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Insieme … per Maria! Marzo - Aprile 2013 Marzo - Aprile 2013 PERIODICO DELLE FIGLIE E DEI FIGLI DELLA MADONNA DEL DIVINO AMORE – ROMA

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periodico delle figlie e figli della MDA

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Insieme … per Maria! Marzo - Aprile 2013

Marzo - Aprile 2013

PERIODICO DELLE FIGLIE E DEI FIGLI

DELLA MADONNA DEL DIVINO AMORE – ROMA

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Direttori responsabili: Lucia Bonaiti FMDA e Fernando Altieri OFMDA Redazione:

Gerardo Di Paolo, OFMDA Giuseppina Di Salvatore, FMDA Maria Domenica Pinca, FMDA Collaboratori:

Comunità FMDA del Cile, Comunità FMDA di Casa della Madonna Roma, Comunità FMDA di Campoalegre Colombia, Comunità FMDA del Perù, Federico CorruboloGiuseppina Di Salvatore, Gerardo Di Paolo. Progetto grafico:

Gerardo Di Paolo Direzione:

Segreteria Generale - Casa della Madonna Via Ardeatina, 1221 - 00134 Roma Tel. fax 0671351754 [email protected]

In copertina:

“Sfolgora il sole di Pasqua, risuona il cielo di canti, esulta di gioia la terra […] Irradia

sulla tua Chiesa, pegno d’amore e di pace, la luce della tua Pasqua”. (dalla liturgia

del giorno di Pasqua).

Un grande globo arancione sulla parete di destra, simbolo del sole, attira la nostra attenzione. Nel canto profetico dell’evangelista Luca troviamo: “grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, […] verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge” (Lc 1,78). E’ l’espressione paradossale dell’inno di lode e di ringraziamento che prorompe dalle labbra di Zaccaria liberato dal dubbio che lo aveva reso muto alla notizia della gravidanza di sua moglie Elisabetta: la diffidenza cede il passo alla lode sincera e gioiosa. Ogni mattina la Chiesa intona il cantico di Zaccaria riconoscendo nel “sole che viene a visitarci” la presenza amorosa di Gesù per la sua Sposa. Tutti sappiamo che il sole è essenziale per la vita. Ai tempi di don Umberto si usava spesso parlare di Dio come del “sole dell’anima”: un’espressione sem-plice, intuitiva eppure a pensarci bene molto profonda, già rilevata da san

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Francesco nel cantico di Frate Sole: “De te, Altissimu, porta significatione”. La parola greca anatolè, indica sia la luce dell’astro celeste i cui raggi arrivano sul nostro pianeta, sia un germoglio che spunta dalla terra. Entram-bi nell’Antico Testamento sono simboli di grande rilevanza messianica. Lo stesso san Luca, poco oltre, dirà che proprio questo sole «dirigerà i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1,79). Questa verità così brillante è “raccontata” dunque dalla vetrata che usando luce, colori e forme, ci riconsegna le parole evangeliche facendocene gustare tutta la bellezza in modo sorprendentemen-te nuovo. Ma questa triade di luce, colori e forme evoca un significato ancor più profondo, legato al Nuovo Testamento. Il versetto riportato a cappello di questa breve didascalia ci fa pensare infatti alla luce della Pasqua. Cristo è risorto dai morti ed ora sulla sua Chiesa splende il sole nuovo del giorno senza fine; giorno sorto sulla terra e che avrà il suo meriggio senza tramonto in cielo. Questa luce ci attira e rasserena; con dolcezza immensa penetra là dove c’è ancora l’ombra del dubbio e del peccato e ci dà quell’energia per decider-ci definitivamente a vivere alla luce della Pasqua di Cristo. Solo quando que-sto “sole nuovo” illuminerà le nostre anime sapremo gioiosamente cantare con Maria e tutta la Chiesa il nostro: Alleluja! Giuseppina Di Salvatore

Editoriale 4

Parola del Padre don Umberto Terenzi 6

Filo diretto con le missioni

Dalle nostre comunità in Italia

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In ricordo di sr. M. Aldesina Sabbatini 26

Notizie di famiglia 28

L’angolo della poesia 30

L’angolo degli auguri 31

Sommario

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Editoriale

Carissimi,

la nostra storia esistenziale è un susseguirsi di episodi, fatti, av-venimenti che fanno nascere e risuonare in noi sentimenti a cascata: sorpresa, stupore, dispiacere, timore, fiducia ecc… I nostri sentimenti alimentano e partecipano nella riflessione circa la manifestazione ed accettazione della volontà di Dio, dei suoi piani e progetti, a volte incomprensibili e misteriosi. In questi giorni siamo stati colpiti e messi alla prova dall’incredibile e sorprendente notizia delle dimissio-ni del Santo Padre, che ha provocato tanta tristezza e dispiacere, ma anche tanta ammirazione e rispetto per il coraggio, l’umiltà e la sag-gezza di questa decisione presa “per il bene della Chiesa”. Uniamoci anche noi alla preghiera di Benedetto XVI, Papa Emerito e invochia-mo il Divino Amore, lo Spirito Santo, per lui e per il nuovo Papa, che verrà eletto dal collegio dei Cardinali riuniti in Conclave, affin-chè la Chiesa continui nella fedeltà e nella perseveranza la sua missio-ne di annuncio e testimonianza, seguendo l’invito di Gesù: “Andate

in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura” (cfr Mc 16,15).

In questi giorni abbiamo partecipato alle consultazioni eletto-rali per il rinnovo del Governo nel nostro Paese, l’Italia, con l’epilo-go dei risultati finali. Anche questo evento ci ha posto in un’ansiosa attesa per cercare di leggere una risposta a tante aspettative e speranze che la nostra società ha per il suo futuro. Un futuro che si prospetta instabile e incerto per la scarsità di guide capaci, giuste, oneste, cor-rette che cerchino il bene comune. Purtroppo in questi ultimi tempi, in questo campo, abbiamo assistito ad uno scenario di corruzione, di immoralità ed una decadenza dei valori umani. Una tale situazione rende più difficile, anche l’attecchimento dell’annuncio evangelico, che si rende tanto necessario per elevare un po’ la dignità dell’uomo, creato a immagine di Dio.

Questi eventi storici ci permettono di vivere ed esprimere an-cor più la nostra fede e speranza, perché è Cristo che guida la nostra

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storia.

L’anno della fede ci permette di impegnarci a vivere più pie-namente ogni attimo e rendere grazie a Dio per averci donato prov-videnzialmente un Papa, come Benedetto XVI. Vivere con fiduciosa attesa l’elezione del nuovo Papa che presto salirà al soglio pontifi-cio; una luce di speranza per il preoccupante e sconcertante scena-rio politico italiano. In tutto questo siamo accompagnati dal tempo forte della Quaresima che ci invita alla sobrietà, alla preghiera, alla penitenza, alla conversione a una vita nuova. Prepariamoci spiritual-mente e comunitariamente a celebrare le due solennità liturgiche: la Santa Pasqua di Resurrezione del Signore, il 31 marzo, preceduta dai riti della Settimana Santa e l’Annunciazione del Signore, l’8 aprile, con la nostra annuale Rinnovazione dei Voti e delle Promes-se. Tutte queste opportunità, siano per tutti noi nuove porte, che si aprano per ricevere i doni che il Signore ci vuole offrire, a volte cari-chi di qualche pena o sofferenza, ma tutto possiamo con l’aiuto e la guida della Santa Madre di Dio, porta del cielo.

