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Istituto Counseling Artemisia ISTITUTO COUNSELING ARTEMISIA Corso Moncalieri 249\4 10133 Torino Mobile: 345 5740517 www.counseling-formazionepersona.it - [email protected] Il Metodo Ihbes (Integrative Holistic Body Emotional Sistem) ha come traguardo il raggiungimento dell’Integrità all’interno del corpo, della mente e dello Spirito. Le teorie di riferimento da cui il Metodo Ihbes trae spunto sono: IBP - Integrative Body Psychotherapy (IBP) del Dr.Jack Lee Rosenberg, ulteriormente sviluppata con Diana Asay, analista junghiana, e il Dr. Marjorie Rand; Body Counseling che prende spunto dalla Bioenergetica elaborata da Alexander Lowen, allievo di Wilhelm Reich, il padre storico delle terapie centrate sul corpo. IBP combina aspetti della psicoanalisi, della teoria delle relazioni oggettuali, della Gestalt, della terapia Reichiana, della Bioenergetica, dello Yoga e delle teorie orientali. L’approccio è olistico: corpo, mente e anima sono considerati aspetti inseparabili nell’essere umano. Interessante e di facile applicazione (soprattutto nel lavoro con le coppie) è la Teoria degli Strati della Personalità che così sintetizziamo: il nucleo”, vale a dire l’essenza della Persona, in seguito a frustrazioni, abbandoni e traumi, è serrato da emozioni represse o da ferite subite; il timore che queste ferite, più o meno guarite o cicatrizzate, possano essere riaperte fa sì che si generi un comportamento difensivo strutturato come " carattere" con caratteristiche diverse da Persona a Persona. Infine, inconsapevolmente, si sovrappone ancora uno strato di gentilezza automatica, “agency”, per consentire relazioni che nella maggior parte dei casi si rilevano sicure, familiari, apparentemente invulnerabili ma in realtà sono sterili e poco autentiche. Permettere al Cliente di divenire consapevole di questi strati, gli consentirà di renderli permeabili e di accedere al proprio nucleo e, riconoscendolo, di espandere il proprio sé. Nella coppia agevolando la comunicazione tra nucleo e nucleo è possibile raggiungere una grande intimità e apertura. Body Counseling o Counseling a mediazione corporea E’ risaputo che la mente influenza il corpo, ma è anche vero che modificando gli atteggiamenti del corpo diviene possibile modificare gli schemi emotivi e mentali. Il Body Counseling o Counseling a mediazione corporea, opera attraverso il movimento, l’espressione corporea e la consapevolezza. I movimenti del corpo, siano essi liberi o ripetitivi, fluidi o rigidi, sono indicatori di come le persone vivono nella quotidianità. Con il Body Counseling si invita la Persona ad entrare in contatto con le emozioni, conosciute e non, promuovendo la trasformazione delle stesse e l’acquisizione di una maggiore consapevolezza della relazione tra la dimensione fisica e psichica. Utilizzando il movimento libero, il suono, il respiro, l’attenzione e la creatività, si sostiene la

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Il Metodo Ihbes (Integrative Holistic Body Emotional Sistem) ha come traguardo il raggiungimento dell’Integrità all’interno del corpo, della mente e dello Spirito. Le teorie di riferimento da cui il Metodo Ihbes trae spunto sono: IBP - Integrative Body Psychotherapy (IBP) del Dr.Jack Lee Rosenberg, ulteriormente sviluppata con Diana Asay, analista junghiana, e il Dr. Marjorie Rand; Body Counseling che prende spunto dalla Bioenergetica elaborata da Alexander Lowen, allievo di Wilhelm Reich, il padre storico delle terapie centrate sul corpo. IBP combina aspetti della psicoanalisi, della teoria delle relazioni oggettuali, della Gestalt, della terapia Reichiana, della Bioenergetica, dello Yoga e delle teorie orientali. L’approccio è olistico: corpo, mente e anima sono considerati aspetti inseparabili nell’essere umano. Interessante e di facile applicazione (soprattutto nel lavoro con le coppie) è la Teoria degli Strati della Personalità che così sintetizziamo: il “nucleo”, vale a dire l’essenza della Persona, in seguito a frustrazioni, abbandoni e traumi, è serrato da emozioni represse o da ferite subite; il timore che queste ferite, più o meno guarite o cicatrizzate, possano essere riaperte fa sì che si generi un comportamento difensivo strutturato come "carattere" con caratteristiche diverse da Persona a Persona. Infine, inconsapevolmente, si sovrappone ancora uno strato di gentilezza automatica, “agency”, per consentire relazioni che nella maggior parte dei casi si rilevano sicure, familiari, apparentemente invulnerabili ma in realtà sono sterili e poco autentiche. Permettere al Cliente di divenire consapevole di questi strati, gli consentirà di renderli permeabili e di accedere al proprio nucleo e, riconoscendolo, di espandere il proprio sé. Nella coppia agevolando la comunicazione tra nucleo e nucleo è possibile raggiungere una grande intimità e apertura. Body Counseling o Counseling a mediazione corporea E’ risaputo che la mente influenza il corpo, ma è anche vero che modificando gli atteggiamenti del corpo diviene possibile modificare gli schemi emotivi e mentali. Il Body Counseling o Counseling a mediazione corporea, opera attraverso il movimento, l’espressione corporea e la consapevolezza. I movimenti del corpo, siano essi liberi o ripetitivi, fluidi o rigidi, sono indicatori di come le persone vivono nella quotidianità. Con il Body Counseling si invita la Persona ad entrare in contatto con le emozioni, conosciute e non, promuovendo la trasformazione delle stesse e l’acquisizione di una maggiore consapevolezza della relazione tra la dimensione fisica e psichica. Utilizzando il movimento libero, il suono, il respiro, l’attenzione e la creatività, si sostiene la

