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Istituto di Istruzione “Lorenzo Guetti” Tione di Trento Intervista ai nonni: alla ricerca della nostra storia Intervista alla signora Maria Romana De Gasperi Catti A cura della classe 3 a Commerciale I.G.E.A. sez. A e dei prof. Nicola Spada e Giuseppina Zanelli MARZO 2007

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Istituto di Istruzione “Lorenzo Guetti” Tione di Trento

Intervista ai nonni: alla ricerca della nostra storia

Intervista alla signora Maria Romana De Gasperi Catti

A cura della classe 3a Commerciale I.G.E.A. sez. A e dei prof. Nicola Spada e Giuseppina Zanelli

MARZO 2007

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Indice

Breve presentazione del progetto

Chi siamo

Le interviste ai nonni:•Geremia Artini da Zuclo•Giovanni Battista Scalfi da Saone•Carolina Balduzzi da Strada•Marino Carnessalini da Dimaro•Girolamo Rodigari da Strembo•Franco Ghezzi da Daone•Costantino Parisi da Ponte Arche•Beppino Giovanelli da Tione•Faccini Candido da Brione•Antonietta Maestri da Prezzo•Ida Dalponte da Vigo Lomaso•Gino Alimonta da Ponte Arche•Vigilio Corradi da Daone•Emilia Perotti da Condino

L’intervista alla figlia di De Gasperi, signora Maria Romana

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1. Ripercorrere la storia attraverso il racconto di chi volentieri ascoltiamo: i nostri nonni.2. Ripercorrere i passi salienti della costruzione dell’Autonomia statutaria del Trentino3. Scoprire la figura di Alcide De Gasperi4. Approfondire alcuni temi di riflessione degasperiana sull’Europa

•Interviste ai nonni•Studio della storia dell’Autonomia Trentina su “Un’occasione in più” a cura di Mauro Lando Armando Vadagnini e Camillo Lutteri. Consiglio della Provincia Autonoma di Trento http://www.consiglio.provincia.tn.it/•Studi sulla biografia e le riflessioni degasperiane presenti nel sito dell’Istituto Luigi Sturzo di Roma http:/www.sturzo.it

• Intervista ad una protagonista: Maria Romana De Gasperi

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LA NOSTRA SCUOLA

LA NOSTRA CLASSE E … QUESTI SIAMO NOI

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La voce di De GasperiClicca sull’icona

Mio padre era molto preciso, era abituato ad alzarsi ad una

certa ora e ad un’altra ora ritirarsi, se era possibile, salvo

alcune situazioni, come certe votazioni alla Camera, anche

notturne. In genere era molto preciso nelle sue cose: la sera,

quando rientrava a casa, di solito trovava il tempo di parlare

con noi.

Maria Romana De GasperiTratto dall’intervista rilasciata il 22 marzo 2007

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1.     Geremia Artini, nato nel 1923, residente a Zuclo D. Ricordi qualcosa del periodo in cui venne firmato il trattato De Gasperi-Gruber? R. Sinceramente non ricordo un granché, perché a quei tempi le informazioni a Zuclo, il paese in cui vivo e lavoravo, arrivavano non molto spesso. A me e alla mia famiglia interessava poco delle cose che riguardavano la politica, perché in quel tempo avevo appena incominciato a lavorare e avevo appena aperto la mia attività di falegname.Comunque il nome De Gasperi lo avevo già sentito, credo alla radio, perché ci trovavamo ogni tanto per ascoltarla insieme, poiché non era alla portata di tutti. D. Sei al corrente di cosa ha portato questo accordo? R. Ho visto alla televisione qualche tempo fa che ha portato l’autonomia alla provincia di Trento e alla regione del Trentino Alto Adige. Ricordo che in quel periodo ci fu un lieve cambiamento generale per quanto riguarda la burocrazia. Poi non ricordo altro. D. Come venne visto dalla gente questa autonomia? R. Le persone, come ho detto già in precedenza, non si interessavano di politica, ma per quello che ricordo, qualche anno dopo le persone avevano perso fiducia negli altoatesini e non li consideravano gente rispettabile, a causa degli attentati autonomisti. Intervista effettuata da: FABIO PARISI

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Nonno Giovanni Battista Scalfi, chiamato Bruno, nato nel 1932, residente a Saone (TN)

