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JUAN ESQUERDA BIFET 1 IL SACERDOZIO DI CRISTO E IL SACERDOZIO MINISTERIALE NELLA VITA E NEL MESSAGGIO DI CONCEPCIÓN CABRERA DE ARMIDA 2 CONTENUTO 1 Mons.Juan Esquerda Bifet nacque a Lérida,in Spagna,il 13ottobre 1929.Sempre a Lérida fu ordinato sacerdote nel 1954.É dottore in teologia all'Università di Salamanca e Comillas di Diritto Canonico all'Università di San Tommaso d'Aquino a Roma. Mons.Esquerda è cattedratico della Pontificia Università Urbaniana di Roma e Direttore del Centro Internazionale di Animazione Missionaria,sempre a Roma.Le sue pubblicazioni vertono specialmente sui temi di Spiritualità e Sacerdozio:«Teologia della Spiritualità sacerdotale",«Segni del Buon Pastore",«Noi siamo testimoni»,«Ti abbiamo seguito»,«II sacerdozio oggi»,«Camminare nell'amore», «Evangelizzare oggi»,«Spiritualità missionaria»,ecc. 2 Tradotto dallo spagnolo da Adriano Bucalo e Carmela Mastrangelo Bucalo Questo opuscolo riproduce la relazione presentata da Mons.Esquerda Bifet nel Seminario su Concepción Cabrera de Armida tenutosi a Los Angeles,California (StatiUniti),dal 1al 6 aprile 1991. Con le dovute autorizzazioni Prima Edizione in spagnolo 1991-Città del Messico. 1

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JUAN ESQUERDA BIFET

JUAN ESQUERDA BIFET

IL SACERDOZIO DI CRISTO E IL SACERDOZIO MINISTERIALEPRIVATE

NELLA VITA E NEL MESSAGGIO DI CONCEPCIÓN CABRERA DE ARMIDA

CONTENUTO

Presentazione ..................................................................

7

Prefazione ......................................................................

9

Prima Relazione - L'esperienza personale di Conchita

relativa al sacerdozio di Cristo ....................................

10

1.ESPERIENZA RELATIVA AL MISTERO

DELL'INCARNAZIONE ..........................................................10

2. GLI AMORI O L'INTERIORITÁ DI CRISTO ................12

a) II suo amore per il Padre nello Spirito ....................

12

b) II suo amore per tutta 1'umanità («le anime») ..........

15

c) II suo amore fino a dare la vita in immolazione .......

16

d) II suo amore per Maria ..........................................

17

e) II suo amore per la Chiesa .....................................

19

/) II suo amore speciale per i sacerdoti ........................

20

3. LA VITA DI CONCHITA COME IMMAGINE FEDELE

DI QUESTI AMORI DI CRISTO .................................

22

Seconda Relazione - II messaggio che Conchita offre alla

Chiesa con la sua vita e la sua parola sui sacerdoti ..

27

1. Identità sacerdotale: essere, operare e vivere ...............

28

2. Trasformazione in Cristo ............................................

31

3. Prolungare 1'azione di Cristo ......................................

34

4. Amicizia con Cristo ...................................................

36

5. Sequela e imitazione di Cristo ....................................

37

6. Una vita incentrata sull'Eucaristia ...............................

39

7. Al servizio delle anime ...............................................

42

8. L'amore di Maria verso il sacerdote e di questi a Maria

44

9. Contrassegnato dalla croce .........................................

47

10. Amore per la Chiesa ..................................................

49

11. Santità e mezzi di santificazione .................................

51

12. Preghiera e sacrificio per la santificazione dei sacerdoti54

PRESENTAZIONE

Concepción Cabrera de Armida (Conchita) un'anima incentrata sul mistero dell'Incarnazione del Verbo e, partendo da quello, sul mistero della Trinità, dello Spirito Santo, dell'Eucarestia, di Maria, della Chiesa e del sacerdozio.

La sua «Vida» e il suo «Cuenta de Conciencia» («Diario Spirituale») riflettono un'esperienza di fede sulla persona di Gesù e soprattutto, sulla sua interiorità o sul suo Cuore.

In ognuna delle pagine autobiografiche appaiono gli amori del Cuore di Gesù Cristo. Conchita viveva di questi

amori con 1'atteggiamento di chi riceve con gratitudine un dono inestimabile dall'alto, per il suo bene spirituale e per

il bene di innumerevoli anime.

Le ispirazioni e le «confidenze» ricevute riguardano per alcuni anni (dal settembre del 1927 al gennaio del 1931) il tema sacerdotale, sottolineando 1'interiorità o gli amori di Cristo Sacerdote e 1'urgenza della santificazione sacerdotale.

É interessante ricordare che le principali «confidenze» sul sacerdozio, Conchita le ricevette a partire dagli Esercizi Spirituali (Morelia), diretti da Mons. Luis Martínez e che ebbero per tema: «El interior del Corazón de Jesús». L'Arcivescovo di Città del Messico le aveva indicato anche 1'obiettivo concreto di questi Esercizi: «Entrega total a la divina voluntad, dispuesta a todo». «Offerta totale alla volontà divina, disposta a tutto».

Gran parte di queste confidenze sul sacerdozio furono pubblicate (edizione privata) a Morelia 1928-1981, col permesso dell'arcivescovo di Michoacán, Mons. Leopoldo Ruiz. In effetti, questa pubblicazione (con il titolo «A mis

sacerdotes») é un ampio riassunto sistematico della «Cuenta de Conciencia» di Conchita durante questi stessi anni.

Cercherò di presentare il tema sacerdotale in due momenti: Cristo Sacerdote, i sacerdoti ministri. Nel primo punto vedremo il sacerdozio partendo dall'interiorità o dagli amori del Cuore di Gesù e anche dall'esperienza vissuta

di Conchita; nel secondo punto vedremo il messaggio di Conchita sul sacerdote ministro.

Ci troviamo davanti al carisma specifico di Conchita e, per questo, lo presenteremo come esperienza vissuta sua e come messaggio ricevuto dal Signore per il bene di tutta la Chiesa.

PREFAZIONE

(All'edizione italiana di Juan Esquerda Bifet, Il Sacerdozio...)

Molla essenziale per progredire nel cammino spirituale é il coltivare pensieri grandiosi, smisurati, su ciò che

nostro Padre si attende da ciascuno di noi, e che possiamo e dobbiamo realizzare, come sullo stesso grado di santità

che dobbiamo voler raggiungere (Mt. 5,48) nonostante la coscienza della nostra debolezza (2 Cor 12,9) e questa

nostra aspirazione sarà il metro di valutazione col quale Dio ci giudicherà.

In questa dinamica siamo stati felicemente scioccati dalla lettura di queste pagine del Bifet e dal messaggio di

Conchita sul coinvolgimento voluto da Cristo di ogni cristiano e in particolare modo dei sacerdoti associati dal

Padre nello stesso compito di salvezza del Cristo.

I sacerdoti devono essere uomini che non si appartengono e che si fanno tutto a tutti a somiglianza di Cristo e

che sono disposti a morire in croce e a farsi pane quotidiano delle anime con una carità e una pazienza a tutta pro-

va, agendo sempre sotto I 'impulso dello Spirito Santo che ispira ed aiuta a portare a compimento i progetti di Dio in

questo mondo: 1'avvento del suo regno in ogni anima.

Punti focali di queste pagine:

— L'amore di Dio (e di Conchita) per i sacerdoti;

— La dignità altissima del sacerdozio iniziato da Cristo che si perpetua nella Chiesa.

É una lettura che dovrebbe far tremare le vene e i polsi di ogni sacerdote e spingerlo ad una donazione totale al

Padre in Cristo, attraverso lo Spirito Santo e Maria SS. ma.

Adriano Bucalo

PRIMA RELAZIONE

L'ESPERIENZA PERSONALE DI CONCHITA

RELATIVA AL SACERDOZIO DI CRISTO

ESPERIENZA DEL MISTERO DELL'INCARNAZIONE

II mistero dell'Incarnazione non appare in termini astratti né in una ordinata sistematizzazione di concetti teologici, ma, concretamente, nella realtà del sacerdozio di Cristo: Verbo, generato eternamente dal Padre nell'amore

dello Spirito Santo, si fa uomo (Mediatore e Vittima) nel seno di Maria, per opera dello Spirito Santo. Gesù Cristo é

sacerdote per questa realtà di Mediatore e Vittima: Figlio di Dio, uomo, salvatore. Siamo all'interno della prospettiva

neotestamentaria e patristica più autentica: é Salvatore perché é perfetto Dio e perfetto uomo.

Questa mediazione salvifica di Gesù si realizza principalmente attraverso il sacrificio della croce. Gesù é Sacerdote e Vittima, fin dal giorno dell'Incarnazione. Questa realtà sacrificale si fa presente nell'Eucaristia per mezzo

del ministero dei sacerdoti ordinati.

Gli scritti di Conchita non sono esposizioni teoriche ma fiammate del Cuore di Cristo ed esperienze personali e impegnate della stessa Conchita. Tutto é visto alla luce degli amori del Cuore del Signore. II sacerdozio di Cristo appare

come amore profondo al Padre, nello Spirito Santo, e amore di piena donazione all'umanità («Le anime»), fino a dare

la vita in sacrificio (come Sacerdote e Vittima).

Quest'amore di Cristo Sacerdote ha una dimensione mariana ed ecclesiale. Da quest'amore sgorga il desiderio

intimo e 1'esigenza che i sacerdoti ministri vivano in sintonia con gli amori di Cristo. II Signore vuole, per mezzo di Conchita, contagiare molte persone con questi suoi amori sacerdotali. Vediamolo partendo dagli stessi scritti di Conchita.

La realtà umana e divina di Gesù si risolve in immolazione o donazione sacrificale (fin dall'Incarnazione) per

la salvezza del mondo. Gesù descrive se stesso con questi vissuti sacerdotali:

«Compresi fin dal primo istante dell'Incarnazione il mio ruolo di Vittima, e lo abbracciai e 1'accettai

gioiosamente; per quali motivi, soprattutto? Primo, per onorare il Verbo e poi per saziare il mio amore per

1'uomo; questo nacque nel mio Cuore comunicato attraverso il Verbo. Per questo é immenso, ed ecco qui il

segreto della grandezza del mio amore, umano sì, ma divinizzato dal Verbo eternamente... E il mio Cuore di

uomo amava gli uomini e comprendeva le loro debolezze e miserie, i loro crimini e peccati, e un nuovo

martirio mi opprimeva: rossore e vergogna, perché, se Io non ero macchiato, la mia famiglia, il mio stesso

sangue, negli uomini miei fratelli, lo era» (Vida, 5,361-373; CC 23, 246-259; cfr. CC 51,30).

Fin dal primo momento dell'Incarnazione, la Vergine Maria si pone in sintonia con gli stessi vissuti sacerdotali di Cristo. Ella sarà il modello per Conchita e per molte anime sacerdotali:

«Fin da quell'istante (1'Incarnazione), la Madre Vergine... non ha cessato di offrirmi a Lui (il Padre)

come Vittima che veniva dal cielo per salvare il mondo... Sempre Maria mi offri al Padre»

(A mis sacerdotes, 96).

Alla luce degli amori di Cristo si capisce meglio 1'obiettivo dell'Incarnazione:

«Uno dei fini principali che perseguì il Verbo nel farsi uomo, fu quello di formare, in Lui e con Lui, il

sacerdote, facendolo simile a Lui... ascoltino quale fu il motivo principale dell'Incarnazione del Verbo: purificare il mondo e perpetuare la sua dimora in esso in due modi: nell'Eucaristia e nel sacerdozio, che é

come un'altra Eucaristia ambulante... Perpetueranno, in se stessi come 1'Eucaristia, la mia dimora sulla

terra... eucaristie viventi»... (A mis sacerdotes, 112).

