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Numero 3-4 - Anno IV - Dicembre 2007 Aut. Trib. n. 561 del 19/3/2004 Poste Italiane S.p.A. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2, DCB/AL A A l l e e s s s s @ @ n n d d r r i i a a I I . . P P . . A A . . S S . . V V . . I I . . Periodico d’informazione della professione infermieristica Contiene inserto redazionale

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Numero 3-4 - Anno IV - Dicembre 2007Aut. Trib. n. 561 del 19/3/2004 Poste Italiane S.p.A. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2, DCB/AL

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Aless@ndria I.P.A.S.V.I.Periodico d’informazione della professione infermieristica

Autorizzazione del Tribunale n. 561 del 19/3/2004 • Numero 3-4 - Anno IV - DICEMBRE 2007Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2, DCB/AL

Direttore ResponsabileAntonio Agosti

RedazioneNadia CermelliAntonella Coppi

Franco PiccioM. Rosa Toso

Progetto Grafico e StampaLitocoop Srl

Via Calcinara 13 - Tel. 0131 861586Tortona (AL)

DirittiTutti i diritti sono riservati. E’ vietata la riproduzione,anche parziale, senza l’autorizzazione dell’Editore.

NORME EDITORIALILa redazione di Aless@ndriaIPASVi ricorda a tutti i colleghi infermie-ri, vigilatrici di infanzia e assistenti sanitari, che è possibile offrire ilproprio contributo alla redazione del periodico Aless@ndriaIPASVI;è un periodico di aggiornamento professionale, informazione infermie-ristica e giuridico-legislativa, pertanto gli articoli che si intendono pub-blicare dovranno rispondere ai seguenti criteri:Articolo a carattere scientifico: dovrà essere fornito integralmente, conabstract e bibliografiaArticolo Informativo: di carattere professionale, aggiornamento(es. commento a eventi formativi, normativa ECM ect.), giuridico-legisla-tivo.Risposta a Quesiti: come “lettera al…” oppure ” l’infermiere …. ri-sponde”; risposte a quesiti posti dai lettori di Aless@ndriaIPASVI dove,diverse figure come: il presidente, l’avvocato, il commercialista, infer-mieri esperti in particolari tematiche, i membri del consiglio per quantodi loro competenza (università, dirigenza infermieristica, libera profes-sione, normativa extracomunitari, ricerca infermieristica ecc), rispondo-no ai colleghi.All’interno della rivista potranno essere inseriti , a seconda della dispo-nibilità, brevi racconti, aneddoti, poesie, vignette inerenti la professione.Sarà inoltre possibile inserire comunicazioni ( sia da singoli iscritti, cheda associazioni, enti etc.) relative a eventi formativi, ( congressi, conve-gni, eventi ECM specifici a tematiche di natura professionale).Gli articoli dovranno pervenire alla redazione di Alessa@ndriaIPASVI insupporto informatizzato (C.D., floppy) al seguente indirizzo:Collegio Provinciale IPASVI,Via Buonarroti n. 1215100 Alessandria oppure attraverso e-mail all’indirizzo di posta elettronica: [email protected] articoli saranno visionati e valutati dal direttore responsabile e dalgruppo di redazione, sottoposti al presidente del collegio e, dopo esse-re stati validati saranno pubblicati sul primo numero disponibile.

Aless@ndriaIPASVI è il NOSTRO periodico, il periodico di infor-mazione degli iscritti al collegio della provincia di Alessandria,ci aspettiamo quindi un grosso contributo da tutti Voi che quo-tidianamente vivete esperienze di lavoro interessantissime,scrivetele ed inviatele alla redazione, saranno pubblicate suiprossimi numeri; condividere esperienze è un grosso arricchi-mento professionale per tutti noi!!!

Il comitato di redazione

SS OO MM MM AA RR II OO35

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NOTIZIE DALLA FEDERAZIONENAZIONALE IPASVI

PARLARE LA STESSA LINGUAPROFESSIONALE IN EUROPA

“IL PASSAGGIO DALLA CONSEGNATRADIZIONALE ALLA CONSEGNAAL LETTO DEL MALATO”

9RICORDANDOMARINA NARDO

11ANORESSIA, SCOMPARIREPER APPARIRE

22IL COLLEGIO IPASVI PROPONEPER L’ANNO 2008 I SEGUENTISEMINARI E CORSIDI AGGIORNAMENTO

13LA PRESA IN CARICOE IL TRATTAMENTOPSICOFISICO NELL’ANZIANO

20AINS: ASSOCIAZIONE ITALIANANURSING SOCIALE

23SCHEDA DI ACCREDITO

10RELAZIONARSI NELLA DISABILITA’:INFERMIERE E OSS SI METTONOIN DISCUSSIONE

Sede del Collegio IPASVI,Via Buonarroti, 16, ALESSANDRIATel. 0131 218113 - Fax 0131 240208E-mail: [email protected] - Sito: www.ipasvialessandria.it

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Con quest’articolo, il collegio desidera farconoscere a tutti gli iscritti le novità e le ini-ziative più significative che la FederazioneNazionale Collegi Ipasvi ha intrapreso eportato a termine nel corso del 2007, non-ché alcuni tra gli obiettivi di inizio del pros-simo anno.

• I Conferenza Nazionale organizzatadalla Federazione.Nei giorni 14/15/16 marzo 2007 si è svoltaa Roma la Prima Conferenza Nazionaleriguardante le politiche della professio-ne infermieristica. La Presidente AnnalisaSilvestro ed i componenti del ComitatoCentrale hanno relazionato sugli obiettiviprofessionali raggiunti in questi anni perrispondere ai bisogni di salute della popo-lazione. In quei tre giorni le parole chiavesono state: funzioni, competenze, respon-sabilità, modelli organizzativi.Il Ministro della Salute e rappresentantidell’Università, delle Regioni, dei cittadini,di altri ordini professionali, rappresentanzesindacali, delle Aziende Sanitarie e Ospe-daliere, della cassa di previdenza Enpapi,hanno partecipato ad una tavola rotondadi confronto con Annalisa Silvestro.Questa Conferenza ha prodotto un Docu-mento programmatico relativo alle politi-che della professione infermieristica, nelquale si proponeva l’inserimento dell’infer-miere in modelli organizzativi caratterizzatida autonomia, responsabilità e progettua-lità. Si proponeva, inoltre, che il ruolo delcoordinamento e della dirigenza diventas-se strategico per garantire buoni livelli diassistenza, che si programmassero atten-tamente gli accessi a tutti i corsi universita-ri ridefinendo anche i percorsi formativi. IlMinistro Turco aveva raccolto l’appellodella professione riconoscendo quantol’infermiere fosse un alleato importantenella costruzione di una nuova fase delSSN. La nostra sfida, concludeva la Presi-dente Silvestro, è quella di acquistarecompetenze e passare dall’operativitàpassiva all’assistenza personalizzata e in-novativa.

A Verona, il 27 ottobre 2007, il ComitatoCentrale della Federazione ha incontrato i

Presidenti dei Collegi, i Coordinatori deicorsi di Laurea, i Dirigenti Infermieristicidelle regioni del Nord Italia (la stessa con-ferenza si è ripetuta in altre date sia alCentro che al Sud). La riunione è stata inte-ressante e per i contenuti e per l’avvenutacondivisione delle esperienze dei colleghi,che sono intervenuti. La nostra Presidente ci ha invitati a riflette-re sull’omogeneità del corpo professiona-le: dovrebbe, infatti, esserci sinergia tra chisi occupa di formazione e chi, invece,d’organizzazione, non dovrebbe esserciscollamento tra le sedi formative e quelled’assistenza. Nella formazione degli stu-denti iscritti ai corsi di Laurea in Infermieri-stica, ai Master, alla Specialistica il luogodella formazione teorica (università) è im-portante quanto quello della formazionepratica (clinica).

• Impegni istituzionaliDurante l’anno 2007 la Federazione hacontinuato, come farà in futuro, ad esserepresente ai dibattiti politici in sede centra-le, apportando un contributo attivo fatto diprogettualità e attività, ottenendo ascolto econsiderazione.A tal proposito in data 11 ottobre 2007,presso il Ministero della Salute, è stato co-stituito il “Comitato Nazionale delle ScienzeInfermieristiche e delle Scienze Ostetriche”con l’obiettivo di promuovere lo sviluppodelle professioni sanitarie, infermieristicaed ostetrica all’interno del SSN, favorendo,così, un’omogenea e concreta applicazio-ne della Legge 251/00 in tutte le strutturesanitarie del territorio nazionale. Il Comitato si articola in tre gruppi di lavo-ro, ognuno dei quali si occupa di un argo-mento specifico:• Formazione universitaria• Applicazione della legge 251/00• Organizzazione dell’assistenza.Su www.ministerosalute.it è disponibile iltesto integrale del Decreto e l’elenco deicomponenti del Comitato.Seguendo il proprio spirito partecipativo,la Federazione è stata presente al con-gresso dei Medici di Medicina Generale eal convegno ANAAO. In entrambe le situa-zioni, la nostra presidente, Annalisa Silve-

stro, ha colto una buona predisposizioneal dialogo con noi.I Medici di Medicina Generale si diconoanche intenzionati a lavorare con il nostrogruppo professionale, per organizzare,nel rispetto delle specifiche competenze,una medicina del territorio, dove entram-be le professionalità siano protagoniste, alfine di garantire ai cittadini un servizio sa-nitario efficace, efficiente e di qualità. Anche al congresso ANAAO si è attivatauna buona dialettica che conduce a reci-proco rispetto tra le due professioni. Nonaltrettanto può dirsi del sindacato CIMO,che, in ogni occasione, dimostra una chia-ra ed ingiustificata contrapposizione allanostra professione. Talvolta, però, è inevitabile dover uscireda certi gruppi: come dalla ConferenzaPermanente delle Classi di laurea delleProfessioni Sanitarie. Le considerazioni ele idee nei confronti dell’infermieristica,proprie del Presidente della Conferenza,sono così lontane e non in linea alle no-stre (ricordate lo stile Pirani?) da aver in-dotto la Federazione ad uscire dalla Con-ferenza Permanente.Nel mese di gennaio 2008 dovrebbe es-sere pronta la bozza del nuovo CodiceDeontologico che sarà inviata ai Collegi inattesa di un feed-back di suggerimenti eproposte.La Federazione continuerà a prestare lamassima attenzione alla L. 43/06, in con-siderazione del differimento del termineper l’esercizio della delega, di cui all’arti-colo 4 della stessa legge, al 28 febbraio2008.Dal 2008 la Federazione farà parte delCogeaps (Consorzio di gestione anagrafi-ca professioni sanitarie) insieme alle Fede-razioni degli Ordini e dei Collegi professio-nali. Scopo del Consorzio è la registrazio-ne aggiornata dei crediti ECM acquisiti daogni professionista. A questo proposito in-vito tutti i nostri iscritti a leggere l’articolopubblicato su l’“Infermiere” n°5, che tratta,appunto, le nuove regole dell’ECM.

• Incontro e confronto su tematiche diattualità inerenti le aree formativa, or-ganizzativo-gestionale e di esercizio

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A cura di Lorella Gambarini

A cura di Salvatore BellinceriAlessandro Cataldo

Notizie dalla FederazioneNazionale Ipasvi

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professionale.Si è svolta a Brescia sabato 13 ottobre la “prima conferenza sulla libera professioneinfermieristica”.L’evento, organizzato dall’ENPAPI con ilcontributo della Fedrazione IPASVI, ha vi-sto confrontarsi diversi relatori su temi diattualità che riguardano gli aspetti forma-tivi , previdenziali giuridici e fiscali di unaprofessione in continua evoluzione.

Il Presidente ENPAPI Mario Schiavon, hasottolineato l’importanza della Conferenzaed ha evidenziato quali sono stati gli sti-moli che hanno spinto la Cassa a organiz-zare una iniziativa per sottolineare l’im-portante ruolo dell’infermiere nella liberaprofessione.La necessità è quella di condividere pub-blicamente il percorso fin qui compiutodalla professione sia nella sua qualifica-zione sia nel ruolo sociale che sta semprepiù diventando importante e riconosciutoa tutti i livelli del “sistema” Italia.Un altro aspetto che va conosciuto e in-centivato riguarda la sinergia posta in es-sere tra IPASVI ED ENPAPI per cogliere itratti comuni esistenti tra i due rispettiviambiti di competenza e svilupparli in un’a-zione politica unitaria.Occorre superare i particolarismi, gli indi-vidualismi sfrenati verso un sistema chevalorizzi le esperienze significative versoun obiettivo comune.La rappresentazione di questa unità di in-tenti, è l’espressione formale dell’eventoorganizzato, per la prima volta, congiun-tamente.L’affermazione della professione comecorpo unico di intenti valorizza e rafforzala sua valenza intellettuale.Occorre che gli infermieri prendano co-scienza del cambiamento, la professioneè cambiata, il contesto di riferimento ècambiato, in questa direzione occorre de-finire principi di corretto esercizio liberoprofessionale in particolare per le nuoveforme che sempre più si vanno diffonden-do in questi anni (lavoro interinale, asso-ciazionismo, lavoro determinato, contrattilibero professionali, appalti, ecc.).Occorre che la professione, tutta la nostracategoria impari che la partecipazione èun valore, la vera forza nasce dal contri-buto di tutti, occorre una profonda azionedi ampliamento e di riconversione dei pro-cessi di protezione sociale gestiti da EN-PAPI, fino ad oggi riservati ai soli profes-sionisti esercenti in forma diversa da quel-

la subordinata.La giornata ha visto la partecipazione dinumerosi colleghi provenienti da tutte leregioni italiane.Sul palco sono stati portati i saluti dellaPresidente Silvestro per la Federazione, daSchiavon per Enpapi e Renica per il colle-gio di Brescia (ospitante l’incontro).Ai saluti hanno fatto seguito le relazioni di:- Marina Capparucci, Docente di Econo-mia del Lavoro presso l’Università deglistudi di Roma “la Sapienza” - Costantino Cipolla docente di sociologiagenerale e della salute presso l’universitàdegli studi di Bologna.- Massimo Angrisani, Docente di TecnicaAttuariale per la previdenza presso l’uni-versità degli studi di Roma “La Sapienza”- Pierluigi Mantini Deputato, relatore dellariforma delle professioni alla Camera deiDeputati- Angelo Pandolfo Docente di diritto delLavoro e della previdenza sociale pressol’Università degli studi di Roma “la Sapien-za”- Mario Schiavon, Presidente Enpapi - Annalisa Silvestro Presidente della FNCIPASVILa moderazione degli interventi e del di-battito è stata affidata alla giornalista Da-niela Vergara, che ha magistralmentecondotto la discussione e il dibattito.I temi affrontati hanno riguardato:- l’evoluzione del sistema salute in Italia- liberalizzazione del mercato del lavoro eriforma delle professioni- principio del corretto esercizio della libe-ra professione infermieristica- l’azione di Federazione Nazionale deiCollegi, Collegi provinciali- l’azione e il ruolo dell’Ente Nazionale Pre-videnza e Assistenza Professione Infer-mieristica (ENPAPI) per il sostegno e lo svi-luppo della libera professione infermieri-sticaNel pomeriggio si è proseguito con i temisulla libera professione analizzando le do-mande specifiche poste dal pubblico agliesperti presenti in sala, si è parlato di:contrattualistica, fiscalità, previdenza e as-sistenza.Le risposte ai quesiti, con il coordinamentodel Presidente Mario Schiavon, sono statefornite da:- Sergio Ceccotti, Dottore Commercialista- Fabio Fioretto Direttore Generale Enpapi- Francesca Nappi Avvocato esperto di li-bera professione. Volendo schematizzare i concetti discussi

e i temi trattati si è sottolineato:1. Gli infermieri che avviano un’attività di li-bera professione hanno l’obbligo di iscri-zione al Collegio provinciale, devono apri-re una posizione IVA edi entro 60 giornidell’avvio dell’attività devono iscriversi allaCassa Enpapi.2. le modalità di svolgimento dell’eserciziolibero professionale può essere fatto:- con apertura di partita IVA individuale;- Studio associato;- Cooperativa sociale.Anche il lavoro occasionale, è sottopostoal pagamento delle imposte sul reddito e icontributi a Enpapi.Alcune novità per la libera professione so-no anche state introdotte dal “Decreto Ber-sani” che ha portato l’abolizione delle ta-riffe minime,ha liberalizzato la pubblicità.E’ stata effettuata una convenzione INPS –ENPAPI per il passaggio ad ENPAPI di tuttele posizioni che dal 1996 in poi sono stateaperte impropriamente presso la gestioneseparata dell’INPS.Tutti coloro che hanno redditi da lavoroautonomo, anche sotto forma di lavorooccasionale, devono iscriversi e pagare lacontribuzione all’Ente di categoria.La Cassa EMPAPI ha anche sviluppato unsistema di rateizzazione dal 2008, peragevolare il rapporto con i propri iscritti etenere conto delle loro esigenze, infatti icontributi Enpapi verranno versati ogni bi-mestre e rateizzati al 10 di febbraio, aprile,giugno, agosto, ottobre, con conguaglio fi-nale a dicembre.Il conteggio verrà fatto dall’Ente che invierài MAV già compilati per i versamenti do-vuti.Il libero professionista dovrà effettuare ladichiarazione del volume di affari e del reddito.Si sta perfezionando l’Anagrafe tributaria:ed è in corso da parte dell’Ente un’opera-zione di incrocio dei dati reddituali dichia-rati all’Agenzia delle Entrate per verificarela presenza di evasione contributiva equindi procedere al recupero del dovuto.L’EMPAPI ha istituito un fondo di previden-za complementare costituito di recentecon la collaborazione dell’ente dei medici.La cassa si è impegnata a dare ampio ri-salto all’operazione appena sarà resaoperativa. La giornata, si è conclusa alle ore 17.Ulteriore materiale informativo può esseredirettamente reperito sul sito della CassaEMPAPI all’indirizzo: www.empapi.it

