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SENATO DELLA REPUBBLICA IX LEGISLATURA- 390a SEDUTA PUBBLICA RESOCONTO STENOGRAFICO MARTEDÌ 17 DICEMBRE 1985 (Pomeridiana) Presidenza del presidente FANFANI, indi del vice presidente OSSICINI e del vice presidente SCEV AROLLI INDICE CONGEDIE MISSIONI. ................... Pago3 Assegnazione 3 GRADARI (MSI~DN) Pago 17 CONSOLI (PCI) 24 * VOLPONI (PCI) .............................. 29 " CHIAROMONTE(PCI) ......................... 31 ALIVERTI (DC) 34 LOPRIENO (Sin. Ind.), relatore di minoranza. .. 40 DISEGNI DI LEGGE GOVERNO Trasmissione di documenti ................. 3 DISEGNI DI LEGGE Assegnazione 47 CALENDARIO DEI LAVORI DELL'ASSEM~ BLEA INTERPELLANZE E INTERROGAZIONI Variazioni. ................................ 4 Annunzio di risposte scritte ad interrogazio~ ni 47 Annunzio .................................. 48 DISCUSSIONE DEL DOCUMENTO: «Relazione della lOa Commissione perma~ nente sull'aggiornamento per gli anni 1985~ 1987 del Piano energetico nazionale» (Doc. XVI, DD.6, 6-bis, 6-ter): BAIARDI (PCI) ............................... * REBECCHINI (DC) ........................... ORDINE DEL GIORNO PER LA SEDUTA DI MERCOLEDÌ 18 DICEMBRE 1985 ......... 50 4 N. B. ~ L'asterisco indica che il testo del di~ 9 scorso non è stato restituito corretto dall' oratore TIPOGRAFIA DEL SENATO (1300)

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SENATO DELLA REPUBBLICAIX LEGISLATURA-

390a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MARTEDÌ 17 DICEMBRE 1985(Pomeridiana)

Presidenza del presidente FANFANI,indi del vice presidente OSSICINI

e del vice presidente SCEV AROLLI

INDICE

CONGEDIE MISSIONI. . . . . . . . . . . . . . . . . . .. Pago3

Assegnazione 3

GRADARI(MSI~DN) Pago 17CONSOLI (PCI) 24

* VOLPONI (PCI) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29

" CHIAROMONTE(PCI) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31ALIVERTI (DC) 34LOPRIENO (Sin. Ind.), relatore di minoranza. . . 40

DISEGNI DI LEGGE

GOVERNO

Trasmissione di documenti . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 DISEGNI DI LEGGE

Assegnazione 47CALENDARIO DEI LAVORI DELL'ASSEM~

BLEA INTERPELLANZE E INTERROGAZIONI

Variazioni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 Annunzio di risposte scritte ad interrogazio~ni 47

Annunzio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48DISCUSSIONE DEL DOCUMENTO:

«Relazione della lOa Commissione perma~nente sull'aggiornamento per gli anni 1985~1987 del Piano energetico nazionale»(Doc. XVI, DD.6, 6-bis, 6-ter):

BAIARDI(PCI) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

* REBECCHINI (DC) ...........................

ORDINE DEL GIORNO PER LA SEDUTA DIMERCOLEDÌ 18 DICEMBRE 1985 ......... 50

4 N. B. ~ L'asterisco indica che il testo del di~9 scorso non è stato restituito corretto dall' oratore

TIPOGRAFIA DEL SENATO (1300)

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390a SEDUTA(pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

~3~ IX Legislatura

17 DICEMBRE 1985

Presidenza del presidente FANF ANI

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 17). ~Si dia lettura del processo verbale.

ROSSI, segretario, dà lettura del processoverbale della seduta del 12 dicembre.

PRESIDENTE. Non essendovi o$servazio~ni, il processo verbale è approvato.

Congedi e missioni

PRESIDENTE. Sono in congedo i senatori:Agneili, Brugger, CroHalanza, Ferrara Nicola,Filetti, Gusso, Milani Eliseo, Taros, Valiani.

Sono assenti per incarico avuto dal Senatoi senatori: Alberti, Biglia, Cartia, Cossutta,Melandri, MeloUo, Spano Ottavio, a Paler~mo, nell'ambito dell'indagine conoscitiva suirapporti tra Stato, Regioni a statuto specialee province autonome.

Disegni di legge, assegnazione

PRESIDENTE. I seguenti disegni di leggesono stati deferiti

~ in sede referente:

alla la Commissione pem1anente (Affaricostituzionali, affari della Presidenza delConsiglio e dell'interno, ordinamento genera~le dello Stato e della pubblica aministrazio~ne):

(\ Disciplina del rapporto di lavoro a tempoparziale nel settore pubblico» (1574), previpareri della sa, della 7a, della lOa, della 11a edella 12a Commissione;

alla 6a Commissione permanente (Finanzee tesoro):

CHIAROMONTEed altri. ~ «Norme volte a

perequare la struttura dell'imposta sul reddi~to delle persone fisiche, ridurre l'incidenzadelle aliquote, semplificare la gestione am~ministrativa dell'imposta e razionalizzare!'imposizione sui redditi da capitale» (451),previ pareri della la, della sa e della 8aCommissione.

Governo, trasmissione di docum~nti

PRESIDENTE. La Presidenza del COIl'iigliodei Ministri, Ufficio giuridico e del coordina~mento legislativo, ha trasmesso, in data Ildicembre 1985, ai sensi deB' articolo 81,quarto comma, del decreto del Presidentedella Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, iìprogetto di ampliamento della linea ferrovia~ria Milano~Treviglio, tratta da Pioltello Limi~to a Treviglio (n. 28).

Ai sensi della predetta disposizione e del~l'articolo 139~bìs del Regolamento, detto do~cumento è stato deferito, d'intesa con il Pre-sidente della Camera dei deputati, alla Com-missione parlamentare per le questioni re~gionali, che dovrà esprimere il proprio pare-re entro il 16 febbraio 1986.

Il Ministro dei Lavori pubblici ha trasmes~so, in data 12 dicembre 1985, ai sensi dell'ar-ticolo 6, della legge 3 ottobre 1985, n. 526, ilprogramma triennale di interventi nel setw~re della grande viabiJità (n. 29).

Ai 'Sensi deJla predetta disposizione e del-l'articolo 139~bis del Regolamento, detto pro-gramma è stato deferito alla ga Commissionepermanente (Lavori pubblici, comunicazio-ni), che dovrà esprimere il proprio parereentro il 12 gennaio 1986.

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390a SEDUTA(pomerid.)

~4~ IX Legislatura

17 DICEMBRE 1985ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

La Presidenza del Consiglio dei ministri,Ufficio giuridico e del coordinamento legisla~tivo, ha trasmesso, in data 12 dicembre 1985,ai sensi del secondo comma dell'articolo uni~co della legge 8 agosto 1985, n. 412, lo sche~ma di decreto legislativo predisposto perdare attuazione alla direttiva del Consigliodelle Comunità europee n. 77/91 del 13 di~cembre 1976 in materia di diritto delle socie~tà (n. 30).

Ai sensi della predetta disposizione e del~l'articolo 139~bis del Regolamento, dettoschema è stato deferito alla 2a Commissionepermanente (Giustizia), che dovrà esprimereil proprio parere entro il 15 febbraio 1986.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri ~

per conto del Garante dell'attuazione dellalegge 5 agosto 1981, n. 416 ~ ha trasmesso,con lettera in data 12 dicembre 1985, aisensi dell'articolo 8, secondo comma, dellacitata legge, la relazione sullo stato dell'edi~toria relativa al semestre 10 giugno ~ 30

novembre 1985 (Doc. LXVII, n. 5).Detto documento sarà inviato alla 1a Com~

missione permanente.

Il Ministro della difesa, con lettere in data13 dicembre 1985, ha trasmesso:

copia del verbale della riunione del 6novembre 1985 del Comitato per l'attuazionedella legge 22 marzo 1975, n. 57, concernen~te la costruzione e l'ammodernamento deimezzi della Marina militare;

copia del verbale della riunione del 12novembre 1985 del Comitato per l'attuazionedella legge 16 giugno 1977, n. 372, concer~nente l'ammodernamento degli armamenti,materiali, apparecchiature e mezzi dell'Eser~cito.

I verbali anzidetti saranno inviati alla 4aCommissione permanente.

Calendario dei lavori dell' Assemblea,variazioni

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 55,comma terzo, del Regolamento, l'ordine delgiorno della seduta di domani è integra:{ ocon la discussione del disegno di leg{::

«Conversione in legge, con modificazioni, deldeçrcto~legge 6 novembre 1985, n. 567, re~cante disposizioni urgenti per assicurare lacontinuità della riscossione delle impostedirette e per il differimento di tal uni terminiin 'materia tributaria e di interventi straordi~nari nel Mezzogiorno. Disposizioni in temadi monopoli di Stato e di imposta di regi~stro» (1559~B) (Approvato dal Senato e modifi~cato dalla Camera dei deputati).

Ricordo altresì che al primo punto dell'or~dine del giorno della seduta di domani sa~l'anno esaminate le conclusioni della 1a Com~missione permanente, ai sensi dell'articolo78, terzo comma, del Regolamento, in ordineai disegni di legge nn. 1601, 1608 e 1609.

Discussione del documento:

«Relazione della lOa Commissione p,erma~nente sull'aggiornamento per gli anni1985-1987 del Piano energetico nazionale»(Doc. XVI, nn. 6, 6-bis, 6-ter).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca laI,

discussione del documento: «Relazione dellalOa Commissione permanente sull'aggiorna~

mento per gli anni 1985~ 1987 del Piano ener~!l' getico nazionale» (Doc. XVI, nn. 6, 6~bis,

6~ter).Dichiaro aperta la discussione.È iscritto a parlare il senatore Baiardi. Ne

ha facoltà.

BAIARDI. Signor Presidente, signor Mini~stro, onorevoli colleghi, nel mio interventonon entrerò nel merito delle cifre, delle pre~visioni dei consumi, dei costi perchè, a que~sto riguardo, già esistono una abbondanteletteratura ed una documentazione alle qualisi può ricorrere e dove i sostenitori dellevarie tesi ~ anche di quelle opposte

~ pos~sono trovare dati ed argomenti di sostegnoalle proprie opinioni.

Qual è il problema centrale del Piano ene~getico? Non c'è dubbio che oggi l'attenzionedell'opinione pubblica è prevalentementeconcentrata sulla necessità o meno di co~struire nuove centrali nucleari o a carbone eche le forze politiche sono certamente at{en~ 'te ai dati di carattere scientifico, tecnico ed

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17 DICEMBRE 1985ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

economico che sono pro o contro queste temi, nei disegni e nelle poesie che svolgonoscelte, ma lo fanno con occhio alle reazioni a scuola e nei concorsi.dell'opinione pubblica, che ha legittimato Come Parlamento credo che abbiamo ilper la prima volta, nel nostro paese, il movi~ dovere ~ e la discussione sull'aggiornamen~mento dei «Verdi». Tale legittimazione, con to del Piano energetico può essere un utilealterne fortune, era già avvenuta in Germa~ momento ~ di fare in modo che le discussio~

nia, in Belgio ed in Francia, dove il dilemma ni e le polemiche non si trasformino in una«centrali sì, centrali no» si è posto molto guerra di religione. Dobbiamo renderci contotempo prima, tanto che le attuali possono Iche nell'operare le scelte, anche quelle indi~apparire discussioni del postnucleare, solo : viduali, non basta riferirsi alle argomenta~

I

che si tenga presente che in Francia oltre il~zioni dell'economista, specie in un campo

50 per cento dell'energia elettrica viene già ; dove il parere del fisico, del biologo, delprodotto dal nucleare, mentre tra il 30 e il . medico, del sociologo e così via è molto45 per cento si collocano il Belgio, la Finlan~ importante. Sovente la scelta di campo, an~dia, la Svezia e la Svizzera, tra il 15 e il 20 che quella di carattere emotivo, è determina~per cento l'Inghilterra e la Germania, con la ta dalla necessità di andare al superamentoSpagna al 9 per cento, l'Olanda al 7 per : del pericoloso schieramento nuclearisti~anti~cento, la Jugoslavia al 6 per cento e infine : nuclearisti ed afferma invece la necessità dil'Italia con il 3 per cento.

I

lasciare il passo ad un confronto basato sulleNell'Europa occidentale sono infatti in argomentazioni per offrire all'opinione pub~

funzione ben 123 centrali nucleari con una blica e agli indecisi gli utili punti di riferi~potenza di 77.000 megawatt, mentre entro il mento.1990 ne dovrebbero essere completate altre Tutto questo è dimostrato, per esempio, da43. Entro il 1985 il 26 per cento dell'elettrici~ risultati di un'indagine demoscopica condot~tà prodotta in Europa dovrebbe essere di ta dall'ENEA nel 1980 e nel 1983, dallafonte nucleare per arrivare ad una percen~ quale risulterebbe, tra l'altro, che il contri~tuale del 35 per cento nel 1990. Tali sono buto dell'energia nucleare alla produzione dialmeno i dati forniti dall'ENEA. elettricità è ~ secondo l'opinione pubblica

Questo è lo scenario nel quale avviene ~ dell'1,7 per cento, mentre il contributo

l'esame del Piano energetico, che dovrebbe della fonte idrica è del 60 per cento, controconfermare o meno il programma di costru~ . un contributo reale del 24 per cento. Attra~zione di sei centrali nucleari e di sei centrali verso questa indagine demoscopica, pera carbone. Per una discussione ed un con~ esempio, si è rilevato che l'opinione pubblicafronto sereno sono dell'avviso che si debbano ~ questo è avvenuto negli anni 1980 e 1983

rifiutare l'esemplificazione degli schieramen~ ~ per il 78 e per il 74 per cento, rispettiva~ti e la facile etichetta tura per cui chi è mente, ha timori circa lo sviluppo ulteriorecontro il nucleare o le centrali a carbone è di centrali nucleari essenzialmente perchè siun ambientalista, al contrario di coloro che preoccupa del pericolo di esplosioni, per ilsarebbero favorevoli. ; 25 per cento, e della diffusione delle radia~

Certo è che oggi diventa difficile rimanere ; zioni, per il 26 per cento.spettatori neutrali o stare alla finestra, anche i Il ritardo di una politica ecologica e di unase la tentazione è grande di fronte a questa \ informazione di massa sui problemi dell' e~scelta. I problemi dell'energia, della difesa ! nergia è certamente un ritardo culturale chedell'ambiente, di alcuni valori e testimonian~ i riguarda un po' tutti, per cui oggi c'è unaze della natura che rischiano di scomparire rincorsa ad occuparsi di questi problemi, per

~ come peraltro altri valori sono scomparsi cercare una sintesi tra le esigenze dell'econo~

nei secoli e nei decenni precedenti, quando il mia e quelle dell'ambiente. Si può quindiproblema del nucleare, del carbone o del correre il pericolo di identificare la politicametano non si poneva ancora ~ coinvolgono I ecologica, della salvaguardia della salute e

anche i bambini, che sovente li traducono

I

della sicurezza con una battaglia a sensocon le loro interpretazioni o immagini nei unico pro o contro le centrali nucleari e a1

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carbone. La battaglia ecologica pone invece, tecniche e scientifiche più avanzate rispettoa nostro avviso, e con urgenza, problemi di ai paesi, come la Francia, la Germania ed ilben altro tipo, quali un mutamento radicale Belgio, che si sono misurati con gli stessinei settori della politica economica, della problemi molto tempo prima ~ alle questio~

salute pubblica, del modo di produrre nel~ ni della sicurezza, della tutela dell'ambientel'industria, nell'agricoltura, nell'urbanistica, e della salute, soprattutto in ordine alla co~nel momento in cui fiorisce la cultura del struzione delle centrali nucleari ed a carbo~consumismo e si moltiplicano i prodotti e gli ne. Mancando questo quadro di riferimentooggetti utilizzati dall'uomo. Bisogna aver credo non sia realisticamente pensabile chepresente che, prima ancora che si avviasse il l'aggiornamento del Piano energetico per gliprogramma energetico ~ peraltro non attua~

I

anni 1985~87 avrà migliore sorte del Piano

to ~~ in mancanza di un qualsiasi quadro di energetico 1981~85. Questo lo dico perchèriferimento che riguardasse la difesa del~ qualcuno può pensare che, se non il consen~l'ambiente e della salute pubblica, ì processi so, almeno l'assenso delle comunità interes~di urbanizzazione e di industrializzazione sate, degli enti locali che le rappresentano, sihanno già sconvolto città e paesi, provocan~, possa avere attraverso la monetizzazione:do guasti a beni naturali come l'acqua, l'a~ I con la riduzione delle tariffe elettriche, la

I

ria, il suolo ed il paesaggio, ciç>è a risorse

I

costruzìone di strade, scuole, abitazioni e

non più rinnovabili. centri sportivi a favore di quelle comunità.Non è un caso che nei paesi che hanno

l

' Il consenso della regione Piemonte ~ vor~

fatto del nucleare, come la Francia, il Belgio, rei ricordarlo qui ~ e del comune di Trina

la Germania e gli stessi Stati Uniti, la princi~

I

Vercellese, alla costruzione della nuova cen~pale fonte di produzione dell'energia, mentre trale di 2.000 megawatt, anche se rimanefino a qualche anno fa i problemi connessi I una comprensibile avversione degli impren~

alla sicurezza delle centrali nucleari eù al ditori agricoJi del vercellese e del movimentoloro impatto ambientale erano in primo pia~ ecologista, che ritengono insufficienti le ga~no, oggi il pericolo del nucleare ha lasciato il ranzie e le risposte finora fornite in ordine aipasso ad un dibattito e ad un confronto di problemi dei rifornimenti idrici per la coltu~altro tipo, cioè sulla inutilità, o presunta ra del riso, alle conseguenze delle emissionitale, del nucleare stesso. Anche in Italia lo delle torri di raffreddamento, allo spiana~stesso vice presidente dell'Enel, stando alle mento di una collina per costruire il rilevatonotizie di carattere giornalistico, riterrebbe della centrale, alla certezza sulla difesa dellache il nucleare 110n ha più un futuro. salute, il consenso sì è avuto ~~ ripeto ~ per

Molti oggi si domandano: ma perchè co~ due motivi. Primo: perchè da parecchi anni astruire nuove centrali nucleari se la doman~ Trino esiste un'altra central~ elettronucJeare,da di energia nei paesi industriali è entrata sia pure più piccola (280 megawatt) e lain una fase declinante di lungo periodo? I

I

l popolazione di Trino Vercellese ha fatto

problemi della sicurezza passano quindi in un'esperienza diretta di convivenza con unasecondo piano e l'accentuazione viene posta I centrale nucleare, si è parlato moho deloltre che sulle tecnologie ormai superate, sul

I

lmancato referendum per la costruzione della

problema dei costi di produzione. nuova centrale, dimenticando, ad esempio,Come si colloca il nostro partito sul com~

i

che tutti i partiti si sono presentati alle

ples50 di questi problemi? Noi partiamo dal~ elezioni comunali di Trina avendo nel pro~la constatazione che i movimenti ecologisti gl'amma l'assenso alla costruzione della nuo~esprimono un bisogno ed una domanda reale va centrale da 2.000 megawatt e che nessundell'opinione pubblica e perchè questo comu~ partito che ha fatto questa scelta è statone senso del pensare e del sentire della gente

I penalizzato dal suo elettorato tradizionale.

non sia fuorviante o fuorviato occorre dare, Secondo: la regione Piemonte durante lacon i comportamenti, con gli atti legislativi e giunta di sinistra ha sottoposto ad un esamedi Governo. risposte convincenti ed e&aurien~ e ad un vaglio critico, al più alto livelloti ~ proprio pcrchè partiamo da cognizioni

I

possibile, investendo l'ateneo torinese di tut~

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17 DICEMBRE 1985

te le problematiche che in materia di sicu~rezza, ambiente e salute si ponevano con lacostruzione della nuova centrale ed ha costi~tuito un gruppo di lavoro permanente perseguire l'adempimento delle attività tecnicheconnesse alla sua realizzazione, adempimen~ti che, oggi, sono oggetto di grosse riserve daparte della stessa regione. Però questo qua~dro di comportamenti, di garanzie verso lepopolazioni può rivelarsi del tutto insuffi~dente e puo anche ritorcersi se non interver~rà una adeguata azione del Governo perrealizzare le indicazioni che lo stesso CIPEha richiamato nella sua delibera dello mar~zo 1985.

Primo: il problema dell'immagazzinamen~to temporaneo e quello del ritrattamento delcombustibile irraggiato, problema che se nonaffrontato per tempo e superando una sem~plice visione economici sta può diventaredrammatico per Montalto Latina e TriroVercellese. Secondo: il carattere prioritario

~~ noi comunisti diciamo che i costi di co~

struzione sono giusti ed economici nella mi~sura in cui comprendono i costi per la massi~ma sicurezza a difesa della salute ~ che si

deve attribuire alla protezione dell'ambienteed alla salute dell'uomo, agli studi, alle ri~cerche ed ai controlli che, a questo riguardo,debbono essere fatti in collaborazione con glienti locali.

Oltre ai problemi che riguardano ambientee salute vi sono quelli, tuttora irrisolti. deltrasferimento delle tecnologie avanzate ac~quisite in campo energetico per la promozio~ne e la qualificazione dell'industria, special~mente di quella piccola e di quella media, edi una diversa modulazione delle risorse adisposizione' dell'ente di promozione e diricerca nei settori delle energie rinnovabili edel risparmio energetico.

Queste cose il nostro partito le sta soste~nendo non soltanto da oggi: altro che opzio~ne nucleare del Partito comunista, come hagridato qualcuno a sproposito! In un campodove la tentazione a defilarsi è pari se nonsuperiore a quella di combattere una guerradi religione, il nostro partito ha dato, ancorauna volta, dimostrazione di senso di respon~sabilità facendosi carico degli interessi piùgenerali del paese, sia di quelli economici ~

la bolletta dell'energia costa come quelladella salute ~ sia di quelli relativi al modo

di vivere della gente. La stessa cosa dicasidelle amministrazioni di sinistra a livelloregionale e comunale per il modo come sisono atteggiati sul problema dell'energia. Lanostra è stata e resta la scelta di un usolimitato e controllato del nucleare e del car~bone, scelta che, a programma concluso, si~gnificherebbe che le centrali nucleari contri~buiranno alla copertura dei fabbisogni elet~triei del nostro paese per il 7 per cento.

La persistente crisi energetica e la dipen-denza dall'estero pone un problema di diver~sificazione della produzione, tale da garanti~re uno sviluppo equilibrato del paese chenon sì affidi ad una sola fonte, anche perchèoggi realisticamente non è pensabile che unasola fonte, sia essa il nucleare, il petrolio, ilmetano o il carbone, e ancor meno quellasabre, è in grado di soddisfare le richieste dienergia. Alla obiezione che, data la sua scar~sa incidenza sulla produzione complessiva,tanto varrebbe per i problemi che esso ponerinunciare al nucleare, penso che abbia unasua validità la risposta che, in primo luogo ilnostro paese non può estraniarsi in un cam~po che comporta una qualificata attività diricerca e di sviluppo che coinvolge altri set~tori importanti, come la microelettronicainformatica, la biotecnologia e così via e insecondo luogo che data la modesta ineiden~za, la produzione di energia nucleare è desti~nata soprattutto a servire come sistema diriserva strategica perchè, se è vero che oggicosta meno acquistare energia prodotta dallecentrali nucleari francesi, è altrettanto veroche un paese che vuole mantenere una suapresenza qualificata nello scenario interna-zionale non può vivere in permanente dipen-denza e correre il rischio che in caso di suanecessità il paese erogatore gli chiuda i rubi-netti.

Sulle centrali a carbone vorrei solo aggiun-gere che, stante la loro competitività econo-mica presente e probabilmente ancor piùaccentuata nel futuro, in presenza di unaavversione e diffidenza dell'opinione pubbli-ca che è pari, se non superiore, a quella perle centrali nucleari, la soluzione del proble-ma della desolforazione diventa indifferibile.

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ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 17 DICEMBRE 1985

Presidenza del vice presidente OSSICINI

(Segue BAIARDI). In questa visione strate~gica si colloca la nostra proposta che lacostruzione delle centrali nucleari e a carbo~ne non sia vista in modo statico, ma che siadimensionata alla previsione della domandaaggiuntiva e sostitutiva di centrali da disatti~vare perchè obsolete e non convenienti, noncolmabili con l'energia prodotta da altrefonti.

Solo in questa visione generale, che ponein primo piano, certo, i problemi economicie di sviluppo ma è in stretta connessione coni problemi dell'ambiente, della difesa dell'a~gricoltura e della salute, è valida la nostrascelta strategica contenuta nella relazione.Mancando questa condizione, essa non po~trebbe non essere riconsiderata.

Signor Presidente, signor Ministro, onore~voli colleghi, se veramente si vuole 'che ilproblema dell'energia superi la fase delloscontro tra le opposte tesi, ognuna dellequali ha certamente una sua motivazione oeconomica o sociale o ambientale o tecnica

~ trattiamo infatti una materia in costante

evoluzione, dove non esistono verità assolutee ciò vale sia per le previsioni, per le troppevariabili che vi sono, sia per i costi, che sonolegati ai tempi di attuazione dei programmi

~ occorre che trovino completa ed urgente

soluzione, soprattutto da parte del Governo,le problemat,che relative alla sicurezza ealla tutela dell'ambiente. Ciò significa proce~dere alla rapida costituzione dell'organismoper la sicurezza degli impianti industriali ead alto rischio, avendo presente che proble~mi di sicurezza e di difesa dell'ambienteormai indifferibili si pongono non solo per laproduzione di energia nucleare ed a carbone,ma anche per il metano ed il petrolio edaltre produzioni industriali, il che comportaavviare immediatamente la discussione deiprogetti di legge ~ primo tra tutti quello

presentato dal Partito comunista ~ esistenti

e procedere al distacco della DISP dall'E~NEA. Ciò significa inoltre destinare le risorsenecessarie a queste finalità, cosa che è man~cata nella legge finanziaria.