L'amore di Cristo ai sacerdoti (cfr. 2,f) si ricava dal1'obiettivo dell'Incarnazione, che é quello della salvezza delle anime (cfr. A mis sacerdotes, 134). II sacerdozio ministeriale (all'interno del mistero della Chiesa Sposa) appare dunque in tutta la sua luce: «Egli (il Padre), col suo sguardo amoroso di infinita tenerezza, mise in Me, suo Verbo, la sua intelligenza o intelletto, la sua potenza, il suo amore; e in quello sguardo eterno che Io compresi e sentii, germinarono i sacerdoti nel Sacerdote"((CC51,32; cfr. A mis sacerdotes, 147)

L'esperienza vissuta di Conchita (le cui caratteristiche analizzeremo più avanti nel n. 3) non sono altro che un prolungamento o un contagio di questi sentimenti di Cristo Sacerdote. «L'incarnazione mistica», di cui le parla il Signore, si concretizza in questa sintonia impegnata e sacrificale con questi amori sacerdotali di Cristo.

2. GLI AMORI O L'INTERIORITÀ DI CRISTO

II sacerdozio di Cristo, negli scritti di Conchita, si presenta partendo dall'interiorità, dalla vita e dall'amore dello stesso Cristo. II suo amore al Padre e agli uomini arriva sino a dare la vita in immolazione totale. Questi amori inglobano Maria, la Chiesa e i sacerdoti.

a) II suo amore per il Padre nello Spirito

L'interiorità di Gesù, negli scritti di Conchita, è la stessa che traspare nei testi evangelici: amore sviscerato per il Padre nello Spirito Santo e amore per gli uomini («le anime») fino a dare la vita in sacrificio.

«II Padre era la sua vita e in Lui si ricreava il Verbo fatto carne. Era il suo pensiero costante, e nel servirlo e nel compiacerlo, Gesù trovava tutte le sue delizie... Gesù, sotto l'impulso dello Spirito Santo, nella sua vita mortale, mirava in tutto al Padre; perciò la consumazione dei misteri di Gesù fu la sua Ascensione per al Padre. Egli si offrì attraverso lo Spirito Santo, a suo Padre tra immensi dolori... Molte anime non ameranno il Padre, però Gesù amerà per esse... E quell'amore di Gesù al Padre è un amore sacerdotale, cioè un amore che glorifica, un amore che s'immola, un amore che redime e salva; un amore che ebbe il suo coronamento sul Calvario e che si perpetua nelle Messe e nelle anime... Sull'esempio di Gesù, ameremo il Padre per tutte le anime che non lo amano.

Dobbiamo soffrire sempre, perché dobbiamo amare sempre. Dobbiamo soffrire per tutti, perché dobbiamo amare per tutti (Como es Jesús, Su amor al Padre).

Partendo dall'amore per il Padre si comprendono armonicamente tutti gli amori di Cristo:

«Dunque il mio amore, dopo quello per il Padre, è Maria, e poi i miei Sacerdoti, la mia Chiesa e in essa, le anime. Questi sono i miei amori, e in questi immensi amori ci sono anche i miei dolori» (CC 49, 92).

L'amore per il Padre va sempre unito all'amore per lo Spirito Santo. «Lo Spirito Santo era la vita di Gesù e non si muoveva se non sotto la sua divina mozione» (Como es Jesús, Su amor al Espíritu Santo; cfr. Vida 6,258; CC 25, 175-178). La generazione eterna del Verbo si é realizzata in quest'amore:

«Quando il Padre generò il Figlio nell'eternità senza principio, generò con Lui, in un certo senso, i Sacerdoti. Da lì procede la generazione spirituale, e in un certo modo divina, del sacerdote, in quella del Sacerdote eterno, nell'intelletto e nel Cuore del Padre che è la sua volontà e che è lo Spirito Santo. Dalla cooperazione dello Spirito Santo nel Padre (sebbene proceda da Lui), in quell'estasi di ineffabile amore nel produrre il Verbo, in tutto uguale a Lui, furono concepiti eternamente la Chiesa e i suoi futuri sacerdoti» (CC 49, 348).

La vita trinitaria è vita di amore che si diffonde nel mondo per mezzo dei sacerdoti. L'interiorità di Gesù riflette quest'amore:

«È in quello specchio del Verbo, illuminato, direi, dallo Spirito Santo, il Padre sorrideva contemplando i suoi sacerdoti santi, come nati, come trasformati in ciò che Lui più ama, nell'unico che ama, nel Verbo in cui ama tulle le cose» (CC 49, 339).

Questo amore di Cristo al Padre nello Spirito Santo, deve rispecchiarsi nei sacerdoti: «Sentiranno come Me, ameranno con Me e si perderanno nell'unità come mi perdo Io, che vivo solamente di mio Padre e in mio Padre, in unione con lo Spirito Santo» (A mis sacerdotes, 106).

b) II suo amore a tutta 1'umanitá (le anime).

L'espressione più usata sull'amore di Cristo Sacerdote all'umanità è «amore per le anime», o il suo equivalente

«amore per 1'uomo». II contesto é sempre quello dell'amore per il Padre secondo i suoi disegni di salvezza. In questo

senso si può parlare dei suoi «due amori»:

«Suo Padre e le anime: furono la preoccupazione costante di Gesù, la sua passione dominante e, per cosi dire, i suoi amori sublimi. Sempre come dimentico di Se stesso, compiva, prima di tutto, la volontà santissima del suo amato Padre e correva anche dietro alla pecorella smarrita per metterla sulle sue spalle divine e riportarla a suo Padre» (Como es Jesús, Sus dos Amores).

È un solo amore espresso in due versanti: «Lo legarono due amori in uno stesso amore: 1'amore per Se stesso, come Dio, che é infinito, per riparare 1'offesa fatta alla Divinità, e 1'amore per 1'uomo, che è immenso, che è pure infinito, in quanto le anime portano in sé il fulgore della Trinità, una parte dell'Essere divino, 1'immortalitá» (Vita, 5, 255-257; CC 23,136).

Quest'amore di Cristo per le anime (per 1'intera umanità ha il suo principio nella vita trinitaria: «Per questo valgono tanto le anime, perché vengono dalla Trinità per tornare ad Essa e glorificarla eternamente» (A mis sacerdotes, 34).

La donazione di Cristo al Padre per la salvezza delle anime, deve riflettersi nel sacerdote: «Le anime sacerdotali, necessariamente, devono essere vittime; devono convertirsi in dono, offrendosi esse pure a mio Padre in unione con me, e offrendosi anche in donazione alle anime, come Me» (A mis sacerdotes, 54; cfr. la seconda relazione n. 7).

La dinamica di quest'amore è sempre circolare: dalla Trinità alla Trinità: «II Padre... eternamente si compiace in Se stesso nell'unità della Trinità. Vuole attrarre tutto a quel1'unitá: per questo formò la sua Chiesa unica: in lei tutte le anime devono formare unità nel Verbo, attraverso lo Spirito Santo, e la missione del sacerdote consiste nel condurre le anime a quell'unità (CC 50,88).

c) Il suo amore fino a dare la vita in immolazione.

L'amore sacerdotale di Cristo è di totalità. È una donazione incondizionata al Padre, nello Spirito Santo per mezzo di una piena immolazione di Se stesso («olocausto»). Le parole «vittima», «immolazione», «croce», equivalgono ad un amore di pienezza:

«L 'amore che non si crocifigge non è amore... Come amai lo? con amore universale, di carità, come

sa amare il Verbo, tutto carità. Con amore di sacrificio, immolandomi... perdonando, dimenticando e ottenendo loro grazie con il mio dolore. Con una purissima intenzione divina... Con un fine sublime di carità verso l'uomo e verso la Divinità, procurandole gloria. II mio amore espiatorio è incomprensibile ad ogni umana intelligenza» (Vida, 239-249; CC 23,119-129).

II tema del Cuore di Gesù ha questo stesso significato d'oblazione amorosa: «II mio Cuore e la mia croce sono inseparabili» (Vida 2,322; CC 1,146). II Verbo fatto uomo è già la vittima della croce sin dal seno di Maria: «Io, il Verbo sempre vittima a favore del mondo» (A mis sacerdotes, 4). II farsi vittima di Cristo è il «prezzo» delle anime: «Le anime mi costarono il prezzo del mio Sangue e soltanto a quel prezzo potei redimerle, perché è la moneta con cui si comprano le grazie» (A mis sacerdotes, 120).

Dolore e amore si identificano nella vita di Cristo Sacerdote: «II Padre, attraverso lo Spirito Santo, fecondò Maria, e in lei Dio si fece uomo, il Verbo si fece carne, per il dolore. Questa fu la mia vita: immolazione costante in cui

glorificavo il Padre mio e adoravo in Me la sua fecondità dolorosa a favore del mondo. Per questo il dolore santifica,

il dolore salva, per la virtù della fecondità divina in Me... Nel mondo delle anime 1'amore é dolore, e il dolore è amore» (A mis sacerdotes, 113).

Tutta la vita di Cristo è un'immolazione, per il fatto di essere Sacerdote e Vittima:

«Sacerdote vuol dire che si offre ed offre, che s'immola e immola» (CC 50,141). «Sperimenta tutto,

affinché 1'uomo avesse un Gesù - ostia, sacrificato per suo amore» (CC 49,216).

d) II suo amore per María.

L'amore di Cristo per il Padre e per gli uomini si concretizza nell'amore per Maria, come Madre sua, della Chiesa, delle anime e, in modo speciale, Madre dei sacerdoti:

«In Lei depositai le mie confidenze più intime e, attonita nei miei sfoghi filiali, seguiva uno ad uno i palpiti del mio Cuore, martire d'amore per gli uomini, dei miei intimi dolori, del mio zelo per la gloria del

Padre mio, delle mie ansie di morire per dar la vita e con essa l'eterna felicità agli uomini» (Cómo es Jesús,

Su amor a Maria).

Conchita è proprio invitata ad imitare Maria nel modo di vivere la sua relazione con Cristo Vittima:

«lo mi rallegro anche nell'amore di Maria... Imita mio Padre nel sacrificarmi a Lui per amore. Imita Maria, nell'offrirmi per amore al Padre, con un unica volontà, la Sua, e lasciami fare del tuo cuore il mio riposo, il riposo di Gesù» Vida 6, 258-259; CC 25, 178-179; cfr Vida 6, 71-73 e CC 24,40-42).

Maria fa parte dei vissuti sacerdotali di Cristo: terminò 1'Incamazione reale e continuò 1'incarnazione mistica nel suo Cuore, per offrirmi sempre al Padre e attrarre le grazie sulla Chiesa, cioè a favore dei sacerdoti, e attraverso di essi, a favore delle anime» (A mis sacerdotes, 96).

Per questo Maria è il dono di Cristo ai suoi sacerdoti:

«Come non pensare di lasciare ai miei sacerdoti — dopo aver lasciato me stesso in essi — a coloro che più amavo, ciò che essi avrebbero dovuto più amare, il Cuore più tenero e delicato, più puro e santo sulla

terra, Maria, perché fosse la loro consolazione, il loro sostegno, il loro calore, la loro Madre, il canale stesso

attraverso cui verrebbero a loro tulle le grazie?... Vedevo in loro non altri, non degli uomini soltanto, ma

Me» (A mis sacerdotes, 98).

L'amore di Cristo per Maria ha un senso ecclesiale e sacerdotale. È Lei che, essendo Madre della Chiesa, aiuta

ogni sacerdote ad essere un altro Cristo. La sua maternità è sempre attiva verso ogni anima e, in maniera speciale, verso ogni sacerdote. L'amore di Cristo per la sua Chiesa, per le anime e per i sacerdoti si esprime nel suo amore per Maria:

«E perciò la mia Chiesa ha calore, perché è Madre ed ha per Madre, Maria. Per questo ha una Mediatrice e in Lei un'anima pura che supplica, rallegra, consola e addolcisce i sacrifica ed i calvari dei sacerdoti... Dopo di Me, Maria deve essere tutto per il sacerdote. È Lei quella che prepara le anime sacerdotali a ricevere la grazia, che non ha prezzo, della trasformazione che continuamente si opera sull'altare... E così, formando i tratti di Gesù, uno ad uno, nel cuore dei sacerdoti che sono disposti a ciò, aiuta lo Spirito Santo, con le sue cure materne, ad operare una perfetta trasformazione in Me... Maria è martire del sacerdote, la Madre del dolore... Per questo Maria ha nella Chiesa un ruolo cosi importante, il ruolo di Madre, perché comunica ad ogni sacerdote il germe eterno del Padre che sta nel Verbo e che, attraverso lo Spirito Santo, si fa fecondo in ogni anima sacerdotale, per formare in essa Gesù Ostia, Gesù Vittima, Gesù Salvatore, Gesù Sacerdote. Maria non è una Madre inattiva, non è solo un'immagine da adorare; è una Madre, Madre attiva e senza riposo... presta continuamente i suoi servizi alle anime, e in maniera molto speciale alle anime dei sacerdoti» (A mis sacerdotes, 98).

e) II suo amore per la Chiesa.

