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Informazioni generali:
DURATA DEL VIAGGIO: 14 – 15 giorni.
PERIODO DEL VIAGGIO CONSIGLIATO: Tutto l’anno.
COME ARRIVARE: In auto. Perugia dista da Milano 450km (5 ore), mentre da
Roma dista 175km (2 ore). Il Monte Argentario invece dista
da Milano 475km (5 ore), mentre da Roma dista 140km (2
ore).
FUSO ORARIO: ///
DOCUMENTI NECESSARI: Carta d’Identità.
PATENTE RICHIESTA: Patente Italiana.
RISCHI SICUREZZA E SANITARI: Nessuno.
MONETA: EURO.
TASSO DI CAMBIO: ///
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Descrizione del viaggio:
1° giorno: AREZZO, CORTONA
La prima giornata di questo splendido tour tra i tesori dell’Italia centrale trova la sua ragion d’essere esplorando le due principali località
artistiche che contraddistinguono la piana fluviale nota come Val di Chiana, una pianura ricca e urbanizzata che sorge giusto a cavallo del
confine tra Toscana e Umbria e si risolve a sud nelle poco profonde e quiete acque del Lago Trasimeno.
Arezzo è una località vivace e spregiudicata uscita ridimensionata ma non distrutta dai bombardamenti che la colpirono nella seconda
guerra mondiale e offre oggi uno spaccato di autentica località toscana senza però essere invasa da una moltitudine di turisti che tendono
infatti, stranamente, ad escluderla dai loro itinerari. Schierata fieramente al fianco dell’imperatore durante i famosi dissidi tra ghibellini e
guelfi medievali cadde sotto il giogo fiorentino già nel 1384 ma dei tempi andati si conservano abitudini e scorci come quelli apprezzabili in
Piazza Grande (grandiosa durante i festeggiamenti della Giostra del Saracino in giugno e settembre) o l’usanza delle passeggiate lungo
Corso Italia, asse portante del nucleo storico aretino e epicentro delle attività commerciali cittadine. Piazza Grande è davvero uno degli
slarghi urbani più insigni d’Italia con una profusione di palazzi aristocratici che vi si affacciano e disegnano una sorta di libro visivo della
storia dell’architettura italiana dal medioevo al settecento, particolarmente coinvolgente durante la mensile fiera antiquaria che vi si tiene.
Monumento principale di Piazza Grande è la romanica Pieve di Santa Maria in arenaria, più volte modificata nel corso dei tempi.
Particolarmente significativi sono i rilievi dei Mesi nella lunetta sopra il portone centrale e il grandioso polittico di Pietro Lorenzetti che
troneggia imperioso sopra l’altare maggiore. Diramandosi nelle laterali che incrociano Corso Italia non mancate quindi di raggiungere la
gotica chiesa trecentesca di San Francesco con mirabile copertura interna della navata centrale a capriate che presenta un meraviglioso
ciclo di affreschi noto come Leggenda della Croce di Piero della Francesca che impreziosiscono la sua Cappella Bacci. Imboccate quindi la
storica Via Cavour che con andamento serpeggiante nel cuore medievale di Arezzo vi condurrà lesti fino al Museo d’Arte Medievale e
Moderna che conserva mirabili lavori di maestri medievali misconosciuti ai più ma capaci di realizzazioni davvero sorprendenti che vi
faranno riflettere sulla quantità e qualità di genio artistico che ha permeato la realtà toscana in epoca rinascimentale e medievale. A tal
proposito non perdetevi anche l’adiacente Casa Vasari che il maestro volle disegnare, costruire e personalmente ornare con affreschi nel
‘500. Dopo esservi concessi un rigenerante pasto in uno dei numerosissimi e deliziosi ristoranti che abbondano nel centro storico aretino non
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dimenticate infine di raggiungere il Duomo locale, una possente costruzione cinquecentesca con singolare facciata neogotica di recente
realizzazione (1901-1914) che sorge in posizione dominante su Arezzo e da cui si godono belle viste globali della città.
Una vista d’insieme sulla medievale e suggestiva Piazza Grande di Arezzo, quindi due dei suoi tesori artistici più famosi: il Polittico di Pietro
Lorenzetti nella Pieve di Santa Maria e la fastosa Cappella Bacci in San Francesco affrescata da Piero della Francesca.
Nel pomeriggio muovetevi quindi alla volta di Cortona (30km, 40 minuti), un borgo antico ubicato in posizione straordinariamente
panoramica sulla Val di Chiana che in passato seppe dare i natali a due famosi artisti come Luca Signorelli e Pietro da Cortona. Forse
l’aspetto più interessante di Cortona sono proprio le grandiose viste panoramiche che si aprono sulle colline e sulle terre toscane stando
immersi tra un dedalo urbano immacolato che sembra uscito proprio da una trasposizione temporale ardita. Oltre alle viste Cortona appare
interessante anche come meta per passeggiate romantiche alla ricerca di angoli dimenticati e suggestivi, come quelli che si aprono nelle
centrali Piazze della Repubblica e Signorelli. Per i cultori dell’arte poi un paio di luoghi imperdibili sono i centrali Museo Diocesiano e
Museo dell’Accademia Etrusca che esplorano il primo il mondo della pittura medievale locale (con lavori di Pietro Lorenzetti, Luca
Signorelli, Beato Angelico su tutti) e il secondo che annovera reperti come il Lampadario bronzeo con Satiri e Sirene, monete, sigilli e gemme
risalenti all’epoca d’oro del potere etrusco sul centro Italia. Per chi volesse intrattenersi Cortona offre anche succulente ristorazioni per la
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cena. Quale che sia la vostra scelta per dove intrattenervi per desinare il suggerimento è poi di convogliare verso Perugia per la nottata
(50km, 45 minuti).
Una romantica Piazza Signorelli di stampo spiccatamente medievale fa da fulcro della cittadina di Cortona da cui si godono splendide viste
panoramiche sui dintorni con scorci anche del vicino Lago Trasimeno.
2° giorno: PERUGIA
Abbarbicata su una collina che domina la piana umbra dove si insinua ancora cristallino il fiume Tevere Perugia è una realtà affascinante,
amichevole e amabile che saprà conquistarvi con la sua urbanistica schiettamente medievale, i suoi vicoli acciottolati, i suoi palazzi
aristocratici e la sua insolitamente frizzante e diversificata vita notturna. Perugia è infatti una delle sedi universitarie più importanti d’Italia
con una comunità studentesca nutrita e scalpitante che anima volentieri i dehors dei bar affacciati sulle sue piazzette, le terrazze dei
ristoranti tipici , le platee dell’Umbria Jazz e si intrattiene volentieri nelle strade del centro cittadino, chiacchierando, flirtando e
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raccogliendosi attorno ad improvvisati musicanti di strada cantando e danzando nella notte.
La visita di Perugia non può che avere inizio che da Piazza IV Novembre, storico centro del potere politico e religioso cittadino che sorge
laddove gli etruschi vi imperniarono il proprio villaggio e i romani vi posero il foro. Questo elegante salotto raccoglie tutte le principali
attrattive monumentali perugine ad iniziare dall’emblema cittadino: la duecentesca Fontana Maggiore formata da due vasche marmoree
concentriche adorne di sculture e rilievi raffiguranti i Mesi dell’Anno mediante figure allegoriche medievali. Sul lato settentrionale della
piazza si staglia la Cattedrale caratterizzata da una grezza facciata gotica del 1345 e da decorazioni in marmi bianchi e rosa che fu però più
volte ammodernata e modificata nel corso dei secoli. A fianco di questa discende poi la pittoresca Via Maestà delle Volte, una delle strade più
squisitamente autentiche della realtà medievale perugina con una serie di abitazioni del ‘200 e ‘300 alternate a scuri voltoni. Tutto il lato
occidentale di Piazza IV Novembre è poi occupato dal maestoso Palazzo dei Priori, uno degli esempi più eclatanti dell’architettura pubblica
dell’epoca comunale italiana, eretto a più riprese in stile gotico tra il 1293 e il 1443. La porzione più appariscente della facciata è data da un
portale gotico con statue bronzee del leone guelfo e del grifo perugino raggiungibile mediante un’appariscente scalinata che conduce alla
grande e trecentesca Sala dei Notari.
Una panoramica su Piazza IV Novembre, cuore di Perugia, con le sagome della Fontana Maggiore e del Palazzo dei Priori in primo piano,
quindi l’interno della fastosa Sala Notati nel medesimo palazzo.
