Istanbul 2007
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Domenica 19 Agosto 2007
Domenica 19 Agosto 2007
Giampy e Renza 2007
di fascino ma non semplice da
raggiungere via terra, e … se
guardassi un traghetto? Vado
nella pagina della Costa Cro-
ciere e trovo che da Venezia il
13 Agosto parte una crociera
per la Grecia con rientro il 20
Agosto, lunedì. Sento la Renza
per vedere se le va bene il peri-
odo ma ne ottengo un rifiuto
totale perché il lunedì lei deve
categoricamente riprendere il
lavoro e così ritorno a capofitto
a ricercare una data alternativa
e la trovo con partenza da Ve-
nezia il 12 Agosto e rientro
Domenica 19 Agosto con de-
stinazione Istanbul: è lei e deve
essere mia. Chiamo il numero
verde gratuito segnato sulla
pagina web e mi dicono che è
Le donne agli uomini piac-
ciono prosperose, lisce, am-
miccanti, sexy, accondiscen-
denti, madri, amanti, sensuali,
dominatrici, stuzzicanti, vo-
gliose, cuoche, seducenti, bril-
lanti, sottomesse, estroverse,
simpatiche, eleganti, provocan-
ti, semplici mentre gli uomini
alle donne piacciono semplice-
mente se sono bastardi, ed io
lo sono. Ammiratore, discepo-
lo e stretto discendente del più
noto biblico Iscariota, l’uomo
sa che può giocare liberamente
con la femmina quanto vuole
traendone grande giovamento
ed equilibrio mentale, acqui-
sendo così nuova linfa che rin-
forza la labile psiche viziata da
quella continua ed estenuante
patologia che è la frenetica ri-
cerca, con successivo impadro-
nimento del sesso opposto.
Con questa brevissima infari-
natura posso ora passare alla
successiva fase della soddisfa-
zione enorme che viene gene-
rata nel maschio allorquando
vede la femmina in difficoltà
davanti a situazioni di spaven-
to o stupore improvvisi che lui
stesso ha creato per rafforzare
in lei il timore del potere an-
drogino e per dar conferma di
ciò provate a ricordare come vi
si avvinghia una femmina
quando è terrorizzata, non vi
molla più l’avambraccio anche
perché vi ha piantato dentro
tutte e 10 le unghie acuminate,
o provate a ricordare quando
l’avete stupita con un brillante
da 5 carati, non vi si è gettata
al collo piantandovi nuova-
mente le suddette 10 unghie
nella schiena? E fu così che
decisi che per festeggiare le
nostre Nozze d’Argento mi
occorreva qualcosa di speciale
ed il fato mi è venuto incontro
travestito da collegamento ad
Internet; mentre cercavo
un’idea diversa e nello stesso
tempo interessante pensando a
gioielli, abiti o vacanze, ecco
che mi sovviene l’immagine
della vicina Grecia, luogo ricco
Sommario:Sommario:
Preludio 1
Venezia 12 Agosto 2007 8
Bari 13 Agosto 2007 18
Katakolon 14 Agosto 2007 28
Izmir 15 Agosto 2007 39
Istanbul 16 Agosto 2007 59
Navigaz. 17 Agosto 2007 109
Dubrovnik 18 Agosto 2007 114
Venezia 19 Agosto 2007 130
Istanbul IstanbulIstanbul Istanbul
bloccare la crociera altrimenti
qualcun altro la poteva prenota-
re se non avessimo effettuato il
bonifico, del correre a vedere
un convoglio ferroviario che
potesse portarci per tempo alla
banchina d’approdo per la Tur-
chia, tutto inutile tanto sembra-
va tutto ormai già scritto e cioè
che il Giampy stava inconscia-
mente per lasciare la tanto ama-
ta terraferma per lanciarsi in
un’avventura mediterranea tra
mille insidie e sorprese. Dopo
aver realizzato la pazzia che
avevo intrapreso ma soddisfatto
d’aver scioccato la femmina,
mi propongo di non verificare
mai il meteo settimanale delle
varie zone, fiducioso del fatto
che qualcuno aveva iniziato a
vegliare su di me con acceso
interesse e di ciò ero ferma-
mente convinto perché non ero
per niente preoccupato, forse!
possibile che ci sia ancora po-
sto e Luca, il tizio del Call
Center del’Agenzia di Monte-
carlo, mi dice che deve vedere;
io lo supplico di trovarmi una
camera con balcone e finestra
perché stare al chiuso mi causa
delle pericolose crisi di tremito
alle mani che rendono incon-
trollata la reazione quando
prendo per il collo la moglie.
Così convinto mi dice che è
tutto prenotato tranne alcune
camere con oblò; accetto ma
non prenoto perché voglio sa-
pere cosa ne pensa la consorte
senza però cancellare la sorpre-
sa e così le accenno ad un fati-
scente viaggio in Croazia con
traghetto economico con par-
tenza da Venezia (perché da li
comunque si deve partire). Do-
po un po’ mi richiama Luca
dell’agenzia di Montecarlo e
mi dice che sempre con parten-
za del 12 Agosto ha ancora po-
sti per una crociera sulle spon-
de della Grecia e così mi pone
davanti al tormento causato dal
classico bivio: però tutto si ri-
solve perché proprio in quel
mentre, ecco entrare la Renza
tutta bella contenta perché ha
appena saputo che molto pro-
babilmente andrà a Rimini con
Daniela per un corso di Cardio-
logia e quando io su un foglio
bianco scrivo due nomi, Grecia
o Istanbul e guardandola negli
occhi le dico: “Scegli”, ho ca-
pito che stava per piombare al
suolo tramortita. La tapina ha
appena avuto la forza di porre
il dito indice sulla parola Istan-
bul dandomi il benestare per
prenotare in diretta la crociera
“Panorami d’Oriente”. Inutile
stare a raccontare la pessima
esperienza della cifra cambiata,
del veloce viaggio in banca per
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ci passi con qualcosa che ha le
ruote (valige, carrelli, passeggi-
ni) immagina il culo dei putei,
rompiballe come sono di solito,
figurati dopo sta ravanata gratis
Spendo due righe su questa
splendida nave della Costa
Crociere perché è davvero in-
credibile, varata nel Maggio
2007 ha una Stazza lorda di
112.000 ton. Per una Lunghez-
za di m. 290 e Larghezza di
36m, 1.430 Cabine, 58 Suite
con balcone, capacità di 3.780
ospiti, 17 Ponti, 1.100 persone
di Equipaggio, ha 5 Ristoranti,
13 Bar, 3 Piscine, 5 Vasche
idromassaggio, 1 Toboga,
Campo polisportivo con rete,
Sauna, Bagno turco, Solarium
UVA, Palestra, Teatro Giove
su 3 piani, Shopping Center,
Internet Point, Megaschermo,
Simulatore di gara di Gran Pre-
mio, Biblioteca, Chiesa, Casi-
nò, Discoteca. Dentro ci sono
ascensori da tutte le parti di cui
3 trasparenti con pareti in cri-
stallo con luci cangianti conti-
nuamente, moquette ovunque
tranne che nelle sale da bouffet
dove in terra hanno posato un
pavimento che simula il Pavè,
una sorta di Sampietrini chiari
leggermente fastidiosi quando
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Pagina 5 Domenica 19 Agosto 2007
La faccio inginocchiare davanti
alla foto di sua madre e mi fac-
cio giurare davanti allo scafan-
dro che mai e poi mai dirà ad
alcuno dove andremo per nes-
suna ragione, pena la minaccia
spaventosa che non gliene darò
mai più e solo dopo sacro giu-
ramento le permetto di mettersi
nuovamente nella posizione
eretta; questo rito pseudo paga-
no, ho scoperto essere di buono
auspicio onde evitare che il sot-
toscritto inizi a vagare per i lo-
cali nosocomi in preda a males-
seri sconosciuti che gli devasta-
no le vacanze in quanto inizia a
stare bene solo quando ritorna a
casa. Messo al sicuro un buon
50% di un’eventuale eziologia
da malapasqua ora sta a me e-
vitare di farmi sfuggire con pa-
renti, amici e colleghi curiosi
l’altra metà del rischio arrivan-
do anche a svelare vergognosa-
mente la mia superstizione ed a
mentire sviando con destinazio-
ni montane, croate o addirittura
visite a parenti lontani, ma co-
me si sa prevenire è difficile e
prenderla nel culo è un lampo e
da una situazione decisamente
Ora ho pagato, partito da un
costo di circa €. 2.600 in offer-
ta che poi è risultata non essere
più valida, sono salito ad €.
3.600 con cabina con Oblò bel-
lo grande chiaramente senza
alcuna bevanda (perché lì sopra
paghi veramente tutto tranne
gli alimenti), dunque sti stronzi
giocano sul fatto che già ho
prenotato tardissimo il 2 Ago-
sto, sapeva che ero in odore di
nozze d’argento e così mi ha
inchiappettato giocando sulla
mia impotenza. Fatto sta che
pago ma non mi arriva nulla,
passano i giorni, 3 niente, 4
niente, 5 niente; chiamo nuova-
mente Luca a Montecarlo e mi
dicono che è in ferie, IN FE-
RIE?!? Io sono qui con la cro-
ciera che mi parte domenica 12
ed una settimana prima non so
ancora niente? Per giunta mi
avevano promesso un Set di 3
valige gratis se prenotavo entro
il 3 Agosto 2007! L’odore di
inculata aumenta a perdifiato e
le gambe mi iniziano a tremare,
quando Renza mi chiama e mi
dice che è arrivato una busta di
cartone Express UPS e dentro
una busta con un blocchetto di
fogli intestato ad entrambi: è
l’agognato biglietto formato da
74 pagine tutte intestate a noi
due con il Numero di Prenota-
zione N. 4517970 e già con la
Cabina N. 1453 in fondo al pli-
co ci sono anche 4 fascette au-
toadesive da mettere alle valige
prima dell’imbarco che inizierà
alle ore 13.30 con partenza del-
la nave alle ore 18.00: ora sia-
mo entrambi più “sereni” e la
Renza inizia, come da copione,
a lasciarsi prendere dal dio del-
la frenesia Minkiakepremuraho
d’emergenza e siamo andati a
dormire. Come si sa le venti-
quattrore che precedono
l’evento sono ricche di stress
ed io tra reperibilità e sfiga
(chiamato due volte ad ore im-
possibili per un cazzo di allar-
me antincendio nella zona
dell’ingresso dell’ospedale) mi
ritrovo con i nervi leggermente
a pezzi e poi sapere che il mat-
to sa, mi distrugge la serenità.
Furibonda si fa la lotta per de-
cidere quali scarpe portare: “Ti
comperi sempre scarpe che fan-
no schifo, blu elettrico, gialle
canarino, che cazzo di gusti!!”
Beh i miei gusti a me piaccio-
no, che ci posso fare se adoro il
innocua, proprio la sera del 10
Agosto, quando si stava per
rincasare all’una di notte dopo
una cena dall’Aragosta con gli
amici del gruppo De Gregori,
ecco arrivare da lontano Gigillu
in compagnia di Costa (e lì col-
pa mia che non ho saputo leg-
gere nell’oracolo l’imminente
presagio) due storici amici di
Paolo che mi saluta e mi dice
secco: “Allora partite per la
Crociera per Istanbul eh!”. I
coglioni si son fatti acqua, ho
visto Marino alzare entrambe le
antenne, il collo si è stirato e
con lo sguardo di chi mi vuol
fare almeno 70 domande mi
apostrofa con: “Ma braaaavi!”.
Se fosse stato nudo a Gigillu
gli avrei fatto un culo che gli
collegavo direttamente la vesci-
ca con le orecchie ma visto che
era vestito e che sicuramente
non poteva sapere della mia
omertà l’ho perdonato ma ho
comunque fatto in modo che si
sentisse in colpa. Maldestra-
mente scoperti e finiti in pasto
proprio alla lingua più perico-
losa della città inizio a temere
per la mia incolumità ma fortu-
natamente ho preso in tempo in
mano i due pendagli di granito
che sono situati in mezzo
all’inguine insistendo forsenna-
tamente nella palpazione bina-
ria propria delle situazioni
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Pagina 7 Domenica 19 Agosto 2007
Maurizio ed arrivo a Venezia
Mestre con coincidenza a Mila-
no e la cifra senza prenotazione
perché il treno non la prevede-
va, è di €. 67,80 per due perso-
ne, il problema è che parte alle
ore 5.41 e se non suona la sve-
glia è finita. Riempiamo una
altra borsa e due zaini (il PC
messo nel borsone) e si va a
letto con un po’ di apprensione,
per i vestiti lei ed io perché ho
il terrore della nave, naufraghi,
annegati, tempeste, scialuppe
i colori li vedo un po’ alla mia
maniera? Sono o non sono il
padrone della mia vista?” e così
ho messo in valigia tutte le
scarpe tranne quelle che poi
effettivamente mi dovevano
servire, quelle da “tragitto pe-
sante”. Un sentito ringrazia-
mento lo devo alla famiglia
Tornetta che unendosi in matri-
monio il 5 giugno 2004 hanno
fatto si che per partecipare co-
me testimone della prode Raf-
faella, mi sia dovuto acquistare
un completo con gilè che
l’etichetta prevede durante le
cene di gala a bordo; tutto ciò
unito ad un paio di scarpe beige
tipo paperazza e ad una cravat-
ta color panna da scolaretto ve-
stito bene per la festa. Cerco di
trovare braghe comode, ma-
gliette da sera con le maniche
lunghe e riesco a mettere den-
tro di straforo un paio di espa-
drille nere usate ma comode nel
caso cedessero le infradito ne-
re; dopo tanto penare le deci-
sioni sono prese ed ora occorre
trovare le valige e non non ne
abbiamo neanche una, solo bor-
soni morbidi. A spianarci la
strada interviene provvidenzia-
le, una valigia rigida che la Sil-
va spontaneamente ci impresta
e che si rivelerà risolutrice
nell’ambito degli abiti stirati,
ma come peso riuscirà a trau-
matizzare me e tutti quelli che
se la sono vista passare a due
dita dalla testa sui vari vagoni
ferroviari. Ora non resta che
andare a fare il biglietto del
treno in stazione ad Imperia
Oneglia con partenza da Porto
Camera senza oblò
nella foto sopra, l’unico essere
umano che spinge la borsa, gli
altri 6 miliardi la tirano, mah!
Entriamo nella Stazione di Ve-
nezia Mestre verso le ore 13.00
e mi precipito fuori a cercare al
più presto un Taxi; chiamo il
numero esposto sul cartello ma
mi avvisano che le vetture non
bisogna prenotarle ma arrive-
ranno appena terminate le corse
e così, temerario in mezzo alla
strada, emulo di tanti gloriosi
film dove il protagonista si get-
ta tra le ruote delle macchine,
allungo l’indice appena ne arri-
va uno che chiaramente mi
snobba e si ferma vicino ad una
famiglia di napoletani e ne
scende un autista napoletano
Levataccia alle
ore 4.30, e ricor-
dando che sono
ancora reperibile
sino alle 7.30, rie-
sco nuovamente a
brandire la pelle
dell’inguine cer-
cando di scongiu-
rare la malasorte,
ed inizio così a ca-
ricare il Pandino di
tutto quanto è
pronto sparpagliato
per casa. Passo dal
Bancomat perché
tutti parlano ma
chi trotta in casa
sono sempre io e
senza liquidi non si
va da nessuna par-
te; il treno è alle
5.41 ma le palpe-
bre sono ancora tra
le lenzuola, le riti-
rerò più tardi, ora devo cercare
di ricordare tutto quello che
non bisogna dimenticarsi e non
è facile, riusciamo comunque
ad arrivare in Stazione a Porto
Maurizio alle 5.30. Ricordo
molto vagamente che ho tim-
brato i biglietti, che il convo-
glio è arrivato sul primo binario
e che abbiamo trovato posto in
uno di quei vagoni infami sen-
za segreti, tutti aperti dove chi
puzza lo ritrovi dal vuoto che
ha attorno, malsani, contagiosi,
senza privacy, a riprendere il
concetto del carro bestiame.
Arriviamo a Genova Porta
Principe in perfetto orario e
mentre guardo sonnacchioso
fuori dal vetro, l’occhio mi ca-
de su una coppia di ragazzini
tenerissimi che si baciano deci-
ne, centinaia di volte in pochi
minuti e poi si dividono perché
lui deve partire e lei lo guarda,
lo guarda innamorata ed inizia-
no a scendere le prime lacrime
e lei per nasconderle si mette
subito una paio di grossi oc-
chiali scuri, ma poi li leva quasi
subito, come per dare a lui la
possibilità di guardarle bene il
viso un’ultima volta. Arriviamo
a Milano centrale alle ore 9.56
in orario per prendere la coinci-
denza per Mestre sul binario
dalla parte opposta e la Renza
inizia a lasciarsi andare nuova-
mente alla premura che l’assilla
da un paio d’anni ed eccola
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Domenica 12 Agosto 2007
Renza a Milano C.le
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no alla stessa, le ha dato di stra-
foro un numero di scorta, il fa-
tidico n. 18; l’ha dato di strafo-
ro perché pochi secondi prima
un’arrogante signora aveva fat-
to la stessa minchiata ed era
senza numero e così cercava di
non farsi vedere per evitare col-
lisioni verbali e non. Grazie al
18 facciamo poca coda e pos-
siamo così procedere con la
revisione delle due borse che
portiamo in groppa ai raggi X
ed usciamo all’aperto ed ecco
che, anche se incanalati come
le belve del Colosseo, ci si pre-
senta in tutto il suo fascinoso
splendore la Costa Serena. Ora
inizia l’ardua impresa della ri-
che per un pelo non mi manda
pure affanculo e mi dice che ce
ne sono altri. Metto l’indice
dentro e mi metto il cuore in
pace, ormai convinto che sono
nelle mani della dea bendata, e
non so per voi, ma per me è
bendata da sempre della serie
che me non mi vede mai e così
aspetto ancora un po’ quando
un pilota nostrano ci carica e
con un taxi con le porte che si
aprono a scorrimento e pure da
sole ci scarica davanti al Check
In delle valige e ci depreda di
€. 20,00. Io in quel momento
vedo che un tizio mi dice di
aspettare ma, convinto che mi
voglia spennare anche lui, la-
scio i bagagli e dico a Renza di
andare al punto d’imbarco. Una
coda bestiale e qui interviene il
proverbiale “sedere della Ren-
za” che chiede, mentre io mi
sono infilato in una coda inu-
mana, ad una hostess cosa dob-
biamo fare per imbarcare e
questa trasale allorquando chie-
de se abbiamo il numero
d’imbarco che davano giù dalla
valige e noi non l’abbiamo pre-
so! La vita è una scala, un po’
scende e un po’ sale e
quest’oggi la Renza è sdraiata
su un toboga unto di burro in
quanto questa gentile ragazza,
mossa da compassione vedendo
gli occhi della consorte in ma-
Imbarco a Venezia
giù di decine di metri prima di
trovare un punto d’equilibrio
cerca della cabina n. 1453 e
tutti speranzosi guardiamo la
scala salire ma un cortese o-
rientale, visto il numero, ci in-
vita a scendere al Ponte 1; arri-
vati al ponte di destinazione, un
altro gentile orientale ci invita
ad andare a destra e li ci si
piazza davanti un corridoio
lunghissimo ed iniziamo a se-
guire con entusiasmo la succes-
sione numerica delle cabine,
1231, 1251, 1321, ma quando
azzo arriva sto 1453 e piano
piano si avvicina il fondo del
corridoio, 1351, 1421, ed intan-
to si avvicina la porta
dell’uscita di emergenza, 1423,
1449 ed ecco la 1453, la penul-
tima cabina del corridoio,
MINCHIA! Siamo in fondo
alla nave, della serie che se c’è
un po’ di mare iniziamo ad al-
talenare come due somari su e
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i 200 metri di corridoio del nostro ponte
Cabina 1453
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scorrono sotto di te, tutto bel-
lissimo. Dentro, davanti allo
specchio troviamo una busta
con le indicazioni di tutti i pon-
ti della nave e due badge inte-
stati a me e Renza con i quali
dobbiamo fare tutti gli acquisti
(non serve denaro a bordo, ver-
rà tutto addebitato sulla scheda
magnetica), per aprire la porta
della cabina, per aprire e chiu-
dere la cassaforte, per uscire e
rientrare in nave, etc. Sulla pa-
rete spicca un cartello con scrit-
to che il nostro cameriere per-
sonale è il sig. Francisco, un
indiano con baffetti molto sim-
patico e cordiale come tutti del
resto, ed eccolo entrare, ci salu-
ta e ci spiega tutto il funziona-
mo a bordo e completamente
nelle mani del destino. Arriva-
no le valige tutte belle ordinate
davanti alla porta e mentre le
stiamo ritirando si apre la porta
della cabina di fronte ed esce
una signora con accento veneto
tutta preoccupata perché dentro
c’è molto rumore; dopo pochi
secondi ecco uscire il marito
incazzato nero:” Ho prenotato a
Marzo e mi hanno dato una ca-
bina rumorosa ed in fondo alla
nave”. Io mi trattengo dal terro-
rizzare ulteriormente la donna
apostrofandola con le mie pau-
re e cerco di tranquillizzarla ma
lui incalza:” E’ una vergogna,
andrò a parlare con qualcuno,
voglio una stanza più tranquil-
la! Senta, senta che rumore,
come farò a dormire stanotte!
