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ITALCONSULT i ABSTRACT Si è cercato di condensare in uno spazio forzatamente ristretto la storia di una delle maggiori società di ingegneria italiane, nata nell'immediato dopoguerra con la partecipazione di importanti gruppi industriali e finanziari, come strumento di promozione dell'ingegno e del saper fare italiani in un mondo che, dopo la pausa della guerra, si affacciava a ritmi di sviluppo imprevedibili e tumultuosi. Dopo i primi venti anni di successi, l'evolversi del panorama industriale italiano che portò a concentrare la proprietà praticamente nelle mani di un solo azionista (la Montedison, essa stessa in un momento non facile) ed al conseguente progressivo disimpegno degli altri azionisti, la crisi economica degli ultimi anni '70, assieme al non positivo andamento di una importante commessa impiantistica in Algeria, condussero la società ad una situazione finanziaria talmente critica che ne fu decisa la liquidazione ed il successivo commissariamento. Commissariamento che, caso assai raro, si concluse positivamente con l'ingresso di un nuovo gruppo di azionisti. Alla positiva conclusione della vicenda non fu estranea la presa di coscienza, seppur tarda, delle autorità politiche nazionali, del ruolo positivo che aveva avuto la società nella scoperta di nuovi mercati allora praticamente sconosciuti alla maggior parte delle imprese italiane come l'Iran, l'Arabia Saudita, la Libia, l'Algeria LE ORIGINI ii L'Italconsult rappresenta, nella grande storia dell'ingegneria italiana, un caso a sé e probabilmente irripetibile. Per oltre quindici anni gli azionisti di Italconsult saranno i protagonisti della scena industriale e finanziaria del nostro Paese nella fase del suo tumultuoso, coraggioso, visionario, e, perché no, disordinato sviluppo postbellico. Essa, infatti, nasce dall'intuizione di un uomo illuminato, Aurelio Peccei, che nella prima metà degli anni '50 intuisce la necessità di creare in Italia uno strumento che contribuisca, in pieno periodo di ricostruzione, alla diffusione del saper fare italiano nei paesi in via di sviluppo. Sia attraverso collaborazioni dirette con i vari Governi, sia attraverso la partecipazione a programmi delle Nazioni Unite, dell'UNESCO, della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (IBRD) e di altre istituzioni internazionali. Sembra quindi che lo scopo della società sia piuttosto di "ambasciatore" della nuova Italia uscita dalle rovine della guerra, piuttosto che il semplice profitto. E come una organizzazione no-profit sarà gestita per molti anni. La storia ed il ruolo di Aurelio Peccei negli anni che seguirono la nascita, il consolidamento, la crescita e la crisi dell'Italconsult, fanno parte di altre vicende, tuttavia è opportuno citare un passo di una delle sue tante pubblicazioni per comprendere lo spirito che ha influenzato la vita e lo sviluppo della società nei primi decenni della sua vita e che l'ha distinta dalle altre società italiane di ingegneria. "Per i problemi e le situazioni locali e nazionali esistono sindaci, ministri, deputati, senatori - anche generali - e tutta una schiera di altre autorità, e ogni sorta di istituzioni e di organismi che si suppone se ne prendano cura. Invece nessuno è, o sembra sentirsi, realmente responsabile per lo stato del mondo, e quindi nessuno è

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ITALCONSULTi

ABSTRACT

Si è cercato di condensare in uno spazio forzatamente ristretto la storia di una delle maggiori società di ingegneria italiane, nata nell'immediato dopoguerra con la partecipazione di importanti gruppi industriali e finanziari, come strumento di promozione dell'ingegno e del saper fare italiani in un mondo che, dopo la pausa della guerra, si affacciava a ritmi di sviluppo imprevedibili e tumultuosi. Dopo i primi venti anni di successi, l'evolversi del panorama industriale italiano che portò a concentrare la proprietà praticamente nelle mani di un solo azionista (la Montedison, essa stessa in un momento non facile) ed al conseguente progressivo disimpegno degli altri azionisti, la crisi economica degli ultimi anni '70, assieme al non positivo andamento di una importante commessa impiantistica in Algeria, condussero la società ad una situazione finanziaria talmente critica che ne fu decisa la liquidazione ed il successivo commissariamento. Commissariamento che, caso assai raro, si concluse positivamente con l'ingresso di un nuovo gruppo di azionisti. Alla positiva conclusione della vicenda non fu estranea la presa di coscienza, seppur tarda, delle autorità politiche nazionali, del ruolo positivo che aveva avuto la società nella scoperta di nuovi mercati allora praticamente sconosciuti alla maggior parte delle imprese italiane come l'Iran, l'Arabia Saudita, la Libia, l'Algeria

LE ORIGINI ii

L'Italconsult rappresenta, nella grande storia dell'ingegneria italiana, un caso a sé e probabilmente irripetibile. Per oltre quindici anni gli azionisti di Italconsult saranno i protagonisti della scena industriale e finanziaria del nostro Paese nella fase del suo tumultuoso, coraggioso, visionario, e, perché no, disordinato sviluppo postbellico.