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Ospitato al terzo piano del palazzo si trova quindi la Galleria Nazionale Umbra che annovera ben 1500 opere che spaziano tra le produzioni
artistiche che vanno dal duecento al settecento annoverando lavori di Arnolfo di Cambio, Giotto (Croce), Duccio di Buoninsegna (Madonna
col Bambino), Piero della Francesca (Sant’Antonio) , Beato Angelico (Polittico dei Domenicani) e la grandiosa Cappella dei Priori
affrescata nel ‘400 da Benedetto Bonfigli. Adiacenti al Palazzo dei Priori, e immancabili, sono infine il Collegio della Mercanzia e il Collegio
del Cambio (con tavoli lignei intarsiati del 1508 e splendidi affreschi del Perugino), sedi delle due storiche corporazioni più influenti di
Perugia.
Alcuni dei tesori custoditi nella Galleria Nazionale Umbra di Palazzo dei Priori: la Madonna col Bambino di Duccio di Buoninsegna e il
Polittico dei Domenicani del Beato Angelico. Quindi la storica e mirabilissima Sala delle Udienze nel Collegio del Cambio.
Da Piazza IV Novembre verso sud si stacca quindi l’ampio ed elegante Corso Vannucci che costituisce il cuore delle attività commerciali
della città (unitamente alle parallele Via Baglioni e Via Oberdan) dove potrete intrattenervi tra boutique, librerie, gioiellerie e negozi di
musica per un po’ di tempo, inframmezzando lo shopping con le panoramiche viste sulla piana umbra che si aprono da Piazza Italia. Vale
quindi davvero la pena di concludere la mattinata girovagando senza meta nel quartiere antico centrale di Perugia, ricco di scorci e
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testimonianze storico-architettoniche autentiche dell’epoca, specie nell’area che attornia Via dei Priori che risolve ad ovest nel piazzale
appena fuori le mura impreziosito dall’antico oratorio di San Bernardino con facciata policroma e di natura puramente rinascimentale.
Dopo esservi rifocillati in una delle numerosissime ristorazioni del centro storico vi consigliamo di indugiare ancora un poco in zona, magari
soffermandovi sulle possenti mura etrusche che circoscrivono il centro storico perugino (particolarmente severo è l’Arco Etrusco del III
secolo a.C. storica entrata principale cittadina) prima di dirigervi decisamente verso il limitare meridionale del nucleo antico di Perugia
raggiungendo la Porta Marzia , anch’essa etrusca, che funge da punto di ingresso alla spettacolare via sotterranea della Bagliona che
serpeggia sotto il quartiere medievale perugino. In zona merita una deviazione la chiesa di San Domenico attribuita a disegni di Giovanni
Pisano che presenta una vasto interno rivisto nel ‘600 da Giovanni Maderno. Continuando a passeggiare sempre volti a meridione si superi
quindi la Porta San Pietro quattrocentesca di Agostino di Duccio e si esca quindi definitivamente dalle mura medievali esterne di Perugia per
convergere alla volta della basilica di San Pietro. Questa costruzione religiosa si innalza sopra un convento del X secolo e un tempio
paleocristiano e si caratterizza per un interessante interno adorno di tele del Perugino, un coro ligneo dai ricchissimi intagli del ‘500 (tra i
più belli italiani) e da tarsie del presbiterio di pregevolissima fattura. Il nostro consiglio è di alternare momenti culturali a pause di svago e
spensieratezza, senza mai aver cura di conservare energie positive e fisiche per la serata, forse il momento più autentico perugino in cui la
gente ama riversarsi nelle strade e unirsi a studenti autoctoni e stranieri per fare baldoria e socialità spesso in compagnia di qualche calice
di ottimo vino locale.
Il turrito Arco Etrusco del III secolo a.C., storica porta di ingresso nelle mura perugine e l’interno d’impatto della Basilica di San Pietro.
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3° giorno: ASSISI
Straordinaria testimonianza medievale conservatasi pressoché immutata nel suo fascino nonostante il passare del tempo Assisi è il centro
spirituale più influente di tutta l’Umbria e l’Italia centrale in genere, indissolubilmente legata alla figura di San Francesco e frequentata
ininterrottamente da un fluire continuativo di migliaia di pellegrini che vengono a rendere omaggio e chiudersi in preghiera nei luoghi natii
del santo patrono italiano. Il nucleo storico di Assisi, giungendovi in mattinata da Perugia (25km, 30 minuti), vi apparirà incredibilmente
simile a come doveva presentarsi ai viandanti medievali racchiuso com’è tra poderosa mura che si diramano lungo le pendici del Monte
Subasio a partire dalla dominante Rocca Maggiore, voluta dal cardinale Albornoz nel 1367. L’ingresso alla città vecchia avviene
generalmente attraverso la turrita Porta Nuova al limitare meridionale del borgo dalla quale inizia il percorso in salita che volge verso la
Basilica di San Francesco. Subito lungo la strada principale vi imbatterete in Santa Chiara, composizione duecentesca in stile gotico dalla
sobria facciata in pietra a bande bianche e rosate e interni severi che custodisce nella sua venerata cripta le spoglie della santa. Continuando
il percorso verso nord-ovest si raggiunge quindi la centrale Piazza del Comune, raffinato epicentro della vita pubblica medievale di Assisi
che sorge laddove in antichità vi fu il foro romano, da cui si diramano a sinistra alcune pittoresche, ripide e tortuose vie frammiste a
scalinate che convergono verso il Duomo. Consacrato nel 1228 ma costruito a partire dal 1134 in stile romanico particolarmente austero è
dotato di una possente torre campanaria e da un bel portale impreziosito da rilievi e rosoni e risulta essere in genere piacevolmente sgombro
dalla ressa che pervade l’abitato di Assisi anche nelle giornate più congestionate e luogo ideale per fermarsi a raccogliersi in preghiera.
Ritornati in Piazza del Comune imboccate quindi la scenografica Via San Francesco che tra due ali di palazzi nobiliari seicenteschi e
abitazioni medievali risale retta fino alla Piazza Superiore di San Francesco che costituisce il cuore religioso assisano. Questo vasto spazio
urbano si caratterizza per la visione della semplice facciata duecentesca della basilica francescana e si collega a valle alla Piazza Inferiore
di San Francesco magnificamente ornata da portici quattrocenteschi su cui in origine affacciavano sulle stanze in cui venivano ospitati i
pellegrini medievali. Questo angusto spazio offre inoltre forse le viste panoramiche più spettacolari sul complesso basilicale e sul suo
poderoso campanile del 1239.
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Due viste quasi celestiali di Assisi: la sobria facciata duecentesca della Chiesa Superiore della Basilica di San Francesco vista dal piazzale
antistante e la raffinata Piazza Inferiore di San Francesco con i suoi ordinati porticati in vista dalla Basilica.
La Basilica di San Francesco vanta una fondazione molto antica, risalente al 1253, ossia due anni dopo il trapasso dell’amato santo e venne
ideata come luogo di esaltazione del messaggio francescano. Le chiese che compongono la Basilica sono due: una inferiore e una superiore,
la seconda delle quali venne pesantemente colpita dal celebre terremoto del 1997 che causò il famoso crollo di una porzione della volta della
chiesa. I lavori di restauro nella Chiesa Superiore sono stati ormai ultimati da tempo e oggi si possono riammirare in essa un grandioso ciclo
di affreschi di Cimabue del 1277, un magnifico coro ligneo intagliato del ‘400, scenografiche vetrate medievali tra le più insigni d’Italia, ma
soprattutto il celeberrimo ciclo di affreschi di Giotto che in 28 tappe racconta la vita di San Francesco. La Chiesa Inferiore invece è a croce
greca e oltre permette di godere di altri capolavori pittorici antichi come i cicli di affreschi inerenti San Martino di Simone Martini, la
Madonna in Trono con Angeli e San Francesco del Cimabue (1280), la Passione di Cristo e la Madonna e Santi di Pietro Lorenzetti si
contraddistingue per offrire riposo eterno alle spoglie del Santo nella sua cripta dove i resti sono stati stipati in un’urna in pietra meta di un
perpetuo viavai di credenti. Prima di uscire dal complesso religioso merita infine sicuramente l’ingresso anche il Museo del Tesoro che
custodisce opere di arte sacra , manoscritti, reliquari e arazzi appartenenti alla Basilica Francescana.
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L’interno meravigliosamente affrescato della Chiesa Superiore di San Francesco con capolavori di Cimabue e il ciclo di affreschi
universalmente noto sulla Vita di San Francesco di Giotto, nel dettaglio il Dono del Mantello del Santo. Infine il transetto altrettanto
sontuosamente affrescato della Chiesa Inferiore della Basilica dove vi lavorarono anche Pietro Lorenzetti e Simone Martini.
