Istituto Comprensivo Statale“Giovanni Verga”

Anno Scolastico 2011/2012

Dirigente ScolasticoAntonino D’Urso

Percorso didattico annuale progettato dalle professoresse

M.T. Oliveto e S. Ragusa

«Viagrande:storia, tradizioni e…»

Finalità: Conoscere e valorizzare il patrimonio culturale e tradizionale del proprio paese

Tutti abbiamo nel cuore un «postospeciale» dedicato al paese dove siamonati. Alcuni rimangono in questo«luogo magico», altri vanno in cerca difortuna portando nel cuore ciò chehanno lasciato. Passano gli anni, ma lamemoria torna sempre a ricordare iprofumi, i suoni, le persone, i luoghidel nostro paese natio.Ecco il «ricordo» di alcuni autori…

Addio/monti sorgenti dall'acque- ed elevati al cielo/ cime inuguali/ note a chi è cresciuto tra voi/ e impresse nella sua mente/ non meno che l’aspetto de' suoi familiari/ torrenti- de' quali si distingue lo scroscio/ come il suono delle voci domestiche/ ville sparse e biancheggianti sul pendìo/ come branchi di pecore pascenti/ addio!/ Quanto è tristo il passo di chi/ cresciuto tra voi/ se ne allontana!/

Alessandro Manzoni (1785 – 1873)

Dolce paese, ove portai conforme. L’abito fiero e lo sdegnoso canto.

Giosuè Carducci (1835-1907)

Il vento soffia e nevica la frasca,e tu non torni ancora al tuo paese!quando partisti, come son rimasta!come l’aratro in mezzo alla maggese

Giovanni Pascoli (1855-1912)

Di queste casenon è rimasto

che qualchebrandello di muro…

E' il mio cuoreil paese più straziato.

Giuseppe Ungaretti (1888-1970)

Acqua chiarae ulivi centenari.Lungo i vicoliuomini intabarratie sulle torribanderuole che girano,eternamentegirano.Oh, paese perdutonell'Andalusia delpianto!

Federico García Lorca, (1898 – 1936)

«Il mio paese sono quattro baracche e un gran fango, ma lo attraversa lo stradone provinciale dove giocavo da bambino»«Al mio paese, chi si innamora viene canzonato; chi si sposa, lodato, quando non muti in nulla la sua vita»

Cesare Pavese (1908 - 1950)

«Inno al paese natio»di Antonio Aniante

Il Monte Serra a Viagrande èsituato nella parte esterna delpaese e si presenta con lacaratteristica forma a ferro dicavallo a causa del crollo dellaparte sommitale del cratere e diun fianco del cono vulcanico,causato dallo svuotamento delcondotto di emissione dopo uneruzione.

Nel corso dei secoli, le acque piovane hanno rimodellato ilfianco nord orientale del conetto che si raccorda oggi con lacampagna circostante. La cima è raggiungibile tramite duescalinate: una centrale e una seconda situata nella vallata.Gradino dopo gradino il panorama che si vede aumenta: l'Etna,i comuni limitrofi, il mare, il golfo di Augusta. Il monte Serradispone di un’ area attrezzata, della Casa delle farfalle e di unapista da sci artificiale.

La Casa dellefarfalle è unambiente artificialeche riproducel’ecosistema deilepidotteri ed èfruibile al pubblico.Quindi, è possibileammirare diversitipi di farfalle localied esemplariesotici importati.

Il centro «Madonnadegli Ulivi»dispone di unapiscina diventicinque metri acinque corsie,piscina bimbi,palestra, campo dicalcio regolamentarein erba naturale,campo di calcettosintetico, campo datennis e campo dapallavolo e salaconvegni.

La Chiesa Madre diViagrande, in stilebarocco, è dedicata allaMadonna dell’ Idria edè molto apprezzata daituristi che numerosiogni anno vengono avisitarla.

Al Museo della Lava èpossibile visitare le variesale dedicate ai vulcanidel mondo e ovviamenteall'Etna. Il museoorganizza gitescolastiche e pergruppi.