Essa, infatti, nasce dall'intuizione di un uomo illuminato, Aurelio Peccei, che nella prima metà degli anni '50 intuisce la necessità di creare in Italia uno strumento che contribuisca, in pieno periodo di ricostruzione, alla diffusione del saper fare italiano nei paesi in via di sviluppo. Sia attraverso collaborazioni dirette con i vari Governi, sia attraverso la partecipazione a programmi delle Nazioni Unite, dell'UNESCO, della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (IBRD) e di altre istituzioni internazionali.

Sembra quindi che lo scopo della società sia piuttosto di "ambasciatore" della nuova Italia uscita dalle rovine della guerra, piuttosto che il semplice profitto. E come una organizzazione no-profit sarà gestita per molti anni.

La storia ed il ruolo di Aurelio Peccei negli anni che seguirono la nascita, il consolidamento, la crescita e la crisi dell'Italconsult, fanno parte di altre vicende, tuttavia è opportuno citare un passo di una delle sue tante pubblicazioni per comprendere lo spirito che ha influenzato la vita e lo sviluppo della società nei primi decenni della sua vita e che l'ha distinta dalle altre società italiane di ingegneria.

"Per i problemi e le situazioni locali e nazionali esistono sindaci, ministri, deputati, senatori - anche generali - e tutta una schiera di altre autorità, e ogni sorta di istituzioni e di organismi che si suppone se ne prendano cura. Invece nessuno è, o sembra sentirsi, realmente responsabile per lo stato del mondo, e quindi nessuno è

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disposto a fare per esso qualcosa più degli altri, anzi ognuno cerca di battere gli altri nel trarne il massimo vantaggio."iii

Il 16 marzo 1957 viene costituita in Roma la Società per Azioni Italconsult, Società generale per Progettazioni, Consulenze e Partecipazioni avente per oggetto lo studio, l'organizzazione e l'esercizio di attività industriali, commerciali, finanziarie, minerarie, agricole, di bonifica e irrigazione, di opere pubbliche e di imprese di servizi, particolarmente all'estero.

Il capitale sociale della Società, fissato in un miliardo di lire viene così sottoscritto:

• IMI (Istituto Immobiliare Italiano) 25%

• FIAT 12,5%

• ITALCEMENTI 12,5%

• LA CENTRALE 12,5%

• MONTECATINI 12,5%

• SADE 12,5%

• INNOCENTI 12,5%

La composizione della compagine azionaria, nella quale è rappresentato il fior fiore della finanza e dell'industria italiana dell'epoca, testimonia dell'attenzione che fu data all'iniziativa.

Nel 1963 il capitale sociale viene aumentato ad un miliardo e mezzo di lire con l'ingresso di nuovi soci, ed è così suddiviso:

• IMI 25%

• FIAT 8,3%

• EDISON 8,3%

• FINMECCANICA 8,3%

• INNOCENTI 8,3%

• ITALCEMENTI 8,3%

• LA CENTRALE 8,3%

• MONTECATINI 8,3%

• PIRELLI 8,3%

• SADE 8,3%

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Dopo la fusione fra Montecatini ed Edison in MONTEDISON nel 1966 la quota di quest'ultima raggiunse il 16% per passare al 25% nel marzo del 1968 quando la Montedison incorporò la SFIA (ex SADE).

I crescente peso della Montedison all'interno dell'azionariato avrà un effetto importante nella successiva storia dell'Italconsult.

In quegli anni siedono nel consiglio di amministrazione dell'Italconsult i maggiori protagonisti del mondo finanziario e industriale italiano,come Stefano Siglienti, Silvio Borri, Giorgio Cappon, Luciano Faina, Piero Giustiniani, Giorgio Valerio, Eugenio Cefis, Carlo Pesenti, Luigi Innocenti, Leopoldo Pirelli, Vittorio Valletta, Gianni Agnelli, Umberto Agnelli e, naturalmente, Aurelio Peccei.

Il lungo elenco che precede, e l'effettivo attivo interessamento dei massimi vertici dell'industria italiana, spiega da solo il largo credito della Società, sia presso le banche (malgrado la limitatezza dei mezzi propri), che presso le maggiori istituzioni e governi internazionali.

È di allora la battuta di un dirigente della Montedison che definì l'Italconsult il Club del Golf dell'ingegneria italiana.

In questo periodo la Società ebbe la massima autonomia di scelte strategiche e l'assoluta fiducia degli azionisti.

I PROTAGONISTI

Fra i protagonisti che più hanno caratterizzato lo spirito dell'Italconsult negli anni della sua creazione e del suo sviluppo vanno ricordati i seguenti.