Mio nonno si chiama Giovanni Battista Scalfi ma è conosciuto da tutti come Bruno Scalfi; ha 75 anni e vive a Saone. Io sono sua

nipote. Mio nonno aveva 15 anni e faceva parte del reclutamento per la Wehrmacht al Forte Corno. È venuto a conoscenza di

questo trattato dalla radio che aveva suo zio cavaliere, ex insegnante. Mi ha raccontato che nessuno della sua famiglia e dei suoi

conoscenti sapeva cosa veramente contenesse il trattato di Parigi e quali potessero essere le sue conseguenze. Si sapeva solamente

che si trattava di un trattato di pace con l’Austria. Dopo la firma dell’accordo, mi disse mio nonno che la gente si sentiva più

tranquilla e fiduciosa che la percentuale dei disoccupati potesse diminuire. Inoltre c’era stato un maggior sviluppo del settore

meccanico (c’erano le prime lambrette) ed economico ed una notevole innovazione nel campo agricolo. La nostra regione, grazie

a quest'accordo ottenne anche uno stanziamento che permise di rendere autonomo il Trentino. Fra i vantaggi per la nostra

regione che mio nonno attribuisce a De Gasperi ci fu la bomba al cobalto che serviva per trattare i tumori, arrivata per la prima

volta nell’ospedale a Borgo Valsugana, terra natale dello statista. Di quest'uomo sapeva solo che era uno dei più grandi statisti e

quindi la gente di quel periodo confidava molto in De Gasperi perché molti ritenevano che fosse l’unica persona che poteva

adempiere quel compito. Mio nonno dice poi che: ” grazie alla serietà e alla stima che questo uomo aveva conquistato, riuscì ad

ottenere anche la garanzia del famoso prestito dall’USA, tramite il governatore della Banca d’Italia, Guido Carli. La somma era

di 18.000 dollari e fu divisa e distribuita in tre grandi settori: FIAT, agricolo e sanitario”. A conclusione di quest'intervista mio

nonno mi ha detto che per lui la città di Trento dovrebbe essere molto riconoscente a questo uomo, perché noi ora godiamo

ancora dei benefici delle sue iniziative politiche. Il sentimento che mio nonno prova verso questa persona è di gratitudine, perché

ritiene che grazie a lui questa regione ha dei privilegi rispetto alle altre.Intervista effettuata da: ANNAMARIA SPERANZA

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Carolina Balduzzi, nata nel 1927, residente a Strada (TN)D. Hai mai sentito parlare di Alcide De Gasperi?R. Quando ero giovane la vita era molto diversa da quella di oggi. Non c’erano né radio,né televisione,né ci si poteva permettere

l’acquisto del giornale. Le notizie ci arrivavano molto lentamente, anche perché io vivevo in un piccolo paese (Prezzo) distante dalla statale. Alla sera ci si trovava a “fare filò” e ci si raccontava episodi,storie, avvenimenti. Adesso che mi ricordo,l’unica piccola radio esistente si trovava all’Osteria Italia. Qui ci si riuniva ad ascoltare le notizie relative alla guerra e qui ho sentito, per la prima volta, nominare Alice De Gasperi. Credo che fosse un importante politico di allora.

D. Come si viveva negli ultimi anni subito dopo la guerra?R. Nel 1945-46 io avevo 22 anni ed avevo visto gli orrori della guerra. Molti uomini del mio paese erano morti o dispersi ed

avevamo una grande rabbia contro i tedeschi, responsabili di tante atrocità. Però sapevamo poco di ciò che accadeva intorno a noi.

D. Cosa sapevate dell’Alto Adige, terra italiana, ma abitata da persone che parlavano il tedesco?R. Eravamo molto poveri e la politica non ci interessava per niente. Avevamo problemi molto più importanti, come cosa mettere

in tavola per sfamarci, dove trovare un lavoro ecc..D. Ricordi qualcosa dell’accordo De Gasperi-Gruber del settembre 1946?R. Il maestro del paese aveva raccontato al bidello e a pochi altri che a Parigi il 5 settembre 1946 era avvenuto un fatto

straordinario. L’Italia, rappresentata da De Gasperi, aveva firmato una patto con l’austriaco Gruber con cui “si sistemava” la faccenda Alto Adige e si garantivano i diritti alle minoranze ladine e tedesche.

D. Era stato davvero un fatto storico. Ma voi che ne pensavate?R. Noi pensavamo che questo accordo, così importante, come aveva confermato la radio, non avrebbe cambiato la nostra vita.

Eravamo poveri prima, lo eravamo ancora anche dopo l’accordo.D. Ricordi ancora qualcosa?R. Ricordo che si raccontava che De Gasperi fosse un uomo giusto e retto. Faceva parte del Partito Popolare di don L.Sturzo a

quale guardavamo come colui che avrebbe potuto migliorare le nostre povere condizioni di vita.Intervista effettuata da: ALESSANDRO ARMANI

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Marino Carnessalini, nato nel 1927, residente a Dimaro (TN)

Mio nonno materno nasce in Val di Sole, a Dimaro nel 1927. Nel periodo della firma del

famoso trattato De Gasperi Gruber, mio nonno si trovava a Trento dove stava compiendo la

leva obbligatoria per gli ex militari che durante la guerra furono arruolati nella polizia

trentina della milizia di Salò e della Tot. Essendo la madre di mio nonno austriaca, egli era

assolutamente ostile al popolo italiano e al regime fascista. Mio nonno, infatti, sosteneva che

gli italiani durante il periodo fascista e di conseguenza nel periodo della guerra, in tutte le

località della zona del sud Tirolo, incluse città e paesi, avevano imposto un nuovo nome

coniato apposta, in modo da rendere questi territori quasi una provincia italiana con doppi

nomi per qualsiasi cosa, in italiano e in tedesco. Un altro importante passo per l’

italianizzazione del Sud Tirolo fu compiuto con la costruzione di svariate caserme nell’ Alto