L'espressione «la mia Chiesa» si ripete frequentemente nelle confidenze del Signore a Conchita; sempre con un

tono di tenerezza e di affetto, come pure come un invito a vivere in questo stesso atteggiamento. II Signore non cessa

di manifestare 1'esigenza di un amore di ritorno da parte di tutti coloro che compongono la sua Chiesa amata: «La mia

Chiesa è ciò che più amo e ciò che più m'ha fatto soffrire» (Vida, 31,22-23; CC 10, 195-196).

L'amore di Cristo per la Chiesa trova la sua origine nel1'amore per il Padre: «Tutto il divino che racchiude la Chiesa è dovuto alla santa fecondità del Padre, fecondità meravigliosa che Egli ama e che, comunicandola ai sacerdoti,

non vuole vedere inattiva e dimenticata» (A mis sacerdotes, 130).

Un dato che risalta in quest'amore alla Chiesa è il suo titolo di sposa di Cristo.

Le confidenze sembrano una glossa del testo Paolino agli Efesini 5,25-27:

«Io venni al mondo per salvarlo attraverso il divino mezzo che è la Chiesa, Sposa amatissima del 1'Agnello» (CC 49,307). «lo, secondo il tuo modo di parlare, misi i miei cinque sensi nel formare questa Chiesa amata... Nella mia Chiesa ho il mio seggio sulla terra; nella Chiesa ha le sue delizie un Dio fatto uomo... Per Me sulla terra non c'è niente di più bello della mia Chiesa» (CC 49,308-310).

Quest'amore di Cristo per la sua Chiesa, il Signore vuol vederlo riflesso nei suoi sacerdoti (cfr. la seconda relazione, n. 10). Conchita sarà la portatrice di questo messaggio, come «vittima per la Chiesa» (Vida 3,22-23; CC 10,195-196; cfr. il n. 3 di questa relazione).

f) II suo amore speciale per i sacerdoti.

Dall'amore di Cristo per il Padre nello Spirito Santo, e dall'amore per le anime, per Maria e per la Chiesa, nasce

1'amore speciale verso i sacerdoti. «lo amo i ministri della mia Chiesa, come le pupille dei miei occhi, e per questo

stesso motivo, mi addolorano di più le offese fatte da loro a ciò che più amo e che essi dovrebbero amare» (Vida,

9,359; CC 35, 102-108):

«II Padre li consacrò eternamente allo Spirito Santo: perché Io, il Figlio, li conquistai per i miei infiniti meriti; perché lo stesso Spirito Santo, quando incarnò il Divino Verbo in Maria, si rallegrò anche nel divinizzare la vocazione sacerdotale con il contatto del Verbo, il Sacerdote eterno, e pose in questa vocazione una fibra della fecondazione del Padre e un riflesso della sua Immacolata Sposa, immagine della Chiesa... II sacerdote non è mai solo, ma la stessa Trinità lo accompagna dappertutto in maniera speciale»

(A mis sacerdotes, 65).

«I miei sacerdoti sulla terra, dopo Maria, sono l'opera perfetta del Padre per il fatto di essere un riflesso del suo Figlio unico... II Padre vede soltanto un Sacerdote nella moltitudine dei sacerdoti; vede solo Me nei sacerdoti semplificati in Me!» (ibidem, 72). «Lo Spirito Santo ebbe parte attiva nella creazione del mondo. Allo Spirito Santo, che personifica l'Amore, fu data la fecondità realizzata in Maria... Con il soffio dello Spirito Santo fondai la mia Chiesa sui miei sacerdoti amati; per questo anche la Chiesa è frutto di amore, fecondazione d'amore nei suoi sacerdoti» (ibidem, 134).

I sacerdoti sono come una pagina della biografia di Gesù. Quest'amore è cominciato nell'eternità, quando il Padre genera il Verbo. Dal giorno dell'Incarnazione, occupano un posto nel Cuore di Cristo Sacerdote:

«Da quando m'incarnai in Maria; da quando mi misi all'amorosa disposizione del Padre mio, dicendogli: EccoMi, non mi misi a sua disposizione da solo, ma con tutti i sacerdoti in Me, creati da mio Padre, per opera dello Spirito Santo, in Maria... vedendo tutti i sacerdoti in Me, con essi nacqui a Betlemme, lavorai a Nazareth, convertii in Galilea, soffrii a Gerusalemme, morii sul Calvario e risuscitai... ho sempre portato nel mio cuore quella fibra santa e feconda del Padre mio, i miei sacerdoti... In Me stanno i sacerdoti misticamente trasformati da quando mio Padre ideò la mia Chiesa, che fu eternamente. Egli posò su di me il suo sguardo di infinita tenerezza; e in quello sguardo eterno, che lo vidi e sentii, germinarono i sacerdoti nel Sacerdote eterno, e da allora li amo in Me stesso, come Dio; e venendo con Me, come ho spiegato nel1'Incarnazione, li amai e li amo come Dio uomo» (A mis sacerdotes, 77; CC 51,30).

«Egli (il Padre), col suo sguardo amoroso di infinita tenerezza, mise in Me, suo Verbo, la sua intelligenza o intelletto, la sua potenza, il suo amore: e in quello sguardo eterno che lo compresi e sentii, germinarono i sacerdoti nel Sacerdote... Guarda, figlia: Io non posso stare separato da ciò che è Mio» (CC 51,32).

Partendo da quest'amore di Cristo per i suoi sacerdoti si capiscono le descrizioni sulla loro ragion d'essere, la loro «Trasformazione», la loro esigenza di santità e di apostolato (cfr. la seconda relazione). «I dolori intimi del mio Cuore... sono 1'origine e la culla del sacerdozio, e saranno sempre la fonte delle vocazioni... Non c'è nulla di tanto intimo nel mio Cuore come i sacerdoti» (A mis sacerdotes, 120).

3. LA VITA DI CONCHITA

COME IMMAGINE DI QUESTI AMORI DI CRISTO

Fin qui abbiamo esposto il sacerdozio di Cristo partendo dai suoi amori o dalla sua interiorità e dal suo Cuore, cosi come appare nelle comunicazioni che Conchita ricevette dal Signore. In realtà, si tratta anche delle esperienze vissute da Conchita in sintonia con il Verbo Incarnato. Ma ella non è centrata in se stessa né nelle sue esperienze o nei suoi sentimenti, bensì negli amori di Cristo Sacerdote. La grande preoccupazione di Conchita è quella di far conoscere gli amori di Cristo sacerdote, per farlo amare specialmente dai sacerdoti e da altre «anime sacerdotali». Ella rimane contagiata dall'amore di Cristo al Padre:

«Gesù non è conosciuto, per questo non è amato... Oh, Padre Santo, Gesù ti amo sacrificandosi ansioso di darti gloria e anche la mia anima. Padre mio, ha bisogno di dartela. Oh, Maria!...» Che queste meditazioni di «Cómo es Jesús», scritte al calore del tuo Cuore di Madre, servano per farlo conoscere nel suo

amore e nel suo dolore» (Como es Jesús, Retrato de Jesús).

Conchita vive immersa nel mistero dell'Incarnazione del Verbo, partecipandovi secondo la grazia speciale ricevuta dal Signore e definita da Lui come «incarnazione mistica». Vive questo mistero partendo dagli amori di Cristo.

«Operandosi nel tuo cuore 1'incarnazione mistica, lo Spirito Santo, per la fecondità del Padre, mise nella tua anima

il Verbo, e con Luì, figlia, anche i suoi sacerdoti» (CC 50, 175-176).

Tutti gli amori di Cristo trovano eco nel cuore e nella vita di Conchita. La sua vita si fa, fin dalle prime comunicazioni del Signore, vita nuova nello Spirito Santo, come riflesso del Padre e del Figlio (Vida 6, 237), laccio di unione tra il Padre e il Figlio (Vida 3, 337; 6, 224-258), fonte d'amore (Vida 7, 352), fuoco di vera carità (Vida 5, 106). La proprietà dello Spirito Santo è darsi, comunicarsi (Vida 9, 346). Lo Spirito Santo ha bisogno di anime che si consacrino a Lui, anime crocifisse, per discendere in esse (Vida 1, 271-273). Egli rende feconda 1'Opera della Croce (Vida 6, 230). È Lui che guida e impregna tutta la vita di Gesü (Vida 4, 135; 7, 185). Si vive di Lui per mezzo di Maria (Vida 9, 332). Lì si ispira la vita di Conchita, guidata dallo Spirito Santo, per vivere degli amori di Cristo e per contagiare altre anime sacerdotali.

Il suo amore alle anime nasce dalla sintonia con lo stesso amore universale di Cristo. Conchita non è centrata

su se stessa, ma sul bene degli altri, a imitazione dell'amore di Cristo. Quest'apertura si fa donazione totale e crocifissa:

«Nascesti per gli altri... lo mi occuperò di te» (Vidal, 139; CC 10, 218).

«Tu sei destinata alla santificazione delle anime, e in maniera specialissima a quelle dei sacerdoti» (Vida 4, 257; CC 18, 220-223).

«Datti alle anime come mi diedi Io» (Vida 45, 86; CC 22, 203-206).

«Se vuoi salvare anime, trasformati nella croco» (Vida 4, 143; CC 4, 197-199).

«Offriti come Vittima in unione a Me» (Vida 3,8; CC 6, 157-158).

«Ti ho scelto come vittima speciale» (Vida 6, 125; CC 24, 193-196).

«In unione con Me devi essere vittima, perché questo è il grado più perfetto dell'amore» (Vida 6, 241-242; CC 25, 161-161).

Il suo amore a Maria si esprime nell'identificazione con Lei: «Perché sei madre (le dice Gesù) con un riflesso di Maria, misticamente Mia e dei miei sacerdoti» (CC 50, 175-176). Per questo, nel cuore di Conchita dovrà riflettersi la

tenerezza materna che Cristo trovò in Maria: «Dunque, questa tenerezza materna, derivata da quella di Maria, vengo a cercare nel tuo cuore di madre, e nel cuore dei tuoi» (CC 49, 95). Da ciò deriverà la necessita di imitare Maria

nella sua fedeltà generosa alla sua immolazione con Cristo, e cosi vuole Conchita: «Madre mia, Vergine santa, dammi il

tuo cuore e i tuoi palpiti per saper amare Gesù» (CC 49, 218). La scuola di quest'amore e di quest'imitazione è lo

stesso Gesù:

«Imitala... è la migliore Maestra di vita spirituale» (Vida 4, 7; CC 6, 188-193).

«Imita Maria offrendomi per amore al Padre» (Vida 6, 259; CC 25, 259).

(Maria le disse) «Questo é il più grande favore che ti ha fatto mio Figlio» (Vida 3, 200; CC 4, 167-170).

II suo amore alla Chiesa fa parte della sua vocazione e del suo carisma specifico. È amore che si traduce in fedeltà. Si tratta di mettersi in sintonia con lo stesso amore di Cristo (cfr. n. 2, E). La vita di Conchita sarà una continua immolazione per il bene della Chiesa:

«Sacrificati per la Chiesa... lo voglio che tu sia vittima per la Chiesa» (Vida 3, 22-23; CC 10, 195-196).