Pensi che siamo una comitiva
di sedici amici e ci hanno tutti
sparpagliati”. E di lì capisco
che è un tipo un pelino agitato
e lo lascio stare nel suo brodo,
oltre tutto si sono scelti una
cabina senza oblò, avranno pu-
re risparmiato ma sono in una
specie di scatolone, elegantissi-
mo, ma pur sempre uno scato-
lone. Sghignazzando rientro
dentro e guardando la Renza le
rivelo tutta la mia soddisfazio-
ne per aver acquistato una cro-
ciera con cabina ed oblò, è tutta
un’altra atmosfera, la luce del
sole, la vista del mare di giorno
e di notte, vedere i flutti che
Prima foto in cabina
za e con il numero 000071488
io, che terminata la crociera ti
rilasciano in quanto durano so-
lamente da domenica 12.8.2007
a domenica 19.8.2007 per poi
diventare un souvenir. Finito
questo preambolo tutti in giro a
curiosare per la nave e poi con
mento delle schede, della cas-
saforte, del bagno, dell’aria
condizionata etc. e la Renza mi
fa subito notare che: Francisco
proprio come il nome del suo
papà, i numeri dei due posti a
sedere in treno che erano il 25
ed il 26 (25 anni di matrimonio
ed il 26 il giorno di nascita di
entrambi), 1453 (14 il giorno
che ci siamo sposati ed il 53
che è il mio anno di nascita),
che sia un presagio? Ohi ohi
ohi, speriamo bene! Intanto qua
sotto ecco i due Badge originali
con il numero 000073099 Ren-
Pagina 12 Istanbul Istanbul
Pagina 13 Domenica 19 Agosto 2007
dai ponti, tutti ci salutano e ci
fanno tantissime foto (lo notia-
mo dai flash delle macchine),
addirittura moltissimi turisti
che affollano la meravigliosa
Piazza San Marco (vista dal
11° ponte è stupenda davvero)
smettono di fotografare il pa-
un altoparlante siamo tutti chia-
mati in riunione al Teatro Gio-
ve perché il Direttore di crocie-
ra Stefano Ferrari ci deve rila-
sciare importanti comunicazio-
ni. Col tempo ho capito che di
importanti comunicazioni ce ne
sono davvero poche, per la
maggior parte sono consigli e
pubblicità (tranne la riunione
finale che serve per destinare
bagagli e passeggeri fuori bor-
do) e dunque questa non è da
meno e qui ci spiegano il fun-
zionamento del Badge per pa-
gare ovunque sulla nave (e se
tu non vedi i soldi ce ne lasci
una marea in acquisti poco ocu-
lati) e soprattutto invitano tutti
ad andare entro le 48 ore, nel
pomeriggio entro le ore 19.00
nella Discoteca dove occorre
registrare la Carta di Credito
oppure effettuare un versamen-
to con contante o assegno per
coprire le spese delle Gite, in
pratica se nella scheda non c’è
credito sufficiente non si potrà
acquistare nulla. Capito benis-
simo il concetto passano ad in-
vitare le persone a prenotare
per tempo le escursioni
(veramente molto care) in
quanto domani a Bari saliranno
circa 1.000 persone con le con-
seguenze del caso. Stefano si
sofferma sul fatto che tutte le
sere, alle ore 20.00 per quelli
che come noi ceneranno alle
ore 21.30 e alle 22.00 per quelli
che cenano alle ore 19.30, ci
sarà uno spettacolo in questo
teatro splendido sviluppato su
tre Ponti diversi (3 - 4 - 5) della
durata di circa un’ora, con la
partecipazione di artisti straor-
dinari. Alle ore 18.00 in punto
la Costa Serena salpa per ono-
rare i “Panorami d’Oriente” e
noi saliamo in coperta per ve-
dere Venezia che piano piano si
allontana e noi ci allontaniamo
da quelle orride acque maleo-
doranti ed iniziamo a scorrere
con lo sguardo l’ingresso del
canale della Giudecca e notia-
mo con stupore che dalle bar-
che, dai traghetti, dai vaporetti,
Prima a Teatro Giove
lazzo ducale e scattano le foto a
noi in transito; sorridevamo
tutti soddisfatti. Rientriamo ed
iniziamo a passeggiare per la
nave e tra la moltitudine di co-
se da mangiare prendiamo un
caffè in attesa di andare a Tea-
tro, ben sapendo che ci attende
una cena aristocratica sul tardi.
Una delle cose inspiegabili di
questo soggiorno sul mare, è
che io ho smesso di tremare
vedendo un ascensore, qui sono
talmente belli che li devi pren-
dere per forza, e poi c’è tal-
mente tanto di quel personale
che sicuramente, se ci rimani
dentro ti tirano fuori in un bat-
ter d’occhio, o almeno è quello
che ho pensato io. Spettacolari
Pagina 14 Istanbul Istanbul
Davanti a San Marco
… anche io
Pagina 15 Domenica 19 Agosto 2007
della serata, direttamente dallo
ZELIG CIRCUS ecco MIDE-
NA e PACTON in “Siamo co-
stretti” una simpatica parodia
del tizio che praticamente fa
quello che vuole; nella seconda
parte la coppia esegue un’altra
parodia di una classica situa-
zione tra padre e figlio
dove un padre despota
blocca psicologica-
mente il bambino fin
quando questo si libe-
ra, ma per poi ritorna-
re nuovamente succu-
be, un po’ proprio co-
me in casa mia, domi-
natore assoluto! Ter-
minato lo spettacolo
iniziato un po’ in sor-
dina ma finito alla
grande, ecco che tutti
ci accorgiamo dell’ora
avanzata e dei morsi
della fame ed un lungo
serpentone inizia a
dirigersi verso la Sala
Ristorante VESTA al
Ponte 4 e noi abbiamo
sono quelli in cristallo che
vanno dal 2° all’11° Ponte
ma sono ubicati solo nel
centro-nave. Comunque
alle ore 20.00 siamo tutti
nel Teatro Giove, amma-
liati da tante luci colorare,
un locale ricchissimo di
riflessi a semicerchio ver-
so il palcoscenico semo-
vente e con il proscenio
rotante, moquette ovun-
que, piccoli tavolini, co-
modissime poltrone (forse
troppo comode per un tea-
tro) e soprattutto due gal-
lerie che lo portano a con-
tenere, credo, almeno
1.500 persone o forse più.
Un sipario a semisfera
dall’alto ed uno piatto die-
tro blu bellissimo sono i primi
a vista ma hanno la possibilità
di calare uno schermo enorme
ed un sipario semirigido traspa-
rente, tantissimi fari rotanti,
r a g g i l a s e r e d
un’organizzazione perfetta lo
rendono un vero gioiello. E
mentre stiamo ammirando que-
sto splendore ecco che si ab-
bassano le luci e cambia la mu-
sica di sottofondo, una musica
che ripetuta ogni sera ci fa ca-
pire che accompagna l’entrata
di Stefano il direttore di crocie-
ra che presenta lo spettacolo
cena per il secondo turno, gran-
de bidonata perché inizi a man-
giare alle 22.00 e termini ogni
volta alle 23.00 - 23.30 e non ti
resta nulla per la serata mentre
cenando alle 19.30 termini per
le 21.30, ora d’inizio dello
spettacolo, ed alle 22.30 hai
una sera libera mentre gli altri
fessi sono ad ingozzarsi ad ore
impossibili, e poi chi cazzo di-
gerisce a quell’ora? Saliamo su,
essendo il ristorante su due pia-
ni ed ormai in piena navigazio-
ne, ceniamo, ed al tavolo chi
ritroviamo? La coppia di veneti
con lui incazzato nero perché
oltre alle camere, tutte e 8 le
coppie le hanno sparpagliate in
tavoli diversi. “Ora faccio casi-
no veramente” apostrofa ed io
mangio tranquillo, con uno fu-
rioso vicino ti senti più rilassa-
to ed inizio con l’Antipasto Co-
sta Serena (prosciutto crudo,
mele a strisce, patè), salto il
primo e mi servono per secon-
do Galletto Amburghese con
riso grezzo e come dessert ge-
Pagina 16 Istanbul Istanbul
Ecco
la nostra
sala da
pranzo
Vesta
e il
tavolo 1
Pagina 17 Domenica 19 Agosto 2007
scolo con 13 tagliandi staccabi-
li che molto vergognosamente
devi consegnare ai camerieri
ogni volta che decidi di ordi-
narne una. Il bagno è piccolo
ma super accessoriato e strana-
mente il foro di scarico del wa-
ter è molto piccolo quindi biso-
gna moderarsi nella … spremi-
tura. Domani mattina si arriva a
Bari e quindi non voglio per-
dermi lo spettacolo del primo
attracco della mia vita e si va a
dormire sentendosi un pochino
osservati dai personaggi dei
quadri che adornano le pareti,
si perché qui tutto è mitologico,
Giove, Prometeo, Vesta, Ura-
no, e speriamo che gli dei
dell’Olimpo ci lascino dor-
lato al limone e arancio. Seguo
la Renza che prende il menù
consigliato dalla casa con patè
di Salmone, un secondo specia-
le e poi Babà; assecondando il
vicino veniamo a scoprire che
lavora per Andreola, il cugino
di Renza e non sembrava molto
contento per il fatto che, dice
lui, deve ancora prendere dei
soldi per lavori eseguiti in pre-
cedenza, perché il mio vicino,
lavora nel campo del restauro
di opere in muratura di valore,
di concerto con le Belle Arti.
Ci accomiatiamo ed andiamo a
dormire alle 23.50 sfiniti ma
ricchi di considerazioni da fare:
siamo a bordo in alto mare e
sembra di essere a casa, siamo
diretti verso uno dei posti più
affascinanti del mondo su una
n a v e d a c r o c i e r a
all’avanguardia, varata a fine
Maggio 2007, ricchissima, do-
ve puoi mangiare tutto ciò che
vuoi dalle 7.00 del mattino fino
a tarda ora però l’unica cosa
che puoi bere è acqua liscia con
aggiunta di ghiaccio, oppure
caffè normale o decaffeinato, o
caffè d’orzo o latte caldo o
freddo altrimenti se vuoi acqua
gassata, vino, birra o liquori te
li devi pagare profumatamente
e noi così per €. 23,90 nel po-
meriggio abbiamo acquistato
un abbonamento a 13 bottiglie
d’acqua che non sono neppure
da litro, ricevendone un opu-
Naturalmente se vuoi vedere i 3
canali nazionali ed i 3 canali
Mediaset lo puoi fare gratuita-
mente ma se vuoi accedere a
film normali o sexy devi paga-
re. Con il telecomando puoi
inoltre, digitando sull’apposito
menù, vedere il credito che ti
rimane sulla tua scheda perso-
nale, oppure puoi vedere un
filmato che ti pubblicizza le
escursioni future così puoi sce-
gliere quella che più ti interes-
sa, soprattutto economicamen-
te; veramente un comodo servi-
zio interno. Curiosando ulte-
riormente troviamo la Cassa-
Siccome oggi la nave arrive-
rà a Bari verso le 11.00 dedi-
chiamo la mattinata alla sco-
perta della cabina e dei vari
ponti che ieri la premura ci ha
impedito di visitare. Una piace-
vole scoperta è stata la TV a
circuito chiuso dove trasmetto-
no in continuazione le comuni-
cazioni del Direttore di Crocie-
ra, inoltre, e questo credo sia
un accorgimento simpatico per
venire incontro a coloro che
hanno una cabina senza oblò,
c’è un canale dove due teleca-
mere inquadrano il mare a prua
ed a poppa così si possono ve-
dere 24 ore su 24 le condizioni
atmosferiche con un’alternanza
di pochi secondi; poi un altro
canale trasmette, alternando
anche qui di circa 10 secondi,
l’immagine del punto nave in
tempo reale cioè un cerchietto
pulsante ti fa vedere dov’è la
nave su tre cartine geografiche
a diverso ingrandimento com-
presa una riga rossa della rotta
giornaliera; un altro canale tra-
smette la velocità della nave, la
temperatura esterna, la latitudi-
ne e la longitudine, la velocità e
la direzione del vento, tutto ri-
gorosamente in tempo reale.
Pagina 18 Istanbul Istanbul
lunedì 13 Agosto 2007
La cabina 1453
Pagina 19 Domenica 19 Agosto 2007
lo quotidianamente con un pic-
colo asciugamano che allontana
il getto dalla mia preziosa nuca.
forte incastrata nella parete
dentro ad un armadietto posto
sotto la TV e che si apre sola-
mente con il badge che è stato
usato per chiuderla altrimenti
niente da fare; sotto c’è un pic-
colo frigorifero che abbiamo
trovato chiuso, tanto è meglio
non toccarlo perché è peggio
della porta di casa di Re Mida,
qualunque cosa tocchi è costo-
sissima e non chiediamo di a-
prirla. Piccolo problema, ma
non per questo meno importan-
te, è il bocchettone dell’aria
condizionata proprio sopra alla
mia parte del letto matrimonia-
le che nottetempo (ma anche
giornotempo) emana un piace-
volissimo ma pericolosissimo
fresco condizionato che ti
stronca la carriera se non inter-
vieni con l’astuzia tipica del
sottoscritto, e riesco così a sal-
vaguardarmi la pelle fasciando-
Pagina 20 Istanbul Istanbul
La cabina a Venezia
Pagina 21 Domenica 19 Agosto 2007
di chi rientra è totale e sicuro.
Come dicevo, stamane sve-
glia alle ore 9.30 e poi via di
corsa al Prometeo per la cola-
zione alle ore 9.58 pochi secon-
di prima della chiusura; caffè
decaffeinato con latte freddo (il
caffè è servito in termos enormi
a temperature esagerate) e fette
di pane con burro e marmellata,
sono squisite se gustate rimi-
rando Bari che si avvicina pia-
no piano. Noi qui non abbiamo
acquistato il giro della città per-
ché si è pensato di farcelo per
conto nostro lì vicino al porto;
e così scendiamo con il rito di
sicurezza che ogni volta che
scendi dalla nave una hostess ti
chiede il badge, lo inserisce in
una fenditura computerizzata e così il controllo di chi scende e
L’attracco a Bari
sato alla setta, ma quando sono
uscito fuori ed ho visto una
Si scende con l’orologio alla
mano perché il tempo di appro-
do è veramente poco, 2 ore e
mezza, e immediatamente ci
dirigiamo a caso verso la spia-
nata assolata; facciamo poche
centinaia di metri ed ecco i pul-
lman fermi con i passeggeri,
tutti della Costa Crociere, che
si stanno dirigendo sotto un
ponte, passato il quale incombe
la visione di una bianca catte-
drale: San Nicola. Qui per an-
darsi a fare un giretto in corrie-
ra e tornare vicino alla nave ci
abbiamo messo venti minuti
gratis, gli altri ci hanno lasciato
oltre €. 27,00 e siamo tutti in-
sieme dentro alla chiesa; entria-
mo a rinfrescarci e subito noto
alcuni uomini vestiti con abiti
da avvocato ed ho giusto pen-
Pagina 22 Istanbul Istanbul
San Nicola - Altare
Bari - sul lungomare
Pagina 23 Domenica 19 Agosto 2007
davanti a negozi ma alle 13.30
bisogna essere tutti a bordo e
sono le 12.30; schiviamo il
mercato coperto ed entriamo in
un negozio di scarpe in chiusu-
ra dove una paziente ragazza
splendida Mercedes familiare
funebre ne ho capito immedia-
tamente la funzione. Scendia-
mo nella cripta e pensiamo a
quanto ci diceva Vincenzo da
Bari che ai funerali pagano del-
le donne appositamente per
piangere e disperarsi, risaliamo
subito e ce ne usciamo con at-
tenzione perché abbiamo calco-
lato il tempo che occorre per
tornare alla nave, dunque quan-
do tornano loro torniamo anche
noi. Ci incamminiamo tutti in-
sieme verso il centro città ma
subito ecco nella prima viuzza
due o tre negozi di souvenir
apposta per i turisti gonzi e su-
bito noto un cappello bianco
con banda nera identico a quel-
lo della copertina del CD di De
Gregori, chiedo il prezzo velo-
cemente perché la Renza mi ci
ha già lasciato e me lo mette
solo €. 7,00 un vero affare, lo
acquisto immediatamente e
chiamo l’incazzata per vedere
se caso mai ci fosse qualche
occasione anche per lei, ma
oramai si è allontanata quanto
basta per non sentirla più. Men-
tre borbotto tra me e me incaz-
zato perché sta donna riesce
sempre a farmi imbestialire mi
transita davanti su un motorino,
tranquillo e beato, un tizio sen-
za casco, con sul pianale sdra-
iato un cane beige enorme e
naturalmente mentre sta parlan-
do al cellulare, da noi ti sbatte-
vano dentro senza nemmeno
chiedere che tempo fa! Mi ri-
prendo dalla rabbia di non esse-
re riuscito ad immortalarlo con
le 3 possibilità che avevo
(Macchina fotografica, Teleca-
mera, fotocellulare) e torno a
cercare la Renza, la trovo più
avanti indispettita del mio ritar-
do e non le do un calcio nel
sedere giusto per-
ché ho le infradito
e mi stroscio un
altro dito dei piedi
e così riprendiamo
l’escursione pas-
sando davanti a
quei pochi negozi
quando transitano
due tipi straordina-
ri, uno bianco ed
uno nero; quello di
colore con un’aria
giuliva poco rassi-
curante punta un
barese in piedi, ap-
poggiato allo stipite
della porta, e lo a-
postrofa con un
“ciaaaoooo” e tira
dritto. L’uomo
sull’uscio abbassa
la testa e lo segue con lo sguar-
do da sopra gli occhiali, poi
guarda me: ci siamo capiti im-
mediatamente. Il dramma è che
nei giorni seguenti, i due ce li
siamo ritrovati a bordo!! Rag-
giungo dunque la
belva e proseguia-
mo cercando di
comperare un paio
di scarpe a testa,
avendo saputo che
le future escursioni
necessitano di ro-
buste scarpe como-
de e noi abbiamo
solo infradito, espa-
drille e scarpe di
lusso; non le perdo-
nerò mai di avere
insultato i miei gu-
sti cromatici relati-
vi alle scarpe che
compero e così non
mi ha portato nien-
te. Vedendo che
l’ora incalza pro-
viamo a passare
San Nicola - spina della corona di Gesù
San Nicola
e recuperiamo due asciugamani
azzurri, due sdraio e tanta vo-
glia di non fare un cazzo di
niente; mi sdraio ed ecco che
neanche dieci minuti dopo lan-
ciano un primo avvertimento
che alle ore 16.00 esatte verrà
effettuata un’Esercitazione di
Emergenza con tanto salvagen-
te e sette colpi di sirena. Con il
risultato che potete vedere qui
sotto (grandi espressioni di
soddisfazione) ci tocca andare
tutti in cabina, imbracarsi il
inizia a tirare fuori scarpe per
la Renza. Ne riusciamo a trova-
re giusto giusto due niente male
e ci lasciamo €. 98,00 in con-
tanti, si in contanti perché poco
prima al Bancomat sul porto ho
avuto il coraggio di prelevare
dal Bancomat locale, speriamo
bene. Risaliamo a bordo con
una coda micidiale, solito con-
trollo del badge per vedere se
siamo rientrati tutti e ci precipi-
tiamo al Lido Urano e prendia-
mo subito un piatto di Macedo-
nia di frutta Renza ed io inizio
con patatine ed Amburger, ben
sapendo che ben presto ci sarà
coda perché stanno imbarcando
circa 1.000 passeggeri. Ci spo-
stiamo nel Lido Prometeo in un
marasma indescrivibile di gente
comunque nella calca riesco a
brandire un piatto di penne, 3
polpette, Pizza, formaggio gra-
na a scaglie e la Renza agguan-
ta Riso giallo, 3 pizze, formag-
gio e pesce; a dirla così sem-
brerebbe una porzione normale,
ma era tutto enorme, avevamo
tutti paura di morire di fame e
di stenti e così passavano vas-
soi a 3 o 4 piani, bistecche su
pane, su formaggi, pastasciutta
sdraiata nei vassoi senza nep-
pure metterla in un piatto, se ci
fosse stato un maiale si girava
dall’altra parte dalla nausea.
Questo sistema ha molto spreco
ma in pochi minuti mangi di
tutto, innaffiato con acqua e
ghiaccio perché una bottiglia
da 75cc di acqua minerale, che
pare te la tirino fuori dal buco
del sedere tanto è cara, costa €.
2,50 cad. Soddisfatti, completa-
mente satolli e con la nave che
salpa, decidiamo di dedicarci al
più delizioso ozio, quello solare
Pagina 24 Istanbul Istanbul
Lido Urano
Pagina 25 Domenica 19 Agosto 2007
nel cesso; come già accennato
il foro del water è ristretto e
salvagente dal collo in giù e
con flemma paradossale pren-
diamo la scaletta che ci porta al
punto di riunione, muniti di
fischietti, pile che non riesco ad
accendere, terrificante etichetta
trasparente dove infilare il
badge in caso di naufragio (ma
a che serve, al riconoscimento
del cadavere?) e tra spaventi di
ritorsioni e timore di essere in-
filati nelle anguste scialuppe ci
scattano delle foto ignobili che
poi riproporranno stampate al
fine di farcele comperare, ma
siamo rimasti talmente bene
che le abbiamo lasciate là a di-
vertire quelli che le vedevano.
Terminata la penosa manifesta-
zione (se affondasse davvero
non ne salviamo nemmeno u-
no) rientriamo in cabina e la
Renza viene colta da uno sti-
molo irrefrenabile e si chiude
L’autoscatto
Cabina 1453
(come da fot a lato) e diamo un
colpo di telefono a Paolo che ci
dice che è appena arrivato a
Genova. Arriviamo a cena e
troviamo due nuovi vicini di
tavolo saliti a Bari ma abitano a
Genova Voltri (lei fa l’ostetrica
ad Alessandria, lui ha qualche
impresa) e noi ci stringiamo
allora alla vetrata e ceniamo
con antipasto di Mozzarella di
Bufala e prosciutto crudo, lin-
guine agli scampi, agnello alle
spezie con riso e poi un gelato
alla nocciola ed un sorbetto alla
banana e pistacchio alla sambu-
ca. Alle 23.00 festa sul ponte 9
e poi Gelato flambè con ananas
e caramello nella Sala Gemini
al 5 ponte poi a dormire che
siamo quasi in Grecia e
l’orologio ora va messo 1 ora
così quando è toccato a me lo
scarico, la tazza era completa-
mente intasata; non siamo mai
riusciti a capire come sia suc-
cesso ma l’idraulico in seguito
ci ha spiegato che i gabinetti
hanno lo scarico collegato due
a due e così praticamente da
noi è salito anche il letame del
vicino perché è il suo lo scarico
che si è otturato. Rincuorato
così dal tecnico che le evacua-
zioni della consorte sono per-
fettamente nella norma scen-
diamo nella Discoteca a carica-
re il Badge con un assegno di
€. 600,00 e siccome manca il
collegamento con la terra con
la Banca, veniamo accompa-
gnati in un locale di servizio e
lì l’addetta si accorge che in-
credibilmente ha smarrito
l’assegno. Di 3.500 passeggeri
possibile che l’unico coglione
sono sempre io? Dapprima mi
dicono di cercare per vedere se
l’avessimo ancora con noi ma
per fortuna la Renza si ricorda-
va benissimo che l’aveva preso
la ragazza e dopo ricerche a
ritroso nella Discoteca fortuna-
tamente lo ritrova; si scusano e
sistemiamo la faccenda ed ora
sono a posto. Rientriamo in
Cabina che il gabinetto è per-
fettamente a posto e siamo giu-
sto in tempo per cambiarci e
salire al Teatro Giove dove si
sta per esibire una bravissima
cantante di colore, KEENIAT-
TA. Terminato lo spettacolo
ricco di luci cangianti, fari, mu-
sica usciamo a passeggiare sul
ponte che fuori è ormai notte
Pagina 26 Istanbul Istanbul
Pagina 27 Domenica 19 Agosto 2007
La calda notte sul Ponte più alto della nave
hanno prenotato la visita ad
Olimpia, la storica città greca
sede delle antiche olimpiadi,
mentre noi non siamo riusciti in
quanto non c’era più posto e
così abbiamo deciso di farci
una comoda e rilassante cola-
zione a bordo e poi con calma
scendiamo in città a vedere ne-
gozi e vetrine con la speranza
di riuscire a raggiungere una
spiaggia per fare un bagno gre-
co. La nave ormai svuotata da
bambini che gridano, che cor-
rono disperati, di genitori che
se ne fottono e li lasciano sbat-
Mi sveglio con la luce del
sole che entra dall’oblò (e pen-
sare che c’è chi dice che pagare
per avere l’oblò in camera sia-
mo soldi spesi male) mentre
sono dolcemente cullato dalla
Costa Serena e tra me penso
che saranno già le 8.30 - 9.00,
accendo il televisore per guar-
dare il canale dove trasmettono
continuamente il punto nave e
sono le 5.50, le 5.50?!?