Adige, così da inviare ragazzi appartenenti ad altre realtà e con diversi costumi per rendere

più italiano il territorio altoatesino. Questi atti di “conquista” crearono nel popolo altoatesino

quasi un senso di riufiuto, che in alcune zone persiste ancora oggi, per lo Stato italiano e per il

suo governo. Bisogna sapere infatti che in molte zone del Trentino, dove si parla il ladino o il

dialetto mocheno, il solo parlare dei fascisti e dei loro metodi di italianizzazione crea ancora

oggi molte ostilità, perché i fascisti imponevano di parlare solo l’ italiano, quindi queste lingue

sparirono quasi completamente e ormai sono parlate solo da pochi anziani.Intervista effettuata da: DANIELE DE CUNTO

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Girolamo Rodigari, nato nel 1924, residente a Strembo (TN)

Girolamo Rodigari nasce a Strembo nel 1924 dove vive tuttora all’ età di 83 anni. Questo

personaggio ha rivestito un ruolo molto importante nella vita comunale e sociale nel

comune di Strembo. Egli, oltre a essere stato rappresentante nell’ “Associazione dei comuni

dell’ alta Rendena”, fu per diversi anni sindaco a Strembo. Girolamo Rodigari si ricorda

ancor oggi di quando lesse all’ assemblea dei comuni dell’ alta Rendena un comunicato

proveniente dalla provincia in cui proprio De Gasperi sosteneva l’ operato dei sindaci della

Val Rendena. Grazie a questo sostegno, i sindaci della Rendena riuscirono ad attuare i

famosi piani per il turismo e addirittura firmarono il piano statale e provinciale di

costruzione della diga in Val Nambrone, che poi però non fu mai realizzata. L’influenza

politica di De Gasperi favorì la costruzione del famoso bacino artificiale di Santa Massenza

che tuttora è alimentato dalle acque convogliate dall’ Enel e provenienti dai fiumi della mia

valle.

Intervista effettuata da: DANIELE DE CUNTO

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Franco Ghezzi, nato nel 1916, residente a Daone (TN)Franco Ghezzi, originario di Bondo, ma ora residente a Daone, mi ha fornito una testimonianza

della persona di Alcide De Gasperi. Infatti quest’uomo di 91 anni, ma ancora lucido, sostiene di aver avuto diverse occasioni di parlare con De Gasperi, allora direttore del quotidiano “il Trentino”. Infatti in gioventù Franco fu usciere alla sede del quotidiano. Ricorda De Gasperi come un uomo deciso, ma molto umano, che non esitava a perdersi in chiacchiere con un semplice impiegato o con un qualsiasi sottoposto. Franco ricorda uno scambio di battute fra De Gasperi e un editorialista del giornale in cui Alcide sosteneva la necessità di riaprire i rapporti con l’ Austria che i trattati di pace avevano incrinato, proprio come poi fece.

Il ricordo di mio padreNon sono riuscita a raccogliere un racconto esauriente da un parente anziano, perciò ho deciso

di ricavare una testimonianza da mio padre. Anche se all’ epoca del fatto non era ancora nato, si ricorda che quando era in tenera età la stima per De Gasperi nei suoi genitori era ancora molto viva, anzi, lo prendevano spesso come esempio nei dibattiti, tipici delle nostre case, in cui i componenti più maturi esprimono pareri sulla vita politica locale. Mio padre si ricorda vivamente di un discorso in cui sua madre criticava il sindaco di Daone, il paese in cui vivo, con parole molto esplicite utilizzando come esempio proprio De Gasperi. Mio padre ricorda bene come il nonno definisse la nonna “democristiana bigotta”, ma lei ribatteva sempre che magari lui fosse stato come De Gasperi, capace di sistemare ogni dissidio tra fazioni.

Ciò mi ha permesso di capire come Alcide De Gasperi avesse rivestito un’importanza preponderante nella vita politica anche nelle nostre valli.

