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ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE DI UGGIANO LA CHIESA PROGETTO U.N.E. S.C.O. (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura) Rete Nazionale delle Scuole Associate a. s. 2017-2018. PENSARE IN VERTICALE Percorso tra le antiche architetture idruntine Scuola secondaria di primo grado di Uggiano la Chiesa – Plesso di Otranto Classi coinvolte: IA, IB, IIA, IIB Docenti coinvolti: Biasco Maria Addolorata, Stigliano Grazia, Tassetto Silvana, Toni Angelo

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ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE DI UGGIANO LA CHIESA

PROGETTO U.N.E. S.C.O.(Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura)

Rete Nazionale delle Scuole Associate a. s. 2017-2018.

PENSARE IN VERTICALEPercorso tra le antiche architetture idruntine

Scuola secondaria di primo grado di Uggiano la Chiesa – Plesso di OtrantoClassi coinvolte: IA, IB, IIA, IIBDocenti coinvolti: Biasco Maria Addolorata, Stigliano Grazia, Tassetto Silvana, Toni Angelo

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Otranto è Mediterraneo, cultura, l’abbraccio di diverse tradizioniche trapela dalle pietre del centro storico come dai muretti dicampagna; Otranto è Storia, passata e presente, dove il temposcorre in maniera antica e sempre nuova.

Si viene qui per cercare tracce o per dimenticare ritmi e frenesiemetropolitane.

Le torri campanarie e quelle costiere si innalzano nel cuore di unpaesaggio rosso, scosceso, che ha i tratti della brughiera e iprofumi della macchia mediterranea, con differenze di quota checreano movimento.

È strano a Otranto pensare in verticale, là dove una lineaorizzontale confonde cielo e mare; tuttavia nella calma piatta nonci dobbiamo arrestare, perché oltre all’immaginazione è possibileandare.

C’è un connubio che lega la linea dell’orizzonte al ‘pensareverticale’: è in entrambi i casi una vastità che domina e cherimanda all’infinito.

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L’InfinitoSempre caro mi fu quest'ermo colle,e questa siepe, che da tanta partedell'ultimo orizzonte il guardo esclude.Ma sedendo e mirando, interminatiSpazi di là da quella, e sovrumanisilenzi, e profondissima quieteio nel pensier mi fingo; ove per pocoil cor non si spaura. E come il ventoodo stormir tra queste piante, io quelloinfinito silenzio a questa vocevo comparando: e mi sovvien l'eterno,e le morte stagioni, e la presentee viva, e il suon di lei. Così tra questaimmensità s'annega il pensier mio:e il naufragar m'è dolce in questo mare.(Giacomo Leopardi)

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L'occhio che si perde nell'ultimo orizzonte è lo stesso chesale al cielo.Si alza lo sguardo dalla baia per rimirare la chiesetta dellaMadonna dell’Alto Mare posta su di un dirupo a picco sulmare; si alza lo sguardo attirati dal suono delle campanedella torre antica che chiamano i pellegrini in cattedraleo di quella con l’orologio che in passato radunava gliabitanti in piazza.Si alza lo sguardo verso le torri costiere, sentinellesolitarie, che ricordano il presagio di minacce lontane, overso il faro, luce, punto di riferimento sicuro per chi vaper mare e a casa vuol tornare.Gli otrantini laboriosi si ‘elevano’ perché il loro carattereè per natura a testa alta, tanto da contendersi con PortoBadisco, Leuca e Castro (a cui ultimamente si riconduce)il Porto di Venere descritto nell’Eneide di Virgilio, dovesarebbe sbarcato Enea dopo la distruzione di Troia.Otranto, tuttavia, è l’unica che si affaccia ad Orientecome un arco; inoltre il tempio di Pallade Athena,descritto da Virgilio, potrebbe essere localizzato propriosul Colle della Minerva, dove oggi sorge il Santuariodedicato alle vittime dell’attacco turco dopo il massacrolì avvenuto nel lontano 1480.

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Da quel momento si elevarono le mura, i baluardi della città,mentre nei piccoli centri rurali limitrofi la stessa funzionedifensiva veniva svolta dalle masserie fortificate. I bastioni, leporte e il castello furono innalzati per scorgere e respingere inemici che venivano dal mare.

Camminare per il centro storico di Otranto significa camminare insalita: viuzze e gradini assecondano un paesaggio movimentato,così come è movimentata la vita. La salita è fatica, ma costringe aprocedere con il naso all’insù: dietro a uno scenarioapparentemente orizzontale, si nasconde quindi una possibilesalvezza, quella della realtà verticale.

Otranto stessa sale, con la sua storia di martirio, come incensiereal cielo: dal basso si eleva verso l’alto sempre sperando, come untempo gli 800 martiri con i loro occhi rivolti al cielo, che dall’altoscenda copiosa la benevolenza divina. In piazza degli Eroi unmonumento li onora: è l’Italia che dà gloria ai santi martiri diOtranto, modello e simbolo di chi spende la vita per l’ideale.

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Otranto stessa sale: nella parte rivolta verso l’entroterra sonodistinguibili due alture: la prima, Borgomonte (19-20 m s.l.m.),chiude il promontorio nella parte sud-occidentale; la seconda,Collina del Porto, posta lungo la vallata del «fiume» Minerva,domina l’insenatura orientale (22-26 m s.l.m.). Infine sonopresenti una piccola collina (16,50 m s.l.m.) dove sorgeattualmente la chiesa di S. Pietro e, leggermente più arretrata,un’altra di minore elevazione (15 m s.l.m. ca.) su cui è stataedificata la Cattedrale.