«Ormai non ti appartieni, sei della Chiesa e il Verbo ti utilizza a suo favore» (Vida 9, 305; CC 35, 27-29).

«Io voglio che tu accetti volontariamente d 'essere tutta e per sempre della Chiesa» (Vida 9, 316; CC 35,

57-61).

«La dottrina che ti ho dato é della Chiesa» (Vida 4, 258; CC 18, 220-223).

II suo amore ai sacerdoti è una conseguenza degli altri amori. L'amore di Cristo al Padre nello Spirito Santo, così come il suo amore alle anime, alla Chiesa e a Maria, si concretizza in un messaggio di amore ai sacerdoti. Non si nascondono i loro difetti, ma, soprattutto, si indicano loro i grandi ideali. La vita di Conchita è consacrata alla santificazione dei sacerdoti, come conseguenza del condividere i vissuti e gli amori di Cristo Sacerdote. Questo fu 1'incarico che ricevette dal Signore:

«Tu sei destinata alla santificazione delle anime, e in maniera specialissima, a quella dei sacerdoti»

(Vida 4, 257-258; CC 18, 220-223).

«Ti ho chiesto molte volte che ti sacrifichi per loro, che li riceva come tuoi, per il fatto che Maria si

riflette in te» (CC 50, 156).

«Perché sei madre con un riflesso di Maria, misticamente Mia e dei miei sacerdoti» (CC 50, 175-176).

«Per questi io caddi... e tu per questi devi soffrire molto... però pioveranno grazie» (Vida 4, 152).

È interessante osservare in queste esperienze vissute di Conchita due note caratteristiche: il suo amore fedele e appassionato per Cristo Sacerdote (II Verbo Incarnato) e la ripugnanza naturale a pubblicare le confidenze del Signore

sui sacerdoti. Si notano, nel dialogo con il Signore, certe difficoltà che ella stessa manifesta, come se le costasse credere nei difetti dei sacerdoti.

C'è un fatto nella vita di Conchita che, secondo me, è un chiaro segno della sua fedeltà e della sua vera immolazione sull'altare degli amori di Cristo. Mi riferisco alla «notte oscura» dei suoi ultimi giorni e all'atteggiamento di «abbandono» totale in unione con l'«abbandono» di Cristo sulla croce. È una nota di autenticità, come conseguenza matura di tutte le confidenze ricevute.

SECONDA RELAZIONE

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PRIVATE SUA VITA E LA SUA PAROLA SUI SACERDOTItc \l 1 "SUA VITA E LA SUA PAROLA SUI SACERDOTI"

La vita di Conchita è tutta sacerdotale. Come abbiamo visto nella prima relazione, ella vive degli amori di Cristo Sacerdote e del suo Cuore. È lo stesso Signore che la contagia con 1'amore per i sacerdoti, spiegandole, allo stesso tempo, la ragion d'essere del sacerdote ministro, il suo processo di trasformazione in Cristo e le sue esigenze di santità.

II suo «destino» è, dunque, diventare vittima per la santificazione dei sacerdoti (cfr. Vida 4, 257-258; CC 18, 220-223). È una specie di maternità spirituale, a imitazione della maternità di Maria (CC 50, 175-176).

Per questo desidera ardentemente che tutti i sacerdoti ardano di zelo apostolico (Vida 5, 200), vuole farsi carico

dei loro peccati come fossero suoi (Vida 4, 146), seguendo le indicazioni di Gesù (Vida 4, 152). Conchita offre la sua

vita perché ci siano sacerdoti santi (Vida 4, 151, 161) e il suo più ardente desiderio è quello di dare a Cristo molti

santi sacerdoti per consolarlo (Vida 4, 153).

In questo contesto di vita e di impegno, Conchita ci trasmette il messaggio ricevuto dal Signore perché lo annunci alla Chiesa tutta. II sacerdote lo vede sempre in relazione con Cristo, come trasformato in Lui per esercitare

santamente il ministero e salvare molte anime. È un sacerdozio partecipato ontologicamente da quello di Cristo, in

profonda relazione con Lui, per amarlo e seguirlo, imitarlo ed essere quasi la sua trasparenza nella Chiesa e nel

mondo.

Identità sacerdotale: essere operare e vivere

La realtà sacerdotale si presenta, negli scritti di Conchita, con un senso dinamico: «II sacerdote, in un certo modo,

si potrebbe definire così: II glorificatore del Padre attraverso il sacrificio di Gesù sotto 1'impulso dello Spirito Santo»

(Cómo es Jesús, Sus Sacerdotes). L'essere del sacerdote è partecipazione dell'essere di Gesù e del suo mistero d'Incarnazione:

«Quando il Padre generò il Figlio nell’eternità senza principio, generò con Lui, in un certo senso, i sacerdoti. Da lì procede la generazione spirituale, e in un certo modo divina, del sacerdote, in quella del Sacerdote eterno, nell’intelletto e nel Cuore del Padre che è la sua volontà e che è lo Spirito Santo... Dalla cooperazione dello Spirito Santo nel Padre (sebbene proceda da Lui), in quell'estasi di ineffabile amore nel produrre il Verbo, in tutto uguale a Lui, furono concepiti eternamente la Chiesa e i suoi futuri sacerdoti» (CC 49, 348). «II Padre, generandomi nel seno purissimo di Maria, per opera dello Spirito Santo, generò con Me in Lei il germe dei sacerdoti, nel Sacerdote eterno; le comunicò una figura divina della fecondazione dei futuri sacerdoti, generati nel seno del Padre, da tutta 1'eternitá» (Ce 50, 170-173). «Ogni sacerdote, eternamente concepito dal Padre, ha una specie di eterna generazione unita al Verbo» (A mis sacerdotes, 33).

II potere di fare presente Cristo nella Eucarestia è una conseguenza del fatto di partecipare al mistero dell'Incarnazione:

«Ogni sacerdote deve avere 1'incarnazione mistica, molto profonda, molto intima, molto familiare,

sebbene con rispetto, dato che sull'altare la opera ogni giorno nel sacrificio della Messa. Li misticamente incarna il Verbo in ogni ostia consacrata che trasforma, per la transustanziazione delle specie, in Gesù. Però siccome allora, egli è Gesù, resta una scia nella sua anima, quella di quest'incarnazione che il

sacerdote dovrebbe conservare nel suo cuore... II sacerdote incarna Gesù nell'ostia, ma siccome egli diventa Gesù, diventa ostia, e nell'offrire l'ostia al Padre, trasformato in Gesù, è anch'egli ostia e vittima»

(CC 50, 190). «A motivo del sacerdozio conferito e confermato dallo Spirito Santo, ricevono il potere di concepire, in un corto senso, il Verbo fatto carne nella Messa, dove si rinnovano la mia Incarnazione, Passione e Morte» (CC 50, 235).

«Sull'altare il Sacerdote effettua un facsimile dell’Incarnazione del Verbo» {Vida 5, 334; CC 23,

217-227).

L'essere e 1'operare sacerdotale esigono un modo di vivere conseguente. La partecipazione al mistero dell'Incarnazione deve diventare esperienza vissuta attraverso una coerente vita di santità: «II riflesso di questo mistero dell'Incarnazione, il Sacerdote lo riceve ogni giorno nella sua anima, durante la Messa... Però 1'anima del sacerdote che abbraccia e coltiva questo dono di Dio con la sua corrispondenza alla grazia, è più disposta a ricevere e ad ampliare la grazia senza prezzo dell’incarnazione mistica, che è grazia sacerdotale in ogni sua parte» (CC 50, 192-193). Cosi si da una spiegazione del carattere sacerdotale: «Davanti allo sguardo di mio Padre esiste in loro il carattere incancellabile, il sigillo santo che li consacrò Miei» (CC 49, 74).

Questo tema è come il punto di partenza per comprendere la dottrina sacerdotale che Conchita riceve dal Signore. Ella stessa lo manifesta con un certo stupore e una certa paura, come volendo sfuggire a quelle confidenze. «lo me ne andai, per paura che mi avrebbe parlato dell’incarnazione mistica... quelle divine immensità mi schiacciano. Egli

mi perdoni» (CC 50, 221).

Gesù stesso le chiarisce i dubbi:

«Però se tutti i vescovi e i sacerdoti hanno, per il fatto di essere sacerdoti, 1'incarnazione mistica., allora perché mi hai detto, Signore, che è una grana scelta e speciale per certi sacerdoti?

«Guarda, figlia, il germe di questa grazia insigne ce 1'hanno tutti... ricevendo nella loro ordinazione il soffio fecondo dello Spirito Santo... però questo germe si svilupperà sempre più per le grazie speciali e gratuito dello Spirito Santo» (CC 50, 238-239).

«Sull'altare, figlia, si producono entrambe le cose: II sacerdote incarna il Verbo fatto uomo, cioè riproduce., in un certo senso, il mistero dell'Incarnazione, che attrae il Verbo sulla terra per farsi uomo; e con il Dio - Uomo si opera e produce il mistero della transustanziazione. Però, siccome il riflesso di Dio è Dio stesso, il Verbo fatto carne, nel riflesso che produce nell'anima del sacerdote, passa nel suo cuore, operando, in un certo grado, L’incarnazione mistica in lui» (CC 50, 298-299).

2. Trasformazione in Cristo

È una conseguenza del fatto di partecipare ontologicamente del sacerdozio di Cristo. La trasformazione del proprio essere deve farsi morale e vissuta, cosciente e responsabile, con tutte le conseguenze di santificazione personale.

L'«incarnazione mistica» applicata al sacerdote, ha due aspetti: 1) La grazia sacerdotale ricevuta nell'ordinazione

come «soffio fecondo dello Spirito Santo»; 2) Lo sviluppo di questa grazia («germe») attraverso una conseguente fedeltà (cfr. CC 50, 238-239).

Molte volte, nelle confidenze di Gesù a Conchita, il Signore si identifica con il sacerdote come un suo «altro Io». «II sacerdote che compie la sua missione, sarà un altro Io» (Vida 345-346; CC 259-265). «Identificato in Me è un altro lo, e allora sono lo stesso quando consacra, in questo mistero di amore che si effettua nella transustanziazione»

(Ce 49, 181).

Questa trasformazione morale o spirituale si realizza sotto 1'azione e i doni dello Spirito Santo:

«E se i sacerdoti debbono essere altri Gesù, i vescovi a maggior ragione, e ancor più devono essere trasformati e identificati con Me, però con una trasformazione cosi intima, così reale e cosi profonda, che scompaiono in Me, vivendo e operando e amando lo in loro, con lo Spirito Santo» (CC 49, 122).

«Perché non è il sacerdote colui che vive, ma lo in lui, con tutte le mie virtù, i miei carismi e i miei

doni, e anche splendori esterni della Trinità, comunicano» (CC 50, 204).

Da questa trasformazione spirituale dipenderà il frutto del lavoro apostolico:

«Solo un sacerdote, trasformato in Me, può trasformare le anime; e queste riceveranno una trasformazione nella misura della sua trasformazione in Me» (CC 50, 182).

«Io in loro voglio operare, parlare, vivere e rendermi percettibile alle anime... trasformare il mondo

attraverso la trasformazione perfetta dei sacerdoti nel gran Sacerdote, nell'unico Sacerdote, da cui tutti pro-

cedono» {A mis sacerdotes, 51).

«Le anime sacerdotali, necessariamente, devono essere vittime; devono convertirsi in dono, offrendosi

pure a mio Padre in unione con Me, e offrendosi anche in donazione alle anime, come Me» (A mis sacerdotes, 55).

«Se i miei sacerdoti sono altri lo, potranno anche acquistare la valida moneta della comunione dei san-

ti... e così mi aiuteranno potentemente a salvare le anime» (A mis sacerdotes, 109).

È una trasformazione che comprende tutti i momenti della vita, come testimonianza di autenticità, a mo' di segno o trasparenza di Gesù:

«Devono non solo sembrare Gesù, ma essere Gesù, soli o accompagnati, per la strada o nel Tempio,

nel loro ministero o fuori di esso» (CC 49, 185).

