Italia, distribuzione avanti tutta! - MHT · RICCIONE - L’Italia è il terzo mercato europeo...

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5 agosto 2015 Italia, distribuzione avanti tutta! Al Forum It, organizzato come ogni anno dall'agenzia Grandangolo, sono stati presentati i dati Context sul mercato europeo della distribuzione: al nostro Paese va la medaglia di bronzo per fatturato, con un tasso di crescita tra i maggiori. A commentare la ricerca e lo scenario italiano di Digital Transformation, un ventaglio di player It RICCIONE - L’Italia è il terzo mercato europeo della distribuzione. Secondo i dati del primo trimestre 2015 rilasciati da Context, società di consulenza It con headquarter a Londra, il nostro Paese si posiziona sul podio dopo Regno Unito-Irlanda e Germania, grazie a una crescita del 13,4% rispetto al Q1 2014: il fatturato ha raggiunto quota 1,463 miliardi di euro su un totale europeo che vale 14,74 miliardi di euro (+2,6% la crescita anno su anno). La buona notizia arriva dalla sedicesima edizione del Forum It di Grandangolo, l’evento annuale che riunisce vendor e partner di canale per fare il punto su tecnologie e scenari della digital economy, con uno sguardo privilegiato sul contesto nazionale. La distribuzione italiana in numeri “Il target di riferimento maggiore per la distribuzione italiana - racconta Isabel Aranda, Country Manager di Context per l’Italia - è rappresentato dalle Pmi (40% dello share), seguite dai Retailers (35%) e dai Corporate Resellers (25%). I top vendor nel canale distributivo sono Hp con una quota del 17% (+1% la crescita annuale nello scorso trimestre), Apple (16%, +43%) e Samsung (9%, +22%)”. Tra i migliori performer del Q1 2015, una nota di rilievo spetta a Lenovo, che si classifica al quarto posto in termini di share (5%), con una crescita annuale del 56% (al risultato ha contribuito in maniera determinante l’acquisizione della divisione server x86 di Ibm: in questo specifico segmento, il produttore cinese ha registrato un aumento anno su anno delle vendite attraverso il B2B channel pari al 251%). “Il mobile computing (notebook e tablet) - continua Aranda - è il settore che pesa di più sul mercato distributivo (21%, nonostante un calo di performance anno su anno pari al 3%). Le telecomunicazioni (tra cui la componente smartphone) sono in seconda posizione, con una quota del 16%, e continuano a mostrare un importante tasso di crescita annuo (+112% il dato relativo al primo trimestre 2015)”. Medaglia di bronzo per software & licenze (10% del mercato, con una crescita del 2%), mentre alla quarta posizione si attesta il segmento consumabili per stampanti in lieve calo (10%, -1%). “Le vendite dei desktop (quinto posto) - prosegue Aranda - sono aumentate del 12%, grazie alla dismissione del sistema operativo Microsoft Xp e alla necessità di refresh tecnologico. Risultati di rilievo sono stati registrati

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5 agosto 2015

Italia, distribuzione avanti tutta!

Al Forum It, organizzato come ogni anno dall'agenzia Grandangolo, sono stati presentati i dati Context sul mercato europeo della distribuzione: al nostro Paese va la medaglia di bronzo per fatturato, con un tasso di crescita tra i maggiori. A commentare la ricerca e lo scenario italiano di Digital Transformation, un ventaglio di player It

RICCIONE - L’Italia è il terzo mercato europeo della distribuzione. Secondo i dati del primo trimestre 2015 rilasciati da Context, società di consulenza It con headquarter a Londra, il nostro Paese si posiziona sul podio dopo Regno Unito-Irlanda e Germania, grazie a una crescita del 13,4% rispetto al Q1 2014: il fatturato ha raggiunto quota 1,463 miliardi di euro su un totale europeo che vale 14,74 miliardi di euro (+2,6% la crescita anno su anno). La buona notizia arriva dalla sedicesima edizione del Forum It di Grandangolo, l’evento annuale che riunisce vendor e partner di canale per fare il punto su tecnologie e scenari della digital economy, con uno sguardo privilegiato sul contesto nazionale.