Deficiente, mi sono scordato
che siamo un’ora avanti e non
ho portato avanti le lancette, e
così sono le ore 6.50 e pratica-
mente stiamo arrivando in por-
to e stanno iniziando le mano-
vre di attracco. Lo spettacolo
dall’oblò è tutto particolare
perché Katakolon è un porto
nato probabilmente solamente a
scopi turistici, infatti è nuovis-
simo e le poche case che si af-
facciano sul mare altro non so-
no che caratteristici negozi va-
riopinti con predominanza di
biancazzurro. Sulla banchina,
una moltitudine di pullman
schierati in perfetto ordine car-
dinale sono in attesa dello sbar-
co di migliaia di passeggeri che
Pagina 28 Istanbul Istanbul
martedì 14 Agosto 2007
La sabbia di Katakolon
Pagina 29 Domenica 19 Agosto 2007
china e ci incamminiamo in
paese, tra dehor improvvisati,
donne che innaffiano per atte-
nuare la calura, negozianti che
aprono ed un buffo indigeno
che vestito in perfetta tenuta
tradizionale greca, si posiziona
in un angolo di un caseggiato
per farsi fotografare con turisti.
Con Renza cerchiamo una
spiaggia per il desiderato bagno
greco ma la sabbia che trovia-
mo è agghiacciante tanto che è
sporca, piena di rumenta, di
meduse morte e di piccole stel-
le marine e così dopo un breve
tentativo di rinfresco agli arti
inferiori torniamo sui nostri
passi e decidiamo di comperare
un souvenir della città; il solito
tere per la gioia di che li ritrova
nelle palle. Scendiamo tran-
quillamente senza calca, cam-
miniamo felicemente sulla ban-
Negozi di Katakolon
Katakolon - Porto
mica artigianale ed acquistiamo
due bellissimi piatti da €. 39,00
dipinto del luogo non ci soddi-
sfa perché sono davvero brutti
e così ci facciamo inchiappetta-
re da un ricco negozio di cera-
Pagina 30 Istanbul Istanbul
Pagina 31 Domenica 19 Agosto 2007
di alluminio. Calcolando che il
mio orologio segna ancora
l’ora italiana dunque significa
che siamo un’ora avanti ed è
bene risalire a bordo perché da
un momento all’altro dovrebbe
arrivare un’orda bestiale di ani-
mali affamati insaziabili, con al
seguito una infernale guarni-
gione di piccoli voraci dogber-
man sguinzagliati e dunque
liberi di devastare tutto e tutti.
Passiamo il controllo interno
della nave e nel monitor del
tunnel a raggi x vedo il mio
cellulare, la mia macchina foto-
grafica, etc. tutto a colori ma
il piccolo ed €. 52,00 quello
grande ma ci mettono il tutto €.
80,00. Faccio un prelievo di
denaro contante dal locale Ban-
comat per-
ché si pen-
sava di
comperare
c h i s s à
quanta roba
e poi ci re-
chiamo co-
me dicevasi
in prece-
denza a
comperare i
piatti, e poi
nel Helle-
nic Duty
Free Shops
(che sono-
rità poco
greca vero?
che ci pren-
dano per il
culo) in un
negozio sul
porto ricco
di souveni-
re pesanti e
b o t t i g l i e
che se com-
peri poi ti
confiscano entrando a bordo;
temendo prelievi coercitivi pro-
vo a fare mie due piccole botti-
glie (come da scontrino supe-
riore) di un
liquore ca-
ratteristico
g r e c o
a l l ’an ice ,
c a v a n d o -
mela con €.
4,20. Risa-
liamo a
bordo e non
mi dicono
nulla e così
mi pento di
non aver
preso quel-
le belle in
confezione
SCONTRINO FISCALE
ACQUISTO N. 2 BOTTIGLIE DI
ANICE
SCONTRINO
BANCOMAT
KATAKOLON
Pagina 32 Istanbul Istanbul
PIANTINA
DELLA CITTA’
DI KATAKOLON
E DI
OLYMPIA
Pagina 33 Domenica 19 Agosto 2007
25° Anniversario di Matrimo-
nio, insieme dal 14 agosto 1982
due bottigliette. Risaliamo a
bordo con Silva che molto cari-
namente ci chiama per farci gli
auguri, perché oggi è il nostro
La splendida Renza
giace il carabiniere romano an-
che lui indispettito dal frastuo-
no; il problema è che il fischio
si ripete nuovamente e, sicco-
me vediamo che la nave vicina
sta partendo in retromarcia, tut-
ti abbiamo, per uno straordina-
rio effetto ottico, l’impressione
che stia entrando in collisione
con noi!! Partono altri sibili
penetranti e tutti ora pensano al
Titanic; la nave vicina sfila via
tranquilla così tutti ci rilassia-
mo quando 3 fischi ravvicinati
ci fanno nuovamente sussulta-
re, allora si capisce che la fac-
cenda si sta facendo seria ma
nessuno ha ancora capito la ve-
ra causa e tutti temono un im-
minente incidente quando giun-
ed ecco che riusciamo a trovare
un paio di sdraio verdi e ci pro-
curiamo due asciugamani az-
zurri ed abbandoniamo le
membra su questo godimento;
due secondi ed ecco che scoc-
cano le ore 12.00 ed a me viene
subito fame, così lasciando
Renza a crogiolarsi al sole gre-
co scendo dall’11° Ponte al
ponte 9 e faccio il pieno di 6
wurstel di cui 2 ripieni di pan-
cetta e sottiletta, patatine e 2
hamburger, macedonia di frutta
con la gelatina rossa che aveva
tanto incuriosito la mia consor-
te con tanta acqua e ghiaccio.
Ho pure preso un gelato misto
limone-fragola che mentre di-
voravo tutto il resto, si è delica-
tamente liquefatto per formare
una crema fredda sublime; a
stomaco pieno e senza rompi-
coglioni intorno è un godimen-
to unico, ma quanto può stare
uno senza rompicoglioni?poco,
veramente poco perché il rom-
picoglioni si annida ovunque, è
camaleontico, si mimetizza in
brava persona, in ragazza attra-
ente, in vecchietta indifesa, ba-
sta romperti le balle fa qualun-
que cosa e stavolta si è travesti-
to da carabiniere in vacanza.
Succede che poco prima delle
ore 13.00 dalla sirena della na-
ve parta un fischio che mi tra-
pana le orecchie e mi finisce
nella vescica! Ci guardiamo
intorno ed alla nostra destra
Pagina 34 Istanbul Istanbul
Piazza di Katakolon
Pagina 35 Domenica 19 Agosto 2007
affaccio dalla ringhiera e devo
constatare che ha perfettamente
ragione, ci siamo fermati e fac-
cio notare all’indomito carabi-
niere che una lancia si è stacca-
ta dal molo e sta portando a
bordo i due deficienti che ci
hanno fatto partire in ritardo;
sperando che l’intero equipag-
gio si occupi della loro sodo-
mizzazione torno ad ascoltare
le imprese del milite ed alla
fine scopro che pure lui ha il
cellulare di servizio, lo usa ed è
pure più economico del mio.
Improvvisamente la sua femmi-
na decide di spostarsi e così, a
malincuore, la deve seguire con
grande giovamento del mio ap-
parato riproduttivo come pure
delle mie beneamate orecchie
ge la notizia che qualche imbe-
cille, dimentico che in Grecia
l’orario è diverso, probabil-
mente sta comodamente pas-
seggiando per la città mentre la
nave deve partire rigorosamen-
te alle ore 13.00. Sto cazzo di
f a m i g l i a P a p e r i s c h e
l’altoparlante inizia a scandire
la vediamo correre sul molo,
dall’alto della nave li scorgia-
mo correre trafelati per rag-
giungerci, uno addirittura corre
spingendo una carrozzina con
un bambino dentro che si sta
divertendo da morire! Caricati i
Paperis tra gli applausi, insulti,
dito medio alzato, eccetera, ci
sdraiamo nuovamente a goderci
il sole con il carabiniere che
inizia a raccontarmi la storia
della sua vita, mi salva
un’ennesima strombazzata del-
la nave e da lì capisco che il
posto che ho scelto per riposare
è il 9 girone dell’inferno; un
altro idiota manca all’appello
accompagnato dalla moglie.
Inutile dire che seguono altre
innumerevoli strombazzate che
si alternano alle memorie del
carabiniere romano e tutti scru-
tiamo il molo per vedere gli
altri due imbecilli correre, ma
stavolta non c’è nessuno, questi
sono proprio andati a farsi fot-
tere! Alle ore 13.30 precise la
nave si stacca dal molo e pren-
de il largo, noi torniamo a
sdraiarci sui caldi asciugamani
quando la Renza mi dice che
secondo lei la nave è ferma; mi
ze caraibiche per fare impazzi-
re i bagnanti. Riprendiamo per
l’ennesima volta ascensori di
tutti i tipi, sbagliamo posto ed
invece di essere in fondo alla
nave siamo in cima e ci percor-
riamo tutto il corridoio di 200
metri e più per arrivare davanti
alla nostra cabina dove vedo
Francisco e, memore della bic-
chierata che avevano fatto a
bordo appena partiti da Vene-
zia e avendo notato dei bellissi-
mi bicchieri variopinti con il
marchio della Costa Crociere,
gli chiedo se riesce a procurar-
mene un paio. Entriamo e ci
dobbiamo scegliere bene
l’abito perché stasera c’è il Co-
cktail di Gala con il Coman-
dante a Teatro Giove e succes-
sivamente la Cena di Gala al
Vesta; la Renza tira fuori
l’abito con lustrini e pajette ed
io il completo che avevo messo
iniziano finalmente a riposarsi
ed a godersi la crociera in santa
pace. Verso le 15.00 ci alziamo
perchè siamo ormai circondati
da tutti i più buzzurri della pe-
nisola, ed andiamo un po’ in
giro per la nave su è giù con gli
ascensori di cristallo; che bello
scendere dalle nuvole dell’11°
Piano e passare dietro al piani-
sta e per finire al Ponte 2, cu-
riosare tra le foto e guardare le
facce terribili che nessuno avrà
mai il coraggio di acquistare,
fare un giro nella palestra puz-
zolente di sudore dove i più
stacanovisti si cimentano su
pedane guardando il mare attra-
verso l’ampia vetrata della Pru-
a. Arrivano le ore 17.00 e ci
andiamo a gustare due soliti
caffè decaffeinati dal termos
per poi passare alle favolose
p r u g n e g u a r d a n d o
l’azzurrissimo mar Egeo dalla
Sala Prometeo, sfiorando isole
dalle rocce a picco sul mare
godendoci appieno queste stu-
pende indimenticabili giornate.
Questa nave ha veramente
l’impossibile, oltre che negozi,
2 ristoranti enormi, piscine e
idromassaggi, ha pure un tobo-
ga che non prendo perché mi
vergogno e perché temo di non
riuscire a fermarmi nel breve
rettilineo finale; fuori davanti
al maxischermo, dove peraltro
è impossibile riuscire a prende-
re il sole in sdraio, in ore pre-
stabilite c’è animazione e coin-
volgono i più tanardi in giochi
demenziali ma che in crociera
vanno sempre bene, fatti in ca-
sa sarebbero davvero da ricove-
ro, pure il gatto si metterebbe
due dita in gola, qui invece tut-
to va bene pur di divertirsi
sempre; a volte si esibiscono
gruppi musicali in sfrenate dan-
Pagina 36 Istanbul Istanbul
Katakolon
Pagina 37 Domenica 19 Agosto 2007
palco e qui, indovinate chi si è
inciampata sull’ultimo scalino
della rampa? Ma certo, la prode
Renza da Costarainera che se
Raffaella e Davide, con cravat-
ta e scarpe beige. Entriamo a
Teatro fotografati (qui ti foto-
grafano qualunque cosa fai)
con il calice in mano e poi brin-
disi con il Comandante e tutto
il suo stato maggiore e poi se-
gue un coraggioso ballo sul
Cocktail di Gala
all’Astice, ci tuffiamo su
una splendida Tagliata di
Manzo io e nel Salmone
crudo Renza noncuranti
della mancanza di vino
bianco e mentre io mi gu-
sto un sublime dessert
all’Amaretto e Zabaione
trovo la Renza stravaccata
nel sorbetto al limone de-
licatamente fuori tempera-
tura. Terminata la sfilata
delle dame che cercano di
essere l’una più bella
dell’altra andiamo final-
mente a Teatro e sono già
le 23.30 a vedere il Big
Band Show; tra un ruttino
ed una velenosissima fuci-
lata silente da stomaco
carico, illuminati da luci
sfolgoranti, suoni e spe-
ranza di essere scelti a fare
i coglioni sul palco, deci-
diamo di andare a dormire
ma ad un tratto ecco il Ve-
neto tutto agitato che sta
girando la nave in cerca
della moglie; sto coglio-
nazzo è andato a dire alla con-
sorte che è andato a farsi un
giretto in Brasile con amici ed
ora ha paura che la moglie gli
renda il favore facendosi
strombazzare da qualcuno e
probabilmente la cosa lo sta
rendendo molto nervoso e così
si è messo a fare il guardiano.
E’ ormai l’1.36 ora greca
(00.36 ora italica ma comunque
siamo nel ferragosto astronomi-
co) e decidiamo di guadagnare
la 1453 per il meritato riposo
ma non prima di aver compila-
to il cartellino della colazione
in camera; riposerò tranquillo
io stanotte, ma il Veneto no, ha
la coscienza troppo sporca e
teme che la moglie gliela lavi a
sua insaputa e si metta a suona-
non la prendo in tempo mi
entra sdraiata in scena e col
mento mi raschia tutto il
linoleum. Ci infiliamo al
centro per evitare di essere
riconosciuti avendo fatto
ridere tutto il teatro per die-
ci minuti, io con i capelli
bianchi e Renza con i ca-
pelli Biondi ma nonostante
ciò con la telecamera sono
riusciti a riprenderci; fortu-
natamente i valzer sono
durati poco ma la cerimo-
nia del brindisi, più il ballo
e la minchiata della cena di
gala ha fatto si che siamo
andati a cenare dopo le ore
21.30 tutti tirati; il mio vi-
cino di Bari è arrivato con
un completo incredibile
vistosissimo con particolari
che facevano pendant con
la moglie, i due siciliani
(lui una canna vestita, lei
carina ma con un corpo da
foca monaca) elegantissimi
pure loro ed io con sto caz-
zo di cravatta beige fosfo-
rescente che mi faceva sentire
un paracarro in latteria. Devo
riconoscere che mangio più
volentieri con un paio di braghe
corte che non agghindato a sta
maniera, la Renza invece tutto
in punta di coltello e forchetta;
il barese prosciugava bottiglie
di vino e noi, insieme ai siculi,
acqua gasata a gogò con sta
cazzata del cartoncino
dell’acqua che mi faceva ver-
gognare come una merda. Il
bello è che quando ci siamo
imbarcati a Venezia, tantissime
belle fanciulle ti venivano in-
torno continuamente spaccian-
do acqua, acqua e poi ancora
acqua, manco fossimo partiti
per il deserto e poi alla fine non
è che risparmiassi un gran che
visto che per la cifra di €. 22,56
(più €. 3,38 di surcharge che
devo sapere ancora adesso cosa
sia) per un totale di €. 25,94
abbiamo comperato 13 bottiglie
di acqua minerale gassata natu-
rale Sangemini da l. 0,75 nean-
che un litro che tradotto in lire
fa £. 5.150 al litro che la danno
ai bambini, perché quelli non
hanno la dialettica per lamen-
tarsi e mandarli affanculo. Tor-
nando alla cena di gala, vestiti
come pagliacci, si perché il ca-
mionista puoi vestirlo di lamine
d’oro ma sempre camionista
resta, iniziamo con un antipasto
di Gamberi, poi io aggredisco
una ottima zuppa d’Aragosta
per poi coricarci entrambi su
due piatti di Linguine
Pagina 38 Istanbul Istanbul
Scontrino di €. 25,94
per acquisto bottiglie d’acqua
Pagina 39 Domenica 19 Agosto 2007
mercoledì 15 Agosto 2007
Izmir - Efeso
volta sul mare ma che i detriti
trasportati dal vicino fiume
hanno retrocesso in terraferma
(è però sparito anche il fiume)
che dista circa 30 minuti di pul-
lman da Izmir o Smirne che dir
si voglia. La gita pagata antici-
patamente €. 56,00 a testa è
compresa di entrata ai ruderi,
trasporto in torpedone con gui-
da in lingua italiana e caldo a
tonnellate. Ma non precipitia-
mo le cose, sempre nudo ba-
sculante per la camera, sazio e
con il vassoio mezzo pieno, mi
affaccio all’oblò e mi godo le
coste della Turchia in questa
incantevole alba sul Mar Egeo,
alla faccia di quelli che dicono
che avere acquistato la crociera
con questo geometrico accesso-
rio sia superfluo; guardiamo
Sento bussare alla porta,
guardo l’ora e sono le 5.39
MINKIA! ma poi mi sovviene
che sono le 6.39, ma anche alle
ore 6.39 che cazzo faccio sve-
glio io che avevo chiesto la co-
lazione dalle 7.00 alle 7.30?
Ribussano ed allora correndo di
qua e di là alla ricerca di un
paio di pantaloni o indumento
intimo (in cabina l’uomo per
legge deve stare nudo) vado ad
aprire ed una signorina entra e
mette il vassoio sul tavolino ed
esce velocemente; che bella la
colazione in cabina, palle e tet-
te all’aria, mangi e bevi, ma
l’unica fregatura te la ritrovi di
fronte, immobile, che ti guarda
e tu rimani paralizzato! Un de-
ficiente mezzo nudo con una
brioches in mano, la bocca a-
perta e due occhi da cefalo bol-
lito posizionato davanti allo
specchio che impassibile ti ri-
manda la facciaccia da tonno
che ti ritrovi alle 6.40 di matti-
na, proprio un sesso da paura.
Passata la triste sensazione di
essere un essere essenzialmente
inutile, ritorno con lo sguardo
sul vassoio ricco di tutto quello
che hai paura che avresti sba-
gliato non prendendolo, e conto
2 cappuccini, 2 caffè decaffei-
nati, 2 bicchieri di latte caldo, 1
brioches (perché un’altra l’ho
in mano), 3 croissant, 1 fagotti-
no al cioccolato, burro e mar-
mellata da spalmare su qualco-
sa, proprio da strafocarsi. Que-
sta volta abbiamo acquistato la
visita guidata a Efeso (o Efes o
Ephesus) antichissima città una
Pagina 40 Istanbul Istanbul
Pagina 41 Domenica 19 Agosto 2007
casa, materassi, panche, casset-
ti, ora è toccato a me! Con la
coda in mezzo al sedere mi
metto ad aprire tutti i tiretti,
svuoto valigia e borsoni, ma
niente ed intanto il tempo passa
e se non trovo in tempo sto caz-
zo di documento rischiamo di
rimanere a terra dopo aver pa-
gato profumatamente ed in an-
ticipo €. 56,00 a testa. Con i
capelli tirati tutti indietro dagli
urli vendicativi della tiger-
Renza, con le orecchie tese
all’indietro dall’umiliazione
continuo a pensare e cercare,
cercare e pensare quando alla
tigna va l’occhio sulla tasca
sinistra laterale dei miei calzoni
bermuda alla marinara e nota
un santo rigonfiamento: ecco
incantati i palazzi aggrappati
alla collina, i primi minareti di
questa modernissima città con
oltre 3.500.000 abitanti (la ter-
za in grandezza della Turchia)
e una cosa che mi colpisce è
l’orgoglio turco, definizione
indicativa per motivare la mol-
titudine di bandiere turche che
si vedono garrire al vento di
mare del mitico mar di Marma-
ra; per gli amanti della statisti-
ca la Turchia è l’unica nazione
al mondo ad avere un Mare tut-
to suo, il mar di Marmara ap-
punto. Un’enorme vessillo con
mezzaluna e stella su sfondo
rosso sventola all’imbocco del
porto dell’antica Smirne e tra
questa strana edilizia urbana di
palazzi di almeno dieci piani
abbarbicati ai pendii e la curio-
sità dei minareti attracchiamo
alle 7.30 ora locale mentre sul-
la carta avremmo dovuto arri-
vare alle 8.30; avendo lasciato
a casa la Carta d’Identità è di
rigore avere almeno il Passa-
porto che dovrebbe essere nella
cassaforte, ma non c’è, oppure
nel cassetto, ma non c’è, ma
forse è nel marsupio che avevo
ieri, ma nemmeno lì c’è, ma
allora dove cazzo è ? HO PER-
SO IL PASSAPORTO!! Io, che
non perdo mai niente, che ogni
volta che perdo qualcosa è col-
pa di Renza, io che ho smarrito
il passaporto in un locale gran-
de poco più di 15 mq, non è
possibile; di solito è lo scafan-
dro che ci obbliga a rivoltare
Alba ad Izmir
ni, acque, documenti, marsu-
pio, telecamera, fotocamera e
sudore devo ora recarmi sul
palco a ritirare un numero che
mi devo appiccicare sulla ma-
glia (la Renza pure) che coinci-
de con il numero del Bus che ci
accompagnerà ad Efeso per
l’escursione e mi danno due n.
27 (uno appunto anche per la
Renza) e poi ci fanno sedere ed
attendere la chiamata. Uno
speaker brunito, con la voce
scoglionata di chi per mestiere
deve radunare quotidianamente
migliaia di caproni, chiama i
numeri ed ecco colonne di u-
mani che si alzano e vanno
all’uscita quando finalmente
tocca a noi (belin il 27 è più al
fondo che all’inizio), ci alzia-
mo ed andiamo alla porta di
sbarco e qui, oltre a farci tim-
brare il solito badge, ci conse-
gnano una Carta di Permesso
che è un modulo di immigra-
zione provvisorio da consegna-
re appena tornati a bordo. Sbar-
chiamo per la prima volta in
suolo turco e, per me, è una
grande emozione, scendere su
una terra lontana migliaia di
chilometri dalla mia Imperia,
dove si è andato a infilare sto
stronzo di pezzo di carta. Non
sto nemmeno a palesare quan-
to veleno la
femmina ha
i n o c u l a t o
nelle mie
s f o r t u n a t e
o r e c c h i e ,
c o l p e v o l i
solamente di
essere attac-
cate ai lati
della mia
povera canu-
ta testa, e
l’ho dovuta
lasciare fare,
dopo anni di
torti e di an-
gherie per una volta ha triste-
mente avuto ragione ed io, da
vero sant’uomo l’ho lasciata
sfogare. Riprese in mano con
energia le redini della famiglia,
ho fatto cessare le lamentele
che iniziavano ad esagerare e
ad esasperare il mio carattere
allegro e gioviale, ed allora con
un deciso: “Tanto qui comando
io e tu sei succube!” ho ottenu-
to lo stesso effetto che ha una
carica di tritolo all’imboccatura
di un pozzo di petrolio che ha
preso fuoco; tornata la calma e
sedate le minacce di faida,
brandendo lo sciagurato passa-
porto siamo usciti dalla cabina
per recarci velocemente al Pon-
te 3 nel Teatro Giove. Transi-
tando davanti all’entrata del
teatro, subdolamente i gestori
dell’acqua hanno piazzato una
venditrice orientale di bottiglie
da 1/2 litro di acqua gassata
Ferrarelle (quel brodino di pri-
ma) e le piazzano ad €. 1,50
cad. e la Renza ossessionata
dalla paura di morire rattrappita
dall’arsura, me ne fa comperare
3; carico come un mulo di zai-
Pagina 42 Istanbul Istanbul
Pagina 43 Domenica 19 Agosto 2007
chi, etc); per entrambi è stata
davvero una forte emozione.
nella patria dei bizantini, dei
venditori di kebab, dei grandi
fumatori, delle moschee, dei
proverbi famosi (mamma li tur-
Nebil il nostro cicerone
Bisanzio a Roma, passando per
gli elleni, etc. Mi guardo attor-
no e c’è chi dorme, chi sonnec-
chia perché, benché siano le
ore 9.00, ha fatto una colazione
ciclopica e digerisce di conti-
nuo come un trogolo, mentre a
me piace guardare fuori dal fi-
nestrino per vedere come sono i
turchi e le loro città; già una
cosa che mi colpisce parecchio
è che tutti i semafori hanno ab-
bandonato le vecchie lampadi-
ne, ed i tre colori fondamentali
sono a LED, inoltre i semafori
posizionati nel centro città, di-
spongono di un display con un
conteggio alla rovescia indican-
te la durata di ciascun colore.