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persona ad apprendere o riapprendere nuove e più funzionali modalità relazionali. La Bioenergetica, da cui il Body Counseling attinge, è stata elaborata da Alexander Lowen, allievo di Wilhelm Reich, il padre storico delle terapie centrate sul corpo. Wilhelm Reich individuò la corazza caratteriale: essa è una modalità difensiva che consiste in tutti quegli atteggiamenti sviluppati dall’individuo per bloccare i propri desideri e le proprie emozioni, le sensazioni conflittuali quali l’angoscia, la rabbia, l’eccitazione, creando a livello fisico rigidità corporee (la corazza muscolare) e a livello psicologico atteggiamenti caratteriali

(sono fatto così...). Il Counseling a mediazione corporea si avvale di tecniche respiratorie, di esercizi fisici, di posizioni e contatti corporei finalizzati a consentire alla Persona di ascoltare e percepire le proprie emozioni. L’integrazione tra corpo e mente permette alla Persona di sciogliere i blocchi energetici e i meccanismi difensivi creatisi a livello fisico ed emotivo, che inibiscono il piacere e la gioia di vivere.

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Teoria degli strati dell'Io La Teoria degli strati dell’Io è parte integrante del Metodo Ihbes, come chiave di lettura delle modalità relazionali. Ovviamente si tratta di una mappa, perché le personalità umane sono molto più complesse; ma questo semplice modello può aiutare il Counselor ad orientarsi e mettere a punto un intervento efficace. Gli strati dell’Io 0 Centro Nucleo, il Sè (il core, spazio intimo e vibrante) 1 Strato I Traumi (ferite emotive ed emozioni represse) 2 Strato Il Carattere (profili caratteriali con i poli di Abbandono ed Invasione - la nostra soluzione creativa) 3 Strato L’Agency (gentilezza automatica agìta verso l’ambiente - eccesso di gratitudine)

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Come si formano gli strati dell’Io Il Sè, il Nucleo, vale a dire l’Essenza della persona, in seguito a frustrazioni, abbandoni o traumi vissuti dapprima in tenera età e successivamente ripetuti nel percorso di vita, è serrato da un primo strato: i Traumi dovuti a emozioni represse, frustrazioni o ferite emotive subìte. Il timore che queste ferite, più o meno guarite o cicatrizzate, possano essere riaperte, fa sì che si generi un secondo strato protettivo: il Carattere (risposte creative). A seconda del tipo di ferite emotive vissute, il Carattere si sviluppa presentando caratteristiche più legate all’aspetto del vissuto di Abbandono o di Invasione. Infine, si sovrappone ancora uno strato di gentilezza automatica, l’Agency (strato di inconsapevolezza) per consentire relazioni che, nella maggior parte dei casi, si rilevano sicure e familiari, apparentemente invulnerabili, ma con il rischio di essere sterili e poco autentiche. Dall’Io alla Personalità Consapevole Secondo questa Teoria, l’Io diventa Personalità Consapevole solo quando abbiamo buona conoscenza delle abitudini automatiche: Agency, del nostro Carattere e quando abbiamo rielaborato i Traumi che ci hanno segnato. Diveniamo così capaci di frequentare i vari strati senza agire inconsciamente il comportamento che ne deriva. Il Counseling Olistico-Relazionale, anche attraverso il Metodo Ihbes, sostiene il cliente nel divenire consapevole di questi strati, che piano piano diventano permeabili: il cliente accede così al proprio Sè, lo espande e lo rende più vitale e vibrante. Nella Coppia, il Counseling Olistico-Relazionale, attraverso il Metodo Ihbes, agevola la comunicazione tra Nucleo e Nucleo dei partner per raggiungere una grande intimità, uno stato molto aperto, molto vulnerabile e nello stesso tempo molto sicuro. Faremo adesso un viaggio dal Nucleo alla periferia per poterlo poi ripercorrere in senso inverso nelle esperienze di Counseling. Il Sè Vale a dire il Nucleo, il Core, l’Anima, uno Spazio intimo e vibrante: lo si può chiamare in tanti modi ed è quel luogo in noi stessi che si esprime più in un silenzio radiante che non nelle parole. E’ il nostro centro, che contattiamo nelle esperienze più alte, nell'innamoramento, nella Meditazione, nell’estasi. E’ il Sè è vibrante, presente, responsabile, presenza nel corpo, respiro, contatto con le emozioni. Nel Sè è anche contenuta la nostra indole, che varia da persona a persona, e che è importante conoscere per orientarci nel comportamento verso situazioni compatibili con la nostra indole stessa. Quando è ferito, il Sè si sente in balia degli altri: proprio in quel momento è necessario

