ISS - Storia, e identità, di un ente di ricerca

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Lastorianonfattasoltantodaeventiufcialmentedocumentatiericono-sciuti, ma anche dal vissuto quotidiano dei suoi protagonisti che si manifesta attraverso lamemoria individuale e collettiva. Con lobiettivo di preservare e valorizzare il prezioso patrimonio di fonti orali, il volume raccoglie racconti e testimonianze di chi ha lavorato presso lIstituto Superiore di Sanit a partire dalla sua fondazione nel 1934, rappresentando cos una parte inedita della sto-ria della sanit pubblica e uno spaccato di vita e di costumi del secolo scorso. I beni storico-scientici dellIstituto Superiore di Sanit rappresentano una collana di monograe basate su unintensa attivit di recupero, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio di interesse storico e culturale che ha lo scopo di documentare le testimonianze sia materiali (strumenti scientici, documenti, fotograe)cheimmateriali(intervistearicercatorietecnici,raccontiorali), della storia dellIstituto Superiore di Sanit e pi in generale della sanit pub-blica italiana.I beni storico-scientici dellIstituto Superiore di SanitQuaderno 8Storia e identit di un ente di ricerca. LIstituto Superiore di SanitIstituto Superiore di Sanit8Storia e identit di un ente di ricerca.LIstituto Superiore di Sanitattraverso racconti e testimonianze oraliIstituto Superiore di SanitViale Regina Elena, 299 - 00161 RomaPresidente: Enrico GaraciTel. +39-06 49901Fax +39-06 49387118www.iss.itA cura di P. De Castro, D. Marsilie S. ModiglianiIstituto Superiore di Sanit Storia e identit di un ente di ricerca. L'Istituto Superiore di Sanit attraverso racconti e testimonianze oralia cura di Paola De Castro, Daniela Marsili e Sara ModiglianiIstituto Superiore di Sanit, RomaI beni storico-scientifcidell'Istituto Superiore di SanitQuaderno 8Istituto Superiore di SanitStoria e identit di un ente di ricerca. L'Istituto Superiore di Sanit attraverso racconti e testimonianze oraliA cura di Paola De Castro, Daniela Marsili e Sara Modigliani2011, 96 p. (I beni storico-scientifci dellIstituto Superiore di Sanit, 8)Lidea del volume nasce dalla consapevolezza dellimportanza di preservare e valorizzare le memorie di coloro che hanno contribuito alla storia dellIstituto Superiore di Sanit, il principale ente di ricerca per la tutela della salute pubblica in Italia. Le memorie orali rappresentano racconti inediti che fanno parte del patrimonio storico-scientifco dellente e costituiscono una preziosissima fonte di informazione pri-maria che rischia di perdersi se non adeguatamente registrata e valorizzata. Il volume, nei capitoli iniziali, ricostruisce il contesto in cui si svolge la ricerca ed evidenzia limportanza della documentazione storica, con particolare riferimento alle fonti orali; nei capitoli seguenti presenta la trascrizione di una intervista a un tecnico, appassionato di strumenti scientifci, che ha contribuito a salvarne molti dalloblio e dalla distruzione, successivamente vengono illustrati nel dettaglio i video storici prodotti dal Settore Attivit Editoriali dellISS contenenti interviste a persone che a vari livelli hanno lavorato in Istituto nel secolo scorso. Lobiettivo del volume quello di porre le basi per lo sviluppo di un progetto di lunga durata per la conservazione e lo studio delle memorie orali dellISS, che rappresenti non solo una parte di storia della sanit pubblica italiana, ma anche uno spaccato di vita e di costume dellambiente scientifco e della societ del secolo scorso.Istituto Superiore di SanitHistory and identity of a research institute. Te Istituto Superiore di Sanit through oral stories and memoriesEdited by Paola De Castro, Daniela Marsili and Sara Modigliani2011, 96 p. (I beni storico-scientifci dellIstituto Superiore di Sanit, 8)Te idea of this volume was born from the awareness of the importance to preserve and valorize the memories of those people who contributed to the history of the Istituto Superiore di Sanit, the main research institution for the safeguard of public health in Italy. Te oral memories represent unpublished stories that belong to the historical-scientifc heritage of the Institute and constitute a precious source of primary information that risks to get lost if not adequately recorded and valorized. Te volume, in its initial chapters, reconstructs the context in which the research develops and underlines the importance of the historical documentation, with particular reference to the oral sources. In the following chapters, the volume introduces the transcript of an interview to a technician, passionate of scientifc instruments, who contributed to save many of them from the forgetfulness and destruction, and illustrates in the detail the historical videos produced by the ISS Publishing Unit, containing interviews to people who worked in the Institute in the last century. Te objective of the volume is to set the bases for the deve-lopment of a long lasting project for the maintenance and study of the ISS oral memories, that not only represent a part of the Italian public health history, but also a section of life and custom of the scientifc environment and the society of the last century.Comitato redazionale: Enrico Alleva, Cecilia Bedetti, Giorgio Bignami, Amilcare Carpi De Resmini, Paola De Castro, Gianfranco Donelli, Daniela Marsili, Sara Modigliani, Federica Napolitani (coordinatri-ce) (Istituto Superiore di Sanit), Francesca Vannozzi (Sezione di Storia della Medicina, Universit di Siena).Redazione: Giovanna Morini e Laura Radiciotti, ISS.Progetto grafco della copertina: Giacomo Toth, ISS. Le fgure del volume sono tratte dal'Archivio fotografco dell'Istituto Superiore di Sanit.La responsabilit dei dati scientifci e tecnici dei singoli autori.ISBN 978-88-97498-01-8 Istituto Superiore di Sanit, 2011V.le Regina Elena 299, 00161 RomaINDICEPremessaPaola De Castro, Daniela Marsili, Sara Modigliani.............................. 1Breve storia dellIstituto Superiore di Sanit dal 1934 al 1999: luci e ombre di 65 anni di attivitGianfranco Donelli, Giorgio Bignami................................................... 3La valorizzazione della storia di un ente di ricerca per la promozione della cultura scientifica: ruolo dei saperi artigianiVeronica Bellisario, Alice Rinaldi, Enrico Alleva.................................... 27Il valore della testimonianza orale Alessandro Portelli................................................................................. 35 Le iniziative dellIstituto Superiore di Sanit per la tutela e per la valorizzazione della memoriaPaola De Castro ................................................................................... 39La collezione ISS di strumenti scientifici di interesse storico: intervista a Giacomo MonteleoneFederica Napolitani, Cecilia Bedetti...................................................... 49I video storici dellIstituto Superiore di Sanit prodotti dal Settore Attivit EditorialiDaniela Marsili.................................................................................... 73 lPremessaQuesto volume fa parte di un pi ampio disegno progettuale, con-cepito da diversi anni dal Settore Attivit Editoriali (SAE) dellIstituto Superiore di Sanit (ISS) e basato sulla consapevolezza che la storia nonfattasoltantodaeventiufcialmentedocumentatiericono-sciuti, ma anche dal vissuto quotidiano dei suoi protagonisti. Tale vis-suto si manifesta attraverso la memoria individuale e collettiva,non sempre prese nella dovuta considerazione nella ricostruzione storica ufciale degli eventi. Fortunatamente la storia non ufcialedel-lISS, nato nel 1934, tuttora presente nel ricordo di chi lha vissuta direttamente e dunque ancora recuperabile con limpegno di coloro che ne percepiscono limportanza e lunicit.Lidea del volume nasce dalla volont di preservare e difondere lestoriedichihacontribuitoallosviluppodellISS,ilprincipale ente di ricerca per la tutela della salute pubblica in Italia.Le me-morie orali rappresentano preziose fontiinedite che fanno parte del patrimonio storico dellente e costituiscono una importante risorsa documentaria primaria che rischia di perdersi se non adeguatamen-te registrata e difusa.Ilvolumepresentaunampiapanoramicadelcontestostorico-scientifco dellISS a partire dai primi decenni del secolo scorso, con-testo allinterno del quale si inserisce lattivit di recupero e valorizza-zione del suo patrimonio storico-culturale. Un contributo allinterno del volume sottolinea in particolare il valore ela specifcitdella testimonianzaoraleasostegnodellinterodisegnoprogettualedel recupero della memoria orale. Tale memoria rappresentata nel vo-lumedaunintervistachetestimonialosviluppodellacollezione degli strumenti scientifci dellISS, e da unaserie di video-interviste su tematiche diverse, realizzate dal SAE a partire dal 2006.Questo volume dedicato a Mimmo MonteleoneL'ISS attraverso racconti e testimonianze orali2La trascrizione dellintervista a Giacomo Monteleone e la trascri-zionedelparlatodelleseivideointervisteseguonoduediversiap-procci: la prima pi vicina ad una forma espressiva rispettosa delle regole linguistiche e dunque risulta di facile lettura e comprensione; le trascrizioni delle video interviste riportano invece in forma testuale illinguaggioutilizzatodagliintervistatinellalorooriginariaespres-sione. Ci corrisponde a due diversi approcci della trascrizione: una grammaticalmente corretta e di immediata comprensione, laltra fe-dele allespressione originaria, e in quanto tale non sempre gramma-ticalmente e sintatticamente corretta, ma utilissima per lo studio dei diversi messaggi trasmessi attraverso il racconto. Lobiettivo del volume dunque quello di porre le basi per lo svi-luppo di un progetto di lunga durata per la conservazione e lo studio dellememorieoralidellISScherappresentinonsolounapartedi storia della sanit pubblica italiana, ma anche uno spaccato di vita e di costumi del secolo scorso. Tale progetto pu consentire allinterno dellISS di sviluppare una metodologia di ricerca delle fonti storico/documentarie anche in relazione allattivit di altre istituzioni scien-tifche, italiane e non, aventi fnalit afni a quelle dellISS.Paola De Castro, Daniela Marsili, Sara ModiglianiIstituto Superiore di Sanit3LIstituto di Sanit Pubblica, che solo dal 1941 assumer lattuale denominazione di Istituto Superiore di Sanit, nacque in base a un progetto formulato nei tardi anni 20 del secolo scorso da due ma- 20 del secolo scorso da due ma- 20 del secolo scorso da due ma-lariologi: litaliano Alberto Missiroli, medico di carriera nei Labora-tori della Sanit Pubblica alle dipendenze del Ministero dellinter-no, che era stato nominato nel 1925 Direttore dellappena istituita StazioneSperimentaleperlaLottaAntimalarica;elostatunitense Lewis Wendel Hackett che, giunto in Italia nel gennaio 1924 per assumervilaresponsabilitdiunprogettoantimalaricoafdatogli dallInternational Health