“Non possiamo contemplare Dio, né entrare nel suo cuore se non

per Maria, la “janua coeli”, la “porta del cielo”, ossia la porta del cuore di

Dio” (MT 01.08.1965).

Magnifichiamo con Maria il Signore per tutte le Sue opere, per la benevolenza e misericordia accordataci in questo anno e con Maria rinnoviamo la nostra totale donazione al Signore. Un augu-rio a tutti, affinché viviamo nella gioia, nella fraternità questo even-to.

Ave Maria!

Madre M. Lucia Bonaiti e Don Fernando Altieri

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Meditazione della mattina

Festa dell’Annunciazione - settima predica

del 25 marzo 1953

Si tratta dell’ultima meditazione del ritiro, che precede la rinnovazione dei voti

religiosi. Terenzi apre la sua riflessione invitando le consacrate presenti a sostituirsi alla

Madonna nella scena dell’Annunciazione (§ 1); citando san Paolo ricorda che la volon-

tà di Dio, prima di tutto, è la nostra santificazione, non questo o quell’ufficio (§§ 2-3).

Rievoca la conversione di san Paolo come esempio della forza della grazia che crea la

disponibilità del cuore, fonte autentica della santità (§§ 4-7); possiamo dire “nostra”

solo la volontà: pertanto solo questa possiamo e dobbiamo liberamente dare al Signore,

che la gradisce moltissimo (§§ 8-10). Anche Gesù ha vissuto la consegna della sua vo-

lontà nella notte del Getsemani: l’angelo lo ha consolato, ma non gli ha tolto il calice

della passione (§§ 11). Abbandonarsi alla volontà di Dio è la via per sfuggire agli scru-

poli (§§ 12-13). Espone poi quattro parole chiave: “tutto, sempre, subito e volentieri”,

paragonate alle quattro gambe di un tavolino, e ripete i temi già esposti poco prima (§§

14-16). Nel lungo finale riprende l’idea iniziale della sostituzione a Maria nell’Annun-

ciazione, invita alla confidenza ed alla fiducia in Dio, ricco di grazia con un’inconsue-

ta immagine aeronautica (§§ 17-20). Nella parenesi finale si rivolge direttamente a

Maria citando infine di nuovo san Paolo (§§ 21-22).

La terza incisione del ritiro del marzo 1953 possiede lo stesso livello qualitativo delle precedenti. A quanto ci consta si tratta della terza registrazio-ne in cui appare il famoso “tavolino” (“tutto, sempre, subito e volentieri”), spiega-to con incisiva vivacità; notevole pure il paragone aeronautico che riporta le prime esperienze di volo del Padre, che di lì a due anni sarebbe partito per l’America.

PAROLADELPADRE

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Sia lodato Gesù Cristo! [1.] Siamo arrivati al giorno della nostra festa, alla nostra Annuncia-zione, all’avvenimento cioè dell’Annunciazione per noi. Oggi siamo noi i protagonisti di quello stesso fatto nel quale vediamo apparire [per] la prima volta nel Vangelo l’arcangelo Gabriele, la Madonna e lo Spiri-to Santo. Oggi noi dobbiamo essere al posto della Madonna; al posto dell’arcangelo Gabriele c’è stata la parola di Dio: non l’ha detta san Gabriele, l’ha detta Iddio, perché san Gabriele non parlava a nome suo: angelus Domini...! Era l’angelo del Signore e questa parola di oggi non vi è stata detta da chi ve l’ha pronunciata: credo che sia stata tutta parola di Dio. Lo Spirito Santo rimane uguale. Oggi dunque, noi dob-biamo riprodurre il fatto dell’Annunciazione: attraverso la grazia dello Spirito Santo, ci dobbiamo sostituire niente di meno che alla Madonna per rappresentare bene questo fatto al cospetto di Dio e degli uomini. Ciascuno di noi prenda il posto della Madonna, e veda innanzitutto se lo può tenere bene, se è arrivato al punto di poter sostituire la Madon-na - per dir così - nelle opere di Dio. Questa è la conclusione delle no-stre sante meditazioni: abbiamo cominciato dicendo: l’argomento sarà l’angelus Domini. La conclusione dev’essere, oggi, la rinnovazione dei nostri santi voti, della nostra intima, totale consacrazione a Dio; la do-nazione di tutti noi stessi al Signore in un atto convinto di uniformità della nostra volontà: povera e debole, decisa però alla santa volontà di Dio. [2.] Abbiamo meditato insieme la volontà di Dio specialmente nei nostri riguardi e, mi sembra di aver visto chiaramente che essa si con-tiene tutta in questa affermazione dello Spirito Santo: “Questa è la vo-lontà di Dio per voi, la vostra santificazione (1)”. La volontà di Dio per noi non è per sé strettamente, direttamente, fare le opere di Dio per le quali siamo uniti e consacrati. Dio non vuole in primo luogo e diretta-mente questa o talaltra posizione, questo o talaltro ufficio: l’abbiamo detto al principio delle nostre riflessioni: colui che fa la volontà di Dio è superiore alla Madonna stessa! “Beato il ventre che ti ha portato … Ma più beato, rispose Gesù, colui che ascolta la mia voce e la esegui-

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sce” (2). [3.] La sua voce [dice questo]: fare la volontà di Dio. Tante volte tutte le nostre imperfezioni scontentezze ed incorrispondenze dipendono dal non capire questo punto: non è fare una cosa o l’altra che accontenta il Signore, è il modo come la facciamo: [il resto] poi è indifferentissimo. Mentre per arrivare alla professione dei voti, per le figliole, che sono state chiamate a servire la Madonna nelle sue opere ci vuole tutta la tra-fila ordinaria - aspettare ed arrivare quando il Codice lo permette - [tuttavia] se [lo] vogliono, se sono preparate, possono benissimo fare il loro voto di amore (che è un quarto voto aggiunto), anche al principio, anche prima di entrare. Perché? Perché questa è la sostanza del [nostro] consacrarci a Dio. Che poi quella sia semplice ospite, appena aspirante, o probanda, o novizia che ancora non abbia emesso i voti di castità, po-vertà e obbedienza questo può essere secondario; ma che entrando, met-tendosi a servizio di Dio abbia detto: “Tutto io voglio fare per te, e sola-mente per amore tuo”, non c'è bisogno di nessun codice di diritto cano-nico [per dirlo]; questo lo posso, lo devo fare fin dal primo momento in cui il Signore mi chiama a consacrarmi a Lui e a servirlo sul serio. Spiri-tualmente parlando, nella sostanza della nostra consacrazione non c’è nessuna distinzione per me tra l’ultima arrivata e la Madre generale, tra chi insegna e chi sta in cucina: quel che facciamo con le nostre mani vale poco, quel che vale è il nostro cuore e la nostra volontà. [4.] Guardate la conversione di san Paolo fin dal principio : “Va’, tro-verai Anania, ti dirà ciò che devi fare”. Ed il Signore appare ad Anania e dice: “Verrà da te quel persecutore: non lo considerare più come perse-cutore, da oggi è il vaso di elezione” (3). E nell’istante stesso della sua conversione san Paolo capisce [tutto] a puntino. Sfido! Con quella effu-sione di Spirito Santo, che sembrò materialmente un fulmine sensibile, visibile dal cielo, tanto abbagliante che lo accecò. “Chi sei o Signore?” - “Sono Gesù, quello che tu non ami, quello che tu perseguiti”(4); ha ca-pito subito: “E che vuoi che io faccia per te?”. Al principio della sua con-versione con l’intervento diretto dello Spirito Santo, egli è già a posto, già nella massima perfezione: “Signore che cosa devo fare per te?” E’ già