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riportare l’attenzione all’aspetto interiore. Per entrare in relazione in modo profondo con una persona, è necessario buttare le corazze di Agency e le difese caratteriali: allora abbiamo il coraggio di mostrarci nella nostra forma più vulnerabile, con le ferite e i sentimenti repressi. In una Coppia un obiettivo fondamentale, quando possibile, è l’incontro tra i due Nuclei, cioè l’incontro tra due Core, tra due persone che hanno raggiunto un profondo contatto con se stessi prima di entrare in contatto con l’altro. Non è possibile eliminare i vari strati dell’Io, vale a dire l’Agency, il Carattere e i Traumi, ma è possibile renderli permeabili, “sottili”, in modo da agevolare la comunicazione con il Nucleo. La consapevolezza di tutti questi Strati, cioè “sapere come funzioniamo”, trasforma l’Io in Personalità Consapevole e ci consente di essere in contatto con il nostro Nucleo. Queste esperienze di contatto durano a volte un periodo molto breve, a volte per qualche secondo soltanto, ma ogni volta nutrono il nostro Essere, rinvigoriscono il nostro cuore e rinforzano il nostro impegno. Amare se stessi significa identificarsi con il Nucleo, in un benessere corporeo percepito come “un sentirsi tutt'uno con l'Esistenza'' avendo consapevolezza di tutti gli Strati della propria personalità. La sensazione dominate è “Ci Sono”. I Traumi, le Ferite, le Frustrazioni... Attorno al Sé, poco alla volta, si forma il primo strato dell’Io: lo strato dei Traumi, delle emozioni represse, degli introietti, dei bisogni più intimi insoddisfatti e delle ferite. I traumi vissuti sono connessi al contesto famigliare prima e socio-culturale poi, nel quale siamo cresciuti. Le convinzioni dominanti, gli introietti, le regole, correlate ai traumi vissuti, emergono con forza ogni volta che siamo sotto pressione o vogliamo prendere una decisione o desideriamo formare una coppia, andare a vivere insieme, sposarci, separarci, trovare una casa adatta, procreare un bambino. Lo spazio dei Traumi è uno spazio di profonda sofferenza, di temi irrisolti, di vissuti percepiti come drammatici o vergognosi. Quando abitiamo questo spazio inconsapevolmente siamo in una condizione di vulnerabilità, lamento, vittimismo, pessimismo. La frase tipica è: “anche oggi è una giornata difficile e tutto va male”. Per questa ragione la persona sviluppa soluzioni creative che servono a rendere inaccessibile questo spazio. Nell’intento di evitare che nuove ferite o frustrazioni si aggiungano a quelle già esistenti, s’impedisce contemporaneamente anche l’accesso al Nucleo. Questa reazione è ancor più dannosa se si pensa che lo spazio dei Traumi è anche quello più

vicino al Nucleo: se frequentato con l’attitudine all’accettazione, può permettere di accedere al Nucleo stesso.

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Il Carattere Difensivo - Soluzione Creativa I vari traumi danno origine a due fondamentali tendenze caratteriali che sono quelle dello Abbandono e dell’Invasione che andranno a sviluppare diverse Risposte Creative: il Carattere Difensivo. È uno “strato” col quale solitamente ci identifichiamo, al punto di ritenere che “noi siamo il nostro carattere” piuttosto che “noi abbiamo il nostro carattere”. Le varie tipologie di carattere Ihbes Il Carattere Abbandonato Se nel passato siamo stati abbandonati, o abbiamo conosciuto la paura di venir abbandonati, lasciati, non considerati, il nostro carattere si manifesta con la tendenza a sentirci abbandonati. La sensazione è “nessuno mi ama veramente”. Il carattere dell’Abbandonato è caratterizzato da: • difficoltà a vivere la forza e la rabbia; scarsa assertività • la frase chiave è “faccio quello che vuoi purché tu non mi abbandoni” • non importa quanto riceviamo, non è mai abbastanza • ci lasciamo guidare da desideri vaghi, indefinibili, provenienti dal passato • non abbiamo l’idea dei limiti/confini, né il concetto di “troppo vicino” • ci aggrappiamo a persone e cose: amici, cibo, vestiti, lavoro, droghe ecc... • ci rendiamo vulnerabili e poi ci sentiamo vittime della situazione • siamo molto sensibili a livello corporeo.

Il Carattere Invaso Se nel passato abbiamo conosciuto la paura di essere “invasi”, dominati, controllati, sottomessi il nostro carattere si manifesterà con la tendenza a sentirci invasi, controllati, isolati. La sensazione è: “devo farcela da solo”. Il Carattere Invaso si manifesta con: • difficoltà a vivere l’affetto e tutti i sentimenti di tenerezza • la frase chiave è “sono quello che sono” • stare soli non è un problema • siamo emotivamente riservati • viviamo “isolati” dai nostri sentimenti • abbiamo confini rigidi nelle convinzioni e nelle opinioni • il nostro modo di essere è molto pratico, solido e sobrio • abbiamo un corpo piuttosto rigido e una “corazza emozionale” • non liberiamo i sentimenti del cuore, ci piace il sesso ma non riusciamo ad amare • ci piacciono le stimolazioni forti, gli sport pericolosi, il sesso pesante.

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Tra questi due poli esistono altre manifestazione del Carattere che potremo riassumere ne Il come se Se abbiamo conosciuto sia la paura di venir “abbandonati” sia la paura di venir “invasi” il nostro carattere si manifesterà attraverso i seguenti atteggiamenti: • non ci fidiamo delle nostre emozioni o sentimenti • viviamo spesso fingendo In questo stadio si sviluppano una serie di atteggiamenti: Idee fisse • abbiamo un’idea fissa delle cose, programmiamo tutto, una frase ricorrente è “quando

avrò terminato, allora...” Tratto me stesso e gli altri come oggetti • trattiamo gli altri e noi stessi come oggetti: con distacco cerchiamo di soddisfare i nostri

bisogni utilizzando il prossimo. Più o meno • non riusciamo ad essere quello che siamo: vogliamo apparire sempre più “grandi” più

“piccoli” di quel che siamo. No automatico • nessuno ci può dire cosa fare: troviamo sempre buone ragioni per dire di no. Né troppo vicino né troppo lontano • a volte viviamo un semplice distacco come abbandono e la gentilezza come invadenza,

comunque viviamo sempre in una continua oscillazione in ogni rapporto: troppo piano, troppo forte, non è il momento giusto, le circostanze non sono adatte.

