Ipotesi sulla realtà di Fabrizio Coppola (Cap 07)

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Capitolo 7

Ipotesi sulla Realtà

La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro.Leggerli in ordine è vivere,sfogliarli a caso è sognare.Arthur Schopenhauer, filosofo.

I - Realtà virtuale e fantascienza.Il film di fantascienza Matrix, uscito nel 1999, è considerato “rivoluzionario” per vari motivi, tra cui il suo

contenuto quasi filosofico. In estrema sintesi, la trama è la seguente. Alcuni pirati informatici, guidati da un certo Morpheus, scoprono che gli esseri umani non vivono nel mondo reale, ma sono prigionieri di un mondo virtuale (che essi credono reale), simile ad un immenso videogioco. Questa perfetta simulazione è creata da un colossale computer grazie ad un software sofisticatissimo (chiamato appunto Matrix), ed è gestita da alcune macchine cattive che sfruttano l’energia fisica degli esseri umani per i loro scopi.

Gli esseri umani credono di vivere in un mondo reale, poiché le loro percezioni avvengono normalmente tramite i loro cinque sensi. Ma in effetti tale mondo è solo una simulazione sofisticatissima, una finzione. Come fanno i protagonisti del film a scoprire che il mondo è virtuale e non reale? Esiste un metodo per accedere alla “vera realtà”: è sufficiente ingerire una particolare pillola rossa. Ma pochissimi esseri umani lo sanno, e Morpheus è uno di questi.

Forte di questa sua conoscenza, Morpheus convoca un certo Neo, una persona che egli ritiene adatta a liberare l’umanità. Neo è stato scelto perché ha sempre avuto “la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra nel mondo”. Morpheus chiede a Neo: “Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? E se da un sogno così non ti potessi più svegliare, come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà?”. Quindi gli spiega che Matrix “è il mondo che ti è stato messo dinanzi agli occhi, per nasconderti la verità”, e gli offre l’opportunità di scegliere se continuare a vivere nell’illusione di Matrix o se vedere la vera realtà. A tale scopo gli offre due pillole: una azzurra, che lo addormenterà e gli farà dimenticare l’incontro, oppure una rossa, che gli permetterà appunto di uscire da Matrix.

Neo stenta a credere agli incredibili racconti di Morpheus (una certa dose di scetticismo è inevitabile e naturale). Comunque decide di provare a verificare se il “mondo vero” esiste realmente, e sceglie la pillola rossa.

Quando Neo si risveglia, gli fanno male gli occhi: Morpheus gli spiega che ciò è naturale, poiché non ha mai usato i suoi occhi reali, e finora vedeva le immagini (create da Matrix) solo attraverso l’intelletto (poiché esse gli venivano trasmesse attraverso le connessioni fisiche tra il suo cervello ed il computer di Matrix).

Infatti il suo vero corpo era collegato, tramite una serie di cavi, al computer di Matrix, ed egli l’ha liberato ingerendo la pillola rossa. Va precisato che il corpo apparente che ogni essere umano sembra possedere all’interno del mondo illusorio di Matrix è un’immagine esatta ma virtuale di quello che egli ha nel mondo vero, e che normalmente è prigioniero delle macchine.

Morpheus mostra a Neo anche un piccolo mondo software da lui creato, chiamato Struttura, che è come una piccola versione di Matrix, e viene utilizzato da Morpheus e dai suoi collaboratori a fini sperimentali: le scene in cui i due entrano nello strano mondo virtuale di Struttura sono molto interessanti.

Nel seguito del film, Neo accetta di combattere contro le macchine cattive, e per far ciò egli è costretto a rientrare nel mondo virtuale di Matrix. In seguito egli assisterà anche a certi particolari eventi parapsicologici

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che evidenziano le “lacune” ed i limiti di Matrix (che infatti è solo un mondo virtuale). Alla fine Neo riesce nella sua impresa e libera il genere umano.

Il film viene giudicato molto interessante per il suo tema di fondo, che contrappone mondo reale e mondo virtuale, ovvero verità e apparenza. In realtà a me il film Matrix non piace molto, ed uno dei motivi è il seguente: non capisco perché nel film il cosiddetto “mondo reale” sia veramente reale, e perché il “mondo apparente” di Matrix sia apparente. Entrambi i mondi appaiono “materiali” rispetto ai sensi, e non mi è chiaro perché uno dovrebbe essere più reale dell’altro! Non vi è un qualcosa che rende “superiore” o “più vero” il presunto mondo reale rispetto a quello virtuale!

Forse io ho difficoltà ad accettare il film perché in un certo senso offre una visione opposta a quella esposta in Ipotesi sulla Realtà. In Matrix si considera “inferiore” ed illusorio il mondo virtuale, mentre si considera “superiore” e reale il mondo materiale. Ipotesi sulla realtà invece evidenzia che la “materialità” del mondo è solo un aspetto grossolano della realtà fondamentale studiata dalla fisica contemporanea, che è più vicina al concetto di “realtà virtuale” (anche se non vi è un netto distacco tra le due realtà).

In una certa scena del film, un tizio (che recita la parte del traditore) elogia la bontà del cibo “virtuale” che sta mangiando nel mondo virtuale di Matrix, nonostante esso sia solo una creazione del computer, cioè sia fatto di “nulla”. Ebbene, prendendo spunto da questo episodio, io mi domando: ma che differenza c’è tra il cibo virtuale di Matrix e quello reale del “mondo vero”?! Entrambi esistono perché sono testimoniati dalla nostra esperienza, e anche ad un’accurata analisi chimica darebbe gli stessi risultati (perché ovviamente gli atomi di Matrix simulano perfettamente gli atomi del mondo reale).

Se io uscissi da Matrix e mangiassi il cibo “vero” (che mi appare del tutto identico a quello virtuale di Matrix), che differenza vi sarebbe? Perché quest’ultimo dovrebbe essere più vero dell’altro?

Insomma, non mi è chiaro quale sia il criterio di verità per stabilire qual è il mondo reale e quello fittizio. L’unica soluzione sarebbe quella che il mondo reale appaia, per un qualche motivo, “più reale” di quello precedente, così come quando uno si risveglia da un sogno percepisce che il sogno era illusorio e che il mondo che adesso percepisce è quello reale. Questo mi sembra che nel film manchi: i due mondi sono quasi indistinguibili!

II - Un mondo software.Comunque sia, il concetto espresso dal film Matrix tornerà molto utile per la nostra ricerca. Scherzosamente

io mi vanto di aver ideato già tale concetto nel 1991, otto anni prima dell’uscita del film: infatti nel libro Ipotesi sulla realtà (paragrafo 2-2 III) immagino che alcuni marziani conquistino la Terra e sottomettano gli esseri umani, facendo loro indossare un particolare elmetto che li collega ad un grande computer e li faccia vivere in un mondo virtuale, simile (come nel caso di Matrix) ad un grande videogioco. Questa metafora serviva a introdurre il concetto di Maya nella filosofia indiana: il mondo che vediamo è in realtà solo una manifestazione di una realtà più profonda, che è il Brahman. Di questo abbiamo già trattato nel capitolo 6.

In realtà tale metafora mi fu ispirata da un breve fumetto composto da quattro vignette, che vidi per la prima volta nel 1986 all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Pisa (San Piero a Grado), sulla porta del sysop (il responsabile dei collegamenti informatici).

Nella prima vignetta si vedono degli angeli che lavorano davanti al computer, con l’insegna Heavenly Data Service sullo sfondo (cioè Servizio informatico celestiale). Nella seconda vignetta si vede il pianeta Terra nello spazio, con altri pianeti ed astri nello sfondo. Nella terza vignetta si vede che il pianeta Terra si dissolve nel nulla, con un “pof”, mentre gli astri sullo sfondo rimangono inalterati. Nella quarta vignetta si vede un anziano signore con capelli lunghi, barba bianca ed ali, arrabbiatissimo, che prende per la collottola un angelo e gli chiede: “What do you mean you forgot to type save?” (Come sarebbe a dire che hai dimenticato di digitare “salva”?!).

Evidentemente secondo questo fumetto il pianeta Terra era una simulazione informatica, che l’angelo aveva dimenticato di “salvare” sul disco fisso.