La distribuzione italiana in numeri

“Il target di riferimento maggiore per la distribuzione italiana - racconta Isabel Aranda, Country Manager di Context per l’Italia - è rappresentato dalle Pmi (40% dello share), seguite dai Retailers (35%) e dai Corporate Resellers (25%). I top vendor nel canale distributivo sono Hp con una quota del 17% (+1% la crescita annuale nello scorso trimestre), Apple (16%, +43%) e Samsung (9%, +22%)”. Tra i migliori performer del Q1 2015, una nota di rilievo spetta a Lenovo, che si classifica al quarto posto in termini di

share (5%), con una crescita annuale del 56% (al risultato ha contribuito in maniera determinante l’acquisizione della divisione server x86 di Ibm: in questo specifico segmento, il produttore cinese ha registrato un aumento anno su anno delle vendite attraverso il B2B channel pari al 251%).

“Il mobile computing (notebook e tablet) - continua Aranda - è il settore che pesa di più sul mercato distributivo (21%, nonostante un calo di performance anno su anno pari al 3%). Le telecomunicazioni (tra cui la componente smartphone) sono in seconda posizione, con una quota del 16%, e continuano a mostrare un importante tasso di crescita annuo (+112% il dato relativo al primo trimestre 2015)”. Medaglia di bronzo per software & licenze (10% del mercato, con una crescita del 2%), mentre alla quarta posizione si attesta il segmento consumabili per stampanti in lieve calo (10%, -1%). “Le vendite dei desktop (quinto posto) - prosegue Aranda - sono aumentate del 12%, grazie alla dismissione del sistema operativo Microsoft Xp e alla necessità di refresh tecnologico. Risultati di rilievo sono stati registrati

anche sul fronte server computing (+16%, in tredicesima posizione con una quota del 2% sul panel complessivo) e dal mondo data center networking and security (+27%)”.

Verso l’It Transformation

A commentare i risultati dell’analisi, calati in un contesto di Digital Transformation, un ventaglio di specialisti It: Brocade (prodotti di networking), Centro

Computer (consulenza per virtualizzazione, cloud, netwoking, sicurezza, Uc), Emerson Network Power (software, hardware e servizi per datacenter), Mht (consulenza Erp e Crm), Panda Security (strumenti di protezione), Riverbed (soluzioni per l’Application Performance Infrastructure), SinTau (servizi di sviluppo hardware e software per l’industria), Zycho (distribuzione).

“Stiamo spingendo sul cloud - racconta Roberto Vicenzi, VP di Centro Computer -, ma il fatturato si fa ancora su pc, stampanti e toner. In sostanza, si investe sull’as-a-service ma si guadagna sull’on-premise e commodity: dobbiamo convincere i clienti a innovare per crescere”.

“Le aziende hanno budget ridotti - interviene Paolo Lossa, Regional Director Italia e Iberia di Brocade -, ma sono consapevoli della necessità del cambiamento. Il contesto obbliga a refresh tecnologici ‘di routine’ e meno spazio viene dedicato all’innovazione tout court. Bisogna puntare su soluzioni nuove che permettono di spendere meno e ottenere di più: ad esempio, il New Ip [un approccio olistico alla gestione delle reti in direzione del Software Defined Networking e della Network Functions Virtualization, ndr], che rappresenta un megatrend per il networking e l’inizio di una parabola ascendente verso le reti virtualizzate”.

Valter Villa, Country Manager Italia di Riverbed, sottolinea come le aziende siano interessate ai nuovi paradigmi di It Transformation, ma siano ancora riluttanti nell’avviare i progetti, frenate dal timore verso il cambiamento: “A volte si preferisce aggiungere cavi più grandi o linee più capaci piuttosto che rivedere il disegno architetturale”.

Franco Coin, Amministratore Delegato e Socio Fondatore di Mht, riflette sulla mancata opportunità di rinnovamento delle aziende italiane durante la recessione: “Non bisognerebbe parlare solo di crisi, ma di trasformazione: nel nostro Paese, poche imprese hanno saputo cogliere l’occasione. Spesso i Cio si trovano in affanno rispetto alle nuove richieste del business che punta ai modelli digitali e utilizzano i costi come argomento di difesa per non praticare scelte innovative. Il problema è che in Italia mancano referenze di progetti innovativi: spesso, l’imprenditore è disposto a credere nei vantaggi competitivi di una soluzione solo quando ne constata i ritorni presso la concorrenza”.

Ercole Tina, Direttore Commerciale di SinTau, evidenzia le carenze di un sistema Paese che non favorisce, ma ostacola l’innovazione, privo di una politica a sostegno delle startup: “Finché l’Italia e le Pmi nazionali peccheranno di visione, l’It continuerà a essere percepito come un centro di costo e un obbligo in una prospettiva di conservazione”.