La chiesetta di San Pietro racchiude in sé il titolo di primate dellacristianità di cui Otranto pure si fregia; un’epigrafe, posta sul latodestro della gradinata, riporta infatti inciso nella lastra di pietraleccese: Qui Pietro predicò per la prima volta Cristo aglioccidentali. Tale affermazione, non pienamente confermata dallefonti, dice molto dell’identità forte del carattere otrantino, chetramanda oralmente da padre in figlio le antiche glorieproducendo innumerevoli leggende come quella de “Il vecchio diOtranto”. Il contenuto della leggenda è un chiaro riferimento aiviaggi che l’Apostolo compì per portarsi a Roma.

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Nello splendido azzurro otrantino ora non c’è più il vecchio Santo,ma ci sono gli immigrati che su questi lidi trovano un porto sicuro

L’accoglienza è sempre la stessa da secoli, come per i profughicosì per San Pietro: questo mare è la famosa porta d’Oriente,sempre aperta, fonte viva e inesauribile della cultura alla quale laciviltà del Salento è stata ammaestrata.

Tale cultura si riflette soprattutto nel mosaico della Cattedralecon il grande Albero della vita che, dalla porta maggiore siprotende in verticale fino al presbiterio, occupando la navatacentrale e ripetendosi nelle navate laterali. Fu realizzato tra il1163 e il 1165 dal monaco Pantaleone. In quest’opera, che è comeun grande libro di pietra, sintesi di tutto l’immaginario medievale,si vedono personaggi biblici e mitologici, della storia sacra eprofana, e particolari sia della cultura occidentale che orientale,forse perché la chiesa veniva visitata da persone di tutto il mondo,che così si sentivano a casa, ovvero debitamente rappresentate.

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Nella navata centrale ci sono due scene che rappresentano, inmodo benevolo – come del resto pieno di simpatia fu lo sguardo diDante nei riguardi di Ulisse e del suo ‘folle volo’ -, il tentativoumano di elevarsi: il macedone Alessandro Magno, portato in altodai grifoni, e gli operosi costruttori della Torre di Babele che, tral’altro, sembrano rispecchiare il carattere laborioso eintraprendente di tanti otrantini di oggi.

Lo stesso sviluppo verticale dell’albero è per noi metafora delcammino della vita e della storia della salvezza. Come una sorta diBiblia pauperum i monaci e i presbiteri in Cattedrale hannoeducato generazioni e generazioni di uomini e donne che,nonostante le loro vite spesso ingarbugliate - come ben descriveMaria Corti nel romanzo L’ora di tutti -, sono stati poi pronti arispondere con la vita nel momento della prova. Ce lo ricorda lacappella alla destra dell’altare che conserva le reliquie dei SantiMartiri, dimostrando così che il vertice della linea verticale, chepur non è possibile delimitare, è una tensione all’offerta di sé.

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Indice dei luoghi visitati:

Castello

Cattedrale

Chiesa della Madonna dell’Alto Mare

Chiesa di San Pietro

Faro di Punta Palascìa

Torre campanaria

Torre dell’Orologio

Torre del Serpe

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Indice schede allegate

Torri campanarie

Torri costiere e fari

Chiesa Madonna dell’Altomare

Chiesa di San Pietro e culto petrino

Cattedrale

Storia dei Martiri di Otranto e poesia

Cenni storici dal periodo bizantino a quello aragonese

Tre leggende otrantine

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TORRE CAMPANARIATitolo:Torre campanaria

Ubicazione:Otranto, centro storico

Periodo:XI-XII secoloEtà normanna

Notizie storiche:La torre campanaria fu edificata nelle immediate vicinanze della cattedrale nel XII secolo,sotto la dominazione normanna.Le numerose campane bronzee di cui è dotata la torre, furono fuse nel corso dei secoli pervolontà di committenti ecclesiastici diversi.Secondo una lunga e consolidata tradizione, le prime campane bronzee furono donate aOtranto ben prima dell’edificazione della torre da San Paolino da Nola.

Descrizione:Struttura a pianta quadrata con robusto alzato ingentilito da quattro finestre con arco atutto sesto.Gli archi, le cornici i listelli e le mensole, che decorano l’esterno, richiamano gli stessimotivi cari all’architettura militare, visibili sulle mura e sulle torri di difesa della città.

Destinazione d’uso:Sorge staccata dal contesto della Cattedrale e costituiva probabilmente il basamento diuna struttura più alta con funzione anche di avvistamento e segnalazione. La posizionesopraelevata consentiva infatti di dare l’allarme in caso di pericolo.

Materiali:Carparo e calcare bianco compatto, materiali tipici del territorio salentino

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La Torre dell’Orologio

Titolo:Torre dell’Orologio

Ubicazione:Otranto, Piazza del Popolo (centro storico)

Periodo:Dal 1799

Notizie storiche:E’ stata edificata nel 1799 e impreziosita dallo stemma della città, che raffigura una torre attorno alla quale scivola un serpente nero. Nella parte inferiore è riportata la scritta Civitas fedelissima Hydrunti.Ristrutturata di recente (2014), in parte anche con un contributo della Fondazione Caripuglia.

Descrizione:Struttura a pianta quadrata con robusto alzato ingentilito da quattro finestre con arco a tutto sesto.Gli archi, le cornici, i listelli e le mensole, che decorano l’esterno, richiamano gli stessi motivi cari all’architettura militare, visibili sulle mura e sulle torri di difesa della città.