«Solo un Pastore 'Io', può creare nella sua Chiesa figli 'Io', perché solo chi è trasformato, ha virtù per

trasformare» (CC 50, 244).

Le confidenze sui sacerdoti hanno come obiettivo principale aiutarli a vivere il mistero trinitario come trasformazione di vita. L'unità del cuore, come riflesso della Trinità, sarà il fondamento dell'unità tra tutti i sacerdoti: «Queste confidenze hanno avuto come oggetto, unire tutti i sacerdoti nell'unità della Trinità, però trasformati in Me; hanno il fine di fare di tutti loro un solo Gesù; lo in loro; non molti Gesù ma uno solo» (CC 50, 292).

L'Eucaristia è sempre il momento culminante di questa trasformazione: «Sono lo colui a cui guarda il Padre, colui che lo ringrazia anticipatamente per il mistero che si opera sull'altare... almeno allora, almeno in quei momenti,

che essi fossero 'lo'» (CC 49, 32). «Nel consacrare, siamo uno; egli scompare in Me, e rimango lo in lui, come due in

uno» (CC 49, 59). «Lo assorbo nella mia divinità, e senza che lo percepisca, lo trasformo in Me... non solamente per

offrirmi al Padre mio nel sacrificio dell'altare, ma anche perché mi dia alle anime» (CC 49, 60). «II Verbo scende

sull'altare trasformando il sacerdote in me; per questo il Padre lo guarda, gli sorride, lo avvolge con la sua Ombra»

(CC 50, 62).

L'amore del Padre ai sacerdoti è la fonte della trasformazione:

«Già sin da quell'eternità il Padre godeva nel vedere il suo Figlio amatissimo nei sacerdoti, e per questo stesso motivo li amava» (A mis sacerdotes, 34).

Allora Cristo comunica i suoi amori ai suoi sacerdoti:

«Per questo amo tanto la grazia dell'incarnazione mistica... Voglio sviluppare questa grazia nel cuore

dei sacerdoti, per assicurare la loro fedeltà, il loro eroismo e sentire in essi qualcosa delle fibre feconde

dell'amore di mio Padre, la cui Paternità hanno ricevuto da Lui. Voglio con questa grazia infondere in

loro — trasformandoli in Me — il mio amore per mio Padre e I 'amore di mio Padre per Me» (A mis sacerdotes, 98). «Sentiranno i peccati altrui con la delicatezza con cui li sento Io... trasformazione in Me... perché quel dolore per le offese che ricevo, e che sentiranno come proprie, ha una virtù speciale per ottenere le

grazie dal cielo... Cessa il cercare se stessi... Allora all'anima non importano le sue pene, ma le mie... altri

lo, tutti in Me, che sentano quello che lo sento, che vogliano quello che lo voglio, che amino quello che

lo amo... Sentiranno come Me, ameranno come Me e si perderanno nell'unità come mi perdo lo, che vivo

solo di mio Padre, e in mio Padre, e in unione con lo Spirito Santo» (A mis sacerdotes, 106).

3. Prolungare 1'azione di Cristo

L'azione del sacerdote si presenta sempre come identificazione e prolungamento dell'azione di Cristo Sacerdote, specialmente nella celebrazione eucaristica (cfr. n. 6). È lì dove appare più chiara 1'identitá sacerdotale (n. 1) e la necessità della trasformazione in Cristo (n. 2). Tutta 1'azione sacerdotale tende alla salvezza delle anime (cfr. n. 7), come copia dell'azione redentrice di Cristo: «Altri lo che continueranno la missione che mi portò sulla terra, e che fu

quella di portare al Padre mio ciò che da Lui uscì; anime che lo glorificheranno eternamente» (CC 50, 200).

La predicazione deve incentrarsi su Cristo: «che predichino Me, il Verbo fatto carne, crocifisso!» (CC 49, 224; cfr.1 Cor 1,23; 2,2). «La missione dei Sacerdoti è quella di seminare la mia dottrina; spingere al pentimento, illuminare gli spiriti, convertire le anime, far reagire i cuori e non darsi da fare per ricevere lodi... Deve cercare non di brillare, ma di convertire: e solo colui che è santo, santifica. Per questo ministero (della predicazione), il sacerdote ha bisogno di

essere uomo di preghiera, perché per dare alle anime è necessario ricevere dall'alto; e non si riceve se non si prega,

se non si è mortificati» (CC 49, 221).

II servizio dei sacramenti richiede santità di vita. II sacerdote è ministro del perdono in nome di Gesù (Vida 9,

363-364). «Tutti i miei sacramenti purificano, perché recano qualcosa di divino; recano il mio Sangue... I sacerdoti che

amministrano questi sacramenti, devono essere senza macchia, perché... pongono il mio divino sigillo nei cuori; lava-

no con il mio Sangue» (CC 49, 171).

Questa azione pastorale deve essere copia del modo di agire del Signore, specialmente nel suo «essere vicino ai poveri». «lo venni a salvare tutti senza distinzione: poveri e ricchi, e la mia carità preferì i bisognosi, i derelitti, i poveri; e lo stesso fui povero per attrarli a Me senza che si vergognassero. E se i sacerdoti devono essere lo, devono avere la stessa carta, abnegazione e umiltà, e lo stesso sentire che ebbi lo... lo amo molto i poveri e manca nella mia Vigna, nella mia Chiesa, chi li ami come Me... Tutte sono anime: tutte mi costarono il Sangue e la Vita» (A mis sa-

cerdotes, 27).

4. Amicizia con Cristo

L'amore profondo di Cristo per i suoi sacerdoti è una chiamata all'unione con Lui, tradotta in amicizia, in

trasformazione e sintonia con i suoi amori (cfr. prima relazione, 2, /). Quando vengono segnalati difetti dei sacerdoti, si

nota sempre la misericordia e 1'offerta di un amore incondizionato, personale e unico. Molte volte questo tema si esprime con la terminologia del «Cuore» di Gesù Cristo: «I sacerdoti sono fibre del mio Cuore, la sua essenza, i suoi stessi palpiti» (A mis sacerdotes, 33). «In questo costato aperto dalla lancia ebbero la loro culla i sacerdoti della Chiesa»

(ibidem, 34). «Non c'è nulla di tanto intimo al mio Cuore come i sacerdoti» (ibidem, 120).

L'espressione «miei sacerdoti» ha un tono affettuoso e si ripete con frequenza: «I miei sacerdoti.. questi pezzi del

mio stesso Cuore» (A mis sacerdotes, 49, 151; cfr. A mis sacerdotes, 72 e 98). I sacerdoti sono invitati a corrispondere

costantemente all'amore di Cristo.

La vita sacerdotale recupera il suo senso partendo dalla dichiarazione d'amore da parte di Cristo (cfr. Gv 15,9).

L'amore che Cristo offre ha le sue radici nell'amore eterno di Dio: «L'amore forma i sacerdoti che, se furono generati

sin dall'eternità nell'intelletto del Padre, nacquero, o figlia, a forza dei palpiti amorosi e dolorosi del mio Cuore sulla

Croce, e consumati nella loro origine e nella loro fine dall'amore» (CC 49, 384).

Gesù continua ad offrire ai suoi sacerdoti un amore di amicizia profonda. La risposta dev'essere di fiducia e

di intimità: «È necessario, a tutti i costi, che i Sacerdoti si avvicinino a Me nell'intimità dei loro cuori. Di' loro che

non temano, che... in Me hanno un fratello... una madre, un Padre, un Dio - uomo che li ama con sviscerata tenerezza... che vuole stringerli contro un Cuore che si lasciò spezzare perché in esso fossero contenuti i sacerdoti, per

trasformali in Me, il loro Gesù, tutto misericordia e bontà» (CC 50, 315).

5. Sequela e imitazione di Cristo

La trasformazione in Gesù equivale a vivere in sintonia col suo amore. Quest'amore è esigente, ma rende possibile 1'offerta: «Come si opera praticamente questa trasformazione? AMANDO: perché dall'amore derivano la generosità, 1'abnegazione, 1'oblio di sé, il sacrificio, 1'ardente zelo per la mia gloria, la fede, la speranza, e 1'avere una sola volontà con quella di mio Padre, attraverso una donazione assoluta e totale a tutte le sue disposizioni... Che studino, o figlia, il mio Cuore incomprensibile, dove trovano posto tutte le ingratitudini, tutte le lacrime e tutti i dolori altrui» (CC 50, 339).

L'esistenza sacerdotale consiste nel condividere la Vita con Cristo assumendo tutte le sue esigenze: «Nella Messa non offro Me solo, ma con Me offro tutti i sacerdoti del mondo, perché tutti sono in Me, unico Sacerdote, a causa

della mia Unità. Sin da quando mi incarnai in Maria, da quando mi misi all'amorosa disposizione di mio Padre dicendogli «Eccomi», non mi misi a sua disposizione da solo per qualunque sacrificio, ma con tutti i sacerdoti in Me»

(CC 51, 30). La sequela di Cristo comporta 1'immolare Cristo, lasciandosi immolare per Lui e con Lui (cfr. Vida 5, 221).

Questa sequela evangelica del sacerdote equivale a unificare la propria volontà con la Sua: «un'offerta totale e assoluta della volontà dei sacerdoti con la Mia» (CC 50, 295). La sequela generosa e disinteressata si spiega solo partendo dall'amore: «La loro vocazione deve essere tutto amore..., amore di generosità nei sacrifici..., amore di unione e di intimità con Me» (CC 51, 5-7). Imitare Cristo vuol dire vivere in obbedienza continua alla volontà del Padre (cfr. CC 50, 200), e in povertà (cfr. CC 49, 281).

Nota caratteristica della sequela evangelica sacerdotale è1'imitazione di Cristo nel suo amore sponsale, cioè nella castità o celibato. Nelle confidenze a Conchita questa virtù appare come sposalizio e fecondità paterna:

«È così candida la mia Chiesa, che la dò in Sposa soltanto a quelli che giurano di essere puri... Questa è

una delle ragioni principali per la quale i sacerdoti non devono essere sposati, perché devono essere il riflesso del Padre vergine la cui Paternità rappresentano. La loro fecondità nelle anime deve essere la stessa

di quella con cui il Padre generò il suo Verbo, con la santa e verginale fecondità dello Spirito Santo, che

produsse in Maria il Verbo fatto uomo... I sacerdoti sono il laccio d'unione che unisce i cristiani con

Cristo; e sono padri perché rappresentano il Padre, per produrre nelle anime 1'estensione del Verbo, la

trasformazione in Me» (A mis sacerdotes, 147).

La castità sacerdotale è dunque fecondità apostolica, a imitazione della fecondità del Padre, per «formare Gesù nelle anime» (A mis sacerdotes, 130). «I sacerdoti hanno il dovere di riflettere il Padre vergine, per poter compiere la loro purissima e sacra missione, di generare, a loro volta, le anime sante» (CC 50, 33). È anche partecipazione allo sposalizio di Cristo con la sua Chiesa (CC 84).

La verginità o castità evangelica, che deve adornare la vita del sacerdote, si trasforma in fecondità, a imitazione di Maria Vergine, e come prolungamento della fecondità del Padre nel generare il Verbo, nell'amore dello Spirito Santo:

«Maria ricevette direttamente dal Padre, per mezzo dello Spirito Santo, questa sublime e santissima fecondità, niente

meno che dandole il suo Verbo, la seconda Persona della Santissima Trinità, per farlo uomo nel suo purissimo seno...

Per questo la verginità incanta il Padre, perché in essa vede la sua immagine; e non c'è sulla terra fecondità più grande

che quella delle anime vergini, che riflettono in se stesse il Padre, e che copiano... Ora dunque, se il Padre comunica ai

sacerdoti la sua fecondità divina, devono essere luce, perché hanno ricevuto, nel germe divino della fecondità del

Padre, il loro essere di luce, di verginità, di candore, di purezza che li farà veri padri che devono generare nella

Chiesa anime di luce, di carità, di purezza... Perciò, se i sacerdoti sono padri, devono essere puri... devono essere il

riflesso del Figlio fatto uomo, puro con la fecondità del Padre che lo genera, e puro nel farsi uomo prendendo la

vita verginale in Maria Vergine» (A mis sacerdotes, 132).

