 2: Certo! 1: Certo che cosa? 2: (Pensierosa) Certo! Il… il… il… 1: Il concerto? 2: Brava! Il certo! Meglio un bel certo che niente. (Pausa. Poi verso il pubblico) Nella vita ci vogliono certezze.

RIAPERTURA DEL SIPARIO

Orchestra schierata. Il primo violino, passa vicino agli altri orchestrali per dare il “la”. Tutti cantano stonati un ipotetico “la”. Entra il Direttore d’orchestra.

TRACCIA 31 Applausi

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Alessandro ringrazia il pubblico, va verso il suo leggio e scopre che c’è una bacchet-ta da Direttore. In una specie di tedesco infuriato, esplode di rabbia, getta la bac-chetta a terra e si volta verso le quinte di sinistra, in attesa di qualcosa. Entrano Valerio e Luigi che gli portano il mocho. Battibecco mimato fra i tre. Valerio e Luigi vanno a disporsi tra gli orchestrali.

TRACCIA 32 Pezzo sinfonico con rumori

Bottiglia accartocciata / Trapano dentista / Cellulare (tastiera) / Suo-neria antipatica / Persone che mangiano a bocca aperta / Citofono / Goccia d’acqua / Polistirolo / Gesso sulla lavagna / Rumore sedia trascinata / Porta che scricchiola / Tirar su col naso / Russamento / Campanella / Tacchi di una persona

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SCENA 9 Rumore armonioso

Questa scena, nata da uno degli esercizi di scrittura proposti durante l’attività del laboratorio, ha avuto una storia molto tormentata. Nata come un mono-logo, nel quale era espressa tutta la mia negatività nei confronti della musica “pura” e in cui parlavo invece dell’importanza delle parole, è diventata poi, con mio grande dispiacere, un dialogo a tre nel quale erano presenti comun-que, anche se in modo confusionario, sentimenti e sensazioni contrastanti nei confronti della musica. Successivamente, avendo riscontrato elementi con-traddittori e poco chiari che impedivano di trovare un senso logico allo scor-rimento della scena, è stata necessaria una nuova rielaborazione che ha con-dotto alla sua versione conclusiva. A questo punto il pezzo, rimasto comun-que un dialogo a tre, è diventato un prologo alla scena successiva e sono riu-scita a lasciare in esso buona parte delle idee di base, dalle quali avevo tratto ispirazione per la scrittura del monologo iniziale, che aveva come titolo Se io fossi uno strumento, aggiungendovi alcune battute comiche ed espressioni collo-quiali. Ciò che è venuto fuori non è stato molto distante dalla versione origi-nale, in questo modo mi è stato permesso anche di esprimere forse qualcosa di più profondo, ovvero la condizione straziante in cui l’uomo si trova talvol-ta a vivere. I personaggi di questo pezzo hanno infatti opinioni contrastanti tra loro, ma c’è uno di loro in particolare che ripete un’azione che lo disgusta e, nonostante la sua voglia di ribellarsi, ogni volta che un’autorità lo riporta all’ordine, sembra dimenticare qualunque determinazione, appiattisce se stes-so sotto la volontà altrui, come se fosse schiavo di qualcosa. Superata la delu-sione iniziale, posso dire di essere stata molto soddisfatta dell’adattamento definitivo. È stato interessante e stimolante vedere come da un testo di par-tenza se ne possano creare molti altri, anche totalmente differenti tra di loro.

Giorgia Falco

Al termine di Kakomocho tutti i musicisti escono di scena tranne tre. Uno di que-sti musicisti inizia ad esternare alcuni interrogativi. Uno è Giorgia. Due è Valerio (o Luigi). Tre è Martina. UNO: (Simulando un gesto di stupore e perplessità) Ma che è?… (continuando a guardarsi intorno con aria infastidita ed irritata) Ma che stiamo facendo? Cosa abbiamo appena fatto?

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DUE: (Con aria ironica, quasi a voler sottolineare l’inutilità delle domande del compagno) Dai smettila… ma che dici! Stavamo suonando, mi pare ov-vio! (e ricanta il Mozart di prima, comprensivo di gallina, aggiungendo: «Meravi-glioso!»)

UNO: (Con aria esasperata) Uauh! Grazie genio! Chi l’avrebbe mai det-to! La tua perspicacia è disarmante!

DUE resta visibilmente perplesso.

TRE: (Intervenendo per chiarire la situazione a Due, vedendolo in difficoltà, quasi sussurrando per suggerirgli una corretta interpretazione) Mh… mh… (facendo cenno di avvicinarsi) Credo intendesse dire… come mai ogni volta conti-nuiamo a farlo!

UNO avendo percepito l’esclamazione del compagno, acconsente.

DUE: Continuo a non capire… Mi sembra ovvio che lo facciamo per-ché ci piace, perché amiamo la musica! Siamo musicisti! Mi sembra stiate vaneggiando… davvero dico… (di nuovo canticchia Mozart, estasiato al ricordo)

UNO: (Con tono canzonatorio) Capitan ovvio all’attacco…! (breve riflessio-ne) Scusami ma… chi ha detto che ci piace? O meglio: qualcuno ce l’ha mai chiesto?

TRE: (Abbandonando il suo ruolo di intermediario) Beh però ha ragione dai.. vaneggi.. siamo musicisti! Se la pensi così potevi fare… che ne so… il giardiniere…!

UNO: (Con serietà) Ah, ah! A parte che io volevo cantare. Miii! (gli altri la implorano di smettere) E invece mi hanno appioppato uno strumento e mi hanno detto: SUONA! Che poi una volta, due, pure tre… ma poi oooh! E bastaaa! Io voglio le parole! La musica così, come la suoniamo noi è vuota! E che tristezza mammamia!

TRE: Se ti può consolare la penso un po’ come te sulle parole… di so-lito ascolto solo canzoni che abbiano testi degni di essere ascoltati… O meglio che abbiano testi!

DUE: (Canticchiando e volendo palesemente prendere in giro i due compagni, sot-tolineando di nuovo il loro vaneggiare) “Parooole, parooole parooole!”

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UNO: Oh, guarda che le parole sono cose serie! Possono fare male… ma male davvero! Quando non ci sono la musica è solo un… un “ru-more melodico”

TRE: Sì! Poi arrivano le parole e… (Due lo interrompe)

DUE: Sì e tac! Ti danno il colpo di grazia! Ma per piacere!

Entra in scena Stefano.

Stefano: Sì bravi bravi (clap clap, fa il gesto di applaudire), bella scenetta. Ora prendete baracca e burattini che dobbiamo ricominciare.

TRE: Di nuovo?!

Stefano: Sì, se no la nave… parte!

SCENA 10

Titanic

Quando mi hanno chiesto di riflettere sulla musica, mi è venuta in mente so-la una cosa: il ricordo, una melodia che, quando viene ascoltata, ricorda qual-cuno o almeno qualcosa, un avvenimento importante, un momento ben pre-ciso. Quando mi chiesero di riflettere sulla musica, un mio amico mi venne vicino e mi fece sentire le note di questa canzone, Songe d’Automne, dicendo che proprio questa era l’ultima melodia suonata dagli otto membri dell’orchestra che stava viaggiando sulla nave Titanic nel momento in cui si inabissava tra le onde del mare. È proprio questo il ricordo su cui il mio te-sto si concentra, un ricordo che forse non mi appartiene personalmente ma che volevo riportare alla luce e unire all’arte che ho più a cuore, il teatro. Quando mi chiedono di riflettere sulla musica, io penso agli otto musicisti e alla loro volontà di legare il loro ricordo al soffio immortale della musica in queste ultime note, coscienti di non avere altra speranza al di fuori di questa. Dedico il testo a questi otto immortali eroi: George Krins, Roger Bricoux, W. Theodore Brailley, J. Wesley Woodward, P.C. Taylor, J.F.C. Clarke, John Law Hume e Wallace Henry Hartley.

Cristina Ugolini

TRACCIA 33

Rumori mare + White Star Orchestra

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I 10 della Kakomocho, meno Alessandro e Cristina, faranno l’orchestra del Titanic. Saranno come statue che lentamente affondano. Cristina invece è l’unica che parla e canta, vestita di bianco, e passa tra loro.

Il mare incanta, il mare può uccidere, commuove, spaventa, fa anche ridere, alle volte sparisce, ogni tanto si traveste oppure con le onde costruisce tempeste;

divora navi, non dà risposte, immenso e incredibile è saggio, è potente ma anche imprevedibile. Svelerò in questa triste trama che oltre alla storia di chi si ama il mare è soprattutto una voce che urlando… chiama.

Da lontano, cullata dalle onde del mare vedo l’ombra impetuosa della più grande nave. Si avvicina veloce e spensierata mentre arpeggia la sua orchestra intonata. Produce musica incantata che d’un tratto anche il mare si farà silenzioso per poterli ascoltare.

Con un frastuono li interrompo all’improvviso e un velo di terrore scende sul loro viso. Sul fianco con il ghiaccio la nave inizio a lacerare ma loro impassibili continuano a suonare. Inarrestabile la nave Titanic sembra immortale ma viene dilaniata dalla mia natura che diventa letale.

Rit. (Lì nel buio) la notte è profonda lenta la musica affonda

Dal fumo profondo, misto, denso e tagliente per gli otto musicisti la musica rimane l’unica amante. Mio cuore freddo, artico, glaciale quella dolce sinfonia non può farvi del male Tra la vita e la morte, infinite lotte, non lo spegni, il mare, quando brucia nella notte.

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Da un momento all’altro tutto può cambiare ed è qualcosa da cui non puoi scappare. Immensamente sentivano ardere le stelle, lontane anni luce, sulla loro pelle li annego e li mando via con i grandi suoni più leggera nel suo abbraccio forte ma è così cattiva poi davvero la morte?

Rit. Lì nel buio la notte è profonda lenta la musica affonda alta è l’onda note giungono alla sponda

Giorgia: È stato un onore suonare con voi.

Tutti i musicisti cadono a terra.