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cambiato, in un istante è già l’apostolo perfetto, il vaso di elezione: ades-so dovrà sapere solamente da Anania che cosa deve fare a nome di Dio, ma egli è già disposto, già arrivato. Che cosa dobbiamo fare nel servizio di Dio, dove dobbiamo stare per attuarlo è secondarissimo! Che cosa importa? [5.] Qualche volta, in qualche solennità come ad esempio l’anno san-to, sto a guardare lo spettacolo delle riunioni delle Madri Superiore di tutti gli istituti e ordini femminili, o dei religiosi di tutte le diverse con-gregazioni od ordini della Chiesa, o di tutte le maestre di novizie (ognuno ha le sue curiosità, no? Lasciate che anch’io le possa avere! Sarà una stranezza? Non credo) . [Sto a] vedere quella varietà di abiti, ma a guardare dentro alle anime, [mi chiedo]: ma che cosa importa la varietà di abiti, di attitudini e di opere? Ciò che importa è vedere in questi reli-giosi e religiose una cosa sola: anime chiamate da Dio a staccarsi dal mondo e a darsi tutte a Lui. [6.] Quel che fanno, fanno: chi starà in ospedale e chi starà in missio-ne in mezzo ai selvaggi; chi starà al comando e chi starà in posizione umile; chi avrà doti fisiche ed intellettuali per corrispondere pienamen-te ai disegni che i superiori hanno su [di lui], chi invece sembra, umana-mente parlando, buono a nulla. Tutto questo è però indifferente, pur-ché nell’animo di ciascuno ci sia la persuasione di essere tutti di Dio. Quel che si fa, quel che si è, il vestito che si porta, la regola che si ab-braccia, tutto [questo] è secondario. Vi porto questo paragone: quando con l’aiuto santo di Dio ci ritroveremo tutti insieme al Suo cospetto nel-la felicità della gloria eterna, non ci avremo più né vestiti, né regole par-ticolari. Ci avete mai pensato che saremo tutti una cosa sola con Dio e che saremo tutti in un’unica pienezza di felicità: l’amore di Dio? E in che consiste il Paradiso se non nella pienezza del Suo amore? In che consiste la nostra felicità eterna se non nel godimento di Dio e nella partecipazione alla Sua vita, che è Amore? In che altro dovrebbe consi-stere? Non nelle cose materiali: non ci hanno soddisfatto nemmeno sul-la terra, volete che ce le riserviamo per il cielo? [Non] nelle cose spiritua-li: quali sono? La fede? Non più, allora vedremo; la speranza? Nemme-

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no, lì saremo nella certezza. Che ci rimane? La carità, l’amore, questa è la nostra felicità! Se noi possiamo raggiungere questa convinzione men-tre camminiamo ancora quaggiù, da miseri mortali sulla faccia della ter-ra, allora abbiamo anticipato il Paradiso. [7.] Questa è la felicità dei santi sulla terra: non bisogna aspettare il cielo per averla! Là avremo la pienezza, ma il godimento, il raggiungi-mento, noi consacrati dobbiamo averlo qui: l’amor di Dio dobbiamo cominciare a gustarlo da qui, non aspettare il Paradiso... Bisogna comin-ciare subito in quest’atteggiamento dell’animo, come san Paolo: “Signore, che vuoi che io faccia, che vuoi da me?” ed essere pronti a tut-to, stimando secondario ed indifferente tutto il resto: questa è la vera perfezione, non c’è eccezione. Nella nostra pochezza, miseria e debolez-za, invece di pensare direttamente alla sostanza della nostra vita consa-crata, ci vogliamo fermare sul luogo dove stiamo: “In questo posto non ci voglio stare, non fa per me... [In] quest’ufficio non riesco, mi ripu-gna... Mi cambi casa, Madre... con quelle consorelle non ci posso vive-re..” eccetera. Le nostra anime consacrate perdono tanto tempo in que-sto complesso di sciocchezze che sono talvolta le maggiori preoccupazio-ni dei poveri superiori per mandare avanti, [il] meno male possibile, le anime a loro affidate. E’ il caso di stare a insistere su questo atteggia-mento d’animo così sbagliato? Non è il caso piuttosto di guardare un momento il quadro dell’Annunciazione e di vedere che tutto il mistero dell’Incarnazione del Verbo, la bellezza della Madonna, il segreto per raggiungere la pienezza della felicità in terra - essere Madre di Dio e Ma-dre nostra - è consistito soltanto in un bell’atto spontaneo, pieno, imme-diato di accettazione della volontà di Dio? Con un comando esplicito ed umile, profondo e sincero della sua volontà perché si uniformasse im-mediatamente a quella di Dio? [8.] Non mi dite che io mi voglio dilungare su questo pensiero, perché ve ne ho cominciato a parlare al principio e terminerò con questo. Tut-to qui consiste! Capite che è soltanto questo che possiamo veramente dare al Signore? Lo sapete che non abbiamo altro da dare al Signore, che la nostra volontà? Questa è la nostra vera consacrazione, dare a Dio

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tutta la nostra volontà, perché questa sola è veramente nostra. E il resto? Cosa diamo al Signore? Un bel niente! Di tutto il resto nulla diamo al Signore: solamente la nostra volontà possiamo e dobbiamo veramente chiamare “nostra”, e darla al Signore per corrispondere alla sua volontà, per raggiungere in essa la nostra santificazione. [9.] I santi in un modo o nell’altro si sono espressi per questo concet-to, concretato forse meglio nella barzelletta, diciamo così, di quel furbis-simo san Filippo Neri: “Padre santo, padre Filippo, mi voglio far santo!” - “Si?... proprio sul serio?” - “Sì” - “Che vuoi fare?” - “Mi fa portare il cili-zio?” - “Mah!...” - “Mi fa fare lunghe orazioni?” - “Dopo t’addormi ...” - “E allora che devo fare, padre Filippo, per farmi santo?” - “Figlio mio, mi bastano tre dita - e gliele metteva in fronte - dammi solo queste tre dita. Tu mi vuoi dare tutto il corpo, io non so che farmene. Dammi tre dita sole!” (5). [10.] Santi grandi! Nelle nostre comunità, quand’è che veramente si respira in un’atmosfera di serenità, di vera santità? Quando la volontà di ogni membro è a posto con la volontà di Dio rappresentata dal superio-re, direttore o direttrice. Questo è il segreto per mandar [avanti] bene le comunità. Che poi una abbia un dono di orazione più grande e l’altra non così grande; che una si senta spinta a [far] penitenza e l’altra no; che una capisca bene che la sua penitenza quotidiana è la croce inevita-bilmente inerente alla vita comune ben fatta; e un’altra invece vorrebbe qualcosa di sensibile e quasi di distinto, questo è secondarissimo. Ciò che è necessario, principale, ciò di cui non si può fare a meno è l’unio-ne della volontà, sia tra i singoli membri della comunità, sia tra i mem-bri e chi dirige; in una parola l’unione delle nostre volontà con la volon-tà di Dio. [11.] Nostro Signore Gesù Cristo ha detto tante volte nel Vangelo, in circostanze diverse: “Io sono venuto nel mondo per fare non la mia ma la tua volontà o Padre” (6), ed ha osservato questo proposito e questo programma fino all’ultimo istante della sua vita. Nell’agonia, umana-mente spaventato da quanto lo sovrastava ha vero timore della [sua] passione imminente: una paura tale che si rivolge al divin Padre, e vor-