Interviste effettuate da: SERENA PELLIZZARI

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Nonno Costantino Parisi, nato nel 1935 e Luciana Donati, nata nel 1941, residenti a Ponte Arche (TN)Per sviluppare ulteriormente questo argomento mi sono servita della testimonianza di Luciana e di Costantino. Luciana ricorda con grande nitidezza in particolare i giorni che seguirono la morte del personaggio. Racconta che all’epoca lei frequentava il collegio a Trento e spesso i suoi insegnanti facevano citazioni riguardo a De Gasperi spiegando loro che questo uomo era stato il primo trentino che aveva ricoperto cariche importanti nel Parlamento. Dal momento che le sue origini erano del luogo, in particolare della Valsugana, tutti, anche i più piccini, dovevano iniziare a prendere costui come un modello a cui ispirarsi. Però Luciana racconta che ben presto questo uomo, di cui i suoi insegnanti facevano un gran parlare, morì. I giorni che seguirono questo avvenimento furono molto toccanti per l’intera città di Trento. Al Castello del Buon Consiglio venne allestita la camera ardente per De Gasperi. Tutte le scuole a ogni livelli organizzarono due giorni di uscite per portare ragazzi e bambini a rendere omaggio a quell’ uomo. Luciana continua raccontandomi che l’intera città era in lutto, il giorno dei funerali tutti i negozi erano chiusi, persino i panifici e le edicole. Però Luciana, a causa della sua ancora giovane età, non riesce a fornirci informazioni riguardo al Trattato; mi dice di porgere questa domanda al marito Costantino che forse ricordava qualche altro prezioso particolare che lei non è stata in grado di fornirci. Infatti Costantino mi racconta che lui viveva in un piccolo paesino del Bleggio e che andava spesso a Trento per lavoro. Nel tragitto leggeva sempre il giornale, in particolare le pagine che riguardavano la politica, perché, oltre ad essere affascinato da questo mondo, era fiero di apprendere che un trentino era riuscito, per la prima volta nella storia,a prendere iniziative così importanti a livello nazionale e anche internazionale. Però, di fronte a domande più particolari riguardo al Trattato De Gasperi-Gruber, Costantino riesce soltanto a dirmi che ricordava che venne stipulato un patto tra Italia e Austria e che in città vi era un gran trambusto in quei giorni, mentre nei paesi in cui egli viveva non si sentiva parlare molto di quest’uomo, se non per qualche citazione degli anziani del paese.

Intervista effettuata da: SABRINA MALACARNE

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Beppino Giovanelli, nato nell 1934, residente a Tione (TN)

Per sviluppare meglio questo argomento e per sapere più nei dettagli cosa ha portato

concretamente questo accordo sono andata a chiedere informazioni su tutto ciò che si

ricordavano ai miei nonni e a due anziane del mio paese che conosco molto bene. Queste

“interviste” non hanno dato i risultati che speravo i loro ricordi erano vaghi. Le due signore

mi hanno riferito che in quel periodo erano ancora molto piccole e che avevano sentito

parlare di quell’accordo ma non sapevano nemmeno su cosa si basasse. Mio nonno di

Pinzolo, che era figlio del fabbro del paese, mi ha detto che si ricorda ben poco, solo che

c’era in atto un accordo fra due ministri uno trentino e uno austriaco. Sono andata allora a

vedere se mio nonno di Tione poteva raccontarmi qualche cosa d’interessante. Anche lui mi

ha detto che era troppo piccolo per ricordare nei dettagli cosa succedeva dalle nostre parti

però mi ha riferito una cosa assai interessante.

Siccome suo padre era proprietario di una cereria, con questo accordo la sua attività è stata

favorita dalla libera circolazione delle merci che ha permesso di stabilire nuovi rapporti

commerciali con l’Austria; mi raccontava che ancora oggi è in affari con parecchie industrie

austriache.

Intervista effettuata da: FEDERICA FERRARI

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Faccini Candido, nato nel 1927, residente a Brione (TN)

D. Alla fine della guerra e negli anni successivi tu e i tuoi familiari sentivate parlare di De

Gasperi e dei suoi impegni politici per la ricostruzione post bellica dell’Italia?

R. A quell’epoca i mezzi di comunicazione erano pochi e le notizie giungevano in ritardo e

molto frammentarie. Dopo il referendum tra monarchia e repubblica, che vide vincitrice

quest’ultima, iniziammo a sentir parlare di De Gasperi , un uomo di origini trentina che

ricopriva cariche politiche molto importanti a Roma come Capo del Governo. Ma allora non

capivamo l’importanza di questo incarico che ci fu chiara solo dopo qualche tempo.

D. E per quanto riguarda l’annessione all’Italia dell’Alto Adige?

R. Inizialmente la questione non ci interessava molto, perché, non trovandoci proprio sul

confine tra Trentino e Alto Adige, non conoscevamo la sua situazione. Le divergenze tra

Italia e Austria riguardo all’Alto Adige e alle sue volontà autonomistiche le apprendemmo

negli anni Cinquanta e Sessanta, quando alcuni integralisti altoatesini compirono numerosi

attentati in Alto Adige, facendo saltare alcuni tralicci dell’alta tensione, una trentina solo

nella “Notte dei Fuochi”.