La visita alla cittadina di Assisi vi intratterrà tranquillamente per buona parte della giornata e tra un’esplorazione di una chiesa e l’altra
potrete sanare tranquillamente i vostri morsi della fame nelle numerose taverne e trattorie che sorgono ubiquitariamente nel quartiere
storico. Prima di rientrare a Perugia per la serata non dimenticate però di raggiungere tre altri siti religiosi di grandissima importante e
bellezza che sorgono nelle immediate vicinanze del centro assisano. Il primo è l’Eremo delle Carceri ubicato in una fitta selva di qerce e lecci
lungo le pendici del Monte Subasio che fu luogo prediletto per i ritiri spirituali del Santo, che amava raccogliersi nella grotta che oggi porta
il suo nome. Nel bosco circondante l’area si trovano poi le grotte che offrono riparo agli eremiti. Dirigendosi verso la piana umbra
sottostante da Assisi ricordatevi poi di fare una sosta presso la semplice struttura conventuale di San Damiano, venerata dai credenti
soprattutto per l’episodio del 1205 che qui avvenne, ossia quando il Crocifisso della chiesa (oggi in Santa Chiara) si dice abbia parlato al
Santo e smosso la sua coscienza. Di impatto visivo sicuramente superiore è infine la grande chiesa del ‘500-‘600 di Santa Maria degli Angeli
sorta nel luogo in cui nel 1208 San Francesco fondò il suo ordine e in cui dimorò abitualmente fino alla morte. Nell’interno si apprezzano la
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Cappella del Transito dove spirò il Santo nel 1226 ma soprattutto la Cappella della Porziuncola, un oratorio dl X secolo affrescato sulle
pareti esterne (lavori del Perugino) e spoglio negli interni anneriti dal fumo delle lampade. Indubbiamente questa giornata riserverà grandi
soddisfazioni ai cultori dell’arte e agli spiriti più trascendenti ma anche per i comuni turisti ammirare tutte queste antiche pitture e
immergersi in un luogo al di fuori del tempo sarà un’esperienza davvero toccante.
Una vista d’insieme sul nucleo storico di Assisi dominato dalla grande Basilica di San Francesco e la Porziuncola, oratorio millenario
custodito entro Santa Maria degli Angeli.
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4° giorno: BEVAGNA, MONTEFALCO, FOLIGNO, SPELLO
La quarta giornata di viaggio, sempre tenendo Perugia come punto di riferimento per i movimenti in zona, si dipana tra borghi e cittadine
dalla pittoresca atmosfera che forse come nessun altri in Umbria sono in grado di permettervi di vivere quel clima placido, spensierato e
legato alle tradizioni che caratterizza la regione e che si può apprezzare solo allontanandosi dai siti turistici più frequentati. Da Perugia in
mattinata portatevi velocemente in quei di Bevagna (35km, 40 minuti) una borgata compatta racchiusa tra antiche mura che si colloca al
limite della pianura folignate laddove si incominciano ad innalzarsi verdi colline. Fulcro dell’abitato è Piazza Silvestri dalle connotazioni
medievali vivide ed intonse: passeggiare sulla piazza selciata ornata da edifici monocromi di pietra chiara e impreziosita dalle romaniche
chiese di San Silvestro e San Michele Arcangelo, entrambe del XII secolo, è davvero emozionante e vi permetterà comodamente di fare un
viaggio mentale nel tempo andato.
Altro paese di aspetto medievale e romantico per la sua natura è quello di Montefalco (10km, 15 minuti) che si aggrappa ad una collina su
cui vengono coltivati ulivi e viti in quantità. Il centro storico arroccato in cima all’altura è davvero minuto e ruota attorno alla Piazza del
Comune di forma circolare da cui si diramano tutti i viottoli del nucleo antico. Tra questi vale la pena di menzionare Via Ringhiera Umbra
che all’estremità opposta si risolve in un belvedere tra i più accattivanti di tutta l’Umbria centrale. Elemento monumentale principale di
Montefalco è l’ex chiesa di San Francesco, trecentesca nelle forme e ricca di affreschi ma divenuta sede del Museo Civico già dal 1890: vi si
possono ammirare affreschi del Perugino e di Benozzo Gozzoli in quantità. Nel centro storico di Montefalco abbondano poi le enoteche in cui
assaporare alcuni tra i più rinomati vini di produzione umbra (Colli Martani, Montefalco, Sagrantino, Torgiano) essendo questa una delle
zone di produzione enologiche principali della regione.
Nel primo pomeriggio dopo aver smaltito del bicchiere di troppo che facilmente vi tenterà, riprendete l’auto e portatevi nella vicina Foligno
(15km, 20 minuti). Questo abitato è una vera e propria cittadina e punto di riferimento per i servizi in quest’area umbra ma nonostante una
tendenza a vivere abbastanza nell’anonimato durante il resto dell’anno Foligno sa rianimarsi con furore e sfrenatezza in settembre quando vi
si svolge il famoso festival della Giostra della Quintana che consiste in cortei e tornei equestri di stampo medievale che richiamano migliaia
di curiosi in città. Epicentro di Foligno è Piazza della Repubblica su cui prospettano sia il Duomo che Palazzo Trinci, i principali motivi di
richiamo artistici del luogo. Il Duomo venne costruito nel XII secolo ma è andato incontro a plurime modifiche nel corso dei tempi che hanno
parzialmente snaturato il suo impianto originario ma intaccata nella sua bellezza rimane la facciata ricca di rilievi e mosaici cosmateschi.
Palazzo Trinci è invece più recente e si identifica facilmente per la facciata neoclassica donatagli nell’800. Se volete dedicare un’oretta ad
esplorare i negozi che abbondano nel centro di Foligno e andare alla ricerca di qualche prodotto artigianale in offerta nulla è meglio che
percorrere quindi la centrale Via Gramsci che si allunga verso sud-ovest fino a raggiungere la romanica chiesa di Santa Maria di Infraportas
dotata di robusto campanile.
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Piazza Silvestri di Bevagna, uno dei gioielli medievali umbri più intatti e sconosciuti al grande pubblico, quindi uno scorcio degli affreschi di
Benozzo Gozzoli nell’ex chiesa di San Francesco in quei di Montefalco e un’immagine esemplificativa dei tornei che caratterizzano il festival
della Giostra della Quintana a Foligno.
Verso metà del pomeriggio convergete infine sulla vicina Spello (15km, 15 minuti) con ogni probabilità la realtà urbana più antica e
pittoresca della zona essendo composta da case dal caratteristico color miele e spesso adorne di variopinte fioriere che si alternano ad
antiche porte romane collocate in posizioni straordinariamente panoramiche sulla valle umbra. Le porte di epoca romana a Spello sono
quattro (Urbica, Consolare, Venere e dell’Arce) tutte site sul lato occidentale delle mura medievali che cingono il centro storico locale e per
lo più risalente al periodo augusteo. Attraversando la Porta Consolare, il principale accesso di Spello al quartiere storico, si risalgono
rapidamente le Vie Consolare e Cavour, con rivendite di alimentari e negozi di vario genere, che portano a Piazza della Repubblica. Questo
slargo nel fitto tessuto urbano di Spello offre refrigerio nelle calde giornate estive grazie all’ombra prodotta dai frondosi alberi presenti, alla
fontana cinquecentesca che la caratterizza e alle diverse possibilità di concedersi un gelato nei bar del luogo. Tra i tesori architettonici di
Spello spicca poi la Chiesa di Santa Maria Maggiore che al suo interno possiede un raffinato pavimento in maiolica di Deruta del 1516 e la
Cappella Baglioni, meravigliosamente affrescata nel 1501 dal Pinturicchio. Spello offre anche l’opportunità di fermarsi in panoramici e
tradizionali ristoranti per la sera dove potrete degustare alcuni succulenti piatti della tradizione culinaria umbra come il pan nociato, la
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frittata di tartufi, gli gnocchi al sugo d’oca, le pappardelle al sugo di lepre, i tagliolini al tartufo nero di Norcia, la trota in bianco, le
preparazioni a base di palomba, agnello e faraona, oppure il panpepato ternano. Avendo cura di concedersi del tempo per indugiare sui
romantici panorami notturni che si aprono da Spello sulla valle umbra al calar delle tenebre fate poi rientro a Perugia per la nottata (30km,
30 minuti).
Gli splendidi affreschi cinquecenteschi del Pinturicchio che decorano la Cappella Baglioni nella Chiesa di Santa Maria Maggiore di Spello e
quindi uno scorcio significativo dei vicoli del nucleo storico del paese dove abbondano sgargianti fioriture sulle facciate delle abitazioni.