Cloud e innovazione fanno ancora paura

Cristina Rebolini, Channel Sales Director Italia di Emerson Network Power, mette in luce gli aspetti principali della datacenter transformation: il focus si sposta dalla disponibilità

all’efficienza, dalla potenza di calcolo alla capacità di archiviare, analizzare e gestire le informazioni sulla spinta dei big data. “In Italia - dice - si sta ricominciando a parlare di datacenter in modo importante: il cloud ha dato un forte impulso al ripensamento delle infrastrutture, ma se alcune aziende si stanno muovendo, molte sono rimaste in attesa”.

Anche Antonio Falzoni, Product Marketing Manager Italia di Panda Security, lamenta la diffidenza delle Pmi italiane verso i nuovi modelli as-a-service, in un contesto dove la sicurezza, sempre più necessaria dato il proliferare di nuovi dispositivi, applicazioni e sistemi operativi, viene ancora percepita come un dazio: “Il mercato ha un atteggiamento schizofrenico nei confronti della nuvola: restio in alcuni contesti, ma propenso verso altri; basti pensare al successo del 730 online [dopo 5 giorni dall’apertura del servizio, l’Agenzia delle Entrate ha comunicato che sono stati 920mila i contribuenti che hanno effettuato l’accesso online alla propria dichiarazione, ndr] o alla diffusione della webmail”

“Innovare in Italia fa paura - conclude Piera Loche, Managing Director Italia di Zycko -. Come distributore, siamo presenti in 16 Paesi e la nostra country è spesso il fanalino di coda: i prodotti che all’estero suscitano immediato interesse da noi prendono piede anche con due anni di ritardo. Bisogna fare capire alle aziende e ai partner quali sono i reali vantaggi delle tecnologie, affinché non vengano soltanto acquistate, ma anche effettivamente e correttamente utilizzate”.

http://www.zerounoweb.it/news/italia-distribuzione-avanti-tutta.html

11 agosto 2015

MHT inaugura i nuovi uffici di Roma e prosegue il suo percorso di

crescita

MHT, system integrator attivo nel settore dei sistemi gestionali ERP e CRM basati su

piattaforma Microsoft Dynamics, consolida il proprio posizionamento nel mercato italiano e

annuncia l’apertura della nuova sede di Roma, situata nel prestigioso Palazzo Pallavicini

Rospigliosi, davanti al Quirinale. L’inaugurazione dei nuovi uffici conferma l’andamento positivo

della società, che nel 2014 ha registrato un incremento di fatturato superiore al 10% e

ampliato il portfolio clienti, comprendente un totale di oltre 100 aziende in diversi settori. La

sede di Roma, inoltre, sarà un altro punto strategico per rafforzare la penetrazione nei mercati,

indirizzando nuove aree di business ed entrando in contatto con numerose realtà locali, per

supportarle nella loro evoluzione tecnologica con l’integrazione delle soluzioni Microsoft. MHT

conta attualmente 9 sedi, situate, oltre che a Roma, a Treviso, Milano, Padova, Savona,

Modena, Teramo, Catania e Belgrado, nelle quali operano più di 170 consulenti e tecnici

qualificati e certificati. La struttura, già ampliata nell’ultimo anno, prevede un ulteriore

potenziamento nei prossimi mesi, con l’ingresso di nuove risorse tecniche e consulenziali che

contribuiranno allo sviluppo di nuovi progetti e al consolidamento di quelli esistenti.

MHT resta un punto di riferimento di eccellenza per le soluzioni Microsoft: se i focus rimangono

Microsoft Dynamics AX e Microsoft Dynamics CRM, aumenta l’attenzione alle sfide proposte dai

clienti e dalle tecnologie, in un’ottica di integrazione a tutto tondo, e si concentrerà, oltre che

su Microsoft Dynamics NAV, sulle altre soluzioni Microsoft (Sharepoint, Power BI ecc.) e sul

supporto di Big Data e Internet of Things. La società è attiva nei settori del Manufacturing, in

particolare Life Science, Food, Produzione Discreta e di Processo, Professional Services e

Fashion e sta rafforzando il proprio impegno per estendere il raggio d’azione in nuovi ambiti,

come quello della Pubblica Amministrazione, delle Utilities e del Finance.

http://www.datavaluemagazine.com/contents/news/it/20150811/mht_inaugura_i_nuovi_uffici

_di_roma_e_prosegue_il_suo_percorso_di_crescita

11 settembre 2015

L’Italia ha paura della trasformazione?