Realizzato da

Alfio Sergi Classe Terza, Sezione D

S.Biagio e S.S.Annunziata

La fondazione di Viscalori, borgata del comune di Viagrande, rientra nell’opera di colonizzazione dei boschi dell’Etna iniziata in epoca normanna.Secoli fa alcune famiglie di boscaioli si insediarono nei boschi sottostanti Trecastagni, nella contrada che da loro prese il nome “di li buscaroli”.Una probabile testimonianza dell’antico borgo medievale è la chiesetta dell’Annunziata.

La piccola Chiesa dedicata all’Annunziata ha ilprospetto sulla via Viscalori che dalla omonimafrazione conduce a Trecastagni.Il tempo non è stato clemente con il piccolo edificio,che ha visto le pareti affrescate rovinate, cedere iltetto e la sottostante volta inizialmente dipinta.Ha subito dei restauri intorno alla metà degli anni’70 e intorno agli anni Novanta.Attraverso una ripida scalinata, in blocchi litici, siaccede alla semplicissima facciata esterna.Non coeva è la minuscola cella campanaria,anch’essa con conci di pietra lavica, situata adestra in alto.

Impossibile v isualizzare l'immagine.

La chiesa di San Biagio fu eretta, grazie ad una vincita alla lotteria da parte dei Borboni, nel 1812.

Il vescovo Gabriele Gravina volle formare una Collegiata per garantire una prebenda ai sacerdoti del borgo.

Di questa vicenda troviamo cenni nelle iscrizioni poste all’interno e all’esterno della chiesa.

Sull’arco centrale del presbitero si legge:“A Dio Ottimo Massimo. Dedicato a San Biagio ed abbellito nell’anno del Signore 1825 con le ricchezze inviate dal cielo.”

La chiesa è prospiciente la piazza principale della frazione di Viscalori.

Eretta a Collegiata nel 1831,era già parrocchia nel 1587 e nel 1665.

ALTARE MAGGIORE

CAMERETTA DI S. BIAGIO

Sulla facciata si legge:“L’origine (di questo Tempio) è degli abitanti di Viscalori la buona sorte donò le ricchezze, il vescovo di Catania il diritto alla Collegiata, nell’anno 1817.”

“San Biagio ha dato la gloria, Ferdinando I la giustizia, Salvatore Ferro il decoro.Nell’anno 1819.”

CUPOLA DELLA CHIESA DI S. BIAGIO

La Collegiata di San Biagio non ebbe lunga vita, essendo stata soppressa dalle leggi eversive dell’asse ecclesiastico emanate dal governo italiano nel 1866.

Il 21 giugno 1926 l’arcivescovo di Catania eresse la chiesa sacramentale di San Biagio parrocchia autonoma.

ESTERNO DELLA CHIESA S. BIAGIO

Realizzato da:

Coco SalvatoreTrovato Adriana

Classe Seconda, Sezione A

La Festa di San Mauro Abate è la piùimportante festa religiosa del paesedi Viagrande (CT) in onore del SantoPatrono ed è una delle più belle epartecipate della Sicilia orientale. Sisvolge tutti gli anni dal 1 gennaio al22 gennaio e la prima domenica disettembre.San Mauro Abate è un santocristiano del VI secolo, abatedell’Ordine benedettino.

Viagrande cominciò a venerare SanMauro per le molte grazie, per suaintercessione, ricevute per cui dalClero e li capi della Comunità dellaterra di Viagrande fu elettoprincipale Patrono e pertanto fucelebrata con particolare solennitàla sua festa e si continua acelebrarla ai giorni nostriesprimendo ancora la devozione diallora.

1 GENNAIO È questo il giornodell’apertura dei festeggiamenti.Nel primo pomeriggio vengonolanciate delle piccole mongolfiere insegno di festa; in seguito vieneprelevato l’artistico fercolo dallaCasa ‘a vara, situata dietro la Chiesaantica e ricavata in una delle suenavate, e viene portata nella ChiesaMadre tirata dai fedeli eaccompagnata dal corpo bandistico.