5° giorno: GUBBIO, GROTTE DI FRASASSI
Tappa di trasferimento la quinta del viaggio che vi porterà dall’Umbria alle Marche attraversando un tratto di Appennino caratterizzato da
asperità non troppo marcate e incredibilmente boscose, spesso tralasciato dai viaggiatori più frettolosi, e che invece serba un paio di
attrattive di sicuro richiamo. Prima tra queste è Gubbio (50km, 50 minuti da Perugia), una cittadina dalle fattezze medievali davvero
immacolate che si allunga al confine di una piana nascosta tra le colline umbre. L’aspetto esteriore di Gubbio è compatto e uniforme e si
caratterizza principalmente per il suo colore grigio delle pietre calcaree antiche con cui sono costruite gran parte delle abitazioni locali.
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Questo frammento del passato sfodera poi il meglio di sé ogni maggio durante la locale Festa dei Ceri nella quale gigantesche macchine
votive in legno vengono portate per le strade eugubine a spalla da figuranti. Luogo più comodo da cui iniziare la visita di Gubbio è la grande
Piazza dei Quaranta Martiri al limitare del borgo antico dove svetta la chiesa di San Francesco, che fu parte di un grandissimo complesso
conventuale del ‘200 e che oggi colpisce per la facciata incompiuta in stile romanico. Da qui percorrete quindi Via della Repubblica e Via
Baldassini che incuneandosi nel centro storico paiono quasi essere soffocate dagli strapiombanti edifici che si innalzano da Piazza della
Signoria. Questa apertura nel fitto tessuto urbano medievale è il vero cuore di Gubbio, impreziosito da grandiose viste panoramiche sulla
città sottostante e dalla presenza del Palazzo Pretorio (oggi municipio) e del trecentesco Palazzo dei Consoli che oggi funge da sede per il
Museo e la Pinacoteca Comunale che conservano tra i vari tesori le Tavole Eugubine: lastre bronzee con scritte in lingua umbra dei tempi
degli Etruschi e dei Romani. Da Piazza della Signoria l’abitato di Gubbio pare letteralmente arrampicarsi lungo le pendici del prospiciente
Monte Ingino che viene risalito da tre pittoresche strade squisitamente di aspetto medievale contornate da edifici d’epoca immutati: Via
Galeotti, Via Federico da Montefeltro e Via dei Consoli. Percorretele curiosando tra i vari scorci che vi pareranno innanzi agli occhi fino a
raggiungere la piazzetta sommitale di Gubbio dove si affacciano il Duomo e il Palazzo Ducale. Il Duomo visibile oggi è un rifacimento
trecentesco della più antica chiesa romanica precedente e rappresenta l’apice della Gubbio urbana, mentre il Palazzo Ducale risale al 1476-
1477si caratterizza per la sua Corte d’Onore interna di raffinato stile rinascimentale. Vi consigliamo di dedicare l’intera mattinata e di
fermarvi anche per pranzo in quei di Gubbio in modo di poter svolgere con la dovuta tranquillità la visita nella scoscesa località umbra.
Una vista aerea di Piazza della Signoria, cuore del centro storico di Gubbio, quindi un dettaglio sulla facciata del Palazzo dei Consoli che
aggetta sulla piazza medesima e uno scorcio di Via dei Consoli dall’aspetto medievale splendidamente conservato.
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Nel primo pomeriggio riprendete quindi l’auto e valicando lo spartiacque appenninico che separa Umbria e Marche fate rotta verso il
complesso delle Grotte di Frasassi (50km, 45 minuti). Questo tesoro speleologico articolato su 15km di grotte esplorate è visitabile per i
turisti solo per una ristretta porzione attrezzata (circa 2km, 90 minuti in genere il tour) e venne scoperto solo nel 1971 da un gruppo di
appassionati locali. Si tratta in realtà di uno dei complessi sotterranei più grandi e articolati d’Europa con vaste caverne e sale interne che
hanno volumetrie tale (centinaia di metri in tutte le direzioni) che potrebbero tranquillamente ospitare alcuni tra i più grandi monumenti
umani mai costruiti. Le concrezioni presenti sono davvero notevoli con stalagmiti e stalattiti che si innalzano anche per 20m, frutto della
paziente azione creatrice della natura che ha impiegato un milione e mezzo di anni a formarle. Particolarmente emozionante è la vista alla
concrezione nota come Niagara, una vera e propria cascata di calcite che si risolve in un lago cristallizzato. Per adulti e bambini sarà
davvero un’elettrizzante esperienza di stampo naturale. Per la serata vi consigliamo caldamente però di spostarvi fin sulla costa adriatica e
di raggiungere Ancona (65km, 1 ora), capoluogo regionale e base perfetta per esplorare le bellezze della zona.
Alcuni dei meravigliosi ambienti interni ricchi di concrezioni e dalle vastità insospettabili che contraddistinguono le Grotte di Frasassi.
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6° giorno: ANCONA, CONERO
E’ vero la prima vista di Ancona, porto commerciale e snodo di traghetti tra i principali dell’Adriatico, non è probabilmente tra le più
accattivanti italiane ma se concederete una giornata a questa località potrete scoprire che oltre al frastuono e al traffico del porto Ancona è
in realtà anche una città d’arte fondata nel lontano 387 a.C. dai greci provenienti da Siracusa e che conserva diverse testimonianze romane e
rinascimentali assai interessanti. Inoltre è il posto giusto in cui cercare ristoro per gustarvi spensierati aperitivi nelle sue piazzette e provare
i prodotti culinari marchigiani più rinomati come il brodetto all’anconetana, le olive ascolane, le pappardelle alle quaglie, le tagliatelle con
calamari, l’agnello alla cacciatora, i piccioni ripieni, la trippa e il bostrengo. Fortemente provato dai bombardamenti del ’43 e ’44 della
seconda guerra mondiale e toccato profondamente dal violento terremoto del 1972 il centro storico anconetano ha perso un po’ degli antichi
fasti ma la sua collocazione tra le acque dell’Adriatico e le ultime propaggini settentrionali del Conero supplisce a ciò che manca sotto un
profilo urbanistico. Fulcro di Ancona è l’ampia Piazza della Repubblica che si allarga tra le banchine del porto e il centro storico, a cui si
accede mediante Via della Loggia che prende il nome dalla Loggia dei Mercanti quattrocentesca che vi si prospetta con mirabile facciata. Al
termine della strada avrete modo di osservare la singolare facciata a più ordini di loggette cieche di Santa Maria della Piazza dalla quale
rapidamente si converge verso Piazza del Plebiscito, di forma oblunga e scenografico impatto visivo. Tra i monumenti più interessanti di
questa porzione del centro storico si ricorda la Fontana del Calamo costituita dalle sue singolari 13 cannelle. Dopo aver girovagato un po’
tra i negozi del nucleo centrale di Ancona vi suggeriamo infine di spostarvi verso l’estrema sezione settentrionale anconetana dove si
raggruppano probabilmente i tre monumenti più pregevoli della città. Nell’arco di poche centinaia di metri si trovano infatti il Museo
Archeologico delle Marche, che per i cultori del genere apparirà notevole grazie ai suoi reperti che spaziano dal paleolitico all’età romana,
l’Arco di Traiano del 115 d.C. innalzato dall’imperatore come segno di riconoscenza per la costruzione dell’antico molo del porto e la
medievale chiesa di San Ciriaco. Costruita nell’XI secolo sull’ultimo sperone roccioso anconetano verso il mare ha forme romaniche con
influenze bizantine e gotiche e palesa un raffinato portale a pietre bianche e rosa del Conero e una cupola poligonale inconfondibile. Vista la
collocazione dominante è anche il miglior belvedere cittadino.
Se nel pomeriggio doveste sentire la necessità di svago e di divertimento all’aria aperta dirigetevi poi verso il vicino Parco del Conero che
tutela una delle pochissime sezioni dell’Adriatico non caratterizzata da un’anonima e continua distesa insapore di spiagge urbane. In
quest’area ristretta infatti proliferano ancora boschi di pini, querce e faggi punteggiati da coloratissimi oleandri e ginestre che si specchiano
in un mare cristallino contraddistinto da una mirabile alternanza di cale e scogliere calcaree. Il tratto più spettacolare di costa si trova tra
Portonovo e Sirolo (20km, 30 minuti) con alcune distese di battigia (spesso composta da piccolo ciottoli) che si alternano a promontori
rocciosi che racchiudono baie isolate e quasi incontaminate come la famosa Spiaggia delle Due Sorelle. Concedetevi tutta la restante parte
del pomeriggio a mare, nuotando, giocando e rilassandovi al Sole, prima di fare rientro ad Ancona per la serata.