Nonostante godesse di una posizioQ.e dipartenza di grande favore ~ si trovava, si

potrebbe dire in pole position ~ il Governonon ha saputo realizzare il precedente Pianoenergetico che godeva dell'approvazione del~la stragrande maggioranza del Parlamento.E spero che nella replica il Ministro nonvorrà girare alle regioni e agli enti locali leresponsabilità del problema delle mancatelocalizzazioni, avuto presente che gli entilocali sono stati investiti di questioni riguar~danti la sicurezza e l'ambiente, la cui rispo~sta poteva venire solo dal Governo.

Credo inoltre che il Governo, in questacircostanza, debba pronunciarsi con chiarez~za sull'ipotesi, da noi ritenuta fuorviante eda respingere, di un raddoppio delle centraliesistenti o in via di costruzione ~ ma su

questo argomento si intratterrano altri colle~ghi ~ come Montalto e Caorso, ipotesi cherappresenterebbe una scorciatoia pericolosae non percorribile proprio perchè si porrebbein località che, avendo espresso un inizialeconsenso degli enti locali e data una patentedi credibilità al Governo e agli enti di gestio~ne, oggi potrebbero produrre momenti disegno contrario tali da rimettere in discus~sione il tutto proprio per la mancata osser~vanza di molti degli impegni assunti e sotto~scri tti.

Oggi, la discussione sull'aggiornamento delpiano energetico alla Camera e al Senatoavviene su documenti di maggioranza e diminoranza e ciò sottolinea una diversa valu~tazione e visione che maggioranza e mino~ranza hanno dei problemi dell'energia. Ildocumento presentato dal Partito comunistae dalla Sinistra indipendente si fa certamen~te carico, con grande senso di responsabilità,

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dei problemi economici, produttivi e di svi-luppo del nostro paese, ma anche della cen-tralità della vita dell'uomo, della salute edell'ambiente fa l'elemento portante.

I due documenti, di maggioranza e di mi-noranza, hanno però alcuni punti in comunedi non secondaria importanza che più voltesono stati richiamati e che contengono indi-cazioni ed impegni precisi per il Governo.

Signor Ministro, su scelte dalle quali di-pende in gran parte il presente e il futuro delnostro paese, specie nel modo di vivere e dilavorare delle nuove generazioni, la parola, omeglio i fatti passano ara al Governo. Vorreisoltanto ricordarle ~ ed ho concluso ~ che

su problemi così qualificanti e importanti ilGoverno non è chiamato a decidere o a di-mostrare la sua efficienza a colpi di decreti-legge, nuovi o da inventare, ma semplice-mente rispettando ed attuando la volontà delParlamento e del paese. (Applausi dall'estre-ma sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il sena-tore Rebecchini. Ne ha facoltà.

* REBECCHINI. Signor Presidente, signorMinistro, onorevoli colleghi, dovendo si con-cludere tra oggi e domani l'approfondimentosvolto per varare definitivamente l'aggiorna-mento del Piano energetico, in ritardo rispet-to alla Camera a causa della sessione dibilancio che ha imposto uno slittamento aquesto ramo del Parlamento, a me sembrapreliminarmente opportuno richiamare ipunti essenziali e gli obiettivi di fondo delPiano energetico 1981 che rimangono validinella sostanza, per poi vedere come essivanno adeguati ed aggiornati alla luce dellemutazioni avvenute.

Gli obiettivi essenziali sono: in primo luo-go, la riduzione del peso della entità energe-tica sul prodotto lordo, e quindi l'esigenza diincidere su questo; in secondo luogo, l'esi-genza di pervenire alla massima diversifica-zione delle fonti energetiche per ridurre latributarietà, la dipendenza dal petrolio delsistema Italia; in terzo luogo, il problemadegli approvvigionamenti, cioè la necessitàdi pervenire ad una diversificazione dellearee geopolitiche di approvvigionamento

energetico per massimi~zare la sicurezzastrategica e contenere al minimo possibile irelativi costi di importazione; in quarto luo-go, ed ultimo obiettivo di fondo, la promo-zione di un indotto degli investimenti ener-getici con conseguenti effetti indotti e van-taggi sul piano dell'occupazione e della diffu-sione della innovazione tecnologica nel tes-suto industriale e, in genere, nel tessutoproduttivo del paese.

Questi a me sembrano gli obiettivi di fon-do esssenziali che vanno richiamati e che

, rimangono tuttora validi, che debbono essere: perseguiti con la massima determinazioneI anche in una situazione internazionale che,

sul piano dell'energia, oggi non appare piùsuscettibile di gravi crisi immediate anche

Iper ciò che riguarda la disponibilità di fontienergetiche.

La situazione sul piano internazionale nonè evidentemente quella di qualche anno fa,ma ciò non deve ~ a mio avviso ~ far

rivedere gli obiettivi di fondo e i punti essen-ziali qui richiamati. Il Piano del 1981 devequindi intendersi come strumento di gestio-ne della politica energetica capace di adat-tarsi flessibilmente, dinamicamente alle mu-tazioni e ai cambiamenti che dovessero avve-,nire come sono avvenuti, nei fattori di riferi-mento, consumi, previsioni, strumenti attua-tivi, vincoli e quant'altro condiziona unaprogrammazione energetica e ne rende ne-cessaria, nel richiamo fermo e preciso degliobiettivi, una certa flessibilità. Di qui l'ag-giornamento del piano energetico '81, pre-sentato dal Governo, che non rappresenta lastesura di un nuovo Piano energetico, cometaluno oggi crede nel paese, e come erronea-mente qualche organo di stampa ha avutooccasione di rilevare, ma un fatto politicoche, nello spirito della citata flessibilità, puòfornire un quadro aggiornato degli obiettiviraggiunti, delle azioni compiute, degli stru-menti adottati e da adottare e che può con-sentire e ha consentito di fare in corso d'ope-ra, come si suoI dire, il punto della situazio-ne e operare, nell'ambito dello scenario diriferimenti indicato dallo stesso piano '81, ilnecessario adeguamento sia delle azioni daportare avanti che degli strumenti da adot-tare.

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La Commissione industria, sulla base diquesto documento di aggiornamento del Go~verno, ha realizzato una serie di necessarieiniziative, che hanno consentito l'approfondi~mento della materia, attraverso l'audizionedei principali attori (il presidente degli entienergetici, i rappresentati dell'industria, lecategorie interessate) e ha svolto un ampio eapprofondito dibattito, cercando però di pun~tare, onde evitare inutili riti ripetitivi, unavolta che la Camera aveva affrontato in ter~mini più generali e orizzontali la problemati~ca relativa alla materia energetica, all'appro~fondi mento in termini mirati e alla verificadi alcuni nodi che sono sembrati più evi~denti.

I risultati di questo processo, che ha vistole diverse forze politiche affrontare con im~pegno i nodi che l'attuazione di una concreme chiara politica energetica attualmente po~ne sul tappeto, sono costituiti dalla relazionepresentata dal gruppo dei partiti di maggio~ranza e dalle relazioni di minoranza.

Dal dibattito è emersa inoltre una serie dipunti di convergenza ~ e mi sembra che

questo sia un fatto politico di non poco rilie~vo ~ tra la maggioranza e i Gruppi delPartito comunista italiano e della Sinistraindipendente. Questo risulta w ~ vedremo

poi in quali termini si pone tale convergenza~ riveste un indubbio significato politico

perchè evidenzia come su alcuni punti essen~ziali, su alcuni obiettivi particolarmente si~gnificativi della politica energetica nazionalee sui relativi strumenti attuativi vi sia unasostanziale identità di vedute da parte diquasi tutte le forze politiche.

Voglio ricordare un altro importanteaspetto che si collega al discorso che faremosulla tutela della salute, dell'ambiente e delterritorio. Voglio ricordare cioè il parereespresso sull'argomento della 9a Commissio~ne permanente agricoltura che per la primavolta è stata chiamata a discutere su unamateria che certamente ha una notevole rile~vanza per il settore agricolo. Tra l'altro, taleparere, ampio e motivato, perviene allaCommissione di merito in termini unanimida parte di tutte le forze politiche presentinella Commissione agricoltura. Quindi tutti iGruppi parlamentari ivi rappresentati hanno

confortato la Commissione industria di unparere ampiamente motivato, approfondito eunanime.

Come dicevo, ciò è importante non soloper il significato politico, ma anche per ilcontributo di merito, perchè se il peso dellabolletta energetica sui consumi intermediagricoli non è attualmente alto, aggirandosiintorno al 5 per cento, e quindi la domandadi energia non è uno dei vincoli principalidel settore, signor Ministro dell'industria, èanche vero però che va riconosciuto che leazioni programmate per l'attuazione del Pia~no energetico nazionale possono avere edobiettivamente hanno un effetto socio~econo~mico non trascurabile nel comparto econo~mico e produttivo dell'agricoltura.

Non possono, infatti, essere sottovalutatele possibili ricadute ed i condizionamentiche un utilizzo del territorio per l'insedia~mento e per l'esercizio delle centrali elettri~che, soprattutto di quelle a carbone, puòcausare sull'ambiente stesso nel suo com~plesso. Di qui evidentemente l'esigenza divalutare e considerare anche questi risvoltiimponanti e, ove occorra, di valutare anche,per completezza, ancora in questa sede quelparere, che si rifà poi ad altri aspetti fonda~mentali di cui dirò, relativamente alla difesadell'ambiente, del territorio, della salute equindi del cittadino. Ma qual è, a mio pare~re, il significato più rilevante della relazionepresentata dai Gruppi di maggioranza? Essagiunge all'Aula come relazione della Com~missione, sappiamo che avrà una sorta dimutazione genetica per la normativa regola~mentare e che tornerà ad essere un docu~mento, come politicamente già è, dei partitidella maggioranza.

Ebbene, a me sembra che il significato piùrilevante della relazione della maggioranza,insieme ai citati punti di convergenza, di cuidicevo, raggiunti nell'intesa con il Partitocomunista italiano e con la Sinistra indipen~dente, sia di avere, credo e spero definitiva~mente, sgombrato il campo dai dubbi cheerano stati sollevati sulla necessità e sulsignificato di una concreta politica energeti~ca nazionale, nonchè su alcuni obiettivi pun~tuali che vanno perseguiti con vigore e conestrema rapidità. L'andamento dei corsi va~

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lutari del doJlaro OggI III discesa, il prezzo le mutate condizioni di mercato, soprattuttodel greggio, anche per la crisi dei paesi neJl'ambito dei mercati internazionali chedell'OPEC e la stessa riduzione ùei consumi, sono legati al notevole incremento dell'im~di cui dirò, minore nell'ultimo periodo. ma portazione dei prodotti raffinati rispetto acerto notevole negli anni precedenti per una quella di greggio. Non vi è dubbio che suiserie di cause molteplici, potevano in qualcu~ mercati mondiali si pone, nell'ambito dellano di noi far temere una sorta di tentazione nuova divisione internazionale del lavoro, inche avrebbe portato non dico a ridimensio~ maniera prepotente questo problema che im~nare le programmazioni a suo tempo varate, pone l'esigenza di procedere razionalmentema quanto meno a rallentarne l'esecuzione, ed in fretta ad una ristrutturazione sul pianocome se non bastassero i ritardi che già si della commercializzazione, della distribuzio~sono accumulati. ne e della raffinazione, tenendo conto e con~

Ebbene, a questa tentazione il Parlamento temperando, per quanto possibile, esigenzeitaliano, almeno nella sua stragrande mag-

I

l anche contrapposte, come quella dei poli

gioranza, e mi auguro su questo nella sua cosiddetti concentrati sul piano energeticotot.aJìtà, dice con chiarezza di no e cODferma

I

per la raffinazione, con l'esigenza fondamen~

le programmazioni a suo tempo fatte in ordi~ I tale degli aspetti occupazionali, in un mo~

ne alle realizzazioni da conseguire. Gli obiet~I

mento in cui, come vedremo, il problema

tivi principaii nella relazione di maggioranza' dell'occupazione rappresenta il nodo centra-ed in parte anche negli altri documenti sono le nella vita economica e sociale del Paese.stati identificati, nel medio e nel lungo pe- Da ques1:C considerazioni emerge che liriodo, nella realizzazione di un programma Piano energetico pazionale non è e non puòconsistente di centrali nucleari ed anche di essere considerato come un semplicè pianocentrali a carbone, nonchè nell'utiìizzo delle

I

elettrico, ma è e deve essere consiùerato

fonti rinnovabili (mjni~idraulico, biomas~c,I

come un reale strumento attuativo su scala

eolico, fotovoltaÌCo, eccetera), mentre ::1el nazionale di una grande politica economicabreve periodo si dovranno promuovere e che ha moltepJici interconnessioni con se1.to~favorire al massimo tutte le iniziative e gli ri vitali e produttivi per il Paese.strumenti nece<;sari per ottenere un più con~ Tuttavia l'aspetto che a me sembra piùsistente risparmio energetico (vedi rinnovo, ess('nziale della relazione di maggioranza,adeguamcnto e rifinanziamento della legge

l

' ma che per la verità, con accentuazioni di~

11. 308), a ciò dovrà aggiungersi un ampio, verse, si ritrova come tematica anche neUeutilizzo del gas naturale corretto e quindi

I

altre relazioni di minoranza, è quello relati~

valido economicamente soprattutto per gli va alla tutela dell'ambiente, della salute, delusi civili ed industriali anche al fine di fame I territorio, aspetto che forse, e lo dico con

maggiore occasione di sviluppo, specie nelle molta franchezza, era meno evidenziato earee del Mezzogiorno. meno enfatizzato nella programmazione del

Certo qui si inserisce il discorso sul meta~ I 1981. Un punto estremamente qualificante

no e sulle priorità del suo utilizzo; non vi è che traspare, come dicevo, dalla relazione didubbio, a mio avviso, che se non è assoluta~ maggioranza in maniera chiara è l'importan~mente da riprovare la soluzione, cbe talvolta za che riveste la protezione dell'ambiente, lasi adotta, di bruciare metano nelle centrali e sicurezza e la salute dell'uomo nella realiz~negli impianti cosiddetti tradizionali, certo zazione e nell'attuazione della politica ener~non possiamo ignorare che la metanizzazio~ getica.ne del Mezzogiorno deve considerarsi, ai fini L'attuazione degli obiettivi del Piano ener~deBe occasioni di sviluppo di cui si diceva, getico nazionale non solo deve es,>ere quindi

\

come prioritaria rispetto all'uso del combu~ : un'occasione ~ questa è la filosofia che rile~

stibile sul piano di altri utilizzi. I va da quel documento~ di sviluppo socio~

Vi è poi la necessità di una razionalizzazio~]

economico del paese per ridurre la bolletta

ne del sistema di raffinazione e di distribu~ petrolifera, per limitare la fattura energetica,zione dei prodotti pe~!:oliferi in funzione del~ per sostenere ~ e non è poco ~ l'industria e

l

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l'attività produttiva sul piano nazionale, madeve soprattutto tenere in più debito contomoderni criteri di valutazione circa !'impat-to ambientale, non considerando quindil'ambiente come soggetto passivo come èsembrato intravvedere nell'impostazione delPiano energetico nazionale del 1981; è neces-sario cioè adeguare quella programmazionead un qualcosa che consenta di ritenerel'ambiente come fatto attivo, con un rilevan-te valore innanzi tutto sociale ed economico edirei anche culturale nella vita del paese.

La strategia di intervento che è alla basedel PEN ed i relativi obiettivi e strumentiattuativi identificati sempre dalla relazionedi maggioranza ~ alla quale, ovviamente,

faccio riferimento in ispecie ~ mi sembra

siano perfettamente coerenti, anche sul pia-no delle indicazioni ambientali, con la condi-zione energetica del paese. In Italia, dopouna contrazione verificatasi negli ultimi anni(fermatasi e ~ direi ~ erraticamente riscon-

tra bile nel recente periodo), i consumi dienergia sono aumentati, passando dai 139m/tep (milioni di tonnellate equivalenti dipetrolio) del 1983 ~ ecco la ripresa dopo la

contrazione ~ ai 143 m/tep del 1984, con un

incremento di circa il 3 per cento diretta-mente connesso con la ripresa economica.Allo stesso modo, la contrazione dei consuminon è connessa solo alla recessione, ma an-che ad altri fattori che stanno ad indicare laavviata trasformazione del sistema delle im-prese, ed in particolare del tessuto industria-le, e quindi un sempre maggiore avanzamen-to tecnologico che ha purtroppo consentito,unito alla recessione, di vedere le previsionitroppo enfatiche di tre anni fa notevolmenteridotte.

Tra l'altro, l'evoluzione del bilancio ener-getico nazionale degli ultimi anni indica una

I

progressiva tendenza alla diversificazione!delle fonti, la cui importanza è ampiamente

:

messa in risalto nel PEN ed è indotta da una !

lenta ma progressiva riduzione della quota :I

petrolifera che va dal 68,5 per cento del 1979al 59,20 per cento del 1984.

Dobbiamo tuttavia rilevare che l'avvenutadiminuzione è da riferirsi soprattutto a talu-ne fonti che hanno progredito maggiormenterispetto ad altre; alludo, ad esempio, al gas

metano, che supera le previsioni in ecceden-za, mentre sono in largo ritardo le previsteattuazioni per quanto riguarda il nucleare,ed il carbone si mantiene, grosso modo, sullivello che veniva indicato nel PEN nel 1981.

Nonostante questo, la dipendenza dal pe-trolio del nostro paese resta però tra le piùalte del mondo occidentale; è infatti ben aldi sopra della media CEE, che si collocaintorno al 47 per cento, mentre la media deipaesi dell'OCSE si aggira sul 44 per cento.Le distanze quindi sono più che notevoli.

La situazione è, tra l'altro, molto benespressa dalla fattura energetica, che passa

1 dai 1.562 miliardi del 1973, cifra relativa alperiodo della prima crisi petrolifera conse-guente alla guerra del Kippur, ai 36.000miliardi del 1984; tali risultati vengono rag-giunti con un rapporto tra fattura energeticae prodotto interno lordo dell'1,70 per centodel 1973 rispetto al 5,94 del 1984. Credo chetali dati non meritino particolari commenti esi illustrino veramente da soli.

Inoltre, credo sia particolarmene grave ilfatto che la fattura energetica raggiunga, adesempio, nel 1984 una percentuale di circa il30 per cento rispetto all' esportazione totaleitaliana, mentre in Francia ed in Germania,in paesi nostri partners ma anche nostri con-correnti sui mercati, la stessa rappresentarispettivamente il 22 ed il 13 per cento dellerelative esportazioni; per entrambi i paesi ènell' ordine del 4 per cento circa sul prodottointerno lordo, mentre da noi raggiunge oggiesattamente il 6 per cento del PIL. Un'analisidella bilancia commerciale dimostra ancoracome il saldo per le fonti energetiche sia, peril 1984, quasi il doppio ~ ecco i 36.000

miliardi di cui dicevo ~ del deficit totale,circa 19.000 miliardi nel gioco export-import,che incide nella bilancia commerciale, men-tre sette volte maggiore è il deficit ~ oggi

5.000 miliardi ~ nella bilancia dei paga-

menti.Questi sono pochi dati essenziali che credo

vogliono dire più di qualche cosa. Tutto que-sto evidenzia, io credo, la necessità di accele-rare l'attuazione del Piano in termini concre-ti (vedremo come sul piano degli strumenti,facilitandone le condizioni) ed anche, perquanto possibile, di un pronto recupero dei

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ritardi accumulatisi dal 1981 ad oggi, chetanto pesano sul piano economico generale,e, direi, sùll'andamento della condizione del~

l'azienda Italia.È quindi necessario che entro tempi brevi,

come indica l'aggiornamento del PEN delGoverno e come indica la relazione di mag~gioranza (ma su questo punto, come su altri,c'è la convergenza con il Gruppo comunistae la Sinistra indipendente) si dia in concretorapida attuazione alla realizzazione dei circa6.000 megawatt a carbone, che sono statiridotti sulle previsioni del 1981, ma che de~vano essere realizzati, e dei 6.000 -megawatt ;

nucleari previsti dalla delibera CIPE del. \1981, arrivando quindi (anche in questo casovedremo più in concreto come accelerare)all'installazione degli impianti e alla localiz~zazione delle centrali.

L'attuale riduzione del programma di cen~trali a carbone contenuto nel PEN del 1981,che come sapete passa da 17.000 a 11.000megawatt, è un'ulteriore dimostrazione dellaflessibilità della politica energetica in funzio~ne delle reali necessità. Credo infatti chequesto possa essere considerato uno dei pun~ti più qualificanti della convergenza tra lamaggioranza, il Partito comunista e la Sini~stra indipendente, prevedendosi un dimen~sionamento dei programmi di centrali nu~cleari e a carbone in base alle previsioni didomanda aggiuntiva non soddisfatta dalleazioni di risparmio e di uso delle fonti rinno~vabili, nonchè ~ ecco il concetto h~vo ~ diquella sostitutiva di centrali obsolete. Per laprima volta, quindi, si inserisce, unitamentealla domanda aggiuntiva, la domanda sosti~tutiva per la trasformazione di quegli im~pianti che producono energia elettrica ali~mentata con derivati del petrolio e dell'oliocombustibile, rispetto al nucleare e al carbo~ne, ponendo perciò il problema in terminialterna ti vi rispetto al totale previsto e non intermini cumulativi. È un punto che a mesembra qualificante.

Per quel che riguarda i problemi ambien~tali legati alla realizzazione di tali centrali,desidero qui sottolineare l'esigenza che vadasicuramente migliorata la normativa esisten~te, adeguandola ~ e lo faremo, credo, al piùpresto ~ a quella che è tutta la normativa

CEE, adottando quindi le prescrizioni tecni~che impiantistiche derivanti da studi am~bientali che si tramutassero in direttive sulpiano dell'ambiente ove questo sarà in quel~la sede indicato.

Per il recupero dei ritardi a me sembrache sia molto concretamente opportuno ~ e

!'invito è rivolto a tutti gli enti energetici inparticolare all'Ene!, ovviamente, che è il ge~neral contractor, l'ingegnere architetto dellapolitica energetica ~ attrezzarci tutti per

procedere alla qualificazione, in parallelo edin contemporanea, di un numero di si ti chesia maggiore delle concrete necessità di loca~lizzazione, rendendo quindi più facile l'ac~quisizione del consenso. Infatti il procedereper così dire ad una qualificazione di voltain volta, rende indubbiamente più difficile,rispetto ad un pacchetto, ad un ventaglio giàistruito, la scelta e quindi la ricerca delconsenso sulla localizzazione dell'impianto.Occorre far questo, certo, nel rispetto di unaprecisa cadenza temporale, che possa per~mettere all'industria nazionale una pianifica~zione affidabile delle proprie attività produt~tive.

Credo che l'industria nazionale italiana siaattrezzata e richieda oggi, anche ai fini deldiscorso occupazionale oltre che produttivo,una forte domanda interna anche perchè sulpiano dei mercati internazionali la crisi diliquidità dei paesi OPEC ed altri fattori, chesu quei mercati incidono, portano a ridurrela domanda stessa. È vero che il nostro paeseriesce, sia pure faticosamente, a mantenerela propria rispettabile quota, ma ciò nonbasta e potrebbe incidere negativamente sul~l'occupazione se non decollasse al più prestoper il settore termoelettro~meccanico~nuclea~re una forte domanda interna, come, tral'altro, la condizione energetica ed economicidel paese richiede.

In questo ambito va attentamente valutata~ e qui mi dispiace di non essere d'accordo

con il senatore Baiardi che mi ha preceduto~ con la necessaria cautela, con la necessa~ria ricerca del consenso da cui ovviamentenon si può prescindere, la possibilità, ovenon vi siano contro indicazioni tecniche comeindica la relazione di maggioranza, del rad~

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doppio delle centrali già esistenti o in via direalizzazione come Montalto di Castro. D'al-tronde non è una indicazione così originale ecosì nuova quella che emerge da questo do-cumento di maggioranza, se è vero che inFrancia, che certo in quanto a nucleare èmolto più avanzata di noi (ça va sans dire), siè potuto più facilmente risolvere il problemaattraverso i cosiddetti poli energetici concen-trati, che hanno fatto riscontrare, come inparte, a me sembra si possa cominciare arilevare anche nel nostro paese, come, laddo-ve l'impianto (specie nucleare) arriva portan-do senza problemi ecologici occupazione esviluppo, alle rebistenze locali si succedanole sollecitazioni locali, anche se non unanimis~natore Baiardi, ma certo significative, co-me a me risulta e come risulterà anche a leinon solo da p~rte di forze politiche, maanche da parte di forze sociali.

Sottolineo questa indicazi.one, che a mesembra non vada trascurata e che è presentenel documento di maggioranza, È inoltreindispensabile che l'Enel e con esso gli altrienti energetici, siano in grado di gestire intermini anche di organizzazione stn!tturaJepiù adeguata un problema così complessoqual è quello connesso alla realizzazionedelle centrali. Non si tratta solo di costruirecentrali: realizzare centrali nucleari è unqualcosa di molto difficile, direi che è unmacrosistema complesso. E noi, forse, chepur sappiamo fare tante cose (sappiamo, adesempio, costruire aeroplani, motori, celluledi motori di aeroplani), non sempre poi sia-mo i più bravi a gestire aeroporti, e potreicontinuare.

Che cosa voglio dire? Intendo dire chesaper costruire centraH, così come la nostraindustria del settore è in grado di fare, nonvuoI dire poi riuscire a realizzare centralinucleari. Per realizzare una centrale nuclea-re, come ci insegnano i paesi industriali piùavanzati del nostro su questo piano, occorreuna scienza della organizzazione che facciaaffrontare in termini completamente origina-li la gestione di un macrosistema complesso,qual è appunto la realizzazione di una cen-trale nucleare. E all'uopo noi dobbiamo an-cora attrezzarci su tutti i piani, per quel

necessario coordinamento che non sembraessere ancora ottimale.

La necessità, quindi, di una migliore orga~nizzazione strutturale, di fronte ad un ma~crosistema complesso, non riguarda certa~mente solo l'Enel o soltanto gli altri entienergetici, ma tutto il paese. È per questimotivi che è emersa una larga convergenzasulla ,necessità di un maggior controllo deisoggetti e degli enti interessati a livello na~zionale dall'attuazione del PEN, nel rispettonaturalmente delle reciproche competenze edell'autonomia decisionale, voluta dalla Co~

I

stituzione, delle regioni, dei comuni e delleprovince, cioè degli enti locali. Ecco la corn-

Iplessità del sistema di cui parlavo.