In quest’ottica, l’intero universo è una sorta di struttura informatica, senza bisogno di un vero substrato materiale.

La mente e la memoria di ciascuna persona possono essere paragonati al microprocessore centrale ed alla memoria di ciascun computer, e l’intero universo può essere paragonata ad una “rete” condivisa da tutti i computer, come Internet. Ovviamente questo può essere solo un paragone, poiché il fisico Penrose ha

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evidenziato che la mente dell’uomo non può essere ridotta ad una macchina che funziona in termini di operazioni sequenziali, come un computer. Comunque ci aiuta a concepire l’universo come una grande struttura fatta di sola “informazione”.

Può sembrare una visione fantascientifica, ma nel capitolo 2 abbiamo visto che i diversi atomi non sono altro che strutture basate su un semplice numerino, il numero atomico, cioè sono interpretabili come “informazione codificata”. A loro volta le particelle che costituiscono l’atomo non posseggono una vera e propria “essenza” materiale, ma sono vibrazioni nella struttura dello spazio-tempo. In termini filosofici, si direbbe che l’ontologia materialistica ha perso molto credito in seguito alle scoperte della fisica moderna.

III - I cervelli in una vasca.Per ritornare al film Matrix, un concetto simile era già stato proposto da Putnam, un filosofo contemporaneo,

con il suo racconto dei “cervelli in una vasca”. Putnam dice: immaginiamo che il mondo che noi crediamo reale non sia reale, ma sia solo il prodotto di certi stimoli sul nostro intelletto. Noi non abbiamo un vero corpo, ma solo un cervello, ed il nostro cervello è immerso in una grande vasca riempita con dei liquidi vitali che lo mantengono in vita. Intorno al nostro vi sono molti altri cervelli, di altre persone, che sono quelle persone che noi vediamo nella nostra vita e con cui interagiamo. Ovviamente tutti i cervelli sono connessi ad un grande computer che crea il mondo in cui viviamo, che quindi è un mondo virtuale, molto simile a quello di Matrix.

Ebbene, dice Putnam, non vi è alcuna possibilità per i cervelli di uscire dalla vasca e di verificare che essi effettivamente sono cervelli in una vasca. In ultima analisi, Putnam sostiene che il fatto stesso di ipotizzare che noi siamo cervelli in una vasca è un’affermazione priva di senso, poiché non è verificabile. A quanto mi sembra di capire, Putnam utilizza questa argomentazione per dimostrare che le filosofie idealistiche sono errate.

Putnam quindi esclude a priori che possa esistere un metodo per evadere dal mondo virtuale e per accedere al mondo reale. Invece in Matrix il metodo c’è: la famosa pillola rossa. Alcuni ideologi dell’LSD (la potente droga psichedelica), come Leary, negli anni ’60 sostenevano che l’LSD era proprio la chiave per accedere ad un mondo superiore. Io sconsiglio di credervi, considerati i danni psichici e fisiologici che l’assunzione di tale droga comporta...

Se vi dev’essere una chiave per accedere ad una realtà superiore, è bene che essa sia semplice, naturale, indolore, e che magari abbia anche degli effetti collaterali benefici: sembra questo il caso della tecnica di MT (capitolo 6), o comunque di una qualsiasi tecnica Yoga che permetta l’esperienza di stati superiori di coscienza, anche se essa richiede una pratica costante nel corso di diversi anni.

Occorre sottolineare che la MT e le altre tecniche Yoga non dovrebbero essere considerate “indiane” ma universali, così come la gravitazione universale non può essere considerata “inglese” solo perché Newton era inglese, o la scienza moderna non può essere considerata “italiana” solo perché Galileo era italiano! Per giunta la tecnica di MT è poco conosciuta in India, anche se al profano essa può sembrare simile a molte altre tecniche di meditazione ivi diffuse.

E visto che siamo in tema di precisazioni, vorrei chiarire che io non sono particolarmente affascinato dall’India o dall’Oriente (come qualcuno può credere), ma cerco di attingere a tutto ciò che mi sembra valido e utile, qualunque origine abbia. Potrei citare tante cose di ispirazione orientale che non apprezzo affatto, come ad esempio il celebre libro Siddharta di Hess (che a me sembra inconsistente e inconcludente), il film Piccolo Buddha (che io trovo orribile e fuorviante), o il carico di superstizioni correlato all’induismo.

IV - La ricerca della realtà fondamentale.A questo punto qualche lettore potrà obiettare: ma perché dobbiamo cercare necessariamente una realtà

superiore o più profonda? Che bisogno c’è? Non potremmo ammettere che la realtà materiale in cui viviamo è l’unica realtà, e basta? La risposta è molteplice.

1) Lo scopo della scienza e della filosofia è quello di non fermarsi alle apparenze ma di scoprire le cause basilari che danno origine alle manifestazioni che vediamo nel nostro mondo. Non si sarebbero scoperti gli atomi, le onde elettromagnetiche, e tutto ciò che è sfruttato dalla tecnologia contemporanea se gli scienziati non avessero creduto che esistesse un livello di realtà più fondamentale rispetto a quello grossolano ed ovvio della vita di tutti i giorni. Quello che vediamo nella vita quotidiana è solo un aspetto della realtà.

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2) Abbiamo visto nel capitolo 6 che alcune persone (come i poeti Tennyson e Symonds o coloro che praticano da molto tempo la MT) sostengono di percepire realmente una realtà più profonda, anche se a livello soggettivo e non oggettivo.

3) Le scoperte della fisica moderna (ed in particolare i paradossi della meccanica quantistica descritti nel capitolo 3) evidenziano che nella concezione oggettiva e materialistica della realtà c’è “qualcosa che non quadra” (per dirla con le parole di Morpheus) o che “nell’architettura della realtà sembrano esservi tenui interstizi di assurdità” (per dirla con le parole di Borges). In pratica i paradossi quantistici evidenziano i limiti di validità della tradizionale concezione materialistica, basata sull’oggettivazione: a questo livello essa non regge più. Questo sarà ampiamente trattato nel capitolo 8.

4) Infine vi esistono alcuni fatti inspiegabili ma scientificamente verificati, di cui finora non abbiamo parlato, che sembrano evidenziare che la mente umana è connessa direttamente ai livelli fondamentali della realtà fisica, e/o sembrano indirizzarci verso una concezione filosofica idealistica. Si tratta degli incredibili risultati ottenuti nell’ambito dei progetti PEAR e Noosphere, entrambi dell’Università di Princeton, e di alcuni esperimenti sul cosiddetto Effetto Maharishi (che abbiamo introdotto nel capitolo 6).

È quasi giunto il momento di descrivere in dettaglio i risultati di queste ricerche eccezionali, e lo faremo a partire dal paragrafo VI. Ma adesso occorrono delle premesse.

V - Transizione di fase materiale e sociologica.Nel libro Ubiquità (Mondadori) il fisico Buchanan, esperto nella teoria del caos e nella fisica del non

equilibrio, evidenzia le similitudini tra alcuni eventi fisici, come l’orientamento degli all’interno delle calamite, la configurazione dei terremoti, la diffusione negli incendi boschivi o la formazione delle valanghe, ed alcuni fenomeni sociologici come i crolli della borsa, le tendenze improvvise della moda o lo scoppio delle guerre.

In tutti questi i casi si ha un sistema complesso in cui ogni elemento del sistema influenza ogni altro, creando un comportamento collettivo, che può improvvisamente precipitare da un certo stato ad un altro completamente diverso.

I fisici in questo caso parlano di transizione di fase, termine che nacque per identificare il passaggio della materia tra i suoi diversi stati: fase solida (ad esempio il ghiaccio), fase liquida (ad esempio l’acqua), e fase gassosa (ad esempio il vapore). In questi casi cambia l’organizzazione delle molecole o degli atomi, ovvero il modo in cui essi interagiscono tra di loro e che determina il loro comportamento collettivo.

Dentro una calamita vi sono miliardi di atomi, ciascuno dei quali è un piccolissimo magnete. Nella calamita gli atomi sono “ordinati”, cioè i vari micromagneti sono tutti allineati nello stesso modo, il che forma il campo magnetico complessivo, sufficientemente forte da dare effetti evidenti anche al familiare livello macroscopico. In questo caso parleremo di uno stato collettivo ordinato. Negli altri materiali invece i micromagneti (cioè gli atomi) non sono allineati, ed i loro campi magnetici statisticamente si annullano a vicenda. In questo caso parleremo di uno stato collettivo disordinato.