Board della Rockefeller Foundation (RF) (Figura 1), aveva subito stretto legami amichevoli di collaborazione con Missiroli, condividendo di fatto con lui la gestione scientifca della Stazione sperimentale stessa. E fu proprio Hackett a proporre unprimoprogettoperlarealizzazionedellIstitutoallaRFchein quegli anni fnanziava regolarmente programmi di lotta antimalari-ca in diversi paesi, Italia compresa.Dopounpaiodanniditrattativeilprogettodefnitivovenne infne approvato dal governo italiano in base ad un accordo che ne prevedeva il cofnanziamento in parti pressocch uguali. La cifra che sarebbe stata erogata dalla RF, di quasi un milione di dollari per la precisione 786.000 pi un massimo di 100.000 per le attrezzature rappresentava di fatto il versamento anticipato, in unica soluzione, di diversi anni di futuri fnanziamenti dei programmi gi sostenuti dalla stessa RF, mentre il Governo italiano, oltre a rendere disponibi-le il terreno su cui edifcare lIstituto, si impegnava ad un contributo equivalente (allepoca corrispondente a circa 12 milioni e mezzo di lire)legatoallimpegnodiassicurareconquestacifrailsuccessivo BrEvE StorIA dELL'IStItuto SuPErIorE dI SAnIt dAL 1934 AL 1999: LucI E oMBrE dI 65 AnnI dI AttIvItGianfranco Donelli, Giorgio Bignamigi Istituto Superiore di Sanit, RomaL'ISS attraverso racconti e testimonianze orali4funzionamentodellIstitutoalmenoperiprimiseianni,conun fnanziamento annuo previsto di poco inferiore ai due milioni(1). Va qui notato come anche soltanto lievi modifche nella sequenza degli eventi previsti dal protocollo dintesa o nelle fasi successive di applicazione dellaccordo avrebbe probabilmente messo in discussio-ne la nascita stessa dellIstituto(2).LIstituto, la cui inaugurazione prevista in un primo tempo per il 28 ottobre 1933 dovette slittare fno ai primi mesi del 1934, fu edif-cato comunque (Figura 2) a tempo di record in circa 3 anni lungo il (Figura 2) a tempo di record in circa 3 anni lungo il a tempo di record in circa 3 anni lungo il Viale Regina Margherita (oggi Regina Elena) e venne ufcialmente inaugurato nel giorno del Natale di Roma, il 21 aprile del 1934, da (1) Secondo quanto afermato nel fascicolo speciale redatto dallIstituto per la ricorrenza dei suoi primi 25 anni di attivit, il Governo italiano utilizz invece tutta la somma stanziata dalla RF per lacquisto dei quasi 18.000 mq di terreno su cui venne edifcato ledifcio centrale destinato ad ospitare i diversi laboratori, mentre a sue spese acquist aree limitrofe per un totale di circa 15.000 mq nella retrostante Via del Castro Laurenziano in cui troveranno posto man mano gli stabulari, la biblioteca centrale, una serie di servizi tecnici ed ulteriori strutture di ricerca.(2) Per avere unidea della complessit delle procedure previste dal protocollo frmato dalle due Per avere unidea della complessit delle procedure previste dal protocollo frmato dalle due parti e dei problemi venutisi a creare a seguito delle oscillazioni di cambio prima e della svaluta-zione poi, si rimanda al libro di Gianfranco Donelli e Enrica Serinaldi Dalla lotta alla malaria alla nascita dellIstituto di Sanit Pubblica. Il ruolo della Rockefeller Foundation in Italia: 1922-1934, in cui si illustrano tra laltro in dettaglio le varie fasi che portarono alla realizzazione delledifcio.Figura 1. - Rappresentanti della Rockefeller Foundation (da sinistra George K. Strode, FrederickF.Russell, WilliamA. Welch)insiemeaAntoninoPais,GiulioRafaelee Vidulich, in visita a Sermoneta nel novembre 1927 (Donelli e Serinaldi, 2003).L'Istituto Superiore di Sanit dal 1934 al 19995BenitoMussolini,accompagnatodalSottosegretarioalMinistero dellInterno Guido Bufarini Guidi e dal suo corteo di gerarchi, ol-trech dallappena nominato direttore dellIstituto, Gaetano Basile; ma si trattava di un edifcio pressocch vuoto, mancante ancora di arredieapparecchiature,cherichieseropoiunfnanziamentoag-giuntivo della RF di fronte ai traccheggiamenti della parte italiana che,decollatalarivendicazionedellImpero,nontrovavapii soldi per fare interamente fronte alla parte di sua spettanza (Donelli e Serinaldi, 2003). Dopo breviperiodididirezio-nipuramentenominali tra il febbraio 1934 ed ilfebbraio1935quella diGaetanoBasile,di-rettoregeneraledella SanitPubblicanelMi-nisterodellInterno;e trailmarzoedilluglio 1935quelladiDante DeBlasi,professoredi IgieneallUniversitdi Roma,prestodimes-sosiperassumerela presidenzadelConsi-glioSuperiorediSanit lIstitutocomincer adentraregradualmen-teinfunzionesolocon la nomina di Domenico Marotta (Figura 3) avve-nutail25luglio1935. NellIstitutoconfuiro-no man mano non solo i malariologi della Stazio-nesperimentalediretti daMissirolimaanche ricercatorietecnicidei Figura2.-Lostatodeilavoridell'edificioISS, settembre 1933.Figura 3. - Domenico Marotta, Direttore dellIstituto dal 1935 al 1961.L'ISS attraverso racconti e testimonianze orali6trelaboratoripreesistentidellaSanitPubblica:ilLaboratoriodi Fisica / Ufcio del Radio diretto da Giulio Cesare Trabacchi, sino ad allora ospitato dal Regio Istituto di Fisica dellUniversit di Roma inviaPanisperna,diretto allepocadaOrso Maria Corbino ed in cui operava tra gli altri un Enrico Fermi trentaquattrenne; il Labo-ratorio di Batteriologia e Micrografa e il Laboratorio di Chimica, che avevano sede nel vecchio convento di S. Eusebio a Piazza Vitto-rio Emanuele ed erano allora diretti rispettivamente da Bartolomeo GosioedaDomenicoMarotta.Nelcomplessotrail1935edil 1936 si trasferirono nel nuovo Istituto di Sanit Pubblica 38 unit di personale, che sarebbero diventate 129 nel 1941, 305 nel 1949 e ben 839 nel 1959: una crescita davvero strepitosa soprattutto se si tiene conto degli eventi catastrofci e del succedersi di tempi difci-li, dalle guerre di Etiopia e di Spagna alla seconda guerra mondiale, dagli anni di miseria nellimmediato dopoguerra ai problemi della ricostruzione del Paese. Questa crescita, iniziata con la nomina di Marotta alla direzione dellIstituto, va indubbiamente attribuita in massima parte alle sue capacit tecnico-scientifche, manageriali e politiche che lo porteranno a restare in carica sino al 1961 (Bovet, Bovet, 1993; AA.VV., 1999a). AA.VV., 1999a). Marotta fu infatti nei successivi periodi lartefce delle scelte di volta in volta pi idonee per assicurare alle attivit tecnico-scientif-che dellIstituto il pi alto livello qualitativo possibile e raggiungere allostessotempounaottimizzazionedellesuefunzioniditutela dellasalutepubblica.Eglisiprodigsindalliniziosiaperofrire qualifcateiniziativediformazionealpersonalesanitariodeivari livelli, che per la creazione e il continuo arricchimento di un no-tevolissimopatrimoniodidocumentazionitecnico-scientifche (riviste, libri, monografe, manuali ed altro), un patrimonio unico nel suo genere, considerata anche la progressiva diversifcazione dei settori di attivit dellIstituto. Infatti ai quattro laboratori originari di Batteriologia-Micrografa, Chimica, Fisica e Malariologia, si ag-giunsero ben presto quelli di Biologia, Epidemiologia, Ingegneria e Veterinaria, poi nel 1947 quello di Chimica Terapeutica, nel 1948 e negli anni successivi strutture pilota dedicate alla chimica bio-logica e alla chimica microbiologica (v. oltre) ed ancora nel 1959 i laboratori di Chimica Biologica e di Elettronica.L'Istituto Superiore di Sanit dal 1934 al 19997Con la pubblicazione, a partire dallanno stesso della sua nomina, dei Rendiconti dellIstituto Superiore di Sanit (i precursori degli attuali Annali) Marotta si preoccup anche di istituire un canale di difusione Marotta si preoccup anche di istituire un canale di difusione si preoccup anche di istituire un canale di difusione dei risultati della attivit istituzionali. Egli cur inoltre personalmente e minuziosamente listituzione e la crescita di una costellazione completa costellazione completa completa diefcientiservizitecnici,prontiarispondereinqualsiasimomento alle pi diverse esigenze dei vari settori dellIstituto: dai servizi elettrici a quelli idraulici, dalla falegnameria (Io? Ero falegname... via! Due parole con Oceano Gasparrini. De Castro e Modigliani, 2008) allofcina mec-canica,daldisegnotecnicoallafotografa,dallasoferiadelvetro(E che ce vo'. Un mestiere scomparso. Dalla voce di un sofatore di vetro del-l'ISS. . De Castro e Modigliani, 2006) al mulino, panifcio e pastifcio 2006) al mulino, panifcio e pastifcio sperimentali. Non trascur infne di curare sin nei minimi dettagli, gli aspetti logistici e di design, lacquisizione e larricchimento di materiali didattici, opere darte e volumi rari per la biblioteca centrale, nella con-vinzione che un ambiente ordinato, esteticamente gradevole e cultural-mente stimolante, anche se sobrio, fossero fattori importanti per incen-tivare la creativit e limpegno di ricercatori, tecnici e amministrativi. ComeraccontaDanielBovetnellasuacommemorazione(Bovet, 1993), ogni fne settimana, nella mattinata di domenica, quando lIsti- nella mattinata di domenica, quando lIsti- quando lIsti-tuto era vuoto (salvo i turnisti), Marotta per gli intimi Don Mim insieme ad alcuni dei pi stretti collaboratori, dopo la cerimonia del caf,neispezionavaminuziosamenteivarisettori.Eseconstatava qualche pur minima imperfezione una macchina da scrivere lasciata senza copertura, un vetro di porta o fnestra con unincrinatura, della vetreria non lavata o non rimessa al suo posto, ecc. il lunedi successivo chiamava colui che di volta in volta era stato individuato quale respon-sabile dellirregolarit, o delleventuale mancato inoltro in tempo reale eventuale mancato inoltro in tempo reale eventuale mancato inoltro in tempo reale di un buono di richiesta di riparazione, e cortesemente ma fermamen-te lo richiamava allordine. Il suo stile era tale e le preoccupazioni per il benessere dei dipendenti dellIstituto a tal punto minuziose e afet-tuose (ne testimoniano ad esempio le sue foto alla festa della Befana) (Figura 4) che, anzich risentimenti e rancori, la sua ostinazione per il buon andamento di ogni aspetto dellattivit dellIstituto creava legami personaliprofondiconlamaggioranzadeiricercatori,tecnicieam-ministrativi, alimentando un robusto spirito di corpo corrispondente alla efcace defnizione che si trova in uno scritto del 1969 di Franco Basaglia (Lettera da New York, ristampata nei due volumi Einaudi L'ISS attraverso racconti e testimonianze orali8delle opere): ...Se una istituzione tende a una fnalit che accomuna glielementichenefannoparte,nonesistonoproblemidiautorit, democrazia, comunitariet in quanto categorie assolute...(3).NegliannidiguerraneiqualilIstitutosubfortunatamentedanni minori(Figura 5) rispetto a quelli provocati nel vicino quartiere di San (Figura5)rispetto a quelli provocati nel vicino quartiere di San rispettoaquelliprovocatinelvicinoquartierediSan Lorenzo dal disastroso bombardamento del 19 luglio 1943 Marotta svolse un ruolo importante e per taluni aspetti poco o per nulla conosciuto. Infatti, oltre a prodigarsi per minimizzare gli intralci alle attivit dellIstituto provocati dallinevitabile razionamento delle risorse, egli si impegn personalmente e generosamente anche per fornire materiali di pronto soccorso ai partigiani ed evitarne la cattura da parte delle milizie tedesche, sia dando loro rifugio che consegnandogli false tessere di identit dell'Istituto Superiore di Sanit(4).Figura 4. - Domenico Marotta partecipa alla festa per la Befana, 1961.