I Un altro elemento, che è stato attentamen-

I

te discusso t~ valutato in Commissione, è lapossibile istituzione di un nuovo organismo

I per il controllo della sicurezza degli impiantiII industriali, delle attività ad alto rischio indu-

I striale, in cui dovrebbe confluire anche laDISP deU'ENEA. A tal fine ritengo che do~vrcmmo esaminare al più presto nei prossi-mi mesi in Commissione industria i principa-

l

li nodi che si frappongono a tale istituzione,tra i quali in particolare la parcellizzazione

I

delle competenze istituzionali nel settore trai vari ministeri (sanità, protezione civile,

(industria e commerdo) e vari enti, comenSPELS, l'Istituto superiore di sanità edaltri ancora. Vi è una selva di organismi, dienti, di ministeri, di competenze parcellizza~te e frantumate. Proprio perchè un atto diindirizzo del Parlamento indica con un ter-mine preciso un adempimento. dovremmoimmediatamente porre allo studio il proble-ma, perchè dire che vogliamo realizzare taleprogramma entro sei mesi, sapendo che pro.

I

blemi da risolvere ve ne sono, non sarebbecerto sufficiente a risolverii. Occorre metter~

I

si al più presto all' opera per fare ciò che noistessi indichiamo in un atto di indirizzo,

I

perchè in caso contrario finiremmo con ilcontraddirei. Dobbiamo realizzare ciò che

: tale atto di indirizzo del Parlamento indicaal Governo. Siamo consapevoli che il discor~so è complesso e pertanto dovremo subitometterei all'opera per approfondire la pro~blematica.

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Un altro aspetto emerso durante il recentedibattito alla Camera (ho avuto occasione dileggere anche questa mattina i

.

resoconti)riguarda la necessità ~ non potevamo farnecenno in questa sede ~ di un maggior coor~

dinamento delle diverse attività condotte daivari enti energetici e non energetici (ENEA,Ene!, CNR, regioni, eccetera) nel settore del~le fonti alternative e del risparmio energeti~co. Ritengo che il Governo possa farsi caricodi tale analisi anche al fine di identificare edi proporre se necessario tra i vari operatoridel settore il più idoneo a svolgere tale ruolodi coordinamento o a prevedere qualcosa dinuovo. Certo l'ipotesi che indica la Camera è

'un'ipotesi che va percorsa e valutata appro~fonditamente.

Da quanto illustrato ~ e mi avvio rapida~mente alla conclusione ~ emerge con suffi~ciente chiarezza la complessità degli argo~menti e la difficoltà di affrontarli, così COfllçè emerso con chiarezza nel dibattito appro~fondito, serio e responsabile che si è svolto inCommissione industria, nonchè l'estrema dif~ficoltà, anche per che vi parla, di riuscire arendere in termini sintetici sia la posizionedi maggioranza, sia i punti di convergenzacon il Partito comunista e con la Sinistraindipendente contenuti nella relazione deisenatori Vettori, Cassola, Fiocchi, Leopizzi eSclavi approfondita dalla Commissionestessa.

Ho cercato in questa sede di illustrarne gliaspetti essenziali a nome della maggioranza,e specificamente a nome del Gruppo cuiappartengo, come farà poi il senatore Aliver~ti che interverrà integrando, a nome dellaDemocrazia cristiana, quanto io ho detto.

Ma, in conclusione, riassumendo, quali so~no i termini essenziali, cercando di sintetiz~zare, che emergono da questa mia indicazio~ne di linea? A me sembra che si evidenzi lanecessità, in sostanza, di un maggior ricorsoalle fonti rinnovabili, di un maggior uso emaggior ricorso al risparmio, anche attraver~so un congruo rifinanziamento della leggen. 380. Emerge anche con chiarezza l'esigen~za di una rapida attuazione di un program~ma consistente, come abbiamo visto, di cen~trali nucleari e a carbone, anche se quest'ul~time assumono ~ opportunamente a mio

avviso ~ un peso minore rispetto a quanto

era previsto dal Piano energeticoo del 1981.Emerge ancora l'esigenza di una utilizzazio~ne del metano è del completamento dellametanizzazione del Sud, nel rispetto dellepriorità dell'utilizzo, della razionalizzazionedel sistema di raffinazione e di distribuzioneanche ai fini del fondamentale aspetto occu~pazionale.

Tutto questo però va fatto rapidamente enel più ampio rispetto, come indica la rela~zione di maggioranza e, diciamo pure, anchese con accentuazioni diverse, come indicanotutte le relazioni, sia dell'ambiente, adeguan~do ove necessario le esistenti normative an~che alle normative CEE, sia della sicurezzadegli impianti, anche al fine di creare lepremesse indispensabili per la costituzionedell'organismo per il controllo della sicurez~

l'a degli impianti nucleari e deglì impiantiindustriali ad alto rischio in genere.

È stata infine evidenziata l'assoluta neces~sità di operare in modo da recuperare iritardi accumulatisi nell'attuazione della po~litica energetica nazionale, anche attraversola costituzione di un diverso governo dell'e~nergia, di un centro unico di governo delsettore (vedremo poi come), impegnando al~l'uopo il Governo a presentare semestral~mente una relazione dettaglìata sui risultatiraggiunti rispetto agli obiettivi indicati ed aquanto ci siamo prefissi. In tal modo, ilParlamento, nel pieno rispetto dei compiti edelle responsabilità dell'Esecutivo, avrà peròil pieno controllo sull'attuazione della pro~grammazione energetica nazionale e potrà,in sintonia con la flessibilità del Piano stessodi cui dicevo, impegnare il Governo, qualorasi rendesse necessario, ad operare in mododa rispettare gli obiettivi fissati e le scaden~ze temporali approvate.

Signor Presidente, signor Ministro, onore~voli colleghi, credo che dalla politica energe~tica da me esaminata, sia pure sinteticamen~te, in questo intervento si possa e si debbatrarre una morale, rifacendoci al problemaessenziale e centrale della vita del paese cheè quello dell'occupazione. Noi sappiamo chesu di esso, onorevoli colleghi, si concentre~l'anno le maggiori tensioni di qui al duemila,e per fronteggiare al meglio questo fonda~

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mentale problema, che vede oggi il tasso didisoccupazione giungere al di sopra dellastessa media CEE, cioè al 10,60 per centocon punte del 15~16 per cento in alcune areedel Mezzogiorno, dobbiamo avviarci lungosentieri di più elevato sviluppo e di maggio~re rafforzamento della base produttiva. Dob~biamo forzare la politica di sviluppo, come ciinsegna 1'esperienza di altri paesi avanzati. Iltasso di crescita del sistema, che oggi è dicirca il 2 per cento, potrebbe essere facil~mente superato e potrebbe permettere unparziale ~ voglio essere prudente ~ ma

certo incidente riassorbimento della disoccu~pazione, se una serie di strozzature struttu~rali, di nodi fondamentali, come quello ener~getico, come la spesa pubblica, non limitas~sero le potenzialità del sistema Italia.

Questi sono i temi centrali della politica disviluppo del nostro paese. Abbiamo discussoe approfondito questi problemi nel corso dimesi di lavoro nella Commissione industria,durante l'indagine conoscitiva sulla politicaindustriale. Abbiamo rilevato ~ spero di

poterlo dire come constatazione a nome ditutti ~ fattori fondamentali di origine positi~vo, come le caratteristiche tecnologiche or~mai sufficientemente avanzate della nostraindustria, come la fortissima propensione alrisparmio delle famiglie, del settore privato,risparmio in gran parte poi disperso perfronteggiare esigenze di tesoreria, nel lievita-re esplosivo della spesa pubblica.

Ebbene, queste importanti componenti po-sitive sarebbero compatibili con tassi di cre-scita superiori anche a quelli di altri paesiindustrializzati se un impedimento grave, ilvincolo estero, non imponesse all'economiaitaliana una crescita inferiore al 2 per cento.Si impedisce così di fatto il riassorbimentodella disoccupazione che costituisce il pro-blema centrale della vita del nostro paese.

Ecco perchè occorre cominciare a rimuove-re i nodi strutturali, le strozzature che impe-discono una maggiore crescita che sola po-trebbe consentire il parziale riassorbimentodella disoccupazione. Occorre quindi comin~ciare a rimuovere il nodo energetico, occorreridurre la bolletta petrolifera, occorre ridur-re quel disavanzo di cui parlvo nella bilanciacommerciale, nella bilancia dei pagamenti,

al fine di determinare condizioni tali daconsentirei in concreto di forzare lo sviluppoe soprattutto di affrontare il problema cen-trale che è quello dell'occupazione. (Applausidal centro e dalla sinistra. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il sena-tore Gradari il quale, nel corso del suo inter-vento, svolgerà il seguente ordine del giorno:

II Senato,

a conclusione del dibattito sulla propo-sta di aggiornamento 1985-1989 del Pianoenergetico nazionale, premesso che:

a) il problema dell'energia, del suoapprovvigionamento e del suo utilizzo, impo-ne una attenzione del tutto particolare daparte del Governo e del Parlamento;

b) la dipendenza energetica del nostro,Paese, con il permanere di una elevata inci-denza del fabbisogno di petrolio, rappresentaun grave condizionamento alla nostra bilan-cia commerciale;

c) la disponibilità di energia è fattorefondamentale per il miglioramento degli at-tuali livelli di occupazione, di sviluppo socia-le ed economico;

d) solo un uso corretto dell' energiapuò consentire una significativa riduzionedegli sprechi e portare il nostro sistema pro-duttivo a livelli di competitività internazio~naIe;

e) vanno ricercate condizioni per la

diversificazione dell'approvvigionamento eper una produzione dell'energia caratterizza-ta dalla massima economicità e dallo svilup-po di tecnologie innovative.

Premesso altresì che:

a) permane il rischio di interruzioni del~

le forniture con pesanti riflessi sul nostrosistema economico;

b) il Piano energetico, pur nella sua fles-sibilità, deve qualificarsi come strumento diindirizzo e di programmazione e quindi vastrettamente collegato alle iniziative operati-ve e normative della politica industriale epiù in generale della politica economica;

c) una politica energetica deve disporre

di strumenti istituzionali adeguati al coordi-

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namento e .alla disciplina dei settori di inter~vento pur nel rispetto dell'autonomia funzio~naIe degli enti energetici ma accelerando itempi di una loro riforma;

d) il problema della sicurezza e del con~trollo sugli impianti ad alto rischio va nor~mativamente definito ad integrazione diquanto già previsto dalla legge n. 85 del 1982sul distacco della DISP dall'ENEA;

e) va opportunamente rivista la normati~va dell'incentivazione al risparmio e dei con~tributi a Comuni e Regioni.

In considerazione che:

1) il programma di incremento di pro~duzione di energia elettrica è per una partesempre legato all'olio combustibile e peraltra parte dipendente dalla importazione dicarbone con conseguenti oneri valutari econnessi problemi di inquinamento;

2) le centrali a carbone debbono essereubicate in zone tali da favorire l'economicitàdel trasporto tenendo conto delle attuali at~trezzature viarie e ferroviarie nonchè deipunti di scarico;

3) la realizzazione di centrali termonu~cleari costituisce anche occasione e condizio~ne di più alta qualificazione e di miglioriesperienze tecnologiche che incidono sullacultura scientifica, aprendo nel con tempopossibilità di collaborazione e di commercia~lizzazione;

4) le forniture di metano si stanno dimo~

strando eccessivamente onerose per la bilan~cia commerciale e pertanto va rimeditata lapolitica delle esportazioni compensative coni Paesi forni tori;

5) le fonti alternative non sono allo stato

attuale adeguatamente utilizzate e vannovalorizzate pur nella consapevolezza del lorolimitato apporto,

una crescente valorizzazione del risparmioenergetico nonchè delle fonti rinnovabili, siacon appropriate iniziative che con adeguatistanziamenti;

3) a promuovere una effettiva intesa trai Paesi d'Europa per una politica energeticacomune e per più incisive collaborazioniscientifiche;

4) procedere sollecitamente alla realiz~zazione delle centrali termonucleari, previo

, accertamento sulla sicurezza e sulla ubica~zione, nonchè realistici progetti per il confi~namento delle scorie;

5) realizzare centrali a carbone con spe~cifica attenzione:

all'impatto ambientale;alle condizioni logistiche dell'approv~

vigionamento e del trasporto;alla realizzazione delle tecnologie ne~

cessare all'abbattimento delle sostanze in~quinanti;

alla valutazione della loro economicitàse sottoposte alla prevista normativa comu~nitaria sulle emissioni di S02;

6) procedere, anche al fine dell'indivi~duazione delle risorse e della utilizzazionedei luoghi, alla più rapida elaborazione dellacarta geologica nazionale.

9.Doc. XVI, nn. 6, 6~bis, 6~ter.lGRADARI, MARCHIO, CROLLALANZA,

PISTOLESE, BIGLIA, MITROTTI,

POZZO, FILETTI, FINESTRA, FRAN~

CO, GIANGREGORIO, GALDIERI, LA

RUSSA, MOLTISANTI, MONACO, PI~

SANÒ, RASTRELLI, SIGNORELLI

Il senatore Gradari ha facoltà di parlare.

GRADARI. Signor Presidente, signor Mini~stro, onorevoli colleghi, vorrei fare in pre~messa alcune considerazioni di carattere ge~nerale, per poi trattare, con poche ma spero

l' mpegna l' l Governo a predl ' sporr e tutti gliessenziali annotazioni, gli aspetti di merito

strumenti atti a:della proposta di aggiornamento del Piano

1) a promuovere la costituzione di una energetico nonchè le linee propositive cheAgenzia Nazionale per l'Energia, tale da abbiamo formulato in un ordine del giorno.coordinare tutte le iniziative nel settore Forse il metodo più corretto potrebbe esse~energetico; re quello di un confronto rigoroso, almeno

2) accentvare la diversificazione delle per argomenti, se non addirittura per singolifonti di energia, in particolare mirando ad

I

paragrafi, tra il Piano energetico '81 e iluna progressiva sostituzione del petrolio, ad documento attualmente al nostro esame. Ma

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è già stato osservato che tale confronto sipotrebbe rapidamente concludere con la con~statazione che, per i notevoli scostamenti trale dichiarazioni di principio o convalida delprecedente piano e !'insieme innovativo delcontenuto programmatico, risulta di fatto,anche se il senatore Rebecchini non la pensanello stesso modo non come un aggiorna~mento del primo, ma piuttosto come unsecondo Piano energetico.

Si è detto che il Piano energetico, precisa~mente al paragrafo 5, è stato redatto nelpieno del secondo shock petrolifero, in unperiodo di grande preoccupazione per l'ap~provvigionamento, quasi per trovare giustifi~cazioni ai suoi limiti e oggi a dar conto dellemolte previsioni errate, anche se si continuaa sostenere, come si fa nel primo paragrafo,che la filosofia di fondo, ovvero il suo esserestrumento modulare, capace di adattarsi di~namicamente a nuovi quadri di valutazione,di bisogni, di opportunità, di vincoli, è unafilosofia inalterata ed anzi ci consente l'ope~razione di aggiustamento in corso.

A nostro avviso, un sjffatto modo di inqua~drare il problema, anche a voler prescinderedal fatto che non si comprende per qualemotivo tale flessibilità necessiti di così lungotempo per orientare e definire le modifiche,e la relazione di maggioranza testè illustrata

~ sulla quale dirò pure qualcosa, di modjfi~

che ne individua di ulteriori, tra l'altro nonpoche, ragionando pressappoco così: abbia~ma uno strumento in vario modo adattabilee quindi, di volta in volta, lo adattiamo ~ è

un modo sbagliato di considerare un pianoche, viceversa a nostro avviso, dovrebbe es~sere un piano di indirizzo, di scelta, tale daincidere sulla struttura economica e produt~tiva legata all'energia e non subirla. In veri~tà, la struttura logica del PEN, già al mo~mento della sua gestazione ed elaborazione,se si esclude il concetto fondamentale che unpiano energetico è sempre necessario allanazione, era una struttura vecchia ed incon-sistente, sia dal punto di vista politico chedal punto di vista della programmazione, siadi previsioni che di obiettivi.

I punti nodali sui quali crediamo si debbariflettere vanno ricercati in pochi, ma a no~stro avviso significativi, paragrafi del vecchio

e del nuovo Piano energetico. Nel vecchioPiano energetico si evidenziava, al paragrafo12, il ruolo critico e la funzione traentedell'energia e la connotazione che l'energiastessa assume relativamente alle opzioni dicrescita del nostro paese. Vi si leggeva ancheche il fondamento su cui poggia la strategiaindicata nel Piano è la correlazione esistentetra energia e sviluppo ~ richiamata anchepoco fa dal senatore Rebecchini ~ più speci-ficatamente il condizionamento esercitatodalla soluzione del problema energetico na~zionale sulle possibilità e sui limiti di cresci-ta del paese. E allora, in genere, si è legatala crescita dei consumi energetici alla cresci~ta del prodotto nazionale lordo, un'equazio~ne che poteva avere un senso in un periododi bassi costi dei combustibili, ma che nonne ha oggi, quando la tendenza deve esserequella di una eliminazione degli sprechi e diun aumento dell'efficienza con cui viene uti-lizzata l'energia. E nel Piano energetico alcu~ne considerazioni sembravano poter aprire lastrada per un ragionamento, o meglio peruna scelta lungimirante, come quando siconstatava ~ lo si faceva nel PEN del 1981

~ che il passaggio dall' 1,27 allo 0,6 della

cosiddetta elasticità media della domanda dienergia ~ perchè questo è il punto centrale

~ in rapporto al prodotto interno lordo, sul

finire degli anni '70, non rifletteva soltanto imiglioramenti conseguiti nell'efficienza d'usodell'energia, ma anche una riduzione di atti~vità in settori di largo consumo.

Ma non vi è stato un seguito politico estrutturale alla lungimiranza, diciamo così,di quella constatazione, perchè poi, nellalotta all'interno dell'apparato industriale ita-liano, hanno avuto la prevalenza i settori adalta intensità di capitale, ad alto consumoenergetico, a basso contenuto di occupazio-ne, come la chimica, la petrolchimica e lasiderurgia che, con poche centinaia di mi~gliaia di addetti, hanno consumato il 70 percento di energia in più di tutte le industriemanifatturiere dell'edilizia. Non si è trattatoe non si tratta, per il nostro paese, soltantodi un'oggettiva carenza delle fonti energeti-che, ma ritengo, piuttosto, che vadano evi~denziati altri elementi.

Primo: l'energia non è stata usata in modo

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adeguato, ovvero per produrre lavoro, equindi occupazione, e si potrebbe ricorreread un concetto fisico per dire che più ilsistema sfrutta l'energia in modo sbagliatopiù l'entropia aumenta, facendo aumentarela quota di energia irrimediabilmente persa.Aggiungiamo il fatto ~ ed è uno dei motivi

per cui io sono un nuclearista convinto, an~che se oggi con molte riserve, per così dire,di ordine politico ~ che oltre i due terzi

dell'energia primaria (petrolio, carbone, gas)necessaria alla sua produzione si perde du~rante i processi di conversione e distribuzio~ne. E ancora che le fonti energetiche sonosoggette ad un ritmo di sfruttamento rapidocon conseguente aumento del costo di estra~zione rendendo illusorio il contenimento deipr~zzi e quindi limitando le possibilità diinvestimenti in altri settori produttivi.

Un 'iecondo punto è il- seguente: si è de~nunciato a più riprese il criterio della mono~cultura energetica. Ci pare che, ferma restan~do la sempre altissima incidenza del petro~lio, si voglia andare comunque verso unabicultura energetica, sulla quale ~ alludo al

carbone ~ molto c'è da dire e qualcosa dirò,

con un quadro d'insieme in cui la diversifica~zione è estremamente limitata e diventapreoccupante, e quindi da rimeditare, il ruo~lo sempre più marginale del nucleare e delJefonti alternative, almeno così come risultadalla tabella 2 del documento di aggiorna~mento.

In terzo luogo, siamo convinti che l'energianon sia e non debba essere il pilone portantedella nostra crescita economica, pur essendocerto un fattore fondamentale, ma non esclu~siva. Essa è uno degli aspetti, una dellevariabili; in realtà siamo carenti di una pro~grammazione, di una tendenza di obiettiviverso settori a minore o minima intensitàenergetica, attraverso scelte industriali ditecnologia avanzata della quale spesso siparla senza però tradurre in fatti normativi eoperativi siffatte considerazioni, cioè versosettori a grande intensità di conoscenza, diricerca, di genialità, di originalità, in unaparola di intelligenza.

Se questi, come crediamo, sono gli obietti~vi che il nuovo Piano energetico nazionale ~

perchè di un nuovo piano si tratta ~ deve

conseguire, non ci è dato di capire perchè sivoglia permanere nella logica della propor~zionalità diretta tra fabbisogno di energia ecrescita del prodotto interno lordo. E anchese si ipotizzano, come si fa al paragrafo 18,scenari diversi, ancora una volta si evidenziache il Piano energetico nazionale non svolgeun'azione, ma è semplicemente pronto adadattarsi; ovvero siamo all'opposto esattodella programmazione e poichè si sostenevache l'occupazione nel lungo periodo potevacrescere solo in presenza di una cresci ta delprodotto reaJe tra il 3 ed il 3,5 per centoannuo, di fronte all'aumento della disoccupa~

I

I

zione si ridimensiona l'lpotesi del tasso di

I

crescita individuandolo al 2,5 per cento, con.il che si giustifica, nella ìogica della propor~

I

zionalità, an~he il ~iminuito fabbisogno. Siesclude, pero, che m qualche modo possa

I essere colpa del Piano energetico che anzi,per quello che riguarda il settore, quindiproduzione, trasformazione, distribuzi()ne e

! forniture di servizj, progettazione e realizza~

Izione di impianti, porterà, se sarà attuato,

Iad un aumento netto dell' occupazione com~plessiva anche se come saldo tra alcuni fatto~ri positivi ed altri negativi.

Ma accanto a valutazioni di ordine genera-le, vanno fatte altre puntualizzazioni proprioin riferimento ai parametri sui quali si arti~

I

cola la struttura del Piano energetico nazio~naIe.

Per quanto riguarda la di ,versificazione ènoto che, all'origine della scelta vi erano dueordini di motivazioni, uno di tipo economico,

I l'altro di tipo politico. Negli ultimi anni la

I diversificazione si è accentuata con una sen~

I

sibile diminuzio~e del s.ald~ tra import e~expot't del petrolIo e derivatI, con un conSI-stente aumento delle importazioni di gasnaturale che, sono aumentate del 38 percento e del carbone, aumentate del 28 percento, con un forte aumento dell'energiaelettrica importata: si è passati da 6 miliardidi chilowattora del 1980 ad oltre 20 miliardidel 1984 con un incremento del 254 percento e quasi completamente dal nuclearefrancese.

Cito elementi tratti da una rivista specia~lizzata. Il modo in cui la sostituzione delpetrolio è andata realizzandosi in tempi più

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recenti non può dirsi abbia soddisfatto l'unoe l'altro ordine di motivi e ciò per quattroragioni.

Una prima ragione è che la convenienzaeconomica di larga parte delle importazioniaddizionali non oil risulta fortemente esiguase non talvolta negativa rispetto ai costi delpetrolio sostituito. Il caso più evidente èsoprattutto quello del gas algerino, il cuicosto è arrivato a superare alla fine del 1984,di circa il 6 per cento quello dell'olio combu-stibile importato ed in percentuali ancoramaggiori quello di taluni greggi particolar-mente pesanti. Nel solo caso dell'energiaelettrica e del carbone di importazione laconvenienza economica è di chiara evidenza.

In secondo luogo, i prezzi d'acquisto dellefonti energetiche all'estero e la politica deiprezzi, nonchè la politica fiscale all'interno,hanno finora impedito che la sostituzione delpetrolio si traducesse in un avvertibile bene-ficio per i consumatori. I prezzi energetici inItalia risultano tra i più elevati a livellomondiale e ciò accade, talvolta paradossal-mente, proprio per la fonte che sempre piùva sostituendo il petrolio, cioè il metano. Sesi tiene conto del fatto che queste due fontirappresentano circa la metà dei consumi dienergia dell'industria italiana e della situa-zione non certo di vantaggio che si ha negliacquisti dell'altra metà, cioè prodotti- petroli-feri e carbone, si comprende l'effetto dispiazzamento internazionale ed interno chela «variabile energia» va causando a talunicomparti del nostro sistema industriale.

Una terza ragione che ci induce a ripensa-re i criteri informativi della diversificazioneè che, per quanto riguarda i principali pro-duttori di energia, la sostituzione ha sin oraprodotto effetti diversi e di diverso segno.Mentre, infatti, è risultata positiva per l'E-nel, specie per l'importazione di energia elet-trica e carbone, non altrettanto può dirsi perl'ENI, poichè l'entrata nel settore carbonife-ro ha comportato, per quell'ente, ingenti ecrescenti perdite imputabili alle avventuroseinternazionalizzazioni del passato e alla am-messa non competitività delle produzioni delgruppo. Questo non lo dico io, ma lo riìeva!un documento allegato al bilancio consolida-Ito del gruppo ENI per il 1983. I

Non meno problematica è poi la valutazio-ne globale della convenienza per l'ENI dellaopzione metano. Al consistente aumento del-la rendita metanifera, consentita dai più altiricavi e dalle maggiori quantità vendute,devono essere contrapposte le seguenti per-dite: squilibri economici indotti nel settorepetrolifero, minore utilizzo di impianti, sur-plus di frazioni leggere e così via, perditederivanti dalla penalizzazione della più con-veniente produzione nazionale di gas perl'assurda preferenza accordata alle sue im-portazioni ~ mi pare ,che le riserve nazionalisiano ormai passate da 200 a 250 miliardi dimetri cubi ~ perdite sul contratto algerino a

motivo della progressiva inadeguatezza delcontributo integrativo dello Stato in basealla legge n. 151 del 1983.