In una calamita a alta temperatura la situazione è intermedia tra uno stadio ordinato e disordinato: vi sono ampie zone in cui gli atomi sono allineati ed altre zone in cui non sono allineati. Poiché si tratta di una condizione di non equilibrio, la transizione collettiva da uno stato all’altro può essere indotta improvvisamente da influenze molto piccole.

La fisica del non-equilibrio infatti può creare effetti sorprendenti e inattesi. Un caso limite è quello del cosiddetto effetto farfalla: se le condizioni meteorologiche si trovassero in uno stato di equilibrio estremamente instabile, il semplice battito di ali di una farfalla potrebbe creare sconvolgimenti a livello locale; e poiché l’atmosfera terrestre è un unico grande sistema, gli sconvolgimenti che avvengono in una certa zona a loro volta possono alterare lo stato meteorologico in zone lontanissime. In breve, la catena di causa-effetta nata dalla farfalla potrebbe estendersi fino a produrre un uragano agli andipodi! Si tratta di un esempio estremo, estremamente improbabile, ma non impossibile, che serve ad evidenziare come nei sistemi complessi tutto sia interconnesso.

Buchanan fa rientrare i fenomeni sociologici in questa categoria: ad esempio, in una situazione diplomatica compromessa, basta un piccolo evento negativo per far precipitare la situazione e causare una guerra disastrosa. Il fatto che i fenomeni sociologici si possano spiegare in questo modo, evidentemente presuppone l’esistenza di una “coscienza collettiva” (anche se Buchanan non ne parla esplicitamente). Questo ricorda il concetto di inconscio collettivo che fu proposto dallo psicologo Jung.

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Ebbene, l’effetto Maharishi di cui abbiamo parlato nel capitolo 6, sembra far precipitare gli eventi sociologici in senso positivo invece che negativo. Infatti laddove il numero di praticanti la tecnica di MT supera una certa soglia, gli indici sociologici migliorano nettamente, così come in un oggetto di ferro, se la percentuale di atomi allineati supera una certa soglia, anche gli altri atomi si allineano e l’oggetto diventa un magnete. Torneremo in dettaglio sull’effetto Maharishi poco più avanti.

VI - Il progetto PEAR dell’Università di Princeton.Nel celebre film Ricomincio da tre, Massimo Troisi cerca di spostare degli oggetti con la forza del pensiero,

ma ovviamente non vi riesce. Il suo scopo è diventare ricco e famoso in un modo facile e poco faticoso, ma i vasi e le bottiglie che egli cerca di spostare non si muovono ed egli li rimprovera perché non capiscono i vantaggi che egli ricaverebbe se riuscisse a mostrare delle capacità paranormali.

Ma perché gli oggetti non si muovevano? Questa domanda apparirà ridicola a molti lettori, ma proviamo ugualmente a farla. Io ho davanti a me una penna appoggiata sulla scrivania: mi concentro e le ordino di muoversi, ma la penna rimane ferma. Perché? La risposta sembra ovvia: il pensiero non ha una “forza” che può uscire dal nostro cervello o dal nostro corpo ed agire sulla penna.

Ma siamo sicuri che sia così? Potrebbe esserci anche un’altra spiegazione: la forza del pensiero effettivamente agisce sulla penna, ma è troppo debole per poterla muovere! Assurdo, vero? Ma nella nostra ricerca noi non vogliamo escludere nulla, e quindi esaminiamo anche questa incredibile possibilità.

Fin dagli anni ’70 il progetto PEAR, dell’Università di Princeton, studia fenomeni di questo tipo sfruttando soprattutto dei dispositivi elettronici (l’acronimo PEAR significa Princeton Engineering Anomalies Research).

Gli esperimenti più significativi si basano su certi dispositivi elettronici chiamati REG o RNG (Random Event/Number Generator), che significa Generatore di Numeri (o Eventi) Casuali. Da un punto di vista logico essi sostituiscono il lancio di una moneta, che ha la probabilità del 50% di dare testa ed il 50% di dare croce. Questi REG analogamente possono dare o il risultato “1” o il risultato “0” con la probabilità del 50%, col vantaggio di poter effettuare parecchie prove al secondo e di memorizzarle su un computer.

Il funzionamento di un REG sfrutta il “rumore di fondo” dato dal movimento parzialmente casuale degli elettroni in una giunzione tra semiconduttori. Pertanto essi sfruttano un vero e proprio effetto fisico che avviene a livello macroscopico e coinvolge parzialmente la meccanica quantistica (nota: i REG non devono essere confusi con i generatori software di numeri pseudo-casuali, poiché nei REG il risultato è dato da un’interazione fisica, proprio come nel lancio di una moneta, anche se coinvolge livelli molto più “sottili”, cioè il movimento di particelle microscopiche).

Se il numero di elettroni che passano la giunzione in una certa frazione di secondo è superiore alla media, avremo come risultato “1”, altrimenti avremo come risultato “0”. Per motivi statistici, su un grande numero di tentativi otterremo una distribuzione uniforme tra i due risultati (50% e 50%). Anche le deviazioni (o fluttuazioni) rispetto a tale media devono avere delle caratteristiche statistiche ben definite.

Torniamo al proposito di Massimo Troisi: gli elettroni sono molto più leggeri di una bottiglia ed anche di una moneta, quindi abbiamo una maggiore speranza di muoverli con la “forza del pensiero”. Purtroppo però non possiamo vedere i singoli elettroni, che sono miliardi di miliardi e si trovano all’interno del dispositivo elettronico, e l’unica cosa che possiamo fare è ripetere centinaia o migliaia di volte l’esperimento, sperando che i risultati mostrino una deviazione rispetto a quelli previsti dalla statistica ordinaria.

Negli esperimenti condotti nel progetto PEAR, alcuni soggetti si sedevano davanti al dispositivo e dovevano semplicemente “sperare” che uscissero più risultati “1” che risultati “0”, o viceversa. Quindi si cercavano eventuali deviazioni significative rispetto a quelli attesi su base statistica.

Immaginando di effettuare 10000 tentativi, il che equivale a lanciare una moneta 10000 volte, la teoria della probabilità ci dice che ci dobbiamo aspettare circa 5000 volte testa e circa 5000 volte croce, ed inoltre ci dà perfino una stima della deviazione che dobbiamo attenderci rispetto a tale risultato teorico. Infatti è difficile che il risultato sia esattamente 5000/5000, ma potrà essere (ad esempio) 5062/4938 oppure 5113/4887. D’altra parte sarà molto improbabile che il risultato sia 8000/2000: in tal caso avremo il sospetto che vi sia un “trucco” o un’influenza esterna.

Chi ha delle conoscenze di statistica sa calcolare la cosiddetta “deviazione standard” ed applicare la distribuzione di Gauss, dalla quale risulta che la probabilità che il risultato finale sia compreso tra 4900 e 5100 è

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del 68%; che sia compreso tra 4800 e 5200 è del 95%; tra 4700 e 5300 è del 99,7%; tra 4600 e 5400 è del 99,994%; tra 4500 e 5500 è addirittura del 99,999994%.

Quindi, se il nostro risultato è 4500/5500, il nostro caso è molto particolare ed improbabile, e ci viene il sospetto che vi sia una misteriosa influenza esterna. Se aumentiamo il numero di prove, cioè lanciamo la moneta più di 10000 volte, possiamo rivelare più facilmente eventuali deviazioni rispetto alla statistica attesa.

Negli esperimenti del progetto PEAR ciascun soggetto in ciascuna seduta effettuava almeno 1000 prove ed i risultati erano molto vicini a quelli teorici (500 e 500). Comunque si aveva effettivamente un piccolo spostamento nella direzione voluta: se per esempio si desideravano più risultati “1” rispetto ai risultati “0”, effettivamente si notava un piccolo sbilanciamento (ad esempio 510/490), ma esso era troppo piccolo per essere statisticamente significativo. Questa piccolissima tendenza però si manteneva intatta continuando le prove per migliaia e migliaia di volte, e questo dimostrava l’esistenza di una piccola influenza esterna (in termini statisticamente significativi).

