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JACKFLY: il film

RIASSUNTO: Giacomo (JACK) La Mosca detto JACKFLY, promotore finanziario in Nattan Bank,

viene incastrato in una trappola legale e ingiustamente licenziato. Jack non ci sta e vuole farla

 pagare all’amministratore delegato della banca e all’avvocato complice dell’intrigo. JACK si mette

alla ricerca di elementi di prova della sua innocenza e scopre una serie di irregolarità e veri e propri

reati commessi da una “coppia” di dirigenti corrotti: Mancini, l’amministratore delegato e Sturli

l’avvocato della banca. Ovviamente la banca non sta a guardare e cerca ripetutamente di metterlo a

tacere, ora temporaneamente con segnalazioni alla Consob, alla centrale rischi, minacce, o

definitivamente, con un attentato (facendolo picchiare).

Per Giacomo La Mosca tutto è perduto. E sparisce dalla circolazione.

Qualche tempo dopo...

1.

“Ciao, dove sei?”

“Sono in macchina. Sto venendo in ufficio.”

“Fermati e guarda il link che ti mando.”

“Adesso?”

“Sì, adesso, sennò quando? Se ti chiamo vuol dire che è urgente.”

“Ho capito. Ma che roba è?”

“Uno spot. È arrivato il link?”

Cling .

“Sì, ho sentito che mi è arrivato.”“Bene. Allora guarda il filmato e poi ci sentiamo.”

L’avvocato Sturli, dello studio Sturli, Sturli & Sturli non fermò la Jaguar che arrancava nel traffico

della tangenziale est di Milano alla stessa velocità della comunissima Dacia che la precedeva, ma

con la consolazione di una classe superiore. Questo vizio che aveva Mancini, l’amministratore

delegato della Nattan Bank, di fare il capo che impartisce ordini a destra e a manca, gli dava sui

nervi. Ma un cliente da diverse decine di migliaia di euro l’anno non si può mandare a cagare.Quindi smanettò sullo smartphone, spedì il link sul navigatore, commutò quest’ultimo su TV (cosa

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vietata con la macchina in movimento, ma aveva fatto modificare il sistema informatico) e il link si

aprì.

Questa promozione è dedicata ai clienti della Nattan Bank disse un tale vestito classicamente da

 bancario sorridendo a sessantaquattro denti.

 Ragazzi, che ci fate ancora in una banca che vi fa pagare un sacco di soldi di commissione di

 gestione e in più ci perdete i vostri soldi? Guardate qui e sventolò “Corriere Economia”. La Nattan

è quella che, nella gestione dei capitali, dà le peggiori performances con i costi di gestione più alti.

Guardate qui e sventolò “Le classifiche di Morningstar con tutti i fondi di Nattan con una sola

stella”

 Non sarete mica scemi, no?

 E allora venite da noi. La Sicav JACKFLY ha gli stessi comparti di quelli della Nattan, e vi fa

 guadagnare… guardate qui… e stavolta si spostò un po’ sulla sinistra mostrando una sequenza di

grafici, che due alla volta confrontano i fondi Nattan con quelli JACKFLY.

 La Nattan ha il fondo NATTAN America che investe su titoli quotati sul mercato americano con il

 suo gestore a Milano; noi abbiamo il JACKFLY America che investe sul mercato americano ma il

 gestore siamo andato a pescarlo in America e abbiamo preso il migliore: John Richmond di

 Detroit. Lo paghiamo per gestire il fondo JACKFLY America ma soprattutto per battere Nattan

 America. Mettete a confronto i risultati: 100 mila euro investiti dieci anni fa sul fondo Nattan America sarebbero diventati oggi 97 mila euro mentre con John Richmond sarebbero diventati 230

mila.

Un altro esempio?