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Da anni ormai frequento le con-ferenze dell’ACENDIO, l’associa-zione europea, fondata nel 1997,che si propone di favorire lo svi-luppo di un linguaggio comuneinfermieristico. Le conferenze, che hanno caden-za biennale, si tengono a rotazio-ne nei vari paesi europei; l’ultimasi è svolta a metà Aprile ad Am-sterdam e la prossima si terrà adHelsinki.Se si esclude il secondo incontrotenutosi a Venezia, la presenzaitaliana è stata pressocchè nulla(in due occasioni c’era un soloitaliano), contro una partecipazio-ne complessiva che è oscillata trai 300 e gli oltre 500 infermieri eu-ropei e non, nelle diverse edizio-ni.Sottolineo quest’aspetto perchécredo che la questione del lin-guaggio sia cruciale per lo svi-luppo dell’infermieristica, e vede-re che l’Italia si auto esclude daquesto dibattito mi preoccupa. La definizione di un linguaggiodisciplinare comune, può sem-brare a molti, cosa lontana dal-l’agire quotidiano degli infermieri.Non è così. In una recente indagine, da noicondotta, è emerso che la fre-quenza di segnalazione di alcuniproblemi riguardanti pazienti psi-chiatrici, è sorprendentementeaumentata di 10/15 volte dopol’introduzione della classificazio-ne NANDA. Ogni disciplina utilizza terminolo-gie o classificazioni proprie. Il lin-guaggio disciplinare, consente didistinguere con maggior preci-sione le diverse fattispecie deiproblemi e oggetti di interesse, dicomunicarli ad altri e di renderlitangibili, trasformandoli in qual-cosa su cui concretamente ope-rare..Si prenda ad esempio la diagno-

si NANDA “Sindrome da immobi-lizzazione”. Questa è la definizio-ne, proposta da infermieri, di unproblema che gli infermieri in-contrano frequentemente. E’ facil-mente comprensibile che se èpossibile identificare univoca-mente questo problema da partedi diversi infermieri, diventa an-che possibile studiarlo, individua-re soluzioni basate su prove diefficacia, insegnarlo agli studenti,attribuirgli un codice per una piùfacile gestione dei data base in-fermieristici.Diversamente, se gli infermieriutilizzano solamente terminologievaghe o derivate da altre discipli-ne, non possono che divenire, divolta in volta, dei para-medici,dei para-psicologi…?, etc., es-sendo le altre professioni titolaridelle conoscenze che sottostan-no a quelle terminologie. In altre nazioni questo rapportotra linguaggio e prassi è statoben compreso, anche se non esi-ste ancora un linguaggio univo-camente accettato (NANDA,OMAHA, VIPs, ICNP, ICF, ….). L’ACENDIO, pur non avendo ope-rato una scelta tra queste diverseclassificazioni, ha seguito neglianni l’evoluzione di esse, dive-nendo la vetrina europea di variesperimentazioni e di progetti diutilizzo dei diversi sistemi in am-bito clinico, didattico, informatico,di ricerca e manageriale. Nella recente conferenza di Am-sterdam dal titolo “Nursing com-munication in multidisciplinarypractice” sono state presentateun centinaio di relazioni e 40 po-ster su diversi temi connessi all’u-so del linguaggio disciplinare.Si è parlato, ad es. dei “minimumdata set infermieristici”, degli ef-fetti dell’utilizzo di un linguaggioprofessionale nelle cure domici-liari, dell’utilizzo di software ba-

sati su codifiche diagnostiche,dell’insegnamento del linguaggiodiagnostico. Sono stati tenutiworkshop su vari argomenti, (im-portante è la collaborazione conil NANDA International) da studio-si di fama internazionale. Questo,solo per citare alcuni aspetti di unevento che ad ogni edizione offrespunti interessantissimi. Ritengo che il tempo sia maturoanche per gli infermieri italiani didare il loro contributo di idee edesperienze, pena il dover conti-nuare ad importare ed adattarestrumenti, know how e tecnologiealtrui.Il prossimo appuntamento saràad Helsinki nel mese di Giugno2009, e sarà, non a caso, asso-ciato ad un altro importanteevento, la conferenza internazio-nale di “Nursing Informatics”. Cominciamo a lavorare fin d’oraper dire la nostra. Basta un po’ diinglese, entusiasmo, idee e com-petenze che certamente non cimancano.

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Claudio De PieriCoordinatore del Corso di Laureain Infermieristica dell’Universitàdel Piemonte OrientaleSede di Novara

Parlare la stessa lingua professionale in EuropaRapporto sulla “VI Conferenza Europea Acendio,“Association for Common European Diagnoses,

Interventions and Outcomes”

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L’idea della realizzazione di questa ri-cerca nasce dalla lettura di un articolopubblicato da questa rivista nel 2006che illustrava i risultati di studi effet-tuati in Paesi in cui gli infermieri effet-tuano il passaggio di informazioni alcambio turno al letto del paziente. (1)Nella realtà italiana il modello di con-segna adottato dagli infermieri è quel-lo tradizionale, in sala infermieri, e po-trebbe essere utile, alla luce dei risul-tati positivi di questi studi (2,3,4), pro-vare ad utilizzare il nuovo modello perconoscere come la nostra professionee le persone assistite potrebbero per-cepire questo cambiamento, se ne av-vertono l’esigenza e se questo pas-saggio potrà, anche per noi, costituireun momento di crescita professionalee un beneficio per entrambi.Ciò premesso un ulteriore obiettivodella ricerca era quello di introdurreun cambiamento, nei modelli organiz-zativi della professione, che potesseriavvicinare l’infermiere al letto delmalato.In Italia non c’è a tutt’oggi un’esperien-za pubblicata relativa all’adozione diquesto modello.

IPOTESI DELLA RICERCA: L’ipotesi chesi vuole sostenere è che: “il modello diconsegna al letto del malato (bedsidehand-over) è vissuto dagli infermiericome una modalità migliore di pas-saggio di informazioni rispetto al mo-dello tradizionale, e i pazienti hannouna percezione positiva del loro nuovoruolo nel passaggio di consegne”.

OBIETTIVO: Implementare un modello,mutuato da un’esperienza anglosas-sone, di passaggio di consegna daquello tradizionale a quello al letto delmalato e indagare la percezione degliinfermieri e dei pazienti a tre mesi dal-la sperimentazione.

CENTRI ADERENTI ALLO STUDIO: LeAziende aderenti sono l’Azienda Sani-taria Locale 22 Regione Piemonte, Pre-

sidi ospedalieri di Novi Ligure, AcquiTerme e Ovada; Fondazione I.R.C.C.S.S. Matteo ” di Pavia, Regione Lombar-dia.

POPOLAZIONE INCLUSA NELLO STU-DIO: Nella ricerca si è scelto di inclu-dere nove reparti identificati in:Neuro-logia e Ginecologia del Presidio Ospe-daliero di Novi Ligure ASL 22, Cardiolo-gia Presidio Ospedaliero di Acqui Ter-me ASL 22, Chirurgia Multidisciplinare,Medicina, Recupero Riabilitazione Fun-zionale (R.R.F.) del Presidio Ospedalie-ro di Ovada ASL 22, Medicina 20, Chi-rurgia Toracica, Ginecologia dell ’I.R.C.C.S S. Matteo di Pavia.La popolazione osservata è rappre-sentata da:• Tutti gli infermieri e ostetriche delleUU.OO.:• Tutti i pazienti ricoverati/dimessi nelperiodo di sperimentazione.

MATERIALI E METODI: L’implementa-zione del nuovo modello di consegnaha previsto un mese prima della speri-mentazione due incontri con il gruppoinfermieristico delle Unità Operative(UU:OO:) coinvolte, per condividere gliscopi, le motivazioni e la letteratura asupporto del nuovo modello di conse-gna proposto. Sono stati definiti i con-tenuti delle informazioni durante ilpassaggio delle consegne, i dati daraccogliere per la pianificazione assi-stenziale, il linguaggio verbale e nonverbale e la modalità di coinvolgi-mento del paziente. Al fine di identifi-care chiaramente le fasi dell’interoprocesso di consegna al letto del pa-ziente è stata costruita con il gruppoinfermieristico una flow-chart ( dia-gramma di flusso ) che il gruppo hautilizzato come remainder (richiamo)durante la fase sperimentale.La cartella infermieristica e/o la docu-mentazione scritta presente pressociascuna U.O. non è stata modificata,ma il passaggio di informazioni verba-li è avvenuto al letto del paziente.Il

“bedside handover” ha coinvolto gli in-fermieri e le ostetriche del turno delmattino e del turno del pomeriggio. Per la Fondazione I.R.C.C.S. S. Matteodi Pavia il turno del mattino non si so-vrappone con quello del pomeriggio,all’ASL22 la sovrapposizione fra i dueturni è di 10 minuti. Durante il periodo della sperimenta-zione la Direzione Infermieristica del-l’asl 22 ha accordato il riconoscimen-to della sovrapposizione di 30 minuti.Considerato che in tale orario è possi-bile la presenza di familiari e/o visita-tori nella camera di degenza si è con-cordato con il gruppo infermieristico lanecessità, per i pazienti non collabo-ranti, della presenza di un familiare.Il passaggio di consegne si è realizza-to attraverso uno scambio al letto delmalato associato a uno scambio diinformazioni in un luogo appartato.(sala infermieri).Al letto del malato l’infermiere ha po-tuto osservare direttamente il pazientee condividere le informazioni relativeai bisogni di assistenza infermieristicada soddisfare, dati essenziali per lapianificazione assistenziale. Le infor-mazioni relative alla diagnosi medicae prognosi sono state condivise sepa-ratamente dal paziente.Al fine di tute-lare la Privacy è stato preventivamentechiesto il parere del Legale dell’Azien-da ASL 22, che è stato favorevole perl’implementazione della ricerca. E’ sta-ta concordata e predisposta unainformativa rivolta ai pazienti e fami-liari per illustrare le finalità dello studioe richiedere il consenso alla parteci-pazione. Al termine della sperimenta-zione i Referenti del progetto e il Coor-dinatore infermieristico hanno sommi-nistrato il questionario al gruppo pro-fessionale per valutare la percezionedel modello di consegna proposto.

5.6 QuestionarioI questionari somministrati per la rac-colta dati sono stati elaborati attin-gendo dalla letteratura (2,3,4). La strut-

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Dott.ssa Luciana BisogniCoord. Inferm. Unità Prevenzione RischioInfettivo Novi Ligure Asl 22 Dott. Salvatore BellinceriResp. Servizio Inferm. P.O. Ovada Asl 22Dott. Salvatore QuattrocchiCoord. Inferm. Unità Produzione Diretta-mente gestite Asl Milano 1

“Il passaggio dalla consegna tradizionale allaconsegna al letto del malato”. Implementazione

del modello di “bedside handover” in due AziendeSanitarie, una in Piemonte e una in Lombardia

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turazione del questionario rivolto aipazienti ha previsto 14 item: i datianagrafici, le l’informazioni chieste da-gli infermieri, la comprensione dellacomunicazione, l’eventuale disagiodurante la discussione, le possibilità diintervento alla discussione, l’osserva-zione del comportamenti degli infer-mieri,la presenza di persone intorno alletto, la riservatezza,il gradimento suibisogni rilevati dall’infermiere, la com-prensione e l’ ascolto,la scelta di ave-re più informazioni, lo stato d’animodurante la consegna, la comprensio-ne della comunicazione, la sicurezzapercepita. La strutturazione del questionario ri-volto a infermieri e ostetriche ha pre-visto 14 item che hanno indagato:lapercezione di rivalutare le pratiche tra-dizionali dell’assistenza,il gradimentodel nuovo modello di consegna, lapercezione del fattore tempo in rap-porto alle relazioni con pazienti e pa-renti,l’acquisizione di conoscenze rela-tive alla gestione del processo assi-stenziale, la possibilità di avere piùtempo da dedicare ai pazienti, la per-cezione che il nuovo modello “stia fun-zionando”, il miglioramento della qua-lità delle informazioni,il desiderio di ri-tornare alla modalità tradizionale o lavolontà di proseguire con il modelloproposto.Entrambe i questionari sonostati testati, nelle UU.OO. coinvolte nel-la ricerca, per una settimana primadell’avvio dello studio. La sperimenta-zione ha avuto durata di 3 mesi, dal 15febbraio 2007 al 15 maggio 2007.Perla raccolta dati è stato coinvolto ilgruppo infermieristico dell’Unita Ope-rativa con la supervisione del Coordi-natore infermieristico, che ha gestito ilpassaggio dalla consegna tradiziona-le alla consegna al letto del malato.Inmodo autonomo gli operatori si sonoorganizzati per la raccolta delle infor-mative e dei questionari garantendol’anonimato dei pazienti. I pazientihanno compilato il questionario alladimissione o al termine della speri-mentazione imbucandolo nell’apposi-to contenitore. Per i pazienti non colla-boranti è stato chiesto al familiare ladisponibilità a compilare il questiona-rio. Il questionario ai pazienti è statosomministrato dal Coordinatore infer-mieristico dell’Unità Operativa e dagliinfermieri. Al termine della sperimen-

tazione il Coordinatore delle UU.OO.ha distribuito e raccolto i questionaridegli infermieri e delle ostetriche. Concomunicazione a parte sono stati for-niti i dati anagrafici degli operatori alfine di garantirne l’anonimato. Il refe-rente del progetto o il coordinatore in-fermieristico hanno ritirato direttamen-te i questionari compilati nelle UU.OO.La raccolta, l’analisi dei dati e la lororappresentazione grafica sono stateeffettuate con il programma di Epi Info,versione 3.3.