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Due scorci che identificano la città di Ancona: Piazza del Plebiscito, centro nevralgico del centro storico, e la romanica chiesa di San
Ciriaco, posta in posizione panoramica sulla città. Quindi una vista della Spiaggia delle Due Sorelle, gemma naturale nel Parco del Conero.
7° giorno: LORETO, ASCOLI PICENO
La leggenda vuole che il 10 maggio 1291 la casa di Nazareth in cui Gesù abitò con la famiglia di ritorno dall’Egitto fino al suo trentesimo
anno d’età sia stata trasportata in volo dagli angeli fin sui colli marchigiani. Forti di questa credenza gli abitanti della regione vollero
erigere laddove sembrava essere stato perpetrato questo miracolo un santuario a ricordo dell’evento che non poté che prendere il nome de
Santuario della Santa Casa. Iniziata nel 1468 è uno dei siti di pellegrinaggio ancora oggi più frequentati d’Italia e da allora la cittadina di
Loreto (30km, 25 minuti da Ancona) che lo ospita ruota ininterrottamente attorno al constante flusso di fedeli che vi giungono. Il Santuario
possiede una cinquecentesca facciata manieristica in cui si aprono tre magnifiche porte bronzee con bassorilievi e la chiesa si identifica
facilmente anche per il singolare campanile disegnato dal Vanvitelli nel ‘700. Nell’interno sotto la cupola trova riparo la Santa Casa con
straordinario rivestimento marmoreo in cui si affollano i credenti per pregare a lume di candela in uno di dei luoghi più santi della
cristianità. Assai apprezzabile è anche l’antistante Piazza della Madonna caratterizzata da un’elegante fontana seicentesca e cinta su due lati
dall’imponente Palazzo Apostolico con porticati e logge. Anche se non siete ferventi credenti o se non amate i luoghi affollati per raccogliervi
in preghiera è innegabile che Loreto e il suo santuario emanino un’aura particolare e pertanto calcolate di fermarvi non meno di due/tre ore
in loco.
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Piazza della Madonna a Loreto incorniciata dal Palazzo Apostolico e dal Santuario della Santa Casa, quindi un dettaglio della Santa Casa
stessa con il rivestimento interno marmoreo e i solenni e ruvidi sacri interni.
Per il pranzo si consigliamo però di spostarvi da Loreto e colmare la distanza che la separa da Ascoli Piceno (100km, 1 ora), senza ombra di
dubbio la più caratteristica tra le località del medio tratto adriatico dell’Appennino. Fondata già nel lontano IX secolo a.C. dai Sabini e
dominata per lungo tempo dai Romani prima e dai Papi nel medioevo poi possiede un’impronta urbana molto decisa con le abitazioni del
centro storico quasi tutte costruite in travertino dai calori caldi secondo una disposizione e un gusto architettonico che si fanno risalire
all’architetto Cola dell’Amatrice. La zona di interesse turistico di Ascoli Piceno è piacevolmente a misura d’uomo e parecchio contenuta in
estensione e ruota attorno ai due slarghi principali del centro storico: Piazza Arringo e Piazza del Popolo. Piazza Arringo è la più vasta e
trafficata della città e risulta essere contraddistinta dal profilo del Duomo ricostruito nel ‘400 con facciata incompleta di Cola dell’Amatrice
e dal bel Battistero annesso ottagonale del XII secolo, oltre che dal Palazzo Vescovile che offre riparo alla Pinacoteca Civica.
Contrariamente a quello che ci si potrebbe aspettare la collezione è davvero interessante spaziando dal duecentesco piviale di Niccolò IV a
composizioni di Tiziano, Crivelli, Van Dyck e Guido Reni. Piazza del Popolo è invece il cuore di Ascoli Piceno, incredibilmente monumentale
con palazzi rinascimentali merlati e porticati del ‘500, funge anche da centro di aggregazione prediletto dai giovani del posto che la animano
in maniera talvolta anche turbolenta nei weekend. La piazza è racchiusa a sud dal Palazzo dei Capitani del Popolo con massiccio portale e
sormontato da una torre duecentesca, mentre sul lato settentrionale torva ubicazione la chiesa di San Francesco, di gotiche forme,
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consacrata nel 1371 e caratterizzata dai due esili campanili. Di particolare impatto visivo è l’elegante Loggia dei Mercanti a cinque arcate
che si allunga sul fianco destro dell’edificio religioso. Ascoli Piceno si rivelerà essere ai vostri occhi in genere una benvenuta sorpresa lungo
il vostro percorso, soprattutto perché vi conquisterà con la calorosa accoglienza che vi riserveranno i suoi fieri e laboriosi abitanti, grati al
Signore di essere stati risparmiati dalle recenti devastazioni che hanno colpito l’entroterra provinciale in seguito al rovinoso terremoto del
2016 che ebbe come epicentro la sfortunata Amatrice.
Due viste panoramiche sulle principali piazze di Ascoli Piceno: Piazza Arringo dove si scorgono Duomo e Battistero sullo sfondo e la
magnifica Piazza del Popolo, autentico scrigno d’arte e cultura medievale italiana.
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8° giorno: CASTELLUCCIO DI NORCIA, CASCATA DELLE MARMORE
L’ottava giornata di viaggio si snoda lungo strade secondarie e poco battute e riattraversa l’Appennino riportandovi nel pomeriggio in terra
umbra. La mattinata si spende tra i vastissimi panorami del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, una porzione della catena montuosa spoglia
e con vette che facilmente raggiungono i 2000m di altitudine. Questo paradiso, spesso dimenticato, di trekker e amanti delle attività all’aria
aperta è purtroppo stato epicentro del violento e persistente sciame sismico che tra il 2016 e il 2017 ha messo in ginocchio queste lande
dell’Italia centrale. Molti borghi sono ancora abbandonati, parzialmente diroccati o per lo più inagibili ma la perseveranza delle popolazioni
locali sta velocemente facendo mutare il quadro delle cose. Sarebbe ingeneroso verso di loro sconsigliarvi di venire in questi territori anche
se località come Norcia hanno pagato a caro prezzo (per quanto concerne i monumenti storici) la disgrazia naturale. Da non perdere rimane
il cosiddetto Piano Grande un amplissimo e dimenticato altopiano carsico d’alta quota ammantato di pascoli che in primavera si tingono di
un esplosione di colori portati dagli onnipresenti papaveri e fiordalisi oltre che da un nugolo di infiorescenze selvatiche. Purtroppo l’annessa
borgata medievale di Castelluccio di Norcia (55km, 70 minuti da Ascoli Piceno) è stata quasi del tutto rasa al suolo dal sisma (nelle
montagne circostanti si sono addirittura aperte profonde fenditure nella roccia da quanto il terreno si è spostato) ma sostare con l’auto per
scattare qualche fotografia, dilettarvi in qualche breve trekking nell’area e sostenere il recupero della quotidianità facendo affluire denaro
nella sfortunata zona sono esperienze che corroboreranno i vostri spiriti.
Concludendo il percorso automobilistico tra le strade appenniniche fate quindi in modo di poter raggiungere nel pomeriggio il sito delle
Cascate delle Marmore (85km, 105 minuti). Questa cascate non hanno origine naturale, furono bensì i romani a fare in modo di crearle
nell’opera idraulica che permise di prosciugare la piana reatina, e oggi sostentano per la maggior parte dell’anno un impianto idroelettrico
locale. Quando però l’acqua viene fatta fluire sul percorso originario disegna un imponente salto a tre balze di 165m che impatta nella
vallata del Nera. Gli orari di apertura del flusso idraulico sono definiti ma non fissi e variano in base alla stagione e al giorno della
settimana, pertanto informatevi bene in modo da far coincidere la vostra visita con l’apertura della cascata altrimenti rimarrete
incredibilmente delusi. Ci sono diversi belvedere uniti da un sentiero che vi permetteranno viste e scatti eccezionali sul salto d’acqua. Non
mancate poi di fare una deviazione al vicino Lago di Piediluco, romanticamente adorno di fitta vegetazione che si contraddistingue per
un’acustica stravagante: permette infatti di udire uno degli echi più maestosi del mondo. Per la serata vi suggeriamo infine di portarvi nella
vicina Spoleto (30km, 30 minuti) da utilizzarsi come nuova base nel vostro viaggio.
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Due incantevoli visioni dei prati fioriti che caratterizzano in primavera il Piano Grande nel Parco dei Monti Sibillini, nei pressi della
sfortunata borgata di Castelluccio di Norcia, quindi la potenza che emana a Cascata delle Marmore, aperta però solo in determinati periodi.