 La Nattan ha il fondo Nattan Greater Cina con il suo gestore italiano che seleziona i titoli cinesi da

 Milano. Noi siamo andati in Cina e abbiamo preso il migliore gestore, tale Yang Yoan, e l’abbiamo

trovato a Shanghai. 100 mila euro con Nattan Greater Cina sarebbero diventati in dieci anni 109

mila euro, con Yang Yoan 383.000. Insomma, amici che ora siete ancora in Nattan Bank: passate a JACKFLY se volte guadagnare.

 Buttateli a mare i fondi della Nattan e venite da noi!

CRASH!!!

Il crash non apparteneva allo spot, ma era il rumore del prestigioso frontale della Jaguar di Sturli

che si impastava sul triste posteriore della Dacia.

 Ma puttana Eva!

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Poi dicono che non è vero che non si deve guardare la televisione quando si guida.

2.

“Ma che cazzo significa questa promozione? Ma come si permette ancora JACKFLY di sparare a

zero sulla nostra banca? Come ha potuto farsi mettere in onda?”

Mancini era fuori di sé. Nel giro di due ore aveva ricevuto quaranta telefonate: clienti sbalorditi,

concorrenti divertiti, giornalisti sfrucuglianti. Persino sua madre l’aveva chiamato, ma di questo non

c’era da stupirsi dato che stava tutto il giorno davanti alla TV, e quella maledetta promozione era

andata in onda su tutte, dicesi TUTTE le emittenti nazionali e locali alla stessa ora. E ora banner,

 blog, twitter e link di tantissimi siti portavano tutti al video che era stato caricato su youtube...

L’unico a non aver telefonato – e la cosa lo agghiacciava – era Il Grande Vecchio, il Presidente della

 banca. Silenzio assoluto. Il telefono riservato era rimasto muto, come un rimprovero.

 Magari è morto, pensò Mancini ma immediatamente scacciò il pensiero, come fosse sacrilego, e

tornò a fissare furibondo Sturli.

“Cosa facciamo? Mi dici cosa facciamo?” esclamò.

Sturli era seduto, con le gambe accavallate molto elegantemente e si guardava le lunghe dita

affusolate. Bianca chioma fluente, naso affilato. “Abbiamo sporto denuncia contro ignoti per

concorrenza sleale e diffamazione. E abbiamo denunciato anche le emittenti. Sebbene, con questeultime ci sia ben poco da fare.”

“Come contro ignoti? Ma se la promozione è della Sicav JACKFLY!” sbottò Mancini.

“No, non credo. Questa volta dobbiamo capire chi sta dietro a questa operazione. Da quel che ci

hanno detto nelle varie emittenti, il dvd con il girato è arrivato tramite corriere da Hong Kong. In

allegato c’era la richiesta per la messa in onda con data e ora precisa e un assegno circolare di una

filiale di una banca tedesca. Tutto questo un paio di settimane fa. Dato che l’assegno era molto

cospicuo, nessuna emittente si è fatta troppe domande e ha mandato in onda lo spot.”“Come non si è fatta troppe domande? E se c’era un incitamento alla guerra civile? Povera Italia!”

esclamò Mancini, sempre più sconvolto. Sturli scosse impercettibilmente la testa.

“Non te le saresti fatte neanche tu, Marco. Tanto più la pubblicità comparativa in Italia è permessa e

tutti i dati che riporta la pubblicità sono veri e facilmente riscontrabili. Non è mica colpa mia se i

tuoi gestori sono i peggiori del mercato. ”

“Dobbiamo fermare questo scempio. Trovare JACKFLY...”

“Che non sappiamo nemmeno dove si trova...”

“Dopo che l’hai fatto picchiare è sparito dalla circolazione. ”

“Marco, davvero non lo sappiamo?” disse Sturli, con un sussurro appena percepibile, ma che nelle

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orecchie di Mancini riecheggiò come un colpo di cannone.

3.

Tre giorni dopo sulla prima pagina del IlSole 24ore l’esperto di turno si interrogava:

“Cosa c’è dietro l’attacco di questa Sicav JACKFLY contro una delle più grandi banche italiane?