SCENA 11 Saluti finali

TRACCIA 34

F. De Gregori, Titanic

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La parola agli studenti

Note e commenti a margine dei laboratori

Alessandro Di Lieto

Considerando che questo è stato il mio ultimo anno all’interno di que-sta scuola e quindi, per estensione, il mio ultimo anno all’interno del laboratorio teatrale, sono molto soddisfatto. Sinceramente non pensa-vo neanche di potervi partecipare; avevo timore che l’ultimo anno e la maturità avrebbero consumato tutto il mio tempo impendendomi di partecipare attivamente. Fortunatamente non è stato così e sono dav-vero contento di aver potuto partecipare alle diverse iniziate proposte. Abbiamo fatto grandi cose, partecipando a due concorsi e realizzando uno spettacolo e un cortometraggio. Proprio quest’ultima esperienza è quella che mi ha entusiasmato di più, soprattutto, perché mi ha offerto la possibilità di entrare in contatto con veri esperti del settore, dopo aver provato a immedesimarmi con alcuni di loro. Dopo anni di film guardati e criticati con occhio dilettantistico di chi ne parla con gli amici al bar ,ho avuto la possibilità di provare sulla mia pelle le diffi-coltà di scrivere una sceneggiatura. Anzi più che una sceneggiatura si trattava di un testo polimorfo che raccoglieva al suo interno un sogget-to, dei dialoghi e delle idee di colonna sonora e regia. Una sottospecie di testo Frankenstein, di difficile realizzazione e forse azzardato che, in ogni caso, mi ha riempito di soddisfazione. Non tanto perché ha avuto successo, tant’è vero che la sceneggiatura finale l’abbiamo scritta tutti insieme, quanto per il fatto di aver realizzato qualcosa che, in piccolo, si avvicinava a quel documento magico da cui derivano le serie e i film che ci fanno appassionare ed emozionare. Come se ciò non bastasse ho anche avuto la fortuna di sperimentare, ancora una volta, il piacere di lavorare in gruppo. Quel piacere che nasce dal sano confronto e dal-la condivisione di un medesimo scopo; che sembra creare un luogo astratto dove tutto è possibile. Idee, spunti, riflessioni, concetti tutti questi elementi che alle volte possono sembrare insignificanti con la gente giusta hanno modo di trasformarsi in qualcosa di grande e mera-

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viglioso. Non a caso(e qui si interrompe la parte politicamente corret-ta) siamo riusciti a trionfare al concorso per il quale abbiamo realizzato il corto. Penso sia stata una delle gioie più grandi di quest’anno di cor-so, il giusto riconoscimento della fatica e delle qualità del nostro grup-po. Un gruppo che qualcuno potrebbe definire bizzarro, casinista, sca-pestrato o in altri cento modi e che però nasconde al suo interno per-sone di alto valore, umano e professionale. Flavia Procesi

Quando sono entrata al liceo non avrei mai pensato di fare un’esperienza di questo genere, che mi portasse a espormi così tanto con persone che neanche conoscevo… essendo una persona molto riservata, ho fatto fatica a esprimermi, ma soprattutto durante le prove, quando ho avuto un momento di debolezza, ho visto come tutto il gruppo, quasi come una grande famiglia, ha saputo aiutarmi e soste-nermi. Nel complesso sono molto soddisfatta del lavoro fatto e di tutto il percorso che ha decisamente contribuito, per quanto mi riguarda, a un notevole arricchimento personale. Di sicuro, di questa esperienza, con me porterò la voglia di mettermi in gioco, la voglia di confrontarmi con gli altri e la possibilità di poter essere sul palco tante persone di-verse pur rimanendo sempre me stessa. Martina Fiori

Mi è piaciuta tanto questa esperienza, perché a me piace molto recitare e poi recitare mi ha aiutato a essere più sicura di me stessa, meno an-siosa e più aperta soprattutto con gli altri. La cosa che mi ha colpita di più è stato il fatto che abbiamo lavorato sempre in gruppo, ci siamo aiutati durante le difficoltà, siamo rimasti sempre uniti e ci siamo inco-raggiati a vicenda e questo mi è piaciuto tanto, penso che sia proprio questo lo spirito del teatro! Quindi sono davvero soddisfatta del lavoro che abbiamo fatto.

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Allegra Di Mario

L’esperienza avuta quest’anno con il gruppo di teatro è stata molto in-teressante, perché mi ha aperto davanti un mondo totalmente diverso, a cui raramente mi ero interessata. La parte dell’esperienza che mi è piaciuta di più è stata quella del progetto “CIAK… si sKuola!”, che mi ha fatto appassionare al teatro e al cinema in particolare e mi ha fatto capire quanto lavoro c’è dietro. Maria Grazia Marotta

Esperienza indimenticabile, piena di gioie, emozioni e tanta voglia di poter creare uno spettacolo pieno di colori e magia. Ringrazio Paolo, Raffaele e la professoressa Damiano per averci sopportato e compre-so.

Diana Farcas

Quest’anno è stato bellissimo. Ho passato momenti stupendi grazie al laboratorio teatrale che mi ha insegnato molto. Mi ha insegnato ad aprirmi di più e a essere me stessa fino in fondo. Le emozioni che mi hanno travolto in questo anno sono state diverse: l’adrenalina nel pre-parare uno spettacolo, l’agitazione e la delusione nel non riuscire a fare bene la mia parte, la titubanza di scegliere insieme agli altri cose impor-tanti per lo spettacolo, la gioia nel ridere insieme agli altri grazie a sce-ne comiche e alla loro bravura nel recitare… Tutto è stato bellissimo e sarà una delle esperienze che porterò sempre con me nella valigia-ricordo dei momenti più belli delle mia vita. Flavia Fatuzzo

Se ripenso all’esperienza del laboratorio teatrale non posso far altro che considerarla positiva. Certo, l’ho trovata anche piuttosto stressan-te, soprattutto durante l’ultimo periodo, ma sono convinta che ne sia valsa la pena. Mi sono divertita, ho imparato delle cose e tutti insieme, grazie all’aiuto dei nostri responsabili, siamo riusciti a tirar fuori un cortometraggio e uno spettacolo che mi hanno dato molte soddisfa-zioni. Tirando le somme posso dire di essere contenta di aver intrapre-

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so questo percorso che penso proprio di continuare e che sono felice di non aver interrotto alle prime difficoltà. Martina Natale

Partecipare quest’anno al corso di teatro a scuola è stata un’esperienza molto bella, perché mi ha permesso di entrare in un mondo che per-sonalmente amo. È stato divertente lavorare sul cortometraggio ma allo stesso tempo di grande insegnamento. Aver avuto, inoltre, l’opportunità di partecipare alle master class del progetto “CIAK… si sKuola!” è stato molto bello. Ho appreso cose sul cinema e sul teatro che prima non sapevo e che sicuramente porterò sempre con me. Ol-tre al duro lavoro e all’impegno, il teatro ha permesso a noi ragazzi di stringere legami di amicizia e questa è una cosa altrettanto importante. È stato un anno che mi ha dato molte cose da ricordare in futuro. Giorgia Falco

Ho trovato quest’anno molto stimolante e florido, viste le numerose opportunità offerte e gli ottimi traguardi raggiunti. Abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a un progetto che prevedeva la realizza-zione di un cortometraggio, attività in cui ci siamo cimentati anche senza possedere tutti gli strumenti adatti, ottenendo però un risultato magnifico, oltre ogni aspettativa! Mi è piaciuto davvero molto ideare questo cortometraggio, pensare a quale fosse l’idea migliore, a come poterla rappresentare in modo efficace; è stata forse la parte che ho preferito, più della realizzazione effettiva delle riprese. Inoltre quest’anno, come mai prima, ci è stata offerta la possibilità di partecipare a delle master class con il progetto “CIAK… si sKuola!”, durante le quali abbiamo potuto comprendere cosa nasconde il pro-dotto che siamo soliti vedere al cinema o in tv, l’immenso lavoro “die-tro le quinte”, talvolta poco considerato. È stato infatti sorprendente, vedere come, grazie all’esperienza del laboratorio, io abbia completa-mente mutato opinione e abbia riconsiderato, totalmente, tutto il lavo-ro necessario a realizzare uno spettacolo, un film, un cortometraggio. Prima ero convinta che solo il ruolo dell’attore fosse davvero impor-tante, mentre ora credo che la parte più bella sia proprio quella che non si vede.

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Mai avrei creduto di poter essere in grado di scrivere qualcosa di inte-ressante, di bello, mentre il laboratorio di scrittura mi ha fatto scoprire di saper utilizzare quella straordinaria e inafferrabile dote chiamata creatività. È stato sorprendente. Numerosi sono stati gli ostacoli che ho e abbiamo dovuto affrontare durante quest’anno, tanto da mettere in dubbio tutto, persino la riusci-ta stessa dello spettacolo, ma è stato fantastico essere smentiti “bru-talmente” dai fatti, da come tutto si è concluso. Ad avermi poi spaventata come non mai è stata l’esibizione al Teatro Golden di Roma, per la quale credevo non fossimo neanche lontana-mente preparati e che invece, salvo qualche intoppo, credo sia andata alla grande. Proprio questa è stata la prova del grande lavoro svolto da tutti noi. Sicuramente durante quest’anno ho percepito maggiori tensioni nel gruppo e una minore coesione tra noi ragazzi, cosa che mi ha fatto spesso partecipare con uno spirito un po’ amareggiato, ma anche que-sto fa parte di una simile esperienza, perché siamo noi ragazzi a fare il teatro e, come tutti, ciascuno di noi cresce e affronta diverse situazioni nella propria vita che possono farlo cambiare. Comunque sia, il laboratorio teatrale è stato veramente importante, mi ha permesso di conoscere una parte di me stessa che non credevo di avere e sono estremamente fiera di ciò che, tutti insieme, abbiamo creato grazie alle numerose opportunità e ai magnifici insegnanti e professionisti che ci hanno guidati. Valerio Dolcini

Se fare teatro è già di per se un esperienza divertente e interessante, impegnarsi anche nello scrivere copioni e svolgere la regia mi ha fatto conoscere una nuova passione. Spero che le future leve del laboratorio teatrale Giordano Bruno lo possano apprezzare quanto l’ho fatto io.