9° giorno: SPOLETO
Presidiata da una fortezza medievale, posta alla testa della valle centrale umbra laddove i monti appenninici iniziano a innalzarsi verso il
cielo (tanto che non è infrequente in inverno vedere la città incorniciata da candide vette montuose innevate) e zeppa di tesori architettonici
che vanno da resti romani a testimonianze del florido periodo longobardo (570 d.C.) in cui divenne capitale ducale oltre che di numerose
chiese medievali Spoleto è una chicca da gustare con calma. Dopo alcune giornate itineranti vi suggeriamo di dedicarle un’intera giornata
rilassante in cui avrete modo di recuperare energie e entrare in armonia con la cittadina, se poi doveste essere così fortunati di venirci
durante l’annuale Festival dei Due Mondi (si tiene in giugno e luglio) in cui vengono inscenati spettacoli in prosa, di teatro, di danza,
concerti e mostre d’arte e cinematografiche di livello internazionale non potrete che innamorarvi di questo gioiello umbro.
La cittadina in Sé non è grande ma presenta siti di interesse sia nel centro storico che disseminati attorno all’abitato. Potrete iniziare il
vostro tour da Piazza della Libertà dove sul lato occidentale della stessa si possono ammirare i resti ben conservati del Teatro Romano del I
secolo d.C. che occupa con la sua cavea una vasta area del quartiere. Attraverso la strette e petrosa (per le fattezze degli edifici presenti) Via
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Brignone si può quindi penetrare nel cuore di Spoleto toccando Piazza del Mercato, peraltro incrociando lungo il percorso l’Arco di Druso,
oggi sommesso, ma che un tempo era la porta d’ingresso al foro romano locale. Dalla piazza risalendo una scenografica scalinata si accede
quindi alla superiore Piazza del Duomo, molto gradevole essendo contornata oltre che dalla cattedrale da palazzi medievali e poiché offre
spettacolari viste sulla Rocca trecentesca che domina Spoleto. Quest’ultima è opera del Gattapone e venne usata per quattrocento anni come
residenza di governatori pontifici e anche da diversi papi. Elemento dominante della piazza è tuttavia oltre ogni ragionevole dubbio il Duomo
stesso, eretto in possenti forme romaniche con l’annesso campanile nel XII secolo. La facciata è caratterizzata da un rosone ricco di intagli
sopra il quale si colloca un bel mosaico di foggia bizantina, mentre l’interno è stato totalmente riadattato nel ‘600 ed è molto più ricco che la
parte esteriore. Vi si trovano lavori del Pinturicchio, di Annibale Carracci, un busto bronzeo di Urbano VIII del Bernini, e splendidi
affreschi di Filippo Lippi che ornano in maniera incisiva e impressionante l’abside donando alla chiesa anche un forte richiamo per gli
appassionati d’arte.
Dopo un lauto pasto da consumarsi in una delle numerose taverne del centro storico vi consigliamo nel primo pomeriggio di risalire fino alla
Rocca, ma non tanto per godere i seppur magnifici panorami quanto per accedere al Ponte delle Torri , una ciclopica opera ingegneristica
del XII secolo a dieci arcate sul sottostante torrente Tessino (76 m più in basso) che in passato serviva come passaggio di un acquedotto per
garantire l’approvvigionamento idrico della Rocca. Per raggiungere poi gli ultimi due siti di interesse di Spoleto vi suggeriamo di prendere
l’auto e fare breve spostamenti. San Pietro è una chiesa romanica del ‘200 eretta su preesistenti edifici romani che si staglia solitaria al
limitare meridionale di Spoleto e si caratterizza per una raffinata facciata in pietra completamente scolpita, San Salvatore è invece una
basilica paleocristiana collocata all’estremità opposta della città che conserva nell’abside l’impianto originario mentre il resto dell’edificio è
stato più volte rimaneggiato secondo stili diversi. Come preannunciato i siti di visita non sono moltissimi e una giornata e più che sufficiente
per una visita completa, verso il tramonto avrete quindi tutto il tempo di ritornare nel centro storico per divertirvi in un bar locale facendo un
aperitivo sfizioso e a base di ottimi prodotti locali ammirando le luci della città accendersi e fornendole un’aura medievale davvero
invidiabile.
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La piazza del Duomo di Spoleto con la facciata mosaicata della chiesa ben visibile sullo sfondo, quindi l’abside del Duomo stesso ornato da
meravigliosi affreschi di Filippo Lippi e l’alto e stretto Ponte delle Torri sul torrente Tessino.
10° giorno: ORVIETO, LAGO DI BOLSENA
Con la decima giornata di viaggio l’itinerario abbandona definitivamente l’Umbria per entrare nella porzione settentrionale del Lazio, non
prima però di avervi permesso di toccare la medievale e bellissima cittadina di Orvieto (105km, 80 minuti da Spoleto). Sviluppatasi sopra un
basamento di roccia vulcanica che si innalza tra uliveti, vitigni e cipressi Orvieto è una realtà incredibilmente fotogenica composta com’è da
un nucleo storico fatto di viuzze acciottolate raccolte attorno agli assi viari principali e da una manciata di edifici storici di straordinaria
bellezza. L’accesso più logico per chi raggiunge Orvieto in automobile è quello da occidente e, una volta parcheggiata la macchina, vi
ritroverete in breve in Piazza della Repubblica, fulcro della vita locale dal medioevo su cui affacciano il Palazzo Comunale e la chiesa di
Sant’Andrea dell’XI secolo. Si percorra quindi un tratto di Corso Cavour, asse principale del centro storico di Orvieto, verso est e poi, dopo
una svolta a destra, si raggiunga nel volgere di pochi minuti Piazza del Duomo. Questo è in realtà uno slargo assai modesto nel fitto tessuto
urbano medievale di Orvieto ma fa comunque da palcoscenico a quello che è probabilmente il monumento più insigne di tutto il borgo: il
Duomo stesso. Iniziato nel 1290 e terminato nel secolo successivo da Lorenzo Maitani (a cui dobbiamo anche la facciata) è uno degli esempi
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di stile gotico più imperiosi di tutta Italia. E’ sicuramente la facciata il suo elemento di spicco, a forma di trittico e decorata con una
profusione di marmi policromi, sculture, mosaici e ornata da un rosone centrale. Particolarmente fastosi sono i pilastri della facciata con
rilievi ispirati alle Sacre Scritture, capolavoro del Maitani. L’interno è altrettanto scenografico con una singolare mistura si stili gotico e
romanico e trova nell’affrescata Cappella di San Brizio del ‘400 la sua punta di diamante con lavori mirabili di Luca Signorelli, Beato
Angelico e Benozzo Gozzoli. Anche il trecentesco coro ligneo e l’altare gotico con tabernacolo marmoreo sono di pregevolissima fattura. Una
volta usciti dal Duomo, sempre sulla medesima piazza, merita poi una visita anche Palazzo Soliano che ospita il Museo dell’Opera del
Duomo che raccoglie pitture, sculture, arredi sacri e pezzi di oreficeria che fanno parte del tesoro della diocesi. Tra le varie rappresentazioni
visibili si ricordano lavori di Coppo di Marcovaldo, Simone Martini, Andrea Pisano e Lorenzo Maitani.
La grandiosa facciata gotica con marmi, mosaici e rilievi del Duomo e la sua Cappella di San Brizio, tesoro dell’arte quattrocentesca locale.
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Un’altra interessante visita che si può oggi compiere a Orvieto e che parte sempre da Piazza del Duomo è quella che vi porterà con brevi
visite guidate a esplorare un sistema di 440 grotte scavate nella rupe di Orvieto attraverso i millenni e usate frequentemente dagli abitanti
come luogo di rifugio in caso di pericolo, come siti di stoccaggio alimentari o come cisterne per la raccolta di rifiuti. Si tratta di una vera e
propria città ipogea piena di cunicoli e passaggi segreti scavati sin dai tempi degli Etruschi e ampliati sino nel periodo rinascimentale che
non mancherà di stuzzicare la vostra curiosità e ammirazione.
Percorrendo per intero Corso Cavour fino al limitare orientale della rupe di Orvieto si raggiunge poi un panoramico parco pubblico che
serba al suo interno un monumento assai famoso: stiamo parlando del Pozzo di San Patrizio, ardita opera ingegneristica cinquecentesca
voluta da Clemente VII per garantire sempre un approvvigionamento idrico alla cittadina. Il pozzo, contrariamente al modo di dire comune,
ha una fine e vanta una profondità di ben 62m ed è attorniato da un sistema di doppie scale a elica sovrapposta che permettono a uomini e
muli di trasportare il prezioso liquido fin sulla rupe orvietana senza problemi. Infine, ritornando verso Piazza della Repubblica, non
dimenticate di dare un’occhiata al restaurato Palazzo del Popolo, di singolari forme che dopo secoli di incuria e abbandono è tornato a
risplendere nel panorama artistico cittadino.