 Da chi è appoggiata la Sicav JACKFLY? Una manovra dei cinesi? Una ripresa degli speculatori

che si celano dietro le agenzie di rating? O forse addirittura la Germania, che dopo aver spazzato

via la Grecia pensa di poter fare altrettanto con l’Italia?”

“Quel che è certo”, continuò la lettura Mancini rivolgendosi a una bella ragazza in deshabillé che

condivideva con lui il tavolo della colazione, “è che nel giro di tre giorni la Nattan Bank ha visto

 sfumare almeno 400 milioni di patrimonio perché non sono stati pochi gli investitori che hanno

ritirato i loro soldi per passare alla Sicav JACKFLY e non si esclude un declassamento delle

agenzie di rating per la Nattan Bank. Merda! E meno male che non sanno tutto.” Mancini si

interruppe. La ragazza era molto carina, le si intravedeva un seno sotto la vestaglietta leggera, ma in

quel momento era completamente inopportuna.

“Dai, Marco, lo so. Sono tre giorni che me lo ripeti. Calmati adesso. Anzi, vieni qua che ti coccolo

un po’...”

“Ma figurati! Ho altro per la testa!” esclamò Mancini. Scostò bruscamente le tazze della colazione esi fece una presa di coca.

E in tutto questo casino Il Grande Vecchio non si era ancora fatto sentire. O, meglio: si era fatto

sentire, ma non da lui. Aveva telefonato a Sturli – e quella vipera non aveva perso l’occasione per

dirglielo – chiedendogli come andava la famiglia e se avevano già preso provvedimenti contro

quella campagna diffamatoria.

Lui, invece, aveva telefonato diverse volte, ma non era mai riuscito ad andare oltre la segretaria, la

mitica Nilde – trentacinque anni di intemerato servizio.Il fatto è che lui conosceva JACKFLY , lo conosceva anche Sturli, ma non potevano ancora crederci

alla sua reazione incredibile. Erano convinti che JACKFLY fosse appoggiato da qualche loro

concorrente che li voleva fare chiudere. Ma chi? E, per di più, non sapevano come contattare

JACKFLY, o meglio, chiamiamolo con il suo nome, Giacomo La Mosca. Sturli aveva cercato di

rintracciarlo tramite il suo legale ma inutilmente.

Intanto, “Anonimus” e diversi hacker dalla Romania attaccavano il sito della banca, c’erano in

circolazione notizie allarmanti sulla solvibilità della Nattan Bank, l’andamento del titolo in borsa

stava risentendone. In più nelle filiali delle agenzie della banca c’erano file di clienti che ritiravano i

loro soldi.

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E Il Grande Vecchio, in tutto questo, continuava a tacere.

4.

Una settimana dopo la Jaguar di Sturli era tornata come nuova e l’umore dell’avvocato molto

migliorato. Vedere Mancini dibattersi come un pesce preso all’amo lo riempiva di energia. Il

Grande Vecchio non si era fatto vivo e questo significava che Mancini era finito. Evidentemente, Il

Presidente lo riteneva responsabile di tutta questa storia e poi ora c’era la continua emorragia di

 patrimoni: i giornali parlavano di cifre tra i trecento e quattrocento milioni, ma Sturli e Mancini

sapevano che si trattava di almeno il doppio. Ora però bisognava stare attenti: se Mancini non aveva

 più nulla da perdere poteva diventare pericoloso e sferrare qualche attacco improvviso. Se la banca

falliva, Sturli non avrebbe avuto che da guadagnarci – tra contenziosi, procedure e curatele

fallimentari, il suo studio si sarebbe preso tutto quello che fosse scampato ai creditori e non si

fossero intascato i dirigenti.

Insomma, andava tutto bene. E per quella sera gli avevano promesso una ragazzina disposta a tutto.

Il coronamento di una giornata ideale.

5.

“Sturli, fai presto. Devi venire subito in questura.”

“In questura? A quest’ora? E perché? In che casini ti sei ficcato?”

“Sturli!” esclamò Mancini chiaramente esasperato. “Non ti pago per far domande. Vieni subito che

sei nei casini.”