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rebbe, se è possibile, che questo calice amaro passasse lontano dalle sue labbra. Ma doveva anche darci in quell’istante la conferma del suo esem-pio, nell’aver cercato sempre e soltanto la volontà di Dio, e quindi ag-giunge:“Però, o Padre, non si faccia la mia volontà, ma la tua” (7). Il Pa-dre gli mandò l’angelo consolatore: umanamente ne aveva bisogno an-che Lui in quel momento. Dio mandò il suo angelo ad asciugare il san-gue che scorreva abbondante da tutte le membra nella sua agonia dolo-rosa. Anche allora scese dal cielo un angelo del Signore: (“Angelus Domi-

ni…”), anzi fece scendere gli angeli dal cielo per consolare Gesù: ce ne vollero tanti (8), come quando ebbe terminato il digiuno nel deserto, prima di cominciare la sua predicazione pubblica, dopo le tentazioni a cui lui stesso s’era sottomesso. L’angelo del Signore viene, sì, ma per consolarlo, per confortarlo, non per togliergli l’amaro calice: quello bi-sogna prenderlo tutto fino all’ultima stilla: e [Gesù] l’ha preso. [12.] Questa è la nostra santificazione, e tanto più grande sarà quanto più la nostra volontà sarà uniforme alla volontà di Dio, quanto più sa-prà in questa conformità trovare tutto ciò che serve alla sua vita spiritua-le. Talvolta nella vita religiosa si trovano anime intensamente desiderose di bene e di santità che però [sono] angustiate: temono questo e que-st’altro, e hanno un po’ di scrupoli qua, un po’ di dubbi di là. Tutto si annullerebbe in un atto di amore di Dio, in un atto di uniformità alla sua volontà. Sta attenta, anima, che sembri tribolata a te [stessa]! Sta’ attenta che non sia un inganno del demonio! Tu vai cercando come ri-mettere a posto la tua anima dai tuoi confessori e direttori spirituali o dai tuoi cari superiori, e forse dici: “Non ci riesco”. Ma va’! Guarda in alto, fa un atto di accettazione! C’è forse qualche circostanza nella tua vita che ti angustia[?] Accettala invece di angustiartene, prendila a brac-cia aperte, col cuore spalancato, con la volontà pronta, non stare lì a borbottare, a mormorare contro la disposizione di questo o di quel su-periore, contro la situazione nella quale Iddio più o meno direttamente ti ha messo. Non stare a vedere quel che vali, quel che sei, quanto ti si apprezza o quel che ti si usa: rimani nell’atteggiamento della Madonna. In questo giorno abbiamo detto che dobbiamo sostituirci a Lei: dì una parola sola, figlia cara, e riavrai tutta la calma, tutta la felicità della tua

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spiritualità: “Signore, io non valgo nulla, non sono nulla, fa’ di me quel-lo che vuoi. Sono la tua povera schiava, la tua serva, tua figlia!”. Quanta più calma [ci sarebbe] se tutti i consacrati a Dio facessero così! [13.] Nella consacrazione a Dio, dunque, dobbiamo dare tutto al Signo-re. Mi sono per così dire divertito talvolta a spiegare bene alle anime consacrate che ne hanno bisogno che cosa dobbiamo dare al Signore, e tante volte mi sono esercitato a ripensare per me queste [stesse] parole. Nella via del Signore bisogna guardare alla Madonna, e nel suo ecce an-

cilla Domini fiat mihi secundum verbum tuum scopriremo la disposizione perfetta dell’anima che vuole servire Iddio, perché è stata chiamata al suo servizio... “Fermati, non sei più persecutore, devi servire a me... e allora che vuoi che io faccia?” (9). Ecco la disposizione e la risposta della Madonna: “Eccomi pronta”! [14.] Ecco quattro parolette, che ci rendono felici se le sappiamo capire e praticare: “tutto”; “sempre”; “subito”; “volentieri”. Sono come [le] quattro gambe di questo tavolino: se una è più corta o più lunga o se addirittura (non sia mai!) ne mancasse qualcuna, state tranquille che tutto andreb-be per aria. Non ho tempo di spiegare queste parole, ma le capite da voi: [in fondo] non c’è bisogno di spiegarle,ma soltanto di ricordarle: se manca solo un pezzettino delle quattro gambe, il tavolino piega di qua e di là e traballa. Provate a levare qualche cosetta soltanto a queste quat-tro parole che tengono perfettamente in equilibrio la base della nostra vita spirituale e vedrete che traballa. Quando un tavolino ha qualche gamba irregolare ci si mette lì una piccola zeppa, tanto per riprendere un po’ il piano, ma appena la muovi [il tavolino] traballa di nuovo. Quante zeppe dobbiamo mettere talvolta noi superiori nella vita religio-sa delle nostre comunità! Ma sono zeppe … L’unica [cosa] sarebbe mette-re a posto le gambe in perfetto equilibrio, voi mi capite. [15.] Dovendo rinnovare la nostra consacrazione, noi dobbiamo pensa-re che sia veramente totale: essa è un atto di fede, è un atto di amore, infatti la Chiesa ci suggerisce nei voti religiosi di dare al Signore anima e corpo. Castità, povertà, obbedienza: non scappa niente. Tutta la nostra