Destinazione d’uso:La torre è un monumento cittadino ai cui piedi, nella piccola piazzetta, si sono incontrate generazioni di otrantini, e dove oggi, soprattutto nel periodo estivo, scorre un fiume di turisti. Le sue campane, che per secoli avevano chiamato a raccolta i cittadini, sono tornate a suonare dopo il recente restauro.

Materiali:Carparo e calcare bianco compatto, materiali tipici del territorio salentino

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Torre del SerpeTitolo:

Torre del Serpe

Ubicazione:

Otranto, costa (direzione sud)

Periodo:

Dall’età romana

Notizie storiche:

Alcuni studi del prof. Antonio Corchia documentano che i romani innalzassero strutture di questo tipo da utilizzare come farialimentati da lampade ad olio di oliva o di balena, sul canale di Otranto.

Il primo restauro fu da parte di Federico II, nel 1230. Da un atto del 1569 (sotto il dominio spagnolo) si evince come la torrecontinuasse a svolgere la sua funzione di controllo sul territorio circostante. Un secondo restauro è documentato nel 1997.

Descrizione:

La torre si erge solitaria, quasi simbolicamente triste e un po' ammaccata dal tempo trascorso e dalle intemperie che le si sonoabbattute contro. Venti e correnti si stagliano sull'Adriatico, mentre lei, fiera ed orgogliosa, rimane imperterrita a guardia dellasua città, come del resto è sempre riuscita a fare.

Oggi è visibile una sola parete e la scarpa., ovvero l'ampliamento del basamento per dare una maggior superficie di appoggioalle murature che si ergono in altezza. Diversa dalle altre torri costiere cinquecentesche, solitamente a base quadrata, lacolonna otrantina, a base tronco-conica, ha la sembianza di un faro.

Iconografia:

La Torre, che tanto attrae turisti e locali per l'alone di mistero che la circonda, campeggia, avvolta dal suo serpe nero vorace,sullo stemma* araldico della città di Otranto perché - come racconta la leggenda – questi, bevendo l’olio del faro, lasciò tuttala costa al buio salvando, suo malgrado, la città dall’attacco saraceno.

*Descrizione araldica

Un campo d’azzurro, alla torre cilindrica d’argento, avvinghiata da una serpe di nero che, risalendo in senso sinistrorso ifianchi di essa torre, introduce la testa nell’alta finestra aperta nel campo. Lo scudo fra due rami di quercia e d’allorodecussati alla base è timbrato dalla corona urbica del rango di città.

Materiali:

Laterizio, pietra

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Chiesa della Madonna dell’Altomare

Titolo:

Chiesa della Madonna dell’Altomare

Ubicazione:

Otranto,

dorso della collina chiamata Punta

Periodo:

XVII secolo

Notizie storiche:

Fu ricostruita nel 1744 come ricorda l’epigrafe posta sulla sobria facciata ed è dedicata allo Spirito Santo,anche se oggi il culto prevalente è quello mariano. La devozione e l’attaccamento alla Madonnadell’Altomare da parte degli otrantini deriva infatti dall’antica leggenda legata alla triste vicendadell’invasione turca nel 1480.

Descrizione:

La chiesetta è arroccata su uno sperone tufaceo che scende direttamente nel mare.

L’interno è a navata unica, con un altare dedicato alla Vergine, addossato alla parete dove si trova lanicchia ogivale contenente la statua della Madonna

Particolari sono le decorazioni che richiamano alla tradizione marittima: il pavimento a mosaico è decoratoal centro con una stella di tradizione marinara, circondata da nodi Savoia o ad otto. Tutti gli arredi, anchel’illuminazione, richiamano ai temi del mare: dal cavalluccio marino al delfino, dall’ancora alla conchiglia;quest’ultima ha una doppia simbologia: da una parte è legata al mare, dall’altra all’iconografia dellaperfezione.

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Culto

La prima settimana di Settembre, ancora oggi, la popolazione rende omaggio alla Madonna con solenni festeggiamenti, conducendo la statua su un’imbarcazione per la tradizionale processione in mare.

Materiale:

Pietra leccese

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La storia dei martiri di OtrantoI turchi alla conquista di Otranto

Correva l’anno 1480: da neppure trent’anni, con l’occupazione di Costantinopoli da parte del sultano turcoMaometto II, era caduto l’Impero Romano d’Oriente. Papa Sisto IV, giustamente preoccupato dalle mireespansionistiche musulmane, si prodigò inutilmente affinché si formasse una lega cristiana di difesa.

Particolarmente contraria la Serenissima Repubblica Veneta che, per il controllo del Mediterraneo, da sempre eranemica del Regno di Napoli. Gli altri stati, invece, perennemente preoccupati a difendere ed estendere i propridomini, sottovalutarono il pericolo. Il progetto ottomano era grandioso: occupare Otranto, conquistare il sudd’Italia, poi su, fino alla Francia e ricongiungersi con i musulmani di Spagna.

