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ISTITUTO TECNICO STATALE INDUSTRIALE “P. HENSEMBERGER” MONZA & BRIANZA INDIRIZZO ELETTROTECNICA & AUTOMAZIONE ESAME DI MATURITA’ a.s. 2008/2009 Classe: 5^B2 Progetto realizzato da: -Busnelli Angelo -Civati Riccardo -Ferri Alessandro -Fruci Giuseppe Docente responsabile: Prof. Giuseppe Rizzaro PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com

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ISTITUTO TECNICO STATALE INDUSTRIALE

“P. HENSEMBERGER”

MONZA & BRIANZA

INDIRIZZO ELETTROTECNICA & AUTOMAZIONE

ESAME DI MATURITA’ a.s. 2008/2009

Classe: 5^B2 Progetto realizzato da: -Busnelli Angelo -Civati Riccardo

-Ferri Alessandro -Fruci Giuseppe

Docente responsabile: Prof. Giuseppe Rizzaro

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PROGETTO: 1-Descrizione 2-Struttura 3-Dati tecnici 4-Disegno schematico 5-Componentistica utilizzata 6-Fasi di montaggio 7-Schemi circuitali 8-Programmazione Nutchip 9-Stima dei costi

COLLEGAMENTI: 1-STORIA DELLA ROBOTICA 2-INGLESE: The electric DC motor -Series motor -Shunt motor The capacitor 3-T.D.P.: Diodi Diodo raddrizzatore Diodo LED Motoriduttore 4-SISTEMI: Nutchip Sensori Sensori di prossimità Relè 5-LETTERE: Filippo Tommaso Marinetti Futurismo 6-STORIA: La prima guerra mondiale La seconda guerra mondiale

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PROGETTO 1-DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il robot è stato pensato per: -compiere movimenti autonomi comandati da sensori di prossimità che fanno si che esso possa inseguire degli ostacoli che trova sul suo percorso. -essere comandato a distanza attraverso un telecomando. I movimenti del robot sono dati da 2 motori elettrici in CC che possono girare in entrambi i sensi di rotazione a seconda del movimento che deve fare. Gli impulsi iniziali sono dati dai sensori o dai pulsanti; ogni sensore o pulsante comanda una diversa combinazione di sensi di rotazione (4 sensori / 4 pulsanti = 4 combinazioni diverse di sensi di rotazione), questo è possibile solo grazie al “cervello” che è presente nel robot che a seconda del valore logico in ingresso (0/1) darà un impulso in uscita che andrà a comandare i 4 relè che a loro volta azioneranno i motori. 2-STRUTTURA DEL PROGETTO La struttura del robot è completamente costituita di piastre in plexiglass unite tra di loro che formano in pratica il suo corpo.

Sulla base del robot ci sono gli alloggiamenti per i 3 sensori e i relativi intagli per il posizionamento degli ingranaggi di riduzione e delle ruote. Nella parte laterale destra è stato fissato il connettore per il PC utilizzato per caricare i programmi dentro il cervello del robot. Sulla parte superiore di chiusura sono alloggiati 4 interruttori, 3 led che segnalano l’alimentazione, il ricevitore infrarosso e il 4° sensore. All’interno del corpo troveremo tutta l’elettronica utile per il funzionamento del robot.

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3-DATI TECNICI -Larghezza: 200mm -Lunghezza: 200mm -Altezza corpo: 57mm -Altezza da terra: 10mm -Altezza totale: 150mm -Peso: 1580g -Diametro ruota: 43.2mm -Larghezza ruota: 28mm -Circonferenza ruota: 135mm -Rapporto di trasmissione: 10 4-DISEGNO SCHEMATICO

Immagine dall’alto del robot eseguita mediante AutoCad

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5-COMPONENTISTICA UTILIZZATA

-3 sensori di prossimità SICK WT12-2P430

-1 sensore di prossimità SICK WT27-2F430

-7 relè da 12 volt

-1 Nutchip 01-AK 0510

-4 interruttori per l’accensione dei diversi componenti

-2 motori TAMIYA TORQUE TUNED (3 volt-12000g/min) -3 diodi led di colori diversi che indicano il circuito alimentato(giallo, verde, rosso)

-6 resistori da 4.7kΩ

-4 resistori da 470Ω

-4 resistori da 1kΩ

-2 resistori da 10kΩ

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-2 resistori da 3.3kΩ

-1 resistore da 120Ω

-4 diodi 1N4007DX

-5 transistor BJT BC33725 (giunzione NPN)

-1 transistor BJT C557B (giunzione PNP)

-5 condensatori ceramici da 100ηF

-1 risuonatore ceramico 3 pin da 4 MHz

-1 pacco di batterie AA ricaricabili Energizeer da 1.2 volt x n10

-2 lastre di plexiglass 500mm x 500mm

-3 morsettiere

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6-FASI DI MONTAGGIO 1)Per prima cosa abbiamo acquistato le lastre di plexiglass 500mm x 500mm e i vari componenti necessari allo sviluppo. Dopo aver progettato la forma del robot più idonea ai suoi movimenti e aver tracciato le varie parti da utilizzare sul plexiglass stesso, siamo passati alla fase di taglio mediante il traforo. Una volta finito ciò, abbiamo creato dei fori per collocare i vari sensori e altri fori sagomati per il fissaggio degli ingranaggi e delle ruote.

2)Dopo aver fissato i sensori alla struttura siamo passati al cablaggio del nutchip e del ricevitore con i 2 motori, inizialmente sperimentati su breadboard con 4 led che simulavano il funzionamento dei 2 motori e i loro 2 possibili versi di rotazione.

3)Successivamente i led sono stati sostituiti dai veri motori e dopodiché installati sulla struttura finale del robot.

4)Dopo aver creato il circuito di movimento tramite telecomando abbiamo creato anche quello tramite i sensori di prossimità; per far si che i sensori lavorassero senza che potessero entrare in contrasto tra di loro abbiamo utilizzato i contatti NC(normalmente chiusi) di 3 relè da 12 volt.

5)Successivamente abbiamo ridotto la tensione di uscita dei sensori da 12V fino a 5V attraverso dei partitori di tensione e poi abbiamo mandato i 4 segnali ai 4 ingressi del Nutchip.

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6)Il circuito elettrico è stato testato per le prime volte, per verificarne il corretto funzionamento, sulla breadboard e ad operazione ultimata è stato realizzato mediante la scheda millefori saldando insieme i vari componenti elettronici attraverso il saldatore e lo stagno.

7)Successivamente la scheda è stata fissata all’interno del corpo del robot attraverso una piastrina metallica forata.

8)È stata anche creata una interfaccia porta di collegamento per caricare i programmi nel Nutchip collegandolo direttamente alla com 1 del PC.

9)Infine è stato posizionato il ricevitore con i relativi interruttori e led sopra il robot in modo tale che il ricevitore potesse ricevere i segnali a infrarosso emessi dal telecomando il più facilmente possibile.

n.b.: il ricevitore montato sul robot riceve solo alcuni codici che possono essere settati sul telecomando universale (189/191/192/193/194/195). Per settare il telecomando occorre premere i tasti SET + TV(collocati sul telecomando) e poi digitare il relativo codice.

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7-SCHEMI CIRCUITALI 1-CIRCUITO DI INTERFACCIA COLLEGAMENTO DEL NUTCHIP AL PC

Connettore

Q1

BC337

Q2

BC557B

R1

10kΩ

R2

10kΩ

R34.7kΩ

R44.7kΩ

Nutchip

VCC5V

Attraverso il programma Nutstation è possibile creare infiniti programmi a nostra scelta e caricarli nell’integrato tramite questo piccolo circuito elettronico molto semplice da realizzare.

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2-CIRCUITO PER L’AZIONAMENTO DEI MOTORI TRAMITE IL TELECOMANDO

FUNZIONAMENTO DEL CIRCUITO St 1-premendo il pulsante 1 si eccitano i relè K1 e K3 e utilizzo la coppia relè K1-K2 (positivo - negativo) per attivare un motore e la coppia K3-K4 (positivo - negativo) per attivare l’altro motore; i motori girano entrambi nello stesso senso in avanti (il robot va avanti).

St 2-premendo il pulsante 2 si eccitano i relè K2 e K4 e utilizzo la coppia relè K1-K2 però in modo contrario (negativo – positivo) per attivare un motore e la coppia relè K3-K4 (negativo – positivo) per attivare l’altro motore; i motori girano entrambi nello stesso senso ma opposto rispetto a quello di prima (il robot esegue una sorta di retromarcia).