Intervista effettuata da: ERIKA PASI

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Antonietta Maestri, nata nel 1931, residente a Prezzo (TN)

Antonietta Maestri, 76 anni vive a Prezzo e negli anni della firma del trattato aveva solo

quindici anni. Il suo ricordo è piuttosto vago, ma la sua memoria tende a ricordare i discorsi

dei genitori e dei fratelli più grandi.

Il sentimento prevalente per la firma del trattato era di orgoglio per il successo internazionale

di un trentino come loro, Alcide De Gasperi. In quegli anni quest’uomo era conosciuto nelle

nostre valli soprattutto come un trentino che, grazie al suo costante impegno politico, era

riuscito ad arrivare a ricoprire una carica di grande importanza internazionale.

Lei si ricorda ancora dopo tanti anni le prime pagine dei giornali dell’epoca, ma soprattutto

ricorda l’orgoglio e la felicità del padre nell’andare a comprare al bar del paese una copia de “il

Trentino”, giornale che fino a pochi anni prima era stato diretto dal nobile conterraneo arrivato

alla presidenza del Consiglio.

Tali pagine esprimevano una voglia di rinascita vigorosa dopo i terribili fatti della guerra che

avevano toccato molto i nostri paesi, i titoli davano risalto alla ritrovata importanza dell’Italia a

livello internazionale.Intervista effettuata da: SALVAGNI LORENA

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Ida Dalponte, nata nel 1922, residente a Vigo Lomaso (TN)

Mi sono rivolta a mia nonna, Ida Dal ponte, di anni 85, che vive a Vigo Lomaso, ma non ho

ottenuto molti risultati perché si ricorda molto poco. Riesce a ricostruire solamente due episodi

particolari letti sul giornale o visti alla tv.

Il primo riguarda il congresso a Parigi: si ricorda che lo stesso De Gasperi aveva raccontato di

essersi trovato in difficoltà perché aveva di fronte a sé tutti vincitori, mentre lui era uno

sconfitto; inoltre ricorda che al termine del suo discorso tutti lo applaudirono perché, anche se

sconfitto, rimaneva comunque un grande uomo, sia come persona sia come Capo di Stato.

L’altro episodio riguarda il funerale: la salma di De Gasperi è stata portata a Roma con il treno e

ad ogni stazione si doveva fermare per raccogliere i fiori che la gente portava perché molte

persone volevano dargli l’ultimo saluto.

Intervista effettuata da: ALESSIA DALPONTE

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Nonno Gino Alimonta, nato nel 1925, residente a Ponte Arche (TN)

A quei tempi, cioè tra il 1945 e 1953, avevo vent’anni e non ci informavamo molto spesso sui

fatti che succedevano in giro per il mondo, perché avevamo altro a cui pensare: ad esempio,

lavorare, altrimenti si faceva la fame. Io facevo il macellaio a Ponte Arche e non mi

interessavo di cosa accadeva perché dovevo pensare al mio lavoro e i mezzi di informazione

erano molto scarsi. Non era mica come adesso che basta accendere la televisione e si sa

tutto di tutti. Io che ero allora minorenne, non mi interessavo molto di politica: una volta si

diventava maggiorenni a 21 anni invece che a 18 come adesso. Però avevo un amico con il

quale ho fatto il soldato a Bolzano che a quei tempi era maestro elementare ad Arco e ogni

tanto, quando veniva a trovarmi, mi raccontava un po’di cose. Quest’amico, essendo più

vecchio di me e abitando in una cittadina, era molto più informato e mi aveva detto che nel

1946 si sarebbe votato a suffragio universale per scegliere quale forma di governo adottare,

se monarchia o repubblica. Poi mi raccontava che un trentino, appunto De Gasperi, era

diventato Presidente del Consiglio e che stava facendo un “mucchio di cose”, per riuscire a

ottenere un’ Europa unita.

Intervista effettuata da: CALABRÒ PAOLO

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Vigilio Corradi, nato nel 1937, residente a Daone (TN)

L’intervista si è svolta a Daone

Vigilio mi ha detto di ricordarsi, anche se in modo vago, di un parente lontano, un cugino di sua

madre, che viveva a Cortaccia, un comune che ora si trova poco oltre il confine del Sud Tirolo.

Questo parente esprimeva con parole amare il suo disaccordo con la politica italiana e non era

convinto dell’operato di De Gasperi, non lo credeva capace di creare una situazione tale da

ristabilire la serenità fra il popolo italiano e quello austriaco.

Vigilio rammenta inoltre che i suoi genitori non amavano parlare di De Gasperi con questo

cugino, visto che loro erano sostenitori della politica di De Gasperi e quindi spesso nascevano da

questi discorsi scontri politici molto marcati.

Intervista effettuata da: GHEZZI MONICA

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Emilia Perotti, nata nel 1923, residente a Condino (TN)

L’altro giorno, per approfondire il discorso riguardante De Gasperi, ho intervistato mia nonna.