Massacro nella cattedrale

Il 28 luglio centocinquanta navi turche, con diciottomila uomini, sbarcarono sulla lunga spiaggia presso i LaghiAlimini. Il Re di Napoli, Ferdinando I d’Aragona, era in Toscana e la sua guarnigione, impaurita, si dileguò. Fuintimata la resa, ma i capitani, Francesco Zurlo e Antonio de’ Falconi, risposero gettando simbolicamente in marele chiavi della città. Per dodici terribili giorni Otranto venne bombardata sia da terra che da mare, fino a quando imori riuscirono a penetrare all’interno abbattendo una porta secondaria delle mura. Massacrarono tutti coloro chetrovarono per le strade e anche nelle case, facendo poi irruzione nella cattedrale. L’Arcivescovo, StefanoPendinelli, stava celebrando il Sacrificio Eucaristico: sacerdoti, frati e molti del popolo furono massacrati mentrepregavano. L’anziano presule, con gli abiti pontificali e la croce in mano, fu ucciso con un colpo di scimitarra chegli staccò di netto il capo. Era l’11 di agosto.

Il martirio di Antonio Primaldo e dei suoi compagni

Le donne furono ridotte in schiavitù, alcune anche violentate, mentre i circa ottocento uomini superstiti, daiquindici anni in su, furono imprigionati. Tre giorni dopo, incatenati e seminudi, a gruppi di cinquanta, partendo daipressi dell’odierna cappella della Madonna del Passo, furono condotti sul Colle della Minerva. Fu chiesto loro,ripetutamente, di abiurare la fede cristiana per aver salva la vita; venti di loro riscattarono la libertà pagandotrecento ducati a testa. Un anziano cimatore di panni, Antonio Pezzulla, esortò i compagni a difendere il propriocredo e fu il primo ad essere decapitato: venne quindi detto “Primaldo”. Era iniziato l’orribile massacro: lecronache raccontano che il corpo di Antonio, senza testa, rimase in piedi fino all’esecuzione dell’ultimoconcittadino.

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La liberazione di Otranto

Otranto, fiorente città di dodicimila abitanti, era irriconoscibile, ma la sua eroica resistenza aveva permessoall’esercito aragonese di raggiungere il Salento e sventare il pericoloso disegno espansionistico ottomano.L’esercito liberatore fu composto anche dalle truppe del Papa e da quelle dei Medici. Si formarono tre presidimilitari (Roca, Castro e Sternatia), ma i turchi resistettero tredici mesi durante i quali la cattedrale fu trasformata inmoschea e ci furono diversi scontri e scorribande nei paesi vicini. Finalmente l’8 settembre 1481 i turchi siritirarono, complice anche la morte di Maometto II.

La memoria dei martiri

Cinque giorni dopo si poterono recuperare i corpi dei Martiri che, nonostante giacessero, da oltre un anno,abbandonati sul colle, erano per buona parte incorrotti. La maggior parte di essi venne pietosamente sepoltanella cripta della cattedrale.

Ad Otranto, l’anno successivo, in cattedrale fu loro dedicata una cappella alle cui spese contribuì il Re con unadonazione. L’eccidio degli idruntini ebbe vasta eco in tutta Italia: ne scrissero molti storici mentre Ludovico Ariostocompose la commedia «I Suppositi».

La canonizzazione

Il 5 ottobre 1980, in occasione del cinquecentesimo anniversario del martirio, Otranto accolse la visita di PapaGiovanni Paolo II. Nella stessa circostanza, a partire dal 1979, si tenne una solenne “peregrinatio” delle reliquiedei martiri, che nel 1980 passarono per il monastero delle Clarisse di Soleto. Una delle monache, suor FrancescaLevote, era ricoverata in ospedale a Genova per un cancro endometrioide dell’ovaio con progressionemetastatica (al quarto stadio) e grave complicazione dello stato generale.

Il giorno in cui l’urna dei martiri passò per il monastero, le consorelle invocarono la loro intercessione per lei: fuguarita completamente. Il 20 dicembre 2012 papa Benedetto XVI autorizzò la pubblicazione del decreto con cui laguarigione della religiosa era riconosciuta come rapida, completa e duratura e operata dal Signore perintercessione dei Beati Antonio Primaldo e compagni. La loro canonizzazione è stata celebrata da papaFrancesco a Roma, in piazza San Pietro, il 12 maggio 2013.

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Il culto

Gli Ottocento Martiri di Otranto sono patroni della diocesi e della città di Otranto dal 1721, ovvero da molto primache il loro culto venisse ufficializzato. Sono da sempre festeggiati il 14 agosto, giorno della loro nascita al Cielo.

Dal 1711 le ossa della maggior parte di essi sono custodite in cattedrale, in sette grandi armadi. In piccoli armadilaterali sono conservati resti di carne, integri, senza alcun trattamento, dopo oltre cinque secoli; sotto all’altare vi èil ceppo della decapitazione.

Nel calendario della diocesi di Napoli sono invece ricordati il 13 agosto, il giorno precedente all’anniversario dellamorte. Questo perché le reliquie di altri duecentocinquanta circa furono portate nella chiesa di Santa MariaMaddalena, detta dopo dei Martiri. Trovarono poi definitiva collocazione nella chiesa di Santa Caterina aFormiello.

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Poesia popolare otrantina(dedicata ai Santi Martiri di Otranto)

Lu 1480 nu matinu18.000 turchi sbarcara a l'otrantinu.Assartu fu de barbaridifesa de gicanti.Lu sangu a fiumi scurriute vecchi e de lattanti.Ma quiddrhru te le verginia ddhru terra muddhraute geusi n'arbulieddhrute pressa a ddhrai spuntau.E poi spuntau nu corete costi a ogn'arbulieddhru,nu core te na martireca lu criscia cchu' beddhru.E de ddrh'amore santutra arbulieddhri e corinascira sulu a Utrantuli veri geusimori.Sucusi, 'nzanguinati,nutrienti, sapuriti,criscera crossi e ducite tutti preferiti.Li geusimori te Otrantu, Signori!Chi vole geusimori.