St 3-premendo il pulsante 3 si eccitano i relè K2 e K3 e utilizzo la coppia relè K1-K2 (negativo – positivo) per attivare un motore e la coppia relè K3-K4 (positivo – negativo) per attivare l’altro motore; i motori girano in sensi opposti e questo fa si che il robot compia una rotazione sul proprio asse verticale verso sinistra.

St 4-premendo il pulsante 4 si eccitano i relè K1 e K4 e utilizzo la coppia relè K1-K2 (positivo – negativo) per attivare un motore e la coppia relè K3-K4 (negativo – positivo) per attivare l’altro motore; i motori girano in sensi opposti rispetto allo stato 3 e questo fa si che il robot compia una rotazione sul proprio asse verticale verso destra.

St 5-premendo il pulsante 5 il Nutchip esegue un reset che diseccita i relè in modo tale da arrestare il robot.

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Sono stati posizionati 2 LED: -1 LED giallo che indica l’alimentazione del Nutchip(5V); -1 LED verde che indica l’alimentazione dei transistor BJT 33725 a giunzione NPN(12V). 3-CIRCUITO PER L’AZIONAMENTO DEI MOTORI TRAMITE I SENSORI DI PROSSIMITA’

Sensoreavanti Sensoreindietro Sensoresinistra Sensoredestra

VDD12V

K

Indietro1

K

Sinistra1

K

Destra2

K

Destra1

K

Sinistra2

K

Indietro2R11.0kΩ

R21.0kΩ

R31.0kΩ

R41.0kΩ

R5470Ω

R6470Ω

R7470Ω

R8470Ω

C110nF

C210nF

C310nF

C410nF

Nutchip

Interruttore2

LED1

FUNZIONAMENTO DEL CIRCUITO Ogni sensore presenta 4 fili (marrone +12 volt, blu -12 volt, nero commutazione NO, bianco commutazione NC); quando un sensore vede un ostacolo, arriva al filo nero un impulso di +12V che, attraverso il partitore di tensione creato dalle resistenze, si riduce a 5V e va agli ingressi del Nutchip. Sono stati messi in parallelo alle esistenze da 470Ω dei condensatori da 10ηF per far diminuire i disturbi del segnale. E’ stato posizionato un diodo led rosso per segnalare la presenza di tensione di 12 volt sui sensori. Inoltre sono stati utilizzati 3 relè da 12 volt per non fare entrare in conflitto più sensori nello stesso momento secondo il seguente ragionamento: 1-Se va avanti può andare indietro, a destra e a sinistra. 2-Se va indietro non può andare avanti ma può andare a destra e a sinistra. 3-Se va a sinistra non può andare avanti, indietro e a destra. 4-Se va a destra non può andare avanti, indietro e a sinistra

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8-PROGRAMMAZIONE NUTCHIP ATTRAVERSO IL PROGRAMMA NUTSTATION Options: analog comparator = 0 radio remote = 0 Key 1 IR/RF code : 4097 Key 2 IR/RF code : 4098 Key 3 IR/RF code : 4099 Key 4 IR/RF code : 4100 Key 5 IR/RF code : 4101 Key 6 IR/RF code : 4102 state out 1..4 inp 1..4 remote next comments -------------------------------------------------------------------------------- st00 0 0 0 0 0 1 0 0 --- st01 Movimento indietro - - - - key 2 st01 Movimento indietro 1 0 0 0 --- st02 Movimento avanti - - - - key 1 st02 Movimento avanti 0 0 1 0 --- st03 Rotazione verso destra - - - - key 4 st03 Rotazione verso destra 0 0 0 1 --- st04 Rotazione verso sinistra - - - - key 3 st04 Rotazione verso sinistra 0 0 0 0 --- st00 Reset(stato iniziale) - - - - key 5 st00 Reset(stato iniziale) -------------------------------------------------------------------------------- st01 0 1 1 0 0 1 0 0 --- st01 Movimento indietro - - - - key 2 st01 Movimento indietro 1 0 0 0 --- st02 Movimento avanti - - - - key 1 st02 Movimento avanti 0 0 1 0 --- st03 Rotazione verso destra - - - - key 4 st03 Rotazione verso destra 0 0 0 1 --- st04 Rotazione verso sinistra - - - - key 3 st04 Rotazione verso sinistra 0 0 0 0 --- st00 Reset(stato iniziale) - - - - key 5 st00 Reset(stato iniziale) -------------------------------------------------------------------------------- st02 1 0 0 1 0 1 0 0 --- st01 Movimento indietro - - - - key 2 st01 Movimento indietro 1 0 0 0 --- st02 Movimento avanti - - - - key 1 st02 Movimento avanti 0 0 1 0 --- st03 Rotazione verso destra - - - - key 4 st03 Rotazione verso destra 0 0 0 1 --- st04 Rotazione verso sinistra - - - - key 3 st04 Rotazione verso sinistra 0 0 0 0 --- st00 Reset(stato iniziale) - - - - key 5 st00 Reset(stato iniziale) --------------------------------------------------------------------------------

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st03 1 0 1 0 0 1 0 0 --- st01 Movimento indietro - - - - key 2 st01 Movimento indietro 1 0 0 0 --- st02 Movimento avanti - - - - key 1 st02 Movimento avanti 0 0 1 0 --- st03 Rotazione verso destra - - - - key 4 st03 Rotazione verso destra 0 0 0 1 --- st04 Rotazione verso sinistra - - - - key 3 st04 Rotazione verso sinistra 0 0 0 0 --- st00 Reset(stato iniziale) - - - - key 5 st00 Reset(stato iniziale) -------------------------------------------------------------------------------- st04 0 1 0 1 0 1 0 0 --- st01 Movimento indietro - - - - key 2 st01 Movimento indietro 1 0 0 0 --- st02 Movimento avanti - - - - key 1 st02 Movimento avanti 0 0 1 0 --- st03 Rotazione verso destra - - - - key 4 st03 Rotazione verso destra 0 0 0 1 --- st04 Rotazione verso sinistra - - - - key 3 st04 Rotazione verso sinistra 0 0 0 0 --- st00 Reset(stato iniziale) - - - - key 5 st00 Reset(stato iniziale) --------------------------------------------------------------------------------

9-STIMA DEI COSTI

Forniamo in allegato tutti gli scontrini e le ricevute -2 lastre in plexiglass: 25,00€ -4 batterie ricaricabili AA: 11,90€ -2 motori tamiya: 10,60€ -4 dischi striscianti: 8,00€ -2 connettori a 3 poli: 1,50€ -2 connettori a 2 poli: 1€ -2 relè Finder da 6V: 7,80€ -Basetta in rame: 5,40€ -4 connettori M12 cavo 5 Mt: 34,10€ -Penna per l’acido: 7,20€ -Acido: 4,80€ -4 piastre millefori: 4,00€ -4 sensori di prossimità SICK: 607,50€ COSTO TOTALE: 728,80€

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COLLEGAMENTI 1-STORIA DELLA ROBOTICA

L'idea di persone artificiali risale almeno all'antica leggenda di Cadmo, che seppellì dei denti di drago che si trasformarono in soldati; e al mito di Pigmalione, la cui statua di Galatea prese vita. Nella mitologia classica, il deforme dio del metallo (Vulcano o Hephaestus) creò dei servi meccanici, che andavano dalle intelligenti damigelle dorate a più utilitaristici tavoli a tre gambe che potevano spostarsi di loro volontà. La leggenda ebraica ci parla del Golem, una statua di argilla, animata dalla magia cabalistica. Nell'estremo Nord canadese e nella Groenlandia occidentale, le leggende Inuit raccontano di Tupilaq (o Tupilak), che può essere creato da uno stregone per dare la caccia e uccidere un nemico. Usare un Tupilaq per questo scopo può essere un'arma a doppio taglio, in quanto una vittima abbastanza ferrata in stregoneria può fermare un Tupilaq e "riprogrammarlo" per cercare e distruggere il suo creatore.

Il primo progetto documentato di un robot umanoide venne fatto da Leonardo da Vinci attorno al 1495. Degli appunti di da Vinci, riscoperti negli anni cinquanta, contengono disegni dettagliati per un cavaliere meccanico, che era apparentemente in grado di alzarsi in piedi, agitare le braccia e muovere testa e mascella. Il progetto era probabilmente basato sulle sue ricerche anatomiche registrate nell' Uomo di Vitruvio. Non si sa se tentò o meno di costruire il robot.

Il primo robot funzionante conosciuto venne creato nel 1738 da Jacques de Vaucanson, che fabbricò un androide che suonava il flauto.

Una volta che la tecnologia avanzò al punto che la gente intravedeva delle creature meccaniche come qualcosa più che dei giocattoli, la risposta letteraria al concetto di robot rifletté le paure che gli esseri umani avrebbero potuto essere rimpiazzati dalle loro stesse creazioni.

