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* Catilina e Catone su due coppette romane, in Filiva" cav- rin. Miscellanea in onore di Eugenio Manni, V, Roma 1979, pp. 1637-1651; alle pp. 1652-1661: Appendice tecnica di N. Cuomo Caprio, I. Mainoni, F. Sacchi, G.M. Spinolo [qui non riprodotta]. 1 E. MANNI, Lucio Sergio Catilina, Firenze 1939 (n. ed., Pa- lermo 1969). 2 I colleghi F.E. Brown, P.A. Gianfrotta, N. Lamboglia, J. Mallon, M.T. Marabini Moevs, J.P. Morel, A. Petrucci, ai quali soprattutto devo utili pareri e consigli, siano qui con- temporaneamente ringraziati ed esonerati da ogni responsa- bilità circa il contenuto del presente articolo. 3 Lo ringrazio per averle messe a mia disposizione. Suo è un primo, differente, esame di questi documenti nel corso di una tesi di laurea dal titolo Epigrafi inedite di Roma e dintor- ni, discussa presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Uni- versità di Roma nell’a.a. 1974-75. Il dott. Capirci si dichiara pronto a far dono allo Stato delle coppette in questione qua- lora esse vengano considerate autentiche e meritevoli di en- trare a far parte di qualche collezione pubblica. 1. - Si sottopone al giudizio degli studiosi, in primis di quello in onore del quale sono raccolti questi scritti – autore esattamente quarant’anni or sono di una monografia su Catilina 1 – due coppette romane iscritte di controvertibile autenticità di cui sono venuto a conoscenza occasionalmente qualche tempo fa. La finalità che ci si prefigge non è di darne un giudizio conclusivo, ma di suscitare su di esse un libero e, spera- bilmente, costruttivo dibattito. Si metteranno a disposizione, a tal fine, tutti i dati, materiali o d’altro genere, che ci è stato possibile raccogliere 2 senza trarre conclusioni. La procedura prescelta, certamente inconsueta, potrà essere giudicata stravagante. In realtà, dopo una serie di sondaggi condotti privatamente, essa è sem- brata l’unica, o, per lo meno, la più idonea ad assicurare il conseguimento del fine che ci si propone. 2. - Le due coppette sono di proprietà del dottor Giovanni Capirci 3 , residente in Roma, via Genti- loni 41, che dichiara di averle ricevute in regalo da un suo conoscente, il sig. Orlando Clemente, pure residente a Roma, in via di Settebagni 341. Interrogato in proposito, il sig. Clemente (che si occupa al presente di commercio di macchine agricole), conferma la circostanza, chiarendo per parte sua di averle avute a sua volta in regalo, nel novembre 1969, da un camionista, che aveva concluso, all’epoca, con lui un piccolo affare occasionale mentre | effettuava trasporti di terra da una zona imprecisata di Roma nello scarico pubblico di via Conca d’Oro (quartiere di Monte Sacro, nei pressi dell’Aniene). Non è stato possibile risalire al camionista. In base a tali dichiarazioni, la provenienza delle due coppette appa- rirebbe verosimilmente comune e certamente romana, dovendo farsi risalire, come sembra, ad un qual- che sbanco di terra effettuato preferibilmente nel settore nord-ovest della città, gravitante sullo scarico pubblico di via Conca d’Oro. È da aggiungere che, dei due graffiti di cui si tratterà, per la sporcizia e le incrostazioni non sarebbero state visibili in origine più di due o tre lettere (Clemente); soltanto versando dell’aceto, dapprima nella coppetta B e poi nella A, ed ottenendo così una radicale pulizia delle pareti e lo scioglimento delle incrostazioni, i due testi sarebbero divenuti leggibili (Capirci). 3. - La coppa che chiameremo A (figg. 1-8) è emisferica, di piccole dimensioni, con basso piede ad anello (diam. sup. cm 10,2; diam. piede cm 4,9; h cm 4,4). Argilla color nocciola, ben depurata, fine ed omogenea con rare inclusioni biancastre, gessose. Vernice marrone, distribuita a pennello, su tutta la su- perficie interna (ad eccezione di un piccolo tratto, sfuggito), ribadita da un’ulteriore pennellatura lungo IV,9 - CATILINA E CATONE CANDIDATI* <1637> <1638>

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* Catilina e Catone su due coppette romane, in Filiva" cav-rin. Miscellanea in onore di Eugenio Manni, V, Roma 1979, pp. 1637-1651; alle pp. 1652-1661: Appendice tecnica di N. Cuomo Caprio, I. Mainoni, F. Sacchi, G.M. Spinolo [qui non riprodotta].1 E. MANNI, Lucio Sergio Catilina, Firenze 1939 (n. ed., Pa-lermo 1969). 2 I colleghi F.E. Brown, P.A. Gianfrotta, N. Lamboglia, J. Mallon, M.T. Marabini Moevs, J.P. Morel, A. Petrucci, ai quali soprattutto devo utili pareri e consigli, siano qui con-

temporaneamente ringraziati ed esonerati da ogni responsa-bilità circa il contenuto del presente articolo. 3 Lo ringrazio per averle messe a mia disposizione. Suo è un primo, differente, esame di questi documenti nel corso di una tesi di laurea dal titolo Epigrafi inedite di Roma e dintor-ni, discussa presso la Facoltà di Lettere e Filosofi a dell’Uni-versità di Roma nell’a.a. 1974-75. Il dott. Capirci si dichiara pronto a far dono allo Stato delle coppette in questione qua-lora esse vengano considerate autentiche e meritevoli di en-trare a far parte di qualche collezione pubblica.

1. - Si sottopone al giudizio degli studiosi, in primis di quello in onore del quale sono raccolti questi scritti – autore esattamente quarant’anni or sono di una monografi a su Catilina1 – due coppette romane iscritte di controvertibile autenticità di cui sono venuto a conoscenza occasionalmente qualche tempo fa. La fi nalità che ci si prefi gge non è di darne un giudizio conclusivo, ma di suscitare su di esse un libero e, spera-bilmente, costruttivo dibattito. Si metteranno a disposizione, a tal fi ne, tutti i dati, materiali o d’altro genere, che ci è stato possibile raccogliere2 senza trarre conclusioni. La procedura prescelta, certamente inconsueta, potrà essere giudicata stravagante. In realtà, dopo una serie di sondaggi condotti privatamente, essa è sem-brata l’unica, o, per lo meno, la più idonea ad assicurare il conseguimento del fi ne che ci si propone.