Separato da corpo, emozioni e da sentimenti • siamo impermeabili alle emozioni, non riusciamo ad avere un autentico contatto con gli

altri. Ogni aspetto del Carattere è dominato da una convinzione, che viene continuamente rafforzata. Queste “convinzioni dominanti” possono essere sintetizzate in specifiche affermazioni: • “nessuno mi ama veramente” tendenza a sentirsi abbandonati • “tutti mi vengono troppo addosso” tendenza a sentirsi invasi • “nessuno mi capisce veramente” il come se Generalizzando, si può dire che ogni carattere ha difficoltà percepire e ad accettare una particolare emozione o un particolare stato interiore: • L’abbandonato non vive la sua forza e la sua rabbia • L’invaso non vive l’affetto e tutti i sentimenti di tenerezza • Il come se non accetta se stesso così com’è Il Carattere è chiamato anche maschera o ruolo di difesa viene influenzato dal contesto famigliare prima e socio-culturale poi, nel quale siamo cresciuti.

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Lo scopo del Carattere è dapprima quello di proteggere e difendere dalle influenze esterne il nostro Nucleo, creando una corazza protettiva nella personalità in difesa del bambino. Ma queste strategie di difesa, oltre a fungere da meccanismi di protezione, possono diventare anche ostacoli al naturale sviluppo della persona. Agiscono, infatti, non soltanto contro le emozioni “negative” o proibite, ma contro tutte le emozioni indistintamente, e anche contro l’amore. Quando siamo in Agency, o nelle Difese Caratteriali, siamo lontanissimi dalla sensazione di radicamento in noi stessi. Per riconoscere quando agiamo inconsciamente queste Strategie difensive è bene sapere che le loro manifestazioni sono essenzialmente delle sensazioni corporee che possono essere seguite da una catena di giustificazioni, attività frenetica e molti pensieri nella testa. Facendo molta attenzione potremo notare che, quando abitiamo questi spazi, scattano delle piccole reazioni nel corpo non nella mente: si restringe, si ribella, si ritira, senso di vuoto interiore, leggerezza, pesantezza, freddo, caldo, prurito ecc. Sentirsi è fondamentale per non cadere nelle trappole delle strategie difensive.

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Nel nostro Carattere ci sentiamo sicuri Ma non potremo essere sempre in reazione al mondo che ci circonda, non saremo così accettati pertanto sviluppiamo l'Agency o eccesso di altruismo o gentilezza automatica, per essere accettati, amati, benvoluti, apprezzati per essere “sociali, adeguati, conformi” si costruisce ancora un altro strato inconsapevole che è la gentilezza automatica o eccesso di gratitudine o Agency. Gli altri vengono sempre prima di noi I loro bisogni sono sempre più importanti dei nostri. Non c’è nulla di sbagliato nell’essere altruisti e generosi, ma questo non deve diventare l'unico modo conosciuto per relazionarsi con il mondo a totale discapito del soddisfacimento delle proprie necessità.

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Definizione di Agency E’ quella mentalità per cui una persona non vive “in proprio”, ma per conto di qualcun altro, esattamente come un Agente non opera professionalmente per sè, ma per conto di un committente. Di qui il nome Agency. Agency è una risposta inconsapevole e immediata. L’Agency consente relazioni che nella maggior parte dei casi si rilevano sicure, familiari, apparentemente invulnerabili, ma rischiano di essere sterili e poco autentiche. L’aspetto positivo dell’Agency è quello di essere un lubrificante delle relazioni; le derive patologiche dell’Agency sono la dipendenza affettiva e lo sfinimento emotivo. Frase tipica: “sono una brava persona”. Non c’è nulla di sbagliato nell’essere altruisti e generosi, ma questo non deve diventare l’unico modo conosciuto per relazionarsi con il mondo a totale discapito del soddisfacimento dei propri bisogni. In altre parole non è funzionale condizionare la propria serenità o felicità al benessere di altri, siano essi partner, figli o amici. Certo è difficile pensare di essere sereni quando qualcuno, vicino a noi è infelice, ma come vedremo, con un atteggiamento di esagerato altruismo otterremo l’effetto contrario a quello desiderato, rischiando di bloccare completamente la possibilità di ripresa della persona amata. Come si diventa Agent Si entra nello stato di Agency principalmente attraverso due strade: • aver imparato, fin da piccoli, che possiamo venire amati soltanto se prima ci preoccupiamo

degli altri e facciamo qualcosa per loro, per i genitori, per i fratelli, per gli amici e così via.

• aver perso fiducia rispetto alle nostre percezioni, sensazioni ed emozioni. Diventato adulto, l’Agent è una persona molto amichevole, sempre pronto ad aiutare gli altri; è anzi molto “sintonizzato” sugli altri, infatti una sua frase tipica è: “se stai bene tu, sto bene anch’io; se tu stai male, soffro con te”. Se l’Agent una volta fa qualcosa per sè (il che avviene di rado) è subito assalito dai sensi di colpa e tormentato da rimorsi, perché il suo bisogno ha prevalso a danno di quello di un altro. L’Agent considera il suo comportamento gentilezza o amore o compassione. In verità si tratta di un atteggiamento inconscio e incontrollato legato alla convinzione che, per essere amato, occorra prima fare qualcosa per l’altra persona. L’Agent in fondo si stima poco, perché altrimenti non sarebbe così dipendente dal suo partner, e penserebbe di meritarsi il suo amore per quello che egli è e non per quello che fa.