Vi è, infine, una quarta ragione che cirende critici sulla cosiddetta diversificazione.La struttura geopolitica dei nostri approvvi-gionamenti ha subìto, soprattutto dal 1981,una radicale mutazione, con uno spostamen-to del baricentro ~ chiamiamolo così ~

dall'area mediorientale, pari al 66 per centonel 1973 ed oggi del 28 per cento, a quellaafricana, passata dal 19 al 25 per cento, e aqueIJa comunista, passata dall'8 al 20 percento. Nel 1990 la quota africana dovrebbepassare al 27 per cento, mentre quella dell'a-rea comunista dovrebbe attestarsi sul 23 percento. Non può dirsi, cioè, con certezza chene sia conseguito per il paese un maggiorelivello di sicurezza e di autonomia politica enon von'emmo che, a forza di diversificare,dovessimo trovarci in situazioni di vulnera-bilità non lontane da quelle del passato e perdi più senza adeguata convenienza econo-mica.

Per quanto riguarda il carbone, vorrei direche la massiccia incidenza prevista dal Pia-no, pur con le riduzioni rispetto al 1981, nontrova riscontro nella necessaria realizzazionedi alcune fondamentali infrastrutture, men-tre il quadro normativo circa le emissioni dianidride solforosa sembra annunciarsi gravi-do di conseguenze. Mi riferisco, in particola-re, al paragrafo 74 del documento di aggior-namento.

Diciamo molto serenamente e con moltosenso di responsabilità che siamo stati sem-

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17 DICEMBRE 1985

pre molto scettici sulla cosiddetta alternati~va carbone, cui si è attribuito, fin dall'inizio,un ruolo quasi miracolistico. Nel rapportopetrolio~uranio e petrolio~carbone non basta,come è ovvio, considerare i soli costi all'ori~gine, ma anche quelli dell'intera catena diapprovvigionamento, dagli impianti alla ri~cezione, allo stoccaggio e al trasporto, non~chè all'eliminazione delle scorie. E, se da unlato la relativa rapidità di realizzazione dellecentrali consente tempi meno lunghi di quel~li tipici del nucleare, non solo rimane apertala dipendenza più o meno diversificata dal~l'estero, ma !'impatto ambientale, in sensolato e non solo riferito alla combustione, èsicuramente peggiore. Mi ha sempre colpito~ e lo cito non tanto come aneddoto perchè

il calcolo non presenta particolari difficoltà~ l'aver letto che movimentare 5.000.000 ditonnellate all'anno, cioè il fabbisogno di unasola centrale di 2.500 megawatt, comportal'attracco e lo scarico di due navi carboni ereda 20.000 tonnellate ogni tre giorni e convo~gli merci da 10.000 tonnellate dieci volte lasettimana. Oltretutto, ben sappiamo che datempo sono giacenti numerose proposte par~lamentari per una legge sulla valutazionedell'impatto ambientale, in carenza dellaquale diventa irresponsabile una previsionedi ruolo del carbone così accentuata. Aggiun~giamo che non sappiamo come leggere il giàricordato paragrafo 74, che pure evidenzia ilimiti previsti al 1993 per l'emissione dianidride solforosa e la scontata necessità diricorrere a desolforatori con conseguen~te,possibile diseconomicità rispetto aH' oliocombustibile nella produzione di energiaelettrica, dopo che il paragrafo 72 ci offre unventaglio di megastruttw'e dalla cui realizza~zione ~ e se ne potrebbero aggiungere altre

~ dipende, così si dice, il successo del pro~

gramma.Circa i terminali, abbiamo ripetutamente

contestato la scelta di Gioia Tauro e ci limi~tiamo per ora a rilevare come, dall'ipotesidel Piano energetico nazionale del 1981 peruna localizzazione nell'alto Adriatico, nell'al~to Tirreno e nel basso Tirreno, ci si trovi adisporre, in concreto e con lavori di poten~ziamento, solo del porto di Brindisi, conquello di Trieste di là da venire ~ anche se

il PEN del 1981 prevedeva tre o quattro anni~ e con quello di Vado ancora, credo, all'e~

same del Consiglio superiore dei lavori pub~blici.

Sul nucleare non so francamente cosa dire,nel senso che sto seriamente chiedendomi senon valga la pena di abbandonare il discorsocentrali e lo dico chiaramente in chiave pole~mica. Non è possibile dover fare i conti conun'assurda precarietà di indirizzi e di scelte,leggere nelle più ottimistiche delle tabelle,scadenze e percentuali semplicemente risibi~li. Ed è obiettivamente patetico apprenderedal paragrafo 78 che «gli obiettivi assegnatidal piano all'energia nucleare tendono» ~ si

noti il tendono ~ «ad un graduale» ~ e siI noti pure il graduale ~ «inserimento di que~

sta fonte nella copertura dei fabbisogni elet~trici». Vista la situazione ed il modo di pro~cedere, tanto vale che il settore nuclearetrovi la sua ragion d'essere solo nella ricerca,nelle collaborazioni con l'estero, nella pro~mozione delle innovazioni, nella commercia~lizzazione di prodotti a tecnologia avanzata;anche perchè si deve fare i conti con unaignoranza ~ dal verbo ignorare ~ crescente

in materia di sicurezza, in parte per il diffu~so prevalere di spinte emotive alimentate,mi sia consentito dirIo, molto spesso conintenti strumentali, in parte per insufficienzadel quadro normativa, che non può consenti~re, secondo me, di ridurre il problema allalogica dello scambio: alludo alla legge n. 8del 1983.

Qualcuno ha giustamente parlato di cultu~

l'a dell'energia e quindi anche del nucleare,ma siffatta cultura tale non sarebbe se la sivolesse far maturare nella insufficienza dellaconoscenza scientifica, nonchè di un dovero~so senso di misura e di responsabilità. Ameno che non si voglia dire che si punta alradicale mutamento di un modello di svilup~po, che solo, anche nominalisticamente, giu~stificherebbe un incremento diffuso dellefonti alternative che tuttavia oggi tali non

, sono, essendo tutt'al più integrative, e che: vanno comunque valorizzate ma nella consa~

pevolezza dei loro limiti. Quando il dischettosolare, proprio perchè si accompagna allafrase interrogativa con relativa risposta ~.

«Nucleare? No, grazie!» ~ irresponsabilmen~

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ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 17 DICEMBRE 1985

te prospetta impos~ibili soluzioni alternative,viene proprio da affermare, lo traggo da unarticolo giornalistico e ne condivido il senso,che «certa stupidità» ~ io dico banale super~

ficialità, mentre in quell'articolo in realtà viera scritto {<certa stupidità», ma il terminemi pare obiettivamente un po' pesante ~ «è

proporzionale alla differenza degli ordini digrandezza tra il nucleare ed il solare». Per ilnucleare restano da risolvere, con adeguatecertezze, problemi di non poco conto, conspecifico riguardo alla sicurezza, alle tecno~logie, al ciclo del combustibile, alle scorie,quindi, a tal proposito, ci paiono certamentefumose le indicazioni del paragrafo 88. Di~venta anzi significativo, ma ~oprattuttopreoccupante che manchi coerenza tra quan~to suggerisce, per altro senza fretta perchè

I

rimanda tutto a dopo il 1990, il documentodi aggiomamento e quanto indica proprio larelazione di maggioranza che, rispetto adanaloga mozione presentata alla Camera deideputati, ha cassata una parte importante epiù precisamente quella prescritti va. se cosìsi può chiamare, e mi riferisco al sito per irifiuti radioattivi e all'agenzia per 10 svilup~po del risparmio cnergetico e delle fontirinnovabili.

Noi crediamo che prioritariamente va defi~nita, come legge vuole, l'autonomia di unente di controllo per la sicurezza, nel mentrediventa politicamente colpevole il ritardo diquello che pur viene riconosciuto come «ne~cessario coordinamento» dei diversi orienta~menti in materia. nel rispetto della direttivaCEE e della risoluzione parlamentare suldistacco della DISP dall'ENEA. La strada dapercorrere per il rinnovamento della struttu~

l'a energetica del nostro paese non può pre~scindere dal nucleare. E mi sia consentitodire al collega Signorina, del quale peraltroho apprezzato ~ leggendo la relazione di

minoranza che porta la sua firma ~ la pun~

tigliosità con cui ha sostenuto le sue tesi, chedal mio punto di vista non si può liquidare,il nucleare solo in chiave di certezza e, allimite, anche di dimostrazione, come ha fat~to attraverso quelle approfondite tabelle,della sua non economicità e del suo perennepericolo, perchè poi si corre il rischio diconsiderare tutto ciò che ha a che fare con

l'atomo come qualcosa di comunque mo~struoso, al punto da ritenere che anche lafusione, che è la sola possibile fonte vera~mente inesauribile e pulita, debba essereaccantonata o quanto meno ridimensionata,perchè, collega Signorina, questo mi pare dileggere in uno dei ventuno punti (tanti quan~te sono lettere dell'alfabeto) che ha ritenutodi inserire a conclusione della sua relazione.Noi crediamo che necessariamente debbaesseI'd una responsabile autocritica sui ritar~di, sulle mancate scelte, sulla contradditto~rietà di alcune leggi e tutto questo, anzi, èpropedeutico ad una strategia di piano. Delresto la stessa maggioranza sostiene che iritardi accumulatisi nella realizzazione delPiano energetico non sono stati finora ogget-to di una accurata ed approfondita analisi.

Avviandomi a concludere, l'aggiornamentoproposto è allora criticabile sia per la meto~dologia che per taluni comenuti. Per la me~todologia in quanto. appunto, manca unadiagnosi sulle ragioni degli scostamenti ov~vero sulle cause tecniche, politiche. istituzio~nali che hanno raIJentato od ostacolato l'at~tuazione dei programmi. Ma è critica bilel'aggiornamento. anche per tal un i contenuti,in quanto ci pare dì poter osservare in primoluogo che siffatto aggiornamento sembra im~postato sul parametro dominante dell'ener~gia elettrica, aHa priorità della quale. non vasac1"ificata l'armonica costruzione di un dise-gno energetico complessivo. Non sono solo inquesta valutazione ~ Io ha lamentato ancht:il presidente dell'ENI nella più recente audi~zione ~ e ci pare, pur nella parzialità dialcune sue considerazioni, un dato obiettivo.

In secondo luogo la questione del petrolioe del gas naturale non ha l'impostazione e lelinee risolutive atte a consentire all'ENI unaefficace operatività convergente agli obiettividi piano. La questione del carbone, poi, aparte quanto già osservato, continua ad esse~re offuscata dall'incertezza dei compiti daassumersi da parte dei grandi enti di Stato.La strategia di dotare il paese di propriepartecipazioni minerarie all'estero vienemessa in dubbio, almeno così leggo nel para~grafo 73, mentre la si affermava nel PEN1981, ribadendola in successive delibere delCIPE. Non c'era, inoltre, traccia di raziona~

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lizzazione programmata per il sistema diraffinazione, tant'è che il paragrafo 59 nondice assolutamente nulla. Dico che non c'eratraccia di razionalizzazione programmataper il sistema di raffinazione perchè, nellescorse settimane, c'è stata consegnata un'ap~pendice C sull'argomento, pur datata marzo1985. Ma si tratta di un documento chericalca la logica, se così si può chiamare,dell'aggiornamento, ovvero ci pone di frontead un insieme di dati fotografando una real~tà, ma non mi pare predisponga strumenti opreveda scadenze che escano dal novero del~le buone intenzioni.

~

Nel PEN del 1981 si auspicava la massimasintonia tra programmi di investimento epiani operativi. Si avverte con chiarezza chenon sono coinvolti in eguale misura, diciamopure con ugual tensione possibilmente con~vergente, tutti i protagonisti energetici. Eper riprendere un articolo di qualche mesefa di un giornale specialistico si possonoindividuare sullo sfondo di questo aggiorna~mento un errore tecnico, un errore politico eun vizio di base. L'errore tecnico consistenell'aver lasciato, per anni, una situazione didiffusa conflittualità tra i principali enti con~trapposti l'un l'altro su questioni di primariaimportanza: l'ENI all'Enel sul fronte dellapolitica degli approvvigionamenti ed in mo~do particolare del carbone; l'Enel all'ENEAsul fronte delle commesse per le nuove cen~trali nucleari. In sostanza, par di capire chel'autorità amministrativa preposta a tenerecostantemente sotto controllo il polso dell'at~tività energetica del paese abbia finito perfornire un quadro non veritiero della realesituazione, così che al momento della verifi~ca parlamentare l' iter ~ come tutti possiamotestimoniare ~ si fa particolarmente soffer~to. E dopo l'errore tecnico, l'errore politicoemerge proprio dall'aver avviato la procedu~

l'a di revisione del PEN a l'idosso delle ele~zioni amministrative del maggio scorso, unascadenza fortemente condizionante speciequando si tratta di affrontare temi comequello delle centrali nucleari e a carbone diinevitabile impatto a livello locale. Certi mi~nacciosi telegrammi la dicono lunga sullaserietà del rapporto tra cittadini e istituzionie tuttora i contrasti e le divergenze di opi~

nione, cui ha accennato anche il senatoreBaiardi, attraversano orizzontalmente tutti iparti ti.

Accanto all'errore tecnico e all'errore poli~tico, va detto allora che il vizio di fondo stanell'approvazione di piani nazionali, con unamania tutta nostra di pianificare, ma solo indocumenti sempre più ponderosi con un va~lore sempre più «burocratico» e sempre me~no «pratico».

Concludendo, mi preme rilevare, comesembra esservi nell'aggiornamento del PEN,una forte sottovalutazione del risparmioenergetico al quale nel 1981 si riconosceva«il più importante apporto al bilancio ener~getico del 1990». Gli si dedica opportuna~mente un capitolo, centrato sul constatatofallimento della legge n. 308 ~ e a nostro

I

avviso non è sufficiente solo un rifinanzia~mento, ma è piuttosto necessario por manoai meccanismi di erogazione ~ ma nella

tabella 6 degli investimenti, alla voce «fontirinnovabili e risparmio energetico» si attri~buisce la somma di 2.800 miliardi, pari per iltriennia 1985~87 al 5,6 per cento, contro unaprecedente percentuale del 12 per cento.Resta da sottolineare come si continua adeludere, anche solo problematicamente, lamessa a punto di indispensabili strumenti diattuazione e di controllo, segnatamente l'as~sunzione di un organo centrale che consentala governabilità energetica.

Crediamo di essere stati i primi, o comun~que tra i primi, alcuni anni or sono, a pro~porre la costituzione di una agenzia naziona~le per 1'energia: lo facemmo più precisamen~te con una mozione in data 19 settembre1979 per il coordinamento di tutte le iniziati~ve nel settore energetico. La questione variproposta, viene riproposta ed è stata ripro~posta, anche perchè si è allargata ~ e ne

siamo compiaciuti ~ la sensibilità di moltee diverse forze politiche sull'argomento, cosìcome si è andata accentuando la consapevo~lezza che la riforma degli enti energetici èpropedeutica alla costituzione di un centrounico di governo. Non ci convince tuttavia lagenerica indicazione di un «rafforzamentoistituzionale del governo della politica ener~getica», così come generica rimane, nellaparte finale, l'indicazione, condivisa anche

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da comunisti e Sinistra indipendente ~ per~

chè questi sono i punti di contatto dellarelazione di quella parte politica con la rela~zione di maggioranza ~ che il «centro unicodi governo deve avere il compito di esercita~re un forte coordinamento». Cosa significa«forte coordinamento»? Tale forma sembraquasi voler anticipare la scarsa convinzioneche lo strumento legislativo possa essereadeguato. Proprio per questo noi crediamoed affermiamo che ha senso coordinare glistrumenti solo se gli strumenti stessi sonoefficaci .

Un PEN non può essere fatto di solo pen~siero, ma deve portare ad un processo opera~tivo, la conduzione del quale, per essereefficace, presuppone il potere di far conver~gere gli operatori energetici sulle linee pro~grammatiche assunte.

È nello spirito di quanto, pur sommaria~mente, ho fin qui esposto, e mi sono permes~so di evidenziare o di criticare, che abbiamopresentato un ordine del giorno, le cui lineepiù significative ci auguriamo potranno tro~vare la attenzione ed il consenso del Parla~mento e del Governo. In particolare, voglia~mo impegnare il Governo a predisporre glistrumenti atti a promuovere la costituzionedi una agenzia nazionale per l'energia, taleda coordinare tutte le iniziative del settoreenergetico; ad accentuare la diversificazionedelle fonti di energia, in particolare mirandoad una progressiva sostituzione del petrolio,ad una crescente valorizzazione del rispar~mio energetico, nonchè delle fonti rinnovabi~li, sia con appropriate iniziative che conadeguati stanziamenti; a promuovere unaeffettiva intesa tra i paesi d'Europa per unapolitica energetica comune e per più incisivecollaborazioni scientifiche; a procedere solle~citamente alla realizzazione delle centralitermonucleari, previo accertamento ~ è ov~

vio ~ sulla sicurezza e sulla ubicazione,nonchè ~ questo però va ulteriormente sot~tolineato ~ realistici progetti per il confina~mento delle scorie; a realizzare centrali acarbone con specifica attenzione all'impattoambientale, alle condizioni logistiche dell'ap~provvigionamento e del trasporto, alla realiz~zazione delle tecnologie necessarie all'abbat~ti mento delle sostanze inquinanti, alla valu~

tazione reale, effettiva, precisa della loroeconomicità, se sottoposte alla prevista nor~mativa comunitaria sulle emissioni di anidri~de solforosa; a procedere, anche al fine del~l'individuazione delle risorse e della utilizza~zione dei luoghi, alla più rapida elaborazionedella carta geologica nazionale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il sena~tore Consoli. Ne ha facoltà.

CONSOLI. Signor Presidente, onorevoleMinistro, onorevoli colleghi, abbiamo oggiall'esame la discussione sulla proposta diaggiornamento del Piano energetico naziona~le presentata dal Governo, in una situazionedel paese in cui la crisi energetica non èsuperata, ma Ce di questo siamo convinti intanti) rimane uno dei nodi di fondo dellasituazione italiana. Questo però si verificadopo che per anni vi sono state varie ipotesidi Piano energetico nazionale e dopo che nel1980 fu varato un Piano energetico con unconsenso assai largo nel Parlamento e che mipare, nelle sue linee di fondo, rimanga oggivalido, se ho ben capito le posizioni politicheespresse nel confronto parlamentare. Dicevoche la crisi energetica è grave, è uno degliaspetti più duri da affrontare per superareuna situazione complessivamente critica del~la economia del nostro paese.

Nell'ultimo decennio siamo stati il paeseper il quale è rimasta invariata la dipenden~za, dal punto di vista energetico, dall'estero;nel 1973 tale dipendenza era dell'82 percento e tale è rimasta nel 1982. Il peso dellafattura energetica sulla bilancia commercialeè di 35.000 miliardi circa, pari a quasi il 6per cento del prodotto interno lordo, di cuiquasi la metà, 28.000 miliardi, costituisce lafattura petrolifera.

Se consideriamo gli obiettivi del pianoenergetico nazionale che abbiamo varato inParlamento nel 1980, possiamo trarre da ciòuna prima conseguenza. Se avessimo attuatoquel piano, oggi ci troveremmo in una situa-zione simile a quella di altri paesi che, nelladivisione internazionale del lavoro, sono no~stri concorrenti, come la Francia e la Germa~nia; paesi per i quali la fattura energetica èpari non al 6 per cento, ma al 4 per cento del

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prodotto interno lordo. Questo divario, che èrimasto, se fosse stato superato con l'attua~zione del piano energetico, avrebbe compor~tato, secondo calcoli fatti da alcuni studiosi,uno o due punti 'di crescita del prodottointerno lordo e avrebbe comportato inoltreconcretamente un aumento dell'occupazionedi circa 200.000 unità. Questo è il primo datoda affrontare, visto che si discute dell'aggior~namento del piano energetico.

Avevamo un piano che conteneva obiettivigiusti ed adeguati. Oggi ci troviamo di frontea un insuccesso, a un f~llimento, con graviconseguenze per il paese. E la crisi rimane

~ di questo siamo convinti ~ come rimane

prioritaria la questione energetica non soloperchè non è stato attuato il piano energeti~co nazionale, ma anche perchè sono interve~nuti, nel frattempo, dati strutturali nuovi. Miriferisco al fatto che in questi anni è andataavanti una tendenza alla riduzione del tassodi assorbimento dell'energia per cause strut~turali, oltre che per effetto della depressione.In secondo luogo, cambia il mix dell'energianei consumi, nel senso che aumenta la quotaelettrica (come è avvenuto in questi annianche nel nostro paese). La questione faemergere divisioni nel confronto politico e ilragionamento che a volte viene portato avan~ti è quello di dover contrastare in qualchemodo questa tendenza cambiando il modellodi sviluppo. Ora, io che sono per il rilanciodello sviluppo anche su basi nuove, non cer~to per difendere tutto così com'è, non credoche un rilancio su basi nuove dello sviluppopossa comportare un'iniziativa che ostacoliquesta tendenza all'aumento della quotaelettrica nei consumi di energia. Se discutia~ma di nuove tecnologie, di innovazione, diinformatica, di microelettronica, pensiamoad uno scenario che non porta ad una ridu~zione dei consumi elettrici, ma che porta adun aumento di essi, essendo l'energia elettri~ca la forma più adattabile, più elastica, piùpregiata.

Ora, in questo quadro, si ripropone comefondamentalmente giusta la scelta operatada quel Piano energetico che era stato appro~vato in Parlamento, poichè si basava sulladiversificazione delle fonti come modo perattenuare la dipendenza energetica e quella

petrolifera in' particolare; si basava sullascelta del risparmio e dell'uso appropriato esullo sviluppo delle fonti alternative. Seguardiamo a quanto era scritto nel Pianoenergetico nel decennio 1981 ~ 1990, per il

solo risparmio e fonti alternative erano pre~visti incentivi per 9.400 miliardi, che avreb~bero provocato investimenti per 30~35 milamiliardi. Se andiamo a controllare i conti diquesto capitolo del Piano possiamo vedereche siamo, invece, al disotto del 20 per cen~to. Questo dà la misura dei ritardi colpevoliche ci sono stati. Per quanto riguarda poi unaltro punto fondamentale di quegli obiettivi,il metano, ci siamo trovati nella ben stranasituazione di avere oggi un'eccedenza dell'of~ferta, che fa emergere l'assurdità di bruciareil metano nelle centrali elettriche e, invece,un ritardo nelle azioni capaci di stimolare ladomanda e la penetrazione del metano.

Questo vale essenzialmente per il Mezzo~giorno, dove l'occasione della metanizzazio~ne non è soltanto vista in funzione dellasostituzione dei consumi privati, ma puòessere una grande occasione per contribuireallo sviluppo di quell'area, quindi un uso delmetano produttivo. Ma se andiamo a guarda~re alla metanizzazione del Mezzogiorno nonsolo dobbiamo segnalare un ritardo compler;;"~siva, ma c'è da segnalare che nulla di concre~to è stato fatto per quanto riguarda l'usoproduttivo del metano. Circa la quota elettri~ca ho prima detto che aumenta il consumo,ma ciò accade in una situazione in cui ilcosto del chilowattora per il nostro paese è ildoppio di quello della Francia, un terzo inpiù di quello della Gran Bretagna, il 9 percento in più di quello della Germania, per~chè sostanzialmente bruciamo olio combusti~bile. E il piano di insediamento di nuoviimpianti previsti nel PEN non è andatoavanti. Ma se dobbiamo discutere, fare unaverifica sul Piano per aggiornarlo alla nuovasituazione, la questione centrale che ci dob~biamo porre sul piano politico è il perchè diquesto fallimento.

Mi voglio limitare ad una risposta cheritengo quella essenziale: la causa fondamen~tale di questo fallimento è nel fatto cherispetto a quella pur larga convergenza diforze politiche, a quella larga maggioranza

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parlamentare che si era determinata, cheaveva visto un grande partito di opposizioneassieme alle forze di Governo elaborare ecostruire quel Piano energetico, abbiamoavuto un'azione di Governo incapace di assi~curare l'attuazione del Piano stesso, sia perle misure assunte dall'Esecutivo, sia per icomportamenti degli enti energetici, sia perla volontà politica di procedere all'attuazio~ne anche legislativa delle condizioni che po~tevano consentire la realizzazione del Piano.

Tutti coloro ~ ed io sono uno di questi ~

che hanno avuto esperienze politiche e socia~

li in aree interessate alle vicende di localiz-zazioni di centrali a carbone o nucleari nericavano queste considerazioni. Ci siamo tro-vati di fronte ad una sottovalutazione gravis-sima dei problemi della sicurezza, dell'im-patto ambientale, della domanda di sviluppoequilibrato del territorio. E man mano èaumentata la diffidenza, la preoccupazione ela contrarietà delle popolazioni. Abbiamoavuto atteggiamenti incredibili di vertici~sma, di burocratismo, una incapacità di por-si il problema del consenso.