Sturli cercò di alzarsi, ma c’era qualcosa che gli bloccava il braccio. Non era del tutto sveglio,

aveva mal di testa e dato che Mancini lo metteva sempre di cattivo umore si immaginò subito di

avere il braccio preso sotto un blocco di cemento. Ebbe un istante di panico folle, e cominciò adibattersi come un ossesso.

La ragazza balzò in piedi e gli liberò il braccio, sopra il quale si era addormentata. “Cosa c’è? Che

succede?” chiese spaventata anche lei e accese la luce.

Sturli la guardò per un istante come se non la riconoscesse. Poi ricordò tutto. Era la ragazza che gli

avevano fornito. Si chiamava... si chiamava... boh, tanto sono tutti nomi falsi. Gli era piaciuta: un

 po’ in carne, intorno ai sedici, e faceva tutto.

 Non doveva pagare perché ci pensava l’agenzia. Si vestì e uscì. Erano le 3 e 17.

Diciotto minuti dopo, Sturli si sedeva nello studio del questore. C’era il questore e c’era Mancini.

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Questa poi, pensò Sturli, Il questore addirittura a quest’ora della notte!

Ma non ebbe il tempo di pensare a molto altro, perché il questore gli mise sotto il naso un paio di

foto e poi voltò lo schermo del computer verso di lui.

Sturli, che era sempre stato un tipo pallido, impallidì, se possibile, ulteriormente. Nelle foto c’era lui

e c’era la ragazza in carne che aveva lasciato diciannove minuti prima. E tutti e due erano nudi e

facevano le cosacce.

“Avvocato, è lei in queste riprese?” gli chiese il questore.

Sturli non rispose.

“Lo sa che la ragazza è minorenne?”

Sturli si guardò intorno smarrito.

“Si chiede come faccio a saperlo?” interpretò il suo gesto il questore. “Semplice. Mi hanno mandato

la foto del suo passaporto. Eccola, l’ho appena scaricata.”

Mancini balzò in piedi. “Fai schifo, Sturli, te l’ho sempre detto. Ma ora hai messo di mezzo il buon

nome della banca. Sei fuori!” E se ne andò.

Sturli rimase un attimo basito. Avrebbe voluto dire che anche Mancini amava andare a puttane, lo

sapevano tutti. E che tirava di coca. E poi si stupì che le sue famose doti di avvocato si esaurissero,

in quel momento, in un’autodifesa così debole.

Il questore, raccolse le foto, già stampate, rigirò lo schermo verso di sé e, come se lo compatisse

veramente e cercasse di consolarlo, gli disse:“Vede, avvocato, è il mondo di oggi. Non è diverso da quello di ieri: anche allora la gente si faceva i

fatti tuoi, ti spiava e sapeva tutte le porcheriole che facevi. Solo che, ieri, non poteva diffonderle in

tempo reale e con un ottima risoluzione su tutta la rete, da Ulan Bator alla Terra del Fuoco,

 passando (ovviamente) dalla questura locale, dalla cronaca e dal tuo datore di lavoro. Oggi sì.

Questo è tutto. Mi spiace.”

6.

Il fatto che lo stimato avvocato Sturli, dello studio Sturli, Sturli & Sturli, da sempre legato alla

 Nattan Bank, fosse stato sorpreso nella notte con una minorenne e trasferito direttamente a San

Vittore fu la causa immediata della perdita di altri due miliardi di masse investite, oppure tra le due

cose c’era semplicemente una coincidenza? E che quel giorno il fondo JACKFLY ITALIA

guadagnasse ventidue punti percentuali, esattamente il triplo di quelli che aveva perso in borsa la

 Nattan Bank, fu un caso fortunato, o il frutto di scommessa al ribasso del fondo sul titolo Nattan?

Una gigantesca put al ribasso? Un soffiata da insider trading? La Consob ha già dichiarato che

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vuole vederci chiaro e chiede spiegazioni alla SSF del Lussemburgo. I commentatori di Repubblica,

tradizionalmente misurati, si limitarono a ricordare le circostanze. Quelli di  Borsa&Finanzae di

 Milano Finanza dedicarono solo un riquadro a segnalare l’andamento del titolo Nattan Bank.

