J2378_SCINTILLA FATALE

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SCINTILLA FATALE D IANA P ALMER

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Stella indiscussa nel firmamento degli “autori rosa”,

Diana Palmer ha al suo attivo un centinaio di romanzi e la

presenza, da qualche anno a questa parte, nella prestigiosa

New York Times Bestselling List, una certificazione di

eccellenza in ambito editoriale!

Le sue storie toccano il cuore delle lettrici con atmosfere

intriganti e sensuali, e con personaggi a tutto tondo,

delineati con maestria e grande intensità.

Alle spalle di Diana, un passato di giornalista, lavoro

che ha svolto per sedici anni, prima del passaggio al

mondo dei romanzi rosa. Le sue passioni, tuttavia, non

si esauriscono con la scrittura; donna dai mille interessi,

si dedica alla famiglia, non trascura l’impegno nelle

associazioni assistenziali ed è riuscita a ritagliarsi del tempo

per lo studio, arrivando alla soglia dei quarantanove anni

a una laurea con lode. Non avere il tempo per annoiarsi:

questo sembra proprio essere il motto di Diana Palmer.

SCINTILLA FATALE

DIANA PALMER

Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Now And Forever Silhouette Books

© 1979 Diana Palmer Traduzione di Laura Polli

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto

di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con

Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

Prima edizione Harmony Serie Jolly novembre 2010

Questo volume è stato impresso nell'ottobre 2010

presso la Rotolito Lombarda - Milano

HARMONY SERIE JOLLY ISSN 1122 - 5390

Periodico bisettimanale n. 2378 del 3/11/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 56 del 13/2/1982 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Lutecia Peacock si sedette sulla sabbia e chiuse gli occhi, assaporando la pace che regnava sulla spiag-gia. Il cielo era una tavolozza di colori sopra le on-de ornate di spuma bianca. Solo il richiamo dei gabbiani faceva da contrappunto al suono della ri-sacca. A poca distanza da lei, Frank Tyler uscì dall'ac-qua, i capelli biondi che brillavano sotto i raggi del sole mattutino. Frank l'aveva invitata a fare una nuotata insieme, ma lei, dopo quello che era successo l'estate prece-dente, aveva sviluppato una specie di avversione per l'acqua. Da quando cioè Russell l'aveva sorpresa in una delle cabine del laghetto con... Scosse i lunghi capelli scuri, come per bloccare quel ricordo e circondò le ginocchia con le braccia mentre Frank si avvicinava. Lutecia prese un asciugamano e glielo tirò. «Grazie» disse Frank, asciugandosi il viso e le spalle. «Una nuotata fantastica! Perché non sei ve-nuta con me?» le chiese, passandosi le mani nei ca-pelli umidi. «Con questi addosso?» ribatté Lutecia, accen-

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nando ai pantaloncini in tela jeans e alla camicetta che indossava. «Se c'era qualche pescecane là fuori, sarebbe morto dal ridere» aggiunse, con un'espres-sione divertita negli occhi grigi. «Piuttosto, com'era l'acqua? Fredda?» «Gelida» annuì Frank. Infilò una maglietta e si sedette accanto a lei. «Ti stai divertendo?» le do-mandò. «È stata una settimana stupenda» gli assicurò Lu-tecia. «Mi spiace solo che presto sarà finita.» Frank la osservò un istante. «Adoro la pronuncia della Georgia.» «Che vuoi dire?» insorse subito lei. «Semplicemente che mi piace il tuo accento sudi-sta... Ti sei offesa, per caso?» Lutecia scosse il capo. «Scusami, è solo che... Al college mi prendevano sempre in giro, e non solo per il mio accento. Molti sono convinti che una ra-gazza cresciuta in campagna sia una specie di sel-vaggia analfabeta.» Lui le prese una mano e la strinse nella sua. «Per quanto mi riguarda, non la penso affatto così. Inol-tre, la tua famiglia è una delle più facoltose della Georgia e tu non sei una campagnola ignorante.» «Grazie» sorrise lei. «Sì, è stata proprio una set-timana divertente e mi spiace tornare a casa. Se Ba-ker non avesse insistito tanto...» «Io e Belle arriveremo fra meno di tre settimane e da quel momento diventeremo vicini di casa» le rammentò. «Bright Meadows è stata messa in vendita pro-prio al momento giusto» sorrise Lutecia, accennan-do a una delle proprietà che confinava con quella