I risultati definitivi ottenuti nel corso di 12 anni, comprendenti circa 2 milioni e mezzo di prove, sono stati pubblicati nel 1997 sul Journal of Scientific Exploration (vol.11, n.3) ed hanno evidenziato una deviazione esigua ma significativa, che rende estremamente probabile la presenza di un’influenza esterna: vi è una probabilità solo dello 0,007% che tale deviazione sia dovuta al caso. Ripetendo lo stesso esperimento senza un soggetto davanti al dispositivo, si ottenevano risultati statisticamente normalissimi, senza una deviazione significativa.

VII - Il progetto Noosphere dell’Università di Princeton.Nel corso degli esperimenti del progetto PEAR inoltre è stato notato un fenomeno piuttosto strano: in certi

momenti in cui nella società vi erano forti emozioni collettive, i REG davano risultati anomali, cioè vi erano delle deviazioni statisticamente ingiustificate dalla media (rivelate attraverso un’analisi statistica detta del “chi quadro”). Due esempi estremamente significativi si sono verificati recentemente: il primo nell’estate del 1997, quando vi furono i funerali di Diana d’Inghilterra e di Madre Teresa di Calcutta a pochi giorni di distanza; il secondo l’11 Settembre 2001, in occasione dei terribili attentati terroristici negli Stati Uniti. Ma già in precedenza erano stati rivelate delle anomalie in corrispondenza di altri eventi di importanza mondiale.

Per rivelare fenomeni di questo tipo, nel 1992 era già stato creato il progetto Noosphere, che ha la sua sede principale all’Università di Princeton e comprende una rete di diversi REG sparsi in tutto il mondo e collegati tra di loro via Internet. I dettagli si possono trovare nel sito web: noosphere.princeton.edu.

Il termine Noosphere è tratto dal concetto di noosfera (sfera psichica) proposto dal frate scienziato e filosofo Teilhard de Chardin (capitolo 5), secondo il quale le menti individuali dei diversi esseri umani non sono totalmente separate, ma contribuiscono in parte a creare un “tessuto di idee” o una “coscienza collettiva” che circonda il nostro pianeta come un’atmosfera!

Il progetto è chiamato anche progetto EGG, una variazione di EEG (Elettro-Encefalo-Gramma) il cui significato è Elettro-Gaia-Gramma: il nome Gaia individua il pianeta Terra inteso come un’unica entità vivente. I vari REG attualmente sparsi nel mondo (anno 2002) sono 40, e nel linguaggio comune vengono chiamati EGG invece di REG.

Anomalie come quelle citate si verificano anche ad ogni Capodanno, nei minuti intorno alla mezzanotte tra il 31 Dicembre ed il primo Gennaio: a seconda del fuso orario, gli EGG che si trovano sulla linea della mezzanotte mostrano anomalie molto più forti degli altri, proprio come ci si dovrebbe aspettare ammettendo che ciascun EGG risenta soprattutto della coscienza collettiva locale (e secondariamente di quella globale). Io stesso ho verificato la realtà di questo “effetto Capodanno” per mezzo di un REG (non ho rivelato invece alcun effetto durante i mondiali di calcio del 2002).

Com’è possibile tutto questo? E che significato può avere? Si tratta di telepatia, o comunque di un fenomeno paranormale? Non lo so, e non vorrei perdere tempo a dibattere se la definizione di “parapsicologia” sia adatta o meno ai risultati ottenuti. So soltanto che i progetti PEAR e Noosphere, impiegando una metodologia scientifica, hanno ottenuto una statistica che evidenzia chiaramente l’esistenza di un “umore collettivo” condizionato dagli eventi mondiali.

Come si spiega tutto questo? Certamente, ricollegandoci alla storia della filosofia esaminata nei capitoli 4 e 5, ciò troverebbe spiegazione in una concezione idealistica piuttosto che in una concezione materialistica. Inoltre i fenomeni in questione sarebbero perfettamente compatibili con la concezione della filosofia indiana, esaminata

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nel capitolo 6. Nei prossimi due capitoli cercheremo di dimostrare che la mente umana ha un ruolo molto più importante nell’universo di quanto normalmente si immagini. Ma per ora torniamo all’analisi dell’effetto Maharishi.

VIII - L’effetto Maharishi.Nel capitolo 6 abbiamo trattato della tecnica di MT ed abbiamo anche accennato all’effetto Maharishi

(paragrafo XX). Nel 1973 negli Stati Uniti vi erano già alcune città in cui il numero di meditanti (cioè praticanti la tecnica di MT) era superiore all’1% della popolazione. Le statistiche dell’FBI mostrarono che l’indice della criminalità in queste città era diminuito di circa l’8,2% rispetto all’anno precedente, mentre in altre città simili (dove però non vi era un numero così elevato di meditanti) l’indice della criminalità era invece aumentato dell’8,3%, rispecchiando la tendenza nazionale.

Dal 1976 in poi sono state effettuate decine di altri studi sociologici di questo tipo, che hanno sempre dimostrato che in tutte le comunità (città, aree, regioni) in cui vi era oltre l’1% di meditanti, si aveva un calo sensibile della criminalità, degli incidenti stradali, e di altri aspetti sociologici negativi, e contemporaneamente si aveva un miglioramento della qualità della vita (calcolato con i tradizionali indicatori statistici utilizzati in sociologia).

Come abbiamo detto nel capitolo 6, se alcune persone stanno meglio e si comportano meglio, è ragionevole attendersi un’influenza positiva sull’intera comunità. Immaginiamo di viaggiare in auto: è chiaro che se incontriamo automobilisti nervosi o pirati della strada, il nostro nervosismo aumenterà, e con esso aumenterà il rischio di incidenti, mentre se incontriamo automobilisti sereni e corretti, la probabilità di incidenti si ridurrà notevolmente. Ovviamente si tratta di influenze piuttosto piccole, ma comunque rivelabili dai potenti metodi utilizzati dalla statistica.

Quello che ci meraviglia però è che per avere un’influenza misurabile sia sufficiente che solo l’1% della popolazione pratichi la MT! È veramente troppo poco. Se si trattasse del 20 o del 30%, potremmo facilmente accettare che vi sia un’influenza misurabile, ma con solo l’1% com’è possibile? Eppure, quando si supera la soglia dell’1%, si hanno fenomeni del tutto inattesi, perfino un calo della disoccupazione ed un aumento delle attività economiche. Com’è possibile? Come fa l’1% di meditanti ad influenzare la struttura economica di una comunità?

Tenetevi forte: Maharishi risponde che l’effetto avviene al livello della “coscienza collettiva”, cioè, usando la terminologia di Teilhard de Chardin, avviene nella “noosfera”. In pratica, si deve ammettere l’esistenza di un campo astratto che permea l’atmosfera ed influenza il benessere delle singole coscienze individuali, in modo analogo a quello in cui la familiare atmosfera materiale (l’aria comune) influenza la salute dei singoli corpi individuali.

Se in una città tipicamente afflitta da smog si riuscisse a depurare l’aria, ciò produrrebbe dei benefici piccoli ma concreti sugli organismi delle singole persone, e tali benefici potrebbero essere rivelati espressamente da un’accurata indagine statistica: così si conterebbe un minor numero di malattie, forse anche un minor numero di morti per tumore, ed altre conseguenze di questo tipo.

Analogamente, ammettendo l’esistenza di una “atmosfera psichica” o “noosfera”, e che esista un mezzo per “migliorarla” o “purificarla”, tale mezzo produrrebbe dei benefici misurabili attraverso metodi statistici: minor numero di incidenti, minore criminalità, aumento della qualità della vita e quindi anche delle attività economiche, eccetera.

Ovviamente non vi sarebbe motivo di temere che un’influenza del genere modifichi la nostra volontà, esattamente come nel caso in cui l’aria venisse purificata, la nostra volontà non verrebbe modificata (anzi, avrebbe migliori opportunità di essere realizzata, a causa del miglioramento della nostra salute generale).

