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«L’arte non può avere vie obbligate»Antonio Ranocchia (1915-1989)

a cura di Francesco Federico Mancini

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«L’arte non può avere vie obbligate».Antonio Ranocchia (1915-1989)

Perugia, Palazzo Baldeschi, corso Vannucci 6621 novembre 2015–21 febbraio 2016

A cura di Francesco Federico Mancini

PresidenteCarlo Colaiacovo

Vice PresidenteGiuseppe Depretis

Comitato di IndirizzoGiuseppe AbbrittiAndrea ArcelliAnna Maria BaldoniGiampiero BianconiPio BriziarelliGianfranco BuiniRuggero CelaniGianlorenzo FioreAntonio LanutiChiara LungarottiFrancesco MannocchiLuigi QuagliaMario RampiniFausto SanteusanioStefano SfrappaDaniele SpinelliElena StanghelliniGiuseppe Tonelli

Consiglio di AmministrazioneMario BellucciAlcide CasiniErnesto CesarettiBiagino dell’OmoLuciano GhirgaFranco ManganelliFiammetta Marchionni

Collegio dei Revisori dei ContiGianfranco Cavazzoni (Presidente)Roberto RosignoliGiuseppina Torrioli

Segretario GeneraleGiuliano Masciarri

Vice Segretario GeneraleFabrizio Stazi

Con la collaborazione di Francesca Brunelli, Chiara Chicarella, Barbara Costantini Star-nini, Cesare Mancini, Sergio Pieroni

Organizzazione e comunicazione

PresidenteGiuseppe Depretis

Consiglio di AmministrazioneBiagino dell’OmoGiuseppe Tonelli

SindacoAlfonso Ugo Chiavacci

DirettoreMaria Cristina De Angelis

Ufficio stampaLara Partenzi

Segreteria e web media Elena Laudani

Progetto espositivo e direzione dei lavoriCarlo Salucci

Responsabile per la sicurezzaCarlo Salucci

Allestimenti e realizzazione grafica in mostraTotem, Perugia

Impianto elettrico e di illuminazioneChiocci Impianti, Perugia

Impianti audio visiviFP Service, Perugia

Impianti di sicurezzaUmbra Control, Perugia

VigilanzaVigilanza Umbra, Corciano

Assicuratore ufficialeGrifo Broker, Perugia

TrasportiFulvio Ricci, Roma

Si ringrazia in modo particolare Irma Rengo Ranocchia e i suoi nipoti Massimo e Maria Grazia Ceccarelli per il supporto nella realiz-zazione della mostra. Si ringrazia, inoltre, il Museo dinamico del Laterizio e delle Terrecotte di Marsciano e il Comune di Perugia.

L’organizzazione della mostra, avendo esperito ogni tentativo per assicurarsi le liberatorie di riproduzione e d’uso di stampe, proiezioni e materiali multimediali, resta a disposizione per regolare eventuali pendenze con gli aventi diritto.

Catalogo

Realizzazione editorialeAguaplano–Officina del libro

Progetto grafico del libro e redazioneRaffaele Marciano, Maria Vanessa Semeraro

Elaborazione delle immaginiAlessandro Scullari

Referenze fotograficheStudio fotografico Benvenuti, PerugiaRaffaele Marciano

Ufficio stampa AguaplanoDavide Walter Pairone

StampaTipolitografia Graphicmasters, Perugia

ISBn/EAn: 978-88-97738-66-4© 2015 by Aguaplano–Officina del libro, Passi-gnano s.T., Perugia, via nazionale 41.

Tutti i diritti riservati.

Presentazioni, di Carlo Colaiacovo e Giuseppe Depretis 6

«L’arte non può avere vie obbligate», di Francesco Federico Mancini 9

  Anni ’40-’60 18

  Anni ’70 28

  Anni ’80 44

  Disegno 88

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Sono trascorsi più di venticinque anni dal-la scomparsa di Antonio Ranocchia, uno dei più eminenti artisti umbri della secon-da metà del novecento. Un tempo più che

sufficiente per offrire sul lavoro di questo abilissi-mo scultore, poliedrico e originale, uno sguardo critico ragionato e complessivo. Che punti cioè a situare la sua attività nel quadro delle diverse espressioni e correnti artistiche che hanno segna-to la storia culturale italiana contemporanea.

La mostra promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia – che parte dal lascito delle sue opere a quest’ultima deciso generosa-mente dalla moglie Irma e che ha potuto contare sull’impegno critico-scientifico del prof. Fran-cesco Federico Mancini – ci mostra un artista fortemente legato alla sua terra ma tutt’altro che provinciale o restio al confronto e allo scambio, dotato dal punto di vista tecnico e di grande creatività. Ricordarlo non rappresenta solo un omaggio, ma appunto un primo tentativo di of-frire una lettura globale, matura e serena, della sua esperienza artistica. Che rimane per molti versi unica, come unica, stando alle molte testi-monianze di coloro che lo hanno frequentato e conosciuto, è stata la sua personalità.