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Appendice

Esercizi ed esercitazioni

A titolo esemplificativo, in questa appendice riportiamo i materiali di alcuni esercizi di scrittura proposti e svolti durante l’attività dei labora-tori. Dalle sollecitazioni espresse attraverso specifiche domande, l’obiettivo del lavoro è stato quello di rappresentare le sfere soggettive di parole che gravitano attorno ai temi fondamentali dei desideri e delle emo-zioni. Partendo dalla individualità del “nome” e degli interessi persona-li, fino a toccare le dimensioni delle relazioni e dei confini tra amore e odio, realtà e sogno. Esercizio 1 A. “Informazioni su di me”

– il mio nome

– il mio soprannome

– vorrei essere

– vorrei avere

– vorrei vivere a/in B. “Quello che penso di voi” C. “10 parole importanti per me” Esercizio 2 Vi racconto quello che so, non solo dell’amore A. Quello che so dell’amore B. Quello che so dell’odio C. Parole d’amore e parole di odio Esercizio 3 Le parole per dire la paura, le parole per dire il sogno A. La mia paura più grande… B. Il mio sogno più grande… C. Parole di paura e parole di sogno

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Esercizio 1

A. “Informazioni su di me”

IL MIO

NOME IL MIO SOPRAN-NOME

VORREI ESSERE

VORREI

AVERE VORREI VI-

VERE A/IN

1 L’identità L’identità Un super eroe

Le ali Inghilterra

2 Giorgia Pape/Giò Fotografa Londra

3 Zanzi Zanzi Un biscotto Dei bottoni di zucchero

Casa di pan di zenzero

4 Ulisse Nessuno Il presidente degli Stati Uniti

Una Harley Davidson

Miami

5 Federico Stitch Il capo del mondo

Tutto il mondo in mano

In un’isola sorvegliando il mondo

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6 Martina Marty Meno ansio-sa

Un sogno da realizza-re

New York

7 Eleonora Ele Un’attrice Una tele-camera

Hawaii

8 Luigi Luis Wolverine I soldi New York

9 Valerio Bisio Qualcuno bravo un po’ in tutto

Una mac-china nuo-va

Roma

10 Alessandro Farf Me stesso Qualche milione di euro

Londra

11 Non im-porta

Fanno tutti schifo

Meno ipo-condriaca

Un giardi-no

In un bosco

12 Quello che mi hanno dato i miei genitori

Ne ho un sacco

Più alta Tanti soldi Casa di un riccone

13 / / Una cantan-te

Più tempo New York

14 Mrs. No-body

Nobody Una crimi-nologa

Un sogno nel cassetto

Berlino

15 Non ne ho uno

Qualcun’ altro

Soldi/ un padre

Stati Uniti

16 Yuriko Akaiki Un mezzo drago

La possibi-lità di man-giare fuoco

Tokyo

17 Martina Vitamina Cantante famosa

Gli One Direction dentro casa

New York

18 Flavia Procesina, mamma Flavia vi-tamina

Felice Un futuro New York

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19 No Fanoste Il marito di Jennifer Lawrence

La vista a raggi X

Lichtenstein

20 Alessandra Ale Wonder Woman

Un gatto/ Jonny Depp

Barcellona

21 Valentina

Vale Una persona famosa

Cavallo Londra

22 Giorgio El Medici-na

Famoso (per cose buone)

Più salute New York

23 Allegra Vitam In futuro sicuramente un medico

Felicità nel-la mia mia vita

Londra

24 Aurora Samy Attrice Un gatto Londra

25 Martina Faly Un’ Attrice Un cane Londra

26 Valentina Vale Felice Una bella famiglia

Londra

27 Giulio Giulietto tutte cose

Con lui Tutte cose che non ho

Un isolato da te

28 Rossana Varicella Liscia Felicità Nel bosco

29 Eva Melina Quella che sono

Più tempo per me

In una città di mare

B. “Quello che penso di voi”

1 Il mondo/la Terra su cui viviamo è bellissima. Gli abitanti no. Noi uo-mini ci odiamo e odiamo quello che ci sta intorno. Calpestiamo ciò che di più bello ci è stato dato dalla natura.

2 Penso che le persone del mondo dovrebbero essere più unite tra di loro, che non ci dovrebbero essere pregiudizi e soprattutto che tutti i ragazzi siano liberi di pensare e praticare ciò che vogliono, che sia uno sport ecc.

3 Il Mondo secondo me è unico, perfetto, vita, colori, allegria, divertimen-to, pericoloso, grande, buono e cattivo. Il Mondo è essenziale, è amore.

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4 Non si accontenta di nulla, vuole sempre di più, e per il mondo non in-tendo il Pianeta Terra, ma noi che ci viviamo, che pretendiamo sempre di più dalla vita e, anche se i nostri desideri si realizzano, noi ne deside-riamo altri e non ci accontentiamo di quelli che già ci sono stati conces-si.

5 Penso che dobbiamo cambiare molte cose come la povertà e la negativi-tà delle persone, dobbiamo far si che le cose belle diventino sempre più belle di quanto sono, e che ognuno sia più libero

6 Penso che il mondo in cui vivo è bello perché mi trovo bene con la mia famiglia e mi trovo bene anche con i miei compagni di classe.

7 Del mondo penso che ci sono alcune persone che sono in un modo e altre persone che sono in un altro modo. Ogni persona ha la sua opi-nione

8 Siete molto vivaci, solari e divertenti. Siete indifferenti e menefreghisti

9 Ci sono persone che fanno vivere tutto dentro un’enorme bugia, che hanno un fare egoistico, pronte a mettere da parte gli altri per se stessi per fare bella figura davanti agli altri. Poi ci sono persone che almeno ci provano a capirti nei limiti di ciò che è umanamente possibile. La vita non è né bella né brutta, ma è breve

10 Le persone che conosco e a cui voglio bene sono ok per il fatto che gli voglio bene, il resto ho poche speranze ma non nego che ci possa essere del buono, la gente non è stronza.

11 Mi fate un po’ ridere e non vi sopporto più di tanto, siete fastidiosi o almeno la maggior parte di voi lo è

12 Il mondo in sé non farebbe neanche tanto male però ci sono tante per-sone che non sanno collegare i neuroni e fate tutti schifo

13 Io penso che il mondo sia bello. Il mondo è fatto di cose belle e ti apre le porte ad una serie di possibilità. Naturalmente si crede che le cose brutte siano di più, ma io credo che sei tu e non il mondo a decidere su di te, quindi ti aiuta solo “mantenerle” ed ad aiutarti sul tuo percorso di vita

14 Le persone mentono per lo più per non far star male qualcuno; esiste troppa gente che si approfitta degli altri

15 Penso che a volte facciamo schifo, a volte penso che sia troppo, a volte penso che sia insignificante, a volte penso che sia un dono, un regalo, a volte penso che sia giusto e che vada bene così

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16 Vorrei poter divorare tutte le persone che vogliono peggiorare il mon-do. Adoro la loro carne peccaminosa ecco perché vorrei poterle man-giare. Il mondo deve essere migliore se si vuole vivere bene, ma qualcu-no deve iniziare

17 Fa schifo. La gente spesso giudica senza conoscere. Prende in giro ma-gari solo per divertimento. L’uomo non rispetta ciò che ha intorno. Pre-ferisce fare guerre per risolvere problemi uccidendo persone innocenti

18 Il mondo non mi piace, ferisce, ti mette sempre alla prova per vedere fino a che punto si può arrivare. Ti fa soffrire ma è anche bello, ci sono sorrisi, gli affetti e le giornate con gli amici, se proprio dovessi dire, il mondo non è poi così male

19 Mi fate ridere e siete simpatici per adesso

20 Penso che ci sono delle persone fantastiche all’interno di questo gruppo che mi hanno fatto crescere attraverso le esperienze che ho vissuto. An-che all’esterno ci sono persone stupende e penso che possiamo sempre imparare dagli altri anche se ci sono persone che sarebbero disposte a ferirti.

21 Falsità, falsità, falsità, falsità, falsità, falsità, falsità, falsità, falsità, falsità, falsità, falsità, falsità, falsità, falsità, falsità, falsità, falsità, falsità, falsità, falsità, falsità, falsità, falsità, e poco rispetto per il pensiero altrui.

22 Il mondo ora come ora non lo vedo un posto troppo complicato e pie-no di cose negative

23 Nel mondo non dovrebbe esserci il disprezzo di una persona solo per-ché per te non ha il tuo modo di fare cioè non è alla tua altezza secondo te, perché alla fine siamo tutti uguali

24 Penso che nel mondo una persona a te cara non dovrebbe vergognarsi di te oppure fare finta come se non ti conoscesse

25 Il mondo è pieno di gente ipocrita e persone che giudicano senza sape-re, sopprimono i sogni e tolgono le speranze. Ma ci sono anche persone che aiutano e non pensano solo a se stesse

26 Fate schifo, voi siete persone orribili, non avete un minimo ritegno. Avete tanto coraggio quanto il vostro cervello, vi odio tutti.

27 Mondo sei complicato, esaltato, frastornato, intricato, esagerato

28 Penso che il mondo intorno a me sia pieno di problemi importanti da risolvere. Ma che alcuni non saranno risolti mai. Il mondo siamo anche noi e se c’è…

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C. “10 parole importanti per me”

1 Credere, pensiero, sentire, rispettare, amare, individuo, natura, ugua-glianza, famiglia, allegria

2 Famiglia, amore, vita, felicità, amicizia, verità, libertà, promessa, ugua-glianza, credenza

3 Amicizia, famiglia, immaginazione, amore, sensazioni, parlare, vivere, felicità, pensieri, libertà

4 Famiglia, felicità, amicizia, amore, coraggio, musica, romanzo, nonna, spensieratezza, vivere

5 Vita, famiglia, amore, amici, libertà, pensiero, sogni, fedeltà, gioia, sere-nità

6 Famiglia, felicità, amore, amicizia, solidarietà, tranquillità, comprensione, sincerità, simpatia, vita

7 Amore, bene, solitudine, soldi, bello, viaggiare, cammino, luce, buio, compagnia

8 Giustizia, lealtà, amore, uguaglianza, lavoro, disponibilità, cultura, ono-re, autostima, potere

9 Rispetto, sincerità, amore, compagnia, felicità, educazione, ambizioni, parere altrui, coerenza, orgoglio

10 Onore, lealtà, fiducia, amicizia, rispetto, sentimento, musica, giustizia, amore, pace

11 Musica, sicurezza, amici, casa, libri, gelato, viaggiare, libri, tranquillità

12 Amicizia, famiglia, pizza, patatine, libri, personaggi di fantasia, internet, acqua, dormire, buio

13 Vita, felicità, amore, libertà, divertimento, tranquillità, salvare, bambini, musica, nostalgia

14 Solitudine, tristezza, incomprensione, lotta, comprendersi, discrimina-zione, unità, fantasia, amarezza, nostalgia

15 Amore (di una madre), paura, sincerità, cibo, serenità, dolore, emozioni, felicità, lotta, fortuna

16 Protezione, amore, fede, lealtà, amicizia, sofferenza, odio, vita, felicità, morte

17 Famiglia, amicizia, idolo, musica, amore, canto, felicità, ridere, viaggiare, speranza,

18 Amore (in tutte le sue forme), famiglia, amicizia, valori, studio, futuro,

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sorriso, serenità, autostima, passato

19 Famiglia, amicizia, cibo, libri, musica, fumo, casa, amore, città, scrittura

20 Amicizia, famiglia, amore, fiducia, lealtà, musica, credere, bontà, sogna-re, cibo

21 Amore, famiglia, amicizia, fedeltà, fiducia, rispetto, fede, serenità, sogna-re, vivere

22 Famiglia, amicizia, sincerità, coerenza, rispetto, cibo, fedeltà, autostima, onore, fama

23 Amicizia, fedeltà, rispetto, autostima, felicità, amore, successo, caparbie-tà, coerenza, empatia

24 Famiglia, salute, felicità, aurora, amicizia, amore, musica, laurearsi, fedel-tà, sicurezza

25 Famiglia, salute, felicità, amicizia, Martina, pizza, emozioni, sentimenti, scuola, laurearmi

26 Amicizia, amore, famiglia, felicità, salute, passione, impegno, rispetto, musica, lavoro, animali

27 Famiglia, io, crescere, amici, amore, sorriso, felicità, vivere, libertà, vita

28 Amore, salute, serenità, amicizia, libertà, natura, lucidità, affetto, rispet-to, dialogo

29 Amicizia, mamma, famiglia, rispetto, condivisione, solitudine, casa, fan-tasia, sogno, partecipazione

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Esercizio 2

Vi racconto quello che so, non solo dell’amore

A. Quello che so dell’amore

1 L’amore vero è la cosa più bella di tutte ed è eterno. L’amore non ri-cambiato fa male e non dovrebbe esistere ma ti fa crescere. L’amore è vita.