Mi ha raccontato che De Gasperi è conosciuto in Trentino perché molto ha fatto per la sua

regione; inoltre di lui si ricorda che fu arrestato per antifascismo, per questo dovette scontare

circa 2 anni di carcere e successivamente rifugiarsi in Vaticano.

Infine mi ha detto che De Gasperi ricostruì il Partito Popolare col nome di Democrazia Cristiana

ed attorno agli anni 50 divenne Presidente del Consiglio dei Ministri, in particolare si ricorda il

modo in cui cercò di concentrare le proprie forze per la ricostruzione del Paese dalle rovine

della guerra che aveva colpito assai pesantemente l’Italia.

Intervista effettuata da: LORENA PELLIZZARI

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INTERVISTA A MARIA ROMANA DE GASPERI ore15:0022/03/2007

D. Buongiorno, sig.ra Maria Romana. Io sono Nadia Boukhachane e qui vicino a me c’è il mio

collega Daniele Caliari. Noi frequentiamo la classe terza del corso per ragionieri

dell’Istituto “L. Guetti” di Tione di Trento. Stiamo realizzando un progetto chiamato “De

Gasperi dei nonni” che consiste nel ripercorrere il periodo in cui fu stipulato l’accordo De

Gasperi – Gruber attraverso le interviste a coloro che ne sono stati testimoni. Vorremo

quindi porgerle alcune domande.

Ricorda il periodo in cui venne firmato l’accordo De Gasperi – Gruber? Suo padre ne parlava

in famiglia?

R. Sì, se noi chiedevamo spiegazioni su quello che si leggeva sui giornali, lui ci raccontava.

D. Come riusciva suo padre a conciliare la vita famigliare con i numerosi impegni politici?

R. Mio padre era molto preciso, era abituato ad alzarsi ad una certa ora e ad un’altra ora

ritirarsi, se era possibile, salvo alcune situazioni, come certe votazioni alla Camera, anche

notturne. In genere era molto preciso nelle sue cose: la sera, quando rientrava a casa, di

solito trovava il tempo di parlare con noi.

D. Qual era, secondo lei, la sua dote più importante? E il difetto?

R. L’equilibrio e anche un certo ottimismo ponderato, difficile pensare a dei difetti,

difetti io non ne ho mai visti.

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D. Come ha vissuto il periodo del secondo conflitto mondiale e quello immediatamente

successivo?

R. Io facevo il liceo e l’università nel periodo della guerra. Qui a Roma stavamo

abbastanza male dal punto di vista economico ed esistenziale; noi che facevamo

l’università un anno non ci siamo andati per protesta contro i nazisti: non volevamo

che i ragazzi sotto le armi, i partigiani, avessero dello svantaggio nei confronti di noi

che eravamo a casa, e soprattutto potevamo frequentare le lezioni. Nel periodo in

cui l’Italia lasciò la Germania e passò con gli alleati noi avevamo i nazisti a Roma e

quindi vivevamo in una situazione abbastanza pericolosa, tutti si nascondevano da

qualche parte.

Io facevo da staffetta tra mio padre e coloro che stampavano i giornali o altre

persone a cui lui mi diceva di portare delle lettere; andavo in bicicletta, era l’unico

mezzo sicuro.

Come famiglia siamo sempre stati qui a Roma, avevamo una vita discretamente

normale, nel senso che anche noi avevamo difficoltà economiche e difficoltà a

procurarci il cibo. Anche se Roma veniva chiamata “città aperta”, aveva lo svantaggio di

essere presa di mira dalle scorrerie dei nazisti e dagli aerei americani che

mitragliavano coloro che andavano fuori città per procurarsi cibo e

informazioni.

D. Ora le passo il collega Daniele che continuerà l’intervista.

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D. Buon Giorno, mi chiamo Daniele Caliari, vorrei porle anch’io alcune domande.

Sono noti i buoni rapporti che suo padre seppe stabilire con gli Stati Uniti dai quali

ottenne anche ingenti aiuti per la ricostruzione. Come valuterebbe, secondo lei, l’attuale

politica estera dell’Italia verso gli Stati Uniti?

R. In questo momento mi pare che stiamo vivendo purtroppo qualche giornata molto

negativa; per la liberazione di questo giornalista (Mastrogiacomo), noi abbiamo favorito la

liberazione di alcuni talebani. I rapporti di oggi con l’America però mi sembrano normali,

con alcuni alti e bassi, a sentire le dichiarazione che si leggono sui giornali, ma in realtà il

valore della politica è qualcosa di più articolato.

D. Il 9 maggio prossimo ricorre il 50° anniversario della firma del Trattato di Roma.

Suo padre credeva sinceramente nell’unità europea: ritiene che l’Europa di oggi

rispecchi i suoi ideali?