Risultati pazienti. Sono stati dimessidurante lo studio 491 persone, 295donne e 194 uomini, rispettivamente il60,5% e il 39,5% del campione osser-vato. Il 73% dei pazienti è stato ricove-rato nei Presidi ospedalieri dell’Asl 22,il 27% all’I.R.C.C.S. S. Matteo. Nell’am-bito del Dipartimento Medico sonostati ricoverati 365 pazienti (67%) e leUnità Operative chirurgiche sono rap-presentate da 135 pazienti (33%). L’etàmedia dei pazienti ricoverati nel pe-riodo di osservazione è di 72 anni alPresidio ospedaliero di Acqui Terme eOvada, 65 anni al Presidio ospedalie-ro di Novi Ligure e 62 al S. Matteo diPavia.Più della metà dei pazienti asserisceche durante il passaggio di consegnagli infermieri chiedevano direttamenteinformazioni (65%), si sentiva libero diintervenire nella discussione del pianoassistenziale (67%), ha compreso me-glio cosa gli veniva fatto (69,7%), non siè sentito a disagio durante la discus-sione al suo letto (73%), non si è agita-to e ha gradito che gli infermieri fosse-ro informati nel dettaglio sui suoi biso-gni (72,9%), desidera essere informatosul suo stato di salute (68,8%) e dichia-ra che da quando ha sentito gli infer-mieri darsi le consegne vicino al suoletto si sente più sicuro (72,7%). Il67,2% dei pazienti ha risposto di esse-re riuscito ad intervenire mentre gli in-fermieri parlavano, di essere statoguardato dagli infermieri (72,1) di ave-re sentito quello che è stato detto su dilui (68,2%) e di averlo compreso (78%).Una percentuale di pazienti pariall’11% non ha gradito che il vicino diletto potesse ascoltare notizie su di luie il 7,1% ha asserito che nella stanzac’erano troppe persone vicino al suoletto durante il passaggio di conse-

gna. Il 7,5% dei pazienti intervistatipreferisce non essere troppo informa-to sul suo stato di salute.

Risultati infermieri e ostetriche. Glioperatori che hanno compilato il que-stionario sono 77, 73 infermieri e 4ostetriche. Il campione risulta costituito per il90,9% da donne e, per il restante9,1%, da uomini. La media dell’età de-gli infermieri che lavorano all’asl 22 èdi 42 anni, 37 anni al Policlinico S.Matteo.La maggior parte degli infermieri, il93,2% comprende la necessita di riva-lutare le pratiche infermieristiche, lanecessità di cambiarle (83,3%) e con-sidera una sfida stimolante sperimen-tare pratiche innovative (90,5%).Quasila totalità del campione ( 90,7%) di-chiara che il nuovo stile di passaggiodi consegne ha fatto acquisire tutte leinformazioni necessarie per la cura aipazienti, il 50% dice che la qualità del-le informazioni, per esempio il pianodi assistenza, è migliorata, più dellametà degli infermieri hanno sentitoche la nuova modalità di passaggio diconsegne “stava funzionando” (52%). Ilnuovo stile di consegna non ha fattotrascorrere meno tempo con i pazientie/o con i loro parenti al 90% degli in-fermieri e il 37,3% degli infermieri af-ferma che il nuovo stile di passaggiodi consegna ha fatto recuperare “piùtempo” da dedicare ai pazienti, il 10%non lo sa e più della metà degli infer-mieri (52%) dicono di no. Gli infermieri che preferiscono il nuovostile di passaggio di consegne sono il34,2%, il 30% è in dubbio e il 35,4%afferma di non preferirla.Gli infermieriche vorrebbero continuare con la nuo-va modalità di consegna sono i l35,2% del campione osservato, i l31,1% non lo sa e il 33,8% dice di no.

Dibattito critico. I dati dello studio,seppur con tutti i limiti dovuti al nume-ro esiguo di operatori intervistati, forni-scono una serie di informazioni checonsentono di fare una prima valuta-zione rispetto a cosa pensano pazientie infermieri del nuovo modello di con-segna infermieristica. I pazienti chehanno compilato il questionario di-chiarano di essere soddisfatti, si sen-tono ascoltati, liberi di intervenire nella

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discussione del piano assistenziale,comprendono ciò che viene loro detto,si sentono guardati dall’infermiere.Non sono infastiditi dalla presenza delvicino di letto, non si sono agitatiquando hanno ascoltato le consegnee hanno gradito che gli infermieri fos-sero informati in dettaglio sui loro bi-sogni. Hanno compreso meglio cosagli veniva fatto e, da quando hannosentito gli infermieri darsi le consegneal letto, si sentono più sicuri. Dall’anali-si dei questionari compilati dagli ope-ratori abbiamo invece osservato chec’è differenza sulla loro percezione ri-spetto al modello sperimentato. Non èstato recuperato più tempo da dedica-re agli altri pazienti e l’infermiere nonha trascorso meno tempo con pazientie familiari a seguito del nuovo stile dipassaggio di consegna. C’è ampioaccordo invece sulla necessità di riva-lutare le pratiche infermieristiche tradi-zionali e quasi tutti affermano che ilnuovo stile di passaggio di consegnaha permesso loro di acquisire le infor-mazioni necessarie alla cura del pa-ziente e questo dato è sovrapponibilein tutti gli ospedali che hanno aderitoallo studio. Non solo, la qualità delleinformazioni è migliorata. Gli infermieridi Novi Ligure in maggioranza rispettoai colleghi delle altre sedi hanno “sen-tito che la consegna stava funzionan-do”. Anche rispetto all’efficacia delmodello proposto, scomponendo ildato tra i vari ospedali, ci accorgiamoche sono principalmente gli operatoridi Acqui Terme e Pavia a non rilevaremiglioramenti sulla qualità dell’infor-mazione e sulla pianificazione assi-stenziale. L’efficacia del modello è ri-conosciuta ampiamente dagli infer-mieri dei Presidi ospedalieri di Novi Li-gure e Ovada. I motivi dei “no” e “nonso” degli infermieri e delle ostetrichepotrebbero essere molti. Le UU.OO. in-dagate sono notevolmente diverse fraloro per specialità, tipologia del pa-ziente e complessità assistenziale.Anche le risorse infermieristiche asse-gnate alle UU.OO. fra ASL 22 (AcquiTerme, Novi Ligure, Ovada) e Policlini-co S. Matteo sono difformi. Nell’U.O. diGinecologia di Pavia lavorano infattisolo ostetriche, e il numero di perso-nale infermieristico in tutte le realtà os-servate è ridotto rispetto alle UU.OO.dell’ASL22. Gli infermieri delle UU.OO.

di Neurologia, Medicina, RRF hannoespresso un’ampia preferenza allaconsegna al letto del paziente e laNeurologia del P.O. di Novi Ligure hafatto rientrare nella sua organizzazio-ne il nuovo modello di consegna.Sembrerebbe proprio questo l’ambitoin cui la consegna si è rivelata più utileai fini di un miglioramento in termini diqualità di informazioni e migliore pia-nificazione assistenziale infermieristi-ca.

Conclusioni. I pazienti ci hanno dettoche gli infermieri sono stati bravi. Lapercezione positiva che i pazienti han-no avuto di questa modalità di pas-saggio di informazioni degli infermierial cambio turno fa presupporre cheabbiano in qualche modo tratto bene-ficio dal modello di consegna propo-sto, ipotizziamo un beneficio per esse-re stati vicino all’infermiere. Questa vi-cinanza li fa sentire più sicuri. Ciò chepreoccupava di più gli infermieri erache la consegna a letto non potessegarantire la privacy del paziente ma,su questo aspetto importante, i pa-zienti ci hanno rassicurato. Gli ostacoliall’applicazione del modello di conse-gna al letto del paziente riteniamo sia-no più organizzativi che di stima di ef-ficacia dello stesso. Seppure attual-mente siamo ancora distanti dal vede-re realizzati nella nostra pratica clinicai modelli assistenziali ampiamente dif-fusi all’estero quali la Primary Nursing,abbiamo visto nella consegna indivi-dualizzata, effettuata al letto del mala-to un inizio per l’infermiere di persona-lizzazione dell’assistenza, attuabile dasubito con le attuali risorse. Saper co-gliere modificazioni anche sottili delcomportamento o dell’aspetto dei pa-zienti richiede all’infermiere una atten-ta osservazione di ciò che sta acca-dendo a uno specifico paziente piutto-sto che ai pazienti in generale.Il nuovostile di consegna non distante dal ma-lato, favorisce questo approccio glo-bale valorizzando la presenza dell’in-fermiere vicino al paziente. L’apprez-zamento che i pazienti hanno dimo-strato è il vero, grande risultato che gliinfermieri hanno ottenuto nella realiz-zazione di questa ricerca. All’ospedaledi Novi Ligure dell’asl 22 nei prossimimesi anche le UU.OO. di Urologia eOrtopedia sottoporranno a verifica

l’implementazione del passaggio diconsegna infermieristica al letto delpaziente.

BIBLIOGRAFIA1. C. Benaglio, L. Piffer, M. Vezzoli et al:“Modelli Innovativi della continuitàdell’assistenza: dalle consegne allaconsegna al letto del malato”; Assi-stenza Infermieristica. 2. Cahill J, 1998. Patient‘s perception ofbedside handover. Journal Clinic Nur-se, 7: 351-359.3. Webster J, 1999. Pratictioner – cen-tred research: an evaluation of the im-plementation of the bedside hand-over. Journal of Advanced Nursing,30:1375-1382.4. Sihvonen M, Timonem L, 2000. Pa-tient partecipation in bedside reportingon surgical wards. Journal of ClinicalNursing, 9:542-548

BIBLIOGRAFIA PER APPROFONDIREChan C, Cookes P, Elliot M, JavasuriyaR, Sexton A, Stuart J, 2004. Nursinghandover: do we really need them?Journal Nursing Management, 12: 37-42Kassean HK, Zaheda BJ, 2005. Ma-naging change in the nursing hando-ver from traditional to bedsise hando-ver- a case study from Mauritius. BMCNursing, 4: 1-6Kennedy J, 1999. An evaluation onnon-verbal handover. Profession Nur-se, 14: 391-394Lally S, 1999. An investigation into thefunctions of nurses’ communication atthe inter-shift handover. Journal ofNursing Management, 7: 29-36

RiassuntoQuesta ricerca nasce dall’idea che ilpassaggio di consegna infermieristicaal letto del malato possa promuovereuna crescita professionale e riavvici-nare l’infermiere al paziente. L’ipotesida sostenere è che questa sia unamodalità di consegna migliore per ilpersonale e per i pazienti. Questo stu-dio si è svolto in 9 diverse UUOO dellaASL22 e del IRCCS S. Matteo di Pavia eha coinvolto tutti gli infermieri/ostetri-che e tutti i pazienti presenti durante ilperiodo di osservazione. Prima dellasperimentazione sono state definite, lemodalità operative, i contenuti delleinformazioni, i dati da raccogliere, il

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linguaggio verbale e non, il coinvolgi-mento del paziente.Nessuna modificaalla cartella infermieristica, ma loscambio informativo è avvenuto al let-to del malato, e solo in parte in salainfermieri. Finito il periodo sperimenta-le di 3 mesi è stato somministrato unquestionario agli infermieri/ostetrichee uno ai pazienti per valutare la per-cezione del modello proposto. L’analisidei dati evidenzia che il personale va-luta positivamente la qualità delleinformazioni acquisite con il nuovomodello, tuttavia manifesta dubbi sullasua applicabilità. Ma la dimostrazionedella ipotesi è che i pazienti hannoavuto una percezione del tutto positi-va, apprezzando e traendo beneficiodal modello di consegna proposto.

SummaryThis research arises from the theorythat the bedside handover could pro-mote professional growth and allownurses to be closer to the patient. Thehypothesis to support is that this formof bedside handover is better for bothstaff and for the patients. This casestudy was performed in 9 differentUUOO of the ASL22 and of the IRCCS S.Matteo in Pavia, by observing all thenurse/obstetric and every patient, whi-ch was present during the entire pe-riod of observation. Before the experi-ment the operative modalities weredefined, the contents of the receivedinformation, the data to collect, theverbal and non verbal language, thepatient involvement. The cartella infermieristica remaineduntouched, but all the exchange ofinformation occurred at the patientbedside and only in part in the office.At the end of the experimental periodof 3 months a questionnaire was ad-ministered to the nurses/obstetric, andanother one to the patient, to value theperception of the proposed model.The data analysis highlights that thestaff estimate positively the quality ofthe received information with the newmodel, nevertheless it does demon-strate doubts on its applicability. Butthe demonstration of the hypothesis isthat patients received a completely po-sitive perception, appreciating and be-nefiting from the proposed handovermodel.

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RicordandoMarina Nardo

La nostra amica Marina Nardo nonè più tra noi.Ci ha lasciato , insegnandoci l’ulti-ma lezione, l’08 dicembre 2007.L’abbiamo conosciuta negli anni ot-tanta, quando, allieve del primoanno del corso IP, svolgevamo il ti-rocinio presso il reparto di MedicinaDonne.Marina si era diplomata alla scuolaconvitto del Galiera e noi allieveavevamo intuito che il modello pro-fessionale di riferimento doveva es-sere lei: elegante nella figura, preci-sa nelle tecniche, decisa ed autore-vole nei rapporti con tutti i colleghi,autonoma nelle decisioni che ri-guardavano l’assistenza sui pa-zienti, capace di ridere e di far sor-ridere.In quegli anni la cultura infermieri-stica stava cambiando e per noigiovani allieve era straordinario emotivante vedere una infermierache si distingueva fra le tante percapacità decisionali e tecniche.Marina era destinata a proseguiregli studi e pertanto frequentò i corsidi Assistente Sanitaria prima e Ca-po-Sala poi.Dopo la lunga esperienza in repar-to incominciò un percorso tuttonuovo a cui si adattò subito: diven-ne formatore.Dopo alcuni anni riuscimmo a con-dividere questa esperienza i cui ri-cordi sono indimenticabili. Nei corsi

alla Bocconi, negli aggiornamenti,nei lavori di gruppo, nella prepara-zione degli esami dei vari corsi, nel-l’organizzare le lezioni Marina era ilnostro punto di riferimento.Lei ci stimolava e ci sorreggevaquando, inesperte monitrici, dove-vamo affrontare qualche problema.Poi la storia professionale ed i cam-biamenti organizzativi ci hannoportate ad essere capo-sala dellevarie unità operative.Marina divenne capo-sala dell’o-stetricia –ginecologia dell’ospedalecivile di Tortona e capo dipartimen-to chirurgico.Marina era una forza vulcanica edinstancabile: non bastavano gli im-pegni professionali ma si impegna-va, da abile e silenziosa organizza-trice, in ogni gruppo dove potesse-ro essere necessarie abilità, cono-scenze ed idee coerenti con i valoripiù autentici che rispecchiassero labellezza della vita.Ecco allora le sue coraggiose espe-rienze con i bambini in Africa, lacollaborazione con la Croce Rossa,con il nostro Collegio, di cui fu sti-mata consigliere nell’ultimo trien-nio, la disponibilità per le donne in-decise sulla scelta della maternità.Improvvisamente un banale sinto-mo annunciava la presenza delmale. La nostra ragione e le nostreconoscenze ce ne facevano capirela gravità; il nostro cuore non vole-va accettare e abbiamo chiesto aMarina di giocare tutte le carte. Leile ha giocate insegnandoci che nonbisogna aver paura della morteperché siamo Cristiani.Ci mancherà molto. Ci mancheran-no gli sguardi d’intesa durante leriunioni; ci mancherà chi per primaalzerà la voce di protesta; ci man-cheranno i calcetti di sotto il tavoloper farci capire che è il momentogiusto per agire; ci mancheranno lecene ed i suoi coktail poco alcolicifatti con lo stile del piccolo chimico;ci mancheranno le sue risate sullevicende irragionevoli che caratteriz-zano le nostre organizzazioni; cimancheranno la sua profondaonestà e coerenza. Ci mancherà.Ciao Marina

per sempre le tue amicheed i tuoi amici

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Relazionarsi nella disabilità:infermiere e OSS si mettono

in discussione

A cura diFederica BenziInfermiera, laureata in Scienzedell’Educazione, coordinatore pressoR.A.F. disabili “Ercole Borra”di Valenza Pocon la collaborazione di Mara PontiOSS presso la suddetta struttura