2 È una cosa bellissima ma allo stesso tempo è bruttissima. È come un pitbull che non si stacca più. È come se volassi tutto non conta c’è solo l’amore

3 Non dice bugie

4 L’amore vero è quello che non si dimentica

5 Che è una cosa bellissima che ti salva quando sei in difficoltà come se fosse un’ancora, ma è anche triste a volte, ma ti fa crescere. L’amore più grande che ho è quello per la mia famiglia

6 È la cosa più bella del mondo, ci fa volare e toccare il cielo con un dito, ci unisce, fa andare tutti d’accordo

7 Mi hanno detto che è qualcosa di magnifico di preciso non so che cos’è, so che tutti l’adorano. A volte mi chiedo il perché ma è così. Comunque penso che sia qualcosa che travolge e che può fare anche molto male.

8 L’amore è il bene che si ha per qualcuno; non c’è nulla di più profondo, niente di più bello che amare una persona. Tutti amano anche il più cat-tivo di tutto l’Universo, solo che preferisce tenerlo nascosto o aspetta il momento o la persona giusta per mostrarlo.

9 L’amore è una canzone, se non ci appartiene veramente, con il tempo si rischia di perderlo o meglio di sostituirlo con qualche altro sentimento, può fare del bene ma anche molto male.

10 L’amore è una scarica di adrenalina dentro il corpo. L’amore può essere per una persona per te speciale che rende felice anche solo con uno sguardo

11 È gioia, stare insieme, fidarsi, ridere, giocare, preoccuparsi, dolore, tri-stezza, speranza, coraggio, libertà, impegno, sacrificio, scoprirsi e rispet-tarsi

12 Un grande arcobaleno

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13 Talvolta può essere una partita persa oppure un qualche cosa di straor-dinariamente vittorioso

14 L’amore risveglia l’anima, rende felice ed è qualcosa di inspiegabile. È un sentimento sincero che non si può nascondere davanti a niente e nessuno, l’amore è poter dare se stessi a chi lo merita.

15 È un’arma a doppio taglio

16 Tenersi per mano non solo fisicamente ma anche quando si è distanti. Complici fino a che i sorrisi splenderanno, quello di un bambino a sua madre, il sorriso di un viaggiatore verso l’orizzonte, quello di un anziano verso sua moglie

17 So che è sfuggito perché è sfuggente. So che infondo manca come le cose vitali. So che catalizza l’anima. So che niente è abbastanza per so-stituirlo. So che scorre come un’onda calda e liquida

18 È il sentimento più vero, bello e forte che possa esistere sulla faccia del-la terra, ti tiene al sicuro e rende possibile la vita. Le lacrime scorrono al solo pensiero dell’amore, dell’eternità, della gioia. Amare è bello, è tutto ciò che dovremmo saper fare. L’amore è ciò per cui vale la pena di con-tinuare a vivere, anche quando non c’è, nella speranza di trovarne anche solo un po’.

19 L’amore è bello, l’amore verso un genitore, l’amore verso un ragazzo, verso la vita. A volte a volte amare può essere negativo perché può far soffrire, l’amore è quello che noi proviamo verso qualcuno o qualcosa, l’ amore è quello che ci teniamo nascosto e non tiriamo fuori

20 L’amore è scambiarsi affetto, felicità, farfalle nello stomaco ma anche sofferenza, dolore provare amore per chi non corrisponde. E spesso ti sorprende e non sai più come comportarti

21 L’amore è coraggio, si, ci vuole coraggio ad amare perché alla fine, quando finisce non ne potrai mai uscire intero. Da solo dovrai mettere, per l’ennesima volta, tutti i pezzi insieme sperando che non si veda la colla e, il più delle volte, mascherarla con un “ sto bene”

22 Per me non esiste. Anzi esiste quello con Dio e la famiglia ma non rie-sco a credere che sconosciuti senza alcun legame di parentela si “ ami-no”. Quello tra innamorati non esiste per me

23 L’amore è un sentimento così complicato, ti può far star bene e male nello stesso momento, è capace di farti fare cose che neanche tu avresti pensato di poter fare. È un continuo piangere e ridere

24 Calore / Stare bene. Dallo a chi lo merita

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25 L’amore è un gioco crudele, i cuori si spezzano e si è pieno di dolore

26 Felicità- voglia di vivere- una parte di te stesso- protezione- qualcosa di reale

27 So che è una cosa che ti fa stare molto bene ma certe volte anche soffri-re, è una cosa bella ma nello stesso momento brutta

28 L’amore non esiste, l’avidità esiste, il compromesso basato sull’interesse privato esiste, ma non l’amore. “L’amore deve essere reinventato” (Ar-thur Rimbaud, Poeti dell’inferno).

29 Quasi nulla, perché quando avviene si manifesta sempre in modi diversi sconvolgendoti, facendoti sentire bene, libera…l’unica cosa che queste manifestazioni hanno in comune è quella di essere uniche e originali, perché da persona all’altra non saranno mai uguali

30 L’amore è quel sentimento, quella sensazione che ti fa provare un dolo-re molto forte al petto, l’amore è quel dolore che provi verso la persona che ami ma che non ti ricambia. Siamo sicuri che le parole amore e odio non siano sinonimi

31 È un’arma a doppio taglio. Riesce a farci volare e ci porta in un’ altra dimensione. Provoca emozioni forti. Unisce le persone

32 Ti fa provare emozioni forti, è anche una perdita di tempo se non è cor-risposto. Può provocare anche dispiaceri e sofferenze. È un qualcosa che tutti vogliono trovare, una cosa astratta giudicata diversamente da tutti, è capace di trasportarti e di travolgerti. Ti fa dimenticare il mondo esterno

33 L’amore è un sentimento naturale, quello che ci trasmette sono emozio-ni, felicità ma anche tristezza quando una storia finisce ma alla fine ci lascia sempre una lezione in più, ossia quella che si può sempre amare.

34 Quella situazione in cui ti trovi incastrato, dove difficilmente ne esci il-leso. È un legame che lega due persone e le fa diventare una sola. È dare tanto senza necessariamente voler ricevere e sentirsi felici, star bene, sentirsi completi.

35 È puro, immenso. Presente ma incomprensibile

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B. Quello che so dell’odio

1 L’odio è stressante e ti fa sfogare

2 Quando odi una persona ti viene l’orticaria, verrebbe solo da gridare e da mettere persino le mani addosso, al punto di augurargli la morte o tutto il male del mondo

3 Che non serve

4 Esiste?!

5 Che serve solo quando è necessario

6 Che è la cosa più brutta al mondo, ti fa arrabbiare, non parlare più con la persona con cui hai litigato, facilmente se ne va

7 So che è qualcosa di forte, di brutale. Non so se ho mai provato odio. Odio comprende rabbia, ma una rabbia duratura che non svanisce fa-cilmente ma che rimane perennemente come un compagno

8 Odio è ormai la parola che più si sente al mondo. Molte persone non riescono ad odiare, forse troppo buone per farlo, altre odiano anche troppo

9 Odio è un sentimento che non meriterebbe di avere un piccolo spazio in noi. Può fare e portare solo male

10 L’odio può essere prodotto dall’arrabbiatura, dall’invidia e da una per-sona che non sopporti. L’odio può trasformarsi anche in vendetta e ti verrebbe voglia di reagire o rompere qualcosa

11 …quando tutto il disprezzo, la paura e la rassegnazione si condensano nasce l’odio…

12 È tutto molto brutto

13 Talvolta qualche cosa per mascherare una debolezza o una mancanza

14 L’odio è un sentimento che non ci fa essere noi stessi davanti la persona odiata, ci rende talvolta cattivi, falsi e bugiardi e facciamo di tutto per ferire o vedere star male chi odiamo

15 Corrode le persone

16 !

17 Odio poco per indole. Odio ciò che è costruito, non naturale, fasullo. Odio chi si approfitta della fragilità e chi si approfitta in generale

18 L’odio è brutto, nero, ti trascina in basso e ti rende inumano. Non credo sia possibile odiare, ma se questo possa accadere davvero, credo sia lo-gorante, più per chi lo prova che per chi ne è l’oggetto. Odiare è fatico-

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so, ci rende schiavi dei nostri giudizi e del nostro rancore. Schifo. Delu-sione.

19 L’odio è negativo, l’odio è disprezzo verso qualcuno, è anche rabbia, di-sgusto, è una cosa spiacevole, che ti fa stare male.

20 L’odio non è un bel sentimento, è qualcosa che uso poco perché se arri-vo ad odiare qualcosa o qualcuno significa che diventi per me una per-sona indifferente, non conti più nulla

21 Ti mangia, ti divora…ne vale la pena? E se poi ti ritorna? È dannato, ti fa stare bene, ti da potere ma allo stesso tempo tira fuori da te la parte oscura, il male…

22 Insensato. Creato da invidia (stupida), gelosia (ancora più stupida), giu-dizi (inutili), altro odio.

23 L’odio è qualcosa di totalmente negativo, un sentimento di disprezzo verso un’altra persona o qualcosa, l’odio non ti farà mai vedere niente oltre la rabbia e al male

24 Veleno da lanciare. Attenzione potrebbe avere effetti collaterali anche gravi

25 Haters gonna hate

26 Falsità- antipatia- cattiveria- egoismo

27 Mi fa schifo, so che è una cosa bruttissima ma se lo esprimi ti senti me-glio

28 L’odio rende le persone cieche. Penso che abbia una forza distruttiva simile all’amore

29 Si manifesta più spesso dell’amore, ed è ciò che ha, ma non vuole tirarla fuori, perché sa che è la sua parte peggiore e che dopo ci soffrirà soltan-to

30 L’odio è quella magnifica sensazione che si prova verso qualcuno che ti ha fatto del male, che ti ha abbandonato o semplicemente ti ha tradito

31 Provoca crampi allo stomaco, acceca, trasforma gli uomini in esseri privi di razionalità

32 Ti fa stare male, è un qualcosa che provoca sofferenza e tristezza, cer-chiamo sempre di evitarlo, è astratto. Nessuno sa definirlo con certezza

33 L’odio è provare una forte antipatia nei confronti di una persona. Un sentimento che però porta al rancore e ci fa stare male soprattutto con noi.