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parte materiale e tutta la nostra possibilità spirituale. Non lesiniamo nulla al Signore, il nostro ecce ancilla Domini sia completo, specialmente nella volontà, nella docilità, nella prontezza. Figlie care, non è difficile [che] sia completo nella rinnovazione dei voti di stamattina: si fa tanto presto: “Signore, sono tua!” eccetera. Una formula è presto detta, [ma] è necessario che dopo, in tutto l’anno, in tutta la vita, la dedizione com-pleta della nostra volontà rimanga continuamente a disposizione del Signore. [16.] Quello che diciamo nostro (il nostro corpo, le nostre possidenze) è nostro per modo di dire perché ce l’ha dato Iddio. Quel poco di nostro che veramente possiamo dare al Signore, è la nostra volontà: Dio si con-tenta di questo, [anzi] è moltissimo per Lui. Il resto non è nostro se non per modo di dire. La volontà, no: il Signore mi ha dato l’anima, ma me l’ha data libera: “La volontà - ha detto - è tua”. Gesù [dice]: “Non la mia ma la tua volontà sia fatta” (10). Dunque è certo che [in Lui] c’era una volontà distinta. Ciò che è nostro dobbiamo veramente darlo al Signo-re: convinciamoci che questa è la vera consacrazione. [17.] Terminiamo rivolgendoci alla Madonna, e dicendole più o meno così: “Abbiamo avuto la presunzione di sostituirci a te nel quadro dell’Annunciazione, come per avere la conferma di quelle parole, che il Signore stesso ha detto: “Più della Madonna, più della Madre mia, io stimo quell’anima che ascolta la voce di Dio e la mette in pratica. Tu ci chiami al tuo servizio e noi, persuasi della debolezza e dell’imperfezione del nostro passato, guardiamo trepidanti all’avvenire: sentiamo una for-za grande che scende dal cielo, che viene dal tuo cuore immacolato: è il tuo amore, lo Spirito Santo”. [18.] Chissà quante volte nella vita ci siamo domandati e ci dovremo domandare, in tante circostanze: “quomodo fiet istud?” (11) “Signore mio, questo è un bel pasticcio! E adesso come si fa?”. Gesù ti risponde: “Non ti preoccupare, alla mia scuola non c’è turbamento: non turbetur cor ve-

strum (12). Il vostro cuore [non sia] mai turbato”. La sacra Scrittura ha una parola chiara: “Dominus non in commozione” (13), il Signore non sta nell’agitazione. Quando c’è agitazione non c’è Dio. Così commenta que-

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sto testo S. Francesco di Sales, che di direzione spirituale certo se ne intendeva: “Siamo sereni e tranquilli solamente quando siamo unifor-mati completamente alla volontà di Dio: allora non temiamo nulla, perché c’è la grazia dello Spirito Santo. Non siamo noi che operiamo, è Dio attraverso la sua grazia. Non siamo noi che ci muoviamo, perché siamo deboli, le nostre gambe non ci portano; ma quando c’è il fervore dello Spirito Santo, il profumo della sua grazia, noi ci mettiamo a corre-re velocemente, è Lui che ci porta” (14): “In odorem unguentorum tuorum

currimus” (15). [19.] Se io guardassi dal fondo della valle la cima altissima di una gran-de montagna e dicessi: “E chi ci arriva?”, e me ne stessi lì con le braccia conserte a guardare la cima, evidentemente non ci arriverei mai; ma se, per ipotesi, venisse nella vallata una forza superiore alla mia, un aero-plano [che] mi prendesse, mi portasse lassù in un attimo e mi depones-se sull’altipiano della vetta, sparito l’aeroplano io rimarrei lassù a guar-dare la vallata dove ero pochi istanti prima. Mi domanderei allora: “Com’è tutto questo?”. Quante volte ho fatta questa considerazione [stando] sull’aereo.[Si] dice che non bisogna guardare giù, ma io voglio guardare per vedere dove sono arrivato! Guardando giù ho detto: “Signore in un momento sono arrivato materialmente a duemila, tre-mila, quattromila, cinquemila metri di altezza: ecco la terra laggiù. Io non sapevo come fare a sorpassare le Alpi, a guardare così in alto, così vicino al tuo cielo, Signore: mi ci ha portato un forza che non è mia, [ma] non me ne meraviglio; se fossi dovuto arrivare quassù con la forza mia avrei detto: è impossibile! Ho valicato i mari in un attimo, e un’ora fa stavo qui, e dopo un’ora ero distante centinaia e centinaia di chilo-metri... Signore è la tua forza che mi ha portato”. San Paolo arrivò a Damasco persecutore, si rialzò dopo quel fulmine di grazia ed era un santo. Ecco la forza dello Spirito Santo, la forza della grazia e dell’amo-re di Dio. [20.] Terminiamo affidando[ci] a Dio come ad un potente aeroplano spirituale, più potente di qualsiasi aeroplano del mondo. Anche quelli a reazione, così potenti e veloci, non sono nulla in paragone di ciò che

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16 Insieme … per Maria! Marzo - Aprile 2013

Dio opera spiritualmente nella mia povera anima mia con la grazia del-lo Spirito Santo [con] facilità grande, e [grande] meraviglia:“ma come Signore, tu ti ricordi di questa povera serva?” [21.] Quando siamo portati sulle braccia della Madonna, (il nostro vero aeroplano!) non dobbiamo mai più temere. Se capiamo il suo amore, Ella ce ne porta al possesso pieno e ci ritroviamo uniti a Dio con una percezione tutta differente della nostra vita, in una assoluta serenità dell’anima, in una gioia che deve cominciare quaggiù. Acco-standoci al suo Divino Amore, la Madonna ci farà capire di darci tutti al Signore nostro benedetto come ha fatto Lei, senza riserva. Che vera-mente sia benedetto, perché ci ha chiamato, ci ha prediletto, ha pensa-to a noi fin dall’eternità come per la Madonna! “Non erano i secoli ed io già ero concepita” (16). La nostra anima deve dire lo stesso perché nell’ordine di predilezione, Dio ci ha assimilato alla Madonna. Unia-moci a Lei, ci porti nella pienezza, nella convinzione di unire a Dio la nostra vita per mezzo della volontà; poi tutto il resto vien da Dio, non da noi, viene dalla Madonna, che ci prende, ci solleva, ci porta a qua-lunque altezza ed opera. Non abbiamo mai paura di fare le opere di Dio; né per noi di raggiungere le più grandi vette della santità, né per la moltiplicazione delle opere di Dio per gli altri nelle nostre mani e sul nostro cammino. Non siamo noi che operiamo, è la grazia del Signore che ci porta, è la Madonna: e quando dico la Madonna, dico l’amore di Dio, perché ne è il tempio specialissimo; e quando dico l’amore di Dio, dico subito cose grandi: “Fecit mihi magna qui potens est” (17). [22.] Andiamo avanti sicuri, riconosciamo la nostra pochezza: “humilitatem ancillae suae” (18)... Tutti quanti [siamo] buoni a nulla, ma sulle braccia della Madonna, sul suo amore, [diventiamo] potentissimi. Ricordatevi che la Madonna ha detto che questo povero mondo, che va barcollando e precipitando ogni giorno peggio “Lo fermerò nella sua catastrofica rovina col mio amore. Io sarò la vostra salvezza!” (19). Ap-plichiamolo per la nostra vita e per le nostre opere. Se questo la Ma-donna l’ha detto per il mondo intero, per tutta l’umanità, l’ha detto in modo particolare per ciascuno di noi figlie mie, per le nostre anime.