Mercoledì 24 ottobre 2007 si è tenuto,presso il Collegio IPASVI di Alessandria, uncenacolo sul delicato e complesso temadella relazione tra operatori ed ospiti diCentri per disabili gravi e gravissimi.Federica e Mara hanno portato ai presentila personale esperienza maturata daquasi cinque anni nella R.A.F. "Borra",struttura in parte residenziale ed in partediurna che ospita persone adulte affetteda gravi deficit psico-fisico-percettivi, fa-cente parte della rete del Consorzio Inter-comunale Servizi Sociali di Valenza (CISS).Scopo fondamentale del cenacolo, chepurtroppo non ha richiamato un grandeafflusso di partecipanti, è stato quello disensibilizzare e di coinvolgere non solo gliinfermieri, ma anche gli operatori sociosanitari (OSS) all'interno di un argomentotanto complicato e, forse, in parte ancorainesplorato. Gli OSS che prestano serviziopresso strutture come il "Borra" di Valenzanon sono (e non devono essere!) figureprofessionali marginali, di solo supporto materiale all'infermiere, bensì sono parteintegrante dell'equipe di lavoro e collabo-rano nella costruzione del rapporto di fidu-cia con le persone che assistono; l'OSStocca ogni giorno gli ospiti stabilendo conessi una relazione comunicativa che, permolti disabili, è l'unico canale di comuni-cazione possibile! Infatti la relazione chel'equipe stabilisce con utenti tanto deficitari è fon-damentalmente di tipo corporeo, tattile. L'equipe di lavoro del "Borra" conta sullacollaborazione di consulenti esterni, unmedico psichiatra ed un neurologo, oltreche sull'esperienza di una psicologa cheincontra tutti gli operatori e l'infermieradue volte al mese in una supervisione il cuiscopo è quello di consentire a tutti di espri-mere i vissuti personali, le difficoltà, le insi-curezze, la rabbia che talora deriva dalsenso d'impotena esperito nel lavoro con idisabili gravi; invero queste persone sono capaci, spes-so inconsapevolmente, di offrire momentidi gratificazione e di affetto a chi è con lorotutti i giorni, tuttavia la frustrazione è sem-

pre appostata dietro l'angolo e frequente-mente investe tanto l'infermiere quanto icollaboratori OSS. "Quale tipo di frustrazio-ne? Non è così bello ed appagante lavora-re con i disabili?" molti "non addetti ai lavori" cidomandano candidamente; certo, larealtà della disabilità è quella delle perso-ne genuine, di quelle persone che, privedi malizia, ti fanno i complimenti se indossiun vestito di loro gusto, ma ti dicono chehai scelto un orribile paio di scarpe! Eppu-re quante volte,tra colleghi, ci si trova aconfidarsi circa i mancati miglioramenti motori di unospite ("Eppure abbiamo fatto ciò che il fi-sioterapista ci ha indicato! Dove abbiamosbagliato?"), ci si trova a lamentarsi di unospite che ripete ogni giorno, di continuo,gli stessi gesti o la stessa frase stereotipa-ta e non si è ancora riusciti ad eradicaretali comportamenti! Ancora, ci si trova conl'educatrice ad essere dubbiosi sulla ca-pacità di talune persone di capire ciò cheviene loro detto e così via. Gli esempi sa-rebbero numerosissimi.Un Centro per disabili gravi non è un re-parto ospedaliero in cui i pazienti sono ri-coverati per tempi brevi e vi è un turn over elevato, non è un ambulatoriospecialistico in cui le persone accedodoper una visita , ma, al termine, tornano acasa propria, e non è nemmeno una Ca-sa di riposo che ospita persone anzianeche, se ancora in discrete condizioni psicologiche, hanno

un mare di esperienze e di consigli da di-spensare; un Centro come il "Borra" non èneanche un asilo per bambini piccoli. E' unluogo, per molti ormai la casa, in cui vivono, condividendo tempi e spazi, perso-ne adulte, che magari non si sono mai co-nosciute prima, che hanno un bagaglio diesperienze di vita, positive e traumatiche,ma che non sono in grado di esprimere edi cui non sono del tutto consapevoli. Alcu-ni di essi, con maggiori abilità intellettive,si rendono conto della loro condizione e tichiedono come mai non possono guidare l'automobile,sposarsi, insomma avere una vita norma-le. Lavorare con queste persone mette allaprova tanto l'infermiere quanto l'OSS (forsea volte anche i medici) poichè occorre sa-per dosare il coinvolgimento emotivo (ine-vitabile!) ad un sufficiente distacco (diffici-le!) e la difficoltà nasce spesso dal non sa-pere fornire risposte adeguate ai loro bi-sogni che sono ben più complessi di quelliesclusivamente biologici.Molto altro ci sarebbe da scrivere, ma nonè questo il luogo, poichè, se ci si lascia tra-sportare dall'emotività, si rischia di rubarespazio ai colleghi che hanno diritto allospazio per i loro articoli.Federica e Mara concludono ringraziandocoloro che hanno soffermato la loro atten-zione su questo articolo e sperano che il Collegio offra loronuove possibilità di portare ad altri opera-tori del settore socio-sanitario le personaliesperienze.

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Scomparire per conquistarequella fetta di attenzione agliocchi degli altri di cui ci si senteprivati. Scomparire per appari-re, insomma. E’ una delle am-bivalenze tipiche che connota-no l’anoressia, il disturbo delcomportamento alimentare piùfrequente nelle giovani donne:una fascia di età che peraltro sista estendendo in manierapreoccupante in entrambe ledirezioni: sotto i dodici anni esopra i venticinque. Si possonodare svariate definizioni dell’a-noressia, più o meno esaurien-ti. Ma alla fine il sinonimo piùcomprensibile è forse uno solo:mal d’amore. Lo sottolinea piùvolte Luca Littarru, un esperto inmateria. Infermiere, Luca è at-tualmente il coordinatore delcentro diurno a Villa Maura,che ospita giovani psicotici. Al-le spalle tre anni nel reparto diNeuropsichiatria dell’Età Evolu-tiva presso la Clinica Neurolo-gica Casimiro Mondino a Pa-via, dove sono stati numerosi itrattamenti nelle fasi acutedell’anoressia: dagli interventisalva-vita in ragazze ormaiquasi “trasparenti” alla presa incarico complessiva verso il ri-torno alla vita normale.- Che definizione si può daredell’anoressia?“Sotto il profilo psicologico l’a-noressia può essere definitacome una lotta d’amore con sestessi e con gli altri. E’ un rifiutodi ogni nutrimento: non solo ci-bo, ma anche affetto, amore. E’il desiderio di scomparire comeultima forma di comunicazioneritenuta possibile”.- Perché chi soffre di anoressiapunta alla magrezza eccessi-va?“Perché punta ad un modello

di bellezza stereotipata, irrag-giungibile, da amare e odiarecontemporaneamente. Non èper niente vero che chi soffre dianoressia non ha fame, sem-plicemente per esercitare ilcontrollo estremo su se stessorifiuta qualcosa che desidera.Oppure mangia e poi va subitoa vomitare, in una sorta di am-bivalenza tipica della patolo-gia. Ma è in fondo il riflessodell’ambivalenza di tutta la so-cietà: da una parte ti propon-gono modell i esasperati diconsumo di generi alimentari,dall’altra però ti trasmettono ilmessaggio che magrezza è si-nonimo di successo, di perfe-zione. Avete mai visto un profu-mo pubblicizzato da una don-na in sovrappeso?”- Chi è più a rischio di anores-sia?“Innanzitutto va detto che tremilioni di italiani (su 56 milioni)soffrono di disturbi del compor-tamento alimentare, più o me-no gravi. E questo è un primodato significativo. Il 90% di ma-lati di anoressia è costituito dadonne e la fascia di età princi-palmente colpita è tra i 12 e i25 anni, anche se adesso sonoin aumento i casi in età infanti-le come quelli nella fascia tra i45 e i 55 anni. Di solito è occi-dentale e, nel 70% dei casi, ap-partiene al ceto medio-alto. Unultimo dato, infine, che ho po-tuto constatare dalla mia espe-rienza personale: la ragazzaanoressica è sempre moltobella o molto intelligente oppu-re molto ricca. Oppure tutte etre le cose insieme. Una perso-na che, in virtù del proprio sta-tus, ambisce alla perfezione”.- Perché l’anoressia è tipica-mente “donna”? Che spiega-

zione si può provare a dare?“L’anoressia è una forma di di-struzione, di aggressività. L’uo-mo tendenzialmente è più por-tato a dirigere la propria ag-gressività verso l’esterno, ladonna verso l’interno, nei con-fronti di se stessa”.- E quindi quale può essere ilcorrispettivo maschile delladonna anoressica?“Il bullismo a scuola, il nonni-smo in caserma, le violenzesulle donne oppure negli sta-di…Dietro ognuno di questi ca-si c’è sempre un maschioprofondamente infelice, comenel caso di una donna anores-sica”.- Si è detto che l’anoressia è increscita anche nella fascia didonne intorno ai cinquant’anni.Come mai?“In alcuni casi si tratta di un di-sturbo sottovalutato in passato,quando ancora l’anoressia nonera un fenomeno consideratoe trattato su vasta scala. Ladonna magari è riuscita a con-trollare il disturbo come malat-tia vera e propria, ma non co-me forma emozionale. E quindiriesplode nel momento in cuigli anni passano, le rughe ri-schiano di offuscare un po’ labellezza, i figli se ne vanno dicasa e il marito ti guarda unpo’ meno…Ed ecco che gli an-tichi meccanismi tornano a ri-mettersi in moto”.- Quali possono essere le cau-se di questa malattia?“Alla base dell’anoressia c’èsempre una situazione diprofonda infelicità, di depres-sione, di deprivazione affettiva.In famiglia spesso c’è una ma-dre troppo assente oppure, alcontrario, troppo presente os-sessivamente. Oppure un pa-

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A cura diDaniela Scherreraddetto stampa Ains onluse giornalista de Il Ticino, Pavia

Anoressia, scomparire per apparireAlla scoperta di una delle patologie

adolescenziali (ma non solo!)più frequenti

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dre defilato dalla vita familiare.Non parliamo di colpe dei ge-nitori, ma di situazioni oggetti-ve”.- Ma non è solo l’ambiente fa-miliare da ritenersi responsabi-le…“Certamente no. Stiamo par-lando di fasce soprattutto ado-lescenziali e quindi che hanno iriferimenti imitativi nel mondodella scuola. L’anoressia spes-so inizia subdolamente: lacompagna più bella da imita-re, la voglia di attirare su di sél’attenzione dimagrendo intempi rapidissimi, l’ambizionedi entrare a far parte del grup-po di amiche più “alla mo-da”… Tutti surrogati dell’amo-re, ma che soprattutto a quel-l’età appaiono sempre megliodel nulla, dell’indifferenza”.- Dall’anoressia si può guarireclinicamente e quali sono le ar-mi da “tirar fuori” per combat-tere la malattia?“Assolutamente sì. Le armi? So-prattutto l’accettazione del fattoche la vita ha diverse valenze,non solo il modello assoluto dibellezza. E poi va percorsa unastrada affettivo-relazionale alfianco della propria famigliaper guarire quello che è so-stanzialmente un grande mald’amore”.- Quindi è fondamentale inclu-dere anche i familiari nel cam-mino di cura?“E’ necessario lavorare fianco afianco dei familiari. La famigliadeve sapere che non c’è nulladi che vergognarsi nell’avereuna figlia che soffre di anores-sia. E deve anche sapere chepiù tardi decide di uscire alloscoperto e più difficile diventacurare la malattia”- Qualche consiglio allora aigenitori: quali sono i “campa-nelli d’allarme” che devono farsorgere il sospetto di anoressianei figli?“Una magrezza evidente, natu-ralmente non costituzionale, esoprattutto l’amenorrea (man-canza di mestruazioni) perdu-rante da almeno tre mesi. Poi

anche degli atteggiamenti del-la ragazza, che magari si as-senta dalla tavola appena ter-minato l’ultimo boccone: po-trebbe essere il segno di uncollegamento immediato piat-to-tazza del water. E infine direianche la tristezza, associata acambiamenti umorali, depres-sione, tendenza alla solitudine.E’ diff icile che una ragazzaanoressica abbia amici o sia fi-danzata: non ha amore in quelmomento per se stessa, figu-riamoci per gli altri”.- Un’ultima domanda: da uo-mo che cosa ha imparato daquesta sua esperienza al fian-co di pazienti anoressiche?“Ho innanzitutto avuto la con-ferma di quanto il genere fem-minile sia più sensibile edemotivo rispetto a quello ma-schile. L’anoressia è un’estre-ma capacità di espressione, dicomunicazione di certe emo-zioni che urlano più delle paro-le. Anche se spesso si tratta diun urlo sordo, che resta ina-scoltato fino a quando la ma-lattia non esplode mettendo arischio la vita stessa”.Cinque sintomi per accorgersidella malattiaL'anoressia nervosa viene dia-gnosticata nel 90 % dei casi apazienti di sesso femminile.I criteri standard raccomandatidai manuali psichiatrici per fa-re diagnosi di anoressia nervo-sa sono attualmente:1. una magrezza estrema (noncostituzionale) con rifiuto dimantenere il peso al di sopradi una soglia minima di pesoritenuta normale (il peso delsoggetto deve essere sottol'85% del peso previsto in baseall'età ed alla altezza e/o l'indi-ce di massa corporea - BMI -inferiore a 17,5)2. una forte paura di ingrassa-re anche in presenza di un evi-dente sottopeso3. una preoccupazione estre-ma per il peso e l'aspetto fisico,che includa sia una alterazionedel vissuto corporeo, sia unaimportanza eccessiva data al

peso nei riguardi della propriaautostima, o ancora il rifiuto diammettere la gravità delle pro-prie condizioni fisiologiche4. nei pazienti di sesso femmi-nile, un'amenorrea (sospensio-ne del ciclo mestruale) che datida almeno tre mesi.5. spesso, ed è difficile accor-gersene, i soggetti affetti daanoressia nervosa sono bu-giardi con se stessi e con gli al-tri e fanno di tutto per nascon-dere questa loro malattia.Non è necessario avere tutti iparametri, in alcuni casi ne ba-sta anche uno solo per diagno-sticare la malattiaQuel che resta del corpo“Quel che resta del corpo” è iltitolo del cortometraggio pro-dotto da AINS la cui regia esceneggiatura è stata curataproprio da Luca Littarru insiemea Lorenzo Marvelli. Dura venti-sei minuti, ha richiesto tre annidi lavoro e parla appunto dianoressia. L’aspetto più signifi-cativo è che a raccontare lamalattia sono due giovani don-ne, rispettivamente di 24 e 26anni, uscite dal tunnel dell’ano-ressia e quindi capaci di par-larne in chiave strettamentepersonale. Un atto di grandecoraggio quello di accettare diapparire dopo aver tentato peranni di scomparire. Una prota-gonista e il suo “doppio”, da-vanti allo specchio, per eviden-ziare le tante ambivalenzedell’anoressia. Davvero un la-voro bello e coraggioso.Per r ichiederlo: cel l . 3392546932 (Ruggero Rizzini)e-mail: [email protected]

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Bollino anno 2007 da ritaglia-re e incollare sul tesserinoidentificativo