Fantascienza? Magia? Superstizione? No: si tratta di fenomeni realmente rivelati attraverso una metodologia scientifica. Sicuramente tutto ciò può sbalordire molte persone, e risultare inaccettabile a chi continua ad aderire ad un rigido modello materialistico ottocentesco, ma le verifiche dell’effetto Maharishi sono molteplici e incontestabili, e sono stati pubblicati su riviste specialistiche come Journal of Conflict Resolution o Social Science Perspectives Journal. Per maggiori riferimenti si può consultare il sito della Maharishi University of Management, Iowa, USA, ed in particolare la pagina web: www.mum.edu/tm_research/tm_biblio/socio_c.html.

A partire dagli anni ’80 sono stati effettuati esperimenti specifici usando gruppi di persone che praticano tecniche avanzate di meditazione (le cosiddette TM-Siddhi), e la cui influenza è perfino più forte di quella

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evidenziata sopra (è sufficiente un numero di praticanti nettamente inferiore all’1% della popolazione). Gruppi di questo tipo vengono chiamati gruppi di coerenza, poiché si suppone che essi aumentino la coerenza delle presunte onde che attraversano la coscienza collettiva, così come la pratica della MT aumenta la coerenza cerebrale nei singoli individui (come ampiamente dimostrato dalle analisi EEG in decine di ricerche).

Tra i numerosi ed incredibili risultati ottenuti dai gruppi di coerenza sperimentali, organizzati in varie occasioni, si hanno dei nettissimi miglioramenti in certe città durante il conflitto del Libano nel 1983, ed un forte calo della criminalità (altrimenti inspiegabile) durante l’esperimento tenuto a Washington nell’estate del 1993. Questi esperimenti però non hanno suscitato l’interesse delle autorità governative, forse perché si fondano su un principio del tutto nuovo e insolito e difficile da comprendere e accettare.

Eppure vari studiosi di sociologia e statistica, indipendenti dall’organizzazione di Maharishi, hanno confermato che il fenomeno, per quanto strano, è reale, come si può verificare alla pagina web www.permanentpeace.org/support.html.

IX - Stati sociologici ordinati.Il 14 Dicembre 1991 sul quotidiano Il Tempo (pag.5) fu pubblicato un articolo che praticamente era una

lusinghiera recensione del libro Ipotesi sulla Realtà, ma che si soffermava molto anche sull’effetto Maharishi. Il titolo era: “La meditazione trascendentale? È accertato: fa diminuire il tasso della criminalità”.

Ecco la parte finale dell’articolo, riferito alla diminuzione della criminalità laddove vi sono parecchi meditanti: “È un fatto ‘tecnico’, dice Maharishi. In quelle situazioni avviene una ‘transizione di fase sociologica’ nella popolazione, con un improvviso cambiamento delle tendenze sociali [il fenomeno rievoca infatti le transizioni tra la fase solida, liquida e gassosa studiate dalla chimica e dalla fisica]. Si passa insomma ad uno ‘stato sociologico’ più ordinato [questo rievoca anche alcuni fenomeni magnetici, in cui si ha un ordinamento collettivo delle molecole dopo aver superato una soglia minima]. Applicato su larga scala potrebbe rappresentare la soluzione dei problemi dell’umanità?”.

L’Effetto Maharishi ricorda il concetto di “mano invisibile” che fu espresso nel diciottesimo secolo dall’economista Adam Smith: secondo lui, è sufficiente che ogni persona segua il proprio impulso al guadagno e curi i suoi interessi individuali in modo onesto, affinché l’ordine spontaneo dell’intera economia ne risenta beneficamente. Esiste infatti una sorta di “mano invisibile” che coordina ed armonizza le attività dei vari individui e crea il benessere economico nell’intera collettività. In altre parole, un egoismo onesto ha già l’effetto di un altruismo...

Analogamente, nell’effetto Maharishi, sembrerebbe che la MT, praticata dai singoli individui per i propri scopi personali, cioè per diminuire il proprio stress e nervosismo ed aumentare la propria intelligenza e creatività, abbia l’incredibile conseguenza secondaria di agire in modo benefico anche sulla coscienza collettiva (sia pure in piccola misura).

Chi conosce bene la filosofia di Hegel riconoscerà anche una certa affinità col concetto di astuzia della Ragione, secondo il quale esiste una Ragione universale capace di influenzare i comportamenti individuali. Nell’effetto Maharishi però siamo noi che possiamo agire “dal basso” ed influenzare la Ragione, in modo da produrre ricadute positive sull’umanità. Altre analogie con la coscienza collettiva definita da Maharishi le abbiamo già riscontrate nel concetto di inconscio collettivo di Jung e di noosfera di Teilhard de Chardin.

In definitiva, gli esperimenti di Princeton e le conferme dell’Effetto Maharishi ci possono meravigliare solo se continuiamo ad aderire ad una concezione materialistica, in cui la mente è considerata un effetto secondario e accidentale della materia, mentre in una concezione in cui l’universo è interconnesso e la consapevolezza risulta di importanza cruciale, tutto ciò è comprensibile e naturale.

Il fisico Majorana già negli anni '30 aveva presagito che in futuro le scienze sociali sarebbero state studiate con gli strumenti tipici della fisica d'avanguardia ed in particolare della meccanica quantistica, come riportato dall'articolo Fisica e Mercati Finanziari su Le Scienze n.394 di Giugno 2001.

X - L’azione della volontà sulla materia.Tornando a Massimo Troisi ed ai suoi tentativi di spostare le bottiglie con la forza del pensiero, è

interessante esaminare il parere del celebre neurofisiologo Eccles (premio Nobel per la medicina).Ma prima vorrei citare un esperimento assurdo che io stesso feci davanti ad alcuni amici. Affermai che avrei

spostato una penna che si trovava sulla scrivania, usando la forza del mio pensiero. Quindi presi la penna con la

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mano, la spostai di pochi centimetri, e dissi trionfante: “esperimento riuscito”! Ovviamente i miei amici mi mandarono a quel paese, affermando che non avevano tempo da perdere con questi scherzetti da bambini. Io però continuai ad affermare che era stato il mio pensiero a muovere la penna. Che altro, altrimenti?

Essi invece, con tono scocciato, mi rimproveravano dicendo che non era stata la mia mente bensì la mia mano, che è un qualcosa di materiale. Già, ma chi aveva mosso la mia mano?! La mia mente aveva agito sulla mano e quindi anche sulla penna, ed in ultima analisi io avevo spostato la penna grazie al mio pensiero!

Qui nacque una discussione lunghissima, che non è il caso di riportare. Ma il lettore intelligente avrà capito che cosa intendo dire: il fatto che vi sia un mezzo materiale (il mio braccio e la mia mano) non altera la straordinarietà della questione. Questo in sostanza è ciò che afferma Eccles: per vedere dei fenomeni parapsicologici non è necessario muovere un oggetto con la mente. Secondo lui i movimenti consci del nostro corpo sono già dei fenomeni parapsicologici! Come fa infatti la mente immateriale ad agire sul nostro corpo materiale?

Questo è uno dei dilemmi classici della filosofia. Il fisico Schrödinger sostiene che dilemmi di questo tipo sono dovuti all’oggettivazione: abbiamo adottato un modello che separa la mente dal corpo, perché esso risulta utilissimo per lo sviluppo della scienza e della tecnologia, ma purtroppo tale modello ha anche dei lati negativi. Il dilemma evidenziato sopra è una inevitabile conseguenza della separazione mente-materia. Un altro problema creato da tale divisione è l’antinomia tra libero arbitrio e determinismo. Viceversa, ammettendo una concezione unitaria o monistica (in cui non vi è distacco tra mente e corpo, che sono due aspetti apparentemente opposti di un’unica entità), questi dilemmi possono essere risolti. Questi temi verranno ripresi ed ampiamente trattati nei prossimi tre capitoli.

XI - Una gerarchia delle realtà.Ritorniamo al tema iniziale di questo capitolo: dunque esiste una realtà “superiore” rispetto a quella che noi

sperimentiamo nella nostra vita quotidiana? Sicuramente la scienza moderna ha scoperto dei livelli “sottili” (cioè più “fondamentali”) che danno origine ai livelli “grossolani” e materiali descritti dalla fisica classica. Però la cosa che ci lascia perplessi è la possibilità (affermata da Maharishi) di sperimentare tale realtà “superiore” direttamente per mezzo della nostra mente.