Una sezione delle grotte che caratterizzano la struttura interna della rupe orvietana, quindi l’interno del celebre Pozzo di San Patrizio.
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Come intuirete la visita di Orvieto vi intratterrà per buona parte della giornata, ma verso metà pomeriggio vale davvero la pena di lasciare
anzitempo questa località umbra per vedere alcuni siti di interesse limitrofi davvero accattivanti. In primis vi consigliamo di raggiungere
senza indugio (25km, 40 minuti) la Civita di Bagnoregio, un antico insediamento umano collocato in ardita posizione su una rupe di tufo e
nota ai più con l’appellativo di “città che muore”. Oggi infatti nessuno più vive in questa realtà a costante rischio di crolli ma proprio il
fascino di gironzolare in una città fantasma, peraltro posta in posizione invidiabile e raggiungibile solo attraverso uno stretto e
strapiombante camminamento è il motivo che ci spinge a consigliarvi la deviazione. Da qui in breve si può poi raggiungere il piccolo paese
lacustre di Bolsena (15km, 25 minuti), abbastanza anonimo nelle fattezze ma principale centro dell’omonimo lago e ideale luogo in cui
concedersi romantici aperitivi. Il lago, quinto in Italia per estensione e più grande tra quelli di origine vulcanica del centro Italia, è vasto e
occupa una conca che trova la sua genesi in complessi fenomeni tettonici locali. Per sua fortuna il Lago di Bolsena gode anche di buona
salute e le sue acque sono balneabili e ideali nelle calde giornate estive per trovare un po’ di refrigerio. Curiosamente il lago è anche
pescoso (anguille, tinche, lucci, carpe e coregoni) e sospinge la cucina a base di pesce della zona. Noi nel dubbio vi consigliamo di provarla
gustandovi una serena cena lungo le sue rive. Per la nottata infine fate rotta sulla vicina Viterbo (30km, 40 minuti).
Una vista panoramica della Civita di Bagnoregio, la “città che muore”, quindi una vista d’insieme del borgo di Bolsena, sull’omonimo lago.
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11° giorno: CAPRAROLA, TUSCANIA, VITERBO
L’undicesima giornata di questo tour dell’Italia centrale si articola nella vista ai siti di maggiore interesse della provincia viterbese, scrigno
di tesori poco conosciuti nel nord della regione laziale. Vi suggeriamo di iniziare la giornata portandovi dapprima a Caprarola (20km, 30
minuti da Viterbo): un piccolo paese disperso nella campagna che attornia il lago vulcanico di Vico che deve la sua importanza al magnifico
Palazzo Farnese, capolavoro del manierismo cinquecentesco voluto da Alessandro Farnese, nipote di Paolo III. La costruzione sorge in
scenografica posizione su un’altura dominante il paese e per accedervi si deve risalire uno scalone a rampe ellittiche assai fotogenico.
L’impianto del palazzo è curiosamente pentagonale e negli interni spiccano la Scala Regia elicoidale sostenuta da 30 colonne, un cortile
interno con portico e loggiato, oltre che diversi affreschi che celebrano la casata dei Farnese. Il complesso si circonda poi di un curato parco
ideale per sgranchirsi le gambe immersi nella natura.
Da Caprarola per pranzo si consigliamo di spostarvi a Tuscania (45km, 50 minuti), un pittoresco borgo ubicato in un paesaggio solitario e
rude, ondulato da colline e rotto da burroni profondi. Il centro storico di Tuscania è ancora contornato da mura medievali lunghe 5km,
sebbene una vasta porzione sia stata restaurata dopo che un terremoto nel 1971 le compromise in maniera sostanziale, ed è ricco di botteghe
e cantine dove sorseggiare alcuni tra i vini più rinomati dell’alto Lazio come lo Zagarolo, il Capena, l’Est di Montefiascone o l’Aleatico di
Gradoli. Appena oltre la cinta muraria Tuscania serba poi al visitatore due chiese romaniche di grande impatto visivo: si tratta di Santa
Maria Maggiore e San Pietro, entrambe iniziate nell’VIII secolo d.C. La prima si caratterizza per una torre campanaria mozza che incombe
sulla facciata semplice e raffinata in mattoni, mentre la seconda simile nelle forme è facilmente identificabile per un rosone inquadrato tra
simboli di evangelisti e un interno in cui si è conservato perfettamente la pavimentazione cosmatesca duecentesca.
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Una vista aerea sul singolare Palazzo Farnese di Caprarola a pianta pentagonale e quindi la sua fastosa ed elaborata Scala Regia interna.
Infine una vista panoramica su un tratto delle mura medievali che caratterizzano il borgo agreste di Tuscania.
Nel primo pomeriggio, smaltito il pranzo, fate quindi rientro a Viterbo (25km, 25 minuti) una cittadina spesso esclusa dai grandi circuiti
turistici che serpeggiano per l’Italia ma che invece saprà sorprendervi con la sua placida e accogliente atmosfera provinciale frammista a
lasciti medievali interessanti. Fondata dagli etruschi, dominata a lungo dai romani e divenuta nel duecento sede di residenza papale Viterbo
subì pesanti bombardamenti durante la seconda guerra mondiale ma per fortuna ha conservato alcuni scorci davvero suggestivi. Epicentro
del nucleo storico viterbese è Piazza del Plebiscito, storico centro del potere locale e animato luogo di ritrovo per i paesani nelle serate dei
weekend. Vale davvero la pena di indugiare dai tavolini dei bar aggettanti sulla piazza sia sulle viste medievali che vi si aprono che sul viavai
della gente, magari sorseggiando un buon drink. Percorrendo Via San Lorenzo che vi si stacca a sud si attraversa quindi un fitto tessuto
urbano antico e si converge su Piazza San Lorenzo che fu in passato fulcro della vita religiosa viterbese e che oggi ospita i due maggiori
monumenti cittadini la Cattedrale e il Palazzo dei Papi. La Cattedrale del XII secolo ha una facciata monocroma ravvivata da un campanile
trecentesco di chiari influssi toscani nelle decorazioni, ma è sicuramente il Palazzo dei Papi a rubare l’occhio con il suo inconfondibile stile
gotico chiaramente identificabile. Costruito tra il 1255 e il 1267 fu dimora pontificia in passato e persino sede di animati conclavi nel
Medioevo. La facciata è preceduta da una scalinata ma di grande interesse è soprattutto la loggia impostata su esili colonnine che
sorreggono una volta con stemmi e rilievi da cui si godono belle viste su Viterbo intera. Da Piazza San Lorenzo inizia quindi Via San
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Pellegrino che taglia a metà il quartiere medievale miracolosamente conservato di Viterbo con torri, case con bifore e palazzi nobiliari
antichi. Il nostro consiglio è di concedervi qualche ora e una passeggiata notturna tra le labirintiche strade del centro viterbese che non
mancherà di stupirvi con anfratti e scorci dimenticati ma incredibilmente suggestivi.
Tre scenari tipici di Viterbo: la Cattedrale locale che domina Piazza San Lorenzo, un dettaglio sullo storico e raffinato Palazzo dei Papi e
uno scorcio delle suggestive viste serali che possono essere apprezzate passeggiando per il quartiere medievale, qui Piazza San Pellegrino.
12° giorno: TARQUINIA, MONTE ARGENTARIO
Tarquinia (45km, 40 minuti da Viterbo) e gli etruschi, un connubio indissolubile che come poi altri rende giustizia della fisionomia di una
città moderna che conserva ancora profondi legami con la storia antica. Fondata nell’età del bronzo con il nome di Tarxuna visse sotto
l’egida etrusca il suo apogeo (IV secolo a.C.) e fu luogo di origine di due dei famosi primi sette re di Roma (Tarquinio Prisco e Tarquinio il
Superbo). La sezione archeologica di Tarquinia ruota attorno alla Necropoli di Monterozzi che si compone di circa 6000 tombe ipogee,
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alcune delle quali finemente affrescate, che vanno dal VI secolo a.C. all’età ellenistica. Sedici di queste costruzioni funebri sono oggi aperte
al pubblico e tra queste spiccano la Tomba degli Auguri con dipinte scene di combattimento, la Tomba del Barone con disegnati scene di
rituali antichi, quelle della Caccia e della Pesca, quella dei Leopardi e quella delle Leonesse. E’ davvero suggestivo aggirarsi tra questi siti
di deposizione antichi ancora così ben conservati e l’esperienza qui fattibile è una di quelle che più facilmente vi possono far immergere nella
realtà etrusca antica. Portandosi verso il centro cittadino vi troverete a fare un balzo temporale essendo l’area dall’aspetto medievale con
tratti ancora presenti delle antiche fortificazioni e alcune chiese dall’aspetto esteriore sobrio ma con interni interessanti impreziositi da
pavimenti musivi come quella di Santa Maria in Castello. Passeggiando tra le vie del centro storico non mancate assolutamente in tema
etrusco di visitare il Museo Nazionale Tarquiniese che annovera reperti sia di epoca romana che etrusca, peraltro ospitato un una mirabile
palazzo dallo stile misto gotico-rinascimentale: Palazzo Vitelleschi.. Tra i reperti qui custoditi meritano una menzione i Cavalli Alati del III
secolo a.C. e il vaso di Bocchoris dell’VIII secolo a.C. proveniente dalla tomba dell’omonimo faraone egizio.