Il termine robot deriva dal termine ceco robota, che significa "lavoro pesante" o "lavoro forzato". L'introduzione di questo termine si deve allo scrittore ceco Karel Čapek, il quale usò per la prima volta il termine nel 1920 nel suo dramma teatrale “I robot universali di Rossum”. In realtà non fu il vero inventore della parola, la quale infatti gli venne suggerita dal fratello Josef, scrittore e pittore cubista, il quale aveva già affrontato il tema in un suo racconto del 1917, Opilec ("L'ubriacone"), nel quale però aveva usato il termine automat, "automa". La diffusione del romanzo di Karel, molto popolare sin dalla sua uscita, servì a dare fama al termine Robot.

Anche se i robot di Čapek erano uomini artificiali organici, la parola robot viene quasi sempre usata per indicare un uomo meccanico. Il termine androide (dal greco anèr, andròs, "uomo", e che quindi può essere tradotto "a forma d'uomo") può essere usato in entrambi i casi, mentre un cyborg ("organismo cibernetico" o "uomo bionico") indica una creatura che combina parti organiche e meccaniche.

Il termine "robotica" venne usato per la prima volta (su carta stampata) nel racconto di Isaac Asimov intitolato Circolo vizioso (Runaround, 1942), presente nella sua famosa raccolta Io, Robot. In esso, egli citava le tre regole della robotica, che in seguito divennero le Tre leggi della robotica:

1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.

2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.

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3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima e con la Seconda Legge.

Asimov attribuì le tre leggi a John W. Campbell, a seguito di una conversazione fatta il 23 dicembre 1940. Comunque, Campbell sostiene che Asimov aveva già in testa le leggi, che avevano solamente bisogno di essere formulate esplicitamente.

Anche se Asimov fissa una data di creazione delle leggi, la loro comparsa nelle sue opere avvenne lungo un periodo di tempo. Asimov scrisse due storie senza menzionare esplicitamente le Tre Leggi ("Robbie" ed "Essere razionale" detto anche "Secondo ragione"); Asimov assunse, comunque, che i robot avrebbero avuto una certa salvaguardia inerente. "Bugiardo!", la terza storia di robot di Asimov, menziona per la prima volta la Prima Legge, ma non le altre.

Alcuni appassionati di robotica sono giunti a credere che le Tre Leggi abbiano una valenza simile alle leggi della fisica; ovvero, una situazione che viola queste leggi è inerentemente impossibile. Ciò non è corretto, in quanto le Tre Leggi sono deliberatamente codificate nel cervello positronico dei robot di Asimov. Asimov infatti distingue la classe dei robot che seguono le Tre Leggi, chiamandoli Asenion robots. I robot delle storie di Asimov sono tutti Asenion robots, e sono incapaci di violare consciamente le Tre Leggi, ma non c'è niente che impedisca ai robot di altri racconti, o del mondo reale, di non rispettarle.

Successivamente le tre Leggi vennero estese con una quarta legge, “la Legge Zero”, così chiamata per mantenere il fatto che una legge con numero più basso soprassedesse a una con numero maggiore. Venne enunciata da un personaggio di Asimov, Robot Daneel Olivaw, nel romanzo “I Robot e l'Impero”, anche se venne precedentemente menzionata in “Conflitto evitabile” da Susan Calvin. In “I Robot e l'Impero”, Giskard fu il primo robot ad agire in base alla Legge Zero, anche se ciò si rivelò distruttivo per il suo cervello positronico, quando violò la Prima Legge. Daneel, nel corso di molte migliaia di anni, fu in grado di adattarsi e obbedire completamente alla Legge Zero che recita:

0. Un robot non può recare danno all’umanità, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, l’umanità riceva danno.

Le altre 3 Leggi vengono modificate di conseguenza:

1. Un robot non può recare danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno. Purché questo non contrasti con la Legge Zero.

2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Legge Zero e alla prima Legge.

3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Legge Zero, la prima Legge e la seconda Legge

La Legge Zero tuttavia risulta essere estremamente complessa rispetto alla programmazione dei cervelli positronici dei robot, poiché postula che sia possibile, in qualche modo e qualche situazione, violare la prima Legge della robotica in funzione di un bene più ampio e duraturo dell’intera umanità. In pratica, un robot potrebbe uccidere un essere umano, in aperta violazione alla prima Legge, commettendo un danno effettivo e certo, a fronte di un ipotetico e incerto bene per l’umanità. La contraddizione è al centro del finale del romanzo “I robot e l’impero”, poiché proprio il robot Giskard sceglierà di permettere che un intero pianeta, la terra, sia condannata ad una lentissima agonia nucleare, insieme a tutti i suoi abitanti, per spingere l’intera umanità ad abbandonare il grembo del pianeta madre e colonizzare l’intero unverso. Il suo cervello positronio ne sarà danneggiato irrimediabilmente.

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2-INGLESE

THE ELECTRIC DC MOTOR

The classic DC motor has a rotating armature in the form of an electromagnet whit two poles. A rotary switch called a commutator reverses the direction of the electric current twice every cycle so that the poles of the electromagnet continue to push and pull against the permanent magnets on the outside of the motor and keep the armature rotating. In larger motors, the permanent magnets are replaced by electromagnets known as field coils.

The commutator consists of a ring split into two or more segments whit the ends of the armature coils attached to different segments. The electric current from the external power source is conducted to the commutator by

small blocks called brushes.

The speed of the motor is proportional to the voltage, and the torque is proportional to the current.

There are different kinds of DC motor.

-In a series motor, the armature and the field magnet are connect in series creating a high torque low speed motor. As the current flows first through the field magnet and then the armature, it increase the strenght of the magnets. A series motor can start quickly, even whit a heavy load. However, such a load will decrease the motor’s speed.

-In a shunt motor, the field and the armature are connected in parallel producing a high speed low torque motor. One part of the current goes through the field magnet while the other part passes through the armature. A fine wire is wound around the field magnet many times in order to increase the magnetism. The strength of the current depends on the resistance of the wire rather than the load on the motor. A shunt motor will run at an even speed regardless of the load. However, if the load is too heavy, the motor will have problems starting. DC electric motors are used in a wide variety of battery-operated devices from toy cars to electric screwdrivers. Unfortunately, their brushes experience mechanical wear as the rotors turn and eventually they wear out and must be replaced. Furthermore, the brushes produce mechanical interruptions in the flow of current and these interruptions often create sparks. Motors whit brushes are unsuitable for some environments because their sparking can ignite flammable gases.

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THE CAPACITOR Is a device that stores an electric charge. It consist of two metal plates with an insulating material called a dielectric between them. If a battery is connected to both plates, an electric charge flows for a short time and accumulates on each plate. If the battery is disconnected, the capacitor retains the charge for a time. The ability of a capacitor to store electric energy is called its capacitance – the larger the plates and the thinner the dielectric, the higher the capacitance. The basic unit used to measure capacitance is the farad. One important applications of a capacitor is to block direct current while allowing alternating current to pass. Because the dielectric is an insulator, a capacitor doesn’t permit DC to flow through it, but its continuous charging and discharging action permits AC to pass. Capacitors are widely used in integrated electronic circuits and, in combination with other device, as tuners for radios and television sets. 3-TDP DIODO Il diodo è un componente non lineare provvisto di due terminali denominati rispettivamente anodo (polo positivo) e catodo (polo negativo). Il funzionamento di un diodo dipende dal segno della tensione applicata tra anodo e catodo: -per tensioni positive superiori alla tensione di soglia (caratteristica diretta) il diodo conduce; -per tensioni negative(caratteristica inversa) il diodo non conduce fino alla tensione di rottura. Il diodo è in grado di condurre quando viene collegato con la giusta polarità( anodo al positivo, catodo al negativo) I diodi più comuni sono: -diodi raddrizza torri; -diodi Zener; -diodi LED. I diodi LED(light emitting diode - diodo emettitore di luce) sono degli emettitori a semiconduttore perché il loro funzionamento è basato sulla proprietà, caratteristica di alcuni tipi di semiconduttore, di emettere radiazioni luminose. La loro soglia di conduzione è di circa 1,6 V. La luce emessa da questi diodi può essere di vari colori e i più comuni sono: rosso, super-rosso, giallo, verde e blu. Per identificare i terminali del diodo LED faccio riferimento alla loro lunghezza infatti l’anodo è contraddistinto dal terminale più lungo. Per l’identificazione di un diodo le case costruttrici utilizzano un codice di tipo alfanumerico secondo le normative europee o americane.