Presidenza del vice presidente SCEV AROLLI

(Segue CONSOLI). Se guardiamo anche al- batterono affinchè si seguisse la strada dellale esperienze in matena di altri paesi, ci ricerca del consenso, della verifica su basirendiamo conto che due sono le strade che si oggettive della scelta più giusta dei si ti.possono seguire per affrontare questioni così Rispetto a ciò abbiamo visto cose assurde,delicate: o una strada di tipo autoritario ~ abbiamo visto che strutture importanti dello

ma credo che questa non sia all'ordine del \ Stato, come le scuole, sono state usate ingiorno nel nostro paese e giustamente ~ o

Ialcune zone non per fare propaganda al nu-

una strada invece capace di costruire il con- cleare ~ cosa che non è giusto fare ~ nè

senso, che fino in fondo faccia ricorso al come sedi per informare, per chiarire. Sonometodo democratico e alla capacità di infor- state usate come sedi per dire che le centralimare, di chiarire. Non si può stare in mezzo nucleari sono uguali a morte. Sono queste leal guado. cose che sono state fatte scrivere ai bambini

Se devo guardare alla mia esperienza per~ che frequentano la sCllola media. Quindi, lasonale di pugliese, devo dire che quando, per latitanza dello Stato è stata assoluta.la prima volta, nella mia regione si parlò E cosa dire poi del fatto che, mentre lodell'insediamento di una centrale a carbone Stato è latitante, si sceglie il momento menoa Brindisi e di una centrale nucleare, la cosa ~pportuno per mandare i decreti di espro~avvenne sulla base di un incontro tra il prio? Li si mandano forse nella zona in cui viPresidente della giunta regionale ed un Mini~ è stata la resistenza da parte delle popolazio-stro, con l'affidamento ad un tecnico del ni e degli enti locali? Li si manda, al contra~compito di fare una relazione per l'insedia~ rio, nel comune vicino, magari a 300 contadi-mento dei siti. In tale relazione si spiegava ni in un solo colpo e alla vigilia di un'elezio~come e perchè in alcuni siti non si dovevano ne amministrativa, causando scioperi gene~insediare le centrali ma poi si proponevano rali e così via.proprio quei luoghi per tali insediamenti. E Intendiamoci: non voglio affatto sostenerepotrei continuare. che l'opposizione o la diffidenza delle popo~

Questo fu il modo con cui si iniziò ad lazioni o lo stesso movimento dei «Verdi»operare in tale delicato settore; eppure il siano nati a causa di questi comportamenti.movimento sindacale, il Partito comunista Una coscienza ecologica è maturata ed èed anche alcuni settori della maggioranza si cresciuta come esigenza vera, come esigenza

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reale di salvaguardare i valori dell'ambientee della salute. Invece di affrontare in positi~va e su basi oggettive problemi come questi,si è agito in maniera latitante e «caporale~sea» assieme per portare alla distruzioneogni possibilità di consenso.

È di qualche giorno fa, onorevole Ministro,la notizia che il Consiglio regionale puglieseha chiesto di sospendere le indagini sullalocalizzazione di una centrale nucleare. Inol~tre, sulla «Gazzetta del Mezzogiorno» dell'Sdicembre scorso è riportato che il sindaco diBrindisi (una città che aveva accettato !'inse~diamento di una seconda centrale a carbonepur essendocene già una e la cui popolazionenon aveva assunto al riguardo una posizionedi contrarietà in linea di principio), il sinda~co che non è iscritto al Partito comunista nèè a capo di una maggioranza di cui fa parteil Partito comunista ha rilasciato una intervi~sta alla «Gazzetta» stessa nella quale hadenunciato il comportamento vergognoso edintollerabile dell'Enel, che ha concluso unaconvenzione con il comune che costituiva lapremessa perchè vi si insediasse una secondacentrale a carbone. Quella stessa convenzio~ne è stata però disattesa ed è stata disattesasoprattutto per quanto riguarda le questioniessenziali connesse all'ambiente, per cui ne èconseguita una spinta a non farne nulla e abloccare tutto.

Ro citato alcune esperienze, pugliesi, manon vi sono solo esperienze pugliesi. Vorrei,ad esempio, ricordare qui ciò che la Commis~sione industria del Senato ha potuto verifica~re nel corso della sua visita al cantiere diMontalto di Castro: anche in quel caso esisteuna convenzione, ma quella stessa conven~zione è disattesa e rimane sulla carta. Inol~tre, non si avvia lo sviluppo del comprenso~rio, anche se è stato già elaborato un pianocomprensoriale. Non vengono affrontate nèle questioni connesse aH 'ambiente nè quelleconnesse alla sicurezza e manca, da partedell'Enel, un concreto coinvolgi mento deglienti locali.

In particolare, nonostante gli impegni piùvolte assunti, non viene avviata !'indagineepidemiologica; per di più, abbiamo potutoconstatare che esistono anche difficoltà digestione del cantiere. Pertanto, oltre ai pro~

blemi connessi all'ambiente, alla sicurezza eallo sviluppo, quel grande insediamento pro~duce anche traumi nella struttura sociale enel territorio, mentre non è contestuale lamessa in campo di quelle azioni capaci diovviare a queste conseguenze. Questo nonsolo in Puglia, ma anche a Montalto di Ca~stro.

Qual'è la chiave perchè sia possibile averealtri risultati e conquistare il consenso?Quando si cominciò a parlare in Puglia del~l'eventualità dell'insediamento di una cen~trale nucleare sentii il bisogno di andare afare una visita a Caorso e lì incontrai l'asses~sore all'ambiente della provincia di Piacen~za. Vidi che lavorava circondato da un grup~po di specialisti (sull'impatto ambientale,biologi, sanitari). Molti di questi giovani era~no decisamente contrari in via di principioal nucleare a differenza dell'assessore Filip~pi, comunista. Però, mi sembrò di vedere ungruppo di ufficiali dell'esercito italiano che,mentre il re e lo stato maggiore scappavano

1'8 settembre, a Porta San Paolo affrontaronole difficoltà e i nemici, facendo il loro dove~re. Vidi cioè un gruppo che aveva posizionidiverse sul piano di principio, pro o contro ilnucleare, ma che dalla mattina alla serastava lì ad esercitare una funzione di stimoloverso la direzione Enel della centrale perchèfunzionasse, perchè funzionasse bene, perchènon inquinasse, perchè non creasse problemialla popolazione. Naturalmente sentii ancheda loro le critiche più feroci al comporta~mento degli enti energetici.

È un quadro troppo fosco? Non lo so.Credo che occorra una radicale inversione divolontà politica, Per questo è necessario uncentro unico nella politica energetica: ci vuo~le un'alta autorità che assommi tutte le com~petenze che oggi sono disperse, che sia capa~ce di esercitare un indirizzo univoco versogli enti energetici. Per questo occorre unariforma degli enti energetici. Eppure, nono~stante che da tempo nel Parlamento italianovi siano le proposte da noi presentate perquanto riguarda la riforma dell'EneI, non sifa un passo avanti. Per questo occorronomisure adeguate per la sicurezza e l'ambien~te: l'ente rischi, la legislazione di controllodegli effetti inquinanti. Per questo occorre

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passare ad affrontare i problemi della desol~forazione. Per questo occorre una rapportonuovo con gli enti locali sui problemi dellosviluppo territoriale e di governo del territo~rio.

Nella proposta da noi presentata alla Ca~mera, avanziamo una concezione «di bacino»per !'integrazione ed il coordinamento degliinterventi, stabilendo il complesso dei rap~porti tra le competenze centrali e quellelocali e regionali. Ora, rispetto a questi puntinodali, che cambiano il quadro di comando,che se sorretti da una forte volontà politicapotevano consentire l'attuazione del Pianoenergetico e possono oggi consentire un mu~tamento della politica energetica, devo direcon molta chiarezza che siamo rimasti pro~fonda mente delusi leggendo la proposta diaggiornamento del Piano energetico naziona~le avanzata dal Governo, che è di un'assolutareticenza su questi punti fondamentali edanzi arretra pericolosamente su altri.

Dobbiamo però rilevare come, invece, dalconfronto parlamentare qui in Senato inCommissione ed anche in Aula stasera con lecose che ci stiamo dicendo, e in Commissio~ne alla Camera dei deputati, è emersa unavolontà politica diversa del Parlamento. Letre aree di convérgenza che si sono determi~nate tra noi e la maggioranza sono importan~ti e fondamentali, rispondono proprio a quel~la duplice esigenza di avere un quadro dicomando adeguato e di avere come fattoprioritario una politica della sicurezza e del~l'ambiente. Non a caso le tre aree di conver~genza sono: la costituzione entro sei mesidell'Ente per il controllo dei grandi rischi,dove deve confluire la DISP distaccata dal~l'ENEA; il centro unico di comando e unrapporto corretto con gli enti locali; un pac~chetto di centrali per rispondere alla doman~da sostitutiva e aggiuntiva. Però devo anchedire che in questa convergenza c'è ancoraqualche elemento di preoccupazione. Ho se-guito attentamente l'intervento del presiden-te Rebecchini, che parlava a nome dellamaggioranza, e francamente qualche puntodi chiarimento è necessario. Ho sentito, adesempio, che una interpretazione della riso-luzione della maggioranza porta all'ipotesidi un raddoppio delle attuali centrali nuclea~

ri, ClOe Montalto e Caorso, e che non visarebbe alcuna obiezione di carattere tecni~co. Ma, francamente, il programma concor~dato delle centrali non è andato avanti perragioni tecniche? Suvvia, se così fosse nonesisterebbe il problema del raddoppio. Ilprogramma non è andato avanti per queglialtri motivi di fondo che ci diciamo tutti,anche se li diciamo in maniera diversa.

Noi pensiamo veramente di poter risolverequei problemi andando in posti dove già glienti locali e le popolazioni hanno fatto unatto di fiducia alla quale non è corrisposto incomportamento corretto? Ma possiamo vera-mente pensare di sommare e di concentrarein alcune zone tutta la potenza elettricadelle centrali del nostro paese? Mi pare che,anche per considerazioni di carattere piùgenerale, non sia questa la strada da seguire,perchè questo mi sembra un ripiegamentooltre tutto sbagliato, che viene fuori da partedi alcuni settori, non solo della maggioranza,ma anche dell'Enel, è un ripiegamento dovu~to alla sostanziale sfiducia o mancanza divolontà di affrontare la cause di fondo chehanno impedito che si andasse avanti sulterreno dell'insediamento del nuovo pacchet-to di centrali. Questo è un chiarimento im~portante che vogliamo, perchè quell'afferma~zione, quell'ipotesi risponde ad una logicacompletamente diversa da quella esistentenelle tre aree di convergenza, nei punti co~muni dei nostri documenti, una logica diver~sa da quella dell'ente rischi, da quella delcentro unico di comando, da quella del rap-porto corretto con le popolazioni.

Ultima cosa, e mi avvio rapidamente allaconclusione. C'è stato un fatto positivo nelconfronto parlamentare su questioni impor~tanti, decisive: si è realizzata una convergen~za. Però noi ancora non sappiamo qual è laposizione del Governo. Abbiamo qualche se~gnale, che ci sembra preoccupante: peresempio, quando abbiamo discusso la leggefinanziaria, non solo sono stati respinti gliemendamenti del Gruppo comunista relativialla metanizzazione del Mezzogiorno (non locondivido, ma qualcuno poteva affermareche ciò poteva influire in qualche modo sulcosiddetto tetto), ma è stato respinto addirit-tura l'emendamento relativo alla dotazione

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finanziaria per la costituzione dell'ente gran~di rischi, che abbiamo previsto nei documen~ti parlamentari, non solo della minoranzacomunista ma anche della maggioranza chesostiene il Governo, debba essere varato en~tro sei mesi. Si trattava di uno stanziamentomolto limitato che non faceva certo saltare ilvincolo del tetto. È un segnale preoccupante:non vorremmo che si ripetesse ancora unavolta la situazione degli ultimi anni, cioè chedi fronte ad un livello alto di convergenzasulla formulazione di un piano adeguato delParlamento rispetto ad una questione priori~taria e cruciale del paese, vi sia uno scartograve nei comportamenti del Governo per lasua attuazione.

Così oggi riscontriamo una convergenzapositiva in Parlamento, mentre non abbiamola garanzia fondamentale da parte del Go~verno. Non basta scrivere i piani e i docu~menti parlamentari. Occorre un Governo ca~pace di portare avanti quelle scelte, di rea~lizzarle e di costruire attorno ad esse unaprospettiva migliore per il nostro paese (Viviapplausi dall'estrema sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il sena~tore VoI poni. Ne ha facoltà.

* VOLPONI. Signor Presidente, signor rap~presentante del Governo, onorevoli colleghi,non farò un discorso molto lungo. Mi limite~rò ad osservare l'insufficienza del piano cheil Governo ha preparato per aggiornare quel~lo di quattro anni fa. Si tratta di un aggior~namento che non ha una ragione precisa, checontiene una serie di stratagemmi, di suppo~sizioni, di incertezze non definite e che lasciamolte cose in sospeso.

In realtà in tutta la cultura nazionale, aproposito del tema dell'energia, c'è una gros~sa lacerazione, una doppia coscienza, moltaconfusione e ci sono anche molti interessi diparte che intervengono a confondere le cosee a mistificare i princìpi di un possibilepiano di energia per il nostro paese.

Non mi abbandonerò ad analisi o ad inse~guire certe proposte o certe incertezze ocerte linee di tendenza previste dal Piano.Dirò soltanto che come è insufficiente il Pia~no così è insufficiente il Governo. È il Gover~

no che non ha un'idea esatta del problemadell'energia nel nostro paese e che quindinon sa rappresentarla degnamente in unostrumento di indirizzo della nostra attivitàin questo settore. È il Governo che, purvolendo, come spesso fa, illustrarsi come ilGoverno della razionalizzazione, del moder~nismo, della tecnologia, eccetera, è un'altravolta grossolano alla giornata, sbandato difronte a temi come questi che richiedono,per loro natura, un esame scientifico e unandamento che sia esatto, preciso, cioè fattodi vere indagini, di analisi, di confronti e disoluzioni che abbiano il conforto di verediscipline e dottrine. '

Ora, in questo momento le tante «nondottrine», che possono anche avere una loropragmatica arroganza, o in qualche modosufficienza, nella conduzione delle cose diquesto paese, non possono pretendere di alle~stire un programma dell'energia per il nostropaese, ma restano alla giornata, all ,'accattoall'incontro e, quindi, l'energia non è nèfabbricata, nè prevista, nè programmata, maè in qualche modo invocata, acquistata, pro~vocata, presa di rimbalzo. L'energia, invece,è la sfida importante per la cultura di Gover~no e anche per tutta la cultura scientifica,industriale e tecnologica del nostro paese.Direi che oggi la qualità della cultura di unpaese è dimostrata dalla capacità di averepiani e di produrre energia, perchè l'energiaè in qualche modo il segno dello sviluppo edella qualità dello sviluppo di un paese, equindi della sua capacità di lavoro, di accu~mulare ed applicare tecnologia, di innovare,di sviluppare la propria produzione. Noi in~vece ci ritroviamo ancora con delle carteincerte intorno a questo programma, speran~do che più che col Governo o con il Piano,l'opinione pubblica se la prenda, così comegli stessi politici e gli enti che poi dovrannogestire questi temi grandi e centrali ed icentri dell'energia, con le carte o con i tabùche all'uopo vengono qua e là disseminati,come quello, ad esempio, del nucleare.

In questa discussione non è importantefare un'affermazione a favore della costruzio~ne di centrali nucleari, come non è nemmenoimportante negare questa eventualità: l'im~portante è respingere questo Piano come un

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piano insufficiente di Governo, che non haalcun fondamento reale nè politico~sociale,nè tecnico~scientifico. Questo lo dimostra ilfatto che il discorso del nucleare, che è quel~lo di fondo e sul quale il Governo, appunto,non si pronuncia come non si pronunciano leforze politiche che lo compongono, in realtàoggi il conflitto non sia più dialettica, equindi non sia più superabile con una sintesiragionevole e liberante, ma sia diventato deltutto appositi va, ossessivo, chiuso, scisso. Og~gi non si discute più del nucleare in terminidialettici, ma in termini di opposizione e dicontrapposizione, quasi fideistici, e questonoi lo respingiamo anche perchè quelli chesono contro, per principio, al nucleare corro~no realmente il rischio di cadere in unacontraddizione o in una impossibilità checomprometterebbe la loro stessa posizione discelta e di giudizio. In realtà, l'idea dellosviluppo condizionato e ristretto diventereb~be, non utilizzando il nucleare, un privilegiopulito e per pochi. Coloro che parlano dellafame nel mondo, dell'ecologia, dell'ambiente,della salvezza del pianeta e si oppongono, innome di questi grandi principi, al nuclearerischiano di vedere il pianeta soltanto comela parte sviluppata di esso, la parte piùaltamente industrializzata, cioè quella chepuò, in qualche modo, avere a propria dispo~sizione centrali di energia sufficienti, senzadover ricorrere all'aumento della produzionedi energia e quindi all'affrancamento, all'im~piego e all'occupazione di altre zone delcontinente. Ci si riduce, in fondo, a unaEuropa privilegiata, assediata, che può cu~stodire se stessa, mantenere in qualche modoriscaldati i propri ambienti e portare avantiil proprio lavoro perchè in realtà domina ilmondo e impedisce che esso si sviluppi attin~gendo a una energia maggiore. Si dimentica,però, che il nucleare è già presente nellanostra società, nella nostra storia, nella no~stra cultura, nelle nostre produzioni, nei no~sIri consumi. L'economia capitalistica è oggidominata dalla logica della bomba e la logi~ca della bomba è quella del nucleare bellico.

Mi diceva poco fa il senatore Rasimelli chein America le scorte che si accumulano perlo sfruttamento pacifico dell' energia sonosofa del 2 per cento rispetto a quelle che si

accumulano per la costruzione deUe bombeatomiche. A questo punto allora i discorsidegli ecologisti che se la prendono con lecentrali nucleari ignorando i missili, i som~mergibili nucleari, gli arsenali di bombe ato~miche, non hanno più senso: restano solodiscorsi estetici, regressivi e nemmeno poeti~ci. Quindi vorremmo un piano completamen~te diverso da quello che il Governo ha pre~sentato e per questo ci assumiamo in proprioil rischio di farle scuola, di avviare unanuova cultura, di batterci contro le varieincomprensioni e deformazioni perchè il pro~blema dell'energia sia visto veramente nellasua esatta proiezione.

Non possiamo rinunciare, in Italia, a unacerta autonomia nella produzione di energia,

, altrimenti dovremo restare sempre a rimor~

chio dello sviluppo degli altri paesi. Sonoquarant'anni che ci vantiamo di essere ilsettimo paese industrializzato del mondo,ma siamo sempre il settimo e non siamo maistati in gara per essere il sesto o il quintoperchè abbiamo accettato di essere una spe~cie di vagone rimorchiato, le cui lavorazionivengono decise altrove e i mezzi delle tra~sformazioni sono allocati altrove, come purele risorse.

Un piano energetico coraggioso ci potrebbeaiutare a svincolarci da questa situazione eci potrebbe porre alla testa di un movimentodi ampliamento della produzione di energianel mondo. Per questo non c'è da averepaura dei termini. Non sono del tutto favore~vale al nucleare, come non sono del tuttocontrario al nucleare, tuttavia sono convintodella necessità di un piano pratico che vengastudiato con l'ausilio della cultura italiana,della democrazia italiana, dei consigli regio~naH, delle province, degli enti pubblici, dellenostre facoltà e che sia portato avanti re~sponsabilmente, sotto la guida del Governo,non affidato nè delegato dal Governo ad entitecnici i quali poi ne farebbero solo unaquestione di gestione aziendalistica, di pote~re, di imposizione, di autorità.

Vediamo se questo Governo riuscirà, unavolta tanto a concepire l'idea di un pianocome di un grande centro culturale, come lacostruzione di un linguaggio su un tema

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della nostra società che va risolto bene e afondo. (Applausi dall' estrema sinistra. Congra~tulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il sena~tore Chiaramonte. Ne ha facoltà.

* CHIARaMONTE. Signor Presidente, si~gnor Ministro, onorevoli colleghi, non inten~do assolutamente riprendere le argomenta~zioni contenute nella relazione di minoranzapresentata dai senatori Urbani, Loprieno,Margheri, nè intendo riprendere le argomen~tazioni addotte dai rappresentanti del mioGruppo che hanno preso la parola prima dime. Mi limito brevissimamente a svilupparequalche considerazione di carattere politicosu questa questione, in relazione anche a undibattito che è in corso, anche nel Partitocomunista, intorno ad una questione che èimportante per l'avvenire del paese e delìca~

I

ta sotto molti punti di vista. Credo che nonripeteremo mai abbastanza il concetto che Iriguarda il fallimento del bilancio che ormai

I

diversi Governi devono tran'e per la loroazione in campo energetico nel nostro paese.Ritengo sia necessario insistere su questopunto. Onorevole Altissimo, lei è soltanto dapochi anni, da poco tempo tutto sommato, ilresponsabile di questo settore, è stato prece~

'

l

'

duto da altre personalità, da altri uominipolitici, ma credo che lei non possa nonconvenire con me che non si tratta soltantodi una legge non attuata, di una mozione delParlamento disattesa, di omissioni, di errori.No. si tratta di altro, Si tratta del fatto che ilnostro paese si trova oggi ad affrontare unasituazione quale quella che ci ~ta di fronteavendo scarsi stru~entj nelle man; ed essen~do premuto da un vincolo estero che nelcampo cnergetico condiziona qualsiasi politi~ca economica di sviluppo.

Ritengo che su questo punto che riguardail fallimento storico, e qui è il caso di dido,delle classi dirigenti italiane, dei Governiche si sono succeduti alla testa del paesç nelcorso degli ultimi. decenni, tale questionenon può essere sottaciuta, in un dibattitocome questo che riguarda l'aggiornamentodel nuovo Piano energetico. Tale questionenon può essere sottaciuta giacchè oggi il

nostro paese si trova vincolato in modo pe~sante non da errori, da singoli errori com~messi, ma dal venire meno di una dellepremesse stesse sulle quali uno sviluppo eduna politica di sviluppo possa basarsi.

Esiste solo, tuttavia, un fallimento dei Go~verni su questo terreno della politica energe~tica del nostro paese, sul nostro grado didipendenza dall'estero, sulla non sufficientediversificazione delle nostre fonti energeti~che, sul vincolo pesantissimo che grava sullanostra bilancia dei pagamenti?

Ecco, non credo che esista soltanto unaresponsabilità dei Governi che si sono succe~duti alla testa del paese nel corso degli uJti~mi anni. Vengono spesso rivolte, anche negliultimi tempi, in assemblee assai responsabilidi industriali anche molto importanti, criti~che di vario tipo allo stato del paese, almodo in cui è stata condotta e come è con~dotta la politica economica. Credo però chela responsabilità per il fatto che l'Italia sitrova in questa situazione in campo energeti~co compete anche, in parte si capisce, aquesti signori. Non vorrei ricordare fatti lon~tani, onorevole Altissimo, non vorrei ricorda~re che il nostro paese sarebbe diverso se nonsi [asse scatenata molto tempo fa la campa~gna che tutti ricordiamo contro Felice Ippoli-to, campagna che si basava su fatti che oggiapparirebbero e che in verità appaiono quasiridicoli di fronte agli scandali di cui siamospettatori pressochè ogni giorno. Quella cam-pagna comunque significò una cosa, signitìcò

! l'abbandono di un progetto, sia pure ancora

I

in fase embrionale, anche se non tanto, erassomiglia molto alle campagne che si sca~

I

tenarono a suo tempo e che per fortuna nonriuscirono a fermare l'opera di Enrico Mat-tei. Quelle contro Felice Ippolito, invece,ebbero un risultato. Iniziò lì la corsa alJanostra dipendenza petrolifera, al grado diassoggettamento del nostro paese, in, sostan~za dell'economia italiana, dall'estero per taliquestioni. Da allora, quindi, ebbe inizio unafase della politica energetica italiana che haportato a questi risultati che ~ ripeto ~ non

possono che definirsi fallimentari da un pun~to di vista delle possibilità stesse di unaqualsiasi politica di sviluppo in Italia.

IMa vi sono anche responsabilità delle forze

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politiche. Voglio ricordare, in questo miobreve intervento, un particolare al senatoreCassola e cioè che, quando nel 1978 appro~vammo alla Camera dei deputati una moziò~ne sulla politica energetica ~ lo ricordo

soltan to per memoria storica ~ su di essa ilGruppo socialista si astenne per quanto ri~guardava l'energia nucleare. Cambiano itempi, si capisce! A quel tempo credo cheuno dei problemi fondamentali dei compagnisocialisti fosse quello di dare fastidio allapolitica di solidarietà democratica e quindianche l'atteggiamento che ho appena ricor~dato serviva allo scopo.

Ho voluto ricordare ciò non per farne unaquestione; ad ogni modo tutti approvammoin generale quella mozione, pur essendovistate differenziazioni su questo o quel punto.Cosa accadde nei mesi successivi? Cosa ac~cadde in tutte le regioni italiane in cui siponeva il problema dell'installazione di cen~trali a carbone o nucleari? Accadde una cosaenorme e cioè che gli unici a tener fede aquella mozione furono i comunisti. Verrò poialle nostre discussioni di oggi, alle esitazioni,ai dubbi ed anche alle oscillazioni del Partitocomunista su questo punto, ma non c'è dub~bio che la prova a cui fummo sottoposti fumolto dura e fu forse la prova più dura delperiodo della solidarietà democratica in ma~teria di politica economica.

Dovunque i democristiani, i socialisti, altridirigenti politici o si misero alla testa oappoggiarono i movimenti, le rivendicazioniche portarono praticamente a non fare ese~guire nessuna delle indicazioni di quella mo~zione. Restammo soli a guardare un bidoneche in verità non era vigilato più da nessuno.Come si dice a Napoli, il mio paese, facem~mo la figura «dei cornuti e dei mazziatÌ»sulle centrali nucleari e sulle centrali a car~bone.

Ciò non poteva restare senza effetto anchenel Partito comunista e infatti credo che leoscillazioni, i dubbi ed anche qualcosa di piùche vi sono stati certamente negli ultimianni nel Partito comunista abbiano origineanche in quei fatti in cui praticamente ~

ripeto ~ tutti si lavarono le mani dall'attua~

zione pratica, concreta di quelle decisioniche pure avevamo insieme approvato.

Assistemmo ad un doppio, un triplo giocoin tutte le località, in tutte le regioni italianein cui si poneva concretamente il problemadell'installazione di una centrale nucleare oa carbone. Da ciò fummo scottati e questo hacontribuito anche a determinare ~ perchè

non riconoscerlo ~ incertezze, oscillazioni,

dubbi da parte del Partito comunista su taliquestioni; anche perchè nel frattempo veni~vano avanti nel paese movimenti di opinioni,gruppi diversi, alcuni anche legàti al Partitocomunista, che proclamavano in via ideologi~ca la propria contrarietà ad ogni installazio~ne di centrali nucleari e a carbone.

Il nostro travaglio c'è stato e voi sapetecome lo abbiamo superato. La discussione èancora in corso tra di noi; tuttavia, siamogiunti ad un approdo che ritengo importantee che ci porta e ci ha portato ad esprimere leposizioni che abbiamo manifestato alla Ca~mera dei deputati e che esprimiamo quioggi.