(3) Costituirebbe censura e autocensura il non ricordare anche il severo avvertimento che segue la frase appena citata: ...E quando non esiste unazione comune che si scatenano le dinamiche psico-logiche a tutti i livelli. Lautorit ha paura di confrontarsi e di svelare la sua vera faccia; la tolleranza teme di rivelare la sua durezza; il subordinato teme di essere strumentalizzato; il capo teme di non essere obbedito. In questo giuoco in cui tutti hanno lillusione democratica di partecipare al potere, non si pu che tendere a tagliarsi ciascuno la propria fetta senza pensare alluso comune che ne dovrebbe essere fatto, confermando ancora una volta la divisione del lavoro a tutti i livelli....(4) Tale lodevole attivit, che espose Marotta a non pochi rischi di ritorsione da parte delle SS tedesche, trova obbiettivi riscontri nelle numerose lettere di ringraziamento a lui indirizzate tra l'altro dal Partito Cristiano Sociale, dal Partito Comunista Italiano e dalla Legazione britannica presso la Santa Sede, lettere oggi conservate nel suo archivio personale afdato dagli eredi a uno di noi (G.D.)L'Istituto Superiore di Sanit dal 1934 al 19999 Di quegli anni ancora da ri-cordare il tentativo in larga parte riuscitodiMarottadisottrarre lIstituto, dopo l8 settembre del 1943, allordine di trasferimento al Nord diramato dalle autorit della Repubblica di Sal(5).TraghettatocosunIstituto praticamenteintattosinoalla liberazionediRomanelgiugno del1944,epoifnoaltermine delconfitto,proprioneglianni di maggiori ristrettezze del primo dopoguerra Marotta riusc a con-durreabuonfneunaseriedi operazionidieccezionalevalore siasulpianoscientifcochesu quellodelleesigenzedellasalute pubblica. La prima operazione fu la mas-siccia campagna antimalarica in cui ebbe un ruolo determinante Alberto Missiroli, intelligentemente programmata ed energicamente condotta grazie anche ai sostanziosi aiuti ottenuti dagli Stati Uniti, in particolare attraverso la fornitura di grandi quantitativi di DDT (Figura 6) e di mezzi adeguati. Si era infatti creata una grave emergenza per la recrude-scenza della malattia provocata soprattutto ma non soltanto nellarea pontina dagli eventi bellici e dal sabotaggio da parte dei tedeschi di parte delle opere di bonifca. La campagna consent di abbattere sino a zero morbilit e mortalit da malaria in un tempo ancor pi breve di quello originariamente programmato(6).(5) Marotta, per evitare il trasferimento dellIstituto, diede incarico all'allora giovane ricercatore del Laboratorio di Microbiologia Rodolfo Negri di recarsi al nord Italia con pochi collaboratori perdarevitaadunlaboratoriodisanitpubblicachevenneefettivamenteattivatopressoil Laboratorio di Igiene e Proflassi di Como e che oper in quella sede per oltre un anno, come lo stesso Negri ricorda in un suo libro autobiografco di qualche anno fa stampato in proprio.(6) PerunanalisiesaustivasivedaG.MajoriIlLaboratoriodimalariologiaeleradicazione della malaria in Italia pubblicato in Il Laboratorio di Malariologia. (Majori, 2010).Figura 5. - Danni alledifcio ISS provocati dal bombardamentodiS.Lorenzodel19luglio 1943.L'ISS attraverso racconti e testimonianze oralil0La seconda operazione fu listituzione nel 1947 del Laboratorio di Chimica Terapeutica afdato alla direzione di Daniel Bovet. Questi proveniva dallIstituto Pasteur di Parigi, dove negli anni trenta e fno allametdeglianniquarantaavevasvoltoricerchedieccezionale valore: la messa a punto del primo sulfamidico, insieme al chimico Jacques Trfoul e al microbiologo Federico Nitti (Bovet, 1988) e poi di altri prodotti di notevole utilit terapeutica, come gli antistaminici e i curari di sintesi che gli valsero l'assegnazione nel 1957 del premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina (Bignami, 1993). Bovet aveva sposatoFilomenaNitti(Figura 7), anchessa ricercatrice al Pasteur, (Figura7), anchessa ricercatrice al Pasteur, ,anchessaricercatricealPasteur, sorella del gi citato microbiologo Federico e fglia dello statista Fran-cesco Saverio Nitti, il quale si era rifugiato con la famiglia a Parigi per sfuggireallepersecuzionidelregimefascista.Durantegliannipi neri delloccupazione nazista di Parigi, Bovet si era impegnato con la moglie, il cognato e il suocero a trasferirsi in Italia dopo la fne della guerra, al fne di collaborare alla ricostruzione del paese e in partico-lare allo sviluppo delle attivit di ricerca biomedica. Oltre ai coniugi Bovet, co-protagonista di questo piano sarebbe dovuto essere Federico Figura 6. - Squadra di ciclisti attrezzati per il trattamento con il DDT sul territorio e nelle abitazioni, 1948.L'Istituto Superiore di Sanit dal 1934 al 1999llNitti, le cui notevoli compe-tenze microbiologiche erano complementari a quelle fsio-farmacologichedeiBovet: ma il destino decise diversa-mente.Infatti,quandoera gi sul piede di partenza per lItalia,Nitticontrassenel suolaboratorioalPasteur una infezione tubercolare da unceppoparticolarmente virulento di bacilli di Koch e venne rapidamente a morte, poco prima che si rendessero disponibiliiprimichemo-terapicieantibioticiefcaci contro la tubercolosi. Per Fi-lomena e Daniel, cos come perglisviluppidellache-mioterapiaantibattericain Italia, questa fu una perdita irrimediabile: se ne trova una signifcativa traccia nella dedica dellopus magnum, redatto in gran parte dai Bovet nei periodi di blocco delle attivit del laboratorio parigino durante loc-cupazione e pubblicato nel 1948 (Bovet e Bovet-Nitti, 1948): A la mmoire de notre frre et camarade FEDERICO NITTIChef de service lInstitut Pasteur1903-1947Negli anni di lavoro in Istituto (1947-1964) ) Daniel e Filomena Bovet portarono avanti insieme a diversi collaboratori in primis il chimico organico e chimico biologo Giovan Battista Marini Bettlo Marconi, il quale sarebbe poi diventato il primo direttore del Labo-ratorio di Chimica Biologica e successivamente direttore dellIstituto (AA.VV., 1999b) una serie di importanti linee di ricerca sui curari (daqui,tralaltro,lintroduzionedellasuccinilcolinainchirurgia), su vari farmaci del sistema neurovegetativo e del sistema cardiovasco-lare e infne sugli psicofarmaci (Bignami 1993; Bignami e Carpi De Resmini, 2005). Questultimo argomento, insieme alla psicobiologia Figura 7. - Daniel Bovet e Filomena Bovet-Nitti nellannodellassegnazionealprimodelpremio Nobel per la Fisiologia o la Medicina, 1957).L'ISS attraverso racconti e testimonianze oralil2eallageneticadelcomportamento,sarpoiilprincipalecampodi ricerca di Bovet come docente universitario prima a Sassari, poi a Roma e come direttore dellIstituto di Psicobiologia e di Psicofar-macologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche, sino al pensiona-mento nel 1977. La terza operazione vincente di Marotta fu la chiamata a Roma, nel 1948, di Ernst Boris Chain (Figura 8), il quale nel 1945 era stato insignitoinsiemeadAlexanderFlemingeaHowardW.Floreydel premioNobelperlaFisiologia elaMedicina,motivatodalle scopertecheliavevanocondotti allamessaapuntodellapenicil-lina (Clark, 1985; Bovet, 1988). NeisuoianniromaniChain avviunaseriediiniziativeno-tevolmente diversifcate ma tutte digranderilievoecontribuin modo determinante allo sviluppo in Istituto di strutture scientifche davanguardia di cui tuttavia non assunse mai la direzione(7). Daunlato,infatti,creun gruppodiricercadichimica biologica,dedicatosoprattutto allostudiodelmetabolismodei glicidi e al meccanismo dazione dellinsulina, gruppo nel quale si form tra gli altri Francesco Pocchiari, futuro successore di Marini Bettlo prima alla direzione del Laboratorio di Chimica Biologica e poi alla direzione dellIstituto. Dallaltro lato Chain svolse un lavoro pionieristiconelcampodellachimicaegeneticamicrobiologica (7) Anche per sottolineare le diferenze tra le normative di quel periodo e quelle attuali, va ricordatocheChain,adiferenzadiBovetcheacquissubitolacittadinanzaitaliana,non divennemaiformalmenteDirettoredilaboratorio.Infattiaqueitempipertalecarica occorreva la cittadinanza italiana, mentre non era consentita la doppia cittadinanza; e Chain non volle rinunciare a quella del Regno Unito, dove infatti torner nel 1964 cone professore allImperial College di Londra dopo i fatti di cui si dir in seguito. Le strutture da lui create, e in particolare il Centro Internazionale di Chimica Microbiologica, furono da lui dirette per quasi 15 anni grazie a incarichi contrattuali speciali afdatigli dal direttore Marotta. Figura 8. - Ernst Boris Chain, premio No-bel per la Fisiologia o la Medicina, 1945.L'Istituto Superiore di Sanit dal 1934 al 1999l3mirato alla produzione per via fermentativa di sostanze di notevole interesse medico-terapeutico, come le nuove generazioni di penicil-line resistenti alla penicillinasi, gli alcaloidi dellergot, e altro ancora. Da questo lavoro nacque liniziativa di sviluppare in Istituto un im-pianto pilota per la produzione di penicillina (Figura 9); tale impian-to, dotato di 3 fermentatori con una capacit complessiva di 3.000 litri costruiti interamente in Istituto, rappresenter per una quindi-cina danni lunico impianto produttivo al mondo in mano pubblica anzich privata, in grado di fornire antibiotico a costi inferiori a quelli del mercato. Tale unicit, sottolineata dalla ininterrotta processione di delegazioni di vari Paesi che venivano a visitarlo e ad informarsi sulle caratteristiche di questa anomalia, attirer poi da pi parti cri-tiche nei riguardi dellIstituto. Limpianto era stato annesso al Centro Internazionale di Chimica Microbiologica che, inaugurato nel 1951, rimase in funzione sino alla met degli anni '60 per essere poi man mano dismesso e riconvertito ad altre produzioni.AltrosettoredellIstitutoallepocametadivisitecontinueerail LaboratoriodiFisica,siaperilsuoimpiantoperlaproduzionedi neutroni, costituito sostanzialmente da un generatore di tensione di tipo Cockeroft e Walton da 1 milione e 200 mila volt, da una sorgen-Figura 9. - Gli edifci ISS per la produzione della penicillina, 1951.L'ISS attraverso racconti e testimonianze oralil4te di ioni e da un tubo acceleratore, che veniva utilizzato per la prepa-razione di sostanze radioattive artifciali e con il quale lo stesso Fermi aveva condotto numerosi esperimenti; che per il suo reparto di mi-croscopia elettronica, nato nel 1942 con listallazione del primo mi-croscopio elettronico prodotto commercialmente dalla Siemens che, afdatoallecuredellalloraCapodelLaboratoriodiFisica,Giulio Cesare Trabacchi e della sua giovane assistente Daria Bocciarelli, con-sent lavvio della ricerca ultrastrutturale in Italia (Donelli, 2008).I primi studi, avviati in collaborazione con Brenno Babudieri, bril-lante ricercatore del Laboratorio di Batteriologia, riguardarono micror-ganismi allepoca di notevole rilevanza sanitaria quali le spirochete della febbre ricorrente e le rickettsie del tifo petecchiale: la prima micrografa elettronica ottenuta allIstituto il 27 novembre del 1942 era appunto relativaacellulediLeptospiraacquatilis.Ilfascinodelsupermicro-scopio, come veniva allora chiamato lo strumento, attrasse subito nu-merosi ricercatori dalle Universit e da altri istituti di ricerca ma ben presto gli eventi bellici misero fne a tutto ci: per il timore che potesse cadere in mano agli alleati lo strumento venne infatti smontato e requi-sito l8 ottobre del 1943, per essere riportato in Germania dalle truppe l8 ottobre del 1943, per essere riportato in Germania dalle truppe , per essere riportato in Germania dalle truppe tedesche,maraggiunsesolounapiccolastazioneferroviariavicinoal confne tedesco, poi distrutta dai bombardamenti alleati. Tuttavia, av-visati della requisizione qualche giorno prima, ricercatori e tecnici del Laboratorio di Fisica, lavorando di notte, operarono una serie di rilievi epreseronotadeiprincipalidatitecnico-costruttividelmicroscopio. E fu cos che, sotto la guida di Trabacchi e Bocciarelli fu presto avviata la progettazione e la costruzione di uno strumento analogo, operazio-ne per la quale tuttavia furono necessari oltre due anni e mezzo, date soprattuttoleenormidifcoltdireperimentoallepocadeimateriali necessari. Lo strumento, entrato in funzione nel luglio del 1946 (Figura 10), lavorer poi ininterrottamente fno ai primi anni 60, rivelandosi in 60, rivelandosi in 60, rivelandosi in grado di assicurare prestazioni migliori del Siemens, rendendo possibili alcune importanti e pioneristiche ricerche ultrastrutturali di Giuseppe Penso, di Franco Scanga che nel 1960 in occasione del 25 Anniversa-rio dellIstituto pubblicher il suo indimenticabile Atlante di Microscopia Elettronica di Italo Archetti che tra il 1948 ed il 1950 condusse im-portanti ricerche sul virus infuenzale e di tanti altri valenti microbiologi dellIstituto. Nei primi anni sessanta si avvicinarono al microscopio elet-tronico i biofsici in primis Mario Ageno, che aveva assunto nel 1958 L'Istituto Superiore di Sanit dal 1934 al 1999l5la direzione dei Laboratori di Fisica, e la sua collaboratrice Clara Fronta-li; ma anche noti biologi molecolari dellUniversit di Roma quali Franco Graziosi e Giorgio Tecce. Inizi cos unastagionediricercheentusia-smanti, alla quale uno di noi (G. D.) ebbe la fortuna di prendere parte af-fancandone i protagonisti, che im-piegarono la microscopia elettronica per studi su virus batterici, animali e umani quali modelli utili alla com-prensione delle propriet biologiche dellemacromolecole,acomincia-re da acidi nucleici e proteine. E fu proprio il successo di queste ed altre ricerche ed il fervore delle numerose e qualifcate collaborazioni che conti-nu ad attirare in quegli anni latten-zione della comunit scientifca nazionale e internazionale sullIstituto. Tuttavia, gi prima del pensionamento di Marotta nel 1961 e della nomina come direttore incaricato (1961-1964) del noto chimico Gior-dano Giacomello, si era avviato dapprima in modo quasi impercettibile, sotterraneo, poi sempre pi scoperto e drammatico, un processo revi-sionisticomirato,attraversoilconcorsodiforzeinterneedesterne,a imprimere una svolta in direzione opposta a quella seguita per decenni da Marotta e dai suoi pi fedeli collaboratori, in particolare i Bovet. Dal-linterno si formularono accuse prima velate, poi palesi, di investire una quota eccessiva delle risorse disponibili in imprese di ricerca di base di scarso interesse sanitario, come venivano strumentalmente defnite quelle deiBovetediChain,ascapitodegliinterventidirettiallatuteladella salute pubblica. Basti ricordare a tal proposito il discorso che lallora diret-tore del Laboratorio di Microbiologia Giuseppe Penso tenne alla vigilia del pensionamento di Marotta nel 1960, in occasione delle celebrazioni del 25 anniversario dellIstituto: chiaramente con il suo discorso si era candidato a succedergli e quindi si sent fortemente ofeso per il suo sca-valcamento da parte di Giacomello che sospettava, e presumibilmente a ragione, che fosse stato sostenuto da Marotta. D'altronde alcuni quoti-diani di orientamento politico anche diverso da da l'Unit a La Giustizia a Il Messaggero iniziarono fn dal 1960 ad attaccare lIstituto e la sua iniziarono fn dal 1960 ad attaccare lIstituto e la sua Figura10.-Microscopioelettronico dell'ISS costruito nellofcina del Labo-ratorio di Fisica, 1946.L'ISS attraverso racconti e testimonianze oralil6gestione. Mentre tali attacchi avevano un carattere eminentemente politi-co, organi di stampa assai difusi e a taglio scandalistico come Il Borghese versarono a pi riprese fango e veleni sullIstituto pubblicando articoli dif-famatori del tipo LIstituto rosso della signora Filomena o Il furto della superpenicillina, articolo questultimo in cui si accusava Chain di pira-teria scientifca e si faceva intendere tra le righe, pur senza nominarlo, che il direttore dellIstituto non aveva fatto nulla per impedirla. A cavallo fra gli attacchi politici e quelli scandalistici si colloca un ampio articolo delEspressocheaccusaMarottadivolersicostruireunveroeproprio 'Marotteo' , mentre porta il frac un po abbondante come quelli di Marotteo' , mentre porta il frac un po abbondante come quelli di certi re del cacao sudamericani e ha bisogno di marmi e lampadari, di inservienti in livrea e di quadri alle pareti (Pivato, 2011, p. 151-153).Nel 1964, in coincidenza quasi certamente non casuale con lattacco allente nucleare (Centro Nazionale per l'Energia Nucleare, CNEN) at-traverso lincriminazione del suo direttore Felice Ippolito, Marotta in pensione ormai da tre anni venne accusato di gravi irregolarit. Laccusa pi grave fu quella di aver svenduto la centrale telefonica dellIstituto, bench perfettamente funzionante al punto di esser poi utilizzata come la prima centrale del nuovo aeroporto Leonardo da Vinci a Fiumicino per acquistarne una nuova, giustifcando loperazione con false motiva-zioni. Secondo testimonianze attendibili, queste motivazioni Marotta le aveva addotte a tutela del buon nome dellIstituto, la sua creatura. Cio avendo scoperto che la centrale era stata taroccata per consentire linter-cettazione di tutte le conversazioni interne ed esterne; e avendo avuto un autorevole parere tecnico-giuridico che la cosa poteva essere sanata solo previa denuncia penale contro ignoti, aveva preferito correre i rischi che il suddetto falso comportava, piuttosto che mettere in piazza la torbida vicenda. Incriminato e processato, Marotta sub una pesante condanna in primo grado, ma venne poi assolto anni dopo in appello(8).PocodopoancheGiordanoGiacomellovenneaccusatodialtre irregolarit per le quali fu incriminato e processato. La cosa potrebbe apparireparadossale:maaGiacomelloparenonsiperdonasselano-tevolecorrettezzaecompetenzaconlaqualesvolgevailsuocompito (8) Sul ruolo giocato da componenti interne allIstituto nelle vicende che portarono l8 aprile del 1964 al clamoroso arresto di Marotta che, con prassi inusuale dato il tipo di accuse mosse-gli, venne immediatamente tradotto in manette a Regina Coeli, si legga linteressante ricostru-zione contenuta nel libro pubblicato recentemente dal giornalista Marco Pivato dal titolo Il miracolo scippato, che ripercorre le tappe e svolge unanalisi delle possibili motivazioni politiche di quattro scandali dellepoca: i casi Olivetti, Mattei, Ippolito e Marotta (Pivato, 2011).L'Istituto Superiore di Sanit dal 1934 al 1999l7 qualit esplicitamente riconosciute proprio dai pi fedeli ex-collaboratori di Marotta, i Bovet appunto deludendo le attese di chi aveva favorito lasuanominaconlintentodiservirsenecomepicconatoredelleredit marottiana. Il suo rifuto di promuovere lascesa del chimico dellIstituto dellIstituto Stefano Chiavarelli, fortemente ostile a Marotta e ai Bovet e forte di in-fuenti appoggi politici esterni, ad una prestigiosa cattedra universitaria di chimica farmaceutica un settore nel quale Giacomello dominava incon-trastato sarebbe stata, secondo una testimonianza inedita di archivio, la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso (si tratta di una frase in un diario personale di Daniel Bovet custodito negli Archivi dellIstituto Pasteur). Il nesso tra le traversie dellISS di Marotta e di Giacomello che, che, a diferenza del roccioso Marotta, fu vittima di efetti collaterali, fu vittima di efetti collaterali, entrinunostatodifortesoferenzaepocodopoammalgrave-menteevenneamorteequelledelCNENdiIppolitoedello smantellamento del Settore elettronico e informatico di avanguardia dell'Olivetti, verr ipotizzato assai pi tardi (Paoloni, 2005; Farina e assai pi tardi (Paoloni, 2005; Farina e (Paoloni, 2005; Farina e Bedetti,2007;Pivato,2011).Cio,vieraprobabilmenteunnesso tralepreoccupazioniamericaneeinparticolaredellaloroindu-stria nucleare per il rischio di sviluppo autonomo di un nucleare made in Italy, sostenuto dagli interessi della neonata ENEL, e quelle delle multinazionali farmaceutiche per un possibile incrinarsi del loro oligopolio nel settore degli antibiotici. Preoccupazioni del resto ana-loghe a quelle che si sospettarono essere alla base del precedente in-cidente di percorso nel settore petrolifero, culminato con la caduta dellaereodiEnricoMatteinel1962:ancheseacinquantannidi distanza seguitano a proliferare le ipotesi su mandanti ed esecutori (si veda ancora il libro gi citato di Pivato, 2011).Buona parte degli anni 60 trascorsero cos in un clima di burra- 60 trascorsero cos in un clima di burra- 60 trascorsero cos in un clima di burra-scoso piccolo cabotaggio. Dopo la caduta di Giacomello, lincarico di direzione fu afdato a Marini Bettlo (1964-1968): ma passarono anni sinch uno dei tanti governi che si succedevano a brevi intervalli di tempo si decise a nominarlo direttore efettivo (1968-1971), dopo molte sedute di Consiglio dei ministri nelle quali il fascicolo nomina Marini Bettlo spariva regolarmente dal carrello dei documenti(9).