2. - Le due coppette sono di proprietà del dottor Giovanni Capirci3, residente in Roma, via Genti-loni 41, che dichiara di averle ricevute in regalo da un suo conoscente, il sig. Orlando Clemente, pure residente a Roma, in via di Settebagni 341. Interrogato in proposito, il sig. Clemente (che si occupa al presente di commercio di macchine agricole), conferma la circostanza, chiarendo per parte sua di averle avute a sua volta in regalo, nel novembre 1969, da un camionista, che aveva concluso, all’epoca, con lui un piccolo affare occasionale mentre | effettuava trasporti di terra da una zona imprecisata di Roma nello scarico pubblico di via Conca d’Oro (quartiere di Monte Sacro, nei pressi dell’Aniene). Non è stato possibile risalire al camionista. In base a tali dichiarazioni, la provenienza delle due coppette appa-rirebbe verosimilmente comune e certamente romana, dovendo farsi risalire, come sembra, ad un qual-che sbanco di terra effettuato preferibilmente nel settore nord-ovest della città, gravitante sullo scarico pubblico di via Conca d’Oro. È da aggiungere che, dei due graffi ti di cui si tratterà, per la sporcizia e le incrostazioni non sarebbero state visibili in origine più di due o tre lettere (Clemente); soltanto versando dell’aceto, dapprima nella coppetta B e poi nella A, ed ottenendo così una radicale pulizia delle pareti e lo scioglimento delle incrostazioni, i due testi sarebbero divenuti leggibili (Capirci).

3. - La coppa che chiameremo A (fi gg. 1-8) è emisferica, di piccole dimensioni, con basso piede ad anello (diam. sup. cm 10,2; diam. piede cm 4,9; h cm 4,4). Argilla color nocciola, ben depurata, fi ne ed omogenea con rare inclusioni biancastre, gessose. Vernice marrone, distribuita a pennello, su tutta la su-perfi cie interna (ad eccezione di un piccolo tratto, sfuggito), ribadita da un’ulteriore pennellatura lungo

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l’orlo, rivelata dal colore più scuro e da colature all’interno e all’esterno. Esternamente la superfi cie è quasi del tutto priva di vernice, presente con sporadiche chiazze e sbavature che, solo in un paio di punti, raggiungono il piede. Tracce del tornio molto evidenti sia all’interno che all’esterno.

L’iscrizione, in caratteri alti tra mm 15 e 10, risulta graffi ta con punta sottile sulla vernice della pa-rete interna, parzialmente vetrifi cata, dopo la cottura ed è disposta su due righe che così si leggono:

Casius Longinu(s) quei Catilinae {su}sufragatur.

Sembra evidente che le due lettere su al termine della prima riga, vale a dire nel punto in cui, se-guendo la curvatura della parete, si ritorna al punto di partenza, altro non siano se non l’inizio, abbando-nato per mancanza di spazio, del verbo che è ripetuto per intero alla riga 2.

4. - La coppetta B (fi gg. 9-14) è similmente emisferica, ma con la parete leggermente carenata; il piede è basso, ad anello, più marcato che nell’esemplare precedente e distinto da una solcatura circolare che delimita il fondo esterno (diam. sup. cm 9,8; diam. piede cm 5; h. cm 3,6). Argilla chiara color noc-ciola-rosato ben depurata, fi ne e omogenea. All’interno: vernice rossa, diluita, tendente al marrone con varie | gradazioni, rinforzata lungo l’orlo. Esternamente la vernice si risolve in sbavature risparmiando ampi tratti della parete, oltre al piede ed al fondo esterno. Evidenti segni del tornio sia all’interno che all’esterno. L’iscrizione, eseguita sempre con punta sottile sulla vernice dopo la cottura, si presenta qui graffi ta più ordinatamente e con solchi più profondi e chiari, in una sola riga in cui i caratteri oscillano in altezza tra mm. 13 e 8. Con un emendamento, si può leggere:

M.M.M Cato quei petit tribun(at)u(m) plebei.

L’emendamento, se il testo è autentico, è imposto dal fatto che petere in un costrutto del genere (vd. infra) non si trova se non seguito da un sostantivo astratto. È evidente sotto la lettera iniziale del nome della carica una c, come se si fosse cominciato a scrivere per errore altra parola (dato il contesto, consu-latum sarebbe l’unica possibile) per altro subito abbandonata e corretta.

5. - Cassius Longinus. Sembra doversi intendere L. Cassius Longinus4, triumviro monetale intorno al 76 e praetor nel 66, l’anno stesso della pretura di Cicerone. Aspirante al consolato nelle elezioni del 64 per il 63 in concorrenza, tra gli altri, con Catilina e Cicerone5, non viene eletto. Entra a far parte allo-ra, se già non ne faceva parte prima, del gruppo catilinario6. Non ripresenta la candidatura alle elezioni del 63 per il 62; potrebbe quindi essere suffragator di Catilina in quell’occasione7. Nella congiura è pre-

4 F. MUNZER, in RE, III, 2, 1899, 1738 nr. 64; BROUGHTON, Magistrates, II, p. 543 cfr. p. 435. 5 ASC. Tog. cand., p. 109: Sex competitores in consulatus pe titione Cicero habuit, duos patricios, P. Sulpicium Gal-bam, L. Sergium Catilinam; quattuor plebeios, ex quibus duos nobiles, C. Antonium, M. M. M Antoni oratoris fi lium, L. Cas-sium Longinum, duos qui tantum non primi ex familiis suis magistratum adepti erant, Q. Cornifi cium et C. Licinium Sa-cer dotem. Solus Cicero ex competitoribus equestri erat loco natus; Q. CIC., Comment. pet., 7: Iam P. Galbam et L. Cas-sium summo loco natos qui petere consulatum putet?

6 ASC. Tog. cand., p. 109: post paucos menses in coniura-tione Catilinae esse eum apparuit. Incerta la testimonianza di Sallustio che lo presenta come catilinario già prima delle elezioni consolari (Cat., 17, 3). 7 Si confronti il caso di P. Cornelius Sulla divenuto, secon-do alcuni, suffragator di Catilina, dopo esser stato privato del consolato, al quale era stato eletto per il 65, da una con-danna per ambitus: CIC. Sull., 68: tu mihi concedas necesse est hunc [scil. Sullam] cum Catilinae sufragaretur, nihil de suo consulatu, quem iudicio amiserat, per vim recuperando cogitavisse.