Non abbiamo mai sottovalutato e non sot~tovalutiamo il valore e la portata del dibatti~to in corso, anche se talvolta dobbiamo con~statare come gran parte delle discussioni sibasi su dati di fatto inesistenti o, peggioancora, su posizioni del tutto irrazionali, chetrovano però riscontro in uno stato d'animodiffuso soprattutto presso quelle popolazioniche dovrebbero essere direttamente interes~sate e che rendono quindi più difficile l'azio~ne di çhiunque voglia far ricorso alla razio~nalità e alla concretezza delle decisioni poii~tiche e di politica economica.

Non sottovalutiamo ~ lo ripeto ~ queste

argomentazioni, né sottovalutiamo il valoree la portata delle discussioni in corso. Nerispettiamo in una parte dei casi ~ non in

tutti, naturalmente ~ il valore, anche se

riteniamo cpe oggi, alla fine del 1985, siamodi fronte ad una scelta non più eludibiìe nèrinviabile.

A nostro parere, abbiamo già perso moltianni e di questo risente il nostro paese. Nerisente la possibilità stessa di una qualsiasipolitica di sviluppo, proprio per il tempo chel'Italia ha perduto, essenzialmente, a mioavviso, per l'inerzia e l'inefficienza dei Go~verni che hanno retto il paese, per il doppiogioco che si è protratto a lungo nei partiti

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delle varie maggioranze e, sia pure in misuraridotta, anche per responsabilità ~ voglio

ripeterlo ~ dello stesso movimento popo~

lare.Ora, nell'ambito di queste posizioni, con~

tra le quali combattiamo e credo che dovre~ma combattere ancora, ci sono anche moltialtri elementi. Non vorrei entrare nel meritoanche perchè, in ogni caso, non mi sembraquesta la sede idonea per parlarne. Mi sem~bra, tuttavia, che vi sia un argomento chevale la pena di riprendere. È un argomentoche viene spesso usato in questi giorni e cheè stato riportato anche sulla stampa, che miserve stasera confutare, proprio per sottoli~neare la giustezza di una posizione che supunti essenziali il Senato della Repubblicasta per assumere.

Qual è questa posizione? Si dice, in sostan~za, che sì, il discorso nuclearista aveva unacerta importanza alcuni anni fa ma che or~mai l'Italia ha perso il treno, ha perso l'auto~bus e che si rischia di imbarcarsi in unaimpresa che potrebbe, di qui a qualche tem~po, risultare vana per la stessa evoluzione eper lo stesso sviluppo della tecnologia e so~prattutto delle nuove tecnologie. A me que~sto discorso, in verità, sembra assai debole eassai gracile e per vari motivi.

Innanzitutto, perchè l'Italia si troverebbead affrontare il problema di usare e di domi~nare le nuove tecnologie in assenza di qual~siasi esperienza o per lo meno di esperienzeconsolidate in questo campo. In secondo luo~go, perchè una questione come questa nonsposta di un solo centimetro il problema cheoggi dobbiamo affrontare e che è quello dicosa decidere adesso per avviare una nuovapolitica energetica, dopo che il nostro paeseha dovuto perdere tanto tempo per responsa~bilità dei vari Governi. Questa mi sembra laquestione di fondo: l'urgenza della scelta dioggi. E credo sia importante il fatto che unpartito come il nostro, dopo una discussioneanche tormentata, sia giunto nei mesi passa~ti alla conclusione della necessità inderoga~bile del ricorso ad un uso, sia pure limitato econtrollato, di centrali nucleari e a carbone.Credo che vada sottolineato con soddisfazio~ne il fatto, ricordato dai colleghi che hannoparlato prima, che su tre punti si sia rag~

giunto un accordo che va al di là della mag~gioranza e che comprende appunto questoricorso limitato e controllato ad un certonumero di centrali nucleari e a carbone,l'istituzione di un ente contro i grandi rischie le questioni più generali della gestionedella politica energetica, che vanno dall'uni~ficazione del comando ~ diciamo così ~ in

tale politica alla gestione concreta dei varienti che oggi sovrintendono a questo settore.

Mi sembra molto importante che questeaffermazioni siano state fatte, che questi ri~sultati siano stati conseguiti e lo ritengoveramente un fatto positivo per il paese.Naturalmente, a questo punto sorge legitti~ma la domanda: saranno attuati questi trepunti e saranno attuati insieme e in qualequadro? Qui, onorevole Altissimo, lei mi con~sentirà che ogni dubbio è perfettamente le~gittimo da parte mia e me lo consentirannoanche i colleghi della maggioranza. Il miodubbio è legittimo per molte ragioni. Inprimo luogo, perchè per attuare quei tre,punti occorre un'unità che vada al di là dellamaggioranza; occorre non dirò un potere dicomando, ma per lo meno un potere di coor~dinamento degli sforzi, delle opinioni, chedev'essere molto fermo. Allora, ve la imma~ginate voi questa maggioranza, onorevoleAltissimo se la immagina lei una maggioran~za su cui poggia il Governo di cui fa parte,che non c'è piccola cosa sulla quale nonlitighi, unita nell'affermare quelle tre que~stioni su cui una larghissima maggioranzadel Senato, al di là del pentapartito, si di~chiara oggi d'accordo? Io trovo qualche diffi~

: coltà ad immaginarmi questo, senatore Cas~sola, anzi le confesserò che la mia difficoltà èassai grande ad immaginare questo scenario,come si dice oggi, di una maggioranza com~patta dietro al ministro Altissimo, che do~vrebbe essere la guida di questo processo,che attua sistematicamente, puntualmentequesti tre punti e combatte le battaglie ne~cessarie anche all'interno degli stessi partitidella maggioranza.

Mi auguro che questo avvenga, ma il dub~bio in me rimane forte e credo sia legittimo.

C'è poi un secondo dubbio. Questi tre pun~ti sono inseriti in un documento della mag~gioranza che è stato distribuito e su cui noi

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abbiamo già espresso varie perplessità. Adesempio, se si volesse seguire la strada se~condo cui, come mi è sembrato di capire daldiscorso del senatore Rebecchini, il metodopiù rapido è il raddoppio dell'esistente (rad~doppiamo Montalto di Castro, Caorso e fac~ciamo più presto), credo che questa nonsarebbe la via più semplice. Credo sarebbeuna via che incontrerebbe numerose difficoI~tà e sarebbe anche discutibile da un punto divista del merito della scelta.

Infine (ma qui il discorso si l'iallaccia aquanto dicevo sulla maggioranza) questo Go~verno, con quello che stiamo vedendo per ildrenaggio fiscale ancora in questi giorni, hala forza, la capacità, ha soprattutto l'autoritàsufficiente a rivolgersi a regioni e comuniparlando un linguaggio di veri tà e al tempostesso un linguaggio non burocratico, un lin~guaggio che cerchI di t-onquistare il consensodelle popolazioni intorno a scelte che, inogni caso, susciteranno discussioni. sarannodifficili e qualche volta aspre?

Ecco i motivi dei miei dubbi, onorevoleAltissimo; non aspetto nemmeilO la replica,perchè capisco bene ehe la sua replica ~ chepuò darsi sia ottima, intendiamoci ~ non

toccherà la natura dei duhbi che ho avanza~~o. D'altra parte, in una situazione comequesta, discutendosi su risoluzioni dei variGruppi, Gredo Hon vi sia nemmeno bisognodi ascoltare il ]Vlinistro interessato. Infatti, difroHte al fatto che una maggioranza cosìlarga in Assemblea si pronuncia in modounitario su tre questioni, questo solo fattocostituisce un obbligo per ìl Ministro interes~sato e per il Governo.

A quanto ho capito voteremo i documentiseparatamente: la maggioranza voterà la suaproposta, noi voteremo la nostra. Ciò nontoglie però che in questi due documenti visiano tre punti qualificanti che dicano lastessa cosa. E di fronte a un fatto di questogenere, onorevole Altissimo, lei ed il suoGoverno non avete altra possibilità che diattuare la decisione del Parlamento e l' orien~tamento del Parlamento. Sarete capaci di farquesto? Saprete condurre l'azione politicanecessaria per'chè questa nostra discussionenon diventi l'ennesima occasione di discus~sioni parlamentari su piani energetici che

negli anni passati hanno fatto la fine chetutti sappiamo? Me lo auguro, onorevoleAltissimo, in ogni caso sottolineo l'importan~za di quello che sta avvenendo, sottolineocioè il fatto, che su punti nodali di questapolitica energetica si riesca a trovare unlargo schieramento di forze democratiche, dipartiti, che dice che bisogna fare in un certomodo, che bisogna farlo oggi, perchè ~ ripe~

to ~ già troppo lungo è stato il tempo per~duto e di questo naturalmente la responsabi~lità ricade, appunto, su quei Governi chehanno seguite quella politica fallimentarenel campo energetico di cui parlavo prima.

Questo è stato i1 contributo che noi abbia~mo voluto dare alla discussione, prima inCommissione con la elaborazione della rela~

I

zione di minoranza a firma dei senatori Ur~bani, Loprieno e Margheri, successivament~nel dibattito in Aula. Ripeto, mi auguro sin~ceramente che il Governo e la maggioranza

Iriescano ad attuare per lo meno i punii sui

I quali vi è stato questo accordo.In ogni. caso ~ e concludo ~ desidero

affermare che da parte nostra faremo tuttociò che è necessario, assumeremo ogni inizia~ti va perchè il nostro è un discorso unitario:

:non si tratta soltanto di stabìlire se fare due,

I

tre o quattro centrali. ma di vedere questo

I

problema nel quadro complessivo delle que~stioni che sono state poste, della sicurezza,della gestione della politica energetica e ditutte le altre questioni che qui abbiamo po~sto, perchè senza tutto questo, anche decisio~ni parziali non solo nOD servirebbero a risol~vere il problema deUa politica energetica,

Ima condurrebbero quasi certamente al falii~

" mento anche di iniziative che si volesseroassumere in altre direzioni, come f: accadutotante volte, troppe volte negli anni recenti.

Vi ringrazio onorevoli colleghI, erano que~ste le dichim azioni che volevo fare. (Viviapplausi dall'estrema sinistra. Congratulazio~ni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il sena~tore Aliverti. Ne ha facoltà.

ALIVERTI. Signor Presidente, onorevoli'senatori, nonostante un qualche interesse,limitato però a poco più degli addetti ai

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lavori, e nonostante sia sceso in campo nien~temeno che il Presidente del Gruppo parla~mentare comunista, è innegabile che questodibattito sull'aggiornamento del Piano ener~getieo nazionale si svolga in tono minore.Oserei aggiungere che tale tono, che ne hacaratterizzato l'avvio alla presentazione deldocumento ministeriale agli inizi di marzo,si è mantenuto anche nei mesi successiviintervalJato poi, come è stato, il dibattito dalunghissime pause, non ha ripreso quotaneanche alla conclusione dei lavori in Com~missione. Il fatto stesso, poi, di approdare inAula in una giornata di minore impegnoparlamentare sottolinea un non elevato si~gnificato attribuito alla discussione e all'ap~provazione di direttive al Governo che ac~compagnano le relazioni presentate dai di~versi Gruppi politici.

Allora, signor Presidente, la do~anda chesorge spontanea è connessa al perchè di tan~to scadimento di un tema che pure a partiredal 1974, e per diversi anni ha ,saputo susci~tare elevato interesse presso le forze econo~miche e sociali e che per l'arco di circa undecennio ha saputo mobilitare anche la pub~blica opinione. La risposta che ne derivaspontanea e che può anche soddisfare i menoattenti riflette il venir meno della emergenzapetrolifera e la diminuita tensione dei mer~cati che gradatamente hanno riportato anormalità una domanda e conseguentementeun'offerta che aveva assunto toni drammaticie conflittuali, Un bilancio energetico come ilnostro, che nel 1973 registrava alla voce«petrolio» una percentuale del 75,6 per centoe che, in qualche modo, in un decennio ne haridotto la consistenza al 65 per cento, potevaanche mdurre a qualche timida considerazio~ne di ottimismo. L'apprendere poi, comeavviene in questI giorni, che l'OPEC nonsosterrà più ad oltranza i prezzi del petrolio,ma cercherà solo di difendere una propriaquota equa del mercato internazionale delgreggio, anche se ciò potrà significare ulte~riori ribassi delle quotazionj, può facilmenteindurre alla convinzione che il periodo dellagrande emergenza sia fmito e che quindi sipossa anche guardare ai prossimi anni conminore preoccupazione.

Non sono, queste, semplicistiche e superfi~

ciali argomentazioni: sono voci correnti ac~creditabili presso certi settori che nell'ener~getico si sono tuffati, ma con il non semprenascosto fine di tutelare precisi interessi e dicontrastare una controtendenza petroliferaper consentire un trapasso morbido e nontraumatico dall'era mitica del petrolio adun'altra non ben definita, ma che comunquedi quella ne avrebbe ridimensionato lo stra~potere.

E non è che l'argomentare di coloro chesostengono essere finita l'emergenza sia pri~va di fondamento. La filosofia che ha ispiratoi due piani energetici che sinora sono statiadottati dal Governo (1977 e 1981) si fondavasulJa trasformazione del nostro sistema da

I

mano a poli energetico. Perseguendo cioè ladiminuzione della dipendenza nazionale dal

I

petrolio, ci si poneva come obiettivo quelloI di diversificare maggiormente le fonti e, at~I l

,. , .l d Il'

.i traverso uso pIU raZIOna e e enerO'Ia e

tquindi diffondendo la pratica del risp:rmioenergetico, ricondurre il nostro bilancioenergetico ad un maggior equilibrio, in altreparole ad una diminuzione del timore deri~vante da una così massiccia importazionedel petrolio.

Per la verità ~ ed è questo il punto limitee di non crescita ~ l'obiettivo della riconqui~

, stata tranquillità doveva accompagnarsi al~l'altro, non meno importante e indisgiungibi~le, della diminuzione della nostra fatturaenergetica, ottenibile, questa, attraverso la

I

f

' promozione e l'intensificazione delle fonti

interne. Si trattava cioè di una manovra cheponeva il suo fondamento sulla capacità delpotere pubblico e dell'utenza di articolare ipropri comportamenti in armonia con gliobiettivi generali che, data la loro dimensio~ne e consistenza, si dispiegavano su un arcotemporale di non breve durata e per di piùchiamavano a concorrervi tutta la comunitànazionale.

Qual è il consuntivo che si rende oggidoveroso in considerazione delle direttiveche devono essere impartite? Si è sventato ilpericolo della chiusura dei rubinetti di petro~

!lio, e forse non per merito nostro; si è dimi~nuito il consumo dello stesso, aumentandoquello di altre fonti (gas naturali e combusti~bili solidi); si è mantenuta, anzi è aumenta~

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ta, la nostra dipendenza dall'estero con unulteriore appesantimento della nostra fatturaenergetica.

È vero che nell'arco temporale che decorredal 1975 al 1984 non sono intervenute quellesostanziali modifiche strutturali che si eranoprefigurate nel primo programma energeti-co, cioè quello del 1975. E ricorderò, a que- isto proposito, che, contro una previsione'minima del 1984 di 235 milioni di tep, il1984 si è chiuso con un consuntivo energeti-co effettivo compreso tra i 144 e i 145 milio-ni di tep, ossia attestato ancora su un livellodi poco superiore a quello del 1973 (140milioni di tep circa) e di poco inferiore aquello del 1979 (149 milioni di tep), anno incui la domanda di energia ha raggiunto inItalia il proprio massimo storico. Peraltro,anche la previsione del 1984 su cui si basa ilPEN del 1981, pur essendo stata costruitaassumendo un coefficiente di elasticità delladomanda di energia a reddito molto conte-nuto (0,7 per cento) si scosta considerevol-mente dai consuntivi (161 milioni di tepcontro i 144-145 milioni di tep). Va peròtenuto presente che in tale previsione siipotizzava una ripresa dell'economia italiananel 1982 che non ha trovato riscontro nellarealtà. Ma pur scontando questa previsionecirca il fabbisogno globale di energia per ilnostro paese, anche se è molto probabile chenel 1985 il livello del 1979 venga nettamentesuperato, è opportuno chiederci, in una occa-sione quale quella offerta dalla discussionein corso e preliminarmente rispetto all'entra-re nel merito delle indicazioni formulate, sesia attuabile una programmazione energeticain Italia, quali ne siano i limiti e quali ledifficoltà per attuarla.

Pongo questa domanda, e non in terminiretorici, dal momento che il tema è l'aggior-namento del Piano energetico, perchè ritengofondamentale, per la credibilità che il nostrodibattito deve assumere, ricercare una rispo-sta al di fuori degli schemi usuali e nonpriva di quella attendibilità che soltanto ilconsenso formalizzato può conferire. Ricòrdoa me stesso e ai non numerosi ascoltatori diquesto dibattito che la ratio ispirati va dellaprogrammazione energetica, laddove perse-gue la diversificazione delle fonti e l'incre-

mento dell'apporto endogeno, si fonda preva-lentemente sull'incremento del sistema elet-trico, riservando ad esso un ruolo non margi-nale nella struttura energetica nazionale. Eb-bene, proprio in tale ambito si sono verifica-te le maggiori difficoltà attuative ed è diven-tato questo il vero tallone di Achille di tutto!'impianto di programmazione che si è volu-to instaurare. Inoltre, sottoponendolo a con-tinue revisioni, e nel lodevole intento diricercarne una maggiore attualità, si è incor-si in continue quanto logoranti revisioni pro-cedurali con stimolazioni incentivanti che nehanno spesso definitivamente compromessola realizzazione.

Purtroppo, devo dire che la direttrice dimarcia non ha mantenuto quella coerenzache si sarebbe dovuto. Tant'è che nella for- .

mulazione dei tre documenti che si sonosusseguiti: quello del 1975, fu caratterizzatoda un «tutto nucleare»; quello del 1977 silimitò a registrarne un parziale ridimensio-namento, mentre quello del 1981, con unanon indifferente inversione di marcia, hareintrodotto il carbone che, non risolvendo laquestione nucleare in fase di recupero, hariaperto una nuova querelle su un combusti-bile che è avulso dal contesto energeticonazionale da molti anni e, alquanto arretratonei confronti dell'olio combustibile, ha ag-giunto una ulteriore dimensione culturale aquella non ancora definita del nucleare. Lasovrapposizione di due culture, peraltro nonsupportate da sufficienti spazi o dimensionidi agibilità e soltanto in funzione integrati-va, ha finito per generare uno stato inerzialefortemente ritardante e penalizzante per tut-to il nostro sistema energetico ma anche perquello produttivo.

Inoltre, in una economia come la nostra,ma in un contesto industriale quale aspira amantenersi quello italiano, l'esigenza di di-versificazione delle fonti di energia non puòlimitarsi oggi a essere riferita all'input fisicodi primaria, ma va concepita, in un numerocrescente di casi, come diversificazione esviluppo di nuove tecnologie di produzione,di trasformazione e di consumo dell'energia.Occorre cioè operare un passaggio dalla scar-sità di energia in quanto fonte naturale, cioècome materia prima energetica, alla scarsità

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del sapere tecnologico che dematerializza decisioni che scaturiscono dalla reVISIOne el'input energetico fisico cui si applica, nel dall'aggiornamento del Piano. Questo, però,senso che fa perdere a questo input l'assoluta rimane tale e non può ridursi ad una pedis-rilevanza strategica avuta finora e l'inciden- sequa ripetizione di decisioni già adottate o,za determinante sul valore del prodotto peggio, a una rilettura di ipotesi che ancoraenergetico utile. non si sono tradotte in fatti e che, proprio

Anche l'esigenza di aumentare la quota per la loro mancata attuazione, si ritengonointerna di energia prodotta, cioè la tendenza in qualche modo censurabili. Se questo valeall'autonomia energetica, è sempre più con- in generale e impegna maggiormente le au-nessa con lo sviluppo interno delle tecnolo- torità preposte, ciascuna per la parte di pro-gie di produzione e quindi con il possesso di pria competenza, ad un puntuale e rigorosoquesta risorsa forse di valore critico superio- esercizio delle proprie prerogative, non ère a quello del possesso diretto della risorsa I possibile fingere di assegnare al nucleare unnaturale o da trasformare. ruolo marginale, come se, così facendo, si

Perfino l'uso razionale dell'energia, e quin- potesse in qualche modo ricondurre a unitàdi la cultura del risparmio energetico, è se m- I posizioni pregiudizialmente contestative.pre più legata allo sviluppo di nuovi processi Affermare, per esempio, come ha fatto ro-e di nuovi prodotti, addirittura a cambia- norevole Reichlin nell'ultimo comitato cen-menti qualitativi della domanda finale; tutti trale del Partito comunista, che la «scelta dieventi che non sono quasi mai giustificati fondo non è il nucleare, ma il risparmiodirettamente da obiettivi energetici in senso energetico», e che «c'è un periodo di transi-stretto, ma che, quando accadono, tendono zione nel quale è inevitabile ed opportunoad avvenire in direzione di un abbassamento accettare il ricorso limitato e controllato aldella intensità energetica e di una qualifica- nucleare», significa, a mio avviso, non impo-zione della domanda energetica. stare correttamente un problema che, invece,

Se si considerano quindi i principali obiet- necessita di ben altra concezione. Meglio,tivi della politica energetica come aspetti; allora, sarebbe rivolgerci altrove e dare perqualificanti delle trasformazioni tecnologiche scontato che il nostro paese, pur tra i primiche debbono comunque essere assecondate ad avviare la produzione di energia elettricada decisioni pubbliche per poter procedere con combustibile nucleare, rinunci ad unalla modernizzazione del paese, i problemi esercizio che, se non coordinato, razionaliz-energetici assumono oggi una crescente rile-

I

i zato, rischia di essere un inutile lusso, peral-vanza, sia pure sulla base di considerazioni tro soggetto a costi troppo onerosi per l'inte-molto diverse rispetto al passato. I ra comunità nazionale.

La cultura energetica di tipo settori aie che, In tale ottica, per la verità, si pone decisa-ha caratterizzato gli anni dell'emergenza e ; mente la relazione presentata dal senatoredella crisi e che, tutto sommato, sottende Signorino che, attraverso una comparazioneanche al Piano energetico 1981, deve essere di dati sostiene l'antieconomicità dell'im-superata al fine di pervenire a una maggiore pianto nucleare rispetto a quello a carbone,consapevolezza della strategicità e della in- senza peraltro pronunciare una decisa opzio-derogabilità di una serie di investimenti in ne verso quest'ultimo, se non nell'afferma-campo energetico la cui giustificazione eco- zione, peraltro limitativa, che occorre privi-nomica e politica dipende anzitutto dalla legiare «le tecnologie avanzate e meno inqui-loro capacità di dinamicizzare l'intero qua- nanti di combustione e gassificazione, non-dro evolutivo della economia e della società chè le centrali di cogenerazione di piccolaitaliana. Investimenti energetici, quindi, co- taglia in relazione ai programmi di teleri-me opportunità di sviluppo nazionale e non scaldamento urbano». Ma quando leggo que-come semplici strumenti di difesa da nodi e ste precisazioni ho l'impressione che gli one-da condizioni esterne più o meno sopporta- ri di capitale indicati quali componenti dibili. costo del chilowattora a carbone devono es-

In tale guisa ritengo debbano affrontarsi le sere alquanto rivalutati e che, alla fine, si

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scopra il marchingegno di far passare laproduzione del chilowattora nucleare comela più costosa e, quindi, escluderne l'uso.

Vorrei almeno, per concludere su tale ar~gomento, richiamare il capitolo dedicato alcarbone da parte del collega Diana, qualeestensore del parere della Commissione agri~coltura, che, in qualche misura, ma in ma~niera efficace, richiama l'attenzione di tuttisulla emissione degli impianti a carbone, e,in particolare, tra quelle gassose, l'anidridesolforosa che rappresenta l'elemento più in~quinante. L'assenza dal programma dei nuo~vi impianti a carbone in una collaudata tec~nologia nel campo della desolforazione indu~ce alla conclusione che l'aggravi o del costo,in misura tra il 25 e il 30 per cento, non solonon evidenzia quell'enorme differenziale ri~scontrato dal collega Signorino, ma fa seria~mente riconsiderare un ulteriore ampliamen~to delle centrali a carbone, anche se, perdovere di obiettività, occorre dire che gliimpianti di desolforazione dei fiumi, trala~sciando, come ho già affermato, ogni consi~derazione sui costi, sulla riduzione del fatto~re di disponibilità delle centrali e sui proble~mi di esercizio, non eliminano lo zolfo, ma lotrasferiscono dall'aria, all'acqua ed al suolomediante i fanghi che si generano, creandocosì problemi non meno rilevanti per le zonecircostanti le centrali.

L'adozione di un sistema di desolforazionetipico dell'attuale generazione per una cen~trale di 4 per 660 megawatt a carbone com~porta il dover trasportare circa 500.000 ton~nellate annue di reagenti ed il dover smaltire

~ questi sono dati forniti dall'Enel, quindi li

voglio precisare ~ circa 2 miliardi di tonnel~

late annue di fanghi stabilizzati. Il problemacerto esiste ed è di non superficiale soluzio~ne. Occorrerà, quindi che si valutino congrande oculatezza le soluzioni possibili e chenon si sovrappongano difficoltà a difficoltà,specie se non si dispone di rapporti scientifì~camente certi circa i benefici conseguiti. Noncredo, quindi, si debba, a questo punto, in~dugiare nel riguadagnare il tempo, purtrop~po, perduto. Le condizioni irrinunciabili perrealizzare una politica energetica si possonosintetizzare nell'identificazione degli obietti~vi, nella consensualità diffusa, nella stabilità

del quadro politico, nella convinzione circale scelte economiche.