(9) Alla fne il documento arriv a destinazione e la nomina venne approvata nel luglio 1968 grazie allautorevole intervento del capo dei Nuclei Antisofsticazioni e Sanit (NAS) dellArma dei Carabinieri generale Naso che, sincero estimatore di Marini Bettlo, si era presentato in alta uniforme nellanticamera del Consiglio per controllare che il fascicolo non sparisse dal carrello per l'ennesima volta.L'ISS attraverso racconti e testimonianze oralil8Ma poco dopo la sua nomina efettiva anche contro Marini Bettlo si avvi uninchiesta penale per presunte irregolarit, che sostitu ai lacci e lacciuoli che impastoiavano un direttore soltanto incaricato (Frassi-neti, 1974, v. in particolare il capitolo relativo agli incaricati) quelli che toccavano a un indagato. Tuttavia, nel 1971 Marini Bettlo riuscir a tirarsi fuori dalle sue gravi difcolt grazie alla nomina a docente uni-versitario,nominapichemeritata.Eccezionalmentevalidi,infatti, erano stati i suoi contributi alla chimica organica e in particolare allo studio delle sostanze naturali; e particolarmente preziosi i legami che aveva stabilito con vari interlocutori scientifci nel Sud America durante gli anni di docenza nelle universit di Santiago del Cile e di Montevi-deo (1946-1949), prima dellavvio della collaborazione con i Bovet a Roma: legami che favorirono sia un via-vai di ospiti latino-americani qualifcati, sia un fusso di importanti materiali biologici dalla inesau-ribile fonte di fora e fauna sud americana verso il laboratorio romano (Bovet Bovet et al., 1959; AA.VV., 1999b). AA.VV., 1999b). Nel frattempo, sotto la spinta di una situazione istituzionale sempre pi logora e dei venti di contestazione che giungevano dalla Francia con le prime lotte studentesche e operaie, andava prendendo sempre pi vigore allinterno dellIstituto un movimento rivendicativo che, grazie anche ad alcuni consistenti aiuti po-liticiesindacaliesterni,tentdifar ripartire un progetto di riforma, pur assailimitatoeprudente.Tuttavia tale progetto, dopo laboriose trattati-ve andate quasi in porto, cadde def-nitivamente nel 1968 a causa dellen-nesima crisi di governo e al successivo scioglimento delle Camere. Ma qui chesiavvialefcacenarrazionedi MassimoDeVincenzisullesucces-sive agitazioni, sui lavori dellAssem-blea permanente, sulla crisi che fece decidere loccupazione dellIstituto e cheprovoclinterventodellaforza pubblica (Figura 11), e su altri eventi ancora (In Istituto accadde il fnimon-Figura11.-Articolodelquotidiano Paese Sera sullintervento della forza pub-blica in Istituto il 12 dicembre 1969.L'Istituto Superiore di Sanit dal 1934 al 1999l9do.Ioc'ero..DeCastroe Modigliani, 2009). Ed 2009).Ed inquestoquadrodi turbolenzeistituzionali chesicollocanel1971la nonfacilesostituzionedi MariniBettlo,datoche tuttiiprecedentidiretto-ri(salvoiprimiduesolo nominali,BasileeDe Blasi)avevanoavutopi o meno gravi incidenti di percorso di natura penale. Dopolaboriosetrattative, talenodogordianovenne tagliato dal ministro Luigi Mariotti con lafdamento dellincaricodidirezione nel 1971 e la nomina uf-ciale nel 1972 di Francesco Pocchiari (Figura 12), il biochimico gi allievo di Chain e poi direttore (Figura 12), il biochimico gi allievo di Chain e poi direttore , il biochimico gi allievo di Chain e poi direttore del Laboratorio di Chimica Biologica: uomo di grande umanit e di indubbie capacit tecnico-scientifche, manageriali e politiche, che riu-scir a togliere lIstituto dal pantano e ad avviare un processo di straor-dinaria trasformazione e crescita, sino alla sua scomparsa allinizio del 1989 (Alberani et al., 1990). Massimo De Vincenzi nella sua intervista appenacitatadescrivelucidamentegliannidellagestionePocchiari sino all'approvazione nellagosto del 1973 della legge 519. Lapplicazio-ne di tale legge fu un processo molto pi complesso di quanto non ci si attendesse sulla cresta dellonda dei successi ottenuti da un movimento sostanzialmente unitario e ampiamente rappresentativo della maggio-ranza del personale e delle diverse parti sindacali e politiche. Assai labo-riose, infatti, furono le trattative tra le varie parti interne ed esterne: sia per la messa a punto del nuovo organigramma, sia per la defnizione degli altri interventi previsti dalla legge, in particolare le modalit dei concorsi prima riservati e poi nazionali per il nuovo inquadramen-to del personale (di cui una parte consistente sottoinquadrata) e per le successive ondate di nuove assunzioni. Trascorsero cos quasi tre anni Figura12.-FrancescoPocchiari,Direttoredel-lIstituto dal 1972 al 1989.L'ISS attraverso racconti e testimonianze orali20sino alla promulgazione del decreto ministeriale applicativo nellestate del 1976, e ancora altri mesi sino al lento avvio della efettiva applica-zione del medesimo decreto allinizio del 1977. Vennerocosanniincuialgeneralerefussopolitico-sindacale del Paese si aggiunse il progressivo sflacciamento del movimento del personale, deluso e frustrato dai ripetuti rinvii dei provvedimenti pre-visti dalla legge di riforma. Si assistette cos ad un crescente riaforare di particolarismi delle varie componenti tecnico-scientifche, sinda-cali e politiche e allaccettazione di compromessi che in alcuni casi condussero a risultati contraddittori. Ad esempio, una delle fnalit della legge di riforma era quella di ottimizzare la ricerca biomedico-sanitariaegliinterventiistituzionaliafavoredellasalutepubblica, attraverso il passaggio dai vecchi laboratori per lo pi a impronta disciplinare a nuovi laboratori tematici a carattere interdisciplina-re. Ma se si confrontano i tre organigrammi-chiave quelli prima e dopo il decreto applicativo del 1976 e quello ancora successivo del 1982, motivato dai maggiori compiti previsti per lIstituto in quanto organotecnico-scientifcodelServizioSanitarioNazionaleistituito con la legge 1978/833 si pu constatare che diversi laboratori in precedenza a impronta disciplinare vennero efettivamente ridisegna-ti in laboratori tematici multidisciplinari ma che almeno in un caso importante, quello del Laboratorio di Fisica, fu confermato lo statu quo; e almeno in un caso altrettanto importante un laboratorio che sindallasuaistituzioneerastatotematicoemultidisciplinare la la la Chimica Terapeutica, comprendente chimici, chimici biologi e far-macologi laureati in scienze biologiche o in medicina venne smem- venne smem- venne smem-brato per istituire laboratori a impronta disciplinare (Farmacologia e Chimica del Farmaco). Maquellidal1977inpoifuronoancheglianniincuifuad esempiorifondatounLaboratoriodiEpidemiologiadaundiret-toreproveniente dalla microbiologia Alfredo ampieri, per tutti provenientedallamicrobiologia Alfredo ampieri, per tutti Alfredoampieri,pertutti Duccio dotato di notevoli capacit tecnico-scientifche, manage- Duccio dotato di notevoli capacit tecnico-scientifche, manage- dotato di notevoli capacit tecnico-scientifche, manage- dotato di notevoli capacit tecnico-scientifche, manage-riali e umane (Figura 13). Il laboratorio, avviato con solo un paio di aiutanti, riusc in pochi anni a crescere sino a livelli qualitativi e quan-titativi confrontabili con le pi importanti analoghe strutture scienti-fche di altri Paesi; e questo, grazie a oculate scelte concorsuali mirate a qualifcate acquisizioni dallesterno, cio a scanso delle sempre pi frequenti e devastanti cooptazioni clientelari che gi allora venivano L'Istituto Superiore di Sanit dal 1934 al 19992limposte dai politici. E furono anchegliannineiquali,da unaprogrammazionedella ricercacheneidiversilabo-ratorisilimitavaalcollage delle proposte dei vari gruppi (oanchedisingolisogget-ti),sipassalladefnizione eallaattivazionedigrandi progettiinterdisciplinaridi durataquinquennale(quelli di prima generazione furono: Malattieinfettive,Patolo-gianoninfettiva,Ambiente, Farmaci,Alimentiesalute, Valutazioneepianifcazione deiservizisanitari)rigorosa-mentevagliatidaunComi-tatoscientifcoincuierano rappresentate, spesso a livelli di eccellenza, molte se non tutte le specifche competenze necessarie. Nello stesso periodo si avviarono con risorse e afdamenti esterni e grazie a gestioni fuori bilancio importanti progetti come quello sulla Terapia dei tumori e quello sullAIDS(10). In parallelo i vari laboratori dovettero afrontare problemi di salute pubblica di dimensioni qualitative e quantitative spesso di gran lunga superiori alle risorse disponibili: nel 1973 il colera a Napoli, a Bari eaCagliari(AA.VV.,1974);nel1974leproblematicheigienico-sanitarie correlate alla produzione industriale in Calabria e Sardegna delle cosidette bioproteine ed ai rischi connessi al loro impiego in alimentazioneanimale(D'Agnoloetal.,1979);nel1975,lafda-mento di rilevanti compiti di controllo in materia di prelievi dorga-no a scopo di trapianto; nel 1976 il coinvolgimento istituzionale per la defnizione del piano di bonifca dellarea contaminata da diossina (10) Ma va qui sottolineato che proprio in questo contesto che nasce, anche se inizialmente condimensionifsiologiche,laproblematicadelprecariatodeigiovaniricercatorietecnici che, sempre pi alimentato da crescenti fondi esterni e nel tempo anche da fondi dIstituto, andr assumendo nei successivi decenni dimensioni patologiche incontrollabili.Figura13.-AlfredoZampieri,Direttoredel LaboratoriodiEpidemiologiaeBiostatistica dal 1977 al 1989.L'ISS attraverso racconti e testimonianze orali22a seguito dellincidente nello stabilimento ICMESA di Seveso (Seveso cihacoltidisorpresa.L'interventodell'IstitutoSuperiorediSanitin un disastro ambientale del 1976. De Castro et al., 2010); nel 1976 la ); nel 1976 la contaminazione ambientale da arsenico a seguito dellincidente allo stabilimentoANICdiManfredonia;nel1978ilcosiddettoMale Male Male oscuro a Napoli (Donelli, 1981); nel 1979, lavvio del programma di sorveglianza sulla nuova Malattia dei Legionari, descritta e os-servata per la prima volta tre anni prima negli USA; nel 1980 il disa-stroso terremoto che colp oltre 300 comuni della Campania e della Basilicata,perilqualelIstitutofuingradodimobilitarsientro24 ore, contribuendo al piano di emergenza ed attivando una sorveglian-za sulle malattie infettive che ebbe quale suo strumento informativo settimanale il neo-istituito Bollettino Epidemiologico Nazionale (Figura 14). Ed ancora, furono i laboratori dellIstituto ad essere schierati in prima linea per afrontare nel 1984 la marea rossa da eutrofzzazione nellAdriatico; nel 1986 le conseguenze sanitarie della contaminazione di diverse aree italiane a seguito dellincidente alla centrale nucleare di Chernobyl (Belli et al., 1987), con particolare riguardo alla necessit di limitare lesposizione della popolazione italiana alle radiazioni ionizzanti attraverso lassunzione di alimenti contaminati; e dal 1987 in poi lat-tivazione di una serie di interventi sia a livello di ricerca che di sorve-glianza e prevenzione per fronteg-giare la rapida escalation dellemer-genza AIDS (Rossi, 1990). InquestistessianniPocchiari, primoitalianochiamatoafar partedellExecutiveBoarddel-lOrganizzazioneMondialedella Sanit,siadoperpersensibi-lizzarelIstitutoneiriguardidei programmiinternazionali,con lobbiettivodiattivarecentridi collaborazione in particolare con lOMSsutematichesanitarie emergentiediavviareattivit dicooperazioneesoprattuttodi formazione di personale sanitario Figura 14. - Il primo numero del Bollettino Epidemiologico Nazionale (BEN), 1980.L'Istituto Superiore di Sanit dal 1934 al 199923nei paesi in via di sviluppo, in campi quali quello della malaria in cui lIstituto poteva vantare una lunga e ben nota tradizione. Per quanto riguarda lOMS lIstituto contribu tra laltro allo sviluppo negli anni 80 di iniziative come il Centro di Collaborazione OMS per la ricerca 80 di iniziative come il Centro di Collaborazione