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Otranto dall’età bizantina a quella aragonese: cenni storici

Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.), l’Italia fu invasa dalle popolazioni barbariche; il Meridione, in seguito

alle guerre greco-gotiche iniziate nel 535 d.C., passò in mano ai bizantini. Durante il dominio bizantino, tutto il Salento conobbe

un grande sviluppo, divenne sede del governo bizantino e centro della gerarchia ecclesiastica adottando lingua, costumi e rito

greco. Ebbe inoltre una ripresa agricola e una vera trasformazione agraria con l’impianto di estesi uliveti. Otranto, in particolare,

città importantissima sulla costa adriatica, nel cuore del Mediterraneo, fu coinvolta per la sua posizione strategica in numerose

vicende storiche e divenne centro d’intesa di diverse civiltà.

Dalla prima metà dell’VIII secolo, inoltre, Bisanzio entrò in crisi a causa delle lotte iconoclastiche, che impedivano la

raffigurazione del divino in forme umane; molti artisti fuggirono così nel Sud Italia e lo stile bizantino influenzò sempre più

fortemente l’arte locale. Molte tracce di questo periodo, che ebbe il suo apice nel IX secolo, sono ancora visibili oggi, in

particolare cripte e chiesette; le più importanti sono sicuramente la chiesa di S. Pietro a Otranto anche se oggi, sfortunatamente,

la maggior parte degli affreschi sono rovinati, (ne rimangono pochi che ritraggono le scene evangeliche della Lavanda dei Piedi e

dell’Ultima Cena). In questo periodo furono fondati inoltre nuovi monasteri di rito basiliano, che fecero rifiorire le arti e

migliorarono l’amministrazione locale; uno di questi, già fondato molto tempo prima, fu il monastero di San Nicola di Casole, di

cui si hanno notizie nel Carme di San Paolino di Nola, già dal 398. Dal monastero si irradiava la cultura d’Oriente su tutta la

Puglia. I monaci curarono la vita religiosa e l’istruzione. Nei loro conventi compresero che la lettura e lo studio erano opere

importanti come la preghiera. All’interno del monastero copiavano i manoscritti più rari come uno dei loro principali doveri. La loro

biblioteca divenne tra le più importanti d’Occidente e il convento divenne famoso centro di studi classici. Il più importante

igumeno fu Nicola, uomo di cultura e di stato; accanto al convento edificò la cosiddetta “casa dello studente” per istruire tutti

coloro che volevano perfezionarsi negli studi classici. La sua posizione geografica, a breve distanza da Otranto, favoriva

l’accorrere degli studiosi dalle più lontane province d’Italia e dall’estero. I libri del monastero, oggi purtroppo dispersi, venivano

anche prestati ad altri conventi oppure i monaci di altri monasteri venivano a studiarli.

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Nel XII secolo il rito greco fu combattuto dalla chiesa romana; il Papa, temendo forse il pericolo dell’iconoclastia, appoggiò i

Normanni, che conquistarono il Sud nel 1071. Essi, tuttavia, non distrussero l’arte greca, ma ereditarono una variegata

cultura influenzata dalla tradizione bizantina e araba. Uno dei normanni più importanti fu Tancredi di Lecce, nipote di Ruggero

II, a cui si deve la costruzione di molte opere fra cui la Chiesa di Santi Niccolò e Cataldo a Lecce, il complesso di Santa

Maria in Cerrate e la Cattedrale di Otranto. Quest’ultima, edificata sui resti di un villaggio messapico, di una domus romana e

di un tempio paleocristiano, fu fondata nel 1068 dal vescovo normanno Guglielmo e fu consacrata il 1° Agosto 1088 durante

il papato di Urbano II dal legato pontificio Roffredo. All’interno, oltre a conservare in una cappella le ossa degli 800 martiri che

furono uccisi dai turchi nell’attacco del 1480, spicca il mosaico pavimentale raffigurante L’albero della vita, che è uno dei più

grandi d’Europa, realizzato tra il 1163 e il 1165 dal monaco Pantaleone.

Il regno di Enrico VI di Svevia viene considerato l’ultimo periodo di splendore della Puglia prima dei periodi bui sotto angioini

e aragonesi. Nel corso del XV secolo, vanno infatti ricordate le pressioni da parte dei Saraceni, che, già a partire dall’VIII

secolo, avevano intrapresero una serie di incursioni contro le città costiere dell’area mediterranea. La caduta di

Costantinopoli, nel 1453, spinse questi popoli alla conquista militare dell’Occidente. Il 28 luglio 1480 assediarono Otranto,

compiendo razzie ed eccidi. L’11 agosto 800 uomini furono decapitati per aver difeso la fede cristiana e non aver abbracciato

quella islamica imposta con la forza. I signori italiani si accorsero del pericolo che rappresentavano i Saraceni per i territori

del Sud e così appoggiarono il Duca di Calabria Alfonso Ferdinando d’Aragona. Quest’ultimo liberò Otranto e diede impulso

alla fortificazione per difendere il territorio da eventuali attacchi futuri. La minaccia saracena venne ridimensionata in seguito

alla battaglia di Lepanto del 1571 con la vittoria dell’alleanza cristiana contro i Turchi.