CollegioIPASVI

2007AL☞

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Introduzione Gli anziani sono una componete rilevan-te dell’intera popolazione italiana, sia peril minor numero di nascite, sia, soprattut-to, per l’allungarsi della vita; dato questocertamente positivo. La necessità, quindi,di coinvolgere la terza età, sempre piùbistrattata, nell’ambito dell’attività moto-ria, oggi più che mai s’impone. Essa sievidenzia come una effettiva esigenzaesistenziale. Nasce spontaneo il desiderio di ricercarele dovute motivazioni che portano l’an-ziano all’inattività psicologica (sinonimodi precoce invecchiamento) e all’assenzadi relazioni (sinonimo di chiusura in sé).Tale approccio alla realtà dell’anziano,dà luogo alla domanda sul come le atti-vità motorie potrebbero offrire svariateopportunità di recupero ad una catego-ria sociale che ha necessità di vivere se-renamente e al meglio possibile. C’è dadire che l’applicazione psicofisica nonmigliora solo la salute, attraverso il mo-derato stimolo (nel caso specifico dell’an-ziano) dell’apparato cardiocircolatorio emioarticolare, ma in termini relazionalicontribuisce come forte mediatrice con ilmondo esterno. La persona in condizionidi benessere psico-fisico, con stabilitàsocio-economica, invecchia più lenta-mente senza dover rinunciare alla suavita relazionale e utilizzando i diversi si-gnificati esistenziali. Pertanto quei pre-giudizi e luoghi comuni che inducono aconsiderare l’anziano come malato e loritengono egoista, brontolone, intellet-tualmente decaduto e soprattutto inatti-vo, debbono essere smentiti. La vec-chiaia pertanto non è di per sé uno statodi malattia e di inefficienza, né il vecchioin quanto tale un paziente. Egli è primadi tutto “persona”, con il suo carico disentimenti, emozioni, nostalgici ricordi. Spesso egli è posto in condizione di esa-sperata solitudine, rifiutato dagli altri finoa cadere inevitabilmente nella malattia. Iproblemi degli anziani, quindi, sono ri-conducibili a quelli fisiologici della sene-scenza. In tale ambito le attività motorie

si prestano ad un intervento di tipo glo-bale che coinvolge la persona “in là congli anni” sia fisicamente che psicologica-mente, aiutandola a vivere serenamentein un corpo che si va facendo “diverso”.E’ appena il caso di ribadire, tramite La-pierre, che “…il movimento appare unadelle forme del pensiero, in quanto è in-teramente e contemporaneamente unaderivazione dello psichismo e un fattoredi costruzione di modellamento di que-sto …”.

Le condizioni sociali, culturali, ambien-tali e biologiche dell’anziano nella no-stra società. L’invecchiamento comprende quei muta-menti fisici, psichici, sociali non dovuti amalattie che intervengono dopo la matu-rità ma che sono comuni a tutti. La sene-scenza può essere definita come un’in-capacità progressiva a resistere allamorte. Non vi è un parere univoco sul-l’età in cui una persona può essere defi-nita anziana, anche se ci si riferisce ingenere a persone oltre i 65 anni. Tale li-mite è comunque arbitrario ed è certoche l’età media dell’individuo è notevol-mente aumentata. Scavi archeologici, analisi antropologi-che ci fanno constatare che 1000 anniprima di Cristo la percentuale degli indi-vidui che superava il 60° anno di vita eradel tutto irrisoria (meno del 1%); solo apartire dalla civiltà agricolo-rurale l’etàmedia degli anziani ha subito un incre-mento notevole, questo grazie al miglio-ramento delle condizioni di vita (vedi ilfattore ambientale, igienico-sanitario, ali-mentare, ecc). La condizione dell’anzianosta esplodendo come una delle più forticontraddizioni che caratterizzano questanostra epoca. La spinta alla produttività,al profitto, all’ascesa sociale, a tutti queivalori funzionali della società del capitali-smo avanzato, hanno prodotto l’automa-tica emarginazione delle fasce socialimeno produttive, meno competitive: nel-le società industriali e postindustriali laspirale produzione-consumo, relega fet-

te crescenti di popolazione ad una vitavegetativa ed assistita. Anticamente ilvecchio rimaneva fino all’ultimo nella fa-miglia, anzi ne era il capo, la massimaautorità, anche perché depositario dellacultura, saggezza e delle tradizioni chevenivano tramandate oralmente da pa-dre in figlio. Oggi tutto è cambiato. La fa-miglia di tipo unicellulare si è ridotta adun numero esiguo di persone (padre,madre, figlio) che lavorano, studiano epassano molto tempo fuori di casa. Percui non c’è più posto per l’anziano in se-no alla famiglia né fisicamente, né cultu-ralmente parlando perché il suo baga-glio esperienziale e di conoscenze è ob-soleto e non interessa più nessuno. Anzila sua presenza viene vissuta come undisagio anche di tipo economico. Chigiunge all’età pensionabile dapprimaprova una certa soddisfazione, poi peròla stessa è controbilanciata dalla perditadello status professionale e non solo.L’anziano ritirandosi dai ruoli attivi, inco-mincia a pensare all’inevitabilità dellamorte. Inoltre più a lungo si vive più numerosesaranno le perdite che si dovranno so-stenere in campo sociale, psicologico ebiologico.

L’invecchiamento cerebrale biologico Con l’avanzare dell’età il cervello si mo-difica seguendo un decadimento quanti-tativo cui corrisponde, in misura variabi-le, una diminuzione delle prestazionispecifiche. Il cervello dell’anziano subisceprocessi di tipo atrofico sia a livello ma-cro che microscopico, il volume dellostesso è del 10-30% inferiore a quello diun giovane di 20 anni. Tale perdita ri-guarda sia la popolazione nervosa, sia ilsistema vascolare.

Le funzioni cognitive e i deficit senso-riali dell’anzianoL’efficienza delle funzioni cognitive (intelli-genza, memoria, apprendimento) tendead aumentare nella giovinezza, e rima-ne costante per un certo periodo di tem-

La presa in carico e il trattamentopsicofisico nell’anziano, a cura

di una equipe multiprofessionale,presso una divisione di geriatria

A cura di* Paola Ferri** Antonio Giannone*** Redolfo Paguni

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po, cominciando poi a diminuire gra-dualmente nella vecchiaia. Nell’uomol’apprendimento percettivo-motorio sirealizza tramite i recettori sensoriali: inte-rocettori, esterocettori, propiocettori. L’in-terpretazione delle informazioni prove-nienti dai vari recettori sensoriali dà origi-ne alla percezione. La percezione del-l’immagine corporea, che risulta da uninsieme di informazioni provenienti dallevarie fonti sensitive e sensoriali contribui-sce alla strutturazione dello schema cor-poreo. La percezione motoria si può defi-nire come l’abilità che un individuo ha diricevere, interpretare e reagire appro-priatamente ad un insieme di stimoli in-terni ed esterni. L’organizzazione di tuttiquesti stimoli che determina l’apprendi-mento percettivo-motorio, subisce dellemodificazioni nel corso degli anni, percui il soggetto è costretto a ristrutturarecontinuamente i propri schemi motoriper adattarsi alle modificazioni morfolo-giche e funzionali dei ricettori sensoriali.Con la senescenza oltre al graduale in-debolimento delle attitudini sensoriali re-sponsabili di una limitazione delle atti-vità, si assiste ad una riduzione delle ca-pacità di acquisire nuove informazioni edi conseguenza si osserva una minorecapacità intellettiva. L’età non è l’unicofattore che contribuisce alle modificazionie alle differenze nell’efficienza cognitiva.Una buona parte di deficit può essere at-tribuita a salute scadente e a limitazionispecifiche nelle funzioni fisiologiche.L’anziano ha notevoli difficoltà ad adat-tarsi a situazioni nuove, mentre l’incon-scia tendenza all’egocentrismo lo osta-cola nei rapporti relazionali con il grup-po.

L’invecchiamento dell’apparato mu-scolareE’ caratterizzato da una minore capacitàfunzionale del muscolo striato; già dopo i40 anni si può individuare una vera epropria “crisi muscolare” e si assiste aduna lenta e progressiva riduzione del nu-mero delle fibre muscolari ed una loroparziale sostituzione con tessuto stroma-le e grasso. La forza muscolare declinain maniera lineare con gli anni, oltre cheper il ridotto numero di fibre muscolari,anche per le modificazioni della capacitàcontrattile delle molecole costituenti lemiofibrille. La diminuzione delle presta-zioni si può valutare intorno al 5-10%ogni 10 anni. Anche l’utilizzazione dell’e-

nergia da parte del vecchio rispetto algiovane è maggiore , probabilmenteperché l’impegno di larghe masse mu-scolari necessita di fine coordinazioneneuro-muscolare e di un controllo dell’e-quilibrio dinamico che nell’anziano sonoridotti. Solo nel caso di lavoro moderatonon si notano sostanziali diversità. Il flus-so sanguigno periferico nel muscolo nonpresenta significative differenze se nonnel maggior tempo di ritorno alle condi-zioni basali.

L’ invecchiamento dell ’apparatoosteoarticolareLa senescenza determina alterazioni ca-ratteristiche: le cartilagini articolari assu-mono un aspetto granuloso e si eviden-ziano fissurazioni lungo le linee di clivag-gio, indicando la presenza di fibrillazioniprofonde. Spesso sono presenti osteofitie calcificazioni delle cartilagini e dei le-gamenti specie di quelle vertebrali. Lealterazioni descritte si ripercuotono a li-vello funzionale con riduzione di ampiez-za dell’escursione articolare, spessocausa di dolenza al movimento. Anchelo scheletro con l’età subisce profondi ri-maneggiamenti. Verso i 50 anni i pro-cessi di riassorbimento osseo non sonopiù sufficientemente compensati da ap-posizione di nuovo tessuto. Con l’esten-dersi di queste alterazioni si realizza ilquadro conclamato dell’osteoporosi in-volutiva che unita ad altre alterazionimuscolo-scheletriche, altera i rapporti frai capi articolari favorendone l’usura erendendo più probabili le fratture, ancheper traumi di non grande entità. Nel de-terminare ridotte capacità funzionali,svolge un ruolo importante la depressio-ne delle attività enzimatiche a livello delleconnessioni interneuronali e delle plac-che neuromuscolari che possono altera-re le trasmissioni degli impulsi nervosi,mentre la torpidità dei meccanismi di at-tivazione enzimatica a livello del meta-bolismo glucidico prolunga il tempo direcupero energetico dopo il lavoro e nelimita l’entità.

L’invecchiamento dell’apparato respi-ratorioAnche senza l’intervento di evenienzepatologiche a carico dell’apparato respi-ratorio, processi fisiologici dell’invecchia-mento influiscono negativamente sull’ef-ficienza della respirazione, facendolaprogressivamente diminuire. Nelle per-

sone anziane le condizioni respiratoriesono modificate dalla cifosi dorsale edall’ipotonia muscolare; l’aumento dellacurvatura del rachide determina una di-minuzione dell’ampiezza dei movimenticostali. In tali condizione il lobo polmo-nare superiore non è più ventilato, la re-spirazione diventa di tipo costale inferio-re o addominale. Quindi l’anziano respi-ra più superficialmente di un soggettogiovane. Nei soggetti sani che hanno su-perato i 65 anni sono riscontrabili unamodica riduzione della capacità polmo-nare totale e della ventilazione polmona-re massima, un aumento del volume re-siduo e della capacità funzionale resi-dua. Ciò si accompagna, in normali con-dizioni di riposo, ad una mancata unifor-mità della distribuzione intrapolmonaredell’aria inspirata e ad una lieve diminu-zione della saturazione arteriosa in O2, ilche si ripercuote negativamente, a lungoandare, sulla ossigenazione tessutale esulla efficienza fisica e psichica del sog-getto, favorendo quindi l’invecchiamento.E’ interessante notare come lo sforzo fisi-co moderato riesca a rendere più unifor-me la distribuzione intrapolmonare del-l’aria inspirata e a migliorare la satura-zione arteriosa in O2 . Da quanto detto deriva logicamente: lariabilitazione con l’esercizio fisico (conte-nuto entro certi limiti) è quanto mai consi-gliabile nell’anziano.

L’invecchiamento dell’apparato cardio-vascolareIl processo d’invecchiamento dei vari or-gani e apparati è strettamente relaziona-to alla involuzione funzionale cardiova-scolare. Infatti è proprio questo sistemache veicola delle sostanze nutritive ai varidistretti corporei. Il cuore con una ridottacapacità contrattile è meno efficace equesto a volte può tradursi in una relati-va insufficienza da tener presente quan-do si inizia a svolgere,in equipe, un pro-gramma di attività riabilitative in etàavanzata che necessariamente deveprevedere uno sforzo graduale e cauto.Con l’invecchiamento l’individuo va in-contro a fenomeni cronici che causanodisagio, dolore, invalidità. Molto spessoqueste condizioni sono il risultato di abi-tudini salutari inadeguate condotte permolti anni. Il mantenimento di una buo-na condizione fisica e di una efficientefunzionalità cardiovascolare può esseregarantita da una regolare pratica riabili-

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tativa unita ad altre misure preventive.Anche gli anziani traggono beneficio daun programma riabilitativo ben struttura-to, rispondente alle loro particolari esi-genze. I vantaggi che ne derivano sonorappresentati da un incremento della ca-pacità di lavoro, da una riduzione dellafrequenza cardiaca a riposo e sotto sfor-zo e da una diminuzione della richiestadi ossigeno da parte del cuore in condi-zioni di lavoro submassimale. Negare al-l’anziano la possibilità di svolgere unaattività motoria significa privarlo dei be-nefici che da essa derivano e ciò si po-trebbe ripercuotere negativamente sulloro grado di indipendenza futura.

Le malattie degli anzianiIppocrate descriveva i vecchi come colo-ro che soffrono di “…difficoltà di respira-zione, catarro accompagnato da tosse,stranguria, minzione difficoltosa, doloriarticolari, malattie renali, apoplessia, ca-chessia, prurito, insonnia, perdita d’ac-que: dalla bocca, occhi e narici, offusca-mento della vista, cateratta, durezzadell’udito …”.I tempi non sono poi cambiati di molto eancora oggi le principali cause d’invali-dità e vecchiaia sono le malattie dell’ap-parato circolatorio di natura arterioscle-rotica (73 %), le malattie dell’apparato re-spiratorio, dell’apparato locomotore, del-la prostata, l’incontinenza urinaria è pre-sente in vario grado nel 20% degli anzia-ni e le malattie mentali interessano il 10%. Dall’elenco delle suddette malattieche colpiscono maggiormente l’anzianosi può notare che al primo posto sonopresenti le malattie dell’apparato circola-torio di natura arteriosclerotica. L’arterio-sclerosi è una malattia in cui nelle paretidelle arterie compaiono depositi di gras-so contenenti principalmente colesterolo,ma anche piccole quantità di fosfolipidi edi grassi neutri. L’arteriosclerosi è in gra-do di causare un occlusione coronaria,un’improvvisa diminuzione della funzio-ne cardiaca e questa è la condizioneusualmente nota come “infarto del mio-cardio”. Da qui possiamo dedurre chequalsiasi individuo che invecchi deveavere cura di se stesso, come se fosseammalato di cuore. L’individuo anzianopuò presentare un’insufficienza respira-toria dovuta a patologie dell’apparatorespiratorio o a malattie che alterano lamobilità della gabbia toracica. All’ultimoposto vi sono le malattie mentali. L’ac-

centuazione di uno o più aspetti del pro-cesso di senescenza fisiologica o la pre-coce comparsa del medesimo è indicedi patologia, la demenza senile. Il qua-dro istopatologico delle demenze senili ècaratterizzato da atrofia delle cellule ner-vose, delle placche senili e dall’alterazio-ne neofibrillare di Alzeheimer. Il quadro clinico nella demenza senile èrappresentato molto spesso da una esa-gerazione caricaturale del decadimentofisiologico della vita psichica dell’anzia-no. I sintomi più precoci e costanti dellademenza senile sono: stanchezza del-l’attenzione, la perdita di memoria. Lamemoria di fissazione a breve termine, èla prima a soffrire: il malato dimentica gliavvenimenti recenti, mentre ricorda per-fettamente quelli della sua giovinezza.Del difetto di attenzione e di memoria ri-sente tutto il corso del pensiero: per l’in-capacità di concentrarsi e di ricordare, l’i-deazione diventa frammentaria e la criti-ca grossolana. Frequentissima è la labi-lità emotiva, alcune volte l’affettività escarsa o addirittura assente. In seguitoa tutti questi disturbi il demente senilecommette errori grossolani o compie attistravaganti, perde il decoro e persino ilsenso del pudore.