Inizia a fare caldo e per fortuna
Passiamo dentro ad una stanza
enorme completamente deserta
e spoglia, sotto gli occhi di un
paio di pigri gendarmi turchi,
per uscire in un grande piazzale
dove ci attendono tanti pullman
schierati in perfetto ordine nu-
merico; e qui facciamo la cono-
scenza di Nebil, un pacato e
canuto istruttore turco con co-
dino, che parla molto bene
l’italiano, dotato di un fascino
particolare, quando parla o ha
gli occhi chiusi o guarda da
un’altra parte, se ti fissa sembra
che ti penetra dentro. Se fossi-
mo più veloci riusciremmo an-
che a prendere i posti davanti,
ma essendo molli come la lin-
gua di una lumaca è già un mi-
racolo che non finiamo in fon-
do al veicolo, ci sistemiamo
così nel “centro-sinistra” la-
sciando il privilegio del fine-
strino al cameraman ufficiale di
famiglia, la Renza; Nebil ha la
sventurata idea di iniziare la
lunga elucubrazione sul signifi-
cato del suo nome in italiano
per terminare con “… pratica-
mente in italiano significa No-
bile!” al che, e non si può dire
che in giro per il mondo non
esistano gli zoticoni, un passeg-
gero scoppia a ridere chiara-
mente alludendo alla battuta.
Con flemma Nebil continua
come se niente fosse accaduto e
parla della storia della Turchia
partendo molto da lontano, da
Pagina 44 Istanbul Istanbul
Izmir
Pagina 45 Domenica 19 Agosto 2007
ogni posto è fornito di aria con-
dizionata altrimenti sarebbe
impossibile stare in questa sor-
ta di scatolone sotto il sole co-
cente. Mi piace guardare e fo-
tografare gli incroci per vedere
le insegne turche e scoprire che
i cartelli indicanti l’autostrada
sono bianchi e verdi, identici ai
nostri, come pure le righe a pa-
vimento, sembra di essere in
Italia. Vedere potenti simboli
occidentali come la Shell o co-
me l’IKEA non è un caso, la
Turchia è un paese molto vici-
no all’occidente e lo stesso A-
taturk temeva in egual modo il
Comunismo e l’integralismo
islamico, ed ha così creato una
sorta di stato cuscinetto tra o-
riente ed
Periferia di Izmir
Pagina 46 Istanbul Istanbul
Cartina Costa
di Izmir
Pagina 47 Domenica 19 Agosto 2007
e da Efeso si poteva vedere il
mare, ora è una grande vallata
riente ed occidente. Il suolo che
stiamo sfiorando un tempo era
un fiume che si è collassato con
i detriti che trasportava a valle
riparte per Istanbul e non ab-
biamo visto altro che strada e
attraversata dall’autostrada. Per
noi croceristi Smirne equivale a
Efeso in quanto siamo sbarcati
alle ore 9.00 ed alle 15.00 già si
Pagina 48 Istanbul Istanbul
Biblioteca di Efeso
Pagina 49 Domenica 19 Agosto 2007
di Nebil ripercorriamo la storia questo splendido sito archeolo- gico da €. 112,00. Con la voce
Bib
liote
ca d
i C
els
o
tutti i particolari anche i più
nascosti e ce li fa notare ponen-
doceli sotto forma di quesiti:
“Cosa notate di particolare in
questo basamento di marmo?”
Io la guardo bene e, privilegia-
to dalla posizione molto latera-
le, mi accorgo che la scrittura è
incisa su un marmo leggermen-
te concavo, glielo dico e lui mi
punta, viene verso di me e mi
stringe la mano: “Complimenti,
lei è il primo che si è accorto di
questo particolare”. Tutto inor-
goglito dall’alone di genialità
che Nebil mi ha creato attorno,
continuo la perlustrazione guar-
dando la Renza dall’alto in bas-
so, cosa che a lei dà molto fa-
stidio e a me fa molto piacere;
entriamo dentro alla libreria e
romana tra simboli della cri-
stianità, marmi e scritte latine
di quella che è considerata una
delle Sette Meraviglie del mon-
do antico ed Efeso è stata la
seconda più grande città
dell’Impero Romano. Nebil, sul
pullman si sbizzarriva a fare
domande curiose tra le quali
quante mogli può avere un tur-
co, e tutti 4, 5, 6, chi addirittura
7 ed io dissi una, lui mi guardò
e prese in considerazione la
mia risposta e quella di chi ave-
va detto 4, la risposta esatta era
che il turco può avere una sola
moglie, i musulmani ne posso-
no avere 4 e loro sono diversi
dagli integralisti islamici e ci
tengono a farlo sapere. Scen-
diamo tra una moltitudine di
persone che preme all’ingresso
degli scavi, ci viene consegnato
un biglietto a testa ed entriamo
da una sbarra girevole e seguia-
mo Nebil che astutamente pre-
cede i suoi colleghi sisteman-
dosi sempre all’ombra perché
al sole saranno oltre 40°; i ru-
deri dapprima sono un poco
noiosi da capire perché c’è ri-
masto poco degli antichi edifi-
ci, ma man mano che si va ver-
so il basso l’interesse aumenta
sino ad attraversare la via del
Marmo che ci porta alla impo-
nente Biblioteca di Celso rico-
struita da un gruppo di archeo-
logi austriaci di Vienna; Nebil
ci racconta come da ragazzo
venisse qui a giocare con gli
amici e conosce molto bene
Pagina 50 Istanbul Istanbul
Pagina 51 Domenica 19 Agosto 2007
Renza inizia nuovamente ad
avere premura e mi ci lascia
qui ci sediamo all’ombra ed io
mi accorgo che non ho bevuto
nulla e non ho nemmeno sete;
ad un tratto siamo alle solite, la
visita al sito e mi vado a vedere
il teatro da 24.000 posti
letteralmente, dopo la foto
dall’arco se ne va con la truppa
numero 27. Io credo che stia
scherzando e continuo la mia
Pagina 52 Istanbul Istanbul
Pagina 53 Domenica 19 Agosto 2007
di chi sa quale commedia od
opera, senza microfoni e senza
Mi infilo nel teatro, salgo per
gli enormi scaloni e mi godo lo
spettacolo immaginando anti-
che rappresentazioni popolari
Via
Arc
adic
a co
n T
eat
ro
te, ecco transitare un convoglio
di turisti; immaginando segua-
no un percorso logico, inizio a
luci e riflettori, quindi o si esi-
bivano di giorno oppure alla
luce di antiche torce o di chissà
quale altro marchingegno lumi-
noso. Esco dal teatro dal tunnel
che veniva utilizzato dagli anti-
chi attori per entrare in scena e
dentro nell’oscurità mi si pre-
senta davanti un tipo piccoletto
che sottovoce mi dice se voglio
acquistare antiche monete, con
un fare leggermente napoleta-
neggiante ; subodorando
l’ennesima inculata rifiuto im-
mediatamente allontanandomi
ma non prima di aver scattato
le foto che vedete in questa pa-
gina. Riuscire a scattare foto-
grafie senza nessun turista in-
quadrato è impossibile, c’è
sempre un coglione che ti si
piazza davanti nelle posizioni
più demenziali possibili. Ormai
abbandonato dalla truppa 27 e
dalla moglie pruriginosa mi
incammino per l’assolata
Via Arcadica non sapendo
assolutamente dove trovasi
l’uscita, chiedo a due vec-
chiette titubanti ma si guar-
dano a vicenda e ce le lascio
perché di sorda ne conosco
già una e mi basta, proseguo
finchè incrocio una radura
di pini ed inizio lentamente
ad arrancare sperando che la
via maestra sia questa nono-
stante il vialone prosegua
all’infinito. Mi fermo nuo-
vamente a meditare ed a
respirare quest’aria miste-
riosa che ha baciato tante
civiltà diverse e mentre im-
magino cospirazioni e prostitu-
Pagina 54 Istanbul Istanbul
Teatro - ingresso attori
Pagina 55 Domenica 19 Agosto 2007
Renza che appena mi scorge mi
si precipita incontro nera come
seguirli e dopo pochi metri ec-
co i cessi pubblici a pagamen-
to, sbarre e negozi e lì, girova-
gante per le tendopoli, ecco la
La
moltitudin
e d
i tu
rist
i
in pugno €. 5,00 di carta da da-
re brevimano a Nebil quando
noto un cestino con cartello
“Offerta per l’autista” :
“ O F F E R T A P E R
L’AUTISTA?” al limite per il
nostro cordiale cicerone e così
siamo scesi ma di Nebil nem-
meno l’ombra era sparito e così
sono risalito a bordo con anco-
ra stretti in mano i miei €. 5,00
tutti accartocciati. Saliamo in
cabina e ci diamo una doverosa
rinfrescata e poi di corsa al
buffet per pranzare ed è la soli-
la pece. Mentre ritrovo la
belva ecco salire Nebil che
ci esorta a fare in fretta ma
in questa moltitudine di
venditori di monete anti-
che, libri, foto, abiti,
gioielli, bibite a prezzi
stracciati (6 bottiglie
d’acqua fresca €. 0,60, da
entrare in nave sparando
raffiche di mitra a casac-
cio) volete che la Renza
nella frenesia di procurarsi
un ricordino non riesca a
farsi inchiappettare? Ed
eccoci allora davanti ad
una vetrina di gioielli con
forte predominanza di Tur-
chese e prende un anello
con pietra da €. 50 e lo
paghiamo €. 40,00 contrat-
tando alla meglio vista la
premura che ci ritroviamo;
ci infila tutto in una scato-
letta e partiamo alla ricer-
ca del pullman; cazzarola
è proprio in fondo alla
piazza. Risaliamo rigoden-
doci la fresca aria dei boc-
chettoni condizionati e si
riparate per percorrere
nuovamente i Km. 75
dell’andata. Più riflessivo
che all’andata osservo che
il territorio è povero di al-
beri e la vegetazione è piuttosto
bassa, trovare alberi di oltre
due metri è raro, scarseggia
l’erba e si vede molta terra e
sassi; capre, cavalli e tante ban-
diere turche, alcune case colo-
niche come cinta hanno mura
alte 3 metri. Dall’autostrada
facciamo ritorno a Smirne e
Nebil, stanco di parlare al nulla
e visto che sono le 13.00, si
avvicina a me e parliamo un
poco del più e del meno e, a-
vendolo sentito di sfuggita par-
lare del suo hobby di scrivere
poesie, gli chiedo se ne ha mai
pubblicate, mi dice che le ha lì
ma non ha mai avuto il corag-
gio di farlo; allora ho cercato di
spronarlo a ricordandogli quan-
to ancora può tenere per se
queste cose, rischiando magari
un giorno pentirsi di non averlo
fatto: ci siamo lasciati con la
promessa che avrebbe cercato
un editore e l’ho visto deciso e
risoluto, convinto di riuscire:
chissà, se ho creato un altro
mostro. L’autista ci riporta
all’imbarco ed io avevo stretti
Pagina 56 Istanbul Istanbul
Interno della Biblioteca
Pagina 57 Domenica 19 Agosto 2007
nie, Frulli Frulli per gli amici,
che è da sola nell’orto perché
lo scafandro è migrato per altri
lidi, come al solito mai a casa.
Alle ore 20.00 si parte per la
solita serata a Teatro Giove e
questa volta lo spettacolo è
davvero esilarante, il grande
“Renè Luden Show” è una car-
rellata di gag tra Luden ed il
suo pupazzo che, sotto la mae-
stria del grande ventriloquo,
prende vita ed è tutta una serie
di prese in giro; il clou della
serata il comico lo ottiene
quando fa salire sul palco alcu-
ni turisti e per ognuno simula
frasi e timbro adatti al perso-
naggio, ed il pubblico rivela di
apprezzare moltissimo con so-
nore risate. Poi a cena al Vesta
con cubetti di Pesce spada, pas-
sata di pomodori con riso, pasta
con pistacchi, scaloppa e sor-
betto all’ananas e arancio, poi a
passeggio al Prometeo con Caf-
fè e a nanna, che domani la le-
dolciastre e dure, riso con i
frutti di mare, pasta al forno
sublime, patatine, crauti, mace-
donia di melone anguria e ana-
nas, ci sediamo al tavolo di pa-
gina 3 e questa volta io ordino
una birra a pagamento del costo
di ben €. 4,85 con il triste rito
del badge e dello scontrino da
firmare alla cameriera e credo
che questa volta ho fatto tra-
boccare il vaso, comperare una
birra a quella cifra è inaudito e
così la Renza è partita con
l’incazzatura numero 2,
l’anello da €. 40,00 si ma la
Birra da €. 4,85 è troppo; l’ho
mandata affanculo e mi sono
goduto un bicchiere in santa
pace. Terminata l’ingozzata ce
ne andiamo nel letto ed io mi
stravacco con il computer sulla
panza e scrivo quello che la
memoria mi aiuta a ricordare
della mattinata, e siccome la
memoria mi aiuta ma la panza
no, piano piano lemme lemme
mi addormento con il caldo
della batteria del Compaq che
mi concilia il sonno; e sogno,
sogno di poter rivedere la storia
dal vero e si può fare benissi-
mo, è sufficiente arrivare nel
più vicino pianeta (distante al-
meno 3000 anni luce) e impres-
sionare su di una lastra la luce
riflessa dalla terra, e poi in-
grandirla all’eccesso. Mi sve-
glio alle ore 18.00 riposato e la
Costa Serena è già in alto mare;
particolari? Mah, è bello essere
in Turchia, è bello aver rischia-
to qualunque cosa per accon-
tentare la moglie, è bello essere
servili all’eccesso, ma quando
una è una stronza puoi fare ben
poco, ci sarà sempre qualcosa
che hai commesso che non le
andrà bene, e sarà quello che
coprirà tutto quello che hai fat-
to di buono. Chiamo Paolo al
telefono e mi dice che è a casa
a mangiare e che poi, forse, va
a Costarainera a trovare Min-
Pagina 58 Istanbul Istanbul
Pagina 59 Domenica 19 Agosto 2007
che quello che hai costruito con
la fantasia e tutto vero, reale ed
è piazzato lì davanti a te, arri-
vato da chissà dove ed in quale
Come si può presentare un
sogno, sotto le spoglie di una
splendida donna? O sotto for-
ma di musica celestiale? Oppu-
re ad occhi chiusi librarsi nel
cielo terso cullati da lievi aliti
di vento? No, un sogno è tale
finchè non ti svegli e ti accorgi
giovedì 16 Agosto 2007
nopoli che voglia dirsi e la bel-
lezza del sole nascente che tin-
ge di rosso il cielo turco mi la-
scia con il naso attaccato al ve-
misteriosa occasione non riesci
neppure bene a capirlo, ma ora
è lì. Continuo a guardare il ma-
re dall’oblò scrutando i contor-
ni della collina di fronte alla
ricerca di sagome di minareti
conosciute, della leggendaria
Istanbul, Bisanzio o Costanti-
Pagina 60 Istanbul Istanbul
Pagina 61 Domenica 19 Agosto 2007
Alb
a su
l B
osf
oro
stra cabina, praticamente c’è
qualcuno che sta bussando; va-
do ad aprire e trovo il giocondo
Francisco che è riuscito a pro-
curarmi i due famosi bicchieri
(gialli) della Costa Crociere
uguali a quelli usati nel drink
che ci sfuggì perché
noi eravamo a spasso
per Bari, ma che ave-
vo adocchiato tanto
erano di colori viva-
ci, gli metto in mano
un deca sperando che
gli faccia piacere e
siccome non mi ha
ne colpito, ne mi ha
sputato addosso, ne
tantomeno li ha but-
tati a mare, capisco
che li ha graditi. Ter-
minata la colazione
alle ore 7.15 ci preci-
pitiamo al Teatro
Giove per il rito, or-
mai conosciuto, della
schedatura e questa
volta ci tocca il n. 10
sul petto e sul pul-
tro della nave per godere di
questa spettacolare alba sul Bo-
sforo. Improvvisamente un ri-
morchiatore si avvicina alla
nave, sempre di più, sempre più
vicino al nostro oblò, tanto vi-
cino che ci possiamo scrutare a
vicenda, solo che loro sono ve-
stiti ed io sono nudo ed il mon-
tante della mia apertura è più
basso del cavallo inguinale,
praticamente ho le palle di fuo-
ri; nello stesso istante della ver-
gognosa scoperta sento bussare
alla porta: “La colazione!!” Mi-
schia! Ora mi tocca mostrare il
sedere all’equipaggio del ri-
morchiatore e lo splendido vo-
latile al o alla cameriera di tur-
no; opto velocemente per un
indumento e, ancora con la de-
stra reggente i pantaloni sbotto-
nati, con la sinistra apro la por-
ta e trovo una gentile camerie-
ra dai contorni finemente asia-
tici che entra nella stanza e de-
posita il cabaret con la solita
mega-ordinazione. Sorseggiare
un cappuccino con i minareti di
Santa Sofia davanti è davvero
suggestivo e la romantica at-
mosfera viene nuovamente in-
terrotta dal suono prodotto del-
le falangi di una mano che urta-
no il legno della porta della no-
Pagina 62 Istanbul Istanbul
Pagina 63 Domenica 19 Agosto 2007
Pianta di Istanbul
della Costa
cicerone femmina turca ma che
parla bene l’italiano, al medesi-
mo livello di Nebil. Non ricor-
do come si chiamava questa
ragazza, purtroppo l’avevo
scritto sul cellulare ma poi per
errore l’ho cancellato, ricordo
solamente che aveva una pre-
mura infernale di fare presto,
mi sembrava di essere a casa.
Prendiamo posto sull’autobus
leggermente in ritardo e siamo
ancora più indietro rispetto a
ieri, però anche qui l’aria è
lman e prendiamo la solita sca-
la lasciando lo speaker rinco-
glionito con i suoi “ciao ciao
ciao” detti a volume zero che li
sentiva solo lui mentre tutti noi
come pecoroni, ci incammina-
vamo al Ponte Zero dove un
addetto ci distribuiva, come ieri
per lo sbarco a Smirne, due
permessi di soggiorno che que-
sta volta sbadatamente ci siamo
tenuti (vedi sopra), al contrario
di ieri che li abbiamo conse-
gnati al rientro. Muniti di zaini,
marsupi, passaporti, badge Co-
sta, scontrino Super Istanbul da
€. 155,00 cad., scarpe da tragit-
to faticoso (comperate a Bari)
facciamo il nostro ingresso a
Istanbul dentro un’enorme ca-
seggiato desolato e nudo, per
poi immetterci in un vasto piaz-
zale dove tornano ad esserci
decine e decine di corriere nu-
merate, per cercare il numero
dieci che tranquillamente tro-
viamo tra il pullman 9 e l’11,
affiancato da un autista e da un
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Pagina 65 Domenica 19 Agosto 2007
da venditori ambulanti di foto-
grafie, guide della città, cappel-
li turchi, veli, thè, collanine,
monete antiche, sembra di esse-
re in Italia l’unica differenza è
che l’unica cosa che sanno dire
è “Euro” preceduto dalla quan-
tità che pretendono di tale divi-
sa detta o in Inglese o in italia-
no, una sorta di turco-
napoletano alla Totò. Ora ci
troviamo nella storica Costanti-
nopoli, terra di guerre, domina-
zioni, tiranni, di immensi tesori
e del famoso arcivescovo, è
molto presto
ma c’è in giro
una tale molti-
tudine di turisti
che sembra di
essere all’una
di pomeriggio
in piena ora di
punta e sono
solamente le
ore 8.30 di
mattina. Aspet-
tiamo che la
nostra “capa”
ci raduni con la
magica paletta
bianca n. 10 e
ci infiliamo nel
condizionata regolabile, dun-
que gli spostamenti su veicolo
non saranno devastanti;
l’hostess inizia subito con le
presentazioni e partiamo quasi
immediatamente perché i chilo-
metri che dobbiamo fare non
sono molti perché praticamente
rimarremo a girare nella zona
storica della città, ma ci sposte-
remo spesso per vedere più co-
se possibili. Lasciando col pen-
siero l’amico veneto a girare
sulla nave alla ricerca della mo-
glie vendicativa, mi guardo at-
torno e noto che sul mezzo ha
preso nuovamente posto una
coppia di femmine ottuse pas-
sata all’onore della cronaca con
il nomignolo di “cognate” sulla
escursione precedente di Izmir,
in quanto terribilmente tarde a
capire gli elementari concetti e
soprattutto perché mentre lo
speaker parlava, loro si faceva-
no completamente i cazzi loro.
Iniziamo a girare per le traffi-
cate strade cittadine, con pub-
blicità occidentali come Mc
Donald, Coca Cola, e ci dirigia-
mo verso il primo ponte che a
metà è semovente e si alza al
passaggio dei grandi bastimenti
e così dal porto entriamo nella
zona antica intravedendo in
Mercato Egiziano detto Merca-
to delle Spezie, sfioriamo la
Stazione ferroviaria dove parte
l’Orient Express e prendiamo
l’erta che ci porta a visitare la
Moschea Blu Sultan Amhet;
veniamo sbarcati in una piazza
a forma di Stadio dove fanno
bella mostra alcuni obelischi e
noi parcheggiamo proprio ac-
canto a quello egiziano. Imme-
diatamente veniamo circondati
Pagina 66 Istanbul Istanbul
Pagina 67 Domenica 19 Agosto 2007
Gia
mpy
a San
ta S
ofia
impresa. Ora lasciata la piazza
dell’Hippodrome, entriamo nel-
cortile della Moschea Blu
(come da foto sotto) e fare una
foto con la moltitudine di gente
che c’era è stata veramente una
Pagina 68 Istanbul Istanbul
Renza e la hostess
Pagina 69 Domenica 19 Agosto 2007
grande e dentro all’edificio le
esalazioni pedali (ovvero dei
piedi) talvolta erano pestilen-
ziali; non oso immaginare la
preghiera serale, genuflesso
con le nari sui talloni di un mi-
natore turco scalzo. Ritornando
al momento della vestizione
delle scarpe, si passa da un log-
giato esterno attraverso una
porticina e successivamente
ecco la Moschea Blu in tutto il
suo splendore, e la prima cosa
che mi ha colpito è stata la go-
mitata di un energumeno spa-
gnolo tutto agitato che temeva
la sacralità della Moschea Blu,
tutti molto più silenziosi e ci
incanaliamo sulla destra
dell’edificio e quando mi affac-
cio al cortile laterale mi si è
accapponata la pelle, davanti a
noi ci saranno state almeno
mille persone che due a due si
levavano le scarpe e le donne
se avevano le spalle scoperte
dovevano indossare un velo
che gentilmente veniva prestato
dagli addetti alla moschea; mai
viste tante donne ubbidienti
assieme. Non sapendo cosa fare
conto gli uccelli, faccio alcune
riprese ai minareti che ci sovra-
stano e sembrano lunghi missi-
li, guardo l’impianto elettrico
esterno delle mura, mi appog-
gio, mi riappoggio e piano pia-
no si avanza di pochi metri sino
a quando finalmente si giunge
alla base della scalinata che
porta alla galleria della … puri-
ficazione; qui puoi prendere un
sacchettino di cellophane tra-
sparente con maniglie, o rici-
clato o nuovo (è lo stesso iden-
tico che trovi nei supermercati
dal reparto frutticolo) e dentro
a questo punto devi mettere le
scarpe. La popolazione è stata
molto fortunata, o era tutto pre-
ventivato, per il fatto che la vi-
sita alla moschea sia avvenuta
nella mattinata, perché se mi
avessero levato le scarpe dopo
la visita al sito archeologico di
Efeso, mi avrebbero incrimina-
to per ten-
tata asfissia
co l l e t t i va
da esalazio-
ni mefiti-
che, ciono-
n o s t a n t e
nel muc-
chio il por-
co ci sguaz-
za da dio e
si mimetiz-
za alla
Cortile Moschea Blu
Interno
caratterizzata dalla presenza di
sei minareti, particolare unico a
Istanbul (la nostra guida diceva
che era l’unica al mondo con 6
minareti) ed è coperta da una
cupola emisferica affiancata da
quattro semicupole. L'edificio
religioso è preceduto da un cor-
tile rettangolare porticato, nel
quale si apre un bel portale.”