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Il codice europeo prevede l’uso di 5 caratteri di cui almeno i primi 2 letterali: -il primo carattere serve per identificare il materiale utilizzato per la costruzione del diodo: A(germanio), B(silicio), C(arseniuro di gallio); -il secondo carattere serve per identificare la funzione svolta: A(diodo di segnale di piccola potenza), Y(diodo raddrizzatore), Z(diodo Zener), Q(diodo LED). Gli ultimi 3 caratteri sono numeri, nel caso di dispositivi per apparecchiature commerciali, oppure una lettera e 2 numeri, nel caso di dispositivi per apparecchiature professionali. Il codice americano prevede l’uso di 6 o 7 caratteri alfanumerici di cui i primi 2 sono fissi (1N), i 4 successivi sono numerici e l’ultimo, opzionale, è di tipo letterale. I tipi di contenitori più utilizzati sono: -in vetro per applicazioni normali, contrassegnati dalle sigle DO-7 e DO-35; -in vetro per dispositivi di potenza, contrassegnati dalla sigla DO-41; -metallici, contrassegnati dalla sigla DO-13. Un’applicazione in cui il diodo viene impiegato sia come raddrizzatore che come stabilizzatore è quella per la costruzione degli alimentatori, strumenti destinati all’alimentazione di apparecchiature non portatili che richiedono per il loro funzionamento delle tensioni continue. I diodo raddrizzatori prelevano la tensione alternata di rete e la trasformano, utilizzando opportune tecniche circuitali, in tensione continua. MOTORIDUTTORE

Il motoriduttore è un tipo di azionamento a velocità non regolabile (inserzione diretta in cui collego la macchina direttamente alla rete di alimentazione) che permette di aumentare la coppia in uscita dal motoriduttore e di diminuire la velocità così che il motore possa sollevare carichi pesanti senza sforzarsi. Il motoriduttore è costituito da una serie di ingranaggi che hanno un certo rapporto di trasmissione a seconda della dimensione di questi ultimi e di come sono accoppiati tra di loro (accoppiamento meccanico). Se il numero di ruote dentate è pari, il senso di rotazione

della ruota condotta sarà inverso rispetto al senso di rotazione della ruota motrice; se il numero è dispari, il senso di rotazione della ruota condotta sarà uguale rispetto al senso di rotazione della ruota motrice. Il rapporto di trasmissione (R) è dato dalle relazioni tra la velocità angolare dell’albero motore e quella della ruota condotta, oppure è dato dalle dimensioni (in termini di diametro o raggio) delle ruote dentate:

R = Wm/Wc = Rc/Rm Avendo a disposizione i singoli rapporti di trasmissione, per trovare il rapporto di trasmissione totale (Rt) basta moltiplicarli tra di loro:

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Rt = R1*R2*R3*…..Rn

Se il rapporto di trasmissione totale (Rt) è superiore al valore di 5 si potrebbero generare attriti imprevisti e allora scomponiamo il singolo accoppiamento meccanico in più accoppiamenti. La coppia in uscita del motoriduttore sarà:

Cc(condotta) = Cm(motore)*Rt

4-SISTEMI NUTCHIP I Nutchip sono integrati universali facili da usare in mille applicazioni. Sono differenti perchè usano le tavole della verità al posto di un linguaggio di programmazione infatti basta riempire la tabella che compare a video, per determinare le combinazioni di ingressi/uscite da ottenere. Quindi si trasferisce la matrice al Nuchip tramite la porta seriale del computer. Questo integrato permette di costruire progetti in modo molto semplice e veloce: -un antifurto senza fili; -un telecomando; -un controllo per motori passo passo -un dado elettronico -un gioco di riflessi; -un termostato; -un timer; -una fotocellula. SENSORI I sensori convertono una grandezza fisica in una grandezza elettrica. Si possono trovare in commercio due famiglie di sensori: -sensori con semplici dispositivi di tipo on/off oppure di livello 0 e 1; in essi viene utilizzato un elemento a soglia, che attua una semplice commutazione quando viene superato il valore impostato della grandezza da controllare; -sensori con dispositivi capaci di trasformare in modo continuo una specifica grandezza fisica in una grandezza elettrica, in grado di mantenere una relazione costante tra le due, tale da poter essere matematicamente calcolata. In essi si utilizza un componente che è in grado di fornire in uscita un valore continuo. Nel nostro caso abbiamo trattato i sensori per il controllo di prossimità che hanno la caratteristica di rilevare senza il necessario contatto fisico degli oggetti ad una determinata distanza. Un sensore di prossimità essenzialmente è composto di due parti che vengono definite parte operativa, l’oscillatore, e parte di comando, lo stadio di uscita. Le due parti sono legate da uno squadratore (Trigger di Schmitt) che ha la funzione di generare un corretto andamento impulsivo del segnale. Questi sensori si basano su effetti optoelettronici o fotoelettrici e in particolare se ne trovano in commercio di vari tipi: -a diffusione; -a retroriflessione;

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-a sbarramento. Il sensore di prossimità a diffusione si caratterizza dal fatto che emettitore e ricevitore sono alloggiati nello stesso contenitore insieme all’elettronica di controllo. Il funzionamento si basa sulla luce riflessa da un qualsiasi oggetto posto in prossimità; il fascio luminoso viene generato dall’emettitore e quando viene riflesso dall’oggetto ritorna verso l’involucro sensibilizzando il ricevitore. Questa versione è adatta per rilevamenti di piccola portata ed è particolarmente impiegata per il rilevamento di oggetti trasparenti o traslucidi. Un’altra caratteristica che distingue questa versione dalle altre riguarda la portata, che dipende dal potere riflettente e dal colore dell’oggetto da rilevare. RELE’ Per relè si intende un' apparecchiatura con uno o più contatti elettrici, che vengono azionati per mezzo di un elettromagnete quando la bobina dello stesso viene percorsa da una corrente (cioè quando viene "eccitata"). Un relè può azionare un circuito sia se è a riposo, non attraversato da corrente (in quel caso tale circuito va collegato ai terminali centrale e di sinistra del relè nella foto), sia se è attivo, attraversato da corrente (in questo caso il circuito va collegato ai terminali centrale e di destra). Il nome relè deriva dal francese relais che indicava ognuna delle stazioni di posta dove i messi postali, durante il loro itinerario, potevano cambiare i cavalli in modo da svolgere più celermente il loro servizio. Per analogia, ai

primordi della telegrafia si usò il termine relè nell'indicare i dispositivi grazie ai quali si trasferiva un messaggio in codice Morse da una stazione di partenza a una stazione di arrivo, come se un virtuale messo postale si servisse di tali dispositivi per arrivare finalmente alla meta.

Per quanto riguarda la logica di funzionamento i relè si distinguono in varie categorie.

-Monostabili

Una sola posizione dei contatti è stabile, mentre l'altra si ha solamente quando è presente il segnale di eccitazione in ingresso: ad esempio sono relè monostabili quelli che controllano i potenti motori di grosse macchine operatrici, come i carri ponte, i quali sono comandati da circuiti a bassa tensione per motivi di sicurezza. Alcuni modelli impiegano un tempo prefissato per modificare lo stato di commutazione: questi si definiscono relè temporizzati; più precisamente, esiste un ritardo stabilito tra l'applicazione del segnale e la commutazione del circuito, ci sono vari modelli di relè temporizzati: ritardati nell'eccitazione o nella diseccitazione, a colpo singolo o ciclico. cioè nell'aprire o chiudere il circuito in ogni situazione.

Un metodo, in uso da tempo per ritardare la chiusura, consiste nel realizzare l'ancora mobile accoppiando due metalli con caratteristiche di dilatazione differenti in una lamina (perciò detta bimetallica): una resistenza elettrica avvolta intorno alla lamina costituisce l'elemento che fornisce calore per la lenta dilatazione asimmetrica della lamina del contatto mobile fino allo scatto in chiusura. Il comando è

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costituito dall'applicazione di una tensione alla resistenza. Questa tipologia di relè è definita "a bimetallo". Un tipo in ampolla in vetro sottovuoto, era impiegato dal costruttore Tektronix negli oscilloscopi a tubi, per ritardare l'applicazione della tensione anodica, fintanto che i catodi riscaldati dai filamenti non fossero alla temperatura di lavoro.

-Bistabili

Questa categoria ha due posizioni stabili, che possono essere raggiunte con l'applicazione di un segnale su uno dei due ingressi corrispondente alla posizione. Questa funzionalità è anche detta a Flip-flop. Caratteristiche di questi modelli sono l'assenza di consumo energetico per mantenere la posizione e persistenza dello stato anche dopo lo spegnimento dell'apparecchiatura che li impiega. Si dice che le apparecchiature appartenenti a questa categoria siano dotate di memoria, in quanto memorizzano il segnale che le attiva (eccitando la bobina).