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sentato dalle fonti come crudelissimarum | sententiarum auctor8. Non cade nel tranello teso ai congiurati attraverso gli ambasciatori dei Galli Allobrogi e si allontana dalla città in tempo per evitare l’arresto e la morte9. È condannato in contumacia10 e non si sa più nulla di lui.

Catilina. Indubbiamente si vuole signifi care il famoso L. Sergius Catilina11. Nell’iscrizione non si dice a quale carica aspiri, ma si è visto che una suffragatio di Catilina da parte di L. Cassius Longinus,impossibile nel 64, quando i due erano concorrenti, e improbabile precedentemente, sarebbe possibile nel 63 quando Catilina presenta la sua candidatura al consolato ancora una volta dopo la sconfi tta del 64 e gli impedimenti del 65 e del 66. Sono fatti a tutti noti l’artifi cio del rinvio delle elezioni per sottrarre a Catilina i voti degli Italici convenuti a Roma, l’esito elettorale nuovamente sfavorevole, i tragici avve-nimenti che ne seguirono fi no alla battaglia di Pistoia.

M(M(M arcus) Cato. Devesi intendere M.M.M Porcius Cato, l’Uticense12, anch’egli candidato nel 63, preci-samente per il tribunato della plebe13. Eletto dall’assemblea tributa, si associerà a Servio Sulpicio Rufo, uno dei candidati sconfi tti nella competizione per il consolato, nell’accusare | di broglio L. Licinio Mu-rena, uno dei consoli eletti per il 6214. Conservatore, è naturalmente ostile a Catilina, dal quale ottiene in senato una fi era risposta15. Il resto della sua vita, sino al suicidio che ne fece un eroe della libertà, non ha qui attinenza.

6. - I due documenti non trovano confronti, a mia conoscenza, nel materiale epigrafi co noto. Sap-piamo naturalmente che parte della propaganda elettorale era svolta facendo ricorso alla comunicazione epigrafi ca e sono ben noti a tutti i programmata candidatorum di Pompei16. Roma non ci ha restituito nulla di simile, ma questo non signifi ca che anche per le candidature a cariche statali non si ricorresse, fi nché ebbe senso farlo, a pratiche analoghe. Ne abbiamo una prova indiretta nelle iscrizioni con cui, anche qui, con lusinghe o con minacce, s’invitano gli scriptores candidatorum a rispettare i monumenti, particolarmente sepolcrali, della città17. Il caso che qui si presenta è comunque diverso: si tratta sempre,

8 ASC. Tog. cand., p. 109: Cassius quamvis stolidus tum magis quam improbus videretur, post paucos menses in coniuratione Catilinae esse apparuit ac crudelissimarum sententiarum fuisse auctorem; cfr. CIC. Cat., 3, 14: qui sibi procurationem incendendae urbis depoposcerat; 4, 13: at-tribuit… urbem infl ammandam Cassio; vd. anche CIC. Cat.,3, 25 e FLOR. Ep., 2, 12, 3. 9 SALL. Cat., 44, 2: Ceteri nihil suspicantes dant, Cassius semet eo brevi venturum pollicetur ac paulo ante legatos ex urbe profi ciscitur; vd. anche CIC. Cat., 3, 9. 10 CIC. Cat., 3, 14; SALL. Cat., 50, 4. 11 Raccolta delle fonti sul personaggio e loro analisi in MANNI, op. cit. (nt. 1); per un aggiornamento della proble-matica con la bibliografi a posteriore: N. CRINITI, Bibliogra-fi a catilinaria, Milano 1972; tra i contributi più recenti sulla congiura: L. HAVAS, Notes sur la candidature de Catilina en 66 avant no tre ère, in Act. Class. (Debrecen), 9, 1973, pp. 33-40; E.J. PHIL LIPS, Catiline’s Conspiracy, in Histo-ria, 25, 1976, pp. 441-448; H. DREXLER, Die catilinarische Verschwörung. Ein Quellen heft, Darmstadt 1976; K.R. BRADLEY, Slaves and the Con spiracy of Catiline, in Class.Philol., 73, 1978, pp. 329 sgg.

12 F. MILTNER, in RE, XXII, 1953, coll. 168-211; BROUGHTON, Magistrates, p. 606 e Suppl., 1960, p. 49. 13 Secondo PLUT. Cat. Min., 20-21, egli avrebbe presentato la sua candidatura per opporre la sua politica a quella di Q. Caecilius Metellus Nepos che pure si presentava candidato e che del pari riuscì eletto. 14 CIC. Mur., argum. e passim.15 CIC. Mur., 51: …praesertim cum idem ille [scil. Catilina]in eodem ordine paucis diebus ante Catoni, fortissimo viro,iudicium minitanti ac denuntianti respondisset, si quod esset in suas fortunas incendium excitatum, id se non aqua sed ruina restincturum; vd. anche SALL. Cat., 31, 9. 16 Sono pubblicati sistematicamente in CIL, IV. Una buona sil-loge commentata presso O. ONORATO, Iscrizioni pompeiane. La vita pubblica, Firenze 1957. Sulle elezioni pompeiane: P.G.H. WILLEMS, Les élections municipales à Pompéi, Paris 1887; F.F. ABBOT, Municipal Politics in Pompeii, in Society and Politics in Ancient Rome, New York 1909, pp. 3-21; P. CASTRÉN, Ordo populusque Pompeianus. Polity and Society in Roman Pompeii (Acta Inst(Acta Inst( . Rom. Finl., 8), Roma 1975, pp. 114-118 e passim.17 CIL, VI 14313: …se[i] hoc monumento ullius candida-ti nomen inscripsero ne valeam; 29942: Inscriptor rogo te

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chiaramente, d’iscrizioni di propaganda elettorale, ma, invece che essere dipinte a grandi caratteri in luoghi frequentati, esse sono graffi te sulle pareti interne di due coppette che, nell’ipotesi dell’autenticità, dovremmo supporre distribuite, con un contenuto, per le vie della città, o in occasione di feste, spetta-coli o banchetti. La legislazione de ambitu, la documentazione relativa ai processi intentati per broglio elettorale, numerose lettere, opere come il Commentariolum | petitionis ed altre ancora, forniscono un quadro abbastanza esplicito dei mezzi e delle tecniche, lecite ed illecite, con cui negli anni 60 a.C. si affrontava e si combatteva a Roma una campagna elettorale18. In linea generale, essa doveva passare attraverso le tre tappe obbligate dell’occursatio, o sollecitazione diretta ed individuale dei suffragi, delle blanditiae nei confronti dei politicamente potenti per ottenerne l’appoggio, della liberalitas nei riguardi degli inferiori, la cui importanza nell’occasione, in quanto votanti, non andava sottovalutata19. Questo ultimo aspetto propagandistico si manifestava in particolare in aiuti, doni, regali in denaro, offerte di spettacoli, giochi, cibo, direttamente o tramite intermediari, in forme varie20, quale più, quale meno apertamente scivolante nell’area dell’ambitus, i cui confi ni rispetto alla liberalitas ed alla benignitas non erano agevolmente tracciabili21. Una distribuzione di cibi o bevande in contenitori sulle cui pareti era inciso il nome del candidato da tener presente nelle votazioni ed, eventualmente, | quello di un suo potente sostenitore22, potrebbe inserirsi in questo tipo di attività propagandistica.