R. Mio padre, Schuman e Adenauer sono stati i primi che hanno pensato all’attuazione,

non dal punto di vista soltanto economico, di un’Europa unita; loro pensavano ad un’Europa

unita politicamente, attraverso un’organizzazione federale o confederale. Naturalmente

supportata da una cooperazione durevole e pacifica. Questi tre uomini avevano

incominciato ad unire la cosa più facile, che erano gli eserciti, quindi a dar vita a una

comunità di difesa. A proposito di

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questa idea di comunità di difesa, De Gasperi era stato l’autore di un articolo (articolo

38), che prevedeva una procedura destinata ad accelerare la formazione di una Comunità

politica. In realtà poi la CED cadde qualche giorno prima della morte di mio padre,

esattamente alla conferenza di Bruxelles. Questa Europa che noi abbiamo oggi ha

incominciato ad unirsi da un punto differente, cioè partendo dalla cooperazione economica.

Anche questo, rispetto alla mia giovinezza, è già moltissimo, dato il movimento di capitali e

popoli che ha favorito. Però non è sufficiente, soprattutto perché ci accorgiamo che, nei

confronti di eventi di politica estera, non siamo Europa, nel senso che non decidiamo insieme

che atteggiamento prendere, ma ancora le nazioni tendono a posizioni e giudizi

differenziati. Questa è la debolezza dell’Europa di oggi.

D. Con le sue convinzioni profondamente cristiane come avrebbe affrontato oggi i

rapporti con le teocrazie mediorientali, il diffondersi dell’integralismo e il fenomeno del

terrorismo internazionale?

R. È molto difficile dire oggi quello che mio padre avrebbe pensato, perché sono passati

cinquant’anni dalla sua morte e le situazioni allora erano molto diverse; noi

guardavamo più al nostro mondo e meno a quello degli altri. Credo, in ogni caso, che, secondo

i suoi principi, avrebbe cercato di capire l’altro; penso che l’errore che facciamo tutti noi

occidentali è quello di

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esportare i nostri principi senza avere capito quali sono quelli degli altri. Non

conosciamo l’Islam, che cos’è in realtà, che cosa vuole e cosa porta, per cui il rapporto

non è mai autentico. Credo che, anche come cristiani, dovremmo imparare a studiare le civiltà

degli altri. Adesso si sta affacciando una grande civiltà, quella cinese, e un’altra molto

importante, quella indiana. Noi che cosa sappiamo della Cina, se non quello che vediamo

oggi, grandi ricchi e grandi poveri? Ma della loro cultura che cosa sappiamo veramente?

Siccome di certo ci dovremo confrontare con loro nei prossimi anni, tale lacuna conoscitiva sarà

un grosso problema. Bisognerebbe prima di tutto studiare il loro modo di vivere, la loro

religione, i loro principi; la stessa cosa vale per l’India; non conosciamo quasi niente, se

non un buddismo vago, mentre non sappiamo come in realtà si vive in quel Paese. Bisogna

sviluppare rapporti amichevoli, anche commerciali, senza indugio, ma con le mani tese,

disponibili ad ascoltare.

D. Cosa penserebbe suo padre della dichiarazione finale della XIII Assemblea della

Pontificia accademia per la vita, che riprende un monito del Papa in merito all’obiezione di

coscienza dei parlamentari cattolici?

R. Io penso che in genere la Chiesa ha il diritto ed il dovere di insegnare ai cristiani quali

sono i principi del cristianesimo, poi il resto viene lasciato alla coscienza personale di

ognuno.

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D. Che cosa significava per lui essere un cattolico impegnato in politica?

R. Significava mantenere personalmente i propri principi cristiani ed applicarli nelle

decisioni che dipendevano da lui. Ma, nello stesso tempo, egli ha sempre avuto rispetto delle

idee degli altri, tanto è vero che ha sempre ricevuto, anche dopo la sua morte,

dichiarazioni di altri capi di partito che hanno sempre espresso molto rispetto per la sua

coerenza.

D. Come valuterebbe suo padre l’evoluzione subita dalla famiglia in questi anni e le

maggiori ed articolate problematiche ad essa legate?

R. Le difficoltà familiari si sono sempre avute. Oggi diamo grande peso alla difficoltà

economica di arrivare alla fine del mese con uno stipendio che non sembra

adeguato: spesso non è adeguato ai bisogni che ci siamo creati. Ai tempi di mio padre c’era

un apparecchio radio in tutta la famiglia, una sola televisione, una macchina, poi solo

biciclette e qualche motorino. Oggi tutte le famiglie sentono il bisogno, come minimo, di

avere due televisioni, due macchine, per cui uno stipendio non basta più. Questi

sono bisogni che si sviluppano nel guardare gli altri ed indotti dalla pubblicità:

abbiamo offerto ai giovani, come ideale, avere una macchina lunga, grande, una bella

casa, dei soldi, un bel uomo, una bella donna. Invece queste sono cose

assolutamente vuote, non sono ideali buoni per una famiglia. Prima che una famiglia nasca,

deve avere un progetto di vita; se non c’è questo progetto di vita, niente

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può resistere, perché in tutte le case, sempre, ci sono dei problemi, la difficoltà di vivere

assieme esiste da sempre. Però se uno costruisce prima un progetto di vita, allora si può

superare: se non lo si fa non si può resistere. Ecco, io ho visto una famiglia che è sempre andata

d’accordo. Nella mia famiglia ci sono stati dei problemi, grandi difficoltà. In fondo mio padre è

stato in prigione degli anni, non ha guadagnato una lira, è stato aiutato dalla moglie e dopo ha

dovuto faticare, non trovava lavoro da nessuna parte e ha cominciato a rinunciare al vino, al

sigaro che allora fumava.