Aurelio Peccei

Nasce a Torino il 4 luglio del 1908, da una famiglia di intellettuali laici e liberali. Muore a Roma il 13 marzo del 1984. Laureato in economia, entra nella FIAT nel 1935 e viene incaricato di una importante missione in Cina. Durante la seconda guerra mondiale entra nella resistenza, è arrestato dalla Gestapo e torturato. Non molto integrato con l'atmosfera della FIAT dell'immediato dopoguerra, ma molto apprezzato professionalmente, viene inviato in Argentina, fonda la Fiat-Concord che diviene presto una delle maggiori produttrici di automobili in America Latina. Nel1957 fonda l'Italconsult. Nel 1965 fonda il Club di Roma e dà inizio alla sua battaglia per risvegliare le coscienze sui limiti dello sviluppoiv. Peccei resterà Presidente e poi Presidente onorario dell'Italconsult fino all'amministrazione straordinaria.

Raimondo Craveri

Fu uno dei primi direttori dell'Italconsult, e di lui, meglio di ogni altro, scrisse Leo Valiani in occasione delle sua morte nel 1992:

"E' morto ieri, a 80 anni, Raimondo Craveri. Intellettuale antifascista, cognato di Croce, fu tra i fondatori del Partito d'azione Con Raimondo Craveri l' Italia perde un intellettuale che, in momenti disperati, seppe combattere, coraggiosamente, per la

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liberazione della patria. Nato nel 1912 in una famiglia della miglior borghesia piemontese, crebbe nella tradizione liberale del Risorgimento. Di questa tradizione faceva parte la passione per la cultura europea piu' illuminata. Il primo libro di Craveri verteva su Voltaire. Raffaele Mattioli lo assunse nell' ufficio studi della Banca Commerciale ove conobbe Ugo La Malfa. Con lui, fu uno dei piu' attivi organizzatori del Partito d' azione, fondato nel 1942"v

Francesco Curato

Agronomo ed economista agrario, direttore di Italconsult fino al 1976, fu l'ideatore ed il promotore del progetto di bonifica e valorizzazione agricola dell'Alto Egitto, che rappresenta uno dei maggiori successi dell'ingegneria italiana nel mondo e di cui si parlerà in seguito.

Zato Guadagni

Discendente da una antica famiglia fiorentina, ingegnere formatosi in Canada, è stato direttore tecnico dell’Italconsult e si deve a lui l’introduzione nel patrimonio tecnico italiano delle specifiche tecniche e delle normative progettuali e costruttive stradali americane che saranno utilizzate per la redazione dei moltissimi progetti stradali realizzati in medio Oriente, in Africa, a Cuba ed in altri paesi in via di sviluppo. Nato nel 1909 morirà a Roma nel 1979.

Alessandro Fè d’Ostiani

Sociologo, nasce a Torino nel 1911, muore a Roma nel 1989. Nel primo dopo guerra si occupa del fenomeno dell’abbandono delle terre agricole da parte delle popolazioni del sud Italia. Entrato in seguito nell’Italconsult seguirà le problematiche socio economiche legate alla realizzazione delle grandi opere di bonifica agraria in Egitto, Iran, ed altri paesi africani e sudamericani.

I SETTORI D'ATTIVITÀ

Lo scopo sociale, sopra indicato, consentiva teoricamente ad Italconsult di svolgere una gamma vastissimo di attività, tuttavia agli inizi, la Società operò essenzialmente come "consulting engineer" una figura allora praticamente sconosciuta nel panorama italiano di allora, ma ben conosciuta nel mondo anglosassone. In seguito l'attività si estese anche alla realizzazione (in joint venture) di opere di bonifica e alla progettazione e costruzione di impianti industriali.

In dettaglio i settori di attività sono stati i seguenti:

• Piani di sviluppo socio-economico;

• Progetti di miglioramento agricolo, irrigazione, bonifica e colonizzazione;

• Piani regolatori di grandi bacini idrografici;

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• Progetti di dighe a scopo di produzione di energia elettrica e irrigazione;

• Progettazione e direzione lavori di infrastrutture stradali, ferroviarie e aeroportuali;

• Progettazione e direzione lavori, di impianti di dissalamento;

• Progettazione, costruzione e messa in marcia di impianti industriali.

Per la realizzazione di progetti di grande dimensione, come per esempio la bonifica in Egitto oppure la costruzione di impianti nel settore tessile ed agroalimentare, furono create delle società ad hoc, interamente controllate, come la Bonifica S.p.A. e la Generale Impianti. Per lavori di costruzione l'Italconsult Lavori (in seguito Italiana Lavori)

Nei primi cinque anni di attività le commesse affidate all'Italconsult furono 52 per incarichi di studi e progettazione per un importo di circa 22 milioni di dollari USA, e, per lavori, per circa 92 milioni di dollari USA.