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Finché sei in Agency non riesci a dire “no” chiaramente, anche quando questo sarebbe necessario per la tua integrità e il tuo benessere. L’Agent ha spesso fretta, in quanto teme di sottrarre il tempo che dedica ad una sua attività (anche lavorativa) ad altri. Per l’Agent è inconcepibile stare bene con se stesso da solo, o con un altro individuo senza fare qualcosa per lui. Se non c’è nessuno di cui l’Agent si possa occupare, si apre un grande vuoto, un grande punto interrogativo, non sa più cosa fare della sua vita. Chi ama qualcuno può sempre scegliere se insistere o cedere in un conflitto di interessi, ma l’Agent non ha questa scelta: senza essere consapevole favorisce sempre l’altro, si subordina all’altro per automatismo. La sua motivazione profonda è la ricerca di contatto, di amore; ma l’Agent non riesce a immaginare di poter amare se stesso, è sempre rivolto all’esterno. L’unica strategia che conosce è quella di aiutare. L’Agent è poco consapevole di quello che succede in lui, dei suoi giudizi, dei suoi pensieri, delle sue sensazioni, della sua sessualità, del suo benessere. E’ una persona poco attenta a sé e poco centrata in se stessa: col tempo, rischia di perdere il suo fascino, la sua radiazione, la sua dignità e quel poco che gli è rimasto anche della stima del partner; il partner continua a rimanere più per comodità, che per vero amore e vera attrazione. L’esagerata sollecitudine, il sacrificio continuo dei propri bisogni a favore di quelli dell’altro, la tendenza automatica a farsi da parte e a restringere il proprio campo di pensiero, azione, volontà ed emozione sono comportamenti insidiosi, poiché minano l’autenticità delle relazioni, le svuotano di consapevolezza e riducono il piacere, la spontaneità e la passione. L’Agency è una bugia carina (all’esterno dico “ci penso io”, all’interno c’è preoccupazione). L’Agency si può manifestare anche verso oggetti diversi: Dio, il lavoro, i progetti, l’azienda. Oppure verso cose: i fiori, il cane, la raccolta di francobolli. L’Agent è cosciente di quello che dà, e quello che riceve gli sembra sempre abbastanza. Spesso fa per altri quello che pensa che faccia bene a se stesso (es. se è teso chiede “chi vuole un massaggio rilassante”). L’eccesso di altruismo si traveste da amore, ma è un amore che non rende l’amato autonomo e felice. Lo stato di Agency é una modalità automatica che comporta l’accumulo, spesso inconscio, di rancori, rivendicazioni, aspettative che uccidono l’autenticità del rapporto. Il vero amore, il vero altruismo e la vera passione non presuppongono, infatti, di “dover fare qualcosa” per guadagnarsi affetto e conferme. Certo è normale, facendo delle concrete azioni che dimostrino l’interesse per l’altro/a, aspettarsi in cambio espressioni di riconoscimento, ma il tutto senza assentarsi dal proprio centro interiore, né, soprattutto, senza agire automaticamente.

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Come riconoscere l’Agency Essendo un atteggiamento inconscio non è possibile riconoscerlo razionalmente. E’ invece spesso possibile il riconoscimento dei correlati psicocorporei dell’eccesso di altruismo e si può imparare a identificare i modi in cui interferisce nelle relazioni (affettive, lavorative, amicali). Nella Mente e nel Cuore • sentirsi spesso confusi e sovraccarichi di responsabilità • senso di vuoto e di solitudine • pensare di essere sbagliati • sentirsi in colpa senza avere colpa • sentire di non avere diritto a vivere la propria storia personale • volere o dovere piacere • voler fare le cose in modo giusto • poco entusiasmo Nelle Relazioni • permettere di essere manipolato • voler far stare bene gli altri • leggere i pensieri degli altri • sentire cosa fa bene agli altri • non sapere dire di no serenamente • mettere partner, figli, amici su un piedistallo e difenderli a oltranza • dover restituire subito qualcosa quando lo si riceve • andare oltre i propri limiti nella relazione • delirio di onnipotenza nel voler salvare gli altri Nel corpo • eccessiva stanchezza • gambe e addome contratti • l’energia va verso l’alto • non si avvertono solide gambe e genitali • senso di vuoto nello stomaco • il respiro appiattito • in presenza dell’altro il livello energetico diminuisce

Se fai una vita in Agency: • senti un grande bisogno di armonia e di contatto • sei dipendente da un contatto benevolo e dall’essere accettato • frammenti facilmente e velocemente quando questo contatto viene minacciato, oppure

quando senti repulsione manifesta da parte di qualcuno • senti forti sentimenti di gratitudine quando qualcuno riesce ad arrivare al tuo essere

interiore, fa qualcosa per te, ti fa un regalo senza che tu te lo sia dovuto guadagnare • nel caso di repulsione o di inimicizia non sei in grado di tutelarti abbastanza, almeno finché

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arrivi al punto in cui sarai così deluso da questa persona da lasciarla perdere. Autostima • misuri l’autostima al successo e al risultato delle tue azioni • nello stesso modo valuti il valore del prossimo in base al risultato delle sue azioni • ti impegni per essere amato, “lavori” per guadagnarti l’amore • cerchi spesso dal partner il messaggio della buona madre “ti amo per quello che sei e non

per quello che fai”, ma quando te lo dice, pensi di doverlo contraccambiare perché in fondo ti è difficile crederci