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34 Non provare più niente per una persona, non considerarla più parte del-la nostra vita. È provare un sentimento opposto a quello dell’amore

35 È meschino, violento o fisicamente o verbalmente

C. Parole d’amore e parole di odio

5 PAROLE D’AMORE 5 PAROLE DI ODIO

1 Bontà, aiutare, presenza, conforto, parlare

Stronzo, ignorante, maleduca-to, cattivo, buffone

2 Distanza, rosso, lealtà, fiducia, gelosia Morire, schifo, levarsi, allergia, male

3 Famiglia, differenza, accettazione, perdita, insieme

Vattene, pesante, sparisci, stu-pida, lontano

4 Unico, originale, favola, differenza, sofferenza

Sparisci, levati, stupida, muta, accollo

5 Ti voglio bene, felicità, sei importan-te, progetto, famiglia

Pesante, ansia, sparisci, stupida, non vali

6 Sincerità serenità, d’accordo, felicità, solare

Stronzo, imbecille, stupido, vaffanculo, merda

7 Disordine, passione, dolore, uomo (essere umano), banalità

Ipocrita, infantile, stronzo, pa-tetico, irritante

8 Felicità, vivere, bellezza, unione, sempre

Cattivo, sparire, dolore, solo, schifo

9 Serenità, pianificazione, momenti, in-coscienza, affetto

Dolore, paura, confusione, ir-razionalità, urlo

10 Vita, sincerità, bello, dolce, sbadatag-gine

Stupida, attrazione, buffona, incapace, brutta

11 Fiducia, partecipazione, interesse, im-pegno, gioia

Merda, inetto, inutile, coglione, inferiore

12 Tenere, cibo, Larry, felicità, pace Spreco, diverso, sparisci, stron-zo, merda

13 Gioia, speranza, gentilezza, vittoria, bellezza

Tristezza, lentezza, ignoranza, chiusura, cattiveria

14 Abbraccio, bacio, confidenza, gioia, dolore

Stronzo/a, rabbia, nooo, fal-sooo, schifo

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15 Sicurezza, stabilità, fiducia, sguardo, allegria

Stupidità, fastidio, bugia, rumore, egocentrismo

16 Complicità, sorriso, certezza, profumo, futuro

Via! Zitto, inutile, egoista, solo

17 Vicino, piacevole, avvolgente, balsamico, indispensabile

Stupido, lontano, odioso, irrispetto-so, omicida

18 Pieno, estasi, vita, emozione Rabbia, rancore, schifo, merda, vaf-fanculo

19 Attrazione, ammirazione, bene, piangere, sofferenza

Rabbia, disprezzo, disgusto, indiffe-renza, aggressività

20 Felicità, futuro, bello, unico, completo

Bastardo, bugiardo, falso, infame, crudele

21 Mio, felicità, bellezza, cuore, te-nerezza

Merda, mi fai schifo, viscido, schifo-so, stronzo

22 Vivi, insieme, servizio, aiuto, fede

Vaffanculo, muori, stronzo, infame, ignorare (neanche ti parlo per quanto ti odio)

23 Vita, spensieratezza, unicità, ri-sate, ricerca

Pezzente, bastardo, bugiardo, infimo, crudele

24 Volontà, lotta, sorriso, presenza, si

Sparisci, vattene, isolati, taci, cecati

25 Vita, felicità, cibo, sincerità, risa-te

Infedeltà, codardia, stronzo, stupidi-tà, merda

26 Affettuosità, felicità, dolcezza Cattiveria, egoismo, antipatia, odioso

27 Cuore, amicizia, famiglia, di-stanza, sorella

Morire, ape, schifo, ingiustizia, pre-giudizio

28 Fiducia, rispetto, musica, armo-nia, colori

Verme, errore, stupidità, vuoto, inu-tilità

29 Speciale, unica/o, ricorderai, bellissima/o, spensieratezza

Muori, mi hai stufato!, ti odio, esci dalla mia vita, sei una menefreghista!

30 Musica, ti amo, mamma, Edoardo, spensieratezza

Stronzo, infame, bastardo, muori, coglione

31 Rispetto, partecipazione, fusio-ne, condivisione, abbraccio

Rabbia, rancore, perfida, malefico, disgusto

32 Speranza, trasporto, cambia- Stronza, vaffanculo, merda, coglione,

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mento, anima, eliminazione di se stessi

maledetta

33 Vita mia, tesoro, dolcezza, sole Muori, brutta zoccola, vaffanculo, crepa stronzo

34 Metà, complicità, affetto, pieno, leggerezza

Stronzo, egoista, bugiardo, sparire, stop

35 Simpatico, gioioso, amichevole, profondo, bello

Esercito, guerra, nemico, armi, sen-timento

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Esercizio 3

Le parole per dire la paura, le parole per dire il sogno

A. La mia paura più grande…

1 La mia più grande paura sono i pagliacci e ormai li temo da molto tem-po, dall’inizio della prima media quando il mio professore di inglese mi fece vedere il film “IT” durante la sua ora, da li ho iniziato ad avere in-cubi e paura di stare da sola.

2 Quella di non essere all’altezza delle aspettative

3 La mia paura più grande è quella di sbagliare su ogni cosa

4 – Forse non riuscire a dare un senso a tutto

– Perdere troppo presto chi amo

– Avere una vita peggio di quella di Leopardi

– Paura del mare o del fiume al buio

5 L’isolamento, la solitudine

6 Potrei soffrire. Ho paura di fidarmi di una persona perché c’è il rischio di rimanere feriti e di amare liberamente

7 Ammalarmi di una malattia mortale, perdere le persone care. Restare sola.

8 Rimanere solo e senza le persone a cui voglio bene

9 Buttarsi nel vuoto, con certezza di farsi male

10 Ho paura di fallire, quindi di rischiare. Ho paura del giudizio delle persone, chiunque esse sono. Ho paura di rimanere sola. Ho paura di morire e di non essere ricordata. Infine ho paura di non es-sere all’altezza, di essere inadeguata e di non essere amata

11 La mia paura più grande è quella di non essere accettata dagli altri per come sono sia fisicamente ma anche per quello che dico. Ho paura di morire sola, perché mi sento sola. Mi sento abbandonata. Ho paura anche di quando sarò madre che succeda qualcosa a mio fi-glio, che me lo portino via. Ho paura di vivere

12 Non raggiungere i miei obiettivi, ma anche affrontare le difficoltà del percorso

13 Ho paura di essere giudicata, ho paura degli squali, ho paura dei serpenti ed ho paura dell’ignoto

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14 L’insicurezza. L’insicurezza perché ti ferma, ti blocca il cammino verso il tuo percorso. Un’altra paura è il giudizio, la solitudine.

15 L’idea dell‘ infinito, di tutto ciò che duri per sempre, sia vita sia morte, sia pena, sia felicità

16 Rimanere solo

17 – Deludere le persone che mi vedono “brillante”

– Deludere me stessa, non riuscendo a realizzare il mio sogno

– Ricevere compassione per un mio fallimento

18 La mia paura più grande è quella degli aghi, può sembrare una paura in-significante e che non pone ostacoli ma faccio un esempio: mia sorella ieri è uscita dall’ ospedale e per una settimana aveva la flebo, beh… so-no stata ben lontana da quell’ago maledetto!

19 La pubblica umiliazione e il giudizio altrui, non essere accettata nella so-cietà, rimanere sola. Perdere le persone a cui voglio bene e che per me sono indispensabili

20 La mia paura più grande ovviamente è per lo più legata al mio sogno più grande. Ho paura di fare troppi sforzi senza poi riuscire ad amare. Un’ altra paura è quella del tempo, più precisamente alla velocità del tempo. Il non riuscire a sfruttare e godere di tutte quelle occasioni che ci ven-gono date

21 Quella di nuotare, poiché a quattro anni ho avuto un incidente con mio cugino al mare. Un’altra paura, un po’ più stupida, è quella dei criceti, perché un giorno il criceto di una mia amica mi ha morso un dito

22 La mia paura più grande è non riuscire a realizzare tutti i miei obiettivi, a rimanere da soli.

23 Me stesso. Essendo sconosciuto a me stesso, non conoscendo ogni mio limite e quel che sono in grado di fare, il mio essere, la mia mente è il mio ostacolo e la mia paura, perché non so come controllare ciò

24 La mia paura più grande è di non riuscire a realizzare i miei sogni, non riuscire a vivere come dovrei, ho paura di arrivare alla vecchiaia e di ave-re solo rimpianti e rimorsi. E ho paura che le mie ansie non andranno mai via

25 Le mie paure più grandi sono molteplici: la paura della solitudine, della morte, di perdere le persone che amo, del buio, di ferire le persone che amo e di fallire nella vita

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26 Quella dei cani, quella di affrontare le difficoltà della vita, paura di sba-gliare, a volte di non essere capita dagli altri o di non essere allettata da altre persone, paura dei cambiamenti, di litigare con gli altri

27 Fallire

28 La mia paura più grande consiste in tutto quello che non riesco a “con-trollare”. Le cose imprevedibili mi generano ansia

29 La mia paura è quella di non essere accettata per quello che sono ma di essere giudicata dalle persone. Il buio.

30 Essere inadeguato e il rifiuto da parte degli altri.

31 Paura del giudizio, paura di non essere ricambiata. Paura del buio.

32 È quella di perdere tutti, di essere sola. Perché essendo sola non puoi condividere le tue gioie, le tue tristezze ecc., insomma le tue emozioni, quindi saresti tu nel nulla

33 Che le persone che amo se ne vadano via da me.

B. Il mio sogno più grande…

1 Ho due sogni importanti nella mia vita: il primo è realizzarmi come me-dico, il secondo è essere felice

2 Più che sogni ho obiettivi da raggiungere, di sogni anche ne ho molti, uno è cena con Totti, imparare a volare senza ali, poi vedere vincere la Champions alla mia Roma e sposare la donna dei miei sogni…

3 Quello di vivere con la persona della mia vita ed avere due figli

4 – Sogno irrealizzabile: diventare una ballerina

– Ripagare la persona che amo di più al mondo per tutti i suoi sforzi nei miei confronti

– Vivere sopra una nuvola

5 Viaggiare in tutto il mondo per curiosità di scoprire se posso vedere nuovi posti o gli stessi con altri occhi

6 È quello di riuscire ad amare senza sapere quali possono essere le con-seguenze di essere una persona importante

7 Fare un lavoro che aiuti gli altri. Viaggiare

8 Vivere una vita felice con le persone importanti per me

9 Che io e le persone che amo possiamo vivere una bella vita senza rim-pianti

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10 Condividere la mia vita con una persona, anzi, la persona che amo e costruire una famiglia. Sogno di amare ed essere amata, non sentendomi mai più come una sola persona ma il connubio di due corpi. Sapere di potere di potere sempre contare sulla persona al proprio fianco

11 Il 10 giugno è il mio compleanno e vorrei tanto andare a Vienna, li si esibiranno i cinque ragazzi che negli ultimi tre anni hanno iniziato a cambiare la mia vita, desidero sentire le loro voci dal vivo invece che registrate, desidero di abbracciarli. Vengono sempre giudicati ma since-ramente non ho ancora capito il perché; io li amo e non c’è niente di più bello al mondo delle loro voci

12 Essere capace di volare, ma questo è un desiderio. Il sogno reale è quel-lo di viaggiare, di scoprire, essere indipendente

13 Non credo di avere un sogno che custodisco segretamente come molti, semplicemente non ne ho

14 Non ho un sogno ben preciso o almeno non so descriverlo, è una sot-tospecie di tranquillità, di una nuova vita

15 Lasciarmi dietro tutto e partire alla ricerca di avventure. Del sto il mon-do è un libro e chi non viaggia è fermo alla prima pagina

16 Fare ciò che mi ero prefissato nella vita, il mestiere che ho sempre volu-to fare

17 Avere una mia famiglia

18 Il mio sogno più grande è quello di viaggiare, anche senza meta, visitare più posti possibili al mondo anche sconosciuti; vivere pure senza avere una casa fissa

19 Essere qualcuno in futuro, vivere felice ed avere successo. Un grande sogno è per me essere circondata da persone a cui voglio bene e (molto più in là!) avere una bella famiglia. Un mio sogno, purtroppo impossibi-le è riavere accanto a me mio nonno.