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La chiesa di San Pietro

Titolo:

Chiesa di San Pietro

Ubicazione:

Otranto, centro storico

Periodo:

Dal V secolo

Notizie storiche:

La chiesa di San Pietro è uno degli edifici medioevali che più rappresenta la tradizione costruttiva dei Bizantini nel Salento e nelMezzogiorno. Collocare in maniera esatta il periodo della sua edificazione risulta abbastanza difficile, ma sembra attendibile ritenereche la Chiesa possa esistere fin dal V secolo. L’altare centrale è stato eretto nel 1841. A sinistra dell'entrata sono conservati alcunielementi dell’altare barocco deposto nel 1948 che, sulla parete nord, era dedicato a San Pietro.

Descrizione:

La struttura ha una pianta a croce greca, inscritta, con tre navate sorrette al centro da quattro colonne su cui venne inglobata unacupola rievocante modelli dell’architettura orientale, mentre i bracci laterali vennero coperti da volte a botte. In origine presentavaanche un ingresso laterale ubicato sulla destra al quale era addossata una struttura absidata (costruito non molto tempo dopol’edificio originario) in funzione di parekklesion.

L’edificio presenta absidi semicircolari aggettanti all'esterno. La cupola centrale – priva di tamburo - è traforata da quattro aperture(modificate in età barocca). Il pulvino è ricavato semplicemente scolpendo le estremità delle arcate sovrastanti, dando comunqueslancio alle colonne.

La decorazione pittorica risale a periodo differenti: lungo le pareti e la cupola, tra il IX e XVI secolo, vennero affrescate scenedell’Antico, del Nuovo Testamento e figure di santi della tradizione locale.

Destinazione d’uso:

Alcuni studiosi pensano che sia la prima basilica della Otranto bizantina, elevata a sede metropolitana nel 967/968 e alle direttedipendenze della sede patriarcale di Costantinopoli. S. Pietro, infatti, venne pianificata in prospettiva del piano di rinnovamentooperato da Basilio I nel Salento, nel momento della cosiddetta seconda colonizzazione greca. In quest’isola bizantina recisa da unaPuglia ormai sotto il dominio dei Longobardi si volle così ricordare il leggendario passaggio del principe degli Apostoli a Roma, dovesarebbe stato martirizzato.

Materiali:

La chiesa è stata costruita utilizzando la classica pietra leccese, molto comune nel territorio, affiancata però dall’impiego di altrimateriali propri delle tecniche di costruzione bizantine come il cemento derivato dal miscuglio di calce, sabbia e materiale inerte.

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Il culto di San Pietro nel Salento

Sono due le località del Salento che si pregiano della venuta di quello che sarebbe poi diventato il primo papa della storia:

Leuca e la stessa Otranto. Della prima si ricorda l’arrivo di Pietro nel 43d.C, e si racconta che il suo giungere determinò il

crollo di un tempio pagano dedicato alla dea Minerva, sulle cui ceneri fu poi costruito il santuario. Una leggenda

affermerebbe che, per poter entrare in paradiso, ogni fedele dovrebbe aver effettuato almeno una volta nella vita un

pellegrinaggio presso il Santuario di Leuca. Laddove non fosse stato possibile, prima di volare in cielo, tutte le anime degli

inadempienti avrebbero dovuto attendere brevemente in questo luogo per purificarsi prima dell’ultimo grande passo.

La visita “certificata”, se così si può definire, nel territorio di Leuca, anticiperebbe di tre anni quella che in effetti è

“documentata” ad Otranto da un testo del De Felici, Leggende e Tradizioni Patrie pubblicato nel 1855. Questo testo

narrerebbe che la venuta nel Salento del capo degli apostoli coincise con le celebrazioni di una festa pagana durante la

quale, a causa di un incidente, la città prese fuoco. Alcuni di questi riti come le “focareddhe”, sono ancora presenti a memoria

di questi trascorsi. San Pietro, sbarcando in quel momento sulla costa della città più ad est d’Italia, avrebbe ordinato alle

fiamme di placarsi e lasciar libera la città. Questo gesto consentì all’Apostolo di ottenere l’attenzione e la stima della

popolazione locale, la quale eresse una chiesa nel punto in cui decise di farsi battezzare alla nuova religione.

Nessuno può dire con esattezza quale dei due luoghi sia stato il primo ad essere cristianizzato da San Pietro.

Indipendentemente da quale sia stato il luogo privilegiato, possiamo affermare che nel Salento, nel 43 o nel 46 d.C., sorse

una delle prime chiese della cristianità, così come ha voluto ricordare la visita del Santo Padre, Benedetto XVI, lo scorso

giugno 2008.

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La Chiesa CattedraleTitolo:

Cattedrale

Ubicazione:

Otranto, centro storico

Periodo:

Dal 1068

Notizie storiche:

La Cattedrale di Otranto, dedicata a Santa Maria Annunziata, è il più importante luogo di culto della città.

Per la progettazione architettonica del tempio idruntino, iniziato a costruire nel 1068 dal vescovo normanno Guglielmo econsacrato al culto il 1° agosto 1088 durante il pontificato di Urbano II, si ricorse all’intreccio tra i processi compositivi e gli stilemiespressivi bizantini, romanici e gotici.

Descrizione:

Di forma basilicale con pianta a croce latina (lunga m. 53 e larga m 25) è divisa in tre navate da 14 colonne marmoree concapitelli, abachi ed echini, su cui si elevano archi, possiede un vasto bema e tre absidi semicircolari.