• consideri i bisogni degli altri più importanti dei tuoi • non concedi a te stesso gli stessi diritti che concedi a tutte le altre persone Percezione • annebbi la tua percezione nei momenti in cui ti accorgi che il partner mostra i suoi lati

negativi • percepisci quello che riesci a percepire, però abbellisci la percezione e trovi motivi o scuse

sul perché il partner o le persone hanno agito in un modo negativo • sei molto tollerante rispetto alle scortesie, le contrarietà che altri mostrano nei tuoi

confronti • mancanza di parole • di solito riesci a parlare o a esprimerti, ma in una situazione particolare non trovi le parole

per dar voce ai propri bisogni, al tuo Sé interiore • diventi silenzioso quando ti senti ferito • ti è difficile formulare i tuoi bisogni e i tuoi desideri, in particolar modo quando ti accorgi

che turbano qualcuno oppure sono contrapposti ai desideri del tuo partner • ti è difficile esprimere con parole ed esprimere con sentimento ciò che ti tocca nel

profondo. • hai la tendenza di addossarti il dolore e la sofferenza nel mondo • non sopporti il dolore, il patimento e i lati oscuri degli altri • diventi subito attivo per eliminare, risolvere, o combattere le sofferenze • diventi cieco per gli atteggiamenti manifesti dell’altro e non lo ritieni responsabile per le

azioni con le quali si è auto-inflitto la sofferenza • proteggi l’altro, lo difendi e tendi a spiegare i perché del suo atteggiamento • tendi sempre ad aiutare e a proteggere il tuo partner o i tuoi figli, anche quando

approfittano di te, o sono pigri, non si impegnano, quando sono ritrosi con te e con altri

• in genere un Agent non dice delle vere e proprie bugie, ma tende ad abbellire la realtà e a trascurare la propria realtà interiore

• non riesci a essere sincero con il partner o con le persone amate e dire apertamente quello che percepisci o pensi di loro

• quando supponi che altri potrebbero sentirsi feriti o offesi dalle tue considerazioni ti ritiri. Così facendo li “proteggi” da comprensioni spiacevoli, in modo tale che non debbano

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cambiare • cerchi di non creare problemi, ti mostri più disponibile di quello che sei realmente • non esprimi i tuoi bisogni, pretendi poco per te stesso, dici “si” più spesso di quanto lo

vorresti • ti è più facile essere onesto quando l’altra persona non è presente Aggressione • dai alla protezione della relazione un valore più alto rispetto alla sana aggressione • ti è difficile avere pretese o confrontare qualcuno con ciò che fa • interpreti facilmente una sana aggressione del tuo partner o dei tuoi cari come un’azione

contro te stesso, come ad esempio un “no” verso qualcosa che a te piacerebbe fare • ti è difficile accettare i dissensi per quello che sono (cioè opinioni contrastanti), e cerchi di

trovare un consenso • non sopporti liti in famiglia o tra amici e consideri un tuo compito quello di ricucire lo

strappo, di mediare o di riportare le parti litigiose a un consenso • ti è difficile chiedere qualcosa alla persona amata. Ciò diventa quasi impossibile quando

questa persona è bisognosa, malata, difficile, pretenziosa o incalcolabile Accordi unilaterali Una delle caratteristiche più comuni dell’Agent è quella di contrarre accordi unilaterali, cioè

ritenere di aver comunemente stabilito un accordo con l’altro mentre questi non ne è assolutamente a conoscenza e questo può generare grandi equivoci. L’accordo unilaterale è un accordo per cui tu presupponi, senza averlo verificato chiedendo esplicitamente, che l’altro dovrebbe esserti grato, darti qualcosa in cambio, apprezzarti per il tuo aiuto anche se non richiesto e arrivi a pensare che se una cosa viene data senza essere chiesta ha più valore rispetto a un desiderio palesato. Alcuni esempi: • ti riordino la camera e mi aspetto che tu sia felice • ti compro un regalo a sorpresa e sono convinto che tu ti senta amato moltissimo Sessualità La sessualità dell’Agent è più collegata alla paura che al piacere: l’Agent donna si preoccupa di far ciò che piace al partner e l’Agent uomo si preoccupa dell’orgasmo di lei. La maggior parte dei disturbi sessuali e dell’abbassamento della libido ha l’Agency come causa. Il lato oscuro dell’Agency La strategia dell’Agent, di occuparsi del partner per ottenere il suo amore, ha anche un lato oscuro che nessuno guarda volentieri: per assicurarsi l’amore del partner, l’Agent lo aiuta sempre dove può, ma al contempo, con la sua iper-protezione, non gli permette di crescere più di tanto, di diventare autonomo e di assumersi le proprie responsabilità perché altrimenti il partner potrebbe diventare troppo autosufficiente e potrebbe “liberarsi”. Quindi l’Agent nel suo prendersi cura delle persone amate si preoccupa contemporaneamente di non rafforzarle troppo.

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Quando il partner sta veramente bene, l’Agent inconsciamente prova il timore di perderlo, e mira a destabilizzarlo al solo scopo di poterlo poi recuperare. Il lato oscuro dell’Agency è il disprezzo, nel senso di non aver fiducia nel fatto che l’altro possa farcela da solo. Il sentirsi superiori. Il Modello è completo. In altre parole reagisci alle situazioni che ti si presentano utilizzando schemi cristallizzati che si basano su esperienze precedenti o fai cose che non hai desiderio di fare per essere riconosciuto ed amato. • Perché permettiamo ad Ansia e Stress di toglierci Energia e Vitalità? • Perché apparentemente sembra tutto ok ma non siamo soddisfatti? • Perché tutti ci dicono che dovremmo essere felici ma spesso ci sentiamo svuotati?