Leggiamo alcuni passi dalla Introduzione al libro Ipotesi sulla Realtà, che risale al 1991: “La scienza ha dimostrato che la creazione è strutturata in vari livelli di organizzazione: ciò naturalmente vale anche per gli esseri umani, che fanno parte della creazione. Se analizziamo il nostro corpo vediamo che esso è formato da miliardi di cellule; ma ciascuna cellula è formata da miliardi di molecole: e così via. Procedendo dal livello ‘grossolano’ delle ordinarie percezioni dei sensi verso i livelli più ‘sottili’, troveremo allora il livello cellulare, il livello molecolare, il livello atomico, ed i livelli subatomici; ciascun livello è riconducibile al livello successivo (per esempio il livello molecolare esiste perché esistono gli atomi), anche se presenta caratteristiche sue proprie”.

“Al di là di tutti questi livelli la fisica moderna prevede l’esistenza di un livello fondamentale da cui scaturisce tutta la realtà: questo è il livello del ‘campo unificato’ della fisica. Sia la materia che le interazioni che regolano il comportamento della materia nascono come manifestazioni di questo unico campo fondamentale. Sebbene non esistano ancora prove definitive, le teorie fisiche sembrano inevitabilmente progredire (sulla base delle ricerche sperimentali) verso una conferma dell’esistenza del campo unificato. Così come gli altri livelli, il livello fondamentale sarebbe presente in tutti gli oggetti e in tutte le manifestazioni della realtà naturale, ma in più ne costituirebbe l’essenza: tale livello sarebbe presente, naturalmente, anche nell’uomo”.

“Ora, risulta evidente dalle moderne ricerche scientifiche che l’attività mentale nell’uomo è semplicemente un’esperienza soggettiva di processi fisici e chimici che hanno luogo ai livelli molecolare, atomico e probabilmente anche ai livelli subatomici del cervello (e del sistema nervoso in generale), e non si può escludere che tali processi coinvolgano anche il livello fondamentale, il livello del campo unificato”.

A questo punto il testo inizia a descrivere la tecnica di MT, che permetterebbe all’uomo di percepire il livello del campo unificato direttamente nella sua mente.

XII - Il ‘mito della caverna’ di Platone.

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Il “mito della caverna” di Platone è ben noto: per spiegare che esiste un “mondo delle Idee”, Platone dice: immaginiamo che alcune persone siano imprigionate in una caverna, ed incatenate in modo che possano vedere solo verso il fondo della caverna e non l’esterno. Queste persone sfortunate vedranno solo dei giochi sbiaditi di luci ed ombre che si proiettano sul fondo della caverna, e nient’altro. Essi penseranno che quella sia l’unica realtà, non avendo mai avuto esperienza della “vera” realtà, quella che si svolge all’esterno della caverna e che proietta all’interno solo delle ombre sbiadite.

Ebbene, secondo Platone, quello che noi vediamo nella nostra vita quotidiana a sua volta è solo un aspetto sbiadito di una realtà molto più profonda, che risiede in un mondo superiore, il celebre “mondo delle Idee” o “iperuranio”.

Il medico Campbell, nell’introduzione del suo libro “Sette stati di coscienza” (Ubaldini), riprende il mito della Caverna e sostiene che la tecnica di MT può liberare gli uomini dalle catene dell’illusione e mostrare la vera realtà, che è quel campo astratto e universale di pura coscienza descritto da Symonds e Tennyson (cap.6). Ma non basta: Maharishi sa che i prigionieri appena liberati avranno le membra intorpidite e verranno acciecati dalla luce esterna, a cui non sono abituati, e per questo ha preparato un programma graduale per abituare le persone alla vera realtà (programma che consiste sempre nella MT).

Ed infatti la MT non dà quella contrapposizione netta tra mondo reale e mondo fittizio come si ha in Matrix o nei “cervelli nella vasca” di Putnam. Le due realtà (quella illusoria e quella superiore) sono compenetrate, e la cosiddetta “realtà superiore” è solo l’aspetto sottile e profondo della stessa realtà quotidiana che vediamo ogni giorno: il mondo dei fenomeni, Maya, non è poi così distante dalla vera realtà, il Brahman, ma ne è solo una manifestazione.

Quindi, nella concezione che stiamo delineando, si ha una certa continuità tra gli aspetti grossolani del mondo materiale (in cui viviamo quotidianamente) e quelli sottili della pura coscienza. Maharishi sostiene che lo stato di pura coscienza è l’esperienza soggettiva diretta del “campo unificato” ricercato dalla fisica moderna, e che dà origine ad ogni manifestazione in natura.

Ovviamente la visione proposta da Maharishi a noi può sembrare paradossale ed impossibile nel nostro consueto terzo stato di coscienza (il normale stato di veglia), poiché in questo stato l’oggettivo appare totalmente contrapposto al soggettivo. Ma il ragionamento che stiamo sviluppando (e che per essere pienamente compiuto ha bisogno di una trattazione di quasi 500 pagine, cioè del libro Ipotesi sulla realtà) ci aiuta a comprendere che tutto ciò potrebbe essere vero. Per giunta vi sono alcuni personaggi celebri (i soliti Tennyson, Symonds, e forse lo stesso Plotino ed anche alcuni Santi cristiani) hanno colto l’unità della realtà per mezzo di un’esperienza personale.

Vi è una naturale difficoltà nell’accettare che una esperienza soggettiva, che peraltro sembra mistica o spirituale, possa farci percepire il campo fondamentale della fisica: ecco perché la trattazione di Ipotesi sulla realtà è così lunga: la questione non può essere spiegata in poche righe. Lo stesso Hegel, che pure era un filosofo idealista, aveva rifiutato (e deriso) la convinzione di Fichte e Schelling che l’assoluto potesse essere colto per mezzo dell’intuizione soggettiva, la celebre “intuizione intellettuale”.

Quindi il nostro scopo adesso sarà quello di chiarire e rendere verosimile e accettabile tutto ciò. Ma ci arriveremo gradualmente, nel corso di questo e dei prossimi tre capitoli. Vedremo che il mondo oggettivo che percepiamo nella vita quotidiana ovviamente non è illusorio (come credono alcuni idealisti estremi o alcuni mistici orientali), ma è una struttura ordinata di vibrazioni e onde che si propagano nel campo unificato, il quale contemporaneamente dà origine al mondo soggettivo della nostra mente.

Tutto ciò è difficile da accettare, sia perché si scontra con dei tabù tipici della nostra cultura (fondata sull’oggettivazione e sulla separazione cartesiana tra mente e materia), sia perché si scontra con i limiti del nostro comune stato di coscienza (il normale stato di veglia o terzo stato), in cui l’opposizione soggetto-oggetto è dominante e sembra paradossale che tali due poli opposti possano unirsi in un unico principio.

XIII - Una via psicofisica alla conoscenza.Forse una analisi razionale o intellettuale è insufficiente allo scopo: occorre anche l’esperienza diretta. Il

medico Campbell sostiene che il metodo della MT fornisce una “via psicofisica” alla conoscenza, una via per noi inaspettata e del tutto nuova. Essa è in grado di superare ed eliminare ogni dubbio. Infatti, affinché la MT abbia effetto, non è necessario credere alle teorie della filosofia indiana, e neanche a quelle “riadattate” da Maharishi alla mentalità scientifica occidentale: basta praticare la tecnica ed il sistema nervoso si perfezionerà,

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permettendo una percezione più profonda della realtà, sia esteriore che interiore. A quel punto il meditante potrà giudicare personalmente se le teorie in questione sono vere, e normalmente egli “sentirà” e “sperimenterà” che è proprio così: il quarto stato di coscienza esiste, ed è il ponte che connette l’uomo alla percezione diretta della realtà più profonda dell’universo.

Maharishi sostiene che “la conoscenza è strutturata nella coscienza”, e questo in termini filosofici significa che nell’uomo vi sono delle “idee innate” che diventano sempre più chiare con il perfezionamento del sistema nervoso. Solo in quest’ottica si può capire perché secondo la tradizione indiana il Guru, cioè il Maestro, dev’essere perfetto da un punto di vista psicofisico. L’approfondirsi della conoscenza corrisponde ad un maggiore perfezionamento del sistema nervoso e del cervello. È un concetto insolito per noi occidentali, ma possiamo comprenderlo per mezzo di una domanda ironica: voi andreste da un medico che è sempre ammalato? Probabilmente no, poiché mettereste in dubbio la sua capacità di curare. Ecco, il concetto è lo stesso, ma va esteso alla conoscenza della realtà nei suoi aspetti fondamentali.