OMS per la ricerca e la formazione nel campo della salute mentale in Italia, fortemente sostenuto dal direttore del settore di competenza a Ginevra lo psi-chiatra Norman Sartorius e diretto per il primo turno di presidenza dallo stesso Pocchiari: un centro a struttura federativa nel quale con-fuirono diversi gruppi universitari e di altri enti. Per quanto attiene alle attivit di cooperazione allo sviluppo, particolare rilievo ebbe l'af-fdamento a Pocchiari nel 1985, da parte del Ministro degli Esteri, del coordinamento del gruppo di lavoro sulla cooperazione sanitaria nellambito della Seconda Conferenza Nazionale sulla Cooperazione allo Sviluppo. Purtroppo, tutto questo fervore di attivit dovette re-gistrare con linaspettata morte di Francesco Pocchiari a soli 64 anni, il2gennaio1989,unbruscorallentamentoseguitodalsucceder-siinundecenniodibencinquedirettoridellIstituto:trediloro, provenienti da vari settori dellIstituto, furono chiamati per incarico: il farmacologo Vincenzo Longo nel 1989, limmunologo Giuseppe Vicari tra il 1993 e il 1995 (ma fu anche direttore efettivo per un breveperiodoprimadelpensionamento)elingegnerebiomedico Aurelia Sargentini nel 1995-1996. Due furono invece gli accademici esterninominati:lanatomicoedex-PresidentedellIstitutoRizzoli di Bologna Francesco Antonio Manzoli che, nominato nel 1989 dal nominato nel 1989 dal ministro Carlo Donat-Cattin, rest alla direzione dellIstituto fno al rest alla direzione dellIstituto fno al 1993;eilginecologoeconsulentedellOMSGiuseppeBenagiano che, nominato nel 1996 dal ministro Rosy Bindi, rester alla direzio- nominato nel 1996 dal ministro Rosy Bindi, rester alla direzio- rester alla direzio-ne fno al 2001. Furono quelli anni spesso travagliati, segnati non solo dalle vicende di Tangentopoli, Sanitopoli e Farmacopoli, ma anche da casi spinosi ai quali lIstituto dovette suo malgrado dedicare risorse notevoli. Basti ricordare, ad esempio, la questione mediaticamente e politicamente gonfata della validit o meno della cura di Bella per i tumori: quando diceva, scherzando, il direttore Benagiano che tutti igiornidovevafarecolazioneconpaneeDiBella,conevidente riferimento ad una nota pubblicit alimentare. Questoperiodosegnatodaricorrentiincertezzediindirizzo,si concluderalliniziodel2001conl'uscitadiscenadiBenagiano qualeultimodirettoredellIstitutoeunradicalecambiodiassetto L'ISS attraverso racconti e testimonianze orali24istituzionale che vorr lIstituto non pi afdato ad un Direttore ma ad un Presidente, coadiuvato da un Direttore generale con funzioni soprattutto amministrative. Siamo cos giunti al traguardo temporale checieravamoprefssiperquestabrevestoriadellIstituto;quello appunto rappresentato dalla sua trasformazione in Ente avvenuta a seguito del decreto legislativo n. 419 del 29 ottobre 1999 e del suc-cessivo decreto del Presidente della Repubblica n. 70 del 20 gennaio 2001 che ne hanno stabilito e regolato la nuova organizzazione: da amministrazionedelloStatocomeparteintegrantedelMinistero della Sanit anche se governata da statuti per molti aspetti diversi da quelli delle pubbliche amministrazioni tipiche a Ente di diritto pubblicoconpersonalitgiuridica,sottolavigilanzadelMinistero dellaSalute.Edappuntoquichelanostranarrazionestoricaper il momento fnisce, mentre recenti provvedimenti normativi stanno aprendo una ulteriore fase di riassetto ancora tutta da defnire. Bibliografa-AA. VV. Atti del Seminario Internazionale su: Difusione e trattamento dell'infezione colerica. Roma, Istituto Speriore di Sanit, 24-25 aprile 1974. Roma: Istituto Poli-grafco dello Stato; 1974. -AA.VV. Atti del Convegno in onore di Domenico Marotta nel 25 anniversario della morte (9 luglio 1999). Rendiconti dell'Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL. Memorie di Scienze fsiche e naturali. Serie V. Vol. XXIII, parte II, tomo 1. Roma; 1999a. p. 79-247.-AA.VV. G.B. Marini Bettolo (1915-1996). La fgura e l'opera. Atti del Convegno e catalogo della mostra. Roma, 26-28 marzo 1998. Roma: Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL; 1999b. (Scritti e Documenti, XXIII).-Alberani V, D'Agnolo G, Donelli G, Silano V. Francesco Pocchiari: l'uomo, i pro-getti e le realizzazioni. Ann Ist Super Sanit 1990;26(Suppl. 1):21-67.-BelliM,BertocchiA,CamposVenutiG,FrullaniS,GaribaldiF,GirolamiB, Grandolfo M, Grisanti G, Mazzei F, Onori S, Risica S, Rogani A, Simula S, Tabet E, Tabocchini A, Vecchia P (A cura di). Il rischio ambientale nella produzione di energia:risultati sperimentali, calcolierifessionidopoChernobyl. 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Roma: Istituto Superiore di Sanit; 2009. (Video storici, 4).-De Castro P, Modigliani S, Marsili D (Ed.). Seveso ci ha colti di sorpresa. Lintervento dellIstituto Superiore di Sanit in un disastro ambientale del 1976. Intervista a Ales-sandro di Domenico, Giovanni apponi e Roberto Raschetti efettuata presso la Biblioteca. Riprese e montaggio di Walter Tranquilli. Roma: Istituto Superiore di Sanit; 2010. (Video storici, 5).-Donelli G (A cura di). Eccesso di mortalit infantile a Napoli nell'autunno-inverno 1978-79. Ann Ist Super Sanit 1981;17:723-908.-Donelli G. La microscopia elettronica all'Istituto Superiore di Sanit dal 1942 al 1992: dai Laboratori di Fisica al Laboratorio di Ultrastrutture. Roma: Istituto Superiore di Sanit; 2008. (I beni storico-scientifci, Quaderno 4).-Donelli G, Serinaldi E. Dalla lotta alla malaria alla nascita dellIstituto di Sanit Pub-blica. Il ruolo della Rockefeller Foundation in Italia: 1922-1934. Bari: Laterza; 2003. -Frassineti A. Misteri dei ministeri. 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Ann Ist Super Sanit 1990;26(Suppl 1):111-8. 27LA vALorIZZAZIonE dELLA StorIA dI un EntE dI rIcErcA PEr LA ProMoZIonE dELLA cuLturA ScIEntIFIcA: ruoLo dEI SAPErI ArtIGIAnI Veronica Bellisario a, Alice Rinaldi a, b, Enrico Alleva aa) Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze, Istituto Superiore di Sanit, Romab) Dizionario Biografco degli Italiani (DBI), Istituto dellEnciclopedia Italiana, RomaLa conservazione e lacelebrazione dellamemoriastorica, tramite testimonianze sia materiali (strumenti scientifci, documenti, fotogra-fe), che immateriali (interviste a ricercatori, tecnici e ospiti, racconti orali),favoriscelarifessionesullimportanzadelruolocheilnostro ente ha da sempre rivestito nella storia della sanit pubblica italiana e internazionale. Utilmente anche promuove la conoscenza del passato, permettendoci di afrontare in maniera critica, ma anche con il neces-sarioslancio,ilnostrofuturo:stimolandoproprioquelsensodiap-partenenzaaunistituzioneimportantechehaunapropriastoriadi origine e di consolidamento nella comunit scientifca internazionale. Ricostruire le memorie dellIstituto Superiore di Sanit non signi-fcapersemplicementeripercorrernelastoriaricordandoigrandi progettichedocumentanoleccellenzascientifcadelleattivitdi ricerca svolte, ma si riferisce anche (anzi, soprattutto) alle storie meno note,quellechepihannopermessoilraggiungimentoditaleec-cellenza, dunque ai rapporti interpersonali tra i ricercatori e tutti gli addetti, tecnici e amministrativi. Questi tratti di piccole storie, altret-tanto preziosi quanto gli scritti scientifci, sono per ben pi difcili da ereditare e da documentare, perch frutto di una tradizione orale tramandata dai colleghi pi anziani, testimoni di un secolo conclusosi e della preziosa quotidianit di un passato che rischierebbe altrimenti di essere dimenticato. Atalepropositounodinoi(E.A.)hapersonalmenteavutola grande fortuna di poter rivivere, grazie alle testimonianze verbali di GiorgioBignamiediAmilcareCarpiDeResmini,memoriesto-L'ISS attraverso racconti e testimonianze orali28riche delle migliori esperienze per lISS che hanno contribuito alla crescita e allo sviluppo della ricerca italiana, alcuni momenti di storia di questo istituto. Bignami e Carpi hanno pi volte raccontato il clas-sismo che ha caratterizzato lIstituto Superiore di Sanit fno agli anni 60, quando la distinzione tra laureati e non-laureati era resa evidente dal camice bianco per i primi e da tute di diversi colori per i secondi, nonch dallaccesso ad ascensori separati. Dal 1968, quando anche i tecnici iniziarono a indossare camici bianchi, questa distinzione venne meno, rappresentando una grandissima vittoria culturale che ha resti-tuito dignit a una fgura professionale importante, se non addirittura indispensabile: quella del tecnico, gi riconosciuta in passato da illustri personaggi. Daniel Bovet (Figura 1) premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia nel 1957 aveva in grande considerazione il lavoro dei suoitecnicicollaboratori,alpuntocheco-frmavaarticoliscientifci conloro,riconoscendonelacapacitdidareuncontributointellet-tuale alla ricerca. Il collaboratore CTER Gino De Acetis, che seppe da solo addestrare dei colombi a risolvere difcili test cognitivi, ebbe tale fortuna e, successivamente, meritatissima fama (Alleva, 2009).UominidellospessorediBovetnonsisottraevanoalleattivit albanconedalaboratorio,supervisionandoeafancandoitecnici: come testimonia anche il cravattino che indossava, e non gi la cra-vatta, che lo avrebbe ostacolato nel lavoro pratico. Grandi scienziati quindi,maanchegrandiuomini,chehannoriconosciutoilvalore diqueiprotagonistisi-lenziosiche,conilloro lavoro,tenace,paziente esapientementeartigia-nale,hannocontribuito alraggiungimentodei risultatidieccellenzain campo scientifco. I tecnici in passato erano ancheabilissimiartigia-ni;nonbisognainfatti dimenticarechemolte dellestrumentazionidi cuidisponevanoila-boratoriquiinIstituto Figura 1. - Daniel Bovet.Valorizzazione della storia di un ente di ricerca29erano state costruite dalle loro sapienti mani. Erano strumenti unici al mondo, invidiatissimi dagli stranieri delle migliori istituzioni.Lostrumentoessenzialeperlindaginescientifca;enonsolo perch potenzia le capacit sensoriali del ricercatore, ma anche perch entra nellideazione e nellanalisi dei risultati di un esperimento, ne anzi un fondamentale ingrediente di base. Lo strumento tecnicamente innovativo (signifcativamente pi preciso o pi potente) pu infuen-zare profondamente lesperimento, a partire dallipotesi di lavoro. Ma nonraramenteinvecelipotesidilavoroascaturiredallemaggiori possibilit aperte da uno strumento migliorato. Levoluzione strumen-tale ha proceduto, migliorando laccuratezza della misura, o con la pos-sibilit di efettuare misurazioni concomitanti di parametri utili, a de-scrivere e analizzare un determinato fenomeno biologico biomedico. Il Settore Attivit Editoriali di questo istituto, che ringraziamo vi-vamenteperlimpegnoprofusonellarealizzazioneenellasponsoriz-zazione di questi contributi, ha realizzato dei flmati, che uno di noi (E. A.) ricorda con piacere e che giovani che come noi (V. B. e A. R.) hanno visionato con vivo interesse per conoscere la storia dellIstituto e apprezzare il valore di lavori ormai scomparsi: il sofatore di vetro (E che ce