Nonostante questo, ha affrontato tutto con grande serenità, grande speranza e grande fiducia

che la Provvidenza lo avrebbe aiutato. In realtà, quando è stato poi impiegato in Vaticano,

faceva un lavoro umilissimo, scriveva le schede dei libri, e basta, per anni, lui che era già stato

capo di un partito e deputato in un grande Parlamento, quello dell’Impero Austriaco. Però non

si è mai lamentato, ha sempre lavorato; la sera, di notte, faceva traduzioni, ha cercato di

lavorare e di non dare, soprattutto a noi, la sensazione che eravamo meno degli altri. Diceva: no,

questo lo possiamo fare, questo non possiamo, ci ha sempre dato serenità, ci ha trasmesso altre

cose. Quando eravamo ragazzine non avevamo molte amiche, gli amici di mio padre erano pochi,

pochi erano rimasti amici suoi. Ci accontentavamo, eravamo felici con lui, ci portava a

passeggio la domenica, a comprare le paste, sostituiva con la sua presenza quello che non

poteva darci. Quindi di queste nuove situazioni famigliari non so cosa avrebbe detto.

Le ripasso la compagna per le ultime due domande.

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D. Grazie per la sua disponibilità. Abbia pazienza, le pongo le ultime due domande.

Come avrebbe affrontato, secondo lei, il problema dell’immigrazione e dell’integrazione?

R. Non c’era questo problema allora, anzi c’era, ma al contrario. Proprio pochi giorni fa guardavo quanti italiani

dovettero emigrare dopo la guerra. E addirittura il Governo incoraggiava l’emigrazione, diceva: “Andate via, qui lavoro non

ce n’é”. Quindi il problema era opposto. Non so cosa avrebbe potuto pensare, ma credo che, pensando alla nostra

emigrazione, forse avrebbe cercato di essere giusto e di aiutare coloro che vengono qui da noi. A proposito

dell’integrazione credo che, anche se a qualcuno non piace, è inevitabile; ormai penso che il mondo non si può più

dividere in piccole scatole divise l’una dall’altra, penso che andiamo verso una mescolanza di culture e razze, forse non

precipitosamente, ma in modo abbastanza veloce.

D. Nei suoi ricordi o nei racconti di suo padre c’è qualche aneddoto legato alle Giudicarie?

R. Non ricordo, mi dispiace, ma so che mio padre era molto legato al Trentino, alla sua terra, dove aveva passato

non soltanto la prima giovinezza, ma anche la maturità; era molto affezionato, soprattutto alle montagne. Tanto è vero che

quando non stava bene, aveva voluto partire ed andare lo stesso a Sella, in Valsugana; qualche medico l’avrebbe

anche sconsigliato, ma tutti abbiamo sentito che era giusto andare lì, ci sembrava giusto che tornasse tra le sue

montagne.

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D. Le siamo molto grati per la sua gentilezza e per le sue preziose parole che useremo nella

ricerca della nostra storia individuale e collettiva. Grazie ancora e buona

giornata.

R. Mi fa molto piacere parlare con i giovani, perché credo che, se bisogna dire qualcosa,

bisogna dirla soprattutto per voi.

La ringrazio e le passo il prof. Nicola Spada.

Sig.a Romana grazie, io non sono purtroppo un giovane (risata), le volevo portare i saluti

del nostro dirigente, il dottor Severino Papaleoni e rinnovarle la gratitudine per la

sua disponibilità, arrivederci e buona giornata.

R. Buon lavoro e buona giornata a voi.

Fine intervista.

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Una imponente ed importante documentazione può essere trovata nel sito dell’Istituto Luigi Sturzo di Romahttp://www.degasperi.net

Ottima documentazione nel sito del Consiglio Provinciale della Provincia Autonoma di Trentohttp://www.giunta.provincia.tn.it/autonomia

Importanti testimonianze possono essere visionate presso il MUSEO CASA DE GASPERIVia Alcide De Gasperi 1 – 38050 Pieve Tesino (TN)

Questo materiale e lo sviluppo di questo progetto possono essere consultati sul sito del nostro Istitutohttp://www.iitione-tn.it/

Si ringrazia per la collaborazione la dott.ssa Carla Tomasoni del Consiglio Provinciale di Trento