20 Il mio sogno più grande è quello di essere sempre soddisfatta della mia vita, di riuscire a raggiungere sempre i miei obiettivi riuscendo a supera-re qualsiasi ostacolo. Ognuno di noi ha un sogno irrealizzabile. Il mio sogno impossibile è quello di poter tornare indietro nel tempo per poter fare o non fare qualcosa

21 Quello di avere un futuro soddisfacente, con una buona e bellissima famiglia, ed avere il lavoro che ho sempre desiderato fin dalla più tenera età

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22 Diventare qualcuno di importante, quindi riuscire

23 Capire me stesso, ogni mia potenzialità, riuscendo ad essere la persona che sono con le mie qualità e i miei difetti. Riuscire a dare una voce alla mia anima, con le parole che non riesco ad esprimere. Riesco a vedere la mia immagine solo in un foglio dove posso scrivere

24 Il mio sogno più grande è di poter abbracciare e incontrare coloro che, in questo momento della mia vita, sono le persone più presenti. Coloro che mi sono vicine anche a chilometri di distanza, coloro che mi ten-gono compagnia quando mi sento sola, coloro che mi fanno sentire amata.

25 Il mio sogno più grande è facile ma allo stesso tempo impegnativo…è quello di essere felice: felice della mia vita, di quello che ho fatto e farò in tutto, nel lavoro e nella vita personale e quotidiana

26 Di fare amicizie, recitare, viaggiare e conoscere nuovi posti

27 Riuscire a d amare senza aver paura di soffrire. Aiutare gli altri

28 Io più che avere un sogno ho tanti obiettivi più o meno realizzabili e che dovrebbero portare alla “felicità”, come per esempio viaggiare, co-noscere tante cose e non essere scontata

29 È di essere accettata per come sono, e poi non saprei, ancora non ho un sogno in particolare

30 Liberarmi dalla paura e vivere spensierato

31 Viaggiare per tutto il mondo senza una meta e incontrare Ligabue

32 Dimagrire mangiando ma anche rivedere mio padre, riabbracciarlo, stringerlo, anche solo vederlo

33 Vivere felice con le persone che amo, che diventeranno la mia famiglia

C. Parole di paura e parole di sogno

5 PAROLE DI PAURA 5 PAROLE DI SOGNO

1 Pagliacci, solitudine, isolamento, buio, rosso

Felicità, realizzazione, impegno, lavoro, desiderio

2 Aspettative, delusione, amore, ragni, cinesi

Champions, denaro, donne, sa-lute, volo libero

3 Terrore, inquietante, ansia, pani-co, cupo

Volare, sperare, realizzare, fan-tasticare, irrealizzabile

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4 Uomo, mare al buio, noia, dolo-re, tempo

Amare, vivere, lottare, vincere, felicità

5 Api, insetti che volano, malattie, morte degli altri, dolore

Ali, cielo, Irlanda, pace, felicità

6 Sofferenza, delusione, fiducia, amare, vivere appieno le cose

Volare, credere, viaggiare, spera-re, godersi ogni momento

7 Morte, solitudine, malattia, in-successo, perdita

Serenità, soddisfazione, sicurez-za, cambiamento, ambizione

8 Morte, oscurità, solitudine, san-gue, incubo

Nuvola, successo, amici, amore, gioia

9 Dolore, panico, bloccaggio, buio, mistero

Speranza, luce, sollievo, esultan-za, sorriso

10 Nero, ansia, terrore, solitudine, sbaglio

Amore, famiglia, vita, futuro, condivisione

11 Attacchi di panico, ansia, latino, voti scolastici, abbandono

One direction, attrice, dimagrire, Ian Somerhalder, viaggiare

12 Ansia, malinconia, rifugio, sen-timento, pensiero

Gioia, desiderio, ricerca, speran-za, rinuncia

13 Vuoto, opaco, bugie, battito, oscurità

Lo spazio è stato lasciato bianco di proposito

14 Ansia, timore, blocco, nero, ostacolo

Libertà, colorato, luce, felicità

15 Infinito, ripetizione, routine, ca-tene, obbligo

Libertà, novità, scoperta, stimoli, volo

16 Vuoto, sangue, ansia, solitudine, bianco

Felicità, realizzazione, colore, allegria, unione

17 Ostacolo, terrore, vita, peso, de-lusione

Obiettivi, libertà, correre, musi-ca, arte

18 Limite, lacrime, confronto, urla, pressione

Libertà, cielo, dedicarsi, impe-gno, rilassante

19 Terrore, ansia, isolamento, bloc-carsi, allontanamento

Speranza, fantasia, delusione, immaginazione, irrealtà

20 Mancanza, tempo, insoddisfa-zione, delusione, terrore

Vivere, soddisfazione, traguar-do, felicità, pienezza

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21 Ansia, urlo, buio, agitazione, spavento

Felicità, soddisfazione, deside-rio, vivacità, splendente

22 Morte, solitudine, non realizza-zione, ostacolo, fallimento

Felicità, vita eterna, gloria, ri-splendere, realizzazione

23 Abbandono, dimenticare, falli-mento, incapacità

Ricordo, completezza, luce, ca-pacità, essenzialità

24 Ansia, paranoia, infelicità, tri-stezza, sola

Idolo, felicità, completezza, amore, sorriso

25 Angoscia, solitudine, nulla, pri-gione, ansia

Semplicità, amore, famiglia, feli-cità, sorrisi

26 Angoscia, terrore, panico, ansia, difficoltà

Desiderio, scopo, passione, amore, piacere

27 Buio, solitudine, insetti, rischia-re, sofferenza

Amare, vivere, viaggiare, cantare

28 Fallimento, angoscia, morte, bri-vidi, oscurità

Realizzazione, felicità, orgoglio, speranza, forza di volontà

29 Amore, giudizio, panico, ansia, paura

Viaggiare, nuove esperienze, sposarmi, essere amata, laurearsi

30 Ansia, panico, indifferenza, im-potenza, incapacità

Soddisfazione, liberazione, feli-cità. Vita, serenità

31 Giudizio, ansia, panico, para-noie, amore

Viaggiare, amare, Ligabue, esse-re promossa, laurearmi in medi-cina

32 Grido, ansia, buio, solo, male Luminosità, speranza, felicità, luce, irraggiungibile

33 Buio, tristezza, freddo, solitudi-ne, morte

Felicità, colore, divertimento, sorriso, mare

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UNA DIDATTICA, MOLTE TECNICHE

I LABORATORI

DI SCRITTURA E TEATRO

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I laboratori scolastici, l’offerta formativa

e la prova degli obiettivi da raggiungere

Donatella Damiano

Nell’istituto “Giordano Bruno”, i laboratori scolastici si avvalgono di una progettazione che prevede vari percorsi conoscitivi e formativi, come quello del laboratorio teatrale e quello del laboratorio di scrittu-ra. L’obiettivo di queste proposte educative è quello di ampliare l’offerta formativa, con approfondimenti tematici e attività extracurri-colari, rivolte al miglioramento dell’efficacia didattica e dei processi di formazione e sviluppo di una coscienza del sapere. In questa prospet-tiva, l’integrazione di alunni diversamente abili contribuisce a rafforza-re lo spirito di gruppo, attraverso dinamiche cooperative e collaborati-ve. I primi laboratori teatrali del “Giordano Bruno” nascono nel 2008, inizialmente con il coordinamento didattico della prof. Angela De Ste-fano e della prof. Paola Albamonte e, in qualità di esperto esterno, dal dott. Paolo Pasquini, regista e direttore artistico dell’associazione “Xe-nia”. Questi laboratori hanno curato la produzione di diversi spettaco-li: A voce alta nella Commedia, 2009; Antologia Pirandello, 2010; Operette mo-rali e Canti di Leopardi, 2011; Antologia comica del ’900, 2012; Decameron, nel VII centenario della nascita di Boccaccio, 2013. Nell’anno scolastico 2013-2014, il laboratorio di teatro ha iniziato a collaborare con il laboratorio di scrittura creativa, curato dal dott. Raf-faele Di Pietro. Gli studenti hanno così potuto sperimentare l’attività specifica della produzione di un copione teatrale, composto con i loro testi originali per la rappresentazione di uno spettacolo che aveva co-me titolo Dialoghi d’amore in tempi di guerra. Per l’anno scolastico 2014-2015, la continuità di collaborazione tra le due attività ha puntato ancora alla composizione di un copione origi-nale per uno spettacolo, Confusione musicale, e, inoltre, anche alla produ-zione di un cortometraggio, La manifestazione, risultato vincitore del 1° premio al concorso nazionale “CIAK… si sKuola! Mosaici 2.0”.