v, De Castro e Modigliani, 2006) e il falegname scientifco (Io?Erofalegnamevia!,DeCastroeModigliani,2008),ricordano due mestieri artigianali della met del secolo scorso e ormai scomparsi, che hanno il fne di indurci alla rifessione sullimportanza del ruolo di queste fgure. Il primo flmato, realizzato a partire da unintervista a Gianni Radiciotti, un molto noto e apprezzato (anche a livello sovrana-zionale) sofatore di vetro dellIstituto Superiore di Sanit, intitolato E che ce v, riprendendo una frase da lui stesso pronunciata quando gli si chiedeva di realizzare qualcosa. Il secondo la testimonianza di Oceano Gasparrini, che qui ha lavorato come falegname. Dal racconto di queste persone traspare un grande attaccamento allIstituto e alle persone che vi lavoravano e che ne governavano i destini scientifci. Lessenza di questi flmati tanto nelle parole quanto nelle espres-sionifaccialideivoltiemozionatidiquestidueesimicolleghiarti-giani: quando chi avr il piacere di suggerne dalle interviste flmate quellaloroveracepassione:uncarburanteadaltoquozientedi ottani, che entusiasmava le migliori menti scientifche dei ricercatori membri della squadra di cui questi due tecnici erano parte essenziale. Gli obiettivi erano sempre unitari e alla fne si confondevano i ruoli, L'ISS attraverso racconti e testimonianze orali30tuttiitecnicieranounitiinununicosforzocomune.Ildirettore, magarigiPremioNobeloilfocosolinceo,direttoredilaborato-rio,MarioAgeno(Figura2),pendevanodirettamentedallelabbra dei loro tecnici, custodi e perfezionatori di beni scientifci dellISS: faschi, cilindri, becchi Bunsen, strumenti fatti di budella seccate di intestino di cavia, serpentine dove arte e necessit di rafreddamen-to dei liquidi circolanti si fondevano, dati che si incidevano su rulli rotanti afumicati di tossico nerofumo e che divenivano misure, poi numeri, poi dati: i contenuti delle pubblicazioni scientifche destina-te a narrare la storia dellISS. Un passato glorioso, fatto dai tecnici, il cui lavoro ha poi costituito uno strumento indispensabile quando stato traslato per procedure di diagnostica medica e ambientale.La valenza di questi profli professionali, soprattutto oggi, prescin-de dal solo ambito qualitativo del lavoro, sfociando anche in quello economico, dal momento che la presenza di personale addetto alla gestione e manutenzione di apparecchiature e materiale sperimentale permette un notevole risparmio di risorse economiche, non altrimen-ti garantito, ad esempio, dal ricorso a personale specializzato esterno allente, come succede vieppi oggi. Tuttavia questo un problema di ben pi ampia portata e nonfacilmenterisolvi-bile,perchdovutoalla disincentivazioneattiva epassivadellaricerca inquestosecoloeal-laumentodeicostidel personale: che evidenzia ancora di pi una spac-caturatraunpassato, nontroppolontano, caratterizzato dal perso-nale reperimento di ma-teriale e realizzazione di apparatisperimentali, eunpresentenelquale semprepifrequen-teilcoinvolgimentodi dittespecializzate,conFigura 2. - Mario Ageno al microscopio elettronico.Valorizzazione della storia di un ente di ricerca3lunconseguenteinnalza-mento dei costi di ricerca. Ricorda E.A. quando, la-vorando presso il labora-toriodiRitaLevi-Mon-talcini(Figura3),uno dinoi(E.A.),sirecava personalmenteconla propriaVespaPiaggio pressoilaboratoridella Casacciaperreperireil materialemurino,teste decapitate dei soggetti di sesso maschile necessario perlestrazionediNGF (nerve growth factor) dalle ghiandole sottomandibolari di topo. O ancora, quando lanticorpo anti-NGFnonvenivaacquistatodacasefarmaceuticheobiotech produttrici, ma ricavato da una capra messa a disposizione dal marito di Angelina Valanzano (una nostra bravissima collaboratrice tecnica dellISS)chelavoravapressounentesperimentaleperlagricoltu-ra,sullaviaNomentana. Viaggiallalba,perevitareiltrafcoperi-urbano; capre bizzose; veterinari complici. Un aspetto da prendere in considerazione riguarda linnovazione, strettamente legata ai saperi artigianali perch sono proprio questi a essere soggetti a innovazione, fungendo da trampolino di lancio per il progresso tecnico-scientifco. La societ scientifca italiana e interna-zionale ha crescente bisogno di innovazione (un fatto che diventato dogmaticoinEuropa)ealloranoncisipupermetteredilasciar andare e di perdere gradualmente e inesorabilmente tali saperi. Com-prenderne limportanza ed evitare tale fenomeno lunico strumento per considerare queste storie e memorie, non come appartenenti a un passato ormai troppo lontano, ma come qualche cosa che pu rap-presentare il nostro presente, ma anche e soprattutto il nostro futuro. Futuri prossimo e remoto.Unistituzione che ha questa storia e questa tradizione di qualit di lavoro eccellente nel senso corrente del termine; suddetta eccellenza tale in quanto riconosciuta a livello globale: per gli illustri perso-Figura 3. - Rita Levi-Montalcini.L'ISS attraverso racconti e testimonianze orali32naggi e Premi Nobel che hanno contribuito a fare la storia dellIsti-tuto Superiore di Sanit, e dei quali ne ricordiamo orgogliosamen-tealcuni:DanielBovet,precedentementemenzionato;ErnstBoris Chain, insignito del prestigioso premio nel 1945, che presso lIstituto Superiore di Sanit diede inizio a importanti e nuove attivit come quelle di genetica e chimica microbiologica, fnalizzate soprattutto, ma non soltanto, allo sviluppo e alla produzione degli antibiotici. Per un breve periodo si trovarono a lavorare in Istituto entrambi i premi Nobel(BoveteChain,Figura4)eRitaLevi-Montalcini,donnae medico in un mondo di uomini, pionieristica fgura femminile nel panorama scientifco internazionale, futuro Premio Nobel nel 1986. Uno di noi (E. A.) ha lavorato con Bovet e Rita Levi-Montalcini al Consiglio Nazionale delle Ricerche per molti anni, periodi densi di emozioniconoscitive:unavventuraesistenzialeculminatainrigo-gliosi riconoscimenti scientifci (Levi-Montalcini et al., 1990; Aloe et al., 1986; Spillantini et al., 1989).CiacuiquestoIstitutodeveaspirarelaprosecuzionequasi naturale di quello che stato lISS dal 1934 al 2001, con una suc-cessiva e inevitabile fase di modernizzazione; il non voler vedere la sua specifcit e il non considerare la sua storia rende molto fragili alcune parti di questo ente e potenzialmente perniciosi alcuni pro-gettidiriforma;percipreservarequestastoriarappresentaun punto di forza per guardare al futuro e la trasmissione delle tradizio-ni scientifche elemento imprescindibile per raggiungere, e preser-vare,quelleccellenza tecnico-scientifica, decretatadauna lungastoriadipre-stigioprofessionale, necessariaarendere afdabileunente come il nostro istitu-to, che pu orgoglio-samentedimostrare di aver avuto gi nella suastoriapassataun ruolodielevatarile-vanza internazionale. Figura 4. - Ernst Boris Chain e Daniel Bovet con lam-basciatore di Gran Bretagna, a sinistra, e con il collabo-ratore di Bovet Gian Luigi Gatti, 1956.Valorizzazione della storia di un ente di ricerca33motivodiorgogliofarpartediunistitutocheregolarmente ormai dedica uno spazio crescente alla rifessione sulla propria storia; questa probabilmente loccasione per ribadire che centri di eccel-lenza sono quasi esclusivamente istituzioni antiche (non certo an-tiquate), la cui notoriet tecnico-scientifca decretata da una lunga storia di prestigio professionale: vi albergano scuole scientifche tradi-zionali, perseguono missioni consolidate, operano formazione attra-verso la regolare captazione di giovani talenti, tanto italiani che esteri. Non si diventa di eccellenza per un semplice atto certifcato sulla GazzettaUfcialedellaRepubblicaItaliana:cisidiventa,comeil nostro ISS, dopo non pochi decenni di onorato servizio, sinergico e coordinato, di tante vite professionali spese tra dedizione e passione per la ricerca: personale tecnico e amministrativo di eccellenza ovvia-mente inclusi.Bibliografa-Alleva E. Storia delletologia italiana. In: Cavalli Sforza LL (Ed.). Cavalli Sforza LL (Ed.). La cultura ita-liana. Vol VII Scienze e Tecnologie.Torino: UTET; 2009. pp. 445-67. Torino: UTET; 2009. pp. 445-67.-AloeL,AllevaE,BhmA,Levi-MontalciniR.Aggressivebehaviorinduces release of nerve growth factor from mouse salivary gland into the bloodstream. Proc Natl Acad Sci USA 1986;83:6184-7.-De Castro P, Modigliani S (Ed.). E che ce vo. Un mestiere scomparso. Dalla voce di un sofatore di vetro dellISS. Intervista a Gianni Radiciotti efettuata da Paola De Castro e Sara Modigliani presso il Settore Attivit Editoriali. Riprese di Walter Tranquilli,montaggiodiMirkoDiBenedetto.Roma:IstitutoSuperioredi Sanit; 2006. (Video storici, 1).-De Castro P, Modigliani S (Ed.). Io? Ero falegname via! Due parole con Oceano Gasparrini.IntervistaaOceanoGasparriniefettuatapressoilSettoreAttivit Editoriali. Riprese e montaggio di Walter Tranquilli. Roma: Istituto Superiore di Sanit; 2008. (Video storici, 3).-Levi-Montalcini R, Aloe L, Alleva E. A role for nerve growth factor in nervous, endocrine and immune systems. Progr NeuroEndocrinImmunol 1990;3:1-10. -Spillantini MG, Aloe L, Alleva E, De Simone R, Goedert M, Levi-Montalcini R. Nerve growth factor mRNA and protein increase in hypothalamus in a mouse model of aggression. Proc Natl Acad Sci USA 1989;86:8555-9.35In pieno 1968, i ricercatori di un laboratorio del Consiglio Nazio-nale delle Ricerche a Napoli avanzarono una rivendicazione a prima vista paradossale: chiedevano che tutti gli articoli scientifciprodotti dal laboratorio fossero frmati non solo dai ricercatori ma anche da tutti coloro il cui lavoro li aveva resi possibili dai tecnici di labora-torio agli addetti al lavaggio delle vetrerie. Era ovviamente unespres-sioneingenuadellegualitarismoestremistasessantottino;ma,come spessocapitacongliestremismi,contenevaancheunnocciolodi verit. E infatti non un caso che il lavoro sulla storia orale dellIsti-tuto Superiore di Sanit sia cominciato proprio con lintervista con Gianni Radiciotti, sofatore di vetro.Ora, non c dubbio che in una ricerca di laboratorio il contribu-todelricercatore,almenoinlineadiprincipio,qualitativamente diverso rispetto a quello di chi ha costruito gli strumenti e di chi li tieneincondizionediessereusati. Tuttavia,noncdubbiocheil contributounicoefnaledelloscienziatostasopralespallediuna quantitdilavoridiquestotipo,apparentementepiserialiein-tercambiabili, ma senza i quali non avrebbe modo di concretizzarsi. Perci, se la storia della scienza raccontata sempre come storia degli scienziati, cos come la storia dellarchitettura raccontata come storia degli architetti, tuttavia le fonti orali esplorano quel territorio umano di lavoro e competenza che sta al disotto del radar di una narrazione storica convenzionale ma che la rende possibile. Come diceva Brecht, chi lha fatta, Tebe dalle sette porte? E chi lha costruito, il laboratorio del ricercatore?E allora, possiamo anche avere delle sorprese: per esempio, render-ci conto del fatto che anche il lavoro apparentemente meno qualif-cato non comporta meno coscienza