Per noi occidentali è perfettamente naturale che uno scienziato o un filosofo possa essere depresso o pessimista o avere degli scompensi psicologici, dei tic, delle fisime, perché ciò non altera assolutamente la sua conoscenza razionale ed intellettuale della realtà naturale. Qui invece si introduce un nuovo concetto di conoscenza, una conoscenza diretta, di tipo intuitivo: in quest’ottica insolita, lo scienziato o il filosofo psicologicamente instabile non può essere considerato un vero conoscitore della realtà naturale, altrimenti egli conoscerebbe anche il modo di liberarsi dei suoi problemi personali...

Si tratta del solito banale concetto della mens sana in corpore sano, applicato alla salute del sistema nervoso e portato alle estreme conseguenze. Per ritornare alla metafora di inizio capitolo, il mio amico Franco, essendo miope, non poteva percepire Dio. Ovviamente questa è solo una metafora, perché qui non si parla di perfezione fisica in senso generale, ma della salute del sistema nervoso, che include anche il benessere psicologico.

Questo nuovo atteggiamento nei confronti della conoscenza può essere compreso facilmente per mezzo di una domanda apparentemente sciocca: chi conosce meglio la forza di gravità, Newton o un gatto qualsiasi? Secondo la visione occidentale, la domanda è ridicola: Newton è il padre della teoria della gravitazione universale, mentre un gatto non sa nemmeno che cos’è la forza di gravità. Eppure il gatto si muove agilmente nel campo gravitazionale terrestre, in un modo che per Newton sarebbe stato impossibile. Quindi, da un punto di vista intuitivo, il gatto conosce la forza di gravità meglio di Newton!

XIV - Ipotesi sulla realtà.L’Ipotesi sulla Realtà può essere riassunta con la seguente sequenza logica, presentata nel paragrafo 5-7

dell’omonimo libro.A - La MT si fonda su un “silenzio cosciente” che corrisponde alla minima eccitazione del sistema nervoso.B - La MT deriva dalla filosofia indiana, che pone a fondamento della realtà il Brahman, concetto

equivalente (almeno riguardo ai suoi aspetti oggettivi) al concetto di campo unificato della fisica moderna.C - Nella fisica fondamentale, ogni particella o forza è uno stato eccitato del campo unificato. Nella filosofia

indiana e nella concezione su cui si basa la MT, ogni pensiero è uno stato eccitato della pura coscienza, che si suppone essere la manifestazione soggettiva del Brahman.

D - L’attività mentale è scientificamente riconducibile ad eventi quantistici che avvengono nelle sinapsi neuronali.

CONCLUSIONE - Il campo unificato studiato dalla fisica moderna e la pura coscienza sperimentabile durante la MT, sono la stessa entità! Nel primo caso, essa si manifesta oggettivamente, nel secondo caso, essa si manifesta soggettivamente. Ma si tratta della stessa entità fondamentale che dà origine all’intero universo, sia nel suo aspetto oggettivo che nel suo aspetto soggettivo.

XV - Superfluidità e superconduttività.Nel corso degli anni molte critiche sono state portate ad Ipotesi sulla realtà. Ad esempio diverse persone

hanno portato la seguente obiezione: se veramente attraverso la pratica della MT si accede soggettivamente ai livelli più profondi del cervello e del sistema nervoso, che funzionano in termini quantistici, perché i meditanti non riferiscono di vedere gli atomi con gli elettroni, il nucleo, eccetera?!

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Questa obiezione rivela una comprensione parziale e superficiale del messaggio contenuto nel libro Ipotesi sulla Realtà. La risposta sarà data nel prossimo paragrafo, ma essa potrà diventare pienamente accettabile solo dopo che si saranno letti interamente i prossimi tre capitoli.

Anzitutto dobbiamo precisare che gli atomi non sono come ce li immaginiamo noi in base al modello materialistico: gli elettroni non sono delle palline newtoniane che ruotano come pianeti intorno al nucleo. La fisica, pur essendo partita da tale modello, ha dovuto riadattarlo, attraverso lo stadio intermedio dell’atomo di Bohr, alla vera realtà della meccanica quantistica, che è costituita di vibrazioni e di onde: l’aspetto “corpuscolare” o “particellare” è dato soltanto dalla quantizzazione (i campi e le particelle si manifestano solo in “pacchetti” discontinui), ma questo non significa che esistano realmente delle particelle in senso classico. L’unica descrizione appropriata della realtà atomica è subatomica è quella che si basa sulle funzioni d’onda.

Generalmente la meccanica quantistica opera a livello microscopico, cioè atomico e subatomico, ma esistono rari casi in cui le proprietà quantistiche si rivelano direttamente a livello macroscopico, come nella superfluidità e nella superconduttività.

La superfluidità è un fenomeno spettacolare che si verifica in certi materiali a temperature molto basse (ad esempio nell’elio liquido), nei quali la viscosità diventa praticamente nulla: se viene scosso, il liquido inizierà ad oscillare e non si fermerà più, a differenza di quanto avviene in una normale bottiglia d’acqua, in cui le oscillazioni durano pochi attimi, poiché l’attrito le smorza rapidamente. Nei superfluidi l’attrito è praticamente inesistente.

Ciò avviene perché le diverse funzioni d’onda che descrivono i singoli atomi si fondono in un’unica macro-funzione d’onda. Il superfluido costituisce ora una singola entità unificata, come se non fosse più composta di miliardi di atomi (i quali comunque sotto altri aspetti mantengono la loro individualità). La coerenza tra gli atomi diventa perfetta e la loro correlazione diventa infinita.

Nel fenomeno della superconduttività, il materiale conduttore non dissipa energia quando viene percorso da una corrente elettrica, la quale quindi continuerà a scorrere per tempi lunghissimi, senza bisogno di un alimentatore. Nella superfluidità e nella superconduttività, poiché l’influenza degli attriti scompare, non si ha più un aumento di entropia dovuto al secondo principio della termodinamica.

XVI - Attività mentale e fisica quantistica.Ora chiediamoci: qual è la natura dell’attività cerebrale? Risposta: essa viene rivelata oggettivamente dalle

analisi EEG come un insieme di onde di natura elettrica. Ebbene, nella teoria che stiamo presentando, tale attività è semplicemente il “residuo” di una funzione d’onda complessiva che coinvolge l’intera struttura cerebrale: in altre parole, le onde cerebrali sarebbero solo un rimasuglio spurio di natura elettromagnetica, che rivela superficialmente la “vera” attività che si svolge a livello atomico e subatomico in termini di funzioni d’onda quantistiche e non di palline dure materiali! In parole povere, la nostra mente funziona a livello quantistico e non a livello di fisica classica.

Questa interpretazione si accorda con diverse ricerche che rivelano che l’attività cerebrale coinvolge i livelli quantistici del cervello e del sistema nervoso: per i riferimenti si consulti la pagina web: www.ipotesi.net/ipotesi/scientif.htm.

In particolare Weiss ha pubblicato diversi articoli che evidenziano come le onde cerebrali nelle analisi EEG mostrano una serie di “armoniche” che conducono ad un modello quantizzato del cervello, come se il cervello stesso fosse un grande dispositivo quantistico (ad esempio: Biological Cybernetics n.68, 1992). La sua ricerca è notevolissima perché unisce diversi risultati ottenuti dalla psicologia sperimentale, dalla neurologia, dalla psichiatria, dalla fisica e da altre scienze in una sintesi davvero straordinaria. Maggiori informazioni si possono trovare alla pagina web: www.volkmar-weiss.de/publ10-e.html.

Se guardiamo un superfluido che oscilla, non vedremo i singoli atomi, eppure il fenomeno collettivamente è di natura quantistica. Esso infatti è dovuta ad una proprietà quantistica dei cosiddetti bosoni (tecnicamente le particelle ed i campi elementari, siano essi atomi o fotoni, elettroni o quark, sono classificabili o come bosoni, che seguono la cosiddetta statistica di Bose-Einstein, o come fermioni, che seguono la statistica di Fermi-Dirac).