7. - S’impone un esame accurato dei supporti delle iscrizioni, vale a dire delle coppette, di cui for-nisco, oltre ad ampia documentazione fotografi ca, i profi li e le sezioni. Gli specialisti di ceramica da me consultati concordano nel non riconoscervi caratteristiche spiccate riferibili alle classi più conosciute della ceramica romana. In tali condizioni la defi nizione più opportuna – comunque meno fuorvian-te – sembra quella, generica, di ceramica comune verniciata. L’andamento delle pareti e la presenza della vernice indurrebbero ad accostamenti con ceramiche a vernice nera, ma le forme non risultano tra

ut transeas hoc monumentum Sto[---]um; quoius candidati nomen in hoc / monumento inscriptum fuerit repulsam ferat neque honorem ullum umquam gerat; iscrizione inedita del Mus. Naz. Rom. delle Terme (inv. 115217): Scriptor candi-datorum, ita quo iis salvos revertarus, ut tu hic n[on scrip-seris]. Su questa iscrizione e sul monumento di cui faceva parte tornerò in altra sede. Sull’importanza delle varie forme di propaganda scritta: C. NICOLET, Le métier de citoyen dans la Rome républicaine, Paris 1976, pp. 479 sgg. 18 Si vedano, in generale, L.R. TAYLOR, Party Politics inthe Age of Caesar, Berkeley-Los Angeles 1961 (I ed. 1949), pp. 50-75; E.S. STAVELEY, Greek and Roman Voting Elec-tions, London 1972, pp. 119-216; I. SHATZMAN, Senatorial Wealth and Roman Politics (Coll. Latomus, 142), Bruxelles 1975, pp. 84-90; NICOLET, op. cit. (nt. 17), pp. 401-418. Sul Commentariolum petitionis: D. NARDO, Il commentariolum petitionis. La propaganda elettorale nella “ars” di Quinto Cicerone, Padova 1970; Le “commentariolum petitionis”de Quinctus Cicéron. Etat de la question et étude proso-pographique, in ANRW, 1, 3, 1973, pp. 239-277. Le ANRW, 1, 3, 1973, pp. 239-277. Le ANRW leges de ambitu negli anni 60 sono ben cinque e tre si collocano negli anni 50; reimpostazione dello studio di questo crimene bibliografi a relativa presso L. FASCIONE, Alle origini della legislazione de ambitu, in Legge e società nella Repubblica

romana, I, 1978, pp. 3-27. 19 J. HELLEGOUARCʼH, Le vocabulaire latin des relations et des partis politiques sous la République, Paris 1963, pp. 208-221. 20 Atti di generosità: CIC. Planc., 44; Off.,Off.,Off 2, 52, 55; Mur.,77. Corruzione: PLUT. Mar., 28, 5; CIC. Leg., 3, 39.; Verr., 2, 1, 19; 2, 2, 138. Planc., 37; Q. CIC. Comment. pet., 55 cfr. 56 e 57; SALL. Cat., 3, 3; SUET. Aug., 40, 2. Mediazione dei di-visores: Q. CIC. Comment. pet., 57; CIC. Har. resp., 42; Att.,1, 16, 12.; 4, 19, 1; Verr., 1, 22, vd. anche 23 e 25; 2, 4, 45; Planc., 45, vd. anche 47-48 e 54-55. Mur., 54; ASC., Corn.,74. Spettacoli: CIC. Sest., 133; Mur. 72; Vat., 37. Pranzi: Q. CIC., Comment. pet., 44; CIC. Mur., 72. Interessa egualmente qui, in quanto testimonianza di usi consolidati, pur rifacen-dosi a legislazione successiva, il cap. 132 della Lex col. Gen.Iul.: ne… magistratus petendi convivia facito neve ad cenam quem vocato neve convivium habeto neve facito sciens dolo malo; si veda anche, poco oltre, il divieto di dare donum munus aliudve quit …petitionis causa.21 CIC. Orat., 2, 105: de ambitu raro illud datur ut possis liberalitatem ac benignitatem ab ambitu atque largitione seiungere.22 Sulla propaganda svolta per altri: CIC. Planc., 24: Appel-lavi populum tributim, summisi me et supplicavi. cfr. PLUT. Cato Min., 49, 3.

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quelle di questo tipo: troppo imprecisi eventuali confronti con forme di coppette emisferiche in quelle classi, né sembra il caso di prodotti d’imitazione. Dal repertorio della vernice nera si discosta soprattutto il piede, di tipo particolare, che autorizzerebbe piuttosto a raffronti con ceramica comune prossima alle ‘pareti sottili’, anche se in questo caso si tratta di cosa diversa23. È chiaro che, senza solidi confronti in una serie ben conosciuta (la ceramica comune è pochissimo studiata), una datazione tipologica risulta estremamente diffi cile. Nessuna meraviglia dunque che le risposte degli esperti siano state su questo punto quanto mai eterogenee: alcune a favore della data proposta dalle iscrizioni, altre rialzate, altre ancora ribassate, sino al limite della falsifi cazione moderna. Di qui l’idea di procedere ad una verifi ca dell’autenticità della coppette mediante il metodo della termoluminescenza e ad uno studio delle incro-stazioni. L’una e l’altro sono state possibili grazie alla generosa disponibilità del Laboratorio di Termo-luminescenza applicata all’Archeologia dell’Università di Milano, per la cui relazione tecnica a cura di N. Cuomo di Caprio, I. Mainoni, F. Sacchi e G. M. Spinolo, direttore del Laboratorio, rinvio all’appendi-ce [nell’edizione originale]. Come vi si può leggere, essa conclude con un’affermazione dell’autenticità delle coppette e delle incrostazioni e con la constatazione della possibilità che “l’età dei due reperti sia compatibile con l’età presunta (2042 anni)”. In altre parole è escluso che le coppette siano moderne: esse sono sicuramente antiche e possono (non v’è necessità) risalire ad una data intorno al 63 a.C.