Giunto alla sua sedicesima edizione, anche quest’anno Forum It, organizzato da Grandangolo, si è posto l’obiettivo di costruire, con il contributo di una società di analisi di mercato, vendor, distributori e rivenditori presenti sulla scena nazionale, uno spaccato non solo dello stato di salute dell’It nel nostro Paese, ma anche delle tendenze in atto in termini di innovazione e opportunità di crescita.

Ad aprire i lavori Isabel Aranda, country manager di Context Italy, che ha portato in evidenza quanto emerge dal panel della società di ricerca, che copre 320.000 rivenditori in tutta Europa e del quale fanno parte sia realtà internazionali, sia operatori di respiro prettamente locale. Di primo acchito, i dati sono incoraggianti. Aranda parla di un mercato italiano in crescita a due cifre, attestato a 1,463 miliardi di euro, con un +13,4 per cento anno su anno, quasi il doppio della media europea. Parliamo di distribuzione, naturalmente, e in questo ambito, e sempre relativamente al panel d riferimento, sono le Tlc a fare la parte del leone: grazie agli smartphone mettono a segno un +112 per cento, seguite dalle soluzioni per datacenter, networking e sicurezza, che crescono del 27 per cento, dai server, con un +16 per cento. Decisamente più modeste le crescite sul versante software, con un contenuto +2%, mentre l’area stampanti risulta in calo dell’1%.

È uno scenario in completa trasformazione, nel quale nuovi paradigmi di fatto influenzano i comportamenti di acquisto delle imprese e dei privati. Così, è pur vero che per un corporate dealer come Centro Computer, la vendita di pc, stampanti e toner resta ancora parte centrale del business, tuttavia il suo ruolo emerge chiaro, come spiga il vice presidente Roberto Vicenzi, quando si tratta di “convincere i clienti che è necessario innovare per crescere, tenendo conto dei loro bisogni di risparmi, ma anche delle loro necessità”. E questo ruolo di supporto alla crescita dei suoi clienti, Centro Computer se lo è ricavato investendo, ad esempio, in ambiti strategici, a partire dal cloud, dalle unified communication, dal software defined datacenter o ancora dal networking e dalla sicurezza. E un po’ ironicamente Vincenzi chiosa: “dopo anni in cui le imprese hanno continuato a tagliare e risparmiare, oggi devono per forza tornare a investire”.

Che si torni a investire lo sottolinea anche Emiliano Cevenini, Vice President Sales AC Power di Emerson Network Power Emea, che evidenzia nel contempo come stia cambiando la direzione di spesa. Nel caso della sua azienda, che opera nell’ambito delle soluzioni per la continuità, la dissipazione termica e l’efficienza energetica, i Cio che prima si focalizzavano soprattutto sulla disponibilità, “oggi guardano all’efficientamento con investimenti anche di lungo respiro, E questo nonostante oggi la potenza richiesta in rapporto alla capacità elaborativa sia decisamente inferiore rispetto al passato. Sono, semplicemente, entrati in gioco altri parametri: anche per quanto riguarda i big data, si è passati dalla potenza computazionale, alla conservazione e all’accessibilità”.

Concorda Paolo Lossa Brocade, Regional Director di Brocade Italia e Iberia: “Ci sono aziende – racconta – che, malgrado la situazione complessiva resti difficile sotto il profilo finanziario, continua a investire su It”. Il tema caldo è quello dell’It transformation, che si affianca alla gestione dello status quo. “Il rischio è che per mantenere e manutenere l’esistente, resti sempre meno budget dell’innovazione. La chiave è identificare le nuove componenti tecnologiche che consentono di innovare pur spendendo meno”. Si parla dunque di virtualizzazione dell’infrastruttura di rete, in direzione Software Defined

Networking (SDN) e Network Functions Virtualization (NFV): “E’ la New IP, tutta costruita secondo un modello pay per use”.

Meno positivo è invece il riscontro di Walter Villa, country manager di Riverbed, secondo il quale nonostante tecnologicamente si siano fatti passi da gigante – nel caso della sua azienda parliamo di soluzioni per l’analisi del traffico di rete e la Wan Optimisation – “per molte aziende resta difficile abbracciare il cambiamento. L’ottimizzazione, ad esempio, non è più solo compressione, ma alla fine quando è il momento di decidere si preferisce magari acquistare la banda maggiore dai carrier, nonostante le evidenze dei benefici significativi”.