 Bluerating, Advisor, Moneyreport, TuttoFondi, Ifanews, giornali on-line più votati al pettegolezzo e

alla dietrologia, dopo aver commentato a lungo le predilezioni dell’avvocato che erano ancora

visibili in rete (perché, nonostante tutti gli sforzi della banca e dello studio Sturli, Sturli & Sturli di

oscurare il video, almeno dieci siti mirror  avevano acquisito il filmato e continuavano a metterlo a

disposizione di tutti), si lanciarono in una serie di interpretazioni e ipotesi che passavano dal Club

Bilderberg al figlio del Caro Leader, Kim Jong-Un per spiegare la scalata alla Nattan Bank – non

 prima di averla distrutta, naturalmente.

Il Corriere della Sera, invece, disse una cosa diversa: “ La situazione è grave. Gli operatori più

responsabili si chiedono se non sia il caso che intervengano i vertici europei.”

Quello stesso pomeriggio, la fidata segretaria del Grande Vecchio, Nilde, che era con lui da

trentacinque anni, gli passò una telefonata nello studio privato. Era il Premier. La conversazione,

durò solo tre minuti e quarantotto secondi, e si concluse con un “dovete risolvere questa storia da

 soli, e non sognatevi di chiedere aiuto al fondo salva banche o al governatore. Il fallimento di una

banca in Europa IN QUESTO MOMENTO sarebbe un disastro. Fate in fretta anche perché se per

colpa vostra lo spread tornerà a salire sarete voi a pagare i maggiori interessi Buona sera.

Dopodiché il Presidente chiamò Nilde, le parlò per cinquantasette secondi e la congedò con unsorriso appena appena un po’ amaro.

 Nilde, tornò alla sua scrivania, guardò l’orologio: erano già le 19.03, ma era abituata agli

straordinari. Cercò in un vecchio schedario, trovò un numero, lo compose.

“Mancini. Sono Nilde. Il Presidente vuol sapere che succede con questa Sicav JACKFLY. No, non

vuole riceverla. Ha detto che può dire tutto a me. E si sbrighi, favore.”

7.

Erano le cinque del pomeriggio e Giacomo La Mosca, se ne stava tranquillamente sulla veranda

nella sua villetta di Anguilla a prendere il fresco quando gli arrivò la telefonata di Nilde.

“Il Presidente desidera incontrarla.”

“Ma è sicura?”

“La Mosca, ascolti. Io non so chi lei sia, né perché il Presidente vuole incontrarla, ma io sono

 sempre sicura.”

 Nilde aveva ragione, pensò La Mosca: se non fosse stata  sempre  sicura non avrebbe resistito

trentacinque anni.

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“Può venire domani?”

“Be’, signora Nilde, sono ai Caraibi e sono le cinque del pomeriggio...”

“Non mi dirà che non è capace di noleggiare un aereo?”

“...”

“Il Presidente l’aspetta domattina alle undici.”

8.

Sotto l’abbronzatura, Giacomo era un filo sbattuto. Il jet-lag colpisce sempre. Per fortuna, l’ufficio

del presidente era nella penombra. Erano anni che ne aveva sentito parlare come di un luogo

mitologico più che reale. E ora finalmente c’era dentro. E il Presidente lo guardava.

“Allora perché ce l’ha con la Nattan Bank?” chiese Il Grande Vecchio.

“Io avercela con la Nattan, Presidente? Ma chi gliel’ha detto?”

“Senta, La Mosca, sia più rispettoso e non si permetta di rispondere. Ho tre volte la sua età.”

Centotrentacinque anni, pensò Giacomo. Sì, ci può stare. “Mi scusi, ha ragione. Ma non ce l’ho con

la banca.”

“Però sta cercando di affondarla”

“Ehm... posso chiederle come ha fatto a scoprirlo?”