Questo per quanto riguarda il supporto delle iscrizioni. Passiamo ora ad un esame più ravvicinato di queste ultime.

8. - Se ne possono considerare in primo luogo gli aspetti fonetico-morfologico-sintattici. Nella coppetta A notiamo:

a) Casius, con consonante semplice. L’alternanza ortografi ca di consonante semplice a geminata non è infrequente nel latino anche di età repubblicana24. Talora le due forme sono compresenti nella stessa iscrizione; cfr., limitandosi ad un esempio tratto dall’ambito onomastico, CIL, I2 1717 = ILLRP 921 (presso Frigento, I sec. a.C.): Blasius/Blassius.

b) Longinu(s). La caduta della -s fi nale è fenomeno comune che ammette più spiegazioni. Esso è comunque particolarmente frequente nei nominativi in -os e in -us25; cfr., ad es., CIL, I2 918 = ILLRP 1034 (Roma, a. 59): Philarguru(s).

c) quei. È noto che la desinenza classica in -i del nominativo plurale della seconda declinazione deriva da un antecedente -ei a sua volta riduzione di -oi26. La forma grafi ca quei è ancora dominante nel I sec. a.C., come si può vedere dalla sua ricorrente presenza nelle leggi epigrafi che di tutta l’età tardore-pubblicana (CIL, I2 p. 784, index vocabulorum).

d) sufragatur. Cfr. subfragium > suffragium > sufragium, con assimilazione regressiva totale ed eliminazione ortografi ca della geminata risultante27, ad es. in CIL, I2 593, rr. 84, 130 (Lex tabulae He-racleensis).

Nella coppetta B, oltre ad un’altra attestazione di quei e dell’errore che si riscontra nell’indicazione della carica (su ciò vd. ancora infra) si deve notare:

23 Per il piede dell’esemplare B un confronto può farsi, ad es., con una coppetta pubblicata da L. MERCANDO, in Not.Sc., 1974, pp. 126 e 131 nr. 2. fi g. 46. 24 V.A. GRAUR, Les consonnes géminées en latin, Paris 1929. 25 C. PROSKAUER, Das auslautende -s auf den lateinische In-schriften, Strassburg 1910; V. VÄÄNÄNEN, Le latin vulgaire

des inscriptions pompéiennes3, Berlin 1966, pp. 77-81. 26 R.G. KENT, The Forms of Latin, Baltimore 1946, pp. 72 sg.; V. PISANI, Grammatica latina storica e comparativa2, Torino 1952, pp. 197 sg. 27 A. MANIET, L’évolution phonétiques et les sons du latin ancien3, Louvain, Paris 1957, pp. 42 sgg.; V. VÄÄNÄNEN, In-troduction au latin vulgaire, Paris 1963, pp. 60 sg.

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a) tribun<at>u(m) con omissione della -m fi nale. Anche questo fenomeno, come la caduta della -s fi nale, ammette più spiegazioni; esso | si manifesta comunque in maniera imponente dall’epoca arcaica alla bassa latinità, tanto in documenti uffi ciali quanto, e più, nella lingua volgare28.

b) plebei, gen. sing. di plebs, o meglio di plebes, è forma ben nota: PRISC. Inst., 6, 59 (invenitur etiam plebes plebei), 7, 93 (sin autem consonantem habeat ante “es” corripitur… ut… “plebes plebei“plebes plebei“ ”);cfr., esattamente per tribunus plebei: CIC. Fam., 7, 27, I; SALL. Orat. Macri, 15; VARRO Ling., 5, 81; 6, 87; LIV. 3, 64, 10.

La struttura di entrambi i documenti, con un soggetto seguito da relativa, richiede un verbo sottinte-so che, secondo l’ipotesi teorica sopra espressa circa la funzione delle coppette, dovrebbe essere un ver-bo di dono. Ne risulterebbe che i donatori sarebbero, in un caso (Catilina) un sostenitore del candidato, nell’altro (Catone) il candidato stesso. Manca comunque, come si è detto, ogni confronto.

9. - Non così per il lessico tecnico impiegato in entrambe. Petere è il verbo per eccellenza con cui si esprime la candidatura e, come tale, è amplissimamente attestato. Usato assolutamente, esso signifi ca essere candidato. La carica cui si aspira, quando è indicata, segue all’accusativo ed è sempre espressa da sostantivo astratto: petere consulatum, praeturam, aedilitatem ecc. (cfr. petitio, petitor, competitor)29.Per l’epoca che ci riguarda e per il tribunato della plebe, cfr., ad es., CIC. Orat., 1, 25: C. Cotta, qui tum tribunatum plebis petebat, et P. Sulpicius, qui deinceps eum magistratum petiturus putabatur.

Anche suffragor, nel particolare signifi cato di sostenere la candidatura di qualcuno chiedendo al popolo di dargli i suoi suffragia, è verbo ben noto del linguaggio politico romano della tarda Repubblica (cfr. suffragatio, suffragator, suffragatorius)30. La persona a vantaggio della quale si compie la suffraga-tio, si pone al dativo; si veda, ad es., CIC. Sull., 68: tu mihi concedas necesse est hunc [scil. P. Cornelium Sullam], cum Catilinae suffragaretur, nihil de suo consulatu, quem iudicio amiserat, per vim recupe-rando cogitavisse. Il suffragator d’altronde, perché sia | effi cace, non deve essere di modesta condizione (CIC. Mur., 71: tenues, mi suffragantur, nihil valent gratia), ma appartenere al rango più elevato; sono infatti gli uomini illustri honore ac nomine, qui etiam si suffragandi studia non navant, tamen adferunt petitori aliquid dignitatis (Q. CIC., Comment. pet., 18).

Che non si indichi la carica alla quale aspira Catilina può non meravigliare se si considera che l’occasionalità del testo rendeva forse del tutto superfl ua una precisazione del genere. Anche a Pompei non mancano programmata che si limitano a chiedere il voto per un candidato o per una coppia di can-didati senza indicare la carica cui aspirano; ad es. CIL, IV 3294: C. Casellium et L. Albucium / Statia et Petronia rog(ant); / tales cives in colonia in perpetuo. È da notare comunque che lo stile di questi testi differisce da quello dei programmata pompeiani, che sono diversi anche nella natura.