Il soggetto anziano e la geriatriaIl termine geriatria ci indica quella bran-ca della medicina che si occupa dellemalattie e della salute dell’anziano. Dinorma ogni ospedale comprende unaDivisione di Geriatria dove sono ospitatianziani con affezioni croniche e conscarsa assistenza familiare. Molto im-portante secondo il nostro punto di vistaè la reazione dell’anziano di fronte allamalattia; infatti egli ha l’impressione chele sue difese contro il male sono esauriteed in seguito a questa sua confusa sen-sazione diventa passivo e aspetta esclu-sivamente di morire. In questa prospetti-va il ricovero è per l’anziano sempre untrauma perché rappresenta un’incognita:in ospedale egli non conosce il persona-le, gli altri malati, non sa quando e seuscirà, e con quale diagnosi; inoltre l’an-ziano essendo bisognoso di affetto avràcome prima preoccupazione quella rela-tiva al rapporto che avrà con gli altri pa-zienti nella stanza e con il personale. Lapsicologia dell’anziano, infatti, è estre-mamente complessa e risente, oltre chedi alcune involuzioni morfologiche (neu-rologiche e sensoriali) connesse alla bio-

logia e patologia dell’invecchiamento,soprattutto di fattori ambientali e sociali.Ammalarsi non significa solo essere af-fetti da una patologia, ma anche esserecolpiti nella propria vita, nella propria at-tività lavorativa, nei rapporti sociali. L’o-spedalizzazione è uno di quei cambia-menti che difficilmente viene accettatovolentieri dall’anziano, pertanto è neces-sario tener presente: - che si deve facilitare l’adattamento ra-pido del paziente (preparandogli un am-biente accogliente);- che si deve evitare l’istituzionalizzazio-ne per non offrirgli una vita fittizia persfuggire all’alienazione;- che si deve aiutarlo a lottare contro larassegnazione, l’indifferenza e l’atteggia-mento spesso negativo della famiglia;- che si deve riuscire a farlo partecipareal miglioramento del suo stato e fargliprendere coscienza delle sue possibilità;Mentre il processo di disadattamento so-matico e psichico è comprensibile quan-do è colpito l’apparato locomotore, nonsempre lo si comprende in altri stati pa-tologici. In un reparto di geriatria di nor-ma è sempre presente uno psichiatra,uno psicologo, un assistente sociale, unfisioterapista e degli infermieri. Per quan-to riguarda i locali delle divisioni di geria-tria dovrebbero sempre essere ben illu-minati e arieggiati e oltre alle stanze didegenza sarebbe opportuno avere deilocali dove è possibile effettuare la lettu-ra dei giornali, l’ascolto della televisionee della radio, affinché gli utenti non sistacchino completamente dalla realtàma continuino ad interessarsi degli avve-nimenti che accadono nel mondo. Nonmeno utili sarebbero altre sale dove po-ter svolgere le varie terapie riabilitative.

Necessità e scopi della riabilitazionenel soggetto anzianoLa riabilitazione del soggetto senescenteè estremamente importante, benché so-lo nell’ultimo ventennio venga effettuata.Lo stato di salute di un individuo non èdeterminato esclusivamente dall’integritàdei vari apparati, ma dal perfetto equili-brio dell’organismo inteso nella sua tota-lità.

I soggetti giovani colpiti da un pro-cesso morboso una volta eliminato lostesso tendono naturalmente ad alzarsidal letto, negli anziani spesso avviene ilperfetto opposto ovvero ad adagiarsi. Daquesta condizione di allettamento pro-

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tratto derivano per il soggetto anzianoalterazioni fisiche e psicologiche destina-te ad un rapido e progressivo peggiora-mento, con l’instaurarsi di molteplici cir-coli viziosi che difficilmente si risolvono.Infatti il sistema circolatorio viene ad es-sere compromesso dall’immobilità del-l’anziano, le stasi intervengono in moltidistretti e la compressione permanentedi determinate zone favorisce l’insorgen-za di piaghe da decubito. Conseguenza diretta dell’allettamentocertamente è l’alterazione dell’apparatodigerente, con la diminuzione della peri-stalsi intestinale che porta alla perdita diappetito e a volte alla ripugnanza versomolti cibi. Si può avere anche il deterio-ramento mentale del soggetto posto permolto tempo a letto, la sfera psico-affetti-va tende a risentirne della riduzione diogni attività e così dalla ridotta capacitàdi fare si passa alla ridotta volontà di fa-re. La riabilitazione ha lo scopo di evitarel’instaurarsi di tali circoli viziosi:- agendo prima di tutto a scopo preventi-vo;- applicata precocemente e con solerziaal motivo causale; - comprendendo il motivo invalidante; - prevenendo le gravi lesioni da immobi-lità che a questo possono seguire.La riabilitazione può assumere aspetti di-versi, investendo insieme misure e tecni-che differenti da adattarsi e sommarsivolta per volta, tenendo presente chepropria nell’età anziana difficilmente taleinvalidità interessa un solo apparato delsoggetto (ma si ripercuote in più appara-ti) e soprattutto sui fattori psicologici emorali ben più profondamente di quantonon possa avvenire nei soggetti giovanio adulti. Nell’intervento riabilitativo biso-gna tener conto che esso viene fatto adun soggetto anziano il cui organismo or-mai vecchio non è più in grado di rispon-dere e di recuperare in modo analogo aquello di u giovane. Per dirla con Guidi eGardin, riportiamo alcuni passaggi trattidallo “Studio sulla biotipologia senile”,sui limiti suddetti: “possiamo considerarecome buona la funzionalità di quell’ap-parato che consente di soddisfare le esi-genze di un soggetto anziano in buonasalute, pur essendo funzionalmente infe-riore all’identico apparato di un giovane”.Pertanto si può considerare buona lafunzione deambulativa di un soggettoanziano che si dimostri in grado di cam-

minare con l’uso di un bastone rispettoad un giovane che lo fa senza. Nella riabilitazione dell’anziano distin-guiamo tre momenti: - attività medica propriamente detta;- tecnica della riabilitazione nei variaspetti; - riabilitazione psicologica.Tralasciando il primo che non è di nostracompetenza prendiamo in esame il se-condo punto.

Ruolo dell’infermiere nei reparti di ge-riatria: movimenti e tempo liberoPremettendo a scanso di equivoci cheper poter procedere dal punto di vistariabilitativo occorre:- un adeguato numero di infermieri, on-de evitare l’espletamento parziale dellenostre competenze professionali, congrave pregiudizio per l’utenza;- una buona intesa tra i vari membridell’èquipe che redigono e attuano il pia-no terapeutico e poi verificano collegial-mente i risultati raggiunti;- un congruo numero di operatori concompetenze diverse e complementari traloro.Il ruolo dell’infermiere che si occupi dellariabilitazione in un reparto di geriatria èestremamente importante e molto utileall’anziano, come già detto. Il pazientedeve essere sin da subito e completa-mente coinvolto insieme al terapista (in-fermiere) in uno sforzo collaborativo, peresplorare i propri bisogni in rapporto altrattamento. Non dobbiamo dimenticareche per la maggior parte degli anziani, ilsoggiorno in ospedale viene vissuto co-me regressione e sarà molto difficile ilreinserimento nell’ambiente di prove-nienza; egli ha perduto le sue abitudini,teme fortemente la solitudine e l’abban-dono nel quale verrà a trovarsi. A tuttoquesto si aggiungono non pochi altri fat-tori, quali la mancanza di risorse soprat-tutto per l’anziano invalido. La rieduca-zione funzionale è dunque in geriatrial’insieme delle misure più efficienti perlottare contro i danni della perdita di au-tonomia. Essa trova le sue applicazioninelle affezioni invalidanti dell’apparatolocomotore (fratture, artrosi, emiplegie,ecc) nelle affezioni cardiorespiratorie, neideterioramenti di tipo psichiatrico e intutti quei casi di ospedalizzazione permalattie di vario genere nei quali è im-portante la riabilitazione, che è orientataal mantenimento e al riapprendimento

precoce di tutti i gesti della vita quotidia-na. Un principio fondamentale del lavoroin un ambiente geriatrico è di trattare ilpaziente come un adulto evitando ogniatteggiamento infantilizzante; il pazientequindi partecipa alle discussioni e alledecisioni sulla scelta degli obiettivi daraggiungere.Gli scopi generali del programma riabili-tativo sono:- aumentare o conservare forza nell’am-piezza del movimento, l’abilità cognitiva,percettiva, motoria;- facilitare l’adattamento alla vita in istitu-zione;- dare sostegno emotivo a seconda dellanecessità.Nel trattamento della patologia dell’an-ziano vanno tenuti presenti alcuni princi-pi generali: - è necessario considerare sempre il pa-ziente nella sua totalità anche se ognunodi loro è un caso clinico a se stante emeritorio di particolare attenzione;- l’anziano presenta una particolare vul-nerabilità psichica: per la malattia, per ilcambiamento di ambiente, per l’avvicen-darsi di operatori a lui sconosciuti espesso temuti;E necessario che l’infermiere sia com-prensivo nella istruzione, pronto a valo-rizzare i minimi successi e a non far pe-sare gli insuccessi, perseverare nel trat-tamento. La Kinesiterapia, praticata conla collaborazione fattiva del fisioterapistae la supervisione del fisiatra e dello ge-riatra , è il punto base della riabilitazionedel soggetto anziano, non solo per esitidi malattie invalidanti ma anche per lavecchiaia in se stessa, la cosiddetta vec-chiaia-malattia, molto spesso causa diinvalidità suscettibile al miglioramentocon adatta terapia fisica. Dobbiamo con-siderare tre aspetti essenziali nel tratta-mento Kinesioterapico dell’anziano: - attenuazione del dolore;- correzione degli atteggiamenti viziati; - rieducazione funzionale.

Attenuazione del doloreIl dolore è la manifestazione che più tur-ba l’anziano e verso la quale va indiriz-zato fin dall’inizio l’intervento, che si attuamediante:- il massaggio, di solito ben accoltodall’anziano, però è necessario che l’in-fermiere sorvegli la posizione del pazien-te, perché il decubito prono è mal sop-portato. Il massaggio ha carattere seda-

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tivo, con manovre lente, dolci e superfi-ciali, ma sarà anche preventivo dei dan-ni estranei;- applicazione del calore di vaio genere(infrarossi, fangoterapia, ecc); - posture contro il dolore, evitando di fa-cilitare contratture.Ovviamente il trattamento del dolore, de-ve avvenire dopo aver studiato la singolaesigenza del paziente in questione conl’èquipe curante ovvero con il geriatra, ilfisiatra e il fisioterapista. E con questiprofessionisti che si dovranno concorda-re tutti gli schemi terapeutici per agire diconcerto ed evitare inutili sovrapposizio-ni e quindi perdita di tempo a scapito dichi sta male.

Correzione degli atteggiamenti viziatiIl trattamento sia correttivo che preventi-vo si serve di mobilizzazione passiva,posture e attività fisica.

Rieducazione funzionaleEssa ha come scopo principale l’autono-mia del paziente a domicilio e nell’am-biente nel quale lui vive. Alla base dellarieducazione sta dunque l’esatta cono-scenza delle attività e dei gesti utilizzatinell’ambiente di vita del singolo pazien-te. Questo programma viene attuato, incollaborazione con il fisioterapista attiva-to tramite una consulenza, con i mezzitradizionali della Kinesiterapia, mobiliz-zazione attiva, passiva, ecc. Abbiamoprecedentemente detto che il malato an-ziano, in seguito ad una semplice malat-tia, rimane a letto per un lungo tempo edha difficoltà e nessuna voglia di alzarsi; ilprimo obiettivo sarà quindi quello di mo-bilizzare il prima possibile il paziente.

In un primo momento si inizia con gliesercizi passivi, per evitare la formazionedi blocchi articolari, poi man mano eser-cizi attivi, movimenti semplici e composti.Dopo questo breve ciclo di esercizi si cer-cherà di alzarlo dal letto (su cui è ada-giato spesso da mesi, purtroppo!) e ini-ziare a farlo camminare e farlo diventarenuovamente autonomo. Nell’anzianoparecchie sono le condizioni per le qualiè necessario un riallenamento al cammi-no; dalla cachessia all’atassia, dall’a-prassia alla frattura del femore e in se-guito ad un semplice processo acuto.Quando due o più di tali condizioni esi-stono, può non essere opportuno proce-dere al riallenamento del cammino. Per ipazienti con realistiche attese di ripresa

della deambulazione, sono necessariausili per facilitare il processo riabilitati-vo. Prima di iniziare l’allenamento delcammino, il paziente deve passare daseduto ad eretto; quando è capace disaper spostare il carico da un lato all’al-tro sarà capace di deambulare, benchéquasi mai riuscirà a deambulare auto-nomamente. L’infermiere inizierà il pro-gramma di allenamento del camminoprima dal letto stesso del paziente, eser-citando il passaggio dalla posizione se-duta a quella eretta. Quando tale sog-getto ha già appreso tale passaggio dipostura è utile portarlo in palestra ed af-fidarlo al fisioterapista sotto la supervi-sione del fisiatra. In palestra il fisioterapi-sta cercherà di farlo camminare aiutan-dosi con le sbarre parallele sistemate difronte allo specchio per dare al pazienteun feedbeek visivo e aiutarlo a mantene-re lo sguardo in avanti, distogliendolodal suolo dove ha la tendenza a spostar-si. Lo specchio è controindicato con glianziani con disturbi di discriminazionedestra e sinistra o con marcato disorien-tamento. Quando il soggetto è in gradodi stare in piedi e di caricare su entram-be le estremità, si passerà all’uso deldeambulatore con l’assistenza passivadell’infermiere che vigilerà costantemen-te su tutte le fasi della deambulazione in-tervenendo attivamente qualora ve nefosse di bisogno (crisi lipotimiche, anda-mento scoordinato o comunque non cor-retto, crisi di stanchezza psicologica e fi-sica, ecc).