DAL 6 GENNAIO AL 14 GENNAIOIn questi giorni, ogni sera, si svolge lanovena di preparazione con la recita dellacoroncina e con la celebrazione di unamessa da parte di un predicatore, il qualefarà da guida in questi nove giorni.Durante le varie sere le diversecelebrazioni vengono curate da undeterminato gruppo parrocchiale, oltread una serata curata dai comitati e daigiovani devoti.

14 GENNAIO: vigilia della solennità. Il giorno dellavigilia inizia con la tradizionale fiera del bestiame,di attrezzi agricoli, di piante e di fiori a Piano Gelsi,oggi piazza Matteotti: è questa la prima fieradell’anno che si svolge in provincia di Catania e unadelle poche rimaste di questo genere nella zona.Intanto nel cortile della Scuola Elementare e nellazona di via Aldo Moro comincia il lavoro deifuochisti per gli spettacoli che si svolgeranno lasera. Durante la mattinata avviene l’ingresso deicomplessi bandistici che percorreranno le principalivie cittadine eseguendo a fine serata un concertosinfonico in piazza San Mauro.

15 gennaio: solennità di San MauroDurante la mattinata del giorno di festa, la

piazza e via della Regione, dove si trovano lebancarelle dei vari venditori ambulanti,cominciano a riempirsi di devoti e personevenute in occasione della «svelata», la qualeavviene alle 10.30 tra le tante acclamazioni deidevoti vestiti col tradizionale «sacco» e losventolio dei loro fazzoletti bianchi. Il simulacrodel santo viene prelevato dalla cameretta, o insiciliano cammaredda, e a spalla viene portatoverso l’altare maggiore sul quale viene issatocon un particolare elevatore. Una messa solennecelebra questo momento di fede popolare.

Successivamente il fercolo esce dallapiazza e si dirige verso il quartiereViscalori dove, prima di arrivarvi,effettua la prima delle tre «volate», lapiù faticosa in quanto si svolge insalita: il fercolo viene tirato di corsadai devoti e arriva fino in piazza SanBiagio. Nella stessa piazza avviene labenedizione con la reliquia, mentrein passato veniva celebrata unamessa all’interno della chiesa diViscalori; per l’occasione vieneaperta la cameretta di san Biagio,compatrono di Viagrande, situataall'interno della stessa chiesa.

Il giro continua per il quartiere Viscalori, scendendopoi verso il centro di Viagrande e dirigendosi verso ilquartiere Sciara e, poi, a Lavina dove effettua unabreve sosta di fronte alla chiesa di Maria SS.Ritornata. Salendo, la via Vittorio Emanuele, il fercolosi dirige all’interno del quartiere S. Caterina,effettuando nel tardo pomeriggio la seconda «volata»arrivando in piazza Urna. Proseguendo passa dapiazza San Mauro e, in seguito, percorre via dellaRegione, lungo la quale si ha una seconda calatadell’angelo, verso il quartiere Scalatelli. Alla fine, atarda serata, da via Umberto verso piazza San Mauroviene effettuata la terza «volata» con il fercolo chetermina il suo lungo giro del paese.

DOMENICA TRA IL 15 E IL 22 GENNAIOLa domenica, tra il giorno di festa e l’ottava,viene dedicata alla venerazione di San Mauro.Vengono celebrate sempre tre messe, ma laMessa delle ore 11.00 viene dedicata ai malati:grazie all’assistenza dell’U.N.I.T.A.L.S.I e dellaCroce Rossa, viene permesso ai malati di poterassistere da vicino alla «svelata» del Santoall’interno della cappella e alla celebrazionedella Messa. In serata si ha la celebrazione dellaMessa al termine della quale vi è un concertopolifonico con la presenza delle corali locali, ilcoro parrocchiale “S. Cecilia” e il coro deibambini “S. Maria dell’idria”, e di altre coraliprovenienti dai paesi limitrofi. Infine ilsimulacro del santo viene richiuso all’internodella sua cameretta.