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17 Insieme … per Maria! Marzo - Aprile 2013

Buttiamoci nel suo amore, nello Spirito Santo trasfuso nelle nostre ani-me, portato a noi per mezzo della sua intercessione: allora non avremo più nulla di difficile, nulla di impossibile. L’arcangelo S. Gabriele ha detto alla Madonna, per farle accettare la volontà di Dio: “Ricordati che niente è impossibile a Dio, se una vecchia sterile, come Elisabetta ha potuto partorire [ed è] già era al sesto mese!”. [23.] Terminiamo con quella bella frase di S. Paolo: “Io sono ciò che sono per la grazia di Dio”. “Gratia Dei sum id quod sum” (20). Che la gra-zia del Signore e la intercessione della Madonna vengano nelle nostre anime e nella nostra consacrazione al Signore, rinnovando i nostri santi voti che in modo da sentire, da oggi e per tutta la nostra vita, la pienezza della felicità di chi si dà tutto a Dio nella perfezione del Divino Amore. Sia lodato Gesù Cristo! Note: (1) 1Ts 4,3. (2) Lc 11, 27-28. (3) At 9,15. (4) At 9,5. Nel testo degli Atti non segue alcuna risposta di Saulo: Terenzi la aggiunge per completare il senso del suo discorso. (5) Ponendo le dita sulla fronte, S. Filippo Neri intendeva indicare la mente e la libera volontà della persona. (6) Don Umberto Terenzi cita a senso Gv 6,38.

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(7) Lc 23,44. (8) Nel brano di Luca - l’unico in cui si cita un angelo al Getsemani - non c’è traccia di altre creature celesti. Rievocando la drammaticità del momento il Padre lo accosta evidentemente alle tentazioni, terminate le quali “gli angeli lo servivano” (Mc 1,13). (9) Don Umberto Terenzi cita a senso l’episodio già ricordato della conversio-ne di Saulo (At 9). (10) Lc 22,42. (11) Lc 1,34. (12) Gv 14,1 e Gv 14,27. (13) 1 Re 19,11. (14) Allo stato attuale della ricerca non è possibile identificare il passo di S. Francesco di Sales cui Terenzi si riferisce. (15) Cfr. Ct 1,3. (16) Prv 8,23. (17) Lc 1,49. (18) Lc 1,48. (19) Don Umberto Terenzi forse allude indirettamente ai messaggi mariani di Fatima nel 1917. (20) 1Cor 15,10.

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19 Insieme … per Maria! Marzo - Aprile 2013

La situazione di queste popolazioni è molto difficile, è un paese che apparentemente appare ricco, in quanto è uno dei maggiori esportatori di riso a livello nazionale, ma la sua vera realtà è diversa. Ci sono molet famiglie che vivono in estrema povertà, ci sono molte disgregazioni sociali e si va perdendo il valore della vita come dono di Dio; nella maggior parte delle famiglie i figli crescono senza la figura paterna, pertanto le madri devono lavorare per il sostentamento della famiglia. I giovani che vogliono andare avanti nella vita, devono andare nella città di Neiva dove ci sono le università, ma non tutti possono farlo, pertanto alcuni entranba a far parte di quelle bande di deliquenti dedite ai furti, spaccio di droga e criminalità.

È importante sottolineare che nonostante tutto, molte persone

con le Missioni .... con le Missioni .... con le Missioni .... con le Missioni ....

Dalla Comunità di San Pedro de Atacama - Cile

Nel nord del Cile è molto singolare la celebrazione delle feste natalizie; tutto comincia con la Celebrazione dell’Eu-carestia nella Notte di Natale, a cui fa seguito l’“adorazione al Bambino Gesù”; dal 25 dicembre fino al 17 gennaio, alcuni gruppi di danza, con abiti mol-to colorati, si esibiscono in un ballo con una musica tipica del posto, ese-guita da una banda molto numerosa e

in costume.

I membri di questi gruppi di danza sono componenti di una stessa fami-glia, cioè fratelli, figli, nipoti e proni-poti. Eseguono tre tipi di musica: “la

adoración al Niño, la cadena y caminito

que lleva a Belén” (n.d.r. l’adorazione al Bambino, la catena e il sentiero che conduce a Betlemme).

Nei giorni successivi l’adorazione del Bambino Gesù prosegue nelle famiglie e ognuno conclude queste festività in vario modo, alcuni con la Celebrazio-ne Eucaristica e altri con l’offerta del tradizionale “boda”, che consiste in un pranzo di festa.

Il 2 Febbraio, anche nel nord del Cile si celebra la festa della ‘Madonna del-la Candelaria’, che è molto importante e vede la partecipazione di molti devoti ma anche di turisti.

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20 Insieme … per Maria! Marzo - Aprile 2013

Queste popolazioni esprimono la loro devozione alla Vergine Maria attraverso le danze folcloristiche.

Per i festeggiamenti arrivano nume-rosissimi già il giorno prima, parte-cipano alla Celebrazione Eucaristi-ca e poi cominciano a danzare nella piazza di San Pedro de Atacama, ogni gruppo ha la sua banda musi-cale.

Il giorno della festa, dopo la S. Messa c’è la processione con la statua della Vergine Maria per le strade del paese, a cui accorre tantissima gente. E’ tra-dizione che ogni famiglia offre a tutti un piccolo rinfresco segno di festa e di comunione.

Vi ringraziamo di tutto cuore per le vostre preghiere, che ci sostengono nel-la nostra missione in terra cilena. Grazie!

Con affetto

Ave Maria e coraggio!

La comunità FMDA di San Pedro de Atacama.

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Dalla Comunità di Campoalegre - Colombia

La Comunità delle Figlie della Madonna del Divino Amore che svolge il suo servizio pastorale nella cittadina di Campoalegre, è formata da quattro Suore: suor M. Angela Rocio Ramos Cancelado, suor M Felicinda Aldana, suor Diana María Maldonado e suor. M. Luz Verónica Franco Alzate. Condividono la fede e la gioia di appartenere alla Famiglia della Madonna del Divino Amore con la Comunità della Parrocchia “Madre del Divino Amore”, dov’è parroco l’Oblato don Juan Ricardo Yangua Lapouble. L’apostolato consiste nell’assistenza ai bambini dell’ “hogar

de Bienestar Familiar”,

Suor Diana

María con i

bambini

dell’hogar

nella catechesi che prepara i bambini ai Sacramenti, nell’animazione e nell’accompagnameto dei gruppi parrocchiali, nella visita agli ammalati e nel Collegio “Colegio Municipal Eugenio Ferro Falla” dove suor M. Rocio svolge il suo servizio di psicologa

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22 Insieme … per Maria! Marzo - Aprile 2013

La situazione di queste popolazioni è molto difficile, è un paese che apparentemente appare ricco, in quanto è uno dei maggiori esportatori di riso a livello nazionale, ma la sua vera realtà è diversa. Ci sono molte famiglie che vivono in estrema povertà, con disgregazioni sociali e con la conseguente perdita del valore della vita come dono di Dio. Nella maggior parte delle famiglie i figli crescono senza la figura paterna, pertanto le madri devono lavorare per il sostentamento della famiglia. I giovani che vogliono con tinuare gli studi, devono necessariamente trasferirsi nella città di Neiva dove ci sono le università, ma non tutti possono farlo, pertanto alcuni entrano a far parte di quelle bande di deliquenti dedite ai furti, spaccio di droga e criminalità. È importante sottolineare che nonostante tutto, molte persone partecipano alla celebrazione della Santa Eucaristia, soprattutto il sabato e la domenica; la gente che ha sete di Dio, è alla ricerca della libertà interiore, della serenità e della tranquillità che trova solo nel rapporto con il Signore Gesù. La missione in questo posto è un’esperienza che arricchisce molto a livello personale e comunitario, essa ci interpella continuamente, ci ricorda e ci domanda: “a chi abbiamo consacrato la nostra vita?”. La condivisione dell’esperienza e dell’apostolato che ciascuno svolge nei vari luoghi di missione dove sono presenti le comunità dei Figli e Figlie della Madonna del Divino Amore porta a condividere la gioia che nasce dal profondo di un cuore generoso che si dona e di una vita che si consacra a Dio in risposta alla sua chiamata d’amore: “Vieni e seguimi” (Mt 19,21). Tale risposta nel corso degli anni si rinforza ogni giorno dopo giorno sull’esempio del ‘SI’ di Maria. Affidiamo al Signore e la Vergine Maria la nostra vocazione e il nostro apostolato. Ave Maria e coraggio! Ave Maria e avanti!