Dentro è maestoso all’eccesso,
enormi cupole, tanti tappeti,
nessuna sedia, centinaia di fili
d’acciaio che scendono
dall’alto per sorreggere gli im-
mensi lampadari posti a poco
di perdere il gruppo di apparte-
nenza. Prendo e cito pari pari
da Internet, queste serie im-
pressioni di una turista provate
nel luogo: “La sensazione che
ho provato alla vista dell'inter-
no della bellissima Moschea
Blu è indescrivibile. Era la pri-
ma volta che visitavo una mo-
schea e devo dire che ne sono
rimasta affascinata. Prima di
tutto dai riti religiosi e dai
comportamenti da adottare
all'interno della moschea (di
tutte le moschee ovviamente).
Non si può entrare con le scar-
pe ed infatti all'esterno esisto-
no appositi spazi per lasciare
le proprie scarpe prima di var-
care l'ingresso della moschea, i
musulmani addirittura eseguo-
no in appositi spazi fuori
dall'edificio il rito di lavaggio
dei piedi, inoltre è necessario
essere sufficientemente coperti,
intendiamoci io indossavo un
vestito che, per la mia mentali-
tà occidentale, era sufficiente a
garantirmi il lasciapassare per
la moschea avendo solo i brac-
ci scoperti, ma questo non è
sufficiente per entrare in una
moschea. All'ingresso della
moschea mi hanno fornito una
sorta di scialle per coprire le
mie braccia e così, a piedi scal-
zi sono entrata in moschea. Ri-
peto, una sensazione bellissi-
ma, un elevato senso di spiri-
tualità si avverte visitando la
moschea, forse accentuato dai
soffitti a cupola altissimi, o dai
grandi lucernari di forma cir-
colare che calano bassi sui fe-
deli, o ancora dall'effetto della
luce naturale che penetra dalle
numerose finestre (260) inve-
stendo le piastrelle in ceramica
di Iznik di colore rosso, bianco
e nero ma soprattutto verde,
turchese e blu, che conferisco-
no all'ambiente interno un par-
ticolare effetto cromatico che
ha reso celebre l'edificio. Non
ultimo il modo di pregare di
inginocchiarsi o di piegarsi
durante la preghiera posti sul
pavimento a gambe incrocia-
te.” Continuando: “La Moschea
Blu del Sultan Ahmet Camii fu
realizzata tra il 1609 e il 1616
dall'architetto Mehmet Aga,
fino al secolo scorso costituiva
il luogo di raduno per le caro-
vane di pellegrini in partenza
per la Mecca. La moschea è
Pagina 70 Istanbul Istanbul
Interno con Renza
Pagina 71 Domenica 19 Agosto 2007
to, e questo è il posto dove le
donne possono assistere e pre-
gare nel rispetto delle leggi mu-
sulmane, rigorosamente dietro
ai maschi, que-
sto anche per-
ché se una don-
na si inginoc-
chia in preghie-
ra, rischierebbe
di mettere in
bella mostra le
proprie grazie al
fedele posto sul
retro e questo è
rigorosamente
proibito. Fosse
da noi, dove le
donne lo fanno
apposta a fare
vedere le pro-
prie grazie a
metri dal suolo, quattro immen-
se colonne atte a sorreggere la
struttura colossale, tantissime
finestre, una moltitudine di
lampadine. Una
balaustra impe-
disce ai curiosi
di invadere la
s a c r a l i t à
dell’edificio ed
ogni tanto qual-
che fedele loca-
le, la scavalca e
si inginocchia
davanti ad una
finestra molto
grande ed ese-
gue il quotidia-
n o r i t o
dell’invocazione divina. Su di
una parete fa bella mostra di sé
un quadro con i versetti del Co-
rano e sul fondo ecco un recin-
Interno Moschea Blu
ci sei abituato, vivi in un incu-
bo sessuale, devi comperare un
complimenti; mah, mi sa che
hanno ragione loro, questa ci-
viltà filogina ci ha resi succubi
di tette, culi, cosce che se non
Pagina 72 Istanbul Istanbul
Mosc
hea
Blu
Pagina 73 Domenica 19 Agosto 2007
deve ancora entrare e ci dirigia-
mo verso l’uscita dove ci rimet-
tiamo le scarpe, per la gioia di
tutte le narici, e gettiamo il sac-
chettino dentro ad un conteni-
tore (tranne me che me lo porto
come souvenir) e poche centi-
naia di metri davanti a noi, si
staglia, meravigliosa, la sago-
ma del Museo di Santa Sofia;
non la chiamano moschea, ci
tengono a far notare che è un
museo, forse per via delle mol-
te icone di Cristo presenti
nell’edificio. Stranamente inve-
pennello da barba? Eccoti un
bel culo nudo affiancato al pelo
di cinghiale originale, ma che
cosa c’entra? Beh, ditelo o al
cinghiale o al pubblicitario, ma
visto che di sicuro tutti guarde-
ranno il culo, se poi cade
l’occhio anche sul pennello ec-
co che la pubblicità ha funzio-
nato. Benedetto burka! Certo
che se una donna deve piacere
solo all’uomo che ha per la vita
e sa che non deve interessare
più a nessun altro, dopo un po’
perderebbe interesse per la sua
persona e si lascerebbe andare,
come fanno gli uomini appaga-
ti, a mangiate orgiastiche, si
metterebbe a bere senza rite-
gno, a fumare sigaracci toscani,
non si laverebbe più, si cambie-
rebbe solo alla domenica, e ma-
gari neanche tutte le festività,
mentre invece le nostre donne,
ti dicono sicuramente che si
fanno belle e si truccano per
piacersi, ma sono sicuro che
mentono sapendo di mentire; a
loro piace sentirsi desiderate
dagli altri maschi. CI VUOLE
LA FORCA, altro che
“Nessuno tocchi Caino”, biso-
gna creare “Qualcuno inculi
Eva”. Nella foto qui a fianco
potete vedere quanto sia più
spartano il posto del fedele mu-
sulmano, noi abbiamo sedili in
legno, inginocchiatoi imbottiti,
portamessali, riscaldamento,
qui invece in semplice settore
disegnato su di un immenso
tappeto che isola dal freddo
pavimento. Sul davanti a fianco
dell’altare una lunga e stretta
scala senza passamano, perico-
losissima, dove prende posto il
sacerdote che invita i fedeli alla
preghiera; la nostra hostess mi
ha spiegato che per la loro reli-
gione non servono grandi ge-
rarchie sacerdotali, tra gli uo-
mini e Dio non c’è nessun in-
termediario (e gli ayatollah al-
lora? Tutto il mondo è paese).
Questo mondo a me sconosciu-
to fino ad ora, provoca forti
contrasti interni, ma mi rafforza
sempre più l’idea che è l’uomo
da considerare, tutti sono porta-
ti alla divinazione di tante deità
diverse, ma tutti maltrattano e
snobbano l’unica cosa di reale,
tangibile e ragionevole che co-
nosciamo, l’essere umano. Fac-
ciamo posto a tanta gente che
poco per Costantino-
poli sino ad arrivare
all’ingresso di una
bassa casupola e si
sparge la voce che si
tratti di una cisterna.
Azzo! Il pelo della
schiena mi si fa di
ghiaccio e mi si rizza
sino alle sopracciglia
“Io in una cisterna
non c’entro neanche
se mi ci trascinano di
peso!” Faccio per
fare marcia indietro
ma un po’ la vergo-
gna ed un po’ la mu-
raglia umana che ho
dietro mi convincono
ad entrare in quella
che temo essere una
stretta e ripida spe-
lonca medioevale
tipo la discesa agli
inferi di Dante tra
mura strettissime e
scoscese scalinate
buie. Prendiamo i
biglietti, e ci conse-
gnano anche un paio
di depliant che se
a v e s s i a v u t o
l’accortezza di apri-
re, mi sarei liberato dal terrore,
e ci incanaliamo nella penom-
bra per una scalinata un po’ più
larga di quella immaginata pri-
ma, per discendere in un enor-
me vano umidissimo, illumina-
to dal retro di innumerevoli co-
lonne scolpite nella pietra, rigo-
rosamente a mano. Riassestato
il morale ed il fisico dalle pre-
occupazioni di poc’anzi, inizia-
mo l’esplorazione in un clima
fantascientifico, una musica
leggerissima ci accompagna
unita alla luce fioca giallogno-
la, porta a ricordare le origini
romane del luogo. Ora allego
visitare Santa Sofia, la hostess
ci porta fuori nel cortile dove
fotografiamo il Museo, consi-
gliandoci di acquistare da una
donna degli scialle molto belli
(dice che costano meno qui che
al Gran Bazar); Renza li scruta,
li apre, sono davvero molto
belli, ma come al solito guarda,
si complimenta, ma non com-
pera mai nulla e così continuia-
mo con foto e filmati, non com-
periamo il thè turco che viene
distribuito da grandi contenitori
metallici aggrappati alla schie-
na dei venditori, in compenso
acquistiamo velocemente un
cappello rotondo turco ad €.
1,00 senza misurarlo, ne vedere
se funziona, tanto per 1 euro, e
poi compero una guida di Istan-
bul in italiano ad €. 5,00 un ve-
ro affare, alla fermata dei pul-
lman per una identica ne vole-
vano €. 8,00. Ritemprati dal
notevole risparmio e schivando
ripetutamente altri venditori
d’acqua in blocchi di sei botti-
gliette da mezzo litro cadauna a
prezzi stracciati, seguiamo la
nostra guida che molto strana-
mente non ci porta a visitare il
Museo di Santa Sofia, ma attra-
versiamo la strada e giriamo un
Pagina 74 Istanbul Istanbul
Pagina 75 Domenica 19 Agosto 2007
Pagina 76 Istanbul Istanbul
Foto
della
Cisterna
di Istanbul
Yerebatan Sarnici
Pagina 77 Domenica 19 Agosto 2007
dalla guida e mi ha det-
to che non vuol dire
nulla mentre, è impor-
tante, riuscire a fare la
stessa cosa, in una co-
lonna del Museo di
Santa Sofia e dà la pos-
sibilità al desiderio pre-
scelto di avverarsi nel
qual caso si riuscisse
nell’intento di compiere
un giro completo. Pro-
cediamo sulla passerel-
la in legno che segna il
percorso da fare nella
Cisterna e giungiamo in
fondo dove tutti stanno
fotografando a più non
posso il basamento di
un paio di colonne, in una spe-
cie di oscura nicchia; chiara-
mente vado a vedere anche io e
trovo che la base del pilastro è
una testa di Medusa capovolta
in modo che possa essere vista
da chi si specchia nell’acqua,
citazione trovata su
Internet: “Yerebatan
Sarnici - La Yerebatan
Saray ovvero La sugge-
stiva Sala, è la più vasta
cisterna bizantina di I-
stanbul, costruita da Co-
stantino e ampliata da
Giustiniano; con le sue
acque, provenienti dagli
acquedotti di Adriano e
di Valente, alimentava le
riserve del palazzo im-
periale. La grande sala,
suddivisa in dodici file
di 28 colonne alte 8 me-
tri, a sostegno di piccole
volte di mattoni a spina
di pesce, è molto sugge-
stiva grazie alle immagini delle
colonne riflesse nelle ferme
acque sottostanti, amplificate
dalla sapiente illuminazione e
da una piacevole musica di sot-
tofondo”. Qui sotto si sta belli
freschi e ci incuriosisce il fatto
che molti turisti, specialmente
femmine, si divertano ad infila-
re il pollice nel foro presente in
una particolare colonna, per poi
far roteare intorno al buco il
palmo della mano senza mai
toglierla; mi sono informato
asiatico ma sopporta-
bilissimo ed ora riat-
traversiamo strade e
quartieri e ci dirigiamo
su per una salita fian-
cheggiata da vecchie
abitazioni in legno ora
completamente ristrut-
turate, che sono co-
struite attaccate al mu-
ro del Palazzo più im-
portante di Istanbul, il
Topkapi; in una di questi edifi-
ci a uno o due piani ha soggior-
nato, durante una visita ufficia-
le, la Regina di Spagna e il fat-
to è ricordato da una targa inca-
stonata nell’edificio. Continuia-
mo la salita, sfiorando nuova-
mente Santa Sofia, venendoci
pietrificando così chi
ha osato sfidare il mi-
tologico sguardo. Giro-
vagando per il vecchio
acquedotto di Bisanzio
c o n s t a t i a m o
l’immensità del locale
e, purtroppo per chi ha
avuto la brillante idea,
nessuno di noi ha ne
sete, ne tantomeno vo-
glia di un caffè e quin-
di passiamo davanti al Bar sot-
terraneo senza nessun desiderio
particolare; è curiosa l’idea di
aver inscenato un palcoscenico
suburbano dove potersi esibire
senza dar fastidio alcuno ai vi-
cini, praticamente puoi fare un
Concerto Rock a mezzogiorno
e sei al buio e acusticamente
isolato, tutto sta però a vedere
se le colonne riuscirebbero a
reggere l’impatto musicale, e
poi chissà com’è l’acustica la
sotto, sicuramente più adatta a
musica unplugged. Risaliamo
in superficie e torna il caldo
Pagina 78 Istanbul Istanbul
Stazione di Istanbul
Pagina 79 Domenica 19 Agosto 2007
ni destinate alla residenza reale
dei sultani; il palazzo è il risul-
tato di ampliamenti e modifi-
che apportate nel tempo alla
costruzione origi-
naria. Il palazzo
comprende sia va-
sti corpi di fabbri-
ca sia padiglioni
i s o l a t i ” .
All’esterno delle
mura i soliti vendi-
tori di gadget, foto-
grafie, guide della
città, cappelli, etc.
e riceviamo anche
lo scontrino pass
per entrare nel Pa-
lazzo Topkapi Sa-
rai e varchiamo la
così a trovare di fronte
all’ingresso del Palazzo. “Il
Palazzo del Topkapi si trova in
una posizione privilegiata da
cui sono visibili il
mare di Marmara,
il Bosforo, il Cor-
no d'Oro; qui un
tempo sorgeva
l'acropoli dell'an-
tica Bisanzio ma
dopo la Conqui-
sta, il sultano Ma-
ometto II° decise
di farsi erigere un
palazzo. Il Topka-
pi fu la prima re-
sidenza imperiale
del regno del sul-
tano Maometto II°
fino a quello di Mahme quindi
fino al 1840 ca. Con il nome di
Topkapi vengono quindi desi-
gnate l'insieme delle costruzio-
Ingresso al Topkapi
mente sguaino la macchina fo-
tografica (sto cazzo di macchi-
na è lenta ad accendersi, a venir
fuori l’obbiettivo ed a caricarsi)
e scatto la tragica foto che ve-
dete li a lato, subito mi viene
incontro un gendarme con in-
tenzioni per niente pacifiche e
mi dice che non ne posso fare
nella sua lingua madre, io spie-
go che senza flash fa cagare e
gli faccio vedere anche la schi-
fezza che è venuta fuori, ma
sarà che nell’invejendo non se
ne sarà accorto, fatto sta che
ho tenuto questo orrendo cime-
lio. Proseguiamo per le stanze
ricche di mobili dorati, maioli-
che, troni d’oro, e nel frattempo
inizia a farsi impellente il biso-
gno di scaricare da qualche par-
te e in giro non si vede nulla
è custodito uno dei diamanti
più famosi al mondo, il Topka-
pi appunto (nella foto sopra il
gioiello come lo si può vedere
dal vivo e sotto la schifezza di
foto che sono riuscito a fare
rischiando la galera turca). Sot-
to una fotografia della Moschea
Bl u v i s t a d a l l ’ in t e rno
dell’ingresso al Palazzo; subito
tutti si sono precipitati nelle
sale del Tesoro ed io come tutti
gli altri li ho seguiti a ruota con
code enormi, e grazie ai condi-
zionatori installati in ogni stan-
za, siamo riusciti a respirare
aria respirabile. Girando per le
preziosissime teche incastonate
alle pareti, tra pugnali coperti
di gemme, cofanetti zeppi di
pietre preziosissime, mi vengo
a trovare quasi senza accorger-
mene davanti al gioiello favo-
loso da 86 carati e istintiva-
Pagina 80 Istanbul Istanbul
Pagina 81 Domenica 19 Agosto 2007
rialzo del pavimento che funge
da canaletto di scolo di una
fontana sotto al portico, per
defluire in una fontanella qua-
drata scavata in basso che dà
sullo splendido piazzale dal
quale, sotto un tetto d’oro, si
può spaziare per il Corno
d’oro. Mi congratulo per non
essere riuscito a fare una figura
da demente cadendo rovinosa-
mente a terra e tiro diritto verso
una stupenda parete piastrellata
che faccia al caso nostro. Trovo
una mappa del Palazzo e ve la
mostro con la mia traduzione
dall’inglese all’italiano.
01 Porta della Salvezza
02 Secondo cortile
03 Entrata dell’Harem
04 Porta della Felicità
05 Harem
06 Cucine
07 Sala delle udienze
08 Libreria di Ahmet III
09 Tesoro
10 Terzo cortile
11 Stanza of the Relics
12 Quarto cortile
13 Baghdad Pavillion
Continuando a girare per il pa-
lazzo finisco per inciampare
orribilmente in un piccolissimo
e la guida mi dice che è un im-disegni floreali azzurri, protetta da una possente lastra di vetro
Pagina 82 Istanbul Istanbul
Renza alla Porta della Felicità
Pagina 83 Domenica 19 Agosto 2007
dentro di loro le pensano in
faccia che è stata una perfetta
cretina, accorrono anche due
portantissimo simbolo religioso
che viene riprodotto su molti
libri e che vi sta mostrando la
Renza tutta orgogliosa; mentre
sto scattando la foto alle mie
spalle, proprio nel luogo dove
si trova la mia consorte nella
foto qui a destra, sento un casi-
no, mi volto e tra un gruppo di
persone ne intravedo una sdra-
iata come un vitello da monta,
mi avvicino e vedo che invece
è un’anziana signora con in na-
so insanguinato che, cammi-
nando alla garibaldina, ha in-
forcato in pieno quel tratto di
marmo che aveva poco prima
graziato me, ma che è stato in-
clemente con lei, morale: cosce
all’aria la vecchia e grande culo
io. Tutti intorno cerchiamo di
tirarla su, è anche sorridente,
buon segno ma è il riso del de-
ficiente che si è accorto che
anche se le chiedono come sta
in piedi, ma visto che non era guardie di palazzo assai agitate, comunque tra tutti la rimettono
Pagina 84 Istanbul Istanbul
Renza e la stanza della Castrazione
Pagina 85 Domenica 19 Agosto 2007
di stare fermo li come un ebete
ad aspettarla, me ne sono anda-
to a fare un giretto davanti ad
uno stupendo edificio che altro
non è che l’entrata dell’Harem
e lei, non trovando più ne me,
ne la carovana n. 10, si è sentita
perduta ed abbandonata in una
città di 14 milioni di abitanti
turchi; appena mi ha visto inve-
ce di inginocchiarsi e baciarmi
le ginocchia ed i gomiti, ha ini-
ziato ad insultarmi. Viva il bur-
ka! Siccome io sapevo che la
carovana era in ritardo di 5 mi-
nuti, l’attendo e riprendiamo il
cammino tutti assieme verso
l’uscita riattraversando la Sala
delle Udienze, la Porta della
Felicità e la Porta della Salvez-
za sapendo che tra poco si va a
della nostra truppa la lasciamo
la, che se la riparino quelli del-
la sua comitiva. Facciamo po-
chi metri ed ecco un altro im-
becille che si presenta sotto
mentite spoglie di benefattore e
mi chiede se gli posso fare una
fotografia, naturalmente chiedo
se ne fa una anche a noi due e
nonostante ce l’abbia messa
tutta schiarendo al massimo, di
noi si riconosce solamente la
sagoma possente, il marsupio
(quello nero, spiritosi), le scar-
pe di Bari e la Renza che non
riesce nemmeno a cingermi la
vita, a leggerla invece si. Il luo-
go dove il caprone sta scattan-
do ignobilmente la foto, è al
Punto 13 della Mappa di pag.
81 al secolo Baghdad Pavillion
e da sotto il tetto d’oro (leggasi
dorato altrimenti non ci sareb-
bero nemmeno più i 4 bastoni),
come dicevo in precedenza, si
gode una stupenda vista del
Corno d’oro. Recupero la mac-
china sperando di aver fatto
una schifezza di foto pure io a
lui e riprendiamo il cammino
alla ricerca del cesso, e riuscia-
mo a trovarlo, incuneato per
un’erta scalinata ed è pratica-
mente libero quello maschile,
mentre quello femminile, fre-
quentatissimo, è disposto in
cima ad una coda interminabile
per poi finire in un luogo da
incubo, sporco e puzzolente.
Rinfrancato, allegro, leggero,
rinvigorito, leggiadro io ed in-
cazzatissima lei perché, invece
Pagina 86 Istanbul Istanbul
Pagina 87 Domenica 19 Agosto 2007
sto e signorile giardino
dove trovano posto tan-
ti autobus, tutti pieni di
gente affamata e terro-
rizzata di arrivare ulti-
ma e mangiare di me-
no, vecchiette che spin-
gono in maniera tale
che se non ti avvedi ti
infilano il bastone su
per il di dietro in un
batter d’occhio, colon-
ne umane salgono da
una scalinata, altri che
sperando di fottere tutti
gli altri, inforcano vie
secondarie cieche e tor-
nano indietro disperati.