La ripartizione geografica degli studi e progettazioni fu la seguente: 14 in America Latina, 23 in Africa, 4 in Medio Oriente, 3 in Asia, 1 in Oceania, 7 Italia e Europa.

I PRINCIPALI PROGETTI. IMPIANTI E LAVORI

È molto difficile descrivere con completezza l'opera dell'Italconsult nel periodo che va dalla sua fondazione all'anno (1980) in cui fece ricorso all'Amministrazione Straordinaria (Legge Prodi n.95 del 3 Aprile 1979). Per alcuni principali progetti saranno necessari dei capitoli ad hoc.

In estrema sintesi possiamo ricordare:

nel decennio 1962 – 1972:

• nel settore delle infrastrutture di trasporto, la progettazione e la direzione lavori della strada costiera in Libia, fra il confine tunisino e quello egiziano per un totale di oltre 1.100 km. La strada sostituiva la cosiddetta via Balbia costruita durante il periodo coloniale italiano. La progettazione esecutiva dell’intera rete autostradale (1.850 km) a Cuba.

• Nel campo delle risorse idriche e dell’agricoltura, lo studio di fattibilità ed il progetto esecutivo (in collaborazione con la Harza Engineering di Chicago) del complesso el Chocon Cerros Colorados in Argentina, che comprendeva una diga in terra sul fiume Neuquen, una centrale elettrica da circa 500 MW ed una linea di trasmissione a 500 KV di 1.100 km. Inoltre l’acqua utilizzata per la centrale veniva utilizzata per irrigare una vasta area agricola. I lavori iniziarono nel 1969, la prima turbina iniziò a produrre nel 1979. Nella pagina seguente una foto da satellite illustra l’aspetto del complesso oggi. Il progetto di irrigazione della Pampa de Olmos in Perù che comprendeva due dighe per la produzione di energia elettrica ed il trasferimento della acque dal bacino atlantico a quello del Pacifico, tramite un tunnel transandino di 20 km.

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Fig. 1 Il complesso el Cocon – Cerros Colorados visto dal satellite (Wikipedia)

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• Nel settore degli impianti industriali la progettazione, direzione lavori e messa in marcia dell’impianto di dissalazione d’acqua marina realizzato ad Al Khobar in Arabia Saudita. Si trattava del primo impianto realizzato nel Golfo Persico con tecnologia multi – flash (main contractor Aqua – Chem, Milwakee USA). La prima unità aveva una capacità di 2,5 milioni di GalloniUSA/g. In seguito nel sito furono realizzati numerosi altri impianti di maggiori dimensioni. Data la scarsa esperienza di allora sul comportamento dei metalli in presenza di acqua ad alta temperatura ed alta salinità si dovettero affrontare e risolvere non pochi problemi. Successivamente l’Italconsult realizzerà (questa volta come Engineer and Contractor) altri due impianti di dissalazione in Libia (Impianti di Sirte e di Ben Jawad).

Fig.2 L'impianto di dissalazione di Al Khobar 1968 - 1970vi

La Bonifica in Egitto

Il 29 dicembre 1959 l’Italconsult firma con il governo della R.A.U. (Repubblica Araba Unita) un contratto per la redazione di un piano regolatore (master plan) per la bonifica e la valorizzazione agricola di una vasta area semidesertica del medio Nilo. L’operazione è resa possibile dalla costruzione della grande diga di Assuan che,

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permettendo la regolazione idraulica del grande fiume, consente di utilizzarne razionalmente le enormi portate. Dopo l’approvazione del piano da parte del Governo egiziano, il 30, settembre 1962, è stipulato un contratto (del valore di 60 milioni di dollari USA, successivamente portato a 105 milioni di dollari USA) per la realizzazione del programma di valorizzazione agricola di una area complessiva di circa 60.000 ha. Considerato il notevolissimo impegno che i lavori avrebbero comportato, fu costituita una società ad hoc partecipata pariteticamente da Italconsult ed Impresit denominata Bonifica S.p.A. I lavori furono consegnati nel 1967, quasi in concomitanza con i noti eventi bellici (prima guerra del Golfo) che impedirono l’ordinata chiusura di alcune partite rimaste in sospeso.

Questa commessa resta una pietra miliare nella storia della Società ed un esempio del suo ruolo nel promuovere le politiche di sviluppo nei Paesi emergenti.

Le fotografie che seguono testimoniano dell'ambiente semideertico in cui le opere furono realizzate e come, a distanza di cinquant’anni, esse ancora svolgono egregiamente la funzione cui erano destinate.