La celebrazione eucaristica rende il sacerdote simile a Maria Vergine (cfr. CC 50, 152).

La sequela e 1'imitazione di Cristo ha dimensione trinitaria e porta con sé frutti di fecondità apostolica: «II Padre il sacerdote deve imitarlo essendo padre nella sua purissima fecondità e carità con le anime... Deve imitare il Figlio, che sono lo, il Verbo fatto uomo, trasformandosi in Me, che è più che imitarmi, deve essere un altro lo sulla terra, solo per glorificare il Padre in ogni atto della sua vita, e darGIi anime per il cielo. E deve imitare lo Spirito Santo, essendo amore, trasfondendo amore, innamorando le anime del1'Amore» (CC 49, 377).

Questa vita evangelica fa del sacerdote un'«ostia vivente»:

«II sacerdote deve essere un 'ostia vivente che mi contenga; o meglio, un'ostia 'lo', trasformato in Me.

E tutti i sacerdoti del mondo, formando un solo Gesù» (CC 50, 202). Supplica, figlia, perché i sacerdoti

siano sacerdoti; vittime con la vittima, 'Io', e con le stesse qualità della Vittima» (CC 49, 62).

6. Una vita incentrata sull'eucaristia

L'identificazione del sacerdote con Cristo si realizza in modo speciale nella celebrazione eucaristica. Però questa celebrazione deve farsi cosciente e coerente. Lo «sguardo» di gratitudine e di amore di Cristo al Padre è il modello del vivere eucaristico del sacerdote. «Sono lo in lui, colui a cui guarda il Padre, colui che lo ringrazia anticipatamente, per il mistero che si opererà sull'altare... almeno allora, almeno in quei momenti, che essi siano Io» (CC 19, 32).

La celebrazione eucaristica è fonte della vita spirituale e apostolica, come momento culminante di identificazione con Cristo. «Nella Santa Messa... ricevono fulgori del mio stesso Essere, che li purifica e fortifica» (Vida 7, 53; CC 25, 358-364).

Il sacerdote, con il mistero eucaristico, si fa strumento della Trinità per realizzare la transustanziazione e perché Cristo si prolunghi nelle anime. Tutto ciò è opera dello Spirito Santo. «È la Persona dell'Amore quella che ispirò al Verbo fatto carne lo stupendo miracolo eucaristico, per perpetuare in questo modo, insieme alla fecondità del Padre, 1'incarnazione nelle anime... La Trinità stessa, per così dire, si mette agli ordini del sacerdote per realizzare la transustanziazione eucaristica» (A mis sacerdotes, 140).

Il mistero dell'Incarnazione si prolunga in qualche modo attraverso il ministero eucaristico del sacerdote. Questi è come un'«altra eucaristia ambulante» o «eucaristia vivente». Pero questo esige una vita di coerenza con 1'eucaristia che si é celebrata e una vita di progressiva unione con Cristo. II sacerdote si fa allora «tutto a tutti» (1 Cor 9,22):

«Guardino quale fu il principale motivo dell'Incarnazione del Verbo: purificare il mondo e perpetuare la sua dimora in esso in due modi: nell'Eucaristia e nel sacerdozio, che è come un 'altra eucaristia ambulante... Perpetueranno, in se stessi, come l'Eucaristia, la mia dimora sulla terra... eucaristie viventi... La missione del sacerdote non finisce sull'altare, ma da lì comincia, per cosi dire; lì comincia la perfetta unione con il Sacerdote eterno, che deve andar crescendo giorno per giorno, ora per ora — attraverso 1'amore e il dolore — fino alla consumata trasformazione in Me... Che rifletta 1'Eucaristia nella sua anima, che assomigli a Gesù in questa universale carità, tutto a tutti e dandosi totalmente e interamente nel1'esercizio santo del suo apostolato a favore delle anime» (A mis sacerdotes, 112).

Nell'eucaristia appare la relazione del sacerdote con Maria. È relazione di somiglianza, per il fatto di rendere

presente Cristo per opera dello Spirito Santo: «Maria mi generò nel suo seno verginale per mezzo dello Spirito Santo

con la fecondazione del Padre; e il sacerdote nella Messa riproduce questo sublime mistero che si perpetuerà sugli al-

tari fino alla fine dei secoli. Maria Vergine vuole sacerdoti vergini» (CC 50, 152). È anche relazione filiale, per la identificazione con Cristo a modo di «incarnazione mistica»:

«A motivo del sacerdozio conferito e confermato dallo Spirito Santo, ricevono il potere di concepire, in

un certo senso, il Verbo fatto carne nella Messa, dove si rinnovano la mia Incarnazione, Passione e Morte»

(CC 50, 235).

«Trasformandosi in Me, nella Messa, i sacerdoti diventano più intimamente, più completamente... figli di Maria Immacolata, essendo lo stesso in loro... E Maria allora ha con essi tutta la tenerezza che ebbe e

che ha con Me, perché vede in ogni sacerdote un altro lo, e li guarda compiaciuta, e li avvolge col suo calore, e li stringe al suo seno, e li accarezza e li ama, perché vede in esse Me» (CC 49, 90).

Partendo dall'eucaristia, il sacerdote incontra continuamente Cristo presente in tutta la sua vita ministeriale:

«Vivo (dice il Signore nelle confidenze) in costante contatto con loro, non solamente nell'eucaristia, in unione più che

intima nei doveri del mio ministero» (CC 50, 269).

7. Al servizio delle anime

Come abbiamo visto nelle parti precedenti, 1'amore di Cristo per suo Padre, per Maria, per la Chiesa e per i sacerdoti, si traduce in amore ardente all'intera umanità («per le anime»). La crocifissione di Cristo fu voluta dal Padre per amore delle anime (cfr. Vida 8,7).

L'obiettivo del ministero sacerdotale è quello di «formare tratto per tratto Gesù nelle anime, trasformarle in

Me» (A mis sacerdotes, 130). Lì ha le sue radici la paternità sacerdotale: «Sono padri perché rappresentano il Padre,

per produrre nelle anime 1'estensione del Verbo, la trasformazione in Me» {ibidem, 147).

La cura delle anime suppone il guidarle per il cammino della perfezione, come «volo di spirito»: «Non voglio anime paralizzate dal timore, ma fiduciose per amore. Voglio che i miei sacerdoti facciano penetrare nelle anime questo volo di spirito... il mio giogo è soave» (CC 50, 328). Per questo si richiede che lo stesso sacerdote si trasformi in Cristo: «A misura della loro trasformazione in Me, sarà la messe che raccoglieranno, e non saranno sterili ma fecondi, in grazia

e virtù, dando alle anime il mio Padre celeste» (CC 50, 396).

La figura del seminatore si applica all'azione sacerdotale a beneficio delle anime, con le sue caratteristiche di

pazienza e di accompagnamento. Questa azione pastorale consiste nel dare la propria vita per trasmettere una vita

nuova nello Spirito:

«II sacerdote è seminatore, e la sua missione è gettare la semenza nelle anime, preparate con il suo

lavoro e la sua orazione; irrigare queste anime, coltivarle e presentarle al Padre mio come frutti rnaturi

che a Lui tocca raccogliere. Per questo i sacerdoti che hanno nella Chiesa la missione di dare la vita alle

anime, e di formarle per il cielo, di infondere in loro il divino..., più di ogni altro, devono vivere uniti

allo Spirito Santo» (CC 50, 160-161).

L'equilibrio tra azione e contemplazione si trova in una donazione vera e completa al bene delle anime: Dev'essere tutto per le anime, sì; pero prima, tutto per Me, dando la primazia al rapporto con Me, salvo circostanze di maggior gloria di Dio» (CC 49, 183). «Le anime sacerdotali, necessariamente devono essere vittime; devono convertirsi in dono, offrendosi a mio Padre pure in unione a Me, e offrendosi anche in donazione alle anime, come Me» (A mis sacerdotes, 54).

La cura delle anime consiste in un atteggiamento di rispetto e di fedeltà all'agente principale che è lo Spirito Santo: «E toccando questo punto dello Spirito Santo, ti dirò, figlia, che i miei sacerdoti lo contristano con molta frequenza in molte cose. Nell'andare avanti nella loro azione nelle anime, arrogandosi diritti che non hanno; nel voler essere più di Lui, in un certo senso, non aspettando che operi nei cuori; rovinando la sua azione... disponendo dei cuori»

(CC 49, 196).

Lo zelo apostolico porta a un senso di totalità: Tutte le anime, «molte anime», come lo zelo del Buon Pastore che non si ferma finché non ha ritrovato tutte le pecore: «Un sacerdote che sia animato dall'ardore amoroso dello Spirito Santo, non può essere contento di un pugno di anime che lo circondano, ma deve lanciarsi, con santo zelo, sep-

pur discreto, a salvare molte anime» (CC 49, 245).

II non cercare se stessi è il segreto dell'azione pastorale, come fece il Battista: «Che non appaiano essi, ma lo in

loro, incantando il Padre e attraendo le anime verso di Lui per glorificarlo» (CC 50, 287). La fecondità apostolica è frutto della verginità: «I sacerdoti hanno il dovere di riflettere il Padre vergine, per poter compiere la loro purissima e sacra missione, di generare, a loro volta, anime sante» (CC 50, 33). «lo, guardando eternamente un sacerdote, vidi in lui

uno squadrone di anime, generate da lui attraverso la fecondazione del Padre, redente da lui in unione ai miei meriti» (CC 49, 338).

II servizio alle anime è un prolungamento e una comunicazione della vita trinitaria: «II Padre, il sacerdote deve

imitarlo, essendo padre, nella sua purissima fecondità e carità con le anime... Deve imitare il Figlio, che sono lo, il

Verbo fatto uomo, trasformandosi in Me, che è più che imitarmi, deve essere un altro lo sulla terra, solo per glorifica-

re il Padre in ogni atto della sua vita, e dargli anime per il cielo. E deve imitare lo Spirito Santo, essendo amore, trasfondendo amore, innamorando le anime dell'Amore» (CC 49, 377). Ciò dipenderà dalla sua sintonia e dalla sua partecipazione alla vita trinitaria: «Voglio tutti i miei vescovi e sacerdoti assorbiti nell'unità della Trinità, perché siano fecondi nelle anime, perché generino, nella Chiesa vergine, anime per il cielo!» (CC 50, 4).

8. L'amore di Maria per il sacerdote e di questi per Maria

L'aspetto mariano della spiritualità sacerdotale è anche una caratteristica chiara del messaggio che Conchita

offre alla Chiesa riguardo ai sacerdoti. La dottrina sull'«incarnazione mistica» fonda 1'amore di Maria per il sacerdote

e di questi per Maria. Da un lato, i sacerdoti furono «generati nel seno del Padre, da tutta 1'eternitá», quando il Padre

generò il Verbo nell'amore dello Spirito Santo (CC 50, 170- 173; cfr. CC 49, 339). Dall'altro, i sacerdoti furono generati

anche nel seno di Maria per la sua unione con il Verbo, fatto uomo, Cristo Sacerdote: «II Padre, generandomi nel seno

purissimo di Maria, per opera dello Spirito Santo, generò con Me in Lei il germe dei Sacerdoti, nel Sacerdote eterno»

(CC 50, 170-173) . L'amore di Maria per i sacerdoti procede da questa unione e identificazione con Cristo, come «altri

Gesù»:

«Per questo Maria è ancora più Madre dei Sacerdoti perché vive con Me, nel suo seno immacolato,

quella fibra sacerdotale unita alla mia natura umana divinizzata. E per questo Maria ha molto del sacerdote, e per questo Maria cerca, per giustizia, il suo Gesù in ogni sacerdote concepito con Me nel suo seno verginale, quando il Verbo s'incarnò nel suo purissimo seno» (CC 50, 170-173).