Guardo l’ora sul cellu-
lare e sono solo le ore
12.00, io che credevo
fosse già l’una, ma è
veramente l’una perché
non ho regolato l’ora italiana
con il meridiano attuale e così
la fame è sempre quella delle
ore 13.00. Arranco anche io per
pranzo e ci avevano promesso
un luogo speciale con banchet-
to favoloso. Ci ricaricano sui
pullman che sembriamo del
vero e proprio be-
stiame da portare al
macello, invece ci
stanno portando alla
greppia; per questo
pranzo, sulla carta,
da favola, abbiamo
sborsato quasi 50,00
Euro a testa e la no-
stra guida inizia a
decantare il Palazzo
come meta di famosi
capi di stato, attori,
cantanti famosi ed in
effetti sul Depliant
scorgo i nomi di veri
VIP mondiali come
Luciano Pavarotti,
Bill Clinton, Mike
Tyson, Drew Bar-
rymore, Liza Minel-
li, Cindy Crawford,
Kurt Russel, Ralf e
Michael Schumacher e poi altri
sportivi e cantanti più o meno
noti in Turchia. Dopo qualche
chilometro entriamo in un va-
Il Bosforo dal Palazzo
Ciragan Palace Kempinski
la grande scala e mi trovo
davanti un lampadario im-
menso di non so quanti
quintali e con centinaia di
lampade, sospeso nel vuoto
della scala, ammirato e foto-
grafato da tutti (e volevate
che non lo fotografassi io?);
giriamo al piano superiore
sudati, con zaino sulla schie-
na, braghe corte e scarpe da
camminata pesante in tem-
peratura da sforzo. Faccia-
mo ingresso in sale masto-
dontiche di questo palazzo
inaugurato il 14 novembre
1909 e distrutto dalle fiam-
me il 19 gennaio 1919 e ri-
masto abbandonato per oltre
settant’anni sino a quando
un giapponese Kumagai Gu-
mi insieme ad una impresa
di
Pagina 88 Istanbul Istanbul
di costruzioni turca Yuksel
Construction, non lo ria-
prono nel 1992; tutti han-
no lo stesso dilemma, pri-
ma la panza o prima la ve-
scica? Noi optiamo per lo
scarico dei liquidi, poi en-
triamo in una stanza im-
mensa, tanti tavoli rotondi
da 12 persone ciascuno ed
ho contato oltre 50 tavola-
te tutte imbandite per un
ammontare di oltre 600
turisti denutriti ed impol-
verati. Quello che avevo
sognato di un romantico
tavolo per due persone con
finestra sul mare davanti ai
minareti che si stagliano
all’orizzonte di un azzurro
cielo ottomano, tramonta
nel frastuono di questo
Ingresso Ciragan
Pagina 89 Domenica 19 Agosto 2007
tettiva, spaventata dall’idea che
i figli non mangino abbastanza,
s e r r a g l i o i n f e r o c i t o
dall’atmosfera terribilmente
matrimoniale. A me tocca se-
dermi vicino ad una donna pro-
turca, pericoloso campanello
d’allarme che davanti alla pan-
correre il rischio del digiuno a
me. Mentre ci avvinghiamo ai
vassoi, quasi inosservata si esi-
bisce una danzatrice del ventre
Pagina 90 Istanbul Istanbul
Dan
zatr
ice t
ra i t
avo
li
Pagina 91 Domenica 19 Agosto 2007
co stava spargendo la voce che
il dolce stava esaurendosi, ho
za trema anche la ciornia; ed
anche lì, vassoio unico dove
dentro ci mettiamo di tutto, ed
io, visto che la megera lì a fian-
Le nostre portate
c’erano 4 tavoli strapieni di
dolci e lì ho fatto manbassa con
dovuto correre ai ripari ed ag-
giungere dei dolci alla catasta
di primi e secondi; meno male
che sta porca non sapeva che
Pagina 92 Istanbul Istanbul
Tavoli di dolci turchi
Pagina 93 Domenica 19 Agosto 2007
un tetto al disoccupato; conti-
nuiamo pacatamente ad atten-
un piatto pieno di soli dolci
straordinari. Nella foto sotto si
vede il frutto della grande ab-
buffata e così anch’io ha dato
chi. I pullman iniziano ad usare
il clacson ed andiamo a prende-
dere l’ora della ripartenza, gi-
rando per il giardino e la Renza
posa il delicato retro davanti ad
uno dei più famosi edifici tur-
Pagina 94 Istanbul Istanbul
Pagina 95 Domenica 19 Agosto 2007
tarci; tutti noi la tranquillizzia-
mo facendole presente che è
impossibile perdersi, basta fare
un po’ di attenzione, ma lei con
l’indice della mano sinistra in-
dica una grande volta, proprio
davanti a noi e dice: “Vedete,
quello è il Gran Bazar di Istan-
bul, oltre 4.000 negozi che si
sviluppano in un intreccio infi-
nito di stradine, incroci e vicoli
ciechi, è il più grande mercato
coperto del mondo; non è per
niente difficile smarrirsi e ritro-
vare la strada in così poco tem-
po è quasi impossibile e noi,
sapete benissimo, che non pos-
siamo aspettare per molto.” Gi-
ro lo sguardo e la Renza non la
trovo già più, e non siamo nem-
meno entrati nel Bazar, la bec-
co svasata per la strada a seguir
vetrine e per un pelo non le rifi-
lo un calcio nel sedere; la pren-
do per un’ascella, imbocchia-
mo la via ed entriamo nel mer-
cato; io me l’ero immaginato
angusto, sterrato, con tante ten-
de una attaccata all’altra invece
è un modernissimo brulicare di
vetrine illuminate, oreficerie,
re posto velocemente cercando
di non essere gli ultimi ma sia-
mo come al solito, in mezzo;
dopo un’ora e trenta trascorsa a
rifocillarci, sballottati per cur-
ve , dossi, discese e risalite, ci
infiliamo in una stretta strada e
l’annunciatrice ci avverte che
qui dobbiamo scendere, e pure
velocemente, perché il bus ci
lascia e ci viene a riprendere tra
circa 3 ore. Tra rutti e colpi di
sonno riusciamo ad alzare il
sedere dal sedile, e veramente a
malincuore abbandoniamo il
certo per l’incerto ritrovandoci
tutti assieme (noi del numero
10) davanti ad un negozio di
tappeti: ci saranno 40° e noi
andiamo a visitare un negozio
di tappeti? Ma non è che sta
crociera si sta trasformando in
una gita, modello venditori di
pentole? Come delle pecore
dementi entriamo nel negozio e
ci inoltriamo per una scala che
porta al piano superiore, dove
sono esposti gioielli e oggetti
preziosi, da lì un’alta scala più
stretta porta in una sala chiusa
tutta contornata da panchine:
“Ecco, siamo a posto, ora
c’inculano tutti come checche
isteriche.” Infatti, entra un e-
nergumeno accompagnato da
un servo con una brocca in ma-
no contenente menta fresca, la
distribuiscono a tutti i presenti
ed iniziano a sfoggiare tappeti,
li tirano giù da cataste di rotoli
di tutte le dimensioni e li sten-
dono davanti a noi, bellissimi
senza dubbio, ma come si fa ad
andare in giro per Istanbul con
un tappeto sotto l’ascella? Loro
hanno pensato anche a questo,
infatti davano la possibilità di
acquistarlo spedendotelo como-
damente a casa, e chi si è fida-
to? Nessuno. Davanti a noi ora
c’è una vera montagna di tap-
peti e si presenta il problema
più logico: ”Come cazzo riu-
sciamo ad uscire da lì dentro
senza comperare niente” Io ca-
pisco al volo e cerco di andar-
mene per primo scendendo ve-
locemente le due rampe di sca-
le e sono subito fuori per la
strada, mi giro ma della Renza
nemmeno l’ombra; aspetto
mentre gli altri escono assonna-
ti e sudati, ma di Renza niente.
Iniziando a perdere la pazienza
provo a scrutare nel negozio
ma niente, entro e guardo dai
gioielli ma nessuna moglie in
vista; dopo decine di minuti
eccola che arriva tutta rossa,
spaventata e mi racconta che
hanno cercato di venderle a tut-
ti i costi dei tappeti, addirittura
a €. 5,00 e non li ha presi. Ci
raduniamo finalmente tutti e la
nostra guida ci annuncia che
abbiamo esattamente due ore e
mezza di totale libertà ma, sca-
duto il tempo, dobbiamo ritro-
varci nuovamente davanti a
questo negozio di tappeti, per-
ché ci sarà il pullman ad aspet-
lì e non comperare questo calu-
met della pace, non sembra
neppure serio e così iniziamo la
ricerca; io adocchio anche alcu-
ne stampe di poco valore, vo-
glio formare in casa delle zone
con quadretti di luoghi dove
abbiamo trascorso le ferie. Il
problema però che si pone a-
desso è dove trovare delle Lire
Turche per pagare, non sapen-
do se qui accettano anche gli
Euro; mi risolve il problema
uno sportello di bancomat della
Banca Turkiye Is Bankasi -
Bankamatik. Non riesco a can-
cellare l’idea che mi ero fatto
di questo Bazar di un luogo
malfamato ed invece c’è addi-
rittura una Banca nazionale;
prelevo dunque Lire 150 alle
ore 15.24 e mi metto in tasca il ed in alto una continua volta ad
arco e tante strade
tutte uguali, che con-
vogliano in altrettan-
te strade uguali alle
precedenti, piccole
traverse che convo-
gliano in grandi vie,
negozi, ancora nego-
zi, orologi, pratica-
mente di tutto, qui
trovi di tutto e la
Renza conosce pure
qualcuno con cui
parlare. Iniziamo la
perlustrazione non
immaginando che
inconsciamente ab-
biamo entrambi in
mente lo stesso ac-
quisto, il Narghilé,
cose ne faremo mai
non lo so, ma venire
Pagina 96 Istanbul Istanbul
Pagina 97 Domenica 19 Agosto 2007
gozio che ci è più simpatico e
proviamo a contrattare con i
denaro furtivamente, quasi te-
mendo un’aggressione da parte
di malviventi, ma non succede
nulla e girando troviamo il ne-
be-
commercianti, ma è inutile, so-
no molto più furbi di noi. Ed io
qui sono decisamente più foto-
genico della Renza; troviamo il
Narghilé in Bronzo e ce lo fac-
ciamo incartare con accessori,
tubi, bocchini e tabacco ma ci
dobbiamo lasciare €. 50,00
niente di meno. Partiamo ora
alla ricerca dei quadretti, sem-
pre facendo la massima atten-
zione a dove siamo, prendendo
come riferimento la strada
grande in alto; mentre cerchia-
mo anche un ricordino per Sil-
va, mi imbatto in un buontem-
pone che mi ha vestito come un
arabo e la Renza mi ha fotogra-
fato (vedi pag, 97). Qui però
comperiamo due veli da viso da
donna araba con ciondoli molto
belli, ma la premura inizia a
serpeggiare e la
Renza ne subisce
l’effetto, così in-
comincia a rompe-
re e mi fa fare tut-
to di corsa, pren-
diamo 3 quadretti
pagando 20 lire
(ricordo ai più di-
stratti che €. 1,00
vale Lire 1,76) e
poi altre tre colla-
nine, due per lei
ed una per Paolo.
Quello della colla-
na di Paolo non le
fa nessuno sconto
e se non la faccio
tornare indietro
non la voleva più
prendere; si era
fatta spiegare per
Pagina 98 Istanbul Istanbul
Pagina 99 Domenica 19 Agosto 2007
porti fortuna. Mentre stiamo
per andare via ci viene incontro
bene il trucco del sottofondo,
l’abbiamo pagata e messa in-
sieme ai due Occhi di Allah
che si è presa per lei, dicono
una coppia
che è del
nostro pul-
lman e vi-
stosamente
felici di
averci visti,
mi chiedo-
no dov’è
l ’ u s c i t a ;
glielo spie-
go con po-
chi e decisi
cenni ma ci
a spe t t ano
perché han-
no paura.
Come un
buon padre
li porto sul-
la traversa
principale e
Pagina 100 Istanbul Istanbul
Cosa guarda sto turco?
Pagina 101 Domenica 19 Agosto 2007
tici. I prezzi richiesti inizial-
mente ai turisti, un po' per tutte
le merci, sono molto alti, ma
tutti trattabili e la contrattazio-
ne è un vero rito, richiede pa-
zienza e abilità, quella che io e
Renza non abbiamo avuto”.
Nella foto sotto uno degli in-
gressi al Bazar trovata su
Internet, che secondo i punti di
vista è anche un’uscita e ci por-
ta ad unirci alla comitiva e si
da lì si vede proprio la porta
d’ingresso e così spariscono
nella folla. Ogni tanto però
manca improvvisamente
l’energia elettrica, tutto il mer-
cato piomba nella penombra, se
fossimo di notte sarebbe il pa-
nico mentre di giorno un po’ di
luce penetra dagli abbaini che
si possono vedere in questa fo-
to presa da Internet, comunque
non è piacevole trovarsi al buio
in mezzo ai turchi. Nella pre-
mura di guadagnare l’uscita, mi
soffermo velocemente a guar-
dare un inglese che si sta ci-
mentando con uno strano stru-
mento che sembra un incrocio
tra un flauto dolce ed un clari-
netto ma il venditore riesce a
farlo suonare davvero bene e
ricorda moltissimo il suono del
corno nella storica “Creuza de
ma” di Fabrizio De Andrè.
L’inglese sta contrattando e
rivolto a me, dice che non scen-
de sotto i €. 45,00 cifra che pu-
re a me, per un pezzo di legno,
sembra astronomica; provo io
ma non sente ragioni e così,
preso dall’orgoglio, ce lo la-
sciamo e andiamo via: questa
cosa mi procurerà un rimorso
per tutto il resto della crociera.
“ Ecco, questo era il Gran Ba-
zar, il mercato coperto più
grande del mondo, con i suoi
numerosi accessi collegati tra
loro da una fitta rete di strade
che si tagliano ad angolo retto,
coperte da volte affrescate.
All'interno gli esercizi commer-
ciali mantengono la suddivisio-
ne originaria in corporazioni e,
malgrado una certa commistio-
ne con banche, ristoranti, ecc.,
su alcuni assi principali sono
riunite ad esempio tutte le
gioiellerie, su altri i tappeti, su
altri ancora gli abiti o i souve-
nir. Dopo un po' è difficile o-
rientarsi e comunque il bazar ci
è piaciuto, malgrado si respiri
un po' di artefazione dovuta
all'effetto "turismo"; in partico-
lare le gioiellerie hanno vera-
mente begli oggetti (ma anche
gli appassionati di tappeti tro-
veranno di che divertirsi), at-
tenzione invece agli oggetti
antichi, è abbastanza improba-
bile che si tratti di pezzi auten-
me la "più sontuosa dall'epoca
della Creazione", raccogliendo
bellissimi marmi e materiali
preziosi e recuperando colonne
e ornamenti dai templi di Diana
a Efeso, di Atene, di Delfi, di
Delo e di Osiride in
Egitto. I lavori furono
diretti da due architetti
greci Antemio di Tral-
le e Isidoro di Mileto e
durarono circa sei anni
e la nuova chiesa fu
inaugurata nel 537. Le
pareti furono realizzate
in mattoni e i pilastri
in grandi conci di cal-
care collegati da grap-
pe di ferro. La cupola
fu costruita con matto-
ni cavi fabbricati a Ro-
riparte verso l’ultimo appunta-
mento della giornata, il Museo
di Santa Sofia. “ La basilica di
Santa Sofia è il massimo monu-
mento cittadino e simbolo
dell'architettura bizantina. Co-
struita tra il 532 e il
537 per volontà di
Giustiniano, l'attuale
basilica è la terza
chiesa eretta su
quest'area con molte
altre addizioni nelle
epoche successive. In
questo sito Costantino
nel 325 decise di eri-
gere la prima basilica
consacrata alla Divina
Saggezza (Aya So-
fya), inaugurata nel
360. Distrutta da un
incendio, fu ricostruita nel 415
da Teodosio II e nuovamente
bruciata da una rivolta durante
il regno di Giustiniano. Sedata
la rivolta Giustiniano si impe-
gnò a ricostruire la Basilica co-
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Pagina 103 Domenica 19 Agosto 2007
L’entrata è imponente, domina-
ta dal fascino dei tanti anni,
dell’avvicendamento delle oc-
cupazioni e ti prepara
all’ingresso nella grande sala
sacra dove al centro staziona
di con un'argilla particolarmen-
te leggera, crollò in seguito a
un terremoto e fu ricostruita da
Isidore di Mileto il Giovane
che ne diminuì il diametro e
aumentò l'altezza addossandole
all'esterno massicci contraffor-
ti. Fu nuovamente Giustiniano,
ormai alla fine del suo regno a
inaugurare la basilica. Le vicis-
situdini dell'edificio non finiro-
no in quanto, dopo la conquista
di Costantinopoli e lo scisma
tra la chiesa cattolica e quella
ortodossa, la basilica fu depre-
data dei suoi ornamenti prezio-
si e passò, fino alla metà del
1200, sotto il dominio del pa-
pato. Nuovamente rimaneggia-
ta dopo un ulteriore terremoto,
fu trasformata in moschea nel
1453 da Maometto II il Con-
quistatore quando i turchi si
impadronirono di Costantino-
poli. La navata centrale si pre-
senta come un vasto ambiente
coperto da una cupola centrale
di 31 metri di diametro e 55.”
Pagina 104 Istanbul Istanbul
Pagina 105 Domenica 19 Agosto 2007
del Bosforo in battello, non si
siano divertiti più di noi
(l’invidia è sempre in agguato,
soprattutto quando si è pagato
€. 310,00 noi e cir-
ca €. 100,00 loro).
Questa volta non ci
vengono chiesti
soldi per scendere
e spariscono sia la
guida che l’autista
e ci ritroviamo nel
porto con il solito
rito dell’imbarco
sperando che alme-
no il Narghilé me
lo facciano salire;
si dimenticano di
richiedere il lascia-
passare quotidiano
così lo conservo
per il mio diario
come da pag. 64.
Ricordo poco del
rientro in cabina,
soltanto che ho
aperto la porta, ho
lasciato cadere a
terra zainetto e in-
separabile marsu-
pio, e sono precipi-
tato sul letto a fac-
cia in giù mentre
echeggiava una
voce di sottofondo,
la solita voce caga-
cazzi di sempre, che incitava
alla pulizia personale. Non ri-
cordo quanto sono stato in que-
sta situazione di semicoscienza,
ma è stata corroborante, mi ha
dato la forza di aprire la porta
del gabinetto e raggiungere la
doccia sotto le alitate possenti
di Renza che mi incitava alla
pulizia; con le palpebre abbas-
sate al punto giusto, l’ho guar-
data fisso nelle nari per pochi
secondi e sono entrato nel re-
cinto. L’acqua scrosciante si è
un’incredibile impalcatura da
pavimento a soffitto, una vera
vergognosa opera d’arte mo-
derna. Giriamo per il piano ter-
ra osservando gli
enormi Meda-
glioni dove è
scritto il nome di
Allah e di Mao-
metto, posti ai 4
angoli e poi
l’occhio mi si
dirige spontanea-
mente verso una
colonna uscendo
sulla destra, che
ha un particolare
cerchio bianco
con un disordina-
to foro centrale e
scopro così il
“foro della fortu-
na” che non è
quello che imma-
ginate voi, ma
una specie di be-
neaugurate rito
propiziatorio di
fortuna nel caso
che, infilando nel
pertugio il pollice
della mano De-
stra, con il resto
delle dita si riesca
a compiere un
giro completo di
360°. Provano alcuni turisti poi
tocca a Renza e riesce, e volete
che Renza riesca in una cosa
che non posso fare io? Piuttosto
mi slogo polso avambraccio e
gomito del tennista, mi concen-
tro, prendo la rincorsa ed ecco,
il giro è completo; siamo stati
gli unici a riuscire nell’impresa.
Iniziamo a sentire la stanchezza
di una giornata pienissima, ac-
corgendoci che ci siamo quasi
completamente dimenticati di
essere in crociera e il canto del
Muezzin ci porta a consultare
l’orologio per scoprire che so-
no le ore 18.00; parlo un poco
con la nostra guida, che spossa-
ta, si è appoggiata ad un muret-
to di lato al Museo Ayasofya
domandandole se sono molte le
persone che accorrono al ri-
chiamo di preghiera e mi ri-
sponde con uno sconfortante:
“Proprio come da voi, ormai
sono in pochi i fedeli pratican-
ti”. Risaliamo sul tonante nu-
mero 10 che ci riporta alla Se-
rena parcheggiata poco distante
soddisfatti della giornata, spe-
rando che i nostri vicini di ta-
volo, che hanno preso il tour
dretti da circo, due maschi ed
una donna che non fa ridere
nessuno neanche se ti solletica-
no sotto i piedi, poi uno spari-
sce e gli altri cambiano un po’
registro ma la serata non decol-
la; all’improvviso un signore
dietro di me ha tirato un urlo,
ma un urlo ingigantito dal fatto
che è balzato in avanti colpen-
do la riga di poltrone dove ero
seduto io facendo scuotere me
e quello a fianco; mi giro e con
il pelo ritto mi ritrovo dietro un
tizio vestito da diavolo sui
trampoli. L’imbecille dietro sta
bevendo acqua ancora adesso,
mi ha fatto cagare addosso dal-
lo spavento e di conseguenza
immaginate il colorito della
Renza che mi ha piantato le
unghie nella carne del braccio
sinistro. Con il numero dei
portata via la polvere di Istan-
bul che io gelosamente volevo
conservare per far vedere ai
parenti al ritorno, ma Renza
non ha voluto, a lei le mie idee
innovative non piacciono e così
dall’infame foro è uscita tutta
la testimonianza della affasci-
nante Costantinopoli o Bisan-
zio che si voglia nomare. La
foto che vedete qui sopra non è
della serata di oggi, ma l’ho
voluta mettere adesso perché
parlo sempre di loro ma non si
sono ancora visti per bene; que-
sta foto è una delle due che gli
stressanti fotografi hanno scat-
tato poco prima dell’inizio del-
la cena di Gala due ed ho scelto
questa, anche se io faccio caga-
re veramente (nell’altra ero ri-
masto decisamente meglio)
perché l’ha deciso Renza sem-
pre attenta alle pose migliori. A
sinistra si possono vedere i due
sposini siciliani saliti a Venezia
ed a destra i due coniugi pu-
gliesi saliti a Bari, dalla foto si
può notare come le tre femmine
abbiano assunto una espressio-
ne decisamente accattivante, in
netto contrasto con le facce da
fessi dei tre coglioni superiori.
Comunque la cena è ancora
lontana perché sono soltanto le
19.45 e bisogna rispettare il rito
dello spettacolo delle 20.00 a
Teatro Giove che inizia a darmi
un pelo fastidio, è bello andare
a teatro quando vuoi tu, no
quando vogliono loro e sempre
alle otto. Comunque stasera si
esibisce il Myth Trio e l’inizio
è decisamente catastrofico, in-
fantile, con i protagonisti vestiti
di pannolenci con i soliti qua-
Pagina 106 Istanbul Istanbul
Pagina 107 Domenica 19 Agosto 2007
donne iniziano a descrivere le
rispettive esperienze; i pugliesi
hanno deciso di andarsene in
giro per la città per i fatti loro
con Taxi ed autobus, ma i due
siciliani hanno optato per il gi-
ro in battello e viste le facce,
ho capito che il mare non dove-
va essere stato molto acco-
gliente e rilassante con loro.