Fig.3 Una stazione di pompaggio su un canale d'irrigazione

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Foto 4 Un villaggio per lo sfruttamento agricolo

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Fig.5 Uno sbarramento oggi

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Negli anni dell’espansione e del cambiamento (1972 – 1978)

• Per il settore progetti, la progettazione esecutiva e la direzione lavori di 800 km di strade di montagna in Arabia Saudita e, sempre nello stesso Paese, la progettazione e direzione lavori di oltre 3.000 km di strade di collegamento e penetrazione; la progettazione esecutiva e direzione lavori di cinque basi militari nel deserto libico, gli aeroporti di Sebha e Ghat (sempre in Libia); la progettazione esecutiva di una linea ferroviaria di circa 300 km in Algeria, ed ancora progettazione di infrastrutture di trasporto in Grecia, Argentina, Colombia.

• Per il settore impianti, la realizzazione “chiavi in mano” di un impianto per la produzione di resine ureiche, fenoliche e melamminiche (processo Montedison/Tecnimont) ed i servizi ausiliari dello stesso impianto ad Arzew in Algeria per conto della SONATRACHvii; la centrale elettrica e l’impianto di dissalazione di Sirte in Libia (ed il suo raddoppio); ancora in Libia, la centrale elettrica e l’impianto di dissalazione di Ben Jawad; per conto della SNICviii, in Algeria,tre impianti per la produzione di detergenti in polvere (processo Ballestra).

• Nel settore delle costruzioni (in associazione con la Controllata Italconsult Lavori, in seguito Italiana Lavori), la costruzione “chiavi in mano” di cinque impianti di depurazione a Modica, Pescara, Lecce, Bari e Roma Nord; la bonifica e irrigazione di 3.000 ha di deserto in Fezzan (Libia), la rete fognaria di otto città in Senegal.

GLI ANNI DELLA CRISI E DEL COLLASSO

Per cercare di comprendere le cause che hanno portato l’Italconsult a dover ricorrere alla “legge Prodi” nel 1980, occorre percorrere brevemente una serie di successivi avvenimenti.

L’evoluzione della compagine azionaria

1957 1963 1966 1967 1973 1977

IMI 25% 25% 25% 25% 25% 8,3%

FIATix 12,5% 8,3% 8,3% 8,3% 8,3% 8,3%

ITALCEMENTI 12,5% 8,3% 8,3% 8,3% 8,3% 8,3%

LA CENTRALE 12,5% 8,3% 8,3% 8,3%

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BASTOGI 8,3% 8,3%

MONTECATINI 12,5% 8,3%

EDISON 8,3%

MONTEDISON 16,6% 25%x 33,3% 59,34%

INNOCENTI 12,5% 8,3% 8,3% 8,3%

SADE 12,5% 8,3% 8,3%

FINMECCANICA 8,3% 8,3% 8,3% 8,3% 3,7%

PIRELLI 8,3% 8,3% 8,3% 8,3% 3,7%

L'esame della evoluzione della composizione azionaria dell'Italconsult porta a ripercorrere la storia industriale e finanziaria italiana della seconda metà del secolo scorso e meriterebbe da solo una sua dettagliata analisi. Tuttavia sembra rilevante come gli eventi successivi alla nazionalizzazione dell'energia elettrica nel 1962 (legge del 6 dicembre 1962, Governo Fanfani) ed alla decisione allora sostenuta con forza dal Governatore della Banca d'Italia, Guido Carli, di procedere all'immediato indennizzo degli azionisti, abbiano influito anche sull'evolversi, e non in senso positivo, della vicenda che ci interessa. Quegli eventi interessarono direttamente la Edison, la SADE, la Centrale e modificarono profondamente gli assetti finanziari del capitalismo italiano. Per ciò che ha a che fare con la nostra storia, il peso sempre maggiore e alla fine dominante della Montedison fece scemare e poi scomparire del tutto l'interesse che avevano per molti anni dimostrato grandi gruppi industriali come FIAT, Pirelli, Italcementi, e coinvolse Italconsult, nel periodo più critico delle sue difficoltà, nella crisi dell'industria chimica e nelle difficoltà della Montedison del dopo Cefis. Infatti la Montedison, che aveva, come azionista di riferimento prima e controllo poi, seguito da vicino l'evoluzione della crescita dell'Italconsult, inserendo fra l'altro propri manager nella gestione diretta della società, fece mancare il proprio supporto finanziario nei giorni della crisi, nominò un liquidatore e richiese l'applicazione della legge Prodi il 4 aprile 1980.

La crescita

Andamento delle ore/uomo prodotte

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1=1957, 2=1962, 3=1972, 4=1978

Andamento del fatturato (in US $)

L'aumento del fatturato si deve in gran parte all'attività del settore Impianti e in particolare alla commessa per gli impianti di detergenti in Algeria. Questa commessa è stata indicata come la causa principale, ma a nostro avviso non l'unica, del dissesto della societàxi. Ne analizzeremo nelle pagine che seguono le caratteristiche ed i problemi che si dovettero affrontare. Va detto però e per amore di verità, che l'attività

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di realizzazione di impianti industriali fu intrapresa con il pieno consenso degli azionisti, che, in alcuni casi (Montedison, FIAT) parteciparono alle forniture.