«I sacerdoti hanno un posto speciale nel Cuore di Maria, e i palpiti più amorosi e materni in Lei,

dopo averli consacrati a Me, sono per i sacerdoti. Essi sono la parte prediletta della sua anima nel mondo»

(CC 50, 153).

«Maria è felice quando comunica il suo Verbo fatto carne; e se concepì insieme nel suo casto seno,

nel concepire Gesù, in Lui, il germe sacerdotale, i sacerdoti sono per Lei altri Gesù e più di ogni altro

vuol trasformarli misticamente in Gesù nelle loro anime» (CC 50-195 ).

«Come il Padre ama in Me, suo Verbo fatto uomo, tutte le cose... così Maria: in Me, suo Gesù divinizzato e divino, ama tutti i suoi figli e specialmente i sacerdoti; e ama di più quelli che si assimilano al suo divin Figlio, quelli che hanno i tratti della sua fisionomia più marcati, a misura della loro trasformazione

in Me» (CC 50, 149).

L'amore del sacerdote per Maria consisterà nel vivere la trasformazione in Cristo col suo aiuto e col suo esempio:

«Maria anela a vedere Me in ogni sacerdote (come dovrebbe essere) e non solamente nell'atto sublime della Messa, ma sempre, sempre; e se i sacerdoti 1'amano, devono darle gioia riproducendo ciò che più ama questa Madre incomparabile: Me in tutti gli atti della mia vita e della sua vita» (CC 50, 170). In questo modo sapranno imitare 1'amore di Gesù per sua Madre ed essere fedeli all'incarico di Gesù di prenderla come Madre: «I sacerdoti devono amare Maria con lo stesso amore, la stessa tenerezza, rispetto, obbedienza e fedeltà, gratitudine e purezza con cui lo la amai... A Maria devono ricorrere i sacerdoti, e pregarla e supplicarla che li modelli, tratto dopo tratto, conformi al suo Figlio Gesù... Lasciando Io il mondo, li diedi a Maria, che MI rappresentava con le sue virtù, le sue tenerezze, il suo Cuore, eco fedele del Mio... In Maria si appoggiava la Chiesa nascente... la protezione di una Madre e che Ella fosse il canale attraverso cui passasse tutta la grazia del Divino Spirito per le anime... ai piedi della Croce. Li Maria pronunciò il secondo "fíat" e accettò come figli 1'intera umanità, ma soprattutto i sacerdoti in San Giovanni» (A mis sacerdotes, 96).

Si sottolinea il parallelismo tra 1'Incarnazione del Verbo nel seno verginale di Maria e il ministero eucaristico del sacerdote: «Maria Mi generò nel suo seno verginale per mezzo dello Spirito Santo con la fecondazione del Padre: e

il Sacerdote nella Messa riproduce questo sublime mistero che si perpetuerà sugli altari fino alla fine dei secoli. Maria

Vergine vuole sacerdoti vergini» (CC 50. 152).

La conseguenza di questa somiglianza e di questa relazione con Maria sarà, da parte dei sacerdoti, un senso di

maternità e un'esigenza di trasformazione in Cristo: «Come i sacerdoti devono ricompensare Maria per il fatto d'essere

suoi figli, che Lei generò nel momento in cui generò Me... Se amano la loro Madre Maria non possono ossequiarla con

un regalo maggiore che quello della loro trasformazione in Me» (CC 50, 175). «Ogni vescovo, ogni sacerdote, gode in

certo grado e in un certo senso, della maternità di Maria, della paternità del Padre, del meraviglioso prodigio, operato per 1'amore, solo per 1'amore, dello Spirito Santo. Cosi avviene che ogni sacerdote che riproduce Cristo, porta il riflesso di Maria più marcato di ogni altro» (CC 50, 236).

Maria si fa intimamente presente e attiva come Madre amorosa nella vita del sacerdote:

«Maria deve essere la luce che li conduce al Padre, a Me e allo Spirito Santo; Maria quella che li porta alle anime, Maria la loro vita e l'atmosfera che respirano; Maria la loro consolazione, il loro riposo, il loro vigore, la loro Madre, colei in cui depositano, dopo che in Me, le loro difficoltà, le loro pene e le loro lacrime» (CC 49, 155-156).

«I sacerdoti, trasformandosi in Me, nella Messa, diventano più intimamente, più completamente... figli di Maria Immacolata, essendo lo stesso in loro... E Maria allora ha per essi tutta la tenerezza che ebbe e

che ha con Me, perché vede in ogni Sacerdote un altro Me, e lì guarda compiaciuta e lì avvolge nel suo calore, e lì stringe al suo seno, e lì accarezza e li ama, perché vede Me in essi» (CC 49, 90).

È interessante attirare 1'attenzione su un aspetto importante di questa dimensione mariana del sacerdozio. Si

tratta dell'associazione di Maria al sacrificio di Cristo (cfr.LG 58):

«Maria Mi offrì» all'eterno Padre per essere crocifisso e questo era il suo più grande tormento» (Vida 6,

206; CC 24, 124-129). Questo fu il ruolo di Maria, crocifiggermi» (Vida 6, 218; CC 25, 138-141). «Maria fu altare e vittima in unione con me e sempre Mi sacrificò» (Vida 6, 255; CC 25, 175).

9. Contrassegnato dalla Croce

La trasformazione in Cristo porta con sé la necessità di percorrere il proprio destino di crocifisso. Sebbene sembri che la croce stia sola, in realtà sta sempre con Gesù (Vida 1, 218; 2, 76; 3, 70). Si tratta propriamente dell'atteggiamento d'immolazione e di vittima di Gesù che cominciò già nel1'Incarnazione (Vida 4, 210; 6, 106; cfr. Eb 10,5-7). È il fuoco che il Signore venne a portare sulla terra (Vida 3, 177-178. 345). La croce si identifica con 1'amore (Vida 6, 240). Gesù vuol condividere la sua croce con i sacerdoti e le anime consacrate (Vida 1, 260; 4, 120). Non si comprende il tema della croce se non partendo dal Cuore o dagli amori di Cristo: «Il mio Cuore e la mia croce sono inseparabili» (Vida 2, 322; CC 1, 446). I sacerdoti «ebbero la loro culla» nel costato di Cristo morto in croce (A mis sacerdotes, 34).

II valore spirituale e apostolico di una vita sacerdotale dipenderà dai carati della loro crocifissione con Cristo (cfr.Gal 2, 19) «Tutto può fallire, tranne un sacerdote crocifisso per mio amore nei suoi doveri... nella sua intimità con Me (dimentico di sé), nel suo sforzo per glorificare, in se stesso e nelle anime, quella Trinità ineffabile donde venne e a cui va» (A mis sacerdotes, 349).

II senso del dolore si manifesta solamente condividendo realmente la croce di Cristo (cfr. Salvifici Doloris, 19-24). II messaggio cristiano della croce ha bisogno di sacerdoti testimoni della croce: «Se il sacerdote ha il dovere di far innamorare le anime di Gesù Crocifisso, deve prima crocifiggersi lui, perché solo crocifiggendosi può apprezzare il valore del sacrificio e le sue dolci conseguenze» (CC 50, 144). La predicazione è orientata verso la croce (cfr. 1 Cor 2, 2): «Che si predichi Me, il Verbo fatto carne, crocifisso» (CC 49, 224).

La formazione sacerdotale, già dal Seminario e dal Noviziato, deve essere - contrassegnata dalla croce, senza nascondere i sacrifici della vita ministeriale: «Bisogna far loro vedere chiaramente i calvari che dovranno salire per mio

amore» (CC 49, 226). E come desidero, figlia, sacerdoti secondo 1'ideale del Padre mio... sacerdoti puri, dolci, santi,

e crocifissi. Vescovi 'Io'; seminaristi iniziati a essere Gesù. Tutti innamorati come Me del Padre e delle anime; tutti

crocifissi per il Padre e per le anime» (CC 49, 272).

Solo 1'apostolato sigillato con la croce non fallisce, nonostante le apparenze: «Possono fallire molti apostolati,

eccetto quello della Croce che fu il Mio» (CC 49, 335).

La «croce» significa 1'amore di donazione totale di Cristo e dei suoi sacerdoti. Per questo tutta la formazione sacerdotale è orientata all'amore e alla croce. II sacerdote è nato dall'amore del Cuore di Cristo, morto in croce:

«L'amore forma i sacerdoti, che se furono generati fín dal1'eternitá nell'intelletto del Padre, nacquero, figlia, a forza

di palpiti amorosi e dolorosi del mio Cuore sulla Croce, e consumati nel loro principio e nella loro fine dall'amore»

(CC 49, 364).

II sacerdote si può definire per la sua relazione con la croce. Questa sarebbe la sua identità: «I miei sacerdoti...,

cioè il gruppo della mia Chiesa che deve avere la fisionomia e il cuore stesso del suo Re crocifisso per amore» (CC 49,

336). Allora il sacerdote prolunga e completa i patimenti di Cristo (cfr. Col 1, 24): «I dolori e i patimenti di un sacerdote trasformato in Me, sono dolori e patimenti salvifici perché sono uniti ai Miei» (CC 51, 13). Questa è la definizione del sacerdote: «Sacerdote vuol dire che si offre e offre, che si immola e immola» (CC 50, 141). Così è «vittima con la Vittima» (CC 49, 62).

Se il sacerdote vive crocifisso, lascia da parte i suoi interessi personali, le ambizioni e le invidie: «Se tutti formano una sola croce, se sono schegge di questa croce, che importa loro di stare in alto o in basso, se tutti sono la mia croce?» (CC 50, 85). II mistero della croce viene impostato alla luce della glorificazione (mistero pasquale): «La consumazione dei misteri di Gesù fu la sua Ascensione al Padre» (Cómo es Jesús, pag. 25).

10. Amore per la Chiesa

L'amore sviscerato di Cristo per la sua Chiesa (cfr. prima relazione 2, e) deve anche diventare vita profonda del

sacerdote. È un amore sponsale: dar la vita per lei (cfr. Ef 5, 25-27) e, pertanto, servirla senza servirsi di lei per propri

interessi personali. «Mio Padre, dando loro, attraverso lo Spirito Santo, questa Sposa pura, santa e immacolata, oltre

che feconda nella sua verginità, chiese loro soltanto, per meritarla, lo stesso prezzo che lo diedi per Lei: il porre tut-

to il mio amore e tutta la mia volontà nella volontà sempre amorosa di mio Padre... Un sacerdote che posponga gli

interessi della Chiesa a quelli del mondo, non ha capito la sua vocazione» (A mis sacerdotes, 84).

L'unione del sacerdote con Cristo, il Verbo Incarnato, lo fa partecipe del suo sposalizio con la Chiesa (Vida 6, 344 e 346). La Chiesa, insieme con i suoi sacerdoti, «furono concepiti eternamente», quando il Padre generò il Verbo nel1'amore dello Spirito Santo (cfr. CC 49, 348). Per questo, gli «amori» di Cristo sono il Padre, Maria, i sacerdoti, la Chiesa, le anime (cfr. CC 49, 92). «La Chiesa è la Sposa amatissima dell'Agnello» (CC 49, 307).

L'unità tra i sacerdoti edifica 1'unità della Chiesa: «formando un solo lo nella Chiesa..., formando un solo Corpo Mistico» (CC 50, 102). Questa unità è riflesso dell'unita della Trinità (cfr. Gv 17, 21-23). «Cosi, lo in loro ed essi in Me, glorificheremo il Padre con una sola lode; e con le anime formeremmo quest'unità perfetta nella Chiesa, e che deve onorare la Trinità» (CC 50, 253; cfr. CC 50, 4).

«La missione del sacerdote nella Chiesa è quella di dare la vita alle anime... infondere in loro il divino» (CC 49, 161). Proprio per questo, i sacerdoti «più che chiunque altro devono vivere uniti allo Spirito Santo» (ibidem). L'unione sacerdotale fa entrare 1'umanità nell'unità di Dio Amore. «II Padre sta generando costantemente il suo Verbo in Se stesso e operando il mistero della Trinità... ed eternamente si compiace in Se stesso nella unità della Trinità. Vuole tutto attrarre a quell'unità; per questo formò la sua Chiesa unica, in cui tutte le anime devono formare unità nel Verbo, per mezzo dello Spirito Santo; e la missione del sacerdote consiste nel condurre le anime a quell'unità» (CC 50, 88; cfr.