Le direttive introdotte nella relazione pre~sentata dai partiti della maggioranza e nel~!'integrazione. sulla quale, in sede di Com~missione, si è riscontrato anche l'assenso delPartito comunista e della Sinistra indipen~dente, mi pare siano tali da confortare ilGoverno non solo nelle considerazioni diaggiornamento presentate, ma nell'assumerealcune iniziative che accelerino il definitivodecollo del Piano energetico. Voglio richia~mare quanto concerne le competenze istitu~zionali degli enti preposti alla politica ener~getica, particolarmente precisi e puntuali neiconfronti dell'Enel e dell'ENEA. Ma ritengodi non minor efficacia e stimolo debba valu~tarsi la ribadita esigenza di procedere allalocalizzazione delle centrali elettriche previ~ste utilizzando ~ si affema nel documento ~

in modo più incisivo di quanto non sia finoraavvenuto gli strumenti di intervento di cui sidispone. Non credo sia inutile, a questo pro~posito, ricordare che, a partire dal 1980, laselezione dei siti, soprattutto per le centralielettro~nucleari, avviene nell'ambito di areegfà prede terminate dal lavoro, che l'ENEA~DISP ha svolto, secondo il disposto dell'arti~colo 23 della legge n. 393 del 1975, di intesacon le regioni e con l'Enel, per la redazionedella carta nazionale dei siti suscettibili diinsediamento di centrali ed impianti nuclea~

l'i. Purtroppo il livello di collaborazione e diintesa, raggiunto con le regioni durante que~sto lavoro, non ha consentito, in generale, digiungere a considerazioni sufficientementedefinite per quanto riguarda gli aspetti piùstrettamente connessi con la gestione delterritorio, quali i piani di sviluppo, i riflessisocio~economici, le vocazioni comprensoriali.

Occorre però evidenziare che le aree deter~minate sono il risultato di un processo diselezione attraverso il quale sono state pro~gressivamente eliminate tutte quelle che,alla luce di uno studio generico d'interazionetra impianto e ambiente, non presentavanorequisiti ottimali sul piano della sicurezza edella protezione. La selezione operata dallacarta dei siti ha, alla fine, individuato leporzioni di territorio con caratteristiche otti~mali rispetto alle opzioni disponibili sul ter~

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ritorio nazionale ed ha automaticamente in~ escludere, così come è difficile sostituire unatrodotto criteri di ubicazione definiti entro i delibera regionale con una delibera delquali deve avvenire la selezione puntuale. CIPE.

Non credo quindi, che diversamente da L'esigenza che i termini prefissati per lequanto a volte inopportunamente sostenuto, varie fasi accertative vengano rispettati co~occorra rivedere i criteri in vigore nè aumen~ stituisce un presupposto irrinunciabile, chetare i poteri sostitutivi. Occorre invece che per gli effetti negativi che può provocare vanel procedere si tengano comportamenti che adeguatamente penalizzato riversando suglinon sempre in passato hanno conciliato le inadempienti gli oneri finanziari che la co~esigenze locali con gli interessi nazionali. munità, nel suo complesso, viene a sopporta~L'assunzione a, volte, di atteggiamenti pre~ re. Ricerca preventiva del consenso, quindi,suutuosi in virtù delle prerogative derivanti ma non impunità per la mancata osservanzadallo svolgere un servizio di interesse pub~

I

delle delibere adottate.blico, oJtre a non conciliare la l'cattività

I

Con questi criteri si può anche recuperareemotiva delìe popolazioni sottoposte ad inti~ I

l

Ia spirìto contenuto nelle considerazioni del~

midazioni psicùlogich~, ha costretto le locali b maggioranza circa l'utilizzazione, in modoistitu.lioni, inizialmente favorevoli ad inse~ I più incisivo dì quanto sino1'a avvenuto, degli

diamcnti energetici, a modificare i propri i strumenti di intervento di cui si dispone.comportamenti e ad assumere posizioni di Allo stesso modo, per quanto concerne gliresistenza Nè valgono, in simili casi, i tenta~ aspetti lllsediativi, credo sia stato opportuno

ti\'1 di recupero messi in atto magari attra~ affiancare agli impianti energetici quelli in~verso la sollecitazione finanziaria che, per dustriali, segnatamente per quanto riguardaquanto cospicua come sancito dalla legge n. I

quelli connessi agli altri rischi. Si tratta, in

8 del 1983, non può modificate una resisten~ concreto, di tradurre in termini finalmenteza che affonùa le sue radici nel timore e realizzativi il tema della protezione dell'am~nella paura. La sindrome nucleare e, per sua

I

biente e della sicurezza, da una parte, ed ilnatura, contagiosa: non vi è antidoto effica~ non declinare dell'esigenza di procedere, dal~ce, specie se questo viene indicato come I

l

l'altra, sulla strada dell'aggiornamento e del~peccato di sintonia. !'innovazione produttiva.

Non intendo quindi, con dò, rivolgere cri..\

Il partito che ho l'onore di rappresentaretiehe o formulare accuse nei confronti di i non si è sot tratto, ma ha pienamente condi~

I

alcuno. È evidente però che il Parlamento! "iso l'esigenza di fissare un termine entro ilche ha dimostrato il massimo di sensibilità

I

quale costituire l'organismo per il controllonei confronti delle esigenze dell'Enel, del della sicurezza. Non solo, ma si è anche'quale ~ è bene. sottoli~e~r!o ~ sono state

I

pronun~iato favorevolmente :irca l'inseri~accolte tutte le Istanze IVI compresa quella

I

mento In detto ente della DI;:,P~ENEA, chedi un copioso aumento del fondo di dotazio~ ne costituisce componente non marg.inale ene al fine di recuperare i mancati introiti

I

che viene in tal senso ad assumere ì'autono~connessi al prolungato blocco delle tariffe, mia sancita daJla legge n. 85 del 1982.non può sentirsi quasi rimproverare, come è Allo stesso modo, si deve concettualmenteavvenuto in occasione delle audizioni, di definire il tema del risparmio energetico cheinsufficiente determinazione nell'attuazione risulta ancora estremamente legato ad unadella politica energetica. Quest'ultima, è be~ sorta di emergenza permanente e che si vor~ne ancora una volta ricordarlo, in un paese l'ebbe interpretato come una specie di iner~in cui la libertà gode del massimo rispetto, è zia anzichè di attivismo energetico. L'accop~attuabile soltanto attraverso una ricerca ge~ piamento, poi, dello stesso all'uso delle fontineralizzata dal consenso che deve, à sua I rinnovabili ~~ aspetto, quest'uìtimo, non

volta, fondarsi sulla capacità di autogovemo sempre affrontato con la dovuta serietà, affi~delle istituzioni. dato, com'è risultato, ad enti che per la loro

Il ricorso a localizzazioni per decreto~legge struttura c per specifiche competenze istitu~~ occorre ribadirlo a chiare lettere ~ è da zionali si devono invece occupare dell'econo~

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mia energetica su ampia scala ~ ne ha

deformato l'interpretazione, riducendolo adesercizio per lo più accademico di tecnologiaapplicata.

Il concetto di risparmio si deve più pro~priamente tradurre in uso razionale dell'e~nergia e svilupparsi non solo come contribu~to alla contrazione del consumo energetico,quanto come avvio di un processo tecnologi~co che sappia più adeguatamente sfruttareogni fonte, rinnovabile e non, e consentire,attraverso la riduzione dei costi, un impiegopiù ampio e generalizzato di tutte le energie.

Se in tal guisa si procederà ad una diffu~sione delle tecnologie emergenti, si affronte~l'anno i grandi investimenti che, mercè laloro dimensione, renderanno possibili vasteopere, quali quelle destinate all'incrementodelle colture agricole. Credo che da partenon solo del nostro paese, ma anche di quelliche sono nella felice condizione di non ridur~re i consumi pro~capite di energia si recheràun grosso servizio all'umanità e si renderàfinalmente possibile il trapasso da una gerie~razione come la nostra, fortemente caratte~rizzata da incolmabili divari e da squilibriprofondi, ad una generazione nella qualel'abbondanza di energia non simboleggieràlo sfruttamento capitalistico quanto piutto~sto la diffusione di tecnologie e quindi unprogresso generalizzato dei popoli.

Ho cercato in qualche misura, onorevolisenatori, tenuto anche conto del tempo di~ ,

sponibile, di riassumere alcuni concetti, frut~to più di maturate convinzioni che dell'esi~genza di rappresentare in qualche modo letesi della mia parte politica, che del restosono già state egregia mente svolte dal sena~tore Rebecchini. È bene però che, in questasede così austera, si ribadisca che la Demo~crazia cristiana, sin dall'esplosione della cri~si energetica, ha sempre assunto le posizionipiù avanzate, anche se ~ è bene ricordarlo

non sempre la classe dirigente del partito inperiferia ha saputo coerentemente ~ come,

del resto, anche quella di altre forze politi~che ~ far proprie le tesi che da parte dell'uf~ficialità del partito stesso si sono assunte.

Nell'aggiornamento del Piano energetico enelle osservazioni che si sono formulate, con~testualmente agli altri partiti della maggio~

ranza, si è cercato di seguire una linea dicoerenza e di progressione con quella sin quiadottata.

Sono convinto di non aver sviluppato itroppi argomenti che sottendevano a questodibattito, anzi mi sono limitato ad alcuniaccenni, peraltro fondati su questioni diprincipio e quindi attinenti soprattutto l'a~spetto metodologico. La mia preoccupazione,però, è di ordine politico e riguarda la credi~bilità di un dibattito e di decisioni che giàsuscitano qualche perplessità, del resto ne ètestimonianza l'articolo di ieri su un grandequotidiano nazionale. E non credo che, daparte nostra, si renderà un grosso servizio alpaese, se non si rimuoveranno entro brevetempo gli ostacoli che sinora hanno intralcia~to la realizzazione del Piano.

Credo che almeno si possa dare atto chequesta volta la volontà politica non è venutameno e che molti di noi, tra cui chi vi parla,hanno fatto, se non altro, il proprio dovere.(Applausi dal centro. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discus~sione.

Ha facoltà di parlare il senatore Loprieno,

!relatore di minoranza.

LOPRIENO, relatore di minoranza. SignorPresidente, signori rappresentanti del Gover~no, signori senatori, tenuto conto degli inter~venti dei colleghi comunisti e delle loro criti~che espresse nei riguardi dell'aggiornamentodel PEN 1985~ 1987, della relazione di mag~gioranza, nonchè degli interventi a sostegnodella proposta del Ministro fatti a nomedella maggioranza dai colleghi Rebecchini eAliverti, mi preme, nella mia repJica comerelatore di minoranza, sottolineare alcuni

I aspetti di fondo del presente atto governati~

vo al nostro esame.Le mancate realizzazioni della maggior

!parte dei punti operativi previsti dal pro~

: gramma energetico nazionale enunciato nel

I PEN 1981 sono ormai note a tutti. Dal 1981

!ad oggi, esse sono state oggetto di confronti,di documenti, di conferenze, di articoli. Laresponsabilità delle mancate realizzazioni èstata addebitata a questo a quell'ente pub~blico e privato, alle amministrazioni pubbli~

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che centrali o periferiche, ai gruppi ambien~talisti o alle popolazioni, a seconda dellanatura politica nel confronto, dell'estensoredel rapporto o dell'articolista.

Esse sono state anche addebitate «alla sfa~vorevole congiuntura economica e alle modi~fiche intervenute nello scenario energeticointerno, come del resto in quello internazio~naIe» come si esprime il Ministro dell'indu~stria nel suo rapporto presentato dal Parla~mento sull'aggiornamento del PEN, oggettodella nostra discussione attuale.

Si può invece affermare che la mancataattuazione di qualsiasi programma energeti~co italiano è la conseguenza diretta di unapolitica inesistente in questo settore nel no~stro paese sin dagli anni '60. Limitando tut~tavia la discussione sull'aggiornamento at~tuale, occorre subito premettere che la natu~ra quasi esclusivamente cartacea dei docu~menti per realizzare gli obiettivi e i processioperativi presenti nel Piano energetico nazio~naIe del 1981 rappresenta oggi la giustifica~zione principale delle mancante realizzazionidel nostro programma energetico, come hariconosciuto il rapporto IEFE del 1983, lad~dove afferma che il PEN 1981 «non faceva iconti con le effettive risorse tecnico~organiz~ :zative e politiche mobilitabili per gli obietti~vi di politica energetica. In altre parole, sidefinivano astrattamente percorsi ottimali ditransizione che, non essendo commisuratialle strutture e alle possibilità d'azione delnostro sistema nazionale, non potevano cherilevarsi impraticabili al momento della rea~lizzazione».

In altri termini, si può dire che nel 1981venne definito un programma di politicaenergetica nazionale senza indicare il mododi superamento di tutti quei problemi pree~sistenti nel nostro settore, che erano statievidenziati nel momento più acuto della crisienergetica internazionale e che rappresenta~vano un ostacolo serio per la realizzazione dimolti punti di tutto il programma. A nostroavviso, le mancanze individuabili al momen~to dell'approvazione del PEN 1981 sono an~cora oggi evidenti, e rappresentano ancoraoggi sempre un ostacolo alla realizzazionevalida di un programma energetico, impor~tante soprattutto per il futuro della nostra

economia e della nostra società. Queste man~canze si possono raggruppare in una serie dicategorie:

~ mancanza di un collegamento diretto

tra produzione di energia e piano di svilup~po, programmazione e innovazione indu~striale, mancanza cioè dell'esigenza fonda~mentale della creazione di impulsi innovativie di modernizzazione tecnologica nel settoreproduttivo nazionale, determinati dallo svi~luppo del settore energetico. La possibilitàcioè di realizzare nuovi processi produttivi enuovi prodotti tecnologici a più basso conte~nuto energetico, sempre altamente competi~tivi sul piano dell'economia mondiale, colle~gati però a nuove forme di produzione dienergia. Un esempio è rappresentato dallebio tecnologie e dalle possibilità di applica~zione in diversi settori industriali;

~ mancanza della scelta di una via na~

zionale delle soluzioni energetiche e tecnolo~giche alla politica di transizione, determina~ta dalla necessità di rendersi indipendentidal petrolio. Come tutti sanno', la maggiorparte dei paesi europei ha scelto una propriavia per la politica della transizione: l'Inghil~terra ha basato la propria politica sul petro~lio del mare del Nord, la Germania sul car~bone, la Francia sul nucleare a proseguimen~to della politica avviata e precisamente defi~nita già nel periodo precedente alla crisipetrolifera internazionale. L'Italia, utilizzan~do tutti questi modelli, si è identificata unpo' in tutti questi diversi tipi di scelta, inve~

, ce di puntare, paese privo di fonti esauribili

e di tecnologie industriali nazionali, nellosviluppo di tecnologie energetiche delle fontirinnovabili;

~ mancanza di una cultura di transizio~

ne nella politica di produzione energetica,una cultura che si ponesse come obiettivo laricerca e lo sfruttamento di forme avanzatenon inquinanti di produzione di energia eche quindi potesse contare su programmi diricerca scientifica tesi alla realizzazione diquesti nuovi obiettivi, basati su un adeguatoimpegno di risorse finanziarie e di forzescientifiche nazionali;

~ mancanza di strutture tecniche orga~

nizzate, di normative adeguate e conformi aquelle internazionali e comunitarie, capaci

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di garantire ed assicurare la protezione del~l'ambiente e la sicurezza delle popolazioninei confronti dei rischi obiettivi connessi conl'ubicazione dei siti, il collocamento ed ilfunzionamento di qualsiasi tipo di impiantodi produzione di energia. Come alsolito, si èscelta la strada della monetizzazione delrischio (vedi legge n. 308) con la distribuzio-ne di contributi agli enti locali e alle regionipiuttosto che quella della realizzazione dipiani adeguati di sicurezza;

~ mancanza di una cultura ecologica

impostata soprattutto su un diverso concettodel rapporto tra ambiente, produzione indu-striale e quaiità della vita. Mancanza, que-sta, del resto. comune a tutto Il sistemaindustriale mondiale, ma particolarmenteaccentuato nel nostro paese in assenza diindicazioni, sia pure orientative, su un volon-tà dì impostare il problema dello sfrutta-mento deUe forze naturali in modo comple-tamente diverso.

È fondamentale per il proseguimento deiprogrammi previsti dal PEN da parte delGoverno il superamento deJlc deficienzeenunciate prest;~ntì nella nostra politica enei-getica e l'impegno a sviluppare opportuneazioni capaci di annull~re le resistenze nega-tive strutturali allo sviluppo del nostro "isre-ma industriale e produttivo, compreso quelloenergetico. Particolare importanza assumenella nostra politica energetica il ruolo delnuckare. A giustificazione degli attuali im-pegni s1~jja produzione di elettricità, basatasu impianti di energia nucleare sono stativersati fiumi di parole e di cifTe sul fabbiso-gno energetico del sistema industriale italia-no nei prossimi quindici anni, sul costo delchilowattora nucìeare in relazione a quellodel carbone, del metano o del petrolio. Suquesti problemi i nuclearisti hanno indicatovalori che sono stati spesso antinuclearisti.La polemica e il disaccordo fra queste dueposizioni sembrano non avere fine, almenoper i prossimi anni. E, come ha detto ilcollega VoI poni, ormai non esiste la dialetti-ca nel confronto tra queste due posizioni.

Non sono un esperto di questi problemi,cioè dei costi del chilowattora, ma mi sem~bra che dall'una e dall'altra parte venganopresentati valori e costi basati su una rigoro~

sità di calcolo più presunta che reale. Misembrano molto convincenti le argomenta-zioni sviluppate da David Collingridge, unostudioso inglese di tecnologie industriali edenergetiche, per giustificare la scelta, adesempio, tra programma nucleare e pro-gramma a carbone. Questa scelta ricbiede laprevisione di moltissimi fattori determinanti,alcuni sotto il controllo dell'uomo, altri no.Tra i fattori che contribuiscono a determina-re i costi di produzione dell'energia elettricaper via nucleare vi sono il costo capitale

I

dell'impianto e il fattore di carico dell'im~

I

pianto operativo. Questi elementi non pos~o'

I

no essere noti sino a quando l'impianto nonsarà in fase operativa. Prima di aHara si

'

\

potrà sapere che sono stati sostenuti deter-minati costi per la costruzione dell'impianto,

Ima partendo da questi sarà impossibiJe prc~

I

vedere con sufficiente grado di certezza qua-i le sarà it costo capitale finale.

I I ritardi, le compJicazioni, &li errori, la

!scoperta di nuovi problemi di sicurezza pos~

I

sono aggiungere aJtro costo capitale, mentreI i ritardi dovutì alla mancanza di componen~I

:ti, a scioperi, eccetera, potranno aumentare

:il costo capitale facendo sostenere nuovi one-;d. Solo poco prima della fine delle operàzio-ini di costruzione potranno essere fornite del~lle cifre attendibili sul costo capitale. Analo-

gamente, i fattori di carico sono noti soloquando l'impiante> funziona già da un certonumero di mesi o anche qualche anno, peri 0-

Ido durante il quale vengono elimitlati gJierrori commessi ndb progettazione.

Questo significa che il cost(, deìl'elettricità

1

prodotta da un certo tipo di reattore nuc1ea~re potrà essere conosciuto con una certa

I

sicurezza solo una volta che il reattore siastato completato e avviato aHa produzione.Il lungo tempo di appromamento dell'im~pianto nucleare significa che saranno neces-

I sari parecchi anni prima di acquisire la co~

i noscenza dei dati sul costo capitale e il fatto-re di carico e tanti altri anni per valutarecon precisione il costo di produzione.

Da ciò consegue che la polemica attualesui costi del chilowattora nucleare o suifabbisogni di energia elettrica nei prossimianni non ci aiuta nella scelta tra le diversetecnologie.

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390a SEDUTA(pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

~ 43 ~ IX Legislatura

17 DICEMBRE 1985

Confermando l'impegno espresso nella re~lazione di minoranza da me sottoscritto dilimitare le centrali nucleari secondo le previ~sioni della domanda aggiuntiva nonchè diquella sostitutiva di centrali da disattivare,non soddisfa Ha da altre fonti di energia,ritengo che sia giusto non rinunciare daparte del nostro paese all'uso della tecnolo~gia nucleare per la produzione di energiaelettrica anche se essa pone dei problemi disicurezza e di smalti mento delle scorie ra~dioattive non ancora sotto pieno controllo. Eciò in quanto permette di mantenere ai livel~li tecnici attualmente raggiunti nel controllotecnologico della produzione di energia elet~trica tramite reattore nucleare competenzeche già da ora sul piano scientifico~conosciti~vo devono poter essere indirizzate verso larealizzazione della fusione nucleare, a condi~zione che si ponga in questo settore un mag~giore impegno finanziario ed una collabora~zione più valida a livello europeo.

Riteniamo che la tecnologia della produ~zione di energia nucleare e la sua utilizzazio~ne attuale debba essere considerata la pre~messa di quella che sarà utilizzabile nelprossimo secolo e che è rappresentata dallafusione nucleare, una fonte che si può ritene~re giustamente di valore rinnovabile, date lecaratteristiche dei suoi componenti base(deuterio e trizio). È stato affermato ancheda scienziati italiani di Frascati che questaforma di produzione energetica potrebbe es~sere inserita nel sistema energetico mondialeintorno agli anni 2020, purchè si continuinegli attuali programmi di ricerca, sia euro~pei (progetto JET in Inghilterra sostenutodalla Comunità europea e dal nostro paesesoltanto per 1'1 per cento dei fondi), sianazionale (progetto di costruzione della mac~china F.T.U. a Frascati, il Frascati Tokamakupgrade). Fra il 1985 e il 2020 vi sono 35anni, ed è questo il tempo che viene indicatodagli economisti, dagli ingegneri e dai pro~duttori come il tempo reale di utilizzazionedi un sistema energetico di un simile im~pianto nucleare. Occorre notare che questosettore, quello della fusione, non trova postonel programma energetico nazionale 1985~1987 e viene confinato soltanto alla attivitàdell'ENEA, che impegna per le ricerche sulla

fusione soltanto 450 miliardi nel quinquen~nio 1985~1989.

Lo smaltimento delle scorie radioattive diun reattore nucleare pone sicuramente ungrave problema per la natura della possibilecontaminazione ambientale (radiazioni) eper la persistenza nel periodo a lungo termi~ne del pericolo potenziale di contaminazioneradioattiva delle popolazioni, con la possibi~lità di aumentare il carico genetico e cance~rogeno delle popolazioni future. Indubbia~mente, la non risoluzione di questo problemasarebbe di per se stessa un limite al prose~guimento dell'uso di questa tecnologia. Oc~corre riconoscere però che gli stessi pericoliper la popolazione e per l'ambiente sonooggi rappresentati anche da altri smaltimen~ti di scode, la cui soluzione non solo non èstata proposta, ma non è stata neanche af~frontata in termini scientifici seri.

Uno di questi problemi non ancora affron~tati razionalmente e non risolti nel nostropaese è rappresentato dallo smaltimento deirifiuti in generale, nel quale è compresoanche lo smahimento dei residui tossici in~dustriali. Basti pensare che questi ultimirappresentano ormai una massa di parecchimilioni di tonnellate all'anno, di cui soltantoil 20 per cento viene trattato e disinquinato,mentre il restante 80 per cento finisce neifiumi, nel mare o nei campi coltivati, indiscariche abusive che ammontano oggi nelnostro paese almeno a 30.000 siti distribuitiin tutto il territorio nazionale; e sappiamoche anche le discariche ufficiali, come gliimpianti nucleari, molto spesso le popolazio~ni non le vogliono. .

La situazione attualmente in grande evi~denza nel settore dell'energia nucleare relati~vamente alle scorie, e quindi al potere inqui~nante nei confronti dell'ambiente e alla peri~colosità sanitaria nei confronti della popola~zione, è analoga a quella di altri settori,come per esempio l'industria chimica e lastessa agricoltura. Nella prima, l'industriachimica, molti componenti normali di lavo~razione sono altrettanto pericolosi per l'uo~mo quanto l'energia nucleare, anzi per moltidi essi il numero di individui morti per annoper causa tu morale è già elevato, quantifica~to e discusso in molte conferenze scientifiche

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internazionali. È noto a tutto il mondo scien~tifico che nelle diverse lavorazioni industrialivi sono almeno una trentina di compostichimici ben identificati che sono stati ricono~sciuti responsabili della morte per tumori didiverse centinaia di lavoratori. Soltantoqualcuna di queste lavorazioni è stata proibi~ta, e non in tutto il mondo. Accanto a questatrentina di composti chimici, già etichettatiquali «cancerogeni umani», è noto già quasiun migliaio di altri composti per i quali lacertezza di laboratorio della loro natura can~cerogena è già stata acquisita in modo ine~quivocabile: sono sostanie diffuse nel nostrosistema sociale.

Nell'industria chimica gli incidenti sonoormai frequenti, e diventano sempre piùdrammatici. Basti pensare all'incidente veri~ficatosi un anno fa a Bhopal in India, dovemorirono 2.500 cittadini e furono feriti gra~vemente, anche con la perdita della vista,oltre 200.000 cittadini di tutte le età.

La possibilità di incidenti esiste anche ne~gli impianti nucleari, come ha dimostrato ilcaso di Three Mile Island nel 1979. L'erroreche viene commesso ancora oggi è quello diritenere che per questo tipo di impianti nonesista pericolo di incidenti, ma questa affer~mazionee dipende sicuramente dal sistemadi sicurezza che rappresenta attualmente unaltro importante problema non risolto nelnostro paese.

Tornando ai pericoli connessi con le altretecnologie, basti pensare i pericoli insiti nel~la stessa agricoltura, la tecnologia più anticanella storia dell'uomo, i cui disastri nei ri~guardi dell'ambiente non sono stati mai ana~lizza ti nè quantificati perchè parte integran~te della stessa storia dell'uomo. Basti pensa~re alle critiche alla nuova messa in colturadi terreni naturali nel Sud America, critichemolto giustificate, dato il potere sconvolgen~te dell'agricoltura nei riguardi dell'ambiente.

Per limitarci ai problemi attuali, si puònotare che nell'agricoltura l'uso improprio,per esempio, di tecnologie chimiche nellalotta contro i parassiti delle piante e perl'aumento della fertilità del terreno, tecnolo~gie al di fuori di ogni controllo sanitario daparte della nostra amministrazione centrale

~ purtroppo bisogna riconoscerlo~ sta pro~

curando notevoli danni all'ambiente e allasalute umana, danni non ancora rilevati,stimati nè quantificati, di livello comunquepreoccupante, analogo a quello dei danniderivanti dall'uso dell'energia nucleare.