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I materiali scritti dagli studenti hanno permesso la costituzione del presente corpus testuale e l’allestimento di una pubblicazione di un e-book, disponibile per il download dal sito ufficiale della scuola: www.liceogiordanobrunoroma.gov.it. Questa ulteriore offerta formativa, prevista dal progetto del laborato-rio di scrittura, è stata studiata per introdurre gli studenti al mondo dell’editoria, sperimentando le potenzialità offerte dalle nuove tecno-logie, in particolare dei social network, per sviluppare un uso critico, etico e consapevole della comunicazione. Il laboratorio teatrale consta di attività rivolte all’avviamento e al con-solidamento delle diverse abilità e competenze coinvolte nella realizza-zione di un atto scenico, quali: respirazione, educazione del corpo, training vocale, consapevolezza spaziale, dizione, tecniche di recitazio-ne, scenografia, fonica, illuminotecnica, multimedialità, regia. All’interno del laboratorio teatrale vi sono, inoltre, attività orientate al-la produzione di testi finalizzati alla messa in scena di una rappresenta-zione di tipo teatrale. Questo percorso trasversale del laboratorio di scrittura ha favorito una produzione di testi creativi e originali. Gli studenti sono stati introdotti all’uso di strumenti specifici, narrato-logici in genere e drammaturgici in particolare, con il supporto neces-sario alla produzione autonoma di testi. I laboratori includono anche alunni diversamente abili; il lavoro orga-nizzato in équipe, facilita la piena partecipazione e scelta a tutte le attivi-tà proposte, ideate e create anche sulla base dei desideri, delle predi-sposizioni e delle attitudini personali dei singoli ragazzi partecipanti. Secondo queste modalità, si ripropone così la stessa articolazione in-terna di una compagnia teatrale professionale, con le diverse figure specialistiche coinvolte: dai truccatori all’assistente alla regia, dai co-stumisti al grafico, dal fonico al tecnico delle luci. L’attività del laboratorio di scrittura creativa è stata finalizzata all’elaborazione di testi di varia tipologia. L’uso “creativo” della scrittu-ra è un’occasione di formazione, che contribuisce efficacemente, alla rimozione di eventuali “blocchi” compositivi e di espressione linguisti-ca. La modalità di scrittura testuale è stata affiancata da quella di “scrittura visiva”, intesa come modalità grafica, fotografica e scenografica di

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pensare a forme di testo che tengono conto delle dimensioni altamente comunicative delle immagini (ad. es. testi/allestimenti multimediali). Lo “spirito” laboratoriale e ludico dell’attività ha permesso di far ma-turare nei partecipanti capacità di confronto critico e disponibilità al lavoro di gruppo. Le unità di lavoro sono state sviluppate secondo le seguenti tracce: 1. Scrivere perché: abilità e competenze di una pratica comune 2. Scrivere come: le parole per dire, gli strumenti per fare 3. Scrivere dove: supporti tradizionali, innovativi e sperimentali 4. Scrivere cosa: le tipologie di testo

Gli scritti degli studenti sono quindi confluiti in tre distinte proposte operative:

A. Materiali per il laboratorio teatrale, con testi elaborati in funzione della stesura del copione originale Confusione musicale.

B. Raccolta dei materiali testuali prodotti, per l’allestimento di una pubblicazione digitale.

C. Ideazione e realizzazione di un cortometraggio, per la prima edi-zione del concorso nazionale “CIAK… si sKuola! Mosaici 2.0”.

L’attività relativa al cortometraggio ha permesso agli studenti di acce-dere a una prima lezione di alfabetizzazione cinematografica. La vi-sione, presso il Cinema Adriano di Roma, di alcuni esempi recenti del-la produzione cinematografica italiana, ha dato loro la possibilità di conoscere diversi professionisti del mondo del cinema. La partecipazione alle master class, presso l’istituto “Giosuè Carducci”, promotore del concorso, ha avvicinato i ragazzi alle fasi di ideazione, produzione e postproduzione di un film. Esperienza che si è rivelata utile soprattutto nella realizzazione del cortometraggio, La manifestazio-ne (durata: 9’), nato come risposta al tema del concorso nazionale “Mosaici 2.0”: L’Italia dei giovani è un mosaico di realtà spesso contraddittorie. Raccontala dal tuo punto di vista. Il lavoro svolto, sottolineato da accesi momenti di incon-tro/scontro/confronto, ha permesso la valorizzazione di uno sviluppo critico individuale e di gruppo. In questo senso, la produzione del cor-tometraggio è stata accompagnata da una discussione circolare, che ha fatto emergere, in modo anche ironico, gli atteggiamenti, a volte con-

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trastanti, del mondo giovanile, rispetto a una società dalla quale non si sentono sufficientemente rappresentati. Un ultimo aspetto da evidenziare, riguarda la consapevolezza degli studenti di dover sottoporre il cortometraggio a un giudizio di valuta-zione, da parte dei professionisti del mestiere che hanno composto la giuria di qualità. In conclusione è possibile affermare che l’offerta formativa, messa alla prova nel raggiungimento di determinati obiettivi, ha dimostrato come il lavoro “corale” dei ragazzi, con la partecipazione ai laboratori di scrittura e teatrale, rispetti quella funzione educativa propria che la scuola, in qualsiasi sua attività, deve proporsi di mantenere.

Obiettivi generali dei progetti dei laboratori in linea con il P.O.F.:

– Ampliamento dell’offerta

– Sviluppo e potenziamento di competenze linguistiche, espressive e cultu-rali

Obiettivi specifici (educativi e didattici):

– Capacità di creare e ideare testi adatti alla recitazione

– Conoscenza e approfondimento di alcuni testi letterari

– Fruizione del testo letterario, attraverso la mediazione culturale di arte, musica, teatro, cinema

– Partecipazione attiva alla conoscenza dell’autore per mezzo della gestuali-tà e della fisicità del corpo

– Conoscenza di nozioni ed esercizi elementari di respirazione

– Articolazione e dizione

– Conoscenza di elementi base della tecnica recitativa

– Favorire una scrittura creativa e originale

– Lettura e ascolto di testi in prosa

– Sviluppo dello spirito critico, estetico e artistico

– Sviluppo delle capacità di lavorare in gruppo

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Il laboratorio di scrittura

Raffaele Di Pietro

Quando a scuola si parla di scrittura, sui volti degli studenti si affaccia-no subito sguardi obliqui e sospettosi. L’argomento genera atteggia-menti difensivi, fino all’arrocco nel totale silenzio. D’altronde, il concetto di scrittura richiama immediatamente le conse-gne scolastiche, facendo emergere in automatico diffidenza e malesseri di varia natura. Eppure, il rapporto dei giovani con la comunicazione non è mai stato, come ora, così vincolato all’attività propria della scrittura, soprattutto mediata dai dispositivi digitali. Se da una parte, la reattività delle dita sugli smartphone ha creato delle nuove abilità, dall’altra, sono nate nuove patologie funzionali delle mani, a causa di posture delle articolazioni non fisiologiche. La tipologia di scrittura più frequentata dai giovani è quella che ruota prevalentemente intorno alla messaggistica; una forma di comunica-zione breve e veloce, dai tratti compulsivi e dalla necessità di essere sempre connessi alle cerchie dei social network. La comunicazione che si sviluppa nei dialoghi presenti nel web, rileva-bili nelle code di commenti on-line, ha riportato alla luce la “questione della lingua”. La forma scritta è sempre più dominata dalle regole del parlato, con derive espressive, marcati neologismi, cliché lirico-sentimentali, caricature grammaticali e sintattiche, esasperate reazioni emotive a fomentazioni politiche e sociali. In questo quadro, la proposizione nella scuola di un laboratorio di scrittura, si presta come un antidoto: alle insofferenze degli studenti, suscitate dai compiti da fare, e alle sofferenze della lingua, stressata dai maltrattamenti della quotidianità e da un uso non dedicato a funzioni più creative. La prima finalità del laboratorio è quindi quella di recuperare un rap-porto con la scrittura; per ritornare al gusto e al piacere di scrivere, per scoprire che si dispone di un potente strumento espressivo e che que-sto mezzo può aprire scenari a competenze di solito poco frequentate,

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ma che possono rivelarsi delle prospettive interessanti anche dal punto di vista professionale. Il riferimento della scrittura, cosiddetta “creativa”, è quello di avere, con la composizione di testi, obiettivi che riguardano la dimensione letteraria, il mondo del teatro, del cinema e del fumetto, gli allestimenti artistici. Il campo è molto vasto, e questo basta a rendere l’idea degli “spazi” che è possibile toccare nell’attività laboratoriale, le “realtà” che si possono sperimentare e vivere, attraverso connessioni e contamina-zioni tra linguaggi e generi.

Come una disciplina orientale, al laboratorio di scrittura, per scrivere non bisogna saper scrivere, bisogna solo scrivere. La verità, nascosta dietro questa banale massima, vuole svincolare il processo creativo dalla necessità del “saper fare” una cosa prima di po-terla fare. Di fronte a questo “compito”, non esistono impedimenti, non ci sono disabilità e nemmeno alibi da rivendicare. Ogni studente può dare il suo contributo. Confrontarsi nella palestra comune delle idee. Mettere la costruzione del suo testo alla prova di un palcoscenico, per vedere se funziona, se regge l’impatto con un pub-blico. Il percorso che conduce a questi scenari passa attraverso incontri di lavoro graduali, in una progressione di esercizi dedicati, che non si ba-

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sano sull’acquisizione di regole o di ricette per scrivere. Il laboratorio di scrittura, infatti, non si mimetizza nelle vesti di un “corso formativo per diventare scrittori”. La specificità rimane piuttosto quella perfor-mativa, che punta alla produzione di testi a partire dall’individualità e dall’identità già formata dello studente. Dare voce alla persona, quindi, significa soprattutto dare valore alla sua specifica dimensione espressiva e di comunicazione; senza attribui-re livelli di valutazione, oltre il naturale lavorio da fare sui testi, neces-sario per far emergere tutte le potenzialità dei contenuti. Rotta l’incertezza iniziale, allo studente viene chiesto di entrare nella dinamica circolare del lavoro di gruppo, sviluppando le valenze richie-ste da un’attività cooperativa. La competenza di ritorno di questa attività, contribuisce anche alla formazione scolastica dello studente, aiutandolo a distinguere la diffe-renza fondamentale di un testo corretto “per la scuola” da un altro ti-po di testo, destinato a un contesto completamente diverso. Nello studio della letteratura, i benefici si possono verificare nella let-tura e nell’analisi dei testi autoriali, allargando i margini della compren-sione dei temi e dei contenuti, educando all’ascolto delle parole come una dotazione che arricchisce il lessico ed eleva le capacità di gestire con maggiore sicurezza e tranquillità una comunicazione culturale.

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Il laboratorio teatrale

Paolo Pasquini

Dal primo anno, il 2008, la mia collaborazione in qualità di regista con

il Liceo Giordano Bruno nel ruolo di esperto esterno, curatore del

laboratorio teatrale in lingua italiana si è sforzata di seguire due linee guida:

1. interpretare il laboratorio teatrale scolastico in un’accezione il più possibile ampia, intendendo di conseguenza la recitazione come una componente non esaustiva del lavoro;

2. scegliere testi classici della letteratura italiana come piattaforme di partenza per la costruzione drammaturgica degli spettacoli di fine anno.