Qualche perplessità la solleva anche Franco Coin, Ceo di Gruppo MHT. A suo vedere un certo numero di imprese, purtroppo ancora piccolo, ha colto il momento di trasformazione. “Queste imprese stanno andando benissimo. Per altro molte si sono aperte all’internazionalizzazone: chi ha prodotti sofisticati e appetibili fuori Italia, ha aperto all’estero mantenendo una forte presenza nel Paese. Parliamo però di un 20 per cento delle imprese italiane e purtroppo quasi tutte al Nord Ovest, poche nel Nord Est e quasi nessuna al Sud”. Quello che manca, continua la sua riflessione, è l’altra staffa della trasformazione, ovvero le aziende estere che vengono in Italia. Ma c’è anche un problema di atteggiamento mentale: “Abbiamo troppi caporali coraggiosi, abbiamo bisogno di capitani, gente che è capace di mettersi davvero in gioco, aziende in grado di costituire una vera infrastruttura It che tenga conto che è cambiato l’interlocutore. Siamo nell’era delle digital people e con il fatto che tutti cominciano ad avere un minimo di cultura digitale, parte il modello confusionario. Chi ha un telefonino vuole diventare Cio,e il Cio, di converso, si chiude in difesa e pone come ostacolo i soldi e la loro mancanza”. Non c’è tuttavia pessimismo nelle sue parole: “I nostri imprenditori illuminati sanno che gli investimenti nel sistema informativo sono per il loro bene, C’è paura ma non chiusura. Siamo disposti a soffrire se poi le cose funzionano: abbiamo bisogno di esempi positivi, non fermiamoci solo alle startup”.

A una delle leve considerate più significative oggi, vale a dire l’Internet delle cose, guarda ad esempio Sin Tau, azienda con sede a L’Aquila, nata nel post terremoto sulle ceneri di quello che era il polo tecnologico del capoluogo. Ercole Tina racconta delle attività nell’ambito dello sviluppo e della ricerca, ma confessa che la sua azienda è oggi al bivio: “Dobbiamo decidere se diventare produttori o restare sulla ricerca e sviluppo – dichiara, mettendo il luce il punto dolente – . In Italia è difficile fare impresa e impresa innovativa. Non troviamo un sistema trainante, ma ostacoli: il nostro tempo lo impieghiamo a saltare gli ostacoli, questo significa distrarre risorse dall’innovazione. Deve cambiare un po’ la visione”. Gli fa eco Piera Loche, managing director di Zycko, che, dal suo osservatorio di distributore sottolinea: “Innovare fa paura, l’ italiano per natura non è un innovatore, guarda con curiosità, capisce che ci sono opportunità, ma non si butta. Da distributore paneuropeo vedo che l’Italia è fanalino di cosa. Gli altri Paesi quando arrivano nuove soluzioni hanno pipeline, hanno progetti. A noi ci vogliono due anni per partire. La chiave di volta è far capire i vantaggi competitivi, anche quando non è un vendor di primo livello a presentare soluzioni innovative”.

Antonio Falzoni, Product Marketing Manager di Panda Security, torna sull’innovazione portata dall’Internet delle Cose e sottolinea come fare innovazione significhi prendere in considerazione tutti gli aspetti legati ai nuovi paradigmi. E dal suo punto di vista non può non citare la sicurezza: “Andiamo verso un mondo dove non si parla più di quanti dispositivi per utente, ma di migliaia, milioni di oggetti, con sistemi operativi e applicazioni tra le più disparate. Nell’IoT è importante che la sicurezza sia integrata nell’hardware e che si pensi a funzioni e scopi delimitati e definiti per ciascun oggetto connesso. È evidente che c’è spazio per nuove soluzioni e servizi, anche in modalità SaaS, in grado di gestire questa complessità”.

Chiosa Franco Coin: “Ci piace l’Internet of Everything, ma non possiamo dimenticare che serve anche il management of everything; non basta mettere l’intelligenza su un oggetto, devo trovare la logica per cui queste cose diventino non solo una montagna di big data siano occasione di trasformazione, di reazione, di business”.

http://www.01net.it/litalia-ha-paura-della-trasformazione/

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