Istituzioni di linguistica

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Istituzioni di linguistica. a.a.2009/10 Federica Da Milano. Italiano L1 e italiano L2. Il genere in L1: nomi in -o masch.; nomi in -a femm. (es. la pobema ) I bambini italofoni raramente sbagliano nell’assegnare il genere ai nomi, anche in caso di criteri formali poco chiari - PowerPoint PPT Presentation

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Istituzioni di linguistica

a.a.2009/10

Federica Da Milano

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Italiano L1 e italiano L2

Il genere in L1:- nomi in -o masch.; nomi in -a femm. (es. la

pobema)

I bambini italofoni raramente sbagliano nell’assegnare il genere ai nomi, anche in caso di criteri formali poco chiari

Il rispetto delle terminazioni vocaliche dei nomi sembra superiore in L1 rispetto a L2

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Italiano L1 e italiano L2

Il numero in L1:

Le forme del plurale occorrono dopo quelle del singolare

Il concetto semantico di numero/quantità è attestato abb.presto: es. due/tanti

La categoria grammaticale del numero nel nome sembra stabilirsi poco dopo l’emergere della categoria semantica del numero

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Italiano L1 e italiano L2

L1: acquisizione di numero e genere quasi simultanea

L2: la categoria del numero pone meno problemi di quella del genere

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Italiano L1 e italiano L2

Accordo di genere e numero:

In L1 molto precoce (es. mimi ndati; mani belle)

In L2 problemi maggiori: spesso mancanza di accordo

Accordo di genere: L2 gerarchia di acquisizione, non in L1

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Italiano L1 e italiano L2

Pronomi personali:

In L1 i pronomi clitici compaiono presto e non sembrano porre problemi di accordo; precedono a volte le forme toniche lui/lei

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Italiano L1 e italiano L2

Morfologia nominale:L1 e L2: preferenza per forme trasparenti, salienti,

regolari, produttiveSembrano smentite le teorie semantic primacy

hypothesis (Slobin) e semantic bootstrapping hypothesis (Pinker)

Le proprietà formali giocano un ruolo decisivo nell’acquisizione della grammatica del nome

Non sempre lo sviluppo semantico-concettuale precede quello morfosintattico, ma i due spesso procedono parallelamente

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Italiano L1 e italiano L2

La morfologia verbale:- Obbligo di scelta di un morfema finale- Morfemi cumulativi- Baby-talkTempo:- Prime forme: presente- Participio passato valenza più aspettuale che

temporale- Imperfetto- Futuro: inizialmente inferenziale (chi sarà?). Più tardi

valore deittico

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Italiano L1 e italiano L2

Modo:- Indicativo e imperativo- Infinito non retto: modalità richiestivo-iussiva- Perifrasi progressiva stare + gerundio- Congiuntivo (solo tardi)- Imperfetto modale precoce (volevo l’ac qua;

tu eri il re)

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Aspetto:- Participio passatoPersona:- Forme singolari prima delle forme pluraliErrori principali:- Regolarizzazioni di paradigmi irregolari: (uscio per esco,

muovato per mosso)- Regolarizzazioni su un paradigma privilegiato (tossato per

tossito)- Forme con doppia marca (aranono per arano)- Riduzione alla sola marca (ebbe per vorrebbe)- Sovraestensione di avere su essere

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Italiano L1 e italiano L2

Sia in L1 sia in L2:

Aspetto > tempo > modo

Perfettivo > imperfettivo

Presente > passato > futuro

Fattuale > non-fattuale

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Argomenti del verbo:

- ellissi; l’ellissi argomentale sembra costituire una strategia di evitamento dei clitici (sia L1 sia L2)

- Dativo pronominale

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Italiano L1 e italiano L2

Somiglianze:- ellissi argomentali (soprattutto con verbi di

movimento)- Ellissi per evitamento di forme clitiche

Differenze:- In L2 maggiori difficoltà nella scelta delle

preposizioni per l’espressione della reggenza- In L2 di + infinito retto da verbo modale

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Conclusioni

Somiglianze:- preferenza per le forme semplici nella morfologia e

nella sintassi, per gli elementi prototipici- Sequenze simili per l’acquisizione della morfologia

verbale nell’espressione del tempo, della modalità, della persona, dell’aspetto

- Sequenze simili per l’acquisizione della subordinazione

- Errori comuni (regolarizzazioni analogiche, ellissi di argomenti)

- Sensibilità all’input colloquiale

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conclusioni

Differenze:- sequenze di apprendimento diverse per il

genere- Differenze nella comprensione dei rapporti

temporali tra avvenimenti- Differenza nella complessità della

subordinazione- Differenza nella realizzazione dei rapporti di

reggenza