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dei Currie. «Un luogo perfetto per le vacanze. Assi-curati di concedertene molte» aggiunse ridendo. «Puoi contarci» sussurrò Frank, chinandosi a sfiorarle le labbra. Un attimo dopo Lutecia riprese a contemplare la distesa del mare. Nella mente le si affollarono i ri-cordi di quella settimana di vacanza dai suoi impe-gni universitari, che aveva trascorso a New York in compagnia di Frank, sua sorella Belle, e Angela, la loro madre. Frank era sempre così gentile con lei, l'esatto contrario di Russell Currie... Imbarazzata, Lutecia arrossì al ricordo dell'avve-nimento che l'aveva tenuta lontana per un anno inte-ro da Currie Hall, la residenza di famiglia. Era ri-corsa persino a delle scuse pur di evitare di tornare a casa in vacanza. Grazie al cielo Russell non sembrava avere nota-to la sua assenza o sentito la sua mancanza. Tanto meno fatto commenti sul fatto che lei avesse telefo-nato o scritto il meno possibile. Tuttavia, quell'indifferenza da parte sua non era stata una sorpresa, pensò Lutecia con una punta di amarezza. A Russell non importava di niente a ec-cezione del suo lavoro. L'enorme tenuta agricola che apparteneva ai Cur-rie da generazioni era la sua vita, la sua unica pas-sione. Al contrario, lei odiava quelle zolle scure e fertili che si erano prese la vita dei suoi genitori. Pensando a loro, come al solito gli occhi le si riempirono di lacrime. A otto anni era stata esattamente il tipo di bambi-na che Frank Tyler avrebbe considerato con di-sprezzo... Magra, con abiti vecchi e logori, spesso

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spettinata nonostante gli sforzi di sua madre, già malata, e con un'istruzione e un linguaggio così li-mitati che avevano sorpreso perfino Russell. A quell'epoca suo padre era morto a causa di un incidente nei campi. Sua madre, cardiopatica, lo a-veva seguito poco tempo dopo, lasciando sola al mondo e priva di risorse la loro unica figlia, una ra-gazzina dal temperamento chiuso e scontroso. Ciò nonostante, i Currie l'avevano accolta con simpatia e benevolenza. Più che Baker e la sua se-conda moglie, Mindy, era stato soprattutto Russell, a quell'epoca ventenne, a occuparsi di lei, a starle vicino per aiutarla a superare il trauma della perdita dei genitori. «Sua madre me l'ha affidata prima di morire» a-veva detto Russell alla famiglia, «e voglio mantene-re la promessa, anche se non sarà facile.» E in effetti non era stato facile, riconobbe Lutecia fra sé. Con il suo carattere impulsivo e ribelle aveva dato parecchio filo da torcere a Russell. Ma Baker e Mindy l'avevano accettata nella loro famiglia con una bontà che ancora adesso non finiva di stupirla e commuoverla. Persino Eileen, la sorella minore di Russell, le aveva voluto bene. Nonostante la giovane età, Russell aveva preso sul serio il suo compito di tutore e educatore. Esat-tamente come avrebbe fatto con un puledro selvag-gio o un purosangue indisciplinato. I suoi capricci e le sue ribellioni non avevano avuto alcun effetto su di lui. Giorno per giorno, con pazienza e fermezza, l'aveva aiutata a metabolizzare la perdita dei genito-ri, incentivato i suoi progressi scolastici, insegnato le buone maniere. In dieci anni era riuscito a tra-