-Passo-Passo

Una serie ciclica di configurazioni dei contatti viene percorsa, avanzando di un passo ad ogni impulso applicato all'ingresso. Ad esempio, i vecchi programmatori meccanici delle lavatrici e delle lavastoviglie. Sono di questo tipo i relè che controllano le luci di casa quando si hanno più di due punti di controllo: si impiegano nell'impianto dei pulsanti, i quali agendo sul relè accendono la luce; per spegnerla, basterà premere nuovamente il pulsante. Sono costituiti da un contatto posizionato su una camma a sezione quadrata che ad ogni impulso ruota di un ottavo di giro (passo), il contatto si può trovare sul lato del quadro (contatto chiuso), oppure sul vertice del quadro (contatto aperto), e così in successione.

-A disco

Il relè a disco è ampiamente utilizzato in Italia per garantire la sicurezza nella logica di funzionamento degli impianti ferroviari. Il relè viene normalmente usato come relè di controllo dei segnali permanentemente luminosi, come relè di controllo della manovra da deviatoio e come relè dei circuiti di binario alimentati in corrente alternata

Il principio di funzionamento, simile a quello dei contatori di potenza tradizionali, garantisce che un opportuno disco disposto all'interno del relè si muova solo se la coppia motrice, proporzionale al prodotto di due correnti sinusoidali e dello sfasamento tra di esse, superi un valore minimo preimpostato.

Il relè è previsto per il funzionamento in corrente alternata alle frequenze di 50, 75 e 83.3 Hz. Le due tensioni sinusoidali vengono denominate “Campagna” e “Locale”. Se lo sfasamento delle due tensioni sinusoidali è di 90° e la frequenza è di 50 Hz il valore fisso della Locale è di circa 80 Vca mentre quello variabile della Campagna (sfasato in anticipo rispetto alla locale) è di circa 16/18 Vca. La presenza o meno della tensione di Campagna determina l’eccitazione o la diseccitazione del relè, la diseccitazione è comunque garantita (in assenza di tensione) dalla caduta gravitazionale del disco.

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-Speciali

Specialmente nel passato, prima dell'avvento della microelettronica erano impiegati relè dal funzionamento particolare, come quelli per la selezione decadica telefonica e i relè ripetitori per il segnale del telegrafo.

-Dry-Reed

Il Dry-Reed è un particolare tipo di relè monostabile in cui i contatti sono contenuti in una ampolla in vetro sigillata ermeticamente, al cui interno è stato immesso gas inerte. Le due lamine metalliche che costituiscono il contatto sono realizzate in materiale ferromagnetico, in modo tale che investite da un campo magnetico esterno si magnetizzino temporaneamente ed attraggano tra loro. Esiste anche una versione con contatto normalmente chiuso, realizzato con una lamina in materiale non ferromagnetico che è in contatto con una lamina in posizione di riposo.

Esiste una versione con una terza lamina, impiegato nella funzione di deviatore.

Vantaggio di questo dispositivo è la bassa usura nel tempo, dovuta alla totale protezione dei contatti da polvere ed umidità, nonché il ridotto rischio di innesco di archi voltaici. La chiusura del contatto può avvenire tramite un solenoide che circonda il bulbo, oppure con un elettromagnete, ma anche con un campo prodotto da un magnete avvicinato al dispositivo. Questo sistema è usato nei contatti magnetici degli antifurto.

-A mercurio

Una tipologia simile ai dry-reed, la cui lamina mobile, sfruttando il fenomeno di capillarità, è costantemente bagnata di mercurio, metallo liquido, amagnetico e conduttivo, hanno il vantaggio di avere una bassa usura dei contatti, ma possono lavorare in una sola posizione.

5-LETTERE FILIPPO TOMMASO MARINETTI

Filippo Tommaso Marinetti, nasce ad Alessandria d'Egitto il 22 dicembre 1876, secondogenito dell'avvocato civilista Enrico Marinetti e di Amalia Grolli. Alcuni anni dopo, la famiglia torna in Italia e si stabilisce a Milano. Fin da giovanissimi i fratelli Marinetti manifestano uno smisurato amore per le lettere, ed un temperamento esuberante. Nel 1894 Marinetti consegue il baccalaureato a Parigi e si iscrive alla facoltà di Legge di Pavia già frequentata dal fratello maggiore Leone, che morirà nel 1897 a soli 22 anni a causa di complicazioni cardiache. Trasferitosi all'ateneo di Genova un anno

prima della laurea, che conseguirà nel 1899, collabora all'Anthologie revue de France et d'Italie, e vince il concorso parigino dei Samedis

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populaires con il poemetto La vieux marins. Nel 1902 viene pubblicato il suo primo libro in versi La conquete des étoiles nel quale già si scorgono i primi versi sciolti e quelle figure che caratterizzeranno la letteratura futurista. Vicino all'area politica socialista non vi aderisce mai a pieno per via delle sue idee nazionaliste, e nonostante la pubblicazione sull'Avanti del suo Re Baldoria, riflessione politico satirica. Nel 1905 fonda la rivista Poesia, tramite la quale inizia la sua battaglia per l'affermazione del verso libero, per il quale dapprima incontra un'ostilità diffusa. Il 20 febbraio del 1909 pubblica su Le Figaro' il manifesto del Futurismo, fondato su undici punti che conglobano tutte le arti, il costume e la politica, facendo del futurismo l'unica avanguardia poliedrica. Il futurismo dichiara Marinetti: "E' un movimento anticulturale, antifilosofico, di idee, di intuiti, di istinti, di schiaffi, pugni purificatori e velocizzatori. I futuristi combattono la prudenza diplomatica, il tradizionalismo, il neutralismo, i musei, il culto del libro." La rivista Poesia viene soppressa pochi mesi dopo perché considerata sorpassata dallo stesso Marinetti, il quale conclude la sua pubblicazione facendo apparire sull'ultimo numero il poema futurista Uccidiamo il chiaro di luna, atto d'accusa all'arcaico sentimentalismo dominante nella poesia italiana, e vero e proprio inno alla follia creativa. Da principio, oltre ai frizzanti e provocatori Manifesti, le serate a teatro sono la principale cassa di risonanza del futurismo, il pubblico composto da aristocratici, borghesi e proletari, viene provocato con abilità e maestria e spesso le serate futuriste si concludono con l'intervento delle forze dell'ordine. Nel 1911 allo scoppio del conflitto in Libia, Marinetti, vi si reca come corrispondente per il giornale parigino L'intransigeant, e sui campi di battaglia trova l'ispirazione che consacrerà definitivamente le parole in libertà. Nel 1913, mentre in Italia sempre più artisti aderiscono al futurismo, Marinetti parte per la Russia per un ciclo di conferenze. Nel 1914 pubblica il libro parolibero Zang Tumb tumb. Alla vigilia del primo conflitto mondiale Marinetti ed i futuristi si proclamano accesi interventisti, e partecipano al conflitto, alla fine del quale al leader futurista sono conferite due medaglie al valore militare. Alla fine della prima guerra mondiale Marinetti stipula un programma politico futurista, i suoi intenti rivoluzionari portano alla formazione dei fasci futuristi e alla fondazione del giornale Roma futurista. Nello stesso anno avviene l'incontro con la poetessa e pittrice Benedetta Cappa che nel 1923 diventerà sua moglie, e da cui avrà tre figlie. Nonostante una certa vicinanza all'area comunista e anarchica, Marinetti non è convinto che una rivoluzione bolscevica come quella russa sia prospettabile per il popolo italiano, e ne propone un'analisi nel suo libro Al di là del comunismo pubblicato nel 1920. Il programma politico futurista affascina Mussolini trascinandolo a fare suoi molti degli innumerevoli punti del manifesto programmatico. Nel 1919 alla riunione al San Sepolcro per la cerimonia di fondazione dei fasci dei combattenti, Mussolini si avvale della collaborazione dei futuristi e della loro abilità propagandistica. Nel 1920 Marinetti si allontana dal fascismo, accusandolo di reazionarietà e passatismo, rimanendo

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comunque una personalità rispettata e piena di considerazione da parte di Mussolini. Durante i primi anni di regime fascista Marinetti intraprende varie tournee all'estero per la divulgazione del futurismo, durante questi suoi viaggi partorisce l'idea per un nuovo tipo di teatro, "regno del chaos e della molteplicità." Il 1922 è l'anno che vede la pubblicazione del, a detta del suo stesso autore, "indefinibile romanzo" Gl'Indomabili, a cui seguiranno altri romanzi e saggi. Nel 1929 viene insignito della carica di letterato d'Italia. Seguono la pubblicazione di poemi ed aeropoemi. Nel 1935 si reca volontario in Africa orientale; di ritorno nel 1936 comincia una lunga serie di studi e sperimentazioni sulle parole in libertà. A luglio del 1942 riparte per il fronte, stavolta nella campagna di Russia. Il suo stato di salute all'arrivo del rigido autunno si aggrava ulteriormente e viene rimpatriato. Nel 1943 dopo la destituzione di Mussolini, con la moglie e le figlie, si trasferisce a Venezia. Verso l'una e venti del 2 dicembre 1944 a Bellagio sul Lago di Como, mentre dimorava in un albergo in attesa di ricovero in una clinica svizzera, muore a causa di una crisi cardiaca; quella stessa mattina all'alba aveva composto i suoi ultimi versi. Di lui ha detto il poeta Ezra Pound: "Marinetti e il futurismo hanno dato un grande impulso a tutta la letteratura europea. Il movimento al quale Joyce, Eliot, io stesso e altri abbiamo dato origine a Londra non sarebbe esistito senza il futurismo".