22 GENNAIO: ottava della festa. Questa è la giornata conclusiva dei festeggiamenti. Durante la giornata vengono celebrate tre messe e avviene il giro del corpo bandistico per le vie principali del paese. Alle 10.30 si ha la «svelata» del simulacro e la sua traslazione sull’altare maggiore con la celebrazione di una messa. In serata, dopo la celebrazione della messa vespertina, avviene la processione del simulacro del Santo attorno piazza San Mauro. Al rientro in chiesa il statua viene poggiato sull’altare e il parroco fa un discorso finale, dando le sue considerazioni sui festeggiamenti appena conclusi insieme al resoconto della commissione Centrale.

L’organizzazione L’organizzazione della festa esternaavviene attraverso un sistema di 5commissioni, ognuna della quale sioccupa di un preciso aspetto della festa.Ciascuna commissione è formataall’incirca da 15 elementi ed è compostada un cassiere, il quale svolge il ruolo piùimportante, un vice-cassiere, il qualeaiuta il cassiere e lo sostituisce in suaassenza e da altri componenti. In ordinedi importanza, le commissioni sono:

CENTRALE: si occupa delle luminarie, impiegando spesso due ditte diverse, una che si occupa solo della piazza San Mauro e di via della Regione, e un’altra che si occupa delle restanti vie del paese; ha anche il compito di impiegare le bande per la festa, solitamente non meno di tre, due delle quali si alterneranno durante il lungo giro del fercolo del giorno 15, e una che eseguirà i concerti sinfonici in piazza San Mauro;

USCITA: si occupa dell’uscita del Santo, e quindi dello spettacolo pirotecnico con la caratteristica moschetteria, insieme alla calata dell’angelo che avviene in piazza; solitamente si occupa anche delle mongolfiere lanciate il 1º gennaio, in occasione dell’uscita del fercolo dalla “casa a vara”;ENTRATA: si occupa, invece, dello spettacolo pirotecnico in occasione del rientro del Santo in chiesa dopo il lungo giro;

PARTITO S. CATERINA: detto pure u' pattitu di sutta, è uno dei due partiti che la sera del 14 fanno a gara offrendo il miglior spettacolo pirotecnico, occupandosi dello spettacolo di fuochi artificiali sul sagrato, nella loggia comunale, nella scuola elementare e, in tarda serata, nella zona di via Aldo Moro;

PARTITO SCALATELLI: ha gli stessi compiti sopra elencati, detto u' pattitu di supra.La raccolta delle offerte necessarie allo svolgimento della festa, come per la festa di Sant’Antonio di Padova il 13 giugno, della Madonna di Lourdes (ultima domenica di agosto) e la festa di San Biagio il 3 febbraio, avviene in forma di questua volontaria mediante un coppo, un contenitore argenteo avente l’effige di San Mauro, tenuto mediante un manico, dentro il quale i fedeli depositano volontariamente l’offerta.

Il fercolo Il fercolo di San Mauro, detto anche «‘a vara» insiciliano, è come quasi tutti quelli dei vari comunidella Sicilia orientale. Di colore oro zecchino, è unbel fercolo ligneo costituito da sei colonne. Non sihanno date certe sulla costruzione della parte inlegno del fercolo. Fino ai primi anni del Novecentoil fercolo veniva portato a spalla per le vie delpaese, seguendo un giro molto più ridotto proprioa causa della sua pesantezza. Nel primodopoguerra fu realizzato l’impianto di sciassi eruote ripiene, realizzato tramite un relitto di unvecchio macchinario da guerra, grazie alle offertedegli abitanti del quartiere Sciara.