LA COMMESSA DETERGENTI IN ALGERIA

Il 12 novembre 1975 viene firmato ad Algeri un contratto con la S.N.I.C. (Société Nationale des Industries Chimiques) per la realizzazione "prodotti in mano" di tre impianti per la produzione di detergenti liquidi e in polvere per un valore complessivo di 130 miliardi di Lire. Gli impianti, dei quali Italconsult, avrebbe dovuto assicurare la progettazione, la fornitura, la costruzione ed il montaggio e la successiva messa in marcia, erano identici e sarebbero sorti nelle vicinanze di Algeri, Orano e Costantina. La produzione prevista era di 240.000 tonnellate/anno. Per complicazioni burocratiche, dovute alla effettiva scelta dei siti da parte delle autorità algerine, il contratto entrò in vigore soltanto 8 mesi dopo il 12 agosto 1976. In quegli anni l'inflazione era del 17,2% su base annua e del 16,5% nel 1976.xii

Si è detto, a giusta ragione, che la decisione di assumere un contratto di tali dimensioni in un periodo caratterizzato da accentuata inflazione e con un capitale sociale inadeguato ad affrontare i rischi impliciti al difficile mercato algerino, è stata incauta e se ne è addossata in seguito la responsabilità al management che furono sottoposti ad una azione di responsabilità. Seguì un processo civile che si concluse nel 1983 con la piena assoluzione degli imputati.

È giusto però ricordare anche i seguenti aspetti che portarono alla sottoscrizione del contratto:

• Già dal 1974 la Montedison aveva assunto in pratica il controllo effettivo della società, cambiando i vertici della società ed affidando la Direzione Amministrazione Finanze ad un proprio dirigente.

• Una divisione della Montedison, la Tecnimont, aveva partecipato attivamente alla realizzazione dell'Impianto resine di Arzew da parte di Italconsult e ne conosceva quindi capacità e competenze.

• Con questo contratto, conclusosi positivamente Italconsult aveva acquisito una buona esperienza del mercato algerino e disponeva di una adeguata organizzazione in loco.

• Era stato possibile assicurarsi la migliore tecnologia disponibile, quella della Ballestra S.p.A. che aveva già realizzato decine d'impianti simili in varie parti del mondo, e che non presentava alcun rischio di affidabilità ed efficienza. A proposito è utile ricordare che un analogo contratto stipulato in seguito in Arabia Saudita, utilizzando la stessa tecnologia, fu completato con successo in piena amministrazione straordinaria.

• Infine va detto che il problema dell'inadeguatezza del capitale sociale era sempre stato considerato sia dal sistema bancario sia dal management come un non-problema, data la composizione dell'azionariato della società.

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Comunque sia, si intraprese subito un'azione nei confronti del cliente, mirata al riequilibrio economico della commessa, che, iniziati in uno spirito amichevole, si protrassero inutilmente fino al 1979, con la firma di un "agreement of disagreement" (verbale di disaccordo) nel quale la richiesta di Italconsult figurava per circa 28 miliardi di lire e l'offerta della S.N.I.C. per meno di 5 miliardi. Il regolare svolgimento della commessa entrò in una spirale negativa legata alle difficoltà finanziarie ed alla presa di distanza degli azionisti, con l'arresto dei lavori e la decisione di porre la società in liquidazione, fatti che portarono il fabbisogno finanziario necessario per il completamento delle opere a cifre assolutamente incompatibili con il programma di risanamento predisposto dal Commissario.

L'arresto dei lavori in Algeria creò un serio problema politico fra l'Italia e l'Algeria in un momento particolarmente delicato anche in relazione alle trattative allora in corso per gli approvvigionamenti di gas e idrocarburi.

Grazie all'azione dell'allora commissario straordinario prof. Cappugi, e dopo non poche sollecitazioni da parte dei rispettivi governi presso i vecchi azionisti (in particolare Montedison) i lavori furono ripresi dalla Italimpianti (IRI) che subentrò nell'originale contratto e completò le opere, che furono consegnate e regolarmente messe in produzione.

IL COLLASSO E LA RINASCITA

L’anno 1979 fu drammatico per tutti coloro che svolgevano la propria attività nella Italconsult.

Innanzitutto per i dirigenti e gli impiegati che vissero un lungo periodo di incertezza, di improvvisi ottimismi e di repentini quanto giustificati mutamenti di stato d’animo dovuti a notizie contrastanti e incertezza per il futuro.