Come già ci è capitato di scrivere in un’altra occasione, Ranocchia è stato un artista umbro:

non solo per ragioni geografiche e di nascita, ma per elezione e formazione. Ha avuto una grande fama all’estero, ha ottenuto riconoscimenti in tutto il mondo, ma il radicamento emotivo ed estetico nella terra d’origine è rimasto un punto fermo della sua produzione, a partire dalla scel-ta stessa dei materiali che ha plasmato e delle forme che ha costruito con le sue sculture. Per la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, da anni impegnata nella valorizzazione del-la tradizione artistica regionale di ogni epoca, contribuire alla realizzazione della mostra e del presente catalogo ha dunque rappresentato un obbligo inderogabile. Tanto più necessario se si parte dal convincimento che quest’artista merita di essere conosciuto anche dalle nuove generazioni. Uno dei compiti della Fondazio-ne, oltre la salvaguardia e tutela del patrimonio storico-artistico locale, è anche quello della sua valorizzazione e promozione. Bisogna tenere viva la memoria di ciò che è stata la capacità di espressione artistica di questa terra nel corso dei secoli: una tradizione all’interno della quale il nome di Antonio Ranocchia occupa un posto di indubbio rilievo.

Carlo ColaiacovoPresidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia

Antonio Ranocchia – al quale è dedica-ta la vasta rassegna organizzata dalla Fondazione CariPerugia Arte su im-pulso della Fondazione Cassa di Ri-

sparmio di Perugia – è stato uno dei maggiori artisti umbri del novecento.

nato a Marsciano nel 1915, è morto a Perugia nel 1989. Dopo aver frequentato l’Istituto d’Arte “Bernardino di Betto” di Perugia, specializzan-dosi nella sezione del marmo e della pietra, si è perfezionato nella scultura studiando a Firenze gli artisti del Trecento e del Rinascimento. Dal 1969 al 1975 ha tenuto corsi di scultura presso l’Università per Stranieri di Perugia. Come ar-tista ha partecipato a numerose mostre in Italia e all’estero, in particolare a Salisburgo nel 1958, in Francia nel 1972 alla galleria Mouffe di Parigi e alla galleria Vallombreuse di Biarritz. Dal 1973 al 1982 è stato presente all’annuale appuntamen-to del Salon des Artistes Indépendants al Grand Palais di Parigi; alla Esposizione europea d’arte a Strasburgo nel 1982 e, nello stesso anno, alla VII Biennale europea in Lussemburgo, dove ha con-seguito il premio internazionale per la scultura. nel 1979 è stato nominato Accademico di Merito dall’Accademia delle Belle Arti “Pietro Vannuc-ci” di Perugia. Le sue opere si trovano negli Ap-partamenti Vaticani, al Museo dell’Accademia

di Belle Arti di Perugia, al Museo di noto e al Museo del Laterizio e delle Terrecotte di Mar-sciano. Molte sculture sono presso privati, in Italia e all’estero.

Le opere ancora nella disponibilità della fa-miglia sono state donate negli anni scorsi, per volontà della vedova Irma Rengo, alla Fondazio-ne Cassa di Risparmio di Perugia e sono dun-que entrate a far parte in maniera stabile e per-manente della collezione artistica posseduta da quest’ultima, che già comprende opere di grandi artisti umbri di ogni epoca, dal Perugino al Dot-tori, da Matteo da Gualdo al Pinturicchio, dal Benucci al Maddoli.

Proprio questo lascito, insieme ad altre opere individuate in musei pubblici e raccolte private, ci ha consentito di organizzare la bella mostra che il lettore può apprezzare sfogliando il pre-sente catalogo. Un impegno assolto con immen-so piacere, non solo perché Ranocchia merita certamente di figurare tra gli artisti più origina-li e innovativi del novecento umbro, ma per la strada e il metodo di lavoro che questa iniziati-va indica. Le importanti donazioni effettuate da privati alla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, impegnata a sua volta a costituire una sua autonoma sede museale, sono infatti la pro-va che quest’ultima, nel corso degli anni, è stata

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Presentazioni8

individuata come il soggetto preminente sul ter-ritorio, tra quelli di natura privatistica, per quel che concerne la tutela e la valorizzazione dei beni culturali. Come è confermato anche dalla nasci-ta recente – nel settembre 2014 – della Fonda-zione CariPerugia Arte: una struttura dedicata specificamente all’organizzazione di eventi ar-tistico-culturali e alla gestione degli importanti

spazi espositivi che la Fondazione madre pos-siede a Perugia, Assisi e Gubbio. Una strategia di conservazione e promozione all’interno della quale si è appunto inserita anche questa impor-tante rassegna dedicata a Ranocchia.