e impegno di quello pi visibile e riconosciuto. Quello che colpisce nellintervista con il sofatore di IL vALorE dELLA tEStIMonIAnZA orALEAlessandro PortelliFacolt di Lettere, Filosofa e Scienze umanistiche, Sapienza Universit di RomaL'ISS attraverso racconti e testimonianze orali36vetro, infatti, un dato che rinvia a un altro presupposto implicito nella rivendicazione dei ricercatori napoletani: limpossibilit di sepa-rareveramente, se non su un piano autoritario, lavoro intellettuale e lavoro manuale. La competenza, il rigore dellartigiano non sono altri dalla competenza e dal rigore che ci si aspetta dal ricercatore, anche se applicati su piani diversi (e con diversi riconoscimenti e compensi). Ma questo non vale solo per lavori tanto speciali da essere in via di estinzione, come il sofatore di vetro; si applica, in linea di principio, a tutto il lavoro. Quando ricordo la boutade sessantottina sui lavatori di vetrerie, nonpossodimenticareillavoratoreternanoche,cacciatodalleac-ciaierie dove era operaio qualifcato e riciclatosi come netturbino, si vantava: Da quaranta bidoni che raschiavamo prima che ci andavo io, io e n altro, scemo come me, avevamo portato la produzione a n altro, scemo come me, avevamo portato la produzione a n altro, scemo come me, avevamo portato la produzione a sessantacinque bidoni al giorno. E li facevamo puliti, netti. E non posso dimenticare Wylletta Lee, leader di una comunit afroameri-canainKentucky,checonfermava:SeDiohafattoschetunon possa fare altro che lo spazzino, allora sii il miglior spazzino in citt. La storia orale ci insegna che non c lavoro tanto umile e insignif-cante da non poter essere fonte di identit e di orgoglio. Fare bene questo lavoro non solo questione di orgoglio personale e di etica (comunistanelcasodelloperaioternano,calvinistainquellodella signoraafroamericana)maanchedipartecipazione:assicurarsiche gli strumenti che il ricercatore user siano puliti e in ordine signifca credere, in misura maggiore o minore, nel progetto a cui serviranno. Oltretutto,comesachicihaprovato,anchelavareunalambicco richiede un minimo di saper fare, e una dose di attenzione e delica-tezza.Perquesto,diventaimportanteilvideo:moltodifcile,se il proprio lavoro comprende una quota di manualit, descriverlo in termini verbali, anche perch questi non solo lavori che si imparano con le parole ma con le mani e con gli occhi. Perci diventa impor-tante vedere gli oggetti, gli spazi, i gesti.Ma sempre accompagnati dalle parole. In ultima analisi, fn dal-liniziolastoriaoralehavolutodireascoltarequellepresenzenella nostra societ e nelle nostre istituzioni la cui intelligenza e sapienza sonostatemisconosciute(anchespessoproprioperchnonpiena-mente formulate a parole), e riconoscerle se non altro nella capacit di rappresentarsi, di collocarsi come persona in una storia sociale, di Il valore della testimonianza orale37strutturare un racconto, di dare forma a una storia di vita, di esplora-re le possibilit del linguaggio.dilinguaggiocheparliamoquandoparliamodifontiorali. Quando ero impiegato al Consiglio Nazionale delle Ricerche, mi statochiestospessoditradurreininglesearticoliscientifcidelcui signifcatononcapivoassolutamenteniente,machetraducevoco-munque in maniera accettabile o almeno innocua (come mi dicevo sempre, dopo le mie traduzioni non scoppiato niente, non crol-latonessunponte...).Questo,naturalmente,ilgrandevantaggio del linguaggio tecnico: un linguaggio denotativo che cerca di essere talmentedisambiguatodanongenerarequestionidiinterpretazio-ne, fno al limite di poter fungere semplicemente da ponte fra una formula e laltra. Il linguaggio delle fonti orali invece un linguaggio narrativo, e come tale sempre connotativo, carico di ambiguit, im-pliciti,complessit.infneladistinzioneripresadaAuerbachfra AteneeGerusalemme:aunadomanda,laprimarispondeconun teorema, la seconda con una storia. Nelle storie c sempre di pi di quello che sta in superfcie e lo stesso vale per la storia, specie se si tratta della storia di una collettivit che fa vivere unistituzione.ilcaso,peresempio,dellintervistaapivociconAlessandro DiDomenico,GiovanniapponieRobertoRaschettisulruolo deiricercatoridellIstitutoSuperioritdiSanitdopoildisastrodi Seveso. Qui, gli aspetti tecnici dellintervento si intrecciano con delle vere e proprie incursioni in storie di vita: allarmi notturni, lontano dacasa,incertezzeediscussionisulledecisionieleprocedure,rap-porticonunapopolazionespaventataespessotenutaalloscuroda autorit preoccupate pi di salvare limmagine e la produzione che dellincolumit delle persone. A questo punto, il linguaggio diventa complesso, si arricchisce di emozione (e di senso dellumorismo e, fra laltro, ci fa vedere come, se il lavoro manuale delloperaio contiene una quota di sapere e di intelligenza, anche il lavoro intellettuale del ricercatore contiene una quota non trascurabile di manualit).Incasicomequesto,quandoillavorodiricercascientifcaedi intervento operativo intacca direttamente le condizioni dei cittadini, il lavoro tecnico diventa lavoro, in senso lato e altissimo, politico: cio, un lavoro in cui le decisioni hanno a che fare con le relazioni sociali e le vite individuali. Fare il ricercatore dopo Seveso ma forse sempre, fare il ricercatore quando in gioco la salute e lincolumit L'ISS attraverso racconti e testimonianze orali38pubblica signifca sentirsi responsabili non solo nei confronti della comunit scientifca, ma nei confronti del paese e della propria co-scienza. C in questo una rivendicazione orgogliosa del ruolo delle pubbliche istituzioni che va sottolineata in untempo come il nostro, in cui il pubblico perennemente disprezzato, svalorizzato, indeboli-to e osteggiato. in fondo questo il dato che mi parso di cogliere nelle interviste realizzate da Paola De Castro, Daniela Marsili e Sara Modigliani: la ricostruzionedellavitadiunistituzioneimportantecomelIstituto Superiore di Sanit sia come comunit di lavoro, sia come presenza nella storia del paese, nella storia della scienza e della salute pubbli-ca (e penso, per esempio, anche alla documentazione delle ricerche sulla storia della lotta alla malaria). Le due dimensioni, quella comu-nitariainternaequellaistituzionalepubblica,siintreccianoinfne mirabilmente nellintervista con Massimo De Vincenzi sul 68. Da un lato, lIstituto esso stesso una realt sociale attraversata da con-fitti,passionievisionidiverse(equicivienericordatocheil68 non stato solo studentesco: mentre era in corso la lotta allIstituto Superiore di Sanit, a poche centinaia di metri di distanza impiega-ti e ricercatori occupavano il Consiglio Nazionale delle Ricerche. Il collettivo ricerca da cui scatur poi il primo Sindacato Ricerca Cgil comprendeva dipendenti di entrambi gli enti). Ma dallaltro anche un patrimonio di conoscenza e di operativit che viene difeso, sia con tutte le motivazioni tecniche della ricerca, sia con tutte le motivazioni politiche di difesa dei cittadini da una cattiva politica incompetente e clientelare che mette a rischio il lavoro appassionato fatto in tanti anni da ricercatori, artigiani, e lavatori di vetri.In questo senso, il lavoro di storia orale dellIstituto un segnale importante anche per tutta la pratica della storia orale in Italia, spesso appiattita su alcuni temi peraltro fondamentali (guerra, Resistenza, Shoah). La memoria storica fatta anche di vicende come queste, che hanno dato forma in maniera profonda tanto ai saperi scientifci quanto alla vita quotidiana di tutti quelli e sono davvero tutti per i quali la salute un diritto di cittadinanza.39LE InIZIAtIvE dELL'IStItuto SuPErIorE dI SAnItPEr LA tutELA E PEr LA vALorIZZAZIonE dELLA MEMorIAPaola De CastroSettore Attivit Editoriali, Istituto Superiore di Sanit, RomaQuesto contributo vuole sottolineare limportanza di defnire allin-terno delle istituzioni scientifche un organico programma di recupero e di valorizzazione del patrimonio storico-culturale con lobiettivo di ga-rantire una memoria storica per le generazioni future, memoria che nel caso dellIstituto Superiore di Sanit (ISS) rappresenta una parte signif- lIstituto Superiore di Sanit (ISS) rappresenta una parte signif- rappresenta una parte signif-cativa della storia della sanit pubblica e uno spaccato di vita italiana del secolo scorso (Figura 1). Oggi, infatti, grazie alle nuove tecnologie di archiviazione e difusione delle informazioni, laccesso alla documen-tazione scientifca non pi un grande problema come poteva esserlo nel passato; ci che invece rischia di andare inesorabilmente perduto quellapreziosapartedelpatrimoniostorico-documentarioche ancora oggi disperso nei diversi laboratori di una istituzione di ricerca come la nostra che, pur vantando un passato illustre e guardando per vocazione al futuro, non ha tuttavia sufciente cura del patrimonio Figura 1. - Poster del Convegno "Racconti in movimento" organizzato nel 2010 in ISS per promuovere la valorizzazione della memoria storica.L'ISS attraverso racconti e testimonianze orali40storico-culturale di cui depositaria (Alberani et al., 2000; Bignami 2002; Bignami, 2008; Bocciarelli, 1946; De Castro, 2004; Paoloni, 2003; Penso, 1964).Nei siti web di molte istituzioni scientifche, oggi appaiono sempre pidifrequentesezionistorichericchedimaterialedocumentario certifcato (vedasi anche la sezione "History of Medicine" della Na-tional Library of Medicine); parallelamente, attraverso i canali meno ufcialideisocialnetwork,possibiletrovare,spessocasualmente, preziosi documenti inediti, anche di tipo multimediale che vengono spontaneamente depositati con fnalit diverse.Gli stessi siti web nella loro evoluzione storica sono rappresenta-tivi dei cambiamenti intervenuti, a partire dagli anni 80 del secolo scorso, nelle modalit di comunicare la scienza. Presso lISS gi da diversi anni si sono avviate, seppure in modo non sistematico,numeroseiniziativeperlatuteladelpatrimoniostorico-scientifco;inparticolareperilrecuperoelavalorizzazionedellefo-tografe e degli strumenti scientifci (Alberani Alberani et al., 1998; De Castro, De Castro, 2004; Bedetti, 2008), defniti come patrimonio materiale, e inizia-tiveperilrecuperoelavalorizzazionedellamemoriaorale,defnita comepatrimonioimmateriale(VideostoricidellISS). Ci con il ISS). Ci con il ISS).Ciconil duplice obiettivo di preservare strumenti preziosi e documenti di inte-resse storico e di creare tra i membri della comunit scientifca quella consapevolezza,perlopiinesistente,sullimportanzadimantenere traccia del passato, pur guardando necessariamente al futuro.Il nostro Istituto vanta di una storia illustre, arricchita dalla presen-zadipremiNobel(Enrico Fermi, ErnstBoris Chain,DanielBovet, Rita Levi-Montalcini) che hanno lavorato nei suoi laboratori portando avanti ricerche deccellenza e stimolando una continua crescita verso nuovi traguardi della scienza (Figura 2). Alcuni degli strumenti da loro utilizzatinellavoroquotidianosonoancorainquestoIstituto,cos come le loro fotografe, i loro disegni, i docume