Enciclica Sollicitudo reí socialis, 40).

La realtà materna della Chiesa spinge i sacerdoti ad avere «viscere di madre» con tutti e in maniera speciale,

«con i poveri» (CC 49, 281). II Verbo è venuto al mondo per salvarlo per mezzo della Chiesa (cfr. CC 49, 307).

11. Santità e mezzi di santificazione

Il desiderio più ardente del Cuore di Cristo, e il più frequentemente manifestato nelle confidenze, è quello che i

suoi sacerdoti siano santi: «Il mio Cuore desidera con ardore sacerdoti» (Vida 4, 115), santi nel corpo e nell'anima (Vida 5, 336 e 342); «I miei sacerdoti... questi pezzi del mio Cuore, li voglio santi per mezzo dello Spirito Santo e di Maria» (CC 49, 151; cfr. CC 49, 272); «O figlia! quanto desidero il regno perfetto dello Spirito Santo nel cuore dei Miei!» (CC 50, 212). E questo è anche il desiderio dello Spirito Santo per poter agire speditamente nel mondo e nella Chiesa: «Ho bisogno di sacerdoti santi» (Vida 1, 271-272; CC 6, 110).

La santità sacerdotale è una esigenza dell'amore e si deve esprimere in una trasformazione in Cristo per unirsi

alla Trinità e per offrirsi allo zelo delle anime: «Vedranno se è molto ciò che chiedo ai sacerdoti sulla terra. Appena un

dovere di gratitudine e di amore. Zelo ardente per le anime... e 1'unificazione con la Trinità attraverso la loro perfetta trasformazione in Me» (A mis sacerdotes, 140). «E in quello specchio del Verbo, illuminato, direi, dallo... Spirito

Santo, sorrideva il Padre contemplando i suoi sacerdoti santi, come nati, come trasformati in ciò che Egli più

ama, nell'unico che ama, nel Verbo, in cui ama tutte le cose» (CC 49, 349).

Mezzi imprescindibili di santità sacerdotale sono la fedeltà allo Spirito Santo e la devozione mariana: «Per questo i potenti e ineffabili mezzi sono lo Spirito Santo e Maria» (A mis sacerdotes, 140). «Solo lo Spirito Santo rende santi i sacerdoti... Solo Lui è capace, col suo soffio, di spingere le anime sacerdotali all'eroismo e alla sublimità della loro vocazione» (CC 50, 210).

La trasformazione del sacerdote in Cristo avviene principalmente nell'eucaristia celebrata con amore e in

un'azione apostolica che nasca dall'amore:

«Questo è il grande segreto della trasformazione in Me: amare, essere amore con Dio e con le anime

per Dio» (A mis sacerdotes, 146).

«La missione del sacerdote non finisce sull'altare, ma da lì comincia, per cosi dire; la perfetta unione con il Sacerdote eterno, che deve andar crescendo giorno per giorno, ora per ora — attraverso

l'amore e il dolore — fino alla consumata trasformazione in Me... Che rifletta l'Eucaristia nella sua anima, che assomigli a Gesù in questa universale carità, tutto a tutti, e dandosi totalmente e interamente nel1'esercizio santo del suo apostolato a favore delle anime» (A mis sacerdotes, 112).

La vita di orazione è imprescindibile e deve armonizzarsi con una donazione generosa all'azione apostolica:

«Deve essere tutto per le anime, sì; però prima, tutto per Me, dando la primazia al rapporto con Me, salvo circostanze di maggior gloria di Dio» (CC 49, 183).

La santità sacerdotale è necessaria perché nella Chiesa si realizzi un gran rinnovamento, a mo' di «nuova Pentecoste»: «Chiedi questo rinnovamento, questa nuova Pentecoste, perché la mia Chiesa ha bisogno di sacerdoti santi per lo Spirito Santo» (CC 49, 250). I mali dell'umanità sono dovuti, in gran parte, alla mancanza di santità sacerdotale:

«Guarda che il mondo sprofonda perché mancano sacerdoti santi che lo trattengano; guarda che le

anime si perdono per mancanza di sacerdoti trasformati in Me» (CC 540, 256).

«II mondo si sgretola... e solo il sacerdote santo, il sacerdote me stesso, il sacerdote salvatore, il Sacerdote divinizzato e trasformato in Me, può salvarlo»

(CC 51, 26).

II frutto di questa santità sarà la santificazione e la perfezione delle anime per glorificare il Padre: «Voglio sacerdoti: che guardino a Me e non cerchino se stessi... Voglio regnare: figlia, attraverso i miei Sacerdoti santi; voglio milioni di anime che mi amino, però attratte dai loro cuori puri, senz'altro interesse che quello di consolarmi glorificando il Padre e lo Spirito Santo. La gloria del Padre è la mia maggior consolazione» (CC 49, 273).

Troviamo una descrizione dettagliata della santità sacerdotale: «II sacerdote che corrisponde alla sua vocazione

dev'essere tutto amore e tutto purezza... 1'amore divino per mezzo dello Spirito Santo, e la purezza per mezzo di Ma-

ria... Amore di zelo, con tutte le anime; amore di generosità per i sacrifici; amore di umiltà verso Dio e verso le anime;

amore di unione, carità universale, oblio di sé e intimità con Me. Amore al Padre fino ad arrivare ad amarlo con lo

stesso amore con cui Egli si ama, con quello dello Spirito Santo» (CC 51, 5-7).

È una santità come vita nuova nello Spirito Santo: «Ho toccato il cuore del sacerdote in tutte le sue principali fibre, in queste amorose Confidenze... aprendo davanti ai tuoi occhi un orizzonte di perfezione... L'anima del sacerdote dev'essere un cristallo che rifletta lo Spirito Santo in tutti i suoi atti; però deve soprattutto amarlo con lo stesso Spirito

Santo» (CC 50, 306-312). Deve arrivare fino alle ultime tappe della mistica: che dovere hanno i sacerdoti di percorrere le tappe della scala mistica che li trasforma in Me!» (CC 49, 165).

II processo della santità sacerdotale ha una tappa decisiva: i Seminari. C'è bisogno di «seminaristi iniziati ad essere Gesù» (CC 49, 272). Conchita intercede per un'attenzione privilegiata verso i Seminari e i Noviziati: «Una maggior vigilanza nei seminari, nei corpi e negli spiriti, educando sacerdoti degni, illuminati, umili, compassionevoli e pieni di amore per lo Spirito Santo e per Maria» (CC 49, 268).

12. Preghiera e sacrificio per la santificazione dei sacerdoti

Fin dalle prime confidenze il Signore chiese a Conchita la sua preghiera e la sua immolazione per la santificazione dei sacerdoti. È questo un aspetto chiave del suo carisma. Il suo stesso processo di santificazione influirà sulla santificazione dei sacri ministri (Vida 9, 356-359 e 366; 10, 30).

La chiamata di Gesù è chiara e concreta: «Perché salvare le anime dei sacerdoti è il maggior regalo che si può

fare alla mia Chiesa e pertanto al Padre, allo Spirito Santo e al mio Cuore tutto carità» (CC 49, 127). II Signore cerca

«anime sacerdotali» che comprendano e vivano questa vocazione.

La chiamata si dirige in modo speciale a Conchita e alle Opere della Croce: «La mia sete di riposo nelle mie Opere della Croce, nel tuo cuore materno» (CC 49, 82). Cristo attende da queste anime lo stesso calore materno che trovò in Maria»: «Dunque questa tenerezza, derivata da quella di Maria, vengo a cercare nel tuo cuore di madre, e nel cuore dei tuoi» (CC 49, 95).

La vita di Conchita è una risposta generosa alla chiamata del Signore a sacrificarsi per i sacerdoti: «Dunque

questo voglio Gesù dell'anima!..., consolarti, ed eccomi, io nulla valgo, però utilizza questo nulla, spezzalo e sacrificalo, nel modo in cui ti piaccia, se serve a qualcosa, a favore di queste anime sacerdotali che tanto vuoi e che tanta gloria ti devono dare» (CC 50, 335).

Molte «anime sacerdotali» si sono offerte al Signore come vittime per la santificazione dei sacerdoti: «Molte vittime sulla terra hanno la loro origine nel mio amore verso i sacerdoti, perché le faccio lo vittime e mi servo di loro per salvarli» (A mis sacerdotes, 95). Queste anime vittime devono vivere in sintonia con Cristo: «Le anime dei miei sacerdoti si comprano con il Sangue del mio Cuore, cioè le sue spine e suoi dolori intimi, che sono il prezzo dei miei

sacerdoti amati» (A mis sacerdotes, 120).

Queste anime sacerdotali che pregano e si sacrificano per la santificazione dei sacerdoti, partecipano in maniera speciale degli amori sacerdotali di Cristo, e collaborano efficacemente al ministero sacerdotale. Grazie a loro, sono sorte molte vocazioni e hanno perseverato nel loro cammino di generosità e di donazione» (A mis sacerdotes, 54 e 115).

A queste anime si riferiva Giovanni Paolo II nell'omelia dell'ordinazione sacerdotale celebrata a Durango, Dgo.

Messico: «In questa ordinazione di sacerdoti a cui stiamo partecipando, scorgo 1'emozione di tutti i presenti. Con-

fluenti su ciascuno di questi amati candidati al presbiterato, immagino — quali insondabili torrenti di grazia — le preghiere e le fatiche di tanti padri e madri, di tanti educatori, di tante persone consacrate, di tanti malati, di tanta gente

semplice, di tanti benefattori».

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PRIVATE LA SERVA DI DIO, CONCEPCIÓN CABRERA DE ARMIDAtc \l 1 "LA SERVA DI DIO, CONCEPCIÓN CABRERA DE ARMIDA"

Visse e santificò tutti gli stati della vita cristiana della donna: fu giovane nubile, sposa a ventidue anni e madre di nove figli, vedova e, pur non entrando in nessun convento, fu religiosa di cuore e di spirito.

Nacque in Messico, nella città di San Luis Potosí, 1'8 dicembre 1862. Nel Battesimo ricevette il nome di María Concepción.

Fu allegra e di notevole candore, giovane elegante e bella andava a teatro, ai balli, a riunioni di società e a feste familiari.

Amò il suo sposo come amano le anime pure: intensamente e con un amore che invece di allontanarla dall'amore di Dio, piuttosto si fondeva in lei in uno solo.

Le piaceva suonare ¡I piano, cantare, andare a cavallo.

Visse ventidue anni da nubile, diciassette da sposata e trentasei da vedova.

Furono significativi nella sua vita la purezza di cuore, lo spirito di sacrificio, l'umiltà e la sua gran conoscenza di Dio, nonostante avesse ricevuto un'istruzione solo elementare. Conchita é attratta dal mistero di Gesù Crocifisso.

Fu lo strumento per fondare nella Chiesa le cinque Opere della Croce:

1) Apostolato della Croce,

2) Religioso della Croce del Sacro Cuore di Gesù,

3) Alleanza d'Amore,

4) Fraternità di Cristo Sacerdote,

5) Missionari dello Spirito Santo.

II carattere specifico di queste Opere é la spiritualità della Croce. Sono opere che cercano di diffondere nella Chiesa il regno dello Spirito Santo, che è il regno dell'amore espresso nella croce del nostro Salvatore.

Salve o Croce unica speranza!

� Mons. Juan Esquerda Bifet nacque a Lérida, in Spagna, il 13 ottobre 1929. Sempre a Lérida fu ordinato sacerdote nel 1954. É dottore in teologia all'Università di Salamanca e Comillas di Diritto Canonico all'Università di

San Tommaso d'Aquino a Roma.

Mons. Esquerda è cattedratico della Pontificia Università Urbaniana di Roma e Direttore del Centro Interna