IL PRIMO MANIFESTO

Avevamo vegliato tutta la notte - i miei amici ed io - sotto lampade di moschea dalle cupole di ottone traforato, stellate come le nostre anime, perché come queste irradiate dal chiuso fulgore di un cuore elettrico." Con queste parole il 20 febbraio 1909 sulle pagine del quotidiano Le Figaro fece la sua apparizione il Manifesto di fondazione del Futurismo. Il Futurismo, movimento d'avanguardia di matrice tutta italiana, scaturito dalla coraggiosa intuizione di Filippo Tommaso Marinetti, si proponeva di sovvertire l'ordine di tutte le arti e di portare la vita sociale ad una più appropriata sensibilità nei confronti del suo tempo, caratterizzato dal progresso tecnologico e dalle nuove scoperte scientifiche. L'intento del futurismo era quello di svecchiare la concezione della vita e dell'arte dominanti in Italia, avversando il classicismo e tutti i rimpianti che esso comportava negli ambienti artistici, e imponendo l'amore per le macchine, la tecnologia e la velocità. "I figli della generazione attuale, che vivono fra il cosmopolitismo, la marea sindacalista e il volo degli aviatori sono come abbozzi dell'uomo moltiplicato che noi prepariamo." Fin dalla pubblicazione del primo Manifesto il movimento irruppe con una carica provocatoria verbalmente violenta e polemizzò su tutte le regole sociali ed accademiche. I primi a rispondere all'appello lanciato da Marinetti furono Umberto Boccioni, Luigi Russolo, Giacomo Balla, e Gino Severini, che nel 1910 scrissero il "Manifesto tecnico della pittura futurista". Furono proprio i manifesti programmatici a conferire al futurismo una spina dorsale, ed a chiarirne gli innovativi concetti con i quali si proposero di ricostruire una nuova sensibilità verso la vita. Questi scritti, espressamente tecnici, talvolta ironici e provocatori, riuscirono ad insinuarsi nell'immaginario di molti altri artisti, che in un primo momento furono ostili a cambiamenti così radicali, ed a creare un contatto fra il popolo e l'arte. L'avanguardia futurista fu la più poliedrica e prodiga nella ricerca e nella

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produzione di tutte le arti, (senza trascurarne nessuna, nel '17 non mancarono neppure le sperimentazioni cinematografiche) dell'architettura, della fotografia, del costume, della politica, e della culinaria. Marinetti si mostrò estremamente creativo nello studiare espedienti che concentrassero l'attenzione del pubblico verso le attività del gruppo, dimostrandosi un originale precursore della pubblicità creativa, e carpendo l'interesse delle masse anche all'estero, dove promosse mostre e conferenze. Un modo irruento ed un frasario violento caratterizzarono il modus operandi dei futuristi, il quale non mancò di creare sbigottimento, ma dopo un breve periodo di contestazioni e scetticismo molti, soprattutto fra i giovani artisti, aderirono al movimento che, per definizione del suo stesso fondatore, era: "... un movimento anticulturale, antifilosofico, di idee, di intuiti, di istinti, di schiaffi, pugni purificatori e velocizzatori. I futuristi combattono la prudenza diplomatica, il tradizionalismo, il neutralismo, i musei, il culto del libro." Nonostante un ostentato maschilismo, in Italia, il futurismo pose le basi per il diritto al voto delle donne, e la loro partecipazione alla vita politica, con l'intento di svecchiare l'arcaico parlamentarismo, e demolire le idee preconcette della "donna madre" e della "donna fatale". Due delle donne che più delle altre lasciarono segni indelebili all'interno dell' avanguardia furono Valentine De Saint Point, autrice del Manifesto della donna futurista, e del Manifesto della Lussuria, e la pittrice e poetessa Benedetta Cappa, che sposerà Marinetti nel 1923. Oltre ai manifesti, le serate teatrali riuscirono ad amplificare questa rivoluzione culturale, culminando in spettacoli volutamente caotici e provocatori in cui si dava mostra contemporaneamente di letture di poesie futuriste, musica rumorista, e pittura dinamica. Spesso queste serate davano origine a tumulti ideologici tra i difensori dell'accademismo classico ed i futuristi e i suoi simpatizzanti, culminando con l'intervento delle forze dell'ordine impegnate a sedare gli animi più accesi di entrambe le parti procedendo con arresti e denunce. Nella letteratura il futurismo si impose con le "Parole in libertà", invenzione del suo fondatore che, molto attento nel ricercare nuove forme di comunicazione, per contestare la lingua e le poetiche tradizionali, creò un linguaggio sintetico che sostituiva alla normale sintassi e punteggiatura un linguaggio molto asciutto, incrementato dalle onomatopee, dagli acrostici e dai simboli, eliminando il più possibile articoli e congiunzioni. Dai poemi marinettiani Zang Tumb tumb, e Battaglia + peso + odore , e dalle tavole Parolibere di Govoni se ne evince l'esempio concreto. Nella pittura e nella scultura gli artisti futuristi concepivano le loro opere tenendo conto della plasticità e del movimento in tutto il loro dinamismo, e con un particolarmente attento uso del colore. Per quanto riguarda la musica, i musicisti futuristi sfruttarono i suoni ed i rumori delle metropoli e dei cantieri per esprimere la forza costruttiva industriale inventando alcuni strumenti denominati "Intonarumori". Grazie a dei cicli di conferenze in Russia negli anni '10, e all' organizzazione di mostre in Francia e Cecoslovacchia, in poco tempo la fama del futurismo fece il giro del mondo, arrivando a portare il suo stile innovatore oltre che in tutta Europa, anche in America e Giappone, fomentando la creazione di alcune branche dell'avanguardia, come l' egofuturismo, cubofuturismo, il raggiofuturismo, ed il futurismo russo. Allo scoppio del primo conflitto mondiale i futuristi si dichiararono accesi interventisti ed all'inizio delle ostilità partirono volontari per il fronte. A causa della guerra alcuni di loro perirono chiudendo quello che gli storici delle avanguardie definiscono: il periodo del "primo futurismo" periodo più creativo del movimento. A guerra finita il movimento diede vita alle associazioni dei Fasci Futuristi ed i suoi Manifesti politici influenzarono Mussolini così tanto che egli fece suoi molti dei punti programmatici, ed alla riunione dei Fasci dei combattenti il futuro duce si avvalse della collaborazione propagandistica dei futuristi, i quali a loro volta sperarono di veder attuate le loro rivendicazioni. Il futurismo politico era caratterizzato da atteggiamenti antimonarchici e anticlericali, e dall'idea di: "cancellare il fastidioso ricordo della

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grandezza romana, per sostituirla con una grandezza italiana cento volte maggiore". Proprio questi punti si rivelarono i maggiori motivi d'attrito tra i futuristi ed il futuro regime, che rinsaldò i rapporti con monarchia e clero, e ripropose al popolo un' estetica fatta di miti classici greci ed in particolar modo della Roma Imperiale. Già nel 1920 Marinetti e molti futuristi presero le distanze dal fascismo accusandolo di passatismo. Nonostante questa presa di posizione Mussolini tenne sempre un atteggiamento riguardoso nei confronti del suo leader e del movimento, promuovendolo ad arte di stato,e conferendo a Marinetti, nel 1929, la carica di Accademico d'Italia. Nel corso di tutti gli anni 20 e 30 il futurismo continuò la sua ricerca stilistica e comunicativa nell'arte, prodigandosi maggiormente nella danza, nel teatro sintetico, e nella culinaria. Sempre in quel decennio alcuni degli artisti del movimento tornarono a dedicarsi al classicismo, mentre altri diedero vita a nuovi stili e sperimentazioni. Con lo sviluppo dell'aviazione si diede vita all'aeropoesia e all' aeropittura, gli autori stimolati dai voli aeronautici riportavano su carta e su tela le sensazioni e le prospettive del volo aeronautico. Se si volesse cercare una data conclusiva dell'avventura futurista, essa potrebbe rinvenirsi nel 2 dicembre del 1944, all' unisono con la data di morte del suo fondatore. Nonostante un lunghissimo periodo di ostracismo messo in atto da critici poco accorti, che hanno ingiustamente legato il movimento d'avanguardia al fascismo in ogni sua componente, e che hanno erroneamente analizzato le dichiarazioni più provocatorie del futurismo in tema di maschilismo e militarismo, l'influenza futurista non ha mai cessato di esistere nell'arte e nella comunicazione mondiale. Non è azzardato affermare che la Pop Art, la musica elettronica, la pubblicità, la grafica, il linguaggio e la letteratura odierne debbano molto all'insegnamento futurista.