“Senta, La Mosca, questa conversazione comincia ad annoiarmi. Non mi interessa raccontare coseche già so, ma apprendere quel che non so. Risalire a lei dalla Sicav JACKFLY non è stato difficile.

Inoltre, se proprio lo vuol sapere, Mancini mi ha raccontato tutto.”

“Le ha raccontato tutto? E di cosa?”

“Del suo licenziamento, del pestaggio, della sua fidanzata.” E poi, dopo una breve pausa, il

Presidente aggiunse: “È stato ingiusto. Mi spiace.”

Giacomo si aggrappò involontariamente ai braccioli della poltrona. Gli sembrava di cadere. Per la

 prima volta, dopo tanti anni, qualcuno gli diceva che quel che aveva subito era ingiusto. E quelqualcuno era proprio colui dal quale mai, e poi mai, se lo sarebbe aspettato: Il Grande Vecchio. Non

riuscì a spiccicare parola. Restò lì, con la bocca secca e la faccia dell’idiota.

“Però, La Mosca, ascolti: questo non la autorizza a sfasciarmi la banca. Lei mi spieghi che cosa

vuole, e vediamo di venirle incontro.”

In quel momento, con l’impeccabile contegno delle segretarie di una volta, entrò Nilde con un

 bicchiere d’acqua. Giacomo lo prese e bevve tutto d’un fiato.

“Presidente, mi stupisce”, disse dopo aver bevuto e con un filo di voce. “Non mi sarei mai aspettato

questo, da lei...”

“Perché si vede che non mi conosce, La Mosca. Io sono all’antica, e per me quel che è giusto, è

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giusto...”

“Ma in tutti questi anni...?”

“In tutti questi anni non ho saputo mai nulla. Sono stato tenuto all’oscuro dalla verità.”

Giacomo, sollevò lo sguardo a fissare il Presidente, incredulo. Il quale, non mosse un muscolo e

continuò a fissarlo con i suoi occhi chiari, quasi sbiaditi, di persona anziana, e un sorriso appena

accennato.

“Allora, cosa vuole per smetterla di farmi la guerra?”

Che cosa poteva volere Jack La Mosca dopo tanti anni di battaglie? Davvero la vita gli passò

davanti in dieci secondi come in un film: il licenziamento, il tradimento dei colleghi, la lotta per

sopravvivere, il pestaggio , ... il senso della morte, della sconfitta... e poi, la voglia di riprendersi, e

la realizzazione della Sicav JACKFLY, la caccia ai clienti della Nattan Bank, la campagna

 pubblicitaria, la telecamera nascosta nella stanza dove aveva teso il tranello a Sturli.

Davvero, cos’altro poteva volere?

Il Presidente si alzò, prese due fogli da un cassetto e li allungò a Giacomo La Mosca.

“Ecco un assegno che la risarcisce di tutti i danni morali e patrimoniali a lei intestato. La cifra credo

che la convincerà. Questa è la ricevuta. Però qui mi deve firmare una cessione totale della SICAV

JACKFLY e la rinuncia a ogni rivalsa. Come dire mi restituisce i miei clienti e la smette di fare la

guerra alla banca”

Giacomo prese i fogli. Il versamento era reale.“Immagino che sappia già che Sturli è stato già allontanato dalla banca qualche giorno fa. Quanto a

Mancini: è stato sollevato da suo incarico ieri sera”, aggiunse il Presidente. “Ecco, firmi”, disse

 porgendogli la sua penna stilografica.

Giacomo fece per prendere la penna, ma poi, sebbene esitando, ritrasse la mano.

“Non so se è giusto”, mormorò.

“Vede, dottor La Mosca”, disse allora il Presidente, prendendogli la mano con un gesto quasi

affettuoso, ma fermo, e costringendolo delicatamente a impugnare la penna, “la giustizia, in fondo,è un concetto astratto. La vita, invece, è una cosa concreta, ma è anche piena di imprevisti... non si

 può mai sapere. Mi dia retta. Firmi.”

FINE