La risposta del Counseling Olistico-Relazionale a queste domande è “Perché ti sei allontanato dal tuo Sé” • Perché abiti troppo spesso gli strati periferici del tuo Essere • Perché ti identifichi con il tuo Carattere come con i tuoi pensieri • Perché i tuoi confini non sono chiari a te e spesso ti fai carico di responsabilità di altri • Perché cerchi nel prossimo quell'amore e quel riconoscimento che tu per primo non ti dai Elaborare le ferite del passato Compito del Counselor è permettere al cliente di identificare le ferite non guarite, le frustrazioni non compensate, i lutti non elaborati, gli introietti e le idee limitanti e, attraverso un percorso di Crescita Personale, consentire al cliente di vedere bene il contenuto di questo strato dell’Io per poterlo sanare. La Teoria Paradossale del Cambiamento di Beisser e la Fiducia nel Processo Il Counseling Olistico-Relazionale si orienta verso quest’obiettivo prendendo spunto dalla Teoria Paradossale del cambiamento di Arnold R. Beisser (1970): “Il cambiamento accade quando iniziamo a essere quello che siamo e non quando si tenta di essere ciò che non siamo”. Nel semplice stare a contatto con la situazione traumatica nel modo più completo possibile, contattando cioè pensieri, emozioni e percezioni e prendendosi cura di quello che c’è, senza altro aggiungere, è possibile il cambiamento. Tutto ciò richiede una profonda fiducia nel Processo. In altre parole il cambiamento avviene quando accetto come sono nel momento presente, non quando voglio essere qualcosa che non sono o che dovrei essere. La condizione fondamentale per un vero e reale cambiamento interiore è: mi accetto per come sono (accettazione) in questo momento (contatto) permettendomi di

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stare con tutti i pensieri, le sensazioni, le percezioni e i sentimenti presenti (ascolto). Per ottenere ciò le Pratiche Sapienziali e gli Esercizi del Metodo Ihbes sono molto efficaci. La vita stessa di Perls, più ancora delle tesi da lui propugnate, è forse l’esempio più significativo di come la follia, l’angoscia, la passione, la fantasia ed anche il fallimento, una volta vissuti fino in fondo e non mistificati, possano in qualche modo tradursi in consapevolezza, cruda valutazione della realtà e quindi, grazie ad una spinta evolutiva di cui potenzialmente ogni essere dispone, tradursi in un incontro col mondo e con sé stessi che non esclude la gioia, la creatività, l’esperienza del vivere. Conoscere a fondo il proprio Carattere Compito del Counselor è quello di permettere alla persona di diventare consapevole delle risposte creative che mette in atto, sapendo che non ci sono strategie di difesa buone o cattive, tutte sono funzionali alla protezione dalla sofferenza o lo sono state. Rivalutare alla luce della consapevolezza le attuali risposte creative del cliente gli consentirà di avere una personalità flessibile e adattiva. La persona che s’identifica con le proprie strategie difensive, caratteriali, tende a dare al prossimo la colpa del suo malessere proiettando su questo ultimo i lati negati del proprio Carattere. Conoscere il proprio Carattere ci permette di non sottometterci ad esso. Al contrario, non conoscendo, e quindi non prendendoci cura della nostra tendenza a sentirci abbandonati o invasi dovremo necessariamente crearci idee fisse e convinzioni su noi stessi, la vita, i rapporti. Poiché non agiamo dal nostro nucleo, ma dal raziocinio e dai pregiudizi, tenderemo a trattare noi stessi e gli altri come oggetti. Ne consegue una difficoltosa stima delle nostre qualità e difetti, perciò spesso offriamo una

immagine superiore o inferiore (più o meno) della nostra realtà, oppure tendiamo a rifiutare istantaneamente qualunque suggerimento no automatico. Quando i rapporti non sono guidati dal benessere corporeo, che, senza bisogno di spiegare a parole, ci indica istintivamente qual è la distanza giusta, otteniamo la snervante altalena del né troppo vicino né troppo lontano e la conseguenza della sordità con cui ci ostiniamo a considerare la nostra voce interiore ci condurrà a essere separati dal corpo, dalle emozioni, dai sentimenti e dalla vitalità. Nella coppia, se nei momenti più intimi di un rapporto riusciamo ad andare oltre le strategie difensive e iniziamo a mostrare al partner anche il nostro strato vulnerabile, da un lato ci esporremmo certamente al rischio di venir feriti di nuovo, ma dall’altro lato troveremo l’unica strada per aprirci veramente, per comunicare da Nucleo a Nucleo.

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Uscire dall'Agency Tutto quanto detto a proposito di Agency non sarebbe completo se non aggiungessimo che chiunque, se vuole, può uscire dalla condizione di Agent. Il prezzo che l’Agent paga è molto alto, e spesso si fa notare verso la metà della vita, quando le forze diminuiscono e ci si rende conto di essere letteralmente esauriti. Vivere e relazionarsi con un’alta percentuale di Agency crea insoddisfazione e frustrazione che spesso vengono dal cliente attribuite a fattori esterni: “sono così buono, generoso e giusto e non capisco perché non vengo riconosciuto o sono lasciato” Super Agency è un’esagerazione di Agency e arriva prima del crollo. E’ caratterizzato dal “non mi sono ancora impegnata/o abbastanza. Ho fatto tutto il possibile per colmare il vuoto che sente lui/lei, ma non basta ancora, devo ancora capire, così certo starà meglio”. L’Agent sceglie sempre la relazione al prezzo di trascurare te stesso. Di solito la delusione, la stanchezza e la frustrazione riportano l’Agent su se stesso, obbligandolo ad abbandonare la relazione per sopravvivere oppure a passare alla difesa caratteriale, rivolta contro la persona amata che diventa così il nemico numero uno. Questo gioco logorante può durare molto a lungo, anche un’intera vita. Questa profonda insoddisfazione e questo dolore possono spingere la persona a chiedere aiuto al Counselor il quale, riconosciute le caratteristiche dell’Agency potrà, gradualmente, accompagnare il cliente in un percorso teso a ri-bilanciare il dare con il ricevere per costruire relazioni più soddisfacenti. Riconoscere la percentuale di Agency che agiamo nelle nostre relazioni è molto difficile, perché richiede che si abbandoni la visione di noi come altruisti e generosi per vedere quella parte di noi inconscia, ormai diventata automatica, bisognosa e manipolatrice. L’Agency non è un’eredità genetica, non appartiene biologicamente alla nostra personalità, non è autentica generosità: è solo una modalità di percepire i nostri desideri e quelli degli altri. L’abbiamo imparata e spesso, impiegandola, siamo stati addirittura premiati e ciò ci ha condizionato; ma si può anche “disimpararla” per ritrovare un maggior senso nella propria esistenza e scoprire il piacere nella propria vita e nel proprio corpo. Il rimedio non sta certo nel diventare egoista ma occorre capire che il miglior dono che possiamo fare al nostro partner, ai nostri figli, ai nostri amici è quello di curare la nostra vitalità e di accrescere la nostra autostima, per essere una persona vitale e degna di autentica stima anche per loro. Ma come può avvenire questo cambiamento? Si può disimparare l’Agency per ritrovare un maggior senso nella propria esistenza e scoprire il piacere anche nel proprio corpo: esistono specifiche tecniche utili a limitarne l’influenza, a recuperare autenticità e a tornare alla vera generosità e all’Amore.