La Comunità FFMDA di Campoalegre

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23 Insieme … per Maria! Marzo - Aprile 2013

Dalla Comunità di Arequipa - Perù

Vogliamo vedere Gesù!

Settimana vocazionale in Perù

Dal 22 al 26 gennaio u.s. la comunità delle Figlie della Madonna del Divino Amore di Arequipa (Perù) ha organizzato una settimana di ritiro spirituale, sul tema: “La chiamata nella

storia della salvezza”; gli incontri sono stati guidati da Padre Sixto, sacerdote camilliano, sr. M. Vincenzina Gervasio, sr. M. Bernarda Guaraca e sr. M.

Amparo Vargas. Hanno partecipato 27 ragazze provenienti da varie parti di Arequipa, tutte hanno risposto all’invito con il desiderio di ricevere un buon messaggio per la loro vita e un orientamento spirituale per il loro cammino di fede. Il primo giorno è iniziato all’insegna di alcuni canti di gruppo che hanno favorito la conoscenza reciproca, poi nei giorni successivi c’è stata l’opportunità di condividere le esperienze di ciascuna che hanno arricchito le altre. Ci sono stati anche lunghi spazi di silenzio nei quali ognuna ha potuto riflettere sulla propria vita, mettendola a confronto con la storia della Salvezza. Sono stati presentati vari personaggi biblici, che hanno risposto alla chiamata del Signore nelle loro condizioni di vita. Allo stesso modo ciascuna può essere chiamata dal Signore in ogni momento e in ogni circostanza e non bisogna aver paura o dubbi dinanzi a tale chiamata

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di Dio, ma come i personaggi biblici fidarsi di Lui. E’ stata una bella esperianza di condivisione gioiosa e serena. Affidiamo al Signore e alla Madre del Divino Amore queste ragazze nel loro discernimento vocazionale, perchè trovino il coraggio e la forza di rispondere un ‘SI’ generoso e deciso. Ave Maria e coraggio!

La comunità FMDA di Arequipa

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25 Insieme … per Maria! Marzo - Aprile 2013

Giovedì 7 febbraio, festa di carnevale, sono arrivati alla Scuola dell’Infanzia “Madre

del Divino Amore” del centro della Gioia del Divino Amore, un folto gruppo di nonni mascherati da personaggi delle favole per condividere con i “nipotini” questa festa di gioia e allegria. Li possiamo anche chiamare bisnonni, dato che l’età

media supera gli ottanta e ‘Biancaneve’ ad aprile raggiungerà il traguardo dei 100 anni! La gioia e la commozione di questi anziani che frequentano il Centro diurno dell’Associazione Alberto Sordi di Trigoria è stata grande, soprattutto quando i bambini hanno dedicato loro la canzone dei numeri. Grande è stata anche la curiosità dei bambini che li hanno avvicinati con tanta semplicità facendo loro molte domande sui costumi e le storie che rappresentavano. E’ bello che queste generazioni che sembrano tanto lontane e divise dagli anni, siano invece così vicine e pulite nei sentimenti e nell’amore. Questi incontri danno tanta gioia a questi nonni e insegnano ai bambini il rispetto di queste persone che sanno, con molta semplicità, mettersi sul loro stesso piano per condividere a pieno una grande festa. Un sentito GRAZIE a tutti, anziani e bambini!

Dalle nostre Comunità in Italia …

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26 Insieme … per Maria! Marzo - Aprile 2013

IN RICORDO DI

SUOR M. ALDESINA SABBATINI

Suor Maria Aldesina Sabbatini era nata a

Ostra in provincia di Ancona il 17 gen-

naio 1924. Era entrata nella Congrega-

zione delle Figlie della Madonna del Di-

vino Amore, il 21 gennaio 1942 ed aveva

emesso la Professione religiosa, il 25 mar-

zo 1946. La giovane Aldesina verso il

1941 era alla ricerca di un Istituto religio-

so per dare compimento alla chiamata ricevuta da Dio e questa la fece

approdare al Divino Amore, con l’aiuto del suo parroco don Giovanni

Reginelli, amico del nostro Fondatore, il servo di Dio don Umberto

Terenzi, che fu molto felice di riceverla, essendo quelli gli inizi della no-

stra Congregazione. Dal suo curriculum vitae, risulta che nei primi anni

della sua vita religiosa ha compiuto diverse mansioni che l’hanno tenuta

vicino al Santuario e qui, unitamente alle sue attitudini naturali, ha at-

tinto quello spirito di amore che l’ha guidata sempre nella sua semplice,

ma ricca ed efficace vita religiosa, caratterizzata da una carica spirituale

comunicativa e attraente, capace di attirarsi la benevolenza di tutti e arri-

vare al cuore della persona con la catechesi della carità e la spiritualità

mariana.

Una fase della sua vita religiosa, la più lunga, l’ha trascorsa a Ta-

ranto, con il prolungato servizio a Sua Ecc.za Mons. Guglielmo Motole-

se, arcivescovo della medesima diocesi, al quale, sr. M. Aldesina, ha ri-

volto dedizione totale e completa, fino alla sua morte. Sr. M. Aldesina,

durante i lunghi anni trascorsi a Taranto, a motivo del suo incarico

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27 Insieme … per Maria! Marzo - Aprile 2013

nell’arcivescovado, era venuta a contatto con tanti sacerdoti e aveva

imparato ad apprezzarli, amarli e sostenerli, perché, ella diceva che

essi hanno bisogno di incessante preghiera, sacrifici e vicinanza per

aiutarli a conservare puro il dono del sacerdozio, tanto grande e spro-

porzionato per la loro fragile umanità.

La terza fase della sua vita, ormai logorata, è stata quella della

malattia, che ha trascorso in questi ultimi anni nella Casa della Ma-

donna, ma ugualmente ritmata da preghiera, lavoro e condivisione

negli incontri con la comunità, ai quali cercava di non mancare mai.

La malattia, sopraggiunta in questi ultimi mesi, ha messo alla prova

ulteriormente la sua salute già compromessa, ma in lei non sono ve-

nute meno la dolcezza e la serenità che l’hanno resa ancora più ama-

bile da tutti coloro che l’avvicinavano. La sofferenza, che a volte è

riuscita a contrarre il suo dolce viso, ancora una volta l’ha offerta per

i sacerdoti, in particolare per i fratelli Oblati, per quelli che ha cono-

sciuto e apprezzato nella diocesi di Taranto, per la nostra Congrega-

zione e per quanti portava nel cuore.