Questo metodo offre uno schema diandatura più naturale e dà più sicurez-za. Per i pazienti che possono progredireoltre lo stadio del deambulatore, vi è ilbastone. Vi sono anziani che recuperanocosì bene la funzionalità deambulativache riprendono a camminare normal-mente solo dopo qualche mese. Moltospesso nei reparti di geriatria sono pre-senti pazienti artrosici che rappresenta-no la voce più numerosa tra gli invalidifunzionali. Per tali soggetti il concetto diriabilitazione va inteso come profilassi eterapia insieme; infatti, se da un lato de-ve servire alla ripresa dei movimenti im-pediti o diminuiti, dall’altro deve evitare ilraggiungimento dell’invalidità parziale ototale. Il trattamento specifico consistenella mobilizzazione passiva e attiva de-gli arti in tempi diversi e successivi. Oltreagli artrosici sono presenti anziani emi-plegici. Nel trattamento dobbiamo co-

munque distinguere i casi recenti neiquali la terapia riabilitativa viene instau-rata fin dall’inizio, dai casi di più lungadata dove il successo è più difficile e iltrattamento più lungo e paziente. Nei ca-si di emiplegia si deve: - prevenire le contratture spastiche;- favorire movimenti attivi e passivi permantenere il trofismo e preparare le pre-messe per una buona ripresa delladeambulazione; - migliorare le capacità e l’abilità dei mo-vimenti del lato non colpito;- esercitare al più presto gli arti colpiti,specie quelli superiori;- ottenere prima possibile la collabora-zione del malato.Nei casi di patologia instaurata da lungotempo si hanno più problemi nel realiz-zare gli obiettivi sopra indicati, sia per lefacili contratture spastiche e sia perché cisi può trovare di fronte ad anchilosi arti-colare e retrazioni tendinee. Le anchilosipiù frequenti sono quelle del ginocchio edell’anca. Un’altra tipologia di pazienti incui la rieducazione funzionale assumeuno ruolo importante sono i soggetti psi-cogeriatrici. Tali pazienti hanno una certadifficoltà nell’orientarsi nel tempo e nellospazio: tale disturbo si aggrava mag-giormente quando, oltre al deficit psichi-co, viene ad aggiungersi un deficit moto-rio. Al di fuori dei veri e propri deficit or-ganici conseguenti a traumi, cadute,malattie concomitanti, questi soggettivanno facilmente incontro all’impedi-mento funzionale motorio, come conse-guenza del lungo permanere a letto.Questi soggetti difficilmente collaboranoe i danni che più frequentemente si ri-scontrano sono rappresentati dall’anchi-losi del ginocchio e dell’anca spesso bi-laterale, questo dovuto alla protratta im-mobilità a letto da mesi o anni. Pertantobisognerà non solo recuperare il movi-mento degli arti ma anche la coordina-zione degli stessi, quindi tutto ciò com-porterà una serie di esercizi semplici ecomposti, simmetrici e asimmetrici, pas-sivi e attivi, per un lungo periodo primadi tentare con gli esercizi della deambu-lazione, alla marcia con appoggio e sen-za. La ripresa fisica di questi pazientispesso coincide con quella psichica, fa-vorita forse da un maggiore interesseper la vita di relazione e di movimento.Nella riabilitazione fisica dei soggetti an-ziani di norma si associa anche quellarespiratoria (ginnastica respiratoria), al fi-

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ne di recuperare e migliorare la ventila-zione diaframmatica addominale, con-siderate le alterazioni di questa, in questisoggetti. Le fratture rappresentano un’altra causadelle limitazioni funzionali dell’anzianoquesto perché la riparazione del tessutoosseo è più lento rispetto a quello delgiovane, inoltre se gravi possono scate-nare stati morbosi latenti e quindi com-plicanze imprevedibili è costituire un se-rio rischio per la sua vita e molto spessoanche per il mantenimento della sua au-tonomia personale. Il programma riabili-tativo è di natura e intensità diversa nellaprima fase di consolidamento della frat-tura, rispetto alla seconda fase, cioèquando le estremità dell’osso si sonounite fermamente tra loro. Il trattamentocurativo e riabilitativo dell’anziano frattu-rato deve essere globale: l’improvvisaminorazione fisica, il ricovero ospedalie-ro, la degenza prolungata, rappresenta-no fattori notevolmente stressanti dalpunto di vista psicologico, inoltre biso-gnerà facilitare il consolidamento dellafrattura nella migliore posizione funzio-nale,favorire il trofismo e la ripresa fun-zionale dei tessuti molli (muscoli, tessutoconnettivo, cute), ridurre al minimo leaderenze, favorire la circolazione san-guigna e linfatica, mantenere l’escursio-ne delle articolazioni immobilizzate av-valendosi di mobilizzazione passiva,massaggi, ma soprattutto di esercizi di-namici con l’impiego di tutto il corpo. Unruolo fondamentale di completamento atutte le altre terapie è presieduto dalla te-rapia occupazionale. Se nei bambini laterapia occupazionale, dal punto di vistapsicologico, deve apparire quasi comeun gioco, un divertimento nuovo al qualeapplicarsi, nelle persone anziane, alcontrario, è necessario mostrare l’utilitàdi quanto viene fatto, insistere sui singoliprogressi, vincere con adatta psicologiala frequente resistenza che possiamo in-contrare mostrando come a poco a pocosi può acquistare fiducia in se stessi e ri-prendere quel minimo di attività quoti-diana necessaria all’indipendenza. Il programma di terapia occupazionalein geriatria comprende attività che pos-sono essere distinte in cinque gruppi:- attività della vita quotidiana;- attività ricreative;- attività intellettive;- lavori professionali;- piccoli lavori artistici manuali.

Attività della vita quotidianaVengono comprese tutte le piccole, mafondamentali, attività di ogni giorno atti-nenti alla cura della propria persona edella casa, l’espletamento dei bisogni fi-siologici, ecc. La capacità di espletare dasoli tale tipo di attività ha un’importanzafondamentale in geriatria, perché per-mette le possibile sistemazione (autono-ma) a domicilio del paziente, una voltadimesso. Pertanto si deve incoraggiare ilpaziente all’indipendenza, e, dov’è pos-sibile, attuare un riallenamento specificoinsegnando all’anziano a vestirsi da so-lo, a passare dalla carrozzina al letto eviceversa, ad entrare ed uscire dalla va-sca da bagno, cucinare e mangiare sen-za l’ausilio di nessuno, a telefonare, ecc. Per facilitare l’indipendenza si ricorreràad accorgimenti per adeguare l’ambien-te alle condizioni fisiche del paziente:sbarre di sostegno nei bagni, l’uso di se-die adatte, ausili per l’autonomia a tavo-la, vari corrimano nei punti più critici, ecc.Per far si che il degente si eserciti all’au-tonomia bisognerà in ogni reparto di ge-riatria, attrezzare delle vere e proprie“palestre”, dopo potersi allenare per ilsuddetti scopi.

Attività ricreativeLe attività ricreative sono estremamenteimportanti, specie nei reparti per lungodegenti, dove rappresentano dei mezzifondamentali di attivazione psicologica edi stimolo ai contatti sociali. L’infermiere cercherà di utilizzare formedi ricreazione attiva quali: il gioco di car-te, la tombola, il domino, la stampa di ungiornalino da loro ideato; piuttosto cheverso forme passive quali: la televisione,la radio, il cinema, la lettura di un gior-nale. La sede migliore per le attività ri-creative è costituita dalle normali sale disoggiorno o in mancanza , anche dallacorsia stessa.

Attività intellettuali Consistono nell’impegnare il paziente in

uno studio o in una ricerca, nell’organiz-zare conferenze su argomenti di attualitàcon successiva discussione collettiva. So-no utili anche le sessioni di lettura, fatteda un lettore esperto, o l’ascolto di cas-sette registrate.

Attività lavorativeEsse devono essere scelte tenendo conto

dei limiti mentali e fisici del paziente. Lelimitazioni fisiche consistono general-mente nell’uso di un solo arto superiore,scarsa destrezza manuale, deficit dellavista e dell’udito con pericolo di isola-mento. Le limitazioni mentali compren-dono: mancanza di concentrazione,scarsa memoria, mediocre capacità diapprendimento, confusione, disorienta-mento. Di solito, l’attività iniziale saràmolto semplice, tale da dare facilmentee rapidamente un risultato finale soddi-sfacente; questo è necessario se si tieneconto del basso livello di maturazione edi fiducia nelle proprie capacità. Riuscen-do in una determinata attività il soggettoavrà maggiore fiducia in se stesso. Affin-ché le attività siano interessanti per il pa-ziente, devono essere variate con fre-quenza e rese più complesse quando lavalutazione del paziente ne indica l’op-portunità. Alcuni, inoltre, hanno bisognodi essere stimolati socialmente e questopuò essere ottenuto in parte con l’attivitàdi gruppo. Il lavoro di gruppo può risulta-re utile anche per coloro che non sonoall’altezza di completare il lavoro da soli,ma hanno bisogno di aiuto dagli altri.

Piccoli lavori manuali e artisticiSono quei piccoli lavori che consistononella confezione di oggetti comuni: cu-scini, soprammobili, cestini, oggetti vari.Se di questi lavori viene fatta una sceltaoculata, essi possono stimolare la fanta-sia ed il senso creativo dei malati. L’infer-miere, chiaramente, dovrà stare moltoattento a non assegnare ai pazienti lavo-ri che essi non sono in grado di compie-re e li aiuterà, mantenendo una certa di-screzione, suggerendo il modo miglioreper superare le difficoltà. L’orientamento verso la realtà è ancheuno dei problemi che il terapista deve af-frontare nel trattamento, soprattuttoquando si tratta di persone anziane chepresentano confusione, disorientamentoe perdita di memoria. Per facilitare l’o-rientamento nel tempo, nello spazio everso le persone, si possono prenderealcuni accorgimenti. Sulla porta di ognicamera si possono appendere delle im-magini familiari a colori vivaci, possibil-mente a mezza altezza in modo tale daessere viste bene anche da chi sta ada-giato sulla carrozzina e sulle immagini sipossono dipingere i numeri delle came-re. Sulle pareti della stanza sarebbe op-portuno appendere grandi calendari e

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sui comodini orologi con quadrante lu-minoso in modo tale da poter dare unamaggiore stimolazione sensoriale. Inogni reparto si dovrebbe organizzare unprogramma di terapia occupazionale, diesercizi fisici, nella forma di “musica emovimento” come attività di gruppo. In-fatti la maggior parte dei pazienti accusadifficoltà nella mobilità e spesso, perquestioni di tempo, il personale li condu-ce da un posto all’altro in carrozzina, li-mitando ulteriormente la loro opportu-nità di camminare. Gli scopi che si pro-pone il programma sono quelli di facili-tare il ritorno venoso per migliorare lacircolazione e di conservare la mobilitàgenerale con un uso costante dei mu-scoli e delle articolazioni. La musicotera-pica, quindi è un valido mezzo per ripri-stinare il concetto di sé positivo dell’an-ziano ospitato in istituto, oltre che per mi-gliorare le condizioni fisiche e psichiche. Il programma da seguire, naturalmente,deve essere adatto a quelle che sono leesigenze e le limitazioni di ciascun pa-ziente, quindi a questo proposito le per-sone anziane ricoverate in istituzionevengono classificate in tre categorie:- gli anziani che sono mentalmente vigilie autonomi;- gli anziani che non sono autonomi;- gli anziani che sono confusi, disorientatie arteriosclerotici.Il primo obiettivo da raggiungere è quel-lo di porre il soggetto in un ambiente ac-cettabile ed amichevole per poi introdur-re nello stesso stimoli ulteriori. Le varieattività devono suscitare un globale inte-resse, tenendo sempre conto dei tre or-dini di bisogno: fisici – mentali – emotivi. Nell’area fisica vi è sempre una perditadi capacità motoria, specie poi negliemiplegici. In questi casi sono necessariesercizi di movimento, che aumentano laresistenza, la forza e l’ampiezza di movi-mento e non sempre sono accettati conbenevolenza da parte dell’anziano. Perle persone con autonomia locomotoria ,può essere interessante organizzaremarce e balli; per chi non è in grado dicamminare, è utile accompagnare lamusica battendo i piedi per terra, cosache migliora la circolazione e la forza. Lamusicoterapia, diventa uno strumentofondamentale nel campo della funziona-lità mentale per l’orientamento verso larealtà. A questo proposito, sono utili icanti che fanno riferimento alle stagioni,rinforzando, quindi, i concetti temporali

di stagione, anno e giorno; le esperienzeritmiche rinforzando i concetti spaziali didestra, di sinistra, di alto, di basso, ecc. Astimolare la funzione mentale è utile an-che la tecnica del canto a domanda e ri-sposta, specie se si utilizzano canzoniche i pazienti avevano già imparato ingioventù. Quando l’anziano ricorda il no-me del compositore o il titolo della can-zone, mette in attività processi mentaliche può non aver diattivato per anni,perché non ne ha avuto l’occasione pro-pizia. Per far si’ che anche i processimnemonici siano in allenamento, è utileinsegnare canti ai residenti, con la tecni-ca di proporre loro il primo verso e farloripetere più volte fino a che tutto è stato,di certo, imparato a memoria. Naturalmente nel trattamento, l’infermie-re, deve tener conto delle difficoltà del-l’anziano, come la resistenza ad impe-gnarsi in attività mai tentate in preceden-za. Pertanto è necessario semplificare leattività e renderle sempre finalistiche egratificanti. Fra i compiti dell’infermiere viè quello di collaborare per cercare dimantenere un ambiente terapeutico, siain sede di trattamento specifico che neglisforzi di tutti gli operatori, per promuove-re la partecipazione degli anziani, la loroindipendenza, l’interesse, il desiderio dicomunicare. L’infermiere può fare in mo-do che la richiesta dell’ambiente sia pro-porzionata alla capacità dell’anziano eche siano rinforzati i comportamenti in-compatibili con il “ruolo di malato”, nondi rado riscontrati nell’anziano e forte-mente favoriti dall’istituzione. Il problemapiù difficile che si deve affrontare in un’i-stituzione per anziani , è motivare queipazienti che tendono a non associarsiad alcun gruppo, qualunque ne sia la di-mensione. Per questo tipo di paziente siraccomanda la graduale e massima pa-zienza. L’individuo che è riluttante ad as-sociarsi ad un gruppo, può essere per-suaso ad impegnarsi in un’attività creati-va solitaria. Una volta raggiunto un gra-do di eccellenza in essa, può aver svilup-pato una sufficiente forza dell’ego e inseguito a questo, può sentire la neces-sità di entrare nell’ambiente più competi-tivo del piccolo gruppo. Nel paziente an-ziano vi sono dei deficit dell’apprendi-mento legati alla vecchiaia che possonoessere aggravati da altri fattori che l’in-fermiere deve tener presenti nel pazientegeriatrico, quali: - può essere necessario un periodo di

tempo più lungo per completare i compi-ti assegnati;- i compiti devono essere significativiperché il paziente è interessato al pro-prio status e all’immagine di sé.

ConclusioniNella vita di tutti i giorni, possiamo con-statare due precise condizioni, peraltrointimamente connesse tra loro: da un la-to l’estendersi del sedentarismo più au-tomatizzato possibile, dall’altro la pianifi-cazione strumentalizzata dell’attività mu-scolare dell’uomo. E’ quindi evidente co-me ciò sia causa di molteplici conse-guenze sull’organismo; dall’unilateralitàdell’impegno muscolare, alla potenziatareattività negativa, al disadattamentopsico-fisico, incidendo sulle capacità diadeguamento biologico dell’uomo al-l’ambiente in cui vive e queste situazioniviziate, spesso determinano l’insorgeredi un invecchiamento precoce e un de-classamento della sua capacità lavorati-va. E’ quindi necessario che qualsiasi at-tività fisica abbia caratteristiche di quali-ficazione e di strutturazione dell’atto mo-torio, di identità psicologica e di idoneitàfunzionale del soggetto che la esegue.In tal senso, abbiamo osservato, comeun’attività fisica, largamente intesa, nonsolo possa incidere favorevolmente sulprocesso d’invecchiamento, ma possaostacolare anche l’adattamento evoluti-vo di quei processi morbosi che spessolo aggravano e lo complicano; a ciò ag-giungiamo un deciso potenziamento deltono psichico, sia per riduzione del sen-so di frustrazione così frequente nel vec-chio nel confronto competitivo dell’odier-na società, sia per l’acquisita consape-volezza di una precisa idoneità fisica.