Tutto questo risponde alla ingenua obiezione che chiede: “perché se la MT agisce a livello quantistico, non vediamo la struttura degli atomi”?

Il fisico teorico John Hagelin, esperto di teorie di unificazione, e praticante la MT, ha affermato: “La scienza oggi ha guardato oltre il livello classico macroscopico e visibile della natura per cogliere la struttura

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quantistica delle sue scale spazio-temporali fondamentali. L’immagine del funzionamento della natura a questi livelli è molto diversa da quella che osserviamo comunemente. In questo secolo i fisici sono rimasti sorpresi molte volte dall’apparizione di straordinari effetti quantistici al livello visibile, macroscopico. Per esempio, nella superfluidità, i fluidi mostrano viscosità zero e continueranno a scorrere indefinitamente una volta messi in moto. Tali fenomeni sembrano contraddire le leggi di natura, ma in realtà ci danno una visione della natura fisica alle scale fondamentali dello spazio-tempo”.

Ebbene, la chiave per comprendere in termini scientifici l’attività mentale è comprendere che essa è un fenomeno quantistico. Nel mondo materiale, l’esistenza degli esseri viventi e coscienti è del tutto eccezionale rispetto agli altri fenomeni: basta osservare un animale per vedere qualcosa di totalmente anomalo rispetto al comportamento del resto della materia. Dobbiamo ammettere che la mente è qualcosa di straordinario, non meno della superfluidità.

XVII - Coerenza, ordine e diminuzione di entropia.Per comprendere il segreto dell’universo occorre ammettere che l’attività conscia del cervello sia un

fenomeno quantistico. Nel capitolo 10 verranno citate altre prove (oltre a quella di Weiss riportata sopra) a favore di questa tesi, che già diversi scienziati accettano. Ciò può anche spiegare perché la tecnica di MT permette un rallentamento dell’invecchiamento biologico. Vediamo perché.

L’invecchiamento è un’usura dovuta agli “attriti”, che provocano un aumento dell’entropia. In realtà il nostro organismo ha già un’ottima capacità di eliminare l’entropia, scaricandola all’esterno, e per questo può sopravvivere per decine di anni. Ma se noi potessimo perfezionare ulteriormente il meccanismo di eliminazione dell’entropia interna, potremmo attenuare il fenomeno dell’invecchiamento (e forse perfino eliminarlo!).

Ebbene, ricordiamo che la MT è capace di aumentare la coerenza delle onde cerebrali, il che implica un’ulteriore diminuzione di entropia nel sistema nervoso e nel cervello. L’aumento della coerenza delle onde cerebrali, e la conseguente diminuzione di entropia interna, sono ragionevolmente spiegabili solo in termini di fisica quantistica, la quale si trova “a monte” della termodinamica (si ricorderà infatti dal capitolo 2 che gli effetti termodinamici sono dovuti al comportamento collettivo degli atomi e delle molecole, ad un livello “grossolano” o “macroscopico” descritto dalla fisica classica). In certi rari casi, come appunto nella superfluidità e nella superconduttività, le caratteristiche della realtà quantistica possono perfino rivelarsi anche a livello macroscopico, e sorprenderci per la mancanza di attriti.

Ebbene, il fenomeno della vita e della mente troverebbe una perfetta spiegazione in tali termini: noi quindi saremmo macchine quantistiche che vivono in un mondo descritto dalla fisica classica, il che contribuirebbe a rendere ancora più netta la contraddizione tra “mondo oggettivo” e “mondo soggettivo”.

Schrödinger, nel libretto Che cos’è la vita?, evidenziò che noi possiamo vivere decine di anni perché la nostra struttura biologica abbassa continuamente la sua entropia, nutrendosi di nuovo “ordine” (ovvero di entropia negativa) attraverso l’assunzione di cibi. Le argomentazioni contenute nel libretto di Schrödinger indirizzarono Watson e Crick verso la scoperta del DNA!

Poiché il nostro corpo esternamente vive nel mondo della termodinamica, resta ugualmente un po’ di usura, che lentamente porta l’organismo ad invecchiare. Possiamo ipotizzare che perfezionando la nostra “macchina quantistica” (costituita dal nostro organismo o almeno dal nostro sistema nervoso), anche questo tipo di usura possa essere evitato! D’altronde il rallentamento dell’invecchiamento in chi pratica la MT è evidente e incontrovertibile.

XVIII - Oltre il concetto grossolano di ‘materia’.Quando capiremo che la materia è solo una “sovrastruttura”, un modello che ci siamo creati nella nostra

mente per far fronte alle esperienze grossolane dei sensi, che operano ai livelli della fisica classica, saremo a buon punto per comprendere il segreto dell’universo: tutto è vibrazione, esistono solo onde che percorrono uno spazio astratto ed universale, il che dà origine ad ogni manifestazione psico-fisica.

E poiché al nostro livello grossolano noi viviamo in un mondo apparentemente materiale (che è la manifestazione e condensazione della complessa realtà quantistica), i prodotti dati dalla pratica della MT si rivelano anche di natura fisiologica, cioè ci appaiono in termini di “materialità”. Ma questo non implica che durante la MT si debbano percepire gli atomi in termini dei nostri pregiudizi materialistici (palline dure che orbitano intorno al nucleo, eccetera)!

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Anche un altro fisico, Lawrence Domash, ha cercato di interpretare ciò che avviene nel sistema nervoso durante la pratica della MT, come riportato da Goldberg nel libro Programma di MT, Edizioni Mediterranee (cap.2, pagg.67/70).

Nella fisica quantistica, ogni sistema fisico (come l’atomo di idrogeno) presenta una serie di possibili stati di eccitazione: livelli differenti di energia, ovvero “gradi differenti di attività”. Il livello con minore energia è lo stato fondamentale. Ad esempio il livello indicato da n=1 nell’atomo di idrogeno è il suo stato di “riposo naturale” e di perfetto equilibrio. Nella fisica subnucleare lo stato di minima eccitazione è il vuoto quantistico.

Anche il sistema nervoso dell’uomo presenta diversi stati di eccitazione che possono essere espressi da diversi modi di funzionamento delle onde cerebrali. Lo stato di pura coscienza sarebbe allora una sorta di “stato di base” del sistema nervoso. In questo caso è più difficile rivelare la struttura quantistica rispetto all’atomo di idrogeno o ad altri semplici sistemi, ma Domash intende comunque sottolineare che questa è la visione giusta (si pensi alle ricerche di Weiss).

Domash inoltre paragona ciò che avviene nel sistema nervoso durante la MT a ciò che avviene in un sistema fisico in cui l’entropia viene diminuita. E qui si ricollega al sorprendente effetto della superfluidità nell’elio liquido: “Le onde microscopiche associate ai singoli atomi di elio, invece di mantenere la loro condotta abituale, irregolare e caotica, si unificano, spostandosi in un’unica onda macroscopica e coerente. Poiché l’effetto delle singole molecole in collisione fra loro non ha più importanza, il fluido non incontra più resistenza nel movimento”. In altre parole, l’attrito scompare.

Domash riprende poi le argomentazioni di Schrödinger a riguardo delle strutture biologiche, che per vivere “assorbono ordine dall’ambiente”, diminuendo così la propria entropia, ed intende evidenziare che la MT offre un ulteriore “salto di qualità” in tal senso.

“Recenti prove di laboratorio hanno dimostrato che la fisiologia della MT può essere spiegata dalle onde altamente ordinate del sistema nervoso, simili a quelle dei superconduttori e dei superfluidi”. In tutti questi casi infatti si ha una elevata coerenza delle rispettive onde: “È possibile affermare con molta verosimiglianza che a livello delle sinapsi o comunque all’interno dei neuroni la MT riordini le molecole in modo da stabilire una perfetta assonanza tra di loro. Le onde associate a ciascuna molecola si estendono all’intero sistema nervoso, e questo viene sperimentato soggettivamente come una espansione dei propri limiti. Sarebbe questo il meccanismo che funge da intermediario tra il sistema nervoso e lo stato di vuoto quantistico, settore oggettivo del silenzio e campo di tutte le possibilità [evidentemente Domash interpreta questo stato ordinato e di alta coerenza delle molecole come uno stato di bassa eccitazione del vuoto quantistico]”.

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