Noi ringraziamo il Signore, di aver donato alla nostra Congre-

gazione sr. M. Aldesina e avercela lasciata con noi a lungo. Lei ora è

più vicina a noi, la sua sofferenza è trasformata in gioia ed è una be-

nedizione per noi e i suoi cari parenti che sempre le sono stati vicini

con affetto. La ricordiamo con gratitudine, per essere stata per tutti

noi, un segno tangibile dell’amore di Dio e della Sua Madre Maria.

Preghiamo per sr. M. Aldesina, affinché il Signore che ha cercato di

amare, lodare e servire per tutta la sua vita, le conceda la gioia eterna

del Paradiso.

Ave Maria!

Madre M. Lucia Bonaiti

Direttrice Generale FMDA

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28 Insieme … per Maria! Marzo - Aprile 2013

Nuove destinazioni missionarie: Filippine e Brasile.

♦ Sr. M. Bincy Kuttikkattil il 2 febbraio ha lasciato la comunità di Kun-dannur (India) per raggiungere le sorelle della comunità di Cagayan de Oro (Filippine) e la sua nuova missione.

♦ Sr. M. Sonia Ramirez il 21 febbraio è partita dalla Colombia per aiuta-re e sostenere la nostra comunità di Recife, presso il santuario del ‘Morro da Conceicao’.

Ingresso in noviziato a Bogotà (Colombia).

Il 2 marzo u.s. nel nostro noviziato di Bogotà hanno cominciato questa tappa importante, che le porterà alla loro totale consacrazione al Signo-re: Arsitela Flávia dos Santos (Brasile), Williane Almeida da Silva (Brasile),

Patrícia Maria Avelino (Brasile), Karina Mercedes Ancco (Perù), Maria Gracia

Santos do Nacimento (Brasile) e Erika Yhoana Pérez Gordo (Colombia).

Notizie di famiglia

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29 Insieme … per Maria! Marzo - Aprile 2013

Esercizi spirituali e giornate di formazione.

Dal 13 al 21 marzo 2013 presso la nostra Casa di preghiera “S. Lu-ca” (Guarcino – Frosinone) si svolgerà il corso di esercizi spirituali, predicati da don Paolo Noris. Ci saranno le consuete giornate di formazione, l’11 sarà dedicato alla formazione economica-amministrativa, a cura di sr. M. Donatella Fos-

sa, Economa Generale e il 12 alla formazione al carisma, a cura di sr. M. Giuseppina Di Salvatore e don Federico Corrubolo, del Centro Studi Terenziani. Arrivi dalle missioni per le professioni definitive.

Per emettere la loro professione definitiva arriveranno sr. M. Libia il 4 marzo dalla Colombia, sr. Marilia il 9 marzo dal Brasile, sr. M. Flo-rencia dal Perù. Solennità dell’Annunciazione del Signore 2013.

L’8 aprile 2013, solennità dell’Annunciazione, durante la Celebrazio-ne Eucaristica i Figli e le Figlie della Madonna del Divino Amore rin-noveranno le Promesse e i Voti. Quest’anno ricordiamo in modo particolare:

60° di Professione religiosa: Sr. M. Anna Acquaviva

Sr. Luisa M. Polledri

Professioni definitive: Sr. M. Libia Marcela Carballo Angarita

Sr. M. Florencia Angela Cayllahua Quispe

Sr. Marilia Siqueira Lima

Sr. M. Silvia Condori Cahuana

Prima oblazione: Don Ermes Marco Luparia

Marco Tardani

Defunti. Ricordiamo nelle nostre preghiere di suffragio Julian, papà di sr. M. Bertha; sr. M. Aldesina Sabbatini., che 12 febbraio u.s. è tornata alla Casa del Padre.

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30 Insieme … per Maria! Marzo - Aprile 2013

La Maddalena al sepolcro

Maria Maddalena

cerca il corpo del Maestro,

la sua anima è in pena,

non è più nel sepolcro.

Due angeli le han parlato,

sono lì a sedere,

“Dove l’hanno portato?”

dice “Lo voglio sapere”.

Si volta a guardare,

sembra il guardiano:

“dimmi dove cercare”

e gli tende la mano.

E’ Gesù in verità,

ma non se ne avvede;

la sua vista in realtà

non è mossa dalla fede.

“Maria!” la chiama,

ora sì, lo riconosce,

chi ha parlato la ama,

la sua vita rinasce.

“Non mi trattenere,

devo ancora salire al Padre;

và a dire ai miei fratelli

che li voglio incontrare”.

Don Gerardo di Paolo, ofmda, Poesie, p. 59.

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31 Insieme … per Maria! Marzo - Aprile 2013

02 Sr. M. TRINIDAD ORTIZ

03 Sr. M. STEJI ANTONY PUTHUKUDY

04 Sr. M. CATERINA DOLCI

09 Sr. M. RINCY THOMAS

13 Sr. M. BERNARDA GUARACA NARVAEZ

13 Sr. M. ANTONIETTA MATRONE

14 Sr. M. BARSANOFIA FIORINO

15 Sr. M. RITA BELOTTI

16 Sr. M. ANTONIETTA SPAGNULO

17 Sr. FLOR DE MARIA SUAREZ MEJIA

19 Sr. M. PIEDAD CALDERON SOTO

21 Sr. M. GIOVANNA CHESSA

23 Sr. LUISA MARIA POLLEDRI

24 Sr. M. IDA TIRAMANI

26 Sr. M. JINCY ALPHONSA PONPARAMBIL GEORGE

28 Madre M. LUCIA BONAITI

31 Sr. M. GIUSEPPINA NEBBIOSO

02 Sr. M. JOSMY KANJIRATHUMOOTTIL JOSE

02 Sr. M. TEMI PUNNATHANATH SCARIA

03 Sr. M. EGIDIA FITTI

05 Sr. M. ELENA PIROLA

07 Don SERGIO VAZZOLER

08 Sr. M. GIACOMA CRAPUZZO

14 Sr. M. SILVIA LUISELLI

16 Sr. M. LAUDJANE LIRA DA SILVA

20 Sr. M. CANDIDA PERISSINOTTO

25 Sr. M. GRAZIELLA FANIGLIULO

26 Sr. M. ANCY PATHROSE

27 Sr. M. ESTER GALIZZI

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32 Insieme … per Maria! Marzo - Aprile 2013

02/03/2009 Sr. M. CROCE CASTELLANO

09/03/1990 Don ALFONSO ZANIN

09/03/1994 Sr. M. ARMANDA ZANETTI

11/03/1998 Don SEBASTIAN M.

12/03/1998 Sr. M. TERESA CARRATO

15/03/2001 Sr. M. ELISABETTA CARISSIMI

19/04/1975 Sr. M. GRAZIA CHERUBINI

30/04/2012 Sr. M. MERCEDE TIRAMANI

Stampato in proprio - non commerciabile

Il Risorto, Ivan Marko Rupnik