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sformare una ragazzina selvaggia in un'autentica si-gnorina di buona famiglia sudista. Quando lei aveva terminato il liceo, aveva osteg-giato il suo proposito di iscriversi a un college lon-tano da casa, ma per la prima e unica volta Baker aveva preso le sue difese ed era riuscito a convince-re il figlio a lasciarle fare le sue scelte. Durante il primo anno di università era tornata a casa spesso. Fino alla scorsa estate, fino a quel giorno in cui... Lutecia strinse le braccia intorno alle ginocchia, bloccando di nuovo quel ricordo. Era diventata an-che lei una snob?, si chiese invece, ripensando alla sua reazione quando Frank aveva commentato il suo accento sudista. La verità era che non parlava volentieri della sua infanzia, del modo in cui era stata accolta nel lus-suoso ambiente di Currie Hall. Non sopportava il ricordo di quello che era stata, e qualche volta le sembrava che, sotto le camicette eleganti e i jeans firmati, esistesse ancora la bambi-na malvestita e spaventata. E quella sensazione non le piaceva affatto. Il ricordo della povertà non l'aveva mai abbando-nata, e tutto ciò che gliela ricordava non le piaceva. Cose come i balli di campagna, le fattorie malte-nute, la campagna e... Russell. Soprattutto lui, uno dei pochi a sapere quanto disagiata fosse stata la condizione dei Peacock. «Non voglio tornare a casa» mormorò con un filo di voce. «Perché non lo dici al tuo padre adottivo la pros-sima volta che gli telefonerai?» le chiese Frank.

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«Come ben sai, Baker ha avuto un infarto il mese scorso» gli spiegò Lutecia. «Mindy lo ha convinto a trascorrere il periodo della convalescenza a Miami, per distoglierlo dai suoi amati cavalli Appaloosa, e dargli il tempo di recuperare le forze. Non voglio ri-schiare di compromettere la sua guarigione dando-gli un dispiacere. Il problema è che non ho nessuna scusa per restare qui fino a quando, a gennaio, non mi iscriverò al prossimo semestre universitario. Russell lo sa ed è per questo che continua a farmi pressioni perché torni a casa» concluse, irritata. «Ogni volta che nomini Russell vai su tutte le fu-rie» osservò Frank, con una risatina. «Che tipo è?» «Russell? Ha passato la trentina, è ostinato come un mulo ed è assolutamente irremovibile quando vuole qualcosa, a detta di tutti quelli che fanno affa-ri con lui» asserì Lutecia. «La maggior parte degli allevatori e dei grandi proprietari terrieri della Ge-orgia ha difficoltà economiche. Russell, invece, fa denaro a palate.» «È sposato?» «Nessuna donna resiste con un tipo del genere, credimi» rispose lei, con una punta di ironia. Frank scosse il capo sorridendo. «Sto comincian-do a rimpiangere di avere accettato l'invito di Baker a essere vostro ospite a Currie Hall fino a quando non saranno ultimati i lavori di ristrutturazione a Bright Meadows» disse. «Sciocchezze!» replicò Lutecia. «Siamo nel bel mezzo della stagione del raccolto e il Grande pa-drone bianco sarà occupato a riempire i granai e a vendere il bestiame. Ha appena il tempo di tornare a casa a mangiare e dormire.» Almeno, questo è quel-

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lo che spero, aggiunse fra sé. «Ti assicuro che tu e Belle siete i benvenuti.» «Se vuoi davvero che venga a Currie Hall...» «Che domande sono? Certo che voglio che tu venga!» tagliò corto Lutecia. «In questo caso verrò» disse Frank, sfiorandole di nuovo le labbra, l'unico gesto affettuoso che aveva fino a quel momento caratterizzato la loro relazione. Lutecia ricambiò appena quel casto bacio e lanciò un'occhiata in direzione del cottage sulla spiaggia che sorgeva a poca distanza. «È ora che mi decida a fare i bagagli... Davvero non ti dispiace accompagnarmi all'aeroporto?» Frank scosse il capo. «Mi spiace solo che te ne vada» le disse, guardandola negli occhi. «Non è leale» lo stuzzicò. «Abbiamo optato per un passo alla volta, ricordi? Niente legami.» «È quello che continui a ripetermi» sospirò lui, alzandosi. «Okay, bellezza, andiamo... Ci stanno a-spettando per fare colazione e le madri detestano aspettare.» Non poteva negare che il complimento le aveva fatto piacere, pensò, camminando sulla sabbia in di-rezione del cottage. Era davvero una bellezza? Le piaceva il contrasto fra i suoi capelli scuri e gli oc-chi grigi, la forma del suo viso e della sua bocca. Ma senza falsa modestia, era la sua figura quella che suscitava maggiormente l'attenzione degli uo-mini. Alta, sottile, ma ben modellata nei punti giu-sti, le piaceva valorizzarla con jeans e camicette e con capi particolarmente femminili. «Bene, cosa ti dicevo?» le disse Frank ridendo, accennando al cottage.