Per il management che trascorse gran parte di quei giorni in un continuo peregrinare fra azionisti, banche e clienti. Il socio di minoranza Impresit (gruppo FIAT) richiese, preliminarmente ad ogni decisione di intervento sul capitale, che il bilancio del 1978 fosse redatto con criteri estremamente prudenziali (in particolare evidenziando ogni partita potenzialmente passiva (attualizzando le perdite future stimate sulle commesse in corso) e valutando con criteri riduttivi il valore dei claim verso i committenti. La soluzione cui si pervenne evidenziò una perdita che annullò in pratica il patrimonio netto della Società e portò ad una proposta di aumento del capitale a 5 miliardi di lire. Gli azionisti, decretarono l'aumento di capitale (1979) che non venne mai sottoscritto. L’azionista di maggioranza (Montedison) chiese la preparazione di un numero imprecisato di ipotesi di riequilibrio senza mai prendere una decisione chiara. Il piano di riequilibrio finalmente approvato prevedeva la possibilità del riassetto in un periodo di tre anni e una necessità finanziaria di15 miliardi da distribuirsi nel periodo. Intanto la situazione andava peggiorando, anche a causa di agitazioni sindacali, in una spirale negativa legata alla mancanza di liquidità e al conseguente rallentamento dei lavori. Occorsero inoltre le dimissioni di alcuni dirigenti che trovarono posizioni di rilievo in società con cui l'Italconsult intratteneva rapporti di collaborazione. Era un momento assai difficile per il nostro Paese, tuttavia è difficile comprendere le ragioni, che portarono a lasciare che la situazione si degradasse a tal punto da non poter essere recuperata quando un modesto (data la natura della composizione degli azionisti) intervento finanziario avrebbe potuto evitare la messa in liquidazione della Società.

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Nel settembre del 1979 l'Italconsult aveva un organico di 660 persone sostanzialmente equilibrato e manteneva intatte le risorse di esperienza e capacità accumulate nei suoi 23 anni di vita, Aveva un portafogli ordini di circa 150 miliardi e l'intensa attività promozionale svolta offriva sostanziali possibilità di nuove acquisizioni (il valore complessivo delle offerte in essere superava i 400 miliardi)

Tuttavia la Montedison decise di mettere in liquidazione la Società.

Dato il posto che l’Italconsult occupava nel mondo e ciò che rappresentava per l’Italia nelle sue relazioni internazionali, la decisione portò al tentativo, riuscito di salvataggio, attraverso il ricorso ai benefici previsti dalla legge Prodi ed alla estromissione degli azionisti storici.

Nel 1980 fu nominato commissario straordinario Gianni Zandano che si dimise dopo pochi mesi e fu sostituito da Luigi Cappugi. L’attività impiantistica e di lavori fu abbandonata per concentrarsi sulle sole attività di ingegneria e consulenza. Già nel 1982 si raggiunse l’equilibrio economico e nel 1984 la Società fu rilevata da un gruppo di nuovi azionisti che sottoscrissero un capitale di 6 miliardi di lire (Danieli & C. 40%, ATURIA 30%, Credipar-Finanziaria di Crediop 15% e Sofipa-Finanziaria di Mediocredito Centrale, 15%)xiii. I seguito (1987) fu varato un secondo aumento di capitale che passò da 6 a 8,4 miliardi di lire con l’ingresso (un ritorno!) dell’Italcementi del Gruppo Pesenti.xiv

Nel luglio del 1995 la Scetauroute Developpement di Parigi, il piu' importante gruppo di engineering francese che fa capo alla Caisse de Depot e a un gruppo di aziende per l' esercizio delle concessioni autostradali, diventa azionista di Italconsult acquisendone il 12% del capitale.

Nel luglio del 2006 Enrico Salza (Intesa San Paolo) viene nominato presidente di Italconsult,.�La nomina di Salza avviene nel corso dell'assemblea dei soci che ha sancito l'incorporazione in Italconsult di Tecnoinfrastrutture. �La società, controllata da Tecnoholding e dalle principali Camere di Commercio italiane, ha una partecipazione in Aeroporti Holding, presente nel capitale di una serie di scali quali Torino, Firenze e Bologna. �Con l'incorporazione il capitale di Italconsult è aumentato da 5,4 a 16,9 milioni di Euro. L'obiettivo dell'operazione è il potenziamento delle tradizionali attività all'estero e di quelle in Italia, anche con forme innovative di promozione, finanziamento e realizzazione di grandi infrastrutture.

Oggi l’Italconsult srl ha come unico azionista la Tecnoinvestimenti subholding che coordina le attività delle società partecipate dal Sistema della Camere di Commercio.

Nel 2009 il fatturato è stato di circa cinquanta milioni di dollari con un margine operativo di 6.000.000 $.

La società continua a svolgere con successo le attività che furono proprie della "prima" Italconsult limitandole strettamente alla sola ingegneria e direzione lavori, con un'enfasi particolare sulle infrastrutture di trasporto. È importante porre in evidenza come fra i mercati in cui essa è principalmente attiva ve ne sono alcuni (come l'Arabia Saudita e l'Algeria) dove la società è presente con successo ormai da quasi cInquant'anni!