6-STORIA

LA PRIMA GUERRA MONDIALE La prima guerra mondiale fu l'epilogo di un processo storico che andava lentamente maturando già dalla fine dell'800. L'atto d'inizio avvenne il 28 giugno del 1914. Un gruppo di studenti serbi assassinarono l’arciduca ereditario d’Austria Francesco Ferdinando e la consorte a Sarajevo. Ne seguì un periodo di conflitto diplomatico e, infine, un ultimatum austriaco alla Serbia che richiedeva la presenza dei propri funzionari nella commissione d'inchiesta sull'attentato. Dopo il rifiuto dell'ultimatum da parte serba, il governo austriaco dichiarò formalmente la guerra. Nell'arco di pochi giorni e poche settimane, tutte le maggiori potenze europee, entrarono in guerra:

• La Germania dichiarò guerra alla Russia, che aveva mobilitato l'esercito in appoggio ai serbi e alla Francia, e invase, nei giorni successivi, il Lussemburgo e il Belgio.

• L'Inghilterra dichiara guerra alla Germania per la violazione tedesca della neutralità del Belgio. • L'Italia proclamò la neutralità, anche se durerà solo fino al 1915, quando entrerà in guerra a

fianco dell'Intesa. • Nei mesi fra agosto e novembre entrarono nella guerra anche il Giappone (a fianco dell'Intesa

anglo-franco-russa) e la Turchia (a fianco degli Imperi Centrali) I due opposti schieramenti erano quello degli Imperi Centrali tedesco e austriaco, con i loro alleati minori, e la Triplice Intesa fra Inghilterra Francia e Russia cui si uniranno nel corso della guerra altri stati. La Guerra diventerà mondiale dopo l'entrata in guerra del Giappone nel 1914 e nel 1917 degli Stati Uniti a fianco dell'intesa. I motivi globali che fecero scoppiare la guerra, erano molteplici e diversi da alleanza ad alleanza: l'Intesa sosteneva che la guerra era esplosa per arrestare l'aggressività tedesca, per lo scontro fra la

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democrazia liberale e l'autoritarismo, come guerra per l'indipendenza dei popoli, e per l'affermazione del principio di nazionalità, invece, gli Imperi Centrali, in particolar modo la Germania, sosteneva che la guerra fosse la risposta ai suoi tentativi, bloccati, d'espansione e alle iniziative coloniali. In realtà le cause furono:

1. Il contrasto tra l'imperialismo germanico e l'imperialismo dell'Inghilterra e della Francia; 2. Le preoccupazioni Anglo Francesi per la crescita industriale e militare della Germania; 3. La volontà della Francia di Recuperare l'Alsazia e la Lorena strappatele dalla Germania nella guerra

del 1870-71; 4. La rivalità austro-russa nella penisola balcanica; 5. Le inquietudini dei popoli balcanici e le aspirazioni della Bosnia e dell'Erzegovina a sottrarsi alla

dominazione austriaca e ad unirsi al regno di Serbia; 6. Le mire dell'Italia ad annettere le regioni del Trentino e Venezia Giulia e ad espandersi in Dalmazia e

in Albania; 7. Il particolare clima culturale dell'epoca, incline all'esaltazione della guerra e dell'imperialismo. L'opposizione alla guerra avviene unicamente da parte dei cattolici e dei socialisti, mentre gli altri partiti finirono per accettare il conflitto come "guerra patriottica". La guerra nelle aspettative di tutti, doveva essere breve e quindi non troppo rovinosa. La Germania, nel 1914, tentò una "guerra lampo" contro la Francia, ma fallì. Gli imperi centrali ottennero, invece grandi successi sul fronte orientale, contro la Russia, ma nessuna battaglia fu realmente risolutiva. Divenne quindi, da guerra di movimento a guerra di trincea, cioè di posizione. Nel Maggio del 1915 l'Italia entra in guerra a fianco dell'Intesa aprendo un nuovo fronte anti-austriaco, in Settembre, invece, la Bulgaria si schierò con la Triplice Alleanza degli Imperi Centrali. Ma nemmeno questi mutamenti cambiarono il corso degli eventi bellici che continuarono ad essere di trincea. Il 1916 fu l'anno delle grandi offensive militari e delle stragi inutili. Inglesi e Francesi tentarono la grande offensiva anti-tedesca della Somme. Vi fu anche l'unico scontro navale importante del conflitto: la battaglia dello Jutland tra flotte inglese e tedesca. Vista l'inutilità dell'azione navale e la superiorità inglese, la Germania passò alla guerra sottomarina tentando di bloccare i rifornimenti all'Inghilterra provenienti dagli Stati Uniti che l'anno successivo entrarono in guerra. Nel 1917 la guerra segnò una svolta fondamentale: in Russia ci fu una rivoluzione (prima quella di Febbraio, poi quella d'ottobre guidata dai comunisti), che portò alla caduta del regime zarista e l'uscita del paese dal conflitto, inoltre ci fu l'ingresso in guerra degli Stati Uniti d'America a fianco dell'Intesa. Gli USA, nei precedenti anni del conflitto, avevano fatto giungere all'Inghilterra aiuti economici. Uscendo la Russia dal conflitto, Germania e Austria hanno un fonte in meno da difendere. Quindi spostarono le truppe dal fronte orientale a quello occidentale. Sul fronte Italo Austriaco, nell'ottobre, vi fu la disastrosa ritirata italiana di Caporetto che fece temere una possibile invasione austriaca nell'Italia settentrionale. Ovunque, nei paesi belligeranti, vi furono proteste popolari contro la guerra, diserzioni massicce di soldati e vere e proprie insurrezioni contro i governi. In particolar modo la situazione divenne difficile per gli Imperi Centrali e ,proprio le crisi interne, più che la sconfitta militare, decreteranno il crollo e la perdita della guerra. Nei primi mesi del 1918 le sorti della guerra erano ancora incerte non favorevoli agli Imperi Centrali. In Marzo, i comunisti russi, firmavano la pace di Brest Litovsk, con la quale concedevano alla Germania Estonia, Lituania, Polonia, Finlandia, Georgia e Ucraina. In Aprile la Romania, alleata dell'Intesa, fu costretta a ritirarsi dal conflitto. Fra il Marzo e il luglio, l'esercito tedesco tentò nuove offensive sui fronti occidentali senza riuscire a sfondare le linee nemiche. In Italia, l'esercito di Vittorio Emanuele III si apprestava ad una decisiva offensiva anti-austriaca. La Turchia e la Bulgaria, dissanguate dalla guerra erano vicine al crollo. In Oriente, dove si combatteva una guerra parallela fra l'esercito turco e gli Inglesi, gli alleati Tedeschi continuavano a subire sconfitte. Gli Stati Uniti, nel frattempo avevano mandato in Europa un milione di soldati.