Il numero dei devoti col tradizionale sacco bianco cresceogni anno infatti, durante i festeggiamenti prima delgiorno 15, avviene la benedizione dei nuovi abiti Ex-Voto diSan Mauro, detti appunto “sacchi”, molti sono i giovani chedecidono di indossarlo. (Il numero dei devoti che indossanoil sacco si aggira oggi intorno ai 100-150).Il sacco, presente fino alla prima metà del Novecento eandato quasi in disuso, fu reintrodotto alla fine degli anniOttanta, per evitare che durante il giro, vuoi per il maltempo, vuoi per la coincidenza con l’ora di pranzo, il Santovenga lasciato solo, senza persone che tirino le corde delfercolo. Il sacco dei devoti è stato introdotto proprio percontraddistinguere quel gruppo di persone che hanno loscopo di tirare il fercolo, lo scopo di non lasciare “solo” SanMauro durante il giro.

Le Cantate A Viagrande, così come in molti altri comuni, visono diverse cantate, forse quattro, cioè inni chevengono celebrati al Santo da parte dei fedeli. Diqueste quattro soltanto due sono disponibili,quelle dei due quartieri S. Caterina e Scalatelli,mentre le altre due si troverebbero nell'archiviostorico della parrocchia, una delle quali èattribuita a Giuseppe Mirone.

Francesco Maria ScuderiFrancesco Maria Scuderi, protomedico e docente di MedicinaPratica all’Università di Catania, nacque a Viagrande il 19Novembre 1733 da Rosario e Veneranda Grasso nel palazzo di “Scalatelli” che si affaccia sulla piazza e porta il suo nome. Dagiovinetto ebbe amore per le umanelettere. Studiò presso l’Istitutodella Compagnia di Gesù e sottola disciplina di Vito Coco maestrocappellano della Cattedrale di Catania.

Diventato sacerdote predilesse l’arte medica, nella quale ebbe come maestro Agostino Giuffrida (uno dei più chiari ingegni siciliani) titolare della cattedra di Medicina Pratica. Nel 1787 fu, per meriti eccezionali, nominato Protomedico (cioè Primario dell’Ospedale) e Professore di Medicina Pratica presso l’Università di Catania. Francesco Maria Scuderi diede prova del suo ingegno durante l’epidemia del vaiolo che proprio nel ‘700 colpiva l’Europa. Richiesto il suo aiuto, si recò con coraggio, da una città all’altra, da un paese all’altro, dalla Val di Noto a Francavilla, a Catania, a Viagrande. Studiando la manifestazione dei sintomi e la malattia, ebbe la certezza di poter dar fine a essa con il “ metodo della separazione “, come si faceva allora per ogni contagiosa epidemia ( peste, tifo ecc.),

ma dovette combattere i pregiudizi, in una Nazione colma di miserie esventure. Un medico arabo Rhasis scrisse sulla malattia del vaiolo,paragonandola a una disgrazia del genere umano, la cui causadeterminante era nata con l’uomo. Questa assurda opinione fufunesta a Ferdinando V d’Austria, a Giuseppe I d’Austria e a Luigi XVche di vaiolo morirono. Francesco Maria Scuderi, affrontando il rischiodel contagio con spirito di abnegazione e sacrificio, si portò in primalinea per mitigare la fierezza del morbo, istruendo le persone allaprofilassi e dissuadendole dal pregiudizio che la malattia non era natacon l’uomo, ma che si trattava, invece, di una malattia infettivaaltamente contagiosa.

Rosario ScuderiRosario Scuderi, nipote di Francesco MariaScuderi, nacque a Viagrande il 15 ottobre1767; nelle “Biografie degli illustri catanesi”,Luigi Scuderi così scrive di lui : “fu celebremedico e filosofo, malinconico, generoso,eloquente, spoglio di cupidigia, amò i poveriinfermi”.Professore di patologia generale presso la

Reale Accademia di Palermo, scrisse a Napolinel 1794 un’ interessante opera “Storia dellamedicina antica e moderna”. Visitò varie città: Milano, poi Trieste, Venezia, ma a Verona il 21maggio 1806, a soli 39 anni, ispirava negli orroridi un carcere austriaco

Salvatore ScuderiSalvatore Scuderi, fratello di Rosario,nipote di Francesco Maria Scuderi,nato nel 1781, fu Regio Professore dieconomia, commercio edagricoltura. Scrisse, da giovane,componimenti drammatici ed il“Vespro Siciliano”. A Palermopubblicò nel 1823 una sequenza dipoetiche composizioni (come“Salita Etna”). Immagini cheritraggono la bellezza della nostraterra e che furono così cari aVincenzo Monti.Morì nel 1840.