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IL GRUPPO ITALCONSULT

Per avere un'idea il più possibile compiuta di ciò che ha rappresentato l'Italconsult negli anni della sua maggiore espansione è utile ricordare brevemente alcune delle società che ebbero origine dall'intraprendenza del suo management.

Bonifica S.p.A.

Come detto in precedenza, l'affidamento da parte del Governo egiziano dell'esecuzione dei lavori di bonifica agricola nella regione dell'alto Nilo, portò alla creazione nel 1962 di una società si scopo, Bonifica, Italconsult Impresit Associate S.p.A., con un capitale di 50 milioni di lire diviso al 50% fra i due azionisti. Bonifica passò successivamente nel Gruppo Condotte Italstat.

Generale Impianti S.p.A.

Fu creata nel 1961 con un capitale sociale di 10 milioni, sottoscritto da IMI (75%) e Italconsult (25%), successivamente portato (1964) a 100 milioni con l'ingresso di alcuni altri azionisti di Italconsult e così ripartito (IMI 30%, FIAT 25%, FINMECCANICA 25%, EDISON 5%, INNOCENTI 5%, MONTECATINI 5%, PIRELLI 5%). La Generale Impianti fu guidata da Italconsult che forniva personale, logistica, servizi tecnici e amministrativi oltre che di promozione all'estero. L'idea era di partecipare al processo di industrializzazione in atto in molti dei paesi in cui Italconsult era presente. I primi anni non furono facili. Nel 1967 gli azionisti incaricarono l'Italconsult di assicurare il controllo della società rilevandone le azioni. Fra gli impianti realizzati si possono ricordare uno zuccherificio in Irak,una centrale termoelettrica e Dhahran (Arabia Saudita), due impianti conservieri in Algeria, 24 unità ospedaliere in Equador.

Nel 1973, avendo Italconsult ormai deciso la formazione di una propria divisione impianti, la società fu ceduta ad altri azionisti.

VALTUR S.p.A.

Creata nel 1964 con un capitale sociale di 50 milioni di lire sottoscritto pariteticamente da Italconsult e ACI (Automobil Club d'Italia) con lo scopo di studiare, progettare e promuovere lo sviluppo di luoghi e servizi turistici in Italia e all'estero. Risultò subito necessario aumentare il capitale a 450 milioni con l,ingresso di nuovi soci che nel 1965 erano (in quote paritetiche) ITALCONSULT, ACI, IMI, FIAT, SARA, BANCO DI NAPOLI, ALITALIA, WARBURG e COMPAGNIE LAMBERT. In seguito vi furono successivi aumenti di capitale. Nel 1969 furono aperti i primi due villaggi turistici di Ostuni e Brindisi. L'Italconsult cedette la propria quota azionaria nel 1974.

Itlconsult Lavori (in seguito Italiana Lavori)

Costituita il 24 gennaio del 1974, con un capitale sociale di 500 milioni, di cui 499,5 milioni detenuti da Italconsult, svolse con un certo successo numerosi lavori di costruzione in Italia ed all'estero. A seguito della crisi dell'azionista fu successivamente ceduta.

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i gli autori desiderano ringraziare i signori Gian Alfonso Borromeo e Luciano Biagiotti per il prezioso contributo di informazioni e ricordi. ii Cronache di Italconsult S.p.A. Cinquant’anni di ingegno e ingegneria , Alfredo Solustri, Palombi editori, Roma 2002 iii The Chasm Ahead (Aurelio Peccei), Macmillan, NY (1969) ISBN 0-02-595360-5;

L'heure de la vérité (Aurelio Peccei), Fayard (1975) ISBN: 221300112X;��

Human Quality (Aurelio Peccei), Pergamon Press (1977) ISBN 0-08-021479-7;��

One Hundred Pages for the Future (Aurelio Peccei), Pergamon Press (1981) ISBN 0-08-028110-9

iv Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows, Jorgen Randers, William W. Behrens III. The Limits to Growth. New York, Universe Books, 1972, ISBN 0-87663-222-3. Traduzione italiana: I limiti dello sviluppo, Milano, Mondadori, 1972, ISBN 88-04-23877-1. v Corriere della Sera, 17 ottobre 1992 vi Aquachem Corp. MIlwakee USA

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vii SONATRACH (La Società nazionale del governo algerino per la ricerca e lo sfruttamento delle risorse di idrocarburi) viii SNIC, Société Nationale des Industries Chimiques (Algeria) ix nel 1979 la quota FIAT sarà trasferita alla controllata Impresit x Dopo l’incorporazione di SADE in MONTEDISON xi PROGRAMMA E PIANO DI RISANAMENTO (ai sensi dell'Art. 2 legge3 aprile 1979, n. 95) ITALCONSULT in amministrazione straordinaria D.M. 4 aprile 1980 xii dati ISTAT xiii La Repubblica 18, luglio 1984 xiv La Repubblica 18 luglio 1987