Dopo una mattinata di carattere culturale nel pomeriggio vi suggeriamo di dirigervi speditamente verso l’articolato promontorio del Monte
Argentario, collegato alla terraferma da tre strette strisce sabbiose, dette tomboli, che delimitano le lagune di Orbetello. Motivo principale di
interesse della zona sono i meravigliosi panorami marini che si aprono percorrendo la panoramica strada che ne compie il periplo tra Porto
Ercole e Porto Santo Stefano, le due principali località balneari della zona. Per compiere la litoranea dell’Argentario e il trasferimento da
Tarquinia calcolate un’ora e mezzo di viaggio (85km), soste fotografiche escluse. Logicamente la tentazione di godersi un tuffo nelle
cristalline acque di questa sezione del Tirreno sarà per i più irresistibile una volta giunti alla’Argentario. Tra le spiagge più scenografiche si
rammentano Cala Lunga nei pressi di Porto Ercole e Cala Grande alla periferia occidentale di Porto Santo Stefano. Potrete scegliere
tranquillamente tra una delle due località, indifferentemente, per fissare l’ultima vostra base per la rimanente parte del viaggio, qui per amor
di pratica si prende in considerazione Porto Santo Stefano come location per la notte.
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L’interno splendidamente affrescato dell’etrusca Tomba dei Leopardi presso la Necropoli di Monterozzi, a Tarquinia, e i famosi Cavalli Alati
custoditi presso il Museo Nazionale della medesima cittadina. Quindi una vista su Cala Grande e lo scintillante mare che contraddistingue il
Monte Argenario.
13° giorno: GROSSETANO, TERME DI SATURNIA
La tredicesima giornata di viaggio va alla scoperta dell’entroterra grossetano, più precisamente incentrandosi su quella porzione di
territorio nota come “la terra del tufo” per la caratteristica inconfondibile degli abitati locali di essere stati costruiti pressoché
completamente con questa roccia vulcanica porosa. Il triangolo composto dai paesi di Pitigliano, Sorana e Sovana sono il cuore di questo
territorio e vi terranno occupati tranquillamente per tutta la mattinata. Pitigliano (65km, 1 ora da Porto Santo Stefano) è il borgo che per
primo approccerete avvicinandovi alla “terra del tufo” dall’Argentatio. Questo paese è incredibilmente scenografico sorgendo su una rupe di
roccia attorniata da tre burroni punteggiati di vigneti e si dimostra soggetto fotografico eccezionale. Le abitazioni hanno lo stesso colore
della roccia e paiono quasi, da lontano, essere state scolpite dal blocco di tufo originario, mentre addentrandosi tra le viuzze acciottolate
antiche vi ritroverete ben presto in una danza di scalinate che appaiono e scompaiono tra gli angoli del borgo antico. Fondata dagli etruschi,
dominata a lungo dai romani e passata sotto il giogo dei Medici nel 1608 Pitigliano è il classico luogo da esplorare vagando senza meta e
lasciandosi trasportare dalla curiosità e dalle emozioni che vi scaturirà.
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Quando sentirete di aver passato sufficiente tempo in quei di Pitigliano spostatevi velocemente a Sorano (10km, 10 minuti), un altro singolare
abitato tufaceo sito a cavalcioni di un possente affioramento roccioso sul torrente Lente. Qui le cose più interessanti, oltre all’atmosfera sono
i numerosi giardini terrazzati e le svariate cantine scavate nella roccia che da secoli offrono rifugio sicuro alle botti in cui i vini locali
invecchiano per trasformarsi nei favolosi nettari che glorificano la cucina locale: Ansonica, Capalbio, Montecucco, Bianco di Pitigliano ma
soprattutto il Morellino di Scansano sono tra le etichette autoctone più famose e prelibate.
Viste panoramiche delle petrose e spettacolari Pitigliano e Sorano, due delle “città del tufo” che caratterizzano l’entroterra grossetano.
Per pranzare un’ottima meta è la terza cittadina che chiude il triangolo delle “città del tufo”, ossia Sovana (10km, 15 minuti). Di fondazione
romana, con strade quasi completamente acciottolate, si caratterizza per due belle chiese romaniche medievali: San Pietro e Santa Maria che
fanno da cornice a un borgo ricco di ristorazioni ideali per i viandanti.
Ideale prosecuzione della giornata e splendida occasione di refrigerio e relax le celebri Terme di Saturnia (25km, 30 minuti) sembrano essere
il frutto di un disegno sovrannaturale piuttosto che una manifestazione ambientale. Si tratta infatti di un complesso termale, lussuoso, di
acque sulfuree che disegnano una mirabile cascata a più terrazze in cui potrete crogiolarvi nelle calde acque anche in stagioni non
propriamente calde. Il complesso è davvero scenografico e dona il meglio di sé verso il tramonto durante il quale si ammanta, come le colline
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circostanti, di colori a tinte particolarmente calde. Il consiglio è di indugiare in loco finché gli orari di apertura ve lo permetteranno e quindi
di fare rientro a Porto Santo Stefano solo in tarda serata (60km, 1 ora).
La piazzetta di Sovana con l’armonico aspetto monocromo dell’abitato ben in risalto e le cascate del complesso delle Terme di Saturnia.
14° giorno: PARCO NAZIONALE DELLA MAREMMA
L’ultima giornata di questo avvincente viaggio nel cuore dell’Italia centrale ruota attorno al Parco Nazionale della Maremma , un’area
protetta che si estende tra i villaggi di Marina di Grosseto a nord e Talamone a sud che costituisce la porzione più intatta di questa
particolare area geografica. Qui tra colline ricoperte di una fitta vegetazione e porzioni di costa incontaminata si aprono vaste pianure
punteggiate da stagni spesso e volentieri spazzati da forti venti di scirocco che costituiscono l’habitat ideale per numerose mandrie di cavalli
condotte dai celebri butteri. Questi territori in passato sono stati sempre soggetti ad epidemie di malaria (endemica fino a pochi decenni fa) e
pertanto scarsamente popolate, spesso solo attraversate da pastori intenti a far pascolare le proprie greggi. Le spiagge di questa zona sono
sabbiose e ornate da pini marittimi che si allungano fin quasi sulla battigia, mentre all’interno la flora più diffusa è composta da lecci,
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cipressi, pini marittimi, ulivi, ma anche mirti e corbezzoli. Non manca poi una nutrita rappresentanza di specie faunistiche come cinghiali,
caprioli, daini, volpi, tassi, faine, istrici, lepri e persino lupi tra i mammiferi e oche, gru, falchi pescatori, falchi pellegrini, gheppi, poiane,
allocchi, barbagianni e civette tra le specie ornitologiche. Un modo particolarmente interessante per esplorare l’area protetta è quello di
partecipare a un’escursione a cavallo (dalle varie lunghezze e durate, da 2 a 6 ore) accompagnati da guide professioniste che partono dal
centro visite di Alberese (30km, 35 minuti da Porto Santo Stefano). Questa modalità di visita è quella che più di ogni altra vi farà entrare in
contatto con la natura selvaggia della Maremma e vi farà comprendere il profondo legame del territorio con l’arte equestre. Nel pomeriggio
poi un’ultima opportunità di riposo e relax è offerta dal lungo litorale sabbioso di Marina di Alberese (10km, 15 minuti) che si allunga
prorompente nella sezione nord del parco. Per gli amanti delle cale riparate vi segnaliamo la baia di Cala del Forno giusto oltre il
promontorio che pone fine alla lunga distesa sabbiosa di Marina di Alberese. Godetevi infine un ultimo tramonto romantico con il sole che si
inabissa come un cerchio di fuoco nelle calde acque del Tirreno prima di riprendere le vostre auto e fare rientro alla vostra casa in serata.
Due immagini tipiche del Parco della Maremma: l’incontaminata e verdissima sezione di costa locale e i famosi butteri a cavallo, icona della
tradizione equestre del territorio maremmano.