Luigi ScuderiLuigi Scuderi, nacque il 18 luglio 1819, combattente epatriota, studiò a Catania lettere e poi economia con lo zioSalvatore. Nel 1843 completa il suo capolavoro: “Lebiografie degli illustri Catanesi”, raccolte e ordinate daSalvatore Mirone che furono pubblicate, nel 1881, daNicolò Giannotta, libraio-editore.Colpito da una grave malattia morì, a Viagrande, il 31ottobre del 1848.

Realizzato da

Murabito Adele Classe Seconda, Sezione A

Incarnito

C’era una volta…

a Peira-Cava, un paesino alpestre a 1500 metri sul livello del mare, vicino ai Pirenei, il protagonista del nostro racconto che un giorno vi andò ad abitare.

Incarnito era un ragazzo spagnolo di circa venti anni. Voleva solo la sua serenità e quella di chi gli stava accanto, non chiedeva nulla, si adattava a qualsiasi lavoro gli proponevano e non era mai di cattivo umore. Aveva una passione: suonare la chitarra, i paesani aspettavano la sera per sentirlo suonare.

Una mattina, arrivarono due gendarmi a cavallo e chiesero di Incarnito. I gendarmi lo portarono in città senza nemmeno interrogarlo e avevano l’aria di sapere molto del vagabondo spagnolo

In paese scaturirono molte domande sul perché Incarnito fosse stato arrestato. Tutta la gente se lo chiese soprattutto la sera quando, di solito, Incarnito appoggiandosi a un grosso tiglio suonava la chitarra e cantava.

Ognuno diceva qualcosa:“Ha rubato…”. “Ha ucciso una vecchietta…”. “Ha avvelenato…”.

Una sola persona credeva ancora all’innocenza di Incarnito: una ragazzina.

Ella viveva sola, aveva un aspetto trasandato e sporco, ma aveva un cuore buono, tutti la conoscevano come la “selvaggia”.

“Selvaggia” comprò la chitarra di Incarnito da chi l’aveva rubata e rotta, purtroppo non era rimasta che la corda più grossa della bella chitarra andalusa e così la custodì fino al ritorno del protagonista.

Tre giorno dopo, Incarnito ritornò a Peira-Cava, felice di poter rivedere i suoi amici, ma nessuno l’aspettava.

Donne e bambini, al suo passaggio, voltavano le spalle oabbassavano lo sguardo. Si sentì triste e chiese ad alta voce «Dov’èla mia chitarra?». Nessuno rispose, tranne “Selvaggia” che gliconsegnò la chitarra. Vedendola, Incarnito, si sentì infelice.

Incarnito capì che i paesani non sifidavano più di lui, attraversòlentamente il paese e se neandò, “finché la vetta di Peira-Cava gli era alle spalle e ilmare di fronte.”

Il pregiudizio è un’idea od opinione errata, anteriore alla diretta conoscenza di determinati fatti o persone, fondata su convincimenti tradizionali e comuni ai più, atta a impedire un giudizio retto e spassionato.

La lettura di questo racconto ci ha insegnato a non giudicare le persone prima di sapere come sono in realtà e a non avere pregiudizi nei loro confronti.

Giuseppe D’Arrigo e Riccardo Drago

Classe 2, sezione A

Racconto liberamente tratto da «I racconti della Montagna di fuoco» di Antonio Aniante, editore Sansoni, Firenze, 1968

Ideato da Prof.ssa Maria Teresa Oliveto

Fine