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Uscire dall’Agency è un processo che richiede tempo e che inizia innanzitutto con il “sentirsi”. Il compito del Counselor è quello di sostenere il cliente a: • percepire nel corpo i sintomi dell’Agency • divenire consapevole delle sue emozioni e sentimenti • percepire il suo confine e quello altrui • identificare i suoi bisogni reali distinguendoli da quelli degli altri • liberarsi dai preconcetti e dagli introietti • superare i sensi di colpa • aumentare il livello di autostima • uscire dal delirio di onnipotenza La differenza fra Agency e sano interesse o Amore è che Agency toglie energia, invece Amore e interesse aumentano l’energia: i gesti fatti con amore possono essere faticosi, ma non generano sofferenza o frustrazione. Nel momento in cui l’Agent si accorge di essere tale e gli vengono i primi dubbi, di solito prova anche il desiderio di cambiare e di vivere di più per se stesso; altre volte la paura di dover ammettere di non essere quella persona sensibile e generosa che pensa di essere tiene bloccato l’Agent nella sua condizione originale. Se questa paura viene superata, la prima reazione che si ha istintivamente è quella che chiamiamo Contro - Agency: ci si comporta cioè in maniera opposta rispetto a prima, e si crede di non essere più in Agency. In realtà questo atteggiamento non è ancora la risoluzione, ma solo una fase di passaggio. Il punto di arrivo è uno soltanto: quello in cui diventiamo consapevoli dei nostri bisogni, percependo anche quelli degli altri. Solo quando si riesce a valutare e scegliere “tra i miei e i suoi” bisogni, possiamo decidere

in modo sano e creativo: “oggi farò qualcosa in più per me e la prossima volta farò qualcosa in più per te”, tenendo sempre presente l’obiettivo di soddisfare i bisogni di entrambi. Qualche conseguenza è ovviamente inevitabile. Quando ci si libera dal condizionamento dell’Agency, può succedere che gli amici che prima ci stimavano perché ci curavamo di loro ci accusino di egoismo. C’è un solo modo di reagire: spiegare tutto con chiarezza. Poiché l’Agency è una sindrome molto diffusa, molti lo troveranno un passo coraggioso, e ne trarranno forse un prezioso insegnamento. Compito del Counselor è quello di accompagnare delicatamente il cliente nel percorso di riconoscimento del suo bisogno di accettazione. Spesso è un compito difficile in quanto è doloroso per il cliente ammettere come il suo bisogno non riconosciuto abbia condizionato la sua vita. L’Agency è un’abitudine difficile da cambiare. Tuttavia evidenziando il “costo” e le conseguenze di tale abitudine è possibile che il cliente senta il desiderio di cambiare.

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Quando il cambiamento non è del tutto possibile Ci possono essere situazioni in cui uscire dall’ Agency è davvero difficile: ad esempio quando esprimiamo esagerata sollecitudine per: • un figlio/a in difficoltà • un genitore vecchio e malato • una persona oggettivamente fragile In queste situazioni, anche comprendendo a livello intellettivo il meccanismo che ci muove, ci è difficile cambiare o avvertiamo questo cambiamento come troppo doloroso. In questi casi è importante rendersi comunque conto, che il nostro è un movimento automatico, diventare consapevoli. Una volta accettato e deciso che per noi è di fondamentale importanza il benessere dell’altro, anche a costo di veri e propri sacrifici, allora possiamo scegliere di continuare ad aiutare, ma tenendo conto degli “effetti collaterali”. Conoscendo i limiti e la disfunzionalità di questo approccio, potremo limitare i danni per noi e per la persona oggetto delle nostre attenzioni. Potremo stabilire un termine temporale o un limite di tolleranza, darci un confine, gradualmente invertire la rotta sostenendo l’autonomia dell’altro. In fondo siamo liberi di decidere cosa fare della nostra vita, e se ci votiamo al benessere di un'altra persona, o di molte altre persone, è un nostro diritto farlo. Autorizzandoci a mantenere un atteggiamento di esagerato altruismo usciamo comunque dall’Agency in quanto trasformiamo un agìto in una consapevolezza con un possibile miglioramento della nostra vita. Quindi per uscire dall’Agency è necessario: • Imparare ad ascoltarsi • Accettare il fatto che la nostra “generosità“ è stata dettata da un bisogno • Aumentare l’autostima e l’amore per noi stessi • Abbandonare ideali di esagerato altruismo spesso introiettati. Uscire dall’Agency non è la fine dell’amore ma, al contrario, è il suo inizio. Abitare il proprio Sè Essere nel Sè significa vivere in una zona di confort, scegliere i pensieri che vogliamo pensare, vivere emozioni intense senza paura, affrontare gli eventi della vita con atteggiamenti positivi, non avere sensi di colpa, avere più Calma ed Energia.

Sergio Siccardi