PAOLA FERRI (*)Coordinatrice C.d.L. in Infermieristica.Università degli Studi di Modena e Reg-gio EmiliaANTONIO GIANNONE (**)Docente Master Infermieristica Psichiatri-caUniversità degli Studi di Modena e Reg-gio EmiliaConsigliere Collegio Ipasvi di TarantoRODOLFO PAGUNI (***)Psicologo clinico e Formatore

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Ains è una Organizzazione di Volontaria-to non a scopo di lucro che persegueesclusivamente finalità di solidarietà, so-cialità e attenzione verso gli esclusi permezzo di attività rivolte alla sensibilizza-zione dell'opinione pubblica sulle situa-zioni di crescente povertà, emarginazio-ne sociale ed emergenze di natura sani-taria sia all'estero che a livello nazionalee locale. Ains persegue i propri obiettivipromuovendo progetti destinati all'indivi-duazione, all’analisi, alla valutazione, al-la pianificazione e alla realizzazione inItalia e all’estero di progetti educativi, sa-nitari e sociali che coinvolgano operatorisanitari e altri professionisti non sanitari,che coniughino conoscenze scientifiche,assistenziali, sanitarie e di scienze socia-li. Da sette anni finanzia in Guatemala, incollaborazione con la Clinica San Josèe la ONG FundaMaya, progetti sociali,scolastici, edili e sanitari.

Ains è attualmente impegnata nella rea-lizzazione di un micro progetto in Guate-mala per l’acquisto di quaderni e libri a84 bambini (e) che studiano presso ilCollegio San Josè a El Rancho.

PROYECTO DE UTILESESCOLARES Y TEXTO BASICO

Causa l’aumento dei prezzi dei prodottidi prima necessità in Guatemala, l’edu-cazione viene messa in secondo pianodal governo, ragione per cui si cercanofonti alternative d’appoggio per le bam-bine e i bambini che frequentano il colle-gio San Josè dove AINS onlus ha il pro-getto di sostegno scolastico a distanza.

L’obiettivo è acquistare quaderni e libri ditesto ai bambini e alle bambine, che nonfanno parte del progetto di sostegnoscolastico, delle classi elementari per fa-vorire il miglioramento dell’apprendi-mento presso il Collegio San Josè a ElRancho, San Agustín Ac., El Progreso

Oltre ai bambini sono beneficiari del pro-getto anche le loro famiglie che possonoinvestire il denaro risparmiato per altriurgenti acquisti.

Ogni bambino (a) ha bisogno di un librodi testo e di 10 quaderni all’anno da 80pagine.

Comperare un libro di testo in Guate-mala costa 3,90 euro

10 quaderni costano 2,70 euro

L’istruzione è la chiave di tutto.Studiare, imparare, capire per costruir-

si un futuro miglioreSostenere scolasticamente a distanza unbambino (a) in Guatemala costa 160 eu-ro.Il progetto “SOSTIENI UN BAMBINO A DI-STANZA IN GUATEMALA” è in collabora-zione con la Clinica San Josè de El Ran-cho e la nostra referente è madre Anto-nietta Leon Coloma

Il progetto si propone di permettere aibambini delle famiglie più povere di ElRancho e dei villaggi vicini, di andare ascuola evitando che diventino forza lavo-ro.

Il denaro versato per il sostegno a di-stanza finanzia: l’iscrizione al Collegio,letasse scolastiche mensili, l’acquisto diquaderni, penne e libri, per la prima co-lazione e da la possibilità dell’assistenzasanitaria gratuita

Per il sostegno scolastico versare il con-tributo di euro 160 sul c/c postale n.46330429Causale: sostegno scolastico a distanza

AINS onlus,c/o AISLeC,via Flarer627100 Pavia-cell.339.2546932e m a i l : r u g g e r o r i z z i n i @ y a h o o . i t -www.ains.it

Da quando è nata, Ains onlus ha finan-

ziato progetti di solidarietà sociale e sa-nitaria in Guatemala in collaborazionecon la clinica medico infermieristica SanJosè a El Rancho diretta da madre Anto-nietta, suora e infermiera guatemaltecae la ONG guatemalteca FUNDAMAYA.

Progetto Viviendas[In collaborazione con la Clinica San Josède El Rancho]Costruzione di 18 case in una zona di-strutta nel 1998 dall’uragano Mitch pres-so il villaggio El RanchoInvestimento economico60.000,00 euroProgetto Realizzato

Progetto Latrine[In collaborazione con la Clinica San Jo-

sè de El Rancho]Costruzione di servizi igienici con pozzodi acqua e conseguente educazione sa-nitaria presso la Colonia Mitch ricostruitadopo l’uragano che ha colpito il Guate-mala nel 1998Investimento economico7.000,00 euroProgetto Realizzato

Progetto Silos[In collaborazione con la Clinica San Josède El Rancho]Acquisto ed istallazione di silos per laconservazione del mais presso il villag-gio El RanchoInvestimento economico1.500,00 euro Progetto Realizzato

Progetto di salutenelle comunità rurali

[In collaborazione con la Clinica San Josède El Rancho]20 giornate mediche con una equipecomposta da un medico, una infermiera,una tecnica di laboratorio e una respon-sabile di farmacia in diversi villaggi mon-tani nel territorio de El ProgressoInvestimento economico6.000,00 euro

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AINS: ASSOCIAZIONE ITALIANANURSING SOCIALE

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Progetto RealizzatoProgetto di adozione scolastica [In col-laborazione con la Clinica San Josè de ElRancho]Inserimento scolastico di bambini di fa-miglie povere nel collegio della Parroc-chia a El RanchoInvestimento economico per inserire unbimbo o una bimba alla scuola primariacorrispondente alla prima elementare inItalia160,00 euro all’annoattualmente sono 93 i bambini(e) chevanno a scuola

Progetto di sviluppo e praticadella spiritualità Maya

[in collaborazione con la ONG guate-malteca FUNDAMAYA][2004-2006]L’obiettivo del progetto è di promuoverelo sviluppo della cultura maya Ixil raffor-zando le capacità delle autorità indigenee l’organizzazione comunitaria. Nellospecifico il progetto prevede il rafforza-mento delle attività delle guide spiritualie delle levatrici nella pratica della spiri-tualità maya attraverso il riscatto e lo svi-luppo, dell’uso della medicina naturalecome contributo alla lotta contro la po-vertà. In tre comunità del triangolo Ixil nelquichè, si sono svolte 36 [una al mese]giornate di formazione-informazione sulriconoscimento e sull’uso delle piantemedicinali. I beneficiari diretti del proget-to sono le guide spirituali e le levatrici;quelli indiretti saranno gli abitanti dellecomunità dove si svilupperà il progetto.La durata del progetto è triennale con uninvestimento economico di 19.500,00 $Progetto Realizzato

Progetto Viviendas[In collaborazione con la Clinica San Josède El Rancho]Costruzione di 26 case a Las Colmenas,villaggio composta da 50 famiglie pove-rissime, ubicato a 2000 metri sul livellodel mare ai confini con l’HondurasInvestimento economico 13.000,00 $Progetto Realizzato

Progetto Forni per cucinare[In collaborazione con la Clinica San Josède El Rancho]Costruzione di 26 forni per cucinare aLas Colmenas, villaggio composta da 50famiglie poverissime, ubicato a 2000metri sul livello del mare ai confini conl’HondurasInvestimento economico 2.600,00 $Progetto Realizzato

I progetti che finanzieremo nel 2007Progetto Periguey

[In collaborazione con la Clinica San Josède El Rancho]Il Periguey è un incrocio tra una capra euna pecora. Produce più latte di una pe-cora e più carne di una capra. Vive adat-tandosi a qualsiasi temperatura e nonha bisogno di una particolare alimenta-zione mangiando qualsiasi tipo di erba.Il progetto consiste nell’acquisto di 11 Pe-riguey (10 femmine e un maschio) cheverranno date a 10 famiglie pilota conl’obiettivo di produrre latte, carne, pella-me e, facendole accoppiare, iniziare unprogetto con lo scopo di venderle al mer-cato locale.La Periguey è importante in quanto per-mette alla comunità di las Colmenas dicontinuare il progetto di sviluppo iniziatocon la costruzione di case, forni e con lacreazione di orti dove si coltiva verduraper il consumo famigliare e per il merca-to locale.Con questo progetto, la comunità ha lapossibilità di crescere permettendo adonne, uomini e bambini di avere a di-sposizione alimenti ricchi di proteine.

Investimento economico500,00 euro

(una Periguey costa 400 quetzales pari a40 euro)

Proyecto de utilesescolares y texto basico

(Progetto di acquisto quaderni e libri)[In collaborazione con la Clinica San Josède El Rancho]Causa l’aumento dei prezzi dei prodottidi prima necessità in Guatemala, l’edu-cazione viene messa in secondo pianodal governo, ragione per cui si cercanofonti alternative d’appoggio per le bam-bine e i bambini che frequentano il colle-gio San Josè dove AINS onlus ha il pro-getto di sostegno scolastico a distanza.L’obiettivo è acquistare quaderni e libri ditesto ai bambini e alle bambine, che nonfanno parte del progetto di sostegnoscolastico, delle classi elementari per fa-vorire il miglioramento dell’apprendi-mento presso il Collegio San Josè a ElRancho, San Agustín Ac., El Progresso.Oltre che i bambini sono beneficiari delprogetto anche le loro famiglie che pos-sono investire il denaro risparmiato peraltri urgenti acquisti.

Ogni bambino (a) ha bisogno di un librodi testo e di 10 quaderni all’anno da 80pagine.Comperare un libro di testo in Guate-

mala costa 3,90 euro10 quaderni costano 2,70 eurol’obiettivo è di comprare 200 libri di testoe 2000 quaderni per dare la possibilità a200 bambini di avere materiale didatticoper tutto l’anno.Investimento economico 1320 euro

Progetto acquisto computerIl progetto consiste nell’acquisto di 15computer nuovi del costo singolo di 300euro, da utilizzare presso la scuola Colle-gio San Josè de El Rancho, distaccamen-to de Las Champas.I computer vanno ad aumentare la dota-zione di altri 15 computer che in questomomento vengono usati da 400 studen-ti.Investimento economico 4500 euro

Borsa di studio “finanziamento studi per diventare In-

fermiera”Il progetto consiste in una borsa di studioper permettere ad una ragazza di stu-diare presso la scuola infermieri ausiliaria Sanarate, Guatemala C.A.La scuola ha la durata di 18 mesi di cuigli ultimi 6 di tirocinio presso la ClinicaSan Josè a El Rancho.L’impegno è di 8 ore una volta la setti-mana come da programma di studioguatemalteco.Il professionista Infermiere in Guatemalaè molto ricercato e terminati gli studi siha la possibilità di trovare subito lavoro.L’obiettivo è di pagare la tassa scolasticamensile corrispondente a 125 quetzales(circa 13 euro) e coprire i costi di viaggiocorrispondenti a 1440 quetzales (20quetzales per 4 volte/mese per 18 mesi)pari a circa 144 euro.Investimento economico 370 euro

Ains onlusSede legale: c/o AISLeC – via Flarer, 6 –27100 PaviaSede postale: Casella postale n. 138 –27028 San Martino Siccomario (PV)email: [email protected] -www.ains.itcell. 339.2546932 (ruggero)333.4464723 (giulia)conto corrente postale n. 46330429

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IL RISK MANAGEMENTDestinatari: infermieriLuogo dell’evento: AlessandriaCrediti E.C.M.: 26

L’INFERMIERE CON FUNZIONIDI COORDINAMENTO

Destinatari: infermieriLuogo dell’evento: AlessandriaCrediti E.C.M.: 46

QUALITA’ EACCREDITAMENTO

Destinatari: infermieriLuogo dell’evento: AlessandriaCrediti E.C.M.: 22

QUALITA’ EACCREDITAMENTO

Destinatari: infermieri pediatrici -vigilatrici d’infanziaLuogo dell’evento: AlessandriaCrediti E.C.M.: 24

QUALITA’ EACCREDITAMENTO

Destinatari: assistenti sanitari - in-fermieri sanità pubblicaLuogo dell’evento: AlessandriaCrediti E.C.M.: 22

LA GESTIONE DELLERISORSE UMANE

Luogo dell’evento: AlessandriaIn corso di accreditamento

L’ASSISTENZA DOMICILIARELuogo dell’evento: AlessandriaIn corso di accreditamento

CONOSCERE IL PASSATOE COSTRUIRE IL FUTURO

Luogo dell’evento: AlessandriaIn corso di accreditamento

LA RICERCA INFERMIERISTICA:REFERENTI

Luogo dell’evento: AlessandriaIn corso di accreditamento

PARTECIPAZIONEE MOTIVAZIONE

Destinatari: consiglieri IpasviLuogo dell’evento: AlessandriaIn corso di accreditamento

LA COMUNICAZIONE EFFICACE:COUNSELING

Luogo dell’evento: AlessandriaIn corso di accreditamento

TRIAGE: UN MODELLO DIORGANIZZAZIONE INFERMIERISTICALuogo dell’evento: Alessandria

In corso di accreditamento

L’OPERATORE PROFESSIONALE

COORDINATORE ELA PREVENZIONE

E IL CONTROLLO DELLEINFEZIONI OSPEDALIERE

Luogo dell’evento: AlessandriaIn corso di accreditamento

IL SERVIZIO INFERMIERISTICONELLE AZIENDE SANITARIE

Luogo dell’evento: AlessandriaIn corso di accreditamento

L’ESERCIZIO DELLA PROFESSIONEINFERMIERISTICA NELL’ERADEL POST-MANSIONARIO

Luogo dell’evento: AlessandriaIn corso di accreditamento

LE CARRIERE INFERMIERISTICHELuogo dell’evento: Alessandria

CENACOLO

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Il Collegio IPASVI propone per l’anno 2008i seguenti seminari e corsi di aggiornamento

Gli interessati possono darne comunicazione alla segreteria del collegio IPASVI

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INFERMIERI PENITENZIARI:ASPETTI PECULIARI

DEL LAVORO IN CARCERELuogo dell’evento: AlessandriaIn corso di accreditamento

DIALISI: ASSISTENZAINFERMIERISTICA E QUALITA’

DELLA VITALuogo dell’evento: AlessandriaIn corso di accreditamento

IDENTITA’ PROFESSIONALE EAUTONOMIA: DALLA FORMAZIONE

ALL’ESERCIZIO PROFESSIONALELuogo dell’evento: AlessandriaIn corso di accreditamento

PROBLEMI PRIORITARI DI SALUTE,DALL’INFERMIERE SPECIALIZZATO

ALL’ESPERTO CLINICOLuogo dell’evento: AlessandriaIn corso di accreditamento

COORDINAMENTO EMANAGEMENT, ASPETTI

ORGANIZZATIVI, FORMATIVI,GESTIONALI E DI RICERCA

Luogo dell’evento: AlessandriaIn corso di accreditamento

INFERMIERE E CITTADINOQUALE RELAZIONE

Luogo dell’evento: AlessandriaIn corso di accreditamento

EBN E RICERCA INFERMIERISTICALuogo dell’evento: AlessandriaIn corso di accreditamento

CORSO SULL’USO DEL COMPUTERLuogo dell’evento: AlessandriaIn corso di accreditamento

LE DIAGNOSI NANDALuogo dell’evento: AlessandriaIn corso di accreditamento

LA TURISTICALuogo dell’evento: AlessandriaIn corso di accreditamento

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SCHEDA DI ACCREDITODa inviare alla segreteria collegio

E-mail: [email protected]☞ Cognome e Nome ✉ Qualifica professionale ⇒ Amministrazione di dipendenza ................................................................................................................oppure⇒ Ditta privata di appartenenza .....................................................................................................................⌦ Indirizzo sede di lavoro ...............................................................................................................................� Telefono .........................................................................................................................................................

Fax .................................................................................................................................................................@ E-mail ......................................................................................................................................................

Interessato a: .........................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................

La sottoscrizione della presente Scheda costituisce anche Dichiarazione di aver preso visione della "Informativa ai sensi del D.Lgs n.196 del 30giugno 2003 per il trattamento dei dati personali" (vedi sito www.ipasvialessandria.it)

Firma

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Il Collegio ProvincialeIPASVI

in occasione delle Festivitàaugura a tutti

Buon Natalee

Felice Anno Nuovo