La facciata con due spioventi ai lati e due finestre monofore mostra al centro un rosone rinascimentale fatto rifare dall'ArcivescovoSerafino da Squillace all'indomani della liberazione della Città dal dominio turco, durato 300 giorni dal 1480 al 1481, periodo in cuila Cattedrale fu trasformata in moschea. Sull’austera facciata venne poi intagliato nella pietra un imperioso portale barocco,commissionato ad Ambrogio Martinelli nel 1764 dal vescovo Adarzo de Santander.

Nel 1482, l'abside di destra fu allargata per creare la Cappella dei Martiri di Otranto. Il tetto è a capriate coperto da un soffitto acassettoni in legno dorato voluto alla fine del XVII secolo, insieme ad un trionfale arco barocco ed alla disposizione in sette techedi marmo dei resti dei Santi Martiri di Otranto, dall'Arcivescovo Francesco Maria De Aste, mentre il paliotto in argento dell’altaremaggiore fu realizzato nel Settecento da orefici napoletani.

Il pavimento musivo, realizzato tra il 1163 e il 1165, sotto il regno di Guglielmo il Malo, commissionato dall'Arcivescovo Gionatareca la firma del presbitero Pantaleone. È l'unico pavimento musivo di epoca normanna rimasto integro in Italia e mostra ungigantesco arbor vitae che costituisce una vera e propria summa medievale tradotta in immagini.

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La Cripta “a sala o a oratorio” sottostante alla cattedrale (XI sec.), considerata una delle più antiche se non la più antica di Puglia,possiede tre absidi semicircolari e quarantotto campate quadrate con volte a crociera intervallate da oltre settanta elementi tracolonne, semicolonne e pilastri che reggono il transetto della Cattedrale. La particolarità è nella diversità degli elementi di sostegno,provenienti da edifici antichi e altomedievali, dal vario repertorio figurativo. Vi è inoltre un enigma legato alle colonne: sembrerebbeche sia impossibile visualizzarle tutte insieme e quindi provando a contarle da varie angolazioni si otterrebbe sempre un risultatodifferente. A destra dell'altare vi è l'affresco della Madonna nera Odegitria.

Interpretata da qualche studioso come tribunale romano, sulla base degli scavi archeologici che hanno restituito cinque mosaici,venne trasformata in cripta nell’XI secolo

Culto:

Un fiume di turisti scorre ininterrottamente lungo la navata destra, dove sono collocate le sette teche che custodiscono le reliquiedegli 800 martiri. Dietro l’altare è adagiato, invece, il masso utilizzato per la loro decapitazione.

Materiali:

Pietra leccese

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TRE LEGGENDE OTRANTINEIl vecchio di OtrantoNarra la leggenda che nell’anno 46 d.C. si celebrava di mattina in Otranto una festività pagana. Era tipico in questeoccasioni vedere la gente saltare sopra i fuochi accesi per tutta la città. Uno di questi incendiò un edificio e le fiamme,con l’aiuto del vento, si propagarono in tutta Otranto cosicché la festa si trasformò in tragedia. La gente scappava eper le strade si udivano i vagiti dei neonati, le strida delle donne, il lamento dei vecchi e dei malati, i versi degli animalispaventati dal fuoco. Ovunque le fiamme seminavano morte e distruzione. Dall’approdo marittimo si vide avanzareverso la città un vecchio dall’aspetto sereno e venerando con la testa calva. I suoi modi erano onesti e sicuri e tuttiquelli che lo incrociavano gli suggerivano di fuggire ma non dava ascolto e procedeva dritto verso le fiamme. Moltiincuriositi dal suo procedere lo seguirono e giunto nel punto in cui l’incendio mostrava la sua più forte intensità, alzò lemani al cielo e con tono imperioso ordinò al fuoco di fermarsi. L’incendio cessò e la popolazione, visto il miracolo, urlòdi gioia inneggiando al nome di Giove ed altre divinità. Il vecchio a tali acclamazioni rispose: “Non sono un Iddio deifalsi e dei bugiardi che voi adorate, o miei figli, ma bensì un semplice mortale, servo e seguace dell’unico e vero Dioche discese sulla terra a vestirsi delle nostre miserie, e a patire tali travagli, a petto dei quali ogni altra pensa è nulla. Innome di questo Dio ho in oggi io umile suo servo, e indegno peccatore comandato al fuoco ed operata la vostrasalvezza. Possa Egli estendere la sua misericordia fino alle anime vostre, ed improntarle al suggello di Gesù Cristo”.Quando i presenti capirono che era un cristiano, uno di essi gli chiese chi fosse e allora il vecchio rispose che venivadalla Giudea e fu pescatore sino a quando, un bel giorno, passò lì appresso Gesù e lo chiamò dicendogli: “Vieni vogliofarti pescatore di uomini”, e lui lo seguì. Gli otrantini, essendo pagani, non sapevano chi fosse Gesù e così Pietro parlòa quella gente della Venuta, della Passione e della Resurrezione di Cristo. Malgrado fosse notte fonda tutticontinuavano a pendere dalle labbra di Pietro ed egli continuò a parlare sin quando non furono tutti convertiti. Lapopolazione chiese allora di essere battezzata e così fu fatto il mattino del giorno seguente. San Pietro, nel luogo doveconvertì e battezzò il popolo di Otranto, costruì inizialmente un altare e celebrò messa. Qui si edificò poi una cappellaa memoria della venuta dell’Apostolo. Da quel momento Otranto divenne una città cristiana.