10. - Altro aspetto che merita attenzione è quello dell’onomastica. Con tre personaggi ricordati, sono presenti nelle due coppette ben tre formule onomastiche diverse:

a) Nomen-cognomen (omesso il prenome): Casius Longinu(s).Praticamente ignota in precedenza, questa formula comincia a diffondersi alla fi ne della Repubblica

e se ne ha un certo numero di attestazioni anche in Cicerone, dove può presentarsi, sia in forma diretta, come sopra, sia in forma invertita (cognomen-nomen)31. Si sostenne in passato che la formula diretta

28 E. DIEHL, De M fi nali epigraphica, in Jahrb. Klass. Phi-lol., Suppl. 25, Leipzig 1899, pp. 1-327; M.L. PORZIO GER-NIA, Contributi metodologici allo studio del latino arcaico.La sorte di M e D fi nali, in Mem. Ac. Linc., ser. 8, 17, 4, 1974, pp. 111-338, in part. pp. 135-170. 29 HELLEGOUARCʼH, op. cit. (nt. 19), pp. 211-213, 218, 519.

30 HELLEGOUARCʼH, op. cit. (nt. 19), pp. 158-159, 176, 204. 31 H.L. AXTELL, Men’s Name in the Writing of Cicero, in Class. Philol., 10, 1915, pp. 392-397; J.N. ADAMS, Conven-tions of Naming in Cicero, in Class. Quart., n.s., 28, 1978, p. 145 nt. 1.

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32 AXTELL, loc. cit. (nt. 31); vd. già J. CURSCHMANN, Zur Inversion der römischen Eigennamen, I. Cicero bis Livius,Giessen 1900, pp. 14 sgg. 33 H. THYLANDER, La dénomination chez Cicéron dans les lettres à Atticus, in Acta Inst. Rom. Regni Sueciae, s. in 4°, 18 (Opusc. Rom., I), 1954, p. 156. 34 Ad es. appare deliberatamente neutro e non disdegnoso il tono di Att., 12, 11: De Pompei Magni fi lia tibi rescripsi nihil me hoc tempore cogitare.35 AXTELL, art. cit. (nt. 31), pp. 391-392; H. THYLANDER, Étude sur l’épigraphie latine, Lund 1952, pp. 103 sg.; ID.,

art. cit. (nt. 33), pp. 155 sg.; R. SYME, Imperator Caesar.A Study of Nomenclature, in Historia, 7, 1958, pp. 172 sg.; ADAMS, art. cit. (nt. 31), pp. 47, 149-153, 165. 36 Si veda anche, sempre per Catilina, CIC. Red. sen., 12, 33; Red. pop., 13. 37 AXTELL, art. cit. (nt. 31), p. 401; THYLANDER, art. cit. (nt. 33), pp. 158 sg.; ADAMS, art. cit. (nt. 31), pp. 146, 160 sgg. 38 Non v’era un altro Catilina con cui potesse essere confu-so; il nome non conobbe praticamente diffusione, né prima, né dopo, né durante la vita del personaggio che ci interessa: Thes. Ling. Lat., Onomasticon, II, coll. 259-261.

fosse usata, almeno in Cicerone, pressoché esclusivamente per individui di bassa condizione, ma l’affer-mazione fu dimostrata infondata dallo Axtell32. Più recentemente il Thylander, pur ammettendone l’uso anche per personaggi d’alto rango come Pompeo Magno ed Asinio Pollione, crede di sentirvi implicito “un certain dédain”33. Gli esempi addotti a sostegno di questa interpretazione non sono del tutto convin-centi34, mentre altri se ne possono addurre in | senso contrario, ad es. CIC. Acad., 2, 4, 11: nam aderant mei familiares, docti homines P. et C. Selii et Tetrilius Rogus; Fam., 13, 43, 1: Etsi plurimis rebus spero fore, ut perspiciam, quod tamen iampridem perspicio, me a te amari (la lettera è indirizzata Quintio Gallo). Sembra preferibile limitarsi alla constatazione che nell’epoca che c’interessa la formula esiste e non è esclusivamente riservata alle classi inferiori.

b) Praenomen-cognomen (omesso il gentilizio): M.M.M Cato. È la più tipica denominazione dei nobili romani della tarda Repubblica. Sul modo in cui essa si afferma e sul signifi cato che assume è stato scritto molto anche di recente; basterà dunque rinviare ad alcuni contributi specifi ci35. Un esempio tra i molti possibili dell’uso di questa denominazione per Catone: CIC. Mil., 44: Te, Q. Petili, appello optimum et fortissimum civem, te M. te M. te M Cato, testor, quos mihi divina quaedam sors dedit iudices.

c) Solo cognomen: Catilina. Che un potente si rivolgesse epistolarmente ad altra persona usando, per sè e per l’altro, il solo cognomen era considerato segno di grande amicizia; cfr. CIC. Dom., 22: litteras in contione recitasti, quas tibi a C. Caesare missas diceres “Caesar Pulchro”, cum etiam es argumenta-tus amoris esse hoc signum, quod cognominibus tantum uteretur. Altrove il solo cognomen può trovarsi usato però in contesti decisamente sprezzanti; cfr., ad es., CIC. Red. sen., 10: sed fuerunt duo consules quorum mentes angustae humiles parvae oppletae tenebris ac sordibus nomen ipsum consulatus… nec sustinere nec capere potuerunt… quorum alter me Catilinam amatorem suum multis audientibus, alter Cethegum consobrinum reposcebat36. Nelle orazioni, all’uso del solo cognomen per indicare un altro avvocato sembra piuttosto sotteso un certo spirito di colleganza. Non sembra dunque possibile conferire un valore univoco a questo tipo di denominazione37, sul cui uso non crederei vada inoltre sottovalutato il peso della notorietà del personaggio | e della capacità identifi cante (per Catilina ottima) dell’elemento cognominale preso isolatamente38.

Il maggior ostacolo ad una precisa valutazione di tutte e tre le formule onomastiche adottate viene comunque dalla nostra completa ignoranza dello ‘stile’ tipico delle iscrizioni di questo tipo, se ve ne furono, in rapporto agli scriventi ed ai destinatari.