Hanno raccontato che il mare
era mosso, la barca li sballotta-
va da tutte le parti ed il bello è
arrivato quando sono andati a
pranzare nel “tipico” ristorante
turco! Serviti da straccioni,
mangiato roba pronta, fredda,
sporcizia dappertutto. Col sog-
ghigno di chi l’ha indovinata
trampolieri la cosa migliora un
pochino finchè non si mettono
tutti a volteggiare felici dimo-
strandosi abili acrobati. Final-
mente vengono le ore 21.00 e
partiamo per la Sala Vesta dove
la ressa è già pronta. Per far
passare la mezz’ora d’attesa ed
evitare questa coda da pezzenti
in una crociera pagata una for-
tuna, brandisco la Renza ed
andiamo a vedere la crescente
esposizione fotografica di pare-
ti intere ricoperte da maschere
di cera di persone fotografate
all’improvviso da paparazzi
che sbucavano da tutte le parti;
ovviamente non mi fa compe-
rare quella dove io sono stato
immortalato in mezzo a due
strafighe mezze nude all’uscita
del ristorante, anzi sono stato
accusato di molestie solo per-
ché, non sapendo dove mettere
le mani, le ho messe ai fianchi
delle due fanciulle, finita sicu-
ramente al macero.Ecco ripas-
sare il Veneto tutto agitato alla
ricerca di chi? Ma della moglie
certo che poco prima era passa-
ta con le solite due amiche: per
me questa se le capita
l’occasione lo incula. Giunte le
agognate 21.30 la carovana di
pezzenti si mette in moto e rag-
giungiamo il Tavolo n. 1 ritro-
vando gli altri quattro distrutti
dalla fatica e logicamente, le
Serata italiana
mare. Rientriamo passando dal-
la pista da ballo del ponte 5 Ge-
mini ed incontriamo la moglie
del veneto con le solite amiche
e questa volta c’è anche lui,
tutto soddisfatto e ci salutiamo,
vedo che vorrebbe parlare vo-
lentieri, ma è troppo occupato a
star dietro alla consorte sgu-
sciante. Usciamo di fuori sul
Ponte 3 tutto illuminato con la
attinica fastidiosa luce azzurra
per un breve filmato e per farci
accarezzare i capelli dal vento
caldo dell’Asia minore, ma il
caldo non è uguale per tutti, c’è
chi lo sente anche freddo e così
rientriamo in Cabina, sono le
ore 24.00 in punto e domani ci
attende una lunga giornata.
mi accosto al menù della sera e
questa è la “Serata italiana”
cioè tutte le portate sono italia-
ne ed io inizio con Pasta e fa-
gioli , per poi passare
all’Ossobuco, Ravioli di carne
piemontesi e poi per finire Ge-
lato al limone e melone; pa-
steggiamo con un bicchiere di
vino che ci hanno offerto i vici-
ni di Bari ed improvvisamente
si abbassano le luci ed i came-
rieri vengono da noi e ci pren-
dono le donne ed iniziano a
farle ballare al suono di canzo-
ni folcloristiche italiane, poi
l’attenzione si sposta al centro
del ristorante dove si esibisco-
no i camerieri in balli con mo-
vimenti caratteristici di arti
marziali orientali ed è tutto un
festeggiare, ballare e diverti-
mento. Terminata la cena, co-
me al solito ci dividiamo ed io
vado a ricaricare la carta di €.
150,00 al ponte 5 dalla recep-
tion, proprio da quella ragazza
che mi aveva perso l’assegno e
poi su al Ponte 9 dove impazza
la Serata dedicata alla Musica
anni ‘70; ben pensiamo di rien-
trare ritrovandoci ancora nel
solito salone tutto fiaccole ros-
so fuoco e con relax scarico
nelle tazze il mio buon caffè
decaffeinato rovente aggiunto a
latte freddo ghiacciato e sor-
seggiamo guardando la spuma
delle onde illuminate dalla luci
della nave che si riflettono in
Pagina 108 Istanbul Istanbul
Serata italiana con dance marziali
Pagina 109 Domenica 19 Agosto 2007
viamo Domenica?” E così tutti
incazzati ci alziamo e andiamo
a sentire altri discorsi: sta storia
delle riunioni, delle esercitazio-
ni, degli avvisi inizia a rompere
un po’ troppo. Terminato il
breve intermezzo informativo
torniamo a prendere subito altri
due posti a sinistra proprio so-
pra al Lido Orione (quello con
il grande schermo) di fronte al
mare e sbraghiamo finalmente;
ma l’ora? E’ mezzogiorno e lo
stomaco s’incazza, così scen-
Sveglia alle ore 9.30 di una
lunga giornata di navigazione,
se non altro oggi non si spende,
scendiamo al ponte Prometeo
per la solita colazione con la
meravigliosa vista del mare
dall’alto della Sala; siamo or-
mai in navigazione dalle ore
18.00 di ieri e ci attende
un’intera giornata a bordo sen-
za mettere piede a terra, sono
proprio contento di non dover
affrontare lo stress della disce-
sa potendoci così godere una
vera giornata in crociera, sole,
bibite, gelati e dormire, aahhh!
Alle 10.30 in punto siamo
sdraiati sul ponte con il mono-
tono asciugamano azzurro, co-
me tutti, e godiamo del caldo
alito di Helios. Sto sonnec-
chiando quando alle 11.00 ve-
niamo chiamati perché c’è
un’altra riunione e stavolta ci
spiegano le modalità di sbarco
nel porto di Venezia:
“Venezia?!? Ma perché ce lo
dicono oggi se a Venezia arri-
veNERdì 17 Agosto 2007
brava, poi iniziano ad impetto-
rirsi come i piccioni e proprio
quando pare che tutto funzioni
bene e che la preda sia incastra-
ta si sentono tirare per lo slip:
“Papà papà, posso andare a
giocare con Mauro?” - “Ma
certo figliolo, vai, vai, EVVA-
HI!” E la preda, scoperto che
l’affamato ha prole, lo pianta
come un traliccio sul posto e si
allontana stizzita; ho visto, per
questo, un padre rincorrere un
figlio per scaraventarlo in mare
a calci nel culo e la madre sog-
ghignare da sotto la maschera
di crema per bellezza. Alle
13.30 ci alziamo affamati e
scendiamo al Lido e si va al
diamo un momentino al ponte
inferiore e prendiamo della ma-
cedonia, poco zuccherata, di
melone bianco e giallo con ana-
nas, poi non sazi ne riprendia-
mo ancora e l’andiamo a finire
sdraiati sul ponte al sole. Che
paradiso, sdraiati ad abbronzar-
si in alto mare, con il calore
temperato dalla brezza marina,
sentire il fruscio delle onde che
lambiscono lo scafo, peccato
che esistono i bambini! I bam-
bini in vacanza, figli di madri
in vacanza con padri in vacan-
za, sono convinti di avere la
licenza di uccidere, gridano,
corrono, toccano, si impicciano
dei cazzi tuoi, ti fregano il po-
sto in colonna al Self Service, ti
spintonano e soprattutto viag-
giano, mangiano e si divertono
completamente gratis, infatti
sotto ai 18 anni non pagano una
lira. I genitori sono convinti
che in crociera i figli siano in-
vulnerabili ed invincibili e li
lasciano nomadi per la nave,
tanto sanno che prima o poi
qualcuno li riporta a Canossa; i
padri sono ancora peggio, san-
no che i figli sono eterni, che le
mogli dormono e così pensano
alla figa. Li vedi tutti a caccia
della femmina accaldata che
adocchiano la preda con
l’occhio destro e con il sinistro
controllano che la moglie stia
Pagina 110 Istanbul Istanbul
Pagina 111 Domenica 19 Agosto 2007
con l’abbondante epa a crogio-
larsi al calore del potente astro.
Passano pochi minuti che ecco
arrivare il Veneto, perenne-
mente alla ricerca della moglie
che cazzeggia tranquilla in giro
con le amiche, capisco che so-
no fottuto e che cerca dispera-
tamente qualcuno da crocifig-
gere a parole ed eccomi immo-
lato sull’altare del gossip. Ini-
zia a dire che fa il restauratore
di opere d’arte ed attualmente
sta lavorando a Venezia, Pisa e
Firenze, curando la parte mura-
ria degli edifici storici, che il
mestiere l’ha imparato da ra-
gazzo ad Assisi da vecchi arti-
giani, e poi si accomiata così io
Buffet degli alimenti e lì com-
batto nuovamente con dei pic-
coli roditori che mi vogliono
fregare le ultime patatine, bat-
tendoli con l’astuzia ed appro-
fittando della mole che intimo-
risce il cuoco; poi mi ricordo di
essere italiano e riempio il vas-
soio con Wurstel farciti con
sottilette e Pancetta, Wursteloni
alla griglia, Crauti, Insalata di
fagioli corroboranti per parlare
dietro, morbide scaglie di Gra-
na, Patatine fritte conquistate
con la forza, Prosciutto crudo,
Pasta al forno, fette di Formag-
gio con vistosi anelli di Cipol-
la, per contro la Renza avanza
con nel vassoioi due piatti di
Cozze enormi, Salmone, Patati-
ne e due Wursteloni farciti con
formaggio e Pancetta. Come al
solito lo spreco è immenso ed
io non riesco a mangiare tutto
quello che pensavo fosse possi-
bile ingurgitare ma la Renza,
non lascia niente; satolla come
un vitello, la prendo e la porto
nuovamente sul ponte a pren-
dere il sole mentre io mi ritiro
nella 1453 a meditare, con i
gomiti appoggiati su di un ta-
volino a scrivere al PC e con il
sedere sul Water. Cesso di ag-
giornare il viaggio e torno dalla
Renza recandole una calda taz-
za di caffè e mi adatto subito
anch’io alla forma della sdraio
scensori di cristallo che domi-
nano la hall centrale come non
mai, ed alle 23.30 è il nostro
turno di varcare la soglia del
Teatro Giove per lo SHOWTI-
ME che consiste nello spettaco-
lo “Mythology” con i cantanti
Sury Boltman e Nicole Mago-
lie ed i ballerini Afro Arimba
Dance Company. Lo spettacolo
è molto bello, effetti laser, sce-
nografie, costumi da sogno e
tutti davvero preparati e felici
di fare questo lavoro, l’unica
pecca è che non ci sia un filo
logico, si tratta di tanti brani
messi a caso uno dietro l’altro
senza una trama o un discorso
ne approfitto per andare al ba-
gno visto che mangio come un
cammello; inizio a salire da un
ponte all’altro quando incontro
nuovamente il potenziale cor-
nuto Veneto che mi chiede cosa
sto facendo ed io, anche per
non insospettirlo visto quanto è
teso (le corna pesano, soprattut-
to quelle invisibili), gli spiego
che sono diretto ad una toilette
appena la trovo; non l’avessi
mai detto, si presta ad accom-
pagnarmi e così ora siamo in
due a girare per i ponti. Sembra
strano ma anche così la ricerca
è vana e lui mi lascia al mio
destino di ricercatore allonta-
nandosi nella folla salutando-
mi; io riparto quando mi sento
chiamare da lontano, era sto
disgraziato che da 90 metri mi
diceva che aveva trovato il ces-
so per me; non sapevo se rin-
graziarlo o se abbatterlo con
una schioppettata caricata a
merda, come la figura che mi
aveva fatto fare. Ritorno dalla
Renza e ora vicino a noi si è
piazzata una signora avanti con
gli anni, napoletana, con una
figlia ed un’amica del cuore
che scatarrava come un pastore
tedesco causa eccessiva esposi-
zione all’Aria condizionata che
per fortuna odia anche lei i
bambini al ristorante, adora gli
spaghetti, è incantata dal benes-
sere, e parla, parla, parla …!
Davanti a noi, ad una vera cop-
pia di coglioni, è caduto il cel-
lulare in terra e lo stanno cer-
cando, alzando spostando se-
die, materassi, chiedendo ai
vicini: da non credere, non
l’hanno più trovato, qualcuno
meno imbecille di loro due,
l’ha visto e se l’è subito inta-
scato ad indicare che, anche se
in crociera, di onesti in giro ce
ne sono davve-
ro pochi. Salu-
tiamo per edu-
cazione i vicini,
e scendiamo di
sotto a fare
che? Pizza e
fagioli io e Piz-
za e Anguria
Renza, poi caf-
fè e via in Ca-
mera a stravac-
carsi in libertà.
Alle ore 19.00
la Raineri viene
a scoprire che
c’è un’altra ce-
na di gala e co-
sì la moglie mi
va in panico:
“E cosa mi
metto, e dove
lo metto, e co-
me lo metto!”
due palle così,
ste cene mi ini-
ziano a stare sul
cazzo davvero.
Io riparto con il
completo senza
gilet e senza
cravatta ma con
i capelli STIRATI a ferro dalla
Renza, sembravo un cretino;
due ore di preparativi, da non
credere, e finalmente sono le
21.30 e ripartiamo per andare a
mangiare al solito Ristorante
Vesta, praticamente con lo sto-
maco ancora pieno dai manica-
retti precedenti; ceniamo con
antipasto di Capesante ottime, a
seguire un leggero Consomè
per poi gustare un sublime A-
gnello. Sorpresa finale tante
torte con spumante in compa-
gnia del Comandante Giacomo
Longo. Usciamo e giriamo un
poco per la nave, io addirittura
esagero approfittando degli a-
Pagina 112 Istanbul Istanbul
Pagina 113 Domenica 19 Agosto 2007
nostri amici e risaliamo le ram-
pe che portano al lunghissimo
corridoio da percorrere felpata-
mente (passiamo infatti davanti
a tutte le cabine della nave) per
giungere davanti alla porta del-
la Camera 1453. Inserisco il
Badge e la porta si apre, Renza
si butta sul letto ed io spengo la
luce e mi guardo dall’oblò il
mare, con le onde nervose ap-
pena illuminate dai bagliori
stessi della nave, siamo in mare
aperto con gli abissi sotto di
noi, però si sta da dio, rimango
ancora un po’ perché purtrop-
po, me lo posso permettere an-
cora per poco, ma ora a nanna!
da portare avanti. Mentre sto
filmando una donna si addor-
menta e mi piomba addosso, se
non si fosse trattato di un vec-
chio cesso, la Renza mi avreb-
be addossato di sicuro la colpa
del mancamento. Terminato lo
spettacolo ci viene impedito di
recarci a dormire ed eccoci tutti
in fila, alle 00.30’ di notte, per
andare a visitare le cucine della
nave, e percorriamo gli stretti
anfratti addossati gli uni agli
altri per questi cunicoli di ac-
ciaio inossidabile con i cuochi
a salutarci: ho avuto la stessa
impressione che ha un leone
quando vede transitare i visita-
tori allo zoo, di sicuro pensa
che siamo tutti scemi, ed i cuo-
chi lo stesso! Finalmente que-
sto insensato percorso ha termi-
ne e sfociamo in un locale dove
presentano Bignè, Meloni e
dolci vari con i due sposini di
Bari, Domina e marito, che
gentilmente ci hanno tenuto il
posto in questi enormi tavoli
rotondi dominati da sculture
nel burro, nel formaggio e nel
ghiaccio. Tutto buonissimo ma
sono le ore 01.30 e bisognereb-
be anche riuscire ad andare a
dormire perché altrimenti alla
mattina siamo sempre più rin-
coglioniti. Ci accomiatiamo dai
un’altra mezz’ora e mi accorgo
che qualcuno mi ha segnato 2
bottigliette d’acqua ritirate dal
frigorifero, chiamo Francisco e
mi dice che è stato lui perché
ha trovato due bottigliette
d ’ a c q u a n e l c e s t i n o
dell’immondizia; la pressione
mi sale alle stelle e per un pelo
non gli espianto il buco del cu-
lo dalla bocca. Capisco che
chiaramente questo vuole fare
il furbo con me, di colore o no,
questo è stronzo e stronzo ri-
Alle ore 7.00 ci siamo sve-
gliati ed alle 8.00 ecco arrivare
la Colazione prenotata ieri sera
ed appesa fuori della porta, non
c’era nulla di quanto avevamo
ordinato noi, sicuramente la
nostra portata era finita a scon-
tentare un’altra coppia, ed iro-
nia della sorte, il tutto quando
abbiamo appena finito di com-
pilare e spedire il questionario
su “La soddisfazione del clien-
te”; ci sfamiamo malvolentieri
con quella roba pensando a chi
era quello stronzo che poteva
fare una colazione degenere
come quella. Molto probabil-
mente la stessa cosa l’hanno
pensata anche gli altri insoddi-
sfatti solamente che si sono an-
dati a lamentare, così dopo
mezz’ora, ecco ribussare alla
porta ed entra una seconda por-
tata stavolta esatta, ma adesso
chi riesce ad ingoiare qualcosa?
Renza, però poco perché sazia
di quella precedente ma io non
riesco a ingoiare niente. Passa
Pagina 114 Istanbul Istanbul
sabato 18 Agosto 2007
Arrivo a Dubrovnik
Pagina 115 Domenica 19 Agosto 2007
si mette a leggere ad alta voce
tutte e 40 le domande del que-
stionario (in sto cazzo di cro-
ciera si è sempre lì a compilare
questionari), lentamente alla
vicina, io mi chiedo se uno il
proprio tempo libero lo deve
bruciare in cose così demenzia-
li, si è mai vista una lucertola
fare i quiz al sole? O un ghe-
pardo darsi la crema per la pel-
le? O una vipera fare domande
cretine a un tacchino? No,
prendono il sole e non rompono
i coglioni! Il problema è non
sono sufficientemente maledu-
cato da dirglielo, ma gliel’ho
pensato forte in faccia e così mi
alzo, allontanandomi dal dro-
medario bivalve e, vista la
mane, marrone giallo o rosso
che sia; il fatto è che il prezzo
di una bevanda ritirata dal fri-
gorifero di bordo costa
l’equivalente di un collier di
Cartier acquistato in via Mon-
tenapoleone a Milano e questo
stronzo marrone se lo voleva
far regalare da me! Schivata
questa deplorevole minaccia,
inizio a capire perché in Italia
Bossi sta acquistando sempre
più il potere e borbottando tra
me e me per almeno altri 10
minuti, prendo la Renza ed an-
diamo a prenderci il sole al
Ponte 11 dove ieri ma dalla
parte opposta perché il sole al
mattino è dall’altra parte, ba-
bordo o tribordo che sia; dun-
que alle 9.00 siamo già sdraiati
al sole sazi, incazzati e agitati
perché stiamo per arrivare in
porto e la Renza già dorme:
suvviaaa! Filmo l’entrata nel
golfo, peraltro splendido da
quest’altezza, e poi mi corico
adiacente alla Raineri in Cam-
biaso fu Angelo ed inizio a go-
dermi il tenero tepore ed il si-
lenzio di quell’ora; chiaramente
la pace eterna non è di questo
mondo e dunque ecco arrivare i
primi coglioni (praticamente i
leoni di ieri sera a detta del po-
polare proverbio) che si sparpa-
gliano a macchia di leopardo, a
noi invece tocca una vecchia
megera con la voce alla Sandro
Ciotti, che si siede lì accanto e
dal vivo tutto è più striminzito,
ridotto, lillipuziano e questa
vasca ne è la conferma; mi
guardo intorno e mi accorgo
grande disponibilità di posti,
provo a calarmi nella vasca
dell’idromassaggio, un piccolo
pertugio da circa 12 posti a se-
dere e 300 in piedi. Quando
consulti i depliant ti fanno ve-
dere piscine olimpiche, campi
da tennis da Foro Italico, poi
Pagina 116 Istanbul Istanbul
Pagina 117 Domenica 19 Agosto 2007
in questa posizione adescante
per qualche minuto, ma nessu-
n a f e m m i n a r i s p o n d e
all’evidente e sostanzioso ri-
chiamo, ed allora, mentre sto
per ritornare nella posizione di
riposo, sento che ai due lati del
mio sedile calano due energu-
meni pelosi; accavallo imme-
diatamente le mani ponendole a
protezione della mia zona ri-
produttiva e resto in questa po-
sizione per poche decine di se-
condi trascorsi i quali decido di
tornare da Sandro Ciotti, rac-
colgo il questionario che nel
frattempo è stato consegnato e
compilato dalla Renza e lo va-
do a imbucare nell’apposita
feritoia sita al Ponte 3. Dopo 3
urinate bestiali della Renza,
credo dovute ai bicchieri di
pompelmo servitici per colazio-
ne e tracannati dall’ingorda,
eccoci entrare nel golfo dinnan-
zi a Dubrovnik ed ivi la Costa
Serena getta l’ancora, proprio
di fronte al porto; è ora di pran-
zo e via subito al Prometeo e il
mio vassoio si riempie di Penne
ai funghi, 5 Gamberoni, Arro-
sto, Patatine, Insalata Capric-
ciosa, Crauti, Fagioli, Formag-
gio normale e Grana, Frutta
fresca in macedonia e Gelato-
ne, mentre la Renza depreda
Salmone, 4 Gamberoni, Lasa-
gne verdi, Formaggio Grana e
l’immancabile Gelatone finale.
Io mangio e capisco cosa prova
un leone quando ha una Gaz-
zella in bocca e 30 colleghi che
lo guardano sperando di fotter-
gli più carne possibile o che
quanto meno si strangoli da
solo; mangio, ma come al soli-
to non riesco ad infilarmi in
gola tutto, ci fosse mia suocera
si sarebbe riempita tasche e
mutande, ma non avrebbe la-
che sono l’unica bestia trion-
fante in mezzo a tante donne,
faccio finta di niente e legger-
mente scivolo giù col sedere e
mi sdraio facendo galleggiare
le gambe in modo che dal pelo
dell’acqua affiori un poderoso
obelisco caricato a salve; resto
Dubrovnik
è quello davanti (il vetro di dx
della coppia di finestre davanti
in basso) ma dietro di me è
l’inferno; la Renza che ha sem-
pre la testa per i cazzi suoi, un
po’ c’è e un po’ no, stavolta
l’indovina e mi segue ma si va
a mettere vicino al bastardo che
fa le ariette, e credo che se le
risparmi appositamente per
queste occasioni uniche. Io cer-
co di non pensare, perché se mi
venisse voglia di uscire, mi toc-
cherebbe fare un buco nella
sciato niente, la conosco bene
io. Rincoglionito dal cibo (vedi
la foto sotto nel cerchio) sola-
mente io visto che la Renza
non patisce niente, veniamo
radunati nel solito Teatro Gio-
ve dove ci consegnano il nume-
ro 12 e iniziano i soliti raggua-
gli per lo sbarco, ci trattano co-
me animali in un carro bestia-
me, probabilmente il direttore
di sbarco è un vecchio traghet-
tatore di ebrei dei tempi del
Furer, poi come capre
(per fortuna non perdiamo le
olivette per strada, però qualcu-
no bastardo le ariette le fa e
sghignazza) ci incolonniamo e
sfociamo in un pianerottolo
praticamente 50 cm sopra al
pelo dell’acqua e carichi di zai-
ni, macchine fotografiche e
cazzate varie, veniamo invitati
a salire su una lancia (vedi foto
a lato presa in prestito da
internet) ammassati come be-
stie; io riesco a capire che il
posto da occupare velocemente
Pagina 118 Istanbul Istanbul
Pagina 119 Domenica 19 Agosto 2007
ma che purtroppo an-
che lei ha conosciuto
la follia della recente
guerra jugoslava. Se
però devo dire ciò che
realmente penso, per
me tutto questo è finto,
una scenografia vera
alla quale si è adattata
una finta sceneggiatura
con coreografie create
ad hoc per il turista;
ovunque nascono negozi, bar
ristorantini, nei portoni delle
case, negli androni dei palazzi,
ci prendono veramente per dei
coglioni sprovveduti per rifilar-
ci ogni cosa di un’inutilità e-
strema facendola passare per
artigianato locale, hanno impa-
chiglia col sedere di
questo untore bastardo,
così guardo sempre di-
r i t t o l ’ i n g r e s s o
dell’imbarcazione nel
porto di Dubrovnik. Io
non so bene in quanti
siamo, ma da come stia-
mo viaggiando a pelo
d’acqua, dà p iù
l’impressione di essere
su di un sommergibile e
di certo siamo oltre la portata
di sicurezza di oltre 120 umani,
impalati e duri come spaghetti
n. 5 in una confezione da 5 chi-
li; Più che scendere, saliamo a
terra ed eccoci liberi, molti si
sono procurati delle escursioni
a pagamento ma questa volta
noi risparmiamo il centone e
giriamo liberamente per la città
vecchia, bianca ed assolata ,
giriamo per i vicoli dove il pa-
vimento è fatto della stessa pie-
tra con la quale sono costruiti
gli edifici di questa cittadella,
tutta circondata da alte mura,
Ragusium nella prima metà del
VII secolo ad opera degli abi-
tanti della vicina città di Epi-
daurum (l'attuale Ragusavec-
chia o Cavtat) in fuga dalle in-
vasioni degli Slavi e degli Ava-
ri. Successivamente, la città
entrò sotto la protezione
dell'Impero Bizantino ed iniziò
a sviluppare un fiorente com-
mercio nell'Adriatico e nel Mar
Mediterraneo orientale. Nel XI
secolo Ragusa era ormai una
florida città mercantile e grazie
ad alleanze con altre città poté
svilupparsi ulteriormente come
repubblica marinara, la quinta
dopo Venezia, Amalfi, Pisa e
Genova. Caduta Costantinopoli
durante la IV Crociata (1204),
rato da noi! “ Ragusa (in croato
Dubrovnik, in italiano anche
Ragusa di Dalmazia, in dalma-
tico Raugia), è una città della
Croazia meridionale situata
lungo la costa della Dalmazia.