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Il "cavaliere senza testa"

Durante l'assedio di Otranto del 1480 ad opera dei Turchi, un ruolo importante fu ricoperto dal

Conte di Conversano Giulio Antonio Acquaviva, luogotente del Re di Napoli Alfonso

d’Aragona. Abile spadaccino aveva fatto strage di saraceni ma, alla fine, era stato ammazzato,

decapitato da un colpo di scimitarra. Stando alla leggenda, il ‘cavaliere senza testa’ aveva

però continuato a combattere, seminando morte e sgomento tra i nemici. Poi il fido corsiero si

era dileguato nelle campagne ed aveva portato il Conte decapitato al Castello di Sternatia. Nel

cortile del palazzo, il cavallo si fermò e il cavaliere cadde al suolo per sempre. Nella Chiesa

Maggiore di Sternatia il cadavere del Conte fu ricomposto. Questa leggenda concorda in gran

parte con la verità storica, anche se – a quanto pare – il Conte morì nel 1481, e non nell’80,

combattendo contro i turchi a Muro Leccese. Fu effettivamente decapitato da un fendente

nemico e il corpo morto, fermo sull’arcione, fu trasportato dal cavallo al Castello di Sternatia. I

cavalieri allora erano bardati di corazze e legami metallici, al punto che quasi facevano un

blocco unico con il cavallo. Ciò spiega l’arcano del guerriero che rimaneva in sella senza testa.

L’idea dello spettro però sopravvive e più d’uno racconta di aver visto, nelle notti di agosto, un

cavallo montato da un cavaliere senza testa che agita la spada nell’aria, cercando la guerra e

l’avventura sulla linea degli antichi bastioni di Otranto.

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La torre del serpeLungo il litorale adriatico, risalendo la costa da sud, si incontra la Torre del Serpe, antico faro romano, ristrutturato dall’imperatoreFederico II, che lo voleva a difesa delle sue terre, simbolo per eccellenza della città più a est di Italia.

Sentinella carica di leggende e misteri, affacciata sull’Adriatico, la Torre del Serpe si alza nel cuore di un paesaggio che ha i tratti dellabrughiera e i profumi della macchia mediterranea. Diversa dalle altre torri costiere cinquecentesche, solitamente a base quadrata, lacolonna otrantina, a base conica, ha le sembianze di un faro, di cui oggi resta una sola parete, costruito per avvistare le navi inavvicinamento, alimentato con olio d’oliva o, ancora, olio di balena, sostanza di cui, sembra, andassero ghiotti i mostri marini, maanche i più semplici rettili.

Da qui la leggenda che, secondo le tante ricerche, in particolare quelle svolte dal professore Antonio Corchia, ha dato il nome allatorre: un serpente trovava dimora tra i sassi del faro, e ogni notte beveva l’olio dal lume, impedendo alle navi nemiche di avvistare lacittà. Così, i pirati e i saraceni, grazie al provvido rettile, restavano a brancolare nel buio, disorientati, senza possibilità alcuna di attraccosulle coste otrantine. C’è chi dice che fu proprio il serpente, pochi anni prima del 1480, anno della tragica incursione turca, a salvare lacittà e a dirottare i saraceni verso la vicina Brindisi.

Maria Corti, ineguagliata narratrice otrantina, tra le tante battaglie che portò avanti, s’impegnò per la salvaguardia della Torre del Serpe.Questa la sua bellissima versione della leggenda del serpe, raccontata nel romanzo L’ora di tutti:

“Case vicino alla torre non ce n’erano perché posto sinistro quello, dove la notte i morti tornavano dal mare alla riva, salivano sugli scoglie andavano con sottili lamenti fra le malerbe. Questa storia sulla nostra costa ebbe inizio nei tempi addietro quando in Terra d’Otrantoregnava Maria d’Enghien e sulla torre viveva un serpe; in una notte di tempesta questo serpe salì a spirale lungo il muro della torre,infilò la testa fra le grate della feritoia più alta e visto l’olio della lampada, che faceva luce ai naviganti e dava segnale del porto, essendoprivo di vero conoscimento, si bevve quell’olio sino all’ultima goccia e lo digerì disteso sulla pietra, nel silenzio della notte. Attraversavaallora il canale un galeone di mercanti veneziani, che andò subito a sbattere contro gli scogli; i mercanti veneziani sparirono nell’acqua,ma non poterono aver pace nel fondo del mare, perché nei loro occhi morti, nei loro piedi morti era rimasta la voglia di terminare ilviaggio interrotto. Così, di tanto in tanto, essi passeggiavano sulla costa, ricordandosi delle cose piacevoli della vita.”

Oggi, la torre, restaurata di recente, spicca nello stemma civico di Otranto, abbracciata da un serpente nero, orgoglio di tutti gli otrantiniche vedono in questo antico faro romano il simbolo della città, la vedetta fiera e immobile che ha assistito a tempeste e bonacce,all’arrivo di navi nemiche e battelli tristi e vuoti senza pescato, folate di gabbiani e lacrime di martiri. E che, grazie alla volontà deicittadini, resiste alla salsedine adriatica e all’impietoso scorrere del tempo.

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fineGrazie agli alunni delle Classi 1A - 1B - 2A - 2B

Scuola secondaria di primo grado di Uggiano la Chiesa – Plesso di Otranto

Anno Scolastico 2017 - 2018

I Docenti: Biasco Maria Addolorata, Stigliano Grazia, Tassetto Silvana, Toni Angelo