11. - Da ultimo consideriamo i graffi ti da un punto di vista grafi co. L’analisi con il metodo della ter-moluminescenza, che ha stabilito l’autenticità della coppette, non ha ovviamente valore probatorio per l’autenticità dei graffi ti, se non nella misura, vaga, in cui conduce a rilevare una ‘possibile’ coincidenza di datazione del supporto con il testo iscritto. Lo studio delle incrostazioni, che avrebbe potuto essere

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1066 IV – VIRI FEMINAEQUE NOTABILES

determinante se si fossero trovate incrostazioni antiche all’interno e sopra i solchi delle lettere, non ha potuto d’altro canto essere d’aiuto per la totale mancanza di queste all’interno di entrambe le coppette. Secondo le dichiarazioni raccolte, tale assenza sarebbe dovuta, come si è detto, ad una disincrostazione ottenuta versando dell’aceto nei recipienti. Si aggiunsero più tardi altre operazioni tese a rendere più evidenti e fotografabili i testi, come una loro ripassatura con graffi te e, in altro momento, lo spolvero con talco. A quanto detto qui sulle incrostazioni ed alle osservazioni esposte in Appendice [nell’edizione originale], si può aggiungere soltanto che un esperimento effettuato sul piede della coppetta B ha con-fermato che esse sono effettivamente solubili mediante aceto.

Come si vede, le condizioni sono tali da assegnare all’esame paleografi co dei testi un’importanza del tutto particolare.

La scrittura adottata è una capitale classica ad andamento essenzialmente posato con commistio-ne di forme corsive, ossia una scrittura usuale tracciata direttamente sulle pareti interne, parzialmente vetrifi cate, delle coppette con la tecnica dello sgraffi o a mezzo di uno strumento a punta sottile. Essa è dunque sottoposta a più tipi di condizionamento, derivanti dal materiale, dalla scarsa adattabilità delle superfi ci curve e vetrifi cate a servire da supporto alla scrittura, dallo strumento e dalla tecnica di esecu-zione.

Il risultato si può analizzare, oltre che sulle foto, sui facsimili, cortesemente | eseguiti, per interessa-mento dell’amico Fausto Zevi, dall’arch. Mariani. Per la coppetta A, data la sua curvatura e la posizione dell’epigrafe si è preferito uno sviluppo del graffi to con particolare attenzione al rispetto per la forma, le dimensioni ed i rapporti reciproci tra lettere. Vi sono anche altri aspetti che distinguono tra loro i due graffi ti e ne consigliano un esame separato.

In primo luogo quello in A appare inciso con mano più leggera; più che sulla ciotola, il graffi to è tracciato sulla vernice che ne ricopre la superfi cie interna in modo che a noi non risulta sempre intera-mente percepibile. I caratteri, piuttosto inclinati a sinistra, sono mediamente più alti che in B e diverso è anche il loro rapporto modulare (altezza-larghezza), che, qui, tranne per la A e la G, si aggira intorno a 2, o è anche leggermente superiore. Per quanto riguarda il tratteggio, meritevoli di considerazione appaiono: la S, con modello a due tratti, e chiara tendenza alla verticalizzazione indotta dalla tecnica d’esecuzione e dal materiale; la C, forse anch’essa a due segni e con tendenza a trasformare le curve in segmenti rettilinei; la O, costituita da due elementi curvilinei con larga apertura in alto; la R, a due tratti. Meritano inoltre attenzione la F, la cui forma a due aste parallele di diseguale lunghezza costituisce in-trusione del fi lone corsivo in un contesto posato (cfr. la E è a quattro segni e non a due), e la Q, soltanto vagamente percettibile nella sua parte destra, la cui coda è tracciata con unico tratto insieme con la metà sinistra della lettera dando luogo a una forma di tipo corsivo che vedremo del tutto diversa da quella che si trova nell’altra coppetta. L’esecuzione è tutt’altro che impeccabile: in più di un luogo i segni sono ri-presi; il cattivo calcolo dello spazio ha obbligato inoltre a tralasciare una parola iniziata ed a riprenderla integralmente su un’altra riga. I punti divisori, ove percepibili, sono costituiti da piccoli trattini, obliquo l’uno, orizzontale l’altro.

Nella coppetta B il graffi to non è limitato alla vernice, ma incide nettamente, anche se non profon-damente, la ceramica. La scrittura, mediamente meno alta che in A, comincia con una grande lettera e va poi degradando progressivamente. Ciò rende immediatamente evidenti l’attacco e la fi ne del testo, la cui separazione è in qualche modo sottolineata da un segno divisorio particolare, costituito da due trattini paralleli quasi verticali, ossia da una specie di virgula geminata39. A | tratti inclinati a sinistra,

39 E.O. WINGO, Latin Punctuations in the Classical Age, The Hague-Paris 1972, p. 95, cfr. p. 104 e pp. 55 sg., ne

conosce attestazione soltanto nel Carmen de bello Actiaco (Pap. Herc.; 817 coll. B, r. 4).

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altri se ne alternano piuttosto pendenti a destra. Il modulo prevalente è di 1:4, il che signifi ca che la scrittura, in questa, risulta nel complesso meno slanciata che nell’altra. Per quanto riguarda il tratteggio, possiamo distinguere l’esame tra lettere che comparivano già nella coppetta A e altre che in quella non erano documentate.

Appartengono al primo gruppo, anzitutto, lettere come A, E, I, O, V, V, V C, L, M, M, M N, R, T, T, T delle quali null’altro si può dire se non che presentano tratteggio identico alle corrispondenti nella coppetta A, ma-nifestando nel contempo (attraverso l’orientamento, il modulo, la decisione e la profondità dello sgraf-fi o, la globale maggiore abilità scrittoria ed altri particolari minori) una sostanziale diversità di mano. In secondo luogo, nello stesso gruppo rientra la Q. Questa lettera merita particolare attenzione perché, oltre alle divergenze suindicate, ne fa registrare un’altra, maggiore e più profonda: il suo stesso tratteggio ap-pare infatti diverso (precisamente rovesciato) rispetto a quello che si riscontra nella prima coppetta. La coda, che là, come si è visto, sembra tracciata con unico tratto insieme con la metà sinistra della lettera, nella coppetta B si fonde indubitabilmente con la metà destra e rimane in basso una chiara apertura. In-fi ne vanno prese in considerazione le lettere, soltanto due, che compaiono in B, ma non in A. La prima di esse, P, presenta due volte la consueta forma, molto aperta, della capitale d’età repubblicana. Le due attestazioni della seconda lettera (B) s’impongono invece all’attenzione per l’apertura in basso, che co-stituisce una particolarità di tratteggio documentata nel I sec. a.C. ed è ben nota ai paleografi 40.