Secondo rilevamenti fatti dall'Agenzia perla Protezione Ambientale negli Stati Uniti,alcune migliaia di pozzi di acqua potabile diquel paese sono pesantemente contaminatida diversi tipi di pesticidi e lo saranno sicu~ramente per qualche centinaio di anni, an~che dopo che saranno banditi dall'uso queipesticidi responsabili dell'inquinamento.Uno di questi è noto anche nel nostro paese,anche se non sono noti nel nostro paese ipozzi contaminati, per i problemi di conta~minazione agricola che hanno interessatotutta la stampa questa estate; mi riferisco altemik, uno dei responsabili dell'inquinamen~to di tanti pozzi d'acqua potabile, negli StatiUniti.

Esistono oggi altri settori tecnologici dinuovo sviluppo nei quali forse nei prossimi

: anni, quasi sicuramente nel prossimo secolo,esploderanno timori di pericoli altrettantogravi di quello delle radiazioni soprattuttonel settore delle malattie genetiche. Mi rife~risco alle biotecnologie nella loro applicazio~ne agricola e nel campo della patologiaumana.

I primi esperimenti di nuove tecniche bio~tecnologiche applicate alla difesa delle pian~te in campo sono stati proibiti negli StatiUniti, proprio per l'attacco sferrato dai grup~pi ambientalistici, perchè non sono ancoranote le possibili conseguenze negative poerla flora spontaneaa e per la stessa agricol~tura.

Altri tipi di rischi ancora fuori da ognicontrollo non più di natura sanitaria, ma dicarattere sociale, sono insiti in altre tecnolo~gie, come la microelettronica, per la qualeesistono pericoli inaccettabili, sotto il profiloindividuale, pari a quelli insiti nell'energianucleare: minacce alla libertà civile, rischiodella crescita cancerosa di una burocraziaonnipotente, pericolo di disoccupazionestrutturale dovuto all'automazione della pro~duzione, tanto per citare alcuni esempi.

Sicuramente la presenza nella nostra eco~nomia e nel nostro sistema amministrativo

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di altre tecnologie, fonti di altrettanti rischiper l'uomo e per l'ambiente, rischi pari aquelli costituiti dagli impianti nucleari edalle scorie radioattive non ancora suscetti~bili di trattamento, non giustifica la sottova~lutazione dei pericoli che derivano dal fattodi non avere ancora trovato una soluzionetecnica a questo problema. Ma ciò vuoI diresoprattutto sottolinere la scarsa volontà e loscarso impegno finanziario e di ricerca daparte del paese, a disprezzo della sicurezzadella salute e della difesa dell'ambiente.

Non si capisce come mai in questo paesel'interesse per la ricerca e il conseguentelargo impegno si accendano immediatamen~te e si mantengano a temperature elevate sianella grande società privata industriale chein qualche ministro a proposito del program~ma SDI e trascurino il compito di trovareuna soluzione in tempi brevi, anche in cam~po europeo, al problema dello smalti mentodelle scorie radioattive o a problemi analo~ghì che sono diventati angoscianti per l'indi~viduo e per la comunità interessata. Siamoconvinti che l'energia nucleare rappresenti lafonte di utilizzazione più immediata nel pe~riodo della politica energetica di transizione,nonostante presenti pericoli e rischi che po~trebbero essere messi sotto controllo. L'im~pegno nazionale nel settore nucleare deveessere stabilito fin da ora a termine e lo sipuò giustificare come una necessità per su~perare l'emergenza, che deve finire con lapossibilità di utilizzazione di altre fonti rin~novabili di energia.

È stato detto che nel 2000, il 25 per centodell'energia deve poter essere derivata dalsole in senso lato: a questo traguardo dob~biamo impegnarci in modo efficace ed effi~cente fin da ora. Quest'esigenza non è rap~presentata dagli investimenti nel settore del~l'energia previsti nell'aggiornamento attualedel PEN per le fonti rinnovabili ed il rispar~mio energetico, che ammontano soltanto a2.800 miliardi nel triennio 1985~87, pari cioèal 5,4 per cento di tutti gli investimenti e,come ha fatto notare il collega Gradari, indiminuzione rispetto agli impegni contenutinel Piano energetico precedente. Questecomportamento del tutto irragionevole ~ harecentemente affermato Giorgio Ruffolo, pro~

prio a tal riguardo ~ non può essere spiega~to se non facendo riferimento a quell'inerziaconservatrice, a quel peccato di negligenzache è la più tenace difesa degli interessicostituiti. Questi interessi e questi comporta~menti, egli continua, non si combattono conle manifestazioni folcloristiche dei figli delsole, ma con una mobilitazione ampia del~l'intelligenza tecnica e scientifica e dellavolontà politica. La volontà politica di impe~gno per una maggiore utilizzazione dellefonti rinnovabili, si può aggingere, la si giu~dica dalla serietà dei programmi di ricercain questo settore e dalla consistenza dellerisorse finanziarie ad essi devolute. Entram~bi questi aspetti sono quasi inesistenti nel~l'attuale aggiornamento del PEN.

Nel corso del dibattito sull'aggiornamentodel PEN svoltosi in Commissione industria,un tema che ha trovato convergenza di opi~nioni tra i Gruppi della maggioranza e quellidella Sinistra indipendente e del Partito co~munista italiano è stato quello della sicurez~za. I problemi ambientali e di protezionedella salute della popolazione derivanti dal~l'insediamento degli impianti energetici de~vono trovare la loro soluzione in una struttu~ra tecnica competente ed efficiente, capacedi predisporre tutti i piani di prevenzione edi intervento in caso di incidenti. Lo stessoproblema esisté in Italia per qualsiasi tipo diimpianto industriale che manipoli, produca oconservi materiale pericoloso per l'ambientee per la salute della popolazione.

Nel PEN del 1981 si affermava la necessitàdell'istituzione di un ente dotato di pienaautonomia per il controllo della sicurezza e atale ente dovevano essere trasferite le risorseoperanti nell'attuale DISP dell'ENEA. NelPEN 1985 si riferisce su una proposta didisegno di legge, presentato al Governo dalMinistro dell'industria, di istituzione di unente per il controllo dei rischi industriali e siriferisce anche di un'analoga proposta avan~zata dal Ministro della sanità. Al Senatogiace, dal gennaio 1984, un disegno di leggecomunista e della Sinistra indipendente perl'istituzione di un ente capace del controllodella sicurezza degli impianti suscettibili dideterminare rischi di rilevanti conseguenzeper l'ambiente e per la popolazione. Questo

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disegno di legge cerca di superare i limitiinsiti nella proposta PEN 1981, per quanto siriferisca alla gestione del controllo di tuttigli impianti industriali.

Nessuna di queste iniziative ministeriali eparlamentari procede verso una definizione,nonostante siano state riconsciute ormai datutte le parti le gravi responsabilità ammini~strative in questo settore della sicurezza. Mala responsabilità più grave, imputabile alGoverno e al Parlamento è il mancato recepi~mento della direttiva comunitaria n. 501 del1982 approvata dal Consiglio delle comunitàeuropee il 24 giugno 1982.

È questa la direttiva relativa al controllodei rischi di incidenti rilevanti connessi condeterminate attività industriali che si è im~posta nella CEE in considerazione dei pro~blemi derivanti, proprio in Italia, dall'inci~dente della dispersione nell'ambiente fuoridell'ICMESA della diossina avvenuto il 10luglio 1976 a Seveso. Proprio per questoincidente la direttiva n. 82/501 è stata chia~mata «direttiva Seveso» durante tutto il suoiter sino all'approvazione.

La direttiva in questione doveva essererecepita in tutti i paesi comunitari entro 1'8gennaio 1984. A due anni di distanza da queltermine, soltanto l'Italia non ha fatto alcunatto relativo alla direttiva, se non una seriedi iniziative normative scollegate tra di loroper iniziativa di diversi Ministeri ~ come il

Ministero dell'interno e il Ministero dellasanità ~ iniziative non capaci di assicurare

però i controlli previsti dalla direttiva stessa,lasciando il problema della sicurezza degliimpianti frammentato secondo diversi Mini~steri ed enti. Tanto per citare un dato, ilMinistero della sanità ha reso noto, in questigiorni, il risultato di un censimento organiz~zato dal Ministero stesso nel marzo 1985 dacui risulta che 400 industrie italiane lavora~no, conservano, manipolano sostanze alta~mente pericolose al di sopra dei limiti indi~cati dalla direttiva comunitaria n.82/501 acui prima mi riferivo.

Questo atteggiamento di rinuncia derivadal contrasto sorto nella interpretazione del~l'articolo 7 della direttiva che richiede agliStati membri l'istituzione o la designazionedell'autorità competente incaricata di riceve~

re la notifica da parte dell'industria su quan~to richiesto dalla direttiva, di esaminare leinformazioni fornite, o di vigilare sull'ap~prontamento del piano di emergenza e diintervento, di ispezionare e controllare gliimpianti sottoposti alla direttiva. Secondo ilMinistro della sanità, l'autorità competenteprevista dalla direttiva è rappresentata dal~l'Istituto superiore di sanità, secondo quantoprevisto dalla legge 23 dicembre 1978,n. 833, recante l'istituzione del servizio sani~tario nazionale. Secondo il Ministro dell'in~dustria, l'autorità competente, prevista dalladirettiva, è rappresentata dalla Direzionesicurezza e protezione dell'ENEA, secondoquanto previsto dal Piano energetico nazio~naIe del 1981 approvato dal Parlamento il 22ottobre 1981.

Il contrasto nell'interpretazione della nor~ma comunitaria ha origine dal fatto chel'Istituto superiore di sanità ha il compito diprotezIOne della popolazione e dell'ambientenei riguardi degli impianti di produzionedelle sostanze chimiche, mentre la DISP hail compito di protezione della popolazione edell'ambiente nei riguardi del pericolo delleradiazioni relative agli impianti nucleari,come prevede specificatamente la legge n. 84del 5 marzo 1982.

A tutt'oggi il contrasto non è stato supera~to e lo Stato italiano partecipa alle riunionidi Bruxelles sulla gestione della direttiva conuna delegazione mista composta dai rappre~sentanti del Ministero della sanità, del Mini~stero dell'industria e della DISP come udito~re. A queste riunioni ~ mi è stato riferito da

funzionari della Comunità ~ capita spesso aipresenti di prendere atto di interventi, di~scordanti tra di loro, dei rappresentanti delladelegazione italiana, in quanto ciascuno deitre delegati rappresenta il punto di vista delproprio ente o Ministero. Noi riteniamo asso~lutamente indilazionabile, nel quadro di unapolitica energetica che realizzi nei prossimianni gli impegni indicati necessari per laproduzione di energia, la costituzione di unente sufficientemente organizzato e dotato dicompetenze tecnico~scientifiche e di struttu~re tecniche capaci di garantire il controllopreventivo di tutti gli insediamenti indu~striali ad alto rischio, compresi gli impianti

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per la produzione di energia, capace di ela~borare e verificare la validità tecnica e l'affi~dabilità e di mettere in atto gli interventiche si ritengono opportuni per la protezionedell'ambiente e la difesa della salute e dellapopolazione in caso di incidente, in collabo~razione con gli enti sanitari regionali, nelrispetto delle norme di attuazione del servi~zio sanitario nazionale, delle indicazioni con~tenute nel Piano energetico nazionale del1981 e della normativa prevista dalla diretti~va CE,E 82/501. Altrettanto impegno deveessere indicato e tradotto in pratica per ciòche si riferisce al recepimento della direttivaCEE 85/337, concernente la valutazione del~l'impatto ambientale di determinati progettipubhlici è privati, unica norma a garanzia diuna rigorosa politica di definizIOne dei sitiper l'ubicazione di impianti di produzione dienergia nonchè di normative europee per ilcontrollo dell'inquinamento chimico atmo~sferico e per la protezione sanitaria dellapopolazione clalll:' radiazioni (direttiva CEE80/836).

In conclusione, riteniamo valida l'imposta~zIone, diversificata al massimo, di un pianodi sviluppo energetico tale che risultino pri~vilegiati i seguenti punti, sui quali l'impegnodel Governo deve essere accompagnato daprogrammi operativi e finanziari adeguati:

creazione di impianti per la produzionedi energia secondo le necessità reali, e conti~nuamente verificate, del fabbisogno energeti~co e della produzione industriale nazionale;

sviluppo di quelle tecnologie per la pro~

Iduzione di energia che assicurino, conte~stualmente, tecnologie d! innovazione della

Iproduzione industriale. creando anche canalidi trasferimento orizzontale di tutte le nuovetecnologie;

limitazione del sistema nucleare secondola tecnologia attuale soJtamo al periodo diemergenza e nel contesto di una politica ditransizione che, secondo le indicazioni mon~Jiali, rapp!'esenta già l'esigenza per i prossi~mi quaranta anni;

sviluppo e relativo e maggiore impegnofinanziario e di ricerca delle fonti rinnovabilidi energia meno inquinanti di quelle attualie di un programma di risparmio energetico;

maggiore impegno di ricerca sul pianonazionale ed europeo nel campo della fusio~ne nucleare;

costituzione di un centro unico governa~tivo di coordinamento dell'attività della poli~tica energetica nazionale cui sia affidato,come impegno prioritario, il superamentodel modello del Piano energetico nazionalecosì com'è attualmente articolato e capace dipromuovere lo sviluppo industriale del setto~re produttivo nazionale nel rispetto dell'am~biente e di garantire e assicurare il più altolivello possibile di qualità della vita dellenostre popolazioni.

Infine, signor Presidente. la mia po::.izione,largamente condivisa all'interno del Gruppodella Sinistra indipendente, non esprime tut~tavia appieno le diverse sensibilità che inessa si manife5tano. (Applau.5i dall'estremasinistra).

PRESIDENTE. Rinvio il seguito della di~scussione alla prossima seduta.

Disegni di legge, assegnazione

PRESIDENTE. Il seguente disegno di leggeè stato deferito

in sede referente:

alla sa Commissione pennanente (Pro~grammazione economica, bilancio, parteci~pazioni statali):

«Disciplina organica deH'intervento straor~dinario nel Mezzogiorno» (969~B). (Approvatodal Senato e modificato dalla Camera dei depu~tatO, previ pareri della la e della lOa Com~missione.

Interrogazioni, annunzio di risposte scritte

PRESIDENTE. Il Governo ha inviato rispo~ste scritte ad interrogazioni presentate daonorevoli senatori.

Tali risposte saranno pubblicate nel fasci~colo n. 84.

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MILANI Eliseo, FIORI. ~ Ai Ministri delladifesa e delle partecipazioni statali. ~ Per co~noscere, in relazione alle controverse vicendeche hanno portato all'acquisto del 29,9 percento del capitale azionario del gruppo eli~cotteristico britannico Westland da parte delconsorzio italo~statunitense FIAT~Sikorsky: MURMURA. ~ Ai Ministri dei lavori pub~

1) se, quando con la legge 6 agosto 1984, bliei e della marina mercantile.~ Per cono~

n. 456, fu deciso di affidare alla società «EH scere quali provvedimenti si intendono assu~Industries Ltd.» (società a controllo pariteti~ mere a Pizzo Calabro per evitare che illegal~co dell'Agusta s.p.a. e della Westland Pic.) la mente i pescherecci, avvicinandosi allacommessa per la ricerca e lo sviluppo dell'e~ spiaggia eccessivamente, continuino a provo~licottero antisommergibile pesante EH~101, : care incommensurabili danni ai pescatoriper una somma di 300 miliardi di lire (per la

I

della zona.parte italiana), il Governo italiano fosse a (3~01145)conoscenza dei possibili sviluppi dell'assetto,proprietario del gruppo inglese;

2) se, nei contatti a livello governativoitalo~britannico, che accompagnarono il varodel programma EH~101, ci furono impegni (oanche solo lo scambio di informazioni) circail possibile ingresso di partners italiani nellaWestland;

3) se, quando l'EFIM ha autorizzato l'A~gusta ad entrare nella West~land, l'esito del programma EH~101 sia statooggetto di attenta valutazione;

4) quali conseguenze possa avere, per il

futuro del programma (e più in generale perla politica di rinnovamento dei sistemi d'ar~ma delle forze armate italiane, nell'ottica diuna accentuata cooperazione europea), l'esitodella vicenda Westland, con il prevalere delgruppo FIAT~Sikorsky (con una conseguenteforte presenza finanziaria e tecnologica ame~ricana) sul consorzio Agusta~Messerschmitt~Aérospatiale;

5) quali passi il Governo italiano abbiaintrapreso per impedire una operazione cheappare contraddittoria con gli indirizzi dipolitica industriale e di politica degli arma~menti finora espressi, che dovrebbero privile~giare la cooperazione tecnologica, scientifica

Interpellanze, annunzio

PRESIDENTE. Invito il senatore segretarioa dare annunzio delle interpellanze pervenu~te alla Presidenza.

URBANI, segretario:

e produttiva europea anche per sfuggire aduna rinnovata subordinazione rispetto agliSt?ti Uniti.

(2~00383)

Interrogazioni, annunzio

PRESIDENTE. Invito il senatore segretarioa dare annunzio delle interrogazioni perve~nute alla Presidenza.

URBANI, segretario:

MURMURA. ~ Al Ministro dell'agricoltura edelle foreste. ~ Premesso che le preoccupazio~

ni, più volte manifestate nel passato dall'in~terrogante, sulle modalità normative attuati~ve delle procedure per !'integrazione comuni~taria alla produzione dell' olio di oliva vengo~no in questi giorni confermate attraverso i

I

procedimenti giudizi ari i per i non scusabilireati compiuti da molti, facilitati anche dalle

Inorme vigenti che consentono troppo facil~

!mente la erogazione del beneficio comuni~

: tario,si chiede di conoscere quali proposte

iemendati ve intende il Governo avanzare per

ievitare il perpetuarsi dei furti consentiti dal

,

rapporto con le sole piante come unico pre~supposto per la liquidazione della integra~zione.

(3~01146)

Interrogazionicon richiesta di risposta scritta

GIURA LONGO, VALENZA. ~ Al Ministroper i beni culturali e ambientali. ~ Per sapere

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se è a conoscenza della situazione venuta si acreare a Matera all'interno del museo nazio~naIe Domenico Ridola, pur recentemente og~getto di un positivo intervento di ammoder~namento e di valorizzazione, nel quadro piùcomplessivo dei programmi di ricerca ar~cheologica in Basilicata.

Resta tuttavia irrisolto il problema del la~boratorio di restauro, che trova ancora oggisistemazione provvisoria e inidonea in localidel tutto privi di igienicità e con attrezzaturenon adatte a tutelare la salute dei lavoratori.Data l'importanza che in una tale strutturaculturale riveste il laboratorio di restauro,gli interroganti richiamano l'attenzione delMinistro su questo aspetto dell'organizzazio~ne interna al museo Ridola, le cui carenzesono state già constatate da un'ispezione di~sposta dall'unità sanitaria locale competenteper territorio e sono state oggetto di una no~ta sindacale del personale addetto.

In considerazione di tutto ciò, gli interro~ganti chiedono al Ministro quali disposizioniintende impartire per una sollecita soluzionedel problema sollevato, per consentire a que~sta importante istituzione culturale matera~na di continuare sempre meglio e con sem~pre maggiore completezza a svolgere la pro~pria funzione nell' ambito della ricerca ar~ SALVATO. ~ Ai Ministri dell' interno e dicheologica.

Igrazia e giustizia e al Ministro senza portafo~

(4~02455) iglio per i beni culturali e ambientali. ~ Pre~

messo:MARCHIO. ~ Ai Ministri dell'interno e di che il sindaco di Sorrento ha rilasciato

grazia e giustizia e al Ministro senza portafo~ in data 16 luglio 1984 una concessione edili~glio per la funzione pubblica. ~ Premesso: zia per la costruzione di un enorme campeg~

che in data 5 agosto 1984 il comune di gio a Capo di Sorrento, zona nota in tutto ilRoma ha indetto un concorso interno per ti~ mondo per le sue bellezze naturali, paesaggi~toli ed esami per il conferimento di 24 posti stiche e archeologiche;nella qualifica di dirigente di ragioneria del che, precedentemente al rilascio di taleruolo di ragioneria; Iatto, l'associazione ecologica Italia nostra ha

che il concorso stesso è stato espletatoIpresentato una nota al sindaco di Sorrento

con delibera della giunta municipale presaIper evidenziare le gravi violazioni di legge

con i poteri del consiglio ex articolo 140;Iemergenti dall'eventuale rilascio della sud~

che nelle more tra il decaduto consigJio I detta concessione;

comunale e il nuovo consiglio comunale elet~I

che il PCI di Sorrento ha richiesto lato il 12 maggio 1985 è stato espletato in ,revoca della concessione perchè illegittima epochi giorni un concorso indetto quattro an~ irregolare e in seguito si è rivolto alla magi~ni prima; stratura;

che i fogli forniti ai candidati erano tra~ che la soprintendenza di Napoli ha chie~sparenti e che quindi era di facile individua~ sto al sindaco tutti gli atti relativi a talezione il nominativo di ogni concorrente; pratica e delucidazioni sulla suddetta conces~

che sono risultati vincitori del concorso icandidati protetti da alcuni consiglieri e as~sessori comunali, da un parlamentare euro~peo e da un alto burocrate del comune;

che i risultati di un concorso di tal gene~re devono essere annullati;

che sono avvenuti, nell'espletamento delconcorso, brogli tali da favorire persone chenon avevano titolo neppure a parteciparvi,

l'interrogante chiede di conoscere:dal Ministro senza portafoglio per la fun~

zione pubblica, se non intenda procedere al~l'ispezione dell'ufficio concorsi del comune diRoma per rilevare i gravi inconvenientienunciati in premessa;

dal Ministro di grazia e giustizia, lo sta~to in cui si trova la denuncia presentata allaprocura della Repubblica di Roma il 17 giu~gno 1985 da alcuni concorrenti nei confrontidei responsabili di brogli nel concorso sud~detto;

dal Ministro dell'interno, quali passi in~tenda svolgere al fine di annullare il concor~so ed esaminare la posizione di alcuni fun~zionari e assessori della passata giunta delcomune di Roma.

(4~02456)

Page 50: IX LEGISLATURA- · 50per cento dell'energia elettrica viene già; dove il parere del fisico, del biologo, del prodotto dal nucleare, mentre tra il30eil.medico, del sociologo e così

Senato della Repubblica

390a SEDUTA(pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

~ 50 ~ IX Legislatura

17 DICEMBRE 1985

sione che comporta un cambio di destinazio~ne d'uso per !'intera area in pieno contrastocon il piano regolatore di Sorrento;

considerato:che a questa richiesta non è stata data

nessuna risposta;che per il territorio di Sorrento è stato

emanato il decreto ministeriale di vincolodel 28 marzo 1985;

che lo stesso pretore di Sorrento è inter~venuto ponendo sotto sequestro il cantiere,

!'interrogante chiede di sapere quali inizia~ti ve si intendono adottare perchè la zonaBaia di Puolo~La Solara-Regina Giovanna siasalvaguardata da speculazioni e invece siavalorizzata pubblicamente.

I

II

(4~02457) IIII

I

I!

FIOCCHI. ~ Al Mil1istro del tesoro. ~~ Pre~

messo che uno dei quattro membri dellaCONSOB, il dattaI' Vincenzo Pasini, ha rasse-gnato le dimissioni da cil-ca due anni e che ilmandato di un altro, il dattaI' Bruno Pazzi,scaduto un anno fa, è in regime di prorogatio,

l'interrogante chiede di sapere per qualimotivi non si sia ancora provveduto alla no~ 'mina dei due nuovi membri deUa CONSOB equando si intenda provvedervi.

(4-02458)

CANETTI. ~- AllvJillistl'O dell'interno. ~ Per

conoscere:quali sono i motivi che hanno consigliato

il Ministero a dirottare in sedi lontane da .Roma i 24.000 partecipanti al concorso per378 posti di segretario amministrativo al Mi~nistero dell'interno, abitanti nella capitale;

quali sono i motivi che hanno condottoalla scelta di sedi (Verona, Torino, Milano,Genova, Bologna) tutte lontane da Roma, per

I

le prove d'esame del 3A gennaio, scelta chedeterminerà sicuramente un aggravio di spe-se per i partecipanti e provocherà ulterioridisagi.

L'interrogante rileva che, se la giustifica-zione è quella dell'assenza in Roma di unasede idonea, si poteva trovare posto nella ca~pitale almeno per una parte dei concorrenti einoltre ricercare sedi più vicine per quantiproprio a Roma non avessero trovato posto.

(4-02459)

Ordine del giornoper la seduta di mercoledì 18 dicembre 1985

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunir~iin seduta pubblica domani, mercoledì 18dicembre 1985, alle ore 16,30, con il seguen-te ordine del giorno:

I. Deliberazione sulle conclusioni adottatedalla la Commissione permanente, ai sensidell'articolo 78, comma terzo del Regola-mento, in ordine ai disegni di legge:

1. Conversione in legge del decreto~legge10 dicembre 1985, n. 706, recante misureurgenti per il settore siderurgico (1601);

2. Conversione in legge del decreto-legge20 novembre 1985, n. 656, recante disposi-zioni urgenti in materia di sanatorìa delleopere edilizie abusive (1608);

3. Conversione in legge, con modific3zio~nì, del decreto-legge 15 novembre 1985, n.627. concernente disposizioni in materia dicompetenze professionali dei laureé'.ti inmedicina e chinlrgia nel settore delle ana-lisi cliniche (1609).

II. Discussione del disegno di legge:

Conversione in legge, con modificazioni,del decreto~ legge 6 novembre 1985, n. 56'7,recante disposizioni urgenti per assicurarela continuità ddJa rbcossione delle impo~ste dirette e per il differimento di talunitermini in materia tributaria e di iaterven-ti straordinari nel Mezzogiorno. Disposi~zioni in tema di monopoli di Stato e diimposta di registro (1559-B).

III. Seguito della discussione del documento:

Relazione della lOa Commissione perma-nente sull'aggiornamento per gli anni1985-1987 del Piano energetieo nazionale(Doc. XVI, nn. 6, 6~bis, 6~ter).

La seduta è tolta (ore 20,35).

Dott FRANCESCO CASABlANCA

ConsIgliere preposto alla dIreZIOne del

ServlZlo del lesoconU parlamentan