Giuseppe DepretisPresidente della Fondazione CariPerugia Arte

non è un caso che gran parte della produzione artistica di Antonio Ra-nocchia, nato a Marsciano nel 1915 e morto a Perugia nel 1989, sia stata

realizzata in terracotta. Le prime esperienze del prolifico scultore umbro vanno infatti rintrac-ciate presso le Fornaci Briziarelli di Marsciano. Fondate nell’ultimo decennio dell’Ottocento, le Fornaci, già a partire dal 1906, abbandonano il luogo d’origine, situato a pochi metri dalle anti-che mura cittadine, per trasferirsi in prossimità della confluenza fra nestore e Tevere.

È qui che il giovane artista entra in contatto con crete e argille ed è qui che inizia a compren-dere le potenzialità del formidabile medium. «I primi contatti con l’arte – scrive Ranocchia ripercorrendo gli anni giovanili – li ebbi con lo scultore Pietro Guatini che presso le Fornaci Briziarelli di Marsciano eseguiva decorazioni in terracotta per cappelle funerarie, chiese, pa-lazzi. Mi sentii subito trasportato a modellare cose semplici come foglie e fregi decorativi». Anche Benedetto D’Amore, lo scultore paler-mitano che sarà suo insegnante presso il Re-gio Istituto d’Arte di Perugia, contribuisce ad accrescere il suo interesse per l’argilla, un ma-teriale di facile plasmabilità, adattissimo alla sperimentazione della fase formativa. Accanto

Francesco Federico Mancini

«L’arte non può avere vie obbligate»

a D’Amore, sensibile interprete delle tematiche sociali di inizi novecento, Ranocchia si avvici-na al verismo di matrice ottocentesca, in parti-colare all’arte di Vincenzo Gemito. Va rilevato, tuttavia che lo scultore umbro, diversamente da D’Amore che supera il descrittivismo otto-centesco puntando verso una sostanziale sem- plificazione della forma, non accede mai a un linguaggio di tipo astrattivo. non lo fa nemme-no quando il suo percorso incontra l’informale di Leoncillo (artista al quale lo lega una solida amicizia nata sui banchi di scuola) o l’informale di Burri. Ciò che invece contribuisce a plasma-re la sua visione scultorea è l’incontro con l’arte italiana del Medioevo e del Rinascimento. È lui stesso a raccontare: «Diplomato andai a Firenze per studiare dal vero le opere di Michelangelo, che sempre ammiro come lo scultore massimo, e Donatello, e, tra i pittori, Giotto, che conside-ro il più grande, Masaccio, Leonardo da Vinci e tutti gli altri sommi artisti». In effetti, a guardar bene, la produzione di Ranocchia è una sorta di neorinascimento che istituisce un costruttivo dialogo tanto con la plasticità di Giotto e di Ma-saccio, quanto col non-finito di Michelangelo e con la forte drammaticità dell’ultimo Donatello. Ma di questo diremo più avanti. In che modo Ranocchia si impossessi degli strumenti tecnici

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L’oggetto perduto, terracotta patinata, 1980, 41 × 27 × 22 cm, collezione privata.

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47Anni ’80

in alto:Bimbo seduto, terracotta patinata, 1981, 58 × 40 × 33 cm,Museo dinamico del Laterizio e delle Terrecotte di Marsciano.

alla pagina precedente:Bimbo che piange, terracotta patinata, 1981, 53 × 28 × 28 cm,

collezione privata.

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49Anni ’80

La collana, terracotta patinata, 1982, 82 × 30 × 27 cm,collezione privata. Pietà, terracotta patinata, 1982, 47 × 27 × 32 cm, collezione privata.

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51Anni ’80

in alto:Il passero, terracotta patinata, 1983,104 × 50 × 45 cm, collezione privata.

alla pagina precedente:Il bimbo malato, terracotta patinata, 1983, 35 × 23 × 23 cm,

collezione privata.

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91Disegno

Ritratto di giovane, carboncino su carta,1941, collezione privata.

Giovane con cravatta, carboncino su carta, 1942, collezione privata.

alla pagina precedente:Elverina, carboncino su carta, 1941, collezione privata.

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93Disegno

in alto:Pesca con rete, carboncino su carta, 1942,collezione privata.

alla pagina precedente:Lavori della campagna, carboncino su carta,

1941, collezione privata.

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95Disegno

Ritratto di giovane, carboncino su carta, 1942, collezione privata.

alla pagina precedente:Profilo di donna seduta, carboncino su carta, 1942, collezione privata.

Ragazzo, carboncino su carta, 1942, collezione privata.

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97Disegno

alla pagina successiva:Nudo con scarpa, carboncino su carta, 1942, collezione privata.

in alto:Scaldaletto, carboncino su carta, 1942, collezione privata.

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99Disegno

Profilo di bambina, carboncino su carta,1945, collezione privata.

alla pagina precedente:Pagliai, carboncino su carta, 1944, collezione privata.

Ritratto di bambina, carboncino su carta,1945, collezione privata.

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