La città, che ha lungamente
mantenuto la sua indipendenza,
vanta un centro storico di parti-
colare bellezza che figura
nell'elenco dei Patrimoni
dell'Umanità dell'UNESCO e
che le è valso il soprannome di
"perla dell'Adriatico". Ragusa è
il capoluogo della regione ra-
guseo-narentana, nonché la
maggiore città della Dalmazia
meridionale. La città di Ragusa
è stata fondata originariamente
su un'isola rocciosa e poi colle-
gata alla terraferma mediante
interramento di un sottile brac-
cio di mare (che corrisponde
oggi alla parte pianeggiante
della città). Le fortificazioni
attuali risalgono al XVII seco-
lo, quando in seguito ad un de-
vastante terremoto la città ven-
ne ricostruita quasi interamen-
te. Dal punto di vista urbanisti-
co, il centro storico (che è tas-
sativamente pedonale) è diviso
a metà da un lungo stradone
lastricato (detto appunto Stra-
dún) che termina in prossimità
del porto e lungo il quale si af-
facciano i palazzi più significa-
tivi della città. Difronte alla
città vi è l'isola di Lacroma. La
città venne fondata col nome di
Pagina 120 Istanbul Istanbul
stato europeo ad abolire la
schiavitù e l'uso degli schiavi.
La prima fase del declino della
città è dovuto alla scoperta
dell'America nell'anno 1492
che escluse il Mediterraneo
dalle principali rotte commer-
ciali. Ma solo con il dominio
Ottomano del XVI secolo ini-
ziò per la città un lento quanto
inarrestabile declino, accelerato
soprattutto dal terribile terre-
moto del 6 aprile 1667, che ra-
se al suolo gran parte della città
facendo 5.000 vittime. Sembra
che, a seguito di tale evento
catastrofico e del successivo
ripopolamento, Ragusa inizias-
se a perdere quelle connotazio-
ni culturali latine che l'avevano
la città passò sotto il dominio
della Repubblica di Venezia e
tale rimase, seppur con brevi
interruzioni, fino al 1358. In
questo periodo Ragusa mutuò
dalla Serenissima il proprio
assetto istituzionale. Approfit-
tando della sconfitta dei Vene-
ziani (1358) per opera dell'Un-
gheria, Ragusa si sottomise for-
malmente a quest'ultima in
cambio di un tributo annuale,
che si pagava sia in termini di
denaro che di imbarcazioni,
garantendosi tuttavia un'indi-
pendenza di fatto. Ottenuta in
questo modo la libertà i cittadi-
ni poterono di nuovo scegliere
un proprio assetto istituzionale
eleggendo un consiglio cittadi-
no e un proprio senato. Ragusa
iniziò a prosperare grazie ad
una spiccata attitudine mercan-
tile ed all'abilità dei suoi gover-
nanti. Nel giro di pochi decenni
la città divenne un primario
centro commerciale e culturale
e giunse a rivaleggiare con la
Serenissima Repubblica di Ve-
nezia. Neppure il declino della
potenza ungherese (battaglia di
Mohács, 1526) riuscì a scalfire
la prosperità di Ragusa: la città
si diede, così come aveva fatto
con gli ungheresi, all'Impero
ottomano e preservò ancora
una volta, tramite il pagamento
di un tributo, la sua sostanziale
indipendenza. Nel 1416 la re-
pubblica di Ragusa fu il primo
Pagina 121 Domenica 19 Agosto 2007
gusa si possono vedere in fili-
grana alcune delle motivazioni
che cent'anni dopo avrebbero
portato i governanti serbo/
montenegrini ad accampare
diritti sulla città. Nel 1919 Ra-
gusa divenne parte del neonato
Regno di Jugoslavia e nell'apri-
le 1941 fu occupata
militarmente dal
Regno d'Italia per
un paio di anni. Nel
settembre 1941
Mussolini ne pro-
pose l'annessione al
Governatorato della
Dalmazia (cioè al
Regno d'Italia) con
la creazione della
Provincia di Ragu-
sa di Dalmazia, che
pero non fu fatta
per l'opposizione
del croato Ante Pa-
velic. Successiva-
mente, dopo la se-
conda guerra mon-
diale, Ragusa fece
parte della Repub-
blica Socialista Fe-
derale di Jugosla-
via. In seguito alla
dissoluzione di
quest'ultima ed alla
successiva guerra
in Jugoslavia, la
città si trovò quasi
sulla linea del fron-
te ed il 6 dicembre
1991 venne bombardata dalle
forze armate jugoslave (in par-
ticolare montenegrine) dalle
montagne alle spalle della città.
Le bombe causarono molte vit-
time e non risparmiarono nep-
pure il centro storico, che ven-
ne notevolmente danneggiato.
Con la fine delle ostilità la città
si è velocemente ripresa ed ha
ripreso infine la sua vocazione
sempre contraddistinta. Ragusa
risorse velocemente dalle ma-
cerie dotandosi di un impianto
urbanistico moderno grazie
all'attività di molti scalpellini,
ma la ripresa fu parziale e di
breve durata. La città venne
sempre più a dipendere dal gio-
co delle potenze stra-
niere e poté conserva-
re la sua indipenden-
za solo grazie alla sua
modesta importanza.
Nell'anno 1806 la cit-
tà venne occupata
militarmente dalle
truppe napoleoniche,
e nel 1808 un procla-
ma del Maresciallo
Marmont pose fine
alla secolare repub-
blica di Ragusa.
L'amministrazione
francese la riconobbe
parte del Regno d'Ita-
lia nel 1808 e succes-
sivamente venne an-
nessa alle Province
Illiriche nel 1809.
Assegnata definitiva-
mente all'Austria con
il Congresso di Vien-
na (1815), Ragusa fu
unita alla Provincia
della Dalmazia e ri-
mase fino al 1918
(termine della prima
guerra mondiale) sot-
to il dominio diretto
degli Asburgo. Fu in questo
periodo che la città divenne
teatro di uno scontro dovuto
alla formazione delle varie co-
scienze nazionali, che tendeva-
no ad attribuire a sé non solo il
territorio comunale, ma anche
l'antica e gloriosa storia della
millenaria repubblica marinara.
Questo scontro vide tre compo-
nenti in campo: quella croata -
maggioritaria - quella serbo/
montenegrina e infine la com-
ponente italiana: ognuna si or-
ganizzò in un partito e per un
certo periodo di tempo serbi e
italiani si coalizzarono in fun-
zione anticroata, riuscendo an-
che a far eleggere come pode-
stà di Ragusa l'autonomista ita-
liano Marino Bonda fino al
1899; sempre il Bonda fu l'ulti-
mo esponente Italiano di Dal-
mazia eletto al Parlamento im-
periale di Vienna. Successore
di Francesco Ghetaldi-Gondola
autonomista come Podestà di
Ragusa. Nello scontro serbo/
croato sulla paternità etnico/
storica della Repubblica di Ra-
Pagina 122 Istanbul Istanbul
Pagina 123 Domenica 19 Agosto 2007
no loro stessi, chiedo allora do-
ve le hanno fatte e mi racconta-
no di un ragazzotto che si era
proposto: mi sovviene il luogo
del pargolo fotografo, lo rag-
giungiamo e ci facciamo scatta-
re la foto di pag. 118. Devo ri-
conoscere che io sono fotogeni-
co come un mulo sulla sedia
elettrica, non so perché ma mi
riesce così bene sta faccia da
fesso: purtroppo non riesco a
fare mai di meglio. Con
l’orologio sempre in vista per
evitare di rimanere a terra, alle
ore 16.10 torniamo al porticcio-
lo dove ad attenderci per ripor-
tarci a bordo, ora c’è un grosso
battello messo a disposizione
della Costa, sicuramente più
rilassante delle Lance della na-
ve usate nell’andata. Assetati
risaliamo sino al Ponte Prome-
teo e ci sguazziamo una tazzo-
culturale e turistica. Il santo
patrono di Ragusa è San Biagio
(a Dubrovnik: sveti Vlaho; o in
croato: sv. Blaž). Nella chiesa a
lui dedicata è conservato il cra-
nio in un ricco reliquiario a for-
ma di corona bizantina, che
viene portato solennemente in
processione nella ricorrenza del
santo, che secondo la leggenda
e la tradizione popolare, difese
e protesse la città da un'aggres-
sione della repubblica di Vene-
zia.” Wikipediando vengo af-
frontato da un ragazzino educa-
to e gentile armato di macchina
fotografica che chiede se desi-
deriamo farci fotografare ap-
poggiati al muro, ma noi te-
mendo una rapina economica,
con cortesia rifiutiamo l’offerta
e tiriamo avanti. Il sole è dav-
vero arrabbiato in questo po-
meriggio d’agosto e la pietra
bianca fa il resto, troviamo un
po’ di ristoro entrando nelle
chiese, dove ci ritempriamo
sedendoci sulle panche al fre-
sco a pregare, panche che poi
risulteranno essere l’unico luo-
go dove adagiare il sedere sen-
za versare il becco d’un quattri-
no, oppure a guardare mostre
fotografiche patriottiche sul
conflitto del 1991 in freschi
anfratti. Le sedie sono solo nei
Bar, peraltro ormai affollati da
sbarcati come noi, di questa
cittadina che pone termine alla
nostra crociera “Panorami
d’Oriente”, venticinque anni
dopo esserci detti “Si” davanti
ad un prete cacciatore con un
nome davvero poco tranquillo
come Don Vento. Mentre pen-
so, vedo passare dei passeggeri
che guardano delle cartoline
simpatiche dove il soggetto so-
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Pagina 125 Domenica 19 Agosto 2007
Pagina 126 Istanbul Istanbul
Pagina 127 Domenica 19 Agosto 2007
na di Macedonia di Melo-
ni bianchi e gialli con A-
nanas e poi tutti sul ponte
a vedere la nave che lascia
la rada di Dubrovnik alle
ore 17.45 anticipando la
partenza di 15 minuti sul
calendario previsto. Ora
occorre iniziare a prepara-
re le valige perché la pros-
sima discesa sarà l’addio
o forse un arrivederci a
questo gigante buono, e
rammento per chi si fosse
messo solo ora alla lettura
di questo diario, che il Di-
rettore di Crociera Stefano
Ferrari aveva raccoman-
dato di fare le valige e di
metterle nel corridoio per-
ché nottetempo passano
gli addetti, prendono i ba-
gagli e pensano loro a farli
sbarcare, però ci aveva
ricordato di prestare molta
attenzione alla porta della
cabina che ha una molla
MAB molto potente e ri-
schieremmo di rimanere
chiusi fuori, magari in ab-
bigliamento non del tutto
consono al luogo. Sghi-
gnazzammo tutti insieme,
immaginando un coglione
in mutande chiuso fuori
della porta, in giro per i
corridoi a cercare uno
scassinatore che gli possa
permettere di poter rien-
trare dentro e levarsi da
fare schifo. Dunque pre-
pariamo le valige lascian-
do fuori quello che ci ser-
ve, e cioè i due marsupi,
la sacca rossa di Renza ed
il mio fedele Computer,
poi usciamo per un ultimo
giro e comperiamo le ulti-
me foto scattate dove
Renza è rimasta da diva
zuppa di zucca, delle Penne
alla piemontese, dello squisito
arrosto e per concludere
dell’ottimo gelato di limone e
melone; i nostri compagni di
tavola si sono attardati ed arri-
vano a cena inoltrata perché
hanno trovato sul letto un fo-
glio con elencate le operazioni
di sbarco relative a quelli che
come noi scendono a Venezia,
e le fasce colorate che hanno
distribuite ieri, non hanno i co-
lori a caso, ma indicano
l’ordine di sbarco quindi, i pri-
mi l’hanno Rosa, poi a seguire i
Bianchi e via via sino agli ulti-
mi che ce l’hanno Nera, e noi
che colore abbiamo? NERA
Cazzo! I Siculi e i genovesi si
fanno delle sane risate alla fac-
cia della mia innata superstizio-
ne che naturalmente porta a
diva ed io sono rimasto malissi-
mo, ma tanto che importa a lei
se io nelle foto faccio cagare.
Ormai abbiamo assorbito il ri-
torno dell’ora italiana con il
guadagno dell’ora che avevamo
perso all’andata ed alle 20.00
eccoci al Ponte 3 Aries nel Te-
atro Giove per lo spettacolo di
commiato “Grand Variety
Show” con gli artisti acrobati
Price & Mc Coy, cantanti e bal-
lerini e il Laser Show; inizia e i
ginnasti australiani non stupi-
scono come invece fa la incre-
dibile scenografia di un teatro
con il palcoscenico girevole
dove dal nulla il pavimento si
alza e compare una maestosa
scalinata, gli effetti laser sono
un po’ datati e scontati, con
fumo nuvole e colori per
mezz’ora circa. Alle 21.00 ter-
mina lo Show che ci lascia un
po’ delusi, abituati come erava-
mo per i precedenti spettacoli,
e purtroppo dobbiamo attende-
re mezz’ora prima di poter ac-
cedere al Ponte 4 nel nostro
ristorante Vesta e per ingannare
l’attesa visitiamo le migliaia di
foto esposte nelle vetrine, pren-
dendo per il sedere le facce be-
stiali di incredibili passeggeri
stralunati. Alle 21.30 ci acco-
diamo alla colonna di elegan-
tissimi pezzenti affamati e
quando si apre il cordone sfol-
lagente ci andiamo a sedere
praticamente trascinati di peso
dalla folla osannante alle ciba-
rie, noi con lo stomaco ancora
pieno della montagna di frutta
mangiata alle 18.00, così rin-
graziamo gli chef per il leggero
antipasto di frutti di mare, della
Pagina 128 Istanbul Istanbul
al di là delle transenne tor-
nando al celibato? Polizia, av-
vocati, galera, televisione, gior-
nali, tribunali, no forse è me-
glio per il momento evitare,
però sicuramente qualcuno so-
lidale lo potrei anche trovare,
mah. Non riesco a dormire, fis-
so per un po’ il soffitto e la de-
bole luce che centinaia di lam-
pioni riflettono sulle onde di
questo italico mare Adriatico e
che si irradia fiocamente tra le
tendine dell’Oblò dando alla
stanza l’ultimo tocco fiabesco,
a fianco della Renza che da
tempo dorme e come un imma-
ginario naufrago immagino di
spalancare la finestra e lanciar-
mi fuori, ed allargando le brac-
cia volare, volare liberatomi dal
mio enorme fardello di 100 Kg
inutili, sfiorare la chiglia, ba-
ciare l’alba ed abbracciare tutti
gli uccelli … a proposito di uc-
celli, vado in bagno e poi a dor-
mire, e stavolta dormo. Notte.
parlare di lugubri esperienze.
Ci alziamo con le mani letteral-
mente nei coglioni che ormai
sono le ore 23.40 disquisendo
su capi di abbigliamento molto
costosi, su carissimi orologi
Daytona visti al polso di un
giovane ragazzo seduto ad un
tavolo vicino che andava in gi-
ro con un sederino davvero po-
co raccomandabile, al fianco di
un orgoglioso settantenne con
la faccia da porco. Salutiamo i
nostri amici per l’ultima volta
scambiandoci le e-mail, poi
lasciamo la sala sapendo che
non ci saremmo mai più rivisti;
a mezzanotte decidiamo quali
indumenti indossare domani
per lo sbarco e per il viaggio in
treno, soprattutto non so dove
mettere sto cazzo di cappello di
carta alla De Gregori che mi
porto dietro da Bari ed è più
delicato di uno Swarovsky e
così me lo ficco in testa. Metto
fuori la valigia che ci ha impre-
stato Silva e mi viene in mente
che ieri ci ha detto che ieri lei
mi aveva inviato un messaggio
dicendomi che loro tre partiva-
no per Barcellona, e la valigia?
Con questi pensieri metto fuori
la valigia, la borsa Rossa e …
CAZZO, resto chiuso fuori per-
ché la molla della porta è im-
placabile e mi ritrovo nudo nel
corridoio come un idiota; appe-
na si accorge che è sola la Ren-
za mi viene ad aprire quando
ormai ho le mani che sanguina-
no dai pugni che ho tirato per
far capire che ero nel corridoio
e non più nella cabina. Prova-
tissimo guadagno la stanza ed
alle ore 1.30 mi corico nel letto
in preda ad un dilemma che mi
tormenta da anni: la tengo o
approfittando della nera pro-
fondità degli abissi la invito a
vedere la luna e la scaravento
Domenica 19 Agosto 2007
nave Armonia della MSC ed
alla Crystal Serenity ancorate
anche loro al molo veneziano;
ci prepariamo tre panini con
Formaggio e prosciutto ed un
toast al Salmone per la Renza e
ci rechiamo come prestabilito
al Teatro Giove alle 11.55 che
è ormai semideserto, come tut-
to il resto della nave, perché
prima di far posto ai nuovi,
dobbiamo sparire prima noi;
qui ci dicono che finalmente
noi Neri possiamo abbandonare
la nave. Ora che siamo ritornati
Sono sveglio alle ore 6.46 e
guardo la TV che trasmette co-
stantemente il Punto-nave e
siamo molto vicini ai Sabbioni
di Venezia, l’ultimo giorno di
crociera praticamente è esclusi-
vamente lo sbarco, così come il
primo giorno era dedicato
all’imbarco pomeridiano; fac-
ciamo l’ultima doccia e salia-
mo per l’ultima volta al Ponte
Prometeo per la colazione con
Brioches rotonde, due dolci con
marmellata di albicocche, caf-
fèlatte, marmellata di fragole
ed un dolce triangolare che
sembrava una fetta di alveare
ed ecco che chiamano CAM-
BIASO GIAN PAOLO al Pon-
te 3, Miiiiinchiaa, avevo appe-
na detto alla Renza cosa avrem-
mo dovuto fare se ci avessero
chiamato. Scendo giù al Ponte
dei signori in bianco e mi trovo
davanti la signora che mi aveva
perso l’assegno e mi dà i soldi
che avevo come credito nel
badge e torno al Prometeo e per
far passare il tempo curiosiamo
dal vetro proprio davanti alla
Pagina 130 Istanbul Istanbul
domenica 19 Agosto 2007
Pagina 131 Domenica 19 Agosto 2007
cambiare a Milano e salire sulla
Carrozza 9 nei posti 25 e 26.
La stazione per istituzione è un
luogo dove ci si ritrova
e dove ci si lascia, un
eterno confronto tra gio-
ia e malinconia, tra chi
ama di più e chi di me-
no, e qui mi tocca assi-
stere alla più classica
fotografia di un menage
a senso unico dove lei lo
bacia ad occhi chiusi e
lui che sbaciucchia fred-
do, con lei che sale feli-
ce e lui che appena lei
scompare dietro alla
porta si allontana senza
nemmeno voltarsi, che
tristezza. Partiamo in
perfetto orario e tra cru-
civerba e sonnecchiate
si giunge a Milano alle
16.10 dove tra ansia e
spaventi indotti guada-
gniamo la nuova carroz-
sulla terraferma occor-
re tornare nella sala
d’imbarco a recuperare
i bagagli ed infine riu-
sciamo a recuperare i
tre bagagli disseminati
in un vero e proprio
cumulo di pacchi am-
massati. Ormai la va-
canza è solo un ricor-
do, ora si deve trottare
come al solito e cerca-
re subito un taxi bat-
tendo la concorrenza
di centinaia di turisti
con lo stesso proble-
m a . R i u s c i a m o
nell’intento molto
sgradevole di vincere
le varie precedenze ed
alle 12.40 ci imbar-
chiamo su un bel fur-
gone bianco con tanto
di porte scorrevoli alla
volta della Stazione Ferroviaria
di Venezia Mestre dove arrivia-
mo e ci mettiamo in attesa di
salire sulla Carrozza 8 nei posti
21 e 22 del convoglio che deve
partire alle ore 13.56 per poi
Venezia Mestre
Milano
ciamo vedere cosa abbiamo
comperato, Ciondoli, Narghilè
etc. fino a quando non arriva
Minaglia con la ragazza e par-
tono tutti per Genova. La Ren-
za disfa i bagagli, carica la la-
vatrice, rompe un piatto e si va
a dormire; purtroppo il mio u-
dito invece di riposare è sul chi
vive e così capta il bip bip bip
della Lavatrice che avverte che
ha terminato il suo lavoro e co-
sì, all’1.00 suonata, mi tocca
uscire mezzo nudo a stendere
sul terrazzo, sintomo che noi
maschi si deve solo ubbidire e
preludio alla normale vita che è
purtroppo ricominciata. Notte.
za per ripartire in perfetto ora-
rio alle 17.00 . In viaggio sia-
mo sacrificati in questi male-
detti vagoni moderni, non esi-
stono più i comodi scomparti-
menti dove potevi chiudere la
porta e le tendine e stravaccarti
sui sedili, ora hai tutto numera-
to, comunque come i buoni
vecchi meridionali, apriamo i
pacchetti preparati a bordo e
come ultima soddisfazione
mangiamo nei fazzoletti della
Costa Serena usati per incartare
gli alimenti. Purtroppo la Pia-
nura ci ha abbandonato ed ecco
il Mar Ligure tanto amato ma
che ora ci conferma che la va-
canza volge al termine ed alle
20.40, quando ormai la luce del
giorno si è fatta bluastra, eccoci
arrivati alla Stazione di Imperia
-Porto Maurizio dove fotografo
una stanca Renza. Ritiriamo la
Panda lasciata lì in stazione nel
lontano 12 Agosto e facciamo
la trionfale entreè in casa Cam-
biaso dove ad attenderci alle
ore 21.00 precise, ci sono Paolo
e Alice. Preparo una cena coi
fiocchi a base di Eliche Agnesi
con sugo di Pomodoro e Tonno
diventata ormai la mia ricetta
preferita ed innaffiamo il tutto
con abbondante Bonarda, al
termine apriamo le valige e fac-
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