In conclusione i due documenti appaiono, dal punto di vista paleografi co, da un lato prodotti di mano diversa, dall’altro ciascuno coerente al suo interno. Tutte le forme grafi che usate trovano riscontro o sono inquadrabili nella scrittura usuale del I sec. a.C.41.

12. - Coerentemente con le premesse, non si concluderà con un giudizio globale sui due documen-ti. Nelle pagine che precedono ci si è proposto di evidenziarne caratteristiche, congruità e diffi coltà, analizzandoli e raccogliendo attorno ad essi materiali di confronto. La rassegna dei problemi posti dai due documenti non potrebbe tuttavia considerarsi completa senza che il lettore sia chiamato a rifl ettere su altri punti ognuno dei quali, francamente parlando, è tale da fornire ragioni non lievi di perplessità e sospetto, pur dopo i risultati dell’analisi cui l’insieme è stato sottoposto. Essi sono:

a) l’incertezza gravante su ogni reperto senza confronti, che non provenga da scavo regolare; b) il fatto che due coppette eccezionali come queste vengano a proporsi alla nostra attenzione con-

temporaneamente; c) il riguardare esse proprio due personaggi come Catilina e Catone; d)d)d il rinviare entrambi i documenti, appoggiandosi l’uno all’altro, al fatidico anno 63; e) l’ampiezza delle fonti disponibili per un aspirante falsario e la loro accessibilità anche a un livello

di cultura classica non elevatissimo.

40 J. MALLON, La lettre B, in Arts et métiers graphiques, 61, 1938, pp. 19-22; ID., Remarques sur les diverses formes de la lettre B dans l’écriture latine, in Bibliothèque de l’École des Chartes, 99, 1938, pp. 229-242; ID., Paléographie ro-maine, Madrid 1952, pp. 34 sg., 43-47, 109; R. MARICHAL, La B “à panse à droite” dans l’ancienne cursive romaine et les origines du B minuscule, in Studi in onore di C. Mana-resi, Milano 1953, pp. 345-363; G. CENCETTI, Ricerche sulla scrittura latina nell’età arcaica. I, Il fi lone corsivo, in Bull.Arch. Pal. Ital., n.s., 2-3, 1956-57, parte I, pp. 194 e 204; A.

PETRUCCI, Nuove osservazioni sulle origini della B minusco-la nella scrittura romana, in Bull. Arch. Pal. Ital., ser. 3, 2-3, 1963-64, pp. 55-72. 41 Mancano adeguate trattazioni generali; una buona se-rie di confronti si troverà raccolta da W.S. FOX, The Johns Hopkins Tabellae Defi xionum (Suppl. to the Am. Journ. Phi-lol., 33, 1), Baltimore 1912, tav. VIII; vd. anche H.B. VAN HOESEN, Roman Cursive Writing, Princeton 1915, tavv. A-C e L. SCHIAPARELLI, La scrittura latina nell’età romana, Como 1921, pp. 39-105.

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1068 IV – VIRI FEMINAEQUE NOTABILES

Mi limito, per il momento, ad enunciarli ed a proporli all’attenzione con quelli già sopra esaminati. Altri vorranno certamente esprimere il loro punto di vista su questi documenti, comunque – a mio avviso – meritevoli di segnalazione. Ulteriori indagini in corso e il dibattito, in funzione del quale queste pagine sono state scritte, è da credere che non mancheranno d’introdurre nella questione nuovi, utili, elementi di giudizio.

NOTA COMPLEMENTARE – AE 1979, 63-64. – AE 1979, 63-64. – AE Omesse in CIL, I2, 4 (1986), le coppette sono invece registrate in CIL, VI 40897 e 40904. – Donate al Dipartimento epigrafi co del Museo Nazionale Romano, sono ora esposte in una vetrina della sala tardore-pubblicana. – Molto (forse troppo) cauto nella prima presentazione per le ragioni che ho indicato; mi sono via via andato con-vincendo della loro autenticità. Gli indizi a favore della stessa mi sembrano infatti preponderanti. Comunque negli studi succes-sivi le coppette sono state per lo più sfortunatamente ignorate – Candidature che non hanno avuto successo: T.R.S. BROUGHTON, Candidates defeated in Roman Elections (Trans. Proc. Am. Philos. Soc., 81, 4), 1991, pp. 10 nr. 11 (Cassius Longinus), 19 nr. 33 (Catilina). − Sulla procedure, legali e no, adottate nella propaganda elettorale della tarda età repubblicana: E. DENIAUX, De l’ambitio à l’ambitus. Les lieux de la propagande et de la corruption électorale à la fi n de la République, in L’Urbs (CEFR, 98), Roma 1987, pp. 279-304 (sulle coppette: p. 302 nt. 105); A. LINTOTT, Electoral Bribery in the Roman Republic, in Journ. Rom. Stud., 80, 1990, pp. 1-16; A. YACOBSON, Elections and Electionering in Rome. A Study in the Political System of the Late Republic, Stuttgart 1999. − Per Pompei: R. BIUNDO, La propaganda elettorale a Pompei, in Athenaeum, 91, 2003, pp. 53-116. − Scritte di propaganda e monumenti: C. ZACCARIA, Scriptor: lo scrittore che non deve scrivere, in Serta antiqua et mediaevalia, 6 (Usi ed abusi epigrafi ci), Roma 2003, pp. 237-255.

1 - Coppetta A (profi lo). 2 - Coppetta A (fondo esterno).

9 - CATILINA E CATONE CANDIDATI 1069

3 - Coppetta A (interno, I sezione). 4 - Coppetta A (interno, II sezione).

5 - Coppetta A (interno, III sezione). 6 - Coppetta A (interno, IV sezione).

1070 IV – VIRI FEMINAEQUE NOTABILES

7 - Coppetta A (profi lo e sezione).

8 - Coppetta A (facsimile del graffi to interno).

9 - CATILINA E CATONE CANDIDATI 1071

9 - Coppetta B (profi lo). 10 - Coppetta B (fondo esterno).

1 - Coppetta B (interno, bagnato).11 - Coppetta B (interno, asciutto).

1072 IV – VIRI FEMINAEQUE NOTABILES

13 - Coppetta B (profi lo e sezione).

14 - Coppetta B (facsimile del graffi to interno).