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Belle Tyler li stava aspettando sulla veranda, i capelli biondi arruffati dal vento e un'espressione impaziente negli occhi azzurri. «Era ora!» esclamò, vedendoli arrivare. «La mamma ha già riscaldato non so quante volte il caf-fè... Dove eravate finiti?» «Ho fatto un tuffo» rispose suo fratello. «Perché hai quell'aria preoccupata?» «Abbiamo visite» rispose Belle. «Non mi avevi detto che tuo fratello sapeva pilotare un aereo» ag-giunse, lanciando a Lutecia un'occhiata curiosa. «Come fai a saperlo?» replicò Lutecia, trattenen-do il respiro. «Un certo Russell Currie ha telefonato cinque mi-nuti fa. Ha detto che è appena atterrato a Augusta e noleggerà un'auto per venirti a prendere. Arriverà fra poco.» Belle sorrise. «Se l'aspetto di tuo fratello è come la sua voce... Wow!, era calda, virile, pro-fonda» aggiunse, in tono sognante. «Probabilmente è calvo e in sovrappeso» inter-venne Frank, per prendere in giro la sorella. «Il classico scapolo di mezza età con idee antiquate.» «È così, Lutecia?» ribatté Belle. «Frank! Vieni a fare colazione prima che il tuo bacon diventi freddo» li interruppe Angela Tyler, comparendo sulla veranda e risparmiando così a Lutecia l'imbarazzo della risposta. Angela, alta, magra, con freddi occhi azzurri, guardò prima il figlio e poi l'amica, che in quel mo-mento aveva un'aria un po' pallida e preoccupata. «Immagino sarete affamati dopo la passeggiata sulla spiaggia. Forza, venite ragazzi!» Belle la seguì, ma Frank trattenne un istante Lu-

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tecia. «Non badare ai modi di mia madre» le disse. «Sono sicuro che quando ti conoscerà meglio, im-parerà ad apprezzarti.» Lutecia non fece commenti. Angela la guardava sempre dall'alto in basso, nonostante la posizione sociale dei Currie. Non che il padre di Frank fosse stato un magnate... La sua passione per l'elettronica e una certa lungimiranza gli avevano garantito un buon successo come imprenditore. E Angela era stata una delle sue segretarie. Questo però - le aveva spiegato Frank - era una specie di segreto di fami-glia. Angela, infatti, da buona snob, non ci teneva a farlo sapere a tutti. Nonostante ciò, Lutecia aveva la netta impressio-ne che le umili origini di Angela non l'avrebbero re-sa più comprensiva nei confronti delle proprie, il giorno in cui avrebbe scoperto la verità. Seguì distrattamente Frank in sala da pranzo, in-terrogandosi sulla sua reazione quando Russell a-vrebbe varcato la porta d'ingresso del cottage. Era passato un anno dall'ultima volta che si erano visti, ma le sembrava un giorno. Assaggiò appena qualcosa, sperando che la sua espressione non tradisse l'agitazione che provava. Se avesse potuto fuggire in qualche luogo, lo avreb-be fatto volentieri, pur di evitare di incontrare di nuovo Russell... In quel momento si udì il rombo di un tuono in distanza, il segnale di un temporale in arrivo. Una specie di presagio, pensò Lutecia, mentre la mattinata serena si trasformava in un diluvio di pioggia.

Questo meseQuesto meseQuesto meseQuesto mese

2378 2378 2378 2378 ---- Scintilla fatale Scintilla fatale Scintilla fatale Scintilla fatale di D. Palmer

Lutecia e Russell sono sempre stati come fratello e sorella, vicini eal tempo stesso così diversi per carattere. Le scintille tra loro non sono mancate fino a quella fatale, una passione dirompente.

2379 2379 2379 2379 ---- Il sogno di Natale Il sogno di Natale Il sogno di Natale Il sogno di Natale di C. Colter

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