Uno degli obiettivi, dunque, è sempre stato con Dante, appunto nel

2008, come poi con Pirandello, Leopardi, Boccaccio ecc. quello di far conoscere agli studenti partecipanti tutte le diverse fasi e compe-tenze necessarie alla creazione di uno spettacolo dal vivo:

‒ ideazione

‒ regia

‒ casting

‒ scenografia

‒ costumi

‒ trucco

‒ apporti multimediali (audio e video)

‒ grafica

‒ strategie del report audio-video di uno spettacolo dal vivo

‒ comunicazione

Anche per questo, all’approssimarsi dello spettacolo conclusivo, il gruppo dei partecipanti è sempre stato organizzato in équipe e a ogni studente è stato assegnato un ruolo specifico, sulla base dei desideri, delle predisposizioni e delle attitudini personali.

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Tutto ciò è stato reso possibile da due fattori, che mi piace segnalare come rari valori aggiunti offerti dal Liceo Giordano Bruno:

1. l’alto numero di iscrizioni degli studenti (30/45 ogni anno); 2. il ruolo profondamente attivo dei referenti didattici.

Sono fattori per i quali è importante il ruolo della “tradizione”. Oggi, a sette anni di distanza dal primo laboratorio, percepisco infatti che l’attività teatrale è entrata nel DNA dell’istituto ed è annualmente promossa da uno spontaneo passaparola, in particolare degli studenti. E percepisco anche che i tre diversi referenti didattici da me avuti nel

corso del tempo Angela De Stefano, Paola Albamonte e Donatella

Damiano nel passarsi il testimone, si sono consegnati l’un l’altro (e hanno costruito in successione) uno stile di presenza, partecipazione e coinvolgimento da me raramente incontrato nelle altre scuole presso cui lavoro; e che naturalmente è anche uno stile d’istituto, evidente-mente condiviso e “tramandato” dal primo Dirigente scolastico con cui ho collaborato, Maria Nicoletta Clemente, al secondo, attualmente in carica, Alessandra Sistopaoli. Altro fattore decisivo è stato rappresentato dalla ristrutturazione dell’Aula Magna, che ha dato al nostro lavoro uno spazio fisico ampio, di respiro, curato. Tanto da indurmi nel 2012, tra l’altro, a chiedere al Liceo di ospitare la III edizione del Festival Dantesco, Concorso na-

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zionale per giovani interpreti della Commedia, patrocinato dalla Società Dante Alighieri e da me ideato e diretto dal 2010. Al Festival è peraltro legata una delle attività parallele del laboratorio, e cioè la partecipazio-ne di alcuni degli studenti più motivati alla serata finale, nella rosa dei dieci finalisti selezionati annualmente a livello nazionale. Partecipazio-ne che si è concretizzata appunto nel 2012 per la prima volta, ma che poi si è ripetuta nelle due edizioni successive, in altra sede, portando peraltro il Liceo alla vittoria del 3° Premio nell’ultima edizione, la quin-ta, lo scorso gennaio 2015. Il lavoro di squadra instauratosi negli anni con i referenti didattici ha

avuto inoltre sin dall’inizio, nel 2008 il costante apporto di Camilla Gaetani, assistente tecnico factotum, ma in realtà molto di più: riferi-mento affettivo fondamentale sia per noi responsabili, sia per gli stu-denti. E cardine del buon esito delle esperienze di laboratorio. Dal 2014 si è poi aggiunta Angela Gallo, insegnante di sostegno appassio-natasi all’attività e apportatrice preziosa di ulteriore ricchezza per il gruppo. Ma soprattutto, negli ultimi due anni scolastici, il 2013-2014 e il 2014-2015, è nata una strettissima collaborazione tra il laboratorio teatrale e il laboratorio di scrittura di Raffaele Di Pietro, che ha modificato nel profondo la natura delle attività del laboratorio da me diretto. Poter aggiungere al ventaglio di fasi e competenze elencate più su il tassello fondamentale della scrittura e della tessitura drammaturgica, ma so-prattutto potersi avvalere della ricchezza artistica e umana di Raffaele, ha determinato un’immediata espansione e un salto di livello del lavo-ro. Gli ultimi due spettacoli di fine anno sono stati scritti e costruiti in-teramente dagli studenti. E proprio con questi due spettacoli (non cre-do sia una coincidenza casuale) il laboratorio è anche uscito per la prima volta dalle mura dell’istituto: partecipando nel 2014 a una rasse-gna del III Municipio e nel 2015 al “Festival del laboratorio teatrale nelle scuole”, organizzato annualmente dal Teatro Golden. Inoltre, proprio la scrittura ha trainato il laboratorio teatrale verso la sua prima esperienza di realizzazione di un cortometraggio: La manife-stazione (durata 9’), aggiudicatosi peraltro un prestigioso 1° Premio al Concorso nazionale per cortometraggi “CIAK… si sKuola!”, con ce-rimonia finale al Cinema Adriano di Roma e assegnazione al Liceo di

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un contributo di € 1.000,00, prezioso anch’esso per sviluppi futuri del lavoro. L’azione di squadra sta infine facendo nascere un’altra “tradizione” (e un’altra rarità) tra le mura del Liceo: il fatto che al termine di ogni in-contro di laboratorio (una trentina, nel corso di tutto l’anno) quattro o

cinque di noi responsabili rimangano con passione in Aula Magna

per un’ora o due… a fare settimanalmente il punto della situazione, scambiarsi opinioni sui ragazzi, inventare insieme l’incontro successi-vo. E il frutto forse più prezioso di tutto ciò è che quest’anno, il 2015-

2016, alcuni degli ex partecipanti diplomatisi lo scorso luglio, e dun-

que usciti da scuola hanno manifestato il desiderio di rimanere nel laboratorio, a fare squadra con noi, ritagliandosi un ruolo di tutoraggio e assistenza, intermediario tra i responsabili e gli studenti del nuovo corso: segno fattivo di altri passaggi di testimone, di nuovi scambi, di ulteriori contagi.

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Dalla confusione all’armonia

A scuola non si finisce mai di imparare

Angela Gallo

La partecipazione ai laboratori di teatro e scrittura creativa è stata una scelta. Ho ritenuto che potesse essere un’opportunità per apprendere come trasferire specifiche conoscenze e competenze in un contesto diverso da quello istituzionale scolastico ma, comunque, ricco di spun-ti utili da poter traslare nell’ambito del mio lavoro. Il compito che mi sono ritagliata è stato principalmente quello di osservare e poi quello di partecipare, ma in “punta di piedi” – ossia con discrezione – al lavo-ro di preparazione, assistenza e guida che gli esperti hanno svolto. Osservare per un docente è un’ operazione indispensabile, poiché è osservando, in modo sistematico e non casuale, che si conosce, e la conoscenza sta alla base di un’azione educativa contestualizzata, mirata e calibrata sugli studenti. Osservare, negli incontri pomeridiani, ha significato cogliere caratteri-stiche, motivazioni, particolarità dei singoli ragazzi e del gruppo che pian piano si è connotato, che sono uscite fuori grazie ad un contesto meno vincolato dell’aula scolastica, ma non privo di regole. Ai ragazzi è stata data l’opportunità di esprimere se stessi percorrendo due strade: la strada della spontaneità e quella della creatività. La spontaneità è stata sollecitata durante le esercitazioni di scrittura e durate le discussioni aperte sulle problematiche del cortometraggio, i ragazzi hanno speri-mentato la propria assertività condividendo lo spazio delle proprie idee con quello degli altri; frutto della creatività è stata, invece, la sintesi dell’esperienza della messa in comune dei propri contributi, sia nel momento della produzione dei testi, sia in quello della recitazione vera e propria. Osservare come sia importante il ruolo giocato dalle componenti emo-tive, anche nelle funzioni più razionali del pensiero, è stato illuminante. Nel realizzare una scena si utilizza, in effetti, la razionalità ma i ragazzi hanno imparato a costruire un messaggio da comunicare con efficacia col proprio corpo, con l’intonazione della propria voce, con

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l’espressione del volto passando anche attraverso la modulazione dei sentimenti e delle emozioni anche le più lontane tra loro (pace/rabbia, gioia/dolore, allegria/tristezza). E così, ciò che all’inizio sembrava disgregato, ha pian piano preso forma, come un pezzo di argilla amorfa tra le mani di un artigiano o, per seguire la tematica dello spettacolo, una “confusione di rumori è diventata armonia”. Osservare mi ha dato la possibilità di meditare sul valore di un’altra va-riabile: il tempo. Molto spesso ci ripetiamo che il nostro tempo ci co-stringe a ritmi veloci, a cambiamenti rapidi a cui adeguarsi, alla molte-plicità da cogliere nell’ intervallo temporale che si ha a disposizione. A scuola questo si traduce nel suddividere i programmi da svolgere nell’arco dell’anno scolastico, nella scansione delle verifiche, nel gestire i momenti del somministrare le conoscenze e nel recepirle. Ma c’è un “tempo del vuoto” (vuoto apparente) che non deve essere sottovaluta-to, è il tempo del gioco e della distrazione, il tempo dell’indecisione e della sospensione. Questa esperienza mi ha insegnato che questi mo-menti di apparente stasi sono preziosi quanto quelli dell’attività per il recupero e per la valutazione più lucida sulle scelte da compiere. Nella realizzazione di questo progetto, e nell’attività teatrale in genere, si impara che le competenze sono interdipendenti, che l’interazione tra i partecipanti è indispensabile, che il singolo partecipa al tutto. Se la premessa è questa, lo svolgimento è che ciascuno ha messo a disposi-zione se stesso, mettendo a nudo, più o meno consapevolmente, i ta-lenti e le carenze. Talenti e carenze come le introflessioni ed estrofles-sioni dei pezzi di un puzzle si completano, tanto che, a quadro finito, non si notano più. Questo vuol dire anche realizzare quella che viene definita, nell’ambito dei principi teorici alla base dell’azione didattico-educativa dei bisogni speciali, “inclusione”. Per un’insegnante di soste-gno, ma direi per tutti gli insegnanti, l’inclusione dovrebbe essere l’obiettivo più significativo da raggiungere. Purtroppo l’esperienza fo-tografata nelle realtà vissute è ben lontana dal realizzare un’azione educativa “su misura per tutti” in modo da consentire la piena parteci-pazione alla vita scolastica da parte di ciascuno dei soggetti non basan-dosi su uno standard di adeguatezza. In questa esperienza, con estrema naturalezza, le diversità sono scomparse. Qual è stata la ricetta? Affi-dare a ognuno un compito adeguato alle proprie possibilità, integrare il

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deficit di uno con la qualità di un altro, essere consapevoli dei propri limiti e cercare con l’aiuto e la fantasia di tutti la strada per aggirarli o superarli. La complessità della gestione del gruppo, delle paure dei ragazzi, dell’incertezza e dell’incostanza che li caratterizza sono state un impe-gno appassionante per le guide che le hanno gestite, anche per me. Quando, prima dello spettacolo, al buio, si è aperto il sipario, tra l’emozione di vedere i ragazzi pronti e concentrati, il pensiero è andato al primo incontro in cui virtualmente i lembi delle due tende si sono allontanate e poi al percorso che certamente ci ha arricchiti tutti… e questa è la magia del teatro!