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Fra l'Estate e l'Autunno, i "fronti interni" della Germania-Austria, crollano e furono proprio gli stessi militari a chiedere al cancelliere di trattare la pace all'imperatore austriaco, Guglielmo II, di abdicare. Nel Novembre in Germania, il Kaiser abbandona il potere e viene proclamata la repubblica. Nasceva così la nuova Germania chiamata Repubblica di Weimar. L'Impero asburgico si disgrega. L'imperatore Carlo abdica e, seguendo l'esempio della Germania, viene proclamata la repubblica. Anche su tutti gli altri fronti di guerra in Europa e nel mondo, cessavano le ostilità; la guerra era finita. LA SECONDA GUERRA MONDIALE Mentre sul fronte occidentale i Francesi si erano arrestati sulla linea fortificata Maginot e i Tedeschi su quella Sigfrido, l’esercito hitleriano occupò con un’azione fulminea (guerra-lampo) la Polonia, invasa contemporaneamente anche dalle truppe sovietiche, che in seguito posero sotto il loro controllo anche le repubbliche baltiche e la Finlandia. Dopo essersi impadroniti di Danimarca, Norvegia, Olanda, Belgio Lussemburgo, i Tedeschi invasero la Francia e occuparono le coste della Manica. Mussolini, dopo l’iniziale posizione di “non-belligeranza”, decisel’ingrasso dell’Italia nel conflitto (10 giugno 1940), convinto di poter approfittare della sicura vittoria. La sua fiducia sembrò confortata dall’occupazione da parte tedesca dell’intera Francia, dove fu creato un governo fantoccio, retto dal maresciallo Pétain (governo collaborazionista di Vichy). Hitler decise quindi di dare il via all’invasione dell’Inghilterra, preparandola con un bombardamento a tappeto messo in atto dall’aviazione tedesca (Luftwaffe), che distrusse alcune città e basi militari dell’isola. La forza aerea inglese (Raf) riuscì però a rintuzzare l’offensiva, grazie anche all’uso del radar (battaglia d’Inghilterra). Dopo una serie di insuccessi militari italiani, le sorti del conflitto si rovesciarono anche in Africa, dove gli Inglesi penetrarono in Libia e occuparono la Somalia, Eritrea ed Etiopia (gennaio 1941). Ma a far sperare le democrazie europee fu soprattutto la cosiddetta “legge affitti e prestiti”, decisa da Roosvelt per inviare aiuti americani in favore degli stati in lotta contro il nazismo. Le forze dell’Asse ripresero l’iniziativa nella primavera del 1941, quando gli Italiani, con l’appoggio del corpo corazzato del generale Rommel, rioccuparono la Pirenaica e l’esercito tedesco occupò Iugoslavia e Grecia. Hitler decise inoltre l’invasione dell’Unione Sovietica, dando inizio all’operazione Barbarossa (giugno 1941). Con una rapida avanzata l’esercito invasore giunse nei pressi di Mosca e di Leningrado, ma fu bloccato dal sopraggiungere dell’inverno, che dette il tempo all’Armata Rossa di riorganizzarsi. Mentre quasi tutta Europa si trovava sotto il giogo nazista e nei Paesi si creavano governi filonazisti, i Tedeschi preparavano lo sterminio di sei milioni di Ebrei, deportati in massa nei campi di concentramento di Auschwitz, Buchenwald, Dachau, Mauthausen, Ravensbruk. Il 1941 terminò con l’attacco alla base statunitense di Pearl Harbor sferrato dal Giappone (7 dicembre), che provocò l’ingresso degli Stati Uniti nel conflitto. Nella primavera del 1942 le potenze dell’Asse ripresero l’iniziativa: i Giapponesi occuparono importanti territori in Estremo Oriente, mentre in Africa settentrionale una controffensiva italo-tedesca riuscì a riprendere il controllo della Pirenaica, riconquistata però dagli Inglesi nel dicembre 1941, e a giungere fino ad El-Alamein (Egitto). Nell’estate del 1942 le truppe naziste ripresero l’avanzata in Unione Sovietica, dove occuparono la Crimea e giunsero a Stalingrado. Questi successi dell’Asse ebbero però un aspetto negativo, in quanto allargarono eccessivamente il fronte, rendendo per i tedeschi difficili i contatti e i rifornimenti. A minare l’efficienza delle forze hitleriane contribuirono anche la resistenza antinazista e i consistenti aiuti degli Americani (viveri e materiale bellico). Si preparava così un rovesciamento delle sorti del conflitto, con la controffensiva Americana del Pacifico (battaglie navali del Mar dei Coralli e delle isole Midway) e quella britannica in Africa, che portò allo sfondamento del fronte italo-tedesco, mentre nel novembre del 1942 gli Statunitensi sbarcarono in Marocco e in Algeria sotto la direzione del generale Eisenhower. Nel frattempo a Stalingrado la popolazione resistette eroicamente all’assedio per 180 giorni, permettendo all’esercito sovietico di sferrare l’attacco finale, che portò alla

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resa della sesta armata tedesca (2 febbraio 1943). Nella disastrosa ritirata che seguì le truppe italo-tedesche furono annientate dal freddo e dalla fame. Fu quello il segnale del tracollo delle ambizioni imperiali di Hitler. Ciò non impedì che il nazismo mietesse ancora un numero esorbitante di vittime, come avvenne nel ghetto di Varsavia, dove furono uccisi 40.000 Ebrei, e in molte città dell’Europa occupata. Intanto in Italia, dove ormai il regime fascista era invaso ai più, fu aperto un secondo fronte occidentale con lo sbarco alleato an Sicilia (10 luglio 1943). Di fronte alla tragica situazione determinata dallo sbarco anglo-americano, il Gran consiglio del fascismo decretò la fine del regime fascista (24-25 luglio 1943), favorendo da parte del re l’arresto di Mussolini. Fu formato un nuovo governo guidato da Badoglio, accordatosi segretamente con gli alleati per trattare una pace separata. A quel punto l’Italia diventava una nemica per Hitler, che inviò dieci divisioni nella penisola. Così, quando l’8 settembre fu reso noto l’armistizio firmato con gli Anglo-Americani, l’esercito italiano, abbandonato dal re e da Badoglio, si trovò in balia dei Tedeschi, i quali occuparono in poco tempo l’intera penisola (piano Alarico). Il 12 settembre Mussolini, liberato da paracadutisti tedeschi, fu posto a capo della Repubblica Sociale Italiana, con sede a Salò. L’Italia, dotata a quel punto di due governi (quello dei “repubblichini” a Salò e quello di Badoglio a Brindisi), diventò un campo di battaglia per lo scontro fra alleati e Tedeschi. La lotta contro i nazisti fu condotta con vigore anche dalla Resistenza, costituita dall’azione armata e clandestina delle brigate partigiane, composte da liberali, monarchici, socialisti, comunisti, cattolici e seguaci del Partito d’Azione. La Resistenza, però, non fu solo una lotta di liberazione: per molti (comunisti, socialisti, Giustizia e Libertà) fu anche una battaglia politica, tesa ad annientare le forze reazionarie e a democratizzare la società. Le diversità ideologiche non impedirono che i gruppi combattenti si dotassero di una direzione politica unitaria, il Comitato di liberazione nazionale (Cln), presieduto da Ivanoe Bonomi, e di una direzione militare unitaria, il Corpo volontari della libertà (Cvl). Il 13 ottobre l’Italia dichiarò guerra alla Germania, schierandosi a fianco degli alleati in qualità di “cobelligerante”. Intanto il 27 settembre le truppe anglo-americane giungevano a Napoli, già liberata dalla popolazione (“quattro giornate”), ma si arrestavano sulla linea Gustav, in quanto il comando alleato aveva progettato di concentrar le forze sul fronte francese. Così, dopo lo sbarco alleato ad Anzio (gennaio 1944), l’interesse si concentrò sulla politica, in vista dell’assetto da dare al Paese dopo la guerra. Prevalse la linea moderata di liberali e democratici cristiani, appoggiata dagli alleati, mentre quella più intransigente di socialisti, comunisti e Partito d’Azione, favorevoli all’abolizione della monarchia, fu attenuata dopo la svolta di Salerno operata da Togliatti, leader del Pci (marzo 1944). Ciò rese possibile la formazione di un governo di unità nazionale guidato da Badoglio. Continuavano intanto le stragi naziste (Fosse Ardeatine) e la guerra partigiana. Dopo aver ripreso l’avanzata nella primavera del 1944, gli alleati liberarono Roma, dove fu creato un nuovo governo presieduto da Bonomi, e giunsero a Firenze (11 agosto), già liberata dai partigiani; si arrestarono però sulla “linea gotica”, mentre l’Italia restava divisa in due tronconi e al Nord continuavano bombardamenti ed eccidi (Marzabotto). Nel frattempo gli Anglo-Americani sbarcavano in Normandia (6 giugno 1944) liberavano la Francia e marciavano alla volta della Germania, verso cui convergevano anche i Sovietici. Nonostante i tracolli militari, Hitler continuava a credere nella vittoria. Ma dopo l’incontro di alleati e Sovietici sull’Elba, l’occupazione sovietica di Berlino e la liberazione d’Italia (25 aprila 1945), la resa della Germania fu inevitabile. Mussolini fu fucilato (28 aprile) e Hitler si suicidò (30 aprile): il crollo del regime nazista e fascista sancì la fine della guerra in Occidente, ma non nel pacifico, dove i Giapponesi non volevano arrendersi. Per stroncare la resistenza, il nuovo presidente americano Truman fece sganciare la bomba atomica sulle città di Hiroshima e Nagasaki (6-9 agosto 